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legalit 'oggi
a cura di

un capitato della vita da scrivere a pi mani

PIETRO FELICIELLO GIUSEPPE MIRAGLIA ANNA PETRACCARO

MASSA EDITORE

Si ringraziano per la disponibilit Istituzionale: la Regione Campania - Assessorato alla Sicurezza delle Citt, la Prefettura di Caserta, la Polizia di Stato - Questura di Caserta, il Comando Provinciale dell'Arma dei Carabinieri di Caserta, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, i Comuni di Maddaloni, Mondragone, Santa Maria Capua Vetere, San Felice a Cancello, Marcianse e Casal di Prncipe. Si ringraziano, altres, per il prezioso apporto partenariale territoriale: Adi - Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani, Api - Associazione Piccole e Medie Imprese, Cciaa - Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, Cna - Confederazione Nazionale dell'Artigianato e delle Piccole e Medie Imprese; Confcommercio, Confesercenti, Confindustria. Un ulteriore ringraziamento per la costante collaborazione riservato al personale degli Uffici Portavoce del Presidente e Trasparenza e Legalit della Provincia di Caserta. Una menzione particolare va, infine, per la paziente condivisione a Rosaria Rossi, Capo Gabinetto di Presidenza della Provincia di Caserta.

Indice
Prefazione Alessandro De Franciscis
Presidente della Provincia di Caserta

Lucia Esposito
Assessore all'Universit e Ricerca Scientifica, Trasparenza e Legalit

Introduzione Anna Petraccaro Un'analisi prospettica Pietro Feliciello, Giuseppe Miraglia

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PARTE PRIMA La sicurezza sul territorio Luigi Botte Nuovi modelli comportamentali per le strategie di contrasto alla criminalit Sicurezza partecipata: Teano citt sicura

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Antonio Di Nardo

Interventi promossi dall'Assessorato all'Universit e Ricerca Scientifica, Trasparenza e Legalit detta Provincia di Caserta con il sostegno della Regione Campania

PARTE SECONDA L'esperto - Cenni tecnici Massimo Conte La cultura della legalit tra solidariet e sicurezza sociale Normativa di sostegno alle vittime dei reati di usura e racket La paura: un sentimento che genera incertezza La camorra "vista" dal codice penale

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Bernardino Lombardi

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Paolo Miggiano
Provincia di Caserta Assessorato alla Sicurezza delle Citt

Angelo Santoro

LOGICA DEL RACKET VERSUS LOGICA DELLA CON-DIVISIONE


Stefano Santasilia

La nostra intenzione di effettuare una lettura breve, ma chiara, della logica che sottende al fenomeno del racket. Il taglio di questa lettura di carattere etico. Il termine "racket", secondo il vocabolario della lingua italiana1, significa "forma di estorsione attuata con intimidazione e violenza", ma anche "organizzazione della malavita che attua tale forma di estorsione". Le due accezioni non si escludono a vicenda, anzi la seconda mutua il nome dalla prima. Quindi, quando parliamo di racket tendiamo a parlare dell'organizzazione (il racket campano, per esempio) e allo stesso tempo dell'azione che tale organizzazione effettua per dirsi tale. Non sbagliamo se ammettiamo che v' una logica attribuibile ad entrambe le accezioni. Prima, per, di addentrarci in tale questione necessario ravvisare la problematicit di una lettura "etica" della questione. Affermare che il racket, come azione e come organizzazione che da essa sorge e su di essa si fonda, sia qualcosa di illegale e immorale, rispetto ai principi giuridici ed etici sui quali si fonda uno stato democratico, lapalissiano. In realt, nemmeno chi agisce in maniera da attuare il racket pu dire che esso sia conforme ad una morale fondata sul rispetto della libera scelta (nel momento in cui questa non lede direttamente la parte altrui); il suo persistere in tale azione generato da un "ritorno" che egli considera avente pi valore del principio democratico in s. Lasciamo da parte le questioni di coscienza del potenziale malavitoso e riprendiamo il discorso sul racket. Dunque, qualsiasi giudizio di carattere etico su tale fenomeno risulterebbe scontato, dato che, l'unica possibilit che il racket sia giudicato "buono" corrisponderebbe all'identificazione del "bene" con la mia vita intesa come unica esistenza con valore, al di sopra delle altre e al di sotto di chi mi conferisce questo bene. La questione dell'"onore", poi, che spesso si incontra nell'analisi delle organizzazioni malavitose, non pu essere considerata differente in quanto riferita all'organizzazione stessa e al suo mantenimento, e non ad una condizione universale, ma nemmeno comunitaria delf.ugica tii'1 raclu't vcrsus - Logica titilla tvndivisionti - 73

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uomo, come se l'organizzazione stessa generasse l'onore e lo conferise ai suoi membri secondo determinate regole, attraverso le quali posibile mantenerlo. Il nostro intento portare alla luce, ove ormai non sia ;i chiaro, la logica pratica che sottende al racket. Essendo questa, un'organizzazione fondatasi sull'estorsione ed orgadzzata in maniera tale da poter essere attuata traendone beneficio per a sopravvivenza dei suoi membri, la sua costituzione legata al fatto he nessuno dei membri pu abbandonare l'organizzazione senza essee sostituito. Parliamo di organizzazione, ma l'estorsione pu essere ffettuata anche solo da una persona. In quel caso, l'attuazione dell'etorsione non sarebbe differente da quella di un qualsiasi altro reato ffettuato singolarmente. Il problema che ci costringe a riflettere sul enomeno racket il suo organizzarsi e conscguentemente espandersi, "ale espansione richiede due elementi: l'affiliazione e la sottomissione, ntrambe hanno una modalit attiva ed una passiva: l'affiliato, in quano ingranaggio attivo dell'organizzazione, allo stesso tempo sottomesio all'organizzazione stessa; la vittima, in quanto sottomessa all'orgalizzazione, allo stesso tempo affiliata come momento chiave dell'atuarsi dell'esistenza dell'organizzazione stessa. Se non ci fosse l'affiliao "attivo" non vi sarebbe chi compie l'estorsione, se non vi fosse l'affilato "passivo" l'organizzazione rimarrebbe sempre e solo in uno stato 'potenziale". Sembra moralmente scorretto definire "affiliato" chi subsce l'estorsione, ma in realt, la passivit della sua affiliazione lo esime dall'essere complice, proprio in quanto vittima. Per quanto problemati:a come interpretazione, questa spiega come mai, dal punto di vista del' organizzazione, la vittima , a un tempo, fonte di guadagno da sfrut:are e "proteggere". La promessa di "protezione" si fonda sull'idea di 'affiliazione obbligatoria" quindi passiva. L'espandersi, dunque, ha le modalit del "voler collaborare" con tale macchina, oppure del "dover :ollaborare", pena la perdita dell'incolumit. Tale struttura che spesso viene definita come "societ"2, in realt non ha il carattere fondamentale della societ, nella quale la relazione tra uomini non definita in base all'esecuzione di un ordine a sfavore di un altro, secondo un prezzo imposto unilateralmente (il racket non chiede al "protetto" se gradisce o meno la "protezione"). La logica del racket si fonda su di una struttura organizzativa i cui membri sono cellule collegate da meri rapporti di esecuzione di ordini,
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che provengono da un punto centrale e costituente l'organizzazione stessa. Tale punto quello decisionale, rispetto al quale ogni singola cellula esautorata della propria condizione di "libera scelta". In tale maniera, si crea una struttura nella quale gli individui sono legati tra loro attraverso relazioni alienanti e solitrie. La logica del racket la logica della solitudine, a partire dal vertice, il quale non pu con-dividere la propria opinione con nessuno (il consigliere di un boss, infatti, pur sempre sottomesso al boss e pu essere eliminato in qualsiasi momento). Non un caso che la vittima del racket, nel momento in cui si trova sottomesso a tale logica dello sfruttamento si senta sola e, soprattutto, che abbia timore nel rivolgersi allo Stato per paura di ritrovarsi sola nella battaglia contro l'azione denunciata. Il timore sorge dalla solitudine che una tale logica riesce a creare. Al di l dell'intervento dello Stato, per, il punto di vista etico ci costringe a tenere conto della solitudine iniziale della vittima. Tale solitudine rivela uno stato generalizzato di timore, per il quale la vittima considerata portatrice di un pericolo al quale vogliamo sottrarci. Non si sta giudicando il comportamento generale; semplicemente da ravvisare che il "tenersi fuori dalla questione", considerando giusto salvare la propria esistenza dall'entrare in contatto con un tale fenomeno, si situa gi all'interno di quella logica della solitudine che attuazione stessa del racket. Credere di non avere a che fare con il racket perch non si colpiti personalmente, mentre la vittima accanto a noi, significa non comprendere che gi siamo nella logica del racket. Qual dunque la soluzione? Mille e pi ne possono essere ipotizzate. Di sicuro, scandaloso pu sembrare l'invito ad uscire da questa logica. Scandalo che attirerebbe su di s la solita frase, " facile parlare quando non si paga di tasca propria". Questo fuori di dubbio. Ci non toglie, per, che ogni tentativo, anche statale, di risolvere il problema pu radicarsi solo in un terreno in cui l'esistenza si sviluppa secondo un'altra logica: quella della con-divisione. Non si sta parlando di effettuar la buona azione di dividere ci che si ha come bene materiale, ma di ritentare la considerazione che il bene comune sia davvero comune. In tal modo, lo Stato pu tutelare ci che realmente considero parte di me, in quanto parte della comunit. E, allo stesso tempo, possibile pretendere dallo Stato, in quanto comune, di tutelare quella parte di me che comunit. Senza entrare in giochi di parole o definizioni tecniche, necessario pi che mai affermare la
iagicti iivl rut'kel veruni? - instai ilclhi cimtli

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essit di una cultura anti-racket che si fondi sul riconoscimento del prio essere radicati nella comunit. Tale cultura , di per s, cultura deve mediare l'interesse individuale per la propria persona e l'inte;e personale rivolto alla comunit, onde evitare che nessuno dei due nda il sopravvento sull'altro. L'intervento dello Stato, delle associali, del singolo individuo, pu, in questo caso, avere sempre un ontro positivo sulla relazione che lega tutti i membri dell'autentica '.et. Si potr obiettare che difficile (non c' dubbio!), che anche icoloso (come l'opporsi ad ogni forma di male!). Il problema sta nella tra concezione di vita e della sua qualit. Per questo la memoria e vittime, e la Comprensione profonda del concetto di vittima possoarci riflettere.su tale questione onde dialogare per la ricerca di soluti applicabili realmente. Rimane il problma che bisogna porsi fuori a logica della solitudine generata dal racket, che traduzione di una risa maniera di interpretare la vita umana. su quest'ultimo argoito che conviene tornare a riflettere.

Sinergie di azione

In questo caso stato consultato // Nuovo Zingarelli, edito da Zanichelli (Milano), dizione del 1987. Basti pensare alla camorra spesso definita dai suoi esponenti "societ di galantuo-

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