Sie sind auf Seite 1von 30

pag. 1 www.episteme.

it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
E P I S T E M E
Bi bli oteca di Epi steme
www.episteme.it
DI VUL GAZ I ONE D E I F ONDAME NT I D E L S AP E RE
Di s t r i b u z i o n e g r a t u i t a
COLLANA
VOL . I
MAGNETISMO E CALORE
pag. 2 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
Premessa
Il presente lavoro ha i suoi precedenti teorici nelle opere pubblicate
dallautore tra il 1969 e il 1973, con alcuni sviluppi in anni pi recenti
(v. bibliografia).
Esse vengono oggi riepilogate e inquadrate matematicamente nella
fenomenologia generale di una equazione cosmologica, fondamento delle
strutture delluniverso fisico, che proponiamo subito e che illustreremo nel
corso della nostra indagine. E lequazione di una spirale logaritmica, generatrice
geometrica della propagazione gravitazionale e, come tale, allorigine della
morfogenesi universale. E stata ricavata, infatti, dallanalisi matematica delle
forme naturali, nelle quali si trova costantemente verificata.
r raggio della spirale di propagazione per una rotazione ;
a, a sorgenti gravitazionali coniugate,per a a 0;a >0;
D la loro distanza;
frazione di D rispetto al baricentro della propagazio-
ne e raggio di partenza della spirale
( valore della sezione aurea )
(1)
pag. 3 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
Dimostreremo che la materia si aggrega e si struttura, nel macro e nel
microcosmo, secondo ununica equazione.Prima di definire la forma e la funzio-
ne della propagazione gravitazionale, ci limitiamo ora a rilevare gli effetti natura-
li dei due limiti dellequazione.
In linea estremamente generale, per il momento, indichiamo con a e a lintensit
gravitazionale di due sorgenti interagenti. Precisiamo, sebbene sia ovvio, che con
tale termine non si denota la forza, che leffetto attrattivo reciproco, ma la
consistenza materiale delle sorgenti gravitazionali: grossolanamente, la loro massa,
in prospettiva della revisione fisico-concettuale che dovremo farne.
1) Per a = 0 , ossia quando la sorgente gravitazionale maggiore tende a
prevalere enormemente (in teoria, infinitamente) su quella minore, la
(1) vale:
E qui leziologia matematica di tutte le forme naturali che obbediscono alla
cosiddetta successione di Fibonacci e in generale alla norma della sezione
aurea - nella fillotassi, nella cristallografia, nella biologia molecolare, ecc. -,
come le forme penta-decagonali, dodeca-icosaedriche, spirali logaritmiche a
passo 1/ , ecc. (linverso della sezione aurea, o rapporto aureo, indicato con ,
vale a un tempo 1/ e + 1 , ed una sorta di ponte matematico, come
mostreremo, tra 1 e ). Nella letteratura scientifica di carattere divulgativo c
largo spazio per la particolarit di tali strutture, ma nessuna spiegazione
naturalistica al di l della mera descrizione.
2) Per a = a , ossia quando le sorgenti gravitazionali sono equintense, la (1)
vale invece:
ossia r cresce secondo le potenze
(2)
(3)
pag. 4 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
ovvero, per qualsiasi rotazione, il raggio r,, sempre pari alla met di D, ed
quindi il raggio di una circonferenza. Si tratta evidentemente della ragione natu-
rale di tutte le forme di tipo circolare o sferico. Per glinflniti valori intermedi del
rapporto a / a la (1) disegner, come vedremo, tutte indistintamente le altre
strutture aggregative, biologiche o no, esistenti in natura.
Bibliografia
RENATO PALMIERI, Fisica del campo unigravitazionale, 2 volI., Cultura e Vita,
Napoli 1969-70.
Infroduzione alla fisica unigravitazionale, Athena, Napoli 1970.
La fisica unigravitazionale (Materia e onde. La propagazione gravitazionale. Origine della
vita), Athena, Napoli 1971.
Il campo unigravtazioncde: Magnetismo e terremoti. La previsione dei sismi, Tempo nuo-
vo, Napoli 1972.
Il campo unigravitazionale: Magnetismo e calore, Tempo nuovo, Napoli 1972-73.
Il campo unigravitazionale: La gravit e le altre forze , Tempo nuovo, Napoli 1973.
Portare a fondo 1 attacco contro 1 empirismo e il positivismo, Nuove ricerche
metodologiche, Napoli 1992.
Un fantasma si aggira per il mondo: la fisica teorica, Nuove ricerche metodologiche,
Napoli 1993.
pag. 5 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
Infroduzione
Un discorso preliminare inteso a giustificare uno per uno i fondamenti di
un nuovo sistema fisico-cosmologico, confrontati coi principi delle dottrine
tradizionali, sarebbe lungo e sterile, perch lotterebbe fin dal primo momento
con una moltitudine di idee radicate, facenti capo allattuale paradigma scientifi-
co e concatenate luna allaltra in un blocco apparentemente solidale.
Preferiamo pertanto un iter sintetico, fatto di una successione di scelte, che si
propongono a chi legge, tra le singole posizioni sostenute dalla scienza corrente,
opportunamente sintetizzate, e quelle assunte dalla nuova fisica.
Inizialmente possiamo solo promettere che, se si avr la pazienza ad ogni tappa
di prescindere dalla folla di obiezioni suggerite - specie ai pi competenti - dalle
nozioni accademiche e la forza di scegliere tra le due tesi proposte quella primi-
tivamente pi semplice, il groviglio dei problemi che si riferiscono alle possibili
obiezioni sar via via dipanato e rimosso. (La prima tesi rappresenter sempre la
posizione ufficialmente accreditata, la seconda la nostra).
Saranno frequenti i rinvii a momenti successivi di chiarimento e dimostrazione
delle cose che andiamo esponendo, ma alla fine il quadro generale risulter chia-
ro e vincente, soprattutto perch matematicamente e funzionalmente compro-
vato. Spetter tuttavia al lettore di verificarlo, essendo avvertito che, in qualun-
que momento egli decida di optare per la prima delle due tesi, sar per lui prati-
camente inutile continuare a leggerci. Se per lo facesse, anche solo per curiosi-
t, non sarebbe da escludere che, arrivato in fondo, egli avesse a ricredersi, pro-
prio grazie alla tabula rasa mentale cui ha dovuto sottoporsi.
In questo itinerario, nel quale momento per momento si scavalcano montagne
di biblioteche e di idee inveterate, i pi favoriti saranno i meno indottrinati, che
scopriranno insospettate correlazioni tra fenomeni in apparenza eterogenei e di
origine ignota alla scienza ufficiale, come quelli gi svelati nella Premessa.
Peraltro, anche gli addetti ai lavori dovranno tener conto del fatto che tutto il
discorso, per loro a prima vista eretico, ha un costante riscontro matematico e
naturalistico nella forma dunequazione universale, che perci volutamente
abbiamo posto allinizio di questo lavoro.
pag. 6 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
CAPITOLO PRIMO
IL DILEMMA METODOLOGICO
Per lindagine fisica la matematica si pone prima della fisica (matematicismo)
o la fisica prima della matematica (fisicismo)?
E la scelta preliminare che chi legge dovr fare in modo irrevocabile ed quella
che operer una prima drastica cernita nel numero dei nostri lettori, poich il
paradigma scientifico contemporaneo ha fatto del matematicismo una
pregiudiziale assoluta delle sue concezioni fisiche, quasi un proprio elemento
caratteriale.
La domanda si pu formulare anche cos:
L esperienza sensibile insufficiente a comprendere i fenomeni del mondo
subatomico (natura delle particelle e delle forze elementari, antimateria, quark,
ecc.) e quelli del mondo pi grande e lontano nello spazio e nel tempo (big bang,
fuga delle galassie, buchi neri, quasar, pulsar, ecc.), fenomeni inquadrabili,
perci, solo con l asfrazione matematica e non con i modelli della nostra
umana esperienza, oppure questa, malgrado le apparenze, perfettamente
adeguata allo scopo?
Ecco le due risposte a confronto:
a) Latomo della fisica moderna pu essere rappresentato simbolicamente
solo per mezzo di una equazione differenziale in uno spazio pluridimensionale.
Ogni immagine, con la quale potremmo tentare di rappresentarci latomo,
eo ipso errata (Heisenberg). Lo stesso rifiuto di modelli concreti vale per lestre-
mo macrocosmo (big bang, quasar, stelle di neutroni, ecc.), i cui fenomeni sono
in contrasto con ogni esperienza sensibile.
b) E la nostra ottica mezzana - a met strada, cio, tra i due universi - a non
accorgersi delle deformazioni indotte nella lettura che diamo dei fenomeni dalla
loro stessa lontananza nelle due direzioni dellinfinitamente piccolo e dellinfini-
tamente grande. Sarebbe, infatti, un assurdo antropocentrismo quello di una
pag. 7 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
natura che avesse posto fuori della nostra umana possibilit di controllo, nei due
mondi opposti, tutto quanto contrasta con lesperienza sensoriale e la logica
naturale delluomo. La matematica necessario strumento dellindagine fisica,
ma non si possono fondare delle fisiche su astrazioni matematiche
(universi pluridimensionali, buchi neri, monopoli magnetici, ecc.).
pag. 8 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
CAPITOLO SECONDO
I TRE PRINCIPI COSMOLOGICI
1. La prima opzione.
Coloro che avranno scelto la tesi b) del dilemma metodologico passeranno a
valutare lopzione riferita al l principio cosmologico della nuova fisica:
Le forze agenti nel cosmo sono molte e di diversa natura o una sola per tutti i
fenomeni fisici?
a) Se ne conoscono quattro, che sarebbero diminuite a tre nel 1979 per
opera del Nobel Abdus Salam ed aumentate a cinque nel 1986 con la
cosiddetta quinta forza, o supercarica:
1) gravitazionale;
2) elettromagnetica;
3) nucleare debole; {oppure 2)-3) elettrodebole;}
4) nucleare forte.
Laspirazione, gi di Einstein, a unificare in una sola tutte le forze riconosciute
rimasta vana, al punto che accade di leggere su LE SCIENZE n. 308 (aprile
1994) che per la soluzione del problema occorrerebbe un acceleratore della
circonferenza di mille anni luce, ovvero di nove milioni e mezzo di miliardi di
chilometri.
b) Esiste una sola forza, agente in tutto luniverso, dal macrocosmo al
microcosmo: la forza gravitazionale (fisica unigravitazionale). Tutte le con-
traddizioni tra essa e le altre presunte forze cosmiche sono apparenti: dipendo-
no da una lettura errata dei fenomeni considerati, per ignoranza di fondamen-
tali fattori presenti nella gravitazione, i quali, in condizioni diverse, la fanno
apparire diversa e contrapposta ad altre forze.
2. La seconda opzione.
Riguarda il problema della materia e il 2 principio cosmologico:
Le particelle che compongono il mondo atomico e subatomico, e conseguente-
mente tutta la materia, sono molte e diverse o risultano dall associazione
pag. 9 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
regolare di infiniti esemplari di una sola?
a) Se ne conoscono moltissime, dalle caratteristiche pi diverse e contra-
stanti. Si cercato di raggrupparle in categorie, per la cui sistemazione generale
si fanno tentativi ancora vani. Si riscontrano nel mondo fisico dualismi di oppo-
sti: materia-antimateria, materia-energia, Positivo-negativo, onda-corpuscolo, ecc..
b) C una sola particella elementare, costitutiva dellintero universo, ed
quella che determina il fenomeno della luce: il fotone (luniverso luce). Si ritorna
cos allantica intuizione dell atomo, ovvero di ci che indivisibile. Il fotone
latomo assoluto: il suo funzionamento intimo, rivolto a provocare unaggrega-
zione equilibrata fra tutte le particelle consimili, il fondamento della gravitazione
universale, che legge di strutturazione della materia. Non esistono dualismi in
natura: c solo materia, fatta di fotoni.
3. La terza opzione.
Levidenza dellazione a distanza e nel vuoto della forza gravitazionale richiede
una risposta al problema della trasmissione delleffetto gravitazionale.
Chi abbia superato le due precedenti opzioni a favore della nuova fisica, avr
dovuto riconoscere, sia pure con riserva di verifica, lelettromagnetismo come
un aspetto della gravitazione nel microcosmo e quindi estendere automatica-
mente alla gravitazione il carattere ondulatorio ben risaputo dellelettromagneti-
smo. Ma in ci si discoster subito dalla fisica accademica, la quale ricerca vana-
mente le onde gravitazionali come rarissimo effetto di catastrofi stellari, e le conce-
pir invece come una normale produzione di tutta la materia, dalle particelle
subatomiche alle galassie, estendendo cio il macrocosmo intero lassociazione
dellonda al corpuscolo operata da De Broglie. Avendo daltra parte ripudiato, in
forza della seconda opzione, lantinomia dualistica onda-corpuscolo proposta
dalla fisica ufficiale, far una scelta coerente di fronte alla terza opzione, da cui
discende il 3
0
principio cosmologico:
Il cosiddetto vuoto un vuoto assoluto o vi si manifesta la presenza di un mezzo
intermateriale (etere) capace di trasmettere una perturbazione ondulatoria non materiale,
come le onde elettromagnetiche e, in generale, le onde gravitazionali?
Anche qui due tesi contrapposte:
a) Lesperimento di Michelson e Morley (1881-1885) sulla velocit della
luce, predisposto per rivelare lesistenza delletere, non riusc a provarne la
pag. 10 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
presenza. Da quel momento i fisici hanno deciso di prescinderne nelle loro
ricerche, ritenendolo inutile ai fini della conoscenza e della pratica scientifica.
Einstein ne ha derivato un suo postulato basilare sulla non componibilit della
velocit della luce con quella dei corpi in moto.
b) Lesperimento di Michelson e Morley era fondato su unidea grossolana
della natura delletere e della sua funzione : il vento detere, che si dovrebbe
rivelare nella direzione del moto della terra e non trasversalmente. Il fenomeno
dellaberrazione siderea dimostra la piena componibilit della velocit della luce con
quella di altri corpi, quando la si misuri come luce corpuscolare e non come luce
ondulatoria (come si fa nellapparecchiatura interferenziale dellesperimento in
questione). C invece, della presenza delletere nel vuoto, una precisa manifesta-
zione fisica, la quale viene rivoltata dalla teoria corrente come prova matematica
della relativit. Nel vuoto degli acceleratori, le particelle, sottoposte a una forza
magnetica costante, rivelano un accelerazione decrescente, che si annulla presso
il limite della velocit della luce, cio al raggiungimento dell equilibrio tra il campo
magnetico agente e la resistenza di un mezzo latente, il quale esercita in tutte le direzioni
un attrito reale sui corpuscoli in moto - compresi i fotoni luminosi -, costrin-
gendoli a non superare una determinata velocit costante (analogamente alla
resistenza dellaria su un corpo in caduta libera). La tesi matematicstica ignora il
mezzo resistente, per leggere il fenomeno come aumento relativistico di
massa, fino a un valore infinito quando la velocit diventa costante.
(Se ignorassimo laria, dovremmo dire lo stesso del corpo che cade, quando
smette di accelerare raggiungendo una velocit costante). Ma, avendo i nostri
lettori optato per il fisicismo nel capitolo del dilemma metodologico, rifiuteran-
no ora un assurdo fisico e riconosceranno letere, in perfetta concordanza con la
sua necessit logico-funzionale, che apparir sempre pi chiara col procedere
del nostro discorso. Il dualismo onda-corpuscolo scompare con la presenza del-
letere.
pag. 11 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
Il campo unigravitazionale
MAGNETISMO E CALORE (Parte prima)
di Renato Palmieri
Le velocit orbilali e forma delle orbite. Elasticit .
Gli stati della materia.
Un Sistema gravitazionale costituito dallinsieme delle contigurazioni orbitali
delle parti componenti. Un tale vincolo si estende dai pi piccoli corpuscoli
che sono le particelle elementari, i fotoni a corpi via via pi grandi, come
particelle subatomiche (elettroni, protoni, neutroni, ecc.), atomi, molecole, e nel
macrocosmo asteroidi, satelliti, pianeti, stelle o galassie reciprocamente orbitanti.
Lorbitaziouie di due corpi sempre vicendevole, essendo ognuno nel fuoco
dunellisse percorsa dallaltro corpo. Quando la massa (numero dei fotoni costi-
tuenti) di uno dei due corpi molto pi grande dellaltra, la velocit con cui il
corpo maggiore percorre lorbita intorno al corpo minore molto inferiore a
quella con la quale il corpo minore orbita intorno al maggiore: pertanto la prima
orbitazione, lentissima, viene mascherata dalla spiccata velocit della seconda.
Sembrer allora che sia esclusivamente il corpo pi piccolo a girare intorno a
quello pi grande, e non anche linverso.
Consideriamo appunto, per semplificare, una tale orbitazione, che pu essere
quella di un elettrone rispetto a un protone, come di un pianeta rispetto al Sole.
La fisica moderna ha, a questo proposito, ingarbugliato enormemente le cose,
allorch, imbattutasi nel duplice aspetto corpuscolare e ondulatorio delle
particelle subatomiche e non riuscendo a conciliare le due manifestazioni duna
stessa particella, ha irragionevolmente abbandonato il modello planetario dellatomo.
E nato cos il famigerato ((principio di indeterminazione)) di Heisenberg, che
afferma che impossibile distinguere anche teoricamente lelettrone-corpuscolo, per
pag. 12 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
esempio, dallelettrone-onda e che il primo si trova probabilisticamente dovunque
siano i fronti donda del secondo. Il che altrettanto assurdo, quanto dire che
allo stadio il fischietto dellarbitro, oltre che in bocca a questo, sta nelle orecchie
dei centomila spettatori della partita. La spiegazione invece nel fatto che la
materia pi minuta gravitante nel campo dellelettrone disegna londulazione
gravitazionale di questo, al modo in cui, di ogni astro irraggiante, limmagine
spettroscopica (ondulatoria) delineata dalla materia irraggiata sotto forma di
fotoni lungo le sue linee magnetiche e non pu confondersi con laspetto
intrinseco (corporeo) dellastro stesso.
Si conclude quindi che la forma ondulatoria dun elettrone come dun corpo
celeste descritta dalla materia satellite, frantumata e dispersa sulle superfici
donda prodotte dal corpo: ad esempio, larcobaleno, le aurore polari, le fasce di
Van Allen raffigurano laspetto ondulatorio della Terra, il cui sferoide interno
ne segna quello corporeo . Su scala maggiore e a un pi avanzato stadio di
aggregazione materiale, gli anelli di Saturno o le fasce di asteroidi e i gruppi di
comete intorno al Sole disegnano anchessi delle curve di onde megamagnetiche
( Tempo nuovo , n. 1-2/1972, pag. 34) prodotte dai due astri. Il dualismo
apparente di onda e corpuscolo nelle particelle subatomiche nasce dalla molto
maggiore intensit dirraggiamento proporzionalmente alla massa dei campi
subatomici rispetto a quelli siderali e dalla rapidit delle orbitazioni: la nuvola
della radiaziouie perci spettroscopicamente assai marcata e la localizzazione
istantanea del corpuscolo lungo lorbita sperimentalmente impossibile. Ma da
questo ad affermare linsussistenza anche teorica di ogni precisa localizzazione e
lidentit tra la particella e le sue onde c un abisso, che solo lassurdit
indeterministica pu presumere di colmare.
Un altro equivoco da chiarire riguarda quella che abbiamo definita rapidit
delle orbitazioni rnicrocosmiche e che la fisica corrente immagina come
velocit elevatissima , con cui tali orbitazioni si svolgerebbero. Per quanto ci
possa sembrare paradossale a prima vista, i due concetti non si identificano.
Le orbite subatomiche sono rapidissime, nel senso che una particella ne pu
tracciare miliardi, intorno a unaltra, in un secondo, e tuttavia esse sono percor-
se a bassa velocit. Se per ipotesi una particella intranucleare gira in un miliardesimo
di secondo su unorbita lunga un miliardesimo di millimetro, essa compie in un
secondo un carosello vorticoso di un miliardo di rivoluzioni, ma alla modesta
pag. 13 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
velocit di un solo millimetro al secondo, che 30 milioni di volte inferiore alla
velocit di rivoluzione della Terra (circa 30 km/ sec.).
La lunghezza dellorbita e la velocit di orbitazione sono, beninteso, da misurare
relativamente al corpuscolo attraente, considerato fermo. Supponiamo che due
ciclisti debbano correre nello stesso senso su due piste circolari concentriche:
le loro posizioni di partenza siano lungo un raggio. Lorbita del corridore ester-
no rispetto a quello interno rappresentata dalla lunghezza della circonferenza
esterna. Perch egli compia una tale orbita effettuando un solo giro del circuito,
necessario che il ciclista interno sia fermo: la velocit orbitale sar data dal
rapporto tra la lunghezza della circonferenza e il tempo impiegato a percorrerla.
Se invece il ciclista interno anchegli in moto, non basteranno evidentemente
un solo giro e il tempo rispettivo, affinch quello esterno veda tutti i lati del
compagno, e cio compia unorbita intera intorno a lui, ma ci vorranno pi giri,
ossia un tempo maggiore. La velocit orbitale quindi diminuisce (la lunghezza
dellorbita sempre quella della circonferenza esterna, ma il tempo aumenta), e
pu essere addirittura zero, se i due ciclisti hanno la stessa velocit angolare: essi
in tal caso si rivolgono costantemente lo stesso fianco. Pertanto pu accadere
che, pur correndo il pi velocemente possibile sulle loro piste, i due corridori
abbiano una velocit orbitale reciproca pari a zero.
Lesempio ora dato non corrisponde se non approssimativamente alla realt
delle orbite gravitazionali, che nello spazio sono curve reciproche molto com-
plicate: i due ciclisti dovrebbero in effetti percorrere ciascuno una propria ellisse
intorno allaltro, posto in uno dei fuochi. Esso ci servito tuttavia per distingue-
re il giro (visto dallesterno) di un corpo che insegue un altro dalla sua rivoluzione
che strettamente rispettiva al corpo attraente e deve prescindere anche dai
moti di rotazione dei corpi interagenti: in astronomia infatti si parla di rivolu-
zione siderea , e cio indipendente dal moto di rotazione. Pu inoltre dare
unidea delle orbite vicendevoli tra i pianeti dun sistema come quello solare, del
tutto ignorate nella comune rappresentazione planetaria.
Nellesempio pi su citato, il miliardo di rivoluzioni al secondo della particella
intranucleare corrisponder quindi a pi miliardi di giri compiuti in un secondo,
proporzionalmente cio al numero di giri necessario per effettuare unorbita
(o rivoluzione) completa.
Diversa, ovviamente, dalle velocit orbitali subatomiche la velocit di traslazione
pag. 14 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
delle particelle, che spesso elevatissima, fino a toccare ha velocit della luce,
essendo inerente a fattori gravitazionali pi generali. Nel caso dei ciclisti, ha loro
velocit di traslazione rispetto allesterno quella con la quale ciascuno percorre
la propria pista. Se dovessero per qualche motivo abbandonarla, essi si proiette-
rebbero verso luscita con una velocit molto superiore a quella di reciproca
orbitazione .
Esaminiamo ora la forma geometrica che unorbita gravitazionale pu assume-
re, in dipendenza della velocit di orbitazione del corpo gravitante A relativa al
corpo attraente A (supponendo come gi s detto il primo di massa molto
inferiore al secondo). Sappiamo (2) che lorbitazione non un fenomeno riferibile
ai due soli corpi orbitanti: essa una condizione di equilibrio dinamico fra la
vicendevole attrazione e quella dei campi esterni. La collisione fra i due corpi
( caduta delluno sullaltro) causata dalla prevalenza dellinterazione recipro-
ca su quella esterna, e inversamente la fuga o deviazione ( riflessione di ciascuno
rispetto allaltro), dalla prevalenza dellinterazione esterna su quella
reciproca.
Siano V
oc
e V
of
le velocit rispettivamente minima e massima, entro i cui limiti
per date masse, distanze e direzioni istantanee di A e A e determinate inten-
sit dei campi circostanti il corpo gravitante A orbita intorno ad A, conside-
rato fermo. Alla velocit V
oc
lorbita di A circolare, caso limite dellellisse.
Per V
c
velocit di collisione < V
oc
lorbita si modifica da circolare in spirale
centripeta: A cade su A con una traiettoria di collisione, che nel tratto finale e per
distanze proporzionalmente brevi assume un andamento in apparenza radiale
(caduta a piombo ), ma in realt spirale nel suo sviluppo completo. Sappiamo
che ci dovuto alla pi volte illustrata struttura a vortice del campo gravitazionale
e si dimostra nelle infinite forme spirali esistenti in natura (galassie, cicloni, con-
chiglie, disposizione di foglie e semi, traiettorie di meteoriti e di particelle, ecc.)
Per velocit crescenti e comprese tra V
oc
e V
of
lorbita si modifica da circolare ad
ellittica, di forma sempre pi allungata. Lasse maggiore tocca la massima esten-
sione al limite V
of
,che la pi alta delle velocit orbitali V
o
. Quindi per V
f
velocit di fuga > V
of
la traiettoria da ellittica si trasforma in parabolica e poi in
iperbolica: A sfugge ad A entrando a gravitare in un campo esterno, prevalente
su A. - Unorbita ellittica viene percorsa con velocit variabile da un minimo, nel
punto pi lontano dal corpo di riferimento ( apo-A : apogeo, af elio), a un
pag. 15 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
massimo, nel punto pi vicino ( peri-A : perigeo, perielio); unorbita circlare,
invece, con velocit costante. La differenza V
of
V
oc
= V
to
si dice tolleranza
orbitale ed proporzionale alla velocit orbitale minima V
oc
. - Ad esempio:
V
oc
= 100 m/sec., V
of
= 140 m/sec., V
to
= 40 m/sec.;
V
oc
=1000 m/sec., V
of
= 1400 m/sec., V
to
=400 m/sec.
Supponiamo di far subire ad A per un tempo brevissimo uninterazione
gravitazionale straordinaria, tale da accelerare o decelerare lungo la direzione
istantanea la velocit di normale orbitazione di A. Avverr allora una modifica-
zione assiale dellorbita, che diventa pi ellittica per un aumento di velocit e
meno ellittica per una diminuzione.
Ora, allinterno della tolleranza orbitale esistono dei limiti entro cui la variazione
di velocit, una volta cessata linterazione straordinaria, tende ad essere eliminata
dalle normali interazioni dei campi preesistenti: sicch lorbita, dopo una serie di
oscillazioni, ritorna allincirca quella di prima. Questa fascia mediana di V
to
,
(rappresenta lelasticit) V
eo
del sistema (A, A), e naturalmente ha valori diver-
si (percentualmente a V
to
) a seconda delle condizioni interattive precedenti levento
straordinario. Se la variazione occasionale di velocit supera la fascia di elasticit,
lorbita si modifica permanentemente: rimane cio deformata . Se infine detta
variazione oltrepassa lo stesso margine di tolleranza orbitale, lorbitazione non
pu sussistere e si ha collisione di A con A per V
c
< V
oc
o fuga di A verso lesterno
per V
f
> V
of
: nel primo caso il sistema subisce uno schiacciamento , nel
secondo la rottura . Il margine di V
o
compreso tra lelasticit e lo schiacciamento o
la rottura costituisce la plasticit .
Negli esempi numerici di cui sopra, supponendo V
eo
= 50% di V
to
(rispettivamente 20 e 200 m/sec.), una variazione di velocit tra
110 e 130 m/ sec. e tra 1100 e 1300 m/ sec. temporanea:
dopo un certo tempo dalla cessazione della causa che lha provocata, la velocit
ritorna al valore medio e lorbita alla forma normale. Si ha plasticit nei limiti
100-110, 130-140 e 1000-1100, 1300-1400 m/ sec.
Bisogna infine precisare che la fascia di elasticit si riduce con laumento della
durata dellinterazione occasionale. Se infatti questa si mantiene abbastanza a
lungo, introdurr nel sistema totale delle modificazioni stabili, tali da alterare lo
pag. 16 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
stesso valore V
oe
provocando quindi una deformazione permanente
dellorbita originaria.
Se linterazione straordinaria ha un effetto direzionale, e cio non si esercita lungo
la direzione istantanea di A, ma su una direzione angolata rispetto a quella, essa
allora trasformer lorbita di A in unaltra pi o meno ampia (di maggiore o
minore raggio medio), e cambieranno rispettivamente decrescendo o
crescendo tutti i valori delle V
oc
. V
of
, V
to
, V
eo
, V
op
. Infatti, a misura che il
raggio orbitale aumenta, la velocit necessaria a che si verifichi lorbitazione tra i
due corpi sempre pi bassa, a causa del diminuire dellintensit gravitazionale
reciproca si consideri, per esempio, la velocit alla quale orbitano i diversi pianeti
intorno al Sole, in rapporto alla scala delle loro distanze dallastro centrale.
Anche la modificazione radiale dellorbita come quella assiale un fatto
reversibile (elasticit) o irreversibile (plasticit), una volta cessata linterazione
occasionale. Se il raggio medio della nuova orbita si diversifica dal precedente
entro determinati limiti in pi o in meno, la fine dellevento contingente riporta
lorbita alla forma originaria; altrimenti si ha deformazione permanente.
Il mutare dei valori delle V
o
in relazione alla nuova orbita comporta che, per
unorbita radialmente pi ampia e quindi a pi bassa V
oc
e V
of
la precedente
velocit di orbitazione V
or
pu risultare troppo elevata rispetto alle nuove V
o
e
perci trasformarsi in V
f
; viceversa, per unorbita pi stretta, ossia a pi alta V
oc
e V
of
loriginaria V
or
pu esser e troppo bassa per il nuovo valore di V
o
e quindi
diventare V
c
. Si ha allora la rottura del sistema nel primo caso, e nel secondo lo
schiacciamento.
In ogni fenomeno di elasticit e di plasticit sono generalmente presenti entram-
be le forme assiale e radiale di queste propriet, potendo tuttavia prevale-
re caso per caso ora luna, ora laltra.
Tale dunque la spiegazione gravitazionale di tutti i fenomeni relativi allelasticit
dei corpi, ivi compresa la tipica funzione biologica dell elasticit muscolare ,
cui si deve la capacit contrattile dei muscoli.
Abbiamo detto che lorbitazione una condizione di equilibrio dinamico fra lattra-
zione reciproca dei corpi orbitanti considerati e quella dei campi esterni sugli
stessi corpi. E ovvio che un tale equilibrio non pu essere perfetto ed eterno, a
causa del continuo mutare delle situazioni gravitazionali nellintero universo.
pag. 17 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
Dato un sistema gravitazionale , o semplicemente corpo costituito, come s
visto, da un insieme di minori sistemi macro- o microscopici (corpi, corpuscoli,
particelle, e infine atomi assoluti , cio fotoni ) vicendevolmente orbitanti con
una certa stabilit ,dopo un tempo pi o meno lungo di osservazione consta-
teremo delle modificazioni rilevanti nel sistema, dovute alle ininterrotte
interazioni gravitazionali sia interne sia esterne al corpo. Tali modificazioni,
accumulandosi, determineranno infine alterazioni cos estese e profonde da
rendere il sistema del tutto diverso da quello originario o addirittura da frantu-
marlo e disperderlo. Tutto ci deriva appunto dal fatto che la stabilit delle
mutue orbitazioni non assoluta, ma solo temporanea, per le continuamente
mutevoli condizioni di equilibrio gravitazionale nella materia cosmica.
Prendiamo dunque in esame, per un certo sistema gravitazionale, i possibili
sviluppi della sua organizzazione materiale.
Come primo caso, supponiamo che lequilibrio del sistema sia alterato da una
costante prevalenza dellattrazione esterna su quella interna. Avverr allora che
le orbite si allargheranno gradualmente, prima quelle delle parti periferiche, poi
via via quelle delle zone interne. Decresceranno perci i valori generali delle V
o
sicch le originarie velocit di orbitazione V
or
risulteranno superiori a tali valori,
diventando velocit di fuga rispetto al sistema. Questo si espander sempre pi e le
sue parti se ne distaccheranno progressivamente migrando verso i campi
esterni, fino alla completa dispersione del sistema stesso.
In termini magnetici (v. Tempo nuovo n. 1-2/1972), tale processo comporta
la risoluzione dei domini pi piccoli in domini progressivamente maggiori e
infine la perdita di ogni evidente caratteristica magnetica nel dismagnetismo.
Il secondo caso rappresentato dalla prevalenza dellattrazione interna su quella
esterna. Le orbite tendono a restringersi, prima le pi interne, poi quelle perife-
riche. Crescono pertanto i valori delle V
o
rispetto a cui le primitive velocit di
orbitazione finiscono col risultare troppo basse e si trasformano in velocit di
collisione. Il sistema allora si contrae: aumenta la coesione delle sue parti, che si
addensano verso il centro di massa. Magneticamente, si ha una progressiva
miniaturizzazione dei domini: la materia procede lungo la scala magnetica dal
dismagnetisnno al paramagnetisnuo e quindi al diamagnetismo.
La caduta di un corpo secondario (pianeta o satellite) dalla propria orbita verso
l occhio di un vortice gravitazionale dominante provoca la collisione del
pag. 18 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
corpo planetario col nucleo del sistema considerato: per es., d una cometa
col Sole, nucleo del sistema solare, o di un satellite artificiale con la Terra, nucleo
del sistema Terra-Luna, e analogamente di un elettrone col protone, e cos via.
Collisione propriamente linserirsi del corpo collidente in una zona circostante
il centro di massa del corpo colliso, nella quale la densit della materia di
questultimo impedisce ogni orbitazione totale intorno ad esso.
Per chiarire questo concetto, consideriamo un satellite artificiale orbitante intor-
no alla Terra. Finch lorbita sufficientemente fuori degli strati densi dellatmo-
sfera terrestre, essa ha un regime di relativa stabilit; se invece corre allnterno di
un certo limite di densit dellaria, il moto orbitale viene frenato e progressiva-
mente trasformato in moto di collisione: questa si verifica gi nel momento in
cui lattrito atmosferico impedisce al satellite di compiere unorbita completa
intorno alla Terra.
Il risultato finale della collisione che le parti del corpo collidente - in questo
caso, il satellite - non costituiscono pi un insieme orbitante intorno al
nucleo - la Terra - ; ma, disunendosi e intromettendosi nelle strutture del
nucleo stesso (aria, oceani, crosta solida), diventano elementi di sistemi
gravitazionali molto pi ristretti di quello primitivo, nei quali va a disperdersi la
massa del corpo originario. Le parti o particelle di questultimo entrano nellam-
bito di domini gravitazionali locali, di ordine sia macroscopico (come rocce o
masse dacqua o di aria), sia microscopico (molecole, atomi, corpuscoli
subatomici), in cui si miniaturizza - come sopra detto - la situazione di partenza:
lorbitazione dellintero satellite intorno alla Terra si frammenta, dopo la colli-
sione, in una molteplicit di eventi gravitazionali relativi allinterazione tra le
parti pi o meno grandi del satellite e quelle parti della Terra con le quali le prime
si sono mescolate in seguito allimpatto.
Nella maggiore o minore stabilit reciproca delle parti costituenti un qualsiasi
sistema gravitazionale consiste la condizione detta di stato (solido, liquido, gas-
soso) del sistema. E un errore di prospettiva ritenere che ci riguardi solo la
materia di ordine molecolare o atomico (per la quale si aggiunge lo stato plasmatico).
Se consideriamo una galassia regolare o un ammasso globulare, si pu calcolare
che nelle zone centrali ci siano condizioni di equilibrio gravitazionale tali da
determinare una relativa fissit delle posizioni stellari reciproche: i movimenti
delle parti nei confronti dellintero sistema coinvolgono solidalmente un
pag. 19 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
numero stragrande di stelle, che sono allincirca fisse le une rispetto alle altre
(ogni accelerazione essendo pi o meno bilanciata da unaccelerazione eguale e
contraria). In queste zone il sistema stellare pu quindi dirsi - fatte le proporzio-
ni: stelle al posto di molecole o atomi - allo stato solido . Verso la periferia,
invece, questa condizione di stabilit va alternadosi: le interazioni reciproche tra
le stelle sono sempre meno equilibrate, a misura che dal centro del sistema si
procede verso lesterno, e quindi le stelle acquistano una vicendevole maggiore
autonomia, che le porta a rimescolarsi mutuamente. Il decrescere progressivo
dellequilibrio centrale segna dunque il passaggio del sistema stellare dallo stato
solido dei nucleo a quello liquido delle zone mediane e gassoso
dellestrema periferia: in questa sono particolarmente numerosi gli effetti di
deviazione e fuga gravitazionale tra le singole stelle, pur sussistendo un preva-
lente legame complessivo che fa gravitare reciprocamente tutte le parti del siste-
ma stellare. Stati di transizione sono anche individuabili tra luno e laltro di
questi indicati come fondamentali nelle condizioni aggregative dei sistemi
materiali.
Si evidenzia cos sempre di pi il significato cosmologico della fisica
unigravitazionale, che stabilisce lassoluta unit delluniverso dal microcosmo al
macrocosmo. Naturalmente, se la legge di strutturazione gravitazionale unica,
sono diversissime le conidizioni che si riscontrano nella materia, a seconda che
si consideri di essa laggregazione atomico-molecolare ovvero quella
macrocosmica e siderea. Un atomo ha una struttura particolarissima e abbastan-
za regolare, confrontabile solo in modo assai generico con quella di un sistema
planetario. Ma ci non nasce - come ritiene la fisica attuale, che del resto ha
unidea confusissima di quella struttura - da diversit di leggi fisiche, che separe-
rebbero la natura del microcosmo, con le sue cosiddette cariche elettriche -,
antiparticelle , forze nucleari , ecc., da quella del macrocosmo, dominata
dalla gravitazione newtoniana. E invece chiaro che la regolarit strutturale
dellatomo dipende dal fatto che esso segna i primi ed intimi stadi aggregativi
della materia, nei quali si manifesta necessariamente unordine di gran lunga
maggiore che nelle successive e sempre pi ampie stratificazioni macrocosmiche.
A proposito della gravitazione newtoniana, da rilevare lassurda propriet, che
essa attribuisce al centro di massa e che stata accettata in modo acritico dai
moderni, di assommare in s miracolosamente ha forza gravitazionale
pag. 20 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
dellintera massa : ci implica che esso sopporti il peso di tutta la massa circo-
stante e sia quindi schiacciato da pressioni inconcepibilmente alte. Viene cos del
tutto trascurato il fatto evidente che, in una sfera materiale, procedendo lungo
un diametro dalla superficie verso il centro, se vero che aumenta la massa
soprastante attratta in direzione del centro e quindi aumenta in rapporto a ci la
pressione verso il centro stesso, diminuisce per la massa attraente in corrispon-
denza della parte di diametro restante e aumenta, con effetto di alleggerimento,
la massa attraente verso la superficie, in direzione del punto di partenza.
Ma la cosa pi strana che questa elementare considerazione viene tenuta nel
giusto conto, quando si descrivono le interazioni nucleari (W. R. Fucnis, La fisica
moderna illustrata, figura a pag. 258):
Un corpuscolo allinterno del nucleo atomico completamente legato dalle
forze di corpuscoli circostanti. Invece un corpuscolo alla superficie del nucleo
attratto solo verso linterno ; invece irragionevolmente messa da parte nei
confronti dellinterazione gravitazionale: tanto forte la suggestione mitica della
legge di Newton!
pag. 21 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
Il campo unigravitazionale
MAGNETISMO E CALORE (Parte seconda)
di Renato Palmieri
Le scale della temperatura. I passaggi di stato. Campo magnetico e calore interno.
Torniamo al problema della contrazione di un sistema gravitazionale causa-
ta dal prevalere dellattrazione interna su quella esterna. La progressiva
miniaturizzazione dei domini magnetici comporta il continuo decrescere delle
relative velocit orbitali V
o
. Ne derivano due principali conseguenze, che passia-
mo ad esaminare: una consiste nellaumento della conduttivit elettrica;
laltra nella diminuzione della temperatura assoluta , nel significato che pi
oltre definiremo e non in quello dellinutile scala Kelvin.
Quando i domini magnetici di una sostanza sono molto piccoli, particelle in
moto di traslazione attraverso essi hanno scarse probabilit di esserne catturate.
Abbiamo gi visto nel precedente capitolo che le velocit di traslazione sono pi
elevate delle velocit di orbitazione. Infatti la traslazione un moto gravitazionale
influenzato da domini esterni pi ampi, complessi ed intensi di quelli attraverso
i quali si compie. Pertanto i piccoli domini, con le basse velocit orbitali ad essi
relative, non riescono a trattenere se non una minima parte del flusso di particel-
le esterne, ossia quelle poche che, decelerate da contrastanti interazioni
gravitazionali, assumono una velocit pari o inferiore alle V
o
dei singoli domini,
entrando in moto di orbitazione o di collisione rispetto ai corpuscoli materiali.
Definiamo la resistenza della sostanza a un flusso di corpuscoli, in traslazione
attraverso essa, come la capacit di trattenere in numero maggiore o minore di
particelle in transito. E subito evidente che la resistenza tanto minore (e inver-
samente, maggiore la conduttivit ), quanto pi spinta la miniaturizzazione
dei domini magnetici - perch pi basse sono le V
o
- e quanto pi regolare la
loro struttura e organizzazione perch meno frequenti sono le dispersioni
pag. 22 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
interne e meno sensibili gli effetti deceleranti -.
Cos, pur prescindendo in questa sede dallo studio della costituzione intima
dellatomo, abbiamo potuto stabilire le cause gravitazionali della
corrente elettrica . I corpuscoli in causa sono principalmente gli elettroni, par-
ticelle che, raggiungendo nei loro moti orbitali, la periferia atomica, sono pi
facilmente soggette a fenomeni di trasmigrazione in massa. Ci siamo gi occu-
pati del significato gravitazionale dellattrattivit e della repulsivit nei feno-
meni elettrici e del rapporto protone-elettrone. Aggiungiamo qui che la
corrente elettrica non va immaginata sotto la rappresentazione schematica di
un flusso allincirca lineare di elettroni, bens come la traslazione di innumerevo-
li successivi occhi ciclonici lungo il conduttore, con vortici di elettroni simili
a quelli delle masse atmosferiche. Lo spostamento lineare di elettroni dunque
limitato rispetto alla massa totale degli elettroni coinvolti, verificandosi essen-
zialmente la trasmissione a catena di successive perturbazioni elettroniche sotto
forma di vortici da un capo allaltro del conduttore.
La seconda conseguenza della miniaturizzazione dei domini magnetici la dimi-
nuzione della temperatura assoluta , che, ripetiamo, non ha nessun riferimen-
to con la corrente definizione della stessa.
A questo proposito, da rilevare il carattere rudimentale dei comuni concetti
fisici di termodinamica. Consideriamo, per esempio, due oggetti identici per for-
ma e volume, uno di ferro e uno di oro, aventi un termometro incorporato.
Portiamo ora gli oggetti alla stessa temperatura (supponendola entro i limiti
dello stato solido): quella che il termometro segna - quali che siano la scala e lo
zero di riferimento - e che il nostro senso del tatto avverte, la temperatura
impropria, o strumentale ed ha un valore composito, fisicamente ambiguo.
E facile infatti osservare che leffetto identico prodotto nel termometro (eguale
espansione ed ascesa della colonnina di mercurio) stato provocato in condi-
zioni diversissime della materia costituente i due oggetti. Tale diversit si pu
ridurre a due principali fattori, entrambi ben evidenti: la densit, maggiore
nelloro che nel ferro, e il grado magnetico, essendo loro una sostanza diamagnetica
(ossia con domini pi piccoli) e il ferro una sostanza paramagnetica (con domini
pi ampi).
Abbiamo innanzi detto che minori domini comportano minori velocit orbitali
V
o
e quindi minori velocit effettive di orbitazione V
or
nelle strutture corpuscolari:
pag. 23 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
questo elemento, se non fosse compensato da altre condizioni, dovrebbe
produrre nel termometro unespansione minore per loro che per il ferro, per
effetto della semplice differenza di struttura atomica tra i due metalli. Essendo
infatti ognuno dei corpuscoli corrispondenti (elettroni, protoni, neutroni, ecc.)
animato nelloro da velocit di orbitazione comparativamente inferiori rispetto
al ferro, vi si deve riscontrare in termini convenzionali - un energia cinetica
meno elevata. Ma nellindicazione del termometro ci sar evidentemente com-
pensato dallaltra diversa condizione, la quale la densit, maggiore nelloro che
nel ferro. Ed infatti ogni unit di volume del bulbo termometrico viene colpita
nelloro da un maggior numero di particelle che nel ferro: l energia cinetica
(E
0
=1/2 m v
2
) assorbita dal mercurio eguale nei due casi, proprio perch si
stabilisce un equilibrio tra due diversi fattori, e cio nelloro a una massa volumetrica
(o densit) maggiore corrisponde una minore velocit corpuscolare, nel ferro a
una densit minore una maggiore velocit delle particelle. In definitiva, una eguale
temperatura strumentale , essendo ben nota la differente densit del ferro e
delloro, la prova certa - proprio sulla base della formula dellenergia cinetica
- che le velocit corpuscolari sono meno elevate nelloro che nel ferro. Stante poi
la diversa natura magnetica delle due sostanze, rimane confermato ci che s
detto precedentemente, che il diamagnetismo (oro) caratterizzato da velocit
orbitali inferiori - per i singoli domini - a quelle del paramagnetismo (ferro).
Accertato il carattere misto della temperatura impropria, o strumentale , defi-
niamo ora il senso della nostra temperatura assoluta , la cui importanza vedre-
mo tra poco: questa deve riferirsi a una scala che tenga conto esclusivamente di
uno dei due fattori della temperatura impropria, cio delle velocit corpuscolari.
In altre parole, per una eguale temperatura strumentale delloro e del ferro, il primo
invece - quanto alla temperatura assoluta - freddo del secondo.
Per renderci ben conto del differente modo di variare delle due temperature,
costruiamo delle scale esemplificative. Supponiamo di comprimere un gas, in
maniera che la sua massa volumetrica (o densit d), e cio la massa totale delle sue
particelle nellunit di volume, si raddoppi successivamente secondo i valori
convenzionali 2 (iniziale), 4, 8, ... Supponiamo inoltre di poter misurare la velo-
cit media delle particelle del gas, indicando col valore convenzionale i la veloci-
t media iniziale e con essa la relativa temperatura assoluta del gas prima della
compressione.
pag. 24 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
La semplice contrazione del gas, con laumento della densit e il restringersi dei
domini magnetici, indurr nei moti corpuscolari una riduzione della velocit
media.
Vediamo ora come variano la temperatura impropria T
s
, cui assegniamo il
valore dell energia cinetica dellunit volumetrica di gas, e quella assoluta
TA, per differenti riduzioni della velocit media iniziale: la temperatura stru-
mentale di partenza sar
d = 2 d = 4 d = 8
v = 1 v = 0,75 v = 0,5625
T
A
= 1 T
A
= 0,75 T
A
= 0,5625
T
S
= 1 T
S
= 1,125 T
S
= 1,2656
d = 2 d = 4 d = 8
v = 1 v = 0,(6) v = 0,(4)
T
A
= 1 T
A
= 0,(6) T
A
= 0,(4)
T
S
= 1 T
S
= 0,(8) T
S
= 0,79
1
Ts =
2
2 1
2
= 1
e la temperatura assoluta T
A
= 1
A) Nellipotesi che la riduzione di velocit delle particelle sia del 25% per ogni
raddoppio della densit, avremo:
( cio:
1
2
2 1
2
1
2
4 0,75
2
1
2
8 0,5625
2
)
Risulta dunque che, per una riduzione del 25% nella velocit media delle
particelle ad ogni raddoppio della densit, il gas diventa strumentalniente sempre
pi caldo , ma in senso assoluto sempre pi freddo .
B) Supponendo invece che la riduzione della velocit media sia del 33,(3)%
per ciascun raddoppio della densit, la scala sar la seguente:
( cio:
1
2
2 1
2
1
2
4 0,(6)
2
1
2
8 0,(4)
2
)
In tal caso, quindi, il gas diventa sempre pi freddo sia per il nostro
termometro, sia in assoluto.
pag. 25 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
C ) Perch infine la temperatura strumentale rimanga stazionaria, la riduzione
di velocit delle particelle dovr essere di poco inferiore al 30%,
esattamente come segue:
d = 2 d = 4 d = 8
v = 1 v = 1/ 2 = 0,707 v = 0,5
T
A
= 1 T
A
= 0,707 T
A
= 0,5
T
S
= 1 T
S
= 1 T
S
= 1
( cio:
1
2
2 1
2
1
2
4 (1/ 2)
2
1
2
8 0,5
2
)
Il gas, sempre pi compresso e sempre pi freddo secondo la tempera-
tura assoluta, conserver ora invariata la temperatura strumentale.
Si comprende, cos, facilmente, che la temperatura strumentale da sola, col suo
carattere composito dovuto alla concorrenza di densit e velocit corpuscolari,
misura i fenomeni calorici in maniera squilibrata e contraddittoria, contrasse-
gnando con risultati alterni (aumento, diminuzione o stabilit) processi che in
assoluto sono unidirezionali. Luso indifferenziato della temperatura impropria
nella termodinamica corrente impedisce pertanto unesatta valutazione teorico-
pratica dei fenomeni stessi, specie in riferimento ai problemi dei passaggi di
stato.
Ci che abbiamo detto a proposito della contrazione di un sistema gravitazionale
vale, con ragionamento inverso, per lespansione del sistema in caso di prevalen-
te attrazione esterna (il primo dei due casi da noi considerati come alteranti lo
stato di equilibrio orbitale). Si deve pertanto osservare che, mentre la velocit
corpuscolare media (e quindi la temperatura assoluta) tende ad aumentare con
lespansione, la temperatura strumentale diminuisce, rimane invariata o cresce a
seconda della percentuale minore o maggiore dellincremento di velocit in rap-
porto al decrescere della densit.
A questo riguardo, si possono leggere nei comuni testi di fisica incredibili assur-
dit, come la seguente spiegazione del raffreddamento di un gas reale che si
espanda adiabaticamente (cio senza scambi di calore col mondo esterno):
Un tale raffreddamento spiegabile se si pensa che le molecole costituenti un
gas reale, nellallontanarsi le une dalle altre, subiscono un rallentamento (e quindi
pag. 26 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
una diminuzione dellenergia cinetica) dovuto allazione delle forze di coesione
che, seppur debolmente, tendono a mantenerle unite
( Fisica di Caianiello, De Luca e Ricciardi, 2 vol., pagg. 134-135).
In realt evidente che lespansione del gas si potuta verificare solo per un
fenomeno esattamente contrario a quello ivi ipotizzato, e cio per un acquisto di
velocit, che provoca nelle molecole un comportamento di reciproca fuga invece
che di attrazione coesiva: se il sistema cionondimeno si raffredda strumental-
mente per diminuzione dellenergia cinetica , questa diminuzione dovuta al
forte decremento della densit, che viene ad essere pi influente dellaumento di
velocit delle singole molecole nella formula dellenergia cinetica.
Per convincersene, opportuno esaminare concretamente il processo nella
macchina di Linde . Prelevata una certa quantit di aria dallatmosfera, la
comprimiamo fino ad una pressione di circa 200 atm (fase I), inviandola quindi
a un refrigerante, che la riporta alla temperatura ambiente (fase Il). Aperta una
valvola, la pressione scende da 200 a 20 atm (fase III): nel gas che cos si espande
si riscontra un raffreddamento di circa 50C. Ebbene, linterpretazione data da-
gli autori el testo attribuisce tale raffreddamento alla semplice espansione
del gas che avviene nella fase III, prendendo come erroneo punto di riferimento
la temperatura ambiente riottenuta nella fase II.
E vero invece che il raffreddamento assoluto (non quello improprio, ostrumentale)
stato provocato gi nella fase I, di compressione, che ha costretto le particelle di
aria a ridurre progressivamente le proprie velocit corpuscolari. Liniziale riscal-
damento strumentale si spiega con laumento della massa volumetrica, non an-
cora compensato dal diminuire graduale delle velocit atomiche. La refrigerazio-
ne della fase II, ristabilendo la temperatura ambiente nonostante il forte aumen-
to della densit, cio della massa per unit di volume, ci dice, proprio con la
formula Ec = 1/2 mv
2
, che le velocit corpuscolari sono gi molto diminuite
nellaria da noi compressa: quando questa viene liberata attraverso la valvola, i
suoi moti orbitali atomici, pur registrando delle accelerazioni nella fase di
decompressione, risultano di gran lunga meno veloci rispetto alle normali con-
dizioni atmosferiche. Di qui il raffreddamento strumentale di 50C, che ha la sua
ovvia origine assai pi a monte della fase di espansione del gas e che dimostra,
uno tra mille possibili esempi, la puerilit concettuale della odierna fisica teorica.
Del resto, se i gas reali folleggiano in questo modo nei libri di fisica,
pag. 27 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
figuriamoci quelli ideali o perfetti ! Dire che hanno la bacchetta magica, poco:
Dalle relazioni test scritte si deduce che al diminuire della temperatura si ridu-
cono il volume e la pressione del gas perfetto, finch, alla temperatura di -273,15C,
entrambi divengono nulli testo citato, pag. 90 !
E veniamo finalmente al motivo determinante di questo lavoro: il rapporto
vero tra magnetismo e calore.
Questa fondamentale relazione resta incomprensibile nella sua essenza, finch si
cerca di stabilirla sulla base della temperatura strumentale , che introduce
- come s visto - nei risultati aspetti contraddittori e paradossali.
Diventa invece chiarissima alla luce del nostro concetto di temperatura assolu-
ta . Infatti il progresso dellorganizzazione magnetica della materia, dal dismagne-
tismo al paramagnetismo e al diamagnetismo, coincide con una continua dimi-
nuzione della temperatura assoluta, cio delle velocit corpuscolari, conseguen-
za univoca del processo di addensamento gravitazionale. Non invece diretta-
mente legato alle variazioni della temperatura impropria, che per le ragioni dette
manifesta delle inversioni di senso rispetto alla temperatura assoluta.
Serviamoci, per un esempio, delle nostre scale teoriche. In un gas con caratteri-
stiche analoghe a quello della scala A (come lanidride carbonica), noi riscontre-
remo, comprimendolo, questo risultato: nonostante un progressivo aumento della
temperatura strumentale T
s
, il gas a un certo punto perviene a liquefarsi, a causa
della miniaturizzazione sempre pi spinta dei domini magnetici e del continuo
diminuire delle velocit corpuscolari.
Si verifica tuttavia che, in rapporto alla struttura atomica di ciascun gas, la ridu-
zione delle velocit corpuscolari secondo la tabella A di norma sufliciente a
produrre la coesione liquefattiva solo tino a una certa T
s
, detta temperatura
critica (nellanidride carbonica: 31C, pressione critica 73 atm). Ci in quan-
to la riduzione geometrica dei domini corrispondente a successivi raddoppi
della densit richiede una riduzione percentuale delle velocit atomiche progres-
sivamente maggiore (passando dalla tabella A alla C e poi alla B). La temperatura
critica si trova al limite tra la tabella A e la C; da quel punto, le velocit ridotte con
la scala A risultano ancora troppo elevate rispetto alla piccolezza dei domini e
delle relative velocit orbitali e provocano perci, tra le particelle, prevalenti ef-
fetti di fuga gravitazionale, che impediscono la liquefazione.
pag. 28 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
I passaggi di stato sono dunque fenomeni di natura magnetica, ossia di
orientamento connesso alladdensamento gravitazionale e conseguenti con-
dizioni coesive. Laggregarsi delle particelle ne riduce via via gli intervalli e le
velocit orbitali atomicomolecolari, costringendole ad orientarsi magneticamen-
te in domini sempre pi piccoli e ordinati e aumentandone cos linterattivit e la
coesione gravitazionale. Cresce pertanto la stabilit reciproca delle parti del
sistema, che passa dagli stati plasmatico e gassoso a quello liquido e poi al solido
E ora evidente che il processo dellorientamento magnetico correlato unica-
mente alla riduzione delle velocit atomiche ( temperatura assoluta ), e non alla
temperatura strumentale , la quale, manifestandosi sotto forma di energia
cinetica , comprende due fattori non univoci nella determinazione del fenome-
no magnetico: la massa volumetrica (densit) e le velocit atomiche. In effetti
lorientamento magnetico, mentre sfavorito da un aumento delle velocit
corpuscolari, migliora invece, di regola, col crescere della densit: proprio que-
sto doppio senso che, non capito, ha reso finora impossibile una giusta analisi
dei fenomeni magnetici e termodinamici.
Riferendo erroneamente il magnetismo alla temperatura impropria, non si
riesce, per esempio, a capir nulla del campo magnetico dei corpi celesti:
Sebbene siano state avanzate diverse ipotesi sulla origine del campo magnetico
terrestre, nessuna di esse al giorno doggi sembra essere abbastanza soddisfa-
cente. Daltra parte, si pu con una certa sicurezza [sic] scartare lipotesi che
attribuisce il campo magnetico terrestre allesistenza di materiali magnetizzati
permanentemente in prossimit dei poli magnetici, in quanto, alle temperature
che si suppongono raggiunte allinterno della Terra, le sostanze come il nichel, il
cobalto ed il ferro perdono le loro peculiari caratteristiche magnetiche
(testo citato, 3 vol., pag. 82).
Ma ormai ci nota la soluzione del busillis: bench la temperatura strumentale
tenda a crescere dalla periferia verso linterno dellastro, ci dovuto per gran
parte allaumento della densit media della materia, mentre, a causa di questo
stesso aumento di densit, vanno decrescendo (sempre in media) le velocit ato-
mico-molecolari, ossia la temperatura assoluta del sistema: entrambi questi
fattori favoriscono lorientamento magnetico, che perci diviene sempre pi ele-
vato procedendo verso il nucleo, ad onta che risulti superato di molte lunghezze
il famoso quanto insignificante punto di Curie . Meravigliarsi delle propriet
pag. 29 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
magnetiche del caldo nucleo terrestre identico al non capire come mai
possa esistere ghiaccio secco alla bella temperatura di 55,2C: naturalmente a una
pressione elevatissima, di ben 8000 kg
p
/cm
2
(P. W. Bridgman, in Enciclopedia della
Scienza e della Tecnica, Carbonica, anidride ). I fisici doggi mai avrebbero pen-
sato che ne sapeva pi di loro Tony Dallara, quando negli anni trascorsi cantava:
Ghiaccio bollente / sei tu... .
Lanalisi gravitazionale del magnetismo ha completato anche la demolizio-
ne della vecchia formula di Newton, chiarendo un altro dei fattori che ad essa
mancano e che pertanto la invalidano nella misura delle interazioni microcosmiche
(da cui lequivoco di forze diverse dalla gravitazione che sarebbero operanti
nellambito atomico-nucleare). Il primo, come sappiamo, rappresentato dalla
densit. Questa, tuttavia, si nasconde grossolanamente nella cosiddetta costante
universale di gravitazione , la quale esprime la densit media della rarefatta ma-
teria macrocosmica e pertanto, ben lungi dallessere una costante universale ,
in realt una variabile! Il che , tra laltro, dimostrato dal fatto che, nonostante
la grandissima precisione dei moderni strumenti di misura, non si potuti anda-
re, nel calcolarla, al di l della meschina approssimazione di 1 su 500!
Altro necessario fattore mancante appunto la misura del campo magnetico.
Il pregiudizio che i fatti magnetici siano una cosa diversa dai fenomeni
gravitazionali ha portato a non vedere che, se due masse di ferro calamitato
(deuteroparamagnetico) si attirano molto di pi di due eguali masse di ferro
protoparamagnetico, ci a causa della perfetta coordinazione delle linee
gravitazionali nel primo caso.
Questi elementi (densit e campo magnetico, oltre alla massa) ed altri ancora,
che non possiamo ora discutere, dovranno confluire in una nuova formula che
voglia render conto unitariamente e con precisione matematica di tutte le
interazioni gravitazionali macro- e microcosmiche. Qui si pu solo accennare
che nellintimo grado magnetico della struttura corpuscolare risiede una delle
fondamentali ragioni della diversa interattivit di particelle come protoni e neutroni
o come fotoni e neutrini.
La ristrutturazione della termodinamica su basi unigravitazionali ci ha fornito gli
strumenti per una conoscenza scientifica delle condizioni esistenti nei nuclei dei
sistemi gravitazionali , siano questi dei corpi celesti, ovvero cellule, atomi o altri
pag. 30 www.episteme.it
Ren a t o Pa l m i e r i - St r u t t ur e de l l Uni v e r s o f i s i c o
aggregati materiali. Il processo spaziale e temporale di addensamento gravi-
tazionale determina, come si visto nel corso del presente lavoro, il parallelo
aumento - dalla periferia verso linterno - dellorientamento magnetico della
materia e della conduttivit elettrica. E a questo punto che si saldano organica-
mente gli articoli, da noi anticipati per naturali motivi di attualit e di urgenza,
sul fenomeno del cancro cellulare e sulla sua profilassi ( Tempo nuovo , nn. 2
e 3-4/1971; n. 1/1973), e di qui occorre partire per un successivo approfondi-
mento della termodinamica biologica, con uno studio dei fenomeni della cresci-
ta, della senescenza e della malattia in genere negli organismi viventi. Lanalisi
gravitazionale degli eventi biologici infatti decisiva ai fini non solo di una loro
corretta interpretazione, ma altres della migliore padronanza di essi nellinteresse
delluomo.
Dovremo anche accertare perch mai luniverso e la vita abbiano deciso di esi-
stere ad onta del secondo principio della termodinamica e delle capriole che
il Mondo deve fare per conciliarlo con essi. Il secondo principio della
termodinamica e il principio di indeterminazione sono validi in natura solo
in rapporto al grado di entropia (per i profani: confusione) che regna nelle
idee della fisica moderna.
FINE I VOLUME

Das könnte Ihnen auch gefallen