1. La Sinistra al potere: a. la laicizzazione: i. rottura politica e diplomatica con Pio IX; ii. organizzazione del mondo cattolico intransigente: lOpera dei Congressi (1874); iii. altre iniziative cattoliche: associazioni giovanili, femminili, ricreative, sindacali, organi di stampa, case editrici; iv. rete parrocchiale; v. il non expedit (1874): astensione dei cattolici dalle elezioni politiche, ma non dalle amministrative; vi. forte astensionismo e dominio liberale nella scena politica; b. la Sinistra: i. gli uomini: Depretis, Crispi, Benedetto Cairoli, Giovanni Nicotera; ii. i percorsi politici: repubblicanesimo, mazzinianesimo, imprese garibaldine; iii. sacrificio degli ideali repubblicani per lindipendenza e lunit; iv. consapevolezza della necessit di fare gli italiani; v. reazione allinsoddisfazione degli elettori meridionali di fronte alla piemontesizzazione; c. la rivoluzione parlamentare (1876): i. il progetto di nazionalizzazione delle ferrovie: la Destra toscana si schiera con lopposizione; ii. caduta del governo Minghetti e creazione del governo Depretis; iii. il programma di Depretis: istruzione, suffragio, fisco; iv. linvito alla trasformazione dei partiti e il comizio di Stradella (8 ottobre 1876); d. il governo Depretis: i. la legge Coppino sullistruzione elementare (1877): obbligo scolastico fino ai nove anni e determinazione delle punizioni per i genitori che non mandano i figli a scuola; ii. lallargamento del suffragio elettorale (1882): abbassamento del limite di et (21 anni), livello di reddito o alfabetismo (8% della popolazione); iii. il trasformismo: necessit di impedire laffermazione della sinistra estrema dopo lallargamento del suffragio e formazione di accordi e liste comuni tra i liberali di Destra e Sinistra; iv. non bipolarismo strutturato, ma grande centro liberale con minuscole opposizioni; v. lopposizione liberal-democratica (Radicali, Felice Cavallotti) e quella socialista (Andrea Costa); vi. critiche al trasformismo: opportunismo, cinismo, clientelismo; e. lo scandalo della Banca romana: i. istituto privato di credito abilitato allemissione di cartamoneta: emissione di unenorme quantit di moneta per finanziare diversi politici in cambio si sostegni o coperture per la propria attivit; ii. clientelismo e corruzione come correlato dellassenza di partiti strutturati; f. la politica economica: i. prima fase liberista: contro la nazionalizzazione delle ferrovie (1876); ii. adozione del protezionismo: industrie tessili e metallurgiche (1878); iii. incentivi alla formazione di unindustria pesante nazionale: lacciaieria di Terni (1884); iv. il rafforzamento del protezionismo: prodotti agricoli e industriali (1887). 2. Lazione di governo di Francesco Crispi: a. morte di Depretis (1887); b. il programma di Crispi: i. nazionalizzazione delle masse; ii. riforma istituzionale; iii. repressione dei conflitti sociali; iv. avvio di una politica coloniale; c. la nazionalizzazione delle masse: i. superamento della contrapposizione tra Destra e Sinistra; ii. morte dei protagonisti del Risorgimento e possibilit di una visione ecumenica dellunit; iii. i nuovi programmi per la scuola elementare: amore per la patria; iv. monumenti a Mazzini, Garibaldi e Vittorio Emanuele II; v. costruzione di una vulgata ecumenica del Risorgimento; d. lassetto istituzionale: i. conservazione del carattere laico delle istituzioni italiane: necessaria fine del potere temporale della Chiesa; ii. riforma dellamministrazione comunale e provinciale: carica di sindaco elettiva; iii. il Codice Zanardelli (1889): abolizione della pena di morte; iv. legge di pubblica sicurezza: ampia possibilit di intervento della polizia nei confronti di persone ritenute pericolose; e. i Fasci siciliani (1891-93): i. movimento a guida borghese democratica e socialista, che coinvolge minatori, contadini, lavoratori urbani; ii. richiesta di modifica dei patti agrari e lotta alloppressione fiscale; iii. scontri con i carabinieri; iv. proclamazione dello stato dassedio da parte di Crispi (1894): pene pesantissime; f. i moti della Lunigiana (1894): i. protesta contro la repressione in Sicilia; ii. proclamazione dello stato dassedio e repressione; g. Crispi e il Partito socialista i. leggi antianarchiche (1894): scioglimento dautorit del Partito socialista; ii. congresso clandestino di Parma (1895): il partito prende il nome di Partito socialista italiano; iii. possibilit di aderire al Psi anche per i singoli oltre che per le associazioni; h. la politica coloniale: i. acquisto della baia di Assab dalla societ Rubattino (1882); ii. occupazione del porto di Massaua (1885) e manovre militari contro lEtiopia; iii. lassetto dellEtiopia: stato feudale retto da un negus e dai suoi ras, con i quali ha varie forme di accordo; iv. occupazione difficoltosa e sconfitta di Dogali (gennaio 1887); v. accordo di Uccialli con Menelik (1889) e sua revoca (1893); vi. istituzione della Colonia Eritrea (1890) e acquisizione della Somalia; vii. secondo tentativo di invasione dellEtiopia: sconfitte dellAmba Alagi (1895) e di Adua (1896); viii. indipendenza dellEtiopia, conservazione dellEritrea e della Somalia; i. dimissioni di Crispi (9 marzo 1896). 3. La crisi di fine secolo: a. le tensioni sociali: i. cattivo raccolto e flessione delle esportazioni di grano dagli USA; ii. manifestazioni e proteste spontanee: il governo di Rudin impiega la forza contro i manifestanti, proclamando lo stato dassedio; iii. i fatti di Milano: il generale Bava Beccaris cannoneggia la folla (8-9 maggio 1898); b. la crisi di fine secolo: i. governo Pelloux: proposta di nuove misure repressive; ii. spezzamento dellasse liberale costituito dal trasformismo: divisione tra liberali progressisti (Giolitti, Zanardelli) e liberali conservatori (Pelloux, Rudin, Sonnino); iii. la proposta di Sonnino: Torniamo allo Statuto; iv. pratica dellostruzionismo contro le proposte di legge di Pelloux: fase di stallo; v. sostituzione di Pelloux con Saracco (1900); vi. uccisione di Umberto I da parte dellanarchico Gaetano Bresci (1900); vii. il nuovo re Vittorio Emanuele III nomina Primo ministro Zanardelli (1901-03), che sceglie Giolitti come ministro dellInterno. 4. Il riformismo giolittiano: a. il programma di Giolitti: i. integrazione delle masse nella cornice dello Stato; ii. arbitrato neutrale nelle lotte sociali: non intervento brutale, ma mediazione e apertura; b. morte di Zanardelli: Giolitti presidente del Consiglio (1903); c. i conflitti di lavoro: i. cessazione del ricorso alla forza pubblica contro gli scioperanti; ii. le campagne padane: 1. conflitti e scioperi accesi; 2. tariffe protezionistiche (1887) e innovazioni tecnologiche: aumento della produttivit, calo della domanda di manodopera; 3. disoccupazione, sottoccupazione, salari bassi; 4. ondata di scioperi agrari particolarmente drammatici; iii. i conflitti nel settore industriale: 1. sostegno statale ad alcune imprese: cantieristica, acciaierie, industrie meccaniche, aziende tessili; 2. concentrazione delle industrie tra Milano, Torino e Genova; iv. aumento dei salari agricoli e industriali come esito dei conflitti; d. la politica sociale: i. disorganicit della politica sociale giolittiana; ii. istituzione dellUfficio del Lavoro: studiare proposte per facilitare i rapporti di lavoro; iii. interventi a favore di donne e bambini: riduzione dellorario di lavoro; iv. obbligatoriet delle assicurazioni contro gli infortuni e istituzione dellIna (1912); e. gli altri interventi: i. municipalizzazione dei servizi pubblici: gas, elettricit, trasporti; ii. nazionalizzazione delle ferrovie (governo Fortis, 1905); f. la questione meridionale: i. divario economico tra Italia meridionale e Italia settentrionale; ii. presenza di settori industriali e agricoli dinamici nel Meridione; iii. ritmi lenti della crescita delleconomia meridionale; iv. ostacoli ambientali: rete stradale deficitaria, mancanza di acquedotti, minore concentrazione di competenze tecniche; v. formazione di gruppi criminali organizzati: magia e camorra; vi. gli studi di Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino, La Sicilia nel 1876: analisi del funzionamento della mafia e suoi legami con la costruzione del sistema elettorale rappresentativo; vii. azione parassitaria della criminalit: ulteriore tara allo sviluppo delleconomia; viii. le accuse di Salvemini: Giolitti come ministro della malavita; g. la legislazione speciale per il Meridione: i. costruzione dellAcquedotto Pugliese (1902); ii. approvazione dei Provvedimenti speciali per Napoli: gravi fiscali su beni di consumo, esenzione decennale dai dazi doganali (1904); iii. provvedimenti per la Basilicata (1904) e per le altre province meridionali (1906): finanziamenti per rimboschimento, sistemazione idraulica, consolidamento dei terreni franosi, risanamento dei centri abitati, costruzione di strade, sgravi per aziende; iv. riforma dei contratti agrari a favore degli affittuari (1906); h. un bilancio dellazione di governo: i. sostegno diretto alle industrie, in particolare quelle siderurgiche e meccaniche; ii. politica sociale: norme di protezione e previdenza sociale, riduzione delluso della forza pubblica; iii. effetti benefici della tolleranza verso gli scioperi: aumento dei salari e aumento della domanda di beni di consumi; iv. municipalizzazione e nazionalizzazione di servizi; v. interventi speciali per leconomia meridionale: andamento complessivamente positivo del Pil; i. il progetto politico: i. tentativo di includere nel governo la Sinistra: manovre personalistiche con i singoli parlamentari; ii. assenza di unazione organica di ampio respiro; iii. rifiuto dei dirigenti socialisti per disciplina di partito; iv. mancata organizzazione politica stabile dei liberali; j. il Partito socialista: i. linea riformista di Filippo Turati e appoggio al governo Zanardelli (1901-03); ii. riformismo e sostegno al governo borghese come mosse tattiche per attuare poi la conquista del potere; iii. la svolta del 1903: i deputati socialisti ritirano lappoggio a Zanardelli (e poi a Giolitti); iv. affermazione della corrente intransigente nel Psi (1904): il primo sciopero generale italiano; v. nuova affermazione dei riformisti fino al 1911: non concessione della fiducia ai governi, ma appoggio alle singole proposte di legge; vi. collegamento del Partito alle organizzazioni sindacali: nascita della Federterra (1901) e della Confederazione Generale del Lavoro (1906); vii. radicamento del Psi e delle organizzazioni sindacali a nord. 5. Dal 1911 al 1913: a. il cinquantenario dellunit: i. grandi esposizioni tematiche; ii. la celebrazione di Pascoli: il 1911 come anno santo della Patria; iii. inaugurazione del Vittoriano a Roma; b. la guerra di Libia: i. grave crisi interna allImpero ottomano; ii. sostenitori dellimpresa: gruppi finanziari, nazionalisti radicali, cattolici, liberali; iii. attacco militare (1911-12): resistenza locale superiore alle aspettative; iv. occupazione del Dodecaneso (1912): la Turchia si arrende e riconosce la sovranit italiana sulla Libia; v. successo di immagine pi che sostanza; c. la riforma elettorale (1912) e le elezioni (1913): i. suffragio universale: alfabetizzati sopra i 21 anni, analfabeti sopra i 30; ii. integrazione delle masse nello stato liberale; iii. le prime elezioni a suffragio universale (1913); d. la situazione del Psi: i. fine dellegemonia riformista: espulsione di Bissolati e Bonomi (1912) e degli altri sostenitori di una trasformazione laburista del partito; ii. formazione del Partito socialista riformista italiano; iii. maggioranza del Psi intransigente: sinistra radicale e rivoluzionaria; iv. leadership di Benito Mussolini, direttore dellAvanti!; v. impossibilit, per i liberali, di collaborare con il Psi; e. laccordo con i cattolici: i. orientamento intransigente dellOpera dei Congressi di Paganuzzi; ii. la linea di Romolo Murri: costruzione di un movimento politico-sociale che lotti contro lo Stato liberale appoggiandosi ad associazioni corporative di massa; iii. la linea di Filippo Meda: formazione politica aperta al confronto con la classe politica liberale; iv. Pio X scioglie lOpera dei congressi (1904) e scomunica Murri (1909); v. non costituzione di un partito cattolico, ma attenuazione del non expedit; vi. il patto Gentiloni (1913): convergenza dei voti cattolici sui candidati liberali, in cambio di alcune notevoli concessioni (libert di coscienza e di associazione, scuola privata, istruzione religiosa, opposizione al divorzio, giustizia sociale); vii. successo dei liberali; f. la crisi del sistema giolittiano: i. polemiche contro i 200 firmatari del patto Gentiloni; ii. i radicali non sostengono il governo: Giolitti costretto a contare sui liberali del patto Gentiloni; iii. dimissioni di Giolitti: soluzione temporanea, nella speranza di un ritorno in posizione di forza; iv. governo Salandra.