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Universit degli studi di Modena e Reggio Emilia

F a c o l t d i L e t t e r e e F i l o s o f i a
Largo S. Eufemia n. 19 - 41100 Modena
Seminario sulla teoria della traduzione
Corso di laurea in Lingue e culture europee
Facolt di Lettere e Filosofia
Anno accademico 2004-5
Hans Honnacker (cur.)
Traduzione ed intercultura
Materiali di discussione
Nr. 5 (2006)
INDICE
Prefazione di Hans Honnacker p. 3
Franco Nasi (Universit di Modena), Le maschere di Leopardi
e lesperienza del tradurre p. 5
Emilio Mattioli (Universit di Trieste), Letica del tradurre p. 23
Gulliermo Carrascn (Universit di Modena), Lerrore di traduzione:
una prospettiva didattica p. 27
Maria Carreras i Goicoechea (Universit di Bologna/SSLMIT di Forl),
La bomba al panzanio di Stefano Benni: tradurre lironia p. 39
Laura Gavioli (Universit di Modena), Tradurre parlando: alcuni esempi di
traduzione dialogica p. 50
Aleardo Tridimonti (Universit di Modena), Tradurre lidentit
lidentit della traduzione. Lo scrittore e il suo doppio: il traduttore.
Palomar al museo dei formaggi di Italo Calvino p. 64
Demetrio Giordani (Universit di Modena), Viaggiatori musulmani tra i due
mondi. Il tema del Mirj nella letteratura medievale in Oriente e in Occidente p. 85
Luigi Ballerini (UCLA/University of Los Angeles California)
Pellegrino Artusi tradotto da Giuliano della Casa p. 96
Giuseppe Palumbo (Universit di Modena), Il ruolo centrale della
traduzione specializzata nellevoluzione degli studi sulla traduzione p. 101
Hans Honnacker (Universit di Modena), La traduzione italiana di Sebastian
Haffner, Geschichte eines Deutschen: problemi e curiosit p. 110
Nota sugli autori p. 124
3
In memoria
del poeta
Mario Luzi
PREFAZIONE
Il presente lavoro continua lesperienza di un seminario organizzato dal sottoscritto presso
lateneo modenese nellanno accademico 2004-5 in seguito ad un analogo seminario tenutosi lanno
precedente: dieci relazioni, tenute da altrettanti docenti, sul tema Traduzione ed intercultura
durante lintero arco del secondo semestre. Questo tema, particolarmente attuale e sentito in tempi
di globalizzazione che sembra rispecchiare la felice intuizione di Martin Heidegger, che equipar
traduzione (bersetzung) e traduzione (bersetzung), concependo latto di tradurre come un
collocarsi oltre su unaltra sponda, in un altro ambito culturale.
1
Anche in questa seconda esperienza, lapproccio del seminario rimasto volutamente
interdisciplinare: il seminario, dedicato sia alla prassi che alla teoria della traduzione, la cosiddetta
traduttologia, si rivolgeva agli studenti che seguivano un corso di traduzione del secondo anno,
quindi ancora poco esperti delle problematiche traduttologiche. Il seminario verteva su varie
questioni che la teoria e la prassi della traduzione oggi pongono in ambito letterario e non,
affrontate da docenti di diverse discipline, non solo di quelle linguistiche. Si trattava quindi di un
seminario interdisciplinare che coinvolgeva, fra gli altri, i docenti di inglese, francese, spagnolo,
arabo, tedesco e di filosofia. Principale obiettivo del seminario era fornire allo studente strumenti
per una corretta riflessione sullatto di tradurre e sullinterdipendenza tra il tipo di testo, la sua
funzione linguistica o comunicativa e la forma di traduzione, offrendogli nel contempo strategie
traduttive pratiche.
Anche questanno il successo riscosso presso gli studenti (circa 50 di loro hanno partecipato
ad ogni incontro) ha premiato la scelta dellapproccio interdisciplinare. Da un questionario
distribuito agli studenti nel corso del primo incontro e dalla valutazione finale del seminario,
emergeva il forte interesse nonch il desideratum per un seminario che affrontasse da varie
prospettive il mare magnum che rappresenta oggigiorno la tematica della teoria e della prassi della
traduzione.
Nellintervento inaugurale del seminario,
2
Le maschere di Leopardi e lesperienza del
tradurre, Franco Nasi parla dellesperienza traduttiva di Giacomo Leopardi il cui pensiero
originale, in questo campo specifico, nella critica viene spesso offuscato dai pi noti poeti romantici
e teorici tedeschi, quali Friedrich Hlderlin, Friedrich Schleiermacher e Wilhelm von Humboldt,
per citarne solo alcuni. Nasi dimostra in che modo lesperienza del tradurre abbia influito anche
sulla poetologia e sulla prassi poetica dello stesso Leopardi che pubblic poesie anticheggianti sotto
pseudonimi antichi, dimostrando il ruolo [non] ancillare e sussidiario [della traduzione] rispetto
alla produzione poetica creativa nella storia della letteratura di una nazione.
Nel suo intervento dal titolo Letica del tradurre, Emilio Mattioli tocca un tema molto
discusso ultimamente negli studi di traduttologia. Richiamandosi al pensiero del teorico francese
Antoine Berman (Lpreuve de ltranger, 1984), mette in guardia da ogni tentazione di una

1
M. Heidegger, Parmenides, in Gesamtausgabe, II. Abteilung: Vorlesungen 1923-1944, vol. 54, Frankfurt
a.M., V. Klostermann, 1992
2
, pp. 17-18, 1 b (v. anche la traduzione italiana: M. Heidegger, Parmenide, a cura di F.
Volpi, trad. di G. Gurisatti, Milano, Adelphi, 1999, pp. 47-48).
2
Lordine dei contributi qui raccolti rispecchia lordine cronologico in cui sono state tenute le rispettive
relazioni allinterno del seminario, con lunica eccezione del mio contributo che sostituisce un intervento della collega
Claudia Buffagni. La pubblicazione dedicata al grande poeta (e traduttore) fiorentino, Mario Luzi, scomparso pochi
giorni prima che cominciasse il seminario.
4
traduzione etnocentrica che sotto lapparenza della trasmissibilit, opera una negazione sistematica
dellestraneit dellopera straniera.
Lintervento di Gulliermo Carrascn, Lerrore di traduzione: una prospettiva didattica
fornisce una panoramica esaustiva dei vari concetti e delle svariate tipologie dellerrore nella
traduzione, presenti negli studi di traduttologia, adducendo numerosi esempi concreti, come ad
esempio quello del titolo del Don Quijote di Cervantes nella traduzione italiana.
Maria Carreras i Goicoechea, nel suo intervento La bomba al panzanio di Stefano Benni:
tradurre lironia, si occupa di uno dei maggiori problemi di traduzione letteraria (ma non solo),
cio il tradurre testi da tratti altamente ironici, portando come esempio un articolo di giornale
fortemente polemico di Stefano Benni, scritto in occasione dello scoppio della Seconda Guerra
dellIraq nel marzo del 2003.
Laura Gavioli, presentando una conferenza dal titolo Tradurre parlando: alcuni esempi di
traduzione dialogica, discute gli aspetti specifici della traduzione orale (linterpretazione), in
passato trascurata dalla traduttologia che predilegeva lo studio della traduzione scritta, riportando
esempi empirici di interpretariato, evidenziandone i problemi peculiari.
Nel suo intervento Tradurre lidentit lidentit della traduzione. Lo scrittore e il suo
doppio: il traduttore. Palomar al museo dei formaggi di Italo Calvino, Aleardo Tridimonti affronta
il tema della traduzione come mediazione tra due culture, esemplificandolo con il Palomar di Italo
Calvino e mettendo in risalto il ruolo del traduttore come secondo autore.
Lintervento di Demetrio Giordani, Viaggiatori musulmani tra i due mondi. Il tema del
Mirj nella letteratura medievale in Oriente e in Occidente, tratta il tema del viaggio nelle opere
della letteratura medievale araba e le loro traduzioni nelle lingue occidentali, in particolare in latino.
Ne emerge un affascinante viaggio da Il Libro Della Scala di Maometto alla Divina Commedia
dantesca fino allOrlando furioso ariostesco.
Luigi Ballerini, nella sua conferenza Pellegrino Artusi tradotto da Giuliano della Casa,
parla delledizione einaudiana dellArtusi del 2001, corredata dalle traduzioni delle ricette in
pittura da parte del pittore emiliano Giuliano della Casa, mettendo in evidenza i cambiamenti dovuti
a tale passaggio intersemiotico dalla letteratura alla pittura, e il loro gioco dialettico che ne
scaturisce.
Giuseppe Palumbo affronta il tema Il ruolo centrale della traduzione specializzata
nellevoluzione degli studi sulla traduzione, sottolineando limportanza della traduzione
specializzata per lo sviluppo della traduttologia, oramai definitivamente affrancatasi dal legame
con gli studi letterari.
Last but not least, il sottoscritto, presentando un intervento dal titolo La traduzione italiana
di Sebastian Haffner, Geschichte eines Deutschen: problemi e curiosit, discute la traduzione
italiana di unautobiografia di un giornalista e saggista storico tedesco, Sebastian Haffner, la quale
ha suscitato molto scalpore in Germania quando stata pubblicata nel 2000. Ripercorrendo la storia
editoriale del libro, lautore mette in luce quanto sia importante per un traduttore la genesi di un
testo letterario e non, al fine di poterlo tradurre adeguatamente.
Come lanno scorso, vorrei infine ringraziare tutti i relatori per la loro squisita disponibilit
che ha reso possibile lo svolgimento regolare del seminario. Un particolare ringraziamento va al
collega e amico Franco Nasi per i suoi suggerimenti sempre pertinenti. Dulcis in fundo, vorrei
esprimere la mia gratitudine a Giovanna Procacci per il suo prezioso e sempre competente
appoggio, senza il quale la pubblicazione del presente volume non sarebbe stata possibile.
Modena, marzo 2006 Hans Honnacker
5
FRANCO NASI
Le maschere di Leopardi e lesperienza del tradurre
Ero giovane, cos, naturalmente,
dovevo travestirmi
J. L. Borges
Le api saccheggiano i fiori qua e l, ma
poi ne fanno il miele, che tutto loro
M. de Montaigne
Secondo Antoine Berman la traduttologia non una teoria della traduzione intesa come
sapere obiettivante e esteriore, ma larticolazione cosciente dellesperienza della traduzione,
ovvero una riflessione della traduzione su se stessa a partire dalla sua natura di esperienza.
1
Berman spiega che cosa intende per esperienza citando un passo di Heidegger tratto da Unterwegs
zur Sprache:
Fare unesperienza con quel che sia () vuol dire: lasciare che venga su di noi, che ci raggiunga, ci
piombi sopra, ci rovesci e ci renda altro. In questa espressione, fare non significa, appunto, che noi
siamo gli operatori dellesperienza; fare vuol dire qui, come nella locuzione fare una malattia,
passare attraverso, soffrire da cima a fondo, sopportare, accogliere ci che ci raggiunge
sottomettendoci a lui.
Il soggetto che subisce lesperienza non estraneo allesperienza stessa, ma si trasforma con essa.
Meno sofferta, ma per certi versi simile, lesperienza del cibo. Mangiando qualcosa ci
trasformiamo e ci che mangiamo diventa parte di noi. Ogni esperienza con il cibo ci porta ad
acquisire una conoscenza nuova, sia di ci che mangiamo sia delle nostre risposte, fisiologiche o di
gusto. Come il nostro corpo cambia continuamente, e con esso le nostre reazioni al cibo, cos
cambiano anche i modi in cui comprendiamo, in cui accogliamo in noi i testi letterari e li
traduciamo. La similitudine del traduttore come cannibale che divora il testo di partenza in un
rituale il cui fine la creazione di qualcosa di completamente nuovo, introdotta dai traduttori
brasiliani e ricordata da Susan Bassnett (1993),
2
rientra nella stessa famiglia dimmagini che
sottolineano come ogni elemento nel processo (non solo il testo, dunque, ma anche il traduttore, e di
certo anche la percezione che abbiamo dellautore e del testo originale) subisca una trasformazione.
Lesperienza della traduzione di un testo letterario, dunque, non pu lasciarci come
eravamo, cos come non pu lasciare inalterata la nostra riflessione sullesperienza del tradurre,
quella che Berman chiama, appunto, traduttologia. Al contrario, limposizione di una teoria
dogmatica allesperienza del tradurre, una teoria che muove dalla definizione di che cosa deve
essere la traduzione, che cosa deve fare il traduttore, render ogni esperienza traduttiva una
tautologia: non faremo esperienza dellaltro, ma reitereremo lesperienza di un io sterile e chiuso in
s che guarda laltro, qualunque esso sia, con le stesse lenti deformanti, imponendosi allaltro.
Le teorie sulla traduzione, cos come i sistemi filosofici chiusi e definitivi, danno
limpressione di grande solidit e scientificit, ma mostrano spesso unasettica indifferenza nei
confronti dellesperienza. Le riflessioni non sistematiche di chi passa faticosamente attraverso
lesperienza del tradurre sembrano invece vibranti di vita anche perch segnate da contraddizioni,
incertezze, affermazioni e smentite, tutti segni di quella provvisoriet di cui sostanziata lesistenza
(e la traduzione). I poeti che traducono i poeti e che sanno riflettere sulla loro esperienza di

1
Berman (2003), p. 16.
2
Bassnett (1993), p. 5.
6
traduzione offrono in questo senso materiali preziosissimi alla traduttologia. Anche la cultura di
lingua italiana ha avuto i suoi Novalis e Hlderlin, basti pensare alle intense pagine di Foscolo sulle
traduzioni omeriche dei primi dellOttocento o, nel Novecento, alle riflessioni di Giudici sulla sua
versioni di Pukin
3
o di Luzi su Mallarm.
4
Queste riflessioni sono ancor pi interessanti quando
mostrano come lesperienza del tradurre trasformi anche lo stile e le poetiche di questi poeti.
Studiare le influenze del tradurre nella definizione delle poetiche costituisce un percorso ricco di
sorprese, anche nel caso dei nostri maggiori da Leopardi a Pascoli a Caproni. Come scriveva
Anceschi in un intervento sul verri del 1960:
Le traduzioni ci danno il tono, la misura, il diretto significato del modo di leggere di un secolo, di un
movimento letterario, di una personalit: quel modo di leggere, quel gusto particolare che nel discorso
critico esige di essere trasposto, sia pure per immagini, in un riger en lois, qui pu essere dato
immediatamente nel modo con cui nel passaggio dal testo originale al testo tradotto si sottolineano
certe ragioni formali, se ne trascurano, ignorano, dimenticano altre.
5
Un caso esemplare che mostra la continua e sollecitante complementarit fra traduzione e
creazione il giovane Leopardi. Gi De Sanctis, nelle sue fondamentali lezioni del 1876, a
proposito della traduzione del quinto idillio di Mosco, aveva chiarito quanto la traduzione sia
decisiva per il poeta di Recanati:
Questa non una traduzione, poesia originale, e direi profetica. Perch qui c gi un primo indizio
della maniera leopardiana: la base idillica della sua anima e del suo canto, la prima e tenue corda di
quello che un giorno sar una orchestra.
6
Linteresse per la riflessione di Leopardi sulla traduzione invece pi recente, e non privo di
momenti particolarmente fecondi come gli studi di Emilio Bigi, Antonio Prete, Pino Fasano, o
lutile recente compendio di Simonetta Randino, solo per citarne alcuni. Le pagine come sempre
illuminate dello Zibaldone, le note che frequentemente Leopardi premette alle traduzioni che
intende pubblicare, le traduzioni stesse e le recensioni costituiscono un materiale prezioso per
indagare a fondo lesperienza e la riflessione di uno scrittore che non finisce mai di stupire per la
sua singolarissima forza profetica.
Cercher, qui di seguito, correndo un poco e trascurando molti testi importanti, di inoltrarmi
per un piccolo tratto di questo intricato percorso, fatto di esperienze (I) e di riflessioni (II), che porta
il giovanissimo Leopardi a cimentarsi nella invenzione/traduzione di alcuni frammenti per poi
giungere alla stesura della sua prima canzone, allItalia, nascondendosi spesso con una maschera,
una specie di schermo, che gli permette di pubblicare le sue prime prove poetiche quasi senza
esporsi (III). In questo percorso sincontrano non solo curiose e ben architettate finzioni poetiche,
ma anche momenti di originale e anticipatrice riflessione sulla traduttologia, a testimonianza di una
continua e feconda hlderliniana prova dellestraneo.
7
Anche grazie a queste prove di ascolto e
a queste sfide (ogni traduzione letteraria una prova, una sfida) Leopardi giunge allacquisizione e
alla definizione del suo stile personalissimo, semplice e prezioso, cos ben descritto nelle pagine
dello Zibaldone, e modello della poesia italiana del Novecento.
I. Esperienze. Nel 1815 Giacomo Leopardi, diciassettenne, traduce dieci poesie attribuite a
Mosco, autore greco del II sec. a.C. Nel Discorso sopra Mosco Leopardi nota che nello stile di
Mosco presente una caratteristica che diventer uno dei capisaldi della poetica del poeta di
Recanati:
La natura nelle poesie di Mosco non coperta dagli ornamenti, non offuscata dalle frasi poetiche,
non serva dellarte. () Mosco un poeta civilizzato ma non corrotto; un pastore che sortito

3
Giudici (1982), p. X.
4
Luzi in Buffoni (2004), p. 50.
5
Anceschi (1960), p. 637.
6
De Sanctis (1983), p. 36.
7
Vedi Berman (1997), pp. 207 sgg.
7
qualche volta dalla sua villa, ma che non ha contratto i vizi dei cittadini; il Virgilio dei Greci, ma un
Virgilio che inventa e non trascrive, e che inoltre canta in una lingua pi delicata, e in un tempo che
conserva alquanto dellantica semplicit.
8
Quello dellantica semplicit e della contrapposizione ai modi artefatti della societ un tema che
ritorna continuamente nelle pagine giovanili dello Zibaldone.
9
Una scrittura antica nella sua
semplicit non frutto di unintuizione libera e ingenua, ma piuttosto di una ricerca rigorosa e
prolungata: E lo vediamo nei fanciulli che per le prime volte si mettono a comporre: non iscrivono
mica con semplicit e naturalezza (...): ma per contrario non ci si vede altro che esagerazione e
affettazioni e ricercatezze (Zib., 20).
10
Scrivere in modo artefatto o secondo affettazione, in poesia,
coincide spesso con lappiattirsi del poeta alle regole e alle norme della poetica dominante di un
certo periodo. Cos il poeta anzich inventare trascrive, si adatta alla norma, segue fedelmente
il modello in voga in quel momento, e trova in esso una omologante protezione.
I.1 Leopardi traduttore accoglie appieno lo stile degli ornamenti o della dizione poetica
condivisa in alcune versioni giovanili. Emblematica la sua traduzione del frammento 168B di
Saffo, databile tra il 1814 e il 1816, e pubblicato a Recanati nel 1816 in un opuscoletto assieme ad
altre sette versioni dal greco in occasione delle nozze Santacroce Torri:
Oscuro il ciel: nellonde
La luna gi sasconde,
E in seno al mar le Pleiadi
Gi discendendo van.
mezzanotte, e lora
Passa frattanto, e sola
Qui sulle piume ancora
Veglio ed attendo invan.
11
Si capisce bene quanto questa prova sia poco pi di un esercizio di stile se si confronta con una
recente traduzione in prosa di Ferrari:
tramontata la luna con le Pleiadi, la notte al mezzo, il tempo trascorre, e io dormo sola.
12
oppure con una in versi, quasi coeva, di Foscolo (1794):
Sparr le Pleiadi
Sparo la luna,
a mezzo corso
La notte bruna.

Gi fugge rapida
Ogni ora, e intanto,
Sola in le piume,
Io giaccio in pianto.
13
evidente che la scelta di una forma chiusa, in Leopardi come in Foscolo, caratterizzata da un
sistema preciso del metro, degli accenti e delle rime, d alle versioni una facile musicalit. La
versione di Leopardi sembra, fra le due, quella meno sciolta. Introduce unimmagine (il mare in cui
scompaiono la luna e le Pleiadi) non presente nelloriginale; insieme alle zeppe (come ancora),

8
Leopardi (1988), I, p. 480.
9
Vedi Anceschi (1992).
10
Leopardi (1969), p. 14.
11
Leopardi (1988), I, p. 898.
12
Saffo (1987), p. 233.
13
Foscolo (1976), p. 251.
8
alle apocopi mar e ciel, cos come quelle finali delle quartine (van e invan) sembrano
artifici forzati, utili solo per far quadrare il cerchio della misura metrica assunta (quartine di
settenari piani, con la sola eccezione di un settenario sdrucciolo, e gli ultimi versi tronchi). Lo si
capisce anche semplicemente contando le parole (un criterio che non spiega molto ma che d conto
della capacit di restare pi o meno aderente alleconomia del dettato poetico delloriginale): le 17
del testo originale in greco di Saffo diventano 19 nella versione di Ferrari, 28 in Foscolo e 38 in
Leopardi. Un altro luogo retorico consolidato la metonimia delle piume per il letto. Sia Foscolo
sia Leopardi ladottano quasi fosse il solo modo codificato dalla poesia per riferirsi al luogo e
quindi allatto del dormire. Come noto, la poesia stata in molte occasioni della sua storia una
lotta fra norme convenzionali e impulsi a dire in modi nuovi. Nel caso della versione di Saffo non
credo che lattivit di Leopardi come traduttore sia di alcun rilievo critico, se non come una tessera
per ricostruire il mosaico della sua biografia intellettuale: la lotta fra limpulso al nuovo e
ladeguamento alla norma qui vinta dalla seconda intenzione. Gi De Sanctis aveva evidenziato le
incertezze che caratterizzano questo volgarizzamento leopardiano: Cielo oscuro e notte negra
sono fratelli carnali scrive il critico napoletano e il tramonto della luna e delle Pleiadi descritto
come se Saffo lo guardasse dalle piume, e frattanto, ancora, invan sono rimpinzamenti inutili
di poeti tironi; in Saffo vi una Divina semplicit, che ha la sua espressione e il suo motivo
nellultimo verso, il sentimento della solitudine nel silenzio della notte Semplicit non sentita qui,
e guasta da ricami e da ripieni.
14
I.2 Altro discorso va fatto per la traduzione del quinto idillio di Mosco. Anche in questo caso,
seguendo alcune indicazioni di metodo di Berman,
15
si pu lasciare da parte inizialmente il
confronto con il testo originale, per concentrarsi sullorganicit del testo di arrivo e sulla
comparazione con una versione quasi contemporanea della stessa composizione. Si tratta della
traduzione di Luigi Rossi (1764-1824), apparsa per la prima volta nel 1795 e ripubblicata nel 1809,
in un elegante volumetto dedicato (e mi sembra doveroso ricordarlo in questa sede) al conte
Giovanni Paradisi, presidente degli Studi di Reggio. Nellidillio quinto si parla delle diverse
reazioni (di oblio, di paura, o di abbandono sognante) che lio poetico prova di fronte al mare ora
calmo ora in tempesta e alla terra calma o battuta dal vento:
Quando il vento lieve lieve
Sferza il glauco ondoso letto,
Il cor timido nel petto
Sento scotersi e balzar.
N conforto ormai riceve
dalla terra in pria diletta:
Pi la vista allor lalletta
Del tranquillo immenso mar.
Ma qualor bianco rimugge,
E sincurva il salso piano
E rigonfio il flutto insano
Latre spume incalza al suol,
Dal mar lalma allor rifugge,
Lunge io scampo, e il guardo errante
Alla terra, ed alle piante
Rimirar mi giova sol.

14
De Sanctis (1983), pp. 28-29.
15
Si veda Berman (2000).
9
La campagna a me diviene
Fida sede, e dove invita
Dalto bosco ombra gradita,
Mi sollecita il pensier.
L, se ancora a romper viene
Que silenzj un vento alpino,
Parmi il fremito del pino
Bel concento lusinghier.
Pescatore sventurato!
Cui la barca casolare,
Desercizio campo il mare,
Preda incerta i pesci son.
Sotto un platano comato
per me il sonno amo, e dun rio,
Che al villano un dolce obblio,
Non terrore apporta, il suon.
16
Il testo di Mosco giunto a noi senza titolo. In francese, ricorda Leopardi, era stato tradotto
malamente da M. Poinsinet de Sivry, che lo intitol La paresse, titolo che il poeta recanatese
avrebbe ripreso se i termini italiani di pigrizia, infingardaggine, poltroneria, non mi fossero
sembrati troppo grossolani per un Idillio di Mosco, che per amai meglio lasciar senza titolo.
17
Ecco la versione del 1815 di Leopardi:
Quando il ceruleo mar soavemente
Increspa il vento, al pigro core io cedo:
La Musa non mi alletta, e al mar tranquillo,
Pi che alla Musa, amo sedere accanto.
Ma quando spuma il mar canuto, e londa
Gorgoglia, e salza strepitosa, e cade,
Il suol riguardo, e gli arbori, e dal mare
Lungi men fuggo: allor sicura, e salda
Parmi la terra, allor in selva oscura
Seder m grato, mentre canta un pino
Al soffiar di gran vento. Oh quanto trista
Del pescator la vita, a cui la barca
casa, e campo il mare infido, e il pesce
preda incerta! Oh quanto dolcemente
Dun platano chiomato io dormo allombra!
Quanto m grato il mormorar del rivo,
Che mai nel campo il villanel disturba!
18
Se dovessimo guardare soltanto alla regolarit e al virtuosismo delle soluzioni metriche, allora la
versione di Rossi sarebbe senzaltro da preferire: quartine di ottonari piani con lultimo tronco e uno
schema di rima (ABBC - ADDC) che si ripete ogni due quartine. Un intreccio minuziosamente
costruito, di fronte al quale lendecasillabo sciolto di Leopardi, reso ancor meno cadenzato dai
numerosi enjambement, potrebbe apparire prosastico. Eppure, credo che allorecchio di tutti noi,
oggi, la versione di Leopardi suoni meno artefatta, assai pi semplice, naturale; in una parola:
poetica. Questo giudizio non si basa su una comparazione fra testo originale e testo in traduzione,
ma semplicemente sullascolto dei nuovi idilli di Mosco in italiano. Come dice Berman: Solo la

16
Rossi (1809), p. 125.
17
Leopardi (1988), I, p. 476.
18
Ivi, p. 509.
10
lettura della traduzione permette dintuire se il testo tradotto regge. Reggere assume qui un duplice
significato: reggere come lavoro scritto nella lingua ricevente, per cui la qualit della scrittura non
deve essere inferiore alle norme standard; reggere inoltre, al di l di questa esistenza basilare, come
un vero testo (sistematicit, correlativit, organicit di tutti i suoi costituenti). Quello che la rilettura
scopre o non scopre il grado di consistenza immanente al di fuori di ogni relazione con loriginale,
nonch il suo grado di vita immanente.
19
Il testo regge dunque per il lettore di oggi se le scelte
formali del traduttore corrispondono al modo di leggere di una cultura, al gusto particolare di un
secolo. Se alla poesia di Metastasio o dellArcadia preferiamo oggi i ritmi di Saba, Montale o
Magrelli, se questo tono poetico e non quello suona pi lirico al nostro orecchio, probabile che il
nostro giudizio estetico considerer migliore, o pi poetica, la versione di Leopardi rispetto a quella
di Rossi. Un lettore oggi, dopo che la poesia di Leopardi stata la poesia canonica dellOttocento e
dopo che gran parte del Novecento si rifatto a quella lezione, probabilmente legge con pi piacere
e meno senso di spaesamento lIdillio quinto di Mosco tradotto da Leopardi, mentre nel 1815 il
favore dei lettori andava probabilmente a Rossi. Leopardi stesso ricorda la fortuna della traduzione
di Rossi nel suo Discorso su Mosco:
La raccolta di alcuni Idilli di Teocrito, Mosco e Bione volgarizzati in rima dal sig. Luigi Rossi,
ristampata elegantemente in Padova dal Bettoni nel 1809 col testo originale, troppo recente e troppo
nota perch faccia duopo parlarne.
20
Questo esempio ci permette di affermare che unindagine sulla traduzione di una poesia non pu
non considerare la storia della retorica della lingua in cui quella poesia tradotta: una traduzione
sar pi o meno riuscita, pi o meno utile quanto pi sapr restituire la compattezza e inscindibilit
di senso e forma delloriginale in compattezza e inscindibilit di senso e forma nella lingua darrivo.
Ma non bisogna dimenticare che non sempre le migliori traduzioni sono quelle che rispondono alle
aspettative del lettore, cio alle sue abitudini estetiche, cos come non sempre, o quasi mai, le opere
darte riuscite sono quelle che hanno successo immediato. Se non si avverte alcun senso di sorpresa,
se tutto come deve essere, se non c alcun sobbalzo del sentimento che proviene, non
infrequentemente, dal nuovo, dalla rottura di una modalit percettiva codificata, allora probabile
che ci che abbiamo di fronte (quadro, poesia, traduzione) sia una buona opera, ma non unopera
destinata a segnare una tappa nella storia delle istituzioni letterarie.
21
Il senso di stupore che si prova
davanti a versi importanti dato non solo da quello che ci viene detto (spesso le cose che ci dicono i
grandi autori sono le stesse che ci dicono le persone che incontriamo al mercato) ma dal modo in
cui detto. Il modo in cui si dice quello che si dice. Leopardi, con questa traduzione, cos
semplice e sentita, per nulla atteggiata o in posa, si avvicina a quelle norme del suo proprio fare
poetico (dellindeterminatezza, della vaghezza, della evocativit, della musicalit interiore) che
costituiranno i capisaldi della sua poetica e che si imporranno come modello forte nella poesia
italiana, plasmando cos il nostro gusto e indirizzando le nostre valutazioni estetiche. Liberarsi da
una forma chiusa come quella scelta da Rossi e scegliere di tradurre in endecasillabi sciolti anche
una breve lirica non una scelta assolutamente innovativa, ma certo, a differenza di quanto si
visto nel caso della breve versione del frammento di Saffo, va in quella direzione.
I.3 Esperienza della traduzione e riflessione sul tradurre si intrecciano in un terzo caso, quello
della versione dei Salmi. Nel 1816 Leopardi scrive per lo Spettatore italiano una lunga recensione
intitolata Parere sopra il Salterio ebraico. Il volume, oggetto della recensione, pubblica i salmi in
quattro versioni che corrono tutte verticalmente, come testi a fronte paralleli. Nella prima colonna
riprodotto il testo ebraico, nella seconda la versificazione del Commendatore Giovambatista
Gazola, nella terza la italianizazione (sic) dellabate Giuseppe Venturi e infine una serie di
annotazioni (un quarto testo che riporta le traduzioni letterali di quelle espressioni che Venturi

19
Berman (2000), p. 51.
20
Leopardi (1988), I, p. 490.
21
Si veda Jauss (1999).
11
aveva ritenuto di dover addomesticare nella italianizzazione). Labate, in una nota introduttiva,
traccia una breve storia delle traduzioni dei Salmi e dichiara di aver scelto di pubblicare una
italianizazione (sic) e non una parafrasi. Queste ultime per Venturi sono forme eccessivamente
libere in cui gli autori per rendere pi concatenata la loro versione, introducono delle loro
aggiunte e in esse vi si affoga il testo, talvolta da non pi ravisarsi, e fan per lo pi passare per
sentimenti degli autori ispirati molti dei propri; e se non altro con una prolissit tutta affatto
contraria al laconismo di quelle stringatissime composizioni ne levano la vibratezza ed il verbo, n
lasciano pi ravvisare il cantore di Zionne (Salterio 1816, VIII). Venturi stabilisce cos una scala
di possibilit traduttive che va dalla versione interlineare (le annotazioni), alla italianizzazione (mi
son servito del verbo Italianizzare e suoi derivati, che so bene non trovarsi nel Dizionario, Salterio
1816, IX), alla parafrasi (non presente qui, ma possibile come forma di riscrittura) e, infine alla
versificazione. La riscrittura poetica affidata a Gazola, che in una nota Al lettore dichiara di
essersi assunto il dovere di adottare e possibilmente imitare la variet dello stile ch
nelloriginale, dove semplice dove ornato dove sublime e di avere utilizzato quale tra i metri
italiani pi vi corrispondesse e conservando scrupolosamente la divisione dei versetti di modo
che questi Salmi nellitaliano possono recitarsi a coro (Salterio 1816, XV). Si hanno cos varie
forme poetiche: dalla canzone alfabetica, agli epigrammi alfabetici, al sonetto, quartine, ottave,
selva, metro ebraico, terzine ecc. fino a due salmi resi in endecasillabi sciolti.
Le note introduttive mostrano lavvedutezza con cui i due traduttori operarono, ma questo non
attenua il giudizio tranchant del giovane Leopardi rivolto non tanto allitalianizzazione di Venturi
(che nonostante alcune imprecisioni notate con puntiglio tuttavia rimane utilissima e degnissima
desser letta, e lodata da qualsiasi dotto), ma alle artificiosit delle soluzioni formali adottate dal
Commendator Gazola:
Veggo che ora mi convien parlare della versione poetica () e mi spiace, perch lettala pur
ora, io son tutto ghiaccio (). Gran freddo ci che io ho sentito in correndo questi paesi
Ebreo-Italiani, e so di certo che tutto il debbo alle leggi severissime, che come ne fa avvisati
egli stesso, ha creduto doversi imporre il Sig. Commendatore; empie leggi contra le quali non
posso adirarmi a bastanza.
Poco importa al lettore che il metro della traduzione somigli quello che si pretende scorgere
nel testo; pochissimo, che la versione serbi la distinzion de versetti che nelloriginale;
niente che i salmi, alfabetici o acrostici nel testo, il siano altres nella traslazione: ma molto
che il traduttore si vegga acceso, avvampato dal fuoco delloriginale; moltissimo che la
traduzione conservi la semplicit, la forza, la rapidit, il calore della fantasia orientale e
profetica, () sommamente che la versione il commuova quasi come il commuoverebbe
loriginale, e come forse il commuove alcuna interpretazione in prosa che non ha altro pregio
che la fedelt, e la stessa Vulgata. Le troppe difficolt (delle quali io penso sia stata la
massima quella della rima, con cui sembra impossibil cosa fare una buona traduzione, e che
pure in questa sorta di poesia per nostra mala ventura appar necessaria) han fatto, se io non
erro, che il terribil mediocre si affacci alle labbra di chi legge questa versione ().
22
I toni e i contenuti della critica, cos come le immagini sono romantiche (la poesia deve avvampare,
le leggi severissime della dizione poetica invece ghiacciano, lasciano indifferenti); le notazioni sulla
poesia sono tipicamente leopardiane (la traduzione deve conservare la semplicit, la forza, la
rapidit); si indica inoltre nellautoimposto vincolo della rima una delle cause principali della
mediocrit della traduzione. Quando la preoccupazione principale del traduttore di cercare le
rime, di dare al verso la giusta misura, allora il traduttore non uomo ispirato
23
e il lettore
resta indifferente. Lanalisi di Leopardi continua con lindividuazione di una serie, a suo avviso,
inutile di allungamenti, per concludersi poi con la citazione di alcuni versi invece ben riusciti, dove
Gazola ha sparso rime a suo talento sottraendosi in qualche modo ai vincoli ferrei delle forme

22
Leopardi (1988), II, pp. 914-915.
12
poetiche chiuse, e con una notazione finale sullefficacia poetica dellendecasillabo sciolto: Non
dubito che i due salmi trasportati () in versi sciolti, non siano assaissimo migliori degli altri.
24
La considerazione sulla versione poetica di Gazola testimonia degli approfonditi studi sulla
lingua ebraica intrapresi da Leopardi, ma anche della sua riflessione sullo stile del tradurre che si
intreccia, anche in questo caso, con una precedente esperienza di traduzione. Alcuni mesi prima
Giacomo e il fratello Carlo avevano portato a termine una sorta di esperimento traduttivo: si trattava
di sette diverse versioni (greco, latino letterario, latino metrico, italiano, spagnolo, francese, inglese)
del Salmo 46 (47 nella numerazione ebraica), con Giacomo probabilmente responsabile delle prime
quattro e Carlo delle altre tre. Il testo non fu pubblicato (appare solo nel 1979 grazie al lavoro di
Ornella Moroni) anche perch Carlo Antici, su indicazione dellerudito romano Francesco
Cancellieri, dissuase il padre Monaldo dal finanziare la pubblicazione, considerandolo poco
rilevante.
25
Forse, nella severa critica a Gazola Leopardi fa tesoro anche della sua esperienza di
traduttore e della probabile insoddisfazione per il proprio tentativo giovanile. Un breve confronto
fra litalianizzazione di Venturi e le versificazioni di Gazola e Leopardi mostrer, da sola, quanto le
critiche di inutili allungamenti (per quanto possa valere, 41 sono le parole nellitalianizzazione,
55 in Gazola, 60 in Leopardi), di eccessiva fredda e calcolata osservanza delle norme metriche e
della rima, che Leopardi rivolge a Gazola nella recensione si possano rivolgere anche alla versione
che Leopardi stesso aveva da qualche mese terminato:
(Abate Venturi)
Tutti o popoli, battete palma a
palma: /
Esultate in Dio con voci di
contentezza. /
Poich laltissimo IDDIO e
terribile, il /
Re possente su tutta la terra, /
Adduce i popoli sotto di noi; e fa
prostrarsi /
Le nazioni ai nostri piedi.
(Gazola)
Tutti popoli battete / Esaltanti
palma a palma: /
Lieta lalma a Dio volgete /
Fra concenti di piacer. //
Poich IDDIO (che i cieli
ascende /
Dio tremendo, che limpero /
Sullintero mondo stende /
Infinito in suo poter) //
Terre e genti in pria straniere /
Sotto il nostro scettro adduce: /
E conclude armate schiere /
Tributarie al nostro pi. //
(Leopardi)
Palma con palma ors battete, o
genti, /
E delle voci dellapplaudir
sincero /
Mescete il suon de musici
stromenti. //
Altissimo, infinito, immenso
impero /
Ha il Dio che regna sulleteree
volte, /
Il Dio che regge luniverso
intero. //
Cento nazioni e cento egli ha
raccolte, /
Sotto le nostre leggi, al nostro
piede /
Li soggettolle, ei lha di ceppi
avvolte. //
poco pi di unipotesi, ma pare proprio che lesperienza di traduttore, anche in questo caso, abbia
consentito una pi avveduta e profonda riflessione sullo stile e la poetica del tradurre, con alcune

23
Ivi, p. 915.
24
Ivi, p. 919.
25
Lettera del 30.1.1816 in Moroni (1979), pp. 430-432.
13
importanti indicazioni anche sulle scelte di poetica (relative alla forma metrica, al lessico,
alleconomicit dellenunciato) che saranno in seguito codificate nella pratica creativa.
26
II.1 Riflessioni. Non meno preziosa fu lesperienza traduttiva del secondo canto dellEneide; in
particolare il confronto con la versione canonica di Annibal Caro, sulla quale Leopardi scrive
alcune considerazioni di rilievo sia nella Premessa che accompagna la pubblicazione della versione
del 1817, sia nel preambolo alla Titanomachia di Esiodo apparsa sullo Spettatore italiano nel
giugno del 1817. Anche in questo caso sarebbe utile fermarsi prima sulla comparazione delle scelte
lessicali, sintattiche, metriche dei due traduttori per poi procedere allesposizione delle
considerazioni leopardiane. Ma forse sar sufficiente rimandare a una lettura ad alta voce delle due
versioni della descrizione della drammatica scena di Laoconte e dei figli ghermiti dagli orrendi
draghi marini. Non si pu dire certo che Annibal Caro non mostri di esser poeta.
27
La sua versione
corre con un ritmo incalzante, come incalzante e drammatica la scena descritta. Assai pi della
traduzione di Leopardi. Ma proprio questo che Leopardi contesta ad Annibal Caro:
Io trovo vizioso il maggior pregio della traduzione del Caro. Il quale sta in quella scioltezza, o volete
disinvoltura, che fa parere lopera non traduzione, ma loriginale. E questa sha procacciata il Caro con
usar parole e frasi al tutto proprie della lingua nostra, e modi non ignobilmente volgari, che danno
allopera un calore di semplicit vaghissima e di nobile famigliarit. . Ma questa semplicit e questa
famigliarit per essere lecitamente scelte dal Caro a qualit principali della sua traduzione, doveano
certo essere qualit principali dello stile di Virgilio. Ora voi aprite lEneide, e di queste in genere non
trovate niente o quasi niente, ma invece un dire sempre grande, sempre magnifico, sempre
segnalatamente nobile, sempre superiore a quello del comune degli uomini. Questo risulta e vi d negli
occhi, e questo chiamate carattere dello stile virgiliano, il quale ognuno raffigura a quel colore patetico
dato costantemente a che che sia, e a quelloro in cui sono legati anche i ciottoli: dove il Caro perch la
sua traduzione corra sempre libera e spedita, sadopera a fare bellamente famigliari anche i luoghi
nobilissimi; e questo chiamate carattere del suo stile. Laonde questi due caratteri sono se non opposti,
certo disparatissimi. Ora segli obbligo stretto del traduttore il conservare anche i minutissimi
lineamenti del testo, laverne tramutato il distintivo e la propriet principale, certo sar un gran
peccato. Per tanto il Caro non mai letto n studiato abbastanza, a me pare che sia da imitar con molto
giudizio come traduttore
28
Siamo qui entrati in pieno nelle considerazioni pi interessanti di Leopardi come teorico della
traduzione. Per Leopardi la fedelt allo stile del testo di partenza, obiettivo irrinunciabile, va
perseguita proponendo un modello stilistico omologo fra le poetiche presenti nel panorama
letterario della lingua darrivo. Per Virgilio non serve lo stile semplice, familiare e leggiadro di
Caro, ma quello pi nobile e austero di Parini: Dovrebbe un traduttore di Virgilio studiare
assaissimo il Parini, e quanto pi al Pariniano saccostasse, tanto pi avrebbe del Virgiliano. In
questo modo si potrebbe far a Virgilio far parlare litaliano virgilianamente.
29
La lingua italiana, a
differenza di quella francese, permette secondo Leopardi il massimo di adattabilit alle lingue

26
Probabilmente nello stesso anno o, come ipotizza Mario Verducci, nel 1817, Leopardi tenta una traduzione
tetraglotta (latino, francese, italiano, greco) anche del Salmo 132 (133). Il testo, conservato fra le Carte Leopardiane
nella Biblioteca Nazionale di Napoli, stato pubblicato per la prima volta da Verducci nel 1991. La versione italiana,
che qui pi ci interessa, in quattro strofe due quinari e due sestine alternate di settenari quasi sempre sdruccioli con
lultimo verso di ciascuna strofa tronco. Il ritmo della versione ancora piuttosto meccanico e rigido: Oh quanto, oh
quanto al tenero / Cuor di fratelli unanimi, / Oh quanto dolce il vivere / In un commun ricovero / In pace, in
amist). Secondo Verducci, degne di nota sono tuttavia alcune soluzioni lessicali che permettono di esprimere per
questa seconda traduzione di Leopardi un giudizio pi positivo rispetto alla prima prova sul Salmo 46 (Verducci (1991),
p. 10).
27
La disputa cinquecentesca sulladozione dellendecasillabo sciolto per il genere epico, anzich il
mantenimento della pi attestata ottava rima, troncata dautorit dalla traduzione del Caro, a riprova del fatto che le
traduzioni non svolgono solo un ruolo ancillare e sussidiario rispetto alla produzione poetica creativa nella storia della
letteratura di una nazione (si veda Giuliani (1992), p. 13).
28
Leopardi (1988), I, pp. 592-593.
29
Ivi, p. 594.
14
straniere: pi che imporsi alle lingue straniere e piegarle alla propria rigida sintassi, consente invece
unelastica adattabilit (Zib. 92-94 e 963-970). In questo spettro il traduttore deve cercare di forzare
questo congegno, considerando non gi le abitudini dei lettori, ma le esigenze del testo di
partenza.
30
La semplicit, che in Mosco, ma anche in Esiodo viene esaltata come segno di poeticit
contro laffettazione di maniera della dizione poetica, qui vista come un limite. I testi non vanno
tradotti tutti allo stesso modo, seguendo le categorie stilistiche di moda: se un poeta straniero usa
uno stile sublime, si dovr trovare nella gamma degli esempi di poetiche nella lingua di arrivo uno
stile che sia il pi possibile capace di rendere quello stile. Sembra una posizione dettata dal buon
senso, e forse lo , ma, purtroppo, capita spesso di leggere traduzioni che riducono gli stili dei testi
di partenza a un unico stile nella lingua di arrivo. E quello stile pu coincidere a volte con una
facilmente criticabile langue du bois, come la chiama Meschonnic, cio un traduttese neutro e privo
di vita.
31
Altre volte invece pu succedere che la poetica del traduttore sia talmente esuberante da
imporsi ai diversi autori facendo perdere loro la specificit e rendendoli omologhi alle peculiarit
della poetica dello scrittore-traduttore. Un esempio di questa pesante, a volte intollerabile
sovrapposizione, la troviamo in Aldo Busi, traduttore geniale, ma anche sopraffattore e
soverchiatore di Boccaccio.
32
II.2 Nelle riflessioni sulle versioni da Luciano (gi studiate da Mattioli)
33
Leopardi mostra con
chiari esempi la sua intenzione di preservare il pi possibile la complessit del testo originale sia
quando si affronta la versione di singole parole sia quando in questione la ritmica di una sentenza.
Cos nello Zibaldone (12) una lunga riflessione riguarda la traduzione di un neologismo di Luciano:
Unosservazione importantissima intorno alle traduzioni, e non so se altri abbiano fatta, e di cui non ho
in mente alcuno che abbia profittato, questa. Molte volte noi troviamo nellautore che traduciamo,
per esempio greco, un composto una parola che ci pare ardita, e nel renderla ci studiamo di
trovargliene una che equivalga, e fatto questo siamo contenti. Ma spessissimo quel tal composto o
parola comech sia, non solamente era ardita, ma lautore la formava allora a bella posta, e per nei
lettori greci faceva quellimpressione e risaltava nello scritto come fanno le parole nuove di zecca, e
come in noi italiani fanno quelle tante parole dellAlfieri, per esempio spiemontizzare ec. ec.
Onde tu che traduci, posto ancora che abbi trovato una parola corrispondentissima proprissima
equivalentissima, tuttavia non hai fatto niente se questa parola non nuova e non fa in noi
quellimpressione che facea ne greci. E qui cos comune linavvertenza che nulla pi. Perch, se
traducendo trovi quella parola e non lintendi, tu cerchi ne Dizionari, e per esser quella parola di un
classico, tu ce la trovi con la spiegazione in parole ordinarie, e con parole ordinarie la rendi e non
guardi, prima se quellautore che traduci il solo che labbia usata; secondo se il primo; perch
potrebbe anche dopo di lui esser passata in uso, e nondimeno non esser stato meno ardito n nuovo n
esprimente il suo primo usarla.
Ecco un esempio. Luciano ne Dialoghi de morti; Ercole e Diogene; usa la parola . Cerca
ne Lessici; spiegano succedaneus ec. ma se tu volti: sostituto, o che so io, non arrivi per niente
allefficacia burlesca e satirica di quella nuova parola di Luciano che vuol dire: contrappersona, e
colla sua novit ha una vaghezza e una forza particolare specialmente di deridere. () Quello che io
ho detto della parola va inteso anche dei modi frasii ec. ec. ec.
34
Il termine utilizzato in traduzione deve creare la stessa sorpresa di quella creata dal termine
utilizzato da Luciano. interessante notare che Leopardi per non propone una traduzione
stranierizzante, che crei in italiano un forestierismo a conio sul greco, come potrebbe essere
antantropo, ad esempio, ma suggerisce una traduzione straniante, contrappersona, che si fonda su
convenzioni linguistiche proprie della lingua italiana, e che crea comunque lo stupore della novit,
come avveniva nel greco con il neologismo .

30
Si veda per le questioni di linguistica Gensini (1984).
31
Meschonnic (2000), pp. 16-17.
32
Busi Boccaccio (1990).
33
Mattioli (1983), pp. 81-112.
34
Leopardi (1969), pp. 8-9.
15
Quando in ballo c la compattezza ritmica del proverbio e in italiano non c un equivalente
Leopardi dichiara la propria incapacit e getta la spugna. Lo si legge in una interessante nota al
frammento del volgarizzamento di Come va scritta la storia:
Qui Luciano ha un proverbio al quale non corrisponde nessuno de nostri chio sappia; e il proverbio
di quelli che renduti secondo che suonano, o restano insulsissimi o anche senza senso: ora parafrasato e
dichiarato nessun proverbio pi proverbio, e per lordinario diventa freddura. Sicchio lho saltato di
netto: e pure in questa traduzione ho proposto di essere fedelissimo.
35
Per Leopardi dunque lunico modo di tradurre un proverbio di trovarne uno corrispondente capace
di restituire la compattezza ritmica/semantica del testo originale, poich ogni parafrasi priva del
suono e ogni mero gioco di parole privo di senso non portano a nulla. questa una posizione
diffusa nella traduzione dei proverbi; secondo Meschonnic costituisce anzi uno dei luoghi comuni
del tradurre, e come tutti i luoghi comuni esso pu essere parziale e limitante. Il termine tecnico che
Meschonnic utilizza disidiomatizzare, cio riportare tutto, anche le espressioni idiomatiche, alla
cultura darrivo. Grave limitazione per Meschonnic che vede nella traduzione alla ricerca di
unequivalenza, dinamica o formale, unintollerabile semplificazione e banalizzazione della
complessit del testo di partenza.
36
Cosa invece evidentemente auspicabile per Leopardi, senza la
quale la traduzione diventa impossibile.
Sia nel caso del neologismo sia in quello del proverbio Leopardi sembra esemplificare
quanto afferma in una pagina del 21 novembre 1821 dello Zibaldone (2134-36) dove si legge che
una traduzione non deve rendere straniera la lingua di arrivo, ma cercare di ottenere sul nuovo
lettore lo stesso effetto che linvenzione o lo stilema avevano suscitato nel lettore del testo
originale: La perfezione della traduzione consiste in questo, che lautore tradotto, non sia p. e.
greco in italiano, greco o francese in tedesco, ma tale in italiano o in tedesco, quale egli in greco o
in francese. Questo il difficile, questo ci che non in tutte le lingue possibile.
37
La buona
traduzione non deve fare cio quello che auspicava Benjamin, quando, nel suo Il compito del
traduttore, citando Rudolf Pannwitz, ricorda che la buona traduzione dovrebbe trasformare la lingua
di arrivo lasciandola potentemente scuotere e sommuovere dalla lingua straniera: Le vostre
versioni, - scrive Pannowitz - anche le migliori, partono da un falso principio, in quanto si
propongono di germanizzare lindiano, il greco, linglese, invece di indianizzare, grecizzare,
inglesizzare il tedesco.
38
Credo che potrebbe essere di qualche utilit istituire una differenza pi
esplicita di quanto si faccia di solito - penso ad esempio a Lawrence Venuti (1995)
39
- fra
stranierizzazione, straniamento e addomesticamento. Se laddomesticamento va chiaramente nella
direzione di un etnocentrismo linguistico e culturale, latteggiamento inverso non deve essere di
necessit lannullamento della lingua di arrivo a favore dellacquisizione delle strutture sintattiche,
degli idiotismi, del lessico della lingua di partenza. Ci sono modi diversi in cui laltro pu venire
assunto. Una cosa la stranierizzazione della lingua darrivo (pensiamo ad esempio allinfluenza
della sintassi inglese nella narrativa italiana contemporanea o lacquisizione a volte imbarazzante e
inutile di forestierismi alla moda), altra cosa invece rendere nella lingua di arrivo le innovazioni
stilistiche, le evasioni dalla norma, le particolarit presenti nel testo di partenza.
II.3 In un passo famoso dello Zibaldone (963) Leopardi, facendo ricorso alla bella immagine
della Camera Oscura, afferma che Leffetto di una scrittura in lingua straniera sullanimo nostro,
come leffetto delle prospettive ripetute e vedute nella camera oscura, le quali tanto possono essere
distinte e corrispondenti veramente agli oggetti e prospettive reali, quanto la camera oscura adatta
a renderle con esattezza; sicch tutto leffetto dipende dalla camera oscura piuttosto che

35
Leopardi (1988), II, p. 1150.
36
Meschonnic (2005), p. 231.
37
Leopardi (1969), p. 564.
38
Benjamin (1962), p. 48.
39
Venuti (1995).
16
dalloggetto reale.
40
La nostra visione del testo straniero determinata dalle nostre abitudini
linguistiche, siano esse codificate o da introdurre coerentemente alle possibilit che la lingua di
arrivo offre. Benissimo interpreta questo passo dello Zibaldone Antonio Prete: Per Leopardi il
rapporto tra due lingue non avviene nel campo di una visibilit diretta, non segue una trasposizione
immediata. La visione della prima lingua, della lingua da cui si traduce, muove dalluniverso
linguistico di colui che traduce: questo il recinto, la camera oscura in cui la prima lingua appare
secondo i modi di unindagine riflessa. () Adattare la camera oscura vuol dire preparare,
tecnicamente, cio secondo stile e necessit, la propria lingua perch sappia accogliere e intrattenere
e comprendere questo ospite che la lingua originale.
41
Cos come necessario che esistano pi stili per riproporre in italiano lo stile sublime di
Virgilio o quello semplice di Mosco, magari ricercandoli in modelli codificati nella tradizione della
lingua di arrivo (e allora Monti o Parini o Caro, a seconda dellaccordo con lo stile del testo da
tradurre), cos sar anche necessario ascoltare con la massima attenzione quello che il testo fa nella
lingua di partenza (come nellesempio della traduzione dell di Luciano) per creare un
modo nuovo di accoglienza nella camera oscura che la lingua di arrivo.
III.1 Ripensando a quegli anni di intenso studio e di assorbimento, anche attraverso tanti esercizi
di traduzione, della lirica e dellepica greca e latina, Leopardi nel 1821 giudica il proprio ingegno
diverso da quello di tanti altri non perch pi creativo, originale o innovativo, ma per la sua
pervadente capacit di mimetizzarsi, di insinuarsi completamente nellingegno degli autori che
andava leggendo, assumendone le particolarit:
Io, nel mio povero ingegno mio, non ho riconosciuta altra differenza dagli ingegni volgari, che una
facilit di assuefarlo a quello chio volessi, e quando io volessi, e di fargli contrarre abitudine forte e
radicata, in poco tempo. Leggendo una poesia, divenir facilmente poeta; un logico, logico; un
pensatore, acquistar subito labito di pensare nella giornata; uno stile, saperlo subito o ben presto
imitare; una maniera di tratto che mi paresse conveniente, contrarne labitudine in poco dora.
42
Ancora, in una lettera a Giordani del 21 marzo 1817:
Quando ho letto qualche Classico, la mia mente tumultua e si confonde. Allora prendo a tradurre il
meglio, e quelle bellezze per necessit esaminate e rimenate a una a una, piglian posto nella mia
mente, e larricchiscono e mi lasciano in pace.
43
forse anche per questo che Leopardi quando passa a scrivere autonomamente lo fa servendosi si
maschere. La prima quella di un umile traduttore di un anonimo poeta greco. Leopardi pubblica
nello Spettatore italiano, t. VII, quad. LXXV, 1 maggio 1817, la traduzione di un Inno a
Nettuno, corredato di una dedica, un avvertimento al lettore e una serie di note puntigliose. Da
questo materiale risulta che il testo presentato la traduzione di un inno greco adespoto, da poco
trovato in una piccola biblioteca romana da un amico. Ci troviamo di fronte a una splendida,
arguta e, mi pare, ironica finzione, nella quale Leopardi diciannovenne attribuisce alle insistenze
dellanonimo amico la pubblicazione della sua provvisoria versione in italiano. Lironia emerge
continuamente nella nota introduttiva: quando Leopardi parla celiando della impazienza con cui il
pubblico aspetta con ansia la pubblicazione di questi ritrovamenti, o nella chiusura dove il
traduttore dichiara la strategia che lo ha guidato nel suo volgarizzamento in endecasillabi sciolti:
Ho adoperato molto per tradurre fedelissimamente, e non ho trascurato pure una parola del testo, di
che potr agevolmente venire in chiaro chi vorr ragguagliare la traduzione colloriginale, uscito
che sar questo alla luce.
44
Il gioco del travestimento svelato in una bella lettera al Giordani del

40
Leopardi (1969), p. 279.
41
Prete (1998), pp. 145 e 147.
42
Di pratica mimetica parla Damiani (2002), pp. 24 sgg.
43
Leopardi (1977), p. 9.
44
Leopardi (1988), I, p. 315.
17
30 maggio 1817, in cui colpisce, oltre alla prosa semplice, tersa ma ricchissima di immagini e
riferimenti, una evidente auto-ironia:
E lInno per e le note col resto, lho scritto appunto un anno fa (). Da questo Ella vedr, se non lha
gi veduto, che quanto io spaccio della scoperta dellInno, una novella. Innamorato della poesia
greca, volli fare come Michel Angelo che sotterr il suo Cupido, e a chi dissotterrato lo credea
dantico, port il braccio mancante. E mi scordava che se egli era Michel Angelo io sono Calandrino;
oltrech la stretta necessit dimitare, o meglio di copiare () mimpastoi e rallent per modo la
mente che senza dubbio io ho fatto tuttaltro che poesia.
45
Per spiegare limportanza di questa esperienza creativa nellambito della riflessione pi generale
sulla traduzione, Antonio Prete utilizza limmagine del cibo, come se si trattasse di una sorta di
transustanziazione che consente la rimessa in vita di un testo dopo la morte. Per Prete infatti lInno
a Nettuno una finzione che tuttavia per la densit dellartificio e per la solida costruzione del
commento, finisce col confessare uno dei seguenti impulsi propri della traduzione: alimentarsi della
sparizione delloriginale, raccogliere la morte delloriginale nella vita del nuovo testo.
46
Unimmagine afferente alla stesso campo semantico utilizzata da Emilio Pasquini quando parla di
Leopardi studioso di Petrarca. Per Pasquini Leopardi stato il maggior petrarchista nei secoli dal
XIV ad oggi. Non esiste altro autore che sia andato tanto a fondo nellattraversamento di un
modello: quello di Leopardi con Petrarca un caso limite di simbiosi artistica (). irripetibile:
un poeta che fagocita un poeta.
47
III.2 La seconda maschera indossata da Leopardi quella dellautore anonimo delle due Odae
Adespotae, scritte nel 1816 e pubblicate assieme allInno di Nettuno. Le due odi anacreontiche
appaiono in greco con versione latina a fronte, questa volta senza nessun particolare paratesto che
espliciti ulteriormente la finzione. La novit di questi sonetti sta nellimmagine della luna che al
centro della seconda Odae e che torner in tante altre poesie di Leopardi, a cominciare da Vita
solitaria:
Lunam canre lubet.
Te, luna, canemus
sublimen, os argenteam.
Tu enim coelum habens,
Quietae noctis imperium
Nigrorumque somniorum tenes ()
Te dii quoque amant,
Te honorant homines,
Sublimen, os argenteam,
Venerandum, pulcram, luciferam.
ma anche nella semplicit e nella grazia del dettato che per non sembra paragonabile a quella
arcadica e di maniera delle prime prove traduttorie. Come ha notato Gilberto Lonardi, il ricorso a
una grammatica semplice del greco e del latino consente un difficile e per ora eccezionale
equilibrio, che costituisce un passo avanti molto importante verso la semplicit n arcadica n
grandioso arcaica dellidillio o almeno dei pi importanti idilli leopardiani.
48
Qui, pi che
limitazione di un modello preciso, Leopardi cerca di costruire una sua lingua naturale e semplice,
capace di guardare alla natura in modo naturale, senza la mediazione della dizione poetica
convenzionale, ma per farlo deve immergersi nella lingua straniera: una sorta di rigenerazione
attraverso lallontanamento.

45
Leopardi (1977), p. 24.
46
Prete (1998), p. 153.
47
Pasquini (2004), p. 205.
48
Lonardi (1969), p. 21.
18
III.3 La terza maschera, quella che Leopardi indossa con pi autorevolezza, quella di Simonide.
Siamo alla prima Canzone, AllItalia, pubblicata da Leopardi nel 1818. Sarebbe necessario
unintera lezione per leggerla e commentarla, considerando anche la traduzione endolinguistica in
prosa (non credo si possa parlare di parafrasi) di Marco Santagata che, alla sua uscita, ha suscitato
un acceso dibattito sul danno o lutilit della versione dei nostri autori classici in un italiano pi
vicino alla lingua duso. Una lezione che potrebbe iniziare con una citazione di Leopardi stesso,
tratta dalla sua premessa al commento delle Rime del Petrarca del 1826: Nessuno oggi in Italia,
fuori dei letterati (io voleva dir fuori di pochissimi letterati), conosce n pu intendere facilmente la
lingua italiana antica.
49
Ma restando AllItalia, e per sommi capi: la canzone come noto dedicata
allItalia umiliata dalla restaurazione, che soffre negletta e sconsolata (v. 15) loffesa delle
catene (v.13) e piange la scomparsa della forza antica (v. 28). Le prime due strofe della
canzone sono unapostrofe allItalia e un compianto per la sua decadenza. Nella terza strofa si parla
degli italiani che ora muoiono per la campagna napoleonica di Russia sacrificando le loro vite non
per la patria, ma per un imperatore straniero in terra straniera. A questo punto, con un salto di tempo
e di spazio, la scena spostata nellantica Grecia, alle Termopili, quando Leonida e i suoi trecento
spartani sacrificarono le loro vite per opporsi allavanzata di Serse e dei persiani (strofa 4-5). qui
che Leopardi indossa la maschera. Per esaltare latto eroico di Leonida e dei suoi, cita lepicedio
che Simonide avrebbe scritto su di loro e per loro proprio alle Termopili, rendendo il loro sacrificio
immortale (strofa 5-6-7). Forse inutile dire che questi versi sono una creazione originale di
Leopardi che si avvale solo di alcuni frammenti dellinno di Simonide sulle Termopili, e si
immedesima nella figura del vate greco per tessere, questa volta in italiano, il suo canto di
ringraziamento agli eroi antichi. E non difficile cogliere quanto pi naturale e semplice e
poeticamente riuscita risulti questa seconda parte della canzone, scritta sotto la protezione della
maschera se raffrontata alla magniloquenza e artificiosit della prima parte.
Beatissimi voi
Mentre nel mondo si favelli o scriva.
Prima divelte, in mar precipitando,
Spente nellimo strideran le stelle,
Che la memoria e il vostro
Amor trascorra o scemi.
La vostra tomba unara; e qua mostrando
Verran le madri ai parvoli le belle
Orme del vostro sangue. Ecco io mi prostro,
O benedetti, al suolo,
E bacio questi sassi e queste zolle,
Che fien lodate e chiare eternamente
Dalluno allaltro polo.
Deh fossio pur con voi qui sotto, e molle
Fosse del sangue mio questalma terra.
Che se il fato diverso, e non consente
Chio per la Grecia i moribondi lumi
Chiuda prostrato in guerra,
Cos la vereconda
Fama del vostro vate appo i futuri
Possa, volendo i numi,
Tanto durar quanto la vostra duri.
Simonide auspica per se stesso una gloria altrettanto duratura quanto quella degli eroi morti e
cantati. La finzione qui elevata a potenza: Leopardi che allinizio vorrebbe morire per la patria (e
questa volta i versi sono davvero retorici: Nessun pugna per te? non ti difende / Nessun de tuoi?
Larmi, qua larmi: io solo / Combatter, procomber sol io) qui invece, nascosto dietro la

49
Leopardi (1988), II, p. 991.
19
maschera di Simonide, offre alla sua terra ci che di meglio ha: il suo canto e con esso la speranza
che il canto gli porter la Fama appo i futuri.
IV. Allinizio mi ero riproposto di percorrere un piccolo tratto dellintricato cammino intrapreso
da Leopardi fra esperienze di traduzione, riflessioni sul lavoro svolto e creazioni poetiche
mascherate. Sono sicuro di avere toccato solo pochissime stazioni di questo percorso, ma spero che
si sia almeno intuita la grande importanza del confronto continuo che il giovane Leopardi stabilisce
con laltro, del suo fagocitante immedesimarsi con i poeti antichi per carpirne la maestria, entrando
in competizione con loro, tentando di trovare nelle ampie possibilit di scelta offerte dalla lingua e
dal canone letterario italiano gli stili che meglio si adattavano alla forza del testo di partenza,
sperimentando infine modi nuovi, come ad esempio il rifiuto della forma chiusa tradizionale per
ladozione di un endecasillabo sciolto non vincolato quindi dalle rime, oppure di un lessico che
rifugge dalle convenzioni di maniera per ricercare la naturalezza e la semplicit, che diventeranno
una modalit della sua poetica e di tanta parte della poesia italiana seguente.
50
Questo suo muoversi
irrequieto e continuo fra i testi da tradurre, spinto da una grande ammirazione, da una finissima
capacit di ascolto e da un profondo desiderio di fare esperienza di questi testi (immedesimandosi in
loro, appropriandosene, facendosi contaminare, dialogando con essi) ci d lidea, come dice Prete a
proposito dello Zibaldone, di un discorso dove tutto resta aperto verso ogni possibile ripresa,
dove nulla mai risolto e chiuso dentro una trattazione.
51
Leopardi non irrigidisce le proprie
riflessioni ed esperienze sulla traduzione in un trattato, ma, fedele allo spirito che anima lo
Zibaldone, preferisce la misura e lo spirito del saggio, dellassaggio, nel tentativo di pensare e
soppesare lesperienza della traduzione, per approssimazioni, per avvicinamenti e allontanamenti. I
risultati non sono mai definitivi: nella sua biografia intellettuale la lotta con il testo da tradurre sar
in certi momenti sospesa perch ritenuta impossibile, in altri sar vista solo come un artificio per
consentire la diffusione, in prosa, del pensiero antico.
52
Ma la prova con lestraneo, questo
confronto formativo, sar sempre uno stimolo a proseguire un cammino di ricerca, fatto di scoperte,
di sfide e di passioni. Forse anche per questo che la vicenda di Leopardi ci sembra cos vicina. Ed
forse anche per questo che Gianni Celati parla di Leopardi come di un nostro compagno di
strada. E in questo cammino quello che conta alla fine non sono le mete a cui arriviamo, ma il
continuo transito attraverso gli stati di affezione che sorgono, con una mobilit eccitatoria che
lanima della scrittura di Leopardi.
53

50
Sul lessico di Leopardi traduttore si veda Savoca Primo (2003).
51
Prete (2004), pp. 32 e 36.
52
Si veda Fasano (1985).
53
Celati (2004), p. 67.
20
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Verducci, Mario, Frammenti leopardiani, Centro nazionale di studi leopardiani, Recananti, 1991
23
EMILIO MATTIOLI
Letica del tradurre
ormai una espressione corrente le virage thique en traduction, la svolta etica nel
tradurre. Di che cosa si tratta? un fenomeno plurale non riconducibile ad un unico autore n ad
ununica concezione, ma sicuramente maturata da parecchi anni ormai la consapevolezza di una
dimensione etica del tradurre, di una responsabilit morale che si assume chi traduce. forse utile
segnalare qualche data. Si ritiene in genere che latto di nascita della traduttologia sia segnato dalla
pubblicazione a Parigi nel 1963 di Les problmes thoriques de la traduction di Georges Mounin,
mentre il termine traductologie stato coniato in francese nel 1973 da Brian Harris, la svolta etica
si pu fissare al 1984 con la pubblicazione de Lpreuve de ltranger di Antoine Berman. In questa
opera risulta con estrema chiarezza quale sia la portata di questa svolta. Nel paragrafo intitolato
Etica della traduzione Berman scrive:
Tradurre significa indubbiamente scrivere e trasmettere. Ma questa scrittura e questa trasmissione
prendono il loro vero senso solo a partire dalla finalit etica che le governa. In questo senso, la
traduzione pi vicina alla scienza che allarte - almeno se si presuppone la irresponsabilit etica
dellarte.
Definire pi precisamente questa finalit etica, e in tal modo liberare la traduzione dal suo ghetto
ideologico, ecco uno dei compiti della teoria della traduzione. Ma questa etica positiva presuppone a
sua volta due cose. In primo luogo, unetica negativa, vale a dire una teoria dei valori ideologici e
letterari che tendono a distogliere la traduzione dalla sua pura finalit. La teoria della traduzione non
etnocentrica anche una teoria della traduzione etnocentrica, ovvero della cattiva traduzione. Chiamo
cattiva traduzione quella che, generalmente sotto lapparenza della trasmissibilit, opera una negazione
sistematica dellestraneit dellopera straniera.
1
Nelle pagine precedenti Berman ha chiarito che la finalit stessa della traduzione () aprire
sul piano della traduzione un certo rapporto con lAltro, fecondare il Proprio tramite la mediazione
dellEstraneo
2
e ancora: lessere della traduzione di essere apertura, dialogo, meticciato,
decentramento. un mettere in relazione, o non nulla.
3
Dunque, nella prova dello straniero la traduzione concepita come accoglimento dellaltro e
quindi come esercizio di alto valore morale. In un saggio dellanno successivo, 1985, La traduction
et la lettre ou lauberge du lointain, tradotto in italiano con il titolo La traduzione e la lettera o
lalbergo nella lontanaza,
4
la concezione etica della traduzione trova un ulteriore sviluppo e si
concretizza nella traduzione letteraria.
Il punto di partenza di Berman netto, tanto da prendere forma di assioma: la traduzione
traduzione della lettera in quanto lettera (ovviamente non si tratta della traduzione parola per
parola, della traduzione servile, ma della traduzione letterale) ed un attacco alla traduzione
dominante nel mondo occidentale caratterizzata dallessere culturalmente etnocentrica,
letteralmente ipertestuale, filosoficamente platonica. A queste tre forme di traduzione Berman
contrappone rispettivamente la traduzione etica, la traduzione poetica, la traduzione pensante. La
lettera lo spazio di gioco di queste ultime. Chiariamo i termini con le parole di Berman,
etnocentrico significa che riconduce tutto alla propria cultura, alle sue norme e a valori e considera
ci che ne al di fuori lEstraneo come negativo o al massimo buono per essere annesso,
adattato, per accrescere la ricchezza di quella cultura. Ipertestuale rinvia ad ogni testo generato per
imitazione, parodia, pastiche, adattamento, plagio, o qualunque altra specie di trasformazione
formale, a partire da un altro testo, gi esistente.
5

1
Berman (1997), pp. 15-16.
2
Ivi, p. 14.
3
Ivi, p. 15.
4
Berman (2003).
5
Ivi, p. 25.
24
Traduzione platonica non significa, ovviamente, la concezione che Platone ha della
traduzione, dato che il filosofo non se ne mai occupato, ma fa riferimento alla scissione fra
sensibile e intellettuale, fra corpo e anima istituita da Platone che il presupposto per un tipo di
traduzione che cerca di cogliere il senso (lanima) al di l della lettera (il corpo). Berman convinto
che questo tipo di traduzione abbia unorigine storica (per esempio la traduzione etnocentrica nata
a Roma) e che la verit della traduzione possa essere recuperata soltanto per via indiretta attraverso
lanalisi delle tendenze deformanti che agiscono nella traduzione.
Questa analisi molto ricca e utile anche per chi non accetti limpostazione di Berman. Le
tendenze individuate e analizzate sono 13: la razionalizzazione, la chiarificazione, lallungamento,
la nobilitazione e volgarizzazione, limpoverimento quantitativo, lomogeinizzazione, la distruzione
delle reti significanti sottostanti, la distruzione dei sistematismi testuali, la distruzione (o
lesotizzazione) dei reticoli vernacolari, la distruzione delle locuzioni e degli idiotismi, la
cancellazione della sovrapposizione delle lingue. Dallanalisi di questo sistema di deformazioni
emerge quello che Berman intende per traduzione letteraria; ma e questo importante egli non
propone affatto una nuova metodologia che sarebbe non meno normativa e dogmatica delle
precedenti, suggerisce invece una riflessione sulla essenza della traduzione che pu sfuggire alle
tendenze deformanti. La traduzione non soltanto un processo di comunicazione, di trasmissione di
messaggi da una lingua di partenza ad una lingua di arrivo. Mettere sullo stesso piano la traduzione
di un testo tecnico e quella di unopera possibile soltanto ad un livello di astrazione molto elevato,
un testo tecnico, tende a trasmettere una certa quantit di informazioni, ma unopera non trasmette
alcuna specie di informazione, anche se ne contiene: essa apre allesperienza di un mondo. La
comunicazione per Berman un concetto troppo astratto per definire lopera e la sua traduzione. La
traduzione piuttosto definita dal suo scopo etico, poetico e filosofico.
La definizione dello scopo etico e il suo legame con la lettera il punto cruciale di questo
discorso. Latto etico-scrive Berman-consiste nel riconoscere e ricevere lAltro in quanto Altro
//. Questa natura dellatto etico implicitamente contenuta nelle saggezze greca ed ebraica, per le
quali, sotto la figura dello Straniero (per esempio del supplice), luomo incontra Dio o il Divino.
Accogliere lAltro, lo Straniero, invece di respingerlo o di cercare di dominarlo, non un
imperativo. Nulla vi ci obbliga. Achille, nellIliade, pu respingere Priamo supplice, e tutto lo
induce a farlo; ma pu anche aderire alla sua supplica e, cos facendo, innalzarsi ad una sfera che
trascende quella delle imprese epiche Ebbene, la traduzione, attraverso il suo obiettivo di fedelt,
appartiene originariamente alla dimensione etica. Essa , nella sua e stessa essenza, animata dal
desiderio di aprire lEstraneo in quanto Estraneo al proprio spazio di lingua. Il che non vuol dire
affatto che storicamente sia andata spesso cos. Al contrario, lobiettivo appropriatore e
annessionista che caratterizza lOccidente ha quasi sempre soffocato la vocazione etica della
traduzione. La logica dello stesso ha quasi sempre prevalso. Ci non impedisce che latto di
tradurre obbedisca a unaltra logica, quella delletica.
6
stupefacente che Berman nellopera postuma: Pour une critique des traductions: John
Donne,
7
abbia abbandonato il campo delletica tale quale laveva definito precedentemente cio
come traduzione della lettera o la letteralit.
8
La stessa Godard ha scorto in Berman una
oscillazione fra due termini (lorizzonte e la poetica) e dietro di essi fra due strade distinte
(lepistemologia e la metafisica).
9
Da una parte un approccio storico funzionale con la
delineazione di un orizzonte traduttivo, dallaltra un approccio idealista che privilegia la riflessione

6
Ivi, pp.61-62, passim.
7
Berman (1995). In italiano ne stato tradotto un capitolo con il titolo Traduzione e critica produttiva, Salerno
e Milano, Oedipus ed., 2000, da Gisella Maiello.
8
Trad. nostra da Barbara Godard, Ltique du traduire: Antoine Berman et le virage thique en traduction,
p. 68, pubblicato in TFR 14/2 (2001), dedicato ad A. Berman.
9
Ibidem (trad. nostra).
25
di un soggetto autonomo e lauto-consistenza di una traduzione vera che sar unopera darte
avente per missione di rivelare lessere del testo originale.
10
Comunque sia, Berman ha segnato la svolta etica ed ha lasciato uneredit che ha conosciuto
svolgimenti molto diversi, ma che questo tipo di riflessione ci sia stato conta nel panorama attuale
ed un punto di riferimento anche per capire chi ha sviluppato un discorso etico sulla traduzione,
ignorando completamente Berman, per esempio la scrittrice bengalese Guyatrik Spivak che insegna
alla Columbia University.
La svolta etica assume significati diversi a seconda dellidea di cultura cui fa riferimento,
lidea di cultura presente nelletnografia con coincide con quella di Berman: per Berman la cultura
va intesa nel senso di Bildung (formazione), non a caso dato che il suo capolavoro Lpreuve de
ltranger si occupa della cultura romantica tedesca e quindi il rapporto con lo straniero serve
soprattutto ad arricchire la lingua in cui si traduce, nellambito etnografico, invece, ad un
ovviamente diverso concetto di cultura corrisponde una funzione della traduzione diversa che
riconosce laltro nella sua estraneit e incrina i rapporti di potere.
Val la pena prendere in esame gli sviluppi delletica del tradurre in alcuni autori. Partir da
Henri Meschonnic che di Berman stato ispiratore, ma con il quale ha poi avuto rapporti
conflittuali. Per Meschonnic il ritmo si configura come etica e poetica del tradurre. Per capire il
senso di questa affermazione bisogna aver presente che, secondo Meschonnic, il ritmo, come
organizzazione soggettiva di un discorso, storicit di questo discorso, fonda il continuo che fa che
un testo sia letteratura. Lesempio pi clamoroso dato dalla traduzione della Bibbia che
Meschonnic sta conducendo da anni. Nel tradurre la Bibbia non si mai tenuto conto del suo ritmo
che dato dagli accenti fissati dalla tradizione masoretica e non si capito che nella Bibbia non c
distinzione fra prosa e poesia. Le conseguenze sono impressionanti, la Bibbia, secondo questa
prospettiva, non mai stata tradotta in francese. Rispettare il ritmo nella traduzione rispettare
letica, perch significa rispettare lunicit e la specificit del testo. Il ritmo si contrappone al segno
e costituisce il legame fra la poesia e la vita. La poetica del ritmo di Meschonnic rappresenta una
delle posizioni pi avanzate della teorizzazione contemporanea e svolge una funzione critica
fortissima.
Lawrence Venuti di cui in italiano circola Linvisibilit del traduttore,
11
si riconnette
esplicitamente a Berman, ma ha una decisa posizione politica. Proprio a pagina 72 dellopera citata,
Venuti scrive:
Il fine ultimo di questo libro quello di costringere i traduttori e i loro lettori a riflettere sulla violenza
etnocentrica della traduzione e di conseguenza stimolarli a scrivere e leggere i testi tradotti secondo
modalit che cerchino di riconoscere la differenza linguistica e culturale dei testi stranieri. Ci che sto
difendendo non una valorizzazione indiscriminata di ogni cultura straniera o di un concetto
metafisico dellidentit straniera; in realt il testo straniero viene privilegiato dalla traduzione
estraniante solo fin dove rende possibile unazione di disturbo nei confronti dei codici culturali della
lingua darrivo, in modo tale che il suo valore, a seconda della situazione culturale in cui viene
tradotto, sia sempre strategico. La questione consiste piuttosto nellelaborare i mezzi teorici, critici e
testuali attraverso i quali la traduzione pu essere studiata e praticata come locus della differenza, e
non dellomogeneit come accade oggi in gran parte dei casi.
Togliere quindi lillusione della trasparenza del traduttore ha per Venuti un valore etico e
politico. Lanalisi della prassi traduttiva dominante in America, determinata da esigenze
economiche e politiche, una prassi che tende a rendere invisibile il traduttore e scorrevole la
traduzione, mette in luce la pretesa egemonica e lillusione culturale che regnano in questo ambito.
Cercare di far dimenticare al lettore che legge una traduzione un autentico imbroglio, codificato
nei contratti stessi che debbono firmare i traduttori.

10
Ibidem (trad. nostra).
11
Venuti (1999).
26
I due concetti di addomesticamento ed estraniamento che corrispondono alla traduzione
etnocentrica e a quella etica di Berman nella prospettiva di Lawrence Venuti variano in rapporto
alla situazione geopolitica, infatti lo studioso ha sviluppato unetica della situazione che d alla sua
analisi una concretezza molto efficace. Questo si riflette, ovviamente, nella concezione dei rapporti
interculturali e tende a marcare non lunit dello spirito come in Berman, ma la differenza.
Con Gayatry Spivak, che si dedica agli studi di genere nellambito della letteratura
femminista post-coloniale, la svolta etica della traduzione entra decisamente nel campo delle lotte di
potere e diventa una forma di azione socio-politica.
12
Limportante per capire per quale via la
Spivak pensa che si possa dar luogo alla traduzione etica nel campo di cui si occupa. Il linguaggio
nella sua concezione si articola in retorica, logica, silenzio, soltanto se si rispetta la retorica anche
nella traduzione dalle lingue del terzo mondo si compie una operazione etica. Con retorica qui
evidentemente si intendono le specificit di ogni singola lingua. Ignorando queste specificit si d
luogo al traduttorese cosicch la produzione di una scrittrice palestinese inizia a somigliare nella
grana della prosa a quella di uno scrittore di Taiwan.
13
Si tratta quindi di trasformare i rapporti
egemonici stabiliti dallimperialismo fra le culture euro-americane e quelle del Terzo mondo. In
particolare per quel che riguarda le lingue si tratta di rompere quella situazione per la quale da una
parte c linglese, preso per la semiotica come tale e dallaltra gli idiomi presi come degli idiotismi
storici. Se il discorso della Spivak nasce da un contesto particolare, le sue considerazioni sulla
traduzione assumono un valore generale a cominciare dallaffermazione che la traduzione latto
pi intimo di lettura.
14
Come ha giustamente sottolineato la curatrice della versione italiana del
saggio, Alessandra Biglia: La retorica / nella concezione della Spivak / pu spezzare la coesione
di un testo e favorire invece la casualit e la possibilit che le cose non siano sempre organizzate dal
punto di vista semiotico.
15
C dunque oltre ad un forte impegno per una traduzione
democratica, uno sforzo per prendere il testo nella sua specificit che sicuramente il presupposto
di ogni forma di traduzione etica.
Testi citati
Berman (1995)
Berman, A., Pour une critique des traductions: John Donne, Paris, Gallimard, 1995
Berman (1997)
Berman, A., La prova dellestraneo, trad. a cura di Gino Giometti, Macerata, Quodlibet, 1997
Berman (2003)
Berman, A., La traduzione e la lettera o lalbergo nella lontanaza, trad. a cura di Gino Giometti, Macerata,
Quodlibet, 2003
Venuti (1999)
Venuti, L., Linvisibilit del traduttore, Roma, Armando Armando, 1999

12
Non a caso il saggio della Spivak pubblicato nel numero 31 di Testo a fronte, dicembre 2004, si intitola La
politica della traduzione.
13
TFR14/2 (2001), p. 30.
14
Ivi, p. 31.
15
Ivi, p. 62.
27
28
GUILLERMO CARRASCN
Lerrore di traduzione: una prospettiva didattica
Da un punto di vista teoretico, lerrore di traduzione presenta, nellambito di studio della
traduttologia, un notevole interesse: infatti, quali che siano il metodo applicato, i criteri di
traduzione, la finalit e la modalit del tradurre, sembra scontato, persino tautologico, che la miglior
traduzione quella che contiene il minor numero possibile di errori, un numero tendenzialmente o
idealmente uguale a zero. Ma in realt, pensandoci bene non facile stabilire fino a quale punto
possiamo estendere il precedente ragionamento: per la perfezione della traduzione, la assoluta
assenza di errori solo condizione necessaria o pure condizione necessaria e sufficiente? O detto
in altri termini: qualsiasi imperfezione nel risultato di una traduzione, cio, nel testo tradotto, si pu
considerare un errore di traduzione? E sono solo questo tipo di imperfezioni o difetti testuali che
vanno annoverati come tali? Magari s, ma bisogna tener conto, come numerosi autori hanno
segnalato e anche se ci trascende i nostri interessi attuali, che il motivo dellinsuccesso di una
traduzione non si limita alle possibili imperfezioni linguistiche o ai possibili tradimenti al senso
originale del testo tradotto: questo in effetti nasce sempre con una funzione e in un contesto
comunicativo preciso; cos linadeguatezza della traduzione al suo scopo stata sovente ritenuta,
dagli studiosi funzionalisti, come un tipo di errore pragmatico non di rado considerato pi grave
degli stessi errori linguistici o semantici. Quindi, la soluzione a questi quesiti sembrerebbe
dipendere anche da quello che consideriamo errore di traduzione e dal modo in cui valutiamo le
diverse possibilit di inadeguatezza testuale e pragmatica, un versante sul quale la traduttologia non
ha mancato certo di fornire delle risposte o, al meno, delle proposte.
In un livello generale si collocano alcune di esse, come quella di Gouadec (1989)
1
, che
definiva lerrore come una distorsione ingiustificata del messaggio originale, o quella di Kupsch-
Losereit (1985) che pare sia stata la prima studiosa ad indicare che il livello di correttezza
linguistica di un testo si possa far dipendere, in realt, dalla sua adeguatezza funzionale, nella
misura in cui le formulazioni linguistiche devono variare a seconda dei loro destinatari, delle
situazioni in cui si producono e delle funzioni e degli obiettivi attribuiti loro. Si pu tuttavia
riportare questa gerarchia ad una dicotomia, diversa da quella stabilita da Spilka nonostante la
coincidenza terminologica (1984),
2
tra errore e difetto di traduzione, integrando nella prima
categoria cio lerrore tutti i problemi di adeguatezza funzionale, che si potrebbero attribuire ad
un livello macrotestuale e che investono, quindi, limpostazione generale, il metodo traduttivo e le
strategie di traduzione; mentre come difetti di traduzione si annovererebbero le scorrettezze
linguistiche a livello microtestuale: fraintendimenti, sviste, calchi e altri errori puntuali di senso e di
lingua. Insieme a quella menzionata da Kupsch-Losereit, non sono poche le teorie funzionali che
puntano a sottolineare la portata che per la valutazione della traduzione acquista il concetto di
adeguatezza pragmatica, al punto da proporre che lo si possa considerare gerarchicamente pi
importante di quello di correttezza linguistica, lessico-grammaticale e testuale. In parole povere, il
primo test che il testo tradotto deve superare quello di svolgere in maniera soddisfacente la
funzione comunicativa e sociale che gli chiesta: da chi ha commissionato la traduzione, dai suoi
nuovi destinatari, etc.
Ci nonostante, si potrebbe obiettare a queste affermazioni generali, che riteniamo tuttavia
valide, che la necessit di adeguatezza pragmatica non una condizione specifica del testo o del
discorso tradotto, bens unesigenza generale di ogni tipo di produzione linguistica comunicativa,
anche di quelle che vivono solo nella lingua originale. Allo stesso tempo, non vi dubbio che la
correttezza linguistica anchessa, certo, requisito esigibile ad ogni testo di un testo tradotto e la

1
Ma riprendendo idee di 1981; apud Hurtado (2004), pp. 293-94.
2
I.V. Spilka defin come errori un tipo di problemi sistematici e ricorrenti, dovuti allinterferenza, a errori
pedagogici, alla complessit intrinseca della lingua meta o persino ad una tattica di comunicazione con cui lo studente
usa delle formule difettose ma, ci nonostante comprensibili ... I difetti sono invece contingenti, dovuti a fattori quali la
stanchezza, o delle distrazioni e negligenze momentanee (Spilka (1984), p. 72; trad. mia).
29
sua aderenza alloriginale, sia in termini di senso sia nella costellazione di aspetti relativi alla sua
formulazione linguistica correttezza e fedelt che si possono considerare elementi non accessori
nella qualit generale della traduzione, anche nella misura in cui possono costituirsi in veri ostacoli
alla comunicazione, come non di rado succede si contano tra le prime istanze sulle quali le
operazioni di traduzione rischiano di incidere negativamente. Potrebbe fare al caso nostro il
seguente esempio, tratto da un manuale tecnico, nel quale la confusione tra il senso letterale e quello
figurato di una parola nella lingua di partenza pu dare origine a un malinteso da parte del lettore
del testo tradotto, malinteso, tra laltro, dalle conseguenze che non esiterei a qualificare come gravi
se il testo dovesse mai venire preso alla lettera:
Appendice B. Suggerimenti e tecniche
A. Suggerimenti per il DV camcorder
Formatti il nastro DV prima della fucilazione del video.
3
Sembra ovvio che il traduttore abbia sbagliato interpretando in un senso pi letterale del dovuto la
parola inglese shooting, che in quella lingua si usa, com risaputo, per fare riferimento al
funzionamento sia delle armi da fuoco, sia dei vari dispositivi ottici per la ripresa dimmagini, per
cui si sparano allo stesso modo i fucili e pure le videocamere o le macchine fotografiche; la
similitudine, in effetti, grande: anche in italiano si parla, ad esempio, di safari fotografico, nel
quale la caccia stata addolcita sostituendo i colpi con le foto, ma non per ci una ripresa pu
diventare una fucilazione. Inoltre, un caso come questo un manuale tecnico on-line
intuitivamente sembra confermare come il rischio che la traduzione incida, come nellesempio
proposto, su aspetti linguistici del testo molto pi elevato della probabilit che intacchi seriamente
la sua funzionalit pragmatica. Sono certo che nessun utente prender sul serio lindicazione di
fucilare la sua cassetta di video digitale, per cui la capacit comunicativa del testo non
compromessa da questo errore, ma senza dubbio non si pu considerare sufficiente la qualit del
testo dal punto di vista logico-linguistico.
Ad ogni modo, quelli che nella terminologia di Spilka sarebbero errori di traduzione,
senza pretesa di conferir loro un valore assoluto come parametro di qualit di una traduzione e
senza preclusione di ulteriore valutazione degli aspetti pragmatici,
4
costituiscono elementi valutabili
anche in s e per s. E se vero quanto afferma Nord (1991)
5
e cio, che dal punto di vista
professionale gli errori pragmatici possono essere i pi importanti, non meno vero che dal nostro
punto di vista, che piuttosto quello della didattica della traduzione, sembra fondamentale che tanto
lacquisizione quanto lo sviluppo di una competenza traduttiva si basino sulla capacit di produrre
traduzioni che, prive come sovente lo sono quelle eseguite nellaula da condizionamenti esterni,
portino alla ribalta la capacit di aderenza semantica al testo originale nonch il rispetto per le
regole grammaticali e testuali della lingua di arrivo. in questa prospettiva didascalica che ci
avvicineremo al concetto di ET ed a una sua classificazione da un punto di vista, quindi,
immanentemente testuale e linguistico, per concludere con delle considerazioni che si collocano
nella sfera del culturale sottolineando la stretta interdipendenza fra testualit, intertestualit e
cultura.
Facciamo unipotesi: supponiamo di leggere due testi in traduzione, A e B, ignari per, e
quindi noncuranti, della loro natura di traduzione, di testo tradotto. Il testo A si presenta nella sua
interezza con un livello adeguato di coerenza e di coesione, di correttezza grammaticale e, per dirla
brevemente, con quellinsieme di caratteristiche che costituiscono le condizioni di adeguatezza e
correttezza di un testo del suo genere nella lingua di arrivo. Di conseguenza, noi ricettori lo
accetteremo come un testo riuscito, senza porci il problema della possibile esistenza, in esso, di
errori di traduzione. Invece il testo B, pur essendo comprensibile in toto, presenta in maniera palese

3
Guida dellapplicazione informatica VideoStudio, scaricabile on-line.
4
Di pi: non dimenticando che questi ultimi possono incidere sui primi, cio, sui giudizi stabiliti in base agli
aspetti prettamente linguistici, fino a rovesciarli completamente, giustificando pragmaticamente quello che da un punto
di vista esclusivamente linguistico si era giudicato sbagliato.
5
Nord (1991), pp. 170 e sgg.
30
la mancanza di alcune delle caratteristiche predette, che A possiedeva, per cui lo percepiamo come
almeno parzialmente non riuscito. Allertati, quindi, da queste imperfezioni, sulla natura di
traduzione del testo B, andremo a controllare sul testo originale; il confronto ci permetter di
verificare se il traduttore, che non ha rispettato tutte le regole della testualit nella lingua di arrivo
(LA), ci nonostante riuscito a produrre in essa un testo difettoso ma comprensibile e che
trasmette lo stesso senso del suo originale. Gi nei panni del traduttologo, continuiamo la nostra
indagine e andiamo a confrontare pure il testo tradotto (TT) A un testo riuscito nella LA con il
suo testo originale (TO) per scoprire che in realt questo TT, pur essendo ben costruito ad ogni
livello, trasmette un senso diverso da quello del suo originale. Quello che si palesa qui altro non
che il vecchio problema de les belles infidles: preferibile la correttezza, la perfezione linguistica e
la bellezza del TT o piuttosto deve esser ad essa anteposta la fedelt al TO?
6
Un paio di esempi ci possono servire a chiarire ulteriormente questa dicotomia. Prendiamo
questa frase della traduzione di Tristana, il romanzo di Benito Prez Galds, eseguita da Francesco
Guazzelli
7
(pur consapevoli che la brevit dellesempio proposto potrebbe in qualche maniera
snaturare il nostro ragionamento):
Let del buon gentiluomo, da me calcolata al tempo dei fatti, era una cifra che non si prestava a
verifica, proprio come lora di un orologio smontato.
Si tratta di una frase perfettamente accettabile, corretta, anzi, persino elegante per gli standard
dellitaliano letterario, per cui possiamo considerarla come esempio del nostro testo A.
Consideriamo adesso, invece, il titolo di questo saggio di D. F. Wallace, pubblicato nel 2005 dalla
casa editrice torinese Codice: Tutto e di pi. Storia compatta dellinfinito.
8
Subito ci rendiamo
conto che, stando almeno a quello che ci indicano i dizionari se non la nostra competenza lessicale,
la parola compatta tradisce a prima vista, come proponevamo per il testo B, la condizione di
traduzione di questa frase.
9
A nessuno dovrebbe, infatti, sfuggire che compatto non in italiano
sinonimo di conciso, contrariamente a quello che succede in inglese,
10
e che quindi ci troviamo
qui di fronte ad un caso di anglicismo. Non da escludere che questo ubbidisca a una scelta
consapevole del traduttore,
11
scelta che si potrebbe giustificare nel quadro di una tendenza generale
verso la traduzione straniante che ha avuto nel tempo rappresentanti tanto illustri come
Nabokov;
12
comunque si tratta di una scelta che palesa la natura tradotta del testo, ma che non

6
Mounin (1965), pp. 44 sgg.
7
Roma: Gruppo editoriale LEspresso, 2004 (La biblioteca di Repubblica; Ottocento, 20).
8
Titolo originale: Everything and More: A Compact History of Infinity, New York, Norton, 2003.
9
Infatti, il dizionario De Mauro ci offre queste possibili accezioni della parola: comptto. agg., s.m. AU, 1a.
agg., costituito di parti strettamente unite fra loro: terreno compatto, roccia compatta; fitto: infiorescenze compatte |
fig., concorde, solidale, unanime: i braccianti scesero compatti in sciopero; 1b. agg., che ha consistenza molto densa,
spec. di alimenti che possono essere consumati anche allo stato liquido: yoghurt compatto; 2a. agg., progettato in modo
da contenere al massimo l'ingombro risultando il pi lineare possibile: auto compatta, televisore compatto; 2b. s.m.,
impianto di riproduzione sonora, spec. stereofonico, costituito da elementi diversi inseriti nella stessa struttura di
dimensioni ridotte. Il Dizionario Italiano Sabatini Coletti (Giunti, 1997) ci d simili definizioni. Nessuna di loro, per,
sembra molto adeguata per qualificare, almeno in maniera positiva, una storia dellinfinito; ma sappiamo benissimo che
il termine inglese che suona come compatto, compact, conta tra le sue pi comuni accezioni quella di Conciso/-a,
che si presterebbe bene per il titolo in questione. Un conto il fatto che questo anglicismo sia stato introdotto o meno in
maniera consapevole dal traduttore del saggio di Wallace; un altro conto il fatto indiscutibile, a parer mio, che persino
adesso che si sente dire skillare per significare fornire delle competenze e delle abilit, laggettivo compatto nel
contesto proposto si percepisce come un chiaro anglicismo.
10
Il dizionario elettronico plurilingue Oxford SuperLex (Oxford U.P. 1996) ci d: compact 1 adj. a (small and
neat) compatto ; b (tightly packed) soil compatto ; c (concise) style of writing conciso.
11
Sulla versione italiana, di Fabio Paracchini e Giuseppe Strazzeri, ho letto numerose critiche, per cui questo
compatto potrebbe essere semplicemente un altro dei loro, a quanto pare, numerosi errori di traduzione. Mi sembra,
per, significativo che persino nelle critiche pi feroci, che adducono come esempio la traduzione dellespressione
matematica integer number con numero integrale, piuttosto che con il giusto numero intero, non si faccia mai
menzione di questo aggettivo del titolo. Sar che langlicismo compatto (= conciso) gi saldamente radicato in
italiano, nonostante le testimonianze dei dizionari?
12
Faini (2004), pp. 86-87; cfr. pure ivi, pp. 20-22.
31
modifica gravemente il suo senso. Nel peggiore dei casi, un lettore di questo titolo che sia
completamente mancante di ogni nozione dinglese cosa, direi, piuttosto difficile da trovare ai
giorni nostri attribuirebbe allaggettivo compatta laccezione che De Mauro raccoglie come 2a:
progettato in modo da contenere al massimo lingombro, e non sarebbe molto lontano dal senso
originale poich si pu ipotizzare che un volume conciso sia compatto e viceversa.
13
Confrontiamo adesso i due piccoli testi proposti con i rispettivi originali:
Testo A Testi originali
Let del buon gentiluomo, da me calcolata al
tempo dei fatti, era una cifra che non si
prestava a verifica, proprio come lora di un
orologio smontato.
La edad del buen hidalgo, segn la cuenta que
haca cuando de esto se trataba, era una cifra
tan imposible de averiguar como la hora de un
reloj descompuesto.
Testo B
Tutto e di pi. Storia compatta dellinfinito Everything and More: A Compact History of
Infinity
Se leggiamo con attenzione loriginale di A, ci rendiamo conto che quello che dice completamente
diverso di quello che stato tradotto in italiano. Tanto per cominciare, e questa la deviazione pi
grave, chi faceva i conti (haca las cuentas) relativi allet nelloriginale spagnolo non un io
narrante, come ha letto il traduttore, bens el buen hidalgo.
14
Poi la frase cuando de esto se
trataba non ha il vago significato reso in italiano con al tempo dei fatti; in essa il pronome
neutro esto riferito, di nuovo, allet del buen hidalgo, e sarebbe molto pi giustamente tradotto
con un semplice e letterale quando di ci si parlava o si discorreva. Davanti a queste alterazioni
cos gravi del senso, il fatto che averiguar non sia la stessa cosa che verificare oppure che un
reloj descompuesto sia un orologio rotto e non uno smontato diventano peccata minuta; tuttavia
una traduzione, sicuramente meno bella, ma pi fedele al senso avrebbe dovuto dire qualcosa come:
Let del buon gentiluomo, stando ai calcoli che egli stesso faceva quando di ci si discorreva, era
una cifra impossibile da scoprire, proprio come lora di un orologio rotto.
15
Pu sembrare un
particolare insignificante, ma in realt quello che andato perso nella traduzione italiana, oltre ad
una certa logica della narrazione che non sto qui ad analizzare, la civetteria del personaggio, che
cerca di nascondere il desiderio di non rivelare la sua et sotto le mentite spoglie dellignoranza
della propria data di nascita (ignoranza che, nellepoca di ambientazione del romanzo, met
Ottocento, non era poi cos straordinaria). Certo che nelleconomia di un intero romanzo un errore
di questo tipo non riveste una grossa importanza. Purch sia solo uno.

13
Mal che andasse il nostro lettore anglofobo lo interpreterebbe nel senso, figurato, di 1b: che ha consistenza
molto densa, guardandosi bene, di conseguenza, dal cercare di leggere il libro che tale titolo porta. In questo caso, la
traduzione del titolo avrebbe tradito lintenzione conativa del suo originale: se a concise story ci pu incentivare alla
lettura del libro che presenta, mi pare certo che storia densa non sia tanto invitante. Lerrore linguistico si proietta cos
sul piano pragmatico e diventa molto grave, nel dissuadere possibili lettori dalla lettura.
14
Nonostante che lambiguit morfologica della forma verbale dellImperfetto dellIndicativo spagnolo che
vede sistematicamente uguali le forme della prima e della terza persone singolari possa permettere di capire altro, per
uno spagnolo non c ambiguit semantica, in quanto la casella vuota del soggetto viene automaticamente riempita
dallultimo attante enunciato. Se si volesse introdurre unaltro soggetto bisognerebbe, quindi, enunciarlo, dicendo, ad
esempio: segn la cuenta que haca yo cuando...
15
Infatti la frase suonava cos nella traduzione eseguita da Augusto Guarino: Let del buon gentiluomo,
secondo il conto che egli faceva quando si entrava in argomento, era una cifra impossibile da appurare quanto lora di
un orologio guasto. B. Prez Galds, Tristana, introduzione di Vito Galeota, traduzione e note di Augusto Guarino,
con testo a fronte, Venezia, Marsilio, 1991, p. 37.
32
Invece, dopo tutto, come abbiamo gi commentato, la storia compatta pu indirizzarci
verso il senso del titolo originale, pregiatosi in realt di una concisione che si potrebbe
traslatoriamente manifestare attraverso la compattezza. Quindi, il testo apparentemente corretto
nasconde abilmente i suoi errori di traduzione tradendo cos fino in fondo il senso originale, mentre
quello palesemente mal tradotto ci permette, nonostante tutto, di capire il senso originale e
comunque ci avverte della sua natura di TT e quindi della possibile convenienza ad andare ad
abbeverarci nelle sorgenti primordiali, laddove le acque non sono ancora state inquinate.
Qui, in sintesi, tutte le possibilit di errore che si possono trovare, a livello prettamente
testuale, nei testi tradotti, senza escludere che nella realt il caso pi probabile sar quello di trovare
dei testi in cui si mescoleranno i difetti di B con la infedelt di A (infedelt globale fatta, tra
laltro, probabilmente, di piccole infedelt locali).
16
Ma in una prospettiva didattica constatare
lesistenza di errori e descrivere e spiegare perch sono da considerarsi tali, non tuttavia
sufficiente. Per cercare di ridurre al minimo linsorgere di errori importante considerare la
traduzione nella sua dimensione di processo
17
per mettere in luce, nella misura in cui possibile,
quale sia il meccanismo che produce lerrore, quale la sua genesi. Certo che per garantire la totale
assenza di errori non esiste una ricetta valida, ma se capiamo bene i passi che bisogna compiere per
transitare da un testo originale al suo equivalente tradotto, se conosciamo la strada, ridurremo
sicuramente il rischio di traviare.
Non rischioso, qualunque sia il modello di rappresentazione del processo di traduzione che
predilegiamo, affermare che i due tipi di errore che abbiamo esemplificato si generano in momenti
diversi di esso: lerrore A, alterare il Senso Originale producendo delle forme corrette e adeguate
nella LA, si produce nel processo che possiamo denominare, seguendo diverse tendenze teoriche,
come deverbalizzazione, decodificazione o comprensione, cio quella fase in cui il traduttore ha
ricostruito un senso non verbale, globale, dai significati offerti dai segni linguistici che compongono
il testo; lerrore B, invece, si produce pi in l nel processo di traduzione, in alcuna delle sottofasi
allinterno della fase di riverbalizzazione, ricodificazione o riformulazione del senso nella LA.
Schema semplificato di Atto
traduttivo
Senso O Senso T
Senso t.re
Segnale O Dec Rec Segnale T
Processo Traduttore
Adattato da Luis J. Prieto Latto di comunicazione traduttivo (1995, 25-27)
S.te T S.to T S.to O S.te O
S.te O S.to O
S.to T S.te T
Figura 1: O: originale; T: tradotto; t.re: Traduttore; S.to: Significato; S.te: Significante; Dec:
Decodificazione; Rec: Ricodificazione

16
Sono due tipi di errore che si possono vedere come paralleli a quelli individuati da Martnez Melis nelle due
categorie erreures qui se detctent en comparant le TA au TO e erreures qui se detctent la seule lecture du TA
(Martnez Melis (2001), p. 229).
17
Hurtado Albir (2001), p. 289.
33
Nellillustrazione si riassumono i principali passaggi dellatto di comunicazione traduttivo
come lo concep Luis J. Prieto, applicando i ben noti concetti di Ferdinand de Saussure. La figura
va letta da sinistra a destra, seguendo le frecce, in questo modo:
0. Da un Senso Originale, attraverso il processo di codificazione linguistica (e successivamente di
scrittura, ma questo passaggio aneddotico), si arriva ad un Testo Originale, composto, come ogni
messaggio linguistico, da un Significato e un Significante. Questo, ovviamente, rimane fuori dal
processo di traduzione del quale, per, costituisce la base.
1. Il segnale di volont di comunicare costituito in prima istanza dal Significante Originale, viene
accolto da un ricettore-traduttore che di conseguenza recepisce il Significante e gli attribuisce
automaticamente un Significato;
2. Se questo significato recepito coincide con il Significato Originale saremo sulla buona strada per
ottenere, attraverso un processo che si chiamato comprensione, decodificazione o
deverbalizzazione, un Senso di Ricezione che coincida con il Senso Originale, ma questo non
sempre avviene cos; in questo passaggio pu gi intercorrere lerrore di traduzione anche se sembra
tuttavia difficile stabilire in quale dei due passi di semantizzazione quello (1) che porta dal
Significante Originale al Significato Recepito attraverso il Significante Recepito;
18
oppure quello
(2, la deverbalizzazione propriamente detta) che porta dal Significato Recepito al Senso di
Ricezione (Senso t.re nella figura) si introduce un errore di interpretazione simile a quello che,
come abbiamo visto, ha portato Guazzelli a leggere in haca un [io] facevo al posto di un [egli]
faceva;
3. Il Senso di Ricezione verr successivamente riverbalizzato o ricodificato in una lingua diversa,
quella di arrivo, generandosi cos un nuovo testo, per lappunto il Testo Tradotto; anche in questo
passaggio possono verificarsi degli errori traduttivi: ad esempio la comparsa di falsi amici come
quello che avevamo visto nel titolo della nostra Storia compatta si pu spiegare come una
scorciatoia in questo processo, per la quale la verbalizzazione nella lingua di arrivo salta per
semplice similitudine fonetica dal Significante Ricepito al Significante Tradotto senza passare dalle
necessarie tappe semantiche costituite dal Significato Originale, dal Senso del Traduttore e dal
Significato Tradotto. Pare, daltronde, possibile che ogni tipo di calco sui diversi piani linguistici si
possa generare in un modo simile a questo.
Sui due grandi tipi di errore che fin qui abbiamo preso in considerazione non difficile
proiettare, rimaneggiandola almeno in parte, la classificazione di Delisle come riassunta da Sager
(1989), in maniera di prendere in considerazione delle sottocategorie che possono avere un notevole
interesse didattico:
Controsenso
Falso senso
Deviazione
semantica
Nonsenso
Sovratraduzione
Errore semantico
(difetto di traduzione)
Sottotraduzione
Piano lessicale: false friends
Piano fonomorfologico
Piano morfosintattico
Errore linguistico
(difetto di lingua)
Interferenza
(Calco
involontario)
Piano sintattico
Infatti il difetto di traduzione o errore semantico quello che come abbiamo visto si produce nella
fase di comprensione del testo originale e si manifesta attraverso una serie di tipi diversi di infedelt
al senso originale, quello che nei nostri esempi aveva fatto Guazzelli; il difetto di lingua, invece, si

18
Se sono il Significante Originale e quello Recepito a non coincidere, bisognerebbe giustificarlo come una
semplice lettura sbagliata, ma anche questo tipo di errori meccanici pu incidere sul risultato finale di una traduzione.
34
produce nei diversi livelli della lingua di arrivo, generalmente attraverso linterferenza delle
strutture proprie della lingua originale che alterano indebitamente quelle proprie del testo tradotto,
come abbiamo visto che succede con i falsi amici quale compatto per conciso.
Partendo da questo secondo gruppo dei difetti di lingua, cerchiamo di spiegare con qualche
esempio in cosa consistono le diverse classi di errore linguistico; stato detto che sul piano
lessicale la contiguit fonica tra il significante originale e il significante tradotto quello che pu
indurre a sostituire una parola della LP con un termine della LA che suona uguale magari per
via di una stessa origine etimologica pur non avendo lo stesso significato. Fenomeni omologhi
possono incidere su altri piani linguistici: nel seguente esempio
19
la normale struttura
morfosintattica della frase spagnola stata sconvolta, di nuovo, da un tipo di traduzione letterale
che ha preso come punto di mira lunit linguistica del piano lessicale, la parola, invece di
considerare ununit discorsiva di rango superiore, come la frase.
Italiano Traduzione italianeggiante Traduzione spagnola
Vi ringraziamo per la
preferenza accordataci
*Les agradecemos por la
preferencia que nos han
acordado
Les agradecemos la
preferencia que nos han
concedido
Infatti, il processo traduttivo si basa sullequivalenza fra elementi testuali in due lingue, ma
lequivalenza giusta deve essere stabilita in maniera coordinata su pi piani linguistici
contemporaneamente. Nellesempio appena esposto (a parte la presenza del falso amico
accordare : acordar) prevalso il piano lessicale, sui cui elementi, parola per parola, sono
state stabilite delle equivalenze senza tener conto delle esigenze di unit appartenenti a piani
diversi, come quello morfosintattico, che in spagnolo impone un regime transitivo al verbo
agradecer, diverso da quello che ha in italiano ringraziare: in questa lingua loggetto lagente
benefico e il beneficio ricevuto sintroduce obliquamente con la preposizione per, mentre in
spagnolo oggetto del verbo agradecer il beneficio stesso, mentre lagente che lo causa diventa
complemento di termine: ringraziare qualcuno per qualcosa si traduce quindi con agradecer algo
(qualcosa) a alguien (qualcuno), e non, con *agradecer alguien por algo, frase impossibile in
spagnolo, che costituisce un calco morfosintattico dellitaliano.
Nellesempio successivo, invece, ci troviamo con una costellazione di calchi sui diversi
piani linguistici che possiamo riassumere analizzando linterferenza come un unico calco sintattico:
Italiano Traduzione italianeggiante Traduzione spagnola
Per una maggiore efficienza
del servizio, per richiesta di
assistenza o di pezzi di
ricambio, Vi preghiamo di
seguire le istruzioni del
manuale ricambi.
*Para una mayor eficiencia del
servicio, a pedido de asistencia
o de piezas de repuesto, Les
rogamos de seguir las
instrucciones contenidas en el
manual repuestos.
Para una mayor eficiencia del
servicio en la solicitud de
asistencia o piezas de
repuesto, les rogamos que
sigan las instrucciones del
manual de repuestos.
In effetti, costruzioni sintattiche proprie dellitaliano, come lassenza di articolo determinativo in
per richiesta, la ripetizione della preposizione davanti ai due termini in coordinazione (richiesta
di assistenza o di pezzi di ricambio), la subordinazione implicita Vi preghiamo di seguire o la
complementazione per apposizione del sintagma nominale come in manuale ricambi devono
essere rese daccordo con le regole sintattiche dello spagnolo, che richiedono la determinazione del
sostantivo indipendentemente dalla presenza di una preposizione (en la solicitud), suggeriscono la
soppressione della preposizione davanti al secondo elemento coordinato (solicitud de asistencia o
piezas de recambio) ed esigono la complementazione prepositiva di specificazione (manual de

19
Ringrazio Anna Maria Venuta per questo esempio e per quello successivo, tratti da un Manuale distruzioni.
35
repuestos) e la subordinazione esplicita in caso di non coincidenza tra i soggetti del verbo principale
e di quello subordinato (les rogamos que sigan).
Questi due esempi potrebbero, quindi, corroborare lipotesi che i calchi si producano come
un salto tra il significante della lingua di partenza e quello della lingua di arrivo, dovuto a una
mancata conoscenza da parte del traduttore delle regole morfologiche e sintattiche di questultima o
comunque a un loro venir meno per motivi che hanno pi a che fare con la psicologia e la scienza
cognitiva che non con la linguistica in senso stretto. Mentre ci riserviamo per la fine, per le sue
implicazioni culturali, un curioso esempio dinterferenza fonomorfologica, passiamo adesso a
considerare alcuni esempi di diversi tipi di errore semantico. Probabilmente quelli pi abbondanti
sono le deviazioni semantiche, simili a quel caso gi visto nella traduzione di Tristana, con i quali il
tradutore modifica il senso originale. Se la stragrande maggioranza di questi errori giustificata da
caratteristiche di ambiguit intrinseche della LO, ogni tanto possibile trovare delle vere e proprie
alterazioni del senso, che quindi originano un falso senso nel testo di arrivo, e che sembrano
assolutamente arbitrarie; la seguente frase, allinizio del famoso racconto di Jorge Luis Borges
intitolato Tln, Uqbar, Orbis Tertius,
Bioy Casares haba cenado conmigo esa noche y nos demor una vasta polmica sobre la ejecucin
de una novela en primera persona
si pu tradurre in italiano in questo modo:
Bioy Casares si era fermato a cena da me quella sera e ci attardammo in una vasta polemica
sullesecuzione di un romanzo in prima persona...
Invece una delle traduzioni pubblicate in Italia (nella raccolta intitolata Finzioni) dice cos:
Bioy Casares, che quella sera aveva cenato con me, stava parlando di un suo progetto di romanzo
in prima persona
difficile spiegare perch e con quale criterio siano state scelte dal traduttore italiano le modifiche
innecessarie e arbitrarie che ha introdotto nel testo. Non c niente nel prosieguo della narrazione
che giustifichi lattribuzione a Bioy Casares del progetto di romanzo in prima persona, che allo
stesso modo potrebbe essere, nelloriginale, unidea del narratore o una questione teorica.
Comunque sia, se lalterazione sintattica per cui una proposizione principale seguita da una
coordinata diventata una subordinata relativa con funzione esplicativa non facilmente
giustificabile (le conseguenze stilistiche sono difficili da valutare il che esula comunque dai nostri
interessi) il difetto pi palese laggiunta di un elemento di significato che nelloriginale non era
presente, parallela a quello che invece potremmo considerare come sottrazione di qualcosa di molto
significativo: ovvia la differenza che c fra quellappassionato attardarsi di due interlocutori in
una vasta polemica e quella fastidiosa esposizione di un progetto di romanzo da parte del povero
Bioy Casares, che il traduttore italiano ha fatto diventare protagonista di un noioso monologo.
Queste due caratteristiche, aggiunta pi sottrazione, potrebbero far pensare alle categorie di
addizione e omissione che Delisle definiva in questi termini:
Addizione: introdurre nel testo di arrivo, in maniera ingiustificata, elementi dinformazione
superflui o effetti stilistici assenti nel testo di partenza.
Omissione: non tradurre, in maniera ingiustificata, un elemento di senso o un effetto stilistico del
testo di partenza.
20
In effetti, i diversi tipi di errore che abbiamo preso da Sager e Delisle hanno ricevuto numerose
critiche per lindefinizione che li caratterizza, per la scarsa chiarezza delle frontiere che li separano
e che sovente rende difficile stabilire con sicurezza a quale categoria appartiene un difetto
particolare. Se nel primo esempio che abbiamo visto, quello del romanzo di Prez Galds, era facile
individuare come origine dellerrore una ambiguit morfologica dello spagnolo, nel caso del

20
Delisle (1993), pp. 37-38, apud Hurtado Albir (2001), p. 291.
36
racconto di Borges, ad esempio, non sembra possibile stabilire con uguale certezza la causa delle
indicate alterazioni del senso originale. Noi ci dovremo accontentare, in questo caso, della
constatazione che stato introdotto un senso diverso da quello originale e in quanto tale, falso.
Queste difficolt di classificazione possono bene palesare i motivi per cui non pochi studiosi hanno
mosso delle critiche alle categorie tradizionali di Delisle, pur riconoscendo loro una indubbia utilit
didattica. In questo senso sono fondamentali le apportazioni di Jeanne Dancette,
21
che ritenendo
poco chiarificatori i concetti tradizionali, ha cercato a pi riprese di esplorare la genesi dellerrore
sia sul terreno della linguistica sia nellambito della psicologia cognitiva.
Altri tipi di errore, tuttavia, sono pi facilmente definibili e di conseguenza non difficile
trovarne esempi chiari. Cos succede con il caso di nonsenso, nel quale potremmo annoverare
lesempio gi visto della fucilazione del video insieme a quella gonna da vestire, traduzione
letterale dello spagnolo falda de vestir (gonna elegante), che troviamo su una sedia nella traduzione
allitaliano di un romanzo dellautore spagnolo contemporaneo Javier Maras.
22
E lo stesso
potremmo dire del controsenso, per il quale si attribuisce ad una parola o ad un gruppo di parole un
senso erroneo o pi in generale si tradisce il pensiero dellautore del testo di partenza.
23
Un buon
esempio di questultimo tipo di difetto di traduzione lo troviamo in una versione italiana, scaricabile
da Internet, del famoso Llanto por Ignacio Snchez Meja di F. Garca Lorca, versione nella quale
la frase y el toro solo, corazn arriba diventato *solo il toro ha il cuore in alto. Anche in
questo caso la mancata comprensione passa dal piano lessicale: ovvio che il traduttore non
conoscesse il senso del modismo spagnolo per il quale anteponendo allavverbio arriba un
sostantivo spaziale concreto quale calle (via), carretera (strada), ro (fiume), monte (montagna) o
escaleras (scale) si ottiene una serie di locuzioni avverbiali che denotano un movimento ascendente
lungo litinerario o attraverso il luogo indicato dal sostantivo. Di conseguenza una traduzione pi
fedele al senso originale potrebbe essere stata e il toro va su da solo verso il cuore che pu
rendere un po di pi lidea poetica del testo originale, cio questo toro che ha invaso il corpo del
torero morto e sale attraverso le sue vene e il suo cuore. Inutile sottolineare la forza catartica di
unimmagine cos potente, cos sconvolgente, che nella traduzione stata malamente banalizzata da
una comprensione erronea.
Come si pu osservare, non sono pochi gli errori semantici che dallo spagnolo allitaliano si
generano sul piano lessicale, e molti di essi ci rimandano alluso reale della lingua attraverso il
quale certi raggruppamenti di parole, quali le locuzioni e le parole composte, acquisiscono un
significato che non facilmente deducibile dalla semplice somma dei significati delle parole che
integrano linsieme. Questa tuttavia una questione complessa di lessicologia che richiederebbe un
trattamento pi esteso di quanto qui possiamo accordarle. Vorrei invece prendere in considerazione,
per finire, un caso particolare che ci permette di riflettere da una parte, sulle implicazioni culturali
che pu comportare in alcuni casi la scelta del traduttore, dallaltra sullimportanza che per una
adeguata risoluzione dei problemi di traduzione riveste una conoscenza approfondita, attraverso
unaccurata analisi del testo in considerazione, dei rapporti intertestuali da esso intrattenuti e pi
precisamente, della sua precisa situazione nella costellazione della cultura testuale di partenza.
Come si sa, nel 2005 si celebrato in Italia come in tutto il mondo il IV centenario della
pubblicazione del pi famoso e universale dei romanzi della letteratura spagnola, Las aventuras del
ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha. Lopera, presto tradotta in inglese e in francese, lo fu
pure in italiano, nellanno 1621, a cura di Lorenzo Franciosini, uno studioso che aveva dato gi
abbondanti dimostrazioni della sua conoscenza e del suo interesse per la lingua della Castiglia.
Nonostante ci, ci sono buoni motivi per affermare che, nella sua scelta ditalianizzare nel modo in
cui lo fece il nome del protagonista, Don Chisciotte, il Franciosini sbagli. In primo luogo, e in sua

21
Dancette (1989), Dancette (1995) e Dancette (1997).
22
In questo caso la genesi dellerrore sembra chiara: il traduttore ha ignorato il valore di locuzione che sul
piano lessicale dello spagnolo colloquiale acquisisce linsieme di parole de + vestir, e ha cos tradotto parola per parola
unassociazione che genera solidalmente il suo significato e deve quindi essere tradotta in maniera unitaria.
23
Delisle (1993), p. 31, apud Hurtado Albir (2001), p. 291.
37
giustificazione, bisogna tener conto del fatto che se da una parte era pratica abituale allepoca la
traduzione dei nomi propri, rimane anche ai giorni nostri il fatto oggettivo della difficolt insita nel
suono del fonema velare fricativo sordo rappresentato dalla <j> di Don Quijote per gli italofoni.
Questo dato di fatto era in effetti un incentivo per adattare il nome. Ma il primo traduttore
dellimmortale romanzo avrebbe dovuto prendere in considerazione due tipi di argomenti, da cui
farsi guidare in questa operazione di addattamento: in primo luogo quelli morfologici e poi, anche
se non meno importanti, quelli intertestuali. Da una parte lanalisi morfologica del nome Quijote,
ci rivela e in questo ci conforta la lettura del libro che questo nom de guerre formato su una
base Quij-, probabilmente presa da uno dei possibili cognomi dellhidalgo pazzo, Quijano o
Quejada,
24
alla quale stato aggiunto un suffisso alterativo -ote che ancor oggi il Diccionario de
la Real Academia Espaola definisce come utile per formare accrescitivi e peggiorativi, anche se
probabilmente la maggior parte delle alterazioni che si possono derivare con questo suffisso assume
tutte e due le sfumature. Ma ovvio che Alonso Quijano non scelse con questi criteri negativi il
soprannome che riteneva a ragione destinato a far perdurare le sue prodezze cavalleresche nella
memoria delle genti. Il povero hidalgo e questa una tipica ironia cervantina non si rendeva
conto di quanto fosse buffo, proprio per via del suffisso, il nome da lui scelto. Sul vero motivo che
in realt lo spingesse a prendere come nome cavalleresco quello scelto, niente ci dice il testo del
romanzo: Avendo messo il nome, con tanta soddisfazione, al suo cavallo, volle ora trovarsene uno
per s, e in questo pensiero pass altri otto giorni, finch si risolse a chiamarsi don Chisciotte.
25
Tuttavia, poco pi in l del passaggio citato, lo stesso personaggio ci fa capire cosa avesse avuto in
mente per dare a se stesso un nome cos poco fortunato. In effetti, nel capitolo successivo, mentre
alcune povere servette lo spogliano dalla sua armatura in quella venta che lui pensa essere castello,
Don Quijote si rivolge a loro recitando, mutatis mutandis, una vecchia ballata castigliana che offro
in versione bilingue:
Non fu al mondo cavaliere
che dame tanto onorassero
come lo fu Don Chisciotte
quando lasci il suo villaggio.
Principesse a lui badavano
e donzelle al suo ronzino.
Nunca fuera caballero
de damas tan bien servido
como fuera Don Quijote
cuando de su aldea vino:
doncellas curaban de l,
princesas, del su rocino.
Si tratta di un componimento di tipo popolare, autore anonimo, diffusione orale e molto conosciuto
allepoca, il cui vero protagonista, per, non era il nostro hidalgo bens il cavaliere della arturiana
Tavola Rotonda, Lancillotto del Lago, in spagnolo conosciuto come Lanzarote del Lago.
26
E con questo mi pare evidente che ci siano gi piste sufficienti per individuare quale
dovrebbe essere stato il pi giusto adattamento italiano del nome del nostro personaggio: Don
Chisciotto. Infatti, litaliano riconosce il suffisso -otto come tale, contrariamente a quanto succede
con -otte e in questa lingua,
27
inoltre, il nome del cavaliere leggendario che ha ispirato il battesimo
darmi dellhidalgo spagnolo , appunto, Lancillotto, mica Lancillotte. molto probabile, tuttavia,
che in questo errore di traduzione, che si perpetuato nel tempo in maniera tale che oggi non pi
possibile correggerlo, si possano scorgere due origini diverse: da una parte, stato il piano fonetico
dello spagnolo a esercitare uninterferenza indesiderabile, in maniera che prevalso su quello

24
Si risolse a chiamarsi Don Chisciotte; dal che, come s detto, gli scrittori di questa autentica storia
dedussero che doveva chiamarsi Quijada e non gi Quesada come piacque ad altri sostenere. Don Chisciotte della
Mancha, Cap. I della I parte. Trad. di Vittorio Bodini, Torino, Einaudi, 1957, p. 30. Ma alla fine, gi rinsavito e nel suo
letto di morte, lo stesso personaggio si riferisce a se stesso come Alonso Quijano il Buono (ivi, p. 934).
25
Ivi, p. 30.
26
Loriginale diceva, infatti: Nunca fuera caballero/ de damas tan bien servido / como fuera Lanzarote /
cuando de Bretaa vino:/ doncellas curaban de l,/ princesas, del su rocino
27
Sebbene le sue connotazioni non siano cos decisamente peggiorative come quelle dello spagnolo -ote,
leffetto ironico nascerebbe in italiano proprio dal valore diminutivo del suffisso.
38
morfologico sul quale il traduttore italiano si sarebbe dovuto imperniare imponendo lunit
linguistica fono piuttosto di quella morfo come base dellequivalenza; dallaltra, possibile
ipotizzare un influsso collaterale della lingua francese, della quale traduzione (eseguita da Csar
Oudin e pubblicata nel 1614) si serv sicuramente il Franciosini
28
e in cui il cavaliere errante era gi
stato battezzato come Don Quichotte.
29
Questo esempio, quindi, oltre a fornirci un caso chiaro di interferenza della LO sul piano
morfonematico della LA, mette in rilievo quanto sia importante, tra gli ingredienti che compongono
la competenza traduttrice, una conoscenza approfondita delluniverso culturale e in particolare della
cultura testuale della lingua di partenza.
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145109
Mounin (1965)
Mounin, Georges, Teoria e storia della traduzione, Torino, Einaudi, 1965

28
Ruffinatto (2002), p. 129.
29
Un altro conto sarebbe stabilire la correttezza di questo adattamento al francese.
39
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2
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1
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Spilka, I.V., Analyse de traduction, in La traduction. Luniversitaire e le praticien, ditions de
lUniversit dOttawa, 1984, pp. 72-81
40
MARIA CARRERAS I GOICOECHEA
La bomba al panzanio di Stefano Benni:
tradurre lironia
*
Introduzione
La bomba al panzanio di Stefano Benni un articolo di opinione con un forte uso dellironia
e di una particolare cifra stilistica, quella che da alcuni viene chiamata bennilingua e che si
riconosce anche nei suoi romanzi e testi teatrali. Per quanto riguarda lautore, un personaggio
molto noto che desta nei lettori sentimenti ambivalenti (o lo si ama o lo si odia: basta navigare un
po sulla Rete per vedere quanto stato usato il testo da noi preso in esame come base di dibattito in
molti forum di discussione e quali reazioni ha provocato fra i suoi amanti e detrattori). Stefano
Benni, nato a Bologna il 12 agosto 1947, giornalista, scrittore e poeta; collabora con numerose
testate giornalistiche e riviste tra cui Corto Maltese, Cuore, Effe, Il Manifesto, Panorama, La
Repubblica, L'espresso, Linus, Micromega, etc. Scrive per Smemoranda, autore di svariate
introduzioni e di diverse collaborazioni, persino nellambito musicale, autore di una lettura di Lolita
di Nabokov e traduttore dal francese (Il rapimento di Ortensia 1988, di Jacques Roubaud), ma ,
soprattutto, autore di corsivi, racconti e romanzi.
1
inoltre un personaggio molto attivo in Rete, con
un proprio sito dal quale risponde alle domande dei suoi lettori e autore di diversi seminari nella
Libera Universit di Alcatraz, dove partecipano anche Dario Fo e Franca Rame, tra altri.
Procediamo ad unanalisi del testo finalizzata alla traduzione in spagnolo dello stesso anche
se i problemi che andiamo a presentare sono validi per qualunque lingua,
2
mentre le soluzioni
potrebbero cambiare. Per permettere il lettore di seguire meglio le nostre riflessioni, alleghiamo il
testo di Benni dove abbiamo indicato con diversi colori alcune delle cose che pi ci interessa
commentare.
Situazione comunicativa:
Il testo, pubblicato come si gi detto il 5 aprile 2003 su Il Manifesto, appare in prima
pagina e con la firma del suo autore.
3
Bisogna dire che questarticolo era stato annunciato alcuni
giorni prima della sua comparsa da altri giornali come La Repubblica, dando modo di leggerlo a
lettori non necessariamente del Manifesto ma conoscitori dellautore. Si presenta sotto forma di
notizia (nello stile della cronaca di guerra) con un titolo accattivante e misterioso allo stesso tempo,
ma evidente che il referente solo un pretesto. La modalit lelemento chiave della presenza
dellautore. Abbiamo inoltre uno stile tutto personale, la cosiddetta bennilingua, riconoscibile

*
Questo articolo nasce dallesperienza didattica forlivese Settimana dinsegnamento sulla guerra (28 aprile-2
maggio 2003, SSLMIT) anche se stato rivisto e corretto in occasione di questo seminario.
1
Alcune delle sue opere sono La trib di Moro seduto (1977), Non siamo stati noi: corsivi e racconti (1978),
Prima o poi lamore arriva (poesie, 1981), Terra! (romanzo, 1983), I meravigliosi animali di Stranalandia, con disegni
di Pirro Cuniberti (1984), Comici spaventati guerrieri (romanzo, 1986), Il bar sotto il mare (racconti, 1987), Baol, una
tranquilla notte di regime (romanzo, 1990), Ballate (poesie, 1991), La Compagnia dei Celestini (romanzo, 1992),
Lultima lacrima (racconti, 1994), Elianto (romanzo, 1996), Bar Sport (racconti, 1997), Bar Sport Duemila (racconti,
1997), Blues in sedici, ballata alla citt dolente (poesie, 1998), Il mondo di Stefano Benni: asino chi non legge (1999),
Leggere, scrivere, disobbidire. Conversazione con Goffredo Fofi (1999), Teatro (copioni, 1999), Spiriti (romanzo,
2000), Dottor Ni: corsivi diabolici per tragedie evitabili (corsivi, 2001), Saltatempo (romanzo, 2001), Teatro 2
(copioni, 2003), Margherita Dolcevita (romanzo 2005).
2
Anche se ovviamente le strategie traduttive dipenderanno non solo dalla lingua di arrivo ma anche, e
soprattutto, dalla cultura di arrivo: non sar lo stesso tradurlo in francese per il Belgio, per la Francia o la Svizzera che
per i lettori dei territori doltremare, e non tanto per le varianti linguistiche che si trovano fra questi bens per le
differenze culturali poich abbiamo un testo molto incentrato sul punto di vista dellOccidente.
3
La parte introduttiva, in corsivo, e altri tre paragrafi si trovano esattamente al centro della prima pagina, il
resto a pagina tredici. Si tratta di un articolo di 1165 parole.
41
subito sin dal titolo. Infatti, in La bomba al Panzanio troviamo questo sostantivo neologico formato
per composizione (panzana + uranio), fantascientifico composto che riusciamo a decodificare
grazie allaccostamento con il sostantivo bomba.
4
Come vedremo, la notizia (il bombardamento di
panzane) non altro che un pretesto per sviluppare attraverso lironia una dura critica.
Macrostruttura:
Possiamo dividere il nostro testo in quattro parti, in pratica lapparato dei titoli, locchiello
(in corsivo nel TO, da I mortiferi ad esplodere), il corpo dellarticolo e le conclusioni, il tutto
senza connettori. Pi in generale, in due parti: il riassunto da un lato e il racconto vero e proprio
dallaltro, come si illustra nello schema sottostante:

4
interessante osservare come si sia rapidamente esteso luso della locuzione coniata da Benni, bomba al
panzanio, che in Rete ormai viene usata per indicare appunto la manipolazione dellinformazione. Diversi poi sono
coloro che si riferiscono alle bombe al panzanio come le definisce Benni o alle bombe che Benni chiama al
panzanio. Interessanti anche i media panzanici, con il derivato virgolettato, sempre in Rete.
4
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43
Titoli:
Presentano il tema o topico, in questo caso la guerra contro lIraq ( sufficiente un toponimo
come questo da solo per situare il lettore nello spazio e nel tempo) e un tipo di bomba
apparentemente sconosciuto ma che automaticamente fa pensare al nucleare. Cos, la bomba al
panzanio ci introduce nel contesto: situazione allarmante, di pericolo, appena 15 giorni dopo
linizio del conflitto, come lo hanno chiamato spesso i giornali evitando luso di parole pi dirette
come quelle che sceglie Benni. Ovviamente, un lettore familiarizzato con lo stile dello scrittore
bolognese pu facilmente intuire il gioco di parole che comunque viene subito chiarito
nellocchiello.
Occhiello:
Vi possiamo individuare quattro sequenze ed in ognuna presente almeno una volta la
parola chiave bomba. La prima sequenza (I mortiferi B 52 la superbomba tagliamargherite)
presenta una lista di cinque tipi di bombe in unautentico bombardamento di informazione ottenuto
grazie alla giustapposizione con elisione totale di verbi. Lironia fa subito capolino passando dagli
autentici ordigni esplosivi (i B52, le testate chimiche e le bombe a grappolo) a altre bombe meno
reali bench possibili, se non fosse per lassurdo del loro uso (la minibomba nucleare a
gittatafederalista e la superbombatagliamargherite). Il riferimento allinformazione bugiarda
nata nel seno della Lega e quella destinata a danneggiare la Margherita chiaro. Nella seconda
sequenza (Ma fra tutte corpi massacrati) ritroviamo il tema questa volta con un tono molto serio
grazie alla ripresa del titolo, come si usa solitamente negli articoli giornalistici, e allesplicitazione
del suo significato, dapprima molto tecnica: la bomba P., cio al panzanio arricchito; poi
sarcastica: bomba che quando esplode sparge intorno a s decine di panzane, bugie e omissioni,
notizie false. Nella terza sequenza ( assai pi potente ex democrazia del mondo) la bomba in
questione viene descritta secondo la sua potenza e i suoi utenti e in questo modo si anticipa il vero
destinatario della critica in atto, cio lAmerica da un lato e la manipolazione dellinformazione
dallaltro (chiaro anche il riferimento al conflitto di interessi del Presidente del Consiglio italiano).
Lultima sequenza, infine, (Ecco pronte ad esplodere) annuncia in cosa consister il resto del
testo: una serie di esempi di manipolazione dellinformazione, ovviamente in chiave ironica.
In ognuna di queste sequenze troviamo, almeno una volta, il termine bomba, a conferma di
un piano fonologico significativo, dove le accuse cadono come macigni, con il ritmo delle bombe
lasciate cadere da un aereo.
Corpo del testo:
Lo sviluppo e lespansione del tema avviene in ben ventitr paragrafi che raccontano, come
in una cronaca di guerra, diversi fatti in un crescendo di assurdit, crescendo che si conclude con
una possibilit ben pi reale di quanto possa sembrare: dopo lIraq la guerra preventiva potrebbe
venire applicata anche contro Siria e Corea. Con un consiglio: Chi vuol capire capisca che ha una
gran forza perlocutiva poich sta esortando il lettore a vigilare, ad agire Il traduttore dovr trovare
una forma proverbiale adeguata che abbia la stessa forza perlocutiva nella lingua di arrivo.
5
Microstruttura del corpo della notizia:
Dicevamo di ventitr paragrafi, attraverso i quali si sviluppano tre storie parallele: la cronaca
di guerra tra USA e GB contro lIraq (i paragrafi 1, 3, 4, 5, 7, 8, 9, 10, 11, 13, 14, 16, 20, 21 e 22),
lesilarante cronaca della conquista di Bassora (par. 2, 6, 12, 15, 19 e 20, che abbiamo trascritto in
rosso) e il ruolo dellItalia nella guerra e, pi in generale, il suo passato pi recente (par. 17), tra
laltro il paragrafo pi ampio fra tutti e situato nel centro del testo.

5
Per esempio, in spagnolo, A buen entendedor pocas palabras.
44
Piano lessicale
Come si pu intuire, domina il linguaggio relativo alla guerra (evidenziato da noi in giallo).
Oltre alle diverse bombe di cui si gi detto, bisogna notare diversi tipi di armi, fra cui i tank, gli
spari, i colpi di bazzooka, le armi chimiche; lesercito, rappresentato dai soldati, le truppe inglesi, i
marines e i caporalmaggiori; il contesto a loro pi naturale, cio una base militare e i campi di
addestramento; la guerra vera e propria, vale a dire lattacco e la battaglia, i corpi massacrati che
portano alla vittoria o gli eufemismi come operazione e scaramuccia; numerosi verbi e collocazioni
legati alla guerra come bombardare, sganciare (bombe), centrare, attaccare, scoppiare, esplodere,
spargere, sparare, controllare, conquistare, sfilare; un regime e una ex-democrazia che in qualche
modo sono coinvolti nella guerra; una banalissima giacca militare e diverse strategie e tattiche. La
parola guerra per si trova solo quattro volte: una nellocchiello, che annuncia gli argomenti a
trattare, e tre concentrate nel paragrafo 17, quello dedicato allItalia. Ci sono inoltre alcuni esempi
che potremmo chiamare positivi come il fuoco amico, la resistenza, i superstiti e, soprattutto, la
pace e i pacifisti, i quali non hanno molto spazio (la pace appare solo una volta e i suoi derivati altre
tre, tutti nello stesso paragrafo 17). Non c bisogno di dire quanto sia importante preservare la
sensazione di squilibrio tra la pace e la guerra trasmessa al lettore con un campo semantico cos
iterato e laltro a malapena nominato.
Di fronte al settore della guerra rimangono soltanto in secondo piano, ma sono utilissimi per la
riflessione sulla traduzione di testi divulgativi, i toponimi, antroponimi, nomi di organismi e
istituzioni internazionali e locali. Tra gli antroponimi si possono notare alcuni nomi di personaggi
che a un lettore straniero risulteranno pi familiari di altri (Ciampi, Saddam, Bush, Collin Powell)
contro altri come Gasparri, Casini, Previti, etc., meno noti fuori dallItalia ai lettori non esperti nella
politica del Bel Paese (abbiamo evidenziato in grigio i nomi dei politici noti e meno noti). Si
osservino infine le deformazioni di alcuni dei protagonisti, come Silvio W. Berlusconi o il soldato
Previti. Da commentare, infine, che i ragazzini tra gli otto e i quattordici anni che durante il
fascismo si radunavano in formazioni paramilitari, i balilla, (in grasseto e grigio) risultano spesso
sconosciuti ai ventenni
6
i quali, purtroppo, hanno veramente poca familiarit con il loro passato
storico. Ne riparleremo a proposito dei problemi di traduzione. Per quanto riguarda gli organismi, si
notino la Fininvest, la Esso, Mediobanca e Corsera. Un altro riferimento importante quello alla
legge Gasparri, che ai nuovi lettori andr in qualche modo esplicitata.
Come si osserva spesso nei testi giornalistici, anche qui troviamo diversi esempi di anglicismi
sebbene bisogna dire che, tutto sommato, non sono troppi. Alcuni, come week-end, ormai la forma
pi usata in Italia per indicare il sabato e la domenica, in spagnolo vanno senzaltro tradotti (fin de
semana). Altri, come Bazooka, tank e spray, si adatteranno al sistema morfofonologico castigliano
(tanque, bazuca, espray). Lasceremo invece invariati Pay Tv e My Tv perch contribuiscono a
rendere limmagine di questa Tv tutta commercio e pubblicit. Per quanto riguarda il gallicismo
choc si possono proporre sia il prestito sia la traduzione trauma, che sposta il foco dalla causa sul
risultato.
Piano morfologico
Si gi anticipato che laspetto pi interessante della cosiddetta bennilingua la formazione di
nuove parole, sia per derivazione che per composizione, molto spesso non solo inventate ma anche
improbabili. Si tratta di un aspetto molto affascinante anche dal punto di vista traduttivo e a volte si
tramuta in una vera e propria sfida. Ritorniamo per un momento al titolo: la bomba al panzanio. La
difficolt pi grande sar rendere allo stesso tempo sia lidea di pericolo legata allaccostamento tra
bomba e uranio sia il sema di bugia raccolto in panzana. Chiarito che si tratta di una voce comune
(DLI, De Mauro), ci divertiremo a cercare sinonimi di bugia in spagnolo che mantengano lo stesso

6
La fascia di et degli studenti universitari va dai 19 ai 25 anni circa.
45
registro e permettano di ottenere un effetto simile a quello del titolo originale. Alcune soluzioni
possono essere mentiranio, trolanio, bolanio, patraio.
Altri esempi di formazione di parole sono alcune deformazioni dei nomi di personaggi famosi
(Tony Blairforce, George We[h]rmachtBush che abbiamo evidenziato in verde scuro), di luoghi
(Camp Italy), e di cose (la gi citata My TV per analogia con Pay Tv).
Piano semantico
Come si anticipato nellintroduzione, la strategia di Benni consiste nel passare dalle
informazioni vere a quelle plausibili per poi arrivare a quelle assurde che fanno scattare la risata. Si
tratta, in effetti, delluso di una figura retorica assai complessa poich il suo paradosso consiste nel
fatto che per funzionare deve essere riconoscibile ma se troppo scoperta perde di efficacia e si
avvicina allamarezza del sarcasmo: il discorso ironico si gioca quindi tra riconoscibilit e
leggerezza.
7
Lironia simile allantifrasi (in altre parole dire il contrario di quello che si pensa
realmente), anche se meno svelata, e alla litote, bench pi sottile, e ha un rapporto molto delicato
con lenfasi. Come spiega Beccaria:
I. Per ottenere lironia di fondamentale importanza che lemittente e il destinatario
condividano la medesima presupposizione pragmatica o, detto in parole di Umberto Eco, la
stessa enciclopedia. proprio questo, come vedremo pi avanti, a rendere difficile la
traduzione del nostro testo: se gli eventuali lettori spagnoli conoscono bene i fatti della
guerra contro lIraq, sono meno informati sulla particolarit della politica italiana (anche se
non bisogna dimenticare che diversi autori di corsivi citano il Presidente Berlusconi
continuamente) e quindi non sempre possono riconoscere i riferimenti extratestuali troppo
locali.
II. Qualsiasi enunciazione ironica in realt esprime un giudizio di valore dato che contiene un
fondo morale e un certo senso di superiorit nascosto nella norma immaginata da chi parla:
nel nostro caso Benni considera immorale il comportamento dei governanti di USA, Gran
Bretagna e Italia (le parti pi dure nei confronti del governo italiano e del suo presidente le
abbiamo evidenziate in rosso).
8
III. Lironia basata sulla polifonia e cio sulla presenza in ogni enunciato di altri enunciati: in
effetti, La bomba al Panzanio presenta vari esempi di discorso diretto attribuito a terzi (una
donna bombardata, Rumsfeld, Bush, Blair, Ciampi, Pisanu, i pacifisti, Frattini, Berlusconi,
Powell, etc.).
9
IV. Lironia non si chiude in una fase ma dipende da una sequenza interattiva che pu diventare
strategia o stile. Tutto il testo di Benni strutturato in questo modo (si osservino i brani
evidenziati in verde oliva).
V. Infine, il ricorso allironia presuppone la negoziazione con il lettore e la sua complicit,
altrimenti il testo non viene apprezzato in quanto si in disaccordo con le affermazioni fatte
e viene presto abbandonato. Questo spiega anche perch, come dicevamo sopra, il nostro

7
Beccaria (1994), pp. 400-401.
8
E, dobbiamo supporre, la Spagna, visto che aveva aderito alla proposta di guerra preventiva senza prendere in
considerazione che quasi il 90% degli spagnoli si era dimostrato contrario alla stessa. Va da s che la traduzione
dellarticolo di Benni avrebbe trovato una accoglienza positiva proprio nella condivisone del giudizio morale. La
pubblicazione del testo tradotto in spagnolo doveva per essere fatta in tempi molto vicini ai fatti commentati da Benni
per avere un senso. Pubblicato ora, alcuni anni dopo, larticolo non perderebbe la sua forza come documento ma
bisognerebbe tener presente che il contesto cambiato molto: la Spagna del PP stata sconfitta alle ultime elezioni e la
prima azione importante del governo di Zapatero (PSOE) stato ritirare le truppe spagnole dallIrak. Purtroppo la
notizia in s, cio la guerra in Irak, ancora attuale.
9
Tra laltro anche una nota strategia per dare autorit allinformazione raccolta nei testi giornalistici che allo
stesso tempo, se accompagnata dalla citazione virgolettata, dovrebbe evitare non pochi guai ai giornali.
46
autore, che spesso fa uso di una delle forme maligne dellironia
10
dove prevale lintento
derisorio, ha amanti o detrattori.
Alcuni problemi di traduzione
I riferimenti culturali: durante la nostra analisi, ci siamo chiesti quali fossero i problemi di
traduzione dovuti alla tipologia testuale, come la presenza di antroponimi, toponimi, nomi di
istituzioni o enti che presenta qualsiasi testo giornalistico e che abbiamo gi elencato nel piano
lessicale,
11
ma ci siamo anche chiesti quali fossero invece i problemi dovuti allancoraggio del testo
alla realt italiana, come i molteplici riferimenti a diversi personaggi politici senza alcuna
indicazione dei partiti di appartenenza e dei loro incarichi istituzionali. Lo stesso avviene con i
personaggi appartenenti al contesto culturale italiano. Si sono dovute vagliare soluzioni diverse per
ognuno di loro: come far capire il celodurismo della Lega o il riferimento al bando di Lutazzi dalla
TV senza rompere lequilibrio del testo originale? Ben pi semplici e immediati il gi citato Camp
Italy, sulla falsa riga di Camp Derby, e il soldato Previti (dove lallusione al film Salvate il soldato
Ryan rimane riconoscibile mentre la figura di Previti forse, chi lo sa, andrebbe chiarita ad un lettore
spagnolo). Laccostamento tra Casini e i Balilla si pu risolvere facendo precedere al nome del
primo il ruolo di presidente della Camera, mentre confideremo nei lettori meno giovani per il
riconoscimento dei piccoli soldatini. Il famoso arbitro Moreno (reo delleliminazione dellItalia
negli ultimi mondiali di calcio) non ha bisogno di ulteriori chiarimenti, ma forse bisogner trovare il
modo di permettere al lettore spagnolo di cogliere appieno la critica a Pisanu, che si ripete nelle sue
osservazioni sul movimento non global, e a Fini, accusato di provocare i pacifisti. Il paragone tra il
ministro degli esteri, Frattini, e Cipollino (il famoso personaggio di Massimo Boldi?) si potrebbe
accompagnare dal nome di Jaimito, personaggio delle barzellete spagnole simile allitaliano
Pierino, con una perdita di informazione dovuta alla semplificazione che ci sembra di poter
accettare. Insomma, bench il cuore del testo di Benni sia dedicato allItalia, al nostro nuovo
destinatario dovrebbe bastare riconoscere alcuni dei bersagli dellautore per riuscire a capire quanto
siano dure le accuse che vengono loro avanzate.
Altro aspetto interessante del nostro testo il discorso diretto e luso dei verba dicendi che
introducono la polifonia di cui si gi parlato a proposito dellironia: (secondo x, ha ribadito, ha
risposto, ha detto, ha dichiarato, ha detto, hanno risposto, ha aggiunto, ha dichiarato, etc.): pi che
tradurre letteralmente il verbo del TO importante preservare il ritmo degli interventi e la volont
dellautore di riprodurre lo stile caratteristico delle cronache vere con una totale mancanza di ricerca
stilistica (ha detto si ripete ben 10 volte).
Ben pi complesso ci sembrato riuscire a preservare i cambiamenti di registro, il grado di
implicazione tra lautore e il messaggio, ovverosia la soggettivit di questo testo, e il suo grado di
perlocutivit, vale a dire le intenzioni comunicative, senza perdere n il ritmo n lironia strada
facendo.
La parte dedicata allItalia contiene una serie di accuse molto forti che lautore non cerca di
nascondere: sostantivi come fascismo e i suoi derivati o voci legate a quegli anni come balilla e
Mussolini hanno un peso considerevole. Largomento della cattiva informazione annunciato
nellocchiello si sviluppa tutto qua: Berlusconi controlla linformazione e la manipola e quindi il
suo modo di governare ha tutti i presupposti per essere paragonato ai passati regimi. Altri membri
importanti del governo sono altrettanto responsabili (Casini, presidente del Parlamento, Frattini,
ministro agli esteri, Pisanu, ministro agli interni, Fini, vicepresidente del governo).

10
Beccaria (1994), pp. 400-401.
11
Tra laltro, in questo caso, poich il contesto il Medio Oriente, si presenta la questione della trascrizione
dei nomi arabi che, solitamente, i giornali italiani trascrivono servendosi direttamente della lingua inglese o dal francese
mentre in spagnolo si rispettano le proprie regole di ortografia (ad esempio Bassora, Saddam in spagnolo si
trascrivono con la consonante semplice perch non esiste altra doppia che -rr-).
47
Un traduttore pu rifiutarsi di accettare un incarico di traduzione di un testo come questo ma
se lo accetta, sar suo obbligo morale preservare lintegrit del testo originale senza aggiungere n
togliere nulla di quanto dice lautore. La fedelt al testo originale si otterrebbe:
preservando il piano fonologico del primo paragrafo
preservando la forma e la microstruttura
preservando la presenza dellautore attraverso luso della modalit
preservando lo stile dellautore in chiave ironica
preservando la critica allItalia
preservando i giochi linguistici
Ma non sar lo stesso tradurre in tutte le lingue. Abbiamo gi detto che tradurre non solo
passare da una lingua ad unaltra ma che si tratta anche, e soprattutto, di unoperazione di tipo
culturale. Ecco alcuni dei fattori che non dobbiamo dimenticare:
Inglese: gli inglesi e gli americani sono criticati, derisi, e persino ridicolizzati nel testo.
Tedesco: il riferimento alla Wehrmacht pu essere offensivo?
Arabo: le popolazioni di lingua araba sono le vittime di questo testo ma forse Damasco si
potrebbe offendere per laccusa non tanto velata di sudditanza.
Francese e Spagnolo: apparentemente due paesi fuori dal conflitto, anche se la Spagna di Aznar
appoggi il conflitto. Ricordiamo inoltre che sono due lingue parlate in molti altri paesi che
hanno culture diversissime e che il francese seconda lingua in molti paesi arabi.
Testi citati
Beccaria (1994)
Dizionario di linguistica, metrica, retorica, diretto da Gian Luigi Beccaria, Torino, Einaudi, 1994
48
IRAQ
LA BOMBA AL PANZANIO
Stefano Benni
I mortiferi B 52, le testate chimiche, le bombe a
grappolo, la minibomba nucleare a gittata
federalista, la superbomba tagliamargherite. Ma fra
tutte le armi impiegate in questa sporca guerra la
pi letale senzaltro la bomba P, ovvero bomba al
panzanio arricchito, quella che esplodendo sparge
intorno a s decine di panzane, bugie e omissioni,
notizie false e sfilate di tank al posto dei corpi
massacrati. molto pi potente della vecchia
Bomba Propaganda, usata da ogni esercito e
regime. centuplicata dai caporalmaggiori
dellinformazione, ed pianificata nei computer
della Cia, il cervello paranoico della pi grande ex-
democrazia del mondo. Ecco alcune delle bombe al
panzanio gi scoppiate o pronte a esplodere.
I marines hanno occupato laeroporto di Baghdad
senza incontrare resistenza. Purtroppo durante la
scaramuccia un colpo di bazooka ha centrato il
nastro dei bagagli. Un gruppo di passeggeri di
ritorno dalle Maldive, esasperato dal ritardo, ha
attaccato le forze angloamericane con inaspettata
violenza, facendo uso di armi chimiche quali spray
antizanzare. La battaglia in corso dura, ma
laeroporto sar conquistato entro poche ore o
qualche mese.
Le truppe inglesi hanno il completo controllo di
Bassora.
Lesercito americano entrato a Baghdad tra due ali
di folla festante. Non un solo colpo stato sparato. I
bambini festanti e superstiti mostravano ritratti di
Bush e Topolino. Un uomo andato incontro al
marines ed letteralmente esploso per la gioia.
SEGUE A PAGINA 13
49
Una donna, bombardata in
ospedale, ha dichiarato che lo
choc lha liberata da una
forma dasma di cui soffriva
da anni.
Il Pentagono ha accertato che
i missili caduti sul mercato di
Baghdad non sono americani,
ma sono stati lanciati da
unassociazione di
consumatori iracheni
esasperati dal rincaro delle
verdure.
Le truppe inglesi sono entrate
a Bassora malgrado la strenua
resistenza opposta dal fuoco
amico. Ora Bassora tutta
controllata a eccezione delle
case con numeri dispari.
Sono state trovate nelle citt
irachene numerose bombe
atomiche di fabbricazione
cinese, oltre a dodici campi
daddestramento per terroristi
travestiti da campi di calcio.
Loperazione antiamericana
era stata chiamata in codice
campionato di serie A.
I marines hanno sotto
controllo la sala Vip e met
delle piste dellaeroporto di
Baghdad, ma per uno sciopero
dei controllori di volo non
possono ancora far atterrare i
B 52.
Nessuno screzio tra Rumsfeld,
Powell e i generali americani.
In un cordiale incontro
svoltosi al Pentagono tutti
sono stati daccordo sulla
bont della strategia usata e
sulle tattiche future. Lo stesso
Rumsfeld uscito dalla sala
per incontrare i giornalisti.
Alla domanda: come mai
venuto qui lanciato dalla
finestra, Rumsfeld ha riposto:
avevo fretta di parlarvi.
Non ci ha mai interessato il
petrolio, ha detto Bush in
conferenza stampa, non
sapevo neanche che in Iraq ci
fosse il petrolio. Quando ero
socio con Bin Laden lui me lo
diceva sempre, ma pensavo
che scherzasse. Non vero che
sono pagato dai petrolieri e dai
mercanti darmi. come dal
benzinaio. Mi danno un
bollino-premio ogni dieci
nemici eliminati. Ho gi vinto
la giacca militare e lo stereo,
con altri mille punti prendo il
telefonino.
Nessun lite tra Tony Blairforce
e George WermachtBush sul
futuro dellIraq. Secondo Blair
il governo dellIraq dovr
essere retto da iracheni,
mentre per Bush il parlamento
sar locale ma il presidente del
consiglio potrebbe essere un
tecnico o un bipartisan. I
candidati sono: Arnold
Schwarzenegger, Laura
Bush e il presidente della
Esso.
Gli inglesi sono entrati a
Bassora, sono usciti di slancio,
hanno passato due volte il
Tigri e lEufrate, poi hanno
fatto uninversione a U e sono
stati visti dirigersi verso la
periferia di Istanbul. Si ignora
dove siano adesso.
Bush ha detto che la vittoria
vicina. Saddam gli ha riposto
in televisione che vincer lui.
Bush ha detto che la risposta
di Saddam era una
videocassetta registrata e sullo
sfondo si vedeva un albero di
Natale. Saddam ha replicato
che Bagdad ha viveri per sette
mesi. Bush ha chiesto altri
duecentomila soldati. Saddam
ha detto che ha usato solo un
terzo delle forze. Bush ha
detto che ce lha pi lungo.
Saddam ha tirato gi le braghe
a un sosia. Questi sono
uomini.
Non si hanno notizie sulla
sorte di Bin Laden ma pare
che stia per ricomparire con un
video molto costoso diretto da
Spielberg.
I marines hanno conquistato
laeroporto di Bassora dopo
aver piegato la resistenza delle
truppe inglesi, o viceversa,
attendiamo notizie pi precise.
Il Pentagono ha precisato che
Peter Arnett stato licenziato
non perch aveva parlato male
dellAmerica, ma perch
aveva parlato al telefono con
Luttazzi.
Notizie dalla pi grande base
militare Usa del mondo, Camp
Italy. Il presidente Ciampi ha
dichiarato che non manderemo
soldati italiani in Iraq per una
decisione autonoma e sovrana,
ovvero perch non ce li hanno
chiesti. Il premier Silvio W.
Berlusconi, borsanerista e
approfittatore anche in tempo
di pace, approfitta
naturalmente della guerra per
fare affari, per impossessarsi
di Mediobanca e del Corsera,
per tentare di salvare il soldato
Previti e per far passare la
legge Gasparri che secondo il
premier prevede entro il 2005
la sostituzione della Pay Tv
con la My Tv. Il balilla
Casini, tanto imparziale da
essere ormai definito il
Moreno della Camera, ha
difeso il privilegio che guida
ogni giorno e ogni atto
dellillegalit democratica
italiana, cio la prepotenza di
comportarsi da maggioranza
anche quando non lo si pi.
Il ministro Pisanu ha detto che
i pacifisti devono isolare i
provocatori e i violenti, e i
pacifisti hanno risposto che
loro Fini non lo vedono da
50
mesi. Il ministro dei Rapporti
con il parlamento americano,
Cipollino Frattini, ha detto
che i par usciti dalla caserma
di Vicenza non sono andati in
guerra. Met sono a puttane e
met galleggiano in aria per un
gioco di correnti ascensionali.
Dopodich Berlusconi,
proprietario del novanta per
cento dellinformazione e
della pubblicit, ha detto che
sui giornali i pacifisti
antigovernativi hanno anche
troppo spazio, e che le
bandiere rosse sono un
simbolo sanguinario e lo
spaventano, perch i fascisti
come lui se le sono trovate
troppo spesso contro durante
la resistenza. Per finire, ha
ribadito che la ricostruzione
dellIraq non gli interessa. Il
depliant degli oleodotti
Fininvest era gi stato
stampato prima della guerra.
Questa ultima bomba P
sembrata troppo grossa anche
agli americani per sganciarla.
Bassora stata conquistata dai
turchi.
Le truppe americane
controllano finalmente
laeroporto di Damasco. un
errore scusabile, ha detto
Powell, non capiamo la
segnaletica araba.
E anche quella cinese, ha
aggiunto Rumsfeld.
Il ruolo dellOnu nella
ricostruzione nellIraq
ancora da definire, ha detto
Powell. Ma potrebbero aiutarci
a caricare le taniche.
Nellultima conferenza stampa
prima di partire per il week-
end, Bush ha dichiarato: non
abbiamo mai confuso il
terrorismo di Geronimo con il
popolo pellerossa, e la riprova
che gli Apache hanno
mantenuto la propria nazione e
un parlamento autonomo.
Inoltre sono gi pronti gli aiuti
umanitari per i bambini siriani
e coreani. Chi vuol capire,
capisca.
sabato 5 aprile 2003
http://www.ilmanifesto.it
51
LAURA GAVIOLI
Tradurre parlando: alcuni esempi di traduzione dialogica
0. Introduzione
La traduzione orale e, in particolare, la traduzione allinterno di una conversazione sta
diventando un fenomeno sempre pi diffuso soprattutto nelle interazioni di tipo istituzionale, e
come tale sta assumendo un crescente interesse negli studi traduttologici, in quelli linguistici e
sullinterazione, e nella formazione degli esperti linguistici in generale.
In questo contributo, traccer un breve resoconto di come questo interesse si sviluppato in
tempi recenti e mi soffermer su alcuni aspetti della traduzione e del ruolo del traduttore che
caratterizzano da un lato la traduzione orale e dallaltro la costruzione dellinterazione che vede
coinvolti parlanti di lingue diverse con laiuto di un partecipante che le parla e comprende
entrambe. In particolare analizzer tre aspetti che mi sembrano caratterizzare linterazione mediata
dallinterprete: laspetto della traduzione vera e propria dei turni e delle sequenze, il ruolo di
coordinamento e di organizzazione dellinterazione che viene spesso assunto dallinterprete e il
ruolo di filtro delle informazioni e di quanto espresso dai partecipanti che si attua inevitabilmente
e in vari modi attraverso il contributo dellinterprete come traduttore e coordinatore dellinterazione
in due lingue.
Questo studio si basa su due prospettive di analisi che ritengo fondamentali nello studio della
traduzione dialogica: a. la traduzione viene vista allinterno del parlato e come costitutiva
dellinterazione; b. lanalisi si basa su esempi, cio dati conversazionali raccolti al fine di poter
osservare il contributo dei partecipanti a uninterazione mediata da un interprete: in altre parole si
tratta di una ricerca a sfondo empirico. Queste due prospettive di analisi mettono in luce alcuni
aspetti di cui pu essere importante tener conto nella formazione dei traduttori e di chi si occupa
della comunicazione in ambiti in cui sono coinvolti parlanti di pi lingue e di diverse culture.
1. Lo sviluppo dellinteresse scientifico per la traduzione orale e alcune definizioni
Bench la traduzione orale sia stata probabilmente una delle forme di traduzione pi diffuse
sin dallantichit,
1
tradizionalmente gli studi traduttologici si sono concentrati su testi scritti,
prevalentemente letterari. Solo molto recentemente si individuata la necessit di concentrarsi sulla
traduzione orale come unarea di indagine a se stante.
2
Linterpretazione, come viene
normalmente denominata la traduzione orale, ha quindi, ultimamente, riscosso un crescente
interesse sia allinterno degli studi sulla traduzione che allinterno di quelli linguistici.
Questo ritardo nel definire larea di studi ha ragioni storiche, alcune delle quali sono legate
allo sviluppo della ricerca linguistica. Gli studi sulla lingua orale, soprattutto quelli sul parlato
conversazionale, infatti, hanno, in generale, unorigine piuttosto recente e risalgono circa agli anni
sessanta del secolo scorso. Sono sostanzialmente legati alla comparsa di attrezzature che ne
permettano la registrazione, e quindi losservazione.
3
Insieme a questo aspetto, diciamo tecnico, a
cui sono associati gli studi sul testo parlato, occorre per anche ricordarne almeno altri due. Il primo
dato da un crescente interesse dei ricercatori per lanalisi di dati, cio di esempi naturalistici di
testo prodotto da parlanti e/o scriventi nelle loro comunicazioni quotidiane. Questo ha comportato
uno spostamento dellinteresse della ricerca linguistica da unanalisi di tipo introspettivo, basato
sulla competenza cognitiva del parlante, a unanalisi della produzione del parlante. Il secondo,
strettamente legato al primo, dato dallo sviluppo di studi che collegano la produzione linguistica
allinterazione fra i parlanti e al contesto comunicativo.
4
Questi sviluppi hanno contribuito a rendere
la traduzione nella conversazione un fenomeno osservabile e studiabile.

1
Hermann (1956/2002).
2
Pchhacker e Schelsinger (2002), p. 1.
3
Brown e Yule (1983), p. 21.
4
Widdowson (1996), pp. 65-68.
52
Tradizionalmente,
5
la traduzione orale viene distinta in quattro tipi principali:
interpretazione simultanea, consecutiva, chuchottage e dialogica. Linterpretazione simultanea
avviene quando un oratore viene tradotto da un interprete mentre sta parlando, con un leggero
dcalage, cio una brevissima distanza tra il momento in cui loratore pronuncia la frase e quello in
cui linterprete pronuncia la traduzione. Normalmente comporta luso di una cabina insonorizzata e
di microfoni collegati ad auricolari: mentre loratore parla, linterprete traduce al microfono
allinterno della cabina e lascoltatore riceve la traduzione sullauricolare; in questo modo la voce
dellinterprete si sostituisce a quella delloratore. Linterpretazione consecutiva avviene invece
per unit che vengono definite fra oratore e interprete. Loratore parla per un periodo di tempo
che pu andare dai cinque ai quindici minuti e quindi si ferma e lascia spazio alla traduzione. In
questo modo linterprete riformula nellaltra lingua quanto detto dalloratore, pezzo dopo pezzo.
Il chuchottage avviene allo stesso modo dellinterpretazione simultanea, ma anzich utilizzare una
cabina con microfono e auricolari, linterprete siede accanto allascoltatore e sussurra la
traduzione in modo tale che lascoltatore possa sentirla.
Questi tre tipi di interpretazione si adattano a determinate situazioni e composizioni di
pubblico. Ad esempio, perch una traduzione consecutiva abbia effetto necessario che gli
ascoltatori siano tutti della stessa lingua e che ci siano tempi adeguati per poter raddoppiare la
durata del discorso delloratore, mentre la simultanea si adatta ad un pubblico composto di
ascoltatori di diverse lingue e alla necessit di non allungare troppo i tempi, e, infine, per il
chuchottage, indispensabile che gli ascoltatori che ne usufruiscono siano pochi perch il brusio
non disturbi oratore e platea.
Nonostante questi diversi tipi di organizzazione traduttiva richiamino diversi tipi di
situazione comunicativa (ad esempio il chuchottage si adatta a un convegno, essenzialmente in una
lingua, in cui vi sia un numero molto limitato di ospiti stranieri che seguono i lavori, mentre la
simultanea si adatta a riunioni internazionali, con molti parlanti di diverse lingue), i tre tipi di
interpretazione descritti hanno in comune il fatto che si prestano a situazioni in cui uno dei parlanti
parla davanti a un pubblico che ascolta. Si tratta, dunque, di situazioni come i convegni, le
conferenze, le lezioni accademiche, i meeting politici internazionali.
Il quarto tipo di interpretazione, linterpretazione dialogica, sostanzialmente diverso dalle
altre tre poich prevede parlanti che si alternano nella presa del turno in una conversazione che li
vede tutti coinvolti come parlanti e come ascoltatori. Si adatta quindi a situazioni come le trattative
di affari, gli scambi di informazioni su prodotti commerciali (ad esempio presso le fiere), oppure
scambi allinterno di istituzioni pubbliche che coinvolgono un parlante straniero, ad esempio in
ospedale, fra medico e paziente o infermiere e paziente, o in ambiti legali, ad esempio fra
giudice/avvocato e accusato o fra polizia e trattenuto.
I primissimi studi sullinterpretazione la riconoscono come una pratica pi che come un
oggetto di studio e le prime pubblicazioni sono manuali scritti da interpreti per interpreti e sono
basati sullesperienza degli autori che danno una serie di consigli su ci che si fa e ci che non si fa
quando si traduce oralmente. Forse anche in seguito al processo di Norimberga, che per la prima
volta ha dato visibilit allimportanza della traduzione orale nelle questioni di politica
internazionale, la ricerca sulla traduzione simultanea e consecutiva parte un po in anticipo rispetto
a quella sulla traduzione dialogica. Intorno agli anni settanta, vengono infatti pubblicati una serie di
studi sperimentali di natura essenzialmente psicologica che indagano il processo cognitivo
dellinterprete simultaneo e che influenzeranno pesantemente gli studi successivi.
6
La ricerca
sullinterpretazione dialogica si sviluppa dapprima come un sotto-campo dellinterpretazione
soprattutto consecutiva e occorre aspettare una decina di anni perch escano i primi studi che la
indagano come un evento comunicativo a se stante e fortemente svincolato dai requisiti che
caratterizzano gli altri tipi di interpretazione.
7

5
Paneth (1957/2002).
6
Cfr. Gile (1995).
7
Pchhacker e Schelsinger (2002), pp. 5-8.
53
In questo contributo mi soffermo in particolare sulla traduzione dialogica e sui significati del
ruolo del traduttore allinterno dellinterazione parlata.
2. Tradurre parlando: orientamento al testo e orientamento allattivit
Il fatto che la traduzione dialogica sia stata, almeno per un periodo, assorbita allinterno
degli studi sulla traduzione simultanea e consecutiva, ha fatto s che linterprete dialogico venisse
osservato in qualche modo come un traduttore di brevi monologhi, di turni, piuttosto che
collocato allinterno di sequenze conversazionali. Soprattutto da un punto di vista analitico, questo
ha portato a considerare il turno come unit testuale e traduttiva e conseguentemente a valutare la
traduzione come resa coerente e coesa del singolo turno, uno dopo laltro. A questo proposito,
Wadensj (1998)
8
articola unutile distinzione fra ci che chiama talk as text e talk as activity.
Nota che orientarsi al parlato come testo o al parlato come attivit, ha esiti diversi sia per lanalista
che esamina la (trascrizione della) conversazione, sia, probabilmente per le scelte dellinterprete
coinvolto. Orientarsi al parlato come testo significa sottolineare limportanza della ricezione e della
produzione testuale e ha, secondo Wadensj, le seguenti implicazioni:
a. luso linguistico viene visto in relazione al tipo di testo che viene prodotto;
b. le funzioni delle azioni verbali sono viste inerentemente alle lingue nelle quali
vengono espresse;
c. i turni vengono visti come singole unit di significato.
Orientarsi al parlato come attivit significa invece tenere conto dellinterazione e della costruzione
del significato nella situazione comunicativa; ci ha, a sua volta, alcune implicazioni:
a. luso linguistico viene visto allinterno dellinterazione e in co-produzione con lattivit di
altri partecipanti;
b. le funzioni delle azioni verbali sono viste in associazione alla comprensione, da parte dei
partecipanti, della situazione comunicativa e di quanto viene detto hic et nunc;
c. i turni sono visti come attivit che fanno parte dellinterazione e della situazione
comunicativa e che assumono un senso allinterno di essa.
9
I due orientamenti, al parlato come testo e al parlato come attivit, sono per molti versi
complementari ed probabilmente necessario tenerli presenti entrambi per valutare il contributo
dellinterprete dialogico, sia da parte dellanalista, sia da parte di chi esercita la traduzione.
Vorrei, a questo proposito, introdurre due esempi. Il primo tratto da una situazione di
interpretazione consecutiva. Loratore il romanziere Hanif Kureishi che parla dei suoi romanzi
allinterno di un evento culturale che ha luogo a Mantova ogni anno, intitolato Festivaletteratura. La
sequenza su cui mi soffermo quella introduttiva, in cui Kureishi prende la parola per salutare il
pubblico dopo una lunga presentazione in italiano (il simbolo (.) indica una breve pausa nel
discorso). Il saluto molto caloroso e anticipa la lettura di un racconto che Kureishi terr per il
pubblico poco dopo:
Esempio 2.1
HK: Thank you very much for coming this evening (.) erm (.) Its a very beautiful city you have here in
Mantua this is the second time Ive been and I would be happy to come every year (.) erm (.) its
wonderful com-to come to a city that is (.) eh (.) dedicated to books(.) erm (.) I was walking this
afternoon in the city and everywhere (.) eh (.) I looked I could see books and its wonderful that people
want to-want to read (.) so (.) Im going to read myself now (.) f-from (.) erm (.) this is a story called
Four Blue Chairs and I would like to (.) erm (.) dedicate this reading to (.) erm (.) my editor Bompiani
Elisabetta Sgarbi who has always published m-me an-and (.) looked after me very well.

8
Wadensj (1998), pp. 21-47.
9
Ivi, pp. 22-23.
54
La traduzione che ne viene data la seguente:
I: Eh (.) allora intanto grazie di essere (.) eh (.) grazie di essere qui sempre un piacere venire in una
bellissima citt come Mantova, la seconda volta che io vengo a Mantova e (.) eh (.) confesso mi
farebbe piacere ritornarci anche tutti gli anni soprattutto perch molto bello camminare per una citt
che (.) in questo momento completamente dedicata ai libri ho fatto una passeggiata oggi e cerano libri
dappertutto eh questa sempre una- una grande gioia per lanimo e per celebrare i libri vorrei cominciare
facendo una lettura eh da un eh racconto ehm:: pubblicato nel mio ultimo libro Mezzanotte tutto il
giorno che vorrei dedicare alla mia editor alla Bompiani che mi ha sempre curato molto e che mi segue
con molto interesse.
Due caratteristiche abbastanza evidenti di questa traduzione rivelano le scelte della traduttrice nel
trattare il contributo di Kureishi. In primo luogo, il testo di partenza contiene un certo numero di
pause ed esitazioni che vengono ridotte drasticamente nella traduzione, in modo tale da abbreviarne
il tempo di produzione. In secondo luogo, il testo di partenza si articola in una serie di battute divise
da pause ed esitazioni, senza connettori espliciti che le colleghino. La traduttrice, invece, introduce
diverse espressioni di collegamento testuale nella traduzione. Possiamo ad esempio notare
confesso mi farebbe piacere ritornarci, dove Kureishi dice I would be happy to come every
year, oppure soprattutto perch molto bello camminare per I was walking this afternoon in the
city e infine per celebrare i libri vorrei cominciare facendo una lettura dove Kureishi usa so
senza precisare se si riferisce al festival, ai libri o allamore per la lettura pi in generale: so (.) Im
going to read myself now.
Attraverso queste scelte, la traduttrice mostra unattenzione alla traduzione come testo e
alla sua coesione, e tratta questa parte del discorso delloratore come ununit a se stante. Poich si
tratta di un esempio di traduzione consecutiva di unattivit monologica, difficile in questo caso
dire in che modo e se la traduttrice si orienta anche al parlato come attivit. Mentre abbiamo, infatti,
il contributo dellinterprete che manifesta la propria comprensione dellattivit orale in cui
inserita, non abbiamo un contributo esplicito del pubblico. Per quanto riguarda loratore, in seguito
al contributo della traduttrice, d avvio alla lettura del racconto, mostrando cos di aver preso atto
che la lettura stata annunciata e, in qualche modo, resa rilevante per il pubblico.
Allinterno della conversazione, lattenzione alla traduzione come testo e come attivit
pi evidente poich osservabile il contributo di tutti i partecipanti alla comunicazione. Introduco, a
questo proposito il secondo esempio citato sopra. Si tratta di una conversazione in un ambulatorio
ospedaliero, che ha luogo fra il medico americano, la madre e il padre, italiani, di una bambina
cardiopatica e linterprete.
10
Lincontro nella fase iniziale in cui il medico raccoglie i dati relativi
ai cambiamenti di peso e di altezza del bambino.
Esempio 2.2 (D: medico, I: interprete, F: padre, M: madre)
1 D you you gained three kilos?
2 (.)
3 I hai aumentato di tre chili? (.) s? giusto?
4 (1)
5 F s cresciuto
6 (.)
7 I yeah he got taller too
8 (.)
9 D thats right =
10 I = OK giusto
11 (.)
12 M in nove mesi
13 (.)
14 I in nine months =

10
Dati di Amato (2006), in stampa.
55
15 D = yeah =
16 I = his last visit was nine months ago so (.) not six ti sei allungato anche (.) benissimo
Come si pu vedere in questo esempio, linterprete traduce, turno per turno, ci che viene detto dal
medico, dal padre e dalla madre. I partecipanti si scambiano informazioni di tipo medico relative
alla crescita del bambino e linterprete si orienta a questa come attivit principale dei parlanti.
Traduce quindi il primo turno del medico come una richiesta di informazioni (you gained three
kilos? / hai aumentato di tre chili), sottolineando la rilevanza della correttezza dellinformazione
(s, giusto?), quindi traduce il turno del padre, s cresciuto, non come una semplice conferma
al medico, ma come unaggiunta di informazione (he got taller too) e di nuovo il turno del medico
(thats right / ok giusto) come una conferma della veridicit del dato di crescita, piuttosto che
come un pi generico s.
Linterprete quindi, in questa prima parte, traduce un turno dopo laltro, interpretando i
contributi dei parlanti in base allattivit che sono l per svolgere: raccogliere informazioni sulla
crescita del bambino. Nonostante, in questo esempio, questa sia forse lattivit primaria dei parlanti,
si pu vedere che nellinterazione viene resa rilevante unulteriore attivit, quella di esprimere
soddisfazione per la crescita del bambino. Questo particolarmente evidente nel contributo della
madre che sottolinea, attraverso lintonazione, la brevit del tempo in cui avvenuta la crescita (in
nove mesi). Nellultimo turno dellesempio, linterprete mostra di nuovo di orientarsi allattivit di
scambio di informazioni, offrendo un proprio contributo, non traduttivo, mirato a correggere il
tempo trascorso dallultima visita. Recupera quindi lespressione della soddisfazione dei
partecipanti aggiungendo una coda in italiano: ti sei allungato anche, benissimo.
Lorientamento dellinterprete allattivit conversazionale che la vede coinvolta pu essere
determinante per la comprensione e linterpretazione dei contributi dei partecipanti. Nellesempio
2.2 linterprete si orienta ai turni interpretandoli secondo quelli che ritiene essere gli scopi generali
dellattivit conversazionale fra i partecipanti (lo scambio di informazioni mediche) e anche gli
scopi dellattivit che vengono resi rilevanti nellinterazione, come, in questo caso, esprimere
soddisfazione o gioia per la crescita del bambino e questo si riflette anche sulla traduzione come
testo. Mentre in un evento monologico, come quello visto nellesempio 2.1, i partecipanti
allinterazione non possono esprimere, tutti e allo stesso modo, la propria comprensione o il proprio
atteggiamento verso lattivit comunicativa, poich una delle parti, il pubblico, non partecipa
attivamente, in un evento dialogico, come quello visto nellesempio 2.2, i partecipanti co-
costruiscono lattivit conversazionale rendendo pi o meno rilevanti determinate azioni ed
espressioni di atteggiamenti.
3. Linterprete come coordinatore nellinterazione
Anche quando linterprete traduce come testo, dunque, manifesta un orientamento ad una
attivit, come mostrato sopra, attraverso lesempio 2.2, allo scambio di informazioni mediche o
allespressione della soddisfazione dei partecipanti. Da questo punto di vista, difficile pensare che
linterprete possa agire nellinterazione come una semplice macchina traduttiva, anche quando di
fatto traduce turno dopo turno e in modo molto aderente al testo. In contrapposizione a una
letteratura precedente che sottolineava un ruolo etico di massima neutralit e minima visibilit
dellinterprete, la letteratura pi recente sullinterpretazione dialogica
11
tende a sottolineare
laspetto di partecipazione dellinterprete allinterazione: ci permette di capire meglio qual il
significato del ruolo di un partecipante, come linterprete, la cui presenza motivata
sostanzialmente dal fatto di rendere possibile linterazione fra altri partecipanti. Wadensj (1998),
12
in particolare, nota che linterprete dialogico prende spesso un importante ruolo di coordinamento
dellinterazione: in quanto si tratta del partecipante maggiormente in grado di gestire le due lingue

11
Ad esempio Roy (1993/2002); Wadensj (1993/2002), Wadensj (1998); Davidson (2002).
12
Wadensj (1998), pp. 108-110.
56
(a volte, non sempre, lunico che ne ha accesso), linterprete svolge una funzione fondamentale nel
distribuire i turni fra i partecipanti e nel coinvolgerli nellinterazione. Nota, inoltre, che un
orientamento dellinterprete al parlato come attivit pu facilitare questa attivit di coordinamento.
Qui vorrei discutere brevemente due casi che esemplificano diversi modi in cui linterprete
partecipa allinterazione e vedere le implicazioni delle azioni di coordinamento dellinterprete
rispetto alla partecipazione degli altri interlocutori, al loro coinvolgimento e messa in contatto.
I due esempi sono stati entrambi registrati presso stand di fiere campionarie dove ditte che
esponevano i propri prodotti si sono servite di interpreti per agevolare la comunicazione con clienti
stranieri. Diversamente da quanto poteva forse suggerire lesempio 2.2, sopra, la traduzione
dialogica non avviene sempre sistematicamente turno dopo turno, ma la rilevanza della traduzione
viene co-gestita dai partecipanti allinterazione. Negoziare la rilevanza della traduzione
nellinterazione significa che i partecipanti possono agire in modo da richiederla o non richiederla e
che linterprete pu fornirla subito, ritardarla o non fornirla e tutte queste azioni possono contribuire
a creare spazi, momenti di contatto e tipi di coinvolgimento molto diversi per i partecipanti.
3.1 Primo esempio
Lesempio 3.1, qui di seguito, tratto da una conversazione registrata presso una fiera di
prodotti ciclistici fra un cliente danese (D), uninterprete (I) e un esibitore italiano (E) che hanno gi
avuto precedenti contatti.
13
Nella trascrizione, vediamo una parte in cui dopo essersi salutati, il
cliente danese fa notare allesibitore che la sua conoscenza dellitaliano migliorata e che possono
cos comunicare direttamente, senza linterprete. Anche se, come vediamo nella prima parte
dellesempio, il cliente danese user pochissimo litaliano, linterprete non interviene, lasciando agli
altri due partecipanti lo sforzo di comunicare senza laiuto della traduzione:
Esempio 3.1 - prima parte
[]
1 D: Come va? Imparo italiano eehh?
2 E: Ha!Ha! Bravo! Noi stiamo bene (.) faticoso per.
3 D: (mh)
4 E: Its very tiring!
5 D: Oh capito!
6 E: Caff? D: Caff italiano! Espresso!
7 E: Per tutti e due?
8 (.)
9 E: Due caff?
10 D: S. Due.
11 E: Bene. Come stanno le vostre famiglie?
12 (.)
13 E: Your families?
14 D: Bene. S bene. A casa (.) eehm..Denimarca.
15 E: Oh bene (.) e la fiera com?
16 (.)
17 E: La fiera. Mmh the the (.) mmh exhibition. Good?
18 D: S bello.
19 E: Mmh Vogliamo parlare parliamo di biciclette?
20 (.)
21 E: Then we start talking about bicycles?
22 D: Ha!Ha! Ya, ok! Ya! Lets stop joking!

13
Dati di Lazzaretti (2003).
57
Linterprete non interviene e gli altri interlocutori usano il poco inglese e italiano che conoscono per
queste due chiacchiere iniziali. Con la sua scelta di non intervenire, linterprete coordina
linterazione fra i partecipanti in modo che siano loro a esprimersi come vogliono e come possono.
Linterprete mostra qui un orientamento al parlato come attivit, dove lattivit la creazione di un
contatto, di una relazione simpatica fra i partecipanti.
Lintervento dellinterprete viene reso rilevante dallultima coppia di turni dei parlanti, qui
sopra, che decidono che giunto il momento di parlare di biciclette e di smettere di scherzare.
Nel momento in cui viene annunciato un turno in cui si smetter di scherzare, il cliente danese
smette di parlare italiano e lesibitore smette di parlare inglese e questo rende rilevante lintervento
dellinterprete, nel secondo turno, nella seconda parte dellesempio 3.1 qui sotto:
Esempio 3.1 seconda parte
23 D: Well mmh we heard about this new Campagnolo Neutron wheel and and actually (.) we would
like to know more details about it.
24 I: Hanno sentito parlare della Neutron e vorrebbero avere qualche qualche dettaglio.
25 E: Perfetto, s dunque questanno la versione copertoncino si presenta questanno con il cerchio
alleggerito che riduce il peso delle ruote. Per rimangono le caratteristiche tecniche della ruota. Ok
vai scusa -
26 I: Grazie (.) mmh, this year we propose a new clincher tie version. It has a rim that has been
lightened by a special process and it this reduces the weight by about 30 grams. But it it it maintains
the wheels technical properties (.) and -
27 D: Sorry, but but whats the difference with Neutron 2001? If I may ask.
28 I: Substantially mmh theyre the same wheel with a new name mmh but the difference but is the use
of aerodynamic spokes mmh streamlined on the right of the the rea- rear wheel.
29 D: Oh! Well but can one use can we use full carbon wheels brake pads with another wheel that has a
car breaking surface.
30 I: Chiedono vogliono sapere se (.) did you say full carbon?
31 D: Ya!
32 I: Ok bene vogliono sapere se si possono utilizzare i pattini freno speciali con superficie frenante in
fibra di carbonio? Penso intendano i BR-701 credo
33 E: Questo ce lo chiedono tutti.. dovremo metterlo nelle istruzioni mmh no no quei freni sono stati
concepiti solo per la ruota Hyperon no non si deve assolutamente usarle diglielo bene non si devono
usare con altre ruote proprio proprio pericoloso (.) vai vai
34 I: Mmh well..Absolutely no- you cant use er different types of carbon fibres have different
properties and and they require specialized brake pads Its dangerous dont use with different wheels
its really really dangerous! The pads..mmh the pads wont stop properly the bicycle!! Really dont
dont use them with different wheels
35 D: I see ehm
36 I: If you have any other doubt
Linterprete inizia cos il proprio lavoro traduttivo orientandosi allo scambio di informazioni
serie, in quanto reso rilevante dal contributo del cliente e dellesibitore. Possiamo vedere che,
oltre a tradurre, linterprete svolge, nuovamente, un importante lavoro di coordinamento. Ad
esempio, ai turni 25-26 e un po oltre, ai turni 33-34, interessante notare che lesibitore e
linterprete si accordano sullo scambio di turno (ok vai scusa grazie) rendendo cos esplicita
la rilevanza dellintervento dellinterprete. Linterprete interviene, inoltre, o con contributi traduttivi
(in cui traduce ci che stato detto nel turno precendente, ad esempio nel turno 26) oppure
fornendo/chiedendo chiarimenti (turni 28, 30) o offrendo aiuto (turno 36). Dal punto di vista della
gestione dei turni, la traduzione rende rilevante, cio chiama in causa, nella conversazione un
turno del terzo interlocutore, coinvolgendo tutti i partecipanti nella conversazione, mentre fornire un
chiarimento o offrire aiuto sono azioni che linterprete rivolge ad un parlante, spostando
linterazione da tre a due partecipanti. Nella seconda parte dellesempio 3.1 esercita la propria
funzione di coordinamento bilanciando lattivit di traduzione (che coinvolge tutti i partecipanti) e
58
quella di chiarimento e offerta di aiuto (a volte necessaria per rendere possibile la traduzione) e in
questo modo promuove la possibilit di partecipazione ed espressione degli interlocutori che
forniscono le informazioni che reciprocamente vengono ritenute rilevanti. Nella prima parte
dellesempio, lastensione dellinterprete aveva unanaloga funzione di coordinamento, con leffetto
di promuovere la partecipazione e la messa in contatto degli altri interlocutori.
3.2 Secondo esempio
Il secondo esempio che discuto in questa sezione tratto ancora da una fiera campionaria; i
prodotti commercializzati sono, in questo caso, tecnologie ferroviarie. La conversazione ha luogo
fra un cliente italiano (It), linterprete (I) e un esibitore olandese che parla inglese (E).
14
Diversamente da ci che accade nellesempio 3.1 visto sopra, in questo caso il coordinamento fra i
partecipanti pi difficile. Linterprete mostra di orientarsi pi al testo che allattivit e questo crea
alcune difficolt nellinterazione.
Tali difficolt vengono espresse attraverso forme di rimedio: i partecipanti non accettano
alcune delle attivit che vengono iniziate nella conversazione, declinando, riformulando o
sottolineando la mancanza di rilevanza di unazione. Nella primissima parte, ad esempio, il cliente
(turno 1) saluta in italiano, linterprete tratta il saluto come testo e traduce; lesibitore risponde in
italiano, mostrando cos lirrilevanza della traduzione per lattivit dei saluti:
Esempio 3.2 prima parte
1 It: Buongiorno
2 I: Good Morning
3 E: Buongiorno
Nella parte successiva, il cliente italiano si rivolge allinterprete per chiedere il suo aiuto; questo
apre una sequenza a due, che si protrae per alcuni turni, in cui vengono trattate laccettazione
dellinterprete di aiutare nella comunicazione e le lingue straniere che vengono usate. Questa
sequenza a due esclude il terzo partecipante, lesibitore, che, al turno 10, invita linterprete a
tradurre. Anche questa volta linterprete, orientandosi al contenuto del testo prodotto, piuttosto che
allattivit del parlato, risponde nothing important ed evita di mettere lesibitore a parte della
conversazione. Lesibitore re-interviene offrendo un caff (turno 12) e linizio di traduzione
dellinterprete (turno 13) viene immediatamente reso irrilevante dal cliente italiano che dichiara di
aver capito (turno 14):
Esempio 3.2 seconda parte
4 It Siamo della Colmar ehm (.) sei linterprete per caso?
5 I S parlate pure con me.
6 It Proprio (.) fortuna. Non parliamo una parola di tedesco.
7 I Comunque loro sono olandesi. Con me parlano inglese -
8 It Inglese qualcosa. Poco per.
9 I Ah, non vi preoccupate.
10 E You might want to translate -
11 I Nothing important.
12 E Well, ask if they want a coffee.
13 I Volete -
14 It Questo labbiamo capito. Un caff. S volentieri.
15 I Yes.

14
Dati di Lazzaretti (2003).
59
Nelle prime due parti dellincontro, pare che il coordinamento promosso dallinterprete non faciliti
la partecipazione degli interlocutori le cui azioni non vengono accettate, o vengono accettate con
una certa resistenza da parte degli altri parlanti.
Nella terza parte dellincontro i partecipanti passano a discutere problemi relativi alle
tecnologie ferroviarie. Anche in questo caso, linterprete mostra di orientarsi al testo piuttosto che
allattivit del parlato e fatica cos a creare un coordinamento fra i partecipanti, con conseguenti
difficolt a intendersi. Ad esempio il parlante italiano nel turno 16 fa una premessa alla quale
segue una richiesta. Linterprete traduce il turno cercando di mantenerne lorganizzazione testuale e
inizia quindi dalla premessa (turno 17). Questa premessa ritenuta poco significativa dallesibitore
che, al turno 18, chiede precisazioni. Di nuovo, linterprete tratta questa richiesta di precisazioni
come testo, non risponde allesibitore traducendo ci che era gi stato precisato dal cliente e invece
traduce, riproponendo la domanda al cliente italiano. Al turno 20, il cliente italiano sottolinea che ha
gi spiegato (come dicevamo) che gli interessa il servizio e che vuole sapere se la ditta offre i suoi
servizi in Germania. Linterprete traduce (turno 21) e la traduzione non viene capita dallesibitore
che non risponde alla richiesta del cliente (turno 22). Linterprete non inizia a questo punto una
sequenza di chiarimento per ottenere la risposta che era stata resa rilevante dal cliente, ma di nuovo
si limita a tradurre ci che ha detto lesibitore portando il cliente a ri-formulare la sua richiesta per
la terza volta: s ma intendiamo il servizio (turno 24):
Esempio 3.2 terza parte
16 It Dunque ecco noi siamo della Colmar e produciamo binari per la Deutsche Bahn e noi
questanno dovremmo saremmo interessati alle loro macchine molatrici. In Italia lofferta
scarsa e stiamo cercando ehm un po allestero. La Pfleiderer track systems ci ha detto di
venire qui volevamo sapere se lavorano anche in Germania voglio dire se offrono il servizio
oppure vendono solo i macchinari perch noi saremmo interessati anche al servizio
17 I Well, they are manufacturers of track systems and they are
interested in your machines hem grinding machines.
18 E Do they want a description of the machines, brochures or..
19 I Volete una descrizione dei macchinari?
20 It Mmh no, come dicevamo ci interessa il servizio. Sappiamo che
lavorano bene solo non sappiamo se offrono anche il servizio ad esempio in Germania.
21 I They want to know if you work in Germany.
22 E In Germany? We are from Holland.
23 I Olandesi, sono olandesi.
24 It S ma intendiamo il servizio
25 I Ah (.) they mean if you make the service abroad too
26 E Well, we are in (.) we sell our grinding machines together with the
pertinent staff. If one wants the machine we can also sell just the machine, but we provide
for the service too.
27 I Non c (.) S insieme alla macchina molatrice offrono uno staff
qualificato che provvede che fa la molatura quindi potete affidare qualsiasi tipo di lavoro che
loro lo fanno in tempi brevi.
28 It S, mmh bene dunque come la pu chiedere come avviene la molatura -
[]
Come possiamo vedere, diversamente da quanto accade nellesempio 3.1, in questo secondo
esempio, linterprete agisce come traduttore di turni orientandosi al singolo turno come testo e
ignorando la funzione pi generale che quel turno ha nellattivit in corso. Questo la porta a
declinare la sua potenziale funzione di coordinatore dellinterazione che si manifesta nel modo in
cui seleziona i propri interventi (offrendo o non offrendo traduzioni in modi spesso ritenuti non
rilevanti), nel modo in cui si astiene dallavviare sequenze di chiarimento, nel modo i cui passa o
non passa il turno agli interlocutori (ad esempio nel turno 11 in cui non accetta la richiesta
dellesibitore di tradurre, impedendogli cos il coinvolgimento nella prima parte dellinterazione).
60
4. Linterprete come filtro nellinterazione
Alcuni studi sullinterpretazione dialogica in ambito ospedaliero
15
notano che lazione
dellinterprete esercita un filtro nel passaggio delle informazioni fra medico e paziente. In
particolare, osservano che, nella traduzione, linterprete tende a selezionare le informazioni di tipo
strettamente medico, riducendo ampiamente o eliminando quegli aspetti della comunicazione
medico-paziente che sottolineano latteggiamento degli interlocutori verso la malattia, ad esempio
lespressione di preoccupazione da parte del paziente o la rassicurazione da parte del medico.
Questa caratteristica dellinterpretazione in ambito medico visibile anche nellesempio 2.2
riportato pi sopra in questo contributo. Anche in quel caso la traduttrice mostrava un orientamento
a interpretare il testo nella sua funzione informativa, traducendo i dettagli relativi alla crescita del
bambino e lasciando da parte lespressione di soddisfazione da parte dei genitori.
Lorientamento sistematico da parte dellinterprete a trascurare i racconti, le esperienze e le
percezioni soggettive della malattia da parte del paziente riducono, in particolare secondo Bolden
(2000), le possibilit del paziente di sentirsi ascoltato dal medico e questo pu riflettersi su un
peggioramento anche della prestazione medica. Un orientamento dellinterprete al parlato come
attivit, dunque, comporta unattenzione ad aspetti dellinterazione che non sono puramente legati
alla trasmissione di informazioni e, di conseguenza, lespressione di atteggiamenti, sentimenti,
percezioni assume unimportanza fondamentale nella costruzione del rapporto fra gli interlocutori
che pu essere a sua volta funzionale alla costruzione della comunicazione complessiva.
16
La maggior parte degli studi sullinterpretazione dialogica, anche quelli che analizzano
linterazione, tendono a focalizzarsi soprattutto sullazione dellinterprete. Occorre, tuttavia,
ricordare che in unottica interazionale, linterprete non lunico responsabile della costruzione
della comunicazione, ma che si inserisce in un complesso sistema in cui le azioni di tutti gli
interlocutori vengono rese rilevanti da altre azioni degli altri interlocutori. Da questo punto di vista,
anche lazione di filtro dellinterprete pu essere resa rilevante o non rilevante dai partecipanti
allinterazione e pu essere gestita dagli interlocutori in modo pi o meno funzionale allattivit in
corso.
In uno studio di un lungo meeting aziendale mediato da uninterprete,
17
abbiamo mostrato
che lazione di filtro dellinterprete pu essere resa rilevante nella conversazione per ottenere una
funzione di mitigazione delle informazioni, a sua volta funzionale a stabilire buoni rapporti fra gli
interlocutori. In particolare si notato che mentre in situazioni in cui viene espresso accordo fra i
partecipanti, lazione traduttiva dellinterprete viene molto ridotta o resa irrilevante nella
conversazione, in situazioni in cui viene espresso disaccordo, i partecipanti ritardano le loro
risposte, secondo il meccanismo descritto da Pomerantz (1984), consentendo cos allinterprete di
intervenire. Lintervento dellinterprete ha spesso la funzione di mitigare la sequenza di disaccordo.
Vediamo a tal proposito due esempi presi dalla trattativa di affari in questione. Nel primo, le
parti stanno discutendo gli aumenti di capitale dellazienda in caso di fusione e uno degli
interlocutori (S1) spiega che non c nessun interesse da parte della propria azienda a rimanere la
sola responsabile. Linterprete inizia a tradurre prima al turno 2, dove viene interrotta da S1 che
riformula la propria posizione, poi al turno 6. Linterlocutore I1 interrompe la traduzione sia al
turno 7 che al turno 9 per dire che ha capito e che daccordo e infine, al turno 16 esprime il
proprio accordo in inglese.

15
Davidson (2000), Bolden (2000).
16
Gli studi linguistici e sociolinguistici che mettono in luce limportanza di aspetti affettivi nel parlato sono
numerosi. Ricordo, a questo proposito, la distinzione classica di Brown e Yule (1983) fra parlato transazionale (legato
alla costruzione dellinformazione) e parlato interazionale (legato alla costruzione del rapporto fra gli interlocutori) e gli
studi di Ochs e Schieffelin (cfr. ad esempio 1989).
17
Fogazzaro e Gavioli (2004).
61
Esempio 4.1
1 S1 = and I think what should be said more direct is this. that we
dont have any interest to try to raise the capital in such a way that we are becoming
only shareholder of the company.
2 X lui [vuole m-
3 S1 [as I mean our first principle is the ruleset that we
should
try to go together
4 X =certo.
5 S1 the reason why they want to have is is that we want that the
company to survive in the future. [this is our aim.
6 X [dunque il, lui vuole
puntualizzare il fatto che loro non hanno nessuna intenzione
di aumentare il capitale in modo da ah [ottenere la: il +100%
della propriet.
7 I1 [s chiaro chiaro
chiaro
8 X =loro vogliono che le due quote di partecipazione
9 I1 =camminino [di pari passo.
10 X [procedano* parallelamente, perch questo il
modo migliore per assicurare il futuro dellazienda.
11 I1 =benissimo. ok. condividiamo in pieno.
12 X we ah we agree with you.
13 S3 [all right?
14 S2 [ok?
15 S1 [yeah?
16 I1 ok. -- very (??).
In questa trascrizione, gli interlocutori si sovrappongono alla traduzione e partecipano interagendo
direttamente, mostrando di essersi capiti e di essere daccordo.
Nellesempio che segue (4.2) invece, bench non ci sia nulla sul piano linguistico che possa
far pensare che ci che viene detto qui sia meno comprensibile di ci che viene detto in 4.1, i
parlanti ritardano il proprio intervento lasciando allinterprete il compito di creare comprensione,
non solo sul piano linguistico/traduttivo, ma anche attraverso un tentativo di trovare una
condivisione su ci di cui si discute. Nellesempio 4.2 si parla della possibilit che alcuni manager
dellazienda che viene assorbita possano andare in pensione in seguito allassorbimento. Uno dei
parlanti (S1) chiede se questo pensionamento si verificher effettivamente. Il parlante I1 si mostra
titubante e risponde che il pensionamento non dipende dalla volont dei manager o della propria
ditta, ma da ci che decider la ditta di S1. Questo punto viene espresso in modo scherzoso nei turni
7 e 9, dove il parlante italiano spiega che la decisione non dipende dallazienda italiana; al turno 10
linterprete riformula in inglese quanto espresso da I1 e aggiunge un invito ai rappresentanti
dellaltra azienda a esprimersi in merito al pensionamento (ehm I mean Mr Bianchini and Mr
Rossoli could as well retire but could keep working. it depends on what ehm). A questo invito il
parlante S2 risponde che si tratta di una decisione difficile e non ancora presa (turno 11).
Esempio 4.2
1 S1 = and then we have understood it like that you Mr - Bianchini
and Mr Rossoli, when they are coming new - you are retiring from the company.
2 X chiede se quando,
3 S1 =thats that how we have understood it.
4 X appunto. chiede, vuole capire se ehm stato detto che quando
loro assorbono lazienda, ehm Mr il signor Bianchini e il signor Rossoli vanno in
pensione.
5 I1 s
62
6 X vero questo quando loro,
7 I1 diciamo che. vanno in pensione. [ride] possiamo decidere di
andarci, possiamo decidere di non andarci. non dipende da [noi.
8 X [it de*pends [on
9 I1 [cio loro stanno bene, sono in forma, sono in
salute, sono sono attivi,
10 X it depends on on what we want to do. ehm I mean Mr Bianchini
and Mr Rossoli could as well retire but could keep working. It
depends on what ehm
11 S2 yeah. ehr it is hard for us to know you see.
In questo esempio, dunque, lazione di filtro esercitata dallinterprete viene resa rilevante per
trattare la delicatezza dellargomento. Mentre il parlante italiano si limita a dire non dipende da
noi (turno 7), come terzo interlocutore, non direttamente coinvolto nelluno o nellaltro gruppo,
linterprete si orienta alla propria attivit di coordinamento della conversazione e pone il problema
come problema collettivo (It depends on what we want to do); attraverso il suo intervento,
esprime la posizione dellazienda italiana e invita laltra azienda a esprimere la propria.
Gli esempi 4.1 e 4.2 mostrano dunque che lazione dellinterprete come filtro pu essere
resa rilevante nellinterazione per gli scopi dellattivit in corso. Poich partecipa allinterazione
con la funzione di rendere possibile la comunicazione, linterprete un partecipante un po
particolare: coinvolto nellinterazione, ma forse non cos coinvolto come gli altri interlocutori
negli argomenti che vengono discussi. Il suo ruolo pu quindi essere utilizzato dagli interlocutori
come una risorsa per gli scopi dellattivit in corso.
18
Mentre negli incontri fra medico e paziente,
un orientamento dei partecipanti alla trasmissione di informazioni inibiva lespressione di
preoccupazione e rassicurazione e il filtro esercitato dallinterprete nella traduzione andava nella
direzione di ridurre fortemente la partecipazione di tipo affettivo a favore di quella di tipo
informativo,
19
nellesempio 4.2, lorientamento dei partecipanti alla discussione di problemi
comuni fornisce allinterprete lopportunit di offrire la propria azione di filtro come risorsa per
mitigare o per trattare un argomento delicato e di potenziale disaccordo.
5. Conclusioni
Lanalisi di esempi di conversazioni mediate dallinterprete, registrate in situazioni
quotidiane istituzionali, mostra dunque che, nellinterazione, linterprete esercita una funzione
molto pi complessa di quella di tradurre turni di parlato e che, in qualche caso, un orientamento
alla traduzione dei turni di parlato come testo a se stante pu ostacolare la comunicazione.
Linterprete agisce nellinterazione come partecipante e le sue azioni vengono rese rilevanti nella
co-costruzione della conversazione in sintonia con quelle degli altri partecipanti.
Questo non toglie allinterprete la peculiarit della propria funzione; il punto che tale
funzione, allinterno della conversazione, ancora poco studiata. Osservandola, attraverso strumenti
linguistici basati sullanalisi della conversazione, essa si rivela di grande interesse per gli studi sulla
traduzione, sulla comunicazione e sulla descrizione del parlato in due lingue e in situazioni
interculturali. Qui abbiamo visto che unorientamento al parlato come attivit rispetto al parlato
come testo pu avere esiti molto diversi per il contributo traduttivo e conversazionale
dellinterprete. Allinterno dellorientamento al parlato come attivit, poi, scelte come orientarsi a
trasmettere informazioni rispetto a esprimere soddisfazione sono, a loro volta, correlate con esiti
molto diversi per la traduzione a livello testuale.
Le funzioni dellinterprete che abbiamo visto sopra, in particolare quella traduttiva, quella di
coordinamento e quella di filtro, vengono rese rilevanti dagli interlocutori nella conversazione,

18
Vedi Wadensj (2006).
19
Davidson (2000).
63
secondo i meccanismi di gestione dei turni su cui si basa la conversazione. I parlanti accettano o
declinano le azioni iniziate dagli altri parlanti manifestando cos il proprio orientamento alla
comunicazione. Allo stesso modo accettano o declinano il contributo dellinterprete, nel tradurre,
nel coordinare o nel filtrare (e come filtrare) i contenuti.
Ci che ho delineato in questo contributo si basa essenzialmente su una descrizione del
parlato mediato dallinterprete utilizzando strumenti di analisi della conversazione e strumenti
relativi allo studio della comunicazione. Quanto discusso ha, tuttavia, una potenziale importanza
anche per la formazione degli interpreti dialogici. Come accennato nella prima sezione di questo
contributo, la ricerca sullinterpretazione dialogica ancora molto giovane e, almeno in una prima
fase, i contributi nel campo della formazione sono stati essenzialmente vademecum scritti da
interpreti per altri interpreti che fornivano indicazioni di massima su ci che si deve o non si deve
fare per tradurre in determinate situazioni. Questo ha inevitabilmente ridotto la problematicit della
funzione e anche della professione dellinterprete dialogico a principi di carattere etico o operativo a
cui spesso difficile attribuire un significato concreto. Lanalisi delle interazioni mediate sottolinea,
invece, la complessit del lavoro dellinterprete dialogico problematizzando aspetti relativi alla
neutralit del suo ruolo o alla fedelt della traduzione. In questo senso, bench il lavoro di
analisi sullinterpretazione dialogica sia ancora agli inizi e sia difficile trarre conclusioni su che cosa
implichi per la formazione dellinterprete, permette di suggerire una linea diversa da quella
precedentemente tracciata e potenzialmente, utilmente, complementare ad essa.
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65
ALEARDO TRIDIMONTI
Tradurre lidentit lidentit della traduzione
Lo scrittore e il suo doppio: il traduttore. Palomar al museo dei formaggi
di Italo Calvino
La traduzione
Aiuta a fare uscire il mondo
dal silenzio, a farlo esistere
A dargli un senso, uno stile
La traduzione
Ci fa liberi e la libert
D a ognuno la possibilit
Di esprimere la propria identit
La propria cultura
La libert ci fa uguali
la nostra verit
il nostro destino
Il museo dei formaggi
Il signor Palomar fa la coda in un negozio di formaggi, a Parigi. Vuole comprare certi formaggini di
capra che si conservano sottolio in piccoli recipienti trasparenti, conditi con varie spezie ed erbe. La fila dei
clienti procede lungo un banco dove sono esposti esemplari delle specialit pi insolite e disparate. un
negozio il cui assortimento sembra voler documentare ogni forma di latticino pensabile; gi linsegna
Spcialits froumagres con quel raro aggettivo arcaico o vernacolo avverte che qui si custodisce leredit
dun sapere accumulato da una civilt attraverso tutta la sua storia e geografia.
Tre o quattro ragazze in grembiule rosa accudiscono i clienti. Appena una libera, prende a carico
il primo della fila e linvita a dichiarare i suoi desideri; il cliente nomina e pi spesso indica, spostandosi per
il negozio verso loggetto dei suoi appetiti precisi e competenti.
In quel momento tutta la fila si sposta avanti dun passo; e chi finora aveva sostato accanto al Bleu
dAuvergne venato di verde viene a trovarsi allaltezza del Brin damour il cui biancore trattiene fili di
paglia secca appiccicati; chi contemplava una palla avvolta in foglie pu concentrarsi su un cubo cosparso
di cenere. C chi dagli incontri di queste fortuite tappe trae ispirazione per nuovi stimoli e nuovi desideri:
cambia idea su quel che stava per chiedere o aggiunge una nuova voce alla sua lista; e c chi non si lascia
distrarre nemmeno per un istante dallobiettivo che sta perseguendo e ogni suggestione diversa in cui
simbatte serve solo a delimitare, per via desclusione, il campo di ci che lui testardamente vuole.
Lanimo del signor Palomar oscilla tra spinte contrastanti: quella che tende a una conoscenza
completa, esaustiva, e potrebbe essere soddisfatta solo assaporando tutte le qualit; o quella che tende a una
scelta assoluta, allidentificazione del formaggio che solo suo, un formaggio che certamente esiste anche
se lui ancora non sa riconoscerla (non sa riconoscersi in essa).
Oppure, oppure: non questione di scegliere il proprio formaggio ma dessere scelti. C un
rapporto reciproco tra formaggio e cliente: ogni formaggio aspetta il suo cliente, si atteggia in modo
dattrarlo, con una sostenutezza o granulosit un po altezzosa, o al contrario sciogliendosi in un
arrendevole abbandono.
Unombra di complicit viziosa aleggia intorno: la raffinatezza gustativa e soprattutto olfattiva
conosce i suoi momenti di rilassatezza, dincanagliamento, in cui i formaggi sui loro vassoi sembrano
offrirsi come sui divani dun bordello. Un sogghigno perverso affiora nel compiacimento davvilire
loggetto della propria ghiottoneria con nomignoli infamanti: crottin, boule de moine, bouton de culotte.
Non questo il tipo di conoscenza che il signor Palomar pi portato ad approfondire: a lui
basterebbe stabilire la semplicit dun rapporto fisico diretto tra uomo e formaggio. Ma se lui al posto dei
formaggi vede nomi di formaggi, concetti di formaggi, significati di formaggi, storie di formaggi, contesti
di formaggi, psicologie di formaggi, se pi che sapere ha presente che dietro a ogni formaggio ci sia
tutto questo, ecco che il suo rapporto diventa molto complicato.
La formaggeria si presenta a Palomar come unenciclopedia a un autodidatta; potrebbe
memorizzare tutti i nomi, tentare una classificazione a seconda delle forme a saponetta, a cilindro, a
cupola, a palla , a seconda della consistenza secco, burroso, cremoso, venoso, compatto , a seconda dei
materiali estranei coinvolti nella crosta o nella pasta uva passa, pepe, noci, sesamo, erbe, muffe , ma
66
questo non lavvicinerebbe dun passo alla vera conoscenza, che sta nellesperienza dei sapori, fatta di
memoria e dimmaginazione insieme, e in base ad essa soltanto potrebbe stabilire una scala di gusti e
preferenze e curiosit ed esclusioni.
Dietro ogni formaggio c un pascolo dun diverso verde sotto un diverso cielo; prati incrostati di
sale che le maree di Normandia depositano ogni sera; prati profumati daromi al sole ventoso di Provenza;
ci sono armenti con le loro stabulazioni e transumanze; ci sono segreti di lavorazione tramandati nei secoli.
Questo negozio un museo: il traduttore visitandolo sente, come al Louvre, dietro ogni oggetto esposto la
presenza della civilt che gli ha dato forma e che da esso prende forma.
Questo negozio un dizionario; la lingua il sistema dei formaggi nel suo insieme: una lingua la
cui morfologia registra declinazioni e coniugazioni in innumerevoli varianti, e il cui lessico presenta una
ricchezza inesauribile di sinonimi, usi idiomatici, connotazioni e sfumature di significato, come tutte le
lingue nutrite dallapporto di cento dialetti. una lingua fatta di cose; la nomenclatura ne solo un aspetto
esteriore, strumentale; ma per il signor Palomar impararsi un po di nomenclatura resta sempre la prima
misura da prendere se vuole fermare un momento le cose che scorrono davanti ai suoi occhi.
Estrae di tasca un taccuino, una penna, comincia a scrivere dei nomi, a segnare accanto a ogni nome
qualche qualifica che permetta di richiamare limmagine alla memoria: prova anche a disegnare uno schizzo
sintetico della forma. Scrive pav dAirvault, annota muffe verdi, disegna un parallelepipedo piatto e su
un lato annota 4 cm circa; scrive St-Maure, annota cilindro grigio granuloso con un bastoncino dentro e
lo disegna, misurandolo a occhio 20 cm; poi scrive Chabicholi e disegna un piccolo cilindro.
- Monsieur! Houhou! Monsieur! Una giovane formaggiaia vestita di rosa davanti a lui, assorto nel suo
taccuino. il suo turno, tocca a lui, nella fila dietro di lui tutti stanno osservando il suo incongruo
comportamento e scuotono il capo con laria tra ironica e spazientita con cui gli abitanti delle grandi citt
considerano il numero sempre crescente dei deboli di mente in giro per le strade.
Lordinazione elaborata e ghiotta che aveva intenzione di fare gli sfugge dalla memoria; balbetta;
ripiega sul pi ovvio, sul pi banale, sul pi pubblicizzato, come se gli automatismi della civilt di massa
non aspettassero che quel suo momento dincertezza per riafferrarlo in loro bala.
Italo CALVINO, Palomar, Milano, Mondadori,1983
____________________________
Leggendo questo brano, viene spontaneo pensare allo scrittore e al suo doppio, il traduttore.
Infatti, se sostituiamo il protagonista con traduttore, il negozio di formaggi con editore oppure
libreria, formaggi con scrittore oppure opere da tradurre o opere da leggere e i clienti con
lettori, eccoci in fila per un viaggio di iniziazione, una Recherche nel mondo della traduzione
che si snoda in varie tappe che cercheremo di interpretare. Il viaggio inizia alla superficie del reale,
in una festa di forme, di colori, di sapori, di arredi, con sbrigative ragazze in grembiule rosa ad
accoglierci, un po in contrasto con questo luogo Belle-Epoque. Prima osserviamo dallesterno la
superficie delle parole, poi, pian piano, con Palomar come guida, ci addentriamo sempre pi in
profondit nella mente del traduttore, nella sua psicologia, nelluniverso oscuro della
comprensione, fino a toccare con mano i meccanismi infinitesimali di quella macchina misteriosa
e assolutamente straordinaria che la recration vivante di un libro. Certo, non con questa
intenzione esplicita che Calvino ha scritto il breve racconto che analizzeremo. Egli pensava che la
lezione da trarre da questo XX secolo ansimante era quella di rinnovare il rapporto tra linguaggio e
mondo.
Il mio problema nello scrivere Palomar stato che io non sono mai stato quello che si dice
un osservatore; dunque la prima operazione che dovevo fare era concentrare la mia
attenzione su qualcosa e poi descriverla, o meglio fare le due cose allo stesso tempo. ()
Devo dire che la maggior parte dei libri che ho scritto e di quelli che ho in mente di
scrivere, nascono dallidea che scrivere un libro cos mi sembrava impossibile. Quando mi
sono convinto che un certo tipo di libro completamente al di l delle possibilit del mio
temperamento e delle mie capacit tecniche, mi siedo alla scrivania e mi metto a scriverlo.
1

1
Calvino (2002), p. 122.
67
La stessa sfida della scrittura di traduzione, la stessa preuve quotidiana ma con ltranger, lo
stesso sforzo che fa il traduttore per padroneggiare ci che non conosce o non sa, per significare
laltro lato delle parole, per rendere possibile agli altri di esprimersi attraverso di lui. Da esperto
conoscitore della traduzione per averla a lungo praticata,
2
Calvino, narratore sembra qui sdoppiarsi
in traduttore, intendendo il suo lavoro e quello del lettore come quello di un traduttore. Egli
osserva se stesso, si traduce e cerca di trasmetterci il senso dellapproccio allesperienza, pi che
il senso dellesperienza raggiunta perch scrivere, come leggere e tradurre unesperienza
diniziazione, comporta una continua educazione di se stessi, e questo dovrebbe essere il punto
darrivo dogni azione umana.
3
Gi negli anni 60, Calvino seguiva da vicino la linguistica e le nuove teorie sulla
traduzione, che solo allora cominciava ad essere considerata scienza e non pi prevalentemente
opera di artigiani formati dalla pratica. Egli rimase particolarmente incuriosito dallopera di
Saussure e di Mounin,
4
che proponeva un approccio nuovo alla materia. Mounin rappresent in
pieno lepoca in cui i lavori della linguistica, dellantropologia culturale di Lvy-Strauss,
delletnografia e della critica letteraria venivano mossi da un comune e innovativo spirito
organizzatore e sistematico.
Per tradurre un testo scritto in una lingua straniera, bisogna rispettare due condizioni, e non
una soltanto; due condizioni necessarie, nessuna delle quali sufficiente di per se stessa:
conoscere la lingua e conoscere la civilt di cui parla questa lingua (e ci significa la vita,
la cultura, letnografia pi completa del popolo di cui questa lingua il mezzo
despressione).
5
Calvino entusiasta per teorie cos affascinanti e, per la prima volta chiare sul tradurre, tenta
di metterle in pratica con una grande impresa: la traduzione di Les Fleurs bleues di Queneau che
rappresentavano la summa del suo scrivere. Queneau possedeva unerudizione enciclopedica,
passava indistintamente da materie scientifiche a materie umanistiche; nessun tipo di conoscenza
disponibile gli era estraneo. Per leggere Les Fleurs bleues, necessario condividere la cultura di
Queneau, disporre di un bagaglio di conoscenze straordinario, di una padronanza linguistica da
virtuoso per cercare di cogliere e preservare la forza della lingua popolare delloriginale con
espressioni orali e proverbiali, calembours, contrepteries, lamore per il suono della parola, per i
paradossi concettuali, nonch le parodie letterarie. E poi, Queneau, matematico, sempre
estremamente preciso. Tradurlo, titanismo. Ecco perch lanalisi della traduzione di questo
romanzo costituisce unideale fonte per comprendere come Calvino lavorasse da traduttore e come
vedesse questa figura. Ma non oggetto di questo lavoro. Tuttavia, il brano preso in esame,
rispecchia a parer nostro, il suo modo di vedere il traduttore e affronta tutti i maggiori problemi
della traduzione.
1 paragrafo
Il soggetto narrante un italiano a Parigi, che scrive in italiano, per dei lettori italiani.
Dunque, lIo che penetra lentamente nel mondo intimo dellAltro e cerca di descrivercelo con
locchio e la mente dello straniero. Il nome del personaggio evoca un potente telescopio, ma la sua
attenzione si posa su tutte le cose che gli capitano sotto gli occhi. Nel raccontare la sua esperienza,
egli procede come se fosse un etnografo che descrive intraculturalmente i fatti culturali e di un
antropologo che li riporta interculturalmente tramite un linguaggio specifico. Egli li scruta nei
minimi dettagli con un ossessivo scrupolo di precisione, egli si concentra ogni volta su un
fenomeno isolato. Senza questa messa a fuoco preliminare nessuna forma di conoscenza gli
sembra possibile, ma loperazione allatto pratico risulta ogni volta meno semplice di quel che si

2
Queneau (1965). La traduzione italiana : Queneau Raymond, I fiori blu. Nella traduzione di Italo Calvino,
Torino, Einaudi, 1981
2
. La relazione tra Calvino e il gruppo Oulipo passa attraverso questa passione per Queneau.
3
Ivi, p. 135.
4
Calvino cur, nel 1965, la pubblicazione Teoria e critica della traduzione di Mounin per lEinaudi.
5
Mounin (1963), p. 122.
68
poteva credere. Loggettivit e limmobilit dellosservazione si trasformano in racconto,
peripezia, coinvolgimento della propria persona. Pi Palomar circoscrive il campo dellesperienza,
pi esso si moltiplica al proprio interno aprendo prospettive vertiginose, come se in ogni punto
fosse contenuto linfinito. Uomo taciturno, egli intercetta segnali fuori dogni codice, intreccia
dialoghi muti, tenta di costruirsi una morale che gli consenta di restare zitto, neutrale il pi a lungo
possibile. Esattamente come il traduttore.
Spcialits froumagres: esempio di lingua di civilisation legato al genio specifico
della lingua francese, ma anche porta di accesso a un altro mondo. In una societ che muta da tutte
le parti, sembra che qui il tempo si sia fermato, abbia preservata intatta dalle influenze esterne un
luogo primitivo immobile, omogeneo, armonioso e ideale. Questo uno dei buoni negozi
gastronomici della metropoli, miracolosamente sopravvissuto in un quartier dove lappiattimento
del commercio di massa, le tasse, il basso reddito dei consumatori, la crisi, hanno smantellato a
una a una le vecchie botteghe sostituendole con anonimi supermagazzini. Aspetto linguistico per il
traduttore, ma anche antropologico. Riprendendo la tesi di Saussure sullimpossibilit di avere due
elementi di uguale valore, dunque delle equivalenze dirette perch ogni lingua divide il suo spazio
semantico a modo suo, Calvino mette in discussione la nozione di equivalenza e di transfert sulle
quali si basavano le teorie tradizionali e ci invita a riflettere sui problemi che ostacolano la
comunicazione tra due lingue e due culture, o meglio tra due lingue-cultura. Fino agli anni 70, il
testo da tradurre veniva considerato come una sequenza lineare di unit e la traduzione come
unoperazione di decodifica durante la quale il traduttore sostituiva le unit del testo di partenza
con unit equivalenti del testo di arrivo, un po come diceva Victor Hugo, gli ingegneri rendono
carrozzabili le alte montagne.

Non bisogna dimenticare che la storia della traduzione
strettamente legata allo sviluppo degli Stati-nazione, alla visione del mondo, ai processi di
normalizzazione linguistica. Non a caso lantropologia nata mentre lEuropa era impegnata nella
conquista del mondo e la sua cultura inventava la modernit. Con la decolonizzazione, laccesso
allindipendenza e le grandi trasformazioni geo-politiche che hanno scosso la seconda met del
900, difficilmente i modelli fin l sviluppati potevano continuare ad essere applicati ai contesti
oggetto di studio. Lapproccio strutturalista o funzionalista che consisteva nello studiare le societ
(e le lingue) in quanto insiemi omogenei e statici in unottica etnocentrica, tendeva a collocare
loggetto dello studio in uno spazio fuori dalla modernit, idealizzato e dunque privo di ogni
potenziale creativo, costruttivo. I crescenti disordini sociali e politici, i problemi economici del
Terzo mondo, i fenomeni migratori, mettevano in discussione questa visione, imponendo agli
studiosi nuovi orientamenti che li avrebbero portati ad affrontare aspetti contemporanei e pertinenti
per queste societ. Questo ha costretto gli antropologi ad interrogarsi sul loro operato, a cominciare
dal loro ruolo in situ, a ripensarsi nella loro etica professionale, a mettere in conto la possibilit di
essere letti da coloro che costituivano le societ oggetto del loro studio e di conseguenza essere
esposti anche a delle critiche. Non si poteva pi non mettere in conto sia prima, che durante e dopo
il lavoro svolto sul terreno anche i pareri e le interpretazioni di coloro che, fin a quel momento,
non erano mai stati ritenuti lettori e critici potenziali, ma solo semplici informatori. Il contesto
diventa cos oggetto di nuove riflessioni e di nuovi compromessi. Luomo psico-chimico ,
comunque, dal punto di vista antropologico un essere di cultura. Chi dice cultura dice particolari
visioni del mondo e le visioni del mondo sono spesso divisioni del mondo, tensioni, perch le
culture servono anche a stabilire dei confini tra i gruppi, a identificarli, a trasformarli. La lingua vi
assume il ruolo di specchio didentificazione e al contempo di riconoscimento culturale. Con
lanalogia tra la figura dellantropografo e quella del traduttore, tra la cultura e il testo
(questultimo in quanto rappresentazione culturale) Calvino ci fa riflettere sulla costruzione delle
conoscenze e sulla natura del processo traduttivo. Per questo, al paragrafo 2, prima di introdurci
nellofficina del traduttore, Palomar ci invita a considerare le condizioni, diciamo cos ambientali /
istituzionali (tempi di consegna, figura delleditore, gusti dei lettori, ideologia personale del
traduttore e sua vulnerabilit in quanto interprete culturale, sua capacit di interpretare gli altri) che
fin qui erano sottintese e che ora vengono messe in discussione.
69
Per tornare allanacronistica insegna spcialits froumagres, come suscitare nella mente
del lettore straniero limmagine, il senso particolare che queste parole evocano in quella dei
francesi che sono parte dello stesso contesto culturale, linguistico, storico in cui il segno si
manifesta? sufficiente fornire lequivalente della semplice superficie lessicale e sintattica?
Calvino comincia con lo sfatare alcuni luoghi comuni. Contrariamente a ci che affermavano
allora gran parte dei linguisti e teorici della traduzione, la traduzione in primo luogo traduzione
di una cultura in unaltra cultura. Latto verbale diventa tale solo di riflesso, per il contenuto, il
quale di natura sociale. una operazione che risulta da un insieme di interrelazioni sociali e
culturali, prima di tutto nellambito della propria lingua e cultura e poi tra lingue e culture
straniere. Per Nida, il compito della traduzione quello di produrre nella LA lequivalente naturale
pi vicino al messaggio espresso dalla LP, prima di tutto per quanto riguarda il senso, poi lo stile.
Il traduttore non deve prestarsi allinsicurity about his own language. Egli deve sorvegliare le
frontiere al fine di evitare che delle parole straniere penetrino attraverso le voci e le vie anche le
pi ufficiali. Modulare, adattare, naturalizzare. Se proprio non vi altro modo per rendere
lambientazione del testo di partenza, leffetto di spaesamento, si tollera, eccezionalmente, la
trascrizione, ma deve essere fatta secondo alcuni canoni stilistici, enfatizzandola col corsivo o le
virgolette. quanto fa Calvino, non per convenzione, ma per rispetto della cultura dellAltro. Egli
ne esplicita anche il senso in maniera naturale attraverso unoperazione di incrementazione,
aggiungendo quel raro aggettivo arcaico o vernacolo avverte che . Newmark a sua volta
sostiene che la trascrizione dimostrazione di una certa incompetenza del traduttore. Tale
procedimento la negazione della traduzione. Se si accetta il principio delluniversalit dello
spirito umano e il concetto di metalinguistico come insieme dei rapporti che uniscono i fatti
sociali, culturali e psicologici alle strutture linguistiche (dunque anche questi universali e in teoria
traducibili), le trascrizioni sono probabilmente tutte dimostrazioni di una certa incompetenza del
traduttore, ma anche vero che ladattamento pu portare al paradosso descritto da Ionesco in La
leon
6
:
Le professeur
Je vous donne un exemple: lexpression no-espagnole clbre Madrid: ma patrie est la
no-Espagne devient en italien : ma patrie est ...
Llve
La no-Espagne
Le professeur
Non! Ma patrie est lItalie (...) Cest pourtant bien simple: pour le mot Italie, en franais,
nous avons le mot France qui en est la traduction exacte. Ma patrie est la France. Et France
en oriental: Orient. Ma patrie est lOrient. Et Orient en portugais: Portugal! Lexpression
orientale: ma patrie est lOrient se traduit donc de cette faon en portugais: ma patrie est le
Portugal! Et ainsi de suite...
Lesempio, anche se teatrale, calzante e non necessita commenti. Se accettiamo il presupposto
che la traduzione uno strumento chiave per la rappresentazione e il riconoscimento di una cultura
straniera e per la formazione di identit culturali, che rappresentazione ce ne fornisce il
traduttore che si attiene ai principi di Newmark e di Nida e che obbliga lAltro a passare dallo
stampo della naturalizzazione? Calvino si era subito accorto che la traduzione costruisce lessenza
delle culture e delle identit e che la lingua, prima ancora di essere strumento che serve a
descrivere la cultura essa stessa cultura. Posto ci, il lavoro del traduttore non consiste solo nel
riprodurre, nel pasticher lautore che egli traduce. In quanto mediatore culturale, egli un
profondo conoscitore delle due culture delle due lingue a confronto e costituisce lanello di
collegamento che determina la loro interazione. Il risultato finale del suo lavoro deve essere per il
lettore destinatario il medesimo che si propone al madrelingua. Egli deve fare s che, come il
romanzo, la traduzione diventi lingua, giungendo a una sensibilit comune tale da realizzare le sue

6
Ionesco (1954), pp. 133-134.
70
proprie parole, senza che queste cessino di essere quelle dellautore, facendo rivivere quello spazio
comune tra gli elementi semiotici e simbolici della lingua, tra la vera vita interiore e la vita
sociale, esteriore, cos come tra le due lingue.
Il problema del traduttore in realt il problema stesso dello scrivere e il traduttore ne sta al
centro, forse ancor pi dellautore. A lui si chiede () di dominare non una lingua, ma tutto
ci che sta dietro una lingua, vale a dire unintera cultura, un intero mondo, un intero modo
di vedere il mondo.
7
A questo proposito, Kristeva scrive:
Traduire, signifie se situer avec chaque mot que je choisis, chaque phrase que je construis, au
carrefour de ces deux mondes. Je dois habiter cet espace entre le senti de la langue et la
langue en tant que structure et clart dintelligence ce mme espace qui existe entre les
langues, ce mme espace qui existe entre les mots eux-mmes: dans cet espace qui cre
ltranget du langage littraire. Il faut loreille fine, sans doute, mais il faut aussi cette autre
capacit qua le petit garon, celle de sentir ce quil y a de commun entre les choses .
8
Pi che una scienza, tradurre unarte: il passaggio di un testo letterario, qualsiasi sia il suo
valore, in unaltra lingua richiede ogni volta un qualche tipo di miracolo. () La vera letteratura
() lavora sul margine intraducibile di ogni lingua. Il traduttore letterario colui che mette in
gioco tutto se stesso per tradurre lintraducibile
9
. Fino allo strutturalismo, il mondo era diviso tra
lingue superiori e lingue inferiori, le une, espressione dellUomo portatore di civilt, le altre,
espressione di animali pi o meno ragionevoli, mossi da passioni oscure. Un po la concezione
platonica. Con lo strutturalismo, tutte le lingue hanno un universale, ovvero una struttura e una
capacit di generarsi, in base a un disegno razionale e una volont. Calvino, anticipando sulla
traduttologia, libera la traduzione dalla linguistica teorica e applicata e la riporta nel suo ambito
naturale che Kant definiva movimento del linguaggio, dottrina del gusto, filosofia
dellestetica. In ogni testo fondamentale tenere in considerazione il concetto di movimento del
linguaggio, di stratificazione delle lingue storiche. Da qui la necessit di guardare nella profondit
della LP e della LA, nei corrispettivi stili collettivi, perch la traduzione sia vera. E queste
stratificazioni, non possibile rilevarle con gli strumenti della linguistica teorica.
2 paragrafo
() linvita a dichiarare i suoi desideri; il cliente nomina e pi spesso indica, spostandosi per il negozio
verso loggetto dei suoi appetiti precisi e competenti.
Prima di cominciare ad operare in situ, di avviare il processo di elaborazione del prodotto,
per meglio definire il suo ruolo, Palomar invita il traduttore a conoscere bene il terreno nel quale si
inserisce il suo lavoro, la situazione che precede e segue latto traduttivo vero e proprio, con le sue
innumerevoli servit. Ci invita a osservare i libri gi tradotti, disposti sugli scaffali e che aspettano
solo di essere letti; i clienti-lettori-consumatori; ci invita a considerare limportanza del
packaging nellorientare gli appetiti del pubblico i cui gusti spesso prevalgono sulla qualit, a
conferma della forza dei pregiudizi riguardo ci che la letteratura deve essere anzich di ci che ;
degli editori, che ne sono responsabili. Anzitutto, per evitare i rischi in termini di guadagni.
Secondariamente, per il fatto che una casa editrice gestita da teste pensanti, che hanno,
chiamiamoli cos, i loro gusti, le loro preferenze, anche ideologiche. Il criterio per il quale si
decide di tradurre e pubblicare un autore piuttosto che un altro, non necessariamente legato alla
qualit letteraria. Il motivo di disinteresse per la produzione letteraria di alcuni paesi non sta nelle
differenze culturali o nel pretesto che non vi sono nomi degni di traduzione. Relegare nella sfera
dellignoto o dellesotico, rafforzando gli stereotipi, rassicurante. Senza mai dimenticare le
relazioni storiche, economiche, geopolitiche tra i vari paesi che hanno un grosso peso sulla

7
Fruttero & Lucentini (2003).
8
Kristeva (1998), p. 395.
9
Calvino (2002), p. 87.
71
traduzione. Inoltre, il traduttore, in quanto interprete culturale, deve riconoscere il ruolo di
distorsione che produrr il filtro ideologico personale attraverso il quale egli interpreta gli Altri. Di
riflesso, tutti questi numerosi condizionamenti incideranno, anche se in maniera inconsapevole, sul
suo lavoro. Nel 1966, Michel Foucault
10
parlava di modi di essere di una cultura: modi di vivere
e di pensare comuni a una determinata comunit, che portano gli individui che vi appartengono ad
agire in certe situazioni sociali in maniera comune. Questi modi di essere sono importanti anche
perch possono indurre i traduttori a tradurre in un modo particolare e comune, legato al contesto e
ai vincoli sociali che caratterizzano quel momento. Nel 1984, unopera di Berman
11
colp il
mondo accademico della traduzione perch dimostrava il ruolo che un intero movimento culturale
(in questo caso quello romantico tedesco) pu assegnare alla traduzione nella costruzione
dellidentit nazionale. Una decina danni pi tardi, Delisle e Woodsworth
12
affermano: Par del
les dcideurs (commanditaires, diteurs, etc.), par del la matrialit des textes, (...) il brouille les
cartes, en loccurence ces cultures, ces valeurs, celles de lautre comme les siennes propres quon
voudrait bordes, dlimites, alors quelles sont fluides, mouvantes . Un po ci che Mallarm
scriveva nel 1877: Le traducteur nest pas uniquement prospecteur de diffrences, explorateur de
territoires culturels inconnus. Il est aussi celui qui, dans sa reconnaissance de lautre, change les
perspectives de sa communaut, drange les mots de sa tribu . In The Scandals of
Translation
13
, Lawrence Venuti parla di politica della traduzione e scrive:Translation wields
enormous power in creating representations of foreign cultures.
Come gli antropologi prima di lui, il traduttore deve riconoscere la sua propria influenza
sulla costruzione e la comprensione di culture altre, riconoscere che non solo un osservatore
parziale, ma anche un protagonista. Pur non operando sul terreno, egli deve tuttavia documentarsi,
consultare fonti, interrogarsi, svolgere ricerche. Poich il dialogo tra lantropologo e i suoi
informatori assume un ruolo molto importante nel metodo di lavoro, anche per la traduzione di
grande rilevanza lo studio dallinterno dellinterazione tra il traduttore e il contesto che da senso
alla lingua-cultura.
Toute saisie dun objet par un sujet constitue un filtrage, cest dire une mdiation par le sujet
rcepteur. Celui-ci plaque sur lobjet la grille de prsupposs culturels, idologiques,
exprientiels, intellectuels quil sest constitue au fil dune existence et, moins de se faire
violence pour rsister la tentation de caser lobjet nouveau dans les structures du connu,
moins de faire table rase de ses prjugs, ce qui exige une vritable ascse danthropologue, il
finit par ne reconnatre que ce quil a appris au pralable connatre.
14
Dopo questo necessario preambolo, Palomar ci avvicina ai meccanismi che ci consentono
intralinguisticamente di dichiarare i nostri desideri, i nostri appetiti competenti, di nominare.
Mentre lEuropa si imponeva alle altre societ, negando le loro culture, le loro lingue e le loro
identit, paradossalmente, nello stesso periodo, molti studiosi si sono interrogati sulla natura delle
parole, sulla la loro relazione con i segni del mondo, sulla loro percezione. Calvino pi attratto da
Mounin, Saussure e probabilmente anche dalla filosofia del linguaggio di Wittgenstein, si
dissocer da strutturalisti come Lukcs. Affermare che ogni parola significa qualcosa equivale a
non dire nulla. Le parole hanno funzioni disparate, come disparate sono le funzioni degli
utensili.
15
Ogni singola realizzazione concreta del linguaggio risponde a precise regole e a una
logica interna fissate dalluso ordinario di esso, esattamente come avviene con qualunque gioco. Il
significato di una parola il suo uso nel linguaggio sociale ed il risultato di una percezione
tradotta in una rappresentazione o linguaggio mentale di ciascun individuo poi repertoriata. Lo
stesso dicasi per il significato di un segno. In s non nulla. La messa in parole o ri-traduzione

10
Foucault (1966).
11
Berman (1984).
12
Delisle e Woodsworth (1995).
13
Venuti (1998), p. 67.
14
Folkart (1991).
15
Wittgenstein (1958), citato da Osimo (2004).
72
in codice esterno comune ad altri, latto indispensabile unicamente per la vita sociale
dellindividuo, per poter condividere con altri il contenuto dei propri atti cognitivi e percettivi.
() se per la sopravvivenza biologica di un singolo individuo sufficiente che vengano
soddisfatti determinati bisogni naturali, la vita di una collettivit, quale che sia, non possibile
senza una cultura () Tutti i bisogni delluomo si possono ripartire in due gruppi. Gli uni
richiedono una soddisfazione immediata e non possono (o quasi) venire accumulati. () I
bisogni che possono essere soddisfatti mediante laccumulazione di riserve formano un gruppo
distinto. Essi sono la base oggettiva per lacquisizione, da parte dellorganismo, di
informazione extragenetica. () Luomo nella lotta per la vita inserito in due processi:
nelluno interviene come consumatore di valori materiali, di cose, nellaltro invece, come
accumulatore dinformazione. Ambedue sono necessari allesistenza. Se alluomo come
creatura biologica sufficiente il primo, la vita sociale presuppone ambedue. () La cultura
un fascio di sistemi semiotici (lingue) formatisi storicamente. () La traduzione dei medesimi
testi in altri sistemi semiotici, lassimilazione di testi diversi, lo spostamento dei confini fra i
testi che appartengono alla cultura e quelli che si trovano oltre i suoi limiti costituiscono il
meccanismo dappropriazione culturale della realt. Tradurre un certo settore della realt in una
delle lingue della cultura, trasformarlo in un testo, cio in uninformazione codificata in un
certo modo, introdurre questa informazione nella memoria collettiva: ecco la sfera dellattivit
culturale quotidiana. Solo ci che stato tradotto in un sistema di segni pu diventare
patrimonio della memoria. La storia intellettuale dellumanit si pu considerare una lotta per
la memoria. Non a caso la distruzione di una cultura si manifesta come distruzione della
memoria, annientamento dei testi, oblio dei nessi.
16
Poich ogni uso coinvolge unintera memoria collettiva di contenuti culturali gi elaborati nonch di
forme che la storia ha sedimentato, importante sapere come il testo stato prodotto, conoscerne il
contesto linguistico, sociale, culturale (anche in senso etnologico).
3 paragrafo
C chi dagli incontri di queste fortuite tappe trae ispirazione per nuovi stimoli e nuovi desideri: cambia idea su
quel che stava per chiedere o aggiunge una nuova voce alla sua lista;
e c chi non si lascia distrarre nemmeno per un istante dallobiettivo che sta perseguendo e ogni suggestione diversa
in cui simbatte serve solo a delimitare, per via desclusione, il campo di ci che lui testardamente vuole.
Dopo questo breve excursus, Palomar ci riporta alla traduzione interlinguistica e cerca di
farci capire quanto la relazione tra processo di transfert linguistico, soggettivit del traduttore e
construction du phras sia, di fatto estremamente complessa. Il traduttore non il solo a tradurre,
ma nemmeno traduce da solo e neanche il suo ruolo riducibile a unoperazione di mero transfert
interlinguistico. Abbiamo visto che, in ambito linguistico, non vi sono certezze, n assoluti, ma
solo arricchimenti; ogni individuo interpreta a modo suo e in maniera progressiva un segno,
espandendo o delimitando meglio il campo. Un traduttore che non ha dubbi non pu essere un
buon traduttore: il mio primo giudizio sulla qualit dun traduttore mi sento di darlo sul tipo di
domande che mi fa.
17
Non svolgendo un testo le sue funzioni finch non letto e essendo la lettura a sua volta una
sorta di traduzione dal linguaggio verbale esterno al linguaggio non verbale interno, con gli stessi
meccanismi di funzionamento del linguaggio verbale, quando un traduttore legge il testo da
tradurre, egli percepisce ci che legge desumendone interpretazioni e inferenze sui possibili intenti
dellautore del messaggio al momento della sua stesura, li trasferisce dal contesto naturale per
proiettarlo nella sua mente dove prendono forma, in maniera veloce, provvisoria e non sempre del
tutto consapevole. Le sue potenziali possibilit di traduzione si materializzeranno successivamente
in un prodotto risultante dal suo status culturale e linguistico personale e che risponde alle varie
convenzioni in uso nella sua lingua. Che si tratti di un testo originato dalla propria cultura oppure

16
Lotman (1987) citato da Osimo (2004).
17
Calvino (2002), p. 88.
73
da una cultura straniera, ogni lettore lo percepir attraverso la propria griglia e i propri presupposti
e ne interpreter solo ci che riuscito a riconoscervi e dunque ci che gi conosceva.
Linterpretazione che far leggere ai suoi lettori e di cui interamente responsabile, la sua,
ovvero una tra tante altre, risultato della costruzione del senso e della forma che non avviene in un
vuoto culturale. Per questo, la traduzione unoperazione letteraria, creativa, dove c sempre
lapporto di uninterpretazione personale, anche perch il traduttore scrive nella propria lingua
che, comunque non quella dello scrittore.
Come scriverei bene se non ci fossi? Se tra il foglio bianco e il ribollire delle parole e delle storie
che prendono forma e svaniscono senza che nessuno le scriva non si mettesse di mezzo quello
scomodo diaframma che la mia persona! Lo stile, il gusto, la filosofia personale, la soggettivit,
la formazione culturale, lesperienza vissuta, la psicologia, il talento, i trucchi del mestiere: tutti
gli elementi che fanno s che ci che scrivo sia riconoscibile come mio, mi sembrano una gabbia
che limitano le mie possibilit. Se fossi solo una mano, una mano mozza che impugna una penna
e scrive Chi muoverebbe questa mano? La folla anonima? Lo spirito dei tempi? Linconscio
collettivo? Non so. Non per essere il porta-voce di qualcosa di difendibile che vorrei annullare
me stesso. Solo per trasmettere lo scrivibile che attende desser scritto, il narrabile che nessuno
racconta.
18
Lingua, testo e funzione del testo sono prodotti e riflessi diversi di una stessa cultura. La sorte
interpretativa di un testo fa pertanto parte del proprio meccanismo generativo. Il traduttore
interpreta e costruisce il suo testo intrattenendo un dialogo costante e muto tra se stesso e lautore
invisibile. En traduction, on ne peut pas, on ne doit pas tre neutre. La neutralit nest pas le
correctif du dogmatisme
19
. Da qui la necessit, per il traduttore, di accompagnare il suo lavoro da
una profonda riflessione e da una rimessa in discussione continua delle sue scelte.
4 paragrafo
Lanimo del signor Palomar oscilla tra spinte contrastanti:
- quella che tende a una conoscenza completa, esaustiva, e potrebbe essere soddisfatta solo assaporando tutte le
qualit;
- o quella che tende a una scelta assoluta, allidentificazione del formaggio che solo suo, un formaggio che
certamente esiste anche se lui ancora non sa riconoscerla (non sa riconoscersi in essa).
I conflitti, le tensioni, le negoziazioni, le decisioni, le controversie fanno parte del processo
traduttivo. Oltre a essere preso fra il dire tutto a nessuno, dire nulla a tutti, e le due situazioni sono
inversamente proporzionali
20
, il traduttore deve anche confrontarsi con le teorie delle varie scuole
di pensiero: teoria strutturalista, teoria del senso o teoria interpretativa, teoria delle equivalenze,
teoria dello skopos, teoria della lettera e dellautonomia linguistica, teoria della fedelt, della
congruenza, dei ciblistes, dei sourciersTradurre un testo unattivit trans-linguistica
quanto lattivit stessa della sua scrittura e tale procedimento non pu essere teorizzato dalla
linguistica dellenunciato (Lukcs) n dalla poetica formale di Jakobson.
La mente dello scrittore ossessionata dalle contrastanti posizioni di due correnti filosofiche.
La prima dice: il mondo non esiste; esiste solo il linguaggio. La seconda dice: il linguaggio
comune non ha senso; il mondo ineffabile. Secondo la prima, lo spessore del linguaggio si
erge al di sopra dun mondo fatto dombre; secondo la seconda, il mondo a sovrastare come
una muta sfinge di pietra un deserto di parole come sabbia trasportata dal vento. La prima
corrente ha stabilito le sue sorgenti a Parigi; la seconda scorre dallinizio del secolo partendo da
Vienna ed passata attraverso varie trasmigrazioni riacquistando attualit in anni recenti anche
in Italia. Entrambe le filosofie hanno forti ragioni dalla loro. Entrambe rappresentano una sfida
per lo scrittore: la prima, esige luso dun linguaggio che risponda solo a se stesso, alle sue

18
Baranelli e Ferrero (2003), p. 260.
19
Meschonnic (1973), p. 63.
20
Guiraud (1982), p. 461.
74
leggi interne; la seconda, luso dun linguaggio che possa far fronte al silenzio del mondo.
Entrambe esercitano su di me il loro fascino e la loro influenza. Ci significa che finisco per
non seguire n luna n laltra, che non credo n nelluna n nellaltra.
21
Lo stesso dilemma ossessiona la mente del traduttore. Se nei brani seguenti sostituiamo libro con
traduzione, la posizione saggia di Calvino invita il traduttore a prendere le distanze dalla
linguistica e ad avere un atteggiamento di giusto equilibrio nei confronti del lavoro che egli
chiamato a svolgere, consapevole del fatto che la Traduzione assoluta non esiste, n lequivalenza
ideale.
Lidea dun libro assoluto si presenta ogni tanto anche alla letteratura profana, come il Libro
con lelle maiuscola vagheggiato da Mallarm, ma direi che una tentazione diabolica.
Meglio il gesto perplesso e modesto di chi spinge avanti il proprio libro come una glossa
(). Il libro magico, il libro assoluto, i cui arcani superano i limiti dogni linguaggio, non
sarebbe dunque altro che un modello di cervello elettronico? Ma il computer vale per noi
solo in quanto pu memorizzare ed eseguire una gran quantit di programmi che siamo noi a
elaborare e a inserire nei suoi microcircuiti. Torniamo alla molteplicit come condizione
prima dogni atto di conoscenza. Come il computer non ha senso senza i programmi, senza il
suo software, cos anche il libro che pretenda dessere considerato il Libro non ha senso
senza il contesto di molti, molti altri libri intorno a lui. () Un grande libro non vale tanto
perch ci insegna a conoscere un determinato individuo, ma perch ci presenta un nuovo
modo di capire la vita umana, applicabile anche agli altri, di cui anche noi possiamo servirci
per riconoscere noi stessi. Se ogni persona umana contenesse un proprio libro e non le
restasse che depositarlo sulla carta (o scodellarlo come un uovo), le biblioteche sarebbero
affollate da popolazioni sterminate di doppi cartacei di tutti i vissuti e defunti, meno
deperibili dei corpi di carne e ossa che si affolleranno nella valle di Giosafatte, prospettiva
che sarebbe questa s, la pi angosciosa di tutte. Io preferisco credere a una biblioteca ideale
che accolga i modelli esemplari desperienza, i prototipi, le forme essenziali dalle quali si
potr dedurre tutto il possibile. () Pi che dal desiderio di scrivere il mio libro, il libro
come equivalente di me stesso, io sono spinto dal desiderio daver davanti a me il libro che
mi piacerebbe di leggere, e allora provo ad identificarmi con lautore immaginario di questo
libro ancora da scrivere, un autore che potrebbe anche essere molto diverso da me.
22
Come il computer non ha senso senza i programmi, cos neanche la traduzione non ha senso senza
lesperienza diretta del traduttore e lapporto di tante altre esperienze di traduzione. Anche le
parole, ad immagine dei loro parlanti o traduttori, hanno unanima, una storia, una sensibilit. Ed
ci che differenzia il linguaggio umano da quello della macchina, la traduzione umana da quella
automatica, dalla Traduzione. La totalit e la neutralit sono un concetto dei filosofi che rester
sempre astratto. Una traduzione non potr comunque mai essere equivalente alloriginale n
considerarsi finita, ma solo provvisoria e sempre migliorabile. inevitabile che, trattandosi di un
confronto dinamico tra due lingue e due culture, essa porta inevitabilmente a evidenziare e
problematizzare le differenze, a volte inconciliabili tra di esse.
Ogni traduttore incontrer immancabilmente uno dei due scogli seguenti: o seguir con
troppo scrupolo loriginale, a scapito del gusto e della lingua del suo popolo, o aderir
alloriginalit del suo popolo, a scapito dellopera da tradurre.
23
Tuttavia, visto che ci che cercano gli scrittori di romanzi tessere una rete che leghi lesperienza
custodita nei libri durante i secoli a quel pulviscolo desperienza che attraversiamo giorno per
giorno nelle nostre vite e che ci risulta sempre pi inafferrabile e indefinibile,
24
il traduttore deve

21
Calvino (2002), p. 116.
22
Ivi, pp. 134-135.
23
Lettera a Schlegel, 23 luglio 1796, citata da Berman (1984), p. 9.
24
Calvino (2002), p. 133.
75
separare ognuno degli elementi visibili del testo in uninfinit di elementi invisibili senza i quali
glie ne sfugge la percezione.
La traduzione un mestiere che simpara, ma a sua volta un mestiere che insegna a
scrivere, che offre lopportunit di esplorare a fondo il senso delle parole e le strutture della lingua
per la necessit di riconoscerle e di paragonarle con loro consimili in una lingua diversa, fino a
rinfrancare il proprio stile. La ricerca lessicale e sintattica mirata alla perfezione tecnica perch
per il grande scrittore come per il bravo traduttore, se si vuole essere letti senza difficolt, scrivere
diventa estremamente difficile.
25
La tentazione della traduzione sta anche in questo, nellessere
unoccasione di scrittura che pu diventare un riferimento per gli altri. Ci significa affrontare
laspetto autoriale della traduzione. Perch a un certo punto, come abbiamo visto con Calvino e
Eco, il traduttore quasi si immedesima con lautore, condivide la stessa visione del mondo, scrive
con lo stesso stile, trova con facilit le parole, le espressioni. Ma, di solito, il traduttore non lo
scrittore ed bene che non cerchi di esserlo.
5 - 6 paragrafo
Oppure, oppure: non questione di scegliere il proprio formaggio ma dessere scelti. C un rapporto
reciproco tra formaggio e cliente: ogni formaggio aspetta il suo cliente, si atteggia in modo dattrarlo, () o al
contrario sciogliendosi in un arrendevole abbandono. Unombra di complicit viziosa aleggia intorno: la raffinatezza
gustativa e soprattutto olfattiva conosce i suoi momenti di rilassatezza, dincanagliamento, in cui i formaggi sui loro
vassoi sembrano offrirsi come sui divani dun bordello. Un sogghigno perverso affiora nel compiacimento davvilire
loggetto della propria ghiottoneria con nomignoli infamanti.
il testo che si fa tradurre o il traduttore che sceglie come tradurlo? Domanda
apparentemente banale, ma in realt molto pi subdola. Vi un rapporto gerarchico tra lingua e
traduttore?
Luomo si comporta come se fosse lui a forgiare e a dominare la lingua, mentre la lingua
invece che resta la padrona delluomo. Quando questa relazione di dominio viene invertita,
luomo si trova limitato a strani espedienti. La lingua diventa allora mezzo di espressione, la
lingua pu degenerare in puro mezzo despressione (in pura stampa). Sforzarsi di aver cura del
proprio discorso, persino quando la lingua viene usata in questo modo, lodevole. Ma da solo,
questo non basta a districarsi dallinvasione e della confusione del vero rapporto gerarchico tra
la lingua e luomo. Giacch di fatto la lingua a parlare. Luomo parla soltanto nella misura in
cui risponde - corrisponde alla lingua e ascolta il suo appello, il suo consenso. Fra tutti i
consensi che noi uomini non possiamo mai articolare da soli, la lingua il pi elevato e il
primo in assoluto.
26
E Calvino:
Il pensiero che i libri siano generati dai libri come una forza biologica propria della carta scritta
pu comunicare angoscia: se il discorso scritto che passa attraverso la mano che scrive, e
lautore non che uno strumento di qualcosa che si scrive indipendentemente da lui, forse non
siamo noi a scrivere i libri ma sono i libri che scrivono noi.
27

Qui ci viene da fare un paragone con quanto avvenne agli albori del Novecento, con lo scientismo
che erigeva a livello di verit scientifica assoluta una concezione materialista e determinista
delluniverso, dove nessun spazio veniva concesso allesistenza della mente e neanche alla libert.
Bergson scosse i benpensanti dellOccidente, con les donnes immdiates de la conscience e il
dinamismo della vita interiore dellindividuo e li pose di fronte alla domanda imbarazzante: in
virt di quale ragione abbiamo preso una decisione, compiamo un atto? Risposta: forse contro ogni
ragione! Gli atti liberi sono dunque rari; nella maggior parte delle nostre azioni quotidiane (la vita
fatta di circostanze ordinarie e di circostanze solenni) siamo degli automi coscienti; infine, siamo

25
Calvino (2002), p. 86.
26
Heidegger (1954), citato da Steiner (2004), p. 21.
27
Calvino (2002), p. 133.
76
liberi solo quando i nostri atti emanano dalla nostra intera personalit, quando la esprimono e
assumono lindefinibile assomiglianza che si trova a volte tra lopera e lartista. Bergson invitava i
suoi contemporanei a riappropriarsi di quel flusso ininterrotto della propria vita interiore, mostrare
che nulla vi si ripete, che il prolungarsi del passato nel presente e del presente nellavvenire una
creazione continua di imprevedibili novit. Cos facendo, si riscopre la realt e la libert della
mente come evidenze immediate. Poi Freud svel che linconscio rappresenta un campo molto pi
vasto dellIo conscio, addirittura lessenziale della vita psichica, determina i nostri comportamenti
al punto da essere lIo stesso. La natura del tradurre sta proprio nella ricerca di questo legame
misterioso con il nascosto, con i miti. Tradurre, significa ascoltare tutto ci che dice il testo, sia
direttamente che indirettamente, tra e dietro le righe; significa assumersi responsabilit nei
confronti delle scelte da fare, difenderle pur sapendo che si tratta solo di una tra le tante possibili
interpretazioni; significa ricreare la musica e le immagini di un discorso in unaltra lingua, nella
maniera in cui egli le ha percepite con la sua sensibilit, ma nel pieno rispetto dellautore e
dellalterit che riveste il suo discorso. Ogni testo tradotto rivela latteggiamento del traduttore nei
confronti del testo stesso, del suo autore, dei futuri lettori del nuovo testo in versione tradotta. Il
suo senso gli dato dallincontro casuale con un lettore qualsiasi oppure da un modello di lettore
che il suo autore ha previsto. Eco dice che chi scrive deve prevedere un modello di lettore
possibile o Lettore Modello, che suppone sia in grado di affrontare interpretativamente le
espressioni nello stesso modo in cui lautore le affronta generativamente.
28
La traduzione si situa
in uno spazio sociale nel quale, sia lautore che scrive il testo originale per i suoi destinatari, che il
traduttore, che scrive la sua propria versione del testo allintenzione di altri destinatari, hanno
obiettivi e interessi che orientano le rispettive enunciazioni e che non per forza di cose coincidono.
Tentare di rendere il piacere di chi legge un libro in traduzione pari a quello di chi legge
loriginale, significa esigere moltissimo di se stesso. Per quando il traduttore riesce ad entrare
veramente a fondo in un romanzo e, quindi, a tradurlo bene, non solo esprime un rapporto di
fedelt, ma si crea anche un senso di possesso al punto che un romanzo che non suo un po lo
diventa, ne orgoglioso, segue le sue sorti con partecipazione e un po di apprensione. La natura
del tradurre sta proprio in quel legame misterioso, in quella complicit viziosa. Affidandosi al testo
del quale diventa responsabile, il traduttore conquista negli angoli pi remoti del proprio Io, il
permesso di trasgredire alla traccia dellautore. Calvino traduttore di Les fleurs bleues e a Eco di
Exercices de style dimostrano una totale autonomia linguistica, forzando talvolta la traduzione al
punto da renderla spesso infedele, seppur corretta nel senso e nelle tematiche. Una volta compreso
il senso, essi si prendono la libert di riscrivere Queneau, spostano sottilmente lequilibrio del
romanzo attraverso compensazioni, calvinizzando o echizzando lo stile di Queneau, invece di
limitarsi a tradurlo.
Le corps verbal ne se laisse pas traduire ou transporter dans une autre langue: il est cela
mme que la traduction laisse tomber. Laisser tomber le corps, telle est mme lnergie
essentielle de la traduction.
29
La traduzione diventa allora la dimostrazione della sicurezza acquisita; nel mostrare la loro
sicurezza, essi ricreano lopera, restituendo lair de la chanson. Umberto Eco scrive a questo
proposito: Fedelt significa capire le regole del gioco, rispettarle e poi giocare una nuova partita
con lo stesso numero di mosse. Lo stesso concetto di gioco era stato espresso, come gi detto, da
Wittgenstein. Le due opere sono cos il frutto di due stili letterari, accomunati dalla scelta dei temi
e dalla struttura dei medesimi, ma nullaffatto dallo stile e dalle caratteristiche linguistiche
30
. Il
motivo di tanta congenialit tra questi scrittori risiede nel metodo di scrittura, nella concezione del
ruolo dello scrittore e del traduttore, nellimportanza che attribuiscono allironia, alla comicit,
allesattezza, al ritmo, al rigore matematico. Ogni parola soppesata: lo si percepisce nella

28
Eco (1995).
29
Derrida (1967), p. 312.
30
M.-F. Federici, Calvino e la traduzione di Les fleurs bleues, University of Reading.
77
passione a giocare con la combinazione di eventi e situazioni in formule linguistiche sorprendenti.
Ma non sempre cos. pi frequente trovare testi che sono stati veramente avviliti e i modi per
farlo sono quelli contenuti nelle parole di Italo Calvino, che introducono la terza delle sue Lezioni
americane intitolata Esattezza:
Sento il bisogno di difendere dei valori che ad altri potranno sembrare ovvii perch mi
sembra che il linguaggio venga sempre pi usato in modo approssimativo, casuale, sbadato, e
ne trovo un fastidio intollerabile. ()
A volte mi sembra che unepidemia pestilenziale abbia colpito lumanit nella facolt
che pi la caratterizza, cio luso della parola, una peste di linguaggio che si manifesta come
perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare
lespressione sulle formule pi generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare le
punte espressive, a spegnere ogni scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove
circostanze.
Non minteressa qui chiedermi se le origini di questa epidemia siano da ricercare nella
politica, nellideologia, nelluniformit burocratica, nellomogeneizzazione dei mass-media,
nella diffusione scolastica della media cultura.
Quel che mi interessa sono le possibilit di salute. La letteratura (e forse solo la
letteratura) e noi aggiungiamo la traduzione pu creare degli anticorpi che contrastino
lespandersi della peste del linguaggio. ()
Ma forse linconsistenza non nel linguaggio soltanto: nel mondo. La peste colpisce
anche la vita delle persone e la storia delle nazioni, rende tutte le storie informi, casuali,
confuse, senza principio n fine.
Il mio disagio per la perdita di forma che constato nella vita, e a cui cerco dopporre
lunica difesa che riesco a concepire: unidea della letteratura.
31
Oppure quelli elencati da Berman:
32
la razionalizzazione, la chiarificazione, lallungamento, la
nobilitazione, limpoverimento qualitativo, limpoverimento quantitativo, lomogeneizzazione, la
distruzione dei ritmi, la distruzione dei reticoli significanti soggiacenti, la distruzione o
lesotizzazione dei reticoli linguistici vernacolari, la distruzione delle locuzioni, la cancellazione
della sovrapposizione di lingue. Secondo lautore, queste tendenze formano assieme un sistema
che concorre a disfare il rapporto che lopera ha stabilito tra la lettera e il senso, dove non pi la
lettera che assorbe il senso ma il senso che doma la lettera.
La storia della traduzione ci insegna che, sia per ragioni culturali, che linguistiche, sociali e
politiche, questo atteggiamento del traduttore, assunto liberamente e spontaneamente oppure
imposto, sempre ruotato attorno a due poli: sourcier oppure cibliste. Come abbiamo visto, la
traduzione, in particolare francese, sin dalle Belles infidles del XVII secolo, ha lasciato tracce
indelebili nel modo di concepire sia il bel linguaggio che la traduzione e tende verso il
ciblisme. Queste dicotomie che Calvino invita a superare, sono ignorate dalla critica letteraria. E
questo paradossale, poich la traduzione letteraria frutto anchessa di (ri)creazione. Il traduttore
subisce ancora troppo spesso pressioni non solo, come abbiamo visto, da parte delleditore, del
pubblico, ma anche dal punto di vista culturale a causa dellossessione della norma, del corretto,
dellaccettato, dello standard. Questo avvilimento, di fatto, colpisce il testo originale. Porta a
smussarlo, ad adattarlo, a sostituire le metafore originali con clichs linguistici che neutralizzano il
discorso, lo privano della sua forza. Scrive a questo proposito Meschonnic:
Je dfinirais la traduction la version qui privilgie en elle le texte traduire et ladaptation,
celle qui privilgie (volontairement ou son insu, peu importe) tout ce hors-texte fait des
ides du traducteur, sur le langage et sur la littrature. Sur le possible et sur limpossible (par
quoi il se situe) et dont il fait le sous-texte qui envahit le texte traduire.
Oltre alla conoscenza perfettamente funzionale delle lingue, necessaria, per tradurre, anche la
conoscenza comparata delle azioni-reazione del testo allinterno della lingua e della cultura fonte

31
Calvino (1993).
32
Berman (1984), pp. 53-66.
78
assieme alle probabili letture che la cultura darrivo imporr. Limmersione del traduttore nel testo
una delle condizioni senza la quale non vi pu essere alcuna buona traduzione: tra opera da
tradurre, traduttore e cliente-lettore c dunque un rapporto reciproco, unombra di complicit
viziosa. Plus le traducteur sinscrit comme sujet dans la traduction, plus, paradoxalement, traduire
peut continuer le texte. Cest dire dans un autre temps et une autre langue, en faire un texte.
Potique pour potique .
33
7 paragrafo
Non questo il tipo do conoscenza che il signor Palomar pi portato ad approfondire: a lui basterebbe
stabilire la semplicit dun rapporto fisico diretto tra uomo e formaggio. Ma se lui al posto dei formaggi vede nomi
di formaggi, concetti di formaggi, significati di formaggi, storie di formaggi, contesti di formaggi, psicologie di
formaggi, se pi che sapere ha presente che dietro a ogni formaggio ci sia tutto questo, ecco che il suo rapporto
diventa molto complicato.
Adesso Palomar ci guida verso luoghi pi reconditi, dove si cela la ricchezza del taciuto. In
queste poche righe, e in quelle che seguono, riassunta tutta la problematica della traduzione. La
parola non nulla se non la si pensa. E pensare, significa liberarsi, tramite la traduzione, dalla sfera
di riferimento materiale, dalla situazione da tradurre. Il decalaggio che esiste tra la lingua di una
societ e il linguaggio personale di ognuno di noi, esiste anche tra il personaggio sociale di uno
scrittore e ci che scrive, ovvero il suo stile, il suo cosmo nonch tra il traduttore e la sua identit
sociale e quella dellautore che deve tradurre. Ogni opera letteraria costituisce un minuziosissimo
sistema atomico, o unenorme sistema solare, dove una ferrea legge connette fra loro tutte le pagine,
le immagini, i personaggi, lo stile, larchittura, la punteggiatura, gli spazi bianchi, le intenzioni
palesi o nascoste, le allusioni, i lapsus, dove tutto ci che scritto significa. Senza mai dimenticare
che dietro ogni testo che leggiamo, abita un testo nascosto. Il ritorno di certe immagini, il gioco di
certe metafore, ci fanno riscoprire questo secondo libro, che sta dietro il primo e dove si celano i
miti o Weltanschauung che ogni scrittore porta con s e che impregnano pi o meno intensamente
tutti gli elementi del suo libro. Il traduttore deve evitare di scivolare sulla superficie, deve riuscire a
rivelare questo libro nascosto e far parlare limmenso patrimonio del non detto, portando alla luce la
massa di implicito racchiuso dentro il testo.
A proposito di Proust, Kristeva diceva che scrivere, significa tradurre il libro interiore delle
impressioni e dei non-segni sensoriali in lingua:
Ce qui se prsente ainsi obscurment au fond de la conscience, avant de le raliser en oeuvre,
avant de le faire sortir au-dehors, il faut lui faire traverser une ragion intermdiaire entre notre moi
obscur et lextrieur, notre intelligence, mais comment lamener jusque l, comment le saisir?
34
La stessa terribile domanda assilla anche il traduttore. Prosegue Kristeva
Nous sentons la prsence dune langue maternelle, des paroles anciennes qui rsonnent partir
dune couche profonde et antrieure lcriture. Traduire Proust, cest trouver en nous-mmes cette
langue source, la musique latente de notre propre langue maternelle. Il ne sagit pas seulement de
trouver les mots qui conviennent dans un idiome partir dun autre; il faut avoir cette mme
oreille fine dont parle Proust dans Contre Sainte Beuve, celle qui appartient au garon qui se
dveloppera en un des moi dans la Recherche. Cette oreille fine est la contrepartie rceptive
la capacit de transformer une sonorit intrieure en musique stylistique au niveau de la langue.
35
A sua volta, in Contre Sainte-Beuve, Proust dice:
Ds que je lisais un auteur, je distinguais bien vite sous les paroles lair de la chanson, qui en
chaque auteur est diffrent de ce quil est chez tous les autres, et tout en lisant, sans men rendre
compte, je chantonnais ...
36

33
Meschonnic (1999), p. 27.
34
Ivi, p. 393.
35
Ivi, pp. 385-396.
36
Proust (2002), p. 295.
79
Tradurre, dunque, non significa solo concentrarsi sulle parole in quanto singole entit, ma lasciarsi
impregnare da ci che vi di comune tra di esse, entrare in quello spazio che le separa e che porta
oltre; significa ritrovare quel contesto particolare da dove scaturisce lo stile dellautore. La
differenza tra un vero scrittore e un dilettante non sta nel fatto che il primo non percepisce il mondo
allo stesso modo del secondo, ma piuttosto nel fatto che il secondo incapace di rendere sensibile
agli altri, di svelare e comunicare loro ci che nascosto e sfugge al rapporto fisico diretto. Se il
lavoro del pittore come quello dello scrittore dovesse limitarsi a riprodurre la realt che ha davanti ai
suoi occhi o attorno a s, e se la prova della sua bravura dovesse essere una piatta assomiglianza,
una riproduzione, non si capisce allora qual la necessit dellarte, a meno che non si tratti di un
semplice passatempo per oziosi. Che cosa aggiunge un doppione alla nostra conoscenza? Se
prendiamo come esempio la storia della pittura dal 900 ad oggi, forse riusciamo a rendere meglio il
senso di questo rapporto complicato. La pittura moderna non compresa da tutti, in particolare dal
senso comune, perch si crede, appunto, che loggetto dellarte consista nel riprodurre la natura.
Mentre il suo senso sta proprio nel farcela scoprire, nel svelarcela in un modo che gli proprio,
facendo violenza ai sensi che la percepiscono. Parafrasando Leonardo da Vinci, come la pittura, la
lingua cosa mentale. Ogni scrittore costretto a costruirsi la propria lingua, a spostare i confini,
a spingerli oltre ai limiti concordati. Lo scrittore, di qualsiasi corrente, ha lincarico di inventare la
lingua, cio di ricrearla, di trasformarla in una sorta di lingua straniera, e non unaltra lingua, n un
dialetto rivalutato, ma un diventare altro della lingua. Nella Recherche du Temps perdu, la
domanda che Marcel pone a se stesso proprio quella di sapere se egli sar capace non di descrivere
i tre campanili di Martinville, ma bens di rendere con la scrittura limpressione da essi suscitata in
lui. Tutta la sua vita, il suo senso dipende da questo suo talento. Lo stesso vale per la breve suonata
di Vinteuil o le tele di Elstir. E cos, pi il traduttore circoscrive il campo dellanalisi, pi esso si
moltiplica al proprio interno, aprendo prospettive vertiginose, come se in ogni punto, in ogni parola
fosse contenuto linfinito.
Il traduttore di unopera letteraria non un professionista del mistero o un mistico, n un
vero scrittore: piuttosto un intarsiatore di legni altrui, che tuttavia riesce a rivelare il libro
nascosto, a fare parlare limmensa ricchezza del taciuto.
37
8 paragrafo
La formaggeria si presenta a Palomar come unenciclopedia a un autodidatta; potrebbe memorizzare tutti i
nomi, tentare una classificazione (), ma questo non lavvicinerebbe dun passo alla vera conoscenza, che sta
nellesperienza dei sapori, fatta di memoria e dimmaginazione insieme, e in base ad essa soltanto potrebbe stabilire
una scala di gusti e preferenze e curiosit ed esclusioni.
Lenciclopedia rappresenta il tentativo di concentrare il sapere di tutti i libri in un solo
discorso, di tracciare una mappa dei territori del sapere umano, di verificare i confini delle nostre
conoscenze. Nasce da un bisogno dordine e di metodo.
Forse ogni civilt, ogni epoca non pu fare a meno di tentare limpresa enciclopedica: ma
pur vero che ogni volta che questa pretesa dunificare i saperi plurimi si riveler
unillusione perch ogni tipo di conoscenza ha il suo metodo e il suo linguaggio che
diverge dagli altri metodi e dagli altri linguaggi e non si lascia inserire in un disegno
circolare quale quello che il nome stesso di enciclopedia suggerisce.
38
Mentre lo scopo della scienza quello di modificare la realt a partire dalla conoscenza delle
sue leggi, lo scopo del discorso, come dellarte, quello di superarla. Essendo la
testualizzazione frutto di un processo sociale, culturale e identitario, lo status di una parola e
gli atti di enunciazione sono indissociabili dal tempo, dallo spazio, dal gruppo di parlanti e
scriventi e sono a loro volta in continuo assestamento.

37
P. Citati, Ritratti del Vero e del Falso, La Repubblica, 11 novembre 1991.
38
Calvino (2002), pp. 131-132.
80
Non ci sono delle epoche, delle classi sociali, dei luoghi dati che si servono delle parole e
della sintassi per esprimere esattamente la stessa cosa, per emettere gli stessi segnali quanto
al giudizio o allipotesi. E neanche due esseri umani. Ognuno di noi si riferisce,
deliberatamente o per abitudine, a delle basi linguistiche: la lingua corrente, che
corrisponde al livello di cultura personale, e un fondo privato.
39
Tradurre un testo una attivit trans-linguistica quanto lattivit stessa della scrittura di un testo, e
non pu essere teorizzato dalla linguistica dellenunciato n dalla poetica formale di Jakobson.
Come per letnologia, il processo di traduzione culturale, prima che con le parole, inizia con
losservazione, il rilevamento di dati, le ricerche documentarie e terminologiche, prosegue con la
distanza simbolica, allo stesso tempo pragmatica e semantica che consente il linguaggio per
concludersi con il transfert o riformulazione, che una variante dellinterpretazione. Come lo
abbiamo gi visto, la riformulazione, in senso antropologico, non riducibile a un semplice
problema di linguaggio, ma bens di discorso, di cui il traduttore deve conoscerne i significati
specifici. Se da un lato, non solo le parole hanno sempre un senso nella nostra mente prima che le
si usi e luso mobilita unintera memoria collettiva di contenuti culturali pre-elaborati e forme
sedimentate dalla storia, dallaltro, sono i parlanti, in base alla loro esperienza dei sapori, fatta di
memoria e dimmaginazione insieme, e in base a essa soltanto che possono stabilire una scala di
gusti e preferenze e curiosit e esclusioni. Non la lingua a fare riferimento alle conoscenze
quando si parla. Non sono gli enunciati che sono in rapporto con il mondo, ma coloro che ne fanno
uso. E cos, il traduttore non ha mai finito di conoscere quel che deve conoscere per dire quel che
ha da dire lautore che deve tradurre.
40
9 paragrafo
Dietro ogni formaggio c un pascolo dun diverso verde sotto un diverso cielo; ci sono segreti di
lavorazione tramandati nei secoli. Questo negozio un museo: il signor Palomar visitandolo sente, come al Louvre,
dietro ogni oggetto esposto la presenza della civilt che gli ha dato forma e che da esso prende forma.
Parler de traduction, cest parler des oeuvres, de la vie, du destin et de la nature des oeuvres; de
la manire dont elles clairent nos vies; cest parler de la communication, de la transmission, de
la la tradition; cest parler du rapport du Propre et de lEtranger; cest parler de la langue
maternelle, natale, et des autres langues; cest parler de ltre-en-langues de lhomme; cest parler
de lcriture et de loralit; cest parler du mensonge et de la vrit, de la trahison et de la fidlit;
cest parler du mimtique, du double, du leurre, de la secondarit; cest parler de la vie du sens et
de la vie de la lettre; cest tre pris dans un enivrant tourbillon rflexif o le mot traduction lui-
mme ne cesse de se mtamorphoser.
41
Lesistenza dellarte e della letteratura, la realt della storia vissuta da un gruppo umano, sono
condizionate da un processo continuo, ma spesso inconscio, di traduzione interna. La lingua
dunque, come luogo dove sono raccolti, tradotti, ordinati, custoditi e trasmessi a una collettivit
sociale, fatti e significazioni convenzionali (di natura storica, artistica, scientifica, tecnica), modi
condivisi di vedere il mondo. Lidentit culturale che ne scaturisce fonda una socialit consensuale
basata su unetica (valori riguardo il vero e il bene) e unestetica (consenso sul sentimento di bello
e di brutto). La lingua come specchio del mondo e autoritratto dellindividuo. La traduzione come
luogo dove si possono osservare le tendenze di una collettivit. Gli studi di antropologia hanno
riconosciuto il fatto che tutte le culture del mondo sono costruzioni sociali e storiche in continuo
assestamento e rimescolamento, che le differenze culturali si allentano in un posto per rinsaldarsi
altrove e in maniera diversa, dimostrando cos leterna e universale mescolanza tra le popolazioni e
facendo di conseguenza crollare molti luoghi comuni. Il mondo, come il museo luogo di

39
Steiner (2004).
40
Calvino (2002).
41
A. Berman, inedito del 1991, riportato sul quarto di copertina della versione francese di La traduction et la
lettre ou lauberge du lointain, Paris, Seuil, 1999.
81
transculturalit. Non sempre il confronto spontaneo e pacifico. Nel mondo, come allinterno della
Torre di Babele o in Parlamento, si litiga, ci si scontra in maniera aspra. Ma il conflitto, a patto che
resti nellambito delle idee, sempre salutare. Perch nel dialogo, si obbligati a conoscersi bene,
mentre la pace forzata come lassoluto sembrano fatti apposta per potersi ignorare
In Dopo Babele, Steiner insiste sulla necessaria appropriazione di un testo da parte di chi lo
traduce, sulla intimit che viene a crearsi tra di loro.
Semparer dun texte en le pntrant fond, en dcouvrir et recrer les forces vives en un
mme mouvement (prise de conscience), reprsente une dmarche quon ressent dans sa
chair mais quon ne peut pour ainsi dire ni expliciter ni systmatiser. Cest un problme
dinstruments spculatifs , comme les appelait Coleridge dont lintelligence allait au
coeur des choses. On ne peut se passer dune intimit gourmande et lucide avec lhistoire
de la langue considre, avec les courants daffectivit changeants qui font de la syntaxe
une image de ltre social.
42
La lingua dunque un sistema storico in continua evoluzione sia nel contesto culturale nel quale
inserita, sia allinterno della coscienza dialogante del traduttore. Gli slittamenti di significato fanno
da specchio a fenomeni di portata pi generale, influenzano, condizionano il nostro modo di pensare
e di comunicare, plasmano il rapporto con la realt che ci circonda. La traduzione non riducibile al
passaggio da una lingua ad unaltra. piuttosto il passaggio di un testo, di un messaggio da una
cultura o da un sistema ad un altro, di unidentit ad unaltra che pu anche diventare differenza,
riproduzione per divenire piuttosto produzione.
43
10 paragrafo
Questo negozio un dizionario; la lingua il sistema dei formaggi nel suo insieme: una lingua la cui
morfologia registra declinazioni e coniugazioni in innumerevoli varianti, e il cui lessico presenta una ricchezza
inesauribile di sinonimi, usi idiomatici, connotazioni e sfumature di significato, come tutte le lingue nutrite
dallapporto di cento dialetti. una lingua fatta di cose; la nomenclatura ne solo un aspetto esteriore, strumentale;
ma per il il signor Palomar, impararsi un po di nomenclatura resta sempre la prima misura da prendere se vuole fermare
un momento le cose che scorrono davanti ai suoi occhi
Immaginiamo un istante, con Pietro Citati
44
, che il testo, pi che un dizionario, sia un immenso
sistema macchina, composto da milioni di bulloni e di viti quasi invisibili. Il traduttore scompone
questa macchina immaginaria, suddivide ogni elemento, ogni frase, ogni parola e ogni immagine,
finch ha lillusione di avere davanti agli occhi, disposti ordinatamente sul tavolo di meccanico della
letteratura, tutti gli elementi primi del testo. Lavora nel buio, a tentoni, a tastoni, illuminato solo da
una piccola luce portatile. In quelloscurit, le idee brillanti, le formule rapide, le teorie linguistiche
non servono a nulla. Laggi, ogni cosa cos piccola, cos delicata, cos fragile. Con la sua
lampadina portatile, segue il significato di ogni elemento, i rapporti che si stabiliscono tra gli
elementi, tutte le associazioni, le combinazioni, le corrispondenze, le trasformazioni Le sue mani
debbono essere lente, precise, delicatissime. Sbagliare cos facile. Basta che egli interpreti male
una metafora, o colga erroneamente un rapporto perch la comprensione del libro gli resti per
sempre preclusa. Certo, porta nella memoria tutti i libri che ha letto; le associazioni lontane, le
remote immagini e le analogie tra libri che non si sono mai incontrati lo aiutano, possono contenere
una scintilla di luce. Ogni testo letterario un cosmo. E il traduttore non deve mai dimenticare che il
suo un lavoro di estrema precisione, un continuo gioco di equivalenze, che si deve compiere senza
nessun capriccio impressionistico. Egli deve leggere, rileggere e rileggere ancora, in maniera quasi
maniacale il testo da tradurre, sperando che esso si stanchi di difendere il proprio segreto.

42
Steiner (1998), p. 61.
43
Gambier (1999-2000).
44
P. Citati, Ritratti del Vero e del Falso, La Repubblica, 11 novembre 1991.
82
Da qualsiasi lingua e in qualsiasi lingua si traduca, occorre non solo conoscere la lingua, ma sapere
entrare in contatto con lo spirito della lingua, lo spirito delle due lingue, sapere come le due lingue
possono trasmettersi la loro essenza segreta.
45

Calvino dir a questo proposito: Io non sono un devoto dei dizionari: quel che conta per me la
vittoria dellarmonia e della logica interna della frase presa nel suo complesso, anche se questo
avviene con la piccola violenza, lo strappo che il parlato tende a imporre alla regola.
46
I termini con cui una societ esprime informazioni, relazioni, emozioni, sentimenti, sogni,
ovvero comunica non pu non riflettere la sua struttura e riflettersi su di essa. Dietro ad ogni parola
si sente la presenza della civilt che gli ha dato forma, e che da essa prende forma. Non con la
lingua spontanea, del semplice rapporto diretto che si trasmette una civilt, una cultura, la
democrazia. La lingua una delle maggiori conquiste sociali di una societ. Ne la grammatica e
la carta didentit e pu perfino avere effetti riparatori, servire da collante di fronte a rischi di
disgregazione politica. Per tradurre, dunque, non bastano le nomenclature, le equivalenze, gli
attrezzi del mestiere, come un dizionario, unenciclopedia. Il deficit di conoscenze del traduttore lo
costringe a completarle per giungere a una comprensione adeguata dellenunciato. Da qui
limportanza delle ricerche documentarie e terminologiche, lelaborazione di glossari funzionali.
Osservando come Palomar procede per imparare un po di nomenclatura, ci sembra di vedere
allopera non solo uno scrittore come Balzac, ma il traduttore professionista che consulta, cataloga,
elabora schede terminologiche, glossari. Comincia a scrivere dei nomi, a segnare accanto a ogni
nome qualche qualifica che permetta di richiamare limmagine alla memoria
La scienza, modello di rigore, senso dellordine, della razionalizzazione per organizzare la
materia letteraria diventa un atteggiamento mentale importante anche per il traduttore perch
ordinare il mondo, geometrizzarlo, classificarlo, significa avere una visione chiara, organizzarne la
percezione per il futuro. il pedaggio da pagare per i principi di precisione, eleganza e soprattutto
di leggerezza.
11 - 12 paragrafo
Monsieur! Houhou! Monsieur! () il suo turno, tocca a lui, nella fila dietro di lui tutti stanno
osservando il suo incongruo comportamento e scuotono il capo con laria tra ironica e spazientita con cui gli
abitanti delle grandi citt considerano il numero sempre crescente dei deboli di mente in giro per le strade.
Lordinazione elaborata e ghiotta che aveva intenzione di fare gli sfugge dalla memoria; balbetta; ripiega
sul pi ovvio, sul pi banale, sul pi pubblicizzato, come se gli automatismi della civilt di massa non aspettassero
che quel suo momento dincertezza per riafferrarlo in loro bala.
Stiamo arrivando alla fine del percorso. La voce della materialit e della modernit in grembiulino
rosa annuncia la fine del viaggio verso laltrove intimo dello scrittore. Anche per questa
conclusione vi sono due livelli dinterpretazione: etnologico e linguistico. La ghiottoneria del
traduttore forse solo mentale, estetica, simbolica, intenzionale. Il legame alla propria cultura, alla
propria rappresentazione del bello, del corretto, di ci che rientra o no nel buon gusto e che
scaturisce dallambiente culturale nel quale egli cresciuto lo fa balbettare e ripiegare sul pi
ovvio, sul pi banale, sul pi pubblicizzato, sugli automatismi della civilt di massa. Genera dei
tics traduttivi involontari o figures de la traduction che gli fanno preferire sistematicamente una
costruzione o delle immagini ad unaltra, un determinato ordine delle parole ad un altro. I calchi o
prestiti semantici e sintattici che si cristallizzano in moduli pronti alluso, causando un
impoverimento nelle scelte terminologiche e stilistiche che tendono a standardizzare, e in ultima
analisi a erodere, non solo la qualit della traduzione, ma pi in generale, a accelerare il
depauperamento delle risorse linguistiche e culturali. Egli obbedisce, senza volerlo a tutto ci che
viene considerato come norma, come limiti concordati, come modo pi naturale di esprimersi in
lingua materna, non solo per quanto riguarda il lessico, ma anche per laspetto referenziale e

45
Calvino (2002), p. 88.
46
Ivi p. 53.
83
sintattico. In quanto agente e anello della comunicazione, il traduttore dovrebbe essere al centro
della societ, ma di fatto, perch lavora al confine, al limite tra due culture e due lingue, si trova ai
suoi margini. Nella nostra societ manca, purtroppo, una cultura della traduzione. E cos, chi
pratica questa professione, oltre ad essere misconosciuto, costituisce una presenza incompresa,
incongrua, un po come lantropologo il cui strano comportamento era oggetto di curiosa
osservazione da parte degli indigeni. La traduzione un prezioso esercizio cognitivo ed etico che
allarga i confini della propria identit e apre le porte alla cultura del relativo e alla perfettibilit
infinita come essenza della vita della mente. Il significato ultimo della traduzione come sfida a
rivelare il significato ultimo del segno. Il lettore non immagina nemmeno lontanamente lo sforzo
immane e tutto il tempo che sono stati richiesti al traduttore per raccogliere nella mente tutti i fili,
tutti i colori, tutti i punti di quella immensa tela, necessaria per elaborare quel prodotto ghiotto e
ben pubblicizzato che, una volta sugli scaffali, egli divora in un attimo, spesso senza neanche
assaporarne le qualit. Scrivere significa prendere coscienza, e non vi coscienza senza
sofferenza. Il grande rigore appannaggio del grande scrittore e, di riflesso, del bravo traduttore. Il
lettore-consumatore non capir mai che la traduzione letteraria guidata da obblighi tanto
numerosi e rigorosi che generano fatalmente in chi vi lavora con maggior dedizione un certo
inappagamento, un senso di diluizione dei sentimenti. Il lettore non capir mai quanto si deve
esigere di se stesso perch il piacere di chi legge un libro in traduzione sia pari a quello di chi
legge loriginale; egli non capir mai che da una traduzione, si esce sfiniti. Dopo lo scrittore, il
traduttore sicuramente la persona che capisce meglio il romanzo, che ne il suo miglior lettore.
per questo che nel momento in cui lo deve lasciare, consegnata la traduzione, egli sa che mai
nessuno lo legger come lui. Come se non bastasse, alla scarsa rilevanza che viene data al suo
lavoro, al suo nome, si aggiunge la sottovalutazione anche a livello economico. A lui
si chiede di considerare suo massimo trionfo il fatto che il lettore neppure si accorga di lui.
Ma un simile lavoro non ha prezzo! Appunto per questo i cinici editori lhanno sempre
retribuito male. Essi sanno di aver a che fare con un asceta, un eroe essenzialmente
disinteressato, pronto a dare tutto se stesso in cambio di un tozzo di pane e a scomparire nel
crepuscolo, anonimo e sublime, quando lepica impresa finita. Il traduttore lultimo, vero
cavaliere errante della letteratura. Cribbio! Ma allora non un mestiere, una vocazione!
47
In un atmosfera inquinata dal cattivo gusto della parola, dalla superficialit, dallomologazione di
massa, dagli imperativi di mercato, fino a dove il traduttore riesce a sfuggire ai condizionamenti
del linguaggio e dellambiente che pervadono tutto il fuori e tutto il dentro di s stesso? Questo
processo infinito di arricchimento verso la conoscenza, alla prova dei fatti, per la sua
consapevolezza, rischia di convincere il traduttore dessere lui il profano, lestraneo, lescluso.
In conclusione, ricordiamo che le parole non designano soltanto le cose, ma trasportano
modelli di cultura. Anche le scelte che potrebbero considerarsi meramente linguistiche implicano
sempre parametri etici, al punto che lattivit stessa del tradurre diventa veicolo di valori quali
lintegrit, la responsabilit, la fedelt, laudacia, lumilt. Calvino ha seguito con attenzione le
riflessioni di natura etica e epistemologica con le quali hanno dovuto confrontarsi gli antropologi e
che ha portato ad inserire la traduzione nel suo contesto sociale, politico, storico; a riconoscerne la
potenza creativa e costruttiva; a mettere in discussione il modo di lavorare del traduttore, la sua
identit, la sua responsabilit, il suo filtro ideologico, a sapere per chi traduce, facendo diventare la
traduzione modo di rappresentare, strumento di dialogo. Tuttavia, perch vi sia dialogo, occorre
che ognuno sia convinto di aver qualcosa da imparare dallaltro. Purtroppo, il nostro monologo ha
cercato di orientare tutte le culture in funzione del nostro personale modo di essere, mentre la
comprensione di unaltra cultura richiede una vera mutazione della nostra mentalit, un grande
sforzo di umilt intellettuale e di accoglienza per rinunciare alle mutilazioni reciproche, ai
compromessi e consentire ad ognuno di diventare ci che e di essere ci che diventer. LAltro

47
Fruttero e Lucentini (2003), p. 60.
84
pu aiutarci a prendere coscienza dei limiti della nostra visione del mondo. Per questo,
necessario ammettere la relativit di ci che rappresentiamo. Nel 1977, in Pour un dialogue des
civilisations, Roger Garaudy scriveva: Quun ethnologue africain tudie les multinationales!
Quun ethnologue boudhiste tudie la publicit europenne! Ils dcleraient srement, dans leurs
analyses, les traces dun cerveau reptilien le plus archaque qui existe chez lhomme. Je souhaite
que ces cooprants dAfrique ou dAsie viennent complter notre ducation. Nous sommes, sur
bien des points essentiels de la vie, des sous-dvelopps. Il rifiuto delle dicotomie sulle quali era
cresciuta lantropologia funzionalista e limportanza data ad una epistemologia dialettica che
fondava la sua conoscenza su un principio di scambio e di confronto hanno avuto come risultato il
rimpatrio dellantropologia nelle societ occidentali di appartenenza e hanno fatto emergere una
nuova figura, quella dellantropografo indigeno. Questo ci induce a riflettere seriamente sulla
transculturalit, nel senso attribuitogli da Marc Aug,
48
ovvero come volont di superare lineguale
incrocio di sguardi per istaurare un dialogo tra osservatore e osservato e iscriversi in un universo
dove tutti e due si riconoscono. Tale riconoscimento reciproco di un universo di significazioni
condivise nellambito di un dialogo riposa interamente sulla possibilit della cultura di essere
tradotta. Riuscir la traduzione a non essere pi considerata soltanto come riproduzione,
passaggio da una lingua ad unaltra per diventare piuttosto passaggio di un testo da una cultura,
identit o sistema ad un altro per diventare semmai differenza, produzione? Nello spazio
transnazionale di differenze accettate che il nostro destino, proprio la traduzione che forse
riuscir a traghettarci verso la citoyennet venir.
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86
DEMETRIO GIORDANI
Viaggiatori musulmani tra i due mondi.
Il tema del Mirj nella letteratura medievale in Oriente e in Occidente
Il racconto del viaggio notturno del Profeta Muhammad e della sua ascensione uno dei
temi che hanno maggiormente destato linteresse degli orientalisti moderni. La letteratura del
misticismo islamico, araba, persiana, indiana e turca, ha composto le sue opere migliori proprio
intorno al tema del Mirj; le tracce di questa leggenda orientale sono ben visibili anche nella
letteratura medievale occidentale, al punto da risultare inconfondibili per chiunque volesse indagare
a fondo sulla costruzione della Commedia dantesca o su alcuni temi dellOrlando Furioso.
LE FONTI ORIGINALI
La narrazione tradizionale del Mirj trae origine dal Corano; si tratta in realt di pochi
accenni contenuti nei primi versetti della Sra della Stella (Corano LIII: 1-18) e nel primo
versetto della Sra del Viaggio Notturno:
Gloria a Colui che rap il Suo servo dal Tempio Santo al Tempio Ultimo, dai benedetti precinti, per
mostrargli del Nostri Segni. In verit Egli lAscoltatore, il Veggente (Corano XVII: 1).
La maggior parte del racconto per ricavata dalle tradizioni profetiche, in particolar modo
dagli hadth della compilazione di Al-Bukhr (m. 870)
1
, dal resoconto di Ibn Abbs (m. 688 ca.)
2
,
oppure dalla prima biografia di Muhammad composta da Ibn Hishm (m. 828)
3
. Questi i principali
temi del Mirj del Profeta, secondo il racconto tramandato da Anas ibn Mlik (m. 711 ca.)
4
e
riportato nel Jmi al-Sahh di Al-Bukhr: Jibrl, lArcangelo Gabriele, scende a visitare il Profeta
mentre addormentato presso il cortile della Kaba, alla Mecca; dopo averlo svegliato, dopo avergli
aperto il petto, lavato e purificato il cuore in un bacile doro, lArcangelo invita Muhammad a salire
sulla creatura alata dal manto bianco e con una fisionomia a mezzo tra il mulo e lasino, che
presso di lui. In groppa ad Al-Burq, cos nel testo chiamata la cavalcatura celeste, Muhammad
vola dalla Mecca a Gerusalemme, poi inizia ad ascendere, e nel primo cielo incontra il profeta
Adamo, nel secondo Yahy (Giovanni Battista) e Is ibn Maryam (Ges figlio di Maria); Ysuf
ibn Yaqb (Giuseppe figlio di Giacobbe) nel terzo, nel quarto Idrs, Hrn (Aronne) nel quinto,
Ms (Mos) nel sesto, e Ibrhm (Abramo) nel settimo. Poi, sempre guidato dallArcangelo,
Muhammad arriva alla Casa Abitata (al-Bayt al-Mamr), il prototipo soprannaturale della Kaba,
situata nei pressi del Loto dellEstremo Limite (Sidrat al-Muntah);
5
in quel luogo al Profeta
sono offerte tre coppe, una di vino, una di latte e una di miele, e tra le tre egli sceglie quella piena di
latte.
Sempre secondo il resoconto di Anas Ibn Mlik, Muhammad giunge al cospetto di Dio; l
riceve lordine di far eseguire cinquanta preghiere giornaliere alla sua comunit. Sulla via del
ritorno incontra di nuovo Mos nel sesto cielo che gli fa capire che quelle cinquanta preghiere
giornaliere sono troppe per la sua nazione, perch, per sua esperienza, neanche i figli di Israele si
erano adattati a condizioni cos dure. Mos consiglia quindi Muhammad di tornare da Dio per
chiederne una riduzione; Muhammad torna quindi da Dio e ottiene una riduzione di dieci preghiere,

1
Al-Bukhr (1992), vol. IV, pp. 628-630.
2
Abd Allh ibn Abbs ibn Abd al-Muttalib (m. 688) cugino e intimo compagno del Profeta, considerato
come suprema autorit dellesegesi tradizionale della prima generazione dei musulmani.
3
Ibn Hishm (1998), vol.II, pp. 17-24.
4
Anas ibn Mlik al-Ansr al-Khazraj, accompagn il Profeta sin dalla pi tenera et. Fu un prolifico
trasmettitore di detti profetici (hadth), trascorse gran parte della sua vita a Medina, poi si trasfer a Basra dove mor
centenario.
5
cos chiamato nel Corano il limite estremo del mondo sensibile che neanche lArcangelo Gabriele pu
oltrepassare. Oltre questo limite Dio rivel al servo Suo quel che rivel. (Corano LIII: 10).
87
ma Mos gli riconferma le sue perplessit; Muhammad torna da Dio e ottiene una riduzione di altre
dieci preghiere, ma Mos gli dice ancora che sono troppe. La storia si ripete per altre tre volte nello
stesso identico modo, finch Muhammad riesce ad ottenere che la sua nazione preghi solo per
cinque volte al giorno, ma anche quelle cinque per Mos sono sempre troppe, e consiglia a
Muhammad di tornare ancora da Dio per ottenere unulteriore riduzione. A quel punto il Profeta
dice a Mos che non se la sente pi di tornare indietro, e le cose restano cos per leternit.
LA VERSIONE DI IBN ABBS.
Il racconto di Anas ibn Mlik, anche se la fonte pi stimata dallIslm tradizionale, fin
troppo sintetico ed privo di quella ricchezza narrativa di cui dotato invece il Kitb al-Isr wa-l-
Mirj di Ibn Abbs, che senza dubbio il modello che ha ispirato tutte le opere apparse
successivamente. Qui si trovano descrizioni e racconti che mancano nel breve resoconto di Anas ibn
Mlik, come ad esempio le visioni dellInferno e del Paradiso, o la descrizione di Al-Burq o della
Scala; mancano per alcuni particolari importanti, come ad esempio la descrizione dellapertura
del petto di Muhammad operata da Jibrl allinizio del viaggio. Lordine degli avvenimenti poi
leggermente diverso, come nel caso dellepisodio della presentazione delle tre coppe, che nel Kitb
al-Isr wa-l-Mirj avviene allinizio del viaggio celeste:
Allora Jibrl mi precedette a Gerusalemme (bayt al-maqdis), poi io lo seguii; quando mi accolse vidi
che aveva con s tre coppe: nella prima vi era latte, nella seconda vino, nella terza acqua. Allora mi disse:
Bevi quello che vuoi, io presi il latte e ne bevvi un po. Allora Jibrl mi disse: Hai scelto la pura natura
umana (al-fitra), se avessi scelto il vino la tua nazione si sarebbe fuorviata, se avessi scelto lacqua la tua
nazione sarebbe naufragata, se avessi bevuto tutto il latte nessuno della tua nazione sarebbe mai entrato
nellinferno. Dissi allora: Oh Jibrl fratello mio, ridammi la coppa! Ma egli disse: Impossibile
Muhammad, la cosa ormai decisa e linchiostro della penna s seccato! Questo ci che .
6
Quando arriva nel terzo cielo viene accolto dagli angeli che discendono sulla terra la Notte
del Destino (Laylat Al-Qadr)
7
e in mezzo a loro:
Un giovane seduto su di un trono di luce, lo splendore che proveniva dal suo volto e dalla sua figura
era come quello della luna piena e dissi: chi quel giovane o Jibrl, fratello mio? Disse: Quello Ysuf,
figlio di Yaqb che Iddio ha favorito con la bont e la bellezza, coma ha favorito la luna su tutte le altre
stelle.
8
Nel quarto cielo, poi, Muhammad chiede ad Izrl, langelo della morte, di mostrarsi:
Allorch langelo della morte pos il suo sguardo su di me, seppi che questo basso mondo nelle sue
mani cos come una moneta (dirham) nelle mani di uno di voi che la rigira come vuole
9
.
Sempre nel quarto cielo langelo della morte apre una porta attraverso la quale Muhammad
vede il Jahannam, lInferno.
Vi vidi allora settantamila mari di ghisln
10
, settantamila mari di ghassq
11
, settantamila mari di pece
e settantamila mari di piombo fuso, e sulle rive di ognuno di quei mari, mille citt di fuoco, e in ogni citt
mille palazzi di fuoco, e in ogni palazzo settantamila casse di fuoco, e in ogni cassa settantamila scrigni di
fuoco, e in ogni scrigno di fuoco settantamila variet di castigo.
12

6
Ibn Abbs (s.d.), p. 6.
7
La ventisettesima notte di Ramadn, quando il Profeta ricevette per la prima volta la rivelazione di alcuni
versetti del Corano. Si parla di questa notte anche nella sura XCVIII, come della notte pi bella di mille mesi, in cui:
Scendono gli angeli e lo Spirito a fissare ogni cosa (Corano XCVIII: 4).
8
Ibn Abbs (s.d.), p. 11.
9
Ivi, p. 14.
10
Cibo riservato ai peccatori di cui parla il Corano (LXIX: 36).
11
Bevanda fetida di cui parla il Corano (XXXVIII: 57 e LXXVIII: 25).
12
Ibn Abbs (s.d.), p. 16.
88
Seguono, sempre nel racconto di Ibn Abbs, dettagliate descrizioni delle categorie dei
peccatori e del castigo a cui sono sottoposti; ogni volta Muhammad si rivolge a Jibrl chiedendo
spiegazioni sulla loro condizione, cos come avrebbe fatto Dante rivolgendosi a Virgilio.
Giunti allultimo dei sette cieli, laddove situata La Casa Visitata (al-Bayt al-Mamr), il
tempio celeste archetipo della Kaba, attorno a cui girano settecentomila angeli ogni giorno, Jibrl si
congeda da Muhammad annunciandogli che non pu proseguire oltre. Alla reazione dispiaciuta del
Profeta, langelo risponde che gli duole separarsi da lui, ma ci non dipende dalla sua volont:
Per Colui che ha ti inviato come Profeta con la Verit, ad ognuno di noi assegnata una stazione
prestabilita, e se qualcuno di noi dovesse oltrepassare la sua stazione, sarebbe annientato dalla luce
13
.
Muhammad continua da solo il suo viaggio, incontra allora Mkl, lArcangelo Michele, e
assieme a lui e ad altri settantamila angeli alla sua destra e alla sua sinistra prosegue nella sua
ascesa:
Lacerammo settantamila veli di luce bianca, settantamila veli di smeraldo (zumurrud) verde,
settantamila veli di broccato doro (al-istabraq), settantamila veli di seta (al-sundus), settantamila veli di
luce e settantamila veli di tenebra, settantamila veli di muschio (al-misk), settantamila veli dambra (al-
anbar), settantamila veli del Regno della Potenza (al-jabart) e tra luno e laltro velo vi erano cinquecento
anni....
14
Giunto al cospetto divino vengono sollevati gli ultimi veli e il Profeta resta a lungo in
colloquio con Dio, alla misteriosa distanza di due archi o meno ancora (Corano LIII: 9); parti di
questo colloquio vengono riportate in alcuni capitoli del Corano, mentre altre parti fanno sono
ripetute nelle invocazioni recitate nella fase conclusiva della preghiera canonica. Al ritorno
dallincontro con Dio, Muhammad incontra il profeta Ms che gli chiede degli esiti del colloquio;
il Profeta gli racconta che ha ricevuto da Dio lordine di far compiere alla sua gente cinquanta
orazioni giornaliere, Mos gli fa notare la difficolt degli uomini ad assolvere un compito cos
gravoso e consiglia a Muhammad di tornare da Dio per ottenere un alleggerimento; lepisodio
avviene in parte com riportato nel gi citato hadth di Anas ibn Mlik e in altre fonti, e alla fine
Muhammad ottiene da Dio di ridurre a cinque le preghiere per la sua comunit, il cui valore
invece pari a cinquanta.
Durante la sua discesa, il Profeta infine incontra di nuovo Jibrl che nel frattempo non s
mosso dal luogo in cui si erano precedentemente separati; larcangelo affida Muhammad a Ridwn,
il guardiano del paradiso, il quale mostra al Profeta le terre e i cieli, le piante, i padiglioni, i fiumi e
le altre meraviglie delle dimore celesti.
Il racconto di Ibn Abbs termina con il ritorno di Muhammad a La Mecca prima del sorger
del sole, prima dellarrivo in citt delle carovane che egli aveva notato dallalto giungendo da
Gerusalemme. Jibrl si congeda da lui raccomandandogli di raccontare ai meccani per filo e per
segno gli avvenimenti prodigiosi di quella notte.
Durante i secoli molti hanno ripreso e arricchito di particolari il racconto del Viaggio
Notturno del Profeta. La storia dellascensione divenuta nel tempo la parte pi celebre della
biografia di Muhammad; la tradizione letteraria araba, popolare e colta, ha ripreso e ha rielaborato il
tema in vario modo e lo ha poi travasato nella letteratura persiana, da qui poi nel mondo turco e
indiano, dove ha dato luogo ad adattamenti e a raffinate rielaborazioni. Durante tutti questi passaggi
la struttura portante del Mirj, e il suo contenuto, hanno rivestito forme letterarie e poetiche di
vario genere, in epoche e luoghi a volte molto distanti tra loro. Soprattutto poeti e teologi sufi hanno
variamente riadattato quel modello, utilizzando molti dei suoi elementi in modo simbolico per
esprimere gli stadi dellascesi o per comunicare una visione contemplativa. Ab Yazd al-Bistm,
Muhyiddn Ibn Arab, Fard ad-Dn Attr furono solo alcuni tra coloro che hanno narrato con

13
Ivi, p. 26.
14
Ivi, pp. 29-30.
89
parafrasi e metafore, in epoche diverse e in diverse forme, un identico viaggio, il prototipo del quale
sempre il Viaggio Notturno.
LE VISIONI DI BAYAZD.
Ab Yazd al-Bistm (m. 874) una figura leggendaria del Sufismo persiano vissuto a
cavallo tra il secondo e il terzo secolo dellEgira, divenuto celebre per i suoi detti e per le sue
affermazioni stravaganti ampiamente testimoniate nei testi di Sufismo depoca successiva.
15
Egli
non ha lasciato in realt nessuno scritto che possa essergli attribuito con certezza; gli viene tra
laltro attribuita la breve narrazione di un suo viaggio ultramondano, in cui riappare in maniera
inequivocabile la struttura originale del Mirj. Laffinit tra il suo e il Viaggio di Muhammad sta
soprattutto nella salita ai sette paradisi, che nel suo caso esemplifica il progresso attraverso le sette
maqmt, le stazioni del cammino spirituale dei Sufi. Allinizio del suo racconto non c
lArcangelo che lo prende con s, ma un uccello:
Vidi in un sogno che stavo ascendendo ai cieli e quando arrivai al cielo di questo mondo (sam al-
dunya) un uccello verde allarg una delle sue ali, mi prese su, e vol con me finch non raggiungemmo
schiere di angeli, i quali, stando eretti, con i piedi che bruciavano sulle stelle, lodavano Iddio mattina e sera.
16
Ad accogliere Ab Yazd allarrivo ad ogni sfera celeste, non vi sono i profeti della
tradizione, come nel caso del Viaggio di Muhammad, ma moltitudini di angeli che lo accolgono e
che in alcuni casi, lo guardano come gli abitanti di una citt guardano larrivo di un principe
conquistatore. Essi cercano di trattenerlo con offerte e lusinghe; ma lelemento costante della sua
narrazione la sua determinazione a oltrepassare ogni sfera, ad andare oltre per dirigersi verso
Allh, che il vero scopo del suo viaggio. Ab Yazd sa bene che ad ogni tappa Dio lo vuole
mettere di fronte ad una prova, ma egli ogni volta rinuncia a tutto quel che gli viene offerto e ogni
volta proclama che non quello il fine del suo viaggio. Quando Iddio comprende la sua sincera
determinazione e il suo sincero desiderio, un angelo, allora, stende la mano e lo solleva al grado
successivo.
Giunto nel terzo cielo uno di questi angeli gli dice a un certo punto:
Sei tu, dunque, uno superiore a noi? Dissi: Sono un servo a cui Iddio lAltissimo ha elargito il
Suo favore. Langelo disse: Vuoi vedere i miracoli di Dio? Certo! Dissi, e allora langelo dispieg una
delle sue ali, e in ognuna delle piume del suo manto cera una lampada che oscurava lo splendore della luce
del sole, poi disse: Avvicinati Ab Yazd, rifugiati allombra della mia ala, cos potrai lodare Iddio
lAltissimo ed esaltarlo fino al giorno della tua morte. Ed io gli risposi: Iddio mi sufficiente! Allora un
bagliore della luce della mia conoscenza scatur dal profondo del mio cuore facendo eclissare la luce delle
lanterne, e langelo divenne come un moscerino di fronte alla mia perfezione. Continuarono a mostrarmi
regni e possedimenti che nessuna lingua pu descrivere, ma io sapevo che in questo modo Iddio mi stava
mettendo alla prova; distolsi lo sguardo da tutto ci, magnificai la Sua nobilt e dissi: O amato, quel che io
desidero non ci che Tu mi mostri!.
17
Dopo avere attraversato tutte le sfere celesti ed essere passato oltre il settimo cielo, Ab
Yazd, trasformato da Dio in uccello, ogni piuma delle sue ali lunga pi di mille volte della
distanza che c tra lOriente e lOccidente. Dopo aver volato attraverso innumerevoli regni,
innumerevoli pianure e mari, e dopo aver lacerato infiniti veli, Ab Yazd ha la visione del mare di
luce in cui onde di luce si scontravano fra di loro, e il loro splendore adombrava la luce del sole,
su quel mare navigavano vascelli, la luce dei quali era tale da oscurare quella del mare stesso.
18

15
Vedere a questo proposito il capitolo a lui dedicato nella Tadhkirat al-Awliy di Farduddn Attr, dove tra
laltro si riporta la descrizione della sua ascensione (mirj) che corrisponde solo in parte al testo che viene qui preso in
esame. Cfr. Attr (1994), pp.198-201.
16
Mirj Ab Yazd al-Bistm, in Al-Tum (cur.) (2000), p. 224. Vedere anche El-Azma (1973), pp. 93-
104.
17
Mirj Ab Yazd al-Bistm, in Al-Tum (cur.) (2000), pp. 225-226.
18
Ivi, p. 228.
90
Giunge poi al Trono del Misericordioso e si spinge ancora oltre inseguendo il richiamo di Allh che
lo vuole vicino a S; egli infine si avvicina a Dio, pi di quanto non sia vicina lanima al corpo. A
quel punto le anime dei profeti lo accolgono, lo salutano e si congratulano con lui per aver
raggiunto un simile traguardo. Infine Muhammad stesso si mostra e gli d il benvenuto; lo invita
infine a tornare sulla terra a portare il suo saluto alla sua comunit e a guidare gli uomini verso il
suo stesso traguardo; ma Ab Yazd si spinge ancora oltre e continua a viaggiare fin dove termina
lEssere, l dove il Vero permane senza forma n distanza, senza come n dove.
19
LA SCALA DI MUHYIDDN.
Alla prosa poetica e visionaria di Ab Yazd al-Bistm si contrappone invece il linguaggio
ermetico di Muhyiddn Ibn Arab (m. 1240) il grande sufi andaluso autore di opere come Al-
Futuht al-Makkiyya, (Le Rivelazioni Meccane) e i Fuss al-Hikam (I Castoni della Saggezza) che
contengono in maniera estesa il suo sistema teosofico. Tutte le sue opere portano indiscutibilmente
le tracce del Mirj di Muhammad, ma, in particolare, lopera in cui egli riporta la descrizione
dettagliata di un viaggio tra i due mondi il Kitb al-Isr il maqm al-Asr (Il Libro del Viaggio
notturno verso la dimora di coloro che sono stati catturati). Tale opera conta approssimativamente
cinquanta pagine,
20
trentaquattro capitoli composti in versi e in prosa rimata, in cui i temi
fondamentali del Mirj del Profeta vengono simbolicamente ripresi per comporre una lunga
allegoria del Sufismo.
Chi compie stavolta il viaggio un viandante (slik) che il termine comunemente usato
nel linguaggio tecnico per indicare il pellegrino della Via dei Sufi, ma il testo lascia implicitamente
intendere che il soggetto del viaggio lautore stesso. Jibrl, la guida di Muhammad nella versione
di Ibn Abbs, viene sostituito nella prima parte del trattato da un giovane soprannaturale (fat
rhn), poi da un maestro sufi che, nella seconda parte, viene chiamato LInviato (rasl) della
Grazia divina. Prende il posto della cavalcatura celeste di Muhammad il Burq della purezza, su
cui posata la gualdrappa del tripudio e la briglia della sincerit. Il petto del viandante viene
aperto poi dal coltello della Pace trascendente (sikkin al-sakna) e il suo cuore viene estratto e
riposto nel bacile della soddisfazione (tast al-rid) per far cadere da esso la presa di Satana.
21
Prima di salire al primo dei cieli il viandante deve raggiungere Gerusalemme (al-bayt al-
maqdis) partendo dallAndalusia, passando attraverso sei stazioni alla cui descrizione Ibn Arab
dedica i primi sei capitoli dellopera; la prima di queste sei tappe il capitolo dedicato al Viaggio
del Cuore, lultimo al grado dellAnima Pacificata. Tutte queste tappe sono preparatorie
allascensione vera e propria e corrispondono al viaggio orizzontale di Muhammad dalla Mecca a
Gerusalemme (ne conferma il fatto che, nella quinta tappa, anche il viandante di Ibn Arab, come
il Profeta Muhammad nel racconto di Ibn Abbs, viene posto di fronte alla scelta tra vuotare una
coppa di latte oppure una di vino).
22
Solo dopo questo primo viaggio orizzontale pu iniziare la
seconda parte del viaggio, ovvero lascensione nel vero senso del termine, che occupa la parte
centrale dellopera.
Come nel racconto di Ab Yazd al-Bistm anche nella narrazione di Ibn Arab viene
mantenuta la struttura dei sette cieli, la stessa del modello iniziale, e vengono omesse le descrizioni
dellInferno e del Paradiso. Ibn Arab, diversamente da Ab Yazd, lascia a ciascun cielo il suo
profeta, nello stesso ordine indicato nel Mirj di Ibn Abbs; anche qui il viandante colloquia con
ciascun profeta che lo accoglie e gli parla confidandogli segreti e verit teologiche. Lordine dei
profeti non coincide con lordine cronologico della loro missione, n con una loro improbabile
disposizione in senso gerarchico; tale ordine semmai dipende da alcune qualit connesse alle
caratteristiche della loro natura e della loro funzione. La prima tappa dellascensione nel cielo

19
Ivi, pp. 228-229.
20
Nella versione contenuta in Muhyiddn ibn Arab (2001), pp. 133-182.
21
Ivi, p. 137.
22
Ivi, p. 138.
91
della Luna, chiamato anche il cielo dei corpi (sam al-ajsm), dov dam, il padre della razza
umana, il primo a sopportare il fardello della condizione corporea. Il secondo il cielo di Mercurio,
chiamata anche il cielo degli spiriti (samal-arwh), dov al-Mash (Ges) per mezzo del quale
Iddio ha parlato direttamente allumanit
23
. Il terzo il cielo di Venere ed il cielo della Bellezza
(sam al-jaml), dove Ysuf spiega al viandante lordine, larmonia e la Bellezza delluniverso. La
quarta tappa del viaggio dellitinerante il cielo del Sole, ovvero il cielo dellAutorit (samal-
imra) dimora di Idrs, il nome arabo del profeta biblico Enoch. La quinta tappa il cielo di Marte,
la sfera del profeta Hrn, che altres il cielo del Comando (samal-shurta). La sesta tappa
nel cielo di Giove ed il cielo della Legge e del Giudizio (samal-qadt), dimora del profeta
Ms. La settima stazione il cielo di Saturno, il cielo del Fine ultimo (samal-ghyat) ed il
luogo dove litinerante resta in colloquio con Ibrhm, il padre di tutte le religioni.
Il viaggio dellitinerante prosegue oltre la settima sfera, oltrepassa il Loto dellEstremo
Limite, ripercorre litinerario del Profeta in tutti i luoghi e sotto ogni aspetto, finch in prossimit
del Trono tutti i veli rimanenti tra la creatura e il Creatore vengono rimossi. La parte finale del
trattato composta da una serie di dialoghi intimi (munjt) che il servo intrattiene con il Signore
tradotti nel linguaggio ermetico del Sufismo. La parte conclusiva riservata ai colloqui che
litinerante intrattiene con le realt spirituali di tutti i profeti, i quali gli affidano i propri segreti e lo
rivestono della loro autorit.
I TRENTA UCCELLI E IL SMURG
Molto diversa nella forma ma non nel contenuto la narrazione di Farduddn Attr, poeta
sufi persiano, morto a Nshpr intorno alla prima met del secolo XIII, probabilmente durante
linvasione mongola della Persia. La versione poetica del viaggio pi rappresentativa di Attr il
Mantiq al-Tayr, Il Verbo degli Uccelli, opera persiana in versi dove viene descritto il Mirj di un
folto stormo di uccelli che partono alla ricerca del loro mitico sovrano, il Smurg, la dimora del
quale posta oltre monti, deserti e citt, sulla sommit del Monte Qf, la mitica montagna che nella
cosmologia musulmana segna i confini del mondo. Gli uccelli sono guidati dallupupa, che nel
Corano porta a Re Salomone notizie di Bilqis, la regina di Saba (Corano XXVII:20-29).
Lesposizione del viaggio non come nel caso di Ibn Arab affidata al linguaggio
enigmatico del Sufismo arabo, ma invece una sottile analogia che usa il simbolo delluccello per
narrare lavventura dello spirito attraverso le prove dellascesi, nella forma stilistica pi consueta
della poesia mistica persiana medievale, che il mathnaw. Lallegoria delluccello era gi stata
proposta da Al-Ghazl nella sua breve epistola in prosa araba, la Risla al-Tayr, (Trattato
dellUccello) e da Avicenna, in unopera omonima, ma il canovaccio lo stesso e gli stessi sono i
pioli della struttura narrativa del prototipo che , in questo e in tutti gli altri casi, il Viaggio
notturno del Profeta.
Il poema inizia con una invocazione a Muhammad e ai primi quattro califfi, poi prosegue
con una doppia serie di dialoghi in cui ogni uccello confida allupupa dubbi e incertezze, oppure
chiede spiegazioni sul senso del viaggio; a tali interrogativi luccello risponde ora pazientemente,
ora duramente, con sentenze e consigli. Ogni dialogo sempre seguito da racconti di carattere
aneddotico che illustrano il tema principale del capitolo: la morte, lambizione, lamore,
lappagamento; i protagonisti sono sempre dei sufi o dei profeti: Ab Yazd, Rbia, Ges,
Giuseppe ecc.. Poi inizia la narrazione del viaggio che si rivela lungo e difficile: per giungere in
cima al monte Qf dove abita il Smurgh gli uccelli devono valicare sette valli, e precisamente le
valli della Ricerca, dellAmore, della Conoscenza, del Distacco, dellUnificazione, dello Stupore,
dellAnnientamento.
Il drappello originale composto di centomila uccelli si assottiglia ad ogni tappa finch solo
trenta di loro, spennacchiati, stanchi e malati, dal cuore spezzato, sfiniti, dal corpo consunto,

23
Ivi, p. 141. Bisogna qui ricordare che uno dei pi ricorrenti nomi dati a Ges nella tradizione islamica
appunto Lo Spirito divino (Rh Allh).
92
giungono alla mta. La storia si conclude con lincontro dei superstiti che sono ammessi alla visione
del loro Re, ma in quellincontro essi non vedono altro che loro stessi, il Smurg infatti non altro
che s-murg, il Trenta-Uccelli
24
, limmagine speculare di quelli che sono giunti alla sua corte.
Finalmente il fulgido sole dellintimit rifulse su di loro e i suoi raggi vennero riflessi dallo specchio
delle loro anime. Nellimmagine del volto di Smurg contemplarono il mondo, e dal mondo videro emergere
il volto di Smurg. Osservando pi attentamente si accorsero che i trenta uccelli altri non erano che Smurg e
che Smurg era i trenta uccelli: infatti volgendo nuovamente lo sguardo verso Smurg, videro i trenta uccelli,
e guardando ancora se stessi videro lui. O meraviglia, questo era quello e quello era questo! Quando mai nel
mondo si era assistito a un simile prodigio? Gli uccelli, sgomenti e confusi, rimasero un poco a pensare pur
senza pensieri, ma non venendo a capo di nulla interrogarono senza parole quellaugusta presenza,
implorando la spiegazione di questo assoluto mistero per cui il noi e il tu apparivano uniti.
25
Nel finale della storia la prospettiva panteista, anche se preannunciata, nettamente esclusa;
lepilogo nel classico stile della metafisica sufi: a tutti gli esseri individuali necessariamente
destinata la sorte degli accidenti; gli uccelli finiscono con lestinguersi nellEssenza divina senza
lasciare alcuna traccia del loro essere.
E gli uccelli si annullarono eternamente in lui: lombra si dissolse nel sole, e cos sia. Finch gli
uccelli procedevano lungo la via, avanzava con loro il mio racconto. Ma ora che sono giunti alla meta e di
loro non rimasta una sola piuma, necessariamente devo tacere. La guida e i viandanti sono svaniti nel nulla
trasformandosi nella via.
26
Oltre al Mantiq al-Tayr Farduddn Attr ha scritto un altro mathnaw la cui trama non si
discosta di molto da quella delle opere sin qui analizzate. Nel Mosbat-Nma (letteralmente Il Libro
della Sventura) il viandante attraversa quaranta stazioni mosso dal desiderio della ricerca del
rimedio che gli consenta di guarire dal dolore dellesistenza. Dopo una serie di dialoghi con un
maestro (pr) che lo esorta al viaggio, e che lo seguir per tutto il percorso, il viandante inizia la sua
ascesa e nelle prime dieci stazioni si intrattiene con gli stessi angeli che aveva incontrato
precedentemente Muhammad nel suo Mirj: Jibrl, Isrfl, Mkl, Izrl, poi con gli angeli che
sostengono il Trono divino; nessuno di loro riesce a dare al viandante una risposta alla sua ricerca.
Vengono poi il Trono, lo Sgabello, la Tavola Custodita, il Calamo, il Paradiso e tutte le realt
ultramondane gi descritte nellopera di Ibn Abbs. Seguono quindi lInferno, il Cielo, il Sole, la
Luna, il Fuoco, il Vento, lAcqua, la Terra: tutte queste realt si mostrano al viandante
profondamente pervase dal suo stesso dolore, e gli confermano che esso connesso alla natura degli
esseri creati. Infine il viandante si reca dagli spiriti dei profeti della tradizione; costoro non
esprimono sentimenti di dolore, ma impartiscono al viandante ammonimenti e insegnamenti, e lo
invitano a recarsi dal profeta degli ultimi tempi, Muhammad. Questi lo accoglie e lo invita ad
annientarsi nellEssere assoluto, a diventare unombra che si dissolve nel Sole. Il viandante allora
inizia il viaggio in se stesso sotto la guida del suo pr che lo guida nelle fasi successive della via dei
sufi, sino allesito finale, che anche qui, come nel Mantiq al-Tayr, lestinzione dellindividualit
nella realt eterna.
27
UN MIRJ OCCIDENTALE
Inequivocabili tracce di questa grande tradizione letteraria sono riscontrabili in Occidente in
una delle redazioni del viaggio che inaspettatamente tra le pi somiglianti alle fonti originali.
Enrico Cerulli, funzionario diplomatico in Spagna, aveva segnalato nel 1944 lesistenza di
due codici giacenti luno a Oxford e laltro a Parigi, di una versione francese e latina del racconto
del Mirj (intitolate in maniera deformata Halmaerig e Halmahareig). Il racconto, fantasioso e

24
In persiano s vuol dire trenta e morg uccello.
25
Attr (1986), p. 206.
26
Ivi, p. 207.
27
Vedere a questo proposito Pagliaro e Bausani (1968), pp. 443-445.
93
ripetitivo, era la traduzione di un testo originale arabo, andato probabilmente perduto, fatta eseguire
da Alfonso X di Castiglia, detto Il Savio al medico ebreo Abraham Alfaquim, che per primo lo
tradusse in castigliano nel 1264; esso fu poi ritradotto in latino come Liber scalae Machomethi dal
notaio senese Bonaventura. Una terza versione in latino di questa storia contenuta in Vaticano,
nella Collectio Toledana, la raccolta di testi scientifici arabi fatti tradurre a Toledo a partire dal XII
secolo per iniziativa di Pietro il Venerabile, che costituisce lesempio pi significativo del
passaggio di conoscenze dal mondo islamico a quello cristiano.
Le ricerche di Enrico Cerulli approdarono nel 1949 alla stesura di unimportantissima opera
che contribu alla formulazioni di ipotesi pi che credibili sulle fonti della Commedia dantesca,
intitolata: Il Libro della Scala e la questione delle fonti arabo spagnole della Divina
Commedia.
28
La recente traduzione italiana del Libro della Scala scaturisce dal raffronto tra le
versioni latina e quella francese, conservate rispettivamente nella Biblioteca Nazionale di Parigi e
nella Biblioteca Bodleiana di Oxford.
29
Lesposizione del Viaggio notturno del Profeta che viene fatta nel Libro della Scala appare
pi circostanziata, variopinta e fantasiosa delle fonti che lhanno ispirata; mantiene inoltre lo stile
tipicamente ripetitivo di certa prosa araba medievale, ed possibile qua e l identificare passi del
Corano, tracce di tradizioni profetiche o addirittura alcuni passaggi della narrazione originale di Ibn
Abbs, come nel caso della descrizione della scala (mirj) da cui il libro stesso prende nome:
Dopo che io, Maometto, ebbi compiuto in quel tempio (Gerusalemme) le mie preghiere con i profeti
l radunati, e dopo essere stato ricevuto con onore e anche abbracciato da loro, come avete udito, ecco che
Gabriele mi prese per mano e mi condusse fuori del tempio e mi mostr una scala che scendeva dal primo
cielo fino alla terra su cui mi trovavo. E quella scala era la cosa pi bella che si fossa mai vista. Essa
poggiava su quella pietra presso cui in precedenza ero disceso. I suoi gradini erano fatti come segue: il primo
era di rubino, il secondo di smeraldo, il terzo di perla luminosissima, e tutti gli altri di pietre preziose, ognuna
secondo la sua natura, lavorati con perle e oro purissimo, tanto riccamente che nessun cuore umano sarebbe
in grado di concepirlo.
30
Cos invece la descrizione della scala celeste nel testo arabo di Ibn Abbs:
Allora Jibrl, su di lui la pace, mi port fino alla pietra ed ecco che (vidi) la scala (al-mirj) che
scendeva sulla pietra dalle nuvole del cielo; non avevo mai visto nulla di pi bello di quella scala; essa aveva
un gradino doro, un gradino dargento, un gradino di crisolito (al-zabarjad), un gradino di rubino .
31
altrettanto interessante confrontare la descrizione di Al-Burq, la cavalcatura celeste di
Muhammad, nelle due versioni. Si legge nel Libro della Scala:
Dopo che io, Maometto, mi fui inchinato di fronte a Gabriele, come avete appena udito, ecco che
guardando io vidi che teneva per le briglie una bestia che aveva portato per me e il cui nome arabo era
Alborak, che in latino significa maschio danatra o di piccola oca. Tale infatti, era per forma, mentre per
dimensioni era pi grande di un asino e pi piccola di un mulo. Aveva volto umano, crini di perla e criniera
di smeraldo; la coda era di rubino, e aveva gli occhi pi chiari del sole. I suoi zoccoli e le unghie erano come
quelli del cammello e i suoi colori erano di purissimo splendore. Aveva una sella cos magnifica e cos
riccamente e mirabilmente ornata di perle e pietre preziose che nessuno saprebbe descriverla. Larcione era
doro purissimo e persino il cuoio non era cuoio, ma la stessa gloria di Dio; il freno e il pettorale erano di
rubini, topazi e smeraldi; e le staffe di croco. Vidi anche che la bestia era attorniata da angeli che su di lei
vigilavano.
32

28
Unaltra importante opera da segnalare su questo stesso argomento quella del religioso spagnolo Miguel
Asn Palacios che nel 1919 pubblic a Madrid: La escatologia musulmana en la Divina Commedia, in cui deline
lipotesi che a ispirare lopera dantesca avesse contribuito indirettamente anche lopera di Muhyiddn ibn Arab.
Lopera stata recentemente tradotta in italiano con il titolo Dante e lIslam, Parma, 1994 e 1997.
29
Il Libro Della Scala di Maometto (1991).
30
Ivi, p. 23.
31
Ibn Abbs (s.d.), p. 7.
32
Il Libro Della Scala di Maometto (1991), p. 20.
94
La stessa descrizione nel testo di Ibn Abbs si traduce come segue:
Ed ecco, al-Burq stava in attesa, Jibrl lo conduceva. Esso non assomigliava a nessun altro animale,
era a met strada tra lasino e il mulo, aveva il viso come quello di un essere umano, il corpo come quello di
un cavallo, ed era lanimale pi bello di questo basso mondo e di tutto quel che c in esso. La criniera era di
perle lucenti in cui erano incastonati rubini splendenti di luce, le briglie di smeraldo verde; gli occhi erano
come due astri luminosi che ardevano sfolgoranti come i raggi del sole. Il manto era grigio cenere a chiazze
bianche, le zampe bianche fino allo stinco, tutte tranne lanteriore destra. La gualdrappa intarsiata di perle e
di gemme, nessuno saprebbe descriverla se non Iddio lAltissimo. Il suo respiro era come il respiro di un
essere umano.
33
I versetti del Corano che appaiono nel Libro della Scala corrispondono approssimativamente
al senso originale,
O voi che non credete ai profeti e ai nunzi miei, ecco, il fuoco di Halgahym sar vostro possesso e
destino.
34
Che corrisponde a:
Mentre coloro che rifiutano la fede e i Nostri segni smentiscono, sono quelli dellinferno (al-jahm)
(Corano V:10, V:86, 58:19).
Ma sono soprattutto le trascrizioni dallarabo che denotano un faticoso tentativo di
riprodurre il testo originale:
E mentre le contemplavo, ecco che udii da oltre le cortine una voce pronunciare le parole del Corano,
la dove si inizia a dire: hamina harazul bine unzila ylay che vuol dire: il nunzio ha creduto a tutto ci che
gli fu rivelato.
35
Che corrisponde bene o male al versetto:
Il Messaggero di Dio crede in ci che gli stato rivelato (dal suo Signore) (Amana al-rasl bi-m
unzila ilayhi min rabbihi. Corano II:285 ).
CONCLUSIONI
Quanto stato detto finora dimostra che il Mirj di Muhammad stato il prototipo a cui si
sono ispirati liberamente gli autori e i poeti che abbiamo esaminato, e anche molti altri, le opere dei
quali non sono state prese in considerazione in queste brevi note; basterebbe ricordare LEpistola
del Perdono (Risla al-Ghufrn) del poeta siriano Ab-l-Al al-Marr (m. 1058), o il
Racconto dellEsilio Occidentale (Qissat al-ghurbat al-gharbiyya) di Shaykh Shihabuddn
Suhraward al-Maqtl (m.1191), oppure il Viaggio dei Servi di Dio nel Regno del Ritorno
(Sayr al-ibd il al-Mad) uno dei mathnaw di San di Ghazna (m. 1141), per vedere ancor pi
chiaramente il percorso del modello del Mirj nei vari contesti letterari orientali. Durante il suo
lungo tragitto il racconto ha varcato i limiti del mondo islamico medievale e le sue tracce sono ben
visibili in luoghi non lontani dalla Firenze di Dante e di Beatrice. In molti, inevitabilmente, hanno
cercato di vedere somiglianze tra la Divina Commedia e le fonti arabo-islamiche; le ha intraviste
anche J. L. Borges, che in uno dei suoi brevi appunti letterari ha accostato, non senza una vena di
scetticismo, lAquila imperiale che appare a Dante nel canto XVIII del Paradiso e il Simurg. A suo
giudizio, infatti:
La differenza tra lAquila e il Simurgh non meno evidente della somiglianza. LAquila non altro
che inverosimile; il Simurgh impossibile. Gli individui che compongono lAquila non si perdono in essa
(Davide funge da pupilla di un occhio, Traiano, Ezechia e Costantino da ciglia): gli uccelli che guardano il
Simurgh sono anchessi il Simurgh. LAquila un simbolo momentaneo, come prima lo furono le lettere, e

33
Ibn Abbs (s.d.), pp. 3-4.
34
Il Libro Della Scala di Maometto, p. 110.
35
Ivi, p. 81.
95
coloro che lo compongono non cessano di essere ci che sono; lubiquo Simurgh inestricabile. Dietro
lAquila c il Dio individuale di Israele e di Roma; dietro il magico Simurgh c il panteismo
36
.
Si potrebbe pensare che Borges abbia travisato la fine del poema di Attr, che termina,
come abbiamo visto, con lapoteosi del Non-Essere. Forse per semplice disattenzione, oppure,
forse, perch la ragione del grande scrittore argentino, come quella di ogni uomo sincero, di fronte
allInfinito si ferma e retrocede. Lo sapeva anche il poeta persiano quando scriveva:
La ragione parla come Gabriele:
oh Ahmad (Muhammad) se avanzo ancora di un passo, mi brucer.
37

36
J.L. Borges, Il Simurgh e lAquila, in Borges (1985), vol. II, p. 1299.
37
Jall ad-Dn Rm: Mathnaw manaw, 1:1066, Teheran 1349 (h).
96
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Pagliaro, Antonino e Bausani, Alessandro, La letteratura persiana, Firenze, 1968
97
LUIGI BALLERINI
Pellegrino Artusi tradotto da Giuliano della Casa
La storia editoriale de La Scienza in cucina e larte del mangiar bene uno degli ingredienti
essenziali dellesperienza che, oggigiorno, la semplice menzione del libro, o che fa lo stesso, del
nome del suo autore, suscita e rappresenta. Non esiste edizione moderna di qualche pregio che
ometta il fervorino che Pellegrino Artusi prepose alledizione del 1902 e in cui racconta, neanche
troppo velatamente, i difficili inizi di quella sua opera che, dallesordio nel 1881 e fino al 1910,
anno della morte dellautore, avrebbe conosciuto ben quattordici edizioni. Molto opportunamente
egli volle intitolare quel suo capitoletto prefativo: Storia di un libro che rassomiglia alla storia di
Cenerentola.
Rifiutata da un editore fiorentino (con ogni probabilit il Barbera), pubblicata a proprie
spese e inviata direttamente dallautore (contro pagamento, chiaro) a chi gliene avesse fatto
richiesta, La scienza in cucina fa oggi parte del catalogo di numerosi editori tra cui Garzanti, Giunti,
Rizzoli e, ben inteso, Einaudi che, nel 1970, grazie alla cura (e alla disinvoltura) di Piero
Camporesi, trasform il manuale noto a tutte le madri dItalia e da loro religiosamente trasmesso
alle proprie nuore, in un classico della letteratura italiana.
Resta ora un altro passo da compiere: unedizione critica del testo esemplata sulle varie
edizioni: non vi furono solo aggiunte di ricette (da unedizione allaltra), ma anche modifiche sia di
sostanza sia di dicitura. compito cui, se non andiamo errati, stanno per accingersi Massimo
Montanari e Alberto Capatti, allinsegna della Casa Artusi, unistituzione voluta
dallamministrazione comunale di Forlimpopoli che prevede il pieno funzionamento di una
biblioteca di gastronomia e la pubblicazione di testi ispirati allArtusi e alla sua eredit
gastronomica e culturale.
Lannuncio, non formalmente esplicito, e per nemmeno gravato da ipoteche o incertezze,
stato fatto durante il convegno: La scienza in cucina nel mondo, svoltosi il 18 giugno del 2005,
secondo giorno della Festa Artusiana, e da cui emerso, tra laltro, che la Cenerentola ha trovato il
suo principe azzurro e, anzi, o tempora o mores, che ne ha addirittura trovati pi duno: a
unedizione tedesca, in cui per di artusiano rimasto solo il nome, fanno riscontro unedizione
spagnola, una olandese, e una nordamericana, in cui dellArtusi scrittore stato rispettato fin
lultimo capello (dangelo, naturalmente).
Ma alledizione Einaudi che dobbiamo velocemente tornare e, in particolare, alla ristampa
che leditore ne fece per la collana I Millenni: parliamo dunque del 2001. In quelloccasione, al trio
ormai consolidato di Artusi, Camporesi e, ben inteso, dello stesso Einaudi, si aggiunse, in qualit di
illustratore (ma, mai, come in questo caso il termine e si rivelato inadeguato e fuorviante)
Giuliano Della Casa.
1
Il risultato fu, come usa dire, senza precedenti. Quella che doveva essere
unoperazione di ordinaria amministrazione si trasform in una svolta epocale.
Gli acquerelli dellartista modenese che da cinque anni a questa parte accompagnano il testo
dellArtusi, ecco, per lappunto, non lo accompagnano affatto. Essi sono, in realt, e lo sono stati
fin dal loro primo apparire, parte integrante dellesperienza che si fa quando si prende in mano per
leggere (e dunque non solo per consultare) lArtusi. Per dire meglio, gli acquarelli di Giuliano Della
Casa hanno permesso allArtusi di assomigliare a se stesso, o, se si preferisce, di diventare quel che
era destinato a diventare. Ci vuol anche dire che chi si avvicinasse allArtusi per il tramite di
unedizione non galvanizzata da Della Casa si troverebbe tra le mani un testo buono al massimo per
imparare a cuocere le uova, o per essere un po meno grossolani, un testo godibile solo come
reperto archeologico, come pezzo da museo.

1
giusto ricordare che ledizione einaudiana del 2001 usc corredata anche da una simpatica toccata e fuga
prefativa firmata dallo scomparso scrittore e pittore Emilio Tadini. Citiamo qui le frase conclusiva del suo breve testo:
Doveva avere un ricettario, lArtusi, per essere in grado di preparare tanti eccellenti piatti di parole...
98
Non si pu non pensare alla risposta che, quanto meno secondo un tratto persistente
dellaneddotica che lo circonda, Picasso avrebbe dato a chi gli faceva incautamente osservare che il
suo ritratto di Getrude Stein non assomigliava affatto alla scrittrice nordamericana: Le
assomiglier. E poich i fatti sembrano avergli dato ragione (la Stein in carne e ossa, da quanto
lecito dedurre guardando le foto dellepoca, si and somaticamente conformando allanticipazione
visuale del suo illustratore) non si pu non concludere che Picasso avesse intuito, in partenza,
levoluzione del proprio soggetto.
AllArtusi (non persona, chiaro, ma libro, e dunque scrittura) successo qualcosa di simile
grazie a un artista che ha non solo indovinato il modo in cui il gastronomo avrebbe desiderato
presentarsi per continuare a essere, ma anche individuato il dna cromatico del suo messaggio
culturale. Si pu ugualmente dire che tra lArtusi e Della Casa si sia stabilito un inquieto equilibrio,
paragonabile forse a quello osservabile in liquido contenuto in vasi comunicanti di diametro
pressoch equivalente... ma non proprio equivalente.
Non sar, per tanto, del tutto inimmaginabile sostenere che lincontro Artusi-Della Casa sia,
in realt, unekfrasis rovesciata. vero che prima sono venute le parole, e solo a distanza di quasi
un secolo le immagini (queste immagini), ma le parole sono state scritte per dare modo a certi
sapori di materializzarsi e corrispondono oggigiorno ai colori in cui Della Casa li ha tradotti. C,
per questo andirivieni, e cio, per dire pi seriamente, per questa trasferenza significante che opera
al di fuori delle coordinate cronologiche, una spiegazione ben precisa. Lha ben colta, a mio parere,
Pablo Echaurren, che credo sia stato il primo ad accennare al binomio sapore/colore:
La pittura di Giuliano anticoncettuale, sorgiva, istintuale, tanto quanto il suo autore una
forza della natura, un prodotto della cultura della sua regione, della tradizione, di quando si
seguiva il dettato di Pellegrino Artusi e non si sarebbero degnati di alcuna attenzione gli
astrusi officianti devoti alla nouvelle cuisine ... Cos come nella fattura di un acquerello non
permesso il ripensamento, il cincischiamento, lindugio, anche larte del mangiare si
basava sulla schiettezza, sulla risolutezza, sulla determinazione a andare al fondo della
questione senza girarci troppo intorno, senza ritoccare, aggiustare, correggere.
La specialit della casa di Giuliano Della Casa sta proprio in questo binomio
colore/sapore, il suo segno rapido e pregno come un tortello, incisivo e lieve come un
culatello, effimero e permanente come il tartufo nel timballo.
2
Accogliendo, con entusiasmo, il parallelo qui istituito tra la fiducia nellesecuzione di un
piatto secondo le istruzioni dellArtusi (e questo fidarsi, sia ben chiaro, non un adagiarsi di
comodo, in quanto che il gastronomo romagnolo concede comunque ampi margini di libert
allesecutore, e anzi lo coinvolge nella continua sperimentazione di cui ogni piatto occasione,
ponendosi quindi agli antipodi di un Escoffier, per cui la cucina una scienza esatta la cui
frequentazione richiede piuttosto obbedienza che fiducia) e la fiducia che lartista ripone nel suo
gesto senza ripensamenti, mi pare utile domandarsi in che modo debba o possa valutarsi
lidentificazione dellulteriore e reciproca parentela proposta da Echaurren, tra limmediatezza del
segno pittorico e la schiettezza, lautenticit, potremmo interpretare, dellesperienza gastronomica.
E qui, per autenticit, suppongo che sia lecito intendere non altro che uno stato di grazia non
mediato dalle attese, dalle aspettative di un fruitore, cui lartista vuole piacere ( lecito) senza mai
compiacerlo, e anzi senza neppure eleggerlo a condizione dellatto creativo.
autentico, in sostanza, ci che rispetta le implicazioni della fonte dalla quale procede e non
si fa sedurre da opportunit linguistiche preconfezionate o, comunque, a portata di mano.
Lautentico, per tanto, non paga nessun tributo agli obblighi contratti dal genere (una
macchinazione mentale sempre approssimativa e avente, al massimo, funzione orientativa) in cui
viene calato, ed assai pi complesso e dispotico del semplicemente genuino. Lautentico prevede
alchimie, rituali, montaggi e non mai, dunque, una semplice presentazione di materiali puri o

2
Vedi il catalogo della mostra di Giuliano della Casa alla Biblioteca Civica Luigi Poletti di Modena (Marzo-
Giugno 2002).
99
purificati (in questi termini gi traccia di una moralit chiesastica e dunque mercantile, capace di
ingenerare attivit proficue intese a rendere meno intollerabile e scomodo un mondo che, sottratto ai
ricatti e alle abitudini di quelle stesse attivit, diventa, ipso facto, perfettamente godibile). Il
genuino dunque non garantisce lautentico. Nel primo sono schietti i materiali, nel secondo sono
schietti i procedimenti, le manipolazioni, i passaggi, i tradimenti, perfino, delle premesse quando
fossero diventate o stessero per diventare vincolanti (genuine).
In fatti ci che solo ha in s il proprio ente (ma tremo allidea di verificare questo etimo) il
passo, il passaggio, lo stare tra due, un essere che non pi e non ancora, una cosa in bilico il cui
manifestarsi non dipende n dalla sua origine n dal suo destino, n dalla partenza n dallarrivo.
Forse per questo che la vita ci sfugge continuamente: perch nellincertezza inevitabile del suo
trascorrere e palesarsi noi cerchiamo testardamente la certezza confermante del nascere e del
morire.
Per apodittiche che possano sembrare, tali affermazioni suggeriscono un fondamentale
distacco tra il principio della modularit riproduttiva e lesperienza dellaffidamento interno, di
quella pistis medianica (e non mediatica), in cui n oggetto si cattura, n soggetto si assume
preposto (magari con tanto di autorizzazione accademica) alla cattura delloggetto. In luogo di tali
rapacit si suggerisce qui di tentare la via del trasalimento, del conoscere per traduzione reciproca
dei significanti. nella qualit dellespressione che si apposta il senso (e il godimento) del
conoscere, non nella sua specifica aderenza a un codice supinamente accettato.
Ci premesso, conviene pensare al lavoro artusiano
3
di Giuliano Della Casa come a
unopera di traduzione, non intesa a rendere lequivalente di un testo in un altro testo, cosa del resto
insensata, specialmente quando i testi medesimi si esprimono secondo fisicit diverse
(alfabeticamente Artusi, iconicamente Della Casa), ma neppure a torturare il testo di arrivo affinch
sostenga a tutti i costi e fino a sfociare nellincomprensibile, le istigazioni e le peculiarit di
quello di partenza.
Si tratta piuttosto di un affidamento trasferitivo, in cui, secondo quanto indicava Walter
Benjamin nel suo celebre saggio, il compito del traduttore consiste nellosservare le contrazioni e
gli spasimi della nascita di un testo nuovo stimolato da un testo di partenza: anzich assomigliare
al significato delloriginale, una traduzione deve con amore e attenzione rivolta ai dettagli,
incorporare le modalit di significazione attive nelloriginale, in modo che tanto loriginale quanto
la traduzione si rivelino come frammenti di un linguaggio superiore. E ancora prima: Il compito
del traduttore consiste nel trovare nella lingua in cui tradurre quel particolare effetto [intenzione]
capace di suscitarvi uneco delloriginale.
4
Se passiamo ora a esaminare gli iconogrammi in cui Giuliano della Casa ha tradotto i
palatogrammi, per usare un efficace neologismo coniato da Paolo Fabbri, non faremo fatica ad
ammettere che il principio benjaminiano di una traduzione ironica e infinitamente provvisoria,
come voleva, ancora e sempre, il filosofo tedesco e necesssariamente parodica, si potrebbe
aggiungere che consente al proprio mezzo linguistico (familiare, domestico) di farsi efficamente
aprire e visitare, e fino a rilasciare inedite possibilit espressive, da un altro mezzo linguistico
(estraneo, foresto), non solo religiosamente rispettato, ma intensamente praticato fino a dimostrare
come lo scopo ultimo di ogni traduzione non possa essere che quello di esprimere quel rapporto di
reciprocit con altre lingue senza del quale una lingua non sarebbe nemmeno tale.
5
Nella ricetta Tordi colle olive, la formula di cottura rimanda a quanto gi detto per i
Piccioni in umido: essa dunque assai sbrigativa. Come spesso accade, nellArtusi, le
istruzioni sono precedute o seguite (in questo caso seguite) da riflessioni dogni genere. Qui la
scelta caduta su di un aneddoto, per altro assai scipito, che viene a dimostrare come la massima

3
Ma anche rabelaisiano. Vedi, sempre per i tipi dellEinaudi (2004), ledizione illustrata da Della Casa di
Gargantua e Pantagruel.
4
Queste traduzioni sono parafrasi della traduzione inglese del testo benjaminiano.Vedi Benjamin (1969),
rispettivamente alle pagine 78 e 76.
5
Traduzione, anche qui assai libera, da Benjamin (1969), p. 72.
100
chi pi furbo meno furbo sia specialmente vera, quando il personaggio di cui si parla
taccagno (Per non cedere a furberia, o forse perch con essi quel signore si mostrava soltanto largo
in cintura, gliela vogliamo fare gridarono [i camerieri] ad una voce... La morale della favola
che il cliente si trova a mangiare sei tordi striminzi, anzich i sei belli, freschi e grassi come i
beccafichi da lui stesso recati al ristorante.
La soluzione del mistero si legge a pagina 272 de La scienza in cucina e a tale luogo
rimando volentieri il lettore curioso. Qui preme notare che assolutamente nulla di tutto questo
emerge dal gouache di Della Casa (che tra laltro, , come anche tutte le altre, una tavola fuori testo,
inserita a distanza di diverse pagine dal brano di testo cui dovrebbe corrispondere). Il Della Casa
prende lArtusi in parola, e accoltane la provocazione, gliela, ma pi opportunamente, ce la
restituisce traformata in idillio. Il tordo di Giuliano Della Casa vivo e se ne sta appoggiato a un
ramo di olive che ha piuttosto laspetto di un ideogramma filiforme, lungo il quale si rinoscono le
bacche verdi dellulivo, chiaro, ma anche una g minuscola (la stessa che compare nella firma
dellartista) e, dulcis in fundo, dei numeri. Dei numeri? Si perch la g, ripetendosi, ha finito con
lassomigliare a un due (sono due anche le olive sul ramo) e il due non pu stare senza il tre. Ma
qui, per buona misura c anche il quattro. E sul mistero che in questultimo si annida (sempre di
tordi si tratta) non saprei profferire verbo. Tutto questo assurdo? Ben inteso. Solo lassurdo poteva
rimettere in moto la macchina artusiana, ma che dico rimettere in moto? Farla correre a Monza... a
Indianapolis. Chi ha mai visto un libro di cucina illustrato in questo modo, lanci la prima pietra.
C di pi, naturalmente. Anzi ce ne sono due... due di pi su cui abbiamo scelto di
soffermarci, che altri ancora se ne potrebbero elencare.
6
Il primo riguarda il fatto che il cibo, grazie
alla bacchetta magica di Della Casa, viene restituito alla primigenia inspiegabilit e defunzionalit
della natura. Il che significa proseguire (e trasvalutare) linsegnamento dello stesso Artusi il cui
humour culinaire, ha scritto Piero Camporesi, pose finalmente fine... allaspetto truce che le
operazioni coquinarie portano fatalmente con s, come se a questa scienza sia negata la
redenzione dallantico peccato originale nel quale quotidinamente ricade.
7
Parallelamente a quanto descritto due paragrafi or sono, nellultima edizione nord-
americana,
8
cui abbiamo pi sopra accennato (anche su questa Della Casa ha lasciato la sua
inconfondibile impronta) ci imbattiamo in un pesce gatto che nuota disinvolto su di un piatto ai
bordi del quale ha trovato comodo ospizio anche una rana. Sopra entrambi volteggia (zig-zaga?)
una farfalla o, se non proprio una farfalla, certo un insetto meraviglioso.
Viene in mente, mi auguro non a sproposito, quanto confessava il poeta romagnolo Tonino
Guerra, reduce dai campi di concentramento:
Cuntnt prpri cuntnt
a s st una masa ad vlti tla vita
m pi di ttt quant chi ma liber
in Germania

6
Un terzo di pi ebbe essere costituito dalla disposizione assolutamente perversa delle tavole nel testo. Non
una di esse accompagna una precisa ricetta, come usa, nei manuali ufficiali di gastronomia. Il muso di un porcello
appare a met della sezione dedicata dallArtusi alla cottura del pesce, per esempio.
7
Vedi la sua introduzione alla citata edizione einaudiana (I millenni), p. LXI. Laffermazione dello studioso
preceduta da un elenco di formule stereotipe del gergo cucinario: pulite e disossate, pulite e sventrate, ... scorticate
e sventrate, spellate e sventrate e dallosservazione che questo cursus rituale ... conserva nelle sue glaciali formule
linguistiche da obitorio qualcosa del momento sacrificale e della ritualit dellassassinio della vittima predestinata, p.
LX. idillica, in Della Casa, perfino la tavola delle braciole.
8
In Nordamerica le edizioni artusiane, cio manuali di gastronomia emunti dallArtusi sono cominciate nel
1939. Unedizione defintiva apparsa nel 2003 a Toronto (University of Toronto Press, a cura del sottoscritto, e con
tavole, come si detto, di Giuliano della Casa). Unico dispiacere: la parsimonia con cui leditore canadese si avvalso
dellopera di Della Casa: otto tavole in tutto, contro le 24 delledizione einaudiana.
101
cha m s mss a guard una farfla
snza la via ad magnla.
9
Lidea di mangiare, a dire vero, non passa neanche per lanticamera del cervello di chi guarda (e
vede) quel che Della Casa gli ha messo davanti agli occhi. In questa pagina lievita una dolcezza
contemplativa che lirriverente didascalia (fritto di pesce gatto come in Luisiana di cui non
traccia nel testo artusiano e come in rane fritte alla fiorentina) non solo non scalfisce, ma
addirittura incrementa. Dove ci troviamo? Siamo in cucina o in qualche estuario o fossato o lago?
Forse in tutti e due. Una tenerezza campestre, un sapore di passeggiata, annulla completamente la
maledizione della necessit che inerisce al dettato culinario (anche quello alleggerito dellArtusi).
Il secondo di piu lo straniamento locativo, lelemento fuorviante che ammorbidisce
latmosfera neo-positiva, avvocatizia che trapela ogni tanto nel testo artusiano. Se Della Casa
affronta il tema ciliege possiamo star certi che il loro nitore assoluto verr esaltato a tutti i costi:
la loro esuberanza cromatica travolge, nel libro, ogni logica figurativa: dipinte su di una carta
appesa al muro esse sono contemplate da un barattolo (rosso) che dovrebbe contenerle: le ciliegie,
in altre parole, sono esposte e il barattolo non che un visitatore discreto e mogio... e intimidito
dal trovarsi in un museo. Per un cocktail... un coppa di cristallo attende due ciliegie che paiono
impegnate in un duello, quanto meno in una logomachia. certo che queste ciliege non si faranno
mai avvilire dalla tentazione di un Whiskey Sour.
Siamo alle prese con le salse? Si tre diverse salse: salsa di acciughe, maionese e salsa di
pomodoro. Ma ecco, prima di tutto in mezzo alla pagina ci sono tre vasi vuoti (e pi adatti alle
conserve che alle salse)... le salse ci sono, si, ma sono appena accennate: tre macchie, tre
pozzangherine su cui posano o navigano i tre rispettivi contenitori.
Ma di questo straniamento lesempio pi significativo forse la tavola con frigorifero e
ferro da stiro. Qui allelemento spaziale si aggiunge uno scarto temporale, visto che ai tempi
dellArtusi, questi elettrodomestici erano di l da venire. Un filologo dellillustrazione si sarebbe
spinto fino alla cucina economica e alla ghiacciaia... ma al frigorifero non avrebbe certo pensato.
Dunque cosa ci fa qui questo frigorifero accolto in una sua mandorla alonata quasi si trattasse
dellapparizione della Madonna di Pompei o di Fatima o di Guadalupe? Forse si tratta proprio di
questo: di una profezia visuale, suscitata dal gusto delle tre frittelline numerate che occupano,
modestamente, la parte in alto a sinistra della tavola. E non lo suggerisce anche la didascalia (di
difficile lettura) che le accompagna: Fatemi sognare frittelline mie. Ma sognare una Madonna
frigorifero! Dove andremo a finire?
Meglio: dove andremo a non finire? Perch quando si passa da unarte per modo di dire,
quale quella dei fornelli, a unarte reale, quale la pittura per acquerelli di Giuliano Della Casa, a ogni
lettura ci si imbatte in arrivi provvvisori sempre diversi che scatenano, ogni volta, partenze
ulteriori. Limitiamoci dunque, per concludere, a dire anche noi provvisoriamente, e anzi a ribadire,
che, oggi (in effetti dal 2001), La scienza in cucina e larte di mangiar bene senza Giuliano Della
Casa non si pu.
Testi citati
Benjamin (1969)
Benjamin, W., Illuminations, New York, Shocken Books, 1969
Guerra (1992)
Guerra, T., Il Polverone, Rimini, Maggioli editore, 1992

9
Contento proprio contento / sono stato molte volte nella vita / ma pi di tutte quando mi hanno liberato / in
Germania / che mi sono messo a guardare una farfalla / senza la voglia di mangiarla. Vedi La farfla, in Guerra
(1992).
102
GIUSEPPE PALUMBO
Il ruolo centrale della traduzione specializzata nellevoluzione
degli studi sulla traduzione
1
Introduzione
Lesplosione di studi sulla traduzione, definitivamente affrancatasi dal legame con gli studi
letterari e ormai osservata e discussa dalle prospettive pi disparate, conferma il superamento sia
della tradizionale visione del traduttore come figura solitaria sia della traduzione come processo
meccanicistico, rapporto tra due oggetti meramente linguistici tra i quali stabilire unequivalenza
di natura non meglio specificata. Un approccio tendenzialmente funzionalista acquisito, pur con
vari distinguo, dalla maggioranza degli studiosi, ma se quellapproccio operava ancora in una
prospettiva essenzialmente testuale, oggi le ricerche si concentrano anche su altre dimensioni, in
primis quella cognitiva (studi sulla traduzione come processo) e quella sociologica (studi sulle
condizioni di lavoro dei traduttori, sulla traduzione come catena produttiva, sulle aspettative dei
destinatari, e cos via), dimensioni che, pur quando rimangono lontane da una tradizionale
attenzione agli aspetti meramente linguistici, finiscono spesso con avere ricadute significative anche
su questi ultimi. Un lavoro come Robinson (2003), tanto per citare un esempio, fa della traduzione,
analizzata anche nei suoi numerosi aspetti di contorno e anzi spesso proprio a partire da quelli, un
caso esemplare di atto linguistico, fenomeno nel quale (come del resto gi confermavano gli
approcci funzionalisti appena ricordati) diventa evidente la tendenza della lingua ad agire (doing)
sui destinatari e non semplicemente a trasmettere (saying) contenuti informativi. La traduzione
diventa dunque paradigma del funzionamento della lingua tout court, specchio attraverso il quale
diventa possibile esaminare le modalit e le implicazioni di ogni atto di comunicazione.
Tutto ci ha portato a riconsiderare in maniera talvolta radicale le modalit secondo le quali
un traduttore sceglie, in lingua di arrivo, un equivalente per un determinato elemento (parola, frase,
capoverso, intero testo) della lingua di partenza. Che la scelta avvenga in base alle considerazioni
pi disparate cosa ovvia per molti di coloro che la traduzione la praticano a livello professionale,
ma forse i tentativi di spiegare la traduzione esclusivamente facendo ricorso a una prospettiva
linguistica, magari improntata a un pi o meno rigido formalismo, hanno in passato a lungo
impedito unanalisi lucida dei fenomeni traduttivi e dei fattori che concorrono a determinarli. Negli
ultimi decenni, tuttavia, la nascita dei Translation Studies come disciplina ha portato al centro del
dibattito una fondamentale domanda (Quali sono le modalit secondo le quali il traduttore opera le
sue scelte e quali fattori condizionano tali scelte?) cui si tenta di dare una risposta con
spregiudicatezza metodologica e senza timori reverenziali nei confronti delle discipline affini, a
partire proprio dalla linguistica.
La traduzione specializzata si affermata come uno dei filoni di ricerca principali allinterno
della pi vasta area dei Translation Studies. Sono ormai lontani i tempi in cui il testo specialistico
veniva visto, anche in ottica traduttiva, come caratterizzato essenzialmente da una elevata densit di
termini tecnici. La ricerca linguistica e, in parallelo, quella sulla traduzione hanno ormai assodato
che la peculiarit del testo specialistico va cercata tanto nel lessico quanto nelle sue particolari
caratteristiche morfosintattiche. Lattenzione degli studiosi, tuttavia, andata anche al di l del
livello frastico, estendendosi alle caratteristiche testuali e, in tempi pi recenti, alla valenza retorico-
pragmatica degli enunciati che compongono i testi. Ci si in definitiva allontanati definitivamente
da una visione del testo specialistico parcellizzata e isolata dal contesto socio-culturale e si
approdati a una concezione pi organica e articolata, incentrata sul testo come atto comunicativo
che non prescinde (ossia non pu prescindere) dalla situazione sociale e culturale in cui calato.
La pratica della traduzione a livello professionale ha, in un certo senso, seguito
unevoluzione parallela, favorita dallimporsi di mezzi di comunicazione inediti (tanto per fare un

1
Questo contributo apparso, con un titolo diverso e con qualche piccola modifica al testo, nel numero 9 della
Rivista internazionale di tecnica della traduzione.
103
esempio macroscopico, Internet). Lavvento del computer, in generale, ha rappresentato per la
traduzione professionale un punto di svolta: con linformatica le modalit di produzione e fruizione
dei testi sono cambiate a tutti i livelli e questo non poteva non avere ripercussioni sullattivit di chi
questi testi li traspone in unaltra lingua e per culture, e mercati, diversi. La concezione stessa di
testo ne ha risentito (il men di uninterfaccia software un testo o no?) e, sempre a partire dalla
pratica, sono in alcuni casi usciti chiaramente allo scoperto i punti deboli o le lacune di quelle
concezioni teoriche della traduzione che vedono nella parola il proprio cardine. Le innovazioni nella
traduzione come professione, insomma, hanno sancito la consacrazione degli approcci teorici
funzionalisti pi spinti - quali, per dirne uno, la Skopostheorie di H. Vermeer - che sono apparsi
dotati degli strumenti pi adatti alla riflessione sulla traduzione come viene praticata oggi dai free-
lance e dalle aziende specializzate del settore. Ovvio che gli ormai numerosi centri di formazione
dei traduttori a vario livello facessero propri tali approcci, sebbene al loro interno siano spesso sorti
aspri (e, perch no?, fecondi) conflitti con i formatori di estrazione letteraria.
La traduzione specializzata ha dunque fatto in un certo senso da anello di congiunzione tra
tendenze affermatesi in diversi campi: linguistico (si pensi allattenzione data di recente al
discorsoe a i generi testuali), propriamente traduttologico (vedi la svolta culturale, quella
funzionale e lattenzione oggi rivolta agli aspetti etici e sociologici della traduzione),
terminologico (gli studiosi si stanno chiedendo cosa sia un termine, come esso si leghi ai concetti e
come arrivi ad imporsi nelluso), cognitivo (si guardino, ad esempio, gli studi sulla
categorizzazione) e filosofico (in filosofia della scienza, ma anche in linguistica, stato indagato da
pi autori il rapporto tra lingua ed epistemologia, fino ad individuare, nei testi scientifici, una
retorica parallela a quelle di altre discipline).
In questo contributo propongo una breve ricognizione di alcuni concetti che hanno animato
il dibattito sulla traduzione negli ultimi decenni, scelti tra quelli che hanno apportato, e che
sembrano poter apportare in futuro, spunti innovativi di discussione e di analisi per quanto riguarda
in particolare la traduzione specializzata, il cui studio ha contribuito in maniera decisiva alla
complessiva maturazione della disciplina dei Translation Studies. In particolare, mi interessa vedere
come tali concetti (essenzialmente due: le norme traduttive e la competenza traduttiva) possano
essere applicati su due distinti versanti, quello della didattica e quello della pratica professionale,
nella convinzione che la riflessione teorica sulla traduzione possa avere non poco da offrire tanto a
chi gi oggi chiamato a fornire, sul campo, servizi di mediazione linguistica e culturale quanto a
chi si sta preparando a farlo.
La prospettiva sociologica
Un utile punto di partenza, in base a una prospettiva eminentemente sociologica, la presa
datto della dimensione collettiva del lavoro di traduzione. Molti testi tradotti sono in effetti il
risultato di un lavoro a pi mani, anche quando non sono presentati come tali: un traduttore ha oggi
la possibilit di chiedere aiuto ai colleghi attraverso canali un tempo non disponibili, come le
mailing-list, canali che creano veri e propri gruppi virtuali di professionisti in costante contatto gli
uni con gli altri; se usa una memoria di traduzione, il traduttore pu riutilizzare il lavoro fatto da
altri in passato e confluito nella memoria; in determinati ambiti, come quello dei servizi editoriali o
della localizzazione del software, pu contare sulla collaborazione di tutti gli altri operatori
coinvolti nel progetto di traduzione. La capacit di relazionarsi con i colleghi, di chiedere aiuto e di
rivolgersi alle persone giuste viene anzi ormai vista da non pochi studiosi come parte intergrante del
bagaglio di competenze minimo del traduttore professionista.
104
Ma si potrebbe andare oltre, e osservare come ormai i processi di automazione stiano
spostando lattivit di traduzione verso una specie di cervello diffuso
2
(sia esso una comunit on-
line, il server di unazienda o lintero World Wide Web) del quale i singoli traduttori possono essere
visti come singoli neuroni, punti di smistamento (nevralgici, ma per quanto ancora lo rimarranno?)
di unimmensa offerta di traduzioni gi disponibili sotto forma di memorie di traduzione, banche
dati terminologiche, dizionari, enciclopedie, corpora e, non ultime, le pagine web raggiunte
attraverso i motori di ricerca, questi ultimi per certi versi ormai infinitamente pi utili di qualsiasi
dizionario.
Non si tratta, come si pu vedere, della traduzione automatica come ce la si immaginava
fino a pochi anni orsono, ma di qualcosa di ben pi affascinante e, probabilmente, di molto pi
efficace, perlomeno in termini di produttivit. Dal punto di vista del dibattito sulla qualit delle
traduzioni, interessante notare come, almeno per il momento, i processi di automazione si
sviluppino in senso contrario al percorso seguito dalla riflessione teorica: se questa ha spostato
gradualmente la sua attenzione dalle unit minime al testo, le pi diffuse applicazioni software sono
attualmente imperniate sulla corrispondenza tra unit frastiche e terminologiche, anche se non sono
affatto da escludere progressi che consentano al software di superare questa barriera e arrivare al
trattamento di segmenti testuali ben pi ampi.
Ancora in prospettiva sociologica interessante notare come, mentre il lavoro di traduzione
si distribuisce a una squadra, al singolo traduttore venga oggi demandata una pluralit di compiti,
molti di quali posti al di fuori di quello che una volta era percepito come il nucleo caratterizzante
della sua attivit, ossia la trasposizione di testi, di materiale linguistico:
The translator needs to develop the expertise of a project manager, a computer scientist, a
documentalist, a DTP specialist, a terminologist, a language engineer, an evaluator, a
localizer, and a technical writer.
3
Va ricordato tuttavia, che le ultime linee di sviluppo del mercato della traduzione lasciano presagire
un ritorno alle mansioni prevalentemente linguistiche, pur in un quadro di spiccata vocazione
tecnologica. Esselink (2005), ad esempio, spiega come negli anni a venire la gestione delle memorie
di traduzione, di cui i traduttori sono attualmente responsabili, verr assunta esclusivamente dalle
aziende, lasciando al traduttore il compito di dialogare con il server nel quale la memoria risiede e
di concentrarsi sul controllo di qualit delle corrispondenze offerte dalla memoria (col rischio che
egli perda di vista la dimensione testuale, spesso indispensabile per valutare la bont di una
soluzione traduttiva).
Il dibattito sulle norme traduttive
In qualsiasi settore egli operi, quella del traduttore pu essere vista come una norm-
governed freedom.
4
Lasciato (per il momento?) da parte il dibattito sullequivalenza, diversi
studiosi della traduzione si sono in effetti dedicati allosservazione e allanalisi delle convenzioni,
delle tendenze o delle attitudini (in breve delle norme, osservate descrittivamente) che regolano
lattivit del traduttore, studiandole a partire da una prospettiva non linguistica ma socio-
pragmatica. Tra i primi a impegnarsi in tale ricerca stato Gideon Toury (1980) e (1995), che ha
aperto la strada a un notevole numero di studi, alcuni dei quali si sono innestati, talvolta
abbandonando la prospettiva esclusivamente sociologica, sul filone delle ricerche sugli universali
della traduzione e sullo sviluppo e le modalit di acquisizione della competenza traduttiva. Ma
fermiamoci, per il momento, a illustrare brevemente la proposta di Toury e a vedere come essa sia
stata discussa e integrata in lavori successivi, in particolare quelli di Simeoni (1998) e Robinson
(2003). Sullo sfondo del dibattito sulle norme c lidea che il giudizio di qualit sulla traduzione

2
Cfr. i concetti di elusive, composite epistemic subject, di virtual authorship e di collective
constructionism di cui parla Simeoni (1998), p. 36.
3
Rico Prez (2002).
4
Robinson (2003), p. 89.
105
non pu non essere influenzato da quelle che si ritiene siano le convenzioni che, pi o meno
tacitamente, regolano lattivit dei traduttori in un dato periodo storico e in un dato segmento socio-
professionale.
Il modello di Toury di chiara impronta sociologica: allo studioso interessa vedere in che
modo i traduttori arrivino a conformarsi alla prassi che regola il particolare settore della societ in
cui essi sono professionalmente impegnati. Le norme possono essere viste come strategie che i
traduttori, in una data situazione socioculturale, tendono a scegliere al posto di alte strategie pur
possibili. Nella definizione di Hermans (1995),
5
uno degli studiosi che hanno sviluppato le idee di
Toury, le norme sono
internalized behavioural constraints which embody the values shared by a community and govern
those decisions in the translations process which are not dictated by the two language systems
involved.
Definizione nella quale evidente lo spostamento della prospettiva dallequivalenza linguistica e
testuale ai meccanismi che determinano le scelte del traduttore.
6
Il lavoro di Simeoni (1998) riprende, rielaborandolo e in parte criticandolo, il modello di
Toury. Lenfasi rimane sulla pratica del tradurre, piuttosto che sui testi, ma il baricentro si sposta
dalla forza normativa della prassi alla rielaborazione che di questa fa ogni singolo traduttore:
concetto centrale per Simeoni (1998)
7
quello di habitus, visto come elaborate result of a
personalized social and cultural history. Al modello di Toury Simeoni imputa la mancanza di
quattro aspetti giudicati cruciali:
1) una esauriente spiegazione delle modalit di apprendimento e interiorizzazione delle norme;
2) una illustrazione dei meccanismi di trasmissione delle norme;
3) il riconoscimento della libert di movimento del traduttore, se non altro di fronte alla scelta della
norma da preferire qualora egli si trovi di fronte a norme in conflitto;
4) una visione complessa della dimensione sociale in cui si trova ad operare il traduttore e delle
modalit secondo cui tale dimensione viene interiorizzata.
Gli elementi che qui ci interessano pi da vicino sono quelli richiamati ai punti (2) e (4).
Come tiene a sottolineare Robinson (2003),
8
al quale si deve anche la schematizzazione delle
critiche rivolte da Simeoni a Toury, nellessere trasmesse le norme possono anche subire leggere
modifiche. I portatori delle norme, in altre parole, possono, nel tramandarle, introdurvi degli
elementi personali, e altrettanto pu fare chi le norme le riceve, apprendendole e interiorizzandole;
il tutto in base a un processo che Robinson vede come caratteristico di ogni atto di trasmissione di
enunciati linguistici o di pratiche sociali:
translation norms arise out of the structured/structuring interactions of the marketplace, not
out of the work or committees or other decision-making bodies to which translators might
be appointed as the representatives of practitioners or some such.
9
Ci lascia intravedere un margine di movimento molto pi ampio di quello ipotizzato da
Toury, margine evidente anche nella facolt di scegliere norme diverse, specie laddove esse siano in
conflitto tra loro. Ed interessante notare, da questo punto di vista, come Robinson (2003),
10
nel
riprendere la critica di Simeoni, faccia riferimento non alletereo mondo della traduzione letteraria

5
Hermans (1995), p. 216.
6
Alle norme dedicato anche un lavoro di Chesterman (1993; v. anche 1997), in cui si adotta una
prospettiva sociologica ma si rende conto anche della dimensione testuale. Nella categoria delle professional norms,
infatti, Chesterman inserisce anche le relation norms basate sul criterio del mantenimento di un rapporto di
equivalenza tra testi di partenza e arrivo. La proposta di Chesterman scopertamente prescrittiva, ancorch di un
prescrittivismo probabilistico, ossia basato sullosservazione delle regolarit rintracciabili nel comportamento dei
traduttori.
7
Simeoni (1998), p. 32.
8
Robinson (2003), pp. 86-87.
9
Ivi, 87.
10
Ivi, p. 88.
106
(mondo che forse poi tanto etereo non ) quanto alla attivit quotidiana del traduttore free-lance alle
prese con i committenti e gli incarichi pi diversi:
the same freelancer may be asked in the course of a single month to do a back-translation,
sticking as closely as possible to the original syntax to show the client whether the original
translation was properly done; to localize a piece of software []; to give a client the gist of
a letter over the phone; an to edit the work of another translator. What are the norms of this
translators behaviour?
La competenza traduttiva
Torniamo, insomma, a uno dei nostri punti di partenza, vale a dire allesplosione di compiti
diversi demandati al traduttore (e, conseguentemente, delle competenze che gli si richiedono).
Esplosione che lo rende operatore giocoforza flessibile e magari anche pi aperto a considerare,
nota Simeoni (1998),
11
le istanze dei Translation Studies, cui non pochi traduttori professionisti
guardano tradizionalmente con diffidenza. Secondo Simeoni, anzi, il mondo della traduzione
troppo aperto e variegato perch si possa parlare, come invece tendeva a fare Toury, di norme
monopolizzate da una ristretta cerchia e imposte a chi intende entrarvi. Se si accetta questa riserva,
it will be difficult to envisage actual products of translation as anything more than the
results of diversely distributed social habituses, or, specific habituses governed by the rules
pertaining to the fields in which the translation takes place. Not the field of translation, but
that of heteronomous (literal, scientific, technical legal, etc.) production.
12
Questo a sua volta, ci ricollega alla visione della traduzione come lavoro essenzialmente di
squadra, dato che sono rari i casi di traduttori che siano al contempo figure attive nel campo in cui
la traduzione si colloca.
13
Sono molto pi frequenti invece i casi di traduttori che si specializzarono
nei testi di un dato settore, ma evidente come essi non diventino specialisti tout court del campo,
bens professionisti capaci di orientarvisi e magari di sapere entrare, a fini di documentazione e di
consultazione, in relazione proficua con chi vi opera (qui, in fondo, sta lessenza della dimensione
fortemente collaborativa della traduzione specializzata). Tutto ci si badi bene, non va
assolutamente inteso nel senso di un ridimensionamento della figura del traduttore, bens (e
allopposto) come tentativo di identificarne le prerogative, i tratti distintivi che lo presentano come
figura specializzata nel mediare tra lingue e culture (anche culture settoriali e specialistiche)
diverse.
Altra conseguenza dellosservazione di Simeoni appena riportata il fatto, messo in luce
dallo stesso studioso, che probabilmente le decisioni stilistiche (lessicali, retoriche e relative
allorganizzazione testuale) prese dai traduttori sono una funzione delle differenze esistenti tra gli
habitus specializzati dei vari settori cui i testi da tradurre afferiscono. In altre parole, lapproccio di
ciascun traduttore tender a variare a seconda del settore in cui egli opera. La traduzione viene cos
a configurarsi come mosaico di attivit e abitudini diverse, nessuna delle quali esaurisce in s, presa
singolarmente, le caratteristiche del campo pi vasto che chiamiamo appunto traduzione. Se le
attivit sono diverse, tuttavia, comune sembra la predisposizione (o la capacit, che dir si voglia) a
individuare di volta in volta i fattori preminenti dellatto di trasposizione linguistica e culturale,
secondo una definizione minimalista di competenza traduttiva che riecheggia la definizione
proposta da Pym (2002) ma che, a differenza di questa, recupera in maniera pi esplicita il ruolo dei
fattori socio-culturali. Pym infatti vedeva nella capacit di selezione lessenza dellattivit del
traduttore ma, forse nel timore di complicare la definizione, non specificava la natura del fattori che
guidano la selezione: il riferimento di Simeoni allhabitus (quello proprio del traduttore e quello del

11
Simeoni (1998), pp. 13-14.
12
Ivi, pp. 19-20; corsivo nelloriginale.
13
Uno dei settori in cui accade pi spesso che a tradurre un testo specialistico sia uno specialista del campo
stesso la medicina. Si tratta, tuttavia, di una mia impressione personale non suffragata da indagini statistiche, che forse
sarebbe interessante condurre per capire, tra le altre cose, se vi siano settori che, per lelevato grado di specializzazione
o magari per evitare intrusioni nella categoria, tendono a respingere i traduttori.
107
settore cui la sua attivit afferisce) permette forse di chiarire di che natura possano essere tali
fattori.
14
Anche se difficile to even conceive of a distinct community of translators (Simeoni
1998),
15
tuttavia possibile rintracciare capacit che sembrano caratterizzare lattivit traduttiva in
tutte le sue pur diverse manifestazioni, capacit fra cui lo stesso Simeoni (1998)
16
annovera quella
adaptive faculty cui si richiama la definizione di competenza appena proposta.
Ricadute sulla didattica e sullethos professionale
Come possiamo, in base alle necessariamente brevi e schematiche considerazioni fatte
prima, riconfigurare i vincoli che agiscono sullattivit del traduttore, in particolare nel campo della
traduzione specializzata? Primo passo verso questa riconfigurazione pu essere quello di liberare il
termine stesso, vincolo, da qualsiasi connotazione negativa, vederlo nel senso non di costrizione
ma di fattore che concorre a determinare una serie di scelte, nel quadro di una visione della
traduzione come processo decisionale basato su considerazioni di carattere funzionale e contestuale.
Ogni incarico di traduzione pu essere allora visto come rientrante in un progetto,
delineato esplicitamente o implicitamente, che fissa le coordinate in base alle quali il traduttore (e
chi collabora con lui) opera le proprie scelte: coordinate stilistiche, testuali ma anche situazionali,
ossia legate alle condizioni di lavoro (tempistica, disponibilit e tipo degli strumenti di
consultazione, possibilit di consultare colleghi) e alle aspettative dei destinatari, alle conoscenze
pregresse del traduttore sullargomento trattato nel testo e ad altri fattori eterogenei quali la linea
editoriale, le implicazioni etiche del lavoro di traduzione, le aspettative del committente, ecc. I
vincoli insomma nascono non solo dal testo ma anche da tutta una serie di fattori extratestuali; il
traduttore dunque spesso libero nei confronti del testo, ma vincolato da fattori solo
apparentemente estranei ma di fatto cogenti e considerazione non secondaria di volta in volta
diversi.
Nella traduzione specializzata, a fare da contraltare a questo generale accoglimento delle
posizioni funzionaliste o comunque fondate su una visione dinamica dellequivalenza traduttiva,
hanno contribuito a lungo gli studi in campi affini quali la terminologia e la linguistica. In
terminologia ha dominato per decenni il paradigma wsteriano, che aveva nellesatta
corrispondenza tra termine e concetto un suo caposaldo. In linguistica, non pochi studiosi hanno in
passato presentato della lingua tecnico-scientifico unimmagine idealizzata, poco rispondente al
vero, ossia quella di una lingua neutra, monoreferenziale e, in definitiva, oggettiva; immagine,
interessante notare, che molti studenti di traduzione sembrano ormai aver introiettato, come
testimonia, ad esempio, lo studio illustrato in Sevilla Muoz (2004).
17
Queste posizioni hanno contribuito non poco a far figurare la traduzione specializzata come
uneccezione in un quadro generale pur fondato sullabbandono del meccanicismo. Come molti
traduttori sanno, tuttavia, e come diversi studiosi hanno cominciato a far notare, anche la traduzione

14
Pi di recente lo stesso Pym (2004) ha riveduto la sua definizione: abbandonata la pur elegante
individuazione del criterio della selezione come principio fondante dellattivit traduttiva, lo studioso delinea un quadro
in cui le scelte traduttive sono compiute in ottica perlopi extralinguistica, facendo del rischio associato alle diverse
componenti di un testo il cardine delle scelte operate dai traduttori, in base al seguente principio: il traduttore concentra
i propri sforzi sugli elementi che sono a pi alto rischio nelleconomia complessiva del testo.
15
Simeoni (1998), p. 26.
16
Ivi, p. 31.
17
Nello studio di Sevilla Muoz (2004) si presentano i risultati di un sondaggio svolto, in Spagna, tra gli
studenti di alcuni corsi universitari di traduzione tecnico-scientifica e volto a identificare quelle che, per loro, sono le
principali caratteristiche della lingua tecnico-scientifica e le maggiori difficolt legate alla traduzione di testi incentrati
su argomenti tecnici o scientifici. I tratti che la maggioranza degli studenti identifica, tra cui la precisione linguistica e
luniversalit e univocit terminologiche, sono, guarda caso, gli stessi appena citati a proposito dellidealizzazione della
lingua della tecnica e, soprattutto, della scienza. Sarebbe stato interessante vedere che ruolo giocano nelle risposte
fornite dagli studenti la loro esperienza diretta della lingua tecnico-scientifica e quelli che invece possiamo ipotizzare
essere i giudizi indotti dalla consultazione delle opere di linguistica cui gli studenti hanno presumibilmente avuto
accesso nel loro corso di studi. Sevilla Muoz stesso, in ogni caso, concorde nel ritenere quella espressa degli studenti
unimmagine riduttiva e poco aderente alla realt.
108
specializzata fondata in buona parte su strategie e modalit operative dinamiche se non addirittura
incentrate sulla stessa creativit solitamente associata a tipi di traduzione molto diversi (e di
dinamismo si parla apertamente ormai anche in terminologia cfr. ad esempio Temmerman (2000)
e Ahmad (2002) mentre la linguistica, come si ricordava in apertura, approdata a una concezione
pi problematica della lingua specialistica, cominciando a rilevarne le componenti socio-
pragmatiche e presentandole non come aspetti marginali ma come tratti costitutivi).
In sede didattica, fare riferimento a questo quadro che vede i fattori contestuali come
preminenti nel processo decisionale del traduttore appare dunque non un corollario del percorso
formativo ma un suo elemento cardine. Anzi, il riferimento alla dimensione socio-pragmatica pu
essere talvolta, per il docente, lunico modo di cavarsi di impaccio di fronte chi ansioso di sapere
perch una dato equivalente pu essere considerato migliore di altri, pur possibili (magari gli unici
proposti dai dizionari). Se ci pu far temere a qualcuno che a risentirne sia lo sviluppo delle
competenze linguistiche (viste come primo passo nella preparazione dei traduttori, fase preliminare
alla fine della quale, e solo allora, si pu cominciare a tradurre), giover forse ricordare che la
traduzione pu essere un efficacissimo strumento di apprendimento linguistico proprio perch porta
allo scoperto la dimensione essenzialmente performativa della lingua.
Ma non solo: il fatto che ormai la traduzione possa essere considerata, seppure in una
prospettiva virtuale, unattivit collettiva, svolta cio coniugando competenze individuali e
competenze diffuse, dovrebbe forse spingerci a riconsiderare alcuni specifici aspetti della
formazione. In particolare, sarebbe forse opportuno inserire a pieno titolo nei percorsi formativi
questa nuova dimensione e sforzarsi di individuarne quegli aspetti da discutere criticamente o
quantomeno da far presente agli studenti perch ormai facenti parte a pieno titolo del bagaglio
professionale dei traduttori.
Oltre che in sede didattica, il quadro delineato fin qui potrebbe dare un contributo anche in
sede di costruzione di una identit professionale forte del traduttore, identit da imperniare non
(solo) sulle competenze linguistiche ma anche sulla pi volte richiamata attitudine a gestire la
comunicazione interculturale. In una orgogliosa rivendicazione come quella di Scarpa (2004),
18
del
resto, questa componente figura gi in maniera preminente: secondo la studiosa, infatti, tra le
competenze che costituiscono lo specifico della traduzione non possono mancare n la capacit di
mediazione culturale, n la capacit di riflessione sulla propria attivit di traduttori, n, infine, la
capacit di adeguare il proprio metodo di lavoro ai bisogni del mercato (cfr., a proposito di
questultima, la adaptive faculty richiamata sopra). Ed su queste basi che i traduttori (aiutati
magari dagli istituti di formazione) possono assumere, nei confronti dei committenti un ruolo
propositivo, attenuando l'enfasi eccessiva che in alcuni casi lindustria pone sulla produttivit a
scapito della qualit.
Di tale consapevolezza, del resto, si stanno facendo portavoce anche gli stessi traduttori
attivi sul mercato, molti dei quali cominciano a notare lo scarto molto forte esistente tra il proprio
ideale di qualit e le aspettative dei committenti. Benis (2005),
19
ad esempio, ricorda come i
parametri presi in considerazione nelleseguire i controlli di qualit sui grandi progetti di traduzione
siano tuttora ancorati ad una visione che fa del testo di partenza la authority ultima, lasciando cos
da parte quello che invece dovrebbe essere il criterio principale, ossia la suitability for purpose
dei testi tradotti. Sempre Benis (2005),
20
inoltre, fa notare come, nel promuovere un cambiamento
di prospettiva sulla qualit dei testi tradotti, i singoli traduttori, pi che le grandi aziende, possano
svolgere un ruolo decisivo, acting individually or in partnership to provide the specialist cross-
cultural consultancy that the increasing number of clients who have got their fingers burnt with
inappropriate communications now demand (corsivo mio).

18
Scarpa (2004), p. 137.
19
Benis (2005), pp. 27-28.
20
Ivi, p. 30.
109
Conclusioni?
Pi che a vere e proprie conclusioni, le sbrigative riflessioni fin qui esposte sembrano
condurre naturalmente a una serie di domande. Innanzitutto: come fare in modo che a tali riflessioni
(a patto di trovarle valide e giustificate) sia dato non solo un posto ma anche il giusto rilievo nei
corsi di formazione? Chi insegna si trova spesso in oggettiva difficolt nel valutare la bont di una
scelta traduttiva proposta da uno studente: tale difficolt pu risultare proprio dalla mancanza di un
progetto che, anche implicitamente, possa essere visto come insieme delle coordinate che guidano
le scelte del traduttore. Tra le capacit di chi forma i traduttori non pu non esserci, a mio parere,
quella di immaginare diverse ipotesi di utilizzo e di fruizione per i testi oggetto delle esercitazioni.
Da qui la necessit che i docenti possano contare su un certo bagaglio di esperienze di traduzione a
livello professionale.
Seconda domanda: come si possono educare i committenti, spesso ancora legati a una
visione rigida e semplicistica dellattivit dei traduttori? In particolare, come far capire loro che in
molti casi il rischio non legato a una mancata trasmissione di tutte le informazioni contenute in un
testo quanto (tanto per rimanere su un parametro di valutazione che ormai viene universalmente
riconosciuto in sede di riflessione teorica) alla mancata aderenza ai canoni stilistici e redazionali che
governano quel determinato tipo di testo in lingua darrivo? A tale proposito si pu notare un
paradosso, relativo allo scarto tra le richieste qualitative del mercato (non di rado basse) e quello
che da diversi anni ormai si trasmette agli aspiranti traduttori in sede di formazione allorch li si
avverte della necessit di prestare grande attenzione alle aspettative dei destinatari, ai canoni
redazionali e cos via. Laddove per il committente questi aspetti rimangano secondari, tutti gli sforzi
compiuti in tal senso dal traduttore andranno persi e anzi potranno ingenerare un atteggiamento di
diffidenza nel committente, che crede di non ritrovare nel testo di arrivo quello che vedeva nel testo
di partenza.
Terza, e conclusiva, domanda: come assicurare che, in sede di formazione, venga rispettato
il delicato equilibrio tra le richieste del mercato, da un lato, e le istanze di salvaguardia della qualit
espresse dai formatori (e dai traduttori) pi avvertiti? Su questo tema sono sorte in passato aspre
polemiche tra istituti di formazione e rappresentanti del mondo produttivo, non di rado dovute a una
mancata comprensione dei rispettivi ruoli. Il mondo accademico, tuttavia, sta compiendo uno sforzo
di accoglimento delle prospettive pi vicine alla reale attivit dei traduttori, sforzo che, come
abbiamo visto, sembra ripagare anche nei termini di una pi lucida analisi teorica dei fenomeni
traduttivi.
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111
HANS HONNACKER
La traduzione italiana di Sebastian Haffner,
Geschichte eines Deutschen: problemi e curiosit
1
Geschichte eines Deutschen di Sebastian Haffner ha suscitato scalpore non soltanto in
Germania, ma in tutto il mondo, quando usc postuma nel 2000. Per mesi il libro di Haffner era in
vetta alla classifica dei libri di saggistica pi venduti in Germania. Al riguardo Volker Ulrich scrisse
in un articolo della Zeit del giugno 2001: ber 170 000 Exemplare sind bereits verkauft. Seit
Monaten besetzt das Werk Platz eins der Bestsellerlisten, und es wird vermutlich noch einige Zeit
dort verweilen.
2
Anche in Inghilterra dove il figlio di Haffner, Oliver Pretzel, ha curato ledizione
con il titolo Defying Hitler. A Memoir, Geschichte eines Deutschen ha riscosso un grande successo.
3
Non stupisce quindi che, solo un anno dopo la seconda edizione tedesca del libro di Haffner, sia
uscita anche una traduzione italiana che, come vedremo, denota alcune particolarit e qualche
difetto, riconducibili forse ai tempi stretti della pubblicazione della traduzione.
Prima di entrare nel merito della edizione italiana, vorrei fare alcune brevi osservazioni
riguardo alla biografia di Haffner e alla storia editoriale della Geschichte eines Deutschen visto che,
a mio avviso, sono rilevanti per la traduzione e la sua descrizione.
I. Storia editoriale
1. Breve biografia di Sebastian Haffner
Raimund Pretzel, alias Sebastian Haffner, nato a Berlino nel 1907, consegu il dottorato di
ricerca in legge prima di emigrare in Inghilterra nel 1938 dove lavor come giornalista di The
Observer. Tornato in Germania nel 1954, scrisse per il giornale Die Welt e pi tardi per la rivista
Stern. Pubblic una serie di bestseller storici: Winston Churchill (1967), Anmerkungen zu Hitler
(1978), di cui il noto critico letterario Marcel Reich-Ranicki disse che era il libro migliore che
avesse mai letto su Hitler, infine Historische Variationen (1985) e Von Bismarck zu Hitler (1987).
4
Haffner si era dunque fatto un nome nel campo della saggistica storica. Insisto su questo fatto dal
momento che la ricostruzione delle attese dei lettori, determinata da altre opere dellautore
precedentemente uscite, decisiva per una traduzione. Torner su questo in seguito.
2. Due edizioni di Geschichte eines Deutschen
Quando Haffner mor nel 1999, suo figlio, Oliver Pretzel, che tuttora vive a Londra, scopr
nel lascito di suo padre il manoscritto di Geschichte eines Deutschen, di cui non sapeva niente come
egli stesso scrive nella postfazione sulla storia editoriale della seconda edizione del 2002. La prima
edizione apparve nel 2000 presso la casa editrice Deutsche Verlagsanstalt e suscit un notevole
interesse presso il grande pubblico nonch la stampa, cosa che colse lo stesso Oliver Pretzel di
sorpresa, besonders da das [Buch] auch ja ein Torso ist und Mitte 1933 unbefriedigend abbricht,
wo doch nachher so viel Schlimmeres noch folgte.
5
Nel 2002 segu la seconda edizione con aggiunte, rese possibili dal ritrovamento di due
manoscritti da parte del giovane storico Jrgen Peter Schmied nellarchivio federale tedesco. Si

1
Il presente saggio una versione modificata di una relazione tenuta al Fnfundzwanzigstes Seminar:
Italienisch-deutsche wissenschaftliche bersetzung a Bolzano (11.-13. November 2004) ed in parte si basa sulla tesi di
laurea di Katia Abelli: Wer deutsch ist, bei dem kann Hitler nicht weit sein? Die Geschichte eines Deutschen von
Sebastian Haffner und ihre italienische bersetzung, discussa nel luglio 2005.
2
Volker Ullrich, in Die Zeit, giugno 2001 (www.zeit.de/2001/06/Kultur/200106_p-haffner.html).
3
Cfr. Haffner (2002c). Questo vale anche per ledizione francese, come ha confermato Oliver Pretzel.
4
Accanto alla sua attivit giornalistica per The Observer, Haffner compose nellesilio inglese Germany:
Jekyll and Hyde (1940) e Offensive against Germany (1941) (v. a tale riguardo Haffner (2002b), p. 5, nota 1). Nel suo
recente libro Begegnungen lo storico Joachim Fest fornisce un ritratto di Haffner ricco di spunti interessanti, sebbene
non sempre positivo (Fest (2004), pp. 21-54). In questo contesto va segnalata anche lintervista sullesilio inglese,
condotta da Jutta Krug con Sebastian Haffner nel 1989 (Haffner (2004)).
5
Oliver Pretzel nella postfazione a Haffner (2002a), p. 303.
112
tratta della mancante versione dattiloscritta dei capitoli 25 e 35-40 che proseguono il racconto fino
al dicembre del 1933. Mit diesen beiden Ergnzungen, scrive Pretzel, entspricht nun das Buch,
bis auf das zurckbersetzte Kapitel 10, in vollem Umfang dem Zustand, den das Manuskript im
Herbst 1939 hatte, als es beiseite gelegt wurde.
6
3. Ledizione italiana di Geschichte eines Deutschen e la traduzione italiana di Anmerkungen
zu Hitler di Haffner
Come sopra accennato, ledizione italiana di Geschichte eines Deutschen uscita a maggio
del 2003 presso Garzanti di Milano, e cio appena un anno dopo la pubblicazione della seconda
edizione tedesca. Nel 2002 era apparso presso lo stesso editore Hitler. Appunti per una spiegazione
di Haffner, la traduzione di Anmerkungen zu Hitler (1978), che il noto politologo Gian Enrico
Rusconi presentava con queste parole:
diventato un classico della letteratura pubblicistica che si occupa della figura e della
personalit del Fhrer. Pu considerarsi un esempio di pedagogia civile tramite la storia,
con le sue penetranti considerazioni che rispondono a un diffuso bisogno di conoscenza e di
giudizio sia delle generazioni pi giovani sia di quelle pi anziane che continuano a chiedersi:
Chi era davvero Hitler? Come stato possibile? Che posto ha nella storia tedesca? Pu
presentarsi di nuovo?
7
Anche in Italia quindi Haffner era conosciuto al pubblico come scrittore di almeno un saggio storico
prima della pubblicazione della Geschichte eines Deutschen del resto la prima edizione di
Anmerkungen zu Hitler era gi apparsa nel 1979 con il titolo Il caporale Hitler erschienen.
8
Claudio
Groff, ha sicuramente tenuto conto di questo libro nella sua traduzione di Geschichte eines
Deutschen.
II. Tipologia testuale
1. Saggio storico vs. autobiografia
Geschichte eines Deutschen. Die Erinnerungen 1914-1933 pu essere considerata un saggio
storico, unautobiografia o entrambe le cose? Nella classifica dei libri pi venduti in Germania il
libro di Haffner viene classificato come saggio storico quindi in un certo senso come unopera
storiografica o, come scriveva Joachim Fest in Anmerkungen zu Hitler, un testo di saggistica
storica). Tuttavia il testo denota palesi tratti tipici dellautobiografia, avendo cos differenti
funzioni comunicative dominanti. Questo emerge chiaramente gi dal capitolo introduttivo del
racconto di Haffner:
Der Staat ist das Deutsche Reich, der Privatmann bin ich. Das Kampfspiel zwischen uns mag
interessant zu betrachten sein, wie jedes Kampfspiel [...]. Aber ich erzhle es nicht allein um
der Unterhaltung willen [..]. Mein privates Duell mit dem Dritten Reich ist kein vereinzelter
Vorgang. Solche Duelle, in denen ein Privatmann sein privates Ich und seine private Ehre
gegen einen bermchtigen feindlichen Staat zu verteidigen sucht, werden seit sechs Jahren
in Deutschland zu Tausenden und Hunderttausenden ausgefochten [...]. Ich will in diesem
Buch nur erzhlen, keine Moral predigen. Aber das Buch hat eine Moral, welche, wie das
andere und grere Thema in Elgars Enigma-Variationen durch und ber das Ganze
geht stumm. Ich habe nichts dagegen, da man nach der Lektre alle die Abenteuer und

6
O. Pretzel, Vorbemerkung zur Taschenbuchausgabe, ivi, p. 5. Il perch mise da parte il manoscritto, Haffner
lo spiegava nel modo seguente: Als der Krieg ausbrach, hatte ich das Gefhl, jetzt ist die Zeit zu ernst fr diese
persnlichen, feuilletonistisch empfundenen Erinnerungen. Ich nahm mir vor, systematischer zu schreiben. (v.
Schmied (2002), p. 14). Si ricorda che, durante lesilio di Haffner in Inghilterra, fu iniziata anche una versione inglese
di Geschichte eines Deutschen che per non fu mai pubblicata e non si sa chi ne fosse lautore (O. Pretzel, Nachwort,
Haffner (2002a), p. 294).
7
Haffner (2002b), p. 5. Rusconi accenna qui brevemente a Geschichte eines Deutschen senza tuttavia entrare
nel merito della storia editoriale (cfr. ivi, p. 5, nota 1).
8
Haffner (1979).
113
Wechselflle wieder vergit, die ich erzhle. Aber ich wre sehr befriedigt, wenn man die
Moral, die ich verschweige, nicht verge.
9
2. Differenti funzioni comunicative dominanti
Da un lato Haffner esprime qui le impressioni personali dellepoca (la funzione emotiva
nella terminologia di Roman Jakobson), dallaltro convinto di poterle generalizzare, dando un
quadro generale della situazione storica intorno al 1933 (funzione referenziale), al fine di
convincere il lettore della pericolosit del regime nazista (funzione conativa) la morale
sottaciuta di cui Haffner parla, che doveva essere lintenzione testuale originale. Infine non va
dimenticata la funzione poetica che Roman Jakobson postula per testi letterari
10
che, almeno per
certi brani del testo di Haffner, deve essere tenuta in considerazione, come si mostrer in seguito.
Una traduzione deve tenere conto di queste diverse funzioni comunicative al fine di poter rendere
adeguatamente il testo originale, fermo restando che lintenzione testuale nella lingua di partenza
non deve necessariamente coincidere con quella della lingua di arrivo.
11
In aggiunta, come nel caso
di Geschichte eines Deutschen ledizione tedesca apparsa postuma non ha pi la stessa intenzione
testuale del manoscritto composto da Haffner alla fine degli anni Trenta. A ci si dovrebbe
accennare in una breve prefazione di una traduzione. Il traduttore dovrebbe chiarire fin dallinizio, a
quale pubblico la traduzione destinata (nel nostro caso: storici o, pi in generale, un pubblico pi
vasto con interessi storici), nel caso in cui questo non sia gi stato precedentemente stabilito dal suo
committente.
3. Attese dei lettori
Quale aspettativa nutriva il pubblico tedesco, e non solo quello ben informato, riguardo
alledizione di Geschichte eines Deutschen? Certamente, quella di un saggio storico, come fanno
presumere le note opere sopra citate: Winston Churchill, Anmerkungen zu Hitler, Historische
Variationen e Von Bismarck zu Hitler. Nondimeno i lettori interessati di storia conoscevano gi un
brano del capitolo 25 che Haffner aveva messo a disposizione dello Stern nel 1983 in occasione
del cinquantesimo anniversario del boicottaggio degli ebrei, indetto dai nazisti il 1 aprile 1933. Il
pubblico della prima edizione tedesca aveva quindi avuto un assaggio del modo di raccontare
totalmente diverso che Haffner stesso descriveva come soggettivo e feuilletonistico, se ad esempio
lo si paragona con quello delle Anmerkungen zu Hitler. Questa forse stata la ragione per cui
Haffner non ha voluto pubblicare (almeno non integralmente) Geschichte eines Deutschen finch
era in vita.
Per il pubblico italiano che il traduttore ha in mente vale un discorso simile: come detto
sopra, Haffner era conosciuto in quanto autore di saggi storici di successo:
12
Geschichte eines
Deutschen, invece del tutto sconosciuto, viene per ugualmente presentato come saggio. Questo in
breve era quindi lorizzonte di attesa dal quale il traduttore italiano ha preso le mosse.
III. La traduzione italiana di Geschichte eines Deutschen
1. Elementi paratestuali
Prima di proporre in seguito una critica della traduzione italiana di Geschichte eines
Deutschen, vorrei puntualizzare che non mi preme qui giudicare la traduzione di Claudio Groff, ma
piuttosto descriverla e discuterla. Chiunque si sia cimentato anche solo una volta in un lavoro di
traduzione destinato alla pubblicazione, sa fin troppo bene in quali condizioni difficili un traduttore
si trovi spesso a lavorare, fatto che comporta sviste evidenti e, a volte, soluzioni traduttive curiose.

9
Haffner (2002a), pp. 10 sg.
10
Per la funzione poetica si veda Schwarz / Linke / Michel / Scholz Williams (1988), pp. 21 sg. A tale riguardo
si confronti il giudizio di Oliver Pretzel: [Das Manuskript] weist nicht den knappen Stil auf, den er sich als Sebastian
Haffner erarbeitet hat. Sein Stil ist vielmehr emotionaler und literarischer. [...] Es gibt aber ein graphisches Bild seiner
Zeit. (O. Pretzel, Nachwort a Haffner (2002a), p. 302).
11
Cfr. a questo proposito anche Hnig/Kumaul (1999
5
), pp. 39 sg. e Kautz (2002
2
), pp. 55 e 61.
12
Cfr. a tale riguardo Gian Enrico Rusconi in Haffner (2002b), pp. 5 sgg.
114
In questo contesto vorrei solo menzionare i tempi stretti e le condizioni contrattuali imposte dagli
editori o dai committenti che, per motivi pratici di spazio, non permettono per esempio una pre- o
postfazione, note a pi di pagina etc.
Sfogliando ledizione italiana, colpisce subito la modifica del sottotitolo e della copertina del
libro di Haffner, non insolita nelle traduzioni ma, a mio avviso, significativa per la strategia
editoriale. Il sottotitolo non , come sarebbe stato da aspettarsi, Le memorie (o i ricordi) dal 1914
al 1933 (nelloriginale: Die Erinnerungen 1914 1933),
13
ma un ragazzo contro Hitler dalla
repubblica di Weimar allavvento del Terzo Reich. Tale sottotitolo, da una parte, specifica il lasso
di tempo indicato dal testo tedesco, dallaltra esclude la descrizione della prima guerra mondiale
trattato nei primi capitoli del libro (capp. 1-5) e sottace lindicazione testuale di unautobiografia:
Erinnerungen (al contrario per esempio delle edizioni francese e inglese). In compenso esplica fin
dallinizio la tendenza di fondo di Geschichte eines Deutschen: lopposizione di Haffner contro il
nascente regime nazista sorgente. Tale modifica del sottotitolo corrisponde sicuramente ad una
strategia editoriale ben precisa del traduttore e/o della casa editrice, e cio attirare lattenzione del
lettore italiano, servendosi abilmente di certi stereotipi dellimmaginario non solo italiano riguardo
ai tedeschi: accanto a tedesco si legge subito Hitler sebbene questi non fosse, come ben noto,
tedesco di nascita.
14
Questo vale anche per ledizione inglese per la quale leditore pretese il nome
di Hitler nel titolo, bench assente nelloriginale, come ha confermato il figlio di Haffner. Se fosse
stato per la casa editrice, il libro di Haffner porterebbe il titolo Betraying Hitler, come se fosse
stato un rinnegato delle SS. Anche la copertina delledizione italiana segue questa logica, in cui non
riprodotta (come nelloriginale tedesco, ma anche nelledizione inglese) una foto del giovane
Haffner (un ulteriore indizio dellautobiografia), ma una caricatura del noto grafico berlinese
George Grosz (1893-1959).
Sebbene tali modifiche del titolo e della copertina siano assolutamente legittime la foto di
Haffner non avrebbe avuto probabilmente nessun significato per il pubblico italiano , nondimeno
sorprende il fatto che nelledizione italiana che segue ledizione tedesca del 2002 manchino sia la
prefazione che la postfazione sulla storia editoriale. Proprio questultima a mio avviso
imprescindibile per la comprensione anche da parte del pubblico italiano (come accennato sopra):
anche il lettore italiano dovrebbe essere informato dellincompiutezza del libro di Haffner e del suo
carattere frammentario. Con ogni probabilit questa scelta editoriale non stata presa dal traduttore,
ma dalleditore che, per motivi di spazio, ha voluto rinunciare a tali elementi paratestuali.
15
Nondimeno tale decisione rimane incomprensibile, considerando anche il fatto che una prefazione
di venti pagine circa precede ledizione italiana delle Anmerkungen zu Hitler in cui Gian Enrico
Rusconi, come detto sopra, discute e, in parte, critica le teorie storiche di Haffner. Forse tale
introduzione doveva fungere da prefazione a entrambe le edizioni italiane, cio alla riedizione di
Anmerkungen zu Hitler e alla prima edizione di Geschichte eines Deutschen (usciti nel biennio
2002-2003) che probabilmente erano entrambi parte di un progetto editoriale. La mancanza di una
prefazione stupisce tanto pi se si considera che ledizione italiana stata sovvenzionata dal Goethe
Institut-Inter Nationes.
Analogamente alla prima edizione tedesca anche quella italiana uscita in tempi ristretti,
16
altrimenti non si spiegherebbe il perch il traduttore abbia tralasciato una pagina intera del
manoscritto (come nella prima edizione tedesca), non seguendo la seconda edizione tedesca pi

13
Ledizione francese della Geschichte eines Deutschen riporta di conseguenza il seguente titolo: Histoire dun
allemand. Souvenirs 1914-1933. Come in Germania, in Francia sono del resto apparse due edizioni presso la casa
editrice Actes Sud (2002 e 2003).
14
Tale binomio corrisponde ancora oggi ai pre-giudizi della maggior parte dei paesi europei nei confronti
della Germania (si veda a tale riguardo Jessen (2003), p. 33).
15
Soltanto dalla copertina si apprendono le pi elementari notizie bio- e bibliografiche dellautore. Riguardo a
Geschichte eines Deutschen si legge solo: Storia di un tedesco, scritto alla fine degli anni Trenta ma pubblicato dal
figlio solo dopo la morte dellautore, apparso in Gran Bretagna e in Germania nel 2000 ed stato tradotto in venti
paesi.
16
O. Pretzel, Nachwort zu Haffner (2002a), p. 303.
115
completa del 2002. Che nella prima edizione tedesca mancasse un brano, si potrebbe spiegare con il
carattere frammentario del manoscritto ma, guardando meglio, pi che evidente. Nel testo tedesco
si legge:
Ich lernte und zwar, wie gesagt, so schnell, als htte ich es immer gewut die Namen von
Heerfhrern, die Strke von Armeen, die Bewaffnung mit naiver Lust und ohne Spur von
Zweifel oder Konflikt, die Auswirkung der seltsamen Begabung meines Volkes,
Massenpsychosen zu bilden.
17
Nella traduzione italiana tale passaggio viene riportato fedelmente:
Imparai e, lho gi detto, cos rapidamente come se li avessi sempre saputi i nomi dei
generali, la consistenza degli eserciti, i tipi di armi, con ingenuo piacere e senza traccia di
dubbio o di dissidio, effetto della strana propensione del mio popolo a creare psicosi di
massa.
18
La lacuna si avverte al punto Bewaffnung [...] mit naiver Lust: non solo il sostantivo
Bewaffnung non viene specificato da un complemento nominale come quelli precedenti
(Namen, Strke), ma anche la successiva parte della frase (die Auswirkung der seltsamen
Begabung meines Volkes, Massenpsychosen zu bilden) non sembra collegata in modo chiaro con
il resto della frase. Infatti, se tale parte della frase proseguisse lelenco precedente, ci si sarebbe
aspettati una congiunzione coordinata copulativa come und prima dellultima parte della frase.
Inoltre linfinito die Auswirkung lernen richiederebbe un completamento, cio kennen lernen,
per concludere la frase correttamente. Se si trattasse invece di unapposizione, il talento del
popolo tedesco di creare psicosi di massa sarebbe il motivo per cui il giovane Haffner abbia
imparato cos velocemente i nomi dei generali e la consistenza degli eserciti etc.; una spiegazione
troppo sbrigativa e distorta, come dimostra la versione integrale:
Ich lernte und zwar, wie gesagt, so schnell, als htte ich es immer gewut die Namen von
Heerfhrern, die Strke von Armeen, die Bewaffnung und Wasserverdrngung von Schiffen,
die Lage der wichtigsten Festungen, den Verlauf der Fronten und ich kam alsbald dahinter,
da hier ein Spiel im Gange war, geeignet, das Leben spannend und aufregend zu machen
wie nichts zuvor. Meine Begeisterung und mein Interesse fr dieses Spiel erlahmten nicht bis
zum bitteren Ende. Ich mu hier meine Familie in Schutz nehmen. Es waren keineswegs
meine nchsten Angehrigen, die mir den Kopf verdrehten. Mein Vater litt unter dem Kriege
vom ersten Augenblick an und blickte auf die Begeisterung der ersten Wochen mit Skepsis,
auf die Hapsychose, die ihr folgte, mit tiefem Ekel wenn er auch selbstverstndlich, loyal
und patriotisch, Deutschlands Sieg wnschte. Er gehrte zu den vielen liberalen Geistern
seiner Generation, die im Stillen fest berzeugt gewesen waren, da Kriege unter Europern
ein Ding seien, das der Vergangenheit angehrte. Er konnte mit dem Kriege, sozusagen,
nichts anfangen und er verschmhte es durchaus, sich, wie so viele andere, etwas darber
vorzumachen. Ich hrte ihn ein paarmal bittere und skeptische Worte sagen nicht mehr nur
ber die sterreicher , die mich in meiner neugewonnenen Kriegsbegeisterung befremdeten.
Nein, mein Vater und ebenso meine brigen Angehrigen waren unschuldig daran, da
ich binnen weniger Tage zum fanatischen Chauvinisten und Heimkrieger wurde. Schuld
war die Luft; die anonyme tausendfltig sprbare Stimmung ringsum; der Sog und Zug der
massenhaften Einigkeit, die den, der sich hineinwarf (und sei es ein siebenjhriger Junge) mit
unerhrten Emotionen beschenkte, und den, der drauen blieb, fast ersticken lie in einem
Vakuum von de und Einsamkeit. Ich versprte zum ersten Mal, damals mit naiver Lust und
ohne Spur von Zweifel oder Konflikt, die Auswirkung der seltsamen Begabung meines
Volkes, Massenpsychosen zu bilden.
19

17
Haffner (2001
6
), pp. 18 sg.
18
Haffner (2003), p. 17.
19
Haffner (2002a), pp. 18-20 (il corsivo mio).
116
Lentusiasmo per la guerra, dimostrato da Haffner ad appena sette anni, si esprime nel suo
personale gioco di guerra (limparare dei nomi di generali e della consistenza degli eserciti etc.), ed
dunque leffetto del particolare talento del popolo tedesco di creare delle psicosi di massa.
Nel caso di un testo originale ambiguo come questo, il traduttore o leditore si sarebbero
dovuti rivolgere alla casa editrice tedesca o al curatore, cio a Oliver Pretzel: si sarebbero cos
accorti della non insignificante lacuna; non insignificante dal momento che il lettore viene a sapere
di fatti importanti riguardo al clima durante la prima guerra mondiale e riguardo ai liberali
europei, e quindi anche tedeschi, per i quali allinizio del Novecento una guerra costituiva un
anacronismo.
20
In effetti questa pagina fornisce un ritratto della borghesia liberale tedesca
totalmente diverso personificata nella figura del padre di Haffner che con disprezzo reag alla
psicosi di odio della prima guerra mondiale , da quello fornito normalmente ancora oggi nella
storiografia internazionale in cui, sebbene non esclusivamente come accadeva fino a poco tempo fa,
nella maggior parte dei casi la colpa della guerra fu attribuita in toto ai tedeschi.
21
2. Strategie implicite e decisioni del traduttore
Dal momento che, per quanto io sappia, mancano osservazioni esplicite di Claudio Groff
riguardanti la sua traduzione (presumo non per propria scelta, ma per quella delleditore), possiamo
evincere le sue strategie e decisioni traduttive soltanto dal testo stesso.
Dapprima va segnalato che Groff intendeva evidentemente scrivere una traduzione fluente e
ben comprensibile in italiano (cosa che, senza dubbio, riuscito a fare); nel complesso, la sua
traduzione orientata pi alla lingua di arrivo che alla lingua di partenza una distinzione che
risale, passando per Friedrich Schleiermacher e Wilhelm von Humboldt, addirittura fino a Lutero
22
e che viene adottata ancora oggi nella traduttologia. Un indizio di una traduzione orientata al lettore
sono anche le note a pi di pagina, seppure abbastanza rare, che spiegano al lettore italiano termini
incomprensibili o nomi di personaggi storici sconosciuti e che Groff non traduce, conservando la
dizione tedesca. Per fare alcuni esempi: NSV = Nationalsozialistische Volkswohlfahrt, lente
nazionalsocialistico per la previddenza sociale, Rote Fahne e Tgliche Rundschau =
Bandiera rossa; il titolo consueto significa cronaca quotidiana e Noske =
Socialdemocratico di destra, Gustav Noske (1868-1946) fu nominato ministro della Difesa nel
gabinetto Ebert (1918) e diresse la repressione dellinsurrezione spartachista.
23
Nella traduttologia
luso di annotazioni o note assai discusso per motivi di spazio, gli editori vorrebbero
permetterne il minor numero possibile , tuttavia queste sono a mio parere inevitabili se si parte dal
presupposto, come fa Umberto Eco, che diversi sistemi linguistici sono incommensurabili, ma pur
tuttavia paragonabili.
24
In traduzioni di saggi le note sono pi diffuse rispetto a traduzioni di testi
letterari, e quindi sono da considerarsi appropriate se vediamo un saggio storico nel testo di

20
Cfr. a tale proposito anche Detti / Gozzini (2000-2002), vol. I, p. 379.
21
Ivi, vol. II, p. 23 sgg.
22
Martin Luther, Sendbrief vom Dolmetschen (1530). Si veda a tale riguardo Nergaard (cur.) (1993), pp. 99 sgg.
Per Schleiermacher e von Humboldt cfr. ivi, pp. 125 sgg. e 143 sgg.
23
Haffner (2003), pp. 10, 24 e 29. Cfr. a tale riguardo ivi, pp. 33, 106-107, 147-148, 159, 190 e 192. Un altro
esempio per il resto intraducibile (v. a tale proposito Osimo (1998), passim), che potrebbe essere spiegato in una nota,
: Heute gehts Null Komma fnf (Haffner (2002a), p. 17). Groff traduce questo modo di dire evidentemente tipico
della Pomerania orientale della domestica letteralmente: Oggi la va di zero virgola cinque (Haffner (2003), p. 15),
probabilmente visto che il significato di questa espressione rimane nascosto allo stesso autore, Haffner, e che poi in
seguito viene in parte spiegato. Qui forse il traduttore avrebbe potuto trovare un modo di dire regionale corrispondente
(ad esempio: oggi un casotto). In generale Groff parte dallidea di un pubblico erudito, se d per scontato che il
lettore italiano di oggi sa che cosa sono le Enigma-Variationen di Elmar (ivi, p. 11). Edward William Elgar,
compositore brittanico (1857-1934), negli anni Trenta del secolo XX era conosciuto in particolare per le sue Variations
on an original theme (Enigma).
24
Eco (2003), pp. 345 sgg. Eco considera note a pi di pagina o annotazioni una sconfitta del traduttore (cfr. ivi,
p. 95).
117
Haffner. Nellopera di Haffner Hitler. Appunti per una spiegazione, che chiaramente da ritenersi
un saggio storico, il traduttore, Ettore Zelioli, ne fa uso bench misuratamente.
25
Nondimeno Groff cerca di riprodurre parzialmente anche il fascino del testo tedesco di
partenza, per quanto sia possibile, orientando in parte la sua traduzione alloriginale. Il terzo
capitolo, da cui tratto il seguente brano, ne offre un esempio interessante:
Nie werde ich diesen 1. August 1914 vergessen, und immer wird die Erinnerung an diesen
Tag ein tiefes Gefhl von Beruhigung, von gelster Spannung, von Alles wieder gut mit
heraufbringen. So seltsam kann das Geschichte-Miterleben vor sich gehen. Es war ein
Sonnabend, mit all der wundervollen Friedlichkeit, die ein Sonnabend auf dem Lande haben
kann. Die Arbeit war vorbei, Gelute heimkehrender Herden in der Luft, Ordnung und Stille
ber dem ganzen Gutshof, die Knechte und Mgde putzten sich in ihren Kammern fr
irgendein abendliches Tanzvergngen [...]. Als ich soweit zugehrt hatte, ging ich hinaus, das
Herz ganz geschwellt von Erlstheit, Zufriedenheit und Dankbarkeit, und sah mit geradezu
frommen Gefhlen ber den Wldern, die nun wieder mein Besitz waren, die Sonne
untergehen. Der Tag war bedeckt gewesen, aber gegen Abend hatte er sich immer mehr
aufgeklrt, und jetzt schwamm die Sonne, golden und rtlich, im reinsten Blau, einen
wolkenlosen neuen Tag verheiend.
26
Groff traduce nel modo seguente questo brano piuttosto lirico che in questo punto non somiglia
affatto a un saggio storico:
Non dimenticher mai il 1 agosto 1914, e il ricordo di quel giorno porter sempre con s un
profondo senso di quiete, di tensione risolta, di va tutto bene. strano il modo in cui pu
svolgersi la partecipazione alla storia. Era un sabato, con tutta la meravigliosa tranquillit
che pu avere un sabato in campagna. Il lavoro era finito, nellaria suoni di greggi che
tornavano allovile, ordine e silenzio in tutta la tenuta, gli stallieri e le domestiche si facevano
belli nelle loro stanzette prima di andare a ballare da qualche parte [...]. Quando ebbi sentito
abbastanza uscii, il cuore gonfio di sollievo, di contentezza e di riconoscenza, e colmo di
sensazioni addirittura religiose guardai il sole tramontare dietro i boschi, che ora mi
appartenevano di nuovo. Il giorno era stato coperto, ma verso sera si era rasserenato sempre
di pi e adesso il sole, dorato e rossastro, nuotava nellazzurro pi luminoso promettendo una
nuova giornata senza nubi.
27
Eccetto le traduzioni delle espressioni va tutto bene (per Alles wieder gut) e partecipazione
alla storia (per Geschichte-Miterleben), sulla cui adeguatezza si potrebbe discutere, mi sembra
che Groff riproduca fedelmente la sintassi e il ritmo del testo originale, per quanto naturalmente sia
possibile.
28
Un discorso analogo vale per il registro stilistico medio-alto (in particolare la metafora
del sole), cosicch anche in italiano si ha limpressione di una descrizione romantica del paesaggio
e dellanima che, per quanto riguarda latmosfera di gioia prefestiva, ricorda il famoso incipit de Il
sabato nel villagio di Giacomo Leopardi, ben noto anche ad un lettore italiano medio. Una tale
traduzione giustificata dal momento che, se il lettore tedesco associa la scena descritta a brani
dellopera di Joseph von Eichendorff, Aus dem Leben eines Taugenichts, la rievocazione con la
poesia leopardiana per il pubblico italiano tuttaltro che fuorviante.
29

25
Haffner (2002b), pp. 61, 102 e 149. interessante che Zelioli conserva certe parole-chiave in tedesco (bench
fra parentesi), traducendole poi in seguito (ivi, pp. 128, 154 etc.). Stranamente manca anche in questa traduzione una
frase del testo di partenza, per quanto io possa vedere: Das entscheidende Kennzeichen dieses Lebens ist seine
Eindimensionalitt (Haffner (2001
21
), p. 8).
26
Haffner (2002a), pp. 15 sg.
27
Haffner (2003), pp. 14 sg.
28
Come ben noto, la sintassi tedesca, soprattutto la posizione finale del verbo, non pu essere riprodotta in
italiano. Nella traduzione italiana la sintassi, nel complesso, assomiglia a quella del testo tedesco, per quanto sia
possibile. Questo sicuramente non un caso: Groff avrebbe potuto suddividere i lunghi periodi di frase di questo brano
in pi frasi brevi.
29
Cfr. G. Leopardi, Il sabato nel villaggio, in Leopardi (1988), pp. 236 sgg. (vv. 1-21): La donzelletta vien dalla
campagna, / in sul calar del sole, / col suo fascio dellerba [...] / Or la squilla d segno / della festa che viene [...] e
118
Che Groff cerchi di riprodurre latmosfera descritta in parte anche nella sintassi, emerge
chiaramente dal seguente lungo periodo di frase:
Ma gi nella sala con le corna di cervo alle pareti e le stoviglie di stagno e i lucidi piatti di
terraglia sul pavimento trovai mio padre e il proprietario della tenuta, il nostro padrone di
casa, seduti in profonde poltrone mentre consideravano misuratamente ogni cosa discorrendo
con accortezza. Naturalmente non capii molto di ci che dicevano e del resto lho del tutto
dimenticato. Ma non ho dimenticato come suonavano calme e consolanti le loro voci, quella
pi acuta di mio padre e il basso profondo del padrone di casa, come saliva nellaria in brevi
colonne, infondendo fiducia, il fumo aromatico dei loro sigari lentamente aspirati e come, pi
a lungo parlavano, tutto diventava sempre pi chiaro, sempre pi positivo, sempre pi
confortante.
30
Nelloriginale si legge:
Unten aber in der Halle mit den Hirschgeweihen an den Wnden und den Zinngerten und
blanken Steinguttellern auf den Borden fand ich, in tiefen Lehnsthlen sitzend, meinen Vater
und den Gutsherrn, unsern Wirt, vor, wie sie in besonnenem Gesprch alles bedchtig
erwogen. Selbstverstndlich verstand ich nicht viel von dem, was sie redeten, und ich habe es
auch vllig vergessen. Nicht vergessen habe ich, wie ruhig und trstlich ihre Stimmen
klangen, die hellere meines Vaters und der tiefe Ba des Gutsherrn, wie vertrauenseinflend
der wohlriechende Rauch ihrer langsam gerauchten Zigarren in kleinen Sulen vor ihnen in
die Luft stieg, und wie, je lnger sie redeten, alles immer klarer, immer besser und immer
trstlicher wurde.
31
Con leccezione dellevidente svista Boden / Borden (pavimento / mensole) in questo
caso un redattore di bozze avrebbe dovuto ricorrere al suo sapere enciclopedico, per usare un
termine di Eco (piatti di terraglia che, anche in un podere, sicuramente non stavano per terra)
Groff d un quadro similmente tranquillizzante come appare nel testo tedesco: il fumo dei sigari che
sale piano piano nella sala in cui si trova padre di Haffner con il padrone del podere che convince il
bambino che la guerra non sarebbe potuta scoppiare.
32
Nella prima frase ad esempio, il traduttore
segue la struttura della frase orientata verso sinistra, tipica per il tedesco, cio che informazioni di
una certa rilevanza vengono nominate prima del verbo e del soggetto, quindi non seguendo la
sintassi tipica italiana, orientata normalmente verso destra.
33
Groff avrebbe potuto tradurre ad
esempio nel modo seguente, seguendo un ritmo forse pi familiare per il lettore italiano: Ma trovai
mio padre e il proprietario della tenuta, il nostro padrone di casa, seduti in profonde poltrone,
mentre consideravano misuratamente ogni cosa discorrendo con accortezza gi nella sala con le
corna di cervo alle pareti e le stoviglie di stagno e i lucidi piatti di terraglia sulle mensole.
latmosfera della sala (il setting) che Haffner descrive in modo intenso e che, non a caso, si trova a
stare allinizio della frase: la sala in cui il padre di Haffner discute con il padrone del podere la
situazione politica dellepoca viene rappresentata dalla prospettiva del giovane Haffner che si trova
al primo piano e d un quadro della situazione tranquillizzante che, in una sorta di ecfrasi,
34
il

Eichendorff (1984
2
), pp. 58, 110, 212 e passim. Lanalogia con il romanzo di Eichendorff risulta evidente nelluso
dellespressione Alles wieder gut che, in forma leggermente modificata, conclude lAus dem Leben eines
Taugenichts, trovandosi in una posizione di massimo rilievo: und es war alles, alles gut! (ivi, p. 278); interessante,
seppur insolita, la traduzione di Lydia Magliano: tutto, tutto era divinamente bello (ivi, p. 279).
30
Haffner (2003), pp. 14 sg.
31
Haffner (2002a) p. 16.
32
Per leffetto tranquillizzante del fumo si veda anche Banda (2001), pp. 98-101: Guardarlo, poterlo guardare,
a lungo, il fumo, il filo di fumo, le spirali di fumo, le capriole di fumo; contemplarlo, a lungo, molto a lungo, mentre si
svolge dal sigaro, mentre voluttuoso e volubile si districa dal sigaro, si divincola, lento, lentissimo, dal sigaro, e sale e si
disperde, quel filo di fumo, e si raddensa in nuvole, di fumo... [ivi, p. 100]).
33
A tale riguardo si confronti Rega (2001), pp. 128 sgg. Rega si richiama qui alla teoria di M. Doherty della
Verzweigungsrichtung che, nella linguistica, per non indiscussa (ibidem). Vedi anche Schmidt (1995), in
particolare. 183 sgg.
34
Per lecfrasi si veda Lausberg (1963
2
) , p. 119, 369.
119
lettore crede di vedere davanti a s con i propri occhi. Groff riesce a ricreare lo stesso effetto
avrebbe potuto cambiare non solo la struttura della frase, ma suddividere la lunga sequenza in pi
frasi: Ma trovai mio padre e il proprietario della tenuta, il nostro padrone di casa, seduti in
profonde poltrone gi nella sala con le corna di cervo alle pareti e le stoviglie di stagno e i lucidi
piatti di terraglia sulle mensole. Stavano considerando misuratamente ogni cosa discorrendo con
accortezza.
Si potrebbero addurre numerosi esempi di tale strategia traduttiva ma, per motivi di spazio,
non posso entrare pi nel dettaglio della questione. Nondimeno, riassumendo si pu affermare che,
da un canto, il Groff procede generalmente nella sua traduzione in modo orientato al lettore, ma
dallaltro cerca di seguire il registro talvolta letterario-poetico del testo tedesco (e quindi anche la
differente funzione comunicativa), e per quanto sia possibile, perfino la sintassi (eccetto la
posizionale finale del verbo).
In conclusione vorrei occuparmi di un esempio testuale che, nel testo originale, non
frammentario, ma ambiguo a tal punto da non permettere uninterpretazione chiara, ma pi
interpretazioni possibili caso che i traduttori non raramente devono affrontare: Manche von den
Duellanten, heldischere oder mrtyrerhaftere Naturen, haben es weiter gebracht als ich: bis zum
Konzentrationslager, bis zum Block, und bis zu einer Anwartschaft auf knftige Denkmler.
35
Groff traduce: Alcuni dei duellanti, temperamenti pi eroici o pi votati al martirio, sono arrivati
pi lontano di me: fino al campo di concentramento, fino al ceppo, e fino alla candidatura a futuri
monumenti.
36
Quello che, ad una prima lettura, sembra chiaro, diventa una difficolt per la
traduzione: che intende Haffner esattamente con Block? Tale lessema riprodotto adeguatamente
in italiano con ceppo? Il Duden (Deutsches Universalwrterbuch) riporta dodici significati per
Block, di cui nessuno in questo contesto veramente appropriato.
37
Dapprima il lettore
penserebbe probabilmente ad uno stabilimento di un casa o di una prigione visto che, nella frase
seguente, si parla di N.S.V.-Blockwalter con cui si intende evidentemente lunit organizzativa pi
piccola della suddivisione regionale della NSDAP (20-30 nuclei familiari circa) e che Groff traduce
di conseguenza. Nella frase precedente Block per ambiguo: in questo contesto tale parola
potrebbe stare per un particolare stabilimento di una prigione o di un patibolo. Entrambe le
interpretazioni sarebbero, a mio avviso, possibili anche se questultima sembra pi plausibile per il
climax della frase (Konzentrationslager Block Denkmler). Groff decide per una soluzione che,
a prima vista, sorprende, traducendo (come accennato sopra) Block con ceppo, cosa che
sicuramente non casuale; lessemi che daltronde hanno lo stesso significato di base Holzklotz
(blocco di legno). Groff non ha scelto ceppo ovviamente in questo significato, ma in quello
secondario di Hinrichtungssttte (patibolo). Avrebbe potuto scegliere proprio patibolo parola che
forse per il lettore italiano sarebbe stata pi chiara, ma univoca.
38
Il lessema ceppo al plurale ha
anche il significato traslato di prigione,
39
e cos Groff ha trovato un lessema altrettanto ambiguo.
Questa naturalmente uneccezione, spesso il traduttore in un caso simile deve prendere una
decisione secondo la sua interpretazione: in breve, costretto a rendere il testo originale ambiguo
con un testo univoco (ad esempio con patibolo).

35
Haffner (2002a), p. 10.
36
Haffner (2003), p. 10.
37
Per esempio: kompakter, kantiger Brocken aus hartem Material, Einrichtung zur Sicherung des
Eisenbahnverkehrs auf Bahnhfen u. Strecken, in sich geschlossene, ein Quadrat bildende Gruppe von
[Wohn]husern innerhalb eines Stadtgebietes; Huserblock etc. (Duden. Deutsches Universalwrterbuch (2001
4
), p.
299).
38
interessante che il figlio di Haffner, Oliver Pretzel, abbia tradotto nella traduzione inglese da lui curata
ceppo con gallows, parola che corrisponde allitaliano patibolo (cfr. Haffner (2002c), p. 4).
39
Il lessema italiano ceppo ha fra gli altri, i seguenti significati: parte inferiore del tronco di un albero, un
tempo, tronco sul quale appoggiavano la testa i condannati alla decapitazione, pl. (fig.) prigionia (LEnciclopedia.
Dizionario di italiano (2004), vol. 21, p. 566). Blocco ha pi denotazioni che non sono identiche a quelle della parola
tedesca Block: massa compatta di notevoli dimensioni, block-notes, unione stretta, alleanza di gruppo etc. (ivi,
pp. 395 sg.).
120
IV. Alcune conclusioni teoriche
1. Gamma di interpretazioni e traduzioni possibili
Il fatto che in un tale caso il traduttore debba prendere una decisione e fare una scelta
secondo la sua interpretazione, una delle principali conclusioni teoriche da trarre da questa breve
descrizione delledizione italiana di Geschichte eines Deutschen di Haffner. Una traduzione
presuppone uninterpretazione da parte del traduttore, e in questo punto concorda la maggior parte
dei teorici della traduzione.
40
Tradurre dunque vuol dire sempre anche interpretare, anche se non
sempre vero il contrario come sostiene invece Martin Heidegger.
41
Il traduttore/la traduttrice si pu
vedere costretto/a a tradurre un passo ambiguo nel testo originale chiarendolo, come affermava gi
Hans-Georg Gadamer, se nella lingua di arrivo non esistono analoghi lessemi ambigui.
2. Rilevanza delle scelte e strategie traduttive
Dopo unattenta lettura del testo originale, il traduttore deve maturare decisioni, elaborare
ipotesi di lavoro a seconda della tipologia di testo e della funzione comunicativa dominante le quali
vanno verificate durante il processo di traduzione.
42
Di tali decisioni pu fare parte la scelta di
rinunciare generalmente a note e/o annotazioni o meno. Daltro canto possibile che tali ipotesi
traduttive, prese allinizio del processo traduttivo, vengano via via modificate o persino capovolte.
importante che il traduttore prenda certe decisioni traduttive che mantenga fino alla fine, il che
non vuol dire che, come detto sopra, non le possa rivedere. Idealmente il traduttore dovrebbe aver la
possibilit di spiegare e motivare brevemente le sue decisioni al fine di evidenziare le difficolt
traduttive incontrate. Che spesso i committenti di traduzioni o le stesse case editrici non permettano
questo, ce lo insegna purtroppo lesperienza. Nondimeno nel caso di Geschichte eines Deutschen
ci sarebbe necessario solo per la storia editoriale sopra descritta.
3. Possibilit di manipolazione o di deformazione delloriginale
Come abbiamo visto nei pochi esempi, traduzione non significa una semplice
trascodificazione di un testo da un sistema linguistico ad un altro.
43
Essa va anzi intesa come un
processo interculturale di trasformazione in cui un sistema culturale viene trasposto in un altro
(bersetzen come bersetzen in un altro spazio culturale, come lo intende Heidegger).
44
In questo
processo si arriva quasi necessariamente ad una r-criture, cio una riscrittura del testo di
partenza,
45
al fine di renderlo accessibile nella lingua di arrivo. Naturalmente consiste in questo
anche il pericolo di una manipolazione o deformazione del testo nel senso del modo di dire
italiano traduttore, traditore,
46
modo di dire o meglio gioco di parole che, ad esempio, non pu
essere tradotto in tedesco. La lacuna della pagina non irrilevante, di cui si parlato sopra, in
Geschichte eines Deutschen potrebbe far pensare in un primo momento a una tale manipolazione
in passato le traduzioni accorciate non erano leccezione , che tuttavia si spiega con
lincompiutezza della prima edizione tedesca.
Tuttavia proprio nel caso di temi sensibili, come la rielaborazione del recente passato
tedesco, bisogna prestare particolare attenzione, come dimostra Lorenza Rega con lesempio del
discusso libro di Goldhagen: la traduzione tedesca sarebbe attenuata, se paragonata con loriginale

40
Cfr. a tale riguardo per esempio Eco (2003), pp. 225 sgg., Gadamer (1990
6
), pp. 387 sgg., Heidegger (1984),
pp. 74-76 e Drumbl (2003), pp. 83-99, in particolare 97-99. Di parere opposto Mattioli (2003), pp. 29-36, in particolare
p. 33 e Nasi (2001), pp. 135-150, soprattutto 142 sg. Tuttavia a mio avviso, Mattioli e Nasi assolutizzano la posizione
di Gadamer a tale riguardo (v. Honnacker (2006)).
41
Heidegger (1984), pp. 74-76.
42
A tale proposito cfr. Eco (2003), pp. 80 sgg. e Nasi (2004), pp. 20 sg.
43
Si veda a tale proposito S. Nergaard, Un approccio semiotico alla traduzione multimediale, in
Bollettieri Bosinelli / Heiss / Soffritti / Bernardini (cur.) (2000), pp. 431-449, in particolare 431.
44
Heidegger (1992
2
), pp. 17-18, 1 b.
45
Nasi (2004), pp. 17 sg.
46
Cfr. R. Jakobson, Aspetti linguistici della traduzione, in Nergaard (cur.) (1995), pp. 51-62, soprattutto 62.
121
inglese, soprattutto quando si parla del tema della colpa collettiva tedesca. Il traduttore tedesco ha
respinto queste accuse, definendole come sofisticherie.
47
Anche nel caso di Geschichte eines Deutschen nelledizione italiana, a causa della mancanza
della pagina sopra citata, emerge, bench sicuramente in modo del tutto involontario,
unimpressione diversa della posizione dei liberali nei confronti della prima guerra mondiale
rispetto alla seconda edizione tedesca. Un eventuale accenno al carattere frammentario dellopera in
una pre- o postfazione avrebbe potuto se non evitare, almeno relativizzare questa impressione
falsa. In generale sarebbe auspicabile che tutti i partecipanti al processo traduttivo, dai traduttori
alle case editrici fino ai committenti fossero pi consapevoli della loro responsabilit riguardo alla
trasmissione interculturale del sapere, come postul gi nel 1995 Reinhard Schmidt per la
traduzione scientifica,
48
al fine di garantire una trasposizione adeguata (e non deformante) di opere
scientifiche significative.

47
Rega (2001), pp. 20 sg. A. Lefvere vede nella traduzione generalmente una r-criture inevitabile e
manipolazione del testo di partenza (vedi Lefvere (1998), p. 10). Per la polemica riguardante il libro di Goldhagen si
confronti anche Haffner (2002b), p. 7. Per Lefvere e la problematica della traduzione come r-criture si vedano le
osservazioni di F. Nasi, Da un italiano ad altri: riscritture e traduzioni endolinguistiche del Decameron, in Honnacker
(cur.) (2005), p. 46.
48
Schmidt (1995), pp. 163-202, in particolare pp. 198 sg.
122
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16 maggio 2002
Schmidt (1995)
Schmidt, R., Lingua e pensiero: possibilit, problemi e sfide della traduzione italo-tedesca nelle
scienze sociali, in R. Arntz (cur), La traduzione. Nuovi approcci tra teoria e pratica, Neapel, CUEN,
1995, pp. 163-202
Schwarz / Linke / Michel / Scholz Williams (1988)
Schwarz, A. / Linke, A. / Michel, P. / Scholz Williams, G., Alte Texte lesen, Bern/Stuttgart, P. Haupt,
UTB, 1988
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NOTA SUGLI AUTORI
LUIGI BALLERINI (Milano, 1940) professore ordinario di Letteratura Italiana presso lUCLA
University of Los Angeles California. Tra le sue numerose pubblicazioni di poesia e traduzione ricordiamo
solo alcuni titoli essenziali: La piramide capovolta (Venezia, 1975), Il terzo gode, con un saggio di Remo
Bodei (Venezia, 1994), Uscita senza strada, ovvero come sbrinare una bandiera rossa, con introduzione di
Francesco Muzzioli (Firenze/Palermo, 2000) e G. Stein, La sacra Emilia e altre poesie, a cura di L. Ballerini
(Venezia, 1998).
GUILLERMO CARRASCN (Madrid [Spagna], 1959) ricercatore di letteratura spagnola; ha insegnato
Lingua spagnola presso le universit di Torino e Bologna, e precedentemente negli Stati Uniti, al Dickinson
College in Pennsylvania e alla John Hopkins University di Baltimora; insegna attualmente Traduzione
spagnola e Spagnolo terza lingua allinterno del corso di laurea Lingue e culture europee. Da segnalare
i suoi seguenti saggi: Fondamenti di fonologia e di morfologia dello spagnolo (Torino, 2000), Usos
escnicos del sueo en el primer Lope, in Sogno e scrittura nelle culture iberiche (Roma, 1998) e La
traducin como modelo epistemolgico en los programas universitarios de lenguas para ensear, ensear a
traducir (in corso di stampa).
MARIA CARRERAS I GOICOECHEA (Barcelona [Spagna], 1965) ricercatrice di letteratura e lingua
spagnola presso lUniversit di Bologna; insegna attualmente traduzione dallitaliano verso lo spagnolo
presso la SSLMIT (Scuola Superiore per Interpreti e Traduttori) di Forl. Tra le sue pubblicazioni vanno
menzionate: Anglicismo y lenguas de especializacin: los prefijos de intensificacin en italiano, cataln y
espaol, in F. San Vincente (cur.), Linglese e le altre lingue europee. Studi sullinterferenza linguistica,
Bologna, Clueb, 2000, pp. 171-196, La Divina Commedia nelle versioni spagnole e catalane, in Tratti.
Fogli di letteratura e grafica da una provincia dellImpero 67 (2004), pp. 63-73 e La didctica de la
traducin jurdica italiano-espaol, in Carmen Mata Pastor (cur.), Introduccin a la traduccin jurdica
jurada italiano-espaol, Mlaga, Comares (in corso di stampa).
LAURA GAVIOLI (Castelfranco Emilia [Modena], 1962) professore associato presso lUniversit di
Modena, ha insegnato per circa dieci anni presso la SSLMIT (Scuola Superiore per Interpreti e Traduttori) di
Forl (Universit di Bologna); attualmente insegna Linguistica inglese allinterno del corso di laurea
Lingue e culture europee presso lateneo modenese. Fra le sue pubblicazioni si ricordano alcuni articoli in
cui affronta il tema dellapprendimento della traduzione attraverso il testo scritto, orale e cinematografico (Il
doppiaggio: Trasposizioni linguistiche e culturali, a cura di L. Gavioli, Raffaella Baccolini e Rosa Maria
Bollettieri Bosinelli, Bologna, Clueb, 1994, The learner as researcher: introducing corpus concordancing in
the classroom, in G. Aston (cur.), Learning with Corpora, Bologna, Clueb, 2001, pp. 108-137 e, insieme a E.
Fogazzaro, Linterprete come mediatore: riflessioni sul ruolo sociolinguistico dellinterprete in una
trattativa daffari, in G. Bersani Berselli, G. Mack e D. Zorzi (cur.), Studi sulla traduzione orale, Bologna,
Clueb, 2004) e la monografia Exploring Corpora for ESP Learning (John Benjamins Pub.).
DEMETRIO GIORDANI (Roma, 1955), dottore di ricerca dellcole des Hautes tudes en Sciences
Sociales di Parigi, insegna Storia dei Paesi Islamici come ricercatore presso lateneo modenese. Da segnalare
le sue seguenti traduzioni: Abd Al-Rahmn Al-Slam (932-1021), Introduzione al Sufismo (2001)
(traduzione dallarabo in italiano); Linizio e il ritorno di Ahmed Sirhindi (2003) (traduzione dallarabo e dal
persiano in italiano e francese); Appunti per un Commento alla Sra CII (1992) + XCIV. Inoltre si ricorda il
suo saggio Traduzioni e traduttori del Corano in H. Honnacker (cur.), Dieci incontri per parlare di
traduzione, Materiali di discussione 3 (2005), pp. 23-30 (http://www.lettere.unimo.it/dipslc/materiali/
Honnacker% 20Modena%20-%20seminario%20-%20 pubblicazione.pdf).
HANS HONNACKER (Bonn [Germania], 1966) si laureato in italianistica con una tesi sullOrlando
Furioso allUniversit di Firenze nel 1996. Ha conseguito il dottorato di ricerca presso la Freie Universitt
Berlin nel 2000 e ha tradotto vari saggi della critica tedesca sulla letteratura italiana. Attualmente insegna
Traduzione Lingua Tedesca allUniversit di Modena e Reggio Emilia. Tra le sue pubblicazioni si ricordano
i seguenti saggi: Der literarische Dialog des primo Cinquecento. Inszenierungsstrategien und Spielraum
(Baden-Baden, Koerner, 2002), Renaissance della traduzione nella didattica delle lingue straniere. La
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traduzione e la sua rivalutazione come processo interculturale di trasformazione in H. Honnacker (cur.),
Dieci incontri per parlare di traduzione, Materiali di discussione 3 (2005), pp. 10-22 (http://www.lettere.
unimo.it/dipslc/materiali/Honnacker%20Modena%20-%20seminario%20-%20 pubblicazione.pdf). Infine si
segnala la sua traduzione di K.W. Hempfer, Letture discrepanti. La ricezione dellOrlando Furioso nel
Cinquecento. Lo studio della ricezione storica come euristica dellinterpretazione, trad. di H. Honnacker,
Modena, Panini, 2004.
EMILIO MATTIOLI (Modena, 1933), gi professore ordinario di estetica allUniversit di Trieste. Oltre a
importanti studi sul Sublime e su Luciano di Samosta (Luciano e lUmanesimo, Bologna, Il Mulino, 1980),
Emilio Mattioli ha pubblicato molti saggi sulla traduzione fin dal 1965, fra gli altri: Introduzione al problema
del tradurre, apparso sulla rivista Il Verri, 19 (1965), in cui venivano discusse e criticate posizioni teoriche
allora molto diffuse come quelle di Benedetto Croce o Roman Jakobson; Contributi alla teoria della
traduzione letteraria (Palermo 1993), Per una critica della traduzione (Studi di estetica, 14 (1996) e Ritmo
e traduzione (Modena, Mucchi, 2001), La traduzione letteraria (Il confronto letterario, 39 (2003), pp. 171-
179) in cui Mattioli tira le somme delle sue riflessioni sulla traduzione, proponendo, sulla scia di Henri
Meschonnic, una poetica della traduzione. A tale proposito da segnalare anche la traduzione italiana di
unopera fondamentale del filosofo francese (H. Meschonnic, Un colpo di Bibbia nella filosofia, Milano,
Medusa, 2005), introdotta dallo studioso modenese. Altre iniziative importanti di Mattioli sono la creazione e
la direzione della pi importante rivista di traduzione letteraria in Italia, Testo a fronte.
FRANCO NASI (Reggio Emilia, 1956) ricercatore di Letteratura Italiana Contemporanea presso
lateneo modenese. Dal 1998 al 2001 stato Visiting Lecturer alla University of Chicago. Attualmente
insegna Letteratura Italiana e Traduzione presso lUniversit di Modena e Reggio Emilia. Ha tradotto e
curato opere di estetica e teoria letteraria di S.T. Coleridge, W. Wordsworth, J.S. Mill, e raccolte di poesie di
Roger McGough e Brian Patten. curatore della raccolta di saggi Sulla traduzione letteraria. Figure del
traduttore Studi sulla traduzione. Modi del tradurre, Ravenna, Longo, 2001 ed autore di Stile e
comprensione. Esercizi di critica fenomenologica sul Novecento, Bologna, CLUEB, 1999 e Poetiche in
transito. Sisifo e le fatiche del tradurre, Milano, Medusa, 2004.
GIUSEPPE PALUMBO (Torre del Greco [Napoli], 1972) attualmente ricercatore di Lingua e
traduzione inglese presso lateneo modenese; si occupato della traduzione specialistica (tecnologia
dellarchitettura) e ha lavorato sia come traduttore che come lessicografo. Fra le sue pubblicazioni nel campo
della linguistica e della traduttologia ricordiamo: La localizzazione dallinglese in italiano dei prodotti
software: problemi e tendenze (Trieste, 1999), A Model for Translation-Oriented Terminography in the
Domain of Building Construction (Vienna, 1999), I dizionari bilingui italiano e inglese su CD-Rom: uno
strumento realmente innovativo (Trieste, 2001) e A Multilingual Translation Project in an Academic
Context: Lessons to be Learned (Leeds, 2005).
ALEARDO TRIDIMONTI (Sarsina, 1949) insegna Traduzione italiano-francese presso la Scuola Superiore
di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori di Forl Universit di Bologna e, presso lateneo modenese,
Mediazione e Trattativa francese-italiano. Si segnala il suo lavoro sulla politica linguistica dellUnione
Europea: Europa: la vecchia signora che ama leggere romanzi damore ovvero la memoria dimenticata,
MEP Model European Parliament, 2001. Di recente, ha pubblicato unanalisi della Industria delle lingue e i
mestieri della traduzione. Il traduttore tecnico, ingegnere della comunicazione multilingue e multimediale.
Ha inoltre collaborato alla redazione del dizionario bilingue francese-italiano Larousse avanc (2005).
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TITOLI GI PUBBLICATI IN QUESTA COLLANA
Nr. 1: Massimiliano Spotti, Constructing native speakers to be in the multilingual
classroom. A case study of the discourse of a monolingual primary teacher in Belgian
Flanders (maggio 2004)
Nr. 2: Maria Chiara Felloni, Il plurilinguismo istituzionale allinterno dellUnione
Europea (settembre 2004)
Nr. 3: Hans Honnacker (cur.), Dieci incontri per parlare di traduzione (aprile 2005)
(http://www.lettere.unimo.it/dipslc/materiali/Honnacker%20Modena%20-
%20seminario%20-%20pubblicazione.pdf)
Nr. 4: Silvia Gaetani, Le lingue della communicazione scientifica (febbraio
2006)

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