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tato lo stesso destino, in contrasto, ma anche in Qarallelo, con l'asces
a cielo ed il soggiorno nella barca di R o tra le stelle imperiture ri
servatogli dalla religione di i1postazione sol <re. Si pu osservare la
presenza di una certa ambiguit nelle formule osiriane dei Testi delle
Piramidi: in alcune si augura al faraone di "diventae Osiride" nel
mondo sotterraneo, mentre in altre (poche) formule il dio e la sua cer
chia di divinit sono palesemente disprezzati e, in un caso, insultati
() (Form.1267 dei Testi delle Pirmidi).
Ma questi pochi resti, derivati dall'ostilit degli ambienti religiosi
"solari", scompaiono nella successiva raccolta di formule redatta per tu
telare il morto nell'aldil: i Testi dei Sarcofagi, cos chiamati prch
scritti ad inchiostro sulle pareti interne dei sarcofagi lignei soprattutto
del Medio Regno (200 - 1800 a. C. ca.). In essi Osiride trionfa e la
sua presenza assai pi frequente di quanto lo fosse nei Testi delle Pi
ramidi. A questo punto necessario compiere un passo indietro, p
spiegare il perch del "progresso" del dio. La fine dell'Antico Regno f
seguita da una fase di forte instabilit politica dell'Egitto, caratterizzata,
oltre che d infltrazioni dei vicini asiatici, d pesanti lotte intestine.
Contemporaneamente il privilegio, dapprima esclusivamente regale e,
in seguito, di alcune regine, dell'identifcazione con Osiride, venne, a
poco a poco, avocato a s dai grandi personaggi della corte e poi ache
da quei pochi comuni mortali che potevano permettersi il lusso di farsi
costruire una tomba bene equipaggiata.
Tale modifcazione della situazione antecedente determin, natural
mente, l'esecuzione di numerose stele recanti invocazioni di sovrani e
di privati ad Osiride, con la relativa rafgurazione del dio, che rmarr
sostanzialmente invariata per tutta la lunga durata della storia egiziana.
Osiride rappresentato sempre in aspetto umano, strettamente avvolto
nelle bnde della mummifcazione. Le mani sono libere dalla costri
zione delle fasce: con una egli impugna il flagello e con l'altra uno
scettro, detto in egiziano heka. Sul capo reca, all'epoca del Medio Re
gno, l'alta Corona Bianca, simbolo della signoria sull'Alto Egitto, il
Sud del paese. In seguito, durante il Nuovo Regno, oltre alla Corona
Bianca, Osiride porter assai spesso la grande corona chiamata in egi
ziano atef, in origine caratteristica del faraone, come dimostrano vari
esempi dell'Antico Regno. Mentre la Corona Bianca sicuramente il
simbolo della regalit altoegiziana, non altrettanto facile comprendere
il signifcato racchiuso nella corona atef Forse si trattava, in origine,
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di un'acconciatura propria del sovrano defnto, che alludeva alla vita
etera nell'aldil, come sembra potersi du da passi dei Testi di
Sarcofagi: ma questa non certo un'interpretazione sicura. Si
tratta
solo d un'ipotesi, che difficilmente potr essere confermata.
La fortuna di Osiride continuer, sempre maggiore, nel Nuovo Re
gno: ormai ogni defunto che ne abbia la possibilit tende a identif
carsi con lui e, per la prima volta, abbiamo in questo periodo non solo
allusioni, ma testi egiziani che parlano a lungo delle sue vicende dolo
rose. Il pi importante la narrazione del processo, svoltosi davanti a
dio-Sole Ra e all'Enneade, per decidere se si debba attribuire a Horus,
figlio postumo di Osiride e della sua sposa Iside, la sovranit sull'in
tero Egitto, usurpata dal malvagio e turbolento dio Seth, fratello as
sassino di Osiride e quindi zio di Horus. Inoltre, nel celebre Libro di
Morti (cos chiamato dagli egittologi moderi prch presente nella
maggior parte delle sepolture del Nuovo Regno: il suo titolo in egi
ziano Libro dell'Uscire di Gioro), Osiride l'arbitro supremo, d
vanti al quale, e a suoi quarantadue giudici, il defnto deve discolparsi
dei propri peccati, sottoponendosi alla pesatura del cuore. Sull'altro "
piatto della bilancia, l'immagine di Maat, entit divina che per gli anti-
chi Egiziani impersonava la verit, la giustizia e il giusto equilibrio
dell'universo, garantisce la veridicit delle parole del defunto, destinan
dolo, se stato sincero e ha bene operato, alla felicit ultraterrena, ov
vero consegnandolo alla Divoratice inferale, mostro femmina mezzo
coccodrillo e mezzo ippopotamo, se invece ha ardito mentire sulle pro
prie passate azioni.
Fino alll_fiJe_jel__ovo. Regno, Osiride seguita -re sem_ p!i
cemente il re dei mofj t.d 11 signore delil quindi a conservare ca
reristiche esclusi(fll giziaf!. Con il disgregarsi dell'Egitto
unito e le -ripetute-Invasioni straniere nel corso del I millennio a. C.,
che culmineranno con l'avvento al trono faraonico della dinastia sta
niera dei Tolomei nel IV sec. a. C., !o, insime alla onsorte-2-
rella Iside, diver protagonista _di
U!l
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re
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!igiQ .i!fretitiC< salvifca,
chnon ne ten pi in gran conto l' "egizianit", ma _gli attribuil-c
ratferistiche universali: basti "nsare alla fgura dlylna, di-nuova
zione, di _si!i_<ep}_erap!c. A ql!esto_I\nQsirid _9!. pi_ len
tit divina originaria, avendo diluito e mescolato le proprie peculiait
l"-unsorta di feJjlg pot Jdit(m_ o: In quest indagine si intende
trattare prevalentemente dell'Osiride "egiziano", della genuina fgura d
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'dicchcmucrc",risctvandcscIcaIcuniacccnni agIi sviIuppi dcIIasua
IiguracdcIsuccuItcin cpccacIIcnisticc-tcmana.
Ritcmandc. dunquc, aI racccntc-mitc dcII'uccisicnc c dcIIc smcm-
bramcntc di Osindc. vcgIiamc qui riassumcrIc brcvcmcntc, pcr pun-
tuaIizzwcgIi cIcmcnti basiIari. Innanzituttc, dcbbiamc nccrdao chc,
scpputcIa IcttcraturacizianaIaracnicacIassicaccnticnc ucnti aIIu-
sot:icnatrazicnipaiaIidcIIcviccndc de dic, iI mitc inc a ccm-
pIeui nctcscIcdaIIatardissimarcdazicnc di PIutarcc.NcI Delse
f Osiri Ic stcriccdiChcrcnca,vissutc tra iI ! oiI !! scccIc d. C.
/ (4717 d.C.),narra dc|bucnrcOsiridc,cmciviIizzatcrc1asciu
d(crag|cdiNut/Rhcacdi Gcb/Krcncs),chc inscgno agIi Egi-
ziiI'agriccItura,IaIcggc,cIavcncrazicncdcgIidci. !IpcrdcatcIIc
gcmcIIcdiOsiridc, Scth (daPIutarcc chiamatc TiIcnc), Ic uccisc ccn
unc stratagcmma, nnchiudcndcIc in una bma, chc Iu pci gcttata ncI
NiIc. AIIanctiziadcII'assassinic !sidc,scrcIIacmcgIicaIIcttucsissima
diOsiridc, iniziounaIungacdispcrataticcrcadcIcadavcodcI ccnscrtc.
EIIa n pr riocvarc Ia bara suIIc ccstc dcI Lcvantc, 1 BibIc; Ia
nasccsc in un Iucgc sicurc c raggiunsc iI gIic Hcrus!chc vcniva
aIIcvatcin scgrctcaButc,ncIIcpaIudimpcnctrab|!dcIdcItadcI NiIc.
ScthsccprIabara. I'apr, IccciIcctpcdcIatcIIcin quattcrdici pczzi,
chc dispcrsc. !sidc Ii ritrcvo c Ii riun, a cccczicnc d unc: iI IaIIc,
mangiatc d pcsci. Ma Ia dcaIc scstitu ccn unc ntc, aInchc Ia
spcgIiadcImaritcIcssc ccmpIcta. OsiridcIccc!J!O ingssc ncI-
IdiI,da cui|crno scIc pcr autmc iI gIq|qruncIIaIctta ccnm
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iI dinc suII'Em La battagIia duro mcIti gicrni c si
ccncIusc ccnIa vittcria diHcrus,scstcnutc dagIi aItri dci anchc du-
rantciI succcssivcprcccsscintcntatcgIi da Scth, chc ncn vcIcva assc-
Iutamcntc ccdcrcIatcgaIitaI nipctc.Isidyo_s|tnadOsindcanchc
; .'(< dI ccnscrtc c nc cbbc un gIIp prcmatumc rachitico:
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La nmazicnc di PIutarccriproucc abbastanza IccImcn iI mitc
criginaIc; scncdisccsta,tuttavia,in aIcuni punti, dcciscntc impcr-
tanti.!nnanzituttc,scccndcIattadizicnc cgizanacIassica,Osiridc ncn
cucciscdaScthccniIsistcmadichiudcrIcvivcinunabara, ma vicnc
ccIpitc ccn un'arma, c aIIcgatc ncI NiIc. Pci, Ia ricctca dcI cadavm
dcI diccccndcttancn daIIa scIa !sidc, ma da!sidc c daIIascrcIIa NcI-
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go, iI corpo dcl do ritmvato n Egitto c non si fa mcntonc
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z|onc diduc Horus,nagI'uno prima dclp. Horusgro-
-to, _l|(,[pt(ipg
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s), Uo ultimo g- /
portantcpunto d[c_aq alavionc pchcIo
m amoritorno d Osiridc suIIa tcrra in aiuto di Horus,rfcrto /
dallo storco:co.!nfatti,ucImo cgitiauo, Osmc nontorna! <"
dalI'aIdI,ocppurcpcrdarmaI figlio.Anchcmc'sa d :
Horus c Scth. rac:n|o-mtocm attcpolm la cui prima
toncscmbra risaIircalMcdoRcgno(20- 1750 a.C., mcntrciIpa-
piro su cui ci gunto iltcsto databIc al tardo Nuovo Rcgno, 116
a.C. ca.),OsindcnonricomparcsuIlatcnapcraffcrmarc la lcgttimit
dHoruscomcsuocrcdc.OndcconosccmcilparcrcThot, lo Scriba di-
vno, glinviaunaIcttcraagIiInfcr. rivolgcndogIisi con i titol riscr-
vatiaIfaonc.Osridcrspondc,naturalmcntc,chc la rcgmit spctta m
proprio gIio, ossia a Horus. Ma non ntcrvicnc assolutamcntc d
pcrsonadavantialtribunalcasostcncrncdiritti.
Un aluo mportantc tcsto rcIigoso, Ia cui anticht ha suscitato
numcrosc discussion tra gIi studiosi, Ia cosiddctu "TcoIogia Mcn-
ta", guntaa noi suuna Iastra dipctra datata aIlaXV dinastia, ma
probabiImcntc composta n cpoa assa p rcmota. Essa nccotrata
suIIafiguradiPtah, docrcatorccsgnorc dMcnIi;vi s fa pcro mcn-
tioncdcIIcvccndc dOsiridc: I' anncgamcoto ocI NIo, il rccuprod
corpoadopcradIsidc c NcItis c I scppclIimcnto ncI tcmpio di Ptah
nMcnf(dvcrsccittcgitianc,oltrcaIIatraditionalc Abdo, si gloria-
vanod possccrcuna tomba, o mcgIo ccnotao, di Osiridc). Ecco I
branodcIIa"TcoIogaMcnta:
E cos Osiridc fu scpoIto ncI Palatto dcl Rc (ossa ncl
tcmpodPtah)ncIIatooorddi qucstoluogo.
Anchcinqucst'opcradalta tcologa, dunquc,Osiridc considcrato
mortopcrscmprc,scnta aIcunaprospcttivadritomosuIla tcrra.
--A tmcconccttoorrispndonortinonondJicsi+lcb-
vanonclIcduccttaIuipartcoIarmcntc sacrc: Busins, ncI DcItaccn-
uaIc c, soprattutto, Abido, in Alto Egitto. A Busiris, capitaIc dcl I
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nomo del Delta, il cui dio originario era l'antropomorfo Angiti, si
svolgevano i cc.dd. "misteri" osirian, di cui parte fondamentale erano
le cerimonie consistenti nello "sminuzzare la te a" (con la zappa) e
nell'erezione del pilastro Ged, considerato la colonna vertebrale del dio.
Con la prima cerimonia s alludeva all'aspetto di Osiride come provve
ditore di cibo (se ne ve pi tari il motivo); con la seconda, al suo
trionfo postumo sui nemici.
Ad Abido, principale centro di culto di Osiride, che aveva preso il
sopravvento sull'originaria divinit canina (lupo o sciacallo) fneraa
indigena Khentiamentiu, il cui nome signifca "Il Primo degli Occiden
tali" (ossia dei defunti) e si era con essa sincretizzata nella forma
"Osiris-Khentiamentiu", si celebravano ugualmente riti "misterici" in
onore del dio, dei quali abbiamo notizia sin dal Medio Regno.
Infatti, la stele di Ikhemofret, alto funzionario del re Sesostris m
della xn dinastia (1878 -1841 a. c. ca.), contiene una brevissima d
scrizione di tali riti, in cui si fa cenno a una "gande battaglia", alla
sepoltura di Osiride a Peker ed alla sua successiva intronizzazione come
Sovrano dei Defunti nel suo "Palazzo" di Abido, ossia nel principale
tempio della citt.
Molto oltre nel tempo, a circa 150 anni di distanza, abbiamo noti
zie pi ampie sui "misteri" di Abido dai testi del tempio tolemaico d
Dendara, che trattano delle celebrazioni osiriane nel mese di Khojak.
Nel corso di esse, si rappresentavano i "patimenti" di Osiride (sincretiz
zato con il menfta Sokaris, mummiforme dio-falco preposto all'
aldil), terminanti con la mummificazione, la sepoltura e la conse
guente signoria sul regno dei defunti.
Con i! procedere del tempo, dunque, la commemoaziQ'l ec
i
l!edolo
rose vicende dl Osiride venne a assumere l'aspetto di una ')aera r
presentazione", una sorta di "passione", che afondava le radici nel
l'etera speranza dogr
i
i essere umano: rinascere--ad una vita futura,
t clradi felicit e di tutte le sodisfazioni mai raggiunte in quella ter
rena. Osiride, dopo tanto soffrire, diviene sovrano dei defunti e regna in
un'eterna beatitudine, avendo inoltre trionfato sui nemici che sulla tera
oharro cos vilmente ingannato. Allo stesso modo, l'uomo onesto,
buono elberoill peccato, identficandosi con il dio prima martire e
poi trionfante, era sicuro di conseguire nella vita futura la ricompnsa
alle soffeenze e alle delusioni di cui certo l'esistenza terena gli e
stata prodiga.
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Q_ obbi
ailO quin.di rbadire che Osiride muore e non risorge_egU
c
sta
to
all'origine, prima della cosiddetta "demoratizzazione" del c
osir
iano, esclusivamente il simbolo per eccellenza, il prototipo, del r <
mo
rto, del faraone che ha terminato la propria funzione terrena. Se
cndo quanto ha scrittg l egittologo inglese J.G. Griffths, che ha d-
Site stio l'origine di Osiride, la morte di Osiride in realt
lfi del re. A lui deve, di necessit, succedere nel regno il figlio, <
f(rs, prototipo del faraone vivente, il cui primo e pi sacro dove
iad una degna sepoltura al proprio padre, come aferma una seie
numrosa di testi egiziani. La successione diretta Osirde/padr - HO
rsffglio era garanzia di un coretto svolgersi della vita del cosmo. E
la realizzazione terrena della Maat, questo concetto cos peculiare alla
mentalit dell'antico uomo egiziano che possiamo rendere, imperetta
mente, nella nostra lingua non con un solo termine, ma con diversi:
equilibrio universale, giustizia, ordine, verit, armonia.
Ma il "morto" Osiride continuava a vivere; o meglio, non a "vive
re" nef senso' di resuscitare, ma a essere presente sulla tera mediante
alCune manifestazioni naturali. Gi nei Testi delle Piramidi si dice che
dalle linfe del corpo del dio deriva l'inondazione del N ilo, la cosiddett
"acqua pura" o "acqua giovane": Horus viene per riconoscere in te suo
padre, nel suo nome di "acqua giovane" (Pa. 589 dei Testi delle
Piramidi) e l corsi d'acqua sono colmi, i canali debordano a causa delle
purfcazoni che vengono d Osiride (Par. 848 dei Testi delle Pira
midi}.
Il concetto pi volte ribadito in numerosi testi posteriori, fino a
Plutarco (De fs. et Os. 39, tad. M. Cavalli), il quae scrive: <l r
conto dell'imprigionamento di Osiride nella bara, quindi, alto non sa
rebbe che il simbolo del decrescere delle acque e della loro scomparsa:
per questo che la scomparsa di Osiride viene fssata nel mese d Athyr,
quando cio i venti etesii non soffiano pi, il N ilo va in secca e la terra
spoglia.
In realt, bisogna distinguere il fenomeno simboleggiato d Osi
ride, ossia l'nondazione, dal Nilo in quanto corso d'aqua. Quest'ul
timo, infatti, era impersonato d una divesa e ben precisa divinit:
Hapi. Quindi, Osiride all'origine non era identifcato con il Nilo, come
avver in seguito, bens esclusivamente con l'acqua dell'inondazione
che portava fertilit e rinnovamento all'Egitto intero, e er una delle
manifestazioni benefiche, dei "messaggi", indicanti che il dio, dall'al-
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diI,continuavaaprcndcrsicuradcgIiuomini.
Unasccondaman!cstazioncdiir aqsa assi signi!icativa
pcrcomprcndcmc Iticsscnza,s cspIicava ncIIo spunt
cmcrcscitadc ccrcaIi: grano, orzo, spcIt. Comc scrivc H. rank-
ort namagistraIc studio suII'orginc divna dcIla monarchia cgi-
\ ziana, scmprc valido nonostantc risaIga a oItrc cinquant'anni addicqo,
Osirdc riapparc'ncIgrano g n tcsti assai antichi, comc la contro-
vcrsa TcoIogaNcnta' cIMistcrodcIIa5ucccssionc'.Anchc nclla
gcitataContcsa di Horus c 5cth', !orsc risaIcntc aI Mcdo Rcgno,
OsrdccosrispondcaIdio-5olcRa: !crchcsi!arcbbc torto a mio -
glo Horus, poichc sono iochcho!attoI'orzo ctutto ci chc nutrc gIi
dci,canchcgIicsscrvvcnt dopogIi dci, mcntrc ncssun aItro dio, o
dca, c stato capac di !alo?. 5cmprc sccondo Ic paroIc d ranklort,
anchcscc statoscppcIltonclIatcrra,!:irdcnon cund da tcrrac
dlfe- mcss,madcIIcmanlcstazonidcIIavta cmanat daIIa tcrra.-
!atti:omc abbao rcomt pcr quanto riguadaiI NiIo, anchc iI
granocraidcnticatoaduna divcrsa c bcn prccisa dvinit, Ncpri, c Ic
mcssiricadcvanosottoIasovranitdiunadca,Rcncnutct. Qucst'uItma
avcva!ormaoldca,comc si convcnc a un'cntit divina chc prcsicdc
ai prodotti dcI suoIo, habitat naturaIc dci scrpcnt. Una voIta di pi,
dunquc,sidcvcopcrarcunadstnzonctraOsirdc chc si mani!csta nc
ccrcaIi, manon i ccrcaIi, c gI dci prcposti spccamcntc a gran c
a raccoIto: NcprcRcncnutct.
Un'ultcri:nani!cstazionc d Osridc chc, a prima vst, scmbrc-
rcbbc aIicna daIcgam conIa tcna, cqucIIachclovcdc riscdcrc n u na
stcIIa: Orionc. GinciTesti delle Pirmidi si dcc: EccochccgIcvc-
nutocomcOronc;cccochcOsirdccvcnutocomcOronc(!ar.819).
Tuttava,pcrquanto a noi mocm possa scmbrarc asurda,Ia spicga-
zonc cqucIlachctrovamoncIlagi citata opra d H. ranklort suI-
l'orgnc dcIIa rcgaIit cgizana: Tutto ci chc scmbra provcnrc da
tcrra pu csscrc consdcrato una mani!cstazonc di Osridc. E, p
quanto c possa scmbrarc paadossaIc, Ia nozionc s appIica a tutt
corp ccIcst. Lc stcIlc sorgono aII'orzzontc, c cos I soIc c Ia Iuna,
cosicchcOsridcc chiamato CoIui dcIl'Orizzontc, d cui sorgc Ra'.
Ancora una voIta, iI do s man!csta in qucI chc (apparcntcmcntc)
l cmana daIla tcrra. A qucsto puntospotrcbbcpnsarc chcOsridcsia la
Tcna: ma non c cos. La Tcna, ncI pcnsicro mitco cgizano, cra d
i scsso maschiIc: Gcb. consortc di Nut, Ia dca-cicIo, c gcnitorc d Os-
Q
22
rid
e, l
side, Seth e Neftis. Osiride sUtQa, come gi si detto,
nelle
man
iJi vitali emananti dalll tera; rabiUSO perSiS,
fa
se
_ nil
_
!?P._prescnza nel grano che germoglia, nell'inondazion
df
fiume, nel sQrt_99i9n,--L!tta, quindi, di un'ntit-(iVli
noe i__@aJtO _S stessa _sulla tera, ma rnsita nle-su
R. Turcan, Les cultes orientau dans le monde romain, Paris 1989.
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DUMUZI-TAMMUZ
Alla ricerca di un dio
PAOLAPrSI
l. II nomc di Tammuz, lorma acadica di Oumuzi, ci stato ua-
smcsso antcriormcntc aIladccmzioncdc|cuncm rmc daIl'Antico Tc-
stamcnto,cprccisamcntc dal pro!ctaEzcchiclc, chc dcscrvc in una vi-
sionc simbolica iI Tcmpio di OcrusaIcmmc prolanato dagli idolaui:
Mi condusscall'ingrcssodclporticodclIacasa dcl 5ignorc chc ga
a scttcntrionc, c vidi donnc scdutc chc piangcvano Jammuz (Ez. 8,
14). NcllatraduzioncdciLXX ilnomc dcl pcrsonaggio oggctto dcl la-
mcnto !cmminilc non vicnc tradotto, ma soItanto traslittcrato d-
l'cbraicoinlcttcrcgrcchc(ho thammouz), mcntrcncltcsto Iatino di 5
Oirolamo iI nomc dcI dio compianto dalIc donnc suona divcrsamcntc:
et ecce ibi sedebant mulieres plangentes Adonidem.
L'idcnti!cazionc ua Tammuz c Adonis non cra pcr nuova. Il
primodiunascric di cscgcti di Ezcchiclc a omologarc csplicitamcntc
TammuzconAdonisc(Qrc, ilquaIc ci informa chc Ebrci c
5iri chiamavano appunto Tammuz la divinit dctta d Orcci Adonis
(Sel. in Ez. 8, 12: PO XIII, 797
B
800
B
), aggiungcndo chc ogni
anno vcniva pia
ta
a mortcayq-Jegg!!tJ!_u
rcsurrczio uttopar dio _accuo_(([ualc
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goioso, durantc il qualc Adonis-Tammuz vcniva cclcbrato com s
losscrisortodairti
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daunostessoconcettopnnarm .
Nea chiave uteteta|lvaproposta d Lenornant e, in genere,
ne||a prina fase deg|i studi assirio|ogici, Dunuzi-Tannuz si conf-
guradunue innanzituttoS anifcazione de| soIe _rinave-
n|e. Sarebbe per inproprio ricondurre esc|usivanente a||a |inea
Mnhmdt-Frazer i| riconoscinento di un sinbo|isno vegeta|e ne||a
(presunta)periodicasconparsa e riconparsadedio: ancorprina dl
decihaz|onede|cuneiforne|avicendadi Adonis-Tmuz era stata in-
fatticonparataconue||ade||aKoree|eusina e, a| pari di uesta,|etta
coneunacodifcazioneniticade| cic|o stagiona|e de||a vegetazione, e
in partico|are de|grano". E' diffici|e pertanto va|utaresee uantogia
neg|istudiassirio|ogici difne '80 potesse farsi sentire|'inBuenza d
Manahatdt',chene|secondovo|unediwat1- e
1Iet1|et
|
e avevad
dicatoanpio spazio a Tannuz-Adonis, inteqretato tranite un'an-
p|issina conparazione con usi fo|k|orici nord-europei, e con perso-
naggi de| nondo c|assico (in pm:ico|are Lino) - cone uno spirito
de||avegetazione", i| cui cu|to e onentato a favorue nagicanente"
|aferti|itastagiona|e.Inognicaso,neg|istudi assirio|ogici de||'u|timo
t
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tittto !lreAppenascopeno n cuneI-
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forni, Dunuzi-Tannu siscedunuei tratti che |o cat zze-
rannoinuasitutta|a storia deg|i studi nodemi: un dio norente e
risorgente", |a cui vicendanitica codicaun cic|o natura|e (so|are o O
agio-vegeta|e),e |afornanesopotmicadiuntipo divino dimso
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narca mcdtcrranca, chiamatodvoItain voIta Atts. Osiridc, Adons,
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IacuiQrmacdizip(i()ggp taa I8. L'mnovazionci razcr, chc an-
chc n gucsto avcva trovato un pnccdcntc in Mannhardt, non consistc
pcrprincipaImcntcncncIpassaggoda un codcc soIarc a uno vcgc-
tatvo ncII'intcrprctazonc dcgI dci morcnt`, nc ncIIa tcora tipoIo-
gico-cIass!catoriadcIdying god chc, comc abbiamo dctto, appartcnc
aIIa comunc cosccnza sccntica dcI XIX sccoIo. ma puttosto ncIIo
spostamcnto dcI bmiccnuo intcrprctativo daIIa vccnda mtca aIIa
prass rtuaIc. NcII'opcra hazcnana c Ia tcoria gcncraIc dcIIa maga a
costturcIos!ondodacu cmcrgc comc tappa ncvitabIc ncII'cvoIu-
zioncdcIIacivIt Ia !gura dcI do chc muorc c rsorgc. II do mo-
rcntc`acguisscc ncII'opcra d razcr un caraltcrc d ncccsst cuIturaIc
inguanto obbcdscc a bisogn basIar diogni csscrc umano. c coc ci-
barsi c rprours: sccondo I'antropoIogo brtannico, Jammuz, aI par
dc suo conhatcII` cgzo c !rigo, non c soItanto un'aIIcgoria dcIIa
, vcgctazonc oiI prodottod un'aHabuIazionc su !cnomcn dcIIa natura,
ma rapprcscnta Io slrumcnto smboIico d un tcntatvo d controIIo
magco dcIIa !crtIt vcgcmIc c animaIc. Oi conscgucnza, bcnchc a|-
I'cpoca dcIIa stcsura dcI Ramo d'or non !osscroancora stat scopcrt
tcsticrogamc rcIativ aHarcJammuz, I'antropoIogobrtannco p
stuI chc Ic nozzc sacrc dovcsscm costiturc un tratto ntcgrantc d
cuIt d !ccondt mpcniat sugIi dc morcnt`, pochc c propro
I'ampIcssodvnoaprodurrc'magcamcntc`Iri!orrcdcIIcpiantc c Ia
!ccondtdcI bcstamc. Anchc su gucsto punto razcre stato pc-
dutodaMannhardt,chcavcvantcrprctatoIa strana`prass dcIIc donnc
babIoncsd o!hrs, aImcnouna voIta ncIIavta, a uno stranicro ncI
l tcmpodAhoditc-Astartc(MyItta) dcscrltada!rodoto(l 199)- c Ia
proslituzoncsacra` pratcataaLprocaPa!o comc !ormc mimctichc
J
dcII'unoncannuaIc!raIc divinit dcIIa vcgctazonc` Htar c Jammuz,
aIIo scopo d !avorrc magcamcntc` Ia crcscita dcIIc pantc azcr
!ccc propna Ia Icttura mannhardtana dcIIa prosttuzonc sacra`, ma
ncIIa sua rcosuuzionc Ia icrogaia s con!gura prma di tutto comc
l unrtorcgaIc: sc sovran corrspondono !unzonaImcntc aI dying god,
in guanto ncmazon dcIIo sprto dcIIa vcgctazonc`, dovrannom-
pcrsonarcIdoanchcncImatrmonosacro. Quandovcnncrtrovato I
7
34
tcs
tc
dcaicrcgamia ua Inanna c Iddin-Dagan, 'intrctazicnc
f
riana d un atc scmbroccs ucvarc una suacrdinmia ccnfcrma c dd-
'a
trc
ccstitu c schcma ccnccttuac prcccstituitc cntrc cui caare
i
tcst
c
A sc_qitc dc@_)_|(;jipq_qcj( p__j_,
.
yy__ivcn
rapi
damcptc anchc _tcg_icc|jgc_( dic_
a
fcccndi|. nca cui ;r((csucnc pcgjsi cs_rimcritm _
d|a vita vcgctativc__g. y np(o ... '-!.
. cs
ccnIaOrandcDca,acsccpcdifarrifcrirctuttaanatura. E tac, ccn
` ..... . ' ''"
pcch
c cccczicni, sar dcstlnatc a rimancrc nc ai gicrni ncsui. A
partimdaiprimidc'90 si mctipicarcnc c mcncgrafIcsuDumuzi-
Tammuz,ccntcmpcrancamcntcaapubbIicazicncdinucvitcsti chc c
vcdcncprctagcnista:Tammuz cra, e rimastc, i dic mcscpctamicc
chc pi ha appassicnatc gi studicsi mcdcmi, ncncstantc ncn pcssa
csscrcccnsidcratcunadccdivinitpiimpcrtantidcpanthccnccac.
La pcpcIarit di Tammuz prcssc assiriccgi c stcrici dcc rcigicni l
ncn puocvidcntcmcntc csscrc disgiunta da succcssc dc mcdcc
C
azcrianc dc cutcdi fc(+giQh,_)i p|_0,
ccstituacat__ ip(cr i ..
c
ritidc'antichit.Lascuzicncfrazcriana,ccnaccnscgucntc riduzcnc
dcsimbcismcmiticc-rituac,nca suafasccriginaria,adunarispcsta
ai biscgni primari dcI'ucmc (cibc c prccrcazicnc), scmbrava infatti
una ragicncvcc spicgazicnc dca prcduzicnc rcigicsa "primitiva".
Inctrc, i paradigma naturaisticc dc cicc stagicnac pctcva csscre
vistc ccmc iI Iivcc cspicativc pi ccmcntmc e arcaicc, ma ncn
cscIusivc, dcaviccndadi amcrc, mcrtccrcsunczicncdiTammuz
Nc {
cIima cuturac dci pnmi dc '90 infatti risutava quasi sccn
I'igctcsi diunpassQcaoa'mIcita"|atatumzivistom o
gcbac dcaprconc vlmaara-mo e"i "an
oIucmdanxJ!c amcuu t'
atura,chccg_nc:ccn_1a___
atcdagiInfcripcrmcttcvadunqucdiriccndunca dying god anchc
cvcntuaIsvnapatoIogk.+otcraoacczion::Iqcsaue|Ve
Ocntcanticoum:ncv1lcp Irvnirc
fcndata su!Vi .. h" iriire .. :scrgcnti II
stagionaIc"acgusm tHmcdo`anaIr::suc5quunivcnH
Ncn furonc pcro:oIIanto|appzrv51ctzalt nc
riccndurrc Ia prcduzicnc rcigicsa a un sistcma di biscgni ccmcntm,
35
n la possibilit di ricostruire una el|aaschauuag mca fondata
sull'inesauribilealtemantadivita e morte, a determinmil trionfo dl
fraterismo, e la conseguente ipervalutatione negli studi assiriologici
dell'importantadiDumuti-Tammut: lateoria pd
|,`ag gg
1 nel suo duplice
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ente
morente e risorg
costituisceunaevidentericodi!cationeinterminidiciclicitstagionale
: diuo1rI==
resurre
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(
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oria tipol
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del dio morente, infatti, d un lato rendeva universalittabile la
mo qorte resfzepptatidi salvetta
(a diversi livelli mondana, comc nnascita annua della natura,
nna), qpoteva Iacilmen.:sstcuafmrata nuna
teoriasulle orig(ni del CristIanesimo. Dumuti-Tammut, la cui morte
a tpa,mevvc pcrqueIa ||sto, qle d9 d
Gerusalemme. divenne cos l'antecmente ca|deo del Redento . Del
resto, una-cIta che la vicendadiTammfcmaprima dPadri
dellaChiesaepoi daglistudiosimoem in uno schema concettuale
cristiano di morte e resuoetione salviche', il referentecomparativo
del Cristianesimo si impose inevitabilmente, anche se non sempre
J venneesplicitato: ancorainanni relativamenterecentiunodeimassimi
7 sumerologi, Samuel NK et, potr ema c cc
fondamental idelc-aeTmlio diTumitisonoorfii n:IIa gua
J d0c -
. > ~
#..
La pubblicatione pressoch completa della viante sumenca della
Dscesa`/tr (L .tcesa` /1n agl` Iafe) mise per in cnsi
numerosecertetteconsolidatedatempo.Laversionesumericadel mito
era stata trovata a Nippur, durante una campagna di scavi diu
dall'UniversitdiPennsylvania;letavoletteper vennero divise in d
diversimusei(lstanbuleFiladelfia).Iprimicinqueammentidel testo
venneropubblicatidaLangdone d Poebel, ma il contenuto rimaneva
inintelligibile. Una ricostrutione della prima metdel mito compme
nel l917adoperadiKramer,chesieravalsoanchedeilavori inediti d
Chiera, pcocemente scomparso. Kramer continu la pubblicatione
del testo e nel I9+2 il mito era stato ricostruito sino al ritorno d
Inannadall'aldil.Lascopertasensationale avvennecon la deihatione
ecollationedelletavolette successive,ubbIiKramercl I950e
IdcsssI _enJa c u ;-.io-oisegna
demoniGalladaInanna, la quale,pertan,
sdegno
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quelmomcnto, nonose le ItIcolttstuaco mallptv
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Come era
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aevt la scoperta dell'inaspettato nale del|a
Discesa di
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nn indusse a rivedere molte teorie sulla gura d
Dumuzi e, piu in genere, a
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ntenogarsisulla consistenza tipologica
del dyin
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Dumuzi il _
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morte:inreal_ospppdilnannanora
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che spiea co mai
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neppure un testo liturgico che ne celebri la resunezione. Dumuzi -
conHude Krecra+n o|c1vssmznizio del m
millennioe divinizzato,forseaseguito del|a celebrazione di un rituale
ierogamico con lnmna' L'ipotesi evemeristica, non nuova pra|uo
nella storia degli studi su Dumuzi'', parve infatti al momento l'unica
soluzionepossibilepereludereilproblemapostodallaconclusione d
testosumerico.
Mentre si stavanoponendo le premesse peruna globale revisione
delciclomitico-ritualerelativo a Tmuz'', Falkenstein` propose una
nuova lettura del finale della Discesa di /nn , con la quale s ebb
almente la ta:vngamena.tesa va0ea'uczxc`
dio: le righe conHuslc omito dcvon uo
rtqe _ eh!nfensolo
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anno
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posto viene preso dalla sorella Geunanna. Dobbiamo duu
presumere,aparerediFalkcn, che ne versi prduti Cetinanna si
fosse offerta di sostituire il fratello negli !nferi, e che fosse stata
accontentata soltantoparzialmente. Kramer accetto immediatente la
lettura del yqllea,
co
l
a
serious misinte_re(tio||svoligento del mito. ltiga d
UET V!, no. l O, che riportala conclusione della Discesa di
!
nn,
devedunqueessereuadotta: Tu [Dumuzi] metdell'anno! Tua sorella
37
mct JcII'anno. Nonostantc Ia frammcntarict c oscurit JcI tcsto,
scconJo Kramcr possibiIc ahcmarc con ragioncvoIc ccnczza chc
taIiparoIcsianopronunciatc d Inanna, Ia quaIc, rcnJcnJos conto chc
Ia prcscnza suIIa tcrra Ji Dumuzi, Jio pastorc, cra ncccssaria pr
assicurcIafcrti|itanimaIc,JccrctochccgIirimancsscncII'aIJiIsoIo
pcr una mct JcII'anno, c Gcstinanna nc prcnJcssc iI posto pcr I'aItra
mct.A onorJcIvcro- ammcttc Kramcr- nonvi traccia ne
l
te
s
to d
taIcprcoccupazioncJi!nannapcr Ia proIificazionc JcI bcstiamc, ma s
trattaJiunaragioncvoIcipotcsida partc Ji FaIkcnstcin, c possiamo
csscrc ccrti chcJovcssccompirc, in un moJo o in un aItro, ncIIa
, ..
onvinto
JcIIaIctturaJiFaIkcnstcin,rccupcrcrnpicnoilpoJc+ro morto c
i", gcrsoni:ngv_t@c antcccdcn- stori c
t_oIo_ico J Crsto, pur scnza abbanJonarc I'ipotcsi cvcmcristica,
fonJatasuIIastoric,inrcaIt inJimostrabiIc, Jcsovrani Jivini JcIIa
c.J. ! Jinastia Ji Uruk (Enmcrkar, LugaIbanJa,Dumuzi c GiIgamcs).
Do_o I'asscnso Ji Kram(_jc ]a;ai_ aIkcnstcin
__.
cn
pIasmata suIIa vccnJa JcIIa Korc cIcusna, ncssuno mcttcr p n
JubbioiIntooJ:|dmr,nnostantcIamtaIcasscnza
daIsivog|ar naItrdccmcntiparaIIcIi: inncsn aIuo
tcstomattiIcggramoc nna i immoIarsi aI posto dcI
fratcIIo,ncchcIosostitmscmcsIraImcntcncgI|nh.
[!9!990|/
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nc fcccro uso Juc ha i massimi sumcroIogi contcmporancr, Kramcr -
comeabbmoJctto- c1 ac5sen,:qaa!idecro gran pme r
stuJi aI cic!o ruDmuznTria-rcul Dunmzi ,sconJo
J acobscn,paJigmaticopcr JcrcIafascpianticaJcIIacuItura
mcsopotamica: suIIa figura JcIIo sposo Ji Inanna, iI dy
in
g god p
38
rapp
resentativo, era infatti incentrata la vita religiosa sumerica del N
mille
nnio a. C. Le prove documentarie per - come riconosce lo stesso
studioso - scarseggiano: tutta la dimostrazione storico-filologica si
ridu
ce al cosiddetto "vaso di Uruk" (fine IV-inizio III millennio), d
W ~-".@g@@yg
diff
cilissima interretazion!!.
L
!D_l!.!f..<.len _jndi!_ dua con
sicu
rezza una raes_ eai9n.e della ir9_gaJ_f.!!_1!l_.-Jmuzi. E' D
evidente che tale incertissima testimonianza iconografca nn._sabb
stata sufficiente d sola per ricostruire una fase originaria della
religione mesopotamica incentrata sul culto di dying gods of
fertility>. Ma, come spesso accade, dove fanno difetto le prove
interviene la teoria, che, nel caso di Jacobsen, il risultato di un
improbabile connubio tra un irrazionalismo intuizionistico desunto m
R. Otto - in base al quale a fondamento di ogni religione vi sarebb
l'esperienza del "numinoso", inteso come il ganz aeres, insieme
fascinans e tremenum e un naturalismo evoluzionistico di matrice
fazeriana. Di conseguenza i Sumeri, all'alba della propria cultura,
percepivano il numinoso essenzialmente nei "poteri" d cui proveniva
loro il cibo. Sulla base di tali premesse metodologiche, il culto d
Dumuzi, dying god of fertility, pu venire proiettato d Jacobsen in
epoca protodinastica, o addirittura nel IV millennio, pur sulla scorta d
una documentazione neosumerica e paleobabilonese: l'acaicit del dio
infatti desunta dalla sua "intransitivit" (e cio dalla non taendenza
rispetto al fenomeno naturale, e dalla conseguente mancanza di azione:
tutta l'attivit di Dumuzi si riduce al contrasto tra presenza e assenza).
Non dotato di una personalit piena e attiva (e, di conseguenza, in
un'ottica evoluzionistica, considerato anteriore rispetto agli di
pienamente personifcati), Dumuzi pu essere cos riguadato, nella
ricostruzione di Jacobsen, come una delle divinit pi antiche del
pantheon mesopotamico, e come la pi rappresentativa della religiosit
del IV millennio. In realt- continua Jacobsen - non possiamo neppure
parlare di una fgura unitaria del dio, ma dobbiamo distinguere quatto
aspetti o "forme" di Dumuzi, tutte manifestazioni "numinose" o
personificazioni di fenomeni naturali, e correlate con le diverse forme
di produzione economica: avremo cos un Dumuzi della palma m
datteri (AmauSumgalanna), il cui culto tutto centato sui gioiosi
rituali di ierogamia e non presenta aspetti funebri; un Dumuzi pastore,
connesso sia con le festose nozze sacre che con le lamentazioni alla
fne della stagione del latte; un Dumuzi legato ai cereali e alla birra e
39
venerato dai coltivatori; e infine Damu, dio fanciullo originariamente
indipendenterispettoaDumuzi,collegatoalsuccofertiledella piantee
oggetto diricercarituale da parte della made della sorella". L'unit
dellaIiguradeldio comunueassicuratadalfattoche tutti i fenomeni
incuiegli presenteare foods orconnectedwith foos. Dumuzi
oggetto- e non soggetto - di amore, rimpianto edesiderio, in uanto
raffigurailcibo,perennementedesideratoinunasocietsempreesposta
al rischio della fame e della carestia. E' dunue l'assunto teorico
secondo cui la religione sumerica era espressione di un interesse
pragmatico ein primoluogoalimentare a orientare l'analisi fatta d
Jacobsen del materiale relativo a Dumuzi (condotta peraluo
egregiamente d punto di vista strettamente filologico). Mai
l'assiriologo danese ritiene di dover dimostrare il legame di Dumuz
conlafertilitvegetaleeanimale.Eglisi limita a postularlo, e i testi
addottiservonosostanzialmenteadillustrareuna tesi dataperscontata,
oforseperacuisita:tutti, dopocento anni di studi in cui si ripete la
stessa cosa,sanno chelosposodiInanna undio dellafecondit.
,- L'autorevolezzael'indubbiovalorelologico deglistudi d ae
e Jacobsen hanno fatto s co:mcpoassiriologico
> lri--e isargeate"cosm -ca it iI.rino dirlia
privilegiato pr iIamplessocelztlvo
w : aPli!
nonostante il compatto honte dell'interpretazione fertilistica abbia
comnatoa t py reSe| ,
per, sia l'identicazione Tammuz-Adonis, inizialmente accettata in
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lungmentepostulataesistenzadiunAdonis siro-fenicio che ab
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l<_culig)gi avevato potut( te -.aJa
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ride, sia la sua connessione con il ciclo sta
g
ionale
e successivamente
uno dopo _ -sf
tanto Dumuzi-Tammuz risulta particolamente resistente e, per la
maggior parte degli studiosi moderi il ciclo mtico-rituale dello sposo
d Inanna continua ad esprimere la morte e rinascita annua della vegeta
zione. Se per si nega un valore euristico metaculturale al modello dl
"dio morente", non ora pi possibile, come invece spesso si fatto
in passato, rcorrere a un criterio analogico per afeare sia la rela
zione di Dumuzi con la fertilit stagionale sia la sua resurrezione p
rodica, e il dossier che lo rguarda dovr essere riconsiderato senza g
glie intepretative precostituite.
2. I nomi divini Dumuzi e Amaulumgalanna - non sappiamo se
all'epoca gi identifcati - ricorono gi a partire dal prioo di Faa
(260 a. C. circay", anche se le fonti presargoniche non ci permetono
di ricostuire culto e funzione. L'unica eccezione_ costituita da Lagal,
dove una divinit denominata Lugal-URUxKARk1(-Amaulumgalanna),
in cui si da tempo riconosciuta una forma locale d Dumuzi'\ tibu
taia di un culto funerario, verosimilmente in qualit di "prototipo" d
vino degli antenati regali, fonte della legittimit e del potere del so
vrano in carica. Il campo d'azione del dio lagalita non presenta alcun
legame con la vegetazione o con la fecondit stagionale, ma, dalla d
cumentazione pervenutaci, appare piuttosto strutturalmente correlato
alla tasmissione del potere regale. Nelle iscr!zioti, infatti, i sovrani si
defniscono fgli generati da Lugal-URUxKARki, d cui hanno rce
vuto la regalit di Lagal, e subito dopo enumerano i propri antenati
storici, in perfetto paallelismo con le registrazioni amministative
dove, appunto, il dio associato nelle liste d oferte ai monarchi c
41
funti, di cui s configura come la proiezione sul piano divino3 Nel p
riodo sargonico scarsi sono i riferimenti nella documentazione ammi
nistrativa al culto di Dumuzi, e l'unica menzione del dio dega di nota
contenuta in un inno a Inanna composto dalla figlia di Sargon,
Enkheduanna, sacerdotessa-en del dio Nanna: nella quattordicesima
stanza la dea viene invocata come amata sposa di U!umgalanna, in
un contesto, comunque, astrale, e non ctonio-vegetativo (nin-me-Mr-ra,
r. 111).
La prima delle rare occorenze del nome di Dumuzi in iscrizioni re
gali dovuta, intorno al 2200 a. C., a Urg!gigir - fglio di Urnign d
Uruk (UET VIII, 15 = H. Steible, Die neusumerischen Bau- u
Weihinschriften, Stuttgart 1991: Urnigin l) -, il quale reca il titolo d
!agina, e cio comandante (m
i
litare) l stratega di Dumuzi: una
terinologia, dunque, che rinvia a una sfera guerriera e non
naturistico-vegetativa. Dumuzi tora un secolo pi tardi nella celebre
iscrizione con cui Utukhegal, re di Uruk, celebra la propra vittoria
sugli invasori Gutei. Rivolto a concittadini, il sovrano, poco prima
della battaglia decisiva, proclama che gli porteranno soccorso, oltre a
Enlil, sovrano degli di, le principali divinit di Uruk: !nanna,
Dumuzi-Amau!umgalanna e Gilgame! (ed. F. Thureau-Dangin, R, 9,
1912, pp. 111-120, rr. II 25 - III 2). L funzioni degli di urukiti
appaiono interconnesse e orientate a garantire a Utukhegal la vittoria e
la riconquista della regalit sumerica: Ianna il sostegno del sovrano
nella futura battaglia, Dumuzi, attraverso un responso oracolare, ha
pronunciato il destno del re (cio ha espresso il proprio assenso
all'impresa che Utukhegal si accinge a compiere) e gli ha dato come
aiutante Gilgame!, modello divino della regalit cittadina.
z
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mos
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t
n --.!_
si
_ ,_(!--E
ale e
belhca . Tale campo d'azione nsulta d'altonde corente con la
tne attestata dalla Lista real sumerica, che registra due sovrani
recanti il nome di Dumuzi: il "pastore", re antidiluviano di Badtibira, e
il "pscatore" postdiluviano, nativo di Ku'ara, successore d
Lugalbanda e predecessore di Gilgame! sul tono di Urk>. Al Dumuzi
re di Uruk un duplicato della Lista reale proveniente d Nippur
attribuisce la vittoria sul sovrano di Ki!, Enmebaragesi, impresa che
alte volte vede protagonista Gilgame3 Bench la scarsit della
documentazione non ci consenta di caratterizzare maggiormente il culto
di Dumuzi a Uruk - dove il quarto mese pendeva il nome dal Dumuzi
42
di
Badtibira, e cio Lugal--mu!* - le iscrizioni regali e la ladizione
fill_prji\giano dunque J'(spetto guerriero_ e r_ egale del dio,
ss
i-vid
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< __ .del res
izi(
__l!.=tO
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rI
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anna
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aII'amato . N tantomcno puo csscrc IndIcatIvo dI una fnaIIt
fcrtIIIstIcadcIrItualcI'utIIIzzo, ncI dIaloghI amorosI tra I ducamantI,
dI un coIcccsprcssIvo vcgctaIc, rIcorrcntc, pcraItro, pI ncI cantI
d'amorc chc ncI tcstI IcrogamIcI vcrI c proprI. sI tratta InfattI d
mctaforc scssuaII bcn notc ncI lInguaggIo crotIco smcnco, c non d
smoc: deIsuIeNeppreescritioin
stablscono agamonuII matrImoanna c Ia
ftIIItdcI rcgno.Alnc&pnfarIRento aIIcproprIc
nozzc dvnc, dcInscc a tIa,_,a d-batiag
amata sposa:m:, Die neusumerischen Bau- und Weihin
schrien, Stuttgr'I991: Amar5in 14: 1-3)-un.a dctxc
. dauIccCvora; diie, cnonunaSignoradcIIaf:n|ht .
-Lstnza-arun nessouaIalcrogamIacIIrInnovcnto prIoIco
dcIIa natura mcssa In dIscussIonc uItcrIormcntc
d
una cIrcostanza
spcssotrascurata,c cIo I'asscnza haI tcstI ammInIst ratIvI mcsogo-
mIcIdIdocumcntIrIfcrIbIIIaIIcnozzcacrc.L'unccccczIonc costI-
tuIta dIa rcgIsuazIonc a Umma, neodo ncosumcrIco, dI donI
nuzIaII"dIDumuzI - probabIImcntcpcr Inanna dIZabaIam- durantcI I
XIImcscdclcaIcndarIoIocaIc,chcprcndcvaI I nomcdaIIafcsta dcI dIo.
II rItodIUmma, IncuI non rIsuIta avcrcaIcuna partcII sovrano, non
puopcrocoIncIdcrcconIc nozzcsacrcdcscrIttc ncI componImcntI Ict-
tcrarI,ambIcntatcncItcstIcocvIcasomaIadUmk,c parc rIfcrIrsI pIut-
tostoaunosposaIIzIohaIcstatuctcmpIarIdcIIcducdIvInIt (comc
cscmpIoavvIcncpcrIcnozzcdIBabacNIngIrsuncIIavIcInaLaga). II
sIIcnzIo dcgII archIvI dI Ur III, IsIn c La" rcndc assaI ImprobabIIc
chcIa IcrogamIa fosscun rIto ccndarIalc, dI cuI sarcbbIncvItabII-
mcntc rImasta quaIchc uaccIa ncI rcsocontI ammInIstratIvI. Anchc II
44
fattocheSRT l (r. 174) |ndichi probab||mente ne| primo g|omo d|-
|'a
nno
(zag-mu)||momentode||enozze tra Idd|a-Dagan eInannanon
|m
p|icachei|rito ven|sse re|terato annua|mente. L'indiv|duaz|one de|-
|'|
n|z|o de||'anno come momento de||a ce|ebrazione de||a |erogamia -
gIJ_reenti- d|pre,qs_
i
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Scuo|amrt
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co-ntuaeesoggiacentealIemterpret | di_;r e1a-
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,(xr, i document| sment|scono |a teoria, e con ogn| probab||it,
cias
cunsovranoce|ebravaunaso|a vo|ta |e nozze con |a dea, forsea
|'iniz|o de|regno. Bench |a na||t specit|ca e |
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occas|one de| rito
non
s|ano determinabi|| con certezza, se non per quanto conceme |a
'ssaz|onede| destin| per i| re, con conseguente confer|mento d| so-
vran|te'bned|zioneper i| regnod parte d|Inanna - e|ementi xr
re|ativamente generici e non pecu|iari de||aso|a ierogam|a -,_'igotesi
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b||e(t;pteos q,|qpgadiUI,
farpartede||a comp|essa cerimonia d |ntron|zzazione, e |n pm|co|are
G-riti ( aesso a|tronoce|ebrat| adlrtiks_
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Inognicaso1:toesqno,oni(vece\l_( |e una vul-
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componiment|) coni nome de||'ante prototIpvi1mna, per in-
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3. La|erogamiade|sovranoconInanna,dunque,so|o in senso |ato
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Sccondo 1acobscn il ritorno in vitaiur1-amu sarcbbc cclc-
brato d un canto, probabilmcntc proccssonalc, in cu al cordoglio
pcrlamortc dcl dio !arcbbc scguito la gioia pcr il suo ritomo dall'al-
dil. A rigorc, il tcsto in gucstionc non apgarticnc ncppurc, in scnso
propro, alciclo di umuzi, visto chc la divinit oggctto dcl lamcnto
noncmaichiamata ncumuzi, nc Amausumgalanna. !n ogni caso, i
cantidgiubilochccompaionovcrso il !nalc dclla composizionc non
sono motvat d ritorno dcl dio dagli !n!cri, di cu non vi c alcuna
csplcita mcnzionc, bcns dal !atto chc amu, assimilato (o accomu-
nato) ai sovrani dcmnti dcllc dinastic di Ur I c di !sin-Larsa, si r
dalpadrc(probabilmcntc Enki: rr. 191 ss.)` Anchc ncllc litanic dcl
lamcntocdcn-na-sag-ga (ncl dcscrto allc primc crbc) - dovc a u-
muzi-amusono attribuitiinomi dinumcroscdivinit,spccic in!crc
- vcngono cnumcrati i scpolcri dci rc ncosumcrci c palcobabiloncsi`.
) Pcrgiusti!carc talcncsso tra il dio c i sovrani dcfunt non c ncccssa-
ro, comc!a1acobscn, ricorrcrcall'ipotcsichc lc tombc rcgali !osscro
3
vcncratcinguanto!ontidi!crtilitc cioc, d!atto, alla tcoria azcriana
dcl rc comc garantc magico dclla !ccondit dcl suolo c dcgli armcnti.
Janto nc riti icrogamici guanto ncl culto !uncrario la rclazionc u-
muzi-rcgalit risulta in!atti prmaria, c non dipndc dalla mcdiazonc
smbolicadclla!crtilit stagionalc. cl rcsto, comc abbiamo dctto, gi
ncllaLagasprcsargonica,nonostantclc ovvic dihcrcnzc rsgctto all'ct
ncosumcrica cpalcobabiloncsc, losgosogg|icon!_uracomcil
modcllodivinodcglantcnatrcgli, datorc,comc_ucstidi rc_alit _r
ia
kc i|i!o.Nonmancano,inol-
trc,a!trmdlZl i unassimilazionc dclla sortc cscatologica dci sovrani
ncosumcrici conguclla di1ut:izi,:ui''soavvcnza c gmantita
nondaun cnod:o`rtomiVit,mJaIasuastablc grcscnza a lc
divinit dc 'oluctomba wlfke5-haT mcssoin cvidcnza comc
ncllaMrte di Ur-Niu - incuiha convinccntcmcntc riconosciuto il
lamcnto composto o commissionato dalla vcdova dcl rc, Watartum -
!nanna companga il sovrano dc!unto in tcrmini chc rchiamano inc-
guvocablmcntc la gura di umuzi. Anchc la catastcrzzazionc po-
stuma di 5ulgi, !iglio dcllo stcsso Ur-Nammu c primo sovrano divi-
46
nizzatode||aIIIdinastiadiUrIII,conogni probabi|it deveessere cor-
re|a
tacon|'aspettoastra|ediDumuzi-Amausumga|anna`
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LentazioniperDumuziTammuzcontinuaronoa1essere eseguite
anche1opola ne 1el penco paleobabilonese: Gilgame, nell'epopea
classica, rivolgen1osi Btar, aI|etma: per Tammuz, |'amato 1ella
tuagiovinezza,hai1ecretatoun compianto annua|e (Vl 4b-4T), e
ritua|e ct Ismr sc g c Dumazt appren1iamo che scongiuri m
esorcismi contro i 1moni e gli spettri 1evono essere eseguiti ne|
mese 1i Tammuz, quan1o ltat |ece piangere il popolo 1e| paese su
4
Tammuz, il suo amato81 Altre fonti ci forniscono alcuni particolai
sui rituali della fne del mese di Tammuz, quando si celebrava la
"prigionia'_ors.L.l!_-!PP
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rano si rea
lizza invece r'mente nel rituale meievale delle donne di Haran, c
/ cui partita I moa storia dei.-'.freYCesver la fe-
sta di Ta)uz (Tammuz) ad Harran, celebrata in fglio e denominata el
Bqat, )an-Nadim scrive: Ta)uz. Alla met di questo mese ha luogo la
festa di el-Bqat, ossia delle Lamentatrici, e questa la festa di Ta)uz,
celebrata in onore del dio Ta)uz. Le donne piangono il suo destino,
poich il suo signore lo uccise in maniera cos crudele, macin le sue
ossa in un mulino e poi le sparse al vento. Le donne, durante questa
festa, non mangiano niente che sia stato macinato in un mulino, ma
limitano la loro dieta a grano macerato, alle cicerchie dolci, datteri, uva
secca e simili".
Non neppure il caso di insistere sul fatto che significato e conte
sto del rito medievale non possono essere proiettati sulla Mesopotamia
v del 3000 a. C. Piuttosto, degno di nota che anche quando, al termine
della sua storia plurimillenaria, il destino di Tammuz viene finalmente
assimilato a quello del grano, non si tratta, come volevano i Padri della
Chiesa, della "morte" stagionale del grano seminato che rinascer a
primavera, ma dell' "uccisione" culturale del cereale macinato, che mai
ver restituito alla tera per sorgere a nuova vita: pure in questo caso,
dunque, una morte defnitiva.
50
NOT
1 Fonti in F. Lenormant, "Il mito di Adone-Tammuz nei documenti cunei
formi", in Atti del IV Con gr. In t. degli Orientalisti, Firenze 1880, I, p.
14ss. e W.W. Baudissin, Adonis und Esmun, Leipzig 1911, p. 94ss.
2 Gi lo stoico Cornuto ( Theol. Grec. 54, 19 ed. Lang) aveva visto i n
Adonis un simbolo del frutto di Demetra>> . Sulle interpretazioni allegori
che di Adonis nelle fonti antiche, cf. W. Atallah, Adonis dans la littrature
et l'art grecs, Paris 1966, p. 320ss.
3 Sull'identificazione tra i due di cf. a es. G.E.J.G. D Clermont-Lodve,
Baron de Sainte-Croix, Recherches historiques et critiques sur le Mystres
du paganisme, Paris 18172 (l ed. 1784), II, p. 101 e bibliografia citata.
4 Cf. De Clermont-Lodve, op. ci t., II, p. l OOss.
5 Cf. D. Chwolson, Vber Tammuz u die Menschenverehrung bei den al
ten Babylonier, St. Petersburg 1860, p. 22ss. (la prima monografia dedi
cata a Tammuz). In un ponderoso saggio del 1856, Die Ssabier und dr Ssa
bismus, I-II, St. Petersburg 1856, Chwolson aveva analizzato una serie di
testi sui Sabei "pagani"' di Harran, in alcuni dei quali compare Tammuz: i n
particolare l'Agricoltura Nabatea, composta nel X sec., e la relazione di
>an-Nadim sulla festa di Ta>uz a Harran, celebrata in luglio e denominata
ei-Bfiqit (Il, pp. 27s. e 20 l ss.; cf. infra). Quattro anni dopo Chwolson
pubblica appunto un breve volume (Uber Tammuz, cit.) in cui raccoglie
tutte le interpretazioni anteriori sul dio, dai commentari cristiani e rabbi
nici su Ezechiele sino agli studi pi recenti. Dal ricco dossier emerge un
panorama interpretativo assai variegato e fantasioso, ma la linea esegetica
dominante negli studi sette-ottocenteschi quella dell'
olo
i
E
!pglogica fra Osiride, Adonis e Tammuz, posizione peraltro respinta dallo
stesso A., che vee.in Tammuz un fondatore di religione>> e un martire
del nuovo culto>> . Il volumetto di Chwolson verr comunque ben presto
dimenticato: tre anni prima della sua pubblicazione era stato infatti
"ufficialmente" decifrato il cuneiforme, e ben presto si pot accedere a
fonti dirette sul dio mesopotamico.
6 La prima notizia del ritrovamento della Discesa di !tar venne data d Fox
Talbot nel 1865. Negli anni successivi quasi tutti i principali orientalisti
si cimentaflla traduzione e interpretazione del mito: bibliografia i n
Lenormant, op. cit., p. 157, nota 4. Gi nel 1874 Lenormant (op. cit.,
P
h
51
163s.) aveva intepretato la Discesa di !tar come una ricerca di Tammuz d
parte della dea.
7 . -----
A.H. Sayce, Lectures on the Origin and Growth of Religion as lllustrated
the Religion of Ancient Babylonians, London 1887, p. 227.
na catabasi di Afrodite alla ricerca dell'amato testimoniata solo d
/ qualche incerta notizia di autori cristiani: Aristldes: AjT X 3-4 p. 16
Geffcken; Cyril. Alex., P 70, 4408-418; Proc. Gaz., P 87, 2137D-
2140B; Schol. Greg. Naz. (in J. Declerck, "Five Unedited Greek Scholia of
Ps.-Nonnos", L'Antiquit Classique, 45, 1976, p. l 84s.).
9 Lenormant, "Il mito di Adone-Tammuz", p. 165; corsivo mio. Cf. anche
id., L magie chez les Chaldens et les origines accadiennes, Paris 1874,
p. 121: c es dieux qui meurent et ressuscitent priodiquement, propres aux
cultes d l'Asie antrieure, sont des personnifications d soleil dans les
phases successives d sa course diure et de sa course annuelle>> (corsivo
mio). Frazer conosce il saggio di Lenormant, che cita a p. 10, nota l, del I
volume dt Adonis, Attis, O siris, del 1906.
10 Lenormant, "Il mito di Adone e Tammuz", p. 155.
11
Cf. F. C. Movers, Die Phonizier, I, Bonn 1841, p. 209ss.; H. Brugsch,
Die Adonisklage und das Linoslied, Berlin 1852, p. 15.
1
2 W. Mannhardt, Wald- u Feldkulte, II, Berlin 1876. Certo Mannhardt
venne precocemente conosciuto nel mondo degli antichisti: Roscher, s. v.
Adonis (del 1884, e cio sei anni prima dell'uscita del Ramo d'oro), nel
Lessico mitologico d lui curato, fa pi volte riferimento alla sua opera,
accogliendone sostanzialmente le tesi.
13 Mannhardt, op. cit., 19052 (1876), p. 85.
14 Ovviamente il problema di Tammuz si iser nel pi ampio dibattito cul
turale, di cui ci non si pu occupare qui, sulle origini del Cristianesimo, e
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i i contributi di P. Xella e dello stesso S. Ribi
ini.
\Cf. A.H. Gardiner, ree. di J. G. Frazer, rieoo|1e-noa,i:o1o-:s ott:s,
s:::s,JEA, z,:v::,pp. :z::ze.
53
3 Negli Inni za-mf compare AmauSumgal (r. 220; R.D. Biggs, lnscrip
tions from Abu Salibikh, Chicago-London 1974, p. 52), ma non nomi
nato Dumuzi, assente anche dalla grande lista d Fara. Inoltre TSS 715 re
gistra offerte di farina sia per Dumuzi che per AmauSumgalanna, il che po
trebbe far ritenere che le due figure divine fossero all'epoca distinte. L pi
antica documentazione relativa ad un luogo d culto del dio si trova in de
contratti provenienti da Surppak, datati d E al periodo di Fara: nel
primo uno dei testimoni Baza, portiere (l-dug) di Dumuzi; nel secondo i l
tempio d Dumuzi i l luogo i n cui il contratto scritto. Circa nel mede
simo periodo compaiono i primi nomi teofori composti con l'elemento
ddumu-zi (cf. R. Kutscher, "The Cult of Dumuziammuz", in J. Klein -A.
Skaist [edd.], Bar-flan Studies in Assyriology Dedicated to P. Artzi, Jerusa
lem 1990, p. 30 e G. Selz, Untersuchungen zur Gotterwelt des altsumeri
schen Stadtstaates von Laga:, Philadelphia 1995, p. 114).
31 Nelle iscrizioni regali Lugal-URUxKAR
ki
chiamato <<AmauSum-ga
lanna>> e <<sposo di Inanna>> ed associato nel culto alle divinit del ciclo
di Dumuzi nnanna e AmageStinanna, etc.: cf. P. Pisi, "Il dio Lugal
URUxKAR
ki
e il culto degli antenati regali nella LagaS pre-sargonica",
Orientis Antiqui Miscellanea, II, 1995, pp. 1-40). Nelle liste d offerte
della LagaS presargonica ricorre anche una divinit indicata come ddumu
zi: si tratta per dell'abbreviazione del nome di una dea, Dumuzi-apzu, del
tutto irrelata rispetto allo sposo di Inanna: cf. Selz, op. cit., p. 114ss.
32 Cf. P. Pisi, "Il dio Lugal-URUxKAR
ki
", passim.
33 Dumuzi non compare in alcuna iscrizione dei sovrani di Ur III e Isin, n
possiamo dedurre molto di significativo dalle due attestazioni del nome del
dio in iscrizioni del periodo d Larsa, a opera rispettivamente di Siniddi
nam e Rim-Sin. Siniddinam dichiara di aver costruito il muro di Badtibira e
di avere in tal modo rallegrato il cuore di Utu e Dumuzi (1. Karki, Die sume
rischen Konigsinschriften der frihaltbabylonischen Zeit in Umschrift u
Ubersetzung, Helsinki 1968: Siniddinam 7, 34-35), mentre Rim-Sin de
dica un'iscrizione per celebrare la costruzione di un tempio di Dumuzi, pro
tettore delle stalle e degli ovili (UET I 42= I. Karki, op. cit.: Rim-Sin 9).
3 L domanda - ricorrente negli studi moderi - su quale dei due Dumuzi
vada identificato con lo sposo di Inanna, non pare metodologicamente
corretta. Tutta la tradizione sumerica conosce un solo Dumuzi, il pastore,
che a Badtibira aveva un celebre luogo di culto (nell'epiclesi di Lugal-
muS: cf. infra), ma che nel contempo risulta palesemente collegato con la
tradizione urkita e a volte viene considerato nativo di Ku'ara (a es. in
/nanna e Bilulu). Piuttosto, occorrerebbe interrogarsi sul perch la figura
54
del dio, altrimenti unitaria, nella Lista reale risulti scissa in due diversi
sovrani. Alster, uno dei pochi studiosi a sollevare tale problema, sostiene
che tale duplice presenza motivata dal fatto che Dumuzi si reincama con
tinuamente in ogni re terreno (B. Alster, Studies in Sumerian Proverbs,
Copenhagen 1975, p. IOOs.). Anche senza ricorrere a cicliche incarna
zioni del dio, sembra emergere dalla Lista reale una connessione strutturale
tra istituto regale e Dumuzi: due volte la regalit scende dal cielo (prima
e dopo il cataclisma) e due volte deve realizzarsi nello sposo di lnanna. E'
inoltre degno d nota che nomi d sovrani antidiluviani di Badtibira e di
Larak compaiano in liste divine e testi di lamentazioni come epiclesi dello
stesso Dumuzi (cf. Jacobsen, Toward the lmage ofTammuz, p. 325).
35 J. Klein, "A New Nippur Duplicate of the Sumerian King List in the
Brockmon Collection, University of Haifa", Au O 9 (= Velles Parules.
Ancient Near Easter Studies in Honor of M. Civil), 1991, pp. 123-129.
36 Cf. M.E. Cohen, The Cultic Calendars of the Ancient Near East,
Bethesda 1993, p. 209.
37 BM 96739 = C XX 33-34, in D.A. Foxvog, "Astrai Dumuzi", i n
M.E. Cohen - D.C. Snell - D.B.Weisberg (edd.), The Tablet a the Scroll.
Near Eastem Studies in Honor of W. W. Hallo, Bethesda 1993, pp. 103-
108.
38 Si tratta dell'inno Sulgi X (rr. 15ss.). Un'allusione alla ierogamia forse
contenuta in un inno autocelebrativo di Ur-Nammu, padre di Sulgi e fonda
tore della III dinastia di Ur (CL 15 no. 12, col. III r. 73-75), il che, co
munque, non porterebbe ad antedatare di molto la celebrazione del rituale.
L lettura ierogamica del passo comunque tutt'altro che sicura: cf. J.S.
Cooper, "Sacred Marriage and Popular Cult in Early Mesopotamia", in E.
Matsushima (ed.), Ofcial Cult a Popular Religion in the Ancient Near
st, Heidelberg 1993, p. 85.
ltre al "Vaso di Uruk", l'unico indizio a favore dell'esistenza in epoca
presargonica delle nozze sacre fra il re e lnanna un'iscrizione di Mesan- D
nepada, nella quale il sovrano si proclama sposo della nugig (UE, pl.
191, U. 13607). Anche se nugig frequente epiteto di Inanna, nel caso i n
questione pu pi verosimilmente trattarsi di un titolo della sposa del so
vrano, Ninbanda. Nel periodo sargonico attestata per Naram-Sin la qua
lifica di mu-ut diANNA An-nu-n'-tum (1.1. Gelb - B. Kienast, Die alt
akkadischen Koniginschriften des dritten Jahrtausends v. C h r., Stuttgart
1990: Naram-Sin C 4): possibile tanto la traduzione sposo di lnanna
(!Star) Annunitum, quanto quella guerriero di lnanna (!Star) Annunitum.
In ogni caso, non detto che la titolatura regale rimandi necessariamente a
55
celebrazioni rituali; piuttosto, degno di nota che, nel caso in cui la tradu
zione corretta dell'iscrizione di Naram-Sin debba essere sposo di Inanna
Anunnitum, la dea compaia con un'epiclesi che evoca un campo d'azione
bellico, e non certo fertilistico: cf. I.J. Gelb, "Compound Divine Names in
the Ur III Period", in F. Rochberg-Halton (e.), Lnguage, Literture, a
Histor; Philological a Historical Studies Presented to Erca Reiner,
New Haven 1987, p.1 30ss.
4 P. Pisi, "L' 'ascensione' di Sulgi", SMSR, 62, 1996, p. 40 3s.
41 Il primo sovrano neosumerico divinizzato f Sutgi, fglio del fondatore
della dinastia, Ur-Nammu. In epoca anteriore erano stati divinizzati i so
vrani accadici, a partire da Naram-Sin. Per quanto riguarda la differenza fra
il modello regale sargonico e quello neosumerico (e la conseguente diversa
valenza simbolica della divinizzazione), cf. M. Liverani, Antico Oriente.
to :ja;__+di
!nanna e Dumuzi, spesso trifatJ unitariamente studiosi, apparten
glatagcovlrsF non di rado, infatti, non
si operata un'_ deguata distnzione fra testi destinati a accompagnare i l
nto Jerogam1co 1 i su!rativi lLP!!t
ai co dele d divinit anhe in assenza del loro nome (cf. le osserva
zioni di B. Alster''SumerianTove Song;RA, 79, pp. 127-159; J.
Renger, op. cit., p. 255s., cui rinviamo anche per la descrizione del rito
ierogamico, e Cooper, op. cit., p. 86). Senza pretendere di fssare precisi e
definitivi criteri tassonomici -prematuri allo stato attuale della documen
tazione -occorrer dunque distinguere gli scarsi testi sicuramente (o al
meno probabilmente) collegati con la celebrazione delle nozze sacre d
composizioni (come i canti di corteggiamento) di cui non conosciamo
l'eventuale contesto cultuale.
43 Y. Sefati, Love Songs in Suerian Literture. Critcal Edition of the Du
muzi-lnanna Songs, Jerusalem 1998, p. 38.
4 Cf. Renger, op. cit., p. 258 e Kraus, op. cit., p. 24ss.
45 Cf. J.G. Westenholz, "Metaphorical Language in the Poetry of Love in
the Ancient Near East", in D. Charpin -F. Joanns (edd.), L circulation
des biens, des personnes et des ides dns le Proche-Orient Ancien ( RAJ
Paris 1992, pp. 381-387, e bibliografia ivi citata.
onostante lnanna sia stata presentata, _sin _t agli inizi d,gli studi assi
ri
_
ologci, come
,
una Signora d
_
e_lla_ fecondit, arbitra !.esrire
d1 ogni forma dJ vita, occorre rieVe nella d
umentazione mesopo-
<
56
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tamcamaIadcacscrctaundomno suIIa sfcra dcIIa fccondt vcgctaIc c
[)-|
prnc_amcntc aIa gucrra_Ia san((ssu
. ''
<
a gcncraIc,ad ogn trasformazonc status (cf. J.J. GIassncr, "Inanna ct
.
Icsmc, n M. dcJong EIIs [cd.|, Nippur at the Centennial (RI XXXV),
PhIadcIpha 12, pp. 55-85) - cscIudc pro_ro I'ambto agraro, Ia fcrt-
ItcIa rgroduzonc.
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vcgctazonc.
Cf. Kutshcr, op. ct., p. JJs.; Cohcn, The Cultic Calendars, p. 18s. c
W. SaIIabcrgcr, Der kultische Kalnder dr Ur J-Zeit, BcrIn-Ncw York
1J, l, p. 257ss.
4 Pcr Ipcrodod Ur III. cf. SaIIabcrgcr, op.ct., l, p. 210, nota 0. Pcr
I'cpoca paIcobabIoncsc, cf. Kraus,op. ct., p. 244ss.
49 SuIIa basc d un'ampa documcntazonc ammnstratva SaIIabcrgcr ha
rcccntcmcntc dmostrato chc pcro, aImcno ncI pcrodo d Ur III, zag-mu
non sgn6ca Capodanno, vsto chc puo rfcrrs a mcs dffcrcnt. c pcr-
tantodcvccsscrctradottocomcmomcnto cuImnantc dcII'anno, con aI-
IusoncaIIa ccIcbrazonc d una grandcfcstvt (SaIIabcrgcr,op. ct., l, p
I 42s.,nota cbd. p. 12, nota 12). E'possbIc chc anchc durantcI
rcgnod IsnIvaIorcdCapodannopcrzag-munon sa dunqucos ccrto.
Comunquc,anchcsczag-mudovcssc sgnfcarc Capodanno, SRT I dmo-
strcrcbbc soItanto chc Ia crogama, durantc I rcgno d Iddn-Dagan, cra
stata ccIcbrata aII'nzo dcII'anno. c non chc vcnva rctcrata annuaI-
mcntc.
5 Kraus.nunaradcaIcc opportuna rcvsonc dcIIa documcntazonc paIc-
obabIoncscsuIIacrogama. gungca mcttcrc n dscussoncI'cffcttva cc-
Icbrazonc dcI rto, chc potrcbbc csscrc cscIusvamcntc cnc Itcranschc
^
ngcIcgcnhct, fnaIzzata a d un contcnuto concrcto aIIa ttoIatura
rcgaIcsposo d Inanna" (Kraus. op. ct., p. 24). Nonostantc gran partc
dcIIc consdcrazon d Kus sano condvsbI, ncIIc concIuson Io
studoso- chc comunqucprcndc n csamcsoIo Ia documcntazonc d lsn-
larsacnonqucIIadUrIII- pancadcrcnun'pcrcrtca: Ia dcscrzonc dcI
rtuaIcrsuItanfatt nc componmcnt crogamc troppo puntuaIc pcr r-
fcrrs ad un contcstocscIusvamcntc Icttcraro.
57
51 Cf. Renger, op. cit., p. 257 e Alster, "Sumerian Love Songs", p. 20.
Tale ipotesi deve per essere avanzata con una certa cautela, visto che ci
pervenuta la registrazione amministrativa dell'incoronazione dell'ultimo
sovrano di Ur III, lbbi-Sin (cf. Pisi, "L' 'ascensione' di Sulgi", p. 422ss.),
dalla quale non sembra emergere alcun indizio della celebrazione delle
nozze sacre.
52 Prescindiamo qui dalla vexata quaestio su chi interpretasse la parte della
dea nel rito ierogamico (su cui cf. Renger, op. cit., p. 256 e Cooper, op.
cit., p. 87s.): solitamente si pensa ad un'operatrice rituale - en, lukur, etc. -
o alla regina. Dal testo delle "nozze" di lddin-Dagan pare per che !nanna
e rappresentata dal suo idolo templare e non da un personaggio umano.
nche le allusioni al rito ierogamico contenute nei poemi epici (specie
quelli aventi come protagonista Enmerkar) indicano che la ierogamia
era funzionale all'acquisizione e al mantenimento del potere, e che i so
vrani "sposavano" Inanna in prima persona, e non come rappresentanti ri-
r di Dumuzi.
f. in particolare I sogno di Dumuzi (in Alster, Dumuzi's Dream),
anna e Bilulu (in Jacobsen, Toward the lmage of Tammuz, p. 52 ss.), BM
100046 (in S.N. Kramer, "The Death of Dumuzi: a New Sumerian Version",
AnSt, 30, 1980, pp. 5-13), e le sequenze narrative nei testi d lamenta
.
ne cit. nella nota successiva.
f. le lamentazioni pubblicate d M.E. Cohen, Sumerian Hymnology:
he Er:emma, Cincinnati 1981, p. 71 ss. e id., The Canonica/ I menta
tions of Ancient Mesopotamia, Potomac 1988, p. 677ss. (e passim). Vedi
anche Th. Jacobsen, "Religious Drama in Ancient Mesopotamia", in H.
Goedicke - J.J.M. Roberts (edd.), Unity a Diversity, Baltimore-London
1975, p. 67ss.; id., The Treasures of Darkness, p. 47ss.; id., The Harps
That Once ... Sumerian Poetr in Translation, New Haven-London 1987, p .
56ss.
56 Jacobsen, The Treasures of Darkness, p. 68ss.
57 TRS no. 8 e duplicati; cf. testo e traduzione in W.H.Ph. Rtmer,
"Sumerische Emesallieder", BiOr, 49, 1992, pp. 636-679.
58 Anche l'intenzione, espressa dai celebranti, di rallegrare il dio che
esce dal fiume>> (rr. 232ss.) si riferisce con ogni probabilit a una barca
rituale, e non al ritorno di Damu dall'aldil per via fluviale. Dal fnale della
composizione, purtroppo mutilo, sembra d comprendere che Damu
porti>> qualcosa, provocando il restauro e ripristino di templi e citt. Il
contesto rituale ci ignoto.
58
59 In Cohen, The Canonica/ Lamentations, p. 677ss. e Jacobsen, The
Harps That Once, p. 78ss. Jacobsen (Religious Draa, p.85), seguito, i n
maniera pi analitica, da Sallaberger (op. cit., I , p. 233s.), ha individuato
un
collegamento tra la lamentazione eden-na u-sag-ga e un rito celebrato a
U
mma nel I mese del calendario locale, e denominato u-sag-S -a (escono
nelle prime erbe>> , o <<nelle alte erbe>> , traduzione quest'ultima proposta d
Sallaberger). La presenza di due epiclesi di Inanna e di Gula fra le divinit
tributarie di offerte potrebbe avvolorare l'ipotesi che il rito u-sag-S -a
contemplasse lamentazioni per Damu, il quale per non mai menzionato
nei testi economici relativi a tale festivit. Riti u-sag sono documentati
anche a Ur, probabilmente in connessione con il culto dei sovrani defunti
(cf. Sallaberger, op. cit., I, p. 183), e a Nippur, in un contesto non rico
struibile.
6 Jacobsen, Toward the lmage of Tammuz, p. 324s.; cf. anche B. Alster,
"Edin-na u-sag-ga: Reconstruction, History and Interpretation of a Sume
rian Cultic Lament", in K. Hecker - W. Sommerfeld (edd.), Keilschriftliche
Literaturen ( RAI XXXII), Berli n 1986, p. 27.
61
Cf. ad es. L morte di Gilgame: (S.N. Kramer, "The Death of GilgameS",
BASOR, 94, 1944, pp. 2-12) e L morte di Ur-Namu (id., "The Death of
Ur-Nammu and His Descent to the Netherworld", JCS, 21, 1967, pp. 104-
122): entrambi i sovrani, il mitico signore di Ur e il re storico fondatore
della III Dinastia di Ur, recano offerte agli di dell'aldil, fra cui figura Du
muzi.
62 C. Wilcke, "Konig Sulgis Himmelfahrt", Minchner Beitrage zur Volker
kunde, l (= Festschrift L. Vajda), 1988, pp. 245-255.
63 Cf. Pisi, "L"ascensione' di Sulgi", passim.
6 Alster, Dumuzi's Dream, p. 14s.
6 Cf. ad es. Enki e l'ordine del mondo, r. 361 ss., dove per Dumuzi sem
bra avere come compito primario quello di riforire di offerte - grazie ai
prodotti della pastorizia - i templi degli di (I'Eanna e I'Ekur), mentre la ri
produzione degli animali afdata a Sakan. Nell'iscrizione di Rim-Sin ci
tata supra, nota 33, a Dumuzi viene chiesto di moltiplicare greggi e ar
menti.
66Cf. B. Alster, "The Mythology of Mouring", ASJ, 5, 1983, pp. 1-16.
67 Sallaberger, op. cit., I, 257s.
6 A parere di Cohen (The Cultic Calendars, p. l 88) la "festa di Dumuzi" do
veva celebrare il ritorno del dio dagli Inferi, cui faceva seguito il ricon-
59
giungimento con la sposa e la celebrazione delle nozze; tale ipotesi non
per suffragata d alcun dato, e nell' Inno a /nanna Ninegalla (cf. infr) i l
"ricongiungimento" fra Dumuzi e !nanna si realizza in un contesto infero,
e accompagnato da sacrifci per i defunti. Offerte per i sovrani diviniz
zati (Sulgi defunto e Amar-Sin vivo) e per gli ensf morti sono del resto at
testate anche a Umma durante il X mese. Sallaberger (op. ci t., I, p.
233s.) individua nel ciclo calendariale di Umma una continuit tra le fe
stivit del X mese, che avrebbero celebrato le nozze di Dumuzi, e il ri
tuale u-sag- -a del I mese (cf. supra, nota 59), che invece ne avrebbe
compianto la morte. Tale ricostruzione, bench non implausibile, rimane
per fortemente ipotetica, tanto pi, che, come abbiamo gi rilevato, nel I
mese non vengono menzionati n Dumuzi, n Damu. Aggiungiamo che
tanto Cohen quanto Sallaberger utilizzano un taglio interpretativo naturi
stico (Dumuzi come "dio della vegetazione"), che risulta sovrapposto ai
dati e non dedotto dagli stessi. Un problema a parte costituisce il culto nel
territorio di Umma di una divinit denominata
d
dumu-zi-URUxA-a, so
litamente considerata negli studi moderi come una forma locale di Dumuzi
(e cio il Dumuzi venerato a URUxA-a
ki
); contro tale identificazione si
per pronunciato recentemente Sallaberger (op. cit., l, p. 240s.), secondo
cui si tratta di una divinit del tutto indipendente dallo sposo di !nanna.
69 Cohen, The Cultic Caldendars, p. 74.
70 B. Perlov, "The Families of the Ensf's Urbau and Guda and their Fune
rary Cult", in B. Alster (ed.), Death in Mesopotamia (RI XXVI), Copen
hagen 1980, pp. 77-81.
71 Cf. Sallaberger, op. cit., p. 282 s.
7 A Laga Dumuzi di Kinunir risulta avere un rolo di un certo rilievo nelle
festivit del V mese: in questo caso, potrebbe per trattarsi non dello
sposo di !nanna, bens di una forma abbreviata per intendere la dea D
muzi-apzu (su cui cf. supra, nota 31 ), venerata all'epoca di Gudea appunto a
Kinunir (dati e discussione del problema in Kutscher, op. cit., p. 36s. e
Sallaberger, op. cit., I, p. 284).
73 Cf. Kutscher, op. cit., p. 37ss. e Cohen, The Cultic Calendars, p. 235.
74 Il termine impiegato zag-mu, solitamente tradotto appunto con Capo
danno: ma cf. supra, nota 49.
75 La traduzione di H. Behrens (Die Ninegalla-Hymne. Die Wohnungnahme
lnannas in Nippur in altbabylonischer Zit, Stuttgart 1998, p. 32ss.), edi
tore dell'Inno, differisce in maniera considerevole da quella di Alster (''The
Mythology of Mourning", p. lls.) - in particolare per quanto riguarda la
60
funzione di sacerdoti e personale di culto menzionati nelle r. 72ss., morti
e
destinatari di offerte funebri secondo Behrens, vivi e esecutori delle
stesse secondo Alster -, ma certo il contesto funerario della festa di D
muzi. Per il parallelismo tra la descrizione della festa di Dumuzi nell'Inno a
Inanna-Ninegalla e quella dei funerali regali nella Morte di Ur-Namu e
nella Morte di Gilgame, cf. Behrens, op. cit., p. IOlss.
76 Cohen, The Canonica/ Lmentations, p. 565s.
7 In epoca neosumerica, ad Ur un'occasione rituale denominata abum de
dicata al culto dei sovrani defunti, senza che peraltro Dumuzi paia avervi
alcuna parte (cos come non compare nell'analoga celebrazione ab- di
Nippur): cf. Sallaberger, op. cit., I, p. 205ss. e Cohen, The Cultic Calen
ders, p. 458ss. Successivamente Abu(m) comparir come nome di mese
(Sallaberger, op. cit., I, p. 206). Nei calendari paleobabilonesi il mese di
Abum il quinto, e solitamente segue quello di Dumuzi!ammuz. Nella do
cumentazione amministrativa di Mari vengono registrate uscite per olio
destinato alle statue di mar e Dumuzi nel mese di Abum (IV), e nel mede
simo mese sono annotate uscite di notevoli quantit di grano per le Iamen
tatrici (forse per il culto del dio): cf. Cohen, The Cultic Calendars, p. 289s.
78 E. pi recente in W. G. Sladek, lnanna's Descent to the Netherorld
s.), Ann Arbor 1974 .
. Alster, "!nanna Repenting: The Conclusion of Inanna's Descent",
J, 18, 1996, pp. 1-18.
& L'episodio della mosca era gi noto prima della pubblicazione di Alster,
il quale fa notare come si tratti di un testo parallelo all'eremma CT 15, 19:
19ss., su cui cf. Cohen, Sumerian Hymnology, p. 87ss.
81 W. Farber, Beschworungsrituale an Utar u Dumuzi, Wiesbaden 1977,
p. 140 e Kutscher, op. cit., p. 41s.
82
Cohen, The Cultic Calendars, p. 315ss. e J.A. Scurlock, "K 164 (BA 2,
P. 635): New Light on the Mourning Rites for Dumuzi?", RA, 86, 1992,
p. 58ss.
8 Cf. Farber, Beschworungsrituale e Scurlock, op. cit., e bibliografia ci
tata. Scurlock, cui dobbiamo un'analisi dettagliata dei testi rituali relativi
alla festa di Tammuz, dall'esame di un rituale di guarigione ( 194), con
nesso con la funzione esorcistica del dio, deduce che il 26 di Tammu
Getinanna dovesse sostituire il fratello agli Inferi: il testo in questione
per non menziona la sorella di Dumuzi, bens esclusivamente quella del
malato di cui si vuole ottenere la guarigione.
61
8 Cf. Cohen, The Cultic Calendars, p. 217; vedi anche A. Livingstone,
Mystical a Mythological Explanator Works of Assyrian a Baby
lonian Scholars, Oxford 1986, p. 160ss.
8 Cf. supra, nota 5. All'inizio della seconda met dell'800 F. Liebrecht
("Tammuz-Adonis", ZDMG, 17, 1863, p. 399ss.) scrive che il racconto di
fondazione della festa d el-Biqt (<<le piangenti>>) pu essere facilmente
spiegato se, al seguito di Movers, si considera Tammuz (al pari di Adone)
come un <<Naturgott>> , e cio come un Bild des Samenkorn>> , visto che
viene triturato in un mulino. Liebrecht mette in rilievo la somiglianza
della sorte di Tammuz nel mito di fondazione della festa el-Biqt con quella
del John Barleycor della poesia di R. Burs ( <<Gli arrostirono le ossa e le
midolla su di un gran fal/e un mugnaio dentro al suo mulino lo tritur>> ):
paragone fortunatissimo, che verr utilizzato innumerevoli volte negli
studi su Tammuz, per dimostrare che il dio mesopotamico una
personificazione del grano.
86 Chwolson, Die Ssabier und der Ssabismus, Il, pp. 27s. e 20l ss.
62
Il DIO "NASCOSTO" IN ANATOLIA
ANNA MARIA POLVANI
l. Di "nascosti" in Anatolia: il problema generale
Il tema del "dio scomparso" un motivo centale nella mitologia
anatolica in generale, ittita in paticolare, ma non caratterizza un'unica
fgura divina; infatti esso si riscontra in miti diversi e ne sono prota
goniste divinit diferenti: Telipinu, il "Dio della tempsta", il Dio
Sole, la dea Hannahanna, le dee Anzili e Zuki, la dea Inara.
A miti che raccontano tali vicende riservata dagli scribi ittiti una
defnizione particolare: essi cio sono chiamati mugawar l mugenar,
termine che signifca "invocazione", "evocaione", rivolte a una f
gura divina percepita come lontana allo scopo di farla riavvicinare1
Questa circostanza, sia detto per inciso, ci invita a rifettere sull'uso
indiscrirnato di un termine come "mito" che, se pu valere in linea
generale pr defnire racconti "sacri" dalle fnzioni fondanti avvenuti in
un tempo diverso da quello attuale, possiede evidentemente un senso
troppo generico se usato all'intero di una tadizione complessa e ori
ginale come quella anatolica.
Per i miti di Telipinu, del "Dio della tempesta" e del Dio Sole
possibile ricostruire almeno in pate il raconto nelle sue linee fonda
mentali; altri miti, invece, ci sono pervenuti in forma estemamente
fammentaria (come il caso, ad esempio, di Hannahanna e di Inara).
In questa sede si prenderanno in considerazione i racconti miti ci r
lativi a Telipinu, non soltanto prch essi sono ricostruibili con una
certa completezza e corenza, ma anche (e soprattutto) prch a tale
personaggio si guardato in passato, e in qualche caso anche attual
mente, come a un "dio della vegetazione" con caratteristiche riconduci
bili a quelle del fazeriano dying go. C' infatti chi ha voluto ve
in Telipinu una specie di "anteedente" di Attis3 o, addirittura, della
Kore eleusina4; da altri, invece, l'acento stato posto prevalentemente
sulle sue caratteristiche di dio della tempesta5 o della fertilit6 Questi
due aspetti, in realt, non si escludono vicendevolmente: proprio in
63
quanto divinit legata a grandi fenomeni atmosferici, l 'azione di Teli
pinu pu prourre effetti tanto negativi - come distruzioni, inonda
zioni, incendi, etc. - quanto positivi - pioggia benefica per i campi e la
natura in genere, aumento delle acque irrigue, etc. - per l'umanit.
Nell'ambito delle tradizioni mitologiche riguardanti Telipinu, ci
concenteremo qui in particolare sull'episodio della sua scomparsa, sia
valutandolo sullo sfondo dell'intera vicenda, sia analizzandone le im
plicazioni rituali.
2. Il mito di Telipinu nelle sue tre redazioni
La circostanza che il mito di Telipinu ci sia giunto in tre diverse
redazioni testimonia il processo continuo di rielaborazione a cui tale
tradizione mitologica fu sottoposta in ambito ittita e ci consente una
analisi comparativa di maggior respiro.
Dalle narrazioni giunte fno a noi emerge che Telipinu non il
protagonista di una vicenda di morte e successiva "resurrezione"; il dio,
adirato, si sottrae di fatto ad ogni rapporto con gli esseri viventi, siano
essi di, uomini o animali, che vanamente lo cercano per scongiurar
gli effetti della sua irreperibilit. Pi che con una vera e propria scom
parsa, si ha perci a che fare con una "latitanza" del dio, che sospnde
ogni sua attivit.
Fondamentale appare ancora la circostanza che il posto in cui il dio
irato si nasconde non gi l'oltretomba (tratto che ne potebbe even
tualmente giustificare una valutazione in termini di "dio morente"),
bens un luogo terreno pi o meno preciso identificato, a seconda delle
versioni, in una palude ovvero nella citt di Lihzina.
L conseguenze catastofche provocate dal suo nascondersi sono d
una gravit tale da non potersi neppur paragonar alla lontana con le
"crisi" temporanee che pu comportare l'avvicendarsi del ciclo stagio
nale. La situazione che si viene a creare da un lato investe drammati
camente l'ordine naturale, sconvolto e sovvertito (siccit, carestia,
moti tellurici), dall'alto colpisce e tavolge anche l'assetto politico
sociale della comunit (il testo parla, tra l'altro, di madri che non allat
tano pi i propri figli) ed ha naturalmente ampie ripercussioni anche a
livello divino7 In particolare, si dice che gli di bevono e mangiano
64
senza riuscire a dissetarsi o sfamarsi risultando coinvolti nel disasto
che incombe sull'umanit. Oltre che a una canz oggettiva d
bevande e di cibi, imputabile tra l'altro all'inefcienza dei feeli
travolti dalla situazione, si deve anche pensare, pi in generale, a una
crisi radicale e terribile dovuta alla sottazione, d pae d Telipinu,
della fonte stessa di ogni benessere. Questo emerge con gde
evidenza dalle parole pronunciate dal Dio della tempsta, in ceca d
suo figlio Telipinu:
(A I 20' )Telipinu, mio figlio, non c', egli si adirato
e ha preso con s tutto il bene! .
Si viene insomma configurando una sorta di "mondo alla rovescia",
anticipato e simbolizzato nel modo pi immediato dal comportamento
dello stesso Telipinu che, in preda all'ira, calz le sca al contrario:
si tratta di un tema che, del resto, ricorre in altri racconti di scomparsa
d alte divinit e che tova un ulteriore sviluppo nel mito delle 0
Anzili e Zuki dove si aggiunge la veste, il pettorale e il velo indos
sati tutti all' incontrario dalle protagoniste:
(A I l ') Telipinu [si adir e grid]: "Non devono esserci
parole che intimi[dano e nell'agitazione] indoss [la
scarpa desta al piede] sinistro e la (scarpa) sinistra [al
piede destro ... ]))9
Dall'analisi del mito si evince che alla base della crisi vi sono
tanto l'inattivit del dio, quanto il suo furioso agire, che provoa
dannose conseguenze; gi prima che egli scompaia - cio nella fa
dell'ira- si avvertono i primi sintomi della catastofe che si consumer
all'atto della scomparsa:
(A I 5') La nebbia invase le fnestre, il fmo [invase] la
casa e nel focolare i ceppi erano spen[ti, sull'altare] gli
di erano soffocati (dal fumo), nel recinto le pcor erano
sofocate, nella stalla i buoi erano soffocati, la pcora
tascur il suo agnello, la mucca tascur il suo vi
tellm) ..
65
La scompasa del dio scatena quindi definitivamente la crisi:
(A I 10') Telipinu scomparve, port via nelle paludi il
grano, la fertilit, la crescita, lo sviluppo e il rigoglio
(tolti) ai campi coltivati, ai pascoli; Telipinu se ne ad
e si nascose nella palude e sopra di lui crebbe l'erba della
palude e quindi grano e spelta non crescono pi; buoi,
pecore, uomini (15') non rimangono pi pregni (e)
quelli che sono pregni non partoriscono pi [e le
mon]tagne inaidirono, gli alberi seccarono e i germogli
non spuntarono (pi), i pascoli inaridirono, le fonti sc
carono e nel paese venne la caestia e gli uomini e gli
di morivano di fame
11
Oltre al mondo degli di e degli uomini, viene coinvolto e scon
volto anche l'aldil:
(A II 33') Telipinu infuriato venne tuonando e lampeg
giando; gi la nera terra (= oltretomba) a soquadro
1
... ) .
I diversi interventi diretti di divinit o di animali d esse apposita
mente inviati non sortiscono alcun effetto positivo. Anzi, nel caso del
l'ape mandata da Hannaanna (un motivo presente in tutte e tre le ver
sioni), le conseguenze sono addirittura nefaste, le sue punture destinate
a svegliae Telipinu provocano un accrescimento della sua ira:
(B II l) [And] l'ape [esplor] le alte montagne, esplor
le [profonde [valli esplor le limpide] acque, nel (suo)
[inter]no fin il miele fin [ ... ], [la cera] f[n] e lo
[trov] su un prato nel bosco del pa[ese di Lihzi]na e (5)
[lo] punse sulle mani e su i piedi e egli si al[ z], e
[cos] (disse) Telipinu: "Io mi sono adirato! [ ... ] peh
voi [avete fatto alzare] me che dormivo e perch avete
fatto parlare me [che ero adi]rato? [Telipinu] divenne
[in]furiato e poi la fonte [ ... ] ferm [ ... ] (10) de[vi] i
fiumi scorrenti [ ... ] li trasform in letti rocciosi [ ... ] ro-
66
vesci [ ... ] le cit[t], rove[sci] le case. Egli fece morire
[l'umani]t, fece peri[re] i buoi e le pecore ( ... ) 13
Soltanto il rituale eseguito dall' uomo del Dio della tempesta ri
uscir a questo punto a placae il dio adirato, ristabilendo il corretto or
dine della realt. Il rituale in questione costituito dall'esortazione a
fnch tutte le parti dell'edifcio (finestra, cortile, portale, etc.) favori
scano la scomparsa dell'ira del dio che non dovr pi contaminae i
campi, le vigne e i boschi, ma dovr finire nell'oltretomba del quale
viene fornita una descrizione chiaramente derivata d modelli mesopo
tamici:
(A IV ) Il portiere ha aperto i sette battenti, ha tirato i
sette chiavistelli, (15) gi nella nera terra stanno i calde
roni di bronzo e i loro coperchi (sono) di piombo, la
loro chiusura di ferro, ci che vi entra non torna pi
su, ma vi muore dentro (. .. ) 1
Se, come si evince dai testi, la scomparsa di Telipinu causata
dalla sua incontenibile ira, diventa fondamente comprendere le r
gioni per capire il rapporto che esiste fra la struttura narrativa del mito
e il rituale che gli connesso. Purtroppo le tavolette in nostro pos
sesso sono mutile proprio nella parte relativa agli antefatti e siamo
quindi costretti a procedere sul rischioso terreno delle ipotesi.
Alcuni indizi nella parte fnale del mito collegano tuttavia la solu
zione della crisi al bnessere della coppia reale: tale riferimento ai so
vrani, se viene esaminato all'interno del passaggio in cui esso ripor
tato, getta qualche luce anche su quella che potebbe essere la parte ini
ziale del racconto. Il ritorno di Telipinu e la sua pacificazione sono
rappresentati mediante un progressivo recupero della "normalit"
perfettamente speculae, ma contraio, rispetto al passaggio iniziale
della narrazione in cui si fa riferimento alle conseguenze nefaste della
sua ira.
Si confronti:
(A I 5') La nebbia invase le fineste, il fumo [invase] la
casa e nel focolae i ceppi erano spen[ti, sull'altae] gli
dei erano soffocati (dal fmo), nel recinto le pecore erano
67
soffocate, nella stalla i buoi erano soffocati, la pcora
trascur il suo agnello, la mucca tascur il suo vi
tello 15
con:
(A IV 20) Telipinu torn a casa sua e si prese cura dl
suo paese; la nebbia usc dalla finestra, il fumo abban
don la casa, furono allestiti gli altari degli dei, nel foco
lare i ceppi bruciarono, nell'ovile le pcore furono libe
rate (dal fumo), nella stalla i buoi furono liberi (d
fumo) e la madre accud suo figlio, la pcora accud il
suo agnello, (25) la mucca accud il suo vitello
16
a cui per si aggiunge:
e Telipinu (accud) il re e la regina e li provvide di vita
e di forza per l'avvenire17
Vista la prfetta specularit dei due passaggi, non apparir fori
luogo ipotizzare che, nella parte iniziale ora perduta, ci fosse un riferi
mento alla coppia regale e si potrebbe immaginare che l'ira divina
fosse indirizzata proprio conto il re e la regina, forse in seguito a una
loro mancanza nell'adempiere ai doveri connessi alle celebrazioni del
culto. Tale ipotesi sarebbe in prfetta sintonia con l'ideologia regale e
religiosa degli lttiti, che che vede nel sovrano il garante dell'ordine non
solo politico e sociale, ma anche cosmico. Interessante in questo senso
il convogliamento dell'ira di Telipinu nell'oltretomba, cio proprio
in quello spazio anti-cosrco sul quale il sovrano non esercita alcun
potere.
Un tratto di estrema importanza nel mito di Telipinu il fatto ch
non sono n gli di n gli animali da essi inviati (aquila, ap) a ripor
tare il dio, bens un particolare opratore sacrale, l' uomo del Dio
della tempesta, il solo a conoscere il rituale in grado di pacifcare il
dio adirato'. L'interento "umano" nella narrazione stabilisce una
stretta correlazione tra mito e rito, e proprio il piano rituale suscet
tibile di farci capire pienamente il senso e la valenza della vicenda mi
tica: le conseguenze dell'ira e della scomparsa del dio descrivono nel
68
mito una situazione di sconvolgimento che poteva essere impiegata
fnzionalmente in occasione del verifcarsi di eventi disastosi di vario
genere, dalle epidemie alle carestie, alla siccit. Non va esclusa allora
la possibilit che il mito di Telipinu si collocasse all'interno di un
culto uficiale nel corso del quale veniva recitato ritualmente. Sap
piamo che in epoca imperiale erano celebrate molte feste per il dio e la
preghiera del sovrano Mursili II ne attesta una in paticolare che si
svolgeva di primavera; tuttavia tale culto non doveva tanto svolgersi
nell'ambito di una periodica crisi stagionale, quanto piuttosto in oca
sione di calamit particolarmente disastrose per tutto il paese.
Attraverso il rituale eseguito dall' "uomo del Dio della tempesta"
Telipinu torna al suo tempio e con questo riattiva il normale dispie
garsi della realt. Per di particolare interesse il fatto che il ritorno d
Telipinu non coincide soltanto con una "normalizzazione" dei ritmi na
turali prima sconvolti, ma anche garanzia di prosperit e bnessere.
L'albro eya (probabilmente una specie sempreverde, forse una quecia
o un tasso) elevato dinanzi al dio e colmo di ogni bene promette a
bondanza non solo per il presente ma anche per il futuro:
(A IV 25) ( ... ) Telipinu si prese cura del re e davanti a
Telipinu si innalz un albero eya, una borsa da caccia
(fatta di pelle) di pcora appesa all'albero eya e dento
c' grasso di pcora e dento (30) c' (il simbolo della)
fecondit animale e del vino e dento c' il bestiame e
poi ci sono lunghi anni (dell'avvenire) e la progenie e
poi dentro c' il dolce messaggio dell'agnello, c' ascolto
ed esaudimento e poi dentro c' il dio[ ... ] ugualmente e
poi dento c' la coscia desta (35) e poi dento c' la
crescita, lo sviluppo e il rigoglio 1
Anche quest'immagine mi sembra che possa essere letta nei termni
di una "specularit rovesciata":, rispetto all'immagine iniziale del
paese sconvolto dall'ira di Telipinu. Quest'ultima rappresentazione pu
a buon diritto essere inserita all'interno di quel motivo mitologico, let
terario e iconografco noto come "mondo alla rovescia"21, attraverso cui
vengono rappresentate realt che, per eccesso o per difetto, si contap
pongono dialetticamente a quella attuale. Nel caso del mito di Telipinu
il mondo rovesciato un mondo in mncanza, paralizzato dalla
69
scomparsa del dio, in cui non solo si interrompono i ritmi naturali ma
anche quelli psico-affettivi e sociali (si vedano gli animali che non nu
tono pi i propri piccoli, le madri che non si curano pi dei propri f
gli). A questo mondo svuotato fa d contrappunto, dopo il ritorno del
dio, l'immagine dell'albero eya a cui appesa la borsa di cuoio piena di
ogni simbolo di ricchezza e prosperit: un vero e proprio "albero della
Cuccagna", che reca con s la promessa di un fturo migliore
2 2
.
Il mito di Telipinu
2
3 apre cos uno spiraglio sulla mentalit pro
pria della cultura in cui tale mito fu prodotto e utilizzato: essa appae
in bilico tra l'affannosa ricerca di un "ordine" in un mondo in cui ca
stia e/o epidemie rappresentano una minaccia costante e l'aspirazione a
una realt libera da eventi minacciosi e colma di benessere; al cento d
questa visione della vita vi il sovrano che conferisce stabilit e assi
cura che ciascuna delle sue componenti si leghi armoniosamente con le
altre.
Nonostante il fatto che il tema del "dio irato che si nasconde" non
coinvolga solo Telipinu, dio legato a grandi fenomeni atosferici, ma
anche alte divinit, indubbio che il racconto riguadante questa fgura
rimanga il pi articolato sia sul piano "letterario" sia su quello della
piena integrazione all'intero del rituale a cui collegato. Anche se
non lo possiamo affermare con sicurezza, non sembra improbabile che
esso abbia costituito una specie di modello, di prototipo, al quale si
sono conformati con varianti maggiori o minori le versioni riguadati
altre divinit che "scompaiono" o meglio che, adirate, si "nascondono"
temporaneamente prima di essere placate dalla celebrazione di un
rituale che riparer al motivo dell'ira.
Il fatto stesso che il modulo narrativo dell' "ira e del nascondi
mento" sia stato impiegato anche per divinit e per occasioni diverse,
dimosta l'estraneit e l'infondatezza di interpretazioni che si colle
ghino al tema del c.d. dying god.
70
NOT
l Cf. F. Pecchioli Daddi - A.M. Polvani, L mitologia ittita, Brescia 1990,
pp. 13-14.
2 Cf. ad es. Th.H. Gaster, Thespis, New York 1961, passim; R. Gusmani,
"L religioni dell'Asia Minore nel primo millennio a. C.", in P. Tacchi
Venturi (ed.), Storia delle religioni, Torino 1970, p. 321; E. von Schuler,
in H.W. Haussig (ed.), Worterbuch dr Mythologie, Stuttgart 1983, pp.
201-202.
3 D.M. Cosi, "Aspetti mistici e misterici del culto di Attis", in U. Bianchi -
M.J. Vermaseren (edd.), The Soteriology of the Orientai Cults in Roman
Empire, Leiden 1982, pp. 485-504: Telipinu sarebbe << ( ... ) un "genio della
fecondit" soggetto a ritmi alternanti di presenza e di assenza ( ... ) (p.
494).
4 W. Burkert, Strcture and Histor in Greek Mythology a Ritual,
Berkeley- Los Angeles - London 1979, pp. 123-142.
5 H.-G. Gtiterbock, "Gedanken tiber das Wesen des Gottes Telipinu", in R.
von Kienle et a/ii (edd.), Fs. J. Friedrich zum 65.Geburtstag, Heidelberg
1959, p. 209; B. d Vries, The Style of the Hittite Epic a Mythology,
Ann Arbor 1967, pp. 5-7.
6 Come dio legato all'agricoltura Telipinu interpretato d M. Popko, Re
ligions of Asia Minor, Warsaw 1995, pp. 71, 106; cf. anche V. Haas, Ge
schichte dr hethitischen Religion, Leiden - New York - Koln 1994, p.
442ss.
7 Tipica nel Vicino Oriente siro-mesopotamico e anatolico la concezione
secondo cui le divinit abbiano, mutatis mutandis, bisogni materiali ana
loghi a quelli delle creature mortali e a esse vengono prestate tutte quelle
cure che mirano alloro benessere, a cominciare d una dimora adeguata i n
cui ospitarle. Quasi ovunque vige infatti il concetto che l'uomo stato
creato dagli di per servirli e onorarli in cambio di protezione, benefici e,
in alcuni casi (come in Egitto), della partecipazione almeno parziale alla
loro sorte privilegiata. Questa idea di fondo non implica solo una sotto
missione degli uomini alle divinit, ma prevede anche un coinvolgimento
degli esseri soprannaturali nel destino di questo mondo.
8 Pecchioli Daddi - Polvani, op. cit., p. 79.
9 lbid., p. 78.
71
10
lbid., pp. 78-79.
Il Jbid., p. 79.
12
lbid., p. 81.
13
lbid., pp. 86-87.
14
Ibid., p. 83.
15
Ibid., pp. 78-79.
16
Ibid., p. 83.
1
7
Ibid., p. 83.
18
Per l'ipotesi che la celebrazione del mito contenesse un motivo eziolo
gico collegato alla citt di Lihzina cf. A.M. Polvani, in Pecchioli Dad -
Polvani, op. cit., p. 78.
19 Ibid., p. 84.
20
E
'
un modulo narrativo che abbiamo visto gi ricorrere nella narrazione
sopra presentata.
21
Ancora attuale in proposito lo studio ormai classico d G. Cocchiara, Il
mondo alla rovescia, Torino 1963.
22
Si rimanda anche per questo tema a Cocchiara, op. cit., a cui deve ag
giungersi, dello stesso autore, Il paese di Cuccagna, Torino 1980.
23
Cf. da ultimo A.M. Polvani, "Temi di mitologia anatolica tra Oriente e
Occidente: il dio scomparso", in M. Rocchi - S. Ribichini - P. Xella (edd.),
L questione delle infuenze vicino-orientali sulla religione greca: stato
degli studi e prospettive della ricerca, Atti del Colloquio Internazionale,
Roma, 20-22.5.1999, in stampa.
72
DA BAAL DI UGARIT AGLI DEI FENICI
Una questione di vita o di morte
PAOLOXELLA
Intoro al terzo quarto del XI secolo a. C., probabilmente tra gli
anni 1370 e 1350, si verific in Siria un evento di importanza staor
dinaria per la storia culturale umana. In quest'epoa, infatti, Niqmadu
Il, re del piccolo stato di Ugarit (oggi Ras Shamra, sulla costa siriana
prospiciente l'isola di Cipro)' decise di costituire un gnde deposito d
archivi raccogliendovi i testi pi importanti della tradizione mitologica
e cultuale di quella regione.
Il luogo scelto fu, significativamente, l'acropoli della citt, preci
sente quell'edifcio chiamato dagli archeologi "Biblioteca del Gr
Sacerdote" posto tra i due grandi templi urbici attribuiti convenzional
mente agli di Baal e Dagan2 Non conosciamo le ragioni precise ch
indussero il re Niqmaddu a prendere una tale decisione. E' teoricamente
possibile che l'esigenza di costituire una sorta d "biblioteca sacra" sia
stata legata al cataclisma (terremoto e incendio) che aveva colpito Uga
rit nell'epoa di ei-Amarna. In questa occasione, il palazzo reale celebre
in tutto l'antico Oriente era stato distrutto ed plausibile che anche le
altre precedenti "biblioteche" e "archivi" cittadini fossero stati danneg
giati o addirittura distutt{
Il re di Ugarit decise dunque di far registare una selezione del pa
trimonio religioso locale su tavolette d'argilla, secondo l'uso mesopo
tamico; tuttavia, certo a causa del contenuto dei testi, non si us la
lingua acadica (lingua diplomatica e di cultura per eccellenza, a
quest'epca). I testi mitologici d tadizione siriana furono invece r
datti in ugaritico, la lingua locale (semitica ocidentale), usandosi p
la prima volta un sistema grafco di tipo alfabetico, con tenta lettere
rappresentate da segni cuneiformi.
Nella vasta biblioteca dell'acropoli gli archeologi hanno scoperto i
pi importanti testi mitologici della religione ugaritica: gli episodi dl
c.d. ciclo di Baal, i racconti di Kirta, Danil e Aqhat, il testo mitico-ri
tuale di Shahar e Shalim e quello relativo al dio lunare Nikkal,
73
insieme a tutta una serie di testi rituali e cultuali redatti sempre in
ugaritico (oltre a vari testi lessicali mono- e multilingui).
Di questa impresa voluta dal sovrano ugaritico noi conosciamo an
cora un altro protagonista, di cui ci sono documentati nome e
funzioni. Si tratta di Ili-malku, un importante personaggio responsa
bile della rdazione dei miti di Baal e di Kirta. Due colofoni4 ci
documentano che non si trattava per di un semplice scriba, poich Ili
malku non si limit soltanto a scrivere i testi ma, come suggeriscono
i suoi numerosi titoli e la sua posizione a corte ("Indovino", "Capo dei
Sacerdoti", "Capo dei Pastori", "Celebrante liturgico" del re di Ugarit)
doveva essere la suprema autorit in materia di tadizioni religiose.
Grazie a lui ci stato trasmesso un materiale preziosissimo per la
conoscenza della mitologia e della vita religiosa ugaritica,
rappresentativo per di un'area assai pi vasta di quella ricoprta
geograficamente da piccolo regno di Ugarit. Ideologie, complessi d
credenze, riti, temi mitici che emergono da tali testi costituiscono una
sorta di "punta di iceberg" di un ricchissimo patrimonio culturale siro
palestinese di alta antichit e larga diffusione, con molteplici varianti e
tadizioni locali andate purtroppo prdute. In questo senso, gli indizi
sono numerosi e univoci sia riandando indietro nel tempo sino alla
civilt di Ebla, nella Siria interna del l millennio, sia sendendo
verso il I millennio e le tradizioni aramache, fenicie, ebrache.
Personaggi, motivi, concezioni, gli stessi usi linguistici tadiscono
una notevole continuit di fondo che deve essere indagata pr
individuarvi modalit di trasmissione, adattamenti, innovazioni che
caratterizzarono le varie civilt e le diverse fasi all'interno della stessa
cultura.
Non necessario insistere troppo sul fatto che la tradizione mitolo
gico-rituale siro-palestinese merita un'attenzione particolare nella tat
tazione del nostro tema: tra le varie ragioni, soprattutto prch essa fu
la culla di quelle antichissime tradizioni che, attaverso complesse me
diazioni, furono recepite almeno in parte dalla letteratura vetero- e neo
testamentaria. Gli studi in questo campo hanno dimostato quanto pr
fondo fu l'infusso esercitato dalla cultura locale sulla religione ebraca
e anche sul susseguente cristianesimo. Tra i vari esempi additabili, qui
si rileva solo l'infusso esercitato dalle personalit e dai culti di El e
Baal sulla figura del Dio d'Israele, che assimil molti aspetti e
prerogative di entrambi: nel caso del primo, addirittra una delle sue
74
denominazioni (El), del secondo una parte notevole della morfologia d
"dio della tempesta", anche se al contempo Baal venne assunto come
avversario emblematico e irriducibile di Yahweh. Questo a livello d
teologia uffciale, perch nella religione dei comuni mortali, almeno
fno ad una cera epoca, predominava un sereno sincretismo nel quale
la devozione per Yahweh doveva convivere accanto a quella pr
Asherah, la sua sposa cananea, per lo stesso Baal e per molte altre
figure minori, il cui destino sarebbe stato di trasformarsi o in accoliti
del Dio d'Israele, o in fgure "demoniache" d lui stesso combattute,
vinte, distrutte o asservite ai suoi ordini'.
Ma torniamo alla nostra mitologia ugaritica, per ricordae breve
mente due aspetti fondamentali. Da un lato, questo sistema religioso
rivela che al vertice del pantheon esisteva una diarchia di poteri.
L'autorit carismatica (ma spesso anche operativa) di El, antico c
tore del cosmo e padre delle generazioni divine, e la forza e il coraggio
di Baal, campione degli di e difensore dell'ordine cosmico. L'armonica
complementarit tra i poteri di El e Baal - diversi nella storia e nelle
forme in cui si esplicano - sono la sola garanzia per l'organico attuarsi
e preservarsi dell'assetto cosmico: dal punto di vista umano, questi d
di devono cooperare afnch il modello culturale scelto d quella so
ciet prosperi e possa perpetuarsi senza essere minacciato dalle fore
del caos. Queste ultime sono rappresentate in primo luogo d Mot, il
dio della morte, quindi d Y am lo "spirito" delle acque libere e
devastatici, oltre che d una serie di fgure minori ciascuna
apportatice di fagelli ai livelli pi diversi (malattia, carestia, siccit,
guerra, etc.). Alcuni di questi arei-nemici sono gi stati vinti, in
un'epoca remota, d Baal spalleggiato d sua sorella Anat, come si
evince specialmente d un passo mitologico in cui la de ricorda le
comuni, vittoriose imprese:
Quale nemico si levato conto Baal,
Quale rivale conto l'Auriga delle nuvole?
Io ho gi abbattuto l'amato di El, Yam,
ho gi annientato Nahar, dio delle acque immense,
ho gi messo la mordacchia a Tannin, ho serrato la sua bocca,
ho gi abbattuto il serpente tortuoso,
Shaliyat dalle sette teste,
ho abbattuto l'amato di El, Arish,
75
ho distrutto il vitello divino, Atik,
ho abbattuto la cagna divina, Ishat,
ho annientato la fglia di El, Dhabib
(KT 1.3 III 37-47).
Un secondo aspetto fondamentae di questa tadizione mitologica
merita di essere evidenziato, e cio il leit-motiv che prcorre e caratte
rizza quasi ogni racconto: la dialettica tra la vita e la morte, tra le fore
positive della continuit e quelle negative della distuzione. Non pos
sibile qui dilungarci in un'esposizione dettagliata di tutti gli episoi
ma, nell'ottica del nostro tema, i cc.dd. di che muoiono e risorgono,
giocoforza riconsiderare brevemente la fgura e le imprese del dio Baal,
una fgura talmente caratterizzata in questo senso (sui modi precisi si
torer tra breve) che se Sir J.G. Frazer avesse potuto conoscere i testi
di Ugarit (Ras Shamra non fu scoperta che nel 1929) l'avrebb senz
dubbio inserito nel novero dei dying gods, certamente come personag
gio altamente emblematico.
Dobbiamo dunque raccontare succintamente la trama del suo mito,
sofermandoi in particolare sugli episodi che ne determinano d un
lato la sconftta e la sparizione agli inferi, dali' altro il suo tionfale ri
toro e la sua proclamazione definitiva a campione e re degli di.
*
* *
Baal ha appna trionfato sul terribile Yam, il Principe-Mare, divi
nit caotica legata trasparentemente alle aque mane e fuviali: h
cos compiuto un'impresa fondamentale di ordinamento cosmico e
stabilito al contempo la propria sovranit universale. Ha ottenuto ch
gli venisse costruito uno splendido palazzo, segno tangibile di una
regalit conquistata a caro prezzo, e qui invita tutti gli di a un
banchetto di festeggiamento. Ma la pace solo momentanea. Una
nuova terribile minaccia si profila, nella fgura di Mot,
personifcazione della Morte, che sta per pnetare nel palazzo di Baa
attraverso un'apertura che lo stesso dio ha voluto. Mot, eteramente
affamato di vita e di vite, viene a sfdare Baal col desiderio di imporre
all'universo la sua legge di dissoluzione e di annientamento
indiscriminato. Egli vive in un luogo sotterraneo descritto come una
76
gigantesca, polverosa tomba; suo unico scopo uccidee e divorare
ogni essere vivente, senza riguardo per la sua natura umana o divina. Il
suo minaccioso messaggio fa rabbrividire Baal e tutti gli alti di:
Io stesso ora ti divorer,
ti manger brano a brano,
le interiora a spanne!
Dovrai scendere nelle fauci del divino Mot,
nella profondit dell'amato di El, il forte!
(KTU 1.5 I 33-35 e par.).
Il destino di Baal ormai segnato: egli deve aendersi, disender
nel ventre di Mot, dire addio alla vita. Particolare importante, ci av
viene quando riarso l'olivo, i prodotti della terra e i futti degli a
beri (KTU 1.5 II 4-6). Abbiamo qui un'esplicita allusione al tempo
estivo, in cui la natura sembra sospendere la propria esubrante vita
lit, e all'arrivo della siccit, un aspetto "fertilistico" innegabilmente
presente nel mito, che per, come vedremo, ben lungi dall'esaurire le
diverse e profonde implicazioni della vicenda o da costituirne la sola
chiave di lettura.
Baal dunque rinuncia a difendersi e si dichiara schiavo di Mot. No
nostante varie lacune testuali, si comprende tuttavia che non tutto f
nito. Da alcune allusioni fammentarie si pu deure che Baal viene
convocato da El e riceve dal saggio padre degli di una serie di ordini o
consigli: questi sembrano fnalizzati ad evitare che la scomparsa d
Baal nella fauci di Mot provochi la fine della vita sulla terra, fatale p
uomini come per di. Le prime parole leggibili dopo la lacuna menzio
nano un "vitello" fglio di Baal che dov continuare a garantire la fe
condit; quindi si alude a riti di sepoltura per Baal, che dov portare
nell'aldil le sue figlie, i suoi poteri, le sue energie vitali:
Tu per prendi le tue nubi,
il tuo vento, la tua folgore, la tua pioggia,
prendi con te i sette valletti,
i tuoi otto servitori,
prendi con te Pidray, figlia della luce,
prendi con te Talay, fglia della pioggia.
Quindi dirigiti
77
verso il monte Kankanay,
scala il monte con le mani,
l'altura con entambe le palme
e discendi nella "Dimora di reclusione" dell'aldil.
Sarai annoverato tra quelli che discendono nell'aldil
e gli di sapranno che sei morto
(KT 1.5 V 7a-17a).
Baal adesso scomparso inghiottito d Mot, l'universo in crisi.
Gli uomini e gli di lo piangono per morto ed lo stesso dio supremo
El, in preda alla disperazione dei riti di lutto, ad affermare:
Baal morto! Che ne sar delle genti?
Il figlio di Dagan! Che ne sar delle moltitudini?
Dietro Baal io stesso discender nell'aldil!
(KT 1.5 VI 23-25).
E' fondamentale tenere presente qui che il testo usa esplicitamente
il verbo che, nelle varie lingue semitiche, signifca morire. Natu
ralmente morire, per un dio, alta cosa che per un uomo. L
rivincita, il ritorno si annuncia gi e la fedele Anat che prepara la
riscossa. Animata d un amore pi forte della morte la dea, aiutata
dalla divinit solare Shapash, cerca a lungo e ritrova il corpo del
fratello tra le zolle della terra, lo trasporta sulle vette del monte divino,
il Sapanu, e lo seppellisce celebrando un grandioso sacrificio funerario.
Nel fattempo, privi di un re, gli di tentano di sostituire Baa
mettendo sul trono Athtar; quest'ultimo, dotato pi di intelligenza che
di forza, per inadeguato al compito. E' a questo punto che
sopravviene la vendetta di Anat. Spinta dalla forza della disprazione,
animata d una fee cieca, ella trova e affonta Mot faccia a faccia,
distuggendolo senza una apparente resistenza da parte di quest'ultimo:
Afferra allora (Anat) il divino Mot:
con il coltello lo taglia,
col ventilabro lo vaglia,
col fuoco lo brucia,
con una mola lo stritola,
nei campi lo disperde,
78
<nel mare lo sparge>6
La sua carne la mangiano gli uccelli,
i suoi brandelli li consumano i volatili:
cae grida a cae!
(KTU 1.6 Il 30-37).
Ecco dunque create le premesse per il ritorno alla vita di Baal: sep
pelliti i suoi resti, eseguiti i riti funerari, smembrata e dispersa nella
terra e nel mare l'incredibile potenza della morte, il campione degli di
si manifesta come di nuovo vivo (anche qui si usa il verbo appro
priato, vivere), con immediato enorme sollievo di uomini e di, ma
nifestato ancora dalle parole di El, che ha un sogno premonitore che si
rivela immediatamente veritiero:
Se per fosse vivo il potente Baal,
se fosse in vita il principe, signore della terra,
in un sogno del benigno El, il misericordioso,
in una visione del creatore delle creature,
i cieli farebbero piovere olio,
i torrenti scorrerebbero con miele:
allora saprei che in vita il principe, signore della terra!
In un sogno del benigno El, il misericordioso,
in una visione del creatore delle creature,
i cieli facevano piovere olio,
i torrenti scorrevano con miele!
Si rallegr il benigno El, il misericordioso,
i suoi piedi sullo sgabello poggi,
distese la fonte corrucciata e sorrise,
lev la sua voce ed esclam:
Ora potr seder e riposare,
riposer nel petto l'anima mia!
Perch vivo il Potente Baal,
in vita il Principe, Signore della terra!
(KTU 1.6 III 14-21).
Torato dunque in vita, Baal affonta personalmente la Morte e in
un duello senza vincitori n vinti stabilisce limiti e regole all'azione
del suo avversario. Mot aveva tentato in un primo tempo di ottenere il
79
dominio sul cosmo, divorando Baal e minacciando gli altri di e
l'umanit. Dopo il trattamento infittole d Anat, la Morte
si disin
tegrata spandendosi nel mondo, simbolizzato meristicamente d terra e
mare; il cielo, cio gli di, non sono pi toccati. Resta la minaccia,
inevitabile e operante, conto il genere umano, essendo la morte un
dato ineluttabile dell'ordine cosmico; ma l'azione di Baal non senz
conseguenze positive anche per l'umanit, giacch Mot sa costretto
ad operae con discermento, avendo trovato dei limiti precisi ai suoi
poteri. Questo avverr sotto il controllo di Baal il quale, dopo la sua
catabasi agli inferi e l'esperienza conseguita, prender sotto la sua pro
tezione i defunti, cio tutti coloro che sono caduti davanti al suo antico
nemico.
Non possibile qui dare conto in tutti i dettagli dell'importanza del
culto degli antenati a Ugarit, come nella tadizione siro-palestinese, c
Ebla alle epoche posteriori. Sar sufficiente sottolineae che Baal, pro
prio per avere affrontato i rischi mortali della discesa nell'aldil, viene
chiamato nei testi ugaritici Baal-Rpu, "Baal il salvatore/guaritore".
Sotto questa forma, egli onorato nel culto come eponimo e leader 0
gli antenati, soprattutto i re e i grandi eroi della tadizione siriana, i
quali saranno paimenti venerati come Rapiuma, cio "salvatori/ guari
tori" capaci di proteggere e aiutae i vivi in circostanze cruciali
dell'esistenza. Gli uomini, naturalmente, continueranno a morire, ma
potranno (almeno alcuni di essi) sperare in una sorte non toppo ango
sciosa nell'adil, poich diventeranno ritalmente Rapiuma, cio eroi
antenati, onorati dai vivi e a loro vicini come elagitori di fertilit, fe
condit, oracoli e interventi salvifici. Anche l'ordine cosmico, al ri
torno di Baal, riprende i suoi ritmi che non saranno pi minacciati
dale forze del caos.
La grandiosit dei temi e degli eventi narrati d questo mito si
fonda precisamente sulla etera dialettica tra la vita e la morte, le cui
implicazioni sono talmente profonde che non possono essere ridotte
alla sola dimensione fertilistica.
Certo il mito di Baal e Mot si serve innegabilmente di un linguag
gio agraio, poich la vita dell'uomo e della divinit, che d lui d
pnde, indissolubilmente legata ai cicli naturali, alla fertilit della
terra, alla fecondit animale. Baal muore, scende nella fauci di Mot,
proprio quando l'aridit minaccia la vita in ogni sua forma. Del resto,
il legame tra il dio ugaritico e l'acqua pluviale bnefica confermato
80
anche dai testi rituali. Una tavoletta cuneiforme, in particolare, ristu
diata a fondo recentemente', apporta nuova luce in proposito. Essa a
partiene alla letteratura esorcistica di ambito sacerdotale e probabil
mente in rapporto con una festa di capodanno. L'azione vede come pro
tagonisti Baal e il suo servitore, il re, e prvee varie cerimonie d
idroforia e magia acquatica. Qui il dio El sembra agire contro Baa
provocando la nascita di due "uomini-toro" al di fuori del contesto delle
terr agricole; questo pae il presupposto per una sconftta di Baal;
descritto come un cacciatore, qui Baal riesce ad avere la meglio sui d
mosti, ma rimane lui stesso vittima del duello, cadendo morto a terra,
il che viene immediatamente riflesso d morire della natura. El f
tascorrere 7/8 anni di siccit/carestia, finch gli accoliti (''stirpe") d
Baal lo cercano, lo trovano e gli danno sepoltura (questo passaggio
non certissimo, solo un'ipotesi interpretativa). Con ci si
identificata la ragione della carestia; il mito sembra avere come scopo
di indicae la disavventura e la morte di Baal come rati ultima della
carestia/siccit. Con Baal scompare anche l'acqua, vitale e
indispensabile per la natura e gli uomini.
Anche se il mito si serve qui e altrove di un linguaggio prevalen
temente agraio, per arbitario ridurre il suo messaggio alla
semplice sfera fertilistica. La realt dell'alterarsi delle stagioni, del
languire e risorgere della natura, era ovviamente ben nota agli antichi,
nel Vicino Oriente come in ogni angolo della terra. Al di l di ci, il
linguaggio impiegato (il corpo di Baal viene ritrovato tra le zolle della
terra, egli risorge sul monte Sapanu, cio tra le nuvole, Mot sembra
trattato come un cereale, ... ),era quello che meglio di tutti si prestava
a diventae la metafora dell'esperienza millenaria della morte e
storicamente rilevante come tale realt e il linguaggio che ne deiva
siano stati usati culturalmente dall'uomo. E' infatti l'uomo, non
l'acqua benefica o la terra arida, ad essere al cento della vicenda. Se si
tiene adeguato conto delle implicazioni rituali degli eventi mitici,
testimoniate d altri testi, chiao che la catabasi di Baal agli inferi
apre la stada al riconoscimento cultuale del semplice morto che
diviene ritualmente antenato. Membro, cio, di una comunit ritenuta
attiva e operante a favore dei vivi, presente nelle memorie e nel culto.
Non pi o non solo larve anonime e piene di rancore, ma esseri
culturalmente utili a una societ che ha scelto di non !asciali
nell'oblio. Attraverso l'avventura mitica esemplae di Baal e di M o t,
81
n questa originale formulazione del culto dei Rapiuma, uno dei tratti
pi caatteristici della relgione in Siria-Palestina, l'uomo oppone la
propria risposta all'annientamento perpetuo nella morte, che prvee
tutt'al pi una penosa sottoesistenza come spirito malefco e
rancoroso. Reintegrando i morti, o almeno alcuni morti, in un sistema
positivo di valori, la cultura siriana ha fatto di Baal una delle pi af
scinanti e complesse figure di divinit mediatice, schierata sempre e
senza abiguit dala parte dell'uomo, d cui ha condiviso la pi
drammatica delle esperienze.
Ma Baal davvero un "dio che muore e risorge"? Premesso che
metodologicamente scoretto patire d una categoria astatta pr rito
vae confere nella documentazione, si pu comunque a erare che
a lui viene davvero ascritta una "morte" (verbo mwt, morire) e poi
un ritorno in vita (verbo yhw, vivere); che il suo non un ritoro
in tono minore, n simbolico, ma prepotente, clamoroso, tale e
restaurare l'ordine naturale e confnare la morte in limiti pi
controllabili; egli proclamato re su di e uomini, funzione ch
eserciter senza concorrenti. Non per questione di ateanze
nell'aldil, n di dipndenza da una dea, anche se Anat (sia pure col
concorso di Shapash) gioca un ruolo fondamentale nella vicenda.
Inoltre, non possibile afferae che il momento forte sia la
scomparsamorte ma, al contrario, proprio il ritorno e la lotta conto
Mot appaiono essere i fulcri della vicenda
8
Resta da chiedersi perch Baal non venga fatto rientare abitual
mente nel novero di quegli di inseriti nella categoria dei dying god.
Se Frazer non poteva conoscerlo, i moderi non hanno questa scusa.
Senza voler anticipare qui i risultati della ricera collettiva e quanto si
dir in sede di conclusioni, sia lecito avanzare una risposta, che anche
un'ipotesi di lavoro sulla Weltanschauung degli studiosi contempora
nei: Ugarit molto, troppo vicina alla Palestina, geogracamente e
culturalmente; il Baal della Bibbia combattuto dallo Yawismo da n
conoscersi proprio in tale figura; e poi, last but not least, Baal sembra
proprio l'unica fgura divina che, indiscutibilmente, muore e risorge,
legandosi al destino dell'uomo, venendo chiaato "Salvatore": pensate
che non ve ne sia abbastanza?
82
Abbiamo cos potuto verifcare che Baal un dio che "ritorna" deci
samente con un ruolo, dopo la crisi, assai pi attivo e universae d
prima: forse per questo si rivelato una figura "scomoda" da inserire in
tipologie precostituite che non prevedono resurrezioni con tali cons
guenze clamorose. Proprio per tali ragioni Baal merita di diritto un po
sto preminente nel qua dell'indagine sulle divinit che sono prota
goniste di una "crisi" variamente defnibile e pi spcifcamente p
due motvi fondamentali.
In primo luogo, si tratta - se si esclude pazialmente Dumuzi
9
dell'unico dio le cui vicende ci siano pervenute attraverso una fonte di
retta e immediata (le tavolette ugatiche); in secondo luogo, ph
Baal dve considerarsi una sorta di "prototipo" (ci si passi il termine
inadeguato) per l'antichit delle tradizioni che lo concerono (i test
sono redazionalmente della met del I millennio a. C., ma devono ri
salire nel contenuto molto pi indieto nel tempo). Per queste ragioni
Ba pu considerasi storicamente e morfologicamente correlato alle
divinit cittadine fenicie che emergono (nella documentazione a noi di
sponibile) nell'Et del Ferro e che, pur nella specifcit dei culti locali,
rientavano certamente in un'ideologia mitico-rituale affine a quella del
loro "pedecessore" ugartico. E' a queste fgure che dicat la se
conda parte del presente contbuto.
*
* *
Nel I millennio le fonti, dirette e indirette, sul pantheon fenicio,
documentano l'esistenza di acune fgure sovrumane (eroichedivine)
protagoniste di un'esperienza di mortespaizionelatenza seguit da una
riapparizioneritorno/resurrezione. Si tatta di personaggi che vivono
una crisi piuttosto drammatica, dallo svolgimento non identco, che va
d volta in volta analizzata nelle sue spcifche implicazioni mitiche e
rituali, senz lasciarsi condizionare da schemi preconcetti. Si tratta di
Adonis, Eshmun e Melqart, legati dalla tadizione rspettivamente ale
citt di Biblo, Sidone e Tiro.
Per quanto riguarda queste fgure, prima di esaminare le fonti che le
concerono, opportuno anche in questo caso ricordare i quesit fon
daentali che occorre porsi affontando il tema del presente volume. Si
tatta davvero di personaggi che muoino e risorgono? In altri termini,
83
si tratta nel loro caso di una vera e propria morte, rapportabile
ali' esperienza umana, ovvero si ha a che fare con un "cambiamento" d
natra diversa, una sorta d passaggio verso un'altra dimensione? Si
tatta di una sopravvivenza miracolosa, ovvero di un'immortalit con
quistata come nei casi pi celebr narrati dalla mitologia classica?
L'opportunit di una verifca suggerita tra l'alto anche dallo stato
degli studi pi recenti, in cui si ben lungi dall'aver raggiunto una
uniformit di opinioni. Vi chi, a esempio, critica giustaente
l'esistenza storica di una categoria d di mrenti quai onnicompren
siva, ma poi non pnde in consideraione un caso abbastnza chiaro
come il Baal di Ugarit appena esaminato, ovvero glissa rpidament
sugli di fenici al cento della nostra attenzone10 Altri si muovono nel
solco dell'impostazione tadizionale senza prnde posizione11, altri
ancor negano il carattere esemplare della vicenda di Baal ritendola tat
tarsi di un semplice fatto letterao che riecheggerebb l'ideologia rale
ugartica1
E' inutile qui soffermac sul personaggio d Adonis, al centro d
uno studio specifco di S. Ribichini in questo stesso volume13 Ricor
deremo soltanto che esso certamente reinterpretazione grca di un
"modello" di divinit poliade fenicia, non senza aspetti che lo a o
stano a Tammuz (specie le lamentazioni femminili) e a Osride (la ri
tualit dei "giardini"). Del resto, gli studi degli ultimi anni hanno indi
cato la molteplicit di approcci con cui pu essere studiato il suo ds
sier (d cacciator fallito a simbolo di un Oriente "di maniera"), ch
deve comunque sempre essere valutato equilibratamente in tutte le sue
componenti. Resta il fatto che una divinit con questo nome non
ma attestata nelle fonti semitiche e, se proprio si volessero tova
forti somiglianze con un personaggio vicino-orientale, si dovrebb
forse chiamare in causa pi che un dio, un personaggio "umano"
protagonista di una vicenda mitica, cio l'ugartico Aqhat figlio d
Danil. Studiosi d varia impostazione hanno comunque apiamente
mostrato che i miti relativi ad Adonis non adombrano acuna forma d
salvezza exta-mondana e che tale fgura si rcollega a quelle delle
divinit cittadine fenicie, con il Baa ugaritico come pi antico
esponente e Melqart e Eshmun come casi chiari nel I millennio. Del
resto an nelle lingue semitico-occidentali un epiteto divino (olte
84
che regale) spsso collegato a "Baal", designazione solo apaent
mente geneica di quest di-re della tadizione siro-palestinese.
Riandando ad alte fgure di Baal locali delle citt fenicie, i due pi
faosi ci sono noti - a differenza di Adonis - con il loro nome proprio,
Eshmun e Melqart; pure a essi le tradizioni attribuiscono variament
un'esprienza di crisi e relatvo superamento.
Eshmun era un dio pan-fenicio, legato per particolarmente alla
citt di Sidone di cui era probabilmente orginario1 Fin dagli inizi
della documentazione esso si presenta come un dio guaritore molto
specializzato, asptto confermato dalla sua identifcazione classica con
Asclepio [e Esculapio] e, pi raramente, con Apollo e Iolao.
Se le fonti epigrafche, archeologche e lettearie su Eshmun atte
stano con chiarezza la sua inclinazione a guarire, non esiste alcun indi
zio diretto (salvo quello che esamineremo subito) di una sua esperenza
di morte/resurezione, n di suoi rapporti specifci con la sfera della fer
tilit/fecondit. Abbiamo comunque un testo abbastanza tardo (inizio
del VI sec. d. C.) attibuito al filosofo neoplatonico Damascio1, c
riporta un racconto mitologico dal carattere composito. Ecco il passo
che ci interessa:
L'Asclepio d Berto non n grco n egiziano, ma un alto,
autenticamente fenicio. Da Sadykos nacquer infatti dei figli
che essi interretano come Dioscur e Cabiri. Ottavo dopo d
questi nacque Esmounos, che essi interretano come Asclepio.
Dato che egli era il pi bello e il pi giovane e tale da suscitre
l'ammrazione a vederlo, Astonoe, dea fenicia, madr degli di,
s innamor di lui, come narra il mito. Egli aveva l'abitudine di
cacciare nelle valli del paese e, vedendo la dea che lo inseguiva
nella fga e stava per raggiungerlo, si tagli i genitali con un
colpo di ascia. La d aflitta fece la lamentazione per lui e lo
chiam Peana (ovvero: invoc Peana). Dopo averlo risvegliato
col calore vitale, lo fece diventare un dio. Egli fu chiamato
Esmounos d Fenici a causa del calore vitale. Alti invece r
tengono che Esmounos signifchi "ottavo", poich egli e
l'ottavo fglio di Sadykos>>.
Gi molti anni or sono si era tentato di individuare gli elementi
"autenticament" fenici di questo racconto', che presenta del resto al
cune analogie con la versione usualmente definita "figia" del mito d
85
Atts17, in particolare l' autoevirazione e l'innamoramento della Mae
degli di, qui chiamata Astronoe, cio Astarte, insieme per a dife
renze notevoli, quali il motivo della misoginia del protagonista, as
sente nelle tradizioni sul pastore frigio. Quanto a Adonis, anche lui e
un giovane morto durante la caccia, animato d una misoginia
profonda verso una dea; il "risveglio" di Esmounos/Eshmun da parte d
Astronoe/Astarte ricorda poi l'intervento di Iside nei confronti di Osi
ride, mente tutto il racconto mostra infne analogie non tascurabili
con il mito ugaritico del cacciatore Aqhat, il che ci orienta verso
un'epoca molto pi antica (almeno il Tardo Bronzo).
In ogni caso ben probabile che questo testo abbia conservato un
nucleo di tradizioni genuinamente fenicie su Eshmun, giovane caccia
tore, principe e figlio di Sadykos, amato da Astronoe/Astarte, protago
nista di un episodio di "mort" e di "divinizzazione" (= elevazione al
rango divino). Ma forse il caso di entrare in maggiori dettagli, esa
minando isolatamente i motivi pi caratteristici del racconto.
Cominciamo dal .oco, che riveste un ruolo notevole nel mito i n
questione. Secondo i l nostro testo, i l nome di Esmounos deriverebbe o
d termine semitico-occidentale per "fuoco" o d quello che indica il
numerale ordinale "ottavo". Entrambe le etimologie antiche non hanno
fondaento linguistico'", ma sono preziose pch ci consentono d
meglio comprendere alcuni aspetti originali della prsonalit del prta
gonista, estranei tanto ad Attis che ad Adonis. La relazione col fuoco,
individuabile (erroneamente) nel nome e nel "calore" vitale, richiama
d presso il ruolo rivestito d questo elemento nella mitologia d
Melqart, l'Eracle fenicio, di cui sono noti i rapporti con Eshmun. Si
tratta di un potente mezzo di trasformazione, capace di confeire
capacit staordinarie e addirittura l'immortalit19
Un'altra tradizione vuole che Eshmun fosse l'ottavo figlio di Sa
dykos
a
. La circostanza di essere "ottavo" di una famiglia o di una dna
stia ha un valore simbolico rilevante nelle tradizioni semitiche e carat
terizza vari personaggi destinati a una sorte speciale (come David, ot
tavo fglio di Jesse o, nei miti ugaritici, la fglia del re Krta che si
chiama precisamente "Ottavia"). Esmounos, in pi, di origine reale e
questo aspetto lo si ritrova neii'Eshmun fenicio che porta l'epiteto d
"principe santo" nelle iscrizioni di Sidone d'et prsiana2 Il nome d
suo padre, Sadykos, il calco greco di un termine semitico (/d), d
una radice che esprime la nozione di "giustizia", la virt reale pr
86
eccellenza. Questo personaggio dunque chiaramente la prmeztone
archetipale di un re, antenato e modello ideale di tutti i sovrani. Si
ritrova qui dunque il legame con la regalt che caatterizza i Baal
cittadini della tradizione siro-palestinese in generale, fenicia in
particolare.
Un terzo aspetto che va sottolineato il legame di Esmounos/
Eshmun con la caci. Egli descritto come un cacciatore profonda
mente misogino. Oltre alle analogie con Adonis, il motivo si ritrova
anche nelle tadizioni sidonie su Eshmun, e precisamente nelle scene di
caccia che decoravano le mura della cappella presso la piscina, che fa
ceva parte del santuario di Bostan esh-Sheikh dedcato a Eshmun e,
forse, anche ad Astarte2 Ancora, non va dimenticato che la pratica ve
natoria era una prerogativa di re e principi nel Vicino Oriente anticon.
Restano da segnalare ancora alcuni tatti fondamentali che ee
gono dal mito di Esmounos, caratterizzandolo fortemente, e cio la sua
misoginia, che lo induce a fuggire l'amore della dea, la morte che ne
la conseguenza e la successiva elevazione al rango divino oprata c
Astonoe/ Astarte.
`
Cf. ad es. E M, 19, 9-15 e 17; Hesych., 1227.
Cf. ad es. Clearch., fr. 101; Catuli., XXIX 6-8; E M, 19, 16; Hesych.,
1226.
Cf. ad es. Hesych., 1229, 3991; Opp., Hai., I 155-67; Plin., NH, IX 70.
Qui, secondo alcune varianti (ad es. Com. Nat., Mythol., V 16; Hesych.,
1231 ), Afrodite aveva adagiato Adonis morente.
Cf. ad es. E M, 19, 16; Hesych., 1226. Cf. anche Nic., fr. 120 Schneider.
Cf. Orig., Sei. in Ez., VIII 14. Cf. anche Amm. Mare., XIX l, 11: simula
crum essefrugum adultarum religiones mysticae docent.
Citato da Eusebio di Cesarea (P.E., III 12).
Cf. Hier., in Ez., VIII 14; in fs., LXV 3.
Cf. Orph. Hymni , 56, da Pergamo, II sec. d.C.
Macr., Sat., I 21.
`
Un'interpretazione stagionale del mito di Adonis raccolta anche da Gio
vanni Lido nel VI sec. d. C. (De mens., IV 64-65: Afrodite la primavera,
Ares il mese di marzo, Adonis con cui la dea si congiunge maggio) e nei
mitografi vaticani (ythogr., III Il , 17). Associazioni sincretistiche con altri
personaggi sono poi testimoniate da Aus., Ep. 48; Hippol., Haer., V 9, 7-8 e
altri scrittori dell'antichit tardiva.
Cf. Plat., Phaedr., 276 B eschol.; Simpl., in Arist. Phys., VIII 4.
Cf. ad es. Zon., Lx. s. v. Adonideioi kepoi; Diog., l 14; Plut., De sera num.
vind., 17,560 B-0.
Cf. Com. Nat., Mythol., V 16; Hesych., 1231.
Cf. Cali., fr. 478 Pfeiffer; poich Afrodite vi aveva adagiato Adonis, le lat
tughe erano cibo di morti, un <<mangiar cadaveri)) per Eub., fr. 14 Kock.
112
BIBLIOGRAFIA SELETTIV A
I primi studi moderni sul personaggio risalgono al lavoro di J.G.
Frazer, Adonis, Attis, Osiris. The Golden Bough, Londra 1914 e al suo
successivo Adonis. tude de religions orienta/es compares, Paris
1921, dove l'eroe viene chiamato a svolgere una parte importante
nella costruzione della categoria del "dio che muore e risorge", in
sieme ad Attis e a Osiris. Qualche anno dopo comparve lo studio
sull' Adonis orientale di W.W.G. Baudissin, Adonis und Esmun. Eine
Untersuchung zur Geschichte des Glaubens an Auferstehungsgotter
und an Heilgotter, Leipzig 1911. Ha raccolto tutto il materiale classico
W. Atallah, Adonis dans la littrature et l'art grecs, Paris 1966. La
documentazione iconografica stata poi ripresa e ben presentata da B.
Soyez nella voce "Adonis" del Lexicon lconographicum Mythologiae
Classicae (1, pp. 222-29); la stessa studiosa l'autrice di Byblos et la
fete des Adonies, Leiden 1977. Sui giardini ha scritto anche G.J. Bau
dy, Adonisgirten. Studien zur antiken Samensymbolik, Frankfurt 1986.
A M. Detienne (Les jardins d'Adonis. L mythologie des aromates en
Grce, 2a ed., Paris 1989) si deve una lettura dei miti e dei riti di Ado
nis, in chiave di contrapposizione ai miti e al culto di Demetra, dea
dell'agricoltura. Da G. Piccaluga ("Adonis, i cacciatori falliti e
l'avvento dell'agricoltura", in B. Gentili - G. Paione [edd.], I mito
greco, Roma 1977, pp. 33-48) venuta invece un'accurata analisi de
gli aspetti fallimentari della caccia di Adonis. Chi scrive ha esaminato
gli aspetti orientali del personaggio (S. Ribichini, Adonis. Aspetti
"orientali" di un mito greco, Roma 1981) e poi curato gli "Atti" di un
convegno internazionale (Adonis. Relazioni del Colloquio in Roma,
22-23 maggio 1981, Roma 1984). Su Adonis come esempio peculiare
di una tipologia storico-religiosa centrata sulla teoria degli "di in vi
cenda", si vedano gli studi di U. Bianchi, in particolare "I "precedenti"
di Adonis", Studi tardo-antichi, 2, 1986 = Hestfasis. Studi di tard an
tichit oferti a S. Calderone, pp. 293-313; id., "Repetita mortis imago
e rituale di vita inestinguibile. Il caso di Adonis", in AA.VV., Filolo
gia e forme letterarie. Studi oferti a Francesco della Corte, V, Urbino
1989, pp. 121-36. I legami con Biblo, nel mito e nel culto, sono esa
minati dai contributi di P. Xella e S. Ribichini nel volume di AA.VV.,
Biblo. Una citt e la sua cultura (=Collezione di Studi Fenici, 34),
113
Roma 1994. La bibliografia pi recente su Adonis comprende: J.J.
Winkler, The Constraints of Desire. The Anthropology of Sex and
Gender in Ancient Greece, New York - London 1990; J.Z. Smith,
Drudger Divine. On the Comparison of Early Christianities and the
Religions of Late Antiquity, Chicago 1990; M. Barra Bagnasco, "Il
culto di Adone a Locri Epizefiri", Ostraca, 3, 1994, pp. 231-43; E. Li
pinski, Dieux et desses de l'univers phnicien et punique, Leuven
1995; J.D. Reed, "The Sexuality of Adonis", Classical Antiquity, 14,
1995, pp. 317-4 7; E. W ili, "Adonis chez l es Grecs avant Alexandre",
Transeuphratne, 12, 1996, pp. 65-72; M. Torelli, "Le Adonie di Gra
visca. Archeologia di una festa", in F. Gauthier - D. Briquel (edd.),
Les Etrusques, !es plus religieux des hommes. Actes du Colloque in
temational (Paris, 17-19 novembre 1992), Paris 1997, pp. 233-91; H.
P. Miiller, "Sterbenden und auferstehende Vegetationsgotter? Eine
Skizze", Theologische Zeitschrift, 53, 1997 = Veritas Hebraica. Alt
testamentliche Studien, Fs. fir E. Jenni zum 70. Geburtstag, pp. 74-
82; id., "Unterweltsfahrt und Tod des Fruchtsbarkeitsgottes", in R.
Albertz (ed.), Religion und Gesellschaf. Studien zu ihrer Wechselbe
ziehung in den Kulturen des Antiken Vorderen Orients, l , Keve
laer/NeukirchenVluyn 1997, pp. 1-13; M.S. Smith, "The Death of
"Dying and Rising Gods" in the Biblica! World. An Update, with Spe
cial Reference to Baal in the Baal Cycle", SJOT, 12, 1998, pp. 257-
213; T.N.D. Mettinger, "The 'Dying and Rising God'. A Survey of
Research from Frazer to the Present Day", Svensk Exegetisck Arsbok,
63, 1998, pp. 111-23.
114
ATTIS
Il caro estinto
MARIA GRAZIA LANCELLOTI
Ma pi saggia, ma tanto
Meno inferma dell'uom, quanto le fali
Tue stirpi non crdesti
O dal fato o da te fatte immorali
(G. Leopardi, L ginestra o il fiore del deserto)
Nelle tradizioni mitico-rituali relative ad Attis', la morte un tema
centale che accompagna e caratterizza il personaggio dalle primissime
attestazioni fino alle pi tarde rielaborazioni. Tale tema si presenta tut
tavia con formulazioni e implicazioni divere tanto sul piano mitico
che su quello rituale a seconda delle epohe e dei luoghi di culto. Ap
pare quindi necessario proe a un'analisi storica della doumenta
zione mirante a distinguere, per quanto possibile, le diverse fasi e le
varie motivazioni ideologiche che hanno di volta in volta influito sulle
trasformazioni del personaggio, rendendolo "funzionale" alle spcifche
esigenze delle culture in cui nato e/o stato accolto.
l. Il mito
L'analisi della doumentazione relativa a Attis stata pofonda
mente influenzata dalla distinzione oprata da H. Heping2 sulla base
delle testimonianze letterarie classiche, fra una versione defnita "figia"
e una versione defnita "lidia" del mito pr la loro ambientazione, e
da qui che conviene prendere le mosse. Nella prima "versione" il tratto
caratterizzante sarebbe la morte del personaggio a seguito dell' autoevi
razione, nella seconda la sua uccisione ad opera di un cinghiale.
La versione "frigia" del mito di Attis ha come autori di riferimento,
in ordine cronologico, Ovidio, Pausania e Arnobio.
Nel racconto di Ovidio' Attis un giovanetto frigio di staordinaia
bellezza che, amato castamente dalla Madre degli di, si consacra a lei
115
giurandole etera fedelt, ma la tadisce poi con la ninfa arborea Sagari
tis, con conseguenze tragiche per i due amanti. La ninfa soccombe in
fatti sotto i colpi inferti dalla dea al suo albro, mentre Attis impazzito
fnisce con l'evirars{
Pausania\ d parte sva. riporta la storia defnendola un racconto
indigeno (epichorikos logos) che si narrava a Pessinunte. Durante il
sonno Zeus ha un'emissione seminale che cade sulla terra fecondan
dola. Ne nasce un daimon chiamato Agdistis provvisto di organi ses
suali sia maschili che femminili. Gli di spaventati lo evirano. Dal
membro spunta un mandorlo carico di frutti: una figlia del fiume San
gario ne coglie uno e se lo pone sul grembo, il frutto scompare e la
fanciulla incinta. Il bimbo che nasce viene esposto, ma si salva ga
zie alle cure di un capro. Man mano che cresce egli si rivela di una bl
lezza senza pari e Agdistis se ne innamora. Giunto all'et delle nozze,
Attis viene inviato dai parenti a Pessinunte afnch sposi la figlia del
re. Proprio mentre s sta intonando il canto nuziale compare Agdistis
che provoca la pazzia negli astanti: in particolare Attis, in pa alla
mania, si evira6 seguito dal suocero. Agdistis si pente di ci che h
fatto ad Attis e chiede a Zeus che il corpo del giovane non imputidisca
n deperisca.
Secondo la versione di Aobio\ infine, in Frigia sarebb esistita
una roccia enorme chiamata dagli abitanti del luogo Agdus. Pietre
prese da essa, secondo l'oracolo di Temis, erano state gettate d Du
calione e Pyrrha sulla terra, allora priva di mortali; d questa roccia f
formata anche la Grande Madre, poi animata divinamente (divinitus).
Mente questa dormiva quietamente sulla sommit della roccia, venne
concupita incestuosamente da Giove. Avendo lottato a lungo serza ri
uscire a possederla, il dio fustato eiacul nella pietra. La pietra con
cep e nacque Agdistis, cos chiamato dal nome della madre (cio la
roccia). Questi era particolarmente violento e feroce, androgino e ani
mato d un'insana libidine. Con la sua forza staordinaria egli deva
stava tutto ci che incontava non curandosi n degli di n degli uo
mini. Gli di riunitisi si domandarono come si potesse ridurre tale vio
lenza. Alla fine l'incarico venne affidato a Liber il quale, conoscendo la
fonte alla quale era solito dissetarsi Agdistis, ne miscel l'acqua con
del vino. Bevendola, Agdistis cade in un profondo sopore. Liber gli
leg allora gli organi sessuali alle piante dei piedi cosicch al suo ri
sveglio, muovendosi, egli fin per autoevirarsi. Dalla ferita flu una
quantit immensa di sangue che imbevve la terra, d cui subito naque
116
un melograno carico di frutti. Nana, figlia del re Sangarius (o del fume
omonimo )8, prese un frutto e se lo pose nel grembo rimanendone in
cinta. Ritenendola disonorata, il padre la recluse condannandola a mo
rire di inedia. Ma la Madre degli di la sostent con mele e altri ali
menti e Nana partor un figlio. Sangarius ordin alllora che fosse
esposto, ma il bimbo riusc comunque a sopravvivere9, venendo nu
trito con latte caprino e gli fu dato il nome di Attis. Dotato di stordi
naria bllezza, egli divenne il prediletto della Madre degli di e di Agdi
stis. Quest'ultimo si present al giovane, ormai cresciuto, come un
compagno dai modi adulatori, conducendolo per selve e donandogli la
selvaggina d lui cacciata, che Attis faceva passare pr sua preda. Ma
una volta, ubriacatosi, egli confess sia l'amore di Agdistis che i suoi
doni. Allora il re di Pessinunte, Midas, desiderando allontanare il gio
vane da una tale relazione infamante, lo destin al matrimonio con sua
figlia e, affnch nulla potesse interrompere i festeggiamenti, fe
chiudere la citt. Ma la Madre degli di, che conosceva il destino
dell'adolescente e sapeva che egli sarebb stato salvo tra gli uomini
fintanto che non si fosse sposato, con la sua testa sollev le mura della
citt e vi penetr. Vi penetr anche Agdistis bruciante di rabbia e
infuse furore e insania in tutti i convitati. I Frigi in preda al panico u
larono all'apparire delle dee, la fglia della concubina di Gallus si recise
il seno e Gallus stesso si castr; Attis prese la fstula con la quae
Agdistis incitava alla follia e pieno di fria si evir sotto un pino. Con
il fluire del sangue se ne and anche la vita. La Grande Madre raccolse
le parti tagliate e le seppell avendole prima coperte e avvolte nella
veste del defunto. Dal sangue versato nacque una viola che circond il
pino. La promessa sposa, la, copr il petto del giovane senza vita con
morbida lana, lo pianse con Agdistis e infine si uccise. Il suo sangue
venne tasformato in violette purpuree. Anche la Madre degli di sparse
lacrime dalle quali spunt un mandorlo, quindi port nel suo antro il
pino sacro sotto il quale Attis si era evirato e si un alle lamentazioni
funebri di Agdistis percuotendosi il petto e camminando intoro al
tonco dell'albro. Agdistis implor poi Giove affnch Attis torasse
alla vita, ma ci non venne consentito. Il dio accord invece che il
corpo di Attis non fnisse in putredine, che i suoi capelli crscessero
sempre e che il dito pi piccolo si muovesse in eterno. Soddisfatta d
questi favori Agdistis consacr il corpo del defnto a Pessinunte e lo
onor con cerimonie annue e servizi sacerdotali.
117
Fin qui i tre racconti che costituirebbero, con altri testi minori, la
"versione figia". Come evidente, solo alcuni elementi sono comuni
ai racconti di Pausania e Arnobio che, a ben veere, diferiscono a loro
volta in alcuni tratti fondamentali d quello di Ovidio, che non pu
quindi essere considerato una semplice vaiante della versione "figia".
Un dato, in paticolare, richiama decisament l'attenzione. Mente nel
caso di Pausania e di Arobio le vicende di Attis appaono caatteriz
zate da una certa pasivit del protagonista che accetta (o addirittura su
bisce) le attenzioni di Agdistis, o di Agdistis e dlla Grande M
(come la decisione dei parenti o del re Mida di farlo sposae), nella ver
sione di Ovidio egli autore d una vera e propria trasgressione:
l'unione, non consumata secondo le alte due versioni, qui invece si
realizza ed aggravata dal giuramento di feelt alla Gande Mae pr
stato da Atts nel tempio della dea. Qui l'episodio dell'evirazione san
cisce il fatto che una fedelt esclusiva nei confonti della dea - giudicata
impossibile a mantenersi poich sempre e ovunque pu comparre una
ninfa tentatrice - possa ralizzasi solo attaverso il sacrifcio estemo
della propria virilit.
Per quanto rguarda invece le versioni d Pausania e Arnobio, c
mune ad esse l'idea che il raporto ta Agdistis e Attis sia rovinoso
per quest'ultimo nel momento in cui sta per sposasi. Conseguenza ne
l'autoevirazione che causa la morte dl personaggio, pur mitigata
pazialmente dall'incorruttibilit del suo corpo. Sembra manca del
tutto qui l'idea che il rapporto ta Agdests e Attis sia stato prima san
cito d un qualsivoglia "patto" in seguito violato d giovane1: Attis
acconsente ale nozze senza alcuna prevenzione, piuttosto Agdists a
reagire violentemente scatenando la follia che spinge il giovane al ge
sto fatalen.
L'idea di un vincolo "sacro" tra Attis e la divinit femminile non
un'esclusiva di queste versioni, ma ritorna in una serie di testi che d
scrivono Attis come il sacerdote iniziatore dei culti della Grande Madre,
che spesso paga con la morte l'assoluta dedizione alla dea. Nel Carme
CCXX del VI libro dell' Anthologia Paain (Dioscoride)12 il puro
Atys defnito curatore dl talamo (thalamepolos) di Cybele. Es
sendo riuscito a mettere in fuga un leone battendo il tamburino sacro
mentre si reca da Pessinunte a Sadi, egli promette d efa alla <
una sacra "cella" sulle sponde del fiume Sangario. Nel Carme LX d
Catullo13 Attis un giovane eviratosi in prda all'insania infusagl w
118
Cybele, che viene presentato come "cap" dei Galli, cio dei sacedoti
eunuchi della dea. Il li dio Attis come istitutore del culto di Rhea presso
Lidi, Frigi e Samotraci rcordato dallo pseudo-Luciano1 Anche E
menesiatte, secondo Pausania15, conosceva una tadizione relativa a
Attis come sacerote fondatore del culto della Grnde Madre, pur con
un cammino inverso rispetto allo pseudo-Luciano, poich si tatta d
un frigio trasferitosi in Ldia.
Secondo la versione di Servio16 Attis un bellissimo fanciullo con
sacrato alla Grande Madre; in questo caso l'evirazione e la morte sono
conseguenze del tentativo di sfuggire al r della sua citt che Io concu
pisce: infatti il giovane evira il re che, morente, lo evira a sua volta. I
saceroti della Grande Mad lo tovano agonizzante sotto un pino, lo
portano nel tempio e qui lo seppelliscono e in ricordo di questo
evento che essi si evirano.
Anche nel caso della c.d. versione "li dia" ci toviamo di fonte a te
stimonianze tutt'altro che omogeneee, dai tratti molto diferenti. Esa
miniamole
i in dettaglio.
Erooto1 narra di un certo Atys, fglio di Creso, ucciso nel corso d
una caccia al cinghiale per mano di un principe figio di nome Adraste,
figlio di Midas e nipote di Gordiesll. L'antefatto della vicenda va
cercato nel crimine commesso da Gige che, uccidendo Candaule, h
preso per s la moglie di quest'ultimo e si impossessato del rgno d
Lidia. La Pythia profetizza che tale misfatto sa vendicato sul quinto
(quao)19 discendente della stirpe mernade2 Si tatta di Creso, so
vrano dalle immense ricchezze, il quale sembra aver attirato su di s
l'ira di un dio poich si ritiene il pi felice degli uomini21 Egli p
di due fgli, uno eccellentissimo in tutto e molto amato, Atys, l'alto
invece sordomuto e non tenuto in alcun conto d pa. Un sogno
rivela a Creso che perder il figlio prdiletto a seguito di una ferita e
punta di ferro. Egli cerca allora in tutti i modi di vanifcare (o almeno
ritardare) l'avvenimento nefasto: per prima cosa fa sposae suo figlio,
poi elimina dagli appartamenti degli uomini tutte le ami pr evita
che il fglio possa accidentalmente ferirsi. Nel fattempo arva alla
corte uno staniero che chiede di essere purificato poich ha commesso
un assassinio; si tratta di Adraste, un principe figio che ha a
cidentalmente ucciso suo fratello e prtanto, spogliato delle sue prro
gative, stato esiliato dal padre. Compiuti i riti catatici, Creso lo a
coglie a corte. Una delegazione dalla Misia avverte il re che un enorme
119
cinghiale devasta i campi di quella regione e chiede un sussidio di uo
mini capitanati da Ats. Creso concede volentieri gli uomini ma rfiuta
di inviare il figlio col pretesto che impegnato d matimonio.
Venuto a conoscenza del fatto, Atys si reca dal padre e gli chiede perch
sia stato privato di quelle imprese che sono motivo di onore, cio la
caccia e la guera. Il padre gli rivela allora il sogno, ma Atys fa notae
a Creso come la caccia al cinghiale non rientri nelle azioni a rischio: si
tratta di combattere un animale e non un uomo armato. Creso si
convince, ma pone Atys sotto la protezione di Adraste; propro
quest'ultimo durante la caccia manca il bersaglio e colpisce con la sua
asta Atys, che cos ferito mortalmente. La notizia scatena le laenta
zioni del re, che comunque perdona Adraste poich rconosce in lui non
la causa ma lo strumento della morte di Atys, voluta invece d una
divinit. La narrazione si conclude con il suicidio di Adrast sulla
tomba del giovae principe.
Lo scoliaste che commenta l' Alexipharacon di Nicand2 fa d
Attis un giovane pastore frigio aato dalla Mae degli dei che lo ri
colma di onori al punto d suscitare l'invidia di Zus, che ne provoa
la morte inviandogli conto un cinghiale.
Anche per Ermenesiatte Attis un sacerdote che muore ucciso dalla
bestia selvatica inviata da Zeus e la colpa la medesima: i toppi onor
che le conferisce la Meter suscitano l 'ira della divinit. Difcile infne
l'interretzione del passo di Plutarco2 che parla di due Attis, un sirio
e un acade, entrambi uccisi da un cinghiale.
Va infine rcorata un'altra versione, a torto defnita "eveei
stca":, che non pu essere ascritt n alla tadizione "frgia" n a
quella "lidia", il racconto di Diodoro Siculo (III 58, l -59, 8). Cybele,
fglia di Maion, re di Frigia e Lidia, e di una donna chiamata Dyndi
mene, viene esposta alla nascita sul monte Cybelus. Tenuta in vita d
latte delle belve feroci, la piccola in seguito allevata d alcune donne
che pascolano le greggi e che la chiamano Cybele. Crescendo, ella r
vela doti non comuni: bellissima e virtuosa, inventa strmenti musi
cali e guasce con riti di purifcazione babini e greggi e per questo
viene chiamata "madre della montagna". Essa amata di un amore c
sto da Marsia. Nel fiore della giovinezza si innamora di un giovane dl
luogo, chiamato Attis e, unitasi a lui, concepisce un fglio. Contem
poraneamente viene riconosciuta d suoi e accolta nel palazzo; ma
quando suo pae si accorge che non pi vergine, mette a morte il
120
giovane e le nutrici e lascia i corpi insepolti. In preda al dolore Cybele
vaga per il paese accompagnata da Masia2, mentre pestilenza e castia
attanagliano la Frigia. Interrogato un dio (imprecisato) sul modo d
superare le disgazie, questi risponde che il coro di Attis deve esse
sepolto e Cyble deve essere venerata come una divinit. Poich non
pi possibile recuperare la salma del giovane, i Frigi erigono una sta
tua davanti alla quale, nel tempo opportuno, intonano lamenti fnebr
espiando cos l'ira di colui che era stato ingiustamente punito. Tali
riti, riferisce ancora Diodoro, continuano a essere pratcati anche al
suo tempo. Per quanto riguarda Cybele, nei tempi pi antichi i Frigi le
elevaono atari sui quali celebravano sacrifci annuali; successivamente
essi eressero un tempio sontuoso a Pessinunte e furono introdotti riti
magnifci di cui fu promotore il re Midas.
Le diverse tradizioni mitiche su Attis qui presentate appaono poi
ricordate o alluse in passi di ati autor e in alcuni casi reinterretate
alla luce di istanze filosofiche e rligiose che, pur acordand loro si
gnifcati "nascosti" e rileggendole in chiave allegorica o naturistica,
non ne modificano sostanzialmente le sequenze narrative.
* *
*
Come si evince da questa rapida rassegna, la morte di Attis una
costante delle tradizioni mitiche su di lui incentate anche se con dlle
significative varianti: proprio queste ultime devono essere attentaente
vagliate allo scopo di ricavare informazioni sui diversi momenti della
"storia" del personaggio.
Una fonte forse troppo trascurata pu costituire il bandolo di questa
complicata matassa. Si tratta del I libro delle Historia di Erodoto nel
quale lo storico riporta la tadizione secondo cui i pi antichi regnanti
della Li dia discendevano da Lydus, a sua volta fglio di Atys. Esistono
alte varianti della lista, in cui Atys appare sempre con piena dignit
regale. La lista riportata da Dionigi di Alicamasso2 la pi completa,
presentando la successione Zus-Masnes-Kotys-Atys-Lydus. Tai t
zioni genealogiche, e quella di Dionigi in particolare, sottolineano
come la regalit lidia, quella dei Mermnadi, discenda direttamente m
quella figia. Si potebbe anzi d che, d punto di vista dei Lidi ch
elaborarono tale lista2, Atys rappresenti l'anello di congiunzione tra la
121
regalit "frigia" e quella "lidia", in un continuum genealogico det
minato dal fatto che il potere passa d padre in fglio senza interru
zioni.
Se la versione "figia" del mito fosse la pi antica, bisognerebbe
pensare che i Lidi avessero scelto quae "pa" del loro eponimo
(Lydus) un dio castrato che muore prima di sposarsi. Ma, per quanto
paradossale possa appaire, il nome stesso di Attis, con le sue varianti
pi o meno grecizzate, signifca in figio proprio p2. Esso a
pare dunque un tratto arcaico e orginale di questo peronaggio che
permane anche in epoche successive, quando gli vengono attribuite
fnzioni addirittura opposte.
Se, come emerge dalla fonte erodotea, le prerogative regali attri
buite a Attis caraterizzano questo personaggio in una delle attesta
zioni pi antiche2, occorre allora volgere il nosto sguado alla regalit
nel mondo vicino-orientale in generale e anatolico in paticolare, allo
scopo di rintacciare suoi eventuali "precedenti"
.
A questo proposito,
va sottolineato
.
il
.
olo del r
7
io quale sommo
rdote a
ervizio
della grande diVlntt femmmile , tratto che la Fngia condivide con
alte culture del Vicino Oriente, dalla Fenicia alla Mesopotamia. Ma
particolarmente interessante notare che un importante ruolo cultuale del
re e della faiglia reale gi bene attestato proprio nel mondo ittita3\
alcuni reperti archeologici anatolici, pur di non agevole lettura,
farebbero addirittura pensare all'esistenza di quello speciale legae
rituale tra dinasta e divinit femminile che va sotto il nome d
hiergami
3
In ambito mitologico ittita il fondamento di una regalit prototi
pica basata sul conferimento del regno al monarca d parte di una divi
nit femminile si ritrova chiaramente nell'episodio di Hupaiya, ch
mostra d'altra parte interessanti analogie con alcune delle tradizioni mi
tiche relative ad Attis:. Il rapporto famiglia reale/divinit femminile
appare cosi come una sorta di filo rosso che lega l'antico mondo ittta
a quello figio. D'alta parte le testimonianze epigrafiche e archeologi
che non offono alcuna indicazione sulla prsenza di un culto, o co
munque sulla natura divina di Attis in terra frigia in epohe anteenti
alla sua comparsa in Grecia (I sec. a. C.). Attis appare invece come
un antroponimo piuttosto diffuso, anche se ripetute attestazioni in
contesti religiosi suggeriscono che si abbia a che fae con un pr
sonaggio di spicco della classe al potere, se non addirittura con il r
stesso a cui, in continuit con le tradizioni ittite, erano affidate le mas-
122
sire incombenze religiose. In seguito tale nome dovette passae a
indicare una carica sacerdotale o comunque un "agente del sacro", anche
se la natura dei culti in cui il nome di Attis (nella variante paleofrigia
Ates) coinvolto sono di difcile valutazione1 Il nome appae inciso
sul vasellame ritrovato nel tumulo D presso Bandyir, in un contesto
inequivocabilrente fnerrio". Con le strutture fnerarie apare in
rapporto anche la divinit femminile anatolica {tipo "Grande Ma")3
Una conferma del legame ta grande d e dinastia rgale figia
attestato dal monumento rupeste di Yazilikaya, altrimenti noto come
"tomba di Midas": la struttura, nella cui nicchia verosimilmente si
colloava una statua della Grande Madre, dedicata da Ates a Midas3
Come emerge dai diversi racconti ritici, non solo importante la
collocazione di Attis in Frigia, ma anche il suo stetto legame con un
luogo preciso di questa regione in cui, seondo il mito, egli muore e
viene pianto, cio Pessinunte. La tadizione pi antica relativa al culto
di Attis in questo luogo sembra quella testimoniata dal racconto d
Diooro Siculo, che stabilisce un legame tra Cybele e Attis che d
verge sia dalla versione "Iidia" che d quella "frigia"; essa si ricollega
piuttosto alla tradizione di cui testimone Erodoto, che fa di Atys un
re e, in quanto tale, oggetto di un culto particolare alla sua morte. Nel
racconto di Diodor infatti possibile riconoscere le diverse fasi d una
lotta dinastica tra il re Maion, pa di Cybele, e Attis, giovane "dl
luogo" amato dalla fanciulla, che viene ucciso. Tale evento priva la
principessa del proprio maito che , come tale, un possibile aspirante
al trono "di Frigia e Lidia" ma, soprattutto, priva il fglio nascituro dl
riconoscimento da parte del proprio padre rendendolo cos irrediabil
rente "illegittimo". La morte di Attis provoca un sovvertirento
dell'ordine cosmico che si rassester solo dopo che, attraverso una
consultazione oracolare, sa fondato un culto torbale di tipo regae
per Attis e un culto per Cybele; l'esistenza di una tomba di Attis a
Pessinunte attestata del resto anche d Pausania3 Negli eventi suc
cessivi alla morte di Attis sono presenti due teri che appaiono in con
tinuit con l'ideologia e le pratiche rituali ittite: da una parte, il sovver
tirento delle leggi naturali (peste, caestia) determinato d un assassi
nio, dall'alta la necessit di pacifcare l"'ira del moro".. Infatti, p
prio come nel racconto di Diodoro, le conseguenze che scatena un as
sassinio nella cultura ittita possono provocae veri e propri stravolgi
menti della realt per l'impurit che ne consegue e l'ordine pu essr
ripristinato solo dali' intervento della divinit 4; in altri casi l'azione ri-
123
tuale deve essere rivolta direttamente alla pacifcazione dell' assassi
nato41. Anche l'indagine oracolare, utilizzata nel rituale ittita per sco
prire le cause di particolari eventi negativi, si ritrova nel racconto c
lata nella non meglio specifcata interrogazione del dio e nella sua ri
sposta". Ancora, interessante la constatazione che, secondo i rso
conti oracolari ittiti, i morti chiamati in causa sono spesso di alta con
dizione sociale, indizio del loro coinvolgimento in lotte pr il potere,
proprio come avviene nel conflitto tra Maion e Attis, che traspare chia
ramente nel resoconto erodoteo sotto la vernice "ro-mantica" dell'amore
ostacolato; infne, degna di nota l'attestazione, sempre in ambito it
tita, della consacrazione di localit come tentativo di pacifcazione
dell'ucciso di alto lignaggio. L'alterazione dell'ordine cosmico nel rac
conto di Diodoro pu inoltre essere messa in connessione non solo con
l 'ira di Attis, ma anche con quella della stessa Cybele: l'offesa a una
dea e le sue conseguenze, il rapporto ta uccisione/peste/sterilit sono
motivi che si ritrovano tanto nel Vicino Oriente che nel mondo
geco4
La versione del mito riportata d Diodoro Siculo inserisce dunque
Attis all'interno di una lotta dinastica che si conclude con l'istituzione
di un culto tombale. Ma tanto il legame tra divinit femminile e rga
lit, quanto l'istituzione permanente di un culto funeraio legato al
monarca, appartengono gi al modello regale anatolico. Del primo si
gi detto; per quanto riguarda il secondo, il rituale relativo ai fnerali
reali ittiti pervenutoci d Boghazkoy4 attesta che la morte del re, in
quanto garante dell'unit del paese, sommo sacerdote e guardiano
dell'assetto cosmico, provoca uno sconvolgimento dell'ordine attuale
che deve essere ripristinato attraverso una corretta esecuzione dei riti
funerari. Il "grande pccato" (cio lo sconvolgimento) che colpisce il
paese avviene proprio nel momento in cui il re "diventa dio", cio
muore: la morte segna il passaggio a una dimensione diversa, quella
divina"', che per non esclude che i regnanti defunti siano considerati e
continuino a essere trattati come dei morti. Il culto dei re defunti si
modella su quello riservato alle divinit anche se, a differenza di quanto
avviene per i templi, i loro mausolei, le "Case di Pietra", sono delle
strutture "chiuse", gestite autonomamente e in
_
rado di assolvere "in
proprio" a tutte le necessit di un culto continuo .
La notizia di Diodoro sembra proprio fare riferimento a un' istitu
zione di questo tipo localizzata presso Pessinunte47 Si pu quindi ipo
tizzare con ragionevole fondatezza che il pi antico culto tributato a
124
Attis fosse relativo a un personaggio .di stirpe regale, sul tipo d
quello prestato in epoca ittita, e probabilmente ancora in epoca frigia,
ai re e principi defunti".
Agli inizi del VII secolo la prdita di indipndenza d parte della
Frigia comport la destituzione della monarchia regnante4, anche se il
centro di Pessinunte continu a mantenere un certo grado di autonomia
che port, con certezza a partire dal I sec. a. C., all'istituzione di un
"tempio-stato" governato da una casta sacerdotale al cui vertice si to
vava un sacerdote che portava il titolo sacro di "Attis". Se, come ri
tengo di avere dimostrato, a Pessinunte si tributava un culto presso
una tomba nella quale, verosimilmente, era sepolto un principe della
casa regale frigia, le vicende politiche successive incisero probabil
mente sull'ideologia soggiacente a tale culto, tasformando anche la
struttura del luogo sacro, con cambiamenti rilevanti nel sacerdozio e
nelle sue funzioni. Per quanto autonome, le antiche "Case di Pietra" it
tite mantenevano stretti rapporti con l'apparato centrale dello stato, del
quale erano esse stesse emanazioni. Il tempio-stato di Pessinunte, in
vece, pur nella continuazione delle pratiche cultuali relative alla
"tomba di Atti s", non avr pi come punto di riferimento la ormai
scomparsa monarchia frigia; fondamento della sua teocrazia sacerdotale
sar piuttosto un "nuovo" e paradossale modello dinastico, quello di un
"anti-re", basato sulla sterilit e quindi sulla non-ereditariet. E'
precisamente la c.d. versione "figia" del mito a fondar questo nuovo
modello: Attis, proprio come nel racconto di Diodoro, continua a ri
manere un personaggio "che muore", anche se qui ci avviene in con
trapposizione al modello regale tradizionale, cio senza discendenza. Il
culto tombale originariamente riservato al re defnto si tasforma cos
in un culto tombale riservato a un non-re defnto51 A partire d una
concezione del personaggio come re (si riprduce ed padre), si verifca
dunque una trasformazione che fa di questi il "tipico" sacerdote di Pes
sinunte (il quale non pu e non deve riprodursi n pu, quindi, essere
p
a
)
S2
.
In questo processo storico di riadattamento, il seppellimento di At
tis e il culto funerario a lui prestato non sono i soli elementi di conti
nuit con la preedente tradizione mitico-rituale: si conserva anche il
tema arcaico dell'amore esclusivo della dea per il giovane che, negativo
per quanto riguarda l'esistenza dell'uomo e la sua normale vita biolo
gica, permette che la morte sia la porta d'accesso alla "divinizzazione".
125
Muore il pastore Attis, sia esso re, sacerdote o entrambi, ma nasce il
dio/eroe Attis5
L'interpretazione qui proposta sembra quella che, meglio di altre -
pur nell'ipoteticit cui costringe la documentazione - rende conto abba
stanza organicamente di una serie di temi e di elementi che altrimenti
resterebbero senza adeguata spiegazione. Incerta rimarrebbe, in partico
lare, la funzione del culto di Attis nel periodo della teorazia a Pessi
nunte se non lo si immaginasse come un culto eroico-regale, pur sui
generis, fondato appunto dalla versione "frigia" del mito.
La versione "lidia" del mito di Attis, in cui il giovane muore uc
ciso d un cinghiale e che appae una complessa rielaborazione di un
pi antico "mito di caccia", sembra invece ricollegabile all'ideologia
"regale", come indicano i numerosi paralleli in area vicino-orientale. I
miti di caccia, nati all'interno di societ di cacciatori-raccoglitori, mi
rano a fondare le regole che presiedono all'attivit venatoria: la pate
della preda che compete al/alla "Signore/a degli animali", il modo cor
retto di consumare la cacciagione, i divieti o le regole che si devono
osservae per avere successo in un'attivit dalle forti connotazioni sa
crali. Nelle culture dei coltivatori sedentari tali miti possono conti
nuare a esistere, ma appaiono rifunzionalizzati per esprimere atta
verso l'antico linguaggio, nuovi contenuti 5. In questo ambito, la cac
cia - cos come avviene nella realt storica - ormai prerogativa preva
lente dei nobili, soprattutto principi e r5 Un mito di caccia, certo
profondamente rielaborato, dunque ancora rintracciabile nelle sue li
nee essenziali nell'episodio di Adraste e Atys riportato d Erodoto, e
appae nelle alte testimonianze sottoposto a ulteriori reinterpreta
zioni. Nel racconto di Erodoto esso ravvisabile sia nell'episodio della
caccia al cinghiale, sia nella contrapposizione che si delinea tra attivit
venatoria e istituto matrimoniale, che impedisce di svolgere con suc
cesso i propri doveri di cacciatore. Ali' intero del testo erodoteo il rac
conto tende piuttosto a dimostrae che occorre comportarsi con umilt
per non incorrere nella vendetta divina, accettando in ogni caso il pro
prio destinos.
Secondo la tradizione riportata dallo scoliaste di Nicandro, la pdi
lezione della Grande Madre pr Attis e la devozione di quest'ultimo p
la dea scatenano la gelosia di Zeus, che invia il cinghiale mortifero.
Qui l'episodio della caccia sembra restare in secondo piano, rimandando
piuttosto la vicenda al noto tema delle conseguenze nefaste che implica
126
il rapporto d`amoretra una divinit e un essere umano L`intervento
diZeuscostituiscelanormalizzazione"poiche sancisce la separazione
traidue livelli.untema anch`esso largamente presente in vari miti d
caccia.Ilcollegamentocon un arcaicomito di cacciatrapela piuttosto
chiaramenteanchenellatradizioneriportatadaPausania(Ermenesiatte),
incuisi raccontadiunapartecipazionediAttisaduna battuta dicaccia
dalleconseguenzetragiche.lntaletradizionetroviamoconnessiil tema
dell`attivit venatoriae quello del sacerdozio. Che si tratti di una so-
vrapposizione di due motivi diversi sembra deducibile da| particolare
cheZeus, volendo sopprimere Attis. un sacerdotesterile e quindi p|e-
sumibilmentepocovirile",creilacircostanza della cacciaalcinghiale,
certo non terreno ideale di prova pe| lui, ma adatto piuttosto ai veri
uominidistirperegale. Sihaquiprobabilmenteilrisultato diunacon-
taminazione tra il tema del principe sfortunato e quello del sacerdote
chedallaFrigiamuoveversola Lidia, entrambi presenti nel dossier d
Attis.
Se nella versione di Diooro e in quella lidia" la morte di Attis
oriina esclusVamentancmto funerario, senza che si abbiano in-
formazionvdluidoa,aellaverge___a'csiste
^
-
_ _
-
invece un segI|pJe|Iua sfortunata vicenda. Attis, dopo la morte,
mj') tegrit del coqo(Pausamacms:ai
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mento ddit e- fi crcsitaJcape.h(Arnobio). Tutto cio
non de.;tta v _
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'|_;oservazionedelcoqtconepitI1tiqropg ..
c_|i(a \_n resurre
tn. yncnycecsplicit;pn(
negatag Zeits.]amortedi_ costitisc(lnoJocydlcult
stesso. egli deve morire e il suo trapasso gli garantisce il passaggio
nell
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trasformato, nonpuo pi tomarfer(ti a QJ. _ _ui -
g, da| corpo imputrescibile dotato di minimi movimenti, testi-
I\I
iano
_
sua
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come avviene pergli altri defunti, ridotto a uno stato Iarvale, ma si
trova in una connepyqopos
mentea favo.:uc|vIvcoti, alla suegua di certi antenati o degli stessi
eroi_recu| sqotji;tcry(_onsempre cso!o bn-
fici)n
IUrr|lu|u
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er|osn;p,an(epj(i;)a_mo[(gt_l
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parte, co_Jito_
ci
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s
l`.
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t
i
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i
. ..
127
"rtomo", cos sembra esclusa anche una convivenza di Attis con la
dr Madre in una dimensione oltremondana. Al contario, proprio
l drideMadre, ameno nella versione di Amobio, a intodurre po
totlpicamente una serie di prassi rituali funerarie che servono ad assicu
ra adAts
una corretta sepoltura e una permanenza stabile nell'aldia.
-----
-- . ------
2. Il culto
Anche sul piano del culto appare confermata la dimensione fnebre
di Attis: innumerevoli sono le testimonianze greche e latine relative a
un rituale funerario caraterizzato da pianti e lamentazioni, il quale ri
calca il modello della lamentazione mediterranea pre-cristianar. Quest'
ultima, come noto, ha come fne il recupro della morte che da dato
naturale inaccettabile viene inserita nella sfera culturale e trasformata in
valore. Seondo le parole di De Martino, se il lamento non reso, il
morto non entra nel regno dei morti e rsta nella rischiosa condizione
di caavere vivente, che tormenta i vivi torando in modo irrelativo;
d'alta pae nel corso della lamentazione le valenze di allontanamento
si legano dialetticamente a quelle di rappropriazione, di interiozzazione
e di rapporto sul piano dei valori morali, sociali, politici, poetici e
conoscitivi 6
Un dato pressoch costante nella tradizione rituale relativa a Attis
poi il riferimento delle fonti alla Frigia come luogo in cui furono
istituite le celebrazioni di lamentazione. Lo scoliaste deli'Alexi
phrcon rifersce la versione "lidia" del mito di Attis< a fondazone
delle cerimonie primaverili dei Fri
3
mso .
I tendini del dio, che pr l'intervento dei vari personaggi sono mes
si in condizione di rinsaldare le ossa ricomposte nel giusto ordine, r
stituiscono capacit di movimento e vita al corpo. Dioniso giace a ter
ra ferito mortalmente, gli hanno reciso il tendine che lega la caviglia al
malleolo. Zeus lo fa rialzare destandolo d un sonno che, simile alla
morte, sospendeva momentaneaente la sua condizione sovrumana3..
Demetra ricrea l'armonia delle sue membra, lo fa nascere giovane come
la prima volta3; Rhea ricompone il corpo e il dio rivive, per la tr
volta: la prima da Semele, la seconda da Zeus, la terza dopo lo smem
braento ad opera dei Titanf'.
Apollo riceve dai Titani o d suo pade Zeus l'ordine di seppllire
Dioniso. Egli obbedisce e si reca al Paaso pr deporlo alle falde dl
monte a Delf presso il tripode3 La sua azione prouce efetti non di
versi d quelli ottenuti dagli altri artefci della nuova armonia delle
membra di Dioniso. Riunendo le parti del corpo che i Titani avevano
smembrato, Apollo lo fa risalire dal mondo inferiore, gli d nuova vita
e il vero salvatore di Dioniso, celebrato in un inno come Diony
sodotes colui che dona Dioniso.
188
Gli stessi carnefci, dopo avere fatto a pzzi la vittima e averla se
polta ricomponendo nell'ordine le membra vedono Dioniso risuscitare
vivo ed integro' e raggiungere la divina celeste dimora41
La \icenda per la quale Dioniso raggiunge una nuova vita ha, nel
mito, anche altre conseguenze. Atena d allora in poi chiamata Pal
lade per il fatto che il cuore del dio ha palpitato nelle sue mani. I Ti
tani raggiungono il Tartaro, loro defnitiva collocazione nel cosmo.
Secondo alcuni solo allora Atlante trova posto in ocidente ove ha il
compito di sostenere la volta celeste4 La punizione dei Titani causa la
comparsa del genere umano, che ha origine dai vapori fuligginosi
emessi dai loro corpi colpiti dalla folgore di Zeus.. Per gli Orfci a
cettae una tale antopogonia comportava il subirne le conseguenze. Da
un lato essi si consideravano gravati dalla colpa dei Titani e pr puni
zione di Persefone, madre offesa del fanciullo divino, costretti, ad ave
pi vite4, dall'altro ritenevano che l'iniziazione ai misteri accresesse
in loro la partecipazione alla natura del dio del quale i Titani si erno
cibati.
Quanto il mito narra ritenuto fondamento di regole per la celebra
zione di riti durante i