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FONDAZIONE NICCOL CANUSSIO

SACERDOS
Figure del sacro nella societ romana
Atti del convegno internazionale
Cividale del Friuli, 26-28 settembre 2012
a cura di
GIANPAOLO URSO
Edizioni ETS
www.edizioniets.com
Fondazione Niccol Canussio via Niccol Canussio, 4, 33043 Cividale del Friuli (UD)
via Bernardino Luini, 12, 20123 Milano www.fondazionecanussio.org
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Distribuzione
PDE, Via Tevere 54, I-50019 Sesto Fiorentino [Firenze]
Sacerdos. Figure del sacro nella societ romana, Cividale del Friuli, 26-28 settembre 2012 / a
cura di Gianpaolo Urso. Pisa : Edizioni ETS, 2014 368 p. : 24 cm. (I convegni della
Fondazione Niccol Canussio; 12)
In testa al front.: Fondazione Niccol Canussio
ISBN 978-884673885-1
CDD 21 - 946
Roma Religione Sacerdoti V sec. a.C. / IV sec. d.C. Congressi Cividale del
Friuli 2012
I. Urso, Gianpaolo II. Fondazione Niccol Canussio
SOMMARIO
Introduzione di Gino Bandelli 7
BERNHARD LINKE, Die Patrizier, die Priester und die Transformation der
Herrschaft. Die sakralen Wrdentrger im Zeitalter der Stndekmpfe 13
JOS J. CAEROLS, Ingerenze (e manipolazione) del collegio dei XVviri
sacris faciundis nel dibattito politico tardo-repubblicano 39
JOHN A. NORTH, The Pontifces in Politics 63
FEDERICO SANTANGELO, I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 83
MARIA GRAZIA GRANINO CECERE, I salii: tra epigrafa e topografa 105
DOMINIQUE BRIQUEL, Gli aruspici nellimperium Romanum:
nuove prospettive per lEtrusca disciplina 129
MICHAEL VON ALBRECHT, Augurat und Auspicium bei Cicero 151
LUCIANO CANFORA, La carriera religiosa di Cesare 167
JOHN SCHEID, I sacerdozi arcaici restaurati da Augusto.
Lesempio degli arvali 177
SANTIAGO MONTERO, I sodales Titii: tradizione e innovazione 191
ATTILIO MASTROCINQUE, I sacerdoti di Apollo e il culto imperiale 223
ZSUZSANNA VRHELYI, A Paradigm of Roman Priestly Groups? Reconsidering
Membership in the Religious Collegia of Early Imperial Italy 239
MARIA VITTORIA CERUTTI, Operatori rituali e culti di origine orientale
a Roma: aspetti di una prospettiva storico-religiosa 259
FRANOISE VAN HAEPEREN, Les prtresses de Mater Magna dans
le monde romain occidental 299
FRANCISCO MARCO SIMN, Los druidas y Roma: representacin y
realidad de un tema clsico 323
6 Sommario
WERNER ECK, Die Entwicklung des Bischofsamtes in den ersten drei
Jahrhunderten: Strukturelle hnlichkeiten oder Vorbilder bei
Priestermtern der paganen Welt? 341
GIOVANNI FILORAMO, Continuit e fratture tra sacerdozi pagani
e sacerdozio cristiano 355
I FEZIALI FRA RITUALE, DIPLOMAZIA
E TRADIZIONI INVENTATE
FEDERICO SANTANGELO
Che hanno a far con noi gli ufziali degli antichi Romani?
gente che andava alla buona,
e che, in queste cose, era indietro, indietro.
(Promessi Sposi, capitolo V)
Il collegio feziale non era certo uno dei sacerdozi romani pi infuenti e
prestigiosi, ma il suo sviluppo storico e le sue competenze hanno ricevuto
considerevole attenzione, sia da parte degli storici della religione romana che
da quelli della storia dellimperialismo romano, come pure da parte degli sto-
rici del diritto. Lattivit dei feziali stata poi spesso associata alla rifessione
moderna sul problema del bellum iustum, rispetto al quale essa rilevante
solo in certa misura, e del quale non ci si occuper in questo contributo
1
. La
bibliografa amplissima, sin dallet umanistica. Lultimo decennio ha per
visto unattivit particolarmente intensa; i dibattiti recenti sulla legittimit
della guerra e sulle modalit che ne presiedono la dichiarazione e la condotta
hanno senzaltro giocato un ruolo rilevante
2
. Lampia produzione scientifca

* Sono molto grato alla Presidente e al Comitato Scientifco della Fondazione Niccol Canussio per
linvito che mi hanno rivolto a prendere parte al Convegno di Cividale. Ringrazio anche Massimiliano
Di Fazio e James Richardson per le loro osservazioni su precedenti versioni di questo testo.
1
Lo chiarisce bene W.V. HARRIS, War and Imperialism in Republican Rome, 327-70 B.C., Oxford
1979, 163-175. Vd. anche, da una prospettiva diversa, L. LORETO, Il bellum iustum e i suoi equivoci. Ci-
cerone ed una componente della rappresentazione romana del Vlkerrecht antico, Napoli 2001, sul quale
cf. le fondate riserve, tra gli altri, di G. URSO, Aevum 77 (2003), 193-195 e la recente discussione di
N. RAMPAZZO, Iustitia e bellum. Prospettive storiografche sulla guerra nella Repubblica romana, Napoli
2012, 39-43. Sulla questione del bellum iustum vd. ora A. KELLER, Cicero und der gerechte Krieg. Eine
ethisch-staatsphilosophische Untersuchung, Stuttgart 2012.
2
Vd. B. ALBANESE, Res repetere e bellum indicere nel rito feziale (Liv. 1,32,5-14), ASGP 46
(2000), 7-47; ID., Foedus e ius iurandum; pax per sponsionem, ASGP 46 (2000), 49-75; A. ZACK, Studien
zum rmischen Vlkerrecht, Gttingen 2001; A. CALORE, Forme giuridiche del bellum iustum (Corso di
diritto romano, Brescia, a.a. 2003-2004), Milano 2003, 43-106; F. GRAF, Eid, in ThesCRA, III (2005), 237-
246, spec. 239; S. ESTIENNE, Ftiaux, in ThesCRA, V (2005), 87-89; J.H. RICHARDSON, The pater patratus
on a Roman Gold Stater: A Reading of RRC Nos. 28/1-2 and 29/1-2,Hermes136 (2008), 415-425; F.
SANTANGELO, The Fetials and Their ius, BICS 51 (2008), 63-93; S.L. AGER, Roman Perspectives on Greek
84 Federico Santangelo
sullargomento non ha condotto a un consenso: al contrario, restano dissensi
rilevanti sul merito del problema, sui principi che presiedono alluso delle
fonti, e su molti aspetti di dettaglio.
Un esempio utile viene offerto da due notevoli lavori apparsi entrambi nel
2011, scritti in completa indipendenza luno dallaltro, ed entrambi basati su
una precisa consapevolezza delle linee del dibattito storiografco: il libro di
Giovanni Turelli sul ruolo dei feziali nellesperienza giuridica romana e il sag-
gio di Clifford Ando sul diritto di guerra, incluso nel suo recente volume su
diritto e impero
3
. Si tratta di due discussioni ambiziose e importanti, basate su
premesse metodologiche opposte, che offrono conclusioni quasi del tutto in-
compatibili. Turelli offre unaccurata ricostruzione dello sviluppo storico del
collegio dei feziali, sostenendone la rilevanza nel tessuto giuridico romano. La
sua discussione si fonda sul riconoscimento, senza sostanziali esitazioni, del
valore della tradizione letteraria come fonte di positiva informazione storica.
Ando parte invece da una netta svalutazione della tradizione letteraria sui
feziali e mette in serio dubbio tutta la documentazione sullo sviluppo storico
del collegio durante la Repubblica. Alla base di questa differenza di vedute
che, come chiariremo pi avanti, non certo senza precedenti vi sono ri-
fessioni divergenti sul valore delle fonti letterarie e un dissenso di fondo forse
non componibile. In quanto segue, mi concentrer prevalentemente su aspetti
specifci, dai quali emergeranno anche rifessioni sul valore di alcuni elementi
della tradizione. Preliminarmente, mi limiter a dichiarare una fducia tempe-
rata nel valore della tradizione letteraria e a sottolineare come il valore di una
fonte vada dimostrato caso per caso, senza delegare il giudizio allapplicazione
di rigidi principi di fondo; il medesimo onere della prova sta sulle spalle di chi
nega lautenticit della tradizione come di chi la accetta. Non esistono canoni
metodologici schematicamente applicabili a tutto il campo delle fonti a nostra
disposizione.
Discutere dei feziali signifca misurarsi anche con una certa idea di Roma
Diplomacy, in C. EILERS (ed.), Diplomats and Diplomacy in the Roman World, Leiden - Boston 2009, 15-43;
C. ANDO, Aliens, Ambassadors, and the Integrity of Empire, Law and History Review 26 (2010), 491-
519; J. RICH, Thefetialesand Roman International Relations, in J.H. RICHARDSON - F. SANTANGELO (edd.),
Priests and State in the Roman World, Stuttgart 2011, 187-242; L. ZOLLSCHAN, The Ritual Garb of the Fetial
Priests, MH 68 (2011), 47-67; EAD., The Longevity of the Fetial College, in O. TELLEGEN-COUPERUS (ed.),
Law and Religion in the Roman Republic, Leiden - Boston 2012, 119-144; RAMPAZZO, Iustitia, 61-93;
J.W. RICH, Roman Rituals of War, in B. CAMPBELL - L.A. TRITLE (edd.), The Oxford Handbook of Warfare
in the Classical World, Oxford 2013, 542-568.
3
G. TURELLI, Audi Iuppiter. Il collegio dei feziali nellesperienza giuridica romana, Milano 2011;
C. ANDO, Law, Language, and Empire in the Roman Tradition, Philadelphia 2011, 37-63; 139-141 (versione
riveduta di ID., Empire and the Laws of War: A Roman Archaeology, in B. KINGSBURY - B. STRAUMANN,
edd., The Roman Foundations of the Law of Nations. Alberico Gentili and the Justice of Empire, Oxford
2010, 30-52).
I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 85
e con le sue letture moderne: quella di un impero del diritto, per citare la
formula di Ando, che raggiunge una sintesi originale fra supremazia militare,
coercizione e legge
4
. istruttivo come sia la discussione di Turelli che quel-
la di Ando partano da un riferimento allopera del grande giurista Alberico
Gentili (1552-1608), che si occup ripetutamente del rapporto fra diritto di
guerra e diplomazia, e ai feziali dedic pagine di impressionante originalit.
Turelli nota opportunamente come il punto di vista di Gentili mut attraverso
gli anni e rifesse diverse preoccupazioni e orientamenti metodologici
5
. Nel
suo trattato De legationibus, in tre libri, del 1585, Gentili delinea un codice
di comportamenti e di competenze per il diplomatico dei suoi tempi, radicati
nella conoscenza degli esempi del passato e, in primo luogo, della classici-
t. Nel primo libro vengono discusse le prerogative dei feziali (1,11-13), con
particolare enfasi sul rito feziale, sulla base delle testimonianze di Livio e di
Dionisio; la dimensione religiosa e sacrale dellopera dei feziali viene chia-
ramente riassunta dal capitolo in cui Gentili se ne occupa, il De legationum
solennibus. Gentili accetta come storico il quadro generale offerto dalle fonti
letterarie, anche se non mancano tracce di uno spunto critico: la tradizione
che attribuisce a Numa lorigine del collegio smascherata come un anacro-
nismo. Nel capitolo introduttivo del De iure belli (1,1), pubblicato nel 1598,
lapproccio cambia. Gentili riconosce che nellantica Roma i feziali avevano
ampie competenze e produssero unampia mole di dottrina giuridica, a suo
tempo raccolta in volumi (libri qui fuerant de iure feciali), sino a quando la
fne della respublica Romana non port la fne delle attivit dei feziali e dei
loro testi: di quella produzione intellettuale e giuridica non rimasto nulla,
se non il rimpianto (desiderium operum eorum). Ando si concentra invece sol-
tanto sul De armis Romanis, un dialogo in due libri, pubblicato nel 1599, nel
quale vengono presentate due valutazioni opposte dellimperialismo romano:
nel primo libro un personaggio di nome Picenus (Gentili era marchigiano) si
produce in una lunga arringa contro luso della guerra da parte dei Romani,
che viene denunciato come un mezzo sistematicamente basato sullinganno
e la perfdia
6
. Lintroduzione del diritto feziale viene brevemente menzionata
nel terzo capitolo e attribuita ad Anco Marcio; Picenus riprende il giudizio
critico di Lattanzio (Div. inst. 6,9,3-4) e la giudica, piuttosto che un remedium
4
Laws empire: ANDO, Law, 19-36.
5
TURELLI, Audi, 1 n. 2. A Turelli si deve anche un importante quadro del dibattito storiografco
moderno (cf. le riserve di RAMPAZZO, Iustitia, 76 n. 48); G. FUSINATO, Dei Feziali e del diritto feziale.
Contributo alla storia del diritto pubblico esterno di Roma, Reale Accademia dei Lincei. Memorie della
Classe di scienze morali, storiche e flologiche 13 (1884), 451-590, spec. 451-469 resta imprescindibile.
6
Vd. ora leccellente edizione, con traduzione inglese, a cura di B. KINGSBURY, B. STRAUMANN e
D. LUPHER, Alberico Gentili. The Wars of the Romans. A Critical Edition and Translation of De armis
Romanis, Oxford 2011.
86 Federico Santangelo
iniquitati, un emplastrum atque fucum un unguento, un belletto che copre
la natura iniqua dellimperialismo romano. Nel secondo libro, un anonimo
personaggio sviluppa una difesa della condotta dei Romani in guerra, che
risponde sistematicamente alle obiezioni di Picenus; la rerum repetitio, che sta
alla base del diritto feziale, viene individuata come un aspetto fondamentale
della conduzione della guerra a Roma sin dallet regia (2,3). Il De armis Ro-
manis non contiene una sezione in cui una voce narrante ponga il dialogo fra
le due opposte posizioni in un contesto intellettuale; sarebbe dunque indebito
attribuire un peso maggiore ad una delle due sezioni del dialogo; il fatto che
largomentazione a favore di Roma abbia lultima parola ha unindubbia rile-
vanza retorica, ma linsistenza di Gentili sui tratti piceni, e dunque latamente
autobiografci, dellinterlocutore anti-romano suggerisce che le sue tesi siano
in qualche modo accostabili al punto di vista dellautore. Quale che sia la
soluzione a questo specifco problema interpretativo, non sorprende che la
vigorosa denuncia dellimperialismo romano nel primo libro sia destinata ad
essere pi affascinante per lo storico contemporaneo. Ando sottolinea oppor-
tunamente come alcuni spunti critici dellarringa di Picenus siano notevolis-
simi: il riferimento allassenza di tradizioni non romane sulle guerre condotte
da Roma (1,1); lintuizione dellanalogia fra rerum repetitio e diritto civile; e la
costante tensione fra lo scrupolo con il quale i Romani guardavano al processo
attraverso il quale le loro rivendicazioni venivano trattate e il rifuto di esplo-
rare se le rivendicazioni dei Romani fossero intrinsecamente giuste ovvero
uno dei problemi di fondo del concetto di guerra giusta (1,6)
7
. Il rifuto di
Gentili di accettare acriticamente le narrazioni antiche sul ruolo dei feziali e
la sua intuizione di vedere un nesso tra le mansioni rituali dei feziali e aspetti
del diritto civile permette ad Ando di esplorare la documentazione sui feziali
come un coacervo di tradizioni inventate, nelle quali intellettuali dellet di
Cicerone e di Augusto (per ricorrere ai termini, non del tutto convincenti,
scelti da Ando stesso) scelsero di trasferire sul passato remoto e inesplorabile
di Roma preoccupazioni e dinamiche che erano tipiche del loro tempo.
In questa prospettiva, dunque, importante valutare la persistenza del col-
legio feziale nellesperienza storica della Repubblica. Su questo punto, molti
studiosi che hanno posto in discussione laffdabilit storica delle fonti antiche
hanno messo in dubbio la continuit del collegio feziale e hanno proposto
varie soluzioni riguardanti la ricostituzione del collegio in vari momenti della
storia repubblicana, linvenzione di nuove tradizioni e riti, e la presenza di
anacronismi nella tradizione. Un esempio delle conseguenze di questo ap-
proccio interpretativo si ritrova in un memorabile lavoro di Elizabeth Rawson,
nel quale la reinvenzione delle prerogative dei feziali viene identifcata come
7
ANDO, Law, 37-38.
I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 87
uno degli aspetti fondamentali del mutamento religioso e intellettuale del se-
condo secolo a.C.
8
Rawson sottoline che nel secondo secolo a.C. non vi
traccia della presenza dei feziali in teatri di guerra. Essi rientrano per in
gioco nella clamorosa consegna di Ostilio Mancino ai Numantini nel 136,
dopo la ripudia del trattato da lui negoziato lanno prima; furono i feziali a
compiere la consegna di Mancino e il loro coinvolgimento sarebbe stata una
precisa scelta politica di L. Furius Philus e del suo entourage, improntata ad
una linea che Rawson defnisce di revivalism
9
. La rilevanza della scelta di
Furius Philus fu notevole, anche da un punto di vista religioso, ma nellenfa-
tizzarla Rawson fnisce per sottovalutare alcuni documenti signifcativi. Livio
parla di un viaggio dei feziali in Africa nel 201, verso la fne della guerra
annibalica (30,43,9); Rawson defnisce questepisodio senza discussione come
una storia annalistica che non merita fede
10
. Vi sono poi altri casi di consegne
di individui ai nemici attestate nel 266, 236 e 188, anche se non in seguito
alla ripudia di un trattato; Valerio Massimo attesta il coinvolgimento dei fe-
ziali
11
. Non vengono poi considerate dalla Rawson le fonti che attestano al-
cuni interventi del collegio feziale nel dare pareri al Senato sulla conduzione
dei preliminari di un confitto
12
. Rawson sostiene invece che i feziali fossero,
sino al 136, un organismo di scarso rilievo, che non aveva alcun ruolo nel-
la gestione delle controversie internazionali; lassoluto silenzio di Polibio sul
loro coinvolgimento, ad esempio nel trattato con Cartagine al termine della
guerra annibalica, sarebbe dunque rivelatore
13
. Rawson suggerisce che il loro
8
E. RAWSON, Scipio, Laelius, Furius and the Ancestral Religion, JRS 63 (1973), 161-174, spec. 167-
168 (= Roman Culture and Society. Collected Papers, Oxford 1991, 80-101).
9
Cic. Caec. 98; Top. 37; Or. 1,181; 2,137; Off. 3,109; Liv. Per. 56,3; Vell. 2,1,5 (ut per fetialis nudus
ac post tergum religatis manibus dederetur hostibus); App. Ib. 80; Dio 23,79,3. J.-L. FERRARY, Ius fetiale
et diplomatie, in E. FRZOULS - A. JACQUEMIN (edd.), Les relations internationales. Actes du Colloque de
Strasbourg, 15-17 juin 1993, Paris 1995, 411-432, spec. 419 nota come il ruolo dei feziali in questa vicenda
sia attestato da Cicerone e da Velleio, ma venga ignorato da Appiano, Cassio Dione, e dalla Perioca di
Livio. Largomento e silentio, in questo come in altri casi, va applicato con cautela.
10
RAWSON, Scipio, 167 (= Roman Culture, 91). Difendono a ragione la storicit dellintervento
dei feziali J.-C. LACAM, Variations rituelles. Les pratiques religieuses en Italie centrale et mridionale au
temps de la Deuxime Guerre Punique, Roma 2010, 76-77; RICH, The fetiales, 189; cf. anche ALBANESE,
Foedus, 72.
11
Nel 266 furono consegnati ad Apollonia due senatori che avevano colpito ambasciatori della citt
(Liv. Per. 15; Val. Max. 6,6,5: per fetiales; Dio fr. 45; Zonar. 8,7,3); nel 188 due cittadini romani furono
inviati a Cartagine per lo stesso crimine (Liv. 38,42,7; Val. Max. 6,6,3: per fetiales; Dio fr. 61); nel 236 M.
Claudius Clineas fu consegnato ai Corsi dopo che il console C. Licinius Varus aveva ripudiato il trattato
da lui concluso poco prima (Val. Max. 6,3,3; Dio fr. 45; Zonar. 8,18,7-8; Amm. Marc. 14,11,32). RICH, The
fetiales, 196 spiega lassenza dei feziali dalla tradizione sui fatti del 266 e del 236 con unomissione
accidentale.
12
Liv. 31,8,4; 36,3,7-12. Vd. SANTANGELO, The Fetials, 74-76.
13
FERRARY, Ius, 417 osserva che lapplicazione dellargumentum e silentio a Polibio unoperazione
insidiosa.
88 Federico Santangelo
coinvolgimento fosse limitato alla celebrazione del trattato annuale con Lavi-
nio, che per attestato solo nel primo secolo d.C.
14
Il rischio di circolarit
notevole; giustifcare le eccezioni al principio che viene posto al centro della
discussione sostenendo che siano delle falsifcazioni unoperazione rischiosa.
Sono possibili ricostruzioni diverse, in cui qualche progresso viene consentito
dal raggruppare la documentazione in gruppi cronologicamente omogenei,
misurandone in questo modo lattendibilit.
Livio la fonte pi ricca sul ruolo dei feziali e il loro coinvolgimento nelle
iniziative militari di Roma, ma richiede una lettura attenta alla complessit
della composizione dellopera. Il materiale del primo libro sulla creazione del
collegio feziale e sulla descrizione dei riti nei quali esso era coinvolto va let-
to con una cautela diversa da quella con cui si leggono le informazioni sul
coinvolgimento dei feziali nel dibattito su alcune guerre transmarine. Questa
parte dellopera si basa su fonti annalistiche che mostrano una buona familia-
rit con la storia contemporanea; nel caso delle testimonianze sul coinvolgi-
mento dei feziali nei preliminari delle guerre contro Filippo V e Antioco III
e la Lega Etolica, rispettivamente nel 200 e nel 191 a.C., si tratta di racconti
che derivano presumibilmente da Valerio Anziate, uno storico che fonda la
propria discussione anche sullaccesso a documenti darchivio, inclusi gli atti
del Senato
15
. Sul torno fra il terzo e il secondo secolo a.C. Livio rappresenta i
feziali allopera, sia nella consegna di condizioni al nemico prima dellinizio
di un confitto che nellofferta di pareri sulle modalit di una dichiarazione di
guerra e nella conclusione di trattati
16
.
Quanto segue dellopera di Livio perduto, e non siamo in grado di rico-
struire quale fosse la posizione dei feziali nel contesto tardo-repubblicano; con
linterrompersi della narrazione di Livio scompare anche linformazione sul
loro coinvolgimento nelle dichiarazioni di guerra. Il forte legame tra i feziali
e i trattati confermato gi da un testo tardorepubblicano, il De suppliciis di
Cicerone, in cui viene irriso un argomento di Verre, che sostenne di non avere
richiesto ai Mamertini di fornirgli una nave, perch la richiesta sarebbe anda-
ta contro i termini del loro trattato con Roma. Secondo Cicerone, Verre non
aveva usato le stesse cautele con unaltra comunit federata, la vicina Tauro-
menio, e aveva dimostrato in realt un completo fraintendimento del trattato
14
CIL 10,797.
15
RICH, The fetiales, 189-190; 227-228 (che esprime per riserve sullaccuratezza del sunto che
Livio d del responso dei feziali, pur accettandone la sostanziale storicit).
16
Sullimportanza di questi episodi per la continuit del ius fetiale vd. D. NRR, Aspekte des rmi-
schen Vlkerrechts: Die Bronzetafel von Alcantara, Mnchen 1989, 117. Sullo sviluppo di una pi solida
competenza in materia di politica estera nella classe dirigente della Roma medio-repubblicana resta
importante G. CLEMENTE, Esperti, ambasciatori del Senato e la formazione della politica estera romana
tra il III e il II secolo a.C., Athenaeum 64 (1976), 319-352.
I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 89
con Messana: sarcasticamente, Cicerone defnisce Verre un uomo in fetialium
manibus educatus; poco pi tardi, suggerisce di consegnare ai Mamertini tutti
i precedenti governatori della Sicilia, che si erano comportati in maniera dif-
ferente
17
. Il riferimento sarcastico, in un discorso che non fu mai pronunciato,
ma fu diffuso soltanto nella versione scritta, un altro sintomo dellesistenza
dei feziali nella prima met del primo secolo a.C. e della loro rilevanza rispet-
to ai trattati e al loro rispetto. Il nesso tra i feziali e i trattati ribadito anche
in un noto passo del De legibus, problematico dal punto di vista testuale, e
seguito da un commento nel quale Cicerone prospetta un ruolo di interpretes
publici per i feziali
18
.
Qualche dato ci giunge dalla documentazione epigrafca, ed curioso che
il destino di un sacerdozio di origine italica, quale il collegio feziale certa-
mente era, ci sia noto grazie a tre iscrizioni provenienti dallOriente greco.
I feziali sono coinvolti nella stipula di trattati fra Roma e alcune comunit
libere in Asia Minore verso la met del primo secolo a.C. Il testo del trattato
concluso fra Roma e il koinon dei Lici nel 46 a.C. si chiude con una descri-
zione della cerimonia che suggella il trattato, che consiste in un giuramento
e in alcuni sacrifci animali (ll. 73-78)
19
. I due uomini che prendono parte al
rito (l. 74) sono citati con il loro nome completo
e unindicazione della loro trib di appartenenza, Lucius Billienus e Lucius
Fabricius Licinus: a Billienus spettava il compito di celebrare il sacrifcio, a
Fabricius competeva la libazione che lo concludeva. Le loro funzioni sono
rispecchiate da due Lici, Aristippos e Adeimantos, che vengono citati con il
loro patronimico, con un procedimento che stato opportunamente accosta-
to alla consuetudine onomastica romana. Billienus e Fabricius Licinus non
sono esplicitamente indicati come feziali, n con alcun altro titolo, ma la loro
partecipazione al rituale si spiega pi ragionevolmente, soprattutto alla luce
di altra documentazione contemporanea, con la loro appartenenza al collegio
dei feziali
20
. N Billienus n Fabricius Licinus hanno lasciato traccia di s nella
vita politica del loro tempo, anche se possibile che Fabricius non sia altri che
17
Cic. Verr. 2,5,49.
18
Cic. Leg. 2,21: foederum pacis belli indotiarum oratorum iudices fetiales non sunto bella disceptatio
(mss); A.R. DYCK opta per foederum {pacis belli} indutiarum ratorum fetiales iudices nun<tii> sunto, duella
disceptanto (A Commentary on Cicero, De Legibus, Ann Arbor 2004, 309-310); Leg. 2.34: sequitur enim
de iure belli, in quo et suscipiendo et gerendo et deponendo ius ut plurimum ualeret et fdes, eorumque ut
publici interpretes essent, lege sanximus. Cf. anche due passi notissimi e molto dibattuti: Off. 1,11,36 (belli
quidem aequitas sanctissime fetiali populi Romani iure perscripta est); Rep. 2,31. Fondamentale FERRARY,
Ius, 413-416.
19
S. MITCHELL, The Treaty Between Rome and Lycia of 46 BC (MS 2070), in R. PINTAUDI (ed.), Papyri
Graecae Schyen (PSchyen I), Firenze 2005, 165-258, spec. 237-240 = SEG 55,1452.
20
Liv. 9,5,4 sostiene che in un foedus debbano necessariamente fgurare soltanto i nomi dei due
feziali che ne hanno celebrato la conclusione.
90 Federico Santangelo
il Licinus cooptato da Cesare nel Senato per il solo merito di avere fortemente
avversato Pompeo
21
. Un quadro in parte diverso viene restituito dal trattato
concluso lanno successivo tra Roma e Cnido, nel quale due rappresentanti
di Roma concludono il trattato insieme a due cittadini di Cnido
22
. Anchessi
potrebbero essere feziali; in questo caso, per, siamo di fronte a una fgura di
notevole rilievo politico, Cn. Domitius Calvinus, console nel 53 e nel 42, che
celebr la conclusione del trattato insieme a C. Pomponius Rufus
23
.
Nella copia della versione greca di un senatus consultum de Aphrodisiensi-
bus, esposta sul noto archive wall del teatro, e databile al 39 a.C., si fa menzio-
ne dei , purtroppo in una sezione gravemente mutila delliscrizione
(l. 85): J.M. Reynolds ha suggerito, con ottimi argomenti, che nei
si debbano identifcare i feziali, e che il testo del s.c. prescrivesse che i consoli
dovessero invitare i feziali a presiedere ad un rito che ratifcasse il trattato che
avrebbe fatto seguito al s.c., in cui il legame eccezionale fra Roma e la citt caria
trovava una nuova ratifca giuridica; impossibile stabilire dove lintervento dei
dovrebbe aver avuto luogo
24
. G. Sumi ha sostenuto che la presenza
dei feziali ad Afrodisia si spiegherebbe con un interesse di Ottaviano per la
ripresa di istituzioni religiose arcaiche in un contesto ricco di associazioni ide-
ali
25
. Se iniziativa di revival ci fu, i documenti di Licia e di Cnido suggerireb-
bero di attribuirla piuttosto a Cesare; sembra per pi fondato sostenere che i
feziali prendessero direttamente parte alla conclusione dei trattati non soltanto
nel periodo tardo-repubblicano. Si gi fatto cenno al coinvolgimento dei fe-
ziali nel trattato che chiuse la guerra annibalica nel 201/200; un frammento del
Bellum Poenicum di Nevio, tramandato da Festo, sembra riferirsi allesecuzio-
ne di un rito da parte dei feziali prima della conclusione del trattato nel 241, al
termine della prima guerra punica: scopas atque uerbenas sagmina sumpserunt
(presero i mazzetti di frasche e le zolle di erba sacra perch divenissero oggetti
inviolabili)
26
. In questo contesto, si spiegherebbe anche il coinvolgimento dei
21
MITCHELL, The Treaty; su Licinus vd. Schol. Cruq. Hor. AP 301; T.P. WISEMAN, Some Republican
Senators and Their Tribes, CQ 14 (1964), 122-133, spec. 132-133; ID., New Men in the Roman Senate,
Oxford 1971, 281, no. 539.
22
W. BLMEL, Die Inschriften von Knidos, I, Bonn 1992, no. 33, spec. l. 3-5.
23
Vd. J. RPKE, Fasti Sacerdotum, II, Stuttgart 2005, 949, no. 1482: [e]ine zentrale Figur in der
frhen Augusteischen Religionspolitik. Domizio fu pontefce e arvale; non possibile stabilire se anche
per lui il sacerdozio feziale abbia rappresentato il primo passaggio della carriera sacerdotale (cf. infra).
24
J.M. REYNOLDS, Aphrodisias and Rome, London 1982, no. 8, l. 85; vd. il commento a pp. 89-90.
25
G.S. SUMI, Ceremony and Power: Performing Politics in Rome between Republic and Empire, Ann
Arbor 2005, 211.
26
Fest. 424 L. = Naevius, Bellum Poenicum, fr. 31 Morel = 2 Strzelecki. K.-H. SCHWARTE, Naevius,
Ennius und das Beginn des Ersten Punischen Krieges, Historia 21 (1972), 206-223 ha dimostrato che
il frammento non si riferisce allinizio della prima guerra punica e alla sua dichiarazione, ma alla sua
conclusione; su questa linea gi M. BARCHIESI, Nevio epico. Storia interpretazione edizione critica dei fram-
menti del primo epos latino, Padova 1962, 387 (cf. ibid. 387-390 per un dettagliato commento linguistico
I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 91
feziali nel rinnovo annuale del trattato con Lavinio, al quale si fatto riferi-
mento poco sopra: unistituzione antica, che affascin limperatore Claudio al
punto da indurlo a ricoprire il ruolo di pater patratus e a concludere trattati con
re nelle vesti di sacerdote feziale
27
.
Pure in un quadro frammentario, sembra dunque ragionevole attribuire
ai feziali due sfere di competenza, gi a partire dalla seconda met del terzo
secolo: essi avevano un ruolo di consiglieri del Senato nella gestione dei pre-
liminari di una dichiarazione di guerra, ed erano coinvolti nella conclusione
dei trattati. Questo sembra essere il proflo del sacerdozio feziale per tutta la
storia medio- e tardorepubblicana; se indubbio che Ottaviano ebbe un forte
interesse nei confronti di questo sacerdozio, sembra eccessivo ritenere che egli
si sia reso protagonista di una completa reinvenzione del collegio e delle sue
prerogative.
Un recente lavoro di J.H. Richardson sembra peraltro offrire un ulteriore
argomento alla tesi di una continuit del collegio feziale e al coinvolgimento
dei feziali nella conclusione dei trattati
28
. Uno statere e un mezzo statere, en-
trambi aurei, coniati a Roma nel secondo quarto del terzo secolo (RRC 28/1-2
e 29/1-2: datati da Crawford al 225-212 e al 225-214 rispettivamente) recano
sul rovescio una scena nella quale sono rappresentate tre fgure: un uomo,
munito di corazza, che accosta un coltello alla gola di un maiale, aiutato da
un inserviente che tiene in braccio il maiale, e affancato da unaltra fgura
maschile che tiene in una mano una lancia e nellaltra un coltello con il quale
tocca anchegli il maiale. Richardson ha proposto di identifcare in questa sce-
na la conclusione di un trattato piuttosto che un giuramento, come stato
proposto in passato , nella fgura sulla sinistra un pater patratus, e in quella
sulla destra il capo militare dellesercito nemico con il quale si sta per con-
cludere una pace
29
. Se questa ricostruzione, che Richardson ha pure avanzato
e stilistico al passo).
27
Suet. Claud. 25,5.
28
RICHARDSON, The pater
29
La presenza di un maiale nel rito celebrato dal pater patratus nella conclusione di un trattato
attestata anche in Liv. 1,24,9, che per non menziona luso di una lama, ma di una pietra (porcum saxo
silice percussit); vd. anche Paul. 81 L. Serv. Auct. Aen. 8,641 sostiene che luso del silex fu uninnova-
zione dei feziali stessi, ma non d riferimenti cronologici: nam cum ante gladiis confgeretur, a fetialibus
inuentum ut silice feriretur ea causa, quod antiqui Iouis signum lapidem silicem putauerunt esse. La pietra
a sua volta evocata nel noto giuramento per Iouem lapidem con il quale venne siglato il primo trattato
romano-cartaginese (Pol. 3,25,6-9: ). F.W. WALBANK, A Historical Commentary on Polybius, I,
Oxford 1957, 351-353 resta fondamentale; vd. ora J. H. RICHARDSON, The Oath per Iovem lapidem and
the Community of Archaic Rome, RhM 153 (2010), 25-42, che sottolinea (31 n. 29) come la funzione
del silex vari considerevolmente nei due rituali descritti da Polibio e Livio. Polibio non fa menzione
alcuna del coinvolgimento dei feziali nella conclusione del primo trattato; secondo RICHARDSON (33 n.
35) questa sarebbe unindicazione del fatto che il collegio sarebbe stato istituito solo in et pi tarda;
cf. sopra, n. 13, per una diversa spiegazione dei silenzi di Polibio. ALBANESE, Foedus, 65-66 sostiene
92 Federico Santangelo
con molta, opportuna cautela, fosse corretta, ci troveremmo di fronte a una
rappresentazione iconografca del pater patratus, altrimenti non attestata, e ad
una preziosa, ulteriore conferma del coinvolgimento dei feziali nella stipula-
zione dei trattati nel terzo secolo a.C.
30

In un articolo molto infuente, T. Wiedemann affront il problema dellin-
tervento di Ottaviano sul collegio concentrandosi sulla natura dei riti eseguiti
dai feziali
31
. Il confitto fra Ottaviano, Antonio e Cleopatra fu, come noto,
presentato da Ottaviano come una guerra esterna; fu Ottaviano stesso ad ese-
guire il rituale che apr la guerra nel suo ruolo di feziale, scagliando la lancia
di fronte al tempio di Bellona
32
. Cassio Dione (o, presumibilmente, la sua fon-
te) nota come questo rituale fu compiuto secondo il rito tradizionale (
); Wiedemann sostenne lopposto, e sugger che quella temperie
storica aveva offerto ad Ottaviano unopportunit eccezionale per mettere in
scena un nuovo rito, basato su una tradizione inventata
33
. La tesi di Wiede-
mann si fondava sul rifuto di una tradizione antica che poneva un mutamento
rilevante nel rituale compiuto dai feziali in una data ben precedente. Un passo
del Servio Danielino descrive infatti le soluzioni rituali che vennero escogitate
quando Roma si trov a condurre le prime guerre transmarine e a dovere
compiere dichiarazioni di guerra lontano dal suolo italico (Aen. 9,52). Il com-
mentatore di Virgilio cita, verso la fne della sua glossa, unopera di Varrone,
il Calenus, un logistoricus, nel quale si sosteneva che, quando i generali erano
in procinto di entrare in territorio nemico, essi (duces) avevano la consuetu-
dine di scagliarvi una lancia per individuare la porzione di terra sulla quale
invece che il riferimento di Polibio a colui che presta i giuramenti per i trattati (
) sia al pater patratus. Riguardo a RRC 28/1-2 e 29/1-2, nella storiografa italiana si
talvolta parlato di un oro del giuramento: vd. ad es. L. BREGLIA, Loro del giuramento e i denari romani
e italici del I sec., in Numismatica 12 (1946), 67-79; A. VALVO, Fides, foedus, Iovem Lapidem iura-
re, in M. SORDI (ed.), Autocoscienza e rappresentazione dei popoli nellantichit, Milano 1992, 115-125,
spec. 124 n. 42.
30
ZOLLSCHAN, The Ritual Garb, 52-53 si enfaticamente pronunciata contro lipotesi di Ri-
chardson, ma senza argomenti probanti: in particolare, la tesi secondo la quale il pater patratus dovrebbe
aver avuto il capo velato sembra contraddetta dalluso delle uerbenae attestato in Liv. 1,24,6 (cf. RICH-
ARDSON, The pater, 423 n. 36). E. LA ROCCA, Fabio o Fannio. Laffresco medio-repubblicano dellEsqui-
lino come rifesso dellarte rappresentativa e come espressione di mobilit sociale, in Ricerche di pittura
ellenistica. Lettura e interpretazione della produzione pittorica dal IV secolo a.C. allEllenismo, Roma 1985,
169-191, spec. 184 esclude che laffresco medio-repubblicano dellisolato XXI dellEsquilino rappresenti
la conclusione di un trattato fra Romani e Sanniti (contra, ad es., T. HLSCHER, Die Geschichtsauffassung
in der rmischen Reprsentationskunst, JDAI 95, 1980, 265-321, spec. 270); possibilista TURELLI, Audi,
39-40. M. HUMM, Appius Claudius Caecus. La Rpublique accomplie, Roma 2005, 503-504 n. 76 sostiene
che laffresco rappresenti una deditio in fdem di un Sannita nelle mani di un Romano e cita unampia
bibliografa a sostegno di questa ipotesi.
31
T. WIEDEMANN, The Fetiales: a Reconsideration, CQ 36 (1986), 478-490.
32
Dio 50,4,4-5.
33
WIEDEMANN, The Fetiales, 482.
I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 93
installare un accampamento. Il Calenus fu composto poco dopo la morte del
personaggio al quale era dedicato, Q. Fufus Calenus, avvenuta nel 40 a.C.;
Wiedemann sostenne che questopera ebbe un effetto diretto sulle scelte di
Ottaviano nel 32, ma non si tratta che di unipotesi
34
. Peraltro, non neppure
certo che il passo del Calenus si riferisca ai feziali, n che quello di Servio e
del Danielino si basi nella sua interezza su informazioni fornite da Varrone; il
riferimento esplicito al Calenus si ha soltanto nellultima frase
35
. Il cuore della
nota di Servio un tentativo di illustrare le modalit della dichiarazione di
guerra, detta clarigatio, che il pater patratus usava fare al confne del territorio
nemico, preceduta dal getto di una lancia nel territorio nemico stesso, trenta-
tr giorni dopo la richiesta di restitutio
36
. Quando linizio di una guerra contro
un avversario proveniente da oltremare rese impossibile quel rituale, venne
escogitata una soluzione: un prigioniero dellesercito di Pirro fu costretto ad
acquistare una porzione di terra presso il Circo Flaminio; quel terreno fu con-
siderato territorio nemico, e la lancia fu scagliata in quel territorio. Levento
pu datarsi con ragionevole precisione al 281/280; verosimile che il rito sia
stato compiuto qualche tempo dopo linizio delle ostilit, poich presuppone-
va la cattura di un prigioniero. Largomento di Wiedemann per cui lacquisto
di un appezzamento di terra non era consentito ad un non-cittadino romano
non sembra cogente
37
. Un argomento analogico si pu addurre a sostegno del-
la sostanziale affdabilit di questa tradizione. J. Scheid ha recentemente sot-
tolineato linteresse del parallelo con una simile fnzione giuridica, di incerta
34
WIEDEMANN, The Fetiales, 482-483.
35
G. TURELLI, Polisemia di un gesto: lemittere hastam dei duces e dei feziali, RIDA 55 (2008), 523-
537 sostiene che la citazione dal Calenus abbia il fne di segnare una differenza tra il gesto compiuto dai
generali e il rito feziale (534: una identit materiale che cela una distinzione funzionale). WIEDEMANN,
The Fetiales, 483 dubita che i duces menzionati da Varrone siano da considerarsi comandanti romani;
vd. anche RICH, The fetiales, 206 n. 86.
36
Vi qui una discrepanza rispetto ai trenta giorni indicati da Livio; cf. anche Dion. Hal. Ant.
Rom. 2,72,8. Secondo RICH, The fetiales, 203: Servius is probably just garbling Livy in reference to
the 33-day interval, representing it as elapsing between the restitution demand and the spear rite, rather
than between two presentations of the restitution demand, as in Livy. ALBANESE, Res, 8, sostiene che
Servio abbia indebitamente semplifcato la complessa procedura descritta da Livio defnendo come
clarigatio sia la rerum repetitio che la indictio belli; Plin. Nat. 22,3,5 sembra invece associare la clarigatio
soltanto al res repetere.
37
TURELLI, Audi, 174-177 considera la testimonianza di Servio credibile, non vede diffcolt so-
stanziali di natura giuridica e riprende la tesi di P. DE FRANCISCI, Appunti e considerazioni intorno alla
columna bellica, RPAA 27 (1951-1952), 189-203, spec. 197, 201-202, secondo il quale il terreno di
propriet del soldato di Pirro fu dapprima ager peregrinus e dovette poi essere considerato ager generi-
camente hostilis; la testimonianza di Servio accolta, con alcune precisazioni e argomenti diversi, anche
da A. WATSON, International Law in Archaic Rome, Baltimore - London 1993, 56-58, 92 e da E. BIANCHI,
Fictio iuris. Ricerche sulla fnzione in diritto romano dal periodo arcaico allepoca augustea, Padova 1997,
114-127 (che sottolinea la pregnanza della formula serviana quasi in hostili loco). Contro questa lettura
cf., fra gli altri, RICH, The fetiales, 206, con ricca bibliografa.
94 Federico Santangelo
datazione, anchessa tramandata da Servio: quando un esercito romano com-
batteva una campagna fuori dItalia, si dichiarava romana una porzione del
territorio nemico per potervi celebrare gli auspici di investitura
38
.
Se anche linformazione riferita da Servio sullacquisto del terreno di fron-
te al tempio di Bellona non provenisse da Varrone, comunque certo che
nel primo secolo a.C. si svilupp una rifessione sullo sviluppo storico dei riti
eseguiti dal collegio feziale. Cicerone, come noto, vi prese parte; Varrone vi
contribu in varie occasioni
39
. In un passo del De lingua latina, databile fra il 47
e il 43, Varrone (5,86) stabilisce un nesso etimologico e concettuale tra i feziali
e la fdes publica
40
. Luso dei tempi verbali degno di nota:
fetiales, quod fdei publicae inter populos praeerant: nam per hos febat ut iustum conci-
peretur bellum, et inde desitum, ut foedere fdes pacis constitueretur. ex his mittebantur,
ante quam conciperetur, qui res repeterent, et per hos etiam nunc ft foedus, quod fdus
Ennius scribit dictum.
Dei feziali e delle loro antiche prerogative di compiere i passi che erano
richiesti per avere un iustum bellum e per concludere un trattato alla fne del
confitto Varrone parla al passato. Il tempo presente viene riferito soltanto
allultimo punto toccato in questa breve discussione: ai feziali spetta ancora
un ruolo centrale nella stipula dei trattati per hos etiam nunc ft foedus
41
. Non
si parla qui di dichiarazioni di guerra.
Varrone, dunque, sostenne lantichit dellistituzione feziale e si rifer in
due occasioni nel Calenus e nel De lingua Latina al restringersi delle com-
petenze del collegio feziale, dando unulteriore conferma del rilievo che esso
aveva prima dellintervento di Ottaviano. Resta da stabilire la qualit della
riorganizzazione promossa da Ottaviano. Wiedemann sostenne che la tra-
dizione delineata da Varrone ebbe una decisiva infuenza sulla decisione di
Ottaviano di usare la lancia nella dichiarazione di guerra contro Cleopatra.
Questo sembra improbabile; Ottaviano era un accanito reinventore di tradi-
zioni antiche, ma non le inventava senza appoggiarsi a qualche riconoscibile
fondamento storico-antiquario. In ogni caso, importante sottolineare, con
38
Serv. Aen. 2,178. Vd. J. SCHEID, Le rite des auspices Rome: quelle volution? Rfexions sur la
transformation de la divination publique des Romains entre le III
e
et I
er
sicle avant notre re, in S. GEOR-
GOUDI - R. KOCH PIETTRE - F. SCHMIDT (edd.), La Raison des signes. Prsages, rites, destin dans les socits
de la Mditerrane ancienne, Leiden - Boston 2012, 109-128, spec. 119 n. 26.
39
Su questo punto vd. anche RAMPAZZO, Iustitia, 33.
40
Le risonanze di questo passo sono discusse da NRR, Aspekte, 103. Nellantichit circolava
anche la tesi di un nesso etimologico con foedus; il nodo delletimologia di fetialis resta per irrisolto
(vd. RICH, The fetiales, 189).
41
Vd. J. LINDERSKI, Ambassadors go to Rome, in FRZOULS - JACQUEMIN (edd.), Les relations, 453-
478, spec. 460 = Roman Questions, II, Stuttgart 2007, 40-60, spec. 46.
I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 95
J.-L. Ferrary, che il rito della lancia, quale che sia la sua origine, non pu con-
siderarsi una dichiarazione di guerra, perch non prevede alcuna interazione
con il nemico; un rito che richiede la presenza di testimoni romani, e che da
un certo momento in poi pu svolgersi a Roma
42
.
Varrone torn sui feziali in altri momenti della sua opera; due frammenti
del De uita populi Romani fanno riferimento ai loro compiti. In uno (75 Ri-
posati) Varrone enuncia un principio impegnativo: i Romani iniziavano una
guerra con lentezza e magna diligentia, e non accettavano di fare una guerra
che non fosse pia; prima di aprire un confitto contro coloro dai quali sapevano
di avere subito offese, inviavano quattro fetiales legatos per compiere la rerum
repetitio; quegli inviati venivano detti oratores. Il passo problematico, anche
da un punto di vista testuale
43
; linterpretazione pi lineare lo spiegherebbe
come un tentativo di Varrone di sostenere che i feziali rivestivano funzioni
paragonabili a quelle dei legati
44
. Nel terzo libro della stessa opera, Varrone
si occupa dei feziali dal punto di vista delle loro prerogative nella consegna
di chi maltratta gli ambasciatori, sottolineando che la loro competenza di
cognoscere, iudicare, statuere, constituere. Incidentalmente, Varrone precisa qui
il numero dei componenti del collegio, almeno in et repubblicana venti
45
.
Gli spunti offerti dai frammenti di Varrone sono, inevitabilmente, disor-
dinati. per interessante notare come essi riservino cenni a vari aspetti del-
le prerogative dei feziali: trattati, operazioni preliminari alle dichiarazioni di
guerra, punizione nei riguardi di chi si rendeva colpevole del maltrattamento
degli ambasciatori. Soprattutto, questi passi dimostrano come la rifessione
antiquaria sui feziali e le loro prerogative fosse ben incardinata nel dibattito
tardo-repubblicano, e non possa spiegarsi soltanto come uno sviluppo augu-
steo
46
. Riconoscere questo punto non signifca, evidentemente, negare un con-
42
FERRARY, Ius, 421.
43
Varro, De uita populi Romani 75 Riposati = 386 Salvadore (ap. Non. 850 L.): Varro de uita populi
Romani lib. II: itaque bella et tarde et magna diligentia suscipiebant, quod bellum nullum nisi pium pu-
tabant geri oportere: priusquam indicerent bellum is, a quibus iniurias factas sciebant, faetiales legatos res
repetitum mittebant quattuor, quos oratores uocabant. Vd. TURELLI, Audi, 223. ALBANESE, Res, 14-16
sostiene che legatus debba intendersi, in alcune circostanze, come un termine tecnico riferibile a membri
del collegio feziale.
44
Cf. LINDERSKI, Ambassadors, 459-460 = Roman Questions, II, 45-46, che richiama luso di
oratores in un contesto diplomatico in un passo di Verrio Flacco (197 L.).
45
Varro, De uita populi Romani 93 Riposati = 386 Salvadore (ap. Non. 850 L.): idem lib. III: si cuius
[ciuitatis] legati uiolati essent, qui id fecissent, quamuis nobiles essent, uti dederentur ciuitati statuerunt
faetialesque uiginti, qui de his rebus cognoscerent, iudicarent et statuerent et constituerent.
46
Non possibile stabilire se Annius Fetialis, un autore antiquario citato da Plinio il Vecchio
(Nat. 34,29; vd. anche index 16; 33 citato come Fetialis ; 36) vi avesse in qualche modo contribuito,
n se questi fosse effettivamente affliato al collegio feziale. F. MNZER, Beitrge zur Quellenkritik der
Naturgeschichte des Plinius, Berlin 1897, 168-169 colloca questo autore prima dellet sillana e lo ritiene
un contemporaneo di L. Calpurnio Pisone Frugi.
96 Federico Santangelo
tributo di innovazione creativa da parte di Ottaviano sul sacerdozio feziale. Di
tali tradizioni antiquarie si nutrirono anche le discussioni storiche sui feziali
e la loro posizione in Roma arcaica. I racconti di Livio e di Dionigi, peraltro
divergenti in vari aspetti signifcativi, ne mostrano scopertamente la traccia,
talora senza risolverne le contraddizioni. Per citare un solo esempio: sia Livio
sia Dionigi danno conto di diverse tradizioni sullorigine dellistituto feziale,
dagli Aequicoli ai Falisci ad Ardea
47
.
La documentazione sul coinvolgimento dei feziali nei riti che precedevano
linizio di un confitto assai pi problematica. Essa ci porta a misurarci con
tradizioni sulle origini di Roma e con fonti tardorepubblicane che presentano
versioni di riti compiuti nellottavo secolo a.C., senza chiarire su che cosa ba-
sino la loro informazione. Livio offre una complessa ricostruzione del rituale
che porta alla dichiarazione di guerra (1,32), che viene datata al regno di Anco
Marcio, e viene attribuita al re, in uno schema secondo il quale Numa intro-
dusse le istituzioni religiose in tempo di pace e Anco quelle in tempo di guer-
ra
48
. I feziali entrano in gioco per la prima volta nella guerra contro i Prisci
Latini; come J. Rich ha sottolineato in una recente discussione, il racconto si
compone di due parti indipendenti, che risalgono ad almeno due tradizioni
diverse
49
. Colpisce luso di tempi verbali differenti. Nella prima parte (6-10),
in cui si parla della visita di un inviato romano alla controparte per compiere
la rerum repetitio, viene usato il presente, come di unusanza ancora in vigore;
colpisce che accanto ai feziali si parli di un legatus e di un nuntius
50
. Nella
seconda parte, dedicata alla consultazione fra re e senato sulla possibilit di
dichiarare guerra, viene usato il tempo imperfetto: i feziali agiscono dopo il
voto del senato a favore della dichiarazione di guerra, quando un membro del
collegio feziale si reca al confne del territorio nemico, recita una formula di
dichiarazione di guerra, e scaglia la lancia nel territorio nemico. indubbio
che Livio derivi la sua informazione da fonti annalistiche, ed possibile che
47
Aequi / Aequicoli: Liv. 1,32,5; Dion. Hal. Ant. Rom. 2,72,2; De uir. ill. 5,4; fragmentum de prae-
nominibus 1; Inscr. It. 13,3,66 = ILLRP 447. Falisci: Serv. Aen. 7,695; cf. Dion. Hal. Ant. Rom. 1,21,1.
Ardea: Dion. Hal. Ant. Rom. 2,72,2 (= Cn. Gellius, fr. 16 Peter, Chassignet).
48
Secondo lipotesi di P. REHAK, Aeneas or Numa? Rethinking the Meaning of the Ara Pacis Augustae,
ABull 83 (2001), 190-208, spec. 196-197, 204-205, la tradizione di Numa fondatore dellistituto feziale
e campione della pace e della concordia troverebbe posto anche nellAra Pacis: la fgura virile ritratta nel
pannello meridionale del lato ovest del recinto dellAra non sarebbe Enea intento a compiere il sacrifcio
di una scrofa dopo il proprio arrivo nel Lazio, ma Numa, intento a sacrifcare una scrofa nellatto di
compiere un giuramento di pace con un sovrano straniero, che sarebbe anchegli rappresentato nella
scena. Numa sarebbe dunque rappresentato in un deliberato contrappunto a Romolo, che ritratto
nellaltro pannello del lato occidentale, e ha tratti tradizionalmente guerreschi.
49
RICH, The fetiales, 199-209.
50
LINDERSKI, Ambassadors, 460 = Roman Questions, II, 46 spiega luso di legatus come un tentativo
modernizzante da parte di Livio. RAMPAZZO, Iustitia, 80, al termine di una diffusa e non del tutto
perspicua discussione, insiste sulla distinzione ontologica tra legati e fetiales.
I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 97
una parte del suo racconto sia anche frutto di una personale rielaborazione.
anche certo che il testo di Livio non possa essere utilizzato come fondamento
sicuro per la ricostruzione dei rituali eseguiti dai feziali in et monarchica o
nella prima et repubblicana, n delle loro responsabilit. per istruttivo ve-
dere come una fonte repubblicana valuti il problema: i feziali hanno un ruolo
nel trasmettere le volont dei Romani, nel riferire lesito della rerum repetitio,
ed hanno poi il ruolo di attuare le indicazioni del Senato. Il loro statuto sacer-
dotale viene confermato dalla duplice invocazione a Jupiter. Il ruolo che essi
rivestono, per, meramente reattivo.
poi interessante vedere come, nella versione di Livio, listituzione feziale
non sia un istituto romano, ma sia derivata dagli Aequicoli (o Aequiculi)
51
.
Come vedremo meglio in seguito, lattivit dei feziali in questo periodo si
comprende in un contesto di comunit confnanti, tutte raggiungibili via ter-
ra, in cui sia la rerum repetitio che la dichiarazione di guerra hanno luogo con
spostamenti rapidi. La tradizione che legava i feziali agli Aequicoli fu accettata
anche da altri autori, e trova uneco di grande interesse in uniscrizione pro-
veniente dagli scavi del Palatino, precisamente dai riempimenti della Domus
Tiberiana: lelogio del re degli Aequicoli Ferter Resius (CIL 6,1302) che viene
onorato per avere elaborato per primo il ius fetiale, successivamente assunto
dal popolo romano
52
. Liscrizione viene datata allet augustea, o comunque
allinizio dellet imperiale, ed dunque probabile che rifetta una tradizione
ben radicata allepoca, presumibilmente gradita ad Augusto stesso
53
.
Anche altre tradizioni annalistiche vedevano nel sacerdozio feziale unim-
portazione da altre comunit. Dionisio, al quale si deve laltro grande resoconto
51
Liv. 1,32,5. Vd. anche Dion. Hal. Ant. Rom. 2,72,2; De uir. ill. 5,4; CIL 6,1302.
52
La discussione pi completa resta quella di FUSINATO, Dei Feziali, 180-181. RICH, The fetia-
les, sottolinea le chiare etymological possibilities delletnonimo. Sugli Aequi / Aequicoli / Aequiculi
/ Aequiculani vd. ora S. BOURDIN, Les Peuples de lItalie prromaine: identits, territoires et relations
inter-ethniques en Italie centrale et septentrionale (VIII
e
-I
er
s. av. J.-C.), Roma 2012, 140-143; cf. anche A.
DE LUIGI, Limmagine degli Equi nelle fonti letterarie, SE 69 (2003), 145-179, spec. 146-150 (secondo il
quale gli Aequicoli menzionati in Liv. 1,32,5 sarebbero gli Equi; cf. Diod. Sic. 14,117,4); M. BUONOCORE,
Res publica. Aequiculani e Superaequani a confronto, in S. DEMOUGIN - J. SCHEID (edd.), Colons et colonies
dans le monde romain, Roma 2012, 283-303, spec. 300 (secondo il quale letnonimo Aequiculi deriverebbe
da un toponimo *Aequiculum, e Aequiculani sarebbe un etnico concorrenziale).
53
La forma del cippo e lassenza di un contesto archeologico (vd. C. CECAMORE, Palatium. Topografa
storica del Palatino fra III sec. a.C. e I sec. d.C., Roma 2002, 144-145) non permettono di sostenere che
lelogio fosse la base di una statua di Ferter Resius eretta nel Foro di Augusto (pace ANDO, Law, 41).
L. CAPPELLETTI, Il giuramento degli Italici sulle monete del 90 a.C., ZPE 127 (1999), 85-92, spec. 89-90
sostiene, in maniera invero speculativa, che la tradizione sul nesso fra ius fetiale e Aequicoli fosse nota
agli Italici durante la Guerra Sociale e che questi ne riconoscessero gli aspetti prettamente italici. A.
BARCHIESI, Bellum Italicum: lunifcazione dellItalia nellEneide, in G. URSO (ed.), Patria diversis gentibus
una? Unit politica e identit etniche nellItalia antica, Pisa 2008, 243-260, spec. 260, sostiene che per
i Romani della tarda Repubblica lo ius fetiale fosse un contributo degli Italici a Roma, una tradizione
che precede Roma e fu portata a Roma dalle montagne.
98 Federico Santangelo
antico del rito feziale, accanto a quello di Livio, d conto di una tradizione che
ne poneva lorigine ad Ardea
54
. Dionisio dissente poi da Livio nellattribuire
la creazione del collegio a Numa, e non ad Anco Marcio, di nuovo prima di
una guerra contro unaltra comunit laziale, Fidene (2,72,3), che si era resa
responsabile di un atto di aggressione nei confronti di Roma. Dionisio non si
occupa dei feziali in un contesto narrativo, ma nel quadro di una descrizione
tassonomica dei sacerdozi romani, una sistemazione antiquaria volta a render-
li intelligibili ad un pubblico greco. Lenfasi della discussione di Dionisio
sui doveri dei feziali, sul compito che hanno di vigilare () affnch i
Romani non entrino in guerra senza un fondamento giuridico; il loro compito
di determinare (; cf. il passo del De uita populi Romani discusso
sopra) se vi siano state violazioni nei confronti degli alleati dei Romani: come
Dionisio stesso precisa in apertura della sua discussione, la parola latina fe-
tiales si pu tradurre con il greco . Il ruolo dei feziali dunque, in
questa discussione, considerevolmente pi impegnativo di quello defnito in
Livio 1,32. Anche Dionisio attribuisce per ai feziali, in alcune occasioni, il
ruolo di araldi ( ) che venivano
inviati presso una comunit a domandare compensazione. Secondo J. Rich, le
coincidenze della descrizione della rerum repetitio, compresa linvocazione a
Jupiter, in Livio e Dionisio fanno ragionevolmente pensare alluso di una stes-
sa fonte. Dionisio aggiunge per un aspetto molto signifcativo, che assente
in Livio: al loro ritorno a Roma, passati i trenta giorni, i feziali dichiarano
al Senato di aver compiuto la loro missione e annunciano che non esistono
ostacoli da parte degli dei ad uneventuale dichiarazione di guerra da parte
del Senato. Nella tradizione seguita da Dionisio, dunque, viene chiarito come
il compito dei feziali fosse quello di garantire che la comunit avesse assolto a
tutti i propri doveri verso gli dei, offrendo cos le condizioni necessarie ad una
libera deliberazione politica, che bene precisarlo non coinvolge i feziali,
e non certo frutto della volont divina, ma un procedimento che pertiene
alla dimensione umana.
La versione seguita da Livio e Dionisio parte di un pi ampio panorama
di tradizioni letterarie sullorigine del collegio feziale, che in larga parte sono
perdute. In Livio troviamo traccia di unaltra tradizione riguardo allorigine
della rerum repetitio, alcuni capitoli prima della descrizione dei preliminari
della guerra con i Prisci Latini. In 1,22 si parla di una controversia fra Roma e
Alba, nella quale gruppi di guerrieri romani e albensi compiono scorrerie nei
rispettivi territori; ambasciatori vengono inviati da ambo le parti, ma i Romani
furono pi rapidi nel domandare la restitutio alla loro controparte; quando
Tullo si trov a parlare con gli ambasciatori albensi, egli disse loro che gli dei
54
Dion. Hal. Ant. Rom. 2,72,3 (= Cn. Gellius, fr. 16 Peter, Chassignet).
I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 99
erano stati chiamati a testimoni dai Romani e che i suoi ambasciatori erano gi
stati respinti dagli Albensi. Qui non si fa menzione dei feziali, ma si presuppo-
ne, evidentemente, lesistenza di un ius che regola lo svolgimento della rerum
repetitio. Due capitoli pi oltre (1,24), un feziale fa improvvisamente la sua
apparizione, alla fne del confitto, chiedendo al re se intenda autorizzare la
conclusione di un trattato; il feziale chiede (rogat), e il re ordina (iubente rege).
Di fronte allassenso del re, il rituale ha poi luogo, con la richiesta al re dei
sagmina strappati dalla rocca del Campidoglio, linvestitura del pater patratus,
e la conclusione del trattato, seguita dallinvocazione a Jupiter e dalluccisione
di un maiale con una pietra di selce.
Ci troviamo di fronte a tradizioni discordi e a narrazioni non del tutto coe-
renti, composte per da autori intelligenti e informati a partire da fonti pi an-
tiche, a noi non accessibili. inevitabile porsi il problema di come utilizzarle
e, soprattutto, chiedersi se vadano ritenute in alcun modo valide. Nella recen-
te discussione di C. Ando, ad esempio, viene sostenuto che usare queste tra-
dizioni per ricostruire il ruolo dei feziali nellet monarchica e allinizio della
Repubblica del tutto illegittimo: non si pu ricostruire quanto avvenne nel
settimo secolo a.C. sulla base di fonti letterarie che risalgono al primo secolo
a.C., e che, in ogni caso, si basano su tradizioni che non vanno oltre la met del
terzo secolo a.C.
55
In questa lettura, le testimonianze sui feziali sono piuttosto
lindicazione di una rifessione romana sulla nozione di stato e sulla formazio-
ne dellimpero transmarino. Il problema di come la tradizione sui feziali e i
loro riti si sia dipanata attraverso i secoli reale, ed certo che quanto ci viene
detto sulla defnizione del collegio feziale in et monarchica non possa essere
accolto come informazione storica accurata su quanto accadde allepoca. Vi
la remota possibilit che una parte delle informazioni sul collegio feziale
derivi dai documenti prodotti dal collegio sacerdotale stesso, i commentarii
fetialium che sono probabilmente menzionati in un passo, peraltro frammen-
tario, di Festo, che fa signifcativamente parte del lemma nuntius (178,3 L.)
56
.
Non abbiamo per alcuna informazione sui temi discussi in quei testi, n si
pu escludere che anchessi siano stati oggetto di un qualche adattamento di
55
ANDO, Law, 45 sembra confondere lantiquario L. Cincio, che nel suo De re militari si occup
dei feziali (Gell. 16,4,1), con lannalista Cincio Alimento, nei cui frammenti i feziali non sono men-
zionati. Sulla non identit di questi due autori vd. H. PETER, HRR I
2
, civ-cxii. L. HOLFORD-STREVENS,
Aulus Gellius. An Antonine Scholar and his Achievement, Oxford 2003, 19-20 discute il passo di Gellio
e defnisce Cincio come un probably Triumviral antiquary (19); una datazione tardo-repubblicana, di
poco successiva a Varrone, proposta anche in J. RPKE, Religion in Republican Rome. Rationalization
and Ritual Change, Philadelphia 2012, 162; 250 n. 37.
56
Ne enfatizzano la rilevanza E. BIANCHI, Fest. s. v. Nuntius p. 178, 3 L. e i documenti del collegio dei
feziali, SDHI 66 (2000), 335-341; ID., Qualche riscontro di lessico feziale latente nel I libro delle Storie di
Livio, RDR 10, 2010 (http://www.ledonline.it/rivistadirittoromano/allegati/dirittoromano10Bianchi.
pdf); ALBANESE, Foedus, 51.
100 Federico Santangelo
stampo antiquario. Il problema di come la conoscenza del collegio feziale si
sia trasmessa attraverso i secoli rimane dunque aperto.
Il dibattito su come usare le tradizioni antiche sui feziali rifette, come
evidente, il dibattito pi generale sul valore storico di ogni tradizione lette-
raria su Roma arcaica. In tutte le sue imperfezioni, delle quali si in parte
dato conto qui, la tradizione letteraria sviluppa in modo ricorrente alcuni
punti: lesistenza di un collegio feziale sin da unet molto antica, che fu
coinvolto in alcune dispute fra Roma e comunit laziali e italiche. Tale isti-
tuto ebbe un ruolo diretto nella presentazione delle rivendicazioni romane
presso il nemico e nella dichiarazione di guerra, che aveva al centro uninvo-
cazione a Jupiter; esso non aveva per un ruolo nel processo che conduceva
alla decisione di iniziare una guerra. probabile che, in et monarchica
e repubblicana, un collegio di sacerdoti fosse incaricato di una serie di ri-
tuali con i quali venivano presentate rivendicazioni al nemico e veniva poi
dichiarata la guerra. anche ragionevole ipotizzare che listituzione feziale
avesse signifcato in un contesto di tensioni fra comunit confnanti; una
sorta di diplomazia basata sulla presenza fsica e sulla celebrazione di riti
in entrambi le sedi del confitto: non presuppone preoccupazioni riguardo
alla percorrenza di lunghe distanze
57
. Non siamo in grado di dire quanto
sistematicamente questo metodo fosse utilizzato; J. Rich ha sostenuto che in
vari casi si sar fatto ricorso ad altre fonti di diplomazia e di risoluzione del
confitto
58
. T. Wiedemann sugger che lorigine dellistituzione feziale sia
radicata in un tempo che precede la formazione dello stato, e nel quale erano
decisivi gli arbitrati fra le gentes; il cuore di questo modello pu mantenersi
valido anche se non si accetta lidea che la gens preceda la formazione dello
Stato e si sostiene invece, con L. Rawlings, che il compito originario dei
feziali era quello di limitare le guerre private, creando una forte sanzione
pubblica nel processo che doveva condurre ad una dichiarazione di guerra
59
.
57
Non si pu peraltro escludere che altri soggetti fossero coinvolti nellamministrazione dei con-
fni: cf. peraltro la notizia di un possibile coinvolgimento in questioni confnarie di un collegio che fu
anchesso oggetto dellinteresse di Ottaviano: la citazione dal De offcio proconsulis di Ulpiano nel lessico
latino-greco di pseudo-Filellenio, databile probabilmente al sesto secolo (Arbares s[c]odales
Liber de offcio proconsulis). Su questo frammento, per vari aspetti problematico,
vd. J. SCHEID, Romulus et ses frres. Le collge des Frres Arvales, modle du culte public dans la Rome des
empereurs, Roma 1990, 35-39.
58
RICH, The fetiales, 217.
59
L. RAWLINGS, Condottieri and Clansmen. Early Italian Raiding, Warfare and the State, in K. HOP-
WOOD (ed.), Organised Crime in Antiquity, London 1999, 97-127, spec. 112-115. Sul ruolo dei clans nel
processo di formazione statuale in Roma arcaica vd. ora N. TERRENATO, The Versatile Clans: Archaic Rome
and the Nature of Early City-States in Central Italy, in N. TERRENATO - D.C. HAGGIS (edd.), State Formation
in Italy and Greece. Questioning the Neoevolutionist Paradigm, Oxford - Oakville 2011, 231-244, spec.
233-237.
I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 101
Wiedemann sostenne inoltre che essa presupponga laccettazione del rito
feziale da ambo le parti il che potrebbe spiegare i riferimenti di alcune
fonti letterarie allesistenza di feziali in alcune comunit italiche, compresi,
probabilmente, i Sanniti
60
.
J. Rpke, nella sua fondamentale monografa sulla costruzione religiosa
della guerra a Roma, ha accolto la tesi secondo la quale i feziali sarebbero
stati coinvolti nella prevenzione di confitti in ambito italico, presumibilmente
nella repressione di confitti scaturiti fra una gens e lintera comunit: il loro
ruolo sarebbe stato eminentemente politico e diplomatico, e si sarebbe pro-
gressivamente eroso con il rafforzarsi dellautorit statale, per un verso, e con
il crescente coinvolgimento di Roma con entit politiche in contesti non italici,
che non conoscevano listituzione feziale. Verso la fne del terzo secolo, per,
si sarebbe avviato un graduale mutamento del proflo dei feziali, lungo la linea
di una loro sacralizzazione (Sakralisierung): il Senato, desideroso di esercitare
infuenza e pressioni sui magistrati e i promagistrati, avrebbe individuato in
una versione riveduta e corretta del collegio feziale, opportunamente dota-
to di prerogative sacerdotali, un centro di potere in grado di contrastare la
crescente autonomia dei magistrati coinvolti in contesti provinciali. A questa
fase, che vedrebbe nellaffaire Mancinus il suo punto culminante, andrebbero
fatti risalire i riti e le formule noti attraverso le fonti annalistiche
61
. I feziali sa-
rebbero dunque divenuti una fgura del sacro solo tardivamente, e per ragio-
ni che nulla avevano a che vedere con il sacro, o con scrupoli religiosi di sorta.
Questa elegante ricostruzione si basa su un uso radicale dellargumentum e
silentio: per tutti gli aspetti della storia del collegio feziale non documentati
dalle fonti letterarie viene sostenuta una forte discontinuit con gli aspetti
che sono attestati dalla nostra documentazione. Il processo di sacralizzazio-
ne, inoltre, prevede che non vi fossero aspetti sacrali nel coinvolgimento dei
feziali in et arcaica; il valore delle fonti letterarie, che per altri aspetti Rpke
accetta come fondamentalmente affdabili, viene nettamente sminuito. Se si
accetta per lidea della fondamentale storicit dei rituali noti nelle fonti an-
nalistiche come rerum repetitio e clarigatio, sembra prudente accogliere anche
la possibilit che un coinvolgimento divino e un ruolo sacerdotale dei feziali
facessero parte del quadro sin dallinizio della storia del collegio.
Un altro problema merita di essere discusso: la straordinaria scarsit di at-
testazioni dei nomi di singoli componenti del collegio feziale. Per let repub-
blicana non abbiamo che tre nomi, noti grazie a Tito Livio: M. Valerius, Sp.
60
Liv. 8,39,14. Lesistenza di feziali sanniti viene accettata, da ultimo, da TURELLI, Audi, 244;
contra, con argomenti diversi, vd. WATSON, International Law, 91 n. 3; RICH, The fetiales, 188.
61
J. RPKE, Domi militiae. Die religise Konstruktion des Krieges in Rom, Stuttgart 1990, 115-117.
102 Federico Santangelo
Fusius e A. Cornelius Arvina
62
. Nessuno di questi nomi pu essere accolto con
sicurezza; il rischio di trovarsi di fronte a invenzioni annalistiche evidente
63
.
A. Cornelius Arvina noto per aver rivestito il consolato in due occasioni (nel
342 e nel 332). Fu certamente feziale Ottaviano, come egli precis nelle Res
Gestae
64
; non siamo in grado di dire se altre fgure di importante livello diven-
nero parte del collegio in et repubblicana senza che sia rimasta traccia della
loro appartenenza o se si tratti di uninnovazione introdotta da Ottaviano, in
discontinuit con la pratica repubblicana precedente. Il quadro diventa appe-
na pi favorevole nellet imperiale, quando la documentazione epigrafca si
fa pi abbondante e ci restituisce i nomi di alcune dozzine di feziali; secondo
Rpke, un sacerdozio al quale accedono prevalentemente uomini di origine
plebea
65
. Laffermazione di Dionisio dAlicarnasso secondo la quale i feziali
venivano scelti fra le migliori famiglie di Roma (Ant. Rom. 2,72,1) potr appli-
carsi al massimo, e con notevole cautela, ad unepoca arcaica.
La penuria di attestazioni dei feziali in et repubblicana pone, in ogni
caso, un problema storico. Una possibile spiegazione che il collegio feziale
ebbe una storia molto pi recente di quella che le fonti letterarie suggeriscono.
Come si cercato di dimostrare, il collegio feziale ebbe una storia piuttosto
lunga durante let repubblicana; largomento con il quale si spiega la storia
del collegio feziale come un collage di tradizioni inventate va ridimensionato,
anche se il quadro generale delle evidenze a nostra disposizione resta mol-
to problematico. Per quanto dato di capire dalle fonti, per, le mansioni
dei feziali sono in generale non eclatanti. La cerimonia della dichiarazione
di guerra, o la partecipazione in mansioni legate alla conclusione dei trattati
non erano certo momenti che assicuravano grande prominenza pubblica o nei
quali potesse giocarsi un ruolo politico e religioso signifcativo. Linfuenza
del collegio feziale non era certo paragonabile a quella dei pontefci, degli au-
guri, o dei (quin)decemuiri s.f.; le fonti letterarie suggeriscono che il suo ruolo
consultivo era limitato allinterpretazione di situazioni specifche, come quelle
legate ai preliminari della dichiarazione di guerra, ed era volto a stabilire che
62
Liv. 1,24,6 (Valerius e Fusius); 9,10,8-10; 9,11,9. Vd. RICH, The fetiales, 189. Cf. RPKE, Fasti,
II, 1012; 1344 (Sp. Fusius e M. Valerius sarebbero fktive Personen). Tralascio, per ragioni di cautela,
i quattro Romani noti dalle iscrizioni di Licia e di Cnido.
63
Su M. Valerius cf. R.G. OGILVIE, A Commentary on Livy Books 1-5, Oxford 1965, 14: Valerii claim
a disproportionate number of frsts.
64
RG 7,2; nel testo greco fetialis viene reso con .
65
RPKE, Fasti, I, Stuttgart 2005, 42: ein von Plebejern besetzes Einstiegsamt; sulla stessa linea
Z. VRHELYI, The Religion of Senators in the Roman Empire. Power and the Beyond, Cambridge 2010, 60.
Cf. J. SCHEID, Les prtres offciels sous les Julio-Claudiens, in ANRW, II.16.1 (1978), 611-654, spec. 640: ce
sacerdoce tait confr tout des gens obscurs, jouant par exemple le rle de sacerdoce de repchage;
ma non esclude che non fosse anche unulteriore distinzione riservata a sacerdoti che facevano parte di
grandi famiglie.
I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 103
non esistessero condizionamenti divini tali da impedire il formarsi di una de-
cisione politica da parte del Senato. Non sarebbe sorprendente, dunque, se il
sacerdozio feziale fosse stato poco ambito, e fosse stato ricoperto per lo pi da
individui che non ottennero signifcative posizioni pubbliche. Per quanto ci
dato sapere, i feziali erano un collegio sacerdotale meramente reattivo, che
non aveva iniziativa autonoma al di fuori dellinterazione con Senato e magi-
strati
66
. Esso poteva per avere, nellambito di questa interazione, prerogative
di grande signifcato. Sia che essa sia stata uninnovazione o una scelta di con-
tinuit, la decisione di Ottaviano di diventare feziale in un tempo che prece-
deva lo scoppio di una guerra civile fu una grande intuizione politica, e un
sintomo della sua straordinaria attenzione alla dimensione religiosa e rituale.
Alcuni suoi successori certamente Claudio e Marco Aurelio lo ebbero
ben chiaro, e riproposero il rito feziale in importanti occasioni pubbliche
67
. In
altri passaggi storici e politici, il sacerdozio feziale fu un tassello della com-
plessa economia degli onori sacerdotali che aveva una parte tanto importante
nei complessi meccanismi di ascesa, promozione e distinzione delllite sena-
toria durante il Principato. Z. Vrhelyi ha recentemente sottolineato limpor-
tanza di un episodio documentato da Tacito per il 22 d.C.
68
L. Apronius (cos.
suff. 8) propose che anche ai feziali fosse consentito prendere parte ai ludi per
la salute di Julia che si tennero in quellanno, accanto ai quattro amplissima
collegia. Non sappiamo il movente di quella proposta: possibile, ma non cer-
to, che Apronio fosse un componente del collegio feziale; pi diffcilmente ne
avr fatto parte il fglio, L. Apronius Caesianus (cos. 39), che era stato ammesso
fra i septemuiri epulones lanno prima, a soli 22 anni
69
. Quello che certo
che Tiberio respinse quella proposta con fermezza, bloccando cos il tentativo
di Apronius di esercitare uninfuenza in una materia di carattere rituale e
privando il suo fdato generale di una signifcativa opportunit per distinguer-
si nel dibattito pubblico. Anche sui moventi non confessati di Tiberio non
possiamo che speculare, ma Tacito menziona gli argomenti che egli addusse
di fronte al Senato: contra dixit Caesar, distincto sacerdotiorum iure et repetitis
exemplis. La tradizione antiquaria che si era formata intorno al collegio feziale
gi durante la Repubblica, fondata sia su argomenti giuridici che sulla sistema-
tica raccolta di casi esemplari, poteva essere messa al servizio delle aspirazioni
e delle preoccupazioni imperiali. Anche in questo senso Ottaviano aveva se-
gnato un modello destinato a durare.
66
Il punto opportunamente riconosciuto da ZACK, Studien, 72.
67
Claudio: Suet. Claud. 25,5; Marco Aurelio: Dio 50,4,4-5; 72,33,3.
68
Tac. Ann. 3,64; vd. VRHELYI, The Religion, 68-69.
69
CIL 10,7257. Vd. RPKE, Fasti, II, 774, no. 690.

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