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Cesare Pavese.
Pubblicato da l'incarcerato a 10/25/2009 16 commenti
venerdì 23 ottobre 2009
Omicidi di Stato: ennesimo ragazzo morto in carcere.
Ed è morto.
Maledetti!
Pubblicato da l'incarcerato a 10/23/2009 10 commenti
George Orwell
17 ottobre 2009
"Padre nostro che sei nei cieli"
Cesare Pavese.
Pubblicato da l'incarcerato a 10/
L'INCARCERATO
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O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi
Pubblicato da l'incarcerato a 9/29/2009 23 commenti
Altri fatti non ancora chiariti coinvolgono i vertici della Croce Rossa
Italiana. Il tutto è partito con la denuncia di un maresciallo, un certo
Vincenzo Lo Zito il quale si sta mettendo contro la dottoressa Maria
Teresa Letta, sorella di Gianni Letta. Un uomo, quest’ultimo, che dietro
l’ombra di Berlusconi agisce ovunque. Le sue trame sono trasversali,
forse, perfino all’interno della magistratura visto che quando si tratta di
indagarlo, l’archiviazione è diventata una consuetudine.
E prima di essere stato trasferito per il motivo che dopo spiegherà, quale
era la sua mansione all’interno della Croce Rossa?
Ovvero?
Firme di mandato di pagamento false, ovvero non firmate dalla persona
preposta, versamenti verso banche non autorizzate, tutta una serie di
illeciti e movimenti di denaro senza specificarne l’utilizzo.O meglio senza
un iter burocratico corretto .
Parliamo intanto delle banche non autorizzate.
Il conto corrente era stato aperto presso la Banca Toscana di Avezzano.
E tutti movimenti di denaro, dai fondi alle donazioni, passavano tramite
questa banca.
Lei oltre che denunciare il tutto alla Corte dei Conti, ha contattato
qualche giornale o trasmissione televisiva?
Certo, i grandi giornali non mi hanno nemmeno risposto. Ho contattato
quelli di Striscia La Notizia e precisamente Max Laudadio raccogliendo
la mia documentazione per mano della sua segretaria D.ssa Ghega.
Oltre a ricevere le donazioni, quindi può anche richiedere dei soldi per il
terremoto?
Certo, e giustamente la Signora Letta seguendo questa volta l’iter
burocratico fa una richiesta di denaro al direttore generale e al
commissario straordinario della Croce Rossa magari per acquistare
autovetture per aiutare i terremotati…
Ha una denuncia del comitato dei revisori dei conti della CRI, ha tre
denunce del Presidente Generale della CRI Francesco Rocca. Che va
cercando? Che qualcuno lo faccia mettere in galera? Mi ha mandato la
Procura di Avezzano, dell’Aquila, di Potenza, la guardia di Finanza due
volte, ha scritto al Capo dello Stato, ha scritto trenta lettere a mio fratello,
a Storace tutti i giorni. Tutti hanno dato ragione a me.
Lui dice che è malato, si è rifiutato di farsi operare. Quando ha capito che
era trasferito ha deciso di farsi ricoverare ma solo perché nel Dicembre
2007 gli era stato detto che doveva mettere un by-pass. E’ un bugiardo dice
che non può lavorare e poi lo troviamo che fa il trasporto dei malati
dell’Unitalsi, all’indomani del terremoto era con la maglietta del 118 –
ripreso dal TG1 -. Ecco il malato che fa il fustigatore dei costumi!
ollevazione popolare in Messico nel 2010 e una società senza galere.
Purtroppo pochi di voi mi hanno seguito fin dall'inizio e
pochi si ricordano quanto amore ho per il Messico.
Mentre da noi c'è sempre più deterioramento,
rassegnazione, repressione silenziosa, omicidi di Stato
e invece di combattere il sistema, da persone mediocri,
ci dividiamo in berlusconiani e anti berlusconiani, forse
una piccola speranza la dobbiamo riporre proprio nel
Messico. E grazie alle parole del Subcomandante
Marcos io ve la posso anticipare questa speranza
riportando un pezzo di un articolo:
"Il subcomandante insurgente Marcos ha dichiarato al
quotidiano britannico The Guardian che per l'anno
2010 "il Messico si trasformerà in una pentola di
pressione" e "esploderà"; ha aggiunto di stare
lavorando ad un progetto di teoria politica nel quale
analizza le forze che, dal suo punto di vista, stanno
conducendo il paese ad una sollevazione sociale.
Ecco l'articolo:
Quella di Francesco Mastrogiovanni, per le forze dell'ordine "noto anarchico", per i suoi alunni
"il maestro più alto del mondo", è una storia di ordinaria persecuzione e di quotidiana
repressione.
Una vita fatta di mille difficoltà, di tragedie messe alle spalle ma che lasciano un segno
indelebile nella testa. Un'esistenza precaria fino all'ultimo giorno di libertà. Una storia di quelle
che non vorresti mai raccontare ma che, come ci spiega il suo caro amico e compagno, il
professore-editore anarchico Giuseppe Galzerano, «devi farlo, per rendere giustizia a Franco e
far si che quanto gli è accaduto non si ripeta a nessun altro».
Liberazione è stato il primo giornale nazionale a denunciare la morte di Franco, deceduto nel
reparto di psichiatria dell'ospedale San Luca di Vallo della Lucania alle 7,20 di martedì 4 agosto.
Pochi giorni dopo una mail inviata dal professor Galzerano ci ha fatto capire che qualcosa, in
quella morte, non era chiara. Franco è stato ricoverato il 31 luglio per un trattamento sanitario
obbligatorio. In quattro giorni è passato dalla calda spiaggia di San Mauro Cilento, dove stava
trascorrendo le vacanze, al freddo marmo dell'obitorio dell'ospedale di Vallo della Lucania.
Arresto cardiaco causato da un edema polmonare, hanno detto i medici. Ma c'è qualcosa di più
che colpisce la nostra attenzione: Francesco Mastrogiovanni era salito agli onori della cronaca
nei primi anni settanta per la morte di Carlo Falvella, giovane neofascista, vicepresidente del
Fuan salernitano, ferito a morte durante l'aggressione dell'anarchico Giovanni Marini. Per
capire in quale scenario sia morto il "maestro più alto del mondo", non possiamo fare altro che
partire alla volta del Cilento per conoscere i parenti e i compagni. Il 9 settembre, nello splendido
scenario di Castellabate è in programma la rassegna "Finisterre Plus", video, musica e
performance dedicata a William Burroughs. "La cosa più pericolosa da fare è rimanere
immobili". Un titolo, una frase, che spiega perché a Burroughs è stato accostato il racconto degli
ultimi giorni di vita di Francesco Mastrogiovanni.
Ombra e violenza. Un resoconto dettagliato, quello fatto dal professor Galzerano e dall'ex
sindaco di Montecorice, Giuseppe Tarallo, amico e compagno di Franco, che sembra costruito
appositamente sullo sfondo persecutorio di una delle opere dello scrittore americano. Purtroppo,
però, questa volta siamo al cospetto di una "storia vera" iniziata nel lontano 7 luglio 1972.
Insieme a Giovanni Marini e Gennaro Scariati, Franco stava passeggiando sul lungomare di
Salerno. Quel giorno era pieno di fascisti che da giorni cercavano di provocare Marini per avere
la "scusa" di un'aggressione. Le sue indagini, all'epoca si diceva "controinformazione", sullo
strano incidente stradale che il 27 settembre 1970 aveva provocato la morte sulla Roma-Napoli di
cinque giovani anarchici calabresi, nei pressi di Ferentino, davano fastidio. Annalisa Borth,
Giovanni Aricò, Angelo Casile, Francesco Scordo e Luigi Lo Celso si stavano recando a Roma
per consegnare ai compagni della capitale i risultati di una loro inchiesta sulle stragi fasciste che
avevano iniziato a insanguinare il paese, in particolare sul deragliamento del "Treno del Sole"
Palermo-Milano del 22 luglio del 1970, nei pressi della stazione di Gioia Tauro. Giovanni Marini
aveva scoperto che alla guida dell'autotreno, che procedeva a fari spenti, c'era un camionista
con simpatie fasciste e che lo scontro avvenne precisamente all'altezza di una villa di Valerio
Borghese. Erano iniziati a insinuarsi i primi dubbi sulla casualità dell'episodio. «Da allora su di
lui incombeva una sentenza di morte alla quale sarebbe sopravvissuto per quasi trent'anni»,
spiega oggi il professor Galzerano. Giovanni, Franco e Gennaro si stavano recando a teatro.
Ridiscendendo via Velia si trovano davanti a due giovani missini: Carlo Falvella e Giovanni
Alflinito armati di lame. Franco accelera il passo per andare a parlare con loro. Dai racconti e
dalle testimonianze del processo emerge come tentò di far da paciere ma, per tutta risposta,
ricevette una coltellata ad una coscia da Alflinito e stramazzò a terra. I due compagni
intervennero immediatamente e, nella rissa che ne seguì, Giovanni riuscì a disarmare Falvella
ferendolo a morte con la sua stessa arma. Si costituì il giorno stesso mentre Franco venne
trasportato in ospedale. Gennaro, invece, sarà immediatamente scarcerato perché minorenne. Da
quel giorno il caso Marini finì su tutti i giornali: Giovanni era, per tutti, un mostro. «Per
punizione», racconta il professor Galzerano, «peregrinava incessantemente da un carcere
all'altro e a Caltanissetta venne rinchiuso in una cella senza luce da dove non smise mai di
denunciare le aberranti condizioni di vita riservate ai carcerati». Per motivi di ordine pubblico il
processo venne spostato da Salerno proprio a Vallo della Lucania. Marini viene condannato in
primo grado a dodici anni (pena poi ridotta a nove in appello), Mastrogiovanni viene assolto ma
allora per lui inizierà l'inferno. Un inferno in camicia nera fatto di minacce, telefonate
minatorie, continue ritorsioni che lo porteranno ad emigrare al nord. A metà degli anni ottanta
si trasferisce a Sarnico, sul lago di Iseo, in provincia di Bergamo, dove, per quindici anni,
insegna nelle scuole elementari della zona. Ma la sua fama di "pericoloso anarchico" lo
accompagnerà anche lassù. Il merito, questa volta, è delle forze dell'ordine che, con una nota,
comunicano ai colleghi bergamaschi di non perderlo d'occhio. Inizia, così, una seconda fase di
persecuzioni: questa volta condotta della forze dell'ordine.Alla fine degli anni novanta decide di
fare ritorno a Castelnuovo Cilento.
Agli agenti del paese non sembra vero: ora avranno di che divertirsi. Per Franco la divisa
diventa un incubo quotidiano che si trasforma in realtà il 5 ottobre 1999. Quel giorno per lui
scattano le manette. Tutto inizia dall'ennesima, immotivata provocazione. Una multa per divieto
di sosta a Vallo Scalo. Franco compie l'errore di mandare a quel paese un agente. Immediato
l'arresto. Immancabili le botte nel commissariato. L'accusa è pesante: resistenza aggravata e
continua nonché lesioni personali. Ovviamente Franco risponde con una controdenuncia per
arresto illegale, lesioni personali, abuso di autorità e calunnia. Per lui scattano gli arresti
domiciliari presso l'abitazione familiare, a Castelnuovo Cilento. Una beffa: il compito di
controllarne l'osservanza viene affidato agli stessi carabinieri denunciati. Inizia il tormento al
punto che diverse volte chiederà di tornare in carcere. Ma quando tutto sembra volgere per il
meglio con il proscioglimento da ogni accusa, per Franco inizia la terza fase di persecuzione:
quella dello Stato. Alla fine venti anni di angherie, soprusi, minacce, botte, lasciano il segno.
Psicologicamente fragile, Franco si sente perseguitato. Ogni volta che incrocia una divisa, entra
nel panico. Per due volte il sindaco di Castelnuovo firma la richiesta per un trattamento sanitario
obbligatorio. Esperienza traumatica che Franco riesce a superare continuando ad insegnare.
Adora i bambini e i bambini adorano questo maestro altissimo. Le uniche proteste dei genitori
sono perché è poco severo. Di certo non una minaccia. Ma così non la pensa il sindaco di Pollica
Acciaroli, Giuseppe Vassallo che ha formati contro di lui il Tso fatale. Il 30 luglio Franco si
trovava nella località turistica cilentana quando, per l'ennesima volta, viene inseguito dai
carabinieri. In preda al panico scappa. La pattuglia desiste. Il maestro trova rifugio nel
bungalow del campeggio Club Costa Cilento. Un luogo tranquillo, per lui. Circondato da amici e
persone che lo stimano come la signora Licia, la proprietaria del camping, che, di tanto in tanto,
gli lascia i nipotini. Ma la mattina seguente l'incubo delle forze dell'ordine ritorna, prepotente.
Arrivano sul posto una quindicina di carabinieri, una pattuglia dei vigili urbani, un medico
dell'ospedale di Vallo della Lucania. Voglio portare Franco in ospedale. Il maestro scappa dalla
finestra, si getta in mare, a nuoto raggiunge una secca. Per oltre due ore resta in acqua.
Sopraggiunge anche una motovedetta della guardia costiera per avvertire i bagnanti che "è in
corso una caccia all'uomo". Stremato, si arrende. Raggiunge la spiaggia, chiede una sigaretta, si
fa una doccia. E' tranquillo. Consapevole di ciò che lo aspetta. Eppure, gli vengono fatte tre
iniezioni. Sale sull'ambulanza e il suo ultimo messaggio è per la signora Licia. «Se mi portano a
Vallo, non ne esco vivo». E così sarà. Dopo quattro giorni di Tso muore per un infarto causato
da edema polmonare. Una morte naturale, "normale", dicono dall'ospedale. Ma dall'autopsia
emergono particolari inquietanti. Franco aveva diversi lividi sul corpo e segni di lacci su polsi e
caviglie. Era stato legato per tutti e quattro i giorni di Tso, anche se sulla cartella clinica non c'è
traccia della contenzione. Ci rechiamo all'ospedale di Vallo per parlare con i medici. Nessuno
apre bocca. Nessuno ha visto niente, anche se quattordici, fra medici e infermieri, sono tutt'ora
sotto inchiesta. Tutti tacciono anche quando facciamo notare che le sbarre alle finestre e le porte
del reparto chiuse a chiave non sono "normali". Chiediamo di parlare con i vertici dell'ospedale
per avere dei chiarimenti che, puntualmente, non arrivano. «Quello che succede di sopra, non lo
so» ci spiega, come se niente fosse, il vicedirettore. Ogni nostra domanda è un secco «no
comment». Neanche quando domandiamo se avesse avuto notizia di una rissa al piano di sopra,
cosa che spiegherebbe la contenzione (anche se non protratta per quattro giorni) e i lividi.
«Quello che succede di sopra...». Certo, i dirigenti dell'ospedale non lo sanno. Rassicurante. Sta
di fatto che un maestro elementare, che ha vissuto tutta la sua vita di precario insegnante,
perseguitato da fascisti, forze dell'ordine, amministratori locali in quanto "noto e pericoloso
anarchico", in poche ore è passato dalla calda spiaggia di Acciaroli al freddo marmo
dell'obitorio dell'ospedale di Vallo della Lucania. Tutto per un trattamento sanitario obbligatorio
deciso da un sindaco che non voleva avere problemi in una località che ha appena ottenuto la
bandiera blu d'Europa e millanta di essere il paese di Ernest Hemingway. Come chiosa il
professor Galzerano, «un falso storico senza precedenti».
Daniele Naldone
Pubblicato da l'incarcerato a 9/21/2009 17 commenti
Vi segnalo l'ultimo post di Alessandro Tauro, bloggher che molti di voi conosceranno. E'un articolo
impeccabile che va sicuramente letto.
Pubblicato da l'incarcerato a 9/18/2009 52 commenti
Fonte : www.nealine.net
De Andrè.
Care teste di capra, ancora una volta il mio plauso va dato a Beppe
Grillo per aver affrontato un tema scottante, che quasi nessuno ne parla:
gli omicidi che avvengono sistematicamente nelle carceri!
Pensate che solo lui si sarebbe ribellato? Tanti ragazzi lo hanno fatto, e
non è un caso che la maggior parte delle morti nelle carceri riguardano i
giovani. L'età media gira intorno ai 26 anni.
"Carissime bamboline mie, mi dispiace che non vi ho fatto avere più mie
notizie, ma anche io ho i miei problemi: mi ammazzano di botte almeno
una volta alla settimana. Ora ho solo un occhio nero, mi riempiono di
psicofarmaci, quelli che riesco li risputo ma se non li prendo mi ricattano.
Sono in isolamento almeno 4 giorni alla settimana, è già tanto che ricevo
le lettere. Sto mangiando poco.Ho fatto il processo il 4 giugno, mi hanno
condannato a 5 mesi e 10 giorni. Facendo i calcoli, con la galera che ho
già fatto da dicembre, dovrei essere fuori i primi d’agosto, se Dio vuole."
Manuel Eliantonio
Ci sono anche immagini dei due corpi privi di vita accasciati dentro
l'abitacolo del loro fuori strada. Furono girate da un giornalista
dell'ABC, una trasmissione americana.
Muoiono tutti.
Come mai?
Per farvi capire bene il ruolo che ha avuto in tutto ciò, come ha operato
con lo Stato stesso che dovrebbe reprimerla, vi trascrivo alcuni passi del
memoriale di un Boss pentito della 'ndrangheta:
"Il primo capo della 'ndrangheta a capire l'importanza del business dei
rifiuti tossici e radioattivi è stato Giuseppe Nirta. Nel 1982 era il
responsabile del territorio di San Luca e Mammasantissima, ossia il
vertice supremo dell'organizzazione. Per questo aveva contatti a Roma
con personaggi dei servizi segreti, della massoneria e della politica. Nirta
era un lontano cugino di mia madre, e per questo avevo una corsia
preferenziale con lui, il quale più volte mi assicurò che il business dei
rifiuti pericolosi avrebbe portato tanti soldi
nelle nostre casse"
"Nirta mi spiegò che gli era stato proposto dal ministro della Difesa
Lelio
Lagorio, col quale aveva rapporti tramite l'ex sottosegretario ai
Trasporti Nello Vincelli e l'onorevole Vito Napoli, di stoccare bidoni di
rifiuti tossici e occultarli in zone della Calabria da individuare."
"La famiglia di San Luca ricevette in cambio 250 milioni di lire, e non fu
un episodio sporadico. Lo stesso Comerio mi raccontò che già negli anni
Ottanta aveva avuto diversi contatti con la 'ndrangheta, e in particolare
con Natale Iamonte, capo dell'omonima famiglia di Melito Porto Salvo,
che lo aveva aiutato riguardo all'affondamento di navi cariche di rifiuti
tossici e radioattivi in acque internazionali davanti alla costa ionica
calabrese."
"So per certo che molti altri affondamenti avvennero in quel periodo,
almeno una trentina, organizzati da altre famiglie, ma non me ne
occupai in prima persona."
"In seguito sono stato arrestato, ma i rapporti tra servizi segreti e la mia
famiglia della 'ndrangheta sono continuati, come d'altronde sono sempre
stati costanti quelli con la politica. Cito per esempio l'incontro che ebbi
nel dicembre 1992 al ristorante Villa Luppis a Pasiano di Pordenone con
l'ex ministro degli Esteri Gianni De Michelis, che come ho spiegato alla
Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria già conoscevo bene."
AGGIORNAMENTO
PS nel lato destro del blog ho riportato le dieci domande rivolte alle
nostre istituzioni. Oltre al caso singolo come quello di Niki, dietro le
domande si celano i poteri forti che sono le forze motrici del nostro
attuale Stato, ovvero la mafia, la massoneria, la confindustria, il potere
clericale e l'attuale classe politica che è corrotta in maniera trasversale.
Altro che le domande rivolte a Berlusconi, tanto fastidiose che lui stesso
le ha rafforzate tramite querela. Distogliendo cosicché l'opinione
pubblica dai veri problemi.
Pubblicato da l'incarcerato a 9/04/2009 12 commenti
Il Cambiamento
Il "Cambiamento",
è una parola così bella e piena di speranza. Non vi fa
venire la pelle d'oca sentirla rievocare in alcuni
momenti?
Quello vero.
E notate bene,
la lettera non chiede solo giustizia e verità per Niki,
ma abbiamo chiesto chiarimenti anche sulle morti di
altre persone che forse nessun familiare reclamerà il
corpo e abbiamo sottolineato il degrado generale delle
carceri, e in particolare chiesto chiarimenti sulle morti
che ciclicamente avvengono nel carcere duro di
Sollicciano.
Ma voi direte che non è successo nulla, e io vi rispondo
che non è vero.
Continua da qui.
Care teste di capra, come avrete notato il capitolo
sette di questa lunga saga sulla 'ndrangheta è ancora
incompleto e l'ho lasciato appositamente aperto. Si
evince chiaramente che questa organizzazione formata
da ex pentiti non è un semplice gruppo di sfigati dedita
solo allo spaccio e alle estorsioni.
O lasciata uccidere?
Almeno spero.
“Ti svegli
Dove sei?
A casa.
Non hai potuto ancora abituarti:
al tuo risveglio
trovarti a casa.
Ecco quel che ti lasciano
tredici anni di carcere.
Nazim Hikmet
Eppure avevano tutto il diritto di essere liberi come gli uccelli che volano
nello spazio tra le nuvole:
AGGIORNAMENTO
E per conoscenza
Nell’arco di poco più di un mese sono morti piu’ di tre detenuti, ma questi
che Le elenco sono “da accertare”:
Seduta di annuncio:
CONCIA ANNAPAOLA
Gruppo:PARTITO DEMOCRATICO
Datafirma: 20/04/2009
Commissione assegnataria: IICOMMISSIONE(GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato
in data 20/04/2009
Stato iter:
IN CORSO
Onorevole Ministro,
Voglio ricordare quello che disse l’Onorevole Sandro Pertini, che in galera
passò lunghi anni:
-“ Ricordatevi quando avete a che fare con un detenuto, che molte volte
avete davanti una persona migliore di quanto non lo siete voi.”
(nome e cognome)