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LETTERA ALLE FAMIGLIE

D E L L U N I T A P A S T O R A L E D I
CAPEZZANO P.re - MONTEGGIORI - S. LUCIA
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N 668 3 AGOSTO 2014
XVIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO - LITURGIA DELLE ORE II SETTIMANA

CORAGGIO: METTI IN CIRCOLO IL TUO AMORE

Qualche giorno fa sono andato in una libreria la mia attenzione stata attirata dal
fatto che accanto agli scaffali con i romanzi, le favole e i saggi c' anche una zona
tutta dedicata alle ricette e ai libri di cucina. Mi sono detto: come siamo affamati!
S, probabilmente proprio cos. Siamo davvero affamati! Ci abita una fame a cui
spesso non sappiamo nemmeno dare un nome e vogliamo colmare quel vuoto che ci
abita e ci lascia inquieti e mai soddisfatti.
Il pi delle volte, per, ci accaniamo su cose che non possono saziare il nostro
desiderio. Di quante inutilit ci riempiamo la casa... Quante promesse di felicit
vengono puntualmente disattese... Anche il grande Isaia, nella prima lettura, pone
questo interrogativo: "Perch spedente denaro per ci che non pane?"
Certo, cinque pani e due pesci sono un po' poco per cinquemila uomini. Ma non
importa! Ges non pesa, non misura, non calcola secondo i nostri criteri. Tu porta
tutto davanti a Lui e stai pronto!
Le sue mani prendono, benedicono, spezzano e donano. I verbi sono gli stessi dell'
Eucaristia, la cena del Signore. Sono i verbi che indicano la circolarit dell'amore,
la non chiusura nel possesso, l'apertura alla condivisione e al dono. Questo il
pane che sazia la nostra fame! Questo il cibo che riempie la nostra vita di verit e
di bellezza! Siamo fatti per Dio e solo Lui pu saziarci, il resto ci lascia a bocca
asciutta.
Mi permetto di sottolineare che da nessuna parte in questo testo - ma nemmeno
negli altri Vangeli - troviamo il verbo "moltiplicare". Il vero miracolo su cui
l'evangelista vuole attirare la nostra attenzione, non il gesto magico di Ges che
con una bella formuletta riempie le ceste di fragranti pagnotte. I l vero miracolo
la condivisione, il pane spezzato che sazia la fame, la logica nuova dell'amore e
della fraternit che libera dalla schiavit del possesso e dall'ansia della conquista.


IL PANE BUONO

Tempo fa', sul far della sera di un sabato qualunque, in una bella e profumata
giornata primaverile, stavo innaffiando l'erba e i fiori del piccolo giardino che
adorna la nostra casa, assorto nei lieti pensieri del dolce far niente. Davanti al
cancello, all'improvviso, appare la figura di una ragazzina. Chiaramente una Rom,
una zingara: il suo volto ed il suo cencioso abbigliamento non lasciavano certo
spazio a dubbi in tal senso.
Con un italiano piuttosto stentato mi chiama e mi dice: "Dio ti benedica te e tua
famiglia, mi dai pane vecchio per mangiare?".
Le rispondo:- "Dove abiti?" - "L, vicino fiume".
- "E di cosa vivi?". - "Quello che mi danno".
- "Non vai a scuola?". - "No, mai andata".
- "E i tuoi genitori cosa dicono?". - "Padre non so, non vedo da tanto, lui carcere;
madre dice: andare prendere qualcosa da mangiare. Mi dai pane vecchio?".
- "S, certo, scusa, volevi del pane vecchio. Ho quello fresco, buono, di oggi, vado
dentro a prenderti quello", le dico mentre mi giro e faccio per entrare in casa. -
"Buono hai gi dato".
Sono rimasto impietrito, come fulminato. Mi sono rigirato lentamente e l'ho
guardata: stava sorridendo. Non so, non ho mai voluto pensare che quella frase
fosse stata solo il frutto di un malriuscito tentativo di traduzione dal rumeno
all'italiano di chiss quale espressione.
Nemmeno che quel suo sorriso fosse solo un modo, forse l'unico che conosceva, per
dirmi la sua gioia nel vedere che il pane glielo avrei dato davvero. No. Ho pensato
che quel parlare con lei, ascoltarla, sorriderle, fosse per lei, davvero, come spezzare
insieme del pane fresco, del pane buono. "Me l'hai gi dato, il pane buono: mi hai
accolto, mi hai parlato, mi hai sorriso. Non ti sei girato dall'altra parte, non mi hai
ignorato, n schernito, n evitato, n maltrattato, n violentato. Mi hai parlato".
Pane che nutre, non denti che divorano. Basta davvero cos poco per sentirsi amati?
E per essere fratelli, per essere cristiani? S. Ed Egle, mia sposa, mentre - entrato in
casa - le racconto la vicenda, dice serenamente, quasi fosse la cosa pi semplice e
scontata di questo mondo: "Pane dei gesti che accolgono, pane delle parole che
accarezzano. Pane di Ges: questo".
Pane fresco e buono, che non diventa mai vecchio perch prodotto nel cuore di chi
crede in Colui che dice: "Io sono il pane della vita", e ci lascia un comandamento
nuovo: "Amatevi come io vi ho amato".
Amare quella ragazzina cenciosa, spezzare il pane con lei e con tutti i cenci del
mondo. Vivendo una vita nella solidariet e nella comunione con tutti.
Sforzandoci di vivere cos, di spezzare il pane cos, allora Dio parla in noi; allora
Dio parla con noi. Allora Dio spezza il pane e la parola tra noi: nei panni di una
cenciosa ragazzina.





I DUE FRATELLI

Due fratelli, uno scapolo e l'altro sposato, possedevano una fattoria dal suolo fertile,
che produceva grano in abbondanza. A ciascuno dei due fratelli spettava la met del
raccolto. All'inizio tutto and bene.
Poi, di tanto in tanto, l'uomo sposato cominci a svegliarsi di soprassalto durante la
notte e a pensare: "Non giusto cos. Mio fratello non sposato e riceve met di
tutto il raccolto. Io ho moglie e cinque figli, non avr quindi da preoccuparmi per la
vecchiaia. Ma chi avr cura del mio povero fratello quando sar vecchio? Lui deve
mettere da parte di pi per il futuro di quanto non faccia ora. E' logico che ha pi
bisogno di me".
E con questo pensiero, si alzava dal letto, entrava furtivamente in casa del fratello e
gli versava un sacco di grano nel granaio. Anche lo scapolo cominci ad avere
questi attacchi durante la notte.
Ogni tanto si svegliava e diceva tra s: "Non affatto giusto cos. Mio fratello ha
moglie e cinque figli e riceve met di quanto la terr produce. Io non ho nessuno
oltre a me stesso da mantenere. E' giusto allora che il mio povero fratello che ha
evidentemente molto pi bisogno di me riceva la stessa parte?". Quindi si alzava dal
letto e andava a portare un sacco di grano nel granaio del fratello.
Un notte si alzarono alla stessa ora e si incontrarono ciascuno con in spalla un sacco
di grano!
Molti anni pi tardi dopo la loro morte, si venne a sapere la loro storia. Cos,
quando i loro concittadini decisero di costruire un tempio, essi scelsero il punto in
cui i due fratelli si erano incontrati, poich secondo loro non vi era un luogo pi
sacro di quello in tutta la citt.



I B A M B I N I B I E L O R U S S I

Da Gioved 31 Luglio sono con noi i Bambini Bielorussi e
rimarranno, ospiti della nostra Parrocchia, per tutto il mese di Agosto.
La loro presenza ci onora e la nostra ospitalit sar grande come
sempre.
Anche se stiamo attraversando un momento di crisi e con la Parrocchia
ancora impegnata a saldare i suoi debiti, la carit non pu e non deve
venir meno.
Ricordiamo quanto dicevano i nostri vecchi: Quanto esce dalla porta
rientra dalla finestra.
Anche Ges garantisce il centuplo e non si lascia vincere in generosit.
Ricorda che:
Con circa 400,00 euro si paga il viaggio a un bambino.
Con 70,00 euro un paio di scarpe, vestitini e uno zainetto.
Pensaci! Qualsiasi offerta sempre gradita.
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SONO TORNATI ALLA CASA DEL PADRE
Bonuccelli Pasquale e Ceragioli Domenico

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OFFERTE

Andrea e Luciana Picchi, nel 60 del loro Matrimonio, con
liniziativa Il tuo dono a favore della Parrocchia hanno raccolto
la somma di 900,00 da destinare ai Bambini Bielorussi
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ORARIO DELLE SANTE MESSE

Giorni feriali Ore 8,30 - Sabato Ore 18,00
Festivi Ore 8,30 - 11
Ore 10 a Santa Lucia - Ore 18 a Monteggiori

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