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Rivoluzione e Tradizione
6 Europa dei Popoli?
O Europa degli Stati?
Storia e Controstoria
12 Consuetudine giuridica,
anima e destino dei popoli
Storia e Controstoria
14 Carlos Castaneda: realt,
surrealt, irrealt.
15 Che giudici quei giudici.
16 Psichiatrico
17La religione del Fhrer:
una, nessuna e centomila.
18 Un ebreo traduce
il Mein Kampf.
19 Rifondazioni
Difesa della Tradizione
26 platone parte prima
Thule Socii
36 La Dea dellabbondanza e il
suo culto a Roma
38 Dal Soratte alla ierofania
lupo: tratti di una spiritualit
apollineo-italica
41 Il mistero della Drggelter
Kapelle
45 Lucus Feroniae
Il Pensiero
52 una sintesi per la thule
Recensioni
58 la schiera di igor
60 La Fortezza di Heinrich Himmler
Attualita
66 Il Rifiuto solido urbano:
il prodotto finale del paradigma imperante.
n Manifesto
Politico per Tule?
Di Marco
Linguardo
Lestraneit della
Tule Italia dallagone politico
e dei partiti come sancito
nellatto costitutivo non qui
messa in discussione ma, forte
lesigenza di mostrare i campi pi
nettamente di quanto un articolo
dello statuto possa fare.
Disseminare il campo da possibili
mine poste da un invertito valore
delle parole o dal timore del
loro uso per noi un doveroso
compito.
Innanzitutto ricordiamo i
signicati e le dierenze tra lArte
della politica e la metapolitica.
La prima rappresenta - com
noto - larte di governare mentre
della seconda ne vediamo pi
sovente le deludenti conclusioni
piuttosto che il senso, risolvendosi
spesso nella deprimente arte
degli impotenti mostrandosi
nella costruzione di castelli di
carta di stampo teorico losoco
prodotti dalla frustrazione di colui
che non governa per la semplice
ragione che ci gli stato per
varie ragioni precluso. In questo
caso il nascondersi dietro il manto
della metapolitica un esercizio
che oltre ad essere inutile, visto
lassunta dierenza tra reale ed
immaginario - con conseguente
caduta dogni astrazione in una
presunta fase dattuazione -,
altres dannoso perch devia dalla
crescita di una vera alternativa
politica.
Ma veniamo alle denizioni
ed agli aspetti pi elevati della
metapolitica.
Secondo Althusser, ad esempio,
trattasi dellelaborazione di
una politica come processo
senza oggetto; una politica
non sottoposta alla norma
delloggettivit. Anche in questo
caso tuttavia si pu facilmente
presagire come il concepimento
di qualsivoglia pensiero con tali
presupposti sia destinato allaborto
nel medesimo atto del parto.
A queste visioni della metapolitica
tra fuga dalla realt e losoa
funambolica si pu (si deve!)
contrapporre quella di un
Max Scheler il quale rileva con
chiarezza che non pu esistere
metapolitica senza politica, il che
costringe a non pensare a cose
inutili, bens alla trasformazione
della realt odierna per
soppiantare i governanti e chi
mantiene la presente condizione
e ci nel pensiero di Scheler non
poteva essere disgiunto da una
rivoluzione culturale.
Il lavoro intensivo nellordine
culturale quindi come condizione
previa e necessaria per la presa
del potere politico: questa una
seconda accezione di metapoltica,
come mera attivit culturale,
ma che precede necessariamente
lazione politica (concetto questo
ben noto a Gramsci)
La metapoltica - th meth
politik quindi come disciplina
che va oltre la politica, che la
trascende, nel senso che cerca la
sua ultima ragione di essere, il
fondamento non-politico della
politica. Disciplina che presenta
come brevemente accennato
due aspetti: losoca e politica
contemporaneamente.
Filosoca mentre studia nelle
sue ragioni ultime le categorie
che condizionano lazione
politica dei governi di turno ed
politica, non appena cerca col
suo sapere di creare le condizioni
per soppiantare i governanti
e governatori della presente
situazione, secondo le parole di
Max Scheler. Chi non comprende
che entrambi gli aspetti debbano
essere contemplati vedr solo e
soltanto la met e non la mta.
Come appare chiaro, impresa
improba mantenere il nostro
presupposto molto nobile
invero! di tracciare i campi
nettamente a meno di percorrere
la strada gi battuta dalla Novelle
Droite: fare metapolitica senza
politica, nel nostro specico di
fare cultura senza fare metapolitica
e quindi politica.
Rimpossessarsi della cultura
un dovere ma non pu essere
considerato un punto darrivo e
comunque una tale aspirazione
gi di per se politica.
Come conseguenza di quanto
aermato azione culturale
porre rimedio alla sovversione
dei Valori tanto quanto sia nel
contempo azione politica: nel
momento in cui tradizionalmente
si viene a parlare ed agire in nome
dellOnore, Fedelt, Rispetto,
Giustizia in una societ fondata
sul disonore, sullinfedelt,
sullinsolenza e sullingiustizia
si attua un terremoto politico!
Terremoto sotto la cui potenza
crollerebbe in un solo istante
limpalcatura di uno stato il cui
insegnamento lesatto opposto
dei cui sopra Valori.
Esiste oggi un senso dellOnore o
di Giustizia?
Chi osasse rispondere
aermativamente o un bugiardo
o uno stupido o in malafede!
Molti sarebbero gli esempi in cui
unazione culturale si potrebbe
rivelare immediatamente quale
azione politica, ma questo non
il luogo deputato per arontare il
lungo elenco.
Qui si vuole soltanto porre
laccento sulla pericolosit di
imporre ed auto imporsi dei limiti
che vincolerebbero la completa
espressione del nostro messaggio.
Non bisogna temere le parole ma
saperle usare.
Non si deve sfuggire dalla
responsabilit che insita nel
nostro nome, ma accoglierla come
un dono.
Non deleghiamo ad altro ci che
nostro dovere compiere.
Riacquistare la dignit di popolo
passando attraverso una cosciente
consapevolezza del nostro
passato il primo passo verso un
cammino che ha una direzione
alta e non altra.
Verso Tule!
U
thule italia
editoriale
di Marco Linguardo
bimestrale
anno V
giuno/luglio/agosto 2007
distribuzione gratuita interna
fotocomposto in proprio
progetto graco e copertina:
Antonello Molella
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6
Era il 1996 quando, per la prima volta, ci siamo posti questa
domanda in maniera approfondita e seria. Il motivo di tale
riessione fu la notizia (che oggi ho ritrovato in un sito internet)
sulla restituzione della Pietra del Destino agli scozzesi da parte
della Corna britannica. Ritenendo che la politica sia fatta di
gesti simbolici pensai che una tale notizia, dai pi archiviata
come folklore privo dimportanza, fosse in vece un segnale
tangibile di una crisi dautorit che investiva una potere unitario,
e fortemente rappresentativo, quale la monarchia.
30 Novembre 1996
E di questi ultimi tempi la notizia sibillina che lInghilterra ha
restituito alla comunit scozzese la Pietra del Destino, detta Stone
of Scone, trafugata secoli or sono dopo le sanguinose repressioni in
Scozia. La pietra un macigno di calcare di circa 200 chilogrammi,
e fu rubata come trofeo di guerra alla ne del 1200 da Edoardo I,
re dInghilterra. Uno dei tanti tentativi di inacchire il morale dei
coraggiosi Highlanders. La pietra, dopo numerose peripezie, giaceva
ormai da lungo tempo sotto il seggio del trono reale conservato
nellabbazia di Westminster.
Ma cosa nasconde questo inaspettato gesto di disponibilit reale verso
i rivali delle Highlands? E soprattutto, che cosa rappresenta questo
insolito oggetto per la tradizione scozzese?
La pietra in oggetto ha alle spalle una lunga storia e la sua natura
aonda nella mitologia.
Questa strana storia, secondo le leggende, ha inizio non in terra
scozzese ma in Irlanda, altra terra magica il cui passato arcaico e i
cui trascorsi storici sono spesso intrecciati con quelli della Scozia.
La Pietra del Destino fece la sua prima comparsa in Irlanda per
mano dei Tuatha De Danann che la regalarono ai Milesi, loro
successori, e antenati del popolo che ora chiamiamo irlandesi.
I Tuatha De Danann (il Popolo dei Dana) erano, secondo la
tradizione irlandese, gli antichi abitatori dellIrlanda: unantica
stirpe di natura divina dotata di poteri soprannaturali che, secondo
quanto narrato dalla tradizione irlandese, giunse in una nuvola
magica e, nella nebbia sollevata dai suoi druidi, spar. Un popolo
venuto dal nulla e scomparso nel nulla, quel popolo che lasci ai
druidi venuti dopo di s imponenti vestigia: i templi megalitici.
Si dice che i Tuatha De Danann portarono la scienza, la civilt,
larte, ma anche quattro doni con poteri magici che furono destinati
a tutti i regnanti successivi: una spada, una lancia, un calderone
e un blocco di pietra rozzamente sbozzato. La pietra era in grado
di riconoscere il vero sovrano del paese emettendo un alto grido.
Divenne propriet dei primi re dIrlanda come Pietra del Destino
e fu installata nella mitica collina di Tara, nella contea di Meath,
sede dell Ard Ri, il re supremo che regnava su tutta lIrlanda. La
pietra fungeva da trono per lincoronazione ed era il luogo in cui
veniva amministrata la giustizia.
Nel VI secolo d.C. Tara fu abbandonata e, in seguito, i miti irlandesi
e scozzesi concordano nel dire che fu portata in Scozia, dove ne
possiamo trovare le tracce successive. Quello che oggi un modesto
villaggio del Tayside, vicino a Perth, era no allVIII secolo la
capitale del regno dei Pitti: ci riferiamo al villaggio di Scone, allora
importante centro religioso, oltre che sede dei regnanti, dove veniva
conservata la conoscenza druidica e dove i re venivano incoronati su
una lastra di pietra che veniva chiamata la Pietra del Destino.
Nel IX secolo il trono dei Pitti e quello scozzese furono unicati e
il loro primo re, Kenneth McAlpine, trasport la pietra nel luogo
della sua incoronazione, a Dunnstanage Castle, a Perth. Due
secoli dopo, il re inglese Edoardo I trovandosi invischiato in un
litigio a nord del Border (il conne tra Inghilterra e Scozia), colse
lopportunit di trafugarla portandola a Westminster. Incapsulata
nel sedile dorato dallalto schienale, la pietra costituiva il trono su
cui sono stati incoronati sin da allora i re e le regine britannici.
Ma la sua storia avventurosa continua ancora ai giorni nostri:
prelevata dai nazionalisti scozzesi nel 1950, la pietra fu recuperata
giusto in tempo per lincoronazione dellattuale regina, Elisabetta II,
nel 1952.
Perch darsi tanta pena per un oggetto obsoleto? E a quale scopo
riconoscere tanto valore ad un mito pagano, per giunta della fazione
opposta? E di cile pensare solo ad un signicato politico, anche se
indubbiamente ha il suo peso. E vero che la Scozia, dopo lultima
battaglia cruenta, quella di Culloden, in cui perse tutti i suoi grandi
combattenti delle Highlands, ha recuperato pian piano terreno e
ora ha un potere contrattuale, nei confronti dellInghilterra, che
forse non ha mai avuto prima; anche indiscutibile il lento ma
costante declino dellimpero britannico, e un gesto di disponibilit
da parte del regno pu essere distensivo in un momento di rinascita
indipendentista. Ma sar tutto qui? Perch tanta importanza per
una volgare pietra che non certo il Koh-i-noor, ma una banale
lastra di calcare, senza alcun valore, al di l di quello simbolico?
Rosalba Nattero
Allepoca dei fatti io frequentavo il IV anno di scuola media/
superiore e la mia prof. ditaliano mi propose di partecipare ad
un concorso, bandito dal Parlamento europeo di Strasburgo.
Si trattava di comporre un tema riguardante quelle che erano
le possibilit per lunit dEuropa; nel titolo si faceva esplicito
riferimento a questa frase, che sembr inerente ai miei dubbi,
dellallora Presidente dellassise parlamentare (di cui non ricordo
pi il nome):
No ad un Europa delle regioni, ricettacolo di egoismi!.
Europa dei
Popoli? O Europa
degli Stati? Gabriele Gruppo (Druido)
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Il perch di quellaermazione inderogabile era lapalissiano; in
queglanni cera il ciclone jugoslavo, che rischiava di far saltare
in aria complessivamente i Balcani. Non che tutta una serie di
spinte autonomiste, indipendentiste e di micro-nazionalismo che
andavano dai Pirenei no agli Urali; e che trovavano intere classi
politiche, allinterno dei grandi Stati/nazione, completamente
incapaci di arontare culturalmente, o pragmaticamente, una
delle pi importanti eredit che il vecchio continente si era
trovato a dover gestire dal crollo del blocco sovietico; cio un
nuovo corso storico appena al suo inizio.
Anche il sottoscritto, nel suo piccolo, era totalmente
impreparato.
I due retroterra su cui mi ero parzialmente formato, negli
anni delladolescenza, cio la dubbia cultura u ciale, e quella
schieratadi provenienza neo fascista classica, non potevano
essermi di nessun aiuto; visto che gravitavano entrambe in
torno al concetto della centralit dello Stato/nazione nella storia
moderna. Con Evola stavo cominciando a capire, per sommi
capi, i principi dellimperium, dellauctoritas e limportanza di
selezionare dellelite competenti ed eticamente solide, elementi
che servivano ad avere una visione dEuropa alternativa, a quella
che, invece, da Strasburgo e Bruxelles veniva imposta a suon di
trattati castranti e parametri economici grotteschi.
Ma anche in questo frangente la domanda principale restava:
Europa dei popoli? O Europa degli Stati?
Il nazionalismo, no a non molti decenni fa, faceva coincidere
il concetto di Stato unitario con quello di popolo omogeneo;
escludendo in questo modo qualsiasi specicit regionale
profonda allinterno dei grandi Stati dellEuropa occidentale;
tuttal pi sminuendone la portata e limportanza, come avveniva
per la Corsica, la Scozia o la Catalogna, o ne valutava solo gli
aspetti estremi, come per il terrorismo basco; senza per degnarsi
di comprenderne le motivazioni storiche. O semplicisticamente
attribuendogli unimportanza marginale, e meramente
folkloristica, nella formazione della civilt europea.
Qui stava la cecit culturale.
Quello che per mi stupiva in queglanni era sentir spesso parlare
di diritto ad uno Stato libero, quando a chiederlo erano croati
o ceceni, mentre si levavano alte grida di disappunto quando,
in Italia ad esempio, cominciava a farsi largo lidea che lunit
della penisola non fosse avvenuta in modo cos consensuale
ed entusiastica, da parte di molti di quei popoli che, forse, si
sentivano pi legati al Regno di Napoli o agli Asburgo, anzich
ben accogliere la rapace annessione sabauda.
Le motivazioni che spingevano questa strana prassi doppio
pesistica la compresi qualche tempo dopo avvicinandomi alla
geopolitica; lEuropa occidentale e gli U.S.A. puntavano a
frantumare lex blocco sovietico per predarlo senza piet.
Mi ricordo, ad esempio, come, su molti autorevoli quotidiani,
e in molte trasmissioni ed approfondimenti televisivi, venivano
azzardati giudizi su quando sarebbe crollata anche la Russia;
in particolare certi articoli del Sole 24 Ore apparivano quasi
compiaciuti della presunta/imminente disgregazione russa che,
secondo i guru delle strategie da Risiko mediatico, sarebbe
dovuta avvenire con luscita di scena del Presidente Boris Eltsin.
La storia ha puntualmente smentito tali previsioni. La fortuna di
questi signori che le persone hanno la memoria corta, e loro
possono ancora accreditarsi quali esperti di strategia da gioco
da tavolo un po ovunque.
Trascorsa la fase di transizione dal XX al XXI secolo, non
sembrano per sparite le problematiche inerenti alla tenuta delle
attuali entit statali, anzi col tempo si sono acuite; ecco infatti
che, con il nuovo secolo, domina unincertezza esistenziale
profonda e diusa. Limpatto che la globalizzazione, e le fobie
sulla sicurezza dal terrorismo, hanno poi avuto sulle genti
dEuropa ha prodotto strani eetti, che vanno ancor pi a
confondere un quadro gi notevolmente complesso.
LUnione Europea sembra covare al proprio interno una vera
e propria metamorfosi degli Stati/nazione, in favore di forme
dautonomismo locale impensabili no a dieci anni fa. In oltre
la sducia generale nelle euro-burocrazie e negli avvoltoi della
speculazione nanziaria apolide, rendono sempre pi riottosi i
popoli dEuropa verso le devastanti aperture che il neo liberismo
sta producendo a livello mondiale.
Il cos detto trattato dellUnione,ad esempio, una colossale
produzione legislativa senza anima e senza futuro, giace
abbandonato insieme ai tanti progetti inutili ed inutilizzabili
distillati a Strasburgo; si vocifera che per raticarlo dovranno
esser utilizzati metodi non proprio limpidi, pur di evitare altre
bocciature referendarie come in Francia ed Olanda. In fatti lidea
che circola, nei salotti della politica democratica, sarebbe quella
di farlo letteralmente calare sulla testa dei riottosi europei tramite
semplici ratiche dei singoli parlamenti nazionali, in cui i giochi
sarebbero pi facili data la presenza di interessi condivisi tra le
varie parti politiche.
Qualche duno una volta disse:
Siedono divisi per rubare uniti.
Una verit senza ombra di dubbio alcuno.
Il processo di omogeneizzazione europea senza identit, poich
di questo si tratta, potrebbe tuttavia trovare numerosi problemi;
che giungerebbero da ci che sta avvenendo in Stati/nazione
come la Spagna, o la Gran Bretagna, o il Belgio, dove il processo
di dissoluzione del sistema di potere centralista decisamente
in fase avanzata. Con la conseguenza che il locale riesce a
conquistare sempre pi terreno dautonomia politica.
Non sarebbe pi conciliabile quindi lidea di una forzata
saldatura di Stati/nazione ormai deboli, che in molte loro regioni
vedono il consolidamento, per contro, di uno spirito identitario
nazionale ed etnico, su modello di ci che avvenuto nellEuropa
orientale, e che in parte dovr ancora esprimersi nei prossimi
anni. LEuropa in oltre si avvia ad essere isolata, da gran parte dei
futuri importanti circuiti economici mondiali, con conseguente
regressione sociale; la decadenza dei suoi ex aleri, Francia e
Gran Bretagna, sugli scenari strategici (Africa ed Asia centrale)
ne una palese conferma. Quale attrattiva pu avere? A quale
prospettiva pu puntare dunque unaccozzaglia di burocrazie che
tentano di mediare i loro appetiti nelle sedi dellUnione, mentre
non riescono pi a gestire i loro territori nazionali?
La risposta sta scritta nei lenti, ma inesorabili, processi
disgregativi che attanagliano lEuropa occidentale nel suo
complesso. Dove solo la Germania sembra apparire pi in forma
degli altri Stati/nazione, in ragione forse della sua ritrovata unit
territoriale, relativamente recente, e nella crescente volont
di riconquistare una forte identit storica, per troppo tempo
annichilita dalla scomoda posizione di eterna scontta del
secondo conitto mondiale. In oltre il sistema federale tedesco
potrebbe garantire, per quella che la nostra conoscenza in
materia, la soddisfazione di eventuali richieste autonomiste
provenienti da qualche land, garantendo tuttavia lunit
territoriale nel suo complesso. Ci fa parte comunque di una
consolidata tradizione politica germanica di antico retaggio
imperiale.
Sarebbe tuttavia inutile tentare strane alchimie costituzionali con
il tentativo di percorrer vie tedesche per Stati/nazione or mai sul
viale del tramonto. Anche perch, ad esempio, le recenti elezioni
in Scozia (Maggio 2007) hanno visto la vittoria del partito
nazionalista scozzese che reclama piena indipendenza da Londra,
non pi solo una larga autonomia, di cui questa regione per
altro gi gode da qualche anno. Tuttavia tale importante risultato
elettorale stato ouscato dalla gran quantit di voti elettronici
annullati (quasi 100 mila), che probabilmente sono stati
determinanti a ridimensionare la vittoria degli indipendentisti
scozzesi; Londra, in qualche modo, si difesa.
La Scozia non rappresenta per un caso isolato, visto che non
dubitiamo che in certi angoli dEuropa, Italia compresa, sogni
indipendentisti vengano coltivati, e che, sempre pi spesso,
trovino il favore del consenso elettorale. O che lo troveranno a
breve, grazie allumus prodotto dal lento deterioramento delle
condizioni economiche, di sicurezza, e della presenza, sempre
meno forte e tangibile, del potere centrale nei territori locali.
In Italia basti pensare che recentemente si stanno prendendo
in considerazione tutta una serie provvedimenti che mirano
alla razionalizzazione delle questure e delle prefetture, con in
previsione un sostanziale ridimensionamento numerico di quella
che, in buona sostanza, rappresenta la presenza dello Stato
centrale, in periferia. Anche questa una palese dimostrazione di
debolezza.
In sintesi appare problematico stabilire quali saranno gli sviluppi
politici del prossimo futuro; anche se diversi fattori tendono
ad indicare una radicale, e forse denitiva, crisi del sogno
dintegrazione continentale che era stato pianicato ai tempi
della Comunit Economica Europea. Il declino dei grandi
Stati/nazione euro-occidentali e lo stano miscuglio dorgoglio
identitario, e di voglia dintegrazione nella U.E., degli Stati ex
comunisti pu prospettare solo un mutamento del concetto
stesso di Europa, concetto non pi improntato ad una
fusione di burocrazie nazionali, tramite un vincolante trattato
costituzionale o da regole economiche neo-liberiste; ma da
una consapevole adesione di popoli autonomi legati da patti di
solidariet reciproca e di difesa sia delle singole specicit, che
della pi ampia cultura e tradizioni della civilt europea.
Dunque unEuropa di popoli a ni.

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Gabriele Gruppo (Druido)
Europa dei
Popoli? O Europa
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Quelli che seguono sono i principi generali del codice della
vendetta barbaricina, cos come riassunti da Antonio Pigliaru
(Orune 1922 - Sassari 1969)
1 Loesa deve essere vendicata.
Non uomo donore chi si sottrae al dovere della vendetta, salvo
nel caso che, avendo dato con il complesso della sua vita prova
della propria virilit, vi rinunci per un superiore motivo morale.
2 La legge della vendetta obbliga tutti coloro che ad un
qualsivoglia titolo vivono ed operano nellambito della comunit.
3 Titolare del dovere della vendetta il soggetto oeso,
come singolo o come gruppo, a seconda che loesa stata
intenzionalmente recata ad un singolo individuo in quanto
tale o al gruppo sociale, nel suo complesso organico, sia
immediatamente sia mediatamente.
4 Nessuno che vive ed opera nellambito della comunit pu
essere colpito dalla vendetta per un fatto non previsto come
oensivo.
Nessuno pu essere altres tanto responsabile di una oesa se al
momento in cui ha agito non era capace di intendere e di volere,
nel caso rispondono i moralmente responsabili.
5 La responsabilit o individuale o collettiva a seconda che
levento consegua allazione di un singolo od a quella di un
gruppo organizzato operante in quanto tale.
Il gruppo organizzato sia sulla base di un vincolo naturale sia
per eetto di sopravvenuti rapporti sociali, risponde della oesa
quando questa cagionata da un singolo membro del gruppo
con iniziativa individuale nel caso in cui il gruppo medesimo,
posto di fronte alle conseguenze dellazione oensiva, esprima,
in modi e forme non equivoci, attiva solidariet nei confronti del
colpevole in quanto tale.
6 La responsabilit di chiunque si trova nella condizione di
ospite solo personale e deriva dalle eventuali azioni di omissioni
di lui, in rapporto ai doveri particolari del suo stato.
7 La vendetta deve essere eseguita solo allorch si conseguita
oltre ogni dubbio possibile la -certezza circa lesistenza della
responsabilit a titolo di dolo da parte dellagente.
8 Loesa si estingue:
a) quando il reo lealmente ammette la propria responsabilit
assumendo su di s lonere del risarcimento richiesto dalloeso o
stabilito con lodo arbitrale;
b) quando il colpevole ha agito in caso di necessit ovvero per
errore o caso fortuito ovvero perch costretto da altri mediante
violenza cui non poteva sottrarsi. In questo ultimo caso risponde
delloesa lautore della violenza.
9 Lapplicazione della legge della vendetta viene altres sospesa
nei confronti di chi, pur fondatamente sospettato, chiede e
ottiene di essere sottoposto alla prova del giuramento onde essere
liberato.
In tal caso il giuramento deve essere prestato secondo formula:
Giuro di non aver fatto n veduto n consigliato; e di non conoscere
persona alcuna che abbia fatto veduto o consigliato.
E per ammessa previo accordo, lomissione della seconda parte
della formula.
Il giuramento liberatorio ha valore identico agli eetti della
presente norma, sia che venga eettuato in presenza del solo
oeso; ovvero in presenza di terzi convocati in qualit di
testimoni; ovvero in forma solennissima, secondo le consuetudini
locali.
* * *
Per comprendere la psicologia di un Popolo occorre studiarne
le consuetudini, o tradizioni, che assumono i tratti pi
caratteristici, e pi rappresentativi dellanima del popolo, in ci
che riguarda gli aspetti pi seri della vita. Quegli aspetti che pi
erano alla base della vita comunitaria. Ecco che il codice della
vendetta barbaricina ci appare come un codice comunitario,
che pretende la responsabilit dei singoli non solo per quanto
riguarda lassunzione delle colpe ma soprattutto lo svolgersi della
giustizia. Agli occhi della mentalit moderna appare impossibile
che si potesse essere scagionati con un semplice giuramento,
questo dovrebbe farci riettere sul valore che davano i nostri
padri alla parola data.
E n evidente il contrasto con la legislazione italiana, che
arriver a imporsi soprattutto a costo di innumerevoli vittime
del controbanditismo di ne 800. Bisogna evidenziare la
caratteristica di considerare come dovere lo svolgersi della
vendetta. Dovere virile quindi dovere sociale, ossia dovere
comunitario. Non ci si vendica per piacere personale, ma
perch dalla difesa del proprio onore dipende allo stesso tempo
la salvaguardia della comunit. E che ci sia un netto contrasto
tra quello che stato il banditismo sardo (cio il darsi alla
macchia di chi aveva eseguito la legge della propria comunit,
per sfuggire a quella imposta da uno stato estraneo) e qualunque
forma delinquenziale tipica del meridione dItalia, lo dimostra il
fatto che non c mai stata connessione tra il bandito, il balente
costretto alla latitanza e qualunque forma puramente criminale.
E vero invece che i destini degli uomini portano a volte a
incrociarsi con strade che in normali situazioni non si sarebbero
percorse, ma che cause di forza maggiore, quasi scherzi del
destino portano a vericarsi. Ma anche in questi casi, non
pochi hanno dimostrato di saper sopravvivere in un mondo
che la latitanza barbaricina creava intorno a loro distinguendosi
restando fedeli a un codice donore. Riecheggia il motto
jungeriano Meglio delinquente che borghese, anche qui siamo di
fronte allarchetipo del ribelle, non alla legge del proprio popolo,
Consuetudine
giuridica,
anima e destino
dei popoli. Avatar (Alessandro Murtas)
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ma a quella delloccupante, perch braccato dai rappresentanti
armati di questa legge, in fondo un perseguitato etnico, colpevole di
essere sardo.
Tutto ci ha chiaramente radice nellarticiosit nefasta degli
stati nazionali post 1789. Non si spiegherebbe altrimenti come
non esista una lotta al banditismo sardo prima del Regno
Sardo-Piemontese e quindi della cosiddetta unit ditalia.
Anche nei tempi in cui la Sardegna era sottomessa ad altri
stati (ma ci sarebbe qui da fare un distinguo se si sia sempre
trattato di sottomissione imperialista o di appartenenza ad un
Imperium: due cose radicalmente diverse, per esempio in quanti
hanno seriamente studiato il ruolo della Sardegna nel Regno
Vandalo?), non mai stato presente questo elemento. Ecco
che la globalizzazione attuale ha le sue radici che si diramano
negli ultimi secoli con delle sottoradici nelle storie spesso non
conosciute e in popoli altrettanto poco realmente conosciuti,
questi sempre vittime sacricali. In Europa sono molti i Popoli
che hanno da raccontare ed aermare nel presente e nel futuro
le loro storie di sangue e lacrime, a nch ne nasce una coscienza
che porti a un radicale cambiamento nella considerazione
delletnicit: popoli numerosi e meno numerosi, storie pi
antiche e pi recenti, dal Mare del Nord al Mediterraneo, dal
Baltico ai Balcani.
Chiudiamo questa nostra breve analisi riportando un passo del
libro di Antonio Pigliare
Il Codice della Vendetta Barbaricina:
Sar proprio quando il senso quasi cosmico della vendetta come
violenza che si oppone allinsolenza, e partecipa cos a quella
continuit della vita (sociale o anche sociale), che nella guerra,
nella lotta, diciamo nel dialetto barbaricino nel chertare , purch
nel chertare secondo certe regole o misure universali, ha la propria o
continua generazione; sar in questo senso cosmico che la violenza
come vendetta assume nella repressione di ogni sopraazione
insolente, che il vendicatore penser alla propria azione come
unazione ontologicamente necessaria e fatale. E sar in questo stesso
senso che la comunit, per intanto, accetter a sua volta la lotta, la
guerra, questo fatale urto di violenze quale condizione necessaria
alla legge universale del suo stesso esistere. Vendicarsi, opporre la
propria violenza alla altrui insolenza partecipare alla legge stessa
della conservazione dellordine e del progresso della vita, un
dovere questo dovere anzi di una partecipazione universale e
ineluttabile alla vita, a tutto il processo della vita: < solo la malattia
fa dolce la salute, il male il bene, la fame la saziet la fatica il
riposo, non si conoscerebbe neppure il nome della giustizia se non
ci fosse loesa> le parole sono appunto di Eraclito, Frammenti DK
111,23 , ma troveremo anche in dialetto barbaricino questa stessa
losoa: questo codice nel suo proprio ambito ne un documento,
su balente, sabile, alluomo che tutto virt e che con la virt
colma ogni decit della fortuna, che cosa egli se non luomo che
nel contrasto con la natura, con gli altri uomini, con la propria
miseria sa dimostrare e dimostra una forza personale produttiva di
bene nella guerra e dalla guerra, nel trattare e nel chertare?
14
Devo, in primo luogo, sottolineare ancora una volta che questa
non unopera di fantasia. Ci che sto per descrivere ci estraneo, al
punto da poter apparire irreale.
Con queste parole lantropologo Carlos Castaneda nato il 25
dicembre 1925 a Cajamarca in Per introduceva alla lettura
del Dono dellaquila, uno dei suoi undici libri che hanno
aascinato intere generazioni di lettori, volumi in cui a partire
dal primo A scuola dallo stregone lo studioso raccontava di
unesperienza vissuta con uno stregone indiano Yaqui, don Juan,
e del suo incontro con alcune sostanze allucinogene, peyote su
tutte. Le straordinarie esperienze fatte da Castaneda nacquero
quasi per caso, per via del fatto che lo studioso stava preparando
una tesi di laurea per lUniversit di Los Angeles nella quale
avrebbe dovuto condurre nellestate del 1960 una ricerca su
alcune piante medicinali utilizzate dagli indiani della zona tra
California e Messico. Il risultato di quelle ricerche and per
molto al di l dello scopo per cui era partito lo studio, tanto
che alluscita del suo primo libro arriv un successo inatteso e
straordinario. Complice senzaltro anche il clima culturale di
quegli anni che in piena epoca beat e hippy auspicava il consumo
di droghe, soprattutto lisergiche, con la nalit di allargare -
come si diceva in quel periodo - gli orizzonti della coscienza.
La prima pubblicazione di Castaneda fu comunque accettata
come tesi di laurea dallUniversit della California e pubblicata
anni dopo nel 1968 con il titolo A scuola dallo stregone, gli
insegnamenti di don Juan, e gli procur vere e proprie schiere
di sostenitori che ritennero non soltanto di estremo interesse il
contenuto dei libri dellantropologo, bens anche assolutamente
veritiero. Loggetto dello studio voleva percorrere la possibilit
di penetrare una realt non percepibile in condizioni ordinarie
e conseguentemente comprendere le mero del reale. Infatti
lassunzione di alcune piante allucinogene psilocybe mexicana
su tutte, rivelarono a Castaneda, sotto la guida dello sciamano
don Juan una straordinaria verit: il mondo non soltanto ci
che noi vediamo ma contiene realt e conni inimmaginabili,
al di l dellordinaria percezione sensoriale e mentale alle quali
siamo normalmente abituati. Lo sviluppo della contemporanea
cultura psichedelica sembrava una coincidenza fortuita e
straordinaria per le ricerche di Castaneda, anche se a partire
dagli anni 70 con la pubblicazione dei successivi libri in cui
egli narrava gli ulteriori risultati del percorso condotto con lo
sciamano, lambiente accademico cominci ad allontanarsi e a
non condividere pi quegli studi ormai ritenuti sempre meno
canonici. Le conoscenze acquisite dallantropologo nel corso
di quegli anni facevano comunque parte di unantichissima
tradizione, quella tolteca, sviluppatesi millenni prima della
dominazione spagnola. Una ricerca analoga a quella che le SS
Ahnenerbe a cavallo tra gli anni 30 e gli anni 40 condussero
invece in Tibet, per certi versi anticipando la sperimentazione
degli eetti derivati dalluso di sostanze psicoattive indicative di
una corrente che alcuni denirono germanismo psichedelico.
Nel corso di queste esperienze veniva evocato con tecniche
sciamaniche il dio Wothan utilizzando in particolare lo yag,
resina estratta da alcune liane mediante un antico procedimento
tradizionale tibetano tanto che da queste esperienze furono poi
anche realizzati dei documentari per opera del regista Fritz Arno
Wagner. Le conoscenze tibetane e tolteche rendevano comunque
in eguale misura quegli sciamani come depositari di antichi
segreti, uomini assolutamente fuori dal comune allinterno
delle loro societ: fu perci questo lo scopo di quelle ricerche,
ritrovare quei segreti ma soprattutto il senso di quelle antiche
arcane conoscenze. Gli sciamani a cui don Juan apparteneva
non erano per stregoni nel senso che utilizzassero poteri
sovrannaturali o praticassero rituali o incantesimi, piuttosto lo
erano in quanto in grado di superare i limiti che la quotidianit e
labitudine pongono alluomo comune. E nei libri di Castaneda
questa realt separata emerge con una straordinaria forza
narrativa ed insieme evocativa, tanto che i resoconti delle
esperienze vissute con don Juan hanno mantenuto nel tempo
una forza straordinaria di suggestione e fascino, per quelle realt
soprasensibili verso le quali religioni e losoe da sempre,
sia pur in forma diversa, comunque aspirano. Indubbiamente
qualcosa di simile anche alla pratica yoga, ma con una nalit
forse pi rivoluzionaria: troncare la percezione ordinaria con
la quale ci si abituati a convivere dallinfanzia per accedere
alle altre realt contenute nella stessa realt, esperienze vissute e
narrate da un Castaneda sempre pi coinvolto mano a mano che
la consapevolezza di quella dimensione ebbe a crescere. Una sorta
di battaglia interiore ed esteriore, volta alla comprensione del
profondo senso e del mistero della vita e della natura. Castaneda
non amava farsi fotografare, infatti di lui restano pochissime
e rare immagini; la sua morte avvenuta il 27 aprile 1998 ha
destato profonda commozione ovunque, tanto che molti media
ne hanno trasmessa la notizia lasciando aperto un quesito che
ora pi che mai resta irrisolto e che fa tuttora discutere: quello
che lantropologo ha raccontato nei suoi libri fu alla ne puro
frutto di fantasia o un reale grado di realt e consapevolezza in
qualche modo raggiungibile e sperimentabile? Devo, in primo
luogo, sottolineare ancora una volta che questa non unopera
di fantasia. Ci che sto per descrivere ci estraneo, al punto da
poter apparire irreale: cos avrebbe risposto ancora una volta
Castaneda.

Carlos Castaneda:
realt, surrealt,
irrealt. Lodovico Ellena
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Anche il Giappone ebbe il suo processo di Norimberga. Si
tenne a Tokyo e inizi il 3 maggio 1946 protraendosi no al 14
novembre 1948, era stata presentata una lista di 250 presunti
criminali di guerra ma alla ne ne furono processati soltanto
28. Capi principali dimputazione furono laggressione alla
Cina avvenuta nel gennaio del 1933 con i relativi massacri di
civili, ma anche lattacco a Pearl Harbor che fu nodo centrale
del processo. La lettura della sentenza di 1218 pagine inizi
il 4 novembre 1948 e si concluse a mezzogiorno del 14; si
ordinarono le esecuzioni a partire dal 25 novembre mentre il 20
per questo annuncio scoppiarono violente proteste popolari. A
causa di ci le esecuzioni furono quindi rinviate al 23 dicembre
e furono eseguite tramite la forca americana in legno composta
da tredici gradini ed una botola; ai prigionieri fu imposta una
tuta da lavoro militare americana priva di gradi o insegne e fu
loro consentito di incontrare un monaco buddista. A venticinque
minuti dalla mezzanotte del 22 dicembre sei agenti americani
andarono a prelevare i condannati a morte e il gruppo si diresse
alla sala della morte dove era atteso da un u ciale inglese,
uno americano, uno cinese e uno sovietico, nonch i medici, il
tenente colonnello Handwerk e due testimoni giapponesi. Le
esecuzioni cominciarono alle 23,55 e terminarono alle 1,47;
nella stessa notte i corpi furono trasportati al crematorio di
Kubyama e bruciati, dopodich le ceneri furono disperse in
un luogo segreto. Nel 1958 un comitato giapponese eresse
un monumento sacrario per gli impiccati di Tokyo aermando
di essere riuscito a recuperare quei resti. Lo scrittore Takeyama
Michio, autore de Larpa birmana disse:Fui spettatore di quel
processo. La sentenza di Tokyo non ci convinse mai. Qualcosa
ci sembrava sospetto, ma non avremmo saputo precisare cosa.
Tuttavia alcune rivelazioni nirono per consentirci di formulare
unopinione: il Giappone si era comportato male, certo, ma forse
non nel senso indicato dal processo; una grande parte di quegli
avvenimenti era conseguenza di un destino ineluttabile, di una
crudelt della storia. A lui fece eco lo storico Shimizu Hayao:
Proprio quei paesi giudici come Stati Uniti, Unione Sovietica e
Gran Bretagna, ebbero negli anni seguenti un comportamento
tale che, in altra situazione, non gli avrebbe potuto evitare le
stesse accuse di crimini contro la pace e contro lumanit mosse
nel 46-48 al generale Tojo ed ai suoi compagni. In eetti solo
quattro anni pi tardi negli anni tra il 1952 ed il 1960 gli inglesi
rinchiusero in Africa un milione e mezzo di civili in una serie
di campi di concentramento: lintera etnia Kikuyu del Kenya fu
pressoch spazzata via con il pretesto di fermare la rivolta Mau
Mau. Nonostante le autorit britanniche avessero tentato di
far sparire tutta la documentazione in merito, lo sconcertante e
spaventoso genocidio pensato e realizzato da una delle potenze
vincitrici del secondo conitto mondiale nonch giudicante,
venne egualmente alla luce. Ma non si trattava certo del primo
genocidio che li vide protagonisti; infatti gi nel 1825 gli inglesi
si resero responsabili di unimmane catastrofe poco ricordata
sui libri di storia, ossia dello sterminio dellintero popolo della
Tasmania. Lisola da loro conquistata nel 1802, nonostante
la cordialit degli indigeni, fu letteralmente ripulita senza
piet no allultimo uomo per gli interessi britannici; lultimo
tasmaniano mor nel 1876: era una donna di nome Truganini
e di quella civilt non restarono che alcuni ricordi e pochi
manufatti. E ancora nel 1903 sempre gli inglesi preoccupati
dallespansionismo russo ed indiano decisero di invadere anche
il Tibet; dopo una serie di gratuite provocazioni ai danni dei
tibetani (buddisti e non violenti), avvenne un fatto che ancora
oggi non cessa di stupire per la gratuita brutalit. Il colonnello
Francis Younghusband fece infatti nta di far togliere ai suoi
soldati le pallottole dai fucili per parlamentare con i tibetani
armati di sole pietre e bastoni che ingenuamente uscirono
allo scoperto: fu una strage, gli inglesi spararono nel mucchio
massacrando oltre mille persone mentre i superstiti si diedero
ad una disperata fuga. Segu la cruenta invasione del paese
con indicibili massacri, torture e violenze inaudite al di l di
ogni immaginazione. Ma anche i sovietici non furono certo da
meno, tanto che sempre nellimmediato dopoguerra le autorit
comuniste ordinarono di liberarsi degli ebrei sopravvissuti in
Polonia ai campi di concentramento. Fu addirittura realizzato
un documentario sulla poco nota vicenda in cui, tra le altre
testimonianze, un ex-bidello raccont di aver personalmente
assistito al massacro di 150 ebrei nel paese di Kielce. Che giudici
quei giudici.
Che giudici
quei giudici. Lodovico Ellena
16
Dopo pi di sessantanni emergono improvvisamente dagli
archivi due notizie che riguardano la strage avvenuta a Vercelli
allex-ospedale psichiatrico di via Trino, grazie alla paziente
opera di ricerca dello scrittore Roberto Gremmo. E non si
tratta aatto di notizie secondarie, tanto che lo studioso ha
recentemente pubblicato sulla Tribuna Novarese ben quattro
pagine dedicate a questa vicenda che fa ancora molto sorire e
molto discutere. I fatti. Com noto il 12 maggio 1945 furono
prelevati del tutto a caso dal Campo Sportivo di Novara adibito
a campo di concentramento provvisorio 75 prigionieri fascisti;
lazione avvenne rapidamente motivata, secondo un verbale
del Questore di Vercelli del 29 settembre 1948, dal fatto che i
partigiani erano al corrente che il giorno successivo il comando
sarebbe passato ad un governatore americano. Fu quindi
pianicata una rappresaglia da parte di tre capi partigiani: Nino,
Giulio e lemiliano Pietro, che per trovarono lopposizione di
Cino Moscatelli che intendeva invece agire tramite un pubblico
processo da tenersi in piazza: i tre riuscirono per egualmente
nel loro intento e prelevarono nel mucchio le 75 persone. Ma,
dice Gremmo, fu subito chiaro che non si sarebbe trattato
dun semplice trasferimento: gi a Novara, uno dei prigionieri
venne alleggerito del portafoglio con pi di centomila lire ed
un orologio doro. Poco dopo arrivati a Vercelli malconci e
ferocemente malmenati anche tutti gli altri furono derubati indi
fatti spogliare, furono massacrati di botte dai partigiani della
182^ brigata: qualcuno mor per le percosse ed in particolare un
giovinetto di circa 16 anni fu seviziato in una camerata al primo
piano e la sua salma fu buttata per le scale. Fu poi il cappellano
dello psichiatrico, don Francesco Manzo, a raccontare che undici
di loro furono addirittura maciullati vivi sotto le ruote di un
autocarro che pass pi volte sui loro corpi stesi sul piazzale
antistante allospedale psichiatrico. Lepisodio, complice anche il
clima domert e di paura creatosi, sembrava destinato ad essere
dimenticato, non fosse che un fascista miracolosamente scampato
alla fucilazione di un gruppo di sei di quei 75, tre anni dopo
raccont alla Polizia la sua vicenda: si trattava di Enrico Francia.
Altri dettagli di quella mattanza quindi riemersero: sevizie, urla
di prigionieri che imploravano di essere uccisi sotto le violenze
in particolare dei partigiani Lucifero, Pace, Nino, Remo e il
Vecchio. Il primo a parlare con coraggio di quelleccidio era
per gi stato un partigiano liberale, Tino Mombello, che il 27
aprile 1946 sul suo giornale La verit chiese ai partigiani della
formazione garibaldina di raccontare quella vicenda: il risultato
fu che poco dopo la tipograa dove si stampava il giornale fu
incendiata. Larticolo di Mombello fece per aprire uninchiesta
che venne subito chiusa - ed ecco la prima scoperta di Gremmo
inedita e sconcertante -, perch i magistrati vercellesi si trovarono
di fronte un documento con tanto di timbro (falso) della 76^
Brigata Autonoma Fiamme Verdi Tito Speri (di orientamento
cattolico e che agivano solo in Lombardia mentre in Piemonte
erano del tutto in operative) rmato da un certo Folgore,
nel quale si certicava di aver ricevuto parte di quei prigionieri
dalla 182^ brigata. Prigionieri che poi sarebbero stati uccisi
da qualche parte in Italia o addirittura fuggiti al Sud, ossia un
clamoroso falso allo scopo di insabbiare la tragica verit: fu
invece linattesa ricomparsa di Enrico Francia a far riaprire il
caso. Ed ora la seconda clamorosa scoperta di Gremmo, inerente
a colui che in tribunale si assunse la responsabilit delleccidio:
il parlamentare comunista Silvio Ortona, ebreo cugino di Primo
Levi e capo partigiano con lo pseudonimo di Lungo. Intorno
alla gura ed al ruolo di Ortona si discute da anni; chi ne escluse
il coinvolgimento assicurando che si assunse la responsabilit
solo per via dellimmunit parlamentare, chi invece disse che
fu informato delleccidio e che lo condann mentre si trovava
in tuttaltra parte della citt alla Croce di Malta, chi disse fosse
invece nel 1952 in procinto di scappare nello Stato dIsraele
temendo presto o tardi di dover fare i conti con la legge, e chi
inne in occasione della sua morte avvenuta nel marzo del 2005
ne elogi lalto prolo politico e morale. Ortona si neg per per
ben due volte nel corso dei primi anni del 2000 al tentativo di
una ricostruzione storica di quella tragica vicenda, soprattutto
alla luce del fatto che i famigliari delle vittime non sapevano (e
non sanno) ancora dove siano mai stati sepolti i corpi di quei
loro parenti orrendamente maciullati. E quindi ancora Gremmo
a svelare una notizia inattesa e sconcertante; in un rapporto
riservatissimo che il questore Dalogli invi al capo della Polizia
il 6 gennaio 1949, si legge a proposito di un testimone oculare
di quelleccidio, il cappellano degli stessi partigiani don Mario
Casalvolone detto Macario: il Casalvolone si rivolse allOn.
Ortona presente alle stragi dellospedale psichiatrico invocandone
lintervento ma lOrtona, con un sorriso sardonico, gli rispose:
Che vuoi? Sono fascisti e bisogna ammazzarli. Una verit tutta
in contrasto con quella no ad oggi conosciuta, una verit molto
pesante che far nuovamente discutere.
Psichiatrico Lodovico Ellena
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Per quanto riguarda laspetto religioso che Hitler nutrisse forti
simpatie per lIslam lo scrive anche Lon Degrelle: Hitler
aveva un debole, indiscutibilmente, per la religione islamica.
Lui, che era di origine cattolica e da ragazzo aveva cantato nel
coro della parrocchia, provava un grande interesse per lIslam e
per la sua civilt. Lo stesso Fhrer scrisse in merito nelle Idee
sul destino del mondo: Noi non abbiamo alcun lume circa il
mistero quando apprendiamo che i preti si ra gurano Dio sotto
le sembianze di un uomo. Da questo punto di vista, i discepoli
di Maometto sono di gran lunga superiori ai preti, perch non
provano il bisogno di ra gurarsi Allah sicamente!. Secondo
invece lo storiografo Rauschning la vera idea di Hitler era quella
di fondare una religione del Sangue puro, il cui dio sarebbe
stato il vecchio dio germanico - scandinavo Odino/Wotan, e la
cui ideologia sarebbe stata custodita e applicata da unaristocrazia
guerriera, le famigerate SS. Lo storico Franco Cardini scrive
invece che quello di Hitler era anzitutto un Dio vagamente
hegeliano, Weltgeist, spirito del mondo. Era un Dio che si
manifestava nella natura, nella sorte, nel sangue del popolo. Per
Hitler le leggi fondamentali della natura erano la lotta per la
sopravvivenza, la selezione delle specie pi forti, lorganizzazione
razziale del genere umano. Questa fede cieca nella natura e nelle
sue leggi razzisticamente interpretate anima le convinzioni pi
ferme di Hitler, ispirate a un darwinismo abbastanza rozzo ma
che aveva il pregio di apparire convincente e di collegarsi a quella
continua esaltazione della scienza che, nel nazismo, convive con
il mitologismo nordico e con gli impulsi atavici. Insomma:
quale fu - se fu - la vera religione di Hitler: Maometto, Wothan,
Hegel, lo svastica? Certo soltanto un fatto sul quale invitiamo
le menti pi presenti a cogitare: data la di colt estrema di
addentrare certa materia, come resta possibile che tonnellate
di documentari mediatici abbiano sempre riposte denitive,
sicure, certissime e inoppugnabili in merito?
La religione
del Fhrer:
una, nessuna
e centomila. Lodovico Ellena
18
Un ebreo traduce
il Mein Kampf.
E poco noto ma il primo traduttore italiano del Mein Kampf
fu un ebreo, Angelo Treves, di Vercelli. La scoperta di questa
singolare e curiosa notizia stata opera dello storiografo Roberto
Gremmo che su di un periodico (Tribuna Novarese, 29 gennaio
2007, pag. 17) scrive: Nato a Vercelli il 7 ottobre del 1873,
Angelo Treves laureatosi con una tesi su Sordello, dopo un
iniziale impegno giovanile nella paramassonica Associazione
Generale degli Operai aveva collaborato per anni alla famosa
rivista turatiana Critica Sociale nch dopo il 1921 aveva
pubblicato anche su Comunismo, la rivista lo-bolscevica dei
socialisti terzinternazionalisti di Serrati. Abbandonato limpegno
politico dopo lavvento del Fascismo, era diventato uno dei pi
qualicati traduttori della lingua tedesca e fu probabilmente
per questo che Bompiani gli a d il compito di tradurre
lautobiograa hitleriana. Perch lebreo vercellese Treves abbia
accettato resta un mistero, ancora tutto da chiarire. Angelo
Treves mor a Milano il 27 dicembre 1937 e la sua salma fu
trasferita a Vercelli due giorni dopo presso il cimitero israelita,
quando puntuale un periodico locale la Sesia - ne decant
solenni lodi ricordandone limpegno culturale, le doti di studioso
e la mitezza dellanimo suo. Che molti ebrei nella fase iniziale
del fascismo fossero stati fascisti non comunque certamente una
novit, ma la scoperta fatta da Gremmo pone indubbiamente
alcune domande a cui di cile dare una risposta. Possibile che
Treves non si fosse reso conto di cosa stesse traducendo? Possibile
che per una mera questione economica si fosse dato disponibile
a divulgare grazie anche al suo impegno unopera che non
usava eufemismi nei confronti degli stessi ebrei? E possibile che
nessuno nella locale comunit ebraica avesse mai sentito parlare
del contenuto di quellopera impedendo pertanto con qualche
veto a Treves di realizzarne la traduzione in Italia? Misteri, misteri
dItalia, a cui il tempo forse dar qualche risposta
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Sembra che questa sia ormai divenuta lepoca delle rifondazioni.
Prima quella comunista poi quella democristiana, ma a questo
appello curiosamente manca ancora quella fascista: almeno
considerando con qualche licenza i tre principali orientamenti
politici che nel dopoguerra furono vivaci protagonisti per lustri. Non
che socialismi o liberalismi cos come anarchismi o altri ismi non
fossero esistiti, tutti per in qualche modo riconducibili o pi o meno
gravitanti in una di quelle tre grandi orbite. E tra queste la pi
ingombrante, la pi sconcertante e la pi maleodorante fu proprio
quella che al fascismo testardamente si richiamava ancora, ossia il
Movimento Sociale Italiano. Ma cosa veramente fu alla ne questo
Movimento Sociale Italiano? Quali furono i suoi reali presupposti
ideologici? E soprattutto: cosa resta ancora di quellesperienza
sessantanni dopo la sua fondazione?
Furono sostanzialmente due le componenti che aggregarono
migliaia di giovani al Movimento Sociale, il sentimento e la
ragione: ma fu la prima a dettare legge per anni. Il sentimento
infatti - non scevro da un pruriginoso gusto del confronto sico
e dellebbrezza della scomunica -, fu per alcune generazioni il
midollo politico portante di quellesperienza, mentre la ragione
subentr pi lenta quando un ormai inevitabile salto qualitativo
imponeva e rendeva necessaria una crescita non soltanto
numerica, ma a quel punto anche intellettuale dellintero
movimento. I primi decenni furono necessariamente spesi pi
per mera sopravvivenza che per coltivare bagagli ideologici,
peraltro gi costituiti, anche se non mancarono gure di spicco;
si giunse cos ai primi anni 70 dopo un lento aggregato di
orientamenti che, ripensati al presente, lasciano attoniti per la
loro variet e per il folcloristico assortimento. Nel Movimento
Sociale convissero infatti per anni antiamericani e loamericani,
antimonarchici e lomonarchici - (la Destra Nazionale),
antisionisti e mezzi sionisti, statalisti e liberisti, antinazisti
e lonazisti, antimodernisti e modernisti, antidemocratici
e democratici, cattolici e pagani, latinisti e celtisti: tutto ci
comprese la grande famiglia del Movimento Sociale. Quali
furono pertanto, dato tale pittoresco inventario, le componenti
denitivamente aggreganti e condivise da tutti? Unidea pi
o meno romantica del fascismo, ed un acceso anticomunismo. E
fu proprio nei primi 70 che una vasta letteratura cominci
a diondersi presso la militanza; Evola, Codreanu, Gunon,
Gentile, Spengler, Nietzsche, Mishima, Brasillach, Hitler, e pi
avanti Freda, Prezzolini e Fisichella: un inventario intellettuale
multicolore ed abbagliante. Riferimenti culturali spesso esaltati
o citati ma altrettanto spesso noti soltanto ad una ristretta
elite, letture disordinate che comunque costituirono il nerbo
orientativo politico per generazioni di attivisti pi o meno
aascinati da parole sovente inebrianti, via via meno astratte con
il passare dei decenni no a giungere ad un realismo sempre pi
esasperato. E il volo cominci pi che con altri con le inebrianti
idee di Julius Evola, primo assoluto tra quei maestri:
Devesi riconoscere poi che la devastazione che abbiamo
dintorno di carattere soprattutto morale. Si in un clima
di generale anestesia morale, di profondo disorientamento,
malgrado tutte le parole di ordine in uso in una societ dei
consumi e della democrazia: il cedimento del carattere e di ogni
vera dignit, il marasma ideologico, la prevalenza dei pi bassi
interessi, il vivere alla giornata, stanno a caratterizzare, in genere,
luomo del dopoguerra. (1)
Di simili concetti quella nuova giovent missina andava a
nutrirsi, e tali parole pi di molte altre esprimevano sentire
e volere di coloro i quali lentamente crescevano in quegli
anni allombra dei fondatori del movimento, peraltro ancora
necessariamente intrisi pi di preoccupazione per sopravvivenza
sica e quotidiana, prima ancora che alla costruzione intellettuale
di una losoa politica adeguata ai tempi che nel frattempo
si stavano muovendo. Si giungeva peraltro da un dopoguerra
cruento in cui, non soltanto negli anni 40, vendette dettate
soprattutto da odio di classe avevano insanguinato lItalia per
lustri a caccia di fascisti, presunti, parenti, amici o interlocutori.
Ossia tutta unItalia, pi che mai quella schierata e dichiarata:
questo era il clima. Ma gli anni si erano mossi e toccava quindi
ai nipoti muoversi nel contesto di un paese che, sullonda del
68 americano, viveva una stagione creativa, colorata e confusa
nella quale nonostante la pelosa dottrina predicante pace, amore
& libert si surriscaldava dando cos il via ad una stagione di
massacri. Fu a quel punto che divenne chiaro che non si stava
aatto scherzando e che la tessera di un partito come il M.S.I.
poteva segnare il destino di un uomo, come infatti fu per i
ventuno Sergio Ramelli freddati tra i 70 e gli 80. Ma se le parole
evoliane ponevano laccento soprattutto sulla questione etica
che in eetti fu certamente un intimo sentire di molti attivisti
in quegli anni, presto letica avrebbe vissuto una trasformazione
che al di l del bisticcio di parole d lidea di quello svolgimento
intellettuale e politico. Dapprima fu infatti etica, poi teoretica,
indi estetica, profetica, ipotetica, patetica, diuretica, peripatetica
e bisbetica: e non si tratta di bisticcio semantico bens di realt.
In breve. Etica fu la fase evoliana gi vista; teoretica quella degli
astratti anni di piombo in cui teorie rincorrevano altre teorie
per il puro gusto del teorico. E venne la profetica con i suoi
sacerdoti: Spengler su tutti che gi nel 1933 disegnava il futuro
europeo con sconcertante lucidit e precisione. Fu poi ipotetica,
un Freda lo spiega, ad aascinare predicando disintegrazioni di
sistemi e successive ipotesi sociali; tutto per sempre pervaso
da una militanza sovente patetica tanto fu il condimento di
nostalgismi, retoriche e abbigliamenti. E diuretica: Fiuggi. A cui
segu la strada peripatetica ossia del compromesso, della rinuncia,
dellabiura e lantica fede trasformata in male assoluto. Inne la
bisbetica, ossia il male endemico: leterna, innita, sbrante e
inconcludente litigiosit di quella grande famiglia ormai sempre
Rifondazioni Lodovico Ellena
20
pi sparpagliata in partiti, movimenti, cani sciolti, intellettuali,
circoli culturali e bocciole.
Codreanu rappresent perci in quegli anni un fermo punto
etico. Il legionario rumeno con la concezione sacra e fanatica del
vivere politico ispirato ad un cristianesimo militare, aascin per
la sua intransigenza allergica a qualsiasi compromesso:
Per molti riuscir sorprendente il fatto, che oltre seicentomila
uomini - poich a tanto, pi o meno, ammontano i seguaci di
Codreanu - pratichino sistematicamente non solo la preghiera,
ma altres il digiuno: i legionari sono tenuti a osservare tre
volte alla settimana il cosiddetto digiuno nero, che signica,
non mangiare, n bere, n fumare. [] I capi del legionarismo
romeno fanno anche il voto di povert, essi non frequentano
n riunioni, n teatri, n balli, n cinematogra. Un elemento
specico, che il movimento di Codreanu ha desunto dalla
religione ortodossa e che ha gi tratti anche politici, si riferisce
allideale ecumenico: si tratta di un sentimento speciale di
comunit, che non soltanto quello di una connessione organica
fra gli uomini di un dato popolo, ma anche di un sentirsi, in ci,
uniti con i propri morti e con Dio (2)
Una deagrazione morale contro un vuoto vivere borghese
accomodante e pantofolaio, un respiro profondo da altezze
spirituali prima ancora che politiche. Un humus sul quale il
tempo fece germogliare per non il frutto sperato, bens troppe
dierenti e vaghe aspirazioni a volte anche verso una specie di
martirio, anchesso frutto di un conseguente delirio teorico in cui
- complici quegli anni - tutto ed il contrario di tutto ribollivano
in un identico calderone ideologico. Se dalla parte culturale
opposta si assisteva allallungata stagione nostrana della pace,
amore & libert in cui orivano personalit culturali inneggianti
a vicine rivoluzioni quali Demetrio Stratos e i suoi Area, erano
anche convivenze di movimenti religiosi (Hare Krishna) con
teorici dellateismo, e ancora convivenze tra comunisti ed
anarchici (i compagni che sbagliano), via no a consumatori
psichedelici ispirati da Castaneda o da Leary no allascesi ind:
nella giovent missina un analogo caos intellettuale germogliava.
Un sentire confuso, inebriante, mistico, eretico, irrazionale, una
sda a grigi tempi alla ricerca di assoluto in cui anche Mishima
trovava la sua collocazione:
Per luomo dazione, le circostanze in cui lazione attesa
non dieriscono aatto dalla legge per cui gli uomini comuni
debbono subire il tempo. Allorch lo Hagakure aerma:
Quando si presentano due strade, tu sceglierai quella su cui
morirai pi presto. [] Il carattere come il corpo di una
sciabola. Quando lo tieni conservato semplicemente nel fodero si
arrugginisce e anche la lama non pi tagliente: una cosa che
devi sempre usare e curare.(3)
Di tali maestri si cib quindi per alcune stagioni lintellighenzia
sempre pi maledetta e maleodorante missina, che andava gi
comunque a frammentarsi in rivoli, canali, correnti e paludi
che a loro volta avrebbero subito analoga sorte dopo il distacco
dalla comune casa madre che, almeno nei tempi almirantiani,
riusc per qualche stagione ad aggregare turbolenti e moderati,
intellettuali e manovali, in una comune casa litigiosa ma sensibile
alla testarda perdente coerenza, ad esempio, di un Brasillach:
La Germania, costretta a difendersi, pu averci fatto molto
male in questultimo anno, pu farcene ancora molto, ed io
temo le sue nuove armi che sta preparando, ma certo che il suo
irrigidimento, forse pazzesco, ha in s qualcosa di eroico e di
sovrumano davanti a cui la storia, qualunque cosa accada, sar
costretta ad inchinarsi. Lo scrivo qui nella mia prigione con la
piena coscienza di ci che dico. (4)
Un esempio di coerenza prima di tutto estetica sovrumana, un
modello da ammirare, un uomo che contro ogni convenienza
e contro ogni logica benpensante aveva sdato la morte in una
forma alla ne poco dissimile da quelli che per rispettare la
parola data scelsero la Repubblica Sociale, arruolandosi per una
causa gi persa: di tanto si nutr certa estetica missina per lustri e
tanto germogli.
Tu non sai, cara Marzia, che molti tra quanti vorrebbero
condannare tuo padre, in quanto colpevole di un delitto che gli
Italiani di cilmente perdonano: quello della coerenza, vi sono
coloro che gli furono Maestri e, quindi, coi loro scritti lo spinsero
sulla strada che doveva condurlo nella Repubblica Sociale
Italiana: e vi sono a migliaia, a centinaia di migliaia, a milioni i
suoi compagni di un tempo, quelli cio che dopo aver militato
con lui, nel fascismo e sotto Mussolini, si squagliarono,
stridendo alla maniera dei topi, non appena la barca incominci
a fare acqua.(5)
La dilacerazione era stata, l8 settembre, dolorosa, violenta,
improvvisa: i fascisti si videro e si sentirono dun tratto come
isolati dal resto degli italiani, che applaudivano allarmistizio,
minoranza assoluta di contro alle masse di connazionali che
volevano la pace ad ogni costo, anche a costo dellonore.(6)
Ma non erano ancora giunti gli anni di estremismo in ciabatte,
gi che dalla casa madre ordini pi o meno nuovi derivavano,
avanguardie nazionali o nuclei armati, ordini neri e terze
posizioni: su tutte per vi fu unesperienza che convisse
clandestina allinterno della grande casa madre, ossia la fuga
politica di Freda. Il pensatore maledetto, la primula nera, il
carismatico indiziato principale per la strage di Piazza Fontana
se contava pochi proseliti aveva invece lettori e non dichiarati
discepoli. Intelligenza di razza ed inquietante teorico riusc per
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lustri ad incantare con ipotetiche idee di uno Stato immaginato,
sintesi nazi-maoista, peraltro pervase da intuizioni inebrianti:
Esiste ancora, tuttavia, chi non si lascia possedere dalle
seduzioni delleconomia e rimane fermo nella convinzione
che compito principale dello Stato non sia quello di garantire
lacquisto o la conservazione del frigorifero, della lavatrice o di
maggiori ferie settimanali. Costui ritiene che ne delluomo non
sia quello di mantenersi, vegetando e soddisfatto, nelle migliori
condizioni siche di esistenza - ma che vi sia dellaltro; che sia,
anzi, proprio quest altro a dare signicato e stile allesistenza, e
che, proprio in virt di questaltro valga la pena di sproletizzarsi
e di sborghesizzarsi, esaurendo lambito di condizionamento
determinato dallesistenza di bisogni sici alla parte e alle regioni
meno importanti dello spazio umano. E a questa razza di
uomini veramente liberi - a questi asceti, nel signicato classico
dellespressione, della politica - cui noi proponiamo il dialogo
intorno al vero Stato e alla funzione delluomo giusto e libero
nello Stato: con lintendimento non di presentare unentit vaga
e sentimentale, ma di orientare verso la intuizione sottile del
mito - anzi del mistero - dello Stato(7)
Parole di razza a quel punto sospette allortodossia di un
movimento che ormai necessitava di dover sancire inequivocabili
distanze dalla galassia formatasi in quellorbita e da quei
pericolosi militari ideologici. Ma se questa fu una fase ipotetica,
sullo sfondo si agitava ancora e mai sopita quella profetica; n
dal 1933 infatti Spengler dipingeva unEuropa a tinte fosche
ispirando in quel modo lidea - appartenuta ad alcuni ancora
in quegli anni - della inevitabile necessit di un fato obbligante
ad assolvere un immane compito. Peraltro gi il Fhrer aveva
avvertito quel fato, e quellidea di necessario estremo aleggiava
nelle notti militanti di molta giovent.
Oggi, qualche membro della razza bianca cura di uno sguardo
quello che succede attorno a lui sulla terra? Volge uno sguardo
alla gravit del pericolo che incombe minaccioso su questa
massa di popoli? Non sto parlando della folla colta o incolta
delle nostre citt, dei lettori di quotidiani, del gregge che
sammassa nei giorni delle elezioni - nelle quali da tempo non
sussiste pi alcuna dierenza qualitativa tra elettori ed eletti -,
ma delle classi dirigenti delle Nazioni bianche, se non sono gi
state annientate: degli statisti, se ce ne sono ancora, dei veri capi
della politica e delleconomia, nel campo militare e nel dominio
intellettuale.(8)
Eccolo quindi il nocciolo della questione: il vero capo. Gi che
lanziano Almirante abdicava ormai tragicamente lasciando al
suo successore un compito sul cui esito molti poi domandarono
se fosse stato concordato, o se invece fosse stata libera opzione
di quel nuovo arrivato. Perfetto per tempi plasticati in cui ogni
senso aveva perso il suo senso, intriso invece - e con lui unintera
classe - di mediocrit umana volta sempre pi allimmediato
e sempre pi allontanata da qualsiasi idea di vita superiore:
ciarpame del passato. Il caos alla ne questo aveva prodotto:
una corte alla merc di un capo, non vero ma senza possibili
alternative. Piacente, rassicurante, pettinato, moderato, aabile,
educato, di buona famiglia: il chierichetto della porta accanto.
Che distanza oramai dalletica, qui ormai diuretica in direzione
peripatetica, che distanza. E cosa restava a quel punto della
grande casa madre, di quel confuso inebriante caos, di quei
giorni in cui una piccola tessera con una ammella incendiava
lo spirito? Cosa restava allindomani del legittimo quesito
testimoniare o partecipare? posta da alcuni poco prima della
cosiddetta svolta che in realt fu - ormai dati alla mano - una
vera e propria manovra in contromano sulla opposta corsia
autostradale? Rest la voglia rabbiosa di litigiosi gruppi di non
accettare quella morticante abiura, gruppi che unirono in una
ammata che per subito disperse la sua energia in tanti piccoli
fuochi fatui. Fuochi che mai pi avrebbero ritrovato la forza di
produrre pensiero, conditio sine qua non per qualsiasi movimento
intenda esistere, occupati come furono per una miserabile
sopravivenza quotidiana, e alla ne aggregatisi alla mammella del
primo nemico morale. Addio allestetica, addio a qualsiasi cosa
pi profonda dellepidermico quotidiano. Cosa resta.
Non il superiore che ha bisogno dellinferiore, ma linferiore
che ha bisogno del superiore [] Lessenza della gerarchia sta
nel fatto che in alcuni esseri superiori vive, in forma di presenza
e di realt attuata, ci che negli altri esiste solo come espressione
confusa, come presentimento, come tendenza, per cui questi
sono fatalmente attratti dai primi, naturalmente a essi si
subordinano, in ci subordinandosi meno a qualcosa di esteriore,
quanto a un loro pi vero io.(9)
Che forse queste parole intendessero che anche il superiore
fosse contingenza? E che forse quel superiore fosse alla
ne il camaleonte politico in grado di orientare nel nome di
piccole misere convenienze istantanee intere folle preoccupate
soprattutto di quel loro piccolo avvenire? Eppure in tanti
nel privato di un tavolo di pub non digerirono quelle scelte
micragnose, per ci rispolverando bagagli culturali antichi e sani,
quali irrinunciabili principi. Ormai per polverosi, gi che qui
ora si parla di anticristo politico.
Il fatto che le forti razze dellEuropa settentrionale non abbiano
respinto da s il Dio cristiano non va in verit a onore della
loro attitudine religiosa - per non parlare del gusto. Avrebbero
dovuto farla nita con un tale morboso e decrepito prodotto della
dcadence. Ma il non averla fatta nita con quello per loro una
pesante maledizione: esse hanno accolto in tutti i loro istinti la
malattia, la vecchiaia, la contraddizione - da allora non hanno
pi creato alcun Dio! Quasi due millenni e non un solo nuovo
22
Dio!(10)
Nietzsche. Lo si leggeva nelle sedi missine e lo si leggeva ai
festival dellUnit: forse unico caso di saccheggio ideologico
di cui resta da chiarire il motivo di tutta quella foga, ma tanto
avvenne. Parole scioccanti, un terremoto, una frana di valori: ah,
i valori. Eccolo quindi il centro del problema su cosa resta: quali
valori restano di quellesperienza che port con s vite, sogni,
rabbia? Era forma articolata di politica che in s comprendeva
etica, losoa, religione, psicologia, storia, estetica, e non era
infatti caso che nelle sedi pi centrali insieme al Mein Kampf si
trovassero anche i Discorsi sullarte Nazionalsocialista dello stesso
autore: non era certo caso.
Che non si venga poi a parlare, a questo proposito, di minaccia
alla libert dellarte. Cos come non ci si trattiene dal privare
un assassino del diritto di uccidere sicamente i suoi simili sol
perch altrimenti si attenterebbe alla sua libert, egualmente
non lecito consentire a qualcuno di uccidere lanima del
popolo per evitare di infrenare la sua lurida fantasia e la sua
dissolutezza.(11).
Di simili tematiche - giuste o sbagliate che fossero - ci si andava
per a preoccupare: quanta distanza con il presente del s,
per. Anni luce, quasi da pensare che nello spazio di una
generazione siano scomparse parentele e sentimenti: spariti,
annichiliti, sotterrati. Un ricordo; il volto ispirato di un giovane
missino ad un comizio che con mistico sguardo volto a un
superiore traguardo ambiva allimmarcescibile destino. Quel
volto qualche anno pi tardi fece, peraltro con diligenza, il
ministro dellagricoltura: lo sguardo a quel punto pi quello della
guardinga volpe preoccupata da pensieri ben pi radenti. Fu cos
che dal cilindro del prestigiatore dellazienda politica spunt un
bel giorno il nome di Prezzolini, lautore che tutti dovrebbero
tenere sul proprio comodino come disse. Prezzolini, nulla da
eccepire, ma quale lunghezza dai vecchi maestri.
Gli uomini sono disuguali per salute, per et, per sesso, per
apparenza, per educazione, per ingegno, per forza, per coraggio,
per bont, per onest, e per molte altre condizioni dovute alla
ereditariet ed alla fortuna. Ogni legislazione o costituzione
che non tenga conto di questo da considerarsi non soltanto
vana ma dannosa. [] Il vero conservatore riconosce come
legge naturale che ogni societ lotta per conservare se stessa e
naturalmente preferisce il proprio puzzo allodore degli altri.
Il vero conservatore sa che la fonte maggiore del rispetto
lautorit, che lesempio vale pi dei discorsi.(12).
Se per conservatore si intende la conservazione di privilegi
acquisiti, tutto improvvisamente chiarisce. Fuor di facezia
comunque, quale distanza. Sessantanni pi tardi quel che resta
di un fascio. Ma cosa vollero quindi quei giovani e quei meno
giovani che si avventurarono in questappendice di fascismo, a
cosa aspiravano, a cosa tendevano? Verso quale societ e quale
ordine auspicavano? Quel che oggi pi sconforta il fatto che
al presente a simili domande potrebbero rispondere slogan da
campagna elettorale in quanto - deve imporlo lonest - gli alti
ideali naufragati nel marasma di unepoca che ha sostituito
frigorifero con telefono cellulare. Italia agli italiani Politica
come servizio, Dai forza alla protesta, Vota Antonio, vota
Antonio. Cos. Che forse le destre radicali si riconoscano
ancora in rivoluzionari concetti quali:
La violenza sempre stata larma esclusiva con cui glindividui
dapprima, le collettivit poi si aermano gli uni e le une sugli
altri. Nessun pagano proclam come proclamarono sedicenti
cristiani dei nostri giorni la santit, anzi la divinit della
guerra.(13).
Che forse qualcuno oggi sposerebbe ancora simili tesi? O
prenderebbe la briga di arontare simili discussioni? Eppure
furono vissute e discusse, e in qualche modo - checch possa
apparire alla folta schiera dei s, per - condizionarono il
pensiero di molti, ch ancora al presente frange di neopagani
organizzati e disorganizzati crescono. Ma se il dibattito losoco
e religioso langue e latita, rispetto a quel passato ha invece
aumentato consistenza quello storico, soprattutto revisionistico.
Eccone un buon esempio:
Si pu aggiungere che nel movimento fascista, coacervo di
indirizzi culturali e istituzionali variamente assortiti (passatisti
e futuristi, Strapaese e Stracitt, monarchici e repubblicani,
cattolici e laici, industriali e anti-industriali, conservatori e
rivoluzionari, nazionalisti e socialisti), era presente anche una
componente di ispirazione e vocazione totalitaria. Se questa
componente fosse prevalsa, lItalia avrebbe probabilmente
conosciuto un regime totalitario, con tutti gli immensi costi
umani, morali, civili che accompagnano tale forma di dominio
politico. La monarchia, per, ha rappresentato un deterrente
assai signicativo alla trasformazione della dittatura fascista
in totalitarismo. [] La Casa regnante ha contribuito a far
s che nel movimento fascista prendessero e mantenessero il
sopravvento quei loni, quegli orientamenti, quegli uomini
meno inclini alla metamorfosi totalitaria, talch il ventennio
pu ben essere denito unesperienza autoritaria, non un regime
totalitario. Senza il contrappeso monarchico, la via verso la
degenerazione totalitaria sarebbe risultata pi sgombra e pi
facile.(14).
Queste quindi le nuove preoccupazioni della classe dirigente,
peraltro gi dimessa, della grande destra di popolo. Pi
che legittime per carit, ed alla ne nel loro insieme anche
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condivisibili, ma quanta polvere sulla lunga strada. Polvere sul
percorso di un mondo prevalentemente al maschile che almeno
laddove un volto rassicurante ha rassicurato, ha alla ne accolto
anche il popolo femmineo: eterno problema ereditato con cura
ed amore dalla ruspante galassia radicale. Forse mancanza di
politica in merito, forse di riessione, o forse ancora meglio dalla
mancanza propria di pensiero: ecco quindi, alla faccia dei s,
per, la carenza farsi vuoto, orrido, lacuna, abisso.
A Sparta si credeva che una madre sana avrebbe generato gli
sani, per questo le donne venivano sottoposte ad allenamenti
faticosi e ancora una volta la saggezza degli antichi si dimostrata
superiore alla nostra visto che nellera in cui viviamo si pu
tranquillamente aermare che madri in carriera terrorizzate
dallidea di invecchiare generano glie anoressiche. Una donna
bella nch la sua immagine esteriore realmente lo specchio
di quella interiore, nch mangia con gusto godendo dei sapori,
nch invecchia consapevole del suo ruolo nel ciclo naturale
di tute le cose, non nch entra nella taglia 38 solo perch uno
stilista ha deciso di far indossare la sua collezione primavera/
estate a una serie di scheletri umani(15).
E ancora invece in termini di storia che storia non fu, ma che per
un non tempo fu come lo fosse:
Lopera di Tolkien appare agli occhi della maggior parte dei
lettori come una grande, unica avventura in un mondo diverso,
e, forse, migliore. In eetti Tolkien presenta al lettore moderno
gure e simboli che solo in parte sono compresi, e le immagini, i
simboli e, in particolar modo, i miti, sono essenziali alluomo in
quanto veicoli che conducono ad una dimensione migliore del
vivere. Come Tolkien rielabora tramite la fantasia ci che trae dal
suo amplissimo retroterra culturale, cio lo studio approfondito
di forme diverse della Tradizione, cos nelle sue opere il
riferimento fantastico alla dimensione temporale e, in denitiva,
storica, risente necessariamente di questa inuenza, certamente
positiva. (16)
Verit abbaglianti, forse proprio per questo invisibili ad una
societ che ha perso la capacit di vedere linvisibile. Ma se tutto
quel che resta di quel movimento che regal a molti settimane
di straordinaria ebbrezza metasica, discussione, camerateschi
raduni ormai solo profondo ricordo, il presente non potr
essere negato nella sua realt. Quel tempo nito, quegli anni
andati, quei giorni sbiaditi; nemmeno coloro che piuttosto che
arrendersi al sistema sarebbero andati a Predappio con una cassa
di vino per nirla cos, esistono pi: nemmeno quelli. E alla ne
innita tristezza perch, ancora oggi come ieri,
devesi riconoscere poi che la devastazione che abbiamo dintorno
di carattere soprattutto morale. Si in un clima di generale anestesia
morale, di profondo disorientamento, malgrado tutte le parole di
ordine in uso in una societ dei consumi e della democrazia: il
cedimento del carattere e di ogni vera dignit, il marasma ideologico,
la prevalenza dei pi bassi interessi, il vivere alla giornata, stanno a
caratterizzare, in genere, luomo del dopoguerra. (17).
Un certo Evola. A cui qualcuno aveva anche creduto.
Appendice.
Io ho voluto continuare, io sto insieme a tutti voi continuando. Sto continuando e continuer
no alla ne. Nessuno mi potr distogliere da questo compito, nessuno potr distogliere -
nessuno tra voi - dal compito di continuare. Continuare, badate bene, non imitare! Non limitarsi
a rimpiangere. Continuare! Continuare in maniera intelligente, attiva, responsabile! Capire che
cosa era stato il fascismo prima del ventennio di governo e di potere, che cosa stato il fascismo
durante il ventennio di governo e di potere, e soprattutto che cosa stato, , continua ad essere,
continuer ad essere il fascismo come movimento. Il fascismo come movimento siamo noi! Il
fascismo che continua siamo noi!.
Giorgio Almirante, 6 settembre 1987, ultimo discorso.(18)
No Almirante, no Romualdi, voi non morite, non potete morire. La vostra opera, la vostra vita,
sono il vostro messaggio, la vostra consegna a noi [] Ci avete insegnato che un popolo senza
radici non ha futuro, cos come un albero senza radici muore.. Ma noi vivremo per voi e con voi.
Ve lo giuriamo col cuore gono di dolore e con lanimo colmo di erezza per essere stati con voi
nelle scontte e nelle vittorie [] No, caro Almirante, il testimone non caduto. E in buone
mani. In mani giovani, in mani forti, in mani che non cederanno. Lo porteremo avanti anche per
te, anche con te. Perch tu Almirante e tu Romualdi, non ci lasciate. Restate tra noi, alla nostra
testa, in piedi, come sempre siete vissuti. Grazie per quello che ci avete insegnato.
Il suo successore, 24 maggio 1988, in occasione del funerale di Almirante e Romualdi.(19)
(1) Julius Evola, Orientamenti, ed. Settimo Sigillo, Roma, 1987, pag. 18.
(2) Julius Evola, La tragedia della Guardia di Ferro, Fondazione J.E., Roma, 1996, pag. 24.
(3) Yukio Mishima, Il pazzo morire, ed. Sanno-kai/Ar, Padova, 1979, pagg. 17, 40.
(4) Robert Brasillach, Lettera ad un soldato della classe 40, ed. Europa, Roma, 1997, pag. 70.
(5) Alberto Giovannini, Lettera a Marzia, ed. Tabula Fati, Chieti, 2003, pagg. 14,15.
(6) Pino Rauti, Benito Mussolini, ed. Europa, Roma, 1989, pagg. 100,101.
(7) F. Giorgio Freda, La disintegrazione del sistema, ed. Ar, Padova, 1980, pag. 45.
(8) Oswald Spengler, Anni della decisione, ed. Ar, Padova, 1994, pag. 21.
(9) J. Evola - Ren Gunon, Gerarchia e democrazia, ed. Ar, Padova, 1987, IV di copertina.
(10) Friedrich Nietzsche, Lanticristo, ed. Adelphi, Milano, 1982, pag. 22.
(11) Adolf Hitler, Discorsi sullarte Nazionalsocialista, ed. Ar, Padova, !976, IV di copertina.
(12) Giuseppe Prezzolini, Manifesto dei conservatori, ed. Mondadori, Milano, 1995, pag. 36.
(13) G. Costa, Apologia del paganesimo, ed. Europa, Roma, 1989, pag. 19.
(14) Domenico Fisichella, Elogio della monarchia, ed. Vallecchi, Firenze, 1995, pag. 75.
(15) Argentea, Essere e divenire: guida per lUomo di Tule, Roma, 2006, pag. 23.
(16) Alberto Lombardo, Tolkien e il tempo, ed. Terra di Mezzo, Udine, 1995. pag. 65.
(17) Julius Evola, Orientamenti, ed. Settimo Sigillo, Roma, 1987, pag. 18.
(18) Augusto Fontana, Italia Tricolore, Ravenna, 20 febbraio 2007, allegato n 7.
(19) Ibidem.
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Dobbiamo innanzitutto dichiarare, per onest intellettuale,
che la nostra esegesi tecnica del pensiero platonico
attinge completamente dallo studio dellottimo ricercatore
Franco Trabattoni, sebbene la sua interpretazione verr
da noi reinserita in una visione del mondo originale che
egli riterrebbe da s lontana. In particolar modo, i testi
del Trabattoni cui abbiamo attinto sono: Platone e La
losoa antica, editi da Carocci.
Introduzione.
Tentare di scrivere un documento losoco - culturale un
lavoro che comporta rischi gravi.
Si pu peccare, nel voler essere precisi ed esaurienti, nendo per
colmare pagine e pagine di dati e note, teorie e precisazioni che
non sono utili n al lettore, che pu benissimo approfondire
autonomamente tali tematiche, n allobiettivo dello scritto
stesso, cio il veicolare unidea.
Non intendiamo suscitare noia. Purtroppo per, il preambolo storico
che esporremo assolutamente necessario perch si possano poi
comprendere gli sviluppi del nostro articolo nonch le conclusioni che
ne trarremo. Per questo motivo siamo stati costretti a suddividere
larticolo: una sola pubblicazione sarebbe stata troppo ristretta.
Rischio ulteriore quello di cadere nella pura speculazione,
nellautoerotismo mentale, inutile esercizio narcisistico.
Di fronte a tale errore noi dobbiamo opporre una ricerca che
sia in grado di produrre una lucida visione del mondo la quale,
sempre, ha evidenti ripercussioni pratiche, persino nellesistenza
pi quotidiana e contingente.
Cos, larticolo che questa volta abbiamo voluto redigere, non
vuol essere una semplice ipotesi dossograca, ma, al contrario,
ha lambizione di contribuire a consolidare lidea che lo studio
del pensiero losoco europeo pu metter in luce esempi di
analogia, tra passate ed attuali crisi e tra passate ed attuali
possibili soluzioni e reazioni, che i vari autori hanno trovato per
approcciarsi in modo creativo al proprio tempo.
Rimane comunque fermo il fatto che la nostra liberazione
dalle catene della contemporaneit sar una questione dazione
(nel senso sia dello spirito sia dellintelletto pratico), e non di
speculazione losoca. Una vera dottrina, quella potr esser da
noi stabilita solo quando saremo tornati ad essere Uomini liberi.
Sino allora, ci potremo concedere solo di giocare col pensiero,
lasciando trasparire in esso quelle inclinazioni, quegli istinti, quei
modi dinterpretare il mondo che, naturalmente, il nostro tipo
umano (quello del ribelle, quello dellantico guerriero in cerca di
nuove armi ideali) porta con s.
Ed quello che far in questo scritto.
Lipotesi che in questa sede vogliamo sviluppare, oltrepassando
la gi di per s importantissima esegesi platonica dataci dal
Trabattoni, non pu avere un reale valore nel campo della
storiograa losoca: si tratta piuttosto del tentativo di vedere
dietro al pensiero dun personaggio cos importante per il
pensiero europeo - Platone - una dinamica particolare di reazione
ad un determinato periodo di zivilizazion greca. Eimpossibile
riscontrare nellopera platonica una prova veramente denitiva
che confermi le nostre tesi, perci esse resteranno nellambito del
semplicemente probabile. Si tratta quasi di rilevare un aspetto
psicologico che si nasconde dietro la losoa di Platone: una
sua reazione, non necessariamente consapevole, allesaurirsi della
forza creativa duna stirpe. La sua stirpe.

Il giovane Aristocle. La decadenza ateniese.
Aristocle, secondo Diogene Laerzio, nasce ad Atene durante
lottantesima Olimpiade, cio attorno al 428 427 a.c. nel
mese di Targelione (tra maggio e giugno). Diogene Laerzio non
pu per rappresentare, come ogni altra fonte biograca, un
informatore incontestabilmente veritiero e certo. In ogni caso, il
dato storico da lui indicato pare essere credibile.
Il padre di Aristocle, Aristone, vien ricondotto ad origini
leggendarie: tra i suoi ascendenti vengono annoverati il re Codro
e, ancor pi indietro, il dio Poseidone.
Aristocle ricevette lo stesso nome del nonno paterno.
Sua madre fu invece Perittione, che aveva tra i suoi antenati
Solone. Aristocle ebbe numerosi fratelli, comparsi come
personaggi nei suoi dialoghi (Adimanto e Glaucone nella
Repubblica ad esempio). Sua sorella Potone, sar poi madre
di Speusippo, primo successore di Arsitocle alla testa della sua
Accademia.
Poco dopo la nascita di Aristocle il padre mor e la madre si
rispos con Pirilampe, da cui nacque Antifonte, presentatoci
come narratore nel Parmenide.
Il giovane Aristocle ricevette il soprannome di Platone, forse
per lampiezza dello stile e della conoscenza, forse per la fronte
ampia o per la sicit imponente (platys in greco signica
vasto, ampio).
Egli venne educato secondo luso tradizionale dellaristocrazia
greca: ginnastica, musica e studio letterario, istruzione che
avrebbe dovuto preparare i giovani ateniesi alla vita politica.
Ed il giovane Platone inizia infatti a sentire la vita politica come
sbocco naturale della propria esistenza.
Talune fonti indicherebbero che Platone fu inizialmente un poeta
tragico, sinch, attorno ai ventanni, non conobbe Socrate.
Negli anni che trascorsero tra la giovent di Platone e la
condanna a morte di Socrate (399 a.c.), periodo che segn
denitivamente lintero pensiero di Platone, la vita politica
PLATONE
PARTE PRIMA Matteo Mazzoni (Chryso)
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ateniese attravers anni di fortissima instabilit: le tragiche
vicende conclusive della guerra del Peloponneso, e poi il
susseguirsi al governo di Atene di regimi di tipo opposto.
In seguito alla scontta di Atene nella guerra del Peloponneso,
nel 404 a.c. vi fu il colpo di stato oligarchico dei cosiddetti
Trenta Tiranni guidato da Crizia. Fu un regime sanguinoso,
violento, diremmo titanico, che cadde dopo pochissimo tempo
sotto i colpi della riscossa democratica.
Platone fu parente di Crizia. Nonostante ci si riut di aderire
al regime dei Trenta. Ci non si produsse per nelladesione
alla parte democratica: la sua visione aristocratica, la sua ostilit
al demos (da intendersi per in senso pi ristretto rispetto al
signicato odierno), per istruzione, per appartenenza e per
convinzione aristocratica, lo tennero fuori da quegli scontri
politici.
Tant che fu proprio il ristabilito regime democratico a
condannare nel 399 a.c., di fronte ad una giuria popolare, il suo
maestro Socrate, luomo che, agli occhi di Platone, fu il giusto, il
buono, il virtuoso per eccellenza.
Il susseguirsi di tali fatti politici condussero il giovane Platone
alla convinzione che la causa di tali disastri era da rilevarsi nella
dissociazione, ad Atene, tra etica e politica.
Troppo spesso Platone stato interpretato supercialmente e
faziosamente come un nemico della cultura greca tradizionale,
cio di quella cultura omerica che incentrava la propria etica sull
antico principio dellonore. La realt, a nostro parere , almeno
in parte, dierente. Platone forse si rese conto del fatto che
ormai la sopravvivenza di quegli antichi valori risultava essere un
qualcosa di svuotato, di non pi vitale, di stanco ed interpretato
ormai in senso puramente superciale: quei valori erano seguiti,
diremmo impropriamente, con un atteggiamento moralistico e
superstizioso, ma la loro profondit non era pi vissuta, sentita.
Volendo rinchiudere il tutto in una concezione impropria, ma
che mette ben in luce ci che, a nostro parere, potrebbe essere la
motivazione psicologica, cosciente o no, del pensiero platonico,
potremmo dire che il nostro ateniese si avvide del fatto che la sua
citt natale aveva ormai esaurito la sua spinta creatrice:dalla sua
kultur, era invece giunta ad una spenta zivilizazion.
Ed da tale tesi, pur azzardata, che intendiamo procedere.
Lattacco alla cultura ateniese.
Tenteremo ora di sottolineare quale fu lerronea interpretazione
della sacralit, della giustizia e delletica da parte degli ateniesi
contemporanei di Platone, e che il nostro losofo contestava.
Si rende necessaria una premessa: nel mondo greco arcaico non
vi era nessuna dierenza tra poesia sacra e poesia profana:
ne risult che i testi poetici vennero intesi anche come mezzi
di trasmissione del sapere religioso e non solo: soprattutto da
Omero ed Esiodo infatti, oltre che indicazioni mitologiche ed
etiche, i greci trassero insegnamenti sociali e relativi al diritto,
nonch anche ai costumi.
Non esistendo nella civilt greca una casta sacerdotale impegnata
a trasmettere, insegnare e conservare le discipline e le norme
sacre, (anche se ci non vale per quanto riguarda i culti misterici)
la cultura greca n dunque per assimilare alla gura del poeta
quella del sacerdote.
Nel II libro della Repubblica, i personaggi Glaucone ed
Adimanto, fratelli di Platone, con lo scopo di costringere
Socrate ad ammettere la vantaggiosit della giustizia,
sostengono provocatoriamente lopposto, cio la vantaggiosit
dellingiustizia: per Glaucone lingiusto sar colui che, tramite
la sua ingiustizia, potr arricchirsi maggiormente e, data tale
ricchezza, potr orire agli dei sacrici migliori rispetto a quelli
oerti dal povero uomo giusto: in tal senso agli di lingiusto
sar pi caro del giusto. Inoltre, continua Adimanto, lingiusto
potr riparare alle sue azioni, oltre che grazie ai sacrici, anche
mediante larte delle formule magiche. I due rispondono dunque
ad una concezione formalistica delletica e per la quale gli
di possono essere condizionati dalluomo mediante sacrici
o formule magiche. Il modo in cui il dialogo tra i due ed il
personaggio di Socrate continua, dibattito incentrato sulla
natura degli di, qui non lo considereremo per ragioni di spazio.
Ci che interessante il trasparire, nel discorso di Glaucone
ed Adimanto, di una concezione del sacro che non ha nulla a
che vedere con quellidea indoeuropea del divino, del sacro,
nonch della tchne tia e del suo valore, perch no, anche
normativo, nella vita umana. Direi che vi , nella loro visione,
una componente superstiziosa decisamente mediterranea o
comunque del vicino oriente.
Va da s che per Platone, in una societ in cui gli individui,
nonostante possano ammettere il valore della giustizia (valore
inteso in un senso per un po utilitaristico), credono che agli
di possa anche esser caro lingiusto, una societ destinata alla
disgregazione, alla disintegrazione, cio alla scissione tra sacralit
, etica e politica, volendo noi intendere etica in una modalit
non propriamente moralistica, nel senso deleterio del termine.
E molti altri esempi di tale disordine possono esser riscontrati
nellopera platonica: pu essere ad esempio il caso di Eutifrone,
nel dialogo omonimo. In tale opera, Socrate, recatosi in tribunale
per farsi noticare laccusa di empiet (!!!) incontra il sacerdote
Eutifrone. Costui era l per denunciare il padre, reo domicidio,
seppur non volontario. Ora, era duso presso i greci che, a chieder
giustizia e a richiedere la punizione per gli assassini potessero
essere solo i parenti delle vittime. Perci la denuncia da parte di
28
PLATONE
PARTE PRIMA
Eutifrone, oltre ad essere piuttosto strana in quanto rivolta verso
il padre, nemmeno fu in linea con il costume ateniese. Eutifrone,
con atteggiamento saccente, credendosi portatore dun sapere
pi profondo rispetto alla mentalit greca dellepoca, trasgredisce
lusanza comune, rispetto alla quale pare presentarsi come un
anticonformista, un innovatore positivo (un radical-chic nella
Grecia antica?). Ma come motiva la sua azione? Il suo scopo
sta nella volont di puricazione del padre e di chi gli sta vicino,
di chi vive sotto il suo stesso tetto, tutti quanti contaminati
dallimpurit di quellazione, dellomicidio..
Concezione quasi tribale, superstiziosa. Pur presentandosi
come diverso dalla cultura greca corrente, in realt Eutifrone ne
condivide dunque appieno latteggiamento decadente in campo
etico-religioso.
Sono davvero molti gli attacchi che Platone muove, dai suoi
dialoghi, nei confronti della cultura ateniese del suo tempo.
Ai poeti Platone nega non tanto la presuntuosa convinzione
desser portatori di verit (in alcuni casi Platone ammette che
il poeta ispirato dalla divinit, anche se non necessariamente
sempre ci avviene), ma piuttosto la possibilit dessere
insegnanti di virt: nellApologia di Socrate, Platone sottolinea il
fatto che il poeta greco non sa spiegare ci che recita, e questo
prova della sua ignoranza. Tanto basta a sostenere che nessun
ignorante pu arrogarsi il diritto dinsegnare ad altri. Non una
tesi che condividiamo del tutto, vi sono aspetti in cui tale tesi
valida, altri in cui almeno contestabile, ma rimane il fatto che
lo scopo di Platone nellattacco ai poeti sta nella consapevolezza
della loro gran distanza dalla Verit, e quindi nella necessit di
negar loro limportanza, anche educativa, che ricoprivano nella
societ a lui contemporanea.
Certamente poco accondiscendente Platone fu anche con i
politici ateniesi.
Le frecce scoccate verso di essi partono da diverse opere
(Menone, Protagora, Gorgia) e secondo dierenti criteri. In
generale, i politici vengono considerati da Platone tra coloro che,
convinti desser sapienti e virtuosi, pretendono dessere in grado
dinsegnare la virt, mentre in realt, come Socrate dimostra
col suo metodo confutatorio, si tratta di personaggi ignoranti
(per la verit sar Platone stesso, nella sua maturit losoca, a
tentare di sottolineare le di colt relative allinsegnamento, per
giusticare i suoi propri insuccessi educativi).
Non sintimor nemmeno, Platone, quando sent la necessit,
nei limiti del rispetto, di criticare non soltanto i personaggi pi
illustri della sua Atene, ma anche i pi rispettati personaggi
politici del passato della polis, considerati comunemente come
maestri di virt, modelli etici da seguire: il personaggio di Socrate
nei dialoghi platonici de-divizza tali personaggi, li riconduce
allinterno del limite dellignoranza, ignoranza non assoluta,
ma relativa alla stessa condizione umana, sottolineandone gli
insuccessi, oltre che i successi, nonch lincapacit educativa.
1.3 I sosti.
Allepoca di Socrate, cio nel periodo in cui Platone stava
forgiando s stesso dal punto di vista culturale e losoco,
alla cultura tradizionale sera opposto un dierente modello
losoco: la sostica. Non possiamo considerare la sostica come
una scuola losoca vera e propria, si tratta piuttosto duna
tendenza, una nuova inclinazione, non monolitica, non unitaria,
che proponeva modelli alternativi alla cultura conservatrice
ateniese.
Nonostante oggi il termine sosta ha assunto una accezione
negativa, originariamente tale termine voleva signicare al
contrario sapiente o esperto del sapere.
Sappiamo che i primi loso considerati tali e come tali studiati
furono i Naturalisti greci, spesso deniti pre-socratici. Il
loro campo dindagine sestendeva ai problemi della natura e del
mondo: la necessit fu quella di comprendere la strutturazione
del cosmo ed il suo funzionamento.
Ma fu con la sostica che, per la prima volta, lattenzione si
spost dallindagine sul cosmo a quella che riguardava pi
propriamente luomo e la sua sfera vitale. Per questo motivo
taluni hanno proposto di denominare i Naturalisti pre-sosti
piuttosto che pre-socratici, poich la vera innovazione in campo
losoco fu attuata, per la prima volta, dalla sostica.
Platone not che, nella sostica, col susseguirsi delle generazioni,
vi fu un generale impoverimento della caratura losoca ed
etica dei diversi personaggi che la costituirono. Alla prima
generazione di grandi maestri sosti (dei soli quali accenneremo),
seguirono discepoli di molto inferiori: innanzitutto i cosiddetti
eristi, i quali, attraverso il metodo sostico ma senza badare
assolutamente ai contenuti, costruirono una sterile arte del
discorrere, scopo della quale non era la comprensione della
realt, ma molto semplicemente la vittoria nel dialogare. Ci
ebbe chiaramente la sua inuenza sulla vita politica dellepoca:
il politico dispirazione sosta, allo scopo dottenere il
successo professionale, utilizz tale abilit discorsiva ma senza
assolutamente badare ai contenuti della stessa, escludendo del
tutto quei limiti etici entro i quali erano invece rimasti i primi
maestri sosti.
Accadde inoltre che taluni uomini politici ateniesi sfruttarono
i principi sostici allo scopo di teorizzare una rivolta etico-
culturale contro ogni tipo di legge costituita, contro lidea stessa
di giustizia, nonch contro la possibilit daermare qualunque
tipo di etica.
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I parallelismi con il mondo odierno crediamo non siano
nemmeno da sottolineare
I pi grandi sosti, i maestri della sostica, furono Protagora e
Gorgia. Giovanni Reale attribuisce a Protagora un atteggiamento
relativistico, a Gorgia un atteggiamento nichilistico. Se si accetta
tale parere, anche costruendo parallelismi con altri momenti
storici, possiamo evidentemente attribuire alla sostica un ruolo
di naturale, siologica manifestazione della critica ai valori
costituiti, che sorge esattamente quando tali valori si svuotano
della loro forza.
Protagora teorizz la celebre posizione secondo la quale luomo
misura di tutte le cose: luomo, per Gorgia, lunico
giudice di ci che crede e conosce e, essendo dierenti gli
individui, dierenti saranno le opinioni che questi si formeranno
sulle cose. Per Protagora dunque inutile controbattere
allopinione altrui, poich laltro, diverso da me, non pu che
percepire e concepire le cose in maniera dierente da me.
Altri hanno interpretato la frase protagorea in un senso diverso,
agnostico pi che relativistico: non esiste una realt superiore a
quella che pu essere colta dalluomo (inteso qui come genere
umano e non come individuo).
Dalla testimonianza che Platone ci fornisce ( ad esempio nel
Teeteto) parrebbe che Protagora sostitu il vero ed il giusto,
sui quali i singoli uomini discordano, con il pi debole
gnoseologicamente, utile. Nel disegno Protagoreo dunque,
compito del sosta di comprendere qual lutile che la
comunit concordemente stabilisce (il quale poi niva per
corrispondere coi valori tradizionali della societ ateniese),
mettendo dunque la propria retorica al servizio di tale utile,
indicando la via da seguire quando questo non appare del tutto
visibile.
Gorgia, rispetto a Protagora, si interessa decisamente meno della
comunit ateniese o del suo bene, muovendosi piuttosto su
territori pi teorici ed estetici che politici. Il suo scritto Sul
non essere o sulla natura, del quale abbiamo per abbiamo solo
testimonianze indirette, introduce la cosiddetta tesi tripartita:
per Gorgia nulla esiste, se esiste inconoscibile, se conoscibile
inesprimibile. Tale provocatoria presa di posizione, vuole indicare
un atteggiamento scettico nei confronti del metodo deduttivo, in
polemica dunque con il procedere losoco degli eleati. Gorgia
difatti, con un procedimento che non il caso in questa sede di
spiegare, distrugge la concezione parmenidea, secondo la quale,
essendo pensiero ed essere la medesima cosa, attraverso lesercizio
corretto del pensiero sarebbe possibile giungere alla conoscenza
degli attributi dellessere. Gorgia dimostra, al contrario, che
la corrispondenza tra pensiero ed essere, quindi tra pensiero e
realt, non assolutamente certa.
Stabilito ci, Gorgia stabilisce che, se la parola (connessa al
pensiero- logos-) dunque non ha il potere di mostrare alluomo
la verit, possiede per il grande potere della persuasione: pu
condizionare lagire delluomo, i suoi sentimenti, le sue opinioni.
Crollando nel suo pensiero la distinzione tra vero e falso, la
persuasione retorica non pu esser connotata negativamente in
senso etico. Linganno retorico diviene lecito. Cos anche accede
oggi, ci par di vedere.
1.4 Socrate.
La gura di Socrate di cile da determinare storicamente.
Risulta infatti complicato distinguere tra il Socrate storico e
quello descritto nei dialoghi platonici, oppure da quello descritto
dallaltra fonte che possediamo, cio Senofonte. Meno credibile
pare il commediografo Aristofane. Socrate, come sappiamo, non
scrisse nulla, dunque ci che noi conosciamo di tal personaggio
deriva solo da fonti indirette.
Ci che sappiamo che certamente Socrate fu il primo, tra
i loso, a spostare il tiro della losoa indirizzandola verso
tematiche etiche. Se gi i sosti avevano fatto delluomo il centro
della riessione, abbandonando linteresse dei naturalisti per il
mondo, soltanto con Socrate i problemi etici e le loro relazioni
col mondo politico e sociale ateniese divennero il problema
preponderante.
Sottolineare questa questione apparentemente banale e scontata,
ci invece utilissimo poich, se si considera che Socrate fu
lamato maestro di Platone, ci ci aiuter a comprendere pi da
vicino il pensiero di questultimo nella contrapposizione con
linterpretazione che tradizionalmente ne viene data.
Pare che Socrate nacque nel 470\469 a.c. da Sofronisco, scultore,
e da Fenarete, levatrice. Trascorse la sua vita ad Atene, in modeste
condizioni economiche. Spos Santippe, e con lei ebbe dei gli.
Socrate serv coraggiosamente Atene durante la guerra del
Peloponneso come soldato semplice, fu dissidente sia nei
confronti del regime democratico sia di quello dei Trenta
Tiranni. Di simpatie politiche lo-spartane (cos come lo-
spartano sar poi il suo allievo Platone) fu amico di diverse
personalit inuenti: Crizia (zio di Platone), Carmide, Alcibiade.
Nel 399 a.c. fu accusato di corruzione dei giovani e di empiet
nei confronti degli dei tradizionali.
Riutando di confessare la propria colpevolezza, cosa che gli
avrebbe valso lesilio, si avvia dunque consapevolmente alla
condanna a morte, forse al di l delle previsioni e dei voleri dei
suoi stessi accusatori.
Non sappiamo se prima dessersi occupato di problemi etici,
Socrate avesse studiato argomenti naturalisti. Vi sono poche
informazioni in merito, e pare che Socrate avrebbe in eetti
30
arontato simili studi, abbandonandoli per molto presto.
Sappiamo che Aristofane, famoso commediografo ateniese,
nella sua altrettanto famosa opera Le Nuvole ci presenta una
visione bua e negativa del personaggio di Socrate, liquidandolo
impietosamente come sosta.
In eetti considerare Socrate come un sosta, se non esatto,
non nemmeno del tutto dissociato con la realt. Dai sosti
Socrate eredita infatti la considerazione dellimportanza del
linguaggio e della sua forza. Il metodo Socratico, il suo incedere
dialettico, se si discosta nettamente da quello sostico perch,
al contrario di questi, non strumento per la semplice vittoria
nel dialogo, ma invece volto alla ricerca della verit, risulta
comunque dal semplice punto di vista formale piuttosto simile al
metodo sostico.
Il cosiddetto metodo Socratico ha come suo centro fondamentale
lattivit confutatoria. Confutare mediante la dialettica il proprio
interlocutore non signica convincerlo della propria opinione di
contro alla sua, ma, molto pi semplicemente, convincerlo della
sua ignoranza. Solo chi ammette di essere ignorante, infatti, pu
spingersi alla ricerca della verit.
In particolar modo, nel Socrate inteso come personaggio
dellopera platonica, il metodo confutatorio atto a dimostrare
allinterlocutore che le tesi da lui sostenute niscono per essere
tra loro contraddittorie ed incompatibili. Attraverso una serie di
domande, Socrate conduce linterlocutore alla presa di coscienza
dellinsostenibilit delle proprie tesi.
In particolar modo, il discorso socratico genericamente
incentrato sugli universali. Le sue domande tipiche, come ci sono
presentate dallopera platonica, sono di questo tipo: che cos la
bellezza? Che cos la giustizia?
Condotto linterlocutore alla confutazione ed allammissione
della propria ignoranza, il metodo socratico punta dunque
ad una fase di ricostruzione dun sapere fondato: si tratta del
cosiddetto metodo maieutico. La maieutica larte proprie alle
levatrici nel loro atto di far nascere infanti.
Allo stesso modo, Socrate farebbe nascere le idee dalla mente dei
suoi interlocutori.
Ma in tal caso dobbiamo considerare che, se tale atteggiamento
sottolineato nel Socrate platonico, risulta essere un aspetto
decisamente molto meno presente nelle altre fonti che, di
Socrate, ci danno notizia.
Risulta lecito dunque pensare che larte della maieutica fu una
forzatura platonica, in funzione della dottrina della reminiscenza,
che successivamente avremo modo di trattare.
Ci non signica che il Socrate storico ebbe solo e soltanto uno
scopo confutatorio: la demolizione delle opinioni false gi di
per s un passo verso la volont di ricercare la verit. Dunque lo
scetticismo socratico non lo scetticismo pirroniano che castra la
ricerca, ma piuttosto funzionale allinizio stesso della ricerca.
Le Idee. Un Platone dierente.
Per dare un esempio di quella che stata la comune
interpretazione platonica, prendiamo tra le mani un qualsiasi
manuale di storia della losoa, nel nostro caso, I loso e le
opere di Carlo Sini del 1979:
La tesi tipica del platonismo () la teoria delle idee. Tutti gli
individui reali manifestano lappartenenza a forme e strutture
tipiche; gli animali, le piante, gli uomini , le cose in genere,
posseggono caratteri tipici, che consentono di riconoscerle e
nominarle.()Ogni individuo, proprio perch un individuo,
presenta anche aspetti particolari ed accidentali: un uomo pu
essere desto o addormentato, greco o persiano, alto o basso, giovane
o vecchio, ma oltre a questi aspetti transuenti o meramente
individuali, anzitutto un uomo, possiede cio lumanit come
carattere tipico che lo accomuna a tutti gli altri uomini, e lo
distingue da un cavallo, da un albero, e insomma da qualsiasi
essere diverso. Ora questo carattere comune, questa forma universale
e identica, ci che Platone chiama idea().Platone suppone
perci che gli individui materiali non siano che copie plasmate
a imitazione delle pure idee o forme essenziali o modelli eterni di
tutto ci che sulla terra nasce, si sviluppa e muore(). E via cos
secondo tale linea esegetica.
Questa visione, ormai piuttosto radicata, della losoa platonica,
condivisa non soltanto da autori contemporanei, ma anche
antichi. Ad esempio celeberrima la critica mossa a Platone dal
cinico det alessandrina Diogene di Sinope, detto il cane:
Discorrendo Platone intorno alle Idee e usando tavolinit e
coppit invece di tavola e coppa Diogene disse: -Io, o Platone,
vedo la tavola e la coppa, ma le Idee di tavola e di coppa non vedo-
(Fonte: Diogene Laerzio).
Ora, per smentire questo tipo di esegesi dellopera platonica,
procediamo da una osservazione importantissima, messa in
evidenza da Franco Trabattoni ( Platone di F. Trabattoni,
Carocci, Roma 1998). Leggiamo il dialogo Parmenide,
dialogo probabilmente scritto dopo la Repubblica. La scena
riportata alla mente da un narratore, tale Cefalo, il quale ,
incontrati Adimanto e Glaucone, racconta daver chiesto loro
daccompagnare lui ed i suoi compagni (altri loso) presso
Antifonte, per farsi raccontare da lui il dialogo, a sua volta
PLATONE
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appreso da Pitodoro, che avvenne in occasione delle Grandi
Panatee a casa di Pitodoro stesso tra Parmenide, il suo allievo
Zenone, e Socrate, in presenza di molti altri.
Avviene in breve che, dopo una porzione di dialogo che non
stiamo ad esaminare, giunti alla questione della dottrina delle
idee, tra gli interlocutori avviene uno scambio di battute per noi
molto importante (Parmenide, 130 b-e):
Parmenide: Socrate() dimmi: sei stato tu a dividere nel modo che
dici, separando da una parte certe idee in s e dallaltra invece le cose
che ne partecipano? E ti pare che sia qualcosa la somiglianza in s
separatamente dalla somiglianza che abbiamo noi, e cos luno e i
molti e tutto quanto hai udito poco fa da Zenone?
Socrate: A me almeno s.
Parmenide: Ed anche cose di questo genere, come per esempio una
certa idea in s e per s del giusto e del bello e del buono e di ogni
altra di questo genere?
Socrate: S.
Parmenide: E unidea di uomo, separatamente da noi e da tutti
quelli quali noi siamo, una certa idea in s di uomo o di fuoco o
anche di acqua?
Notate come risponde Socrate:
Socrate: Su queste, Parmenide, mi sono trovato spesso in di colt, se
occorre dire come per le altre oppure diversamente.
Ma il passaggio successivo quello davvero determinante:
Parmenide: Ed anche a proposito di queste qui, Socrate, che
potrebbero sembrare ridicole, come capello e fango e sporcizia, o altro
di assai spregiato e da poco, ti trovi in di colt se sia necessario
o meno aermare che anche di ciascuna di queste cose esiste
separatamente una idea, che sia da parte sua altra rispetto alle cose
che noi aerriamo con le mani?
Socrate: Niente aatto, anzi queste cose che appunto vediamo,
tali anche sono: credere che esista una qualche idea di esse,
temo che sarebbe troppo assurdo. Gi altre volte mi ha turbato
il pensiero che non sia lo stesso a proposito di tutte le cose; quando
poi mi soermo su questo punto, ne scappo via di corsa, per timore
di precipitare in un abisso di sciocchezze e di perdermi. Allora mi
dirigo l, verso quegli oggetti che poco fa dicevamo che hanno idee e
trascorrono il tempo occupandomi di essi ().
Invito ora a rileggere il passo sopraccitato tratto dal manuale
di Sini. Ci si spieghi dove le tesi li esposte trovano riscontro
nellopera platonica. Si confronti un qualsiasi manuale
tradizionale di losoa con quanto abbiamo appena letto dal
Parmenide. Si potr ben capire perch le conclusioni che tali
esegeti traggono dalla losoa platonica sono vaghe ed imprecise:
In che modo poi le idee impongano la loro forma alla materia,
modellando in concreto gli individui, un problema che il
platonismo ha lasciato aperto, accontentandosi di ipotesi e di
soluzioni mitico - immaginarie().
Resta il fatto che il platonismo caratterizzato da un irrisolto
dualismo fra il mondo delle idee e degli individui, mondo della
forma e della materia. (I loso e le opere di C. Sini, Principato
editore, Milano 1979).
Le idee immateriali modellerebbero dunque in concreto gli
individui? E lo farebbero naturalmente in un modo che quello
sbadato di Platone si dimentic di spiegarci esaurientemente?
Con laiuto del Parmenide, proviamo a discorrerne col Socrate
platonico.
Ti pare che vi sono, Socrate, idee immutabili, ferme, immateriali,
di cose etiche quali il bello, il giusto, il buono ecc?
Socrate: A me almeno s.
Esistono invece idee immateriali relative ad oggetti quali luomo,
lacqua o il fuoco? (Che gi sono ben dierenti da tavola, cavallo
o coppanda)
Socrate: Su queste () , mi sono trovato spesso in di colt.
Ed invece, riguardo a quelle cose materiali e concrete che per
hanno un carattere ributtante, antiestetico, quali il fango, la
sporcizia, un capello caduto ed altre cose di tal genere, per
queste, che hanno dunque un connotato etico estetico
negativo, esistono delle Idee?
Socrate: Niente aatto, anzi queste cose che appunto vediamo, tali
anche sono: credere che esista una qualche idea di esse, temo che
sarebbe troppo assurdo!
Questo il senso della dottrina delle idee: Platone non volle
porre paradigmi immateriali per ogni cosa che materialmente
esiste, a Platone non interess mai il provare lesistenza della
coppit o della tavolinit o della cavallinit che, per
dirla con Sini o con chiunque sia sostenitore duna simile
interpretazione, impongano la loro forma alla materia,
modellando in concreto gli individui dando dunque vita e forma
rispettivamente alle coppe, ai tavoli o ai cavalli, in un atto che
rimane insondato.
Non dobbiamo dimenticare che, sin dalla giovane et, Platone
consider lo sbocco naturale della sua vita lattivit politica. Ad
essa rinunci (anche se solo parzialmente), successivamente alle
drammatiche instabilit ateniesi di quel periodo. Tali instabilit,
32
come abbiamo visto, sono da imputarsi per Platone ad una
scissione tra etica e politica, da inserirsi in un contesto in cui il
confronto bifronte tra letica tradizionale (con la t minuscola)
e la sostica altro non rappresentavano se non la decadenza duna
Atene che non sentiva pi determinati valori in modo vivo.
La dottrina delle idee dunque viene posta da Platone in maniera
da dimostrare lesistenza stabile e certa, immobile, di idee
che, pur avendo le caratteristiche dell Essere di Parmenide
(inteso come losofo e non come il personaggio platonico), al
contrario di esso non devono essere applicate a tutto ci che,
semplicemente, , ma piuttosto soltanto a concetti di natura
etica. Platone non volle far altro che superare lo scetticismo
universale ed il relativismo etico della sostica, aermando
che i valori di giustizia, di bellezza, di bont, sono unici, eterni
e stabili, immutabili ed incorruttibili, ed in quanto tali, non
terreni.
Nella dottrina delle idee dobbiamo dunque sottolineare in primis
l esigenza etica di Platone, piuttosto che quella ontologica.
Certo, le idee, come Platone in diverse opere sottolinea,
esistono veramente, ma possiamo ipotizzare che si tratti duna
conseguenza della loro eticit: per la cultura classica, infatti,
ci che pi veramente , ci che corrisponde in s ai principi
di cosmos, di luce ed ordine, di stabilit e di immutabilit. Per
questo le idee sono, esistono, ontos on.
Problemi teoretici legati allontologia non furono il movente
principale per Platone, ma soltanto una conseguenza della sua
ricerca dei principi necessari ad una vita buona nella polis.
La conferma di quanto evidenziato sinora sta esattamente nel
libro VI della Repubblica, ove Platone introduce il concetto
dellidea del Bene:
Or questo elemento che conferisce la verit alle cose conosciute e la
facolt al soggetto conoscente, d pure che lidea del bene. Ed essa,
causa di conoscenza e verit, ritienila a sua volta conoscibile; e pur
essendo entrambe, conoscenza e verit, cos belle, sarai nel giusto
ritenendo questa come cosa da esse diversa ed ancora pi bella;
mentre la conoscenza e la verit, a quel modo che l la luce e la vista
giusto ritenerle simili al sole, ma non il sole stesso, cos giusto qui
ritenerle entrambe simili al bene, ma nessuna delle due ritener che
sia il bene, la cui condizione va tenuta in ancor pi alto pregio.
(Repubblica, libro VI, 508 e 509 a)
Restiamo fuori da tutti i tecnicismi losoci. Questo concetto
platonico infatti crea diverse di colt di comprensione ed
esegesi. Lidea del Bene come unit della molteplicit delle
altre idee. Che signica? Che dovremmo porre un altro
mondo superiore a quello ideale a sua volta superiore a quello
sensibile,dato che lidea del Bene funge come idea delle idee? E
appunto, perch chiamarla idea del Bene e non invece appunto
Idea delle Idee?
Si tratta di un nodo stretto e contorto che in molti hanno tentato
di districare.
Non ci interessa: alla luce di quanto detto sinora a riguardo
della dottrina delle Idee e sulla loro funzione di anti-relativismo
etico, appare lecito seguire Trabattoni ( La losoa antica, Carocci
Editore):
non mi sembra utile tentare di stabilire con precisione che cosa
sono le idee, che cosa il bene e se vi sia tra di essi una determinata
gerarchia ontologica. Ponendo le idee sotto legida del Bene, Platone
voleva svelare quale fosse la natura dei principi di cui andava in
cercaPlatoneha elevato lidea del Bene sopra le altre appunto
per sottolineareche la teoria delle idee non ha come suo scopo
principale quello di studiare la realt dal punto di vista logico-
ontologico, ma quello di mostrare che la realt determinata dal
valore: ossia da quel bene che bisogna in qualche modo raggiungere
se si vuol tentare di rispondere alle domande socratiche relative alla
vita buona.
( F. Trabattoni, La losoa antica, Carocci Editore).
Sinora dunque, abbiamo evidenziato come Platone, preso
atto del decadimento etico della societ ateniese, abbia
voluto reagire ad esso aermando lesistenza di principi etici
immutabili, smentendo dunque ogni tipo di contestazione
non tanto riguardo la conoscibilit di stabili principi etici,
ma bens riguardo la loro esistenza. Nella seconda parte del
presente articolo, tenteremo infatti, continuando ad analizzare
la losoa platonica, di smentire lesegesi che vuole un
Platone dogmatico, per ricondurlo dunque ad una dimensione
maggiormente scettica, simile alla posizione di chi, consapevole
della degenerazione totale della propria epoca, tenta di aermare
s lesistenza di principi e valori eterni, ammettendo per di
non poter giungere mai alla conoscenza razionale piena di
essi: pensiero del tutto in linea con il nostro, espresso nei nostri
passati articoli per la rivista Tule.
PLATONE
PARTE PRIMA
Matteo Mazzoni (Chryso)
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Il ritrovamento
Novembre 1999 - gennaio 2000, Piazza Euclide, quartiere
Parioli a Roma; il progetto non dei pi lodevoli ma
sicuramente utile: costruire il parcheggio pi profondo dEuropa
ma, come spesso accade nella Citt Eterna, la decisione di scavare
proprio in quella zona spesso ignorata riporta alla luce il culto
della Dea in una delle forme pi antiche.
Per quanto lessere umano porti in s la tendenza a dimenticare,
il passato stesso che spesso si riuta di restare sepolto e lotta per
riproporsi in un tempo che non pi il suo nelleterno ripetersi
del ciclo, dellessere e del divenire, per sussurrare nelle orecchie
di coloro che riescono ad ascoltarlo il racconto dei tempi che
furono e delle origini delluomo.
Quello che gli scavi in Piazza Euclide hanno riportato alla luce
ci che resta di una fontana di forma rettangolare nella cui
parte anteriore sono murate unara e due basi sulle quali spicca
uniscrizione che ai tempi del ritrovamento fece sobbalzare il
cuore in petto agli archeologi: Nymphis Sacratis Annae Perenne.
La Signora dai mille Nomi
Ma chi era () Anna Perenna?
A qualcuno suoner strano che invece di parlare di Ovidio e dei
Fasti (cui accenner ovviamente in seguito), voglia allontanarmi
da Roma in un salto di centinaia di chilometri no alla catena
montuosa che ospita le pi imponenti vette del mondo.
Naturalmente sto parlando dellHimalaya che in sanscrito
signica: la dimora delle nevi.
LHimalaya, detta anche tetto del mondo, separa India, Nepal
e Bhutan dalla Cina ed lunga pi o meno 2.400 km per una
larghezza di circa 100-200 km.
Parlando dellHimalaya non si pu non pensare allEverest, che i
tibetani chiamano anche Chomolangma, Madre delluniverso.
Loro dicono che la montagna porta in s lessenza della
Madre, come la Sibilla e la Dea Serpente che anche noi italiani
conosciamo bene.
Gli Sherpa, le popolazioni trasferitesi a sud della catena
himalayana dal Tibet, oggi portatori e guide senza i quali molti
alpinisti famosi forse non avrebbero potuto raggiungere la cima
nel corso degli anni, la venerano e Lei si rivolgono sempre al
femminile.
E come lEverest, unaltra montagna allinterno della catena pi
famosa del mondo porta il nome di una Dea; si tratta del primo
8000 metri conquistato dalluomo, lAnnapurna, dal sanscrito:
Dea dellabbondanza, la luce che sazia ogni essere.
E se, tornando a Ovidio, i pi fanno risalire il nome di Anna
Perenna alla formula Annare et Perennare dove Anna il
femminile di Annus, mi sembra cosa logica e tuttaltro che volo
pindarico domandarsi il perch di unassonanza tanto ovvia (la
radice sanscrita la medesima, anna o ana che dir si voglia) fra
la divinit induista del pane quotidiano e del nutrimento e la
divinit romana dellabbondanza.
Ovidio la descrive nei fasti come la vecchia di Bovillae (la
moderna Frattocchie situata sullAppia, nella zona dei Castelli
Romani), dispensatrice di cibo (focacce) alla plebe povera e
rivoltosa (impossibile ignorare il richiamo a Cerere, Dea delle
messi).
Ma la Signora dai mille nomi e dai mille volti assume anche le
sembianze della sorella di Didone che, alla morte di questa, si
rifugia inizialmente a Malta e poi nel Lazio dove Enea decide di
ospitarla scatenando le ire di Lavinia.
Didone appare quindi in sogno alla sorella esortandola a
fuggire gettandosi nelle acque del ume Numico ed allora
che il Signore che ne governa la corrente decide di proteggerla
accogliendola per sempre fra le sue acque.
Narra lultima delle storie su Anna Perenna che Marte, volendo
giacere con Minerva, chiede alla Dea di aiutarlo nellintento.
Lei decide per a ragion veduta di ostacolare lunione della
Guerra col Sapere orendo se stessa al Dio per preservare la
purezza della Vergine.
E chiaro come la divinit incarni il principio del rinnovamento
e delleterno susseguirsi dei cicli, non solo per i romani ma anche
per le popolazioni indoeuropee pre-romane, un culto ancestrale
che trova le sue origini nelle veneri preistoriche adorate dalle
nostre madri e dai nostri padri.
La fontana sacra e il culto a Roma
Si pensa che la fontana sia stata utilizzata dal I secolo a.C. allet
medievale (XII secolo) ma i reperti e le iscrizioni ritrovate al
suo interno sembrano attestare un graduale allontanamento
dalloriginario signicato del culto che ha perso man mano le sue
caratteristiche di abbondanza, fertilit e rinnovo per assumerne
di pi oscure e magiche.
A riprova di questo sono state ritrovate venti lamine dexionum,
sottili strisce di piombo sulle quali veniva inciso il nome
delloggetto della maledizione e le formule magiche del caso
prima di metterle vicino una tomba o gettarle nei umi o nei
pozzi, a diretto contatto con le forze infere.
Sono state ritrovate inoltre ben settanta lucerne mai utilizzate,
La Dea
dellabbondanza
e il suo culto
a Roma Antonella Tucci (Argentea)
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riservate molto probabilmente a scopi magici, nove contenitori
di piombo e al loro interno altrettante statuette antropomorfe
realizzate in materiale organico (farina, sangue, latte, cera e
collanti vari).
Sulla parete frontale della fontana troviamo unara in posizione
centrale la cui iscrizione parla dello scioglimento di un voto fatto
alle ninfe.
Buona parte delle lucerne, il caccabus (il calderone in rame
trovato nella cisterna adiacente la fontana), i contenitori
sopraccitati e molti altri reperti sono esposti nella sezione
epigraca del Museo Nazionale Romano, alle Terme di
Diocleziano, adiacente alla stazione Termini.
Informazioni pratiche sulla Fonte di Anna Perenna
Il sito si trova a Roma, in Via Guidobaldo del Monte.
Per informazioni e prenotazioni necessario chiamare il numero
+39.06.39967700 (luned-sabato 9-13.30 e 14.30-17).
Il sito raggiungibile con i mezzi pubblici:
Autobus linea 910 fermata Piazza Euclide, 200 metri a piedi
Metro A fermata Flaminio, Tram linea 2 fermata Ankara/
Tiziano, 150 metri a piedi direzione Piazza Euclide
Ferrovia Roma/Civita Castellana/Viterbo fermata Piazza
Euclide, 200 metri a piedi
38
Le recenti escursioni del Gruppo Laziale, a ancate dallarticolo
del Riccardi nel precedente numero della rivista, gettano le
basi per introdurre la complessa questione dellinuenza che
larchetipo simbolico del lupo ha ed ha avuto nella spiritualit e
nella tradizione indoeuropea e pi specicatamente italica.
La complessit di tale questione data anzitutto dalla dicotomia
che i collegamenti a tale archetipo mostrano in tutti gli ambiti
indoeuropei: da una parte, il lupo come ierofania ctonia legata
alla fertilit, dallaltra il lupo come ierofania solare o solare-
infera legata alla sfera guerriera. I poli di tale dicotomia possono
essere tranquillamente esposti con vari esempi: da una parte, la
lupa come genitrice di Roma, dallaltra il lupo come ierofania
di Marte. Su di un fronte, il lupo dei Lupercalia come forza
puricatrice e fertilizzante, dallaltra, per ampliare lambito
allindoeuropeistica, i mnnerbunde o societ marziali giovanili,
tra i quali ovviamente svettano su tutti gli scandinavi Ulfedhnar.
Non casuale il riferimento al Soratte e al culto degli Hirpi
Sorani, che in termini comparativi possono fungere da cardine
per uninterpretazione pi generalmente italica che non
prettamente romana, e che si pongono come centro di questa
dicotomia, presentando entrambi gli aspetti nel momento in
cui ricostruiremo tale culto grazie alla comparazione con lunico
termine a noi oggi disponibile, quello degli Anastenarides traci.
Ed proprio grazie a tale comparazione che individueremo
quella caratteristica estatica e mistica di matrice apollinea
che in genere viene lasciata da parte a favore di cultualit pi
spiccatamente dionisiache o semplicemente, pi conosciute.
Pur tuttavia, la matrice puramente italica del culto del lupo
da sottolineare. Come ebbe a scrivere il Brelich, infatti, in
riferimento ai Lupercalia: tutto ci che costituisce la sostanza
della festa disordine rituale, puricazione pu essere realizzato
senza alcun riferimento necessario ad una particolare divinit; i
Lupercalia, come pure diverse altre feste, possono avere radici pi
antiche dello stesso politeismo romano
1
. Del Ponte sottolinea
come sia alta la probabilit che le mnnerbunde seguendo il
ragionamento dellAlfoldi siano la base primaria dello stesso
Stato romano
2
. E, se anche non volessimo seguire la teoria
dellAlfoldi, risulta innegabile limportanza della ierofania lupo
nella religio romana tradizionale e prima ancora di quella italica,
soprattutto se legata a Marte, come lo stesso Del Ponte ha
dimostrato nellopera in nota, nel capitolo riguardante le veria
sacra.
Converr in questa sede procedere con una breve analisi dei dati
a noi disponibili: certo che la ierofania lupo legata in ambito
indoeuropeo ed in ambito italico a dei sodalizi ben determinati e
chiusi, cos negli Hirpi Sorani, cos nei Luperci e allo stesso modo
negli Ulfedhnar. Questi ultimi sono la veste pi palese del lupo
come ierofania marziale, che in ambito romano dimostrata dal
fatto che il lupo non solo sacro a Mars, ma anche vincolato
alla realt legionaria nel momento in cui i signifer delle centurie
e i vexillifer delle coorti si rivestono di pelli di lupo. Di per s
la lupa invece riveste come ierofania femminea larchetipo della
fertilit e della nascita. Ovvia tale concezione nella leggenda
della fondazione di Roma, ma altrettanto breve ed ovvio il
passo che porta ad associare la gura della lupa a molte delle
gure divine del femminile incarnanti larchetipo della potnia
theron, e proprio a tale assimilazione si devono le varie ricerche
sullattribuzione del Nome Segreto di Roma ad una divinit
connessa con la ierofania lupo (tra le quali gura anche il nome
di Feronia).
Discorso a parte invece lassociazione delle divinit Sorano
e Feronia. Se da una parte infatti la vicinanza dei siti di culto
del Monte Soratte e del Lucus Feroniae costituiscono, con il
sito gemello di Terracina, unottima base per tale ipotesi, vero
anche che epigracamente non abbiamo testimonianze certe.
Gi di per s, poi, delineare le due divinit arduo e complesso
a causa delle gi molteplici attribuzioni antiche. Servio associa
Feronia a Juppiter Anxurus
3
, Virgilio ad Apollo Sorano
4
, ed
esistono fonti che a Tremula Mutuesca lassociano a Mars.
Dionigi di Alicarnasso la denisce Anthophoros, Philostephanos e
Phersephone5, mentre Varrone la identica con la dea Libertas
6
.
Insomma, non semplice nel marasma sintetizzante della
religione italica denire di per s Feronia, che abbonda di
fonti letterarie, guriamoci Apollo Sorano e gli di ad esso
connessi. Purtuttavia, la descrizione di Virgilio nellEneide ove
sottolineato il passaggio sui carboni ardenti ottenuti con legno
di pino
7
funge da base per una comparazione con quello che
lunico culto sopravvissuto dai tempi antichi che usa una ritualit
simile, ovvero quello degli Anastenarides.
Gli Anastenarides, sono una setta se cosi possiamo denirla
situata nella remota regione montuosa della Tracia, da
dove, secondo i pi, proviene la gura stessa di Dioniso. Essi
mantengono a tuttoggi un culto di tipo estatico, non dissimile
da quello dionisiaco, almeno per come si congura attraverso i
dati a noi oggi noti. Prima di tutto importante denire quello
che qui vogliamo intendere con il concetto di sopravvivenza:
non ci riferiamo, infatti, al signicato di tipo evoluzionista,
bens deniamo questo culto come sopravvivenza in quanto
Vira Saturnio
Dal Soratte
alla ierofania
lupo: tratti di
una spiritualit
apollineo-italica
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esso rappresenta una tradizione rituale, losoca e religiosa che
ancora, a parer nostro, quella originaria della Tracia classica,
che nellarco di duemila anni ha mutato esclusivamente laspetto
formale esteriore, per motivi di, appunto, sopravvivenza, onde
non essere soppressa dalle religioni dominanti. In essa, la pratica
iniziatica ed estatica, presenta ben poche dierenze rispetto al
probabile originale dionisiaco o predionisiaco.
Tale culto, legato profondamente con quello degli Entusiasti
cristiani di epoca bizantina e post bizantina, sopravvissuto no
ad oggi probabilmente e per la sua capacit di mutare aspetto
esteriore (probabilmente da pagano a pseudo cristiano) e per la
tipica conformazione della regione in cui situato: sin dallepoca
romana, infatti, la Tracia ha costituito un baluardo montuoso
dove piccole comunit potevano scomparire agli occhi della
cultura dominante.
Il culto si basa, a grandi linee, nel suo aspetto a noi conosciuto,
su due ricorrenze annuali: la prima la festa di San Costantino,
il 21 maggio, mentre la seconda, legata alla pasqua ortodossa,
avviene il luned precedente il periodo quaresimale. La prima
delle due risulta essere quella centrale dal punto di vista estatico
musicale, o dionisiaco: durante la festa avviene, infatti, il rituale
passaggio sui carboni ardenti, in cui sono espliciti oltre ogni
modo luso rituale conoscitivo della musica e lelemento
estatico dionisiaco. bene qui, in ogni modo, accennare alla
piccola diatriba su ci che, dai pochi antropologi che si sono
interessati a tale fenomeno, si venuto a creare intorno al rituale
del passaggio dei carboni ardenti. Infatti, tale pratica, per lo pi
sconosciuta ai culti dionisiaci, getta una luce particolare sugli
Anastenarides, che se da una parte, quella dellestasi, sembrano
originare le proprie pratiche nel substrato dionisiaco, dallaltra,
con i carboni ardenti, sembrano aondare in un periodo
probabilmente, secondo gli antropologi, anteriori.
Oltre ci, dobbiamo sottolineare che il culto mantiene connotati
spiccatamente pagani e dionisiaci ancora anche nelle forme
esteriori: santElena, ra gurate nelle icone sacre mentre balla,
costituisce, infatti, uno spiccato richiamo alle baccanti, cosi
come Costantino, accostano alla madre Elena, ricorda quella
religiosa da cui si origina lo stesso Dioniso cos come il
suo punto di contatto con Apollo, ovvero Orfeo, invero come
anche quella della grande madre frigio-lidia e dello sposo-glio
sacricato, come nel caso di Cibele ed Attis.
Gli Anastenarides sono tuttora organizzati come un tiasos
dionisiaco, nella fattispecie in una confraternita () guidata
da una ristretta cerchia di dodici iniziati (). Il rito ad
oggi in uso comprende ancora una sorta di mistica dellacqua,
confermata dalle lunghe e ripetute abluzioni, a cui segue
lacquisto di una vittima sacricale (preferibilmente un toro,
ma eventualmente anche un montone o una o pi capre). Il 21
maggio, le icone sacre dei due santi sono portate nel Konaki, e,
di fronte ad esse, viene eseguito il sacricio. Lanimale sacricato
smembrato e diviso in parti uguali per tutte le famiglie degli
adepti, mentre una parte viene conservata per il pasto sacro
serale. Da questo momento in poi, comincia la preparazione
allestasi che porter gli Anastenarides a camminare sulle braci, in
una condizione stupefacente di invulnerabilit al fuoco.
Per cinque ore gli iniziandi alterneranno, sui pattern musicali
ripetitivi e ssati, balli, canti e momenti di raccoglimento privati,
quasi meditativi. Nel frattempo viene preparato il tappeto
ardente, ed fondamentale notare che le espressioni degli iniziati
che si accingono al passaggio, sembrano assenti ed inconsci
come quelle dei satiri e delle baccanti che in un momento di
mania sono in grado, senza esserne consce, di smembrare uomini
ed animali no a quando non comincia la camminata. Una
volta eettuato tale passaggio, gli iniziandi si riuniscono in una
danza che testimonia la vittoria sul fuoco, ad opera dellinuenza
e del contatto dei due santi.
La successiva festa quella del Kalogero letteralmente bel
vecchio tenuta come gi detto il luned precedente il periodo
quaresimale. Essa consiste per lo pi in un dramma religioso
con valenze ctonie, in cui il protagonista, indossando una
maschera di palese aspetto fallico, va incontro ad un rituale di
morte e rinascita. La rappresentazione si alterna tra momenti
comici e lamentazioni rituali funebri, concludendosi con la sacra
aratura ad opera del protagonista risorto, tanto da assicurare un
ricco raccolto per lanno successivo. Non necessario in questa
sede andare oltre con i particolari, in quanto gi questi pochi
accenni pongono in evidenza ci che pi cinteressa nella nostra
ricerca: innanzi tutto, gli elementi di estasi e/o trance, tipici dei
culti dionisiaci. Come abbiamo visto, la preparazione musicale
somigliante in modo impressionante a quella descritta nel
frammento dianzi citato di Eschilo, e persino le modalit stesse
di estasi sono rassomiglianti coi rituali bacchici descritti da
Euripide.
Ai lettori pi attenti non saranno sfuggite determinate
somiglianze nei due culti. Innanzitutto, va sottolineata
lassociazione della mistica dellacqua ad Elena, attribuzione
tipica anche di Feronia (di cui ricordiamo sempre la vicinanza
40
con delle fonti sia sul Soratte che a Narni). Ma, in particolare,
la conformazione iniziatica guerriera (la Vittoria sul fuoco) degli
Anastenarides. Seguendo lanalisi iconograca poi evidenziata dal
Riccardi nellarticolo in riferimento, il passo per lassociazione
Apollo Sorano Costantino breve. Gi di per s, luso di
iconograe apollinee nellambito della prima cristianit
piuttosto tipico (un buon esempio, il corallo rosso apollineo
spesso ra gurato sul Cristo bambino), cos come altrettanto
tipica lassociazione degli attributi solari allImperator, e da qui
allImperator cristiano per eccellenza. Il fatto che in due dierenti
luogi, il Soratte e la Tracia, su una base pagana che presenta gli
stessi pattern rituali, si sia installato il culto dello stesso Imperator
con spiccate attribuzioni solari, ne forza una comparazione che
deve essere chiaro va al di l della specicit culturale dellet
storica (Sorano e Costantino), ma evidenzia una comune origine
ed una comune funzione. Tale origine v ricercata nei culti solari,
iperborei potremmo dire, dellindoeuropeit delle origini.
Non ci sfortunatamente dato sapere se gli Anastenarides in
origine fossero dotati di connotazioni attribuibili al culto del
lupo. Tuttavia latto sacricale n troppo similare a quello
dei Lupercalia romani (e ci teniamo anche ad evidenziare
limportanza del numero 12), nanche nelle nalit puricatorie
e fertilizzanti non solo della comunit iniziatica, ma della
comunit intera. Altro momento degno di nota, laratura, che
si conf altrettanto bene alla delimitazione dello spazio rituale
cos come al tipico rito italico-indoeuropeo della fondazione della
Citt. Di fondo tale comparazione, che andrebbe approfondita in
un saggio apposito e che non possibile approfondire in siatta
sede, getta delle tracce di non poco conto per lindividuazione
di quella spiritualit solare che era con forte probabilit alla base
della religione delle prime trib indoeuropee giunte sul suolo
italico.
Bibliograa
Rouget Musica e Trance, Einaudi, Torino 1986
Colli La sapienza greca, Adelphi, Milano 1997
Kakouri - DIONISIAKA University of Athens, 1969
Villa - Estasi e sacricio nel culto degli Anastenarides in La critica
sociologica
Vivaldi - Ipotesi per una metasica della musica, Universit di Tor
Vergata, 2005
Dumezil - La religione romana arcaica, BUR, Milano 2001
Del Ponte - Dei e miti italici, ECIG, Genova 1985
Vira Saturnio - Te path of the Wolf, Ur Heka, Napoli 2005
Pasquali - Feronia e Juppiter Anxurus, S.I., 1990
Riccardi - Il Monte Soratte, la Montagna Sacra, Rivista Tule
Italia, apr 2007
Note
1
A. Brelich, Tre variazioni romane sul tema delle origini, cit., pag. 73 e
segg.
2
R. Del Ponte, Dei e miti italici, Ecig, pag 142 e segg.; A. Alfoldi, Die
troianische urhanen der Romer, in Rektoratsprogr. D. Un. Basel f. das
I, 1956, p. 24
3
Serv., Ad Aen, VII 799
4
Verg., Aen VII, 799
5
Dion. Hal. III, 32
6
In Serv. Ad Aen. VIII 564
7
Verg., Aen, XI
Vira Saturnio
Dal Soratte
alla ierofania
lupo: tratti di
una spiritualit
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Il territorio di Mhnesse in Nord Renania-Vestfalia a sud di
Soest dal XII secolo ospita, incastonata in un agglomerato
contadino e lontano da occhi indiscreti, una piccola cappella. Ad
uno sguardo superciale pu di certo attrarre la sua forma esterna
a dodecagono o il lucente tetto in ardesia ma nulla lascerebbe
presagire che il suo interno sia uno scrigno dalle mille domande
in cerca di risposta. Chi dindole curiosa ha oltrepassato il
portale si trovato improvvisamente immerso in una particolare
atmosfera creata dallinusuale disposizione interna e dalla sobriet
che vi regna.
Il so tto di soli 11 metri di diametro sorretto da due cerchi
concentrici di colonne di cui quattro interne e dodici pi
esterne, queste ultime con i loro stretti pilastri sono tra loro
abbracciate da una volta a croce e strettamente legate alle quattro
pi interne da una volta a botte. Inne lasimmetrico quartetto
due colonne sono, infatti, pi grandi e composte in mattoni
sostiene una piccola volta a cupola.
Osservando inoltre la pianta della cappella due aggiunte
sembrano irrompere per distrarre luniformit della costruzione:
la piccola entrata ed il coro, la prima per se asimmetrica, la
seconda mancante dellaggiustamento verso il centro della
cappella.
E sicuramente unopera insolita per quellarea e molte sono state
le ipotesi avanzate per spiegarne luso a cui fu destinata e da chi
fu edicata. Leggiamone qualcuna per arontarle in dettaglio nel
seguito.
Se nel 1640 il ricercatore storico Stangefol consider ledicio
una cappella pagana, il suo collega Tappe (1823) fu propenso
ad indicarlo quale cappella battesimale risalente al periodo
carolingio. Giungiamo quindi alla dichiarazione di Carl Friedrich
Schinkel, famoso architetto prussiano (1833), quale la pi
antica costruzione del paese a forma di battistero, uno tra i pi
singolari lavori degli inizi dellarte germanica mentre lo storico
Giefers (1854) interpret il tipo ed il metodo di costruzione
come una riproduzione in miniatura del Santo Sepolcro in
Il mistero
della
Drggelter
Kapelle Marco Linguardo
elaborazione
graca a cura
di Alessandro
Riccardi
42
Gerusalemme, ipotesi questa avallata circa quaranta anni dopo
dallo studioso Forscher Benkert.
Di certo le prime evidenze scritte sulla cappella risalgono a due
documenti pervenutici ed in entrambi messa in rapporto con
la partenza per le crociate in Terra Santa: il primo del 1217
mentre il secondo documento del 1226/1227.
In uno cos riportato: La domenica delle palme vicino
alla cappella di Drueggelte, sopra il ume Mohne sul podere
Cruthem nel Kirchspiel Bokum fu portata a termine una
donazione in cambio di una somma di denaro destinata al
pellegrinaggio in terra santa. Era lundici aprile 1226 ed il testo
latino riporta: tersio Idus Aprilis Sabbato proximo ante
palmas super uvium Moyne iuxta Capelliam Druchlete.
Limperatore Federico I - Barbarossa - stava profondendo energie
a nch la terza crociata non ricalcasse il disastro della seconda
pretendendo cos che ogni cavaliere partecipante alla spedizione
avesse due cavalli e almeno 3 marchi dargento (una piccola
fortuna a quei tempi) come auto-sostentamento e fu per questa
ragione che il conte Gottfried II di Arnsberg ebbe lobbligo e
il dovere come nobile di fornire ai suoi uomini il necessario
e i mezzi richiesti usando a tal scopo i ricavati della cui sopra
vendita.
Dopo la sopra citazione di Feaux de Lecroix ritroviamo notizie
della cappella per mano dello storico Hermann Stangefol che cos
scrisse nel 1656 nellOpus Chronologicum Et Historicum Circoli
Wephalici in quatuor libros congestum: L nellantico tempio, che
ancora esiste, cera un ritratto della divinit Trigla, dea dalle tre
teste, tenuta in massima considerazione dai pagani che da lei si
rifugiavano per avanzare suppliche daiuto.
Bisogna attendere circa duecento anni per ritrovare un nuovo
interesse verso la costruzione grazie a W. Tappe (1823) che la
interpret come cappella battesimale, assumendo che un tempo
al centro delledicio vi avesse trovato posto per lappunto una
fonte battesimale. Teoria questa riconosciuta valida dagli studiosi
sino alla prima met del XIX secolo allorch W.E. Giefers nel
1853 mostr le relazioni tra la Drggelter Kapelle con il Santo
Sepolcro: nel periodo delle crociate la cappella si sarebbe quindi
sviluppata per poter orire a chi non pot andare in Terra Santa
una riproduzione del pi sacro luogo della cristianit. Questa
interpretazione ebbe vasta eco sino agli inizi del XX secolo
sebbene la grande raccolta di G. Dalmann sulle costruzioni dei
Il mistero della
Drggelter
Kapelle Marco Linguardo
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santi sepolcri (i santi sepolcri in Germania) avesse gi tentato di
contraddirne i punti di forza.
Fu durante il nazionalsocialismo che ritorn in auge lipotesi che
in qualche modo la cappella fosse legata ad un passato pagano:
W Muller nel 1937 vide nella cappella un tempio germanico per
il rilevamento del cammino del sole, teoria avallata anche nel
periodo post bellico da G. Walgner dal suo studio Volksfromme
Kreuzverehrung (I pii ammiratori della croce) avvalendosi anche
della comparazione con le scoperte archeologiche venute alla luce
nella vicina Paderborn.
Nel 1964 si giunse ad un rinnovato interesse per merito
di una ricerca condotta da G. Jacobi Buesing che sfoci
nella pubblicazione di un volume in cui sinterpretava la
cappella come luogo dincontro della setta dei catari. La
modesta costruzione avrebbe quindi indicato con il suo
semplice signicato la possibilit di una via di salvezza verso
la luce e lontano dal mondo oscuro e per Jacobi linsieme
architettonico ma soprattutto i capitelli ne sarebbero la prova
oltre alla constatazione che il conte Gottfried II di Arnsberg fu
protettore delleresia catara.
Tra pi dei cento titoli riguardanti Drueggelte ci si trova
quindi altalenanti tra ipotesi lo-cristiane e quelle lo-
pagane: P. Huelsmann nel 1965 interpret lintera cappella
esclusivamente come cristiana mentre nel 1978 apparve un
articolo dal titolo Geheimnisvolle Druggelter cappelle. Ein
Einblick in vorgeschichtliche Vergangenheit di K. Tiell in cui
nellinterpretazione del nome Drueggelte si ritorna ancora
una volta alla divinit Trigla come anni prima ipotizzato da
H. Stangeros. Per Tiell, Drueggelte era da considerarsi un
simbolo di quelle virt combattive teutoniche riscoperte con la
mobilizzazione delle crociate e come centro di iniziazione per i
cavalieri dellordine teutonico.
Nel 1988 nel tentativo di conciliare le dierenti ipotesi apparve
un nuovo lavoro in cui D. Kestermann indic il percorso della
cappella da tempio pagano a cappella cristiana ponendo come
data di costruzione il 720 come tempio a 12 angoli convertito
nel 790 in chiesa cristiana.
Chiudiamo la rassegna con gli interessanti studi di Wiemann
secondo cui ledicio fu pianicato e costruito per mezzo della
conoscenza dei mastro costruttori dopo aver riconosciuto la
presenza di linee geomantiche e dei loro incroci e/o centri
energetici nel sottosuolo di Drueggelte: qui il rapporto con
lacqua fortemente connesso come in nessuna altra chiesa da
me esaminata. Mentre in altri edici religiosi il centro energetico
formato dallincrocio di due, al massimo tre vene acquifere,
con dierenti polarit, in Drueggelte ben quattro vene acquifere
si incrociano e tutte positivamente polarizzate. Il centro del
44
poligono quindi un centro denergia.
Strettamente correlato con il discorso energetico - oltre ad
essere un importante punto strutturale dinteresse - il coro
con labside semicircolare. A riguardo si contrappongono
due opinioni opposte: il coro fu aggiunto in seguito dopo la
costruzione della cappella oppure fu previsto sin dal principio
come proposto dallo stesso Wiemann presumendo che le
vene giungessero sin sotto laltare. Scrive, infatti, a riguardo:
qui si incrociano altre quattro vene sotterranee polarizzate
positivamente, di minore intensit e profondit creando
comunque un ulteriore centro denergia. Questo ci che gli
architetti della cappella ammisero e diede loro la possibilit di
costruire laltare proprio qui, nella nicchia del coro. E perci
errato sostenere che la nicchia del coro fu aggiunta solo dopo.
Da quanto esposto sullisolata Drggelter Kapelle non vi
dovrebbe essere dubbio alcuno che n la scelta del luogo, n
tanto meno la struttura possa essere stata casuale e riteniamo
che occorra non sottovalutare nei futuri studi sia la simbologia
che si riscontra sullaltare questo pi simile ad una pietra
sacricale e sulle pareti ne tanto meno quanto mostrante dalle
ra gurazioni sui distorti capitelli romanici.
Fonti bibliograche:
Wilhelm E. Giefers: Drei merkwrdige Capellen Westfalens, zu Paderborn,
Externstein und Drggelte. Paderborn 1854,
Gisela Jacobi-Bsing: Die Drggelter Kapelle: Versuch einer Deutung ihrer
kultischen Bestimmung. Soest 1964
Dieter Kestermann: Die Kapelle auf den Drggelter Hfen: vom
heidnischen Tempel zur christlichen Kapelle; das lteste Gebude Westfalens.
Horn 1994
Il mistero della
Drggelter
Kapelle Marco Linguardo
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Lucus
Feroniae
Il territorio Laziale anticamente era abitato da diverse
popolazioni. Esse si distinguevano per lingua, tradizioni, usi e
costumi, avevano per spesso in comune la devozione ad una
stessa divinit.
Tra le popolazioni che risiedevano nel territorio oggetto del
nostro studio, possiamo annoverare gli Etruschi, i Sabini,i Latini,
i Falisci ed i Capenati.
Alcuni siti, legati a Divinit comuni, erano considerati
sacri e pur trovandosi in territorio straniero erano meta di
pellegrinaggi e assurgevano a fulcro e luogo di incontro sia per la
pratica dei culti sia per attivit di scambio commerciale.
Tra i pi importanti ritrovi di tale specie, nel Lazio, ricordiamo
il Lucus Feroniae, sorto su territorio Capenate, quasi al conne
con il territorio Falisco e distante da Roma solo 18 Km.
Questo Santuario sorse infatti sulla Tiburtina, importantissima
arteria stradale, costeggiando la quale si varca quello che oggi
si chiama Fosso Gramiccia e che anticamente si chiamava
Capenas, piccolo tributario del Tevere.
Una volta varcato il fosso, sulla sinistra, possiamo vedere il
Casale di Scorano con la sua medievale torre merlata e il suo
ampio portone che si innesta nelle possenti mura quadrate.
Lasciando alle nostre spalle lantico casale, troviamo subito.
sulla sinistra, della strada, lingresso al Centro Archeologico del
Lucus Feroniae.
Il bosco Sacro della dea Feronia, probabilmente una ninfa,
venerata nel mondo Italico anche come protettrice di schiavi
e liberti e legata al culto delle acque, si trovava certamente in
questo luogo che ancora oggi ricorda attraverso il nome la sua
antica funzione sacrale e di culto.
Secondo alcuni studiosi gi letimologia del nome Feronia indica
una divinit legata alla terra, vista nel suo aspetto selvaggio. Uno
dei sui attributi pi frequentemente attestato nelle epigra
agrestis. Esso la connota nel suo aspetto s selvaggio ma anche
momento di passaggio dalla terra incolta alla terra fertile che
dona frutti attraverso le coltivazioni, quindi attraverso il lavoro
delluomo.
I luoghi di culto dedicati a questa divinit si trovano spesso fuori
dalla citt, o nel caso si trovino in citt, come il tempio sorto a
Roma, sempre in luoghi aspri e selvaggi.
Per questo motivo a Feronia legato spesso anche Silvano altra
divinit selvaggia e ferina.
Non conosciamo nulla purtroppo dellattivit di protettrice degli
schiavi di Feronia.
Sappiamo solo che alcune volte si entrava nel suo santuario in
condizione di schiavit e se ne usciva liberti.Questa sua specialit
attestata soprattutto nel Santuario a lei dedicato che si trova
presso Terracina.
Solo in un secondo tempo la Divinit prettamente Italica assunse
i tratti e le caratteristiche di Demetra e di Giunone vergine, pur
mantenendo la caratteristica di guaritrice, come attestano le tante
statuette rinvenute a forma di organo umano o di animale.
Il lucus Feroniae di Capena oggi sede di un piccolo museo che
stato allestito con il materiale ritrovato durante gli scavi che
negli anni si sono succeduti. Il Santuario stato rinvenuto, per
uno scavo fortuito,eseguito negli anni 50 sul terreno di propriet
del Principe Vittorio Massimo di Scorano.
Dagli anni60 in poi sono iniziati gli scavi scientici che hanno
portato alla luce soprattutto il quartiere del Foro, lanteatro,
il tratto urbano delle vie Tiberina e della via Capenate che si
intersecavano nei pressi del foro stesso.
Prima di parlare della area sacra, descriveremo brevemente il
contenuto del museo.
Il museo Nazionale di Lucus Feronia stato ideato e progettato
dallex Soprindendente Archeologico per lEtruria Meridionale
dottor Mario Moretti.
Allingresso del museo sono posti alcuni pannelli illustrativi
dellattivit degli scavi svolti negli anni e lantica topograa del
sito.
Al centro della sala si trova lAra Sacricale, circolare decorata
con festoni e bucrani (Crani di Bue) di Marmo, dedicata a
Feronia. Intorno allara sono state poste le statue di Vespasiano,
di Sabina moglie dellimperatore Adriano e dellimperatore
Augusto, tutte ritrovate nella zona circostante o all interno
dellaerea del Foro.
In alcune vetrine sono esposte le terrecotte votive, le statuine
bronzee e materiali ceramici provenienti dagli scavi della stipe
votiva di Lucus Feroniae, corredate dalla spiegazione posta su
pannelli esplicativi.(Non tutta l area sacra stata scavata ma
sono stati fatti dei sondaggi, sopratutto come abbiamo gi visto,
stata indagata la stipe Votiva, punto di raccolta per gli ex-voto
e per le oerte votive che venivano deposte in buche scavate
all uopo, una volta che il loro numero divenuto eccessivo, non
consentiva pi di tenerle nel Tempio).
Tra i materiali collocati in questo settore possiamo ammirare una
basetta marmorea con dedica a Feronia da parte di due Genucilii
e alcune lastre architettoniche di rivestimento del tempio di et
ellenistica (IIIII secolo a.C.).
Nel museo trovano collocazione inoltre molti materiali ceramici
e lastre ttili iscritte.
Da queste iscrizioni si potuto rilevare la connessione tra schiavi
e liberti e il lo legame con il culto alla dea.
Anche diversi collegi di et imperiale hanno lasciato
testimonianza del loro legame e della loro devozione e in special
modo la loro funzione di addetti al culto.
Maria Cristina (sowelo)
46
Ad esempio lassociazione di donne al di fuori del culto u ciale
che prendevano il nome di Mulieres Feronenses, o ancora
il Iuvenes Lugo Feronense associazione di tipo giovanile a
carattere ginnico-militare.
Inne da ricordare i seviri Augustales, collegio dedito al culto
di Augusto.
Nelle vetrine poste lungo un corridoio trovano collocazione
materiali ceramici e metallici provenienti dalle Tabernae e
ancora corredi provenienti dalla necropoli, o gemme e gioielli
provenienti dagli scavi della citt.
Tutti questi materiali cos diversi danno uno spaccato della
vitalit e dellimportanza di questo sito.
Usciti dal museo si imbocca un sentiero che termina con un
tratto basolato dellantica via Tiberina no a giungere ad un
incrocio che taglia lantica via Capenate che portava no alla
citt di Capena.
In questo crocicchio si pu notare una particolarit. Si tratta
della soglia delluscio di un entrata, probabilmente antico
ingresso allarea sacra.
Due miliari sono ancora posti qui, gli originali si trovano nel
museo, a testimonianza dellimportanza di queste due vie.
Uno riporta lindicazione delle manutenzioni e dei restauri
relativi ai secondi tetrarchi Costanzo Cloro e Galero(305-311
d.C.) e laltro relativo allimperatore Graziano (367-383 d.C.).
Questa datazione segna, quindi, lultimo restauro eettuato nel
sito e ha permesso agli studiosi di datare allincirca il periodo di
decadimento del Santuario.
Non dimentichiamo infatti che il sito per secoli stato
abbandonato e che presto se ne sono perse le tracce. Fino agli
scavi dello scorso secolo che lo hanno riportato alla luce.
Entrando nellarea degli scavi archeologici , scendendo al Foro
dalla gradinata notiamo sulla sinistra i resti della Basilica,
costruita secondo i canoni Vitruviani.
Presenta un ampia navata centrale con ambulacri,Deambulatori,
laterali delimitati da 12 colonne di cui restano le basi.
Ledicazione della basilica da ascrivere al I secolo a.C. anche
se ha subito nei secoli rifacimenti e restauri soprattutto in epoca
imperiale.
Al suo interno vi sono ancora tracce di basi onorarie in
muratura, mentre sul lato orientale del basamento una porta
nasconde alla vista un ambiente sotterraneo chiuso a saracinesca,
probabilmente laerarium della colonia. Non va dimenticato
che il Santuario di Feronia era un punto nevralgico anche per
i commerci che ivi si svolgevano presso l emporium e che
portavano ricchezza e prosperit alla colonia.
A questo punto mi sia permessa una digressione sulla ricchezza
di questo santuario. L emporio che infatti qui sorgeva era un
punto di smercio per produzioni artigianali e per importazione
di materiale dal mondo greco e orientale, materiale presente nei
corredi funerari Capenati.
Queste ricchezze erano dovute anche alla fertilit del territorio
capenate che di bassa collina e quindi adatto alla coltivazione
della vite, del grano e dei frutteti e soprattutto dellolivo, molto
richiesto e quindi merce di scambio preziosa.
Questa prosperit fu nel 211 a.C. il motivo, per il quale
Annibale, attacc e saccheggi il Santuario. Recenti scavi hanno
trovato riscontri di questo saccheggio.
Infatti in localit Prato la Corte sono stati rinvenuti i resti di un
vasto abitato disposto ad isolati ortogonali con orientamento
nord-ovest/ sud- est, orientamento molto diverso da quello
della citt di epoca romana cresciuta intorno al foro, quindi
sicuramente precedenti.
Torniamo ora alla struttura ancora visibile del Santuario.
Sul lato settentrionale del Santuario troviamo tre edici, un
tempietto Prostilo (un tempio con portico solamente sul davanti)
Lucus
Feroniae Maria Cristina (sowelo)
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in opera reticolata, a cui si poteva accedere tramite una scalinata.
Gli altri due ambienti che si a ancano al tempietto sono stati
aggiunti nel corso del I secolo d. C., un ambiente quadrato e
purtroppo non se ne conosce la destinazione duso, mentre laltro
ha un impianto basilicale. Gli studiosi lo hanno identicato con
il Caesareum o Augusteum, eretto, in memoria di Augusto e della
sua famiglia, ad opera del suo successore Tiberio.
In questo ambiente sono state trovate nove statue acefale e
frammentarie, identicate con personaggi appartenenti alla
famiglia Giulio-Claudia, e una testa dellimperatore Vespasiano,
oltre a diverse iscrizioni frammentarie che per fortunatamente
sono leggibili e che menzionano i gli e nipoti di Augusto. Rara
e quindi di notevole importanza, una iscrizione che ricorda
Agrippa Postuo, glio naturale di Agrippa, adottato da Agusto
nel 4 d.C. morto da bambino.
Il pavimento della basilica in Opus Sectile e le pareti erano
rivestite in origine di lastre marmoree.
Proseguendo il nostro itinerario attraverso il foro notiamo tracce
del lastricato originale a lastre di calcare locale.
Seguendo il tracciato del piazzale possiamo ancora vedere, in un
area a circa mezzo metro al di sotto del piano di calpestio, i resti
degli isolati di epoca ellenistica che facevano parte del centro
collegato al Santuario e di cui ora sono visibili gli alzati delle
pareti (30 cm circa) in blocchi irregolari e i pavimenti in coccio
pesto.
Queste abitazioni si estendevano verso occidente, come si
rilevato grazie agli scavi eettuati sotto il portico del foro e sotto
le Tabernae.
Nel lato est il foro era limitato da un muro in opera reticolata.
Ad esso si addoss lo speco dell Acqua Augusta, qui si trova
appoggiata al muro una vasca rivestita in opus Signitum, con la
funzione di fontana o mostra d acqua.
Nel muro furono aperte delle porte per mettere in
comunicazione il foro con il Temenos (recinto sacro), due di
esse sono ancora riconoscibili una si apre in corrispondenza
dellantico altare di epoca repubblicana, laltra in prossimit di
alcuni sacelli.
Passiamo ora ad ammirare il quartiere del Foro.Esso comprende
due grandi isolati. Il primo ha una forma trapezoidale causata
dalladattamento al percorso tracciato della via Tiberina in
direzione Roma. Consta di cinque case con bottega al pian
terreno, relativi retrobottega e servizi.Sul lato destro di ogni
bottega riconoscibile la scala che portava al piano superiore qui
vi erano le vere e proprie stanze di abitazione.
In queste tabernae possibile vedere ancora le giare da cui
probabilmente si mesceva il vino per gli avventori e i banconi in
marmo su cui venivano serviti i pasti.
La sera le tabernae venivano chiuse con vere e proprie
saracinesche di cui ancora oggi si intravedono i cardini e il
binario di scorrimento.
Il secondo isolato separato dal primo da una strada posta
perpendicolarmente rispetto al foro, formato da nove
abitazioni, di cui oggi sono visibili solo quattro, la quinta fa parte
ora della struttura delle terme dette del Menandro.
Sul lato occidentale del secondo isolato, frontalmente allineata
alla strada divisoria dei due isolati, si trova una abitazione del
I secolo d.C. con pavimenti in cocciopesto restaurata nel II
secolo. A questa fase, infatti, appartengono i pavimenti a mosaico
con emblemata policromi, che hanno rialzato loriginale sede
pavimentale.
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La Domus e i relativi materiali, ivi rinvenuti, tra i due strati
pavimentali, hanno permesso agli studiosi di datare in et Sillana
la fondazione della colonia.
Questa ipotesi non ancora confermata, infatti il nome della
colonia Iulia Felix Lucus Feroniae, colonia romana che prese
il posto dell antico centro abitato, sembra legato alla famiglia
Giulio-Claudia. In attesa di indizi che potranno provare una o
laltra delle ipotesi o magari confutarle entrambe, continuiamo il
nostro percorso attraverso le antiche vestigia.
Le terme del Menandro. Sorto su antico impianto di abitazioni,
questo complesso termale quello pi ampio della zona. stato
possibile ricostruire la sua pianta e riconoscere i vari ambienti.
Gli studiosi infatti hanno rilevato la specica funzione di diversi
ambienti, riportandone alla luce una decina.
All impianto termale attualmente non si pu accedere ma
camminando lungo il perimetro possibile vedere diverse stanze.
Uno degli ambienti secondari, ha un rivestimento pavimentale
in mosaico a tessere bianche nere che formano dei disegni
geometrici. Da questa stanza laterale, idealmente, si pu accedere
alla stanza pi grande e centrale anchessa rivestita in mosaico a
tessere bianche e nere con tipologia simile alla precedente.
Sulla sinistra della grande sala si aprono la vasca del Frigidarium
e altri due ambienti di incerta destinazione. Il primo di essi ha
pavimento decorato con una corona d alloro in centro costituito
da tessere bianche e nere.
Il secondo decorato in opus spicatum.
Altri tre ambienti si aprono sulla sinistra. Nel pi grande si pu
riconoscere il calidarium, gli altri due sono rispettivamente
un tepidarium ed un secondo calidarium. Di questi luoghi
non si conservato il pavimento ma si pu vedere la struttura
sottostante degli ipocausti (luogo sotto il pavimento dei bagni o
delle case dove si accendeva il fuoco per il riscaldamento ad aria
calda).
Tra l ambiente del grande calidarium e il tepidarium si trova
un altra sala di raccordo di cui visibile il pavimento in mosaico
a tessere bianche e nere a disegni geometrici.
Nella parte pi meridionale del complesso si pu distinguere
un ulteriore stanza che probabilmente svolgeva la funzione
di apodyterium (spogliatoio). Qui addossati alla parete si
distinguono banconi e pavimento in opus spicatum con al centro
un foro di scolo. Dai ritrovamenti eettuati si desunto che con
il passare del tempo questa stanza si trasformata in luogo di
culto.
Infatti le terme dopo aver subito un periodo di abbandono sono
divenute luogo di culto cristiano e sede di un cimitero. Fatto
questo deducibile dal ritrovamento in situ
di diverse tombe a fossa.
Il nome che per anni ha connotato queste terme, ovvero
terme del Menandro, deriva da un iscrizione trovata gra ta
nellallettamento di malta di una lastra marmorea. Lincisione
probabilmente riferita ad un bambino ivi sepolto tra la ne del V
e linizio del VI secolo d.C.
Le terme come abbiamo gi detto sono state costruite su
ambienti preesistenti, sulle tabernae che qui si installarono
allepoca della colonizzazione, la loro datazione pu essere fatta
risalire allepoca imperiale.
Tornando indietro e prendendo la strada che divide i due isolati
delle abitazioni, attraverso i campi seguendo un sentiero si
raggiunge lAnteatro.
Questo uno dei pi piccoli anteatri conosciuti, la sua capienza
era di circa 1000-1500 persone.Da questo si pu dedurre che la
colonia non fosse molto pi grande.
La caratteristica peculiare di questa struttura la forma che
perfettamente circolare, forma per un anteatro molto insolita.
Normalmente, infatti, essi sono ellittici.
La datazione per nostra fortuna si pu desumere da un epigrafe
Lucus
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marmorea la quale indica che la costruzione fu realizzata a spese
di M. Silius Epaphroditus, patrono del collegio degli Iuvenas
LucoFeronienses. Questo particolare ha permesso di datare l
epigrafe e quindi lintero complesso all et Giulio-Claudia.
Lanteatro presenta nella pianta ancora le due porte, la Trionfale
e la Libitina, il podio e i vomitoria per lingresso e laccesso alle
gradinate, la costruzione in opera quadrata, le fondamenta sono
arrivate no a noi praticamente integre.
Dalla forma e dalle fondamenta si potuto rilevare che era
adatto solo ai combattimenti tra gladiatori. Mancano infatti nella
struttura ipogei (sotterranei, con gabbie), di conseguenza qui non
era possibile custodire gli animali per i combattimenti.
Un sentiero porta dallanteatro alla via Capenate a questo bivio
si pu vedere un secondo impianto termale.
Una serie di ambienti sono disposti intorno ad una sala centrale.
Si possono distinguere lo spogliatoio, il laconicum (sauna), di
ampie dimensioni.
In origine rivestito di marmo lunense.Di seguito il tepidarium
e il calidarium con gli ipocausti ben conservati. Inne, dopo il
calidarium, si pu vedere il forno e altri ambienti di servizio.
Probabilmente il complesso termale era connesso originariamente
ad una villa privata.Solo in tarda epoca imperiale vennero rese
pubbliche e ampliate.
Anche in questo edicio durante gli scavi vennero ritrovati
materiali di risulta e di spoglio.
Dalle terme si pu raggiungere la porta capena sulla via capenate.
Con questo edicio si conclude la nostra visita al sito del Lucus
Feroniae.
Bibliograa:
Gianfranco Gazzetti, il territorio capenate, Casa editrice
Quasar,1992
Georges Dumzil,La religione romana arcaica,Bur 2001
Http:// spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/italici/
locus%20Feroniae.html
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Il contesto generale in cui ci troviamo ad operare caratterizzato
da numerosi spazi di potere che si stanno liberando, sintanto
che non vengano occupati da entit pseudopolitiche, quali
multinazionali, fanatismi religiosi desertici e altre forme del
potere globale: tale occasione non deve quindi essere sprecata.
Per essere allaltezza di tale interregnum occorre proporre validi
modelli alternativi, sia a livello locale che nazionale, e sul piano
dottrinale deve continuare lapprofondimento dei miti guida
incentrati in primo luogo su Tule, patria originaria e punto
di forza, come direzione del nostro processo di selezione ed
educazione. E evidente per la necessit di operare una sintesi
tra questi due importanti poli dattrazione: dunque tra modello
attuale alternativo e modello archetipico, Tule, deve intervenire
un mezzo sintetico, attuale, strategico e duttile nella sua capacit
di intrusione nella realt post moderna.
Per quanto attiene dunque questo di cile processo di equilibrio
tra Pensiero e Azione si rende necessario dare lesempio del
nostro essere dierenziato, in termini pubblici, privati, estetici e
comportamentali.
Il mito guida di Tule
Questo altro non se non lasse inamovibile, centro archetipico
del movimento e al tempo stesso cuore, propulsore dellattivit
Rivoluzionaria. Ma al tempo stesso Tule il luogo di origine e
di arrivo del processo di selezione: origine del sentire europeo e
punto di arrivo per il processo di eterno ritorno cui siamo soggetti
in qualit di rigeneratori della nostra compagine. Tule dunque
come Origine della Tradizione e come nuovo Inizio di un ciclo di
civilt. Isola al di l delle piccolezze umane, patria e fortezza dove
gli ultimi Iperborei coltivano il mito, in un mondo divorato dalle
amme suscitate dallignoranza egualitaria e desertica.
Ma questisola anche luogo in cui lUomo e la Natura si
rincontrano non pi in opposizione, non pi alterati dalla
modernit ma di nuovo partecipi di un cosmo ordinato.
Tule come traguardo di un processo di apprendimento
iniziatico, che per luomo moderno signica coscienza della
radice del proprio s, superamento dei limiti, distruzione delle
pulsioni consumistiche, distacco progressivo dai beni materiali.
Il ruolo della metapolitica
Questa ha la funzione a lei consona di coordinare e dirigere
forze, orientandosi verso un principio di ispirazione al mito
guida, e quindi proprio per questo meta politica, politica
che trae origine da qualche cosa di superiore, di anteposto
metasicamente e logicamente. Dunque il fulcro spostato su
di un piano superiore dellessere, in un principio dordine, e la
politica diviene cos capacit di ordinare e dare senso alla realt
applicano e rendendo visibile ci che visibile per ora solo sul
piano dottrinario.
Lorganizzazione
In funzione di tale processo di ritorno, di viaggio simbolico
verso lultima Tule, la nostra compagine deve essere in grado
di rendersi fungibile per essere inne desempio. Tale aspetto
funzionale deve rifarsi ovviamente alle radici del sentire
indoeuropeo, per quanto attiene la tripartizione fondamentale e
il riconoscimento dunque delle proprie predisposizioni oltrech,
della propria irripetibilit funzionale, poich lorganismo Tule
non pu crescere se non con un processo di specializzazione
e valorizzazione dei suoi membri, insostituibili e irripetibili,
fonte di arricchimento se organicamente inseriti nel processo
operativo dellorganismo Tule; dove il merito prende il
posto dellostentazione del benessere e il cervello subordina
gerarchicamente i bisogni consumistici.
Questo signica che Tule deve essere composta dalle pi varie
competenze strutturate secondo un funzionalismo meritocratico
e quindi per questo, autentico.
La Riscoperta dellIdentit
Per propiziare il ritorno a Tule e allorigine, necessario
riscoprire il signicato delle identit locali nel complesso del
pi ampio universo della civilt indoeuropea, vera sostanza
radicale (quindi legata alle radici) dellEuropa e unica base per
la costruzione di un impianto culturale e politico realmente
identitario. Ma identit anche in senso personale, che va
spiegandosi anche come predisposizione, destino, che lega
mediante la propria funzione e condivisione allinterno della
comunit il socio con lAssociazione tutta. Identit di persone
che vivono senza appartenervi in una societ opposta al loro
sentire ma, proprio per questo terreno di cultura ottimale per
saggiare tramite le di colt la sincerit e laderenza del proprio
essere alla causa di Tule.
Il recupero del disperso sociale
Tule deve risvegliare coloro i quali avvertono il disagio della
modernit pi a fondo senza saperne per trarre le necessarie
conclusioni e dunque rifarsi compiutamente alla propria identit
popolare, europea e di destino. Per essere centro catalizzatore
di forze altrimenti disperse necessario per che lAssociazione
evochi nel pubblico una immagine/idea di seriet, a dabilit, e
attrazione simpatetica.
Andrea Anselmo (Ans)
Una Sintesi
per thule
A cura della Sezione Sintesi della Dottrina
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Il disperso sociale non necessariamente un reietto o uno
scarto della societ contemporanea: egli potrebbe essere,
a prima vista la persona meglio integrata nella societ dei
consumi e dellannichilimento ma al tempo stessere esserne
profondamente disgustata ma, non trovando una alternativa
realmente opponibile ad essa, la persona del disperso si sacrica
accettandone legualitarismo, lo sradicamento, lutilitarismo e la
mercicazione dellessere.
Per lui dunque la Tule potr apparire e rappresentare questa
alternativa; ma per fare ci necessario a nare uno stile
comunicativo, culturale e comportamentale realmente saldo e in
una parola, superiore.
Formazione
Contro una Societ globale che usa gli esseri umani come meri
produttori e consumatori, Tule deve essere continuo centro
propulsore di educazione, formazione e selezione. Questa
deve avvenire sia in relazione alla conoscenza della realt in
cui viviamo, sia alla conoscenza di quali esperienze passate
possono indirizzarci, come ad esempio lideologia tripartita e la
spiritualit indoeuropea. Ma presente e futuro sono solo due dei
poli della trinit temporale: al terzo elemento infatti, il futuro,
che il milite (meta)politico della Tule Italia deve guardare per
progettare e applicare una esperienza realmente davanguardia.
Strategia e comunicazione
Non tutti gli argomenti che possono risultare genericamente
interessanti allinterno della nostra compagine culturale sono al
tempo stesso anche strategici. E importante che lAssociazione,
nelle occasioni di divulgazione pubblica concentri la propria
attenzione e la propria forza propagandistica su temi e argomenti
condivisi e considerati realmente strategici, ovvero che evitino
accuratamente autogol ideologici quali possono risultare battaglie
mal calibrate o maldestre che ricalcando schemi vetusti o peggio
ancora condivisi dalla destra radicale; questi infatti potrebbero
servire ai nostri detrattori per etichettarci fatalmente.
Dunque un diverso stile che simpone: il gusto per una critica
serrata ma non grossolana, la capacit di ironizzare e svilire
- con il sorriso sulle labbra - i dogmi e i valori da strapazzo di
una societ sempre in cerca di un modo per lavarsi la coscienza:
il caso ad esempio delle ONG, del buonismo peloso o del
nostalgismo resistenziale, feticci degli italioti per giovani e meno
giovani, consumisti e terzomondisti .
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Il contesto generale in cui ci troviamo ad operare caratterizzato
da numerosi spazi di potere che si stanno liberando, sintanto
che non vengano occupati da entit pseudopolitiche, quali
multinazionali, fanatismi religiosi desertici e altre forme del
potere globale: tale occasione non deve quindi essere sprecata.
Per essere allaltezza di tale interregnum occorre proporre validi
modelli alternativi, sia a livello locale che nazionale, e sul piano
dottrinale deve continuare lapprofondimento dei miti guida
incentrati in primo luogo su Tule, patria originaria e punto
di forza, come direzione del nostro processo di selezione ed
educazione. E evidente per la necessit di operare una sintesi
tra questi due importanti poli dattrazione: dunque tra modello
attuale alternativo e modello archetipico, Tule, deve intervenire
un mezzo sintetico, attuale, strategico e duttile nella sua capacit
di intrusione nella realt post moderna.
Per quanto attiene dunque questo di cile processo di equilibrio
tra Pensiero e Azione si rende necessario dare lesempio del
nostro essere dierenziato, in termini pubblici, privati, estetici e
comportamentali.
Il mito guida di Tule
Questo altro non se non lasse inamovibile, centro archetipico
del movimento e al tempo stesso cuore, propulsore dellattivit
Rivoluzionaria. Ma al tempo stesso Tule il luogo di origine e
di arrivo del processo di selezione: origine del sentire europeo e
punto di arrivo per il processo di eterno ritorno cui siamo soggetti
in qualit di rigeneratori della nostra compagine. Tule dunque
come Origine della Tradizione e come nuovo Inizio di un ciclo di
civilt. Isola al di l delle piccolezze umane, patria e fortezza dove
gli ultimi Iperborei coltivano il mito, in un mondo divorato dalle
amme suscitate dallignoranza egualitaria e desertica.
Ma questisola anche luogo in cui lUomo e la Natura si
rincontrano non pi in opposizione, non pi alterati dalla
modernit ma di nuovo partecipi di un cosmo ordinato.
Tule come traguardo di un processo di apprendimento
iniziatico, che per luomo moderno signica coscienza della
radice del proprio s, superamento dei limiti, distruzione delle
pulsioni consumistiche, distacco progressivo dai beni materiali.
Il ruolo della metapolitica
Questa ha la funzione a lei consona di coordinare e dirigere
forze, orientandosi verso un principio di ispirazione al mito
guida, e quindi proprio per questo meta politica, politica
che trae origine da qualche cosa di superiore, di anteposto
metasicamente e logicamente. Dunque il fulcro spostato su
di un piano superiore dellessere, in un principio dordine, e la
politica diviene cos capacit di ordinare e dare senso alla realt
applicano e rendendo visibile ci che visibile per ora solo sul
piano dottrinario.
Lorganizzazione
In funzione di tale processo di ritorno, di viaggio simbolico
verso lultima Tule, la nostra compagine deve essere in grado
di rendersi fungibile per essere inne desempio. Tale aspetto
funzionale deve rifarsi ovviamente alle radici del sentire
indoeuropeo, per quanto attiene la tripartizione fondamentale e
il riconoscimento dunque delle proprie predisposizioni oltrech,
della propria irripetibilit funzionale, poich lorganismo Tule
non pu crescere se non con un processo di specializzazione
e valorizzazione dei suoi membri, insostituibili e irripetibili,
fonte di arricchimento se organicamente inseriti nel processo
operativo dellorganismo Tule; dove il merito prende il
posto dellostentazione del benessere e il cervello subordina
gerarchicamente i bisogni consumistici.
Questo signica che Tule deve essere composta dalle pi varie
competenze strutturate secondo un funzionalismo meritocratico
e quindi per questo, autentico.
La Riscoperta dellIdentit
Per propiziare il ritorno a Tule e allorigine, necessario
riscoprire il signicato delle identit locali nel complesso del
pi ampio universo della civilt indoeuropea, vera sostanza
radicale (quindi legata alle radici) dellEuropa e unica base per
la costruzione di un impianto culturale e politico realmente
identitario. Ma identit anche in senso personale, che va
spiegandosi anche come predisposizione, destino, che lega
mediante la propria funzione e condivisione allinterno della
comunit il socio con lAssociazione tutta. Identit di persone
che vivono senza appartenervi in una societ opposta al loro
sentire ma, proprio per questo terreno di cultura ottimale per
saggiare tramite le di colt la sincerit e laderenza del proprio
essere alla causa di Tule.
Il recupero del disperso sociale
Tule deve risvegliare coloro i quali avvertono il disagio della
modernit pi a fondo senza saperne per trarre le necessarie
conclusioni e dunque rifarsi compiutamente alla propria identit
popolare, europea e di destino. Per essere centro catalizzatore
di forze altrimenti disperse necessario per che lAssociazione
evochi nel pubblico una immagine/idea di seriet, a dabilit, e
attrazione simpatetica.
Una Sintesi
per thule
A cura della Sezione Sintesi della Dottrina

Andrea Anselmo (Ans)
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Il disperso sociale non necessariamente un reietto o uno
scarto della societ contemporanea: egli potrebbe essere,
a prima vista la persona meglio integrata nella societ dei
consumi e dellannichilimento ma al tempo stessere esserne
profondamente disgustata ma, non trovando una alternativa
realmente opponibile ad essa, la persona del disperso si sacrica
accettandone legualitarismo, lo sradicamento, lutilitarismo e la
mercicazione dellessere.
Per lui dunque la Tule potr apparire e rappresentare questa
alternativa; ma per fare ci necessario a nare uno stile
comunicativo, culturale e comportamentale realmente saldo e in
una parola, superiore.
Formazione
Contro una Societ globale che usa gli esseri umani come meri
produttori e consumatori, Tule deve essere continuo centro
propulsore di educazione, formazione e selezione. Questa
deve avvenire sia in relazione alla conoscenza della realt in
cui viviamo, sia alla conoscenza di quali esperienze passate
possono indirizzarci, come ad esempio lideologia tripartita e la
spiritualit indoeuropea. Ma presente e futuro sono solo due dei
poli della trinit temporale: al terzo elemento infatti, il futuro,
che il milite (meta)politico della Tule Italia deve guardare per
progettare e applicare una esperienza realmente davanguardia.
Strategia e comunicazione
Non tutti gli argomenti che possono risultare genericamente
interessanti allinterno della nostra compagine culturale sono al
tempo stesso anche strategici. E importante che lAssociazione,
nelle occasioni di divulgazione pubblica concentri la propria
attenzione e la propria forza propagandistica su temi e argomenti
condivisi e considerati realmente strategici, ovvero che evitino
accuratamente autogol ideologici quali possono risultare battaglie
mal calibrate o maldestre che ricalcando schemi vetusti o peggio
ancora condivisi dalla destra radicale; questi infatti potrebbero
servire ai nostri detrattori per etichettarci fatalmente.
Dunque un diverso stile che simpone: il gusto per una critica
serrata ma non grossolana, la capacit di ironizzare e svilire
- con il sorriso sulle labbra - i dogmi e i valori da strapazzo di
una societ sempre in cerca di un modo per lavarsi la coscienza:
il caso ad esempio delle ONG, del buonismo peloso o del
nostalgismo resistenziale, feticci degli italioti per giovani e meno
giovani, consumisti e terzomondisti .
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Armando Mantuano (Achille)
La Schiera
di Igor
Cos inizia il poema del Canto della schiera di Igor; il
triste presagio del sole che si oscura potrebbe indicare un
ammonimento per le future sorti della battaglia che si sta
intraprendendo, una battaglia dove la difesa dei valori cede il
posto alla fama e celebrit personali.
Ma potrebbe signicare il simbolo di una terra che perde il suo
sole, quel sole che si allontana coi suoi raggi, che si oscura come
un re senza corona e un albero senza frutti.
Allora ben si spiegherebbero le parole nali del poema dove si
ritrovano la terra di Rus e il suo Igor come il sole che splende.
Il principe Igor l emblema di una Rus, patria mitica della
futura Russia, divisa, che cede all egoismo di una gloria
personale andando contro i nemici: Di ogni piccola cosa i
principi dicevano grande!, forgiando tra loro la discordia.
Questo poema epico aascinante proprio perch non si
soerma sulle gesta eroiche del principe, ma anzi critica la sua
temerariet: Pi non risorger lardita schiera di Igor..
Un parallelo potrebbe essere fatto con l Achille dell Iliade e la
divisione che porta tra le schiere greche o con la temerariet di
un Paride travestito da Achille, che muore per mano di Ettore:
O Achille oh mai non mi s appigli al cor pari alla tua, l ira , o
funesto valoroso.
Sembra questo il carattere di fondo del poema epico, l eroe come
vessillo di una schiera che deve essere compatta.
Ma c un altro elemento che caratterizza questo Canto ed il
suo situarsi storicamente nel periodo dell abbandono dei vecchi
Di e dell abbraccio del Cristianesimo; periodo che coincide
con il formarsi del popolo russo e quindi del primo nucleo della
futura Russia.
Tant che i nemici, i nomadi Cumani, sono spesso deniti
pagani proprio perch questo meglio li caratterizza in una lotta
che vuole essere di un ordine superiore.
E allora le diatribe scatenate per l egoismo dei principi russi sono
il preludio all irrompere dei barbari nomadi e pagani: E venuta
meno la lotta dei principi contro i pagani, ch disse il fratello al
fratello: Questo mio e anche questo mio.
La terra di Rus sembra partecipare a questo dolore: Si piega
lerba per il dolore, a terra per il dolore si chinano gli alberi!.
Il poema risulta pregno di una visione del mondo che denirei
fantastica e incantevole; a cominciare dalla gura di Bojan,
cantore mitico, vate dei tempi che furono, con un ispirazione
quasi sciamanica: Ma Bojan, o fratelli, non dieci falchi lanciava
contro lo stormo di cigni: ma posava le sue dita stregate sopra le
corde viventi e quelle da sole cantavano ai principi gloria..
Oppure il sogno di Svjatoslav: Nella rocca di Kiev, questa notte,
mi rivestivano sul far della sera di un nero sudario sopra un letto
di tasso, mi mescevano vino fosco mescolato a doloreSin dalla
sera, per tutta la notte, hanno gracchiato i corvi demoniaci nelle
paludi che apprende cos l infelice avventura di Igor (Gi il
disonore ha sommerso la gloria, la schiavit ha schiacciato la
libert)e pronuncia il suo aureo discorso o Zlato Slovo:
O nipoti miei, Igor e Vsevolod! Troppo presto cominciaste a
oendere con la spada la terra cumana, in cerca di gloria: ma
nel disonore vi siete battuti, nel disonore avete versato il sangue
pagano..
E il discorso continua narrando la storia dei principi di Rus e
le loro imprese per nire con la vetta lirica del lamento (il plac
o pianto uno specico genere letterario della poesia popolare
russa) della giovane sposa del principe Igor che chiede al ume
Dnepr di riportarle il suo sposo Porta, signore, no a me il
mio sposo, perch io non gli mandi le mie lacrime sul far del
mattino., parla col vento, col soleed ecco il principe Igor si
desta, fugge dall accampamento e lungo il ume che lo conforta
arriva alla sua terra; e se prima la terra di Rus senza Igor era
come un corpo senza la testa o una testa senza un corpo ora :
Il sole splende in cielo, il principe Igor in terra di Rus!
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La Fortezza
di Heinrich
Himmler
Ci che ha soggiaciuto alla scelta di portare a conoscenza del
pubblico italiano La Fortezza di Himmler, stato anche ma
non solo il desiderio di porre termine ad una storiograa noir che
inserendo Wewelsburg nel lone del nazionalsocialismo occulto
ha considerato necessaria lintroduzione di particolari fantasiosi
per nulla consoni a studi che si vorrebbero oggettivi.
In questo nostro invito alla lettura desideriamo tracciare i
contorni degli accadimenti che hanno portato un castello
semi diroccato in Vestfalia a divenire il centro ideologico della
Weltanschauung delle SS.
Con la presa del potere il 30 gennaio 1933 - da parte dei
Nazionalsocialisti in Germania il comandante delle SS del Reich
Heinrich Himmler inizi ad ampliare e consolidare la posizione
appena acquisita. Il numero dei membri delle Schutzstael (corpi
di protezione, abbreviati in SS) era relativamente modesto ma,
dopo la vittoria elettorale conseguita da Adolf Hitler e la sua
ascesa al governo, centinaia di migliaia di cittadini, no a quel
momento indecisi, entrarono nello NSDAP (Partito Nazional
Socialista dei Lavoratori Tedeschi) e nelle sue ramicazioni.
Alla ricerca di un luogo adeguato per la costruzione di una
Scuola per i Reichsfhrer (la nuova classe dirigente del
Reich) destinata ai vertici delle SS, si rivel procuo un viaggio
elettorale attraverso la regione del Lippland che lo port in quel
di Wewelsburg e quindi al cospetto della fortezza. Marted 3
novembre 1933, Himmler, accompagnato dallallora Presidente
di una circoscrizione amministrativa minore Adolf Freiherr von
Oeynhausen, si accinse a visitare per la prima volta il castello
restando immediatamente impressionato dallimponente
costruzione triangolare. Presumibilmente la stessa sera prese la
decisione di destinare la fortezza di Wewelsburg a futura scuola
dei Fhrer delle SS. Fu cos che, dopo breve tempo, Himmler
nomin architetto responsabile dei lavori dampliamento e
di modica della fortezza, per gran parte in rovina, Hermann
Bartels a quei tempi responsabile culturale del distretto Vestfalia
del nord. Tuttavia, soltanto dopo complicate trattative con la
circoscrizione del Land di Brgen, il 27 luglio 1934 Himmler
riusc a stipulare il contratto con cui la fortezza fu intestata allo
NSDAP no al 31 dicembre del 2033 per un importo simbolico
di un marco lanno. Il Ministro del Tesoro del Reich, Xaver
Schwarz, convalid latto il 29 settembre 1934.
Riguardo alla decisione di Himmler sul futuro utilizzo della
fortezza doveroso ricordare un personaggio che Rudolf Mund
ebbe a denire il Rasputin di Himmler. Trattasi dellex
colonnello austriaco Karl-Maria Wiligut (nelle SS si chiam
K.M. Weisthor), uno studioso di storia antica ed in particolare
dei Goti, che nel 1933 risiedendo a Monaco entr in quello
stesso periodo in contatto con Himmler. Questi, da sempre
interessato agli argomenti attinenti la storiograa arcaica, sin
dallinizio rimase impressionato dalle ampie conoscenze di
Wiligut-Weisthor. Stando a quanto dichiarava Karl Wol, lallora
capo dello stato maggiore del personale del Reichsfhrer e futuro
generale delle Waen-SS, fu proprio Weisthor a sensibilizzare
Himmler riguardo alla Wewelsburg.
Dopo la guerra, specialmente negli ultimi anni, si tanto
detto e scritto sullinuenza esercitata da Wiligut-Weisthor.
Appena il vecchio - comera amorevolmente apostrofato dai
suoi collaboratori e conoscenti - spir il 3 gennaio del 1941,
apparvero nel suo appartamento due u ciali britannici che, a
seguito di una perquisizione, portarono via alcuni dei documenti
con delle annotazioni di Wiligut: evidentemente, le attivit di
Wiligut-Weisthor, cos vicine a Heinrich Himmler, erano ben
note a quei due inglesi.
Himmler nomin quale primo capitano della fortezza
(Burghauptmann) Manfred von Knobelsdor, no a quel
momento direttore generale delle SS per la formazione, e cognato
di Walther Richard Darr, guida pro tempore degli agricoltori del
Reich e capo dellEnte per la razza e la colonizzazione dei territori
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(a quei tempi non ancora un ente principale).
E noto che inizialmente non prevalse una concezione su
unaltra per i futuri scopi della Scuola dei Reichsfhrer. Ci
dimostrato anche dal fatto che nellestate del 1934 quando von
Knobelsdor chiam alla fortezza il giovane architetto Walter
Franzius quale direttore per la formazione (Schulungsleiter) non
diede al nuovo arrivato delle chiare direttive; quel periodo serv
in pratica ai soli ni della strutturazione organizzativa.
Per attenuare la sducia da parte degli abitanti del paese, a
maggioranza cattolica, nei confronti della guardia nera,
Franzius cerc di guadagnare linteresse della popolazione
organizzando molteplici eventi inerenti alla rievocazione ed
al risveglio delle usanze tradizionali locali. Dopo un iniziale
insuccesso raggiunse poi, parzialmente, i risultati sperati.
A seguito dellingresso delle SS nella fortezza, nellala ovest
della Wewelsburg il salone delle feste non fu pi disponibile
per le manifestazioni o per i pubblici incontri e per tale ragione
Franzius propose con successo a Himmler lacquisizione di un
edicio sostitutivo. La struttura scelta, piuttosto fatiscente, fu
fatta ristrutturare con laiuto degli operai locali, appartenenti
al Deutschen Jungvolks (Popolo dei giovani Tedeschi) e del
Reichsarbeitsdienstes (RAD - Servizio Tedesco del Lavoro),
trasformandola in un centro ricreativo per la cittadina (Das
Dorfgemeinschaftshaus). Questa struttura - ancora oggi presente
nel centro del paese e da alcuni anni ad uso di locanda
rappresenta un eccezionale esempio di tutela del patrimonio
locale: gli operai provenienti dal paese e dal circondario diedero
prova della loro maestria in tutti i campi. Alla ne dei lavori,
l8 maggio del 1937 nel corso di una festa, Himmler in persona
consegn agli abitanti lo splendido fabbricato, nel quale in
seguito ebbero luogo anche le Heimatabende (le Serate della
patria) degli Jungvolk, delle Jungmdel (le giovani tedesche) e del
Bund Deutscher Mdel (la lega delle ragazze tedesche. BDM).
La reazione al segno dei nuovi tempi da parte della Chiesa
cattolica e quindi della diocesi di Paderborn, si fece pi netta
allorquando, dopo la morte nel 1934 dello stimato parroco
Johannes Pppelbaum, fu nominato a succedergli Franz Josef
Tusch, nato il 30 aprile del 1883 ad Altena. Tusch, intelligente
e lungimirante, gran letterato e musicista, fu appositamente
scelto dallepiscopato, al ne di agire per quanto fosse possibile
contro questo nuovo ordine.
Tusch cerc quindi di curare e mantenere in vita gli usi, i
costumi e le locali tradizioni cristiane, ponendo molta cura
nel sostenere la sua comunit. Contrapponeva alle feste
nazionalsocialiste, come quella del Primo Maggio (il giorno
del lavoro), del 21 giugno e del 21 dicembre (rispettivamente
il solstizio destate e dinverno), le usanze ed i riti cattolici.
Questa forte contrapposizione dur sino a quando alla guida
della Wewelsburg nella primavera del 1938, von Knobelsdor
venne sostituito da Siegfried Taubert. Tra il prete Tusch ed il
nuovo Burghauptmann sinstaur, infatti, da subito una relazione
di buon vicinato. Taubert da parte sua, preoccupato di evitare
qualsivoglia controversia tra le SS e la gente del posto, si adoper
nel curare questo rapporto e capit persino di vedere i due
uomini vestiti di nero passeggiare a braccetto nel giardino della
fortezza; inoltre, la passione di entrambi per la poesia e la musica
port sovente a mettere in scena simpatiche serate musicali.
Tusch non si preoccup della presenza dei giovani educatori ed
u ciali delle SS e, pur continuando inalterata la guerra fredda
tra la Chiesa e le Schutzstael, tutto nella Wewelsburg procedette
senza attriti.
A Wewelsburg, dopo il 1937, il rapporto tra gli abitanti del paese
e quelli della fortezza miglior sebbene nel periodo precedente
ci fossero state alcune divergenze - storicamente spesso male
interpretate - come nel caso della Schtzenfestkrawalle (NdT -
Festa popolare con gare di tiro al bersaglio).
Sovente stato sottovalutato il ruolo avuto nel paese dagli
uomini delle SA (Sturmabteilung, squadre dassalto): attriti
occasionali tra questi e le SS vi furono sia a Wewelsburg che in
altri villaggi e la cui causa risiedeva sovente nellirrequietezza
delle SA per lattesa di una scolta rivoluzionaria in senso sociale
del Nazionalsocialismo, soprattutto dopo la repressione del
cosiddetto Rmputsch (NdT - il tentato colpo di stato nel 1923
in una birreria di Monaco Hofbruhaus da parte di Hitler e le SA
guidate da Ernst Rhm).
Negli anni dal 1935 no al 1938, il numero del personale
della fortezza sub un notevole incremento. Sotto la direzione
dellHauptsturmfhrer (capitano) delle SS, dott. Hans Peter
des Coudres, ebbe inizio la costruzione di una Biblioteca
delle Schutzstael che giunse a contenere nel 1938 circa
16.000 volumi con annessa una legatoria di libri ed uno tra i
pi moderni impianti per la produzione di fotocopie. Sotto
la guida di Wilhelm Jordan fu avviato lallestimento di un
museo di protostoria e preistoria e dato impulso a numerosi
scavi archeologici nei dintorni, mentre Rudi Bergmann,
noto ricercatore genealogico, inizi la preparazione di tavole
dinastiche.
Per uniformare le diverse denizioni utilizzate no alla ne del
1935 per indicare i diversi u ci delle SS nella Wewelsburg, il 6
novembre 1935 Himmler promulg il seguente ordine:
(Estratto) 1) Il nome della Scuola nella Fortezza di Wewelsburg
ha come unica denizione la seguente: SS-Schule Haus Wewelsburg.
Il direttore responsabile di questu cio ha la seguente denizione di
servizio: capo della fortezza di Wewelsburg.
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La Fortezza
di Heinrich
Himmler
Lampliamento della Scuola delle SS, quando Taubert prese
servizio, era oramai concluso ed erano disponibili sale per
lintrattenimento, ambienti adibiti alla formazione, la biblioteca
con annesso locale per la lettura, un museo e diverse stanze
destinate agli ospiti.
La cura dei locali e degli ospiti - era eseguita da alcune giovani
donne, le Burgmaiden (fanciulle della fortezza) ed assolta grazie
allausilio di una moderna cucina, di una lavanderia e di una
stanza riservata a stireria e sartoria. Erano tutte sotto lenergica
direzione della signora Elfriede Wippermann, che assunse
molte giovani appartenenti alla cerchia delle sue conoscenze
per svolgere i servizi nella Wewelsburg. Come le ragazze che
assolvevano il Landjahr, sovente presso famiglie che avevano
molti gli (lanno di avviamento o economia domestica con
tirocinio che si usava un tempo anche in Italia), le Burgmaiden
imparavano non solo la moderna conduzione domestica, la
preparazione dei pasti ed i connessi servizi di cucina ma anche
larte della cameriera e la cura della lavanderia. Ex domestiche
della fortezza interpellate dallautore, unanimemente riferirono
che annoveravano i tempi in cui svolsero i servizi nella Wewelsburg
fra i loro ricordi pi belli.
Il 1939 port nella fortezza, e quindi indirettamente anche nel
paese, una ventata di cambiamenti.
Il comandante delle SS del Reich, Heinrich Himmler, era
consapevole che lambiente medievale della fortezza avrebbe
causato delle limitazioni ai suoi futuri progetti per uno sviluppo
successivo. Incominci cos a discutere con larchitetto Hermann
Bartels di un necessario e susseguente ampliamento, per la
cui attuazione sarebbe stata necessaria lacquisizione di terreni
connanti. Cos, dopo due anni di trattative, il 4 luglio 1939, si
giunse alla rma del contratto per lacquisto della locale chiesa
cattolica. Nella storia del Terzo Reich e delle Schutzstael
sicuramente lunico esempio di chiesa di propriet delle SS dove
quotidianamente si tennero i servizi religiosi sino a luned di
pasqua del 1945, giorno darrivo degli americani.
Tra il 1939 ed il 1944, Bartels concep, supportato in questo
dalla sua direzione dei lavori, un progetto che diveniva di volta
in volta sempre pi ambizioso e che alla ne, con un tempo
di realizzazione stimato di circa 20 anni, avrebbe previsto
lincredibile spesa di 250 milioni di Reichsmark.
Marco Linguardo
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Fino al 1935, come forza lavoro, furono a disposizione di
Bartels gli uomini del Freiwilligen Arbeitsdienst (il FAD il
Servizio di Lavoro Volontario), ed in seguito gli appartenenti al
Reichsarbeitsdienst (il RAD il Servizio di Lavoro del Reich).
Nellestate del 1938, quando il RAD non fu pi disponibile
giacch trasferito per eseguire i lavori di costruzione della
Westwall vicino alla frontiera franco-tedesca, ci fu di
conseguenza la perdita di manovalanza a basso costo. Nel maggio
del 1939 arriv comunque un primo contingente di prigionieri
che avrebbe continuato i necessari lavori di costruzione. Agli
inizi dagosto del 1940, al conne esterno della Wewelsburg
(nel territorio comunale di Niederhagen), furono costruite
delle baracche sse dove i detenuti alloggiarono sino al loro
abbandono avvenuto tra il mese daprile e quello di maggio del
1943.
Sebbene Himmler, gi nella sua direttiva del 6 novembre 1935,
avesse disposto un divieto per le visite alla fortezza (Vieto
qualsiasi visita alla Wewelsburg. Ho dato al capitano della fortezza
le indicazioni pi stringenti in questo senso) voci sempre nuove
ed indiscrezioni sul castello giunsero costantemente allopinione
pubblica. Si deve attribuire a questa proibizione un signicato
non letterale essendo questa per lo pi indirizzata alle iene
della stampa. Numerose testimonianze verbali e fotograche
dimostrano, invero, che lo stesso Himmler port in visita
prominenti personaggi del partito come il Gauleiter dott. Alfred
Meyer oppure larchitetto del Fhrer poi nominato Ministro
del Reich, Albert Speer, accompagnandoli no alla torre nord
della fortezza. Accett altres visite di cortesia da parte di Martin
Bormann, Sepp Dietrich, Teodor Eicke, Reinhard Heydrich,
Hans Adolf Prtzmann, il principe ereditario Josias von Waldeck
ed il Gauleiter capo sezione del partito Josef Terboven, ed altri
ancora; il tutto ampiamente documentabile.
Non solo nella stampa regionale ma persino in pubblicazioni
sovra regionali si trovavano indicazioni sugli accadimenti
riguardanti il castello e, almeno in uno dei testi scolastici si dava
notizia sulla Scuola dei Reichsfhrer o Scuola delle SS Haus
Wewelsburg.
A seguito dello scoppio della Seconda guerra mondiale e del
suo procedere, a partire dal 1943 i lavori di costruzione, si
bloccarono quasi completamente e, nonostante il procedere
ininterrotto della fase progettuale dimostrata dalla presentazione
nel 1945 di ulteriori piani di costruzione, fu inne costruita solo
una piccola parte della prevista Citt delle SS.
Sabato, 31 marzo 1945, per ordine del Reichsfhrer, la
Wewelsburg fu fatta saltare da un decorato con Croce di Ferro
delle Waen SS ed il centro ideologico per le Schutzstael, voluto
da Heinrich Himmler, si dissolse in pietre e cenere.
Per ordini e info:
Editrice Tule Italia di Marco Linguardo
Via Tancredi Cartella, 52
00159 ROMA
e-mail: thule@thule-italia.org
telefono: 340 4948046
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Si assiste in questi giorni in certe zone di Italia alla cosiddetta
crisi dei riuti, cassonetti vengono bruciati dopo che ormai da
tempo mucchi di sacchi della spazzatura stagnano nelle vie nel
pi totale abbandono e nellincapacit da parte delle strutture
sociali di far fronte a quello che di fatto e diventato uno stato di
emergenza e per il quale lo stesso Responsabile della Protezione
civile, Bertolaso, stato investito della carica Commissario
Straordinario.
Nel mentre abbiamo avuto modo di assistere di recente al lm di
Al Gore Una verit scomoda, una produzione dove il mancato
Presidente degli USA descrive landamento e le prospettive di ci
che succeder se le emissione di CO
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continueranno a crescere
aumentando leetto serra.
Ci sono stati due avvenimenti che ci hanno colpito in merito
a questi due fatti: innanzi tutto il contenuto dei sacchetti dei
riuti; il quale rilevava come non vi fosse alcuna dierenziazione.
In seguito lintervento del relatore che introduceva il lm di
Gore, il quale suonava grosso modo come segue:
malgrado ci che ci viene prospettato da questo documentario, la
scienza e la tecnologia ci permetteranno di poterci salvare da questo
scenario.
Successivamente un articolo sul progetto recentemente proposto
da una equipe di scienziati al ne di poter pompare leccesso di
CO2 allinterno della crosta terrestre.
Al momento non abbiamo percepito compiutamente il nesso
ovvero quella relazione tale da farci visualizzare lanimale che
va sotto il nome di struzzo. S, uno struzzo con la testa sotto
la sabbia, nota immagine che serve a esprimere un concetto a
noi noto: non voler vedere e fare qualcosa per quello che sta
succedendo.
Sorge spontanea la domanda retorica sullidenticazione dello
struzzo negli eventi precedentemente citati. Innanzitutto
potremmo dire che sono le Amministrazioni pubbliche che
hanno mancato di progettualit previsionale nel gestire una
tendenza che pochi e semplici dati potevano gi fornire in
anticipo: totale della popolazione, produzione di riuti Solidi
Urbani in aumento, allocazione degli stessi in determinati
centri di raccolta, mancata determinazione di una politica di
raccolta dierenziata, ecc. Possiamo poi parlare di ecomaa e
cos via ma qualcuno si e chiesto perch in venti anni circa
la produzione di riuti S.U. pro capite/annua e aumentata del
doppio (da circa 350 kg a pi di 600 kg in media?
E vero che occorre gestire il riuito ma occorre anche chiedersi
da dove arriva.
La ricerca della felicit attraverso il possesso di denaro (di valore)
per ottenere beni e servizi, agi, oggetti, strumenti, totalmente
parte della nostra odierna concezione di vita. I genitori hanno
ricercato per i propri gli una vita migliore, in questa ricerca
hanno perseguito il risparmio, la possibilit economica attraverso
lavoro e sacrici: gli stessi discendenti, almeno in parte, hanno
fatto loro questa lezione perseguendo lo stesso cammino,
forse con un po meno di sacricio, sulla strada tracciata
precedentemente.
La strada della libert, la strada della libert nel ricercare
individualisticamente la propria felicit materiale.
Cosa centra quanto appena riportato con i riuti? Centra in
quanto la concezione individualista si pone il problema della
soddisfazione nellimmediato di un bisogno che e proprio, ma
non certo comunitario. Che non guarda oltre il proprio interesse
egoistico e nemmeno tutto sommato per quello dei nostri gli.
In questo incredibile mondo globalizzato le merci vengono
scambiate, spesso le stesse merci, da un luogo ad un altro per
fornire un brand di prodotti al giusto presso per quel preciso
target.
Esiste un paradigma dominante, un sistema, una matrice, nella
quale la visione del mondo imperante ci promette una crescita ed
un progresso illimitato, che ci fornisce un insieme multicolore e
sapore di alimenti e svaghi.
Un immaginario ormai mondializzato ha sostituito al simbolo
archetipico ancestrale la nuova marca postmoderna come
illusione di una dierenziazione nel globalismo dei valori
materiali.
I mezzi di comunicazione di massa hanno raorzato e
consolidato trasversalmente gli pseudovalori di questo
immaginario, in forma assolutamente transanzionale.
Ci che Latouche chiama la megamacchina e Faye chiama
il sistema, sorta di Leviatani dotati di un principio
autorigenerante ed autoaermante, si servono di questi gangli
comunicativi per poter consolidare ed aermare la propria
esistenza come unico valore positivo in unottica progressista e di
termine della storia (Fukuyama).
Il Rifiuto
solido urbano:
il prodotto finale
del paradigma
imperante. Angri (Matteo Pastori)
I consumatori allora, pacici e docili componenti di tale sistema
positivo, al accadere di una problematica come quella dei riuti
si ribellano alline cienza non del sistema di produzione/
consumo imperante ma allo Stato alle Istituzioni, che ormai
ridotte ad una sorta di passivi spettatori del meccanismo da loro
stessi generato non possono fare altro che cercare di adottare
rattoppi a situazione di emergenza che vanno di volta in volta
a crearsi.
La politica e ormai asservita al sottoprodotto nale
delleconomia: il riuto.
Eppure continuiamo ad assistere a destra e a sinistra, a nord
e a sud al contrabbando di fallaci dichiarazioni di fedelt alla
Crescita, allaumento del PIL, nella falsa concezione che a
piramide, tale crescita ricada con benecio per tutti sino agli
strati pi bassi della societ e non rimanga invece bloccata ai
piani superiori del benessere economico dai veri detentori del
potere nanziario.
Ritornando al principio del nostro scritto, un ulteriore eetto
struzzo lo intravediamo nellaermazione del relatore del lm
di A. Gore che si abbandona in una dichiarazione deistica
sullinevitabile e positivo progresso tecnologico e scientico
che ci permetter di vivere tutti insieme allegramente, magari
in un mondo tipo Blade Runner. Anche qui si corre dietro al
problema: prima ancora di avere gli strumenti per risolverlo, lo
si d per risolto. Un vero atto di fede insomma! Fede laica sia
chiaro!
Esiste un secondo principio della termodinamica a cui e
legato il termine ENTROPIA, sebbene nessuno di noi si sia
degli scienziati riusciamo ad intuire che non si pu produrre
ENERGIA e BENI ILLIMITATAMENTE da fonti FINITE.
La terra e un sistema di fonti nite, lunica fonte da ritenere non
innita ma in ogni caso disponibile negli anni a venire (ma nita
in termini di disponibilit) il Sole.
Ci si dice allora che si pu, per esempio, utilizzare lenergia
elettrica rinnovabile (sole, acqua) a sostituzione del petrolio:
con questo tenore di vita e questa popolazione occorrerebbe
consumare 4/5 in meno di energia elettrica, inoltre per costruire
un panello solare occorrono in ogni caso materie prime
discretamente poco presenti in natura e sopratutto altra energia
(energia grigia).
Lidrogeno bisogna ricavarlo con altra energia (magari ricavata
dal petrolio?), in natura lidrogeno non esiste.
Ma in ogni caso la tecnica ci verr in aiuto costruendo sistemi
sempre pi e cienti. Il problema e che per creare e cienza ci si
e basati su sistemi ine cienti che hanno gi consumato risorse
limitate.
Insomma siamo in continua crescita demograca e vogliamo
crescere nei consumi pro capite. Ci e ASSURDO!
Ma quale pu essere la soluzione a tali problematiche
evidenziate?
Occorre Decrescere, decrescere nella richiesta di energia e beni,
nella crescita demograca.
Rivoluzionare il paradigma dominante, rifondare un nuovo
immaginario collettivo per il quale esista ancora la possibilit di
godere della vita senza essere asserviti allo schiavismo del possesso
e dellimmagine, del valore e dellindividualismo.
Noi come Tule Italia vogliamo essere veicolo attivo e
propositivo di un nuovo modello di vita comunitario, elaborare
i contenuti della decrescita formulando una proposta organica
priva di archeonostalgismi storici, per il superamento della
postmodernit tramite un nuovo archeofuturismo!
Non pi la societ al servizio delleconomia ma leconomia al
servizio della societ!
Per dare un idea di cio che intendiamo riportiamo di seguito
ci che Latouche, uno dei pensatori della Decrescita, chiama
le 8R e che potranno essere, in parte, le linee guida per una
formulazione di un modello alternativo di valori e convivenza.
Le 8R
1. Rivaiuraii
:. Ricoxrisruiizzaii
. Risriurruiaii
. Riiocaiizzaii
. Rioisriinuiii
o. Riouiii
;. Riuriiizzaii
8. Riciciaii
Tule Italia produrr nei prossimi numeri contenuti che non
siano meramente e sterilmente contestativi o buonisti ma
eettivamente motore di una nuova rifondazione Europea, di un
nuovo immaginario, di un nuovo paradigma.
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