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Portfolio
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Il fotografo
flosofo
Una mostra a Ste, in Francia, ripercorre la carriera
dellartista russo Sergej ilikov. Le sue immagini
sono gioiose, divertenti e seducenti, con colori
inverosimili, scrive Christian Caujolle
I
colori sono inverosimili e sedu-
centi, difficili da collocare e da
defnire. Eppure proprio il colore
a rappresentare la materia se non
lintenzione di queste immagini
senza data, che possiamo imma-
ginare cugine delle polaroid di Andrej Tar-
kovskij (ma nonostante il formato quadrato
facile rendersi conto che non si tratta di
polaroid) o realizzate con una pellicola di
epoca sovietica per cercare di avvicinare e
magari superare le emulsioni Kodak che
hanno dato alla fotografa quella tonalit
cinematografca cos caratteristica. Queste
fotografie ricordano uninvenzione russa
precedente alla rivoluzione, una tecnica in
tricromia messa a punto dal chimico Sergej
Prokudin-Gorskij (anche le sue foto sono
esposte al festival di Ste), che precede lau-
tocromia dei fratelli Lumire. La confusio-
ne temporale provocata dalle tonalit dei
colori raforzata dallimpossibilit di da-
tare queste immagini scattate in campagna
o al mare, spesso stravaganti, che evocano
lo stupore e il sorriso.
Ma tutto ci perfettamente normale e
voluto. Infatti, come dice lui stesso, Sergej
ilikov non un fotografo ma un visua-
lista. Originario della repubblica dei Mari,
attraversata dal Volga, a est della grande
pianura russa afacciata sullEuropa, larti-
sta stato infuenzato da questo territorio
profondamente rurale, costituito per il 70
per cento da foreste. Ed qui che ilikov,
uomo piuttosto misterioso che vive ancora
in questa regione, colloca le sue scene stra-
ne e al tempo stesso banali. Immagini che
mostrano, per esempio, alcuni ragazzi
mentre scalano una palizzata o una conta-
dina dal seno abbondante in compagnia di
un uomo bafuto, che immaginiamo essere
suo marito, davanti alla porta spalancata di
una piccola casetta in legno.
Iniziative originali
La formazione universitaria di ilikov non
ha niente a che fare con le arti visive. Lau-
reato allistituto pedagogico dei Mari, dove
ha conseguito un master in filosofia nel
1983, ha insegnato dal 1976 al 1991 alluni-
versit di Jokar-Ola e nel 1993 ha pubblica-
to un libro importante sulla flosofa russa.
per questo che i critici, a seconda di dove
si collocano, lhanno defnito un fotografo
flosofo o un flosofo fotografo. Il suo inte-
resse per la fotografa risale al 1976, quando
insieme ad altri ha fondato il gruppo Fact,
di cui presto diventato il leader, aferman-
dosi nella regione come artista anticonfor-
mista. Senza mai mettersi apertamente in
contrasto con i grandi nomi della fotografa
ufciale, ha sviluppato iniziative originali,
visionarie e allavanguardia, tra cui la bien-
nale Analytical photo exhibitions a Jokar-
Ola tra il 1980 e il 1989 e una mostra
allaperto sulle rive del fume Kundy, una
delle prime organizzate fuori dalle gallerie
o dai musei.
Ogni foto deve essere sostenuta da una
forte emozione, spiega ilikov. questo il
ilikov si nutre della
realt e si limita a
modifcare alcuni
elementi per attirare
la nostra attenzione
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LA MOSTRA E IL LIBRO
Le fotografe di Sergej ilikov sono in mostra al
festival ImageSingulires a Ste, in Francia,
fno al 15 giugno (www.imagesingulieres.com
/expo-sergey-chilikov.php). Lartista,
rappresentato in esclusiva dalla Grinberg
gallery di Mosca, ha pubblicato un solo libro
fotografco: Selected works 1978- (Schilt
Publishing 2011).
suo principio fondamentale quando propo-
ne delle serie intitolate Photo provocations,
Countryside glam, The beach, Gambling o
Philosophy of a journey. Per farlo ilikov usa
un metodo semplice e al tempo stesso sof-
sticato: si nutre della realt, delle situazio-
ni, dellesperienza, e nelle sue messe in
scena si limita a modifcare alcuni elemen-
ti per attirare la nostra attenzione, farci ri-
fettere sul mondo, sulle sue rappresenta-
zioni, su temi come la verit, la fgura o il
tempo. Molto interessato allerotismo, alla
forza e alla presenza del sesso in una socie-
t rurale tradizionale, ilikov compone
quadri in cui posano ragazze nude, langui-
de, indolenti, che richiamano le immagini
kitsch di inizio novecento. Oppure sono ri-
tratte in modo un po bizzarro nel loro am-
biente quotidiano, senza che il fotografo
operi alcuna modifca. questo sfasamen-
to, difficile da precisare, questo cambia-
mento di status, questo modo di mettere in
crisi limmagine ad attrarci. Anche se luni-
verso di ilikov non ha niente a che vedere
con quelli di Philip-Lorca diCorcia e di Jef
Wall ai quali lui dice di ispirarsi, vero che
il suo atteggiamento rispetto alla rappre-
sentazione del reale ha molti punti in comu-
ne. Ma lartista russo ha sviluppato una to-
nalit molto particolare, rara in fotografa,
caratterizzata da unironia e unautoironia
che si aprono su un universo gioioso. riu-
scito a scoprire, a livello individuale, spazi
di libert inesistenti in epoca sovietica e, di
fatto, ancora oggi.
ilikov un artista lucido e determina-
to: Immaginate quanto la visione indivi-
duale fosse compressa dallideologia e dal-
le illusioni negli anni settanta in Unione
Sovietica. Immaginate quanto fosse depri-
mente non poter esprimere il proprio pen-
siero e doversi adeguare a regole grottesche
a senso unico, senza alternative. Immagi-
nate lassenza di qualunque motivazione in
grado di incoraggiare gli sforzi di ognuno di
noi. Immaginate la soppressione delle aspi-
razioni individuali in nome della sicurezza
nazionale. Era tutto talmente complicato
che difcile capire come abbiamo fatto a
uscire da questa massa informe, da questa
specie di argilla appiccicosa e sofocante.
Eppure ci siamo riusciti. Questa visione
del suo lavoro e di quello degli altri ha spin-
to ilikov ad abbandonare i gruppi, gli
eventi e i festival che aveva largamente
contribuito a fondare e animare. Il rischio
di ricadere in una forma di rivendicazione
istituzionale dellarte era diventato molto
concreto: Si parla troppo di fotografa, di
categorie, di posizione dellartista.
Spirito critico
Artista capace di mettere in scena una real-
t che si ofre a chi ha il tempo di osservarla
a fondo convivendo serenamente con le
proprie ossessioni, i propri sentimenti e il
proprio spirito critico (applicandolo a se
stessi), ilikov ha realizzato unopera del
tutto originale, un po folle, senza narcisi-
smi, profondamente legata alla necessit di
analizzare le basi della cultura, le pulsioni
del corpo e dellocchio.
Laspetto pi interessante che ilikov
ha saputo fare tutto questo in modo gioioso,
tra divertimento e seduzione, come quando
ritrae tre paia di natiche che troneggiano su
una staccionata dai colori brillanti su una
spiaggia, mentre tre ragazzi osservano la
scena come se fosse un allegro invito. Una
scena divertente e profonda, con colori ma-
gnifci che esistono solo nelle fotografe di
ilikov. u adr
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on capita spesso che un
libro di economia di
quasi mille pagine di-
venti un best seller inter-
nazionale, ma negli ulti-
mi mesi successo. A
settembre del 2013 leconomista francese
Thomas Piketty ha pubblicato Le capital au
XXIe sicle (il capitale nel ventunesimo se-
colo). Qualche tempo dopo il libro stato
tradotto in inglese e ha fatto scalpore in tut-
to il mondo. Un mese fa Piketty ha tenuto
conferenze in molte aule gremite di New
York e ha parlato a Washington di fronte al-
la squadra dei consulenti economici del
presidente statunitense Barack Obama. A
Parigi il libro andato a ruba, e anche i mez-
zi dinformazione tedeschi ne hanno parla-
to molto.
Negli ambienti accademici c grande
entusiasmo per questo lavoro. Piketty
cambier il nostro modo di rifettere sulla
societ e di amministrare leconomia, ha
scritto Paul Krugman, che nel 2008 ha vinto
il premio Nobel per leconomia e che pu
essere considerato un economista di sini-
stra. Elogi simili sono arrivati anche dallo
schieramento liberista. Il libro ha lobietti-
vo di rivoluzionare il pensiero economico, e
potrebbe pure riuscirci, ha scritto lEcono-
mist. Un testo di importanza straordina-
ria, ha commentato il Financial Times.
Sono molto contento che il libro stia
andando cos bene, dice Thomas Piketty
nel suo ufcio allcole dconomie de Pa-
ris. La stanza cos piccola che non c qua-
si spazio per far sedere gli ospiti. Spero che
sia anche letto. Spesso i saggi cos volumi-
nosi sono usati come semplici oggetti deco-
rativi, dice leconomista ridimensionando
il suo successo. Piketty, 43 anni, ha un
aspetto giovanile e un atteggiamento umi-
le. Eppure, malgrado la sua giovane et, pu
vantare un notevole potere istituzionale.
uno dei direttori e fondatori dellcole
dconomie de Paris, una scuola creata nel
2006 dagli istituti di studi superiori pi pre-
stigiosi della Francia e da sponsor privati.
Ci lavorano 120 ricercatori e i corsi si svol-
gono esclusivamente in inglese. Nel 2013 la
scuola si attestata tra le dieci migliori fa-
colt economiche del mondo in diverse
classifche internazionali.
La carriera di Piketty stata veloce e im-
pressionante, ma una parte rilevante del
suo successo dovuta alla sua modestia,
una caratteristica che lo contraddistingue
sul piano intellettuale e infuenza la sua vi-
Il suo libro sulla storia delle
disuguaglianze nei paesi
industrializzati diventato un
best seller nel giro di pochi mesi.
E i suoi studi sono destinati
a condizionare il dibattito
economico mondiale
Daniel Binswanger, Das Magazin, Svizzera. Foto di Ed Alcock
sione delle scienze economiche.
Per prima cosa, dice Piketty, bisogna
capire che leconomia una scienza inesat-
ta. Niente ha danneggiato questa disciplina
pi dellarroganza di chi ha voluto attribuir-
le unesattezza e una capacit di previsione
quasi naturalistiche. Leconomia una
scienza sociale, niente di pi e niente di me-
no. Pu impiegare modelli matematici (ed
assolutamente necessario che lo faccia),
ma le attivit economiche sono svolte da
esseri sociali, quindi le scoperte delle scien-
ze economiche non sono meno contestabi-
li di quelle di altre discipline sociali. Sono
tante le cose che non sappiamo, per cui
necessario verifcare tutto in profondit.
La ricetta di Piketty contro leccentricit dei
modelli matematici che non corrispondono
alla realt pi semplice di quanto si possa
immaginare: raccogliere il maggior nume-
ro possibile di dati.
Una lettura afascinante
Il libro di Piketty analizza levoluzione nella
distribuzione dei patrimoni e dei redditi. La
novit pi significativa dei suoi studi sta
nella scoperta che nei paesi industrializzati
oltre alle disuguaglianze nella distribuzio-
ne dei redditi sono aumentate anche quelle
legate ai patrimoni. In particolare, la cre-
scente rilevanza delle rendite fnanziarie
potrebbe causare, in futuro, una distribu-
zione dei redditi ancora pi iniqua. Se i go-
verni non adotteranno contromisure, gli
stati industrializzati potrebbero essere nuo-
vamente dominati da persone che vivono di
rendita come succedeva in Europa nel no-
vecento. Leconomia di mercato diretta
verso una nuova belle poque. Nel giro di
una generazione le societ borghesi in cui
abbiamo vissuto fnora potrebbero scompa-
rire, e una casta di milionari potrebbe arri-
vare a dominare leconomia e la politica.
Oltre che per la sua tesi di fondo secon-
do cui oggi la disuguaglianza nel reddito
7 maggio 1971 Nasce a Clichy, in Francia.
1989 Entra allcole normale suprieure,
dove studia matematica ed economia.
1993 Ottiene un dottorato con una tesi sulla
redistribuzione della ricchezza. Subito dopo
nominato professore associato alla facolt di
economia del Massachusetts institute of
technology, negli Stati Uniti.
1995 Torna in Francia, dove lavora per il
French national centre for scientifc research.
2002 Vince un premio come miglior giovane
economista francese.
2006 Diventa direttore della Paris School of
Economics.
2012 Sostiene la candidatura di Franois
Hollande alla presidenza della repubblica
francese.
2013 Pubblica Le capital au XXIe sicle, un
libro sulla disuguaglianza nella distribuzione
dei redditi nei paesi industrializzati.
Biografa
Thomas Piketty
Economia per tutti
Ritratti
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non tanto un problema di disparit tra i
salari ma piuttosto una conseguenza inevi-
tabile del raforzamento del capitale , il li-
bro risulta sorprendente perch si fonda su
una base estremamente ampia e solida. Per
sostenere la sua teoria, Piketty usa una no-
tevole quantit di dati risalenti anche a pi
di duecento anni fa, dimostrando che per
interpretare correttamente le tendenze
economiche bisogna prendere in conside-
razione un arco di tempo lunghissimo. Inol-
tre lautore allarga lo studio a un gran nu-
mero di paesi, ne ripercorre lo sviluppo e a
ognuno applica la sua teoria della distribu-
zione del reddito. Le capital au XXIe sicle
innanzitutto un monumento alla concre-
tezza empirica che cambier lapproccio
della ricerca accademica. Non solo perch
le conclusioni si basano su dati estrema-
mente solidi ma anche perch il materiale
raccolto da Piketty per il suo studio cos
tanto che far discutere unintera genera-
zione di studiosi.
sorprendente che unopera cos densa
sia una lettura afascinante e interessante
anche per chi non esperto di economia.
Merito sicuramente della prosa chiara ed
elegante, ma anche della forza del tema
trattato. Quale argomento potrebbe essere
pi signifcativo della storia della distribu-
zione dei redditi e dei patrimoni nella socie-
t moderna? Non per niente Piketty cita
continuamente Balzac e Jane Austen per
descrivere la distribuzione dei redditi nel
diciannovesimo secolo. Nonostante lab-
bondanza di tabelle e grafci, il suo libro si
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legge come il grande romanzo realista
dellepoca contemporanea.
Le capital au XXIe sicle il frutto
dellinconsueta biografa dellautore. Pi-
ketty ha cominciato la sua carriera come
precoce genio della matematica allesclu-
siva cole normale suprieure, ha ottenuto
il dottorato a soli 22 anni con una tesi in
matematica sui processi di ridistribuzione
economica ed stato subito nominato pro-
fessore associato alla facolt di economia
del Massachusetts institute of technology,
la pi prestigiosa degli Stati Uniti. Lecono-
mista racconta cos il periodo trascorso
negli Stati Uniti: stato fantastico. Io
adoro le universit statunitensi e detesto lo
sciocco antiamericanismo di alcuni intel-
lettuali francesi. Ma poco dopo mi sono
stancato dellapproccio matematico e
astratto alleconomia che si pratica allMit,
anche se mi sarei potuto dedicare a quei
giochi astrusi per il resto della mia vita.
Piketty si convinto che quelle elucubra-
zioni fossero solo in parte legate al funzio-
namento reale del mondo e delleconomia.
I miei principali modelli intellettuali non
sono stati gli economisti dellMit, i premi
Nobel Paul Samuelson e Robert Solow, ma
gli studiosi francesi di storia sociale della
scuola delle Annales e il loro maestro Fer-
nand Braudel. Per questo dopo tre anni
sono tornato a Parigi.
Due intuizioni
Era il 1996 e Piketty aveva 25 anni. In quel
periodo ha cominciato a gettare le basi per
le ricerche su cui si basa la sua opera monu-
mentale. Insieme ad alcuni colleghi (in
particolare Emmanuel Saez e Anthony
Atkinson), lo studioso ha messo insieme
enormi serie di dati che rappresentano la
distribuzione dei patrimoni e dei redditi di
diversi paesi in un lungo arco temporale.
Gran parte di queste informazioni stata
inserita nel World top incomes database
ed accessibile online. I dati si basano sui
registri delle imposte, che hanno il vantag-
gio di fornire informazioni risalenti a mol-
to tempo indietro. In questo modo si pos-
sono ottenere vaste serie di dati che ripro-
ducono landamento nella distribuzione
della ricchezza nel lungo periodo e gettano
luce sui mutamenti strutturali nel sistema
economico. E per la prima volta si pu de-
scrivere con precisione il processo che ha
causato laumento delle disuguaglianze in
tutti i paesi industrializzati, e soprattutto
nei paesi anglosassoni, a partire dagli anni
settanta del novecento.
Il libro di Piketty agli antipodi rispetto
ai tanti libri in commercio che rendono
omaggio allideologia dominante. Poco
meno di ventanni fa lautore ha avuto due
intuizioni teoriche che si sono rivelate cor-
rette: in un periodo in cui leconomia acca-
demica prestava poca attenzione al tema
della distribuzione della ricchezza, lui ha
capito che questo tema continuer a essere
determinante per lo sviluppo delleconomia
di mercato. Inoltre, ha capito che solo una
svolta storico-empirica potr restituire
alleconomia politica gli strumenti per com-
prendere i processi fondamentali che pro-
ducono mutamenti nellambito dellecono-
mia e della societ.
Anche se molte persone hanno cono-
sciuto il suo lavoro solo adesso, Piketty
esercita da tempo un notevole infusso sul
dibattito economico e politico, e pu essere
defnito senza esagerazione il punto di rife-
rimento nascosto del movimento Occupy
Wall street. In fondo sono stati i suoi lavori
(scritti in collaborazione con Emmanuel
Saez) a puntare per la prima volta il dito in
modo chiaro contro il rapido aumento delle
disparit di reddito negli Stati Uniti e
sullimprovvisa avanzata dell1 per cento
pi ricco. Noi siamo il 99 per cento: senza
gli studi statistici pubblicati da Piketty, for-
se nessuno avrebbe mai pensato a questo
slogan.
Soluzioni radicali
Gli economisti non sono infallibili, per
hanno pi tempo di altri cittadini per rifet-
tere sui problemi economici, dice lo stu-
dioso. Per questo hanno anche il dovere
di prendere parte al dibattito pubblico. Il
mio obiettivo principale fornire un con-
tributo utile alla discussione. Mi rivolgo
soprattutto ai cittadini, non a gruppi di
esperti o a consulenti presidenziali.
Nellultima parte del suo libro Piketty pro-
pone alcune soluzioni radicali per correg-
gere le crescenti disparit di reddito. Da
una parte sostiene listituzione del salario
minimo e aliquote fscali elevate per i red-
diti pi alti, mentre dallaltra propone lin-
troduzione di unimposta patrimoniale
progressiva per i patrimoni pi alti.
Ricette cos drastiche non sono utopisti-
che? Non credo che le mie proposte per
correggere le disuguaglianze sempre pi
grandi siano drastiche, ribatte Piketty.
Per legittimo accoglierle con scettici-
smo. Per me quello che conta di pi riusci-
re a metterci daccordo sui fatti. Io ho dimo-
strato che la concentrazione dei patrimoni
e dei redditi continuer ad aumentare e po-
trebbe produrre disparit maggiori di quel-
le osservate negli ultimi duecento anni, a
meno che non decidiamo di intervenire
energicamente per modifcare i rapporti tra
le forze di mercato. Chi dellopinione che
le forti disuguaglianze non costituiscano un
problema non arriver alle mie stesse con-
clusioni politiche. Ma chi ritiene che nelle
democrazie debba esistere un livello mini-
mo di equit economica non pu sottrarsi al
dibattito.
Per limposta patrimoniale funziona
solo se viene introdotta contemporanea-
mente in tutte le principali zone economi-
che del mondo. Secondo molti economisti,
per questo motivo una misura del genere
destinata a fallire. Naturalmente quando
un concetto politico si fonda sulla coopera-
zione internazionale le cose si complica-
no, risponde Piketty. Ma come sanno le
banche in Svizzera, sono stati fatti notevo-
li progressi, per esempio nello scambio
automatico di informazioni. Il possibile e
limpossibile non sono predeterminati a
livello storico, perch lo sviluppo dipende
sempre da fattori politici difcili da preve-
dere.
davvero cos complicato immaginare
come si svilupper la societ nei prossimi
ventanni? Possiamo dedurlo dalla storia,
dice Piketty. Allinizio del novecento,
quando in Europa e negli Stati Uniti infuria-
va il dibattito sullintroduzione delle impo-
ste sul reddito, la discussione era dominata
da chi sosteneva che una tassa del genere
fosse politicamente impraticabile e andas-
se assolutamente esclusa. Invece dopo po-
chissimo tempo limposta sul reddito stata
istituita in tutti i paesi. Quello che in prece-
denza sembrava una follia del tutto incon-
cepibile divent di colpo una norma gene-
ralmente accettata. Non escluderei che per
quanto riguarda limposta patrimoniale si
sia di fronte a una simile svolta epocale.
Credo che gli ideologi che mi danno lezioni
di fattibilit politica siano anche meno
credibili degli economisti convinti di stu-
diare una scienza esatta. ufp
Il mio obiettivo fornire un
contributo utile alla discussione.
Mi rivolgo ai cittadini, non agli esperti
e ai consulenti presidenziali
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dedicato a Internazionale inserendo il codice partner INT14BIO e
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Noam Chomsky nel doc animato Is The Man Who Is Tall Happy?
In anteprima a Biografilm 2014.
In collaborazione con
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Viaggi
dirgli che le persone vengono in Corea del
Nord per i motivi pi disparati per la pro-
paganda eccentrica e per fare unesperienza
decisamente diversa, ma non certo per fare
una vacanza rilassante. Lidea di rilassarsi
sembra assurda fno a quando si arriva da
queste parti.
Il nordest una regione con tante bel-
lezze naturali: montagne, boschi, fumi e
vasti altipiani spazzati dal vento. Sembra il
posto ideale per una vacanza allaria aperta,
ma sono poche le persone che arrivano in
uno degli angoli pi sperduti di uno dei regi-
mi pi repressivi al mondo senza fare un po
di compiti a casa. E molte di queste ne fan-
no anche di pi. Sicuramente in ogni grup-
po ci sar qualcuno che sa quanti campi per
i lavori forzati sincontrano e in che mo-
mento del viaggio (noi ne incontriamo tre e
molto grossi).
Aria frizzante
I tour in Corea del Nord sono pianifcati dal
governo. Una navetta trasporta i visitatori
da un sito allaltro insieme a delle persone
che sono una via di mezzo tra le guide e i
sorveglianti, con il compito di assicurarsi
che nessuno si allontani troppo dallauto-
bus. Se per riuscite a stare seduti e a met-
tere da parte le questioni etiche, un tour
nel nordest proprio un bel viaggio. Non si
sofre la fame ma non si mangia molto.
Entriamo in Corea del Nord a Nam-
yang, provenienti dalla provincia cinese di
Jilin. Per i primi due giorni lautobus segue
il corso del fume Tumen, lungo il confne
con la Cina. Praticamente non c trafco.
I colori sono tenui e il fume sembra molto
stretto e poco profondo. Questa una via
di fuga molto usata per andare in Cina, an-
che se quasi subito vediamo la recinzione
elettrica.
Qualche giorno pi tardi, dopo esserci
inginocchiati davanti a una serie di statue di
Kim Il-sung, aver visto il paese dove nata
sua moglie e visitato una scuola, ci arrampi-
chiamo con lautobus sul monte Chilbo.
L
a Corea del Nord ha aperto
le porte al turismo nel 1987,
ma solo da pochi anni que-
sto paese cos isolato co-
mincia ad accogliere un
numero signifcativo di tu-
risti. Chi arriva da posti pi distanti della
Cina nordorientale lo fa anche per saperne
di pi su uno degli stati pi temuti al mon-
do: litinerario prevede, praticamente senza
eccezioni, la visita di Pyongyang, della zona
demilitarizzata tra le due Coree e i grandi
giochi di massa (uno spettacolo che si tiene
ogni anno allo stadio di Pyongyang tra ago-
sto e ottobre).
Tour studiati attentamente presentano
Pyongyang come una citt moderna con
grattacieli e persone vestite alla moda che
parlano al cellulare. Ma esclusa la capitale,
la Corea del Nord molto diversa. Per chi
volesse sperimentare un lato pi autentico
di questo paese cos complicato c lo sper-
duto nordest, una regione montuosa che
abbraccia il confine con la Cina e con la
Russia. Nel 2013 cinquemila turisti non ci-
nesi hanno visitato Pyongyang, ma solo
trecento di loro si sono spinti a nordest; i tu-
risti cinesi invece sono molti, circa ventimi-
la allanno. Come possiamo convincere i
turisti occidentali a venire qui?, si chiede
Kim, una guida locale. Vorrebbe che gli oc-
cidentali scegliessero questa destinazione
per gli stessi motivi per cui decidono di an-
dare in altre parti del mondo. Questo il
luogo ideale per stare a contatto con la na-
tura, magari facendo una gita in barca per
andare a guardare le foche, o in generale
per rilassarsi e per godersi la cucina locale.
Nessuno nel nostro gruppo ha il coraggio di
Oltre
Pyongyang
Kate Whitehead, South China Morning Post, Hong Kong
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In Corea del Nord tra la natura
della regione del nordest:
montagne, boschi, sorgenti
termali e gite in barca per
vedere le foche
Siamo in autunno e le foglie rosse, arancio e
gialle colorano le colline. Quando siamo
circa a met della salita lautobus accosta.
Ci fermiamo accanto a una cascata per un
picnic a base di pane e frutta. Lo scenario
idilliaco. Le pere sono dolcissime e fanno
venire lacquolina in bocca. Laria pulita e
frizzante. Non sembra proprio di stare in
Corea del Nord. Poi un turista tedesco si av-
Corea del Nord. Veduta aerea
Il planetario a Pyongyang
Internazionale 1053 | 30 maggio 2014 75
vicina e bisbiglia: Lo sapevi che siamo pas-
sati vicino a un campo, uno dei pi grandi?.
Evidentemente lautista ha accelerato men-
tre la guida celebrava le virt del nordest:
bellissime donne, bellissime pesche e bel-
lissime terrecotte. Tornati sullautobus, la
guida ci indica delle magnifche formazioni
rocciose e su ciascuna racconta un aneddo-
to. Poco dopo incrociamo una grande sta-
tua rossa di un orso che porta un cartello.
Sembra fuori contesto e qualcuno lo fa no-
tare. Perch? Nel vostro paese non ci sono
dei personaggi buf che vi fanno sorridere
quando camminate per la strada?, chiede
la guida, sorpresa. Certo che ci sono, solo
che nessuno si aspetta di vedere un orso dei
cartoni animati in Corea del Nord. Nessu-
no, per la verit, si aspetta di vedere nulla
che sia stato pensato con lunico scopo di
far sorridere.
Il monte Chilbo ospita 750 specie vege-
tali, venti specie animali e quaranta specie
di uccelli ed in lizza per diventare patri-
monio dellumanit dellUnesco. Ha tutte
le carte in regola per essere una destinazio-
ne turistica, ma a causa del regime ci vengo-
no in pochi. Le guide fanno del loro meglio
per presentare il paese sotto una buona luce
e sono in imbarazzo quando manca la cor-
rente o in un albergo non c lacqua calda.
Arriviamo a Kyongsong, una localit no-
ta per le sorgenti termali, dopo una lunga e
polverosa traversata. La spa non il massi-
mo del lusso, ma ci sono decine di vasche
fumanti. Sembra proprio di stare in vacan-
za. Le montagne sono impressionanti e le
vaste pianure molto belle, ma la parte del
viaggio che pi somiglia a una vacanza la
discesa lungo la costa orientale. Loceano
di un azzurro abbagliante e le onde si in-
frangono su una costa spettacolare che al-
terna ripide scogliere e calette riparate dove
ci sono villaggi di pescatori.
Dal fnestrino osserviamo gli abitanti
che vanno al lavoro in bicicletta o spargono
il mais sui tetti a essiccare. Gli abiti sono
sciatti, i volti stanchi, ma nessuno sembra
morire di fame. Poi rispunta la recinzione
elettrica. Segue la strada costiera, cinque
cavi tesi tra i pali di legno. La nostra guida ci
spiega che serve a proteggere i bambini.
Abbiamo paura che vadano troppo vicino al
dirupo e cadano. Ma certo! u fas
uSi pu andare in Corea del Nord solo
tramite le agenzie di viaggi. Per il 2014
Koryo tours (koryogroup.com) organizza
ancora due viaggi nel nordest: dal 18 al 26
agosto e dal 13 al 21 ottobre. I prezzi
comprendono la sistemazione in albergo,
gli spostamenti e i pasti allinterno della
Corea del Nord.
Informazioni
pratiche
Sulla strada per Wonsan
La zona economica speciale di Rason
76 Internazionale 1053 | 30 maggio 2014
Graphic journalism
Internazionale 1053 | 30 maggio 2014 77
Internazionale 1053 | 30 maggio 2014 79
Cultura
Cinema
P
er cominciare vale la pena di
ricordare i nomi dei giurati
chiamati a esprimersi sui flm
delledizione 2014 del festival
di Cannes, che si chiusa do-
menica 25 maggio: Jane Campion era la pre-
sidente della giuria, afancata da Willem
Dafoe, Gael Garca Bernal, Carole Bouquet,
Jeon Do-yeon, Nicolas Winding Refn, Sofa
Coppola, Leila Hatami e Jia Zhang-ke. Cin-
que donne e quattro uomini. Non sappiamo
se questa disparit di genere per una volta
invertita abbia avuto il suo peso, ma ormai
i giochi sono fatti: con Winter sleep il regista
turco Nuri Bilge Ceylan si aggiudicato la
Palma doro.
Non si pu che ammirare questo film
che ha come numi tutelari Camus e Shake-
speare. Ceylan merita la Palma tanto per
questa splendida pellicola quanto per lin-
sieme della sua opera, una delle pi com-
plete nel panorama del cinema contempo-
raneo. Per il resto, che dire di questo pal-
mars, se non che oscilla tra il radicalismo
consegnare il Grand prix a Le meraviglie di
Alice Rohrwacher stato un giusto azzardo!
e il senso politico tipicamente cannois.
Rimpianti e pesantezze
Thierry Frmaux e Pierre Lescure, prossi-
mo presidente del festival, possono stare
tranquilli, gli anglo-americani non se ne
tornano a casa a mani vuote: premio alla re-
gia a Bennet Miller per Foxcatcher, miglior
interpretazione femminile a Julianne Moo-
re per Maps to the stars di David Cronenberg
e, infne, miglior interpretazione maschile a
Timothy Spall in Mr. Turner, di Mike Leigh.
Se per caso Foxcatcher dovesse anche anda-
re bene al botteghino, forse nel 2015 gli
americani torneranno in forze sulla Croi-
sette.
Naturalmente c qualche rimpianto.
Timbuktu di Abderrahmane Sissako e Still
the water di Naomi Kawase avrebbero am-
piamente meritato di ricevere un premio.
Still the water cos bello che ci si domanda
se Jane Campion non abbia voluto approft-
tare ancora un po del suo status di unica
donna ad aver vinto la Palma doro.
Quanto a Timbuktu, la questione pi
seria: la presenza nella giuria dellattrice
iraniana Leila Hatami, al centro di uno
scandalo nella Repubblica islamica per aver
dato un bacio sulla guancia al presidente del
festival Gilles Jacob, ha forse giocato a sfa-
vore del cineasta mauritano e del suo ma-
gnifco atto daccusa contro lintegralismo
musulmano?
Nellinsieme, la selezione del 2014 pu
essere considerata un buon raccolto, anche
se sarebbe stato bello se avesse corso qual-
che rischio in pi. Si fa quel che si pu,
sottolinea Thierry Frmaux, un modo per
dire che i capolavori non si incontrano tutti
i giorni agli angoli della strada. Soprattutto
nel caso dei flm francesi, per, cera lop-
portunit di aggiungere un pizzico di pepe
alla selezione. Un flm come Bande de flles,
Le scelte della giuria del festival
di Cannes possono sembrare
radicali, ma non stato un
festival indimenticabile
Una palma
in Cappadocia
Franck Nouchi, Le Monde, Francia
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Winter sleep
80 Internazionale 1053 | 30 maggio 2014
di Cline Sciamma, presentato alla Quin-
zaine, avrebbe potuto benissimo sostituire
il polpettone The search, di Michel Hazana-
vicius. Questa constatazione potrebbe spin-
gere a rivedere il processo di selezione dei
flm francesi a Cannes, un esercizio molto
politico che andrebbe alleggerito di qualche
pesantezza superfua.
Lanno delle donne
Ma il 2014 stato senzombra di dubbio
lanno delle donne. Non possiamo che im-
maginare limbarazzo della scelta nellasse-
gnare il premio alla migliore attrice doven-
do scegliere tra Toulou Kiki (Timbuktu),
Melisa Szen (Winter sleep), Marion Cotil-
lard (Deux jour, une nuit), Anne Dorval
(Mommy), Elena Lyadova (Leviathan) e Kri-
sten Stewart (Sils Maria). Per non parlare di
altre interpreti applaudite nelle selezioni
parallele, come Anglique Litzenburger,
Anas Demoustier o Cline Sallette.
Tutte queste attrici hanno portato ma-
gnifcamente in scena personaggi di donne
libere e coraggiose, che desiderano prende-
re in mano il loro destino. La giuria ha deci-
so di andare a pescare in un altro registro,
pi hollywoodiano, in parte pi nevrotico,
scegliendo Julianne Moore, impressionante
in Maps to the stars.
Ma unattrice come Toulou Kiki sarebbe
stata certamente pi emblematica del ven-
to di libert femminile che ha soffiato
questanno sulla Croisette.
Il 2014 stato poi un anno di passaggio
delle consegne. Simbolicamente, il premio
della giuria stato assegnato ex aequo a Xa-
vier Dolan (Mommy) e a Jean-Luc Godard
(Adieu au langage), cinquantotto anni di dif-
ferenza.
Gilles Jacob, alla sua ultima apparizione
in pubblico in veste di presidente del festi-
val, ci aveva tenuto a ripristinare questo pre-
mio che lui stesso aveva creato nel 1978.
Accompagnato da Nicole Garcia, ha ricevu-
to da parte dei 1.800 spettatori del Grand
thtre Lumire una calorosa standing ova-
tion. Jane Campion si alzata in piedi e, te-
neramente, andata a prendergli la mano.
In una frase, il presidente Jacob ha rias-
sunto il senso della sua missione: Celebra-
re il cinema, preparare il suo futuro. Pre-
sente in sala, Pierre Lescure ha ricevuto il
messaggio. A lui ora, in buona intesa con
Thierry Frmaux, il compito di trarne ispi-
razione. u nv
Cultura
Cinema
D
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Le meraviglie
Lopinione
Il documentario Eau ar-
gente, Syrie autoportrait fa
luce sul lungo martirio del-
la rivoluzione siriana.
stato realizzato da Ossama
Mohammed e Wiam Si-
mav Bedirxam. I due non
si erano mai incontrati pri-
ma di arrivare a Cannes.
La regia segnata da un ri-
futo della norma, una ca-
ratteristica che ha accomu-
nato molti flm. Per esem-
pio Bande de flles e Party
girl, i due flm che hanno
aperto la Quinzaine des
ralizateurs e Un certain
regard. Il personaggio in-
terpretato da Adle Haenel
in Les combattants fuori
dagli schemi, come lado-
lescente di Mommy di Xa-
vier Dolan. E come Yves
Saint Laurent, che ha aleg-
giato sul festival e ha fatto
vincere a Bertrand Bonello
le sue resistenze nei con-
fronti del flm biografco.
Diversi flm descrivono co-
munit autonome alterna-
tive. Gli apicoltori poliglot-
ti delle Meraviglie, i jenisch
nomadi di Mange tes morts,
i rom di Geronimo, gli scia-
mani dellisola giapponese
di Amami, dove Naomi Ka-
wase ha girato Still the wa-
ter. Gruppi di persone che
voltano le spalle allordine
dominante. Infne Maps
to the stars, satira di Hol-
lywood, la macchina di
produzione delle norme
che Cronenberg dipinge
come una societ maledet-
ta. Condannando i suoi f-
gli a immolarsi, il regista
canadese ha optato per la
tabula rasa.
Isabelle Regnier,
Le Monde
Fuori dalle norme
facebook.com/invasionefestival twitter.com/grandeinvasione instagram.com/grandeinvasione
82 Internazionale 1053 | 30 maggio 2014
Cultura
Cinema
Italieni
I flm italiani visti da
un corrispondente straniero.
Questa settimana Lee
Marshall, collaboratore
di Cond Nast Traveller e
Screen International.
Le meraviglie
Di Alice Rohrwacher. Italia/
Svizzera/Germania 2014, 110
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Legenda: Pessimo Mediocre Discreto Buono Ottimo
ALABAMA MONROE
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SOLO GLI AMANTI
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DOM HEMINGWAY
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GRAND BUDAPEST
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11111 LOCKE
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LOVELACE
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NON DICO ALTRO
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NYMPHOMANIAC 2 11111 - 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111
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NYMPHOMANIAC 1
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SPIDER-MAN 2
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Media
Internazionale 1053 | 30 maggio 2014 83
Cannes 2014
In concorso
Winter sleep
Di Nuri Bilge Ceylan. Con
Haluk Bilginer, Melisa Szen.
Turchia 2014, 196
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Ltrange cit
92 Internazionale 1053 | 30 maggio 2014
T
re anni fa, a settembre, i vicini di casa di
Anto hanno cominciato a metterlo in
guardia: doveva andarsene. Non era pi
al sicuro su quelle colline sopra la citt
di Idlib nel nordovest della Siria. E lui
sapeva che avevano ragione.
Discendente di armeni della Turchia ottomana,
aveva ereditato un atteggiamento di vigilanza latente
che si era subito risvegliato. Suo padre gli diceva
sempre, ripetendogli una frase tramandata per genera-
zioni: Cos come abbiamo lasciato la Turchia per
venire in Siria, un giorno potremmo andarcene anche
da qui.
Con lavvertimento dei vicini che gli
ronzava nelle orecchie, Anto si dato da
fare per mettere insieme un po di con-
tanti. Senza dare troppo nellocchio, ha
cominciato a vendere buona parte
dellarredamento di Abu Artin, la pen-
sione con annesso ristorante che la sua
famiglia gestiva nei mesi estivi dal 1938.
La pensione prendeva il nome da suo
nonno, che laveva costruita in cima a
quelle colline per farne un rifugio estivo
per i siriani in fuga dal caldo torrido della
citt e dei centri vicini. La terra ofriva
aria fresca, la cucina piatti deliziosi e gli uomini Anto,
e prima di lui suo padre e suo nonno concerti improv-
visati che li avevano resi famosi tra i clienti.
Cos Anto ha venduto piatti e posate del ristorante,
condizionatori, termosifoni e tutto quello che poteva
in un altro villaggio, a un prezzo molto inferiore al loro
valore. Gli oggetti con un valore afettivo i ritratti di
suo nonno e di suo padre li ha portati nella sua casa di
Aleppo, dove viveva dinverno. Tutto questo, facendo
sempre attenzione a non dire a nessuno, sulle colline,
quando andava e veniva.
Anche se ha cercato di ridimensionare la sua attivi-
t in modo graduale e di nascosto, presto la gente ha
cominciato ad accorgersi di qualcosa, a girargli intorno
e a fare domande. I siriani sono abituati a essere circon-
dati da tanti informatori del governo, e di solito sanno
distinguere tra le informazioni che possono metterti
nei guai e quelle pi generiche e innocue. Ma ora, nel
pieno del caos che dalla primavera era andato rapida-
mente aumentando, nessuno sapeva pi quale detta-
glio poteva costargli caro, e come.
Gennaio e febbraio avevano segnato la fne delle
dittature in Tunisia e in Egitto. E a marzo era gi chiaro
Una storia armena
In citt come
Aleppo, i siriani
non ancora toccati
dalle violenze
preferivano
restare vicini alle
loro case, ignorando
la guerra che
infuriava in altre
parti del paese
che il presidente Bashar al Assad che aveva ereditato
il potere da suo padre, portando il regime della fami-
glia Assad a un totale di 41 anni non aveva alcuna in-
tenzione di seguire la loro sorte. Alla fne del mese, le
sue truppe avevano ucciso 103 civili disarmati, facen-
done sparire molti altri: il numero esatto nessuno lo
sapr mai.
Cos, nellaprile del 2011 Anto non aveva aperto la
sua pensione come faceva tutti gli anni in quello stesso
periodo. Nessuno era disposto a fare i settanta chilo-
metri in auto da Aleppo, la citt pi grande della Siria,
in cui vivevano gran parte dei suoi clienti da 73 anni a
quella parte. In citt come Aleppo, i siriani non ancora
toccati dalle violenze preferivano restare
vicini alle loro case, ignorando la guerra
che infuriava in altre parti del paese: spe-
ravano che, ignorandola, se ne sarebbe
andata comera venuta.
Con lestate, sugli alberi del giardino
era maturata la frutta, ma non cera nes-
suno a mangiarla: sia la pensione sia il ri-
storante erano rimasti vuoti e inuti-
lizzati.
Ma a settembre, dopo sei mesi di ri-
volte e repressione, nessuno poteva pi
evitare di tirare le somme: Anto era se-
gnato. Non cera posto per un cristiano siriano-armeno
in una Siria sempre pi settaria.
Ad Aleppo vivevano altre decine di migliaia di ar-
meni siriani, ma su quelle colline Anto era solo. Sei
come un arabo a Tel Aviv, gli ha detto un abitante di
Idlib.
Idlib e larea circostante stavano diventando rocca-
forti dei combattenti dellopposizione, sia laici sia
jihadisti. Nel caos crescente, religione ed etnia erano
diventate una variabile pericolosa: la fede o le origini
sbagliate, nel momento sbagliato, potevano essere fa-
tali. La colpa era diventata collettiva: un individuo po-
teva essere colpito al posto di un altro della stessa setta
o comunit, in un clima che diventava ogni giorno pi
violento e brutale.
Per gli abitanti pi conservatori delle colline, era gi
un afronto che Anto gestisse un ristorante in cui si ser-
vivano alcolici, si cantava, e maschi e femmine sedeva-
no vicini. Per i pi ignoranti, il fatto che non fosse n
musulmano n arabo anche se era siriano lo rendeva
il capro espiatorio ideale di un regime che si proclama-
va sostenuto dalle minoranze. E questo ne faceva an-
che il facile bersaglio di rapitori che pensavano di po-
Alia Malek
ALIA MALEK
una scrittrice e
giornalista nata negli
Stati Uniti da una
famiglia siriana.
Lavora per Al Jazeera
America. Questo
racconto stato
scritto con il sostegno
del Pulitzer center on
crisis reporting e
pubblicato in
collaborazione con la
Ochberg society for
trauma journalism.
uscito su Guernica
con il titolo Enduring
exile.
Pop
Internazionale 1053 | 30 maggio 2014 93
terne ricavare un sostanzioso riscatto senza inimicarsi
una comunit pi numerosa o pi potente. Per quelli
che, nel loro fervore religioso, credevano in una Siria
fatta di persone tutte uguali, per lui non cera posto.
I siriani pi pragmatici, invece, gi immaginavano che
ci sarebbero state troppe vittime prima che qualcuno si
fermasse a mettere in discussione linferno che si era
scatenato.
Anto non aveva tempo da perdere e non voleva cor-
rere rischi illudendosi che la gente sarebbe rinsavita.
Una mattina nellottobre del 2011, un mese dopo che i
suoi vicini di casa lo avevano messo in guardia del peri-
colo, salito in collina. Uno degli abitanti del posto lo
ha accolto con una battuta: Perch non ci hai detto che
venivi? Volevamo rapirti.
Anto ha riso, ma non gli ha confessato di essere l
per lultima volta. In silenzio, ha detto addio agli alberi,
alle colline, perfno alla terra. Ha fatto un cenno alla
statua della Madonna e alla piccola masjid (moschea)
che aveva costruito per consentire ai dipendenti e ai
clienti musulmani di pregare.
Si fermato accanto alla poltrona in cui amava se-
dersi con il suo narghil ed rimasto a fssare il luogo
dove, da bambino prima e da adulto poi, guardava suo
padre e suo nonno cantare davanti ai clienti del risto-
rante, estasiati. Ha accarezzato le mura che suo nonno
aveva eretto, pietra su pietra, tanti anni prima.
Quelledifcio era un pezzo di storia, reale e incancella-
bile. Abu Artin era l prima di Bashar, prima di Hafez,
prima di tutti i presidenti.
Anto ha dato da mangiare al cane randagio che
avevano accolto, entrato in una stanzetta e ha pianto.
Voleva morire. Pensava che il suo cuore avrebbe
smesso di battere proprio l, in quel preciso momento.
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94 Internazionale 1053 | 30 maggio 2014
Storie vere
Charite Stevens si
iscritta al liceo
cristiano New Life di
Longview, in Texas,
indicando come et
quindici anni. Si
comportava come
una teenager, ha
dichiarato Stuart
Newlin, il preside.
Era una studentessa
diligente, rispettosa,
simpatica e faceva
sempre i compiti.
Dopo un po qualcuno
ha cominciato ad
avere dei sospetti e li
ha esposti alla polizia,
che ha fatto degli
accertamenti. E ha
scoperto che in realt
la ragazza si chiama
Charity Johnson, ha
34 anni e ha falsifcato
la sua identit per
potersi iscrivere al
liceo. Ma perch?,
si chiede ora Newlin.
Nessuno ha ancora
capito perch.
Dove andr? Come far a provvedere a Matilda e alle
bambine?
Si asciugato gli occhi ed andato da Mahmoud,
che lavorava per la sua famiglia da sempre e aveva te-
nuto la mano al padre di Anto fno allultimo, quando
era morto in ospedale. Mahmoud ora aveva un piccolo
dikan, un emporio, accanto ad Abu Artin.
Anto ha chiesto a Mahmoud di mettere da parte
qualcosa da mangiare per il cane, il giorno dopo. Poi gli
ha consegnato le chiavi di Abu Artin e gli ha detto che
tornava ad Aleppo.
Dopo averlo baciato, Anto ha detto a Mahmoud:
Che Iddio ti protegga. Se Dio vorr ci rivedremo.
Non tornare, muallim, ha risposto Mahmoud.
Una settimana dopo, Mahmoud ha telefonato ad
Anto per dirgli che i vicini avevano forzato la porta del-
la pensione ed erano entrati per rubare tutto quello che
era rimasto: sanitari, toilette, specchi. Intanto, gli sfol-
lati di Jisr al Shughur si erano trasferiti nelle stanze
vuote.
Anto se l presa con i ladri, ma non con gli occupan-
ti abusivi: erano persone che avevano bisogno di un
posto in cui dormire, in fuga da una violenza che gli
aveva tolto le loro case. Dove altro potevano andare?
Sua moglie e i suoi tre bambini avevano tutti un po-
sto in cui dormire, anche se Anto non sapeva cosa sa-
rebbe successo. Ma avrebbe trovato una soluzione.
Aveva risparmiato e venduto abbastanza da sopravvi-
vere per mesi, al sicuro ad Aleppo, come tanto tempo
prima avevano gi fatto i suoi antenati.
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rima che linverno cedesse il passo alla
primavera, nel 1915, i vicini di casa turchi
di Abkar lo avevano messo in guardia: sta-
va per succedere qualcosa. I sudditi arme-
ni dellimpero ottomano come Abkar e
la sua famiglia si sarebbero presto trova-
ti in pericolo. Abkar faceva il burattinaio e, con i suoi
spettacoli di marionette, si era conquistato lafetto sia
degli armeni sia dei turchi. Forse per questo i turchi de-
cisero di avvertirlo per tempo.
Impacchett le marionette, dissotterr il suo oro e
sgattaiol via di notte, a piedi, con la moglie e i sei fgli.
Tallonato da uno dei primi genocidi del secolo.
Di solito, linizio dello sterminio del popolo armeno
da parte dei turchi si fa risalire alla notte del 24 aprile
1915, quando il governo ottomano rastrell e imprigio-
n pi di duecento notabili della comunit armena,
molti dei quali furono sommariamente giustiziati poco
dopo.
Gli abitanti dei villaggi armeni uomini, donne,
bambini e anziani furono massacrati e bruciati, o an-
negati nel mar Nero. Furono allestiti campi di stermi-
nio, e la maggior parte degli armeni fu deportata ad
Aleppo, una citt della Siria controllata dagli ottomani,
alla fne della linea ferroviaria. Fondata nel sesto seco-
lo avanti Cristo, Aleppo era sempre stata popolata da
musulmani, cristiani, ebrei e da una piccola comunit
armena arabizzata. Da Aleppo, gli ottomani costrinse-
ro gli armeni a marciare incolonnati attraverso il deser-
to siriano: ufcialmente erano diretti verso uno dei
centri di deportazione, ma in realt partecipavano a
vere e proprie marce della morte. Senza alcun riparo
dal sole, n cibo o acqua, a volte venivano fatti cammi-
nare in circolo, fnch non crollavano. Molti morirono
nel deserto, dove ancora oggi si trovano le loro ossa se-
polte sotto la sabbia.
In una corrispondenza apparsa sul New York Times
nellagosto del 1915 si leggeva: Le strade e il fume
Eufrate sono disseminati di cadaveri di profughi, e
i sopravvissuti sono destinati a morte certa perch nel
deserto non troveranno n casa n lavoro n cibo.
un piano concepito per sterminare lintero popolo
armeno.
Allinizio Aleppo era solo una tappa del viaggio, ma
pi tardi divent anche un luogo di soccorso prima e
della memoria poi. La citt ospitava una popolazione
armena arabizzata che risiedeva in Siria almeno
dallundicesimo secolo. In realt, per, i luoghi di pel-
legrinaggio cristiano della Siria del nord erano gi da
tempo meta degli armeni, animati da uno speciale fer-
vore religioso: dopo tutto, lArmenia era uno dei pi
antichi paesi cristiani del mondo.
Dalla fne del 1915 in poi gli aiuti si concentrarono
ad Aleppo, dove il governo allest campi profughi per
gli armeni. Pi tardi, quei campi sarebbero diventati
quartieri trafcati e pieni di vita, via via che le tende
lasciavano il posto alle case di cemento e la provviso-
riet dei campi alla stanzialit. Quella che per gli arme-
ni era lArmenia occidentale divisa dallattuale Ar-
menia orientale dal maestoso monte Ararat smise di
esistere quando la sua gente e le sue tracce furono can-
cellate dal territorio che poi diventato la moderna
Turchia. La sua lingua, le sue chiese, le sue scuole e il
suo popolo, invece, furono riportati in vita, ricostruiti e
conservati ad Aleppo. Molti armeni restarono, facendo
della Siria la loro casa e diventando siriani: negli anni
novanta la comunit armena, al culmine della sua
espansione, contava circa 150mila persone. Altre par-
tirono per il Libano, lEuropa, il Sudamerica o gli Stati
Uniti, dando vita alle numerose comunit che oggi
compongono la diaspora armena. Ma prima passavano
tutti dalla Siria. E nellimmaginario collettivo armeno,
Aleppo in particolare e la Siria in generale rappresenta-
no un luogo protetto e di rinascita.
Dopo aver lasciato Urfa e la loro terra, Abkar e la sua
famiglia viaggiarono a piedi fno ad Antep, di l prose-
guirono per Kilis e infine arrivarono ad Aleppo. L
Abkar lasci in valigia le sue marionette e si mise a la-
vorare come fotografo ritrattista. Presto, pot avviare
un piccolo ristorante per servire la comunit sempre
pi numerosa di sopravvissuti al genocidio, afitti dal-
la nostalgia di casa. Ma Abkar voleva sedurre anche la
popolazione siriana locale con i sapori speziati della
cucina anatolica.
In seguito suo fglio Artin apr una locanda con an-
nesso ristorante sulle colline incontaminate sopra
Idlib, e la chiam come lepiteto usato dagli arabi siria-
ni per rivolgersi a suo padre: Abu (padre di) Artin. Ave-
va sposato una donna armena del posto che si chiama-
va Zakeya e parlava larabo invece del dialetto armeno
occidentale. La loro lingua comune era la musica: Artin
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Internazionale 1053 | 30 maggio 2014 95
si era innamorato di lei il giorno che laveva vista suo-
nare una melodia struggente alloud. Zakeya era vedo-
va, e Artin crebbe i suoi tre fgli, a cui se ne aggiunsero
altri due avuti insieme, Bedrous e Antranig, che mor a
18 anni. In seguito, Bedrous chiam il proprio fglio An-
to, in ricordo di quel fratello perso.
Canto, teatro e narrazione restavano vivi nelle lo-
ro case e nei loro cuori, e l ad Aleppo, fnalmente al
sicuro, la famiglia di Abkar e i suoi discendenti prospe-
rarono.
N
el 1993, Anto and per la prima volta
in Armenia con una compagnia di
danza di armeni siriani invitata a par-
tecipare a un festival. Aveva 25 anni, e
un solo vestito indosso: quello tradi-
zionale armeno che usava come abito
di scena. Tutti i bagagli erano andati smarriti da qual-
che parte, tra Erevan e Aleppo.
LArmenia era da poco indipendente, dopo essersi
separata dallUnione Sovietica in una catarsi naziona-
lista, come avevano fatto molti paesi dopo la sua di-
sgregazione. Nelle due settimane successive, al festival
si sarebbero esibiti armeni della diaspora provenienti
da tutto il mondo, e Anto non vedeva lora di fare quello
che amava di pi e che la sua famiglia aveva nel sangue:
cantare, danzare e fare musica.
Era curioso di visitare lArmenia, anche se non era
la vera Armenia, quella da cui veniva lui.
Quella che lui e gli altri siriani consideravano la loro
patria era lArmenia occidentale, a ovest dellArarat
la cima innevata che dominava lorizzonte di Erevan
e dallaltra parte di una frontiera blindata, in Turchia.
LArmenia al di qua della frontiera, che loro chiamava-
no Armenia orientale, era tutto ci che restava del re-
gno di un tempo. Il genocidio e le espulsioni avevano
cancellato lArmenia occidentale, consegnandola alla
memoria. La sua cultura, le sue istituzioni, la sua cuci-
na e la sua lingua diversa da quella dellArmenia
orientale erano state portate in esilio da quelli che
erano fuggiti ed erano sopravvissuti al massacro. L,
erano state riportate in vita nelle loro case, nelle loro
cucine: se cera un posto in cui sopravviveva il patrimo-
nio culturale dellArmenia occidentale, quello era
Aleppo.
Eppure, lArarat, cos alto e imponente che sembra-
va quasi di poterlo toccare, restava una ferita aperta, a
perenne memoria dellaltra Armenia e di tutto quello
che era andato perso.
Quel monte aveva spaccato in due la storia, divi-
dendo i destini delle due Armenie. Cera lArmenia
occidentale, un tempo brutalizzata e devastata ma oggi
forente allinterno del mondo arabo e sul mar Medi-
terraneo, e cera lArmenia orientale, impoverita e afa-
mata in mezzo al Caucaso aspro e accidentato, nella
sfera di infuenza della Persia e della Russia, ieri co-
me oggi.
LArmenia non era stato lunico paese a dover fare i
conti con la fne dellUnione Sovietica: anche la Siria
dovette rimpiazzare lamicizia sovietica, da cui aveva
tratto grossi vantaggi, con quella americana. Nel 1991
ader alla coalizione guidata dagli Stati Uniti per inva-
dere lIraq, e fu ricompensata con il via libera alloccu-
pazione del Libano e con i negoziati di pace con Israele.
Tuttavia, dopo quasi cinquemila anni di presenza nella
Siria storica, gli ebrei erano diventati una presenza sco-
moda sia per la Siria sia per Israele. Nel 1992, dopo
cinquantanni di confitto tra i due stati, gli ultimi quat-
tromila ebrei che ancora vivevano in Siria lasciarono
il paese.
Questo esodo silenzioso, per, non era sfuggito ad
Anto e ad altri siriani, che si chiedevano se non potesse
costituire un pericoloso precedente: i siriani non erano
pi tutti uguali.
Ma la gente scacciava questi pensieri e preferiva
voltarsi dallaltra parte. Gli ebrei erano un caso a parte,
dicevano. Se essere arabi ed ebrei era diventata una
contraddizione in termini, la colpa era del nazionali-
smo ebraico e della guerra con Israele. Non cerano al-
tri casi come questo, pensavano.
Se la Siria in quel periodo sembrava uscire dalliso-
lamento e vedere fnalmente la luce, lArmenia viveva
un periodo buio. Una guerra con il vicino Azerbaigian
aveva portato a un embargo energetico. Senza elettri-
cit, le notti erano illuminate solo dalla luce delle can-
dele. Il cibo scarseggiava e toccava agli armeni della
diaspora come per esempio quelli della ricca comuni-
t siriana sostenere leconomia della madrepatria con
le rimesse. La Georgia e lIran, gli altri due paesi conf-
nanti con lArmenia, erano il suo ultimo tramite col re-
sto del mondo.
Gli organizzatori del festival avevano avvertito gli
artisti siriani e quelli stranieri di non restare fuori dopo
il crepuscolo. Anto aveva quasi limpressione di vivere
in un altro secolo, e non sembrava strano andarsene in
giro per Erevan indossando costumi di un altro tempo
e unaltra epoca.
Provava piet per quel luogo. Non cera da stupirsi
se i richiami nazionalisti a tornare in patria erano stati
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in buona parte ignorati dagli armeni siriani. Aveva fa-
miliarizzato soprattutto con gli artisti provenienti
dallArgentina, che parlavano larmeno occidentale,
come lui. Ma era afamato, perch il cibo gli sembrava
immangiabile e perfno il pane era difcile da trovare.
Eppure, alcune cose gli erano familiari: larchitettu-
ra delle chiese, i lineamenti delle facce, e soprattutto le
canzoni. Musicalmente, Anto aveva limpressione di
essere sempre vissuto in Armenia.
Nel corso della terza notte nella loro quasi patria,
dopo essersi esibiti sulle montagne alla periferia di
Erevan si ritrovarono su un autobus lanciato in discesa
lungo una strada buia e tortuosa. Era gi passata la
mezzanotte e sembrava che lautista del veicolo messo
a disposizione dal festival non vedesse lora di lasciarli
in albergo e proseguire per la sua destinazione. Alla f-
ne, accost e disse ai siriani di scendere: erano arrivati
nel posto in cui dovevano passare la notte. Avanzando
a tentoni nel buio, arrivarono alla porta e bussarono.
Lautista era gi ripartito di gran carriera.
Una donna tutta vestita di bianco venne ad aprire.
La candela che teneva in mano le illuminava il volto.
Siamo il gruppo siriano, le dissero.
Benvenuti, rispose lei. Stavamo aspettando un
gruppo dalla Siria.
Mentre seguivano la donna al buio, senza vedere
quasi nulla, Anto la sent bussare alle porte di alcune
stanze e dire: C il gruppo siriano. Alzatevi! C gente
che vuole dormire.
Sentiva rumori concitati dietro le porte, e aveva la
precisa sensazione che qualcosa non andasse. Sussurr
a uno dei suoi compagni: Siamo nel posto sbagliato.
La donna accompagn i diciotto siriani in stanze
semivuote arredate in modo estremamente scarno, e
gli ofr vodka e cognac in bicchieri sporchi. Da fuori
arrivava lululato dei cani. Anto tir le tende per vedere
se riusciva a scorgere qualcosa, ma scopr che non
cerano fnestre, solo pareti intonacate.
Rimasti soli, gli uomini rassicurarono le donne che
non cera nulla da temere. Dopodich i componenti del
gruppo si sistemarono per terra o sui pochi giacigli che
trovarono. Anto non voleva dormire, perch a casa gli
avevano detto che lArmenia era piena di ladri, ma alla
fne si addorment ugualmente.
Si svegli solo quando qualcuno lo scosse: Sveglia!
Sveglia!.
Un suo collega era arrivato di corsa da unaltra stan-
za. Il governo ci stava cercando, disse. Per fortuna
ci hanno trovato!.
Solo alla luce del giorno, una volta riemersi dalla
forzata oscurit delle stanze senza fnestre, si erano
accorti che il conducente dellautobus non li aveva la-
sciati davanti a un albergo. La donna in bianco era
uninfermiera: i siriani avevano dormito in un rifugio
per senzatetto e malati di mente.
Q
uando allinizio del 2012 Anto ha detto
a sua madre che lasciava la Siria e si tra-
sferiva in Armenia, lei rimasta di
stucco. Ti rapir la mafa, quando sarai
l, gli ha detto. E tu e Matilda divorzie-
rete.
Come molti altri ad Aleppo, armeni e no, era con-
vinta che quello che stava succedendo nel resto della
Siria non sarebbe mai arrivato fn l.
Anto, per, non la pensava pi cos, dopo aver dovu-
to abbandonare Abu Artin e ritirarsi ad Aleppo a vivere
con il poco che gli restava. Ora aveva deciso di vendere
anche la sua casa in citt. Nella comunit, la gente
chiacchierava: perch voleva fare un gesto cos dispe-
rato? Lui si giustifcava dicendo di avere dei debiti da
pagare, e la gente si chiedeva come avesse fatto a ridur-
si cos.
Gli abitanti di Aleppo ancora non immaginavano
quello che li aspettava, e Anto riuscito a spuntare un
prezzo per la casa che non faceva proprio pensare a un
paese in guerra. Ha preso i soldi e, giocando danticipo,
a febbraio andato a Erevan a cercarsi un futuro.
La citt era cambiata dallanno della sua prima visi-
ta, nel 1993. I soldi della diaspora erano arrivati a fumi,
e ora nelle vie del centro cerano alberghi di lusso, ufci
e negozi. Anto aveva continuato a venire spesso in Ar-
menia, doveva aveva realizzato le sue ambizioni musi-
cali registrando e producendo dischi. Cantare in arme-
no era pi facile che in arabo. Aveva deciso di aprire un
ristorante in Armenia e conoscendo bene Erevan aveva
anche trovato il locale ideale da afttare.
I soldi gli bastavano appena per quel posto mode-
sto, che un tempo aveva ospitato un altro ristorante
chiamato Nuova Antep, dal nome di una citt della
Turchia ottomana dove gli armeni avevano vissuto per
secoli, prima del genocidio. Al posto del Nuova Antep,
che si era trasferito altrove facendo un salto di qualit,
Anto voleva aprire il Nuova Urfa, dal nome della citt
del suo bisnonno, anche quella epurata degli armeni.
E avrebbe servito lo stesso cibo che aveva accompa-
gnato la sua famiglia per oltre un secolo, attraverso
tante frontiere.
Ma una volta tornato ad Aleppo, Anto ha avuto dei
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Internazionale 1053 | 30 maggio 2014 97
Il 13 maggio lUnione europea ha
presentato Multirank, una nuova
classifca mondiale delle universi-
t: circa ottocentocinquanta, so-
prattutto europee (diciassette le
italiane), ma anche latinoamerica-
ne e africane. Altre, se vorranno,
potranno aggregarsi. Per ora le
aree considerate sono fsica, inge-
gneria meccanica ed elettrica,
economia e commercio. Seguiran-
no dal 2015 informatica, psicologia
e medicina. Poi arte e letteratura e
scienze umane. La classifca ope-
ra dellObservatory on academic
ranking and excellence, un con-
sorzio europeo. Le scelte di base
furono spiegate lanno scorso, co-
me qui riferimmo, da Jan Sedlak,
presidente del consorzio, e discus-
se poi in un incontro a Varsavia.
Rispetto ad altri ranking inter-
nazionali (Arwu di Shanghai dal
2003, poi le spagnole Webome-
trics e Scimago, Quacquarelli
Symonds e, dal 2009, Thomson
Reuters) le maggiori novit sono
tre: il grande aumento del numero
di universit censite; la moltiplica-
zione dei criteri, estesi dal succes-
so accademico e scientifco dei
docenti alle capacit di formazio-
ne degli studenti e al rapporto col
territorio; la possibilit per luten-
te di personalizzare la classifca
sulla base di uno o laltro dei molti
criteri utilizzati. In piccola parte
Multirank pare avere accolto lim-
postazione delle classifche del
Washington Monthly college
ranking e del Community college
survey of student engagement
(Ccsse), che guardano soprattutto
alla reale vita di studio e formazio-
ne degli studenti. u
Scuole Tullio De Mauro
Fatti il ranking tuo
ripensamenti. Dopotutto, amava il paese in cui viveva,
e quella era la sua citt. Forse, sarebbe davvero fnito
tutto in fretta comera cominciato.
Poi ha pensato ai suoi fgli, e si deciso. A maggio ha
portato Matilda e i bambini a Erevan. Lentamente, il
Nuova Urfa ha cominciato a farsi una clientela. E Anto
sapeva che gli afari sarebbero andati ancora meglio in
estate, quando arrivavano in vacanza gli armeni siriani
e occidentali, in cerca della cucina di casa.
A giugno, gli armeni venuti da Aleppo erano certi
che la crisi siriana si sarebbe risolta prima della fne
delle loro vacanze. Poi, a luglio, cominciata la batta-
glia per Aleppo e la citt stata travolta dai combatti-
menti che alla fne lhanno ridotta in macerie. I siriani
tra cui il fratello e la sorella di Anto sono rimasti in
Armenia, in attesa che le acque si calmassero.
Con larrivo di settembre, gli abiti e le scarpe estive
non bastavano pi: la sera faceva freddo. A ottobre,
quando in Siria stava per cominciare lanno scolastico,
i bambini degli armeni siriani se ne stavano dimentica-
ti per le strade di Erevan. Cos, le famiglie si sono rivol-
te al governo chiedendo lapertura di una scuola che
seguisse il programma siriano. Poi hanno fatto fotoco-
pie dei pochi libri di testo in arabo arrivati in volo dalla
Siria e le hanno distribuite ai bambini perch potessero
studiare, in vista del rientro a casa.
Intanto lArmenia ha velocizzato le procedure per
lassegnazione dei visti e della cittadinanza agli armeni
siriani, molti dei quali fno ad allora consideravano ri-
dicola la sola idea di un passaporto armeno, di cui non
vedevano la necessit. Il governo ha oferto ai siriani
anche lassistenza sanitaria gratuita e laccesso alluni-
versit alle tarife ridotte previste per gli studenti loca-
li. Ha cancellato alcune imposte legate ai soggiorni
prolungati, e presto per le strade di Erevan hanno co-
minciato a circolare auto con targhe siriane.
Organizzazioni governative e private hanno aiutato
gli armeni siriani a trovare lavoro e a trasferire le loro
attivit in Armenia. Dopotutto, la comunit di Aleppo
era benestante e operosa, e lArmenia aveva bisogno di
persone e investimenti per dare impulso a unecono-
mia ancora in larga misura dipendente dalle rimesse
degli emigrati. Molti vedevano nella crisi siriana una
soluzione ai problemi dellArmenia.
C anche stato chi, in Armenia, ha fatto leva sulla
paura delle violenze in Siria e sulla memoria del geno-
cidio per promuovere obiettivi nazionalisti, in primo
luogo il ritorno o rimpatrio di tutti gli armeni: pensa-
re che si risolver tutto, sostenevano, un errore che
gi costato fn troppe vite allepoca del genocidio.
Nel frattempo, Anto ha installato un grande televi-
sore a schermo piatto nel suo ristorante, sintonizzando
la parabola sui canali siriani. E nel settembre del 2012,
un anno dopo il primo avvertimento ricevuto dai vicini
di Idlib, ha visto bruciare i suq storici di Aleppo.
Non posso piangere ora, ha detto. Non ho tem-
po. Devo sfamare la mia famiglia. Devo sopravvivere in
questo nuovo paese. Se la mia situazione migliorer e
potr rilassarmi, allora pianger.
A dicembre, alla vigilia di Natale, sua madre mor-
ta da sola nella sua casa di Aleppo. Aveva scelto di re-
stare, anche se i cecchini e la violenza la costringevano
a restare a casa, come tanti altri suoi concittadini.
Passava il tempo davanti alla tv, ignorando i tele-
giornali e guardando le sue adorate telenovele turche,
in una lingua che ancora conosceva meglio dellarabo.
Sono passati quasi tre anni dallarrivo di Anto a Ere-
van, e quasi due dalla distruzione di Aleppo. Ma oggi
Anto non sa pi come misurare il tempo. Le ricorren-
ze sono da celebrare a Urfa, a Idlib, ad Aleppo o a
Erevan?
Il passato mi manca, dice. Ma intanto va avanti.
Ogni giorno prepara altre foglie di vite, manti, kibbeh e
kebab al Nuova Urfa, e si chiede insieme ai suoi clien-
ti se anche questa volta la stabilit non sia unillu-
sione. u dic
D
opo aver trascorso un anno a Roma
torno per un mese in America. L,
subito, sento la mancanza dellita-
liano. Non poterlo parlare e sentire
ogni giorno mi angoscia. Quando
vado nei ristoranti, nei negozi,
in spiaggia, minfastidisco: come mai la gente non
parla italiano? Non voglio interagire con nessuno. Pro-
vo un sentimento di nostalgia struggente. Sono scon-
fortata.
Tutto ci che ho assorbito a Roma sembra assente.
Torniamo alla metafora materna. Penso alle prime oc-
casioni in cui ho dovuto lasciare i miei fgli a casa, ap-
pena dopo la nascita. Provavo, allepoca, unansia tre-
menda. Mi sentivo in colpa, anche se questi brevi mo-
menti di separazione erano normali, importanti sia
per me sia per loro. stato importante stabilire che i
nostri corpi, fno allora vincolati, erano indipendenti.
Eppure, ora come allora, sono acutamente consapevo-
le di un distacco fsico, doloroso. Come se una parte di
me non ci fosse pi.
Mi rendo conto della lontananza. Di un silenzio op-
primente, insopportabile.
Ogni giorno la mancanza dellitaliano mi colpisce
sempre di pi. Temo di aver gi dimenticato tutto ci
che ho imparato. Temo di subire un annientamento.
Immagino un vortice divorante, tutte le parole che
spariscono nelloscurit. Faccio sul taccuino una lista
di verbi in italiano che indicano latto di andarsene:
scomparire, svanire, sbiadire, sfumare, fnire. Evaporare,
svaporare, svampire. Perdersi, dileguarsi, dissolversi. So
che alcuni sono sinonimi di morire.
Soffro, finch non mi chiama, un pomeriggio a
Cape Cod, una giornalista da Milano, per intervistar-
mi. Non vedo lora che squilli il telefono, ma mentre
parlo con lei mi preoccupo che il mio italiano suoni gi
imbranato, che la mia lingua sia gi fuori allenamento.
Una lingua straniera un muscolo gracile, schizzino-
so. Senza uso, sindebolisce. Il mio italiano, in Ameri-
ca, mi suona stonato, trapiantato. Il modo di parlare, i
suoni, i ritmi, le cadenze, sembrano sradicati, disam-
bientati. Le parole sembrano senza rilevanza, senza
nessuna presenza signifcativa. Sembrano naufraghe,
nomadi.
In America, quando ero giovane, i miei genitori mi
sembravano sempre in lutto per qualcosa. Ora capi-
sco: doveva essere la lingua. Quarantanni fa non era
facile, per i miei, sentire le loro famiglie per telefono.
Aspettavano la posta. Non vedevano lora che arrivas-
se una lettera da Calcutta, scritta in bengalese. La leg-
gevano cento volte, la conservavano. Queste lettere
rievocavano la loro lingua e rendevano presente una
vita scomparsa. Quando la lingua con cui ci si identif-
ca lontana, si fa di tutto per tenerla viva. Perch la
lingua riporta tutto: il luogo, la gente, la vita, le strade,
la luce, il cielo, i fori, i rumori. Quando si vive senza la
propria lingua ci si sente senza peso e, allo stesso tem-
po, schiacciati. Si respira un altro tipo daria, a una di-
versa altitudine. Si sempre consapevoli della dife-
renza.
In America, dopo aver vissuto solo un anno in Ita-
lia, mi sento un po cos. Eppure qualcosa non mi qua-
dra. Non sono italiana, non sono neanche bilingue.
Litaliano rimane per me una lingua imparata da adul-
ta, coltivata, covata.
Un giorno a Cape Cod mi trovo a una vendita di li-
bri di seconda mano, allaperto, in una specie di piaz-
zetta. Ci sono, sullerba, tanti tavoli pieghevoli colmi
di libri di ogni tipo. Costano pochissimo. Di solito amo
frugare per unoretta e comprare un sacco di cose.
Questa volta, per, non voglio comprare niente, per-
ch tutti i libri sono in inglese. Sentendomi disperata,
ne cerco uno in italiano. C perfno qualche scatola
dedicata ai libri stranieri. Vedo un dizionario tedesco
malconcio, dei romanzi francesi sbrindellati, ma non
trovo nulla in italiano. Mi attrae solo una guida turisti-
ca dellItalia scritta in inglese, lunica cosa che com-
pro, solo perch mi fa pensare al rientro a Roma a fne
agosto. Tutti gli altri libri, perfno una copia di uno dei
miei romanzi, mi lasciano indiferente. Come se fos-
sero scritti in una lingua straniera.
Ora avverto una doppia crisi. Da un lato mi rendo
conto delloceano, in ogni senso, tra me e litaliano.
Dallaltro, del distacco tra me e linglese. Me ne ero gi
accorta in Italia, traducendo me stessa. Ma penso che
un allontanamento sentimentale sia sempre pi spic-
cato, pi lancinante quando, nonostante la prossimit,
c una voragine.
Perch non mi sento pi a casa in inglese? Come
mai non mi rincuora la lingua in cui ho imparato a leg-
gere, a scrivere? Cosa successo, e cosa signifca? Lo
straniamento, il disincanto che provo mi confonde, mi
turba. Pi che mai mi sento una scrittrice senza una
lingua defnitiva, senza origine, senza defnizione. Se
sia un vantaggio o uno svantaggio, non saprei.
A met del mese vado a trovare la mia insegnante
veneziana, a Brooklyn. Questa volta non facciamo
nessuna lezione, solo una lunga chiacchierata. Parlia-
mo di Roma, della sua famiglia e della mia. Le porto
una scatola di biscottini, le faccio vedere delle foto
della mia nuova vita. Lei mi regala alcuni dei suoi libri,
in edizione tascabile, dalle sue librerie: i racconti di
Calvino, di Pavese, di Silvio dArzo. Le poesie di Unga-
retti. lultima volta che far questo viaggio. La mia
Il secondo esilio
Jhumpa Lahiri
JHUMPA LAHIRI
una scrittrice
statunitense di
origine bengalese.
Vive a Roma. Il suo
ultimo libro
pubblicato in Italia
La moglie (Guanda
2013). Questo
racconto il
sedicesimo di una
serie che Jhumpa
Lahiri scrive
in italiano per
Internazionale.
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A
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A
N
D
E
L
L
I
insegnante sta per trasferirsi, sta per lasciare Brook-
lyn. Ha gi venduto la casa in cui ha vissuto per parec-
chi anni, la casa dove facevamo le nostre lezioni. Sta
per imballare tutto per il trasloco. Dora in poi quando
torner in America, a Brooklyn, non la vedr pi.
Torno a casa mia con un piccolo mucchio di libri
italiani, grazie ai quali, nonostante la malinconia che
mi pervade, riesco a tranquillizzarmi. In questo perio-
do di silenzio, di isolamento linguistico, solo un libro
pu rassicurarmi. I libri sono i mezzi migliori privati,
discreti, afdabili per scavalcare la realt.
Leggo in italiano ogni giorno, ma non scrivo. In
America divento passiva. Anche se ho portato i dizio-
nari, i quaderni e i taccuini, non riesco a scrivere nean-
che una parola in italiano. Non descrivo nulla nel dia-
rio, non me la sento. Per quanto riguarda la scrittura,
rimango inattiva. Come se mi ritrovassi in una sala
dattesa creativa, non faccio altro che aspettare.
Finalmente, a fne agosto, allaeroporto, allimbar-
co, sono circondata di nuovo dallitaliano. Vedo tutti
gli italiani che stanno per tornare al loro paese dopo le
vacanze a New York. Sento le loro chiacchiere. Allini-
zio provo sollievo, gioia. Subito dopo mi accorgo di
non essere come loro. Sono diversa, cos come ero di-
versa dai miei genitori quando andavamo in vacanza
dagli Stati Uniti a Calcutta. Non torno a Roma per rag-
giungere la mia lingua. Torno per continuare a corteg-
giarne unaltra.
Chi non appartiene a nessun posto specifco non
pu tornare, in realt, da nessuna parte. I concetti di
esilio e di ritorno implicano un punto di origine, una
patria. Senza una patria e senza una vera lingua ma-
dre, io vago per il mondo, anche dalla mia scrivania.
Alla fne mi accorgo che non stato un vero esilio,
tuttaltro. Sono esiliata perfno dalla defnizione di
esilio. u (16. Continua)
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Scienza
102 Internazionale 1053 | 30 maggio 2014
W
ould you kill the fat man?
(Uccideresti il grassone?)
il titolo di un recente li-
bro che afronta una serie
di dilemmi etici cari a flosof e psicologi. Il
dilemma, in termini canonici, questo: da
un ponte pedonale vedi un carrello ferro-
viario lanciato a gran velocit contro cinque
persone ignare. Per salvarle basterebbe
spingere di sotto un uomo molto grasso
(inutile che salti tu per fermare il carrello,
solo lui abbastanza pesante per riuscirci).
Lo faresti?
Allidea di causare la morte di qualcuno
quasi tutti restano sgomenti. Ma basta una
variazione minima e le reazioni cambiano.
Se bisogna abbassare la leva dello scambio
ferroviario per deviare il carrello su un altro
binario e far morire una sola persona, si
pi disposti a intervenire. Anche se il calco-
lo utilitaristico lo stesso, la distanza fsica
ed emotiva dallomicidio fa preferire la
scelta di abbassare la leva rispetto a quella
di spingere materialmente luomo.
Da uno studio pubblicato il mese scorso
sulla rivista PlosOne emerge, per, che la
lingua in cui viene posto il dilemma pu al-
terare la risposta. In particolare, se il quesi-
to del carrello viene formulato in una lingua
straniera aumenta la propensione a sacrif-
care luomo per il bene degli altri. Albert
Costa e i suoi colleghi dellUniversitat Pom-
peu Fabra di Barcellona hanno intervistato
317 persone che parlavano due lingue, in
genere inglese pi unaltra tra spagnolo, co-
reano e francese. Per ogni gruppo, met dei
componenti ha risposto nella lingua madre,
mentre laltra met nella seconda lingua. Se
tra i primi solo il 20 per cento ha detto che
avrebbe spinto luomo, tra i secondi la per-
centuale salita al 33 per cento.
I linguisti si sono chiesti se ogni lingua
codifchi i princpi etici a modo suo, il che
potrebbe spiegare il risultato, ma lefetto si
ripresentato con ogni combinazione lin-
guistica esaminata, per cui la cultura dori-
gine non sembra fornire una spiegazione.
Da altri studi emerso che in estremo
oriente le persone sono meno propense a
compiere un calcolo utilitaristico e nessun
coreano ha risposto che avrebbe spinto
luomo sul ponte quando la domanda sta-
ta posta nella sua lingua. Il 7,5 per cento,
per, ha detto di s quando la domanda era
posta in inglese. Forse la spiegazione va ri-
cercata nel grado di conoscenza della lin-
gua straniera. I volontari dellesperimento
non erano bilingui, conoscevano bene la
seconda lingua, ma non alla perfezione.
Due sistemi cognitivi
Secondo molti psicologi tra cui Daniel Kah-
neman, Nobel per leconomia per il suo la-
voro su come si prendono le decisioni, la
mente usa due sistemi cognitivi distinti,
uno per le decisioni rapide e intuitive, laltro
per le scelte pi lente e ragionate. I due si-
stemi possono entrare in confitto, come
nel caso del dilemma del carrello: normal-
mente le persone provano unavversione
morale a uccidere (sistema intuitivo), ma
sono capaci di ammettere che, in termini
numerici, una morte preferibile a cinque
(sistema razionale). Questultimo studio
concorda con altri secondo cui parlare una
lingua straniera attiva il secondo sistema, a
patto che non la si parli come un madrelin-
gua. Lipotesi dellquipe di Costa la se-
guente: chi parla perfettamente una lingua
formula le frasi con naturalezza, chi usa una
lingua meno conosciuta fa uno sforzo mag-
giore e ragiona con pi attenzione. Questo
tipo di ragionamento crea una distanza psi-
cologica ed emotiva proprio come avviene
quando si sostituisce la spinta con la leva.
Al di l del preciso meccanismo mentale
dietro a questi risultati, le conseguenze po-
trebbero essere enormi. Lo psicologo Boaz
Keysar, uno degli autori dello studio, ritiene
necessario approfondirne limpatto sulle
decisioni mediche e legali. Con la globaliz-
zazione, inoltre, il bilinguismo in aumen-
to. Quelli che parlano linglese senza essere
madrelingua (500 milioni secondo una sti-
ma) hanno superato i madrelingua (340
milioni). Per le comunicazioni interne le
multinazionali usano linglese anche se non
la lingua madre della maggior parte dei
dipendenti. Le riunioni delle organizzazio-
ni come le Nazioni Unite e lUnione euro-
pea spesso si svolgono in lingue che non
sono quelle preferite da gran parte dei par-
tecipanti. Forse ci si pu consolare al pen-
siero che sono riunioni pi distaccate e ra-
zionali di quelle tra monolingui, ammesso
di non essere quello che sta per fnire meta-
foricamente sotto un treno. u sdf
Traduzioni senza cuore
giusto uccidere una persona
per salvarne cinque? Un nuovo
studio dimostra che quando i
dilemmi etici sono posti in
una lingua straniera si pi
distaccati e pragmatici
The Economist, Regno Unito
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Internazionale 1053 | 30 maggio 2014 103
IN BREVE
Astronomia Il Mars recon-
naissance orbiter della Nasa ha
fotografato un nuovo cratere su
Marte, grande quanto un cam-
po da calcio. stato creato nel
marzo 2012 probabilmente da
un meteorite simile a quello
che ha colpito eljabinsk, in
Russia, nel 2013. I crateri pi
piccoli accanto a quello centra-
le potrebbero essere stati for-
mati da frammenti di meteorite
o dal materiale uscito dal crate-
re centrale. u stato confer-
mato che le stelle del tipo di
Wolf-Rayet si evolvono in su-
pernove. Secondo Nature, la di-
retta osservazione di una su-
pernova a circa 15 ore
dallesplosione indica che la
stella originaria era del tipo di
Wolf-Rayet. Lesplosione sta-
ta preceduta da un forte vento
stellare, caratteristico delle
Wolf-Rayet. Unevoluzione di
questo tipo era stata prevista
dalla teoria, ma fnora non era
stata mai osservata.
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SALUTE
La proteina
antimalarica
Da un gruppo di bambini natu-
ralmente resistenti alla malaria
potrebbe arrivare una nuova ar-
ma per combattere questa ma-
lattia. Si chiama PfSEA-1 ed
una proteina che stimola la pro-
duzione di anticorpi che, a loro
volta, bloccano allinterno dei
globuli rossi i parassiti della ma-
laria impedendogli di moltipli-
carsi e di infettare gli organi. La
PfSEA-1 stata scoperta analiz-
zando il sangue di un migliaio di
bambini della Tanzania dove la
malaria endemica. Il 6 per
cento di loro era risultato immu-
ne alla malattia, spiega Scien-
ce. Inoculando la PfSEA-1 nei
topi si visto che riduce la mol-
tiplicazione dei parassiti e rad-
doppia la probabilit di soprav-
vivenza. Leventuale efcacia
della PfSEA-1 come vaccino do-
vr essere testata nella scimmia
e poi negli esseri umani.
TECNOLOGIA
La ricerca
in rete
Il motore di ricerca Google
scholar trova l88 per cento dei
documenti scientifci in inglese
presenti in rete, scrive Plos-
One. Gli informatici Lee Giles e
Madian Khabsa, delluniversit
della Pennsylvania, hanno ana-
lizzato la copertura di Google
scholar e del concorrente Micro-
soft academic search. In rete ci
sono 114 milioni di documenti
(studi, libri e rapporti) in ingle-
se. Pi del 24 per cento dispo-
nibile gratuitamente.
Salute
Gli abitanti della placenta
La placenta umana non afatto un
ambiente sterile, come si credeva
fnora. Al contrario, contiene una
piccola comunit di batteri,
abbastanza simile a quella che si
trova in bocca. I microrganismi
svolgono probabilmente una
funzione importante nello sviluppo
del feto, perch potrebbero aiutare a
metabolizzare i micronutrienti, per esempio le vitamine
come la biotina e lacido folico. possibile che i batteri
vengano dal fusso sanguigno, che li trasporterebbe dalla
bocca della madre. La fora batterica della placenta
sarebbe una nicchia microbiologica a s, distinta dalla
fora intestinale o vaginale, o dalla comunit
microbatterica che vive sulla pelle o su altre parti del
corpo. Lesistenza di questa comunit potrebbe costituire
un ponte tra la salute della madre e quella del fglio. Lo
studio ha mostrato che in caso di parto prematuro, cio
prima della 37 settimana di gravidanza, la fora della
placenta un po diversa: si ipotizza che i batteri
responsabili di infezioni a denti e gengive possano
passare nella placenta e aumentare il rischio di parto
pretermine. Per scongiurare questi rischi per la salute del
feto, le madri dovrebbero prestare molta cura alligiene
orale fn dallinizio della gravidanza. u
Science Translational Medicine, Stati Uniti
Gli uccelli che non volano
Luccello elefante del Madagascar, ora estinto (nella foto, un suo uovo
e lo scheletro di un kiwi), risultato essere pi vicino al kiwi della Nuo-
va Zelanda che agli struzzi africani. Il loro antenato comune vissu-
to dopo la separazione tra Madagascar e Nuova Zelanda, e poteva
probabilmente volare tra i due territori. Solo successivamente em,
kiwi e struzzi avrebbero perso la capacit di volare, scrive Science. u
Evoluzione
NEUROSCIENZE
I neuroni
delle carezze
Sono state individuate le fbre
nervose che rispondono alle ca-
rezze, scrive la rivista Neuron.
Il senso del tatto corrisponde a
pi modalit, una delle quali,
quella del tocco gentile, capa-
ce di provocare emozioni.
Lquipe di ricerca di Francis
McGlone, della Liverpool John
Moores university, nel Regno
Unito, ha trovato alcune fbre
nervose che innervano tratti di
pelle con peli e che rispondono
a movimenti lenti. Queste fbre
mancano invece nella pelle
glabra. F
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La ricerca sul web. Numero di
documenti, in milioni
Totale*
Google scholar*
Thomson Reuters
web of science
Microsoft
academic search
PubMed
*Stime
0 40 80 120
104 Internazionale 1053 | 30 maggio 2014
Il diario della Terra
Australia
Isole
Salomone
6,5 M
Stati Uniti
5,1 M
Messico
5,6 M
Stati Uniti
4,6 M
-71,7C
Polo Sud,
Antartide
Stati Uniti
4,2 M
Messico
Messico Cina
5,1 M
Pakistan
6,8 M
Stati Uniti
Nuova
Zelanda
4,4 M
Figi
Tonga
6,6 M
Taiwan
5,4 M
Stati Uniti
4,4 M
Stati Uniti
4,4 M
45,6C
Hafr Al Batin,
Arabia Saudita
Australia
Isole
Salomone
India
6,0 M
Turchia
6,4 M
Nuova
Caledonia
6,7 M
Romania
4,7 M
El Salvador
Nicaragua
5,1 M
Canada
Serbia
Bosnia Erzegovina
Croazia
Tunisia
Belgio
Messico
4,1 M
Albania
5,2 M
Iran
5,1 M
Figi
6,6 M
Burkina
Faso
Tanzania
Germania
4,1 M
Sugli scaffali dei supermerca-
ti si sono moltiplicati i prodot-
ti confezionati in cartoni per
alimenti: dal succo di frutta al
vino, dalla minestra pronta
alla salsa di pomodoro. Non si
pu quindi fare a meno di
chiedersi se pi ecologico il
cartone o il tradizionale ba-
rattolo di latta. La risposta di-
pende da vari fattori. Essen-
do rettangolari, i cartoni sono
imballati e trasportati in mo-
do pi efficiente, anche per-
ch sono pi leggeri delle lat-
tine, spiega Grist. Tetra Pak,
la principale azienda del set-
tore, riferisce inoltre che i
suoi cartoni per bevande rap-
presentano solo il 4 per cento
del peso contro il 96 del pro-
dotto contenuto, mentre una
lattina dacciaio rappresenta
il 13 per cento del peso contro
l87 per cento del contenuto.
Riguardo ai materiali usa-
ti, i cartoni sono formati al 70
per cento da carta, che rici-
clabile, e la cui origine si pu
certificare. Un difetto dei car-
toni per bevande deriva per
dal metodo di smaltimento,
non semplice, perch sono ri-
ciclabili solo con macchinari
particolari, poco diffusi. Inve-
ce, il riciclo delle lattine
molto pi semplice. Se smal-
titi correttamente, i cartoni
tendono a essere pi ecologi-
ci anche dei contenitori di
vetro.
La scelta migliore limita-
re luso delle conserve, ridur-
re gli imballaggi e preferire le
grandi confezioni famiglia,
evitando le monodosi, che
hanno un packaging pi in-
gombrante rispetto al conte-
nuto. Ancora meglio, si po-
trebbe scegliere di comprare
prodotti sfusi.
Cartoni
alimentari
Ethical living
Alluvioni Il bilancio delle
alluvioni che hanno colpito i
Balcani salito a 59 vittime: 33
in Serbia, 24 in Bosnia Erzego-
vina e due in Croazia. In Bo-
snia le squadre di sminatori
stanno cercando di mettere in
sicurezza le mine rimaste sul
terreno dai tempi della guerra
(1992-1995).
Terremoti Un sisma di ma-
gnitudo 6,4 sulla scala
Richter, registrato nel mar
Egeo, ha causato il ferimento
di 266 persone in Turchia. Al-
tre scosse sono state registrate
in Albania, in Germania, nel
sud dellIran, nellest dellIn-
dia e nel sud del Messico.
Tempeste Una violenta
tempesta ha colpito la regione
di Kairouan, nel centro della
Tunisia, causando la morte di
cinque persone.
Siccit Pi di quattro milio-
ni di persone sono a rischio a
causa della siccit che ha col-
pito il Burkina Faso. Lha reso
noto il ministero dellagricol-
tura burkinab.
Vulcani Il risveglio del
vulcano Chaparrastique, nel
Salvador, ha costretto circa
mille persone a lasciare le loro
case.
Elefanti Il bracconaggio in
Tanzania ormai fuori
controllo e potrebbe causare
lestinzione degli elefanti
entro sette anni. Lallarme
stato lanciato dalla Societ
per la protezione degli
elefanti della Tanzania (Teps).
Circa 30 pachidermi sono
uccisi nel paese ogni giorno.
Salamandre Decine di sa-
lamandre sono state ritrovate
morte nelle ultime settimane
in Belgio. Secondo gli esperti,
la strage degli anfbi sarebbe
causata da un fungo che di-
strugge la loro pelle e li uccide
nel giro di quindici giorni.
Pesci Labitudine dei pescatori
del Nordamerica di uscire nelle
notti di plenilunio per pescare il
muskie, un grosso pesce simile
al luccio europeo, giustifcata.
Il muskie infatti tende a uscire
di pi per nutrirsi nelle notti di
luna piena, scrive PlosOne.
Lefetto pi pronunciato per
gli esemplari di taglia superio-
re, per le latitudini maggiori e a
met dellestate. Non chiaro il
motivo di questo comporta-
mento.
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Topcic Polje, Bosnia
Isola di Ellesmere, Canada
Ghiaccio I ghiacci artici conservano mille miliardi di microsco-
pici pezzi di plastica provenienti dai rifuti fniti in mare e tra-
sportati dalle correnti. Lanalisi dei campioni di ghiaccio preleva-
ti nel 2005 e nel 2010, scrive Earths Future, ha rilevato particelle
di rayon, poliestere, nylon, polipropilene, acrilico e polietilene.
Con lo scioglimento dei ghiacciai i frammenti di plastica saran-
no rilasciati in mare, rischiando di contaminare gli ecosistemi.
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u Tra ottobre e aprile le piogge
stagionali gonfano i fumi afri-
cani Zambesi e Chobe, che
inondano le vaste piane alluvio-
nali. Questanno non ha fatto
eccezione. Il 13 maggio 2014,
sorvolando la regione dello
Zambesi in Namibia, il satellite
Aqua ha fotografato le alluvioni
(in basso).
Nella foto in alto (dai colori
artifciali, ottenuta con radiazio-
ne infrarossa e luce visibile) lac-
qua appare nera, la vegetazione
verde acceso e il terreno spo-
glio marrone. La foto in basso
mostra la stessa zona il 13 mag-
gio 2014. A causa dellalluvione
alcuni villaggi sono stati som-
mersi, diverse aree evacuate e
molte scuole chiuse. Nel com-
plesso, per, nel 2014 sembrano
esserci stati meno danni degli
anni precedenti.
In questa regione remota i
satelliti possono essere molto
utili per osservare landamento
delle inondazioni. Da non molto
lAgenzia spaziale europea ha
lanciato un satellite con un ra-
dar che le autorit della Nami-
bia hanno usato per tenere sotto
controllo le alluvioni di
questanno. Il Dartmouth food
observatory, invece, calcola
lampiezza delle alluvioni lungo
lo Zambesi e il Chobe basandosi
sui dati ricavati dai satelliti della
Nasa.Adam Voiland
Queste foto sono state scat-
tate dal satellite Aqua della
Nasa, usato per studiare le
precipitazioni, levapora-
zione e il ciclo dellacqua.
Il pianeta visto dallo spazio
Le alluvioni dello Zambesi
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Namibia
Zimbabwe
Fiume Zambesi
Fiume Zambesi
Fiume Chobe
Fiume Chobe
Botswana
Zambia
21 febbraio 2014
13 maggio 2014
Nord
25 km
106 Internazionale 1053 | 30 maggio 2014
Tecnologia
N
ei primi tempi di internet si par-
lava molto di come la rete
avrebbe arricchito le nostre co-
noscenze e promosso la forma-
zione di nuove comunit. I suoi sostenitori
erano convinti che la rete avrebbe permes-
so di organizzarsi e comunicare senza subi-
re il controllo delle istituzioni e senza i
pregiudizi dei mezzi dinformazione. Un
aspetto, per, non mai stato risolto: i com-
menti in fondo agli articoli e ai post.
vero che i commenti permettono ai
lettori di contribuire a una conversazione
collettiva, ma anche evidente che posso-
no trasformarsi in posti dove persone stra-
ne si incontrano e diventano ancora pi
strane. Su internet la maleducazione cos
difusa che ha generato una particolare ti-
pologia di abusi. Il faming (infammare)
consiste in una guerra verbale furiosa e de-
cisamente personale che si insinua in una
discussione online. Il griefng (afiggere)
consiste nel tormentare costantemente
qualcuno, in genere attraverso aggressioni
su un forum. Un troll qualcuno che distur-
ba intenzionalmente le comunit online, di
solito nascondendosi dietro uno pseudoni-
mo. Questo tipo di attivit, detta trolling,
cos difusa che sullo Urban Dictionary si
trovano decine di definizioni per questo
termine, tra cui la pi concisa fare lo
stronzo su internet perch si pu fare.
Solo in rare eccezioni questi commenti
ofensivi hanno portato a un processo. Di
solito i siti dinformazione hanno dei mo-
deratori che rimuovono i post ofensivi e
impediscono di commentare certi articoli.
Prendete per esempio Alphaville, il blog f-
nanziario del Financial Times, che ha circa
30mila visite al giorno. Secondo il curatore
del blog, Paul Murphy, meglio moderare i
commenti piuttosto che impedire i com-
menti anonimi. Ogni tanto ricordiamo
agli utenti di non essere aggressivi e di ri-
manere in tema, dice Murphy. Se non
rispettano le regole li blocchiamo per un
giorno, per una settimana oppure per sem-
pre. I lettori capiscono cosa accettabile e
spesso si scusano se hanno esagerato. A
quanto pare la moderazione funziona. Su
Alphaville ci sono circa quattromila com-
menti alla settimana e di questi solo un
paio vengono cancellati. Inoltre si blocca-
no in media solo uno o due lettori al mese.
Daltra parte, la supervisione delle conver-
sazioni online pu essere unattivit caoti-
ca e frustrante che porta via tempo. Perf-
no una squadra dedicata di moderatori
farebbe fatica a competere con le orde di
troll che assalgono un sito. Per questo, do-
po aver permesso per anni che lanonimato
regnasse sovrano su internet, i siti dinfor-
mazione stanno cambiando strategia.
Opinioni forti e nomi veri
Lanno scorso la rivista statunitense Popu-
lar Science ha deciso di eliminare i com-
menti. Secondo i redattori, i commenti
(soprattutto se anonimi) sono un rischio
per lintegrit scientifca e generano un
clima aggressivo. Quartz, il sito dinforma-
zione di propriet dellAtlantic Media, al
posto dei commenti ha preferito inserire
delle note moderate accanto agli articoli.
Non ha i commenti neanche Vox, un sito
specializzato in notizie tecnologiche lan-
ciato ad aprile dallex blogger del Wa-
shington Post Ezra Klein. E questo mese
anche il National Journal, la rivista politica
dellAtlantic Media, ha eliminato i com-
menti. Per ogni rifessione intelligente
c sempre una valanga di attacchi perso-
nali. In questo modo il dibattito non si ar-
ricchisce, si svilisce, ha osservato il diret-
tore Tim Grieve.
Eppure molti giornali non vogliono ri-
nunciare ai commenti, perch quando una
conversazione decolla pu diventare mol-
to interessante. Lobiettivo eliminare gli
attaccabrighe e dare spazio a chi disposto
a fornire non solo opinioni forti ma anche
Non c pi spazio
per i troll
Lanonimato su internet stato
sempre accettato, soprattutto
nello spazio dei commenti. Ma
una sentenza della Corte
europea dei diritti delluomo
potrebbe cambiare le cose
John Sunyer, Financial Times, Regno Unito
il suo nome vero. A settembre lHufngton
Post ha annunciato che da quel momento
in poi per commentare sarebbe stato neces-
sario collegare il proprio profilo a un ac-
count Facebook verifcato con un numero
di telefono e che ogni commento sarebbe
stato associato al nome vero dellutente.
Credo che la libert despressione deb-
ba essere data a chi si assume la responsa-
bilit di quel che dice e non si nasconde
dietro lanonimato, ha detto la direttrice
Arianna Hufngton. Anche Google sta cer-
cando un modo per migliorare i commenti
di YouTube, non moderati e spesso violen-
ti, collegando ogni autore al suo proflo su
Google+. Ma costringere gli utenti a com-
mentare usando un social network non sol-
lever i siti dinformazione dalla responsa-
bilit legale per i commenti ofensivi. Inol-
tre, aprire un account finto su un social
network non difcile: in molti casi basta
unemail. Molte persone creano unidentit
digitale associata a uno pseudonimo. In
rete ho creato diversi alias, non per distur-
bare le conversazioni degli altri, ma per vi-
vere unesperienza pi creativa, mi spiega
al telefono Susie K., 32 anni, che dice di es-
sere una maniaca dei commenti attiva su
molti siti dinformazione. questo uno dei
grandi interrogativi per il futuro della rete:
questa straordinaria libert potr rimanere
nelle mani degli utenti o sar regolamenta-
ta? A giudicare da una recente decisione
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Internazionale 1053 | 30 maggio 2014 107
della Corte europea dei diritti delluomo,
forse andremo sempre pi in questultima
direzione.
Dal suo imponente palazzo in vetro e
acciaio nella periferia di Strasburgo, la Cor-
te europea dei diritti delluomo ha emesso
pi di diecimila verdetti nei sessantanni
della sua esistenza. Solo nellultimo decen-
nio il tribunale ha imposto allAustria di
permettere ai partner dello stesso sesso di
adottare i fgli luno dellaltro, ha migliorato
le condizioni di vita nei penitenziari russi e
ha decretato che la Francia doveva attribu-
ire ai fgli nati fuori dal matrimonio gli stes-
si diritti di successione degli altri.
Tra le cause in corso al momento ce n
una apparentemente insignifcante, ma che
potrebbe avere ripercussioni importanti su
internet. Il caso Delf contro lEstonia un
processo che decider fno a che punto i siti
devono avere il controllo dei commenti che
ospitano e capire in anticipo se un articolo
attirer discussioni difamanti.
Tutto cominciato con una denuncia
del principale azionista di una compagnia
di traghetti (nelle carte chiamato solo L)
contro Delf, un importante sito dinforma-
zione dellEstonia. Ha a che fare con un ar-
ticolo del gennaio 2006 sulle conseguenze
della decisione dellazienda di trasporti di
modifcare le sue rotte: i nuovi percorsi dei
traghetti avrebbero danneggiato alcune
strade di ghiaccio, che rappresentano il
modo pi economico per arrivare dallEsto-
nia orientale alle isole pi remote del paese.
La notizia non fnita in prima pagina nem-
meno in Estonia. Ma quel che successo
dopo preoccupante per qualunque sito
incoraggi i suoi utenti a commentare gli ar-
ticoli, soprattutto per quelli che permetto-
no i commenti anonimi. Due giorni dopo la
pubblicazione, larticolo di Delf aveva 185
commenti, molti dei quali anonimi. Alcuni
erano illuminanti, altri divertenti e altri
venti sono stati descritti da L come volgari
e difamanti. Delf ha riconosciuto il tono
difamatorio di quei commenti (si riferiva-
no alla compagnia di traghetti con espres-
sioni come fottute teste di cazzo) e li ha
rimossi non appena ha ricevuto da L lelen-
co dei post ofensivi. Come molti altri siti,
Delf usava un sistema di moderazione che
elimina i commenti su segnalazione.
Il meccanismo era semplice e subito do-
po la segnalazione i commenti erano stati
rimossi. Ma la segnalazione era arrivata so-
lo sei settimane dopo la pubblicazione
dellarticolo e in tutto quel periodo i com-
menti erano rimasti visibili.
Un esercito di moderatori
Nellaprile del 2006 la compagnia di tra-
ghetti ha fatto causa a Delf e due anni dopo
un tribunale estone ha dichiarato il sito col-
pevole e gli ha ordinato di risarcire lazien-
da con una somma di cinquemila corone
estoni (320 euro). Lappello di Delf stato
respinto dalla corte suprema dellEstonia
nel giugno del 2009. Dopo una serie este-
nuante di ricorsi nei tribunali del paese,
Delfi arrivato fino a Strasburgo, dove
nellottobre del 2013 la Corte europea ha
emesso il suo verdetto: Vista la natura
dellarticolo, Delf avrebbe dovuto immagi-
nare che ci sarebbero stati dei commenti
ofensivi e avrebbe dovuto procedere con
particolare cautela, per evitare di essere
condannata per danni alla reputazione di
un individuo.
Secondo la Corte europea, dunque, i siti
dinformazione dovrebbero prevedere qua-
li articoli potrebbero attirare commenti
difamanti e prepararsi a rimuoverli imme-
diatamente, addirittura prima che il conte-
nuto sia segnalato. Questo potrebbe impli-
care che i siti web dovranno esaminare
tutti i commenti prima di pubblicarli.
A gennaio, in reazione ai possibili efetti
di questo verdetto, un gruppo di testate
giornalistiche, aziende online, organizza-
zioni per la difesa dei diritti umani e istitu-
zioni accademiche ha spedito una lettera
aperta al presidente della Corte europea,
per avvertirlo che quella decisione avrebbe
potuto avere gravi ripercussioni sulla de-
mocrazia nellera digitale. Tra i sessanta-
nove frmatari cerano Google, la Guardian
News and Media, il Daily Beast, Pen Inter-
national e lAssociazione mondiale della
carta stampata. Gli editori temono che la
condanna di Delf in appello possa costitu-
ire il caso esemplare che, se preso a model-
lo, potrebbe assestare un duro colpo alla li-
bert despressione in rete e aprire un vaso
di Pandora di privati cittadini e aziende che
chiedono agli editori un risarcimento per le
frasi pubblicate da anonimi sui loro siti.
Questo impedir di fatto alle testate onli-
ne di accettare commenti i cui autori non
siano stati identifcati, dice Joe McNamee,
presidente di European digital rights.
Se lattuale sistema di segnalazione e
rimozione automatica dei commenti non
sar pi accettato, i siti saranno costretti ad
arruolare un piccolo esercito di moderatori
che dovranno scoprire chi si nasconde die-
tro le false identit. Si tratter di una mis-
sione complicatissima, potenzialmente
impossibile.
una brutta notizia anche per chi vuo-
le commentare questioni sensibili come
violenze domestiche, identit di genere,
persecuzione religiosa eccetera, dice Ai-
dan Eardley, un avvocato specializzato in
tutela dei dati personali e diritti umani.
Sarah Laitner del Financial Times os-
serva: importante eliminare tutti gli
ostacoli che impediscono al lettore di par-
tecipare. Alcuni si sentono pi liberi di
commentare se possono usare uno pseudo-
nimo. Daltra parte, la decisione non de-
finitiva. Il 17 febbraio la grande camera
della Corte europea ha accettato di riesa-
minare il caso. Il 9 luglio una nuova com-
missione prender in esame la questione e
solo allora Delf sapr se la sua condanna
defnitiva. Qualunque sar lesito di questa
vicenda, il compito da afrontare colossa-
le: lanonimato online cos radicato nella
nostra cultura che potrebbe essere troppo
tardi per cambiare le regole. u fp
Questa straordinaria
libert rimarr nelle
mani degli utenti o
sar regolamentata?
108 Internazionale 1053 | 30 maggio 2014
Economia e lavoro
I
l 3 maggio, allultimo incontro annua-
le di Warren Bufett con i suoi azioni-
sti, gli investitori hanno discusso in
modo ossessivo quello che limpren-
ditore statunitense ha detto sul mercato
azionario e sui piani per la sua successione.
Ma una questione interessante stata igno-
rata: la Berkshire Hathaway, la societ din-
vestimenti di Bufett, ha ridimensionato il
volume degli afari collegati al settore del-
le riassicurazioni a causa delle valutazioni
della dirigenza sulladeguatezza dei pre-
mi. In parole povere, Bufett ritiene che
non valga pi la pena dinvestire nelle assi-
curazioni contro le catastrof naturali.
Gli investitori e i governatori delle ban-
che centrali dovrebbero tenerne conto. A
un osservatore superfciale potrebbe sem-
brare che la decisione di Bufett sia dovuta
al fatto che le catastrof naturali stanno di-
ventando sempre pi imprevedibili. Di re-
cente, infatti, il governo statunitense ha
pubblicato un rapporto che attribuisce lau-
mento delle temperature, gli incendi incon-
trollabili e le piogge torrenziali al cambia-
mento climatico. Ma in realt la questione
delle riassicurazioni rivela qualcosa anche
sulle distorsioni fnanziarie prodotte dalle
politiche monetarie di questi ultimi anni.
Questo settore diventato meno interes-
sante per Bufett, perch stato inondato
da troppi soldi. Lalleggerimento quantita-
tivo (la politica messa in atto dalle banche
centrali per creare moneta attraverso
lacquisto di titoli di stato e di altre obbliga-
zioni) ha incoraggiato gli investitori a soste-
nere le aziende e i governi, ma li sta anche
spingendo a farsi carico dei rischi ambien-
tali, fnanziando le assicurazioni sulle per-
dite causate dai fenomeni naturali.
Un esempio lampante il mercato da
venti miliardi di dollari dei catastrophe bond
(cat bond), le obbligazioni collegate alle ca-
tastrof naturali. Grazie a questi strumenti,
lanciati quasi ventanni fa, gli investitori
scommettono sulla possibilit che le azien-
de assicurative debbano risarcire imprese
colpite da catastrof naturali. In genere que-
sti titoli hanno una durata triennale e, se nel
periodo di riferimento non si verifcano ca-
tastrof, gli investitori ricevono un cospicuo
interesse, altrimenti sono loro a pagare.
Quando queste rischiose obbligazioni sono
comparse sul mercato, solo pochi operatori
esperti nella valutazione del rischio di cata-
strofe naturale si azzardavano a comprarle.
Negli ultimi due o tre anni, per, si gonfa-
to rapidamente, toccando il picco di 4,75
miliardi di dollari nei primi quattro mesi del
2014. Al settore sinteressano anche gli in-
vestitori ordinari: nel 2013 quattro quinti dei
cat bond sono stati comprati da fondi pen-
sione e da altri grandi gestori istituzionali.
Immuni al crollo
I cat bond sono interessanti perch ofrono
rendite migliori di quelle garantite dalle ob-
bligazioni pi rischiose. Inoltre, sono consi-
derati immuni al crollo di altre attivit f-
nanziarie: una caratteristica molto apprez-
zata dopo la crisi del 2008. Tuttavia, con
londata di nuovi investitori successo
linevitabile: i tassi dinteresse sono precipi-
tati. Negli ultimi mesi il rendimento medio
dei cat bond di circa il 5 per cento, la met
dei livelli di due anni fa. Per certi versi una
buona notizia: lanno scorso il calo dei ren-
dimenti ha fatto ridurre del 15 per cento il
prezzo delle polizze assicurative.
Ma come sempre quello che conta sono
il rischio e la ricompensa. Molti degli inve-
stitori che si stanno tufando nel mercato
dei cat bond non hanno mai visto questi
strumenti causare perdite consistenti: se
infatti luragano Sandy ha provocato gravi
danni due anni fa, negli ultimi tempi la Flo-
rida e la California non sono state colpite da
catastrof rilevanti. A quanto pare gli inve-
stitori non si preoccupano molto della netta
riduzione dei rendimenti. Ma gli assicura-
tori esperti come Bufett considerano que-
sto atteggiamento un segno di autocompia-
cimento: secondo loro gli utili sono troppo
bassi per giustifcare la decisione di coprire
rischi come le catastrof naturali.
Da questi elementi si potrebbe dedurre
che il saggio di Omaha e i suoi colleghi han-
no un atteggiamento troppo prudente, ma
pi probabile che i fondi pensione possano
essere gravemente colpiti dalla prossima
catastrofe naturale. In ogni caso questa si-
tuazione dovrebbe ricordarci che i guada-
gni facili possono avere efetti imprevisti.
Ed meglio tenerlo presente, soprattutto
ora che nelle regioni statunitensi bagnate
dallAtlantico sta per cominciare la stagione
degli uragani. u fp
I rischi climatici
incombono sulla fnanza
Sempre pi investitori sono
interessati alle assicurazioni
contro le catastrof naturali. Ma
laumento di eventi legati al
riscaldamento globale potrebbe
metterli in difcolt
Gillian Tett, Financial Times, Regno Unito
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San Marcos, Stati Uniti, 16 maggio 2014. Un incendio in California
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Lettonia
Il numero Tito Boeri
39
Il 39 per cento degli investi-
menti diretti allestero provie-
ne dai paesi emergenti. Quin-
dici anni fa la quota era dell11
per cento. Una crescita impe-
tuosa trainata dallAsia che nel
2013 ha contribuito con il 7 per
cento. Stati Uniti e Giappone
sono ormai tallonati da Cina e
India. I due colossi asiatici
hanno spesso strategie diver-
genti, come dimostrano i dati
dellEmerging multinationals
events and networks database.
Lanalisi di questi dati, fatta
su lavoce.info da Alessia Ami-
ghini, Claudio Cozza e Rober-
ta Rabellotti, evidenzia alcune
fondamentali diferenze di
metodo tra i due paesi: mentre
per i cinesi la principale moda-
lit di investimento sempre
stata lattivit di green-
feld (lapertura di nuovi stabi-
limenti), tra gli indiani preva-
leva fno a poco tempo fa la
tendenza a comprare imprese
gi esistenti. Cina e India de-
stinano allEuropa una quota
simile dei loro investimenti
(rispettivamente il 33 e il 31 per
cento), ma mentre la Cina
punta soprattutto sulla Ger-
mania, lIndia si rivolge preva-
lentemente al Regno Unito.
Sono diferenti anche i settori
di specializzazione: i cinesi
prediligono lelettronica, la co-
municazione e le auto; gli in-
diani si concentrano su soft-
ware, servizi alle imprese e
farmaceutica. In entrambi i
casi, per, si tratta in maggio-
ranza di investimenti isolati.
Solo una minoranza rientra
per ora in una strategia mista
di acquisizioni e greenfeld. In
una situazione di grave crisi,
lapporto di capitali stranieri
pu essere decisivo per la ri-
presa. Osservare le strategie
degli investitori il modo mi-
gliore di creare il terreno adat-
to ad accoglierli. u
Shopping a Riga
La capitale lettone Riga una
straordinaria oasi del commercio al
dettaglio. Molte cose di cui in
Germania ancora si fantastica, qui
sono state gi realizzate, scrive
Brand Eins. Linnovazione stata
cos veloce, continua il mensile,
forse perch in Lettonia la crisi
arrivata prima e ha colpito molto
duramente: nel 2009 il pil crollato del 18 per cento, la
disoccupazione salita alle stelle, gli stipendi si sono
dimezzati, il commercio si contratto del 30 per cento.
Nei negozi i clienti erano diventati una merce rara, cos i
commercianti hanno deciso di dedicargli la massima
attenzione. Un altro aspetto interessante luso di
internet. Dopo la crisi, molti commercianti hanno dovuto
lasciare il centro a causa degli aftti troppo alti e sono
andati in periferia. Alcuni, per, hanno trovato una
soluzione: hanno afttato piccoli negozi dove non ci sono
molte merci, ma si pu ordinare tutto online: Il cliente
pu ritirare il prodotto in quello stesso negozio oppure
pu farselo spedire. A Riga la consegna avviene nello
stesso giorno dellacquisto entro le 15. u
Brand Eins, Germania
ECONOMIA
I numeri
di Piketty
Le capital au XXI sicle, il saggio
delleconomista francese Tho-
mas Piketty (nella foto) sulla di-
suguaglianza nel capitalismo,
contiene alcuni dati sbagliati e
alcune lacune soprattutto nella
parte che riguarda il Regno Uni-
to che ne indeboliscono le con-
clusioni. laccusa lanciata da
Chris Giles, un giornalista del
Financial Times. Secondo il
quotidiano britannico, i dati di
Piketty non bastano a sostenere
che nel sistema capitalistico i
pi ricchi accumulano ancora
pi ricchezza, aggravando la di-
sparit rispetto a chi ha di meno.
Piketty ha risposto dichiarando
di non avere alcun dubbio che i
miei dati possano essere miglio-
rati e ha accusato il Financial
Times di essere disonesto nel
suggerire che tutto questo possa
cambiare le conclusioni del sag-
gio. Anche perch diversi studi
recenti sono arrivati alle mie
stesse conclusioni usando fonti
diferenti. Nel dibattito inter-
venuto anche Paul Krugman.
Ora Piketty deve rispondere ai
rilievi, e vedremo come lo far,
ha scritto il premio Nobel per
leconomia. Il problema che
Giles andato troppo oltre. La
sua revisione lo ha portato alla
conclusione che la disparit di
ricchezza non mai cambiata.
Questo, in realt, dimostra che
lui nella direzione sbagliata. Pi-
ketty non pu sottrarsi al dovere
di rispondere. Ma chi pensa di
poter confutare lidea che le di-
sparit stanno crescendo va in-
contro a una forte delusione.
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IRAQ
Esportazioni
contestate
Il 22 maggio il governo regionale
del Kurdistan ha cominciato a
esportare carichi di greggio in
Europa attraverso la Turchia. La
decisione ha scatenato le prote-
ste del governo centrale irache-
no, che ha luso esclusivo degli
oleodotti turchi. Questa nuova
crisi potrebbe inasprire le rela-
zioni tra Ankara e Baghdad, gi
tese a causa delle ostilit tra scii-
ti e sunniti in tutta la regione,
scrive Ips. I contrasti con la Tur-
chia, inoltre, rischiano di rafor-
zare il sentimento separatista
dei curdi sul territorio turco e di
spingere lIraq a cercare strade
alternative per lesportazione
del petrolio.
IN BREVE
Guinea Dopo anni di rinvii, Rio
Tinto, Chinalco e lInternational
fnance corporation hanno an-
nunciato un investimento da
venti miliardi dollari nel proget-
to Simandou, il pi grande giaci-
mento di ferro dellAfrica.
Internazionale 1053 | 30 maggio 2014 111
Strisce
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FANTASTICO, LA TERRA ESPLOSA E NOI
ANDIAMO DA SOLI ALLA DERIVA NELLO SPAZIO.
DAI, ACCENDI LA TV. CHISS SE STANNO
TRASMETTENDO QUALCOSA.
NO, ASPETTA, HO TROVATO UN SEGNALE!
SIGNORE E SIGNORI, BUONASERA.
VI PARLA IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI.
POCHI MINUTI FA IL NOSTRO PIANETA STATO
DISTRUTTO CON TUTTE LE SUE FORME DI VITA
COME PENSAVO:
NON C NIENTE.
CE NE
HA MESSO A
CAPIRLO.
STA UN PO
ZITTO.
Loroscopo
Rob Brezsny
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Unquipe di scienziati li ha presi
ed riuscita a riprodurre la pianta.
Metaforicamente parlando, la lo-
ro impresa somiglia a un progetto
che riuscirai a realizzare nei pros-
simi 12 mesi, Vergine. Non so
esattamente che forma assumer.
Sar una rianimazione? Una re-
surrezione? Il risveglio di un so-
gno sopito? Il disgelo di un bene
congelato o il ritrovamento di una
risorsa perduta?
BILANCIA
Il fsico tedesco Arnold
Sommerfeld fu nominato
per il Nobel ben 81 volte. Ma non lo
vinse mai. La stessa sorte tocc
allattore Richard Burton, che rice-
vette sette nomination ma non si
port mai a casa un Oscar. Se nella
tua vita c qualcosa che somiglia a
questo, Bilancia, i prossimi 12 mesi
saranno il periodo pi favorevole
per rompere lincantesimo. E nelle
prossime settimane avrai unanti-
cipazione di quello che succeder.
SCORPIONE
Avrei dovuto baciarti pi a
lungo. Mi auguro che fra
tre settimane questo pensiero non
continui a tormentarti. Spero che
non sarai neanche ossessionato da
altri mantra come avrei dovuto
trattarti meglio o avrei dovuto
ascoltarti con pi attenzione. Ti
prego, non lasciare che succeda,
Scorpione. Ti scongiuro di operare
in te stesso i cambiamenti neces-
sari per essere pronto a dare alle
persone importanti della tua vita
tutta lattenzione che meritano. Se
lo farai, in futuro non avrai nessun
rimpianto.
SAGITTARIO
Cos il desiderio? E il de-
siderio struggente?. Sono
le domande che si pone Louise
Gluck nella sua poesia Prism. Sul
serio non lo sa? tornata in qual-
che modo a essere innocente, libe-
ra da tutti i ricordi di quello che il
desiderio ha signifcato per lei in
passato? proprio quello che do-
vresti fare tu, Sagittario. Pensi di
poterci riuscire? Sapresti entrare
nella mente di un principiante e
sentire il tuo desiderio come qual-
cosa di nuovo, appena nato, fresco
e primordiale comera nel momen-
to in cui ti sei innamorato per la
prima volta? Se ci riuscirai, ti rega-
lerai una grande benedizione.
CAPRICORNO
Ti farebbe davvero bene
scontrarti con un critico
compassionevole, con qualcuno
che freni dolcemente e amorevol-
mente i tuoi eccessi, curi la tua
ignoranza e corregga i tuoi errori.
Perch non vai in cerca di una gui-
da cos energica? Idealmente, que-
sta persona dovrebbe anche spin-
gerti a sfruttare meglio i tuoi punti
forti e a prenderti pi cura del tuo
corpo. Questo feedback terapeuti-
co arriver comunque. Il punto :
sarai tu a sceglierlo o aspetterai
passivamente che sia il fato a deci-
dere per te? Io sono favorevole alla
prima opzione.
ACQUARIO
Sarebbe un ottimo mo-
mento per inventare cin-
que nuovi modi per divertirti.
Non sto insinuando che ci sia
qualcosa di sbagliato in quelli che
hai gi. solo che nelle prossime
settimane la vita cospirer per
aiutarti a far cadere alcune delle
tue inibizioni, a spassartela pi
del solito e a provare pi piacere.
Il modo migliore per collaborare
con questa cospirazione sarebbe
esplorare le frontiere dellintratte-
nimento e dello svago. Qual la
cosa pi eccitante che hai sempre
voluto provare ma non hai mai
fatto? Quale avventura riaccende-
rebbe la tua spontaneit?
PESCI
Questo il momento ideale
per modifcare il tuo rap-
porto con il passato. Sei pronto per
una seduta intensiva di lavoro psi-
cospirituale? Per cominciare, me-
dita su questa domanda: A quali
ossessioni fossilizzate, antichi in-
sulti, sogni impossibili e fantasmi
parassiti sono pronto a rinuncia-
re?. E poi passa a questaltra: Co-
sa posso fare per essere sicuro che
dora in poi reagir ai miei incontri
con il passato con uno spirito dac-
cettazione rilassato e divertito?. E
la terza: Cosa ne far di tutta
lenergia che avr liberato lascian-
do andare i pesi morti ai quali ero
aggrappato?.
GEMELLI
Credo che prossimamente sognerai di stare nudo su un
palcoscenico davanti a un grande pubblico. Forse non
sarai completamente nudo, magari indosserai un paio
di calzini a righe verdi e rosa e una corona doro. E, peggio anco-
ra, scommetto che ti dimenticherai cosa dovevi dire alla folla in
attesa. Muoverai le labbra ma non ne uscir nessuna parola. La
buona notizia che, grazie al mio avvertimento, puoi fare tutto il
necessario per evitare che mentre sei sveglio succeda qualcosa di
simile a questo sogno. Cos, quando sarai chiamato a dare prova
di te, sarai preparato e farai una bellissima impressione.
COMPITI PER TUTTI
Ti sfdo a fare un complimento a una
persona alla quale non ne hai mai fatti.
ARIETE
Quando ero giovane, di-
ceva lo scrittore francese Al-
bert Camus, mi aspettavo dalle
persone pi di quello che potevano
darmi, amicizia eterna, emozioni
permanenti. Pi di una volta era
rimasto deluso. Adesso ho impa-
rato ad aspettarmi meno di quello
che possono darmi, concludeva.
Le loro emozioni, la loro amici-
zia, i loro gesti nobili continuano
ad avere un valore miracoloso ai
miei occhi, sono il frutto della gra-
zia. Mi piacerebbe che seguissi il
suo esempio nei prossimi mesi,
Ariete. Se lo farai, i presagi astrali
lasciano intendere che proverai la
stessa gioia di Camus.
TORO
Alcuni terremoti avvengono
al rallentatore. Si verifcano
a 30 o 40 chilometri di profondit,
dove le placche tettoniche sono pi
calde e meno dure. Diversamente
da quelli che provocano scosse im-
provvise e devastanti, questi terre-
moti possono andare avanti per
giorni senza far volare per terra i
piatti dagli scafali. Ho il sospetto
che nei prossimi mesi il tuo destino
somiglier a questo fenomeno, To-
ro. Le tue fondamenta fremeran-
no, ma lo faranno lentamente e
dolcemente. Alla fne, lenergia li-
berata sar enorme e il riallinea-
mento delle strutture profonde sa-
r di portata epica. Ma tutto questo
non provocher nessuno scompi-
glio e nessun danno.
CANCRO
Quando entro in uno stato
meditativo e cerco di intuire
qualcosa sul tuo futuro, vedo lim-
magine di un arboscello sano e for-
te nato da un albero caduto che sta
marcendo nel bosco. Vedo funghi
che spuntano in abbondanza da un
mucchietto di sterco in un pascolo.
Cosa signifcano queste mie visio-
ni? Suppongo che metaforicamen-
te tu stia attraversando una fase di
decomposizione. Ti stai liberando
di tutto ci che morto e ti stai pu-
rifcando. Nel frattempo, stai an-
che preparando uno straordinario
fertilizzante. Ancora non pronta
ma, quando lo sar, comincer una
fase di improvvisa crescita.
LEONE
Caro diario, negli ultimi
dodici mesi quasi tutto quel-
lo che poteva cambiare cambia-
to. Non sto esagerando. Veder di-
strutta una delle mie certezze sa-
rebbe stato accettabile, sono abi-
tuato al graduale sgretolarsi delle
mie fondamenta. Ma questultima
fase, in cui tutte le mie belle illu-
sioni di stabilit sono crollate, ha
battuto ogni record. E allora per-
ch sono ancora forte e solido?
Perch non sono rannicchiato in
un angolo a parlottare con i ragni?
Ho forse trovato una nuova fonte
di energia a cui non ho potuto ac-
cedere fnch non sono cadute tut-
te le mie difese? Penso che sposer
questa teoria.
VERGINE
Circa 32mila anni fa alcuni
scoiattoli della Siberia set-
tentrionale seppellirono i frutti di
una pianta in profondit nelle loro
tane, sotto il livello del perma-
frost. Poi ci fu uninondazione.
Lacqua gel e sigill per sempre
quei frutti in uno strato di ghiac-
cio. Sono rimasti l fno al 2007,
quando qualcuno li ha trovati.
114 Internazionale 1053 | 30 maggio 2014
Lultima
Quasi tutte le guerre cominciano dalle braci della precedente.
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Le regole Red carpet
1 Se ti vesti di rosso ti confonderai con il tappeto. 2 Non dimenticare di dire: gi un
grandissimo onore essere qui stasera. 3 Ostenta intimit con le star che incontri: salutale con
baci e gridolini anche se non le conosci. 4 Presentarti sul red carpet con tuo fglio equivale ad
ammettere che non fai sesso da mesi. 5 Non sei famoso? La tua unica chance fare irruzione in
una foto di Nicole Kidman. regole@internazionale.it
Finalmente mi sento europeo!.
Belgio, re Filippo afda un mandato esplorativo a Bart De Wever:
Allora Matilde, lo invito, gli dico che non indispensabile e
passo al successivo. Non cos in fretta, Filippo.
Obama: Arrivederci, buona fortuna e se mai vi servisse
una man0.