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"QueI giorno Ges usc di casa e si sedette in riva aI mare" (Mt 13,1 )
una frase che si pu leggere tra le tante, senza farci caso. Altre volte magari si da
importanza ( un po' una deformazione di noi preti, ma anche di altri, vedi per
esempio i giuristi) a un termine o ad una virgola per avere una conferma o scrivere un
trattato dicendo tutto e il contrario di tutto. Qui, sufficiente rimanere in superficie per
cogliere tutta l'importanza del gesto compiuto da Ges.
Si sa che Ges non ha solo parlato per manifestare il suo pensiero, ma soprattutto ha
agito, aveva uno stile di vita talmente evidente ed eloquente che non ci sarebbe biso-
gno di nessun commento. Da sottolineare un particolare non marginale e cio che
Ges era consapevole che la sua era preziosa, che era tanta la gente che voleva in-
contrare, che tante erano le cose che voleva comunicare, che problemi di ogni genere
li incontrava ogni giorno. Si legge nel Vangelo che era sempre attorniato dalla folla,
che quasi non aveva il tempo per mangiare e dormire, per pregare doveva prendersi
una parte della notte. Eppure anche lui era fatto di carne, anche lui aveva bisogno di
"staccare" ed ecco questa scena pulita, semplice.
Normalmente (giustamente) abbiamo sott'occhio l'immagine di una croce sulla quale
lui inchiodato. Ebbene, all'inizio di questo tempo estivo vale la pena avere davanti
questa immagine di Ges che, tra le tante cose da fare, tra le tante persone da incon-
trare quel giorno, ha pensato di sedersi tutto solo davanti al mare di Tiberiade.
Se non un comando, senz'altro un esempio per noi sempre indaffarati, sempre
presi da mille cose, come se lavorare, fare, guadagnare siano i verbi (le azioni) pi
importanti della vita. Ges stesso ha "tirato le orecchie" a una Santa, Marta, che si la-
mentava con la sorella Maria; ha raccontato una parabola, quella famosa del signorot -
to che aveva lavorato tutta una vita ma non si era accorto degli altri.
Anche ai suoi discepoli, di ritorno da un viaggio, comanda di "mettersi in disparte e di
riposare un poco" (neanche a farlo apposta, questi episodi vengono presentati dai tre
evangeli sinottici nel periodo estivo).
Tutto questo per augurare una BUONA ESTATE, un BUON RPOSO, una
VERA R-CREAZONE: ne abbiamo bisogno tutti, sia sotto l'aspetto fisico che psichi -
co. Lo stress dicono che sia la malattia pi diffusa in questo tempo e purtroppo sia an-
che la causa di diverse disgrazie.
Buona estate e buone vacanze, carissimi: un riconoscere i nostri limiti, anche un
farci carico delle nostre responsabilit oltre che apprezzare tutto il bene e il bello che
c' attorno, da quello umano a quello artistico e naturale.
S. Vittore martire
L'8 maggio abbiamo ricordato uno dei nostri Patroni: S. Vittore. Crediamo di fare
cosa utile e gradita pubblicando la sua breve e intensa biografia. Leggendola, tutti
(vecchi e nuovi ronaghesi) possiamo far tesoro dell'eroica testimonianza di questo
martire, sentendolo veramente patrono e intercessore nella vita di tutti i giorni.
an Vittore il Moro (attributo che indica
il colore bruno della pelle degli Africa-
ni e significa "mauro", cio nativo della
Maureta-nia, un'antica regione dell'Africa
corrispondente alla zona dell'odierno Ma-
rocco) era soldato ai tempi di Massimiano,
imperatore d'occidente, e si trovava a Mi-
lano. Proprio Massimiano diede inizio a
una delle ultime persecuzioni prima che,
nel 313, sempre a Milano, Costantino pro-
mulgasse il famoso editto che riconosceva
ai cristiani completa libert di culto. l gio-
vane Vittore aveva sempre seguito fedel-
mente il suo imperatore, ma ancor pi fe-
delmente seguiva gli insegnamenti di
Ges. Sottoposto ad interrogatorio, con-
fess la sua fede, riaffermando al tempo
S
stesso la fedelt all'imperatore per tutto
ci che riguardava la sua vita civile e la di-
sciplina militare. Anche minacciato di tor-
tura, tenne fede al suo impegno e nelle
mani di feroci persecutori mantenne un at-
teggiamento chiaro e lineare, pur subendo
i pi duri tormenti. Fustigato e bastonato,
fu infine ricoperto di rovente piombo fuso;
sopravvissuto a questi duri supplizi, venne
decapitato nell'anno 303.
Vittore il Moro diventato presto uno dei
santi pi popolari e venerati di Milano;
sant'Ambrogio scriveva che Vittore era
uno dei principali patroni della citt e san
Gregorio di Tours riporta molti miracoli che
sono avvenuti presso la tomba del martire
mauretano.
..........
LA MESSA NELLE FRAZIONI
l mese di maggio si svolto semplicemente e bene, con la S. Messa nelle frazioni, a
coronamento della benedizione delle famiglie di Via Ambrosoli e di Via Serafino.
Molto efficace stato il commento di Don Eugenio durante la messa conclusiva alla
grotta del campo sportivo. Si chiedeva cio se fossimo stati noi ad accompagnare la
Madonna nelle varie frazioni di Ronago, oppure se l'avessimo inseguita. Accompagna-
re e inseguire hanno significati ben diversi ma, per quanto riguarda il nostro rapporto
con Maria, vanno benissimo entrambi. nfatti, Lei c'era a Ronaghino - nella corte vec-
chia, in via Serafino, presso la famiglia Vanotti, alla Fornace, antico "cuore" della Val-
mulini. Tre incontri suggestivi e belli, per la cura con cui sono stati preparati dagli abi-
tanti della zona, per la presenza di tanti bambini, per il cielo minaccioso o per la tiepida
sera di maggio. Maria c'era, e noi l'abbiamo nel contempo accompagnata ed inseguita.
Accompagnata come suoi figli, per dimostrarle il nostro affetto e la nostra devozione.
nseguita per invocarla, ringraziarla, affidarle le nostre angustie. bello ritrovarsi ac-
canto e attorno a Lei, che non smette mai di insegnarci silenziosamente la strada che
porta a Ges.
Anna B.
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Don Costantino per noi:
una rotta da seguire
uando Dio si fa particolarmente pre-
sente in mezzo a noi, dovremmo
accorgercene subito. Ma ogni volta arri-
viamo a scoprire che Lui a batterci sul
tempo. Noi capiamo sempre "dopo" an-
che se - nel cuore - i sentimenti ci sono
gi.
Q
Cos stato con Don Costantino Stefa-
netti, nostro compaesano, Sacerdote,
Monsignore, Direttore Nazionale
dell'Apostolato del Mare e dell'Ufficio
della Pastorale di "Migrantes", la Fonda-
zione della CE.
Da sempre eravamo abituati a vederlo
come uno di noi e come lui del resto pre-
feriva: semplicemente Don Costantino.
Quando gli imbarchi e gli impegni glielo
consentivano, tornava a Ronago per ac-
compagnare e condividere le celebrazio-
ni della festa della nostra Madonna, o in
qualche occasione speciale, come il 25
di sacerdozio di P. Giuseppe Ambrosoli
(1980) o l'avvicendarsi dei parroci.
Proprio l'anno scorso gli abbiamo ricam-
biato la visita a Genova, con il pellegri-
naggio parrocchiale, constatando una
volta di pi che - grazie al suo sorriso -
l'atmosfera di famiglia non cambiava, n
sui nostri colli di frontiera, n in riva al
mare.
Lui arrivava discreto ed era di nuovo qui,
come un vecchio amico: sereno e affabi-
le, tanto imponente nell'aspetto quanto
schivo nell'animo, compagno ed "inviato"
di tutta la Comunit.
Parlava poco di s e del suo operato: si
interessava piuttosto di noi e delle nostre
famiglie. Sapevamo che era cappellano
sulle navi, senza aver per capito fino in
fondo che lui di fatto era un "missionario
galleggiante". Quante persone, di quali
razze, nazionalit, culture e religioni avr
conosciuto, avvicinato, aiutato?
E come mai alcuni di loro, trovandosi
anni dopo in talia, non hanno esitato a
prendere treni e bus, venire fino a Rona-
go e chiedere dove abitassero i suoi pa-
renti per poterli salutare e ringraziare?
E cos come ci ha raccontato il Rappre-
sentante della Diocesi di Genova duran-
te il funerale, che cosa ha spinto l'autista
di un TR a fermarsi in mezzo alla strada
"solo" per chiedere sue notizie, sapendo
che era malato?
E per quali motivi l'Universit di New
York gli ha conferito una laurea Honoris
Causa nel settembre 2001, laurea "sco-
perta" solo in seguito dai parenti ignari
fra le sue carte a Genova?
E perch ci veniva cos spontaneo voler-
gli bene?
Semplicemente per quello che egli era. l
suo messaggio sta tutto in quel modo di
essere e di donare: pur carico di respon-
sabilit pastorali, umane e anche ammi-
nistrative, riusciva a non farlo notare,
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Don Costantino per noi: una rotta da seguire
a non farlo pesare, per essere fratello e
prossimo di tutti.
La via che egli ci indica perci sempli-
ce e solenne - come lui - quando siamo
andati a rendergli omaggio. Sull'abito da
Monsignore (che qui non gli avevamo
mai visto indossare) spiccava la sua sto-
la bianca, con un simbolo e una scritta:
"Apostolatus Maris". Una stola e una
scritta in cui racchiusa tutta una vita,
dentro la vita di moltissime persone e
delle loro famiglie. Gente che lavora lon-
tano da casa, con tutto il disagio e i pro-
blemi che ne derivano. Gente che maga-
ri viaggia per diletto, ma che a volte
deve fare i conti con ben altre solitudini e
miserie. E lui era l, pronto ad ascoltare,
comprendere e sostenere tutti quanti.
l mare grande e oggi pi che mai sap-
piamo come ci possa interpellare perso-
nalmente, giungendo a lambire anche la
nostra vita quotidiana di famiglia - di pic-
colo paese - di mondo globale, ambito
approdo di tanti profughi e migranti. Sta
quindi anche a noi, nel nostro piccolo,
essere scialuppe e fari, come Don Co-
stantino.
E come stato per lui, pu essere che
all'orizzonte, fra le onde, appaia - repen-
tina e ineluttabile - la croce.
Ma, avendolo visto portare la Speranza
e la Croce, sappiamo che ora dal Cielo
Don Costantino continuer a proteggere
i marittimi, gli aeroportuali, i suoi confra-
telli e che, insieme a tutti i nostri parroci
e religiosi defunti, sar anche custode
perenne della nostra Comunit.
La Comunit Parrocchiale
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una quaresima
speciale
Gli appuntamenti quaresimali di quest'anno sono stati molteplici e molto intensi. Ne
vogliamo quindi fare un breve riepilogo per far s che ritornino nella mente e nel
cuore, risvegliando i propositi che ci hanno suscitato.
n po' come quel bellissimo vassoio di
frumento bianco (tutti l'abbiamo visto
appoggiato alla balaustra) preparato da Eli-
sa e Antonio Provenzano secondo una anti-
ca tradizione della Calabria: i semi di fru-
mento vengono messi su un fondo di coto-
ne o di stoppa e poi riposti in un luogo buio,
avendo cura di bagnarli periodicamente..
Non ricevendo luce per circa 15-20 giorni, le
pianticelle crescono di colore bianco e solo
a Pasqua giunge anche per loro il momento
di uscire al sole, che le far diventare prima
verdi e poi bionde spighe cariche di chicchi.
U
Anche per noi dunque la Quaresima il pe-
riodo della riflessione e della penitenza, per
poter poi portare frutti di resurrezione.
La Catechesi degIi aduIti
Si svolta in cinque serate (una per setti-
mana) con il sottofondo di un tema unico
"Eucaristia: al centro della vita, fonte della
Missione" affidato a cinque autorevoli rap-
presentanti della realt laica e religiosa del-
la nostra zona.
l primo incontro stato guidato dal "nostro"
Dr. Enrico Rezzonico ed era articolato
sull'essere famiglia, cellula civile con i suoi
doveri ma anche con i suoi diritti, e cellula
ecclesiale in cui - vivendo i valori della fede
- si trasmette ai figli il messaggio evangeli-
co.
Prendendo spunto dall'Enciclica "Familiaris
Consortio" Enrico ci ha fatto camminare fino
alle pi recenti esortazioni di Papa Giovanni
Paolo : "Famiglia, diventa ci che sei" e
"Famiglia, credi in ci che sei". Non per tra-
sformarci in nuclei chiusi e privilegiati ma, al
contrario, per essere veramente la prima
porta che si spalanca verso il coniuge, ver-
so i figli e verso tutta la societ vivendo e te-
stimoniando il Vangelo, come pane vivo che
quotidianamente spezziamo sulla tavola del
nostro esistere.
l secondo incontro, reso suggestivo dal fil-
mato che ci stato proiettato, stato con-
dotto dal Dr. Piero Tettamanti, Presidente
del Centro di Aiuto alla Vita di Como.
Le sue parole, seguite alla visione del filma-
to che presentava testimonianze positive e
negative di fronte alla "tentazione legale"
dell'aborto, ci hanno testualmente indicato
che dobbiamo imparare a "chinarci" di fron-
te alla vita - per contemplare e ringraziare -
sia essa quella della natura, sia soprattutto
quella di un nuovo figlio della famiglia uma-
na, o di un anziano, di un ammalato, di un
disabile che fa fatica a viverla da solo. l ver-
bo "chinarsi" simboleggia molto bene
l'atteggiamento del vero cristiano che, se-
guendo l'insegnamento di Ges trova,
nell'andare incontro al prossimo, il senso e
lo scopo della propria vita.
Al terzo appuntamento abbiamo trovato Ro-
berto Bernasconi, diacono permanente
della nostra Diocesi. Dopo averci spiegato i
motivi ed il cammino della sua scelta, si
soffermato sulle attivit che un diacono
(sposato e padre di famiglia) svolge nel suo
paese o nel suo quartiere per condividere e
sostenere l'opera dei parroci . Nella sua ve-
ste egli viene a contatto con drammi e diffi-
colt individuali e familiari, cercando quindi
di portare aiuto concreto, sia con le parole
che con i fatti. Gran parte del suo ministero
- che coadiuva anche diverse attivit pasto-
rali dei sacerdoti
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una quaresima speciale
- comunque incentrata sulla carit che
crea contatti, scopre i problemi e che, con
delicatezza, ne cerca e le attua le soluzioni.
Quarto incontro con l'unica donna relatrice:
la Prof.ssa Gemma Tavasci, membro del
Coordinamento Comasco per la Pace. Ab-
binando magistralmente le sue vocazioni di
insegnante e di persona impegnata per la
costruzione di un mondo migliore, Gemma
ha compiuto una carrellata sui tanti modi in
cui anche noi, nel nostro piccolo, possiamo
essere costruttori di giustizia e di pace. Con
l'atteggiamento e con l'esempio, innanzitut-
to, ma anche con scelte di vita coerenti che
dimostrino l'attenzione verso i pi poveri, la
sobriet che condivide, la giustizia econo-
mica e sociale che attenua il divario fra il
Nord e il Sud del mondo, la pace che esclu-
de le armi, il dialogo che avvicina i popoli.
tuttavia necessario comunicare e scambiar-
si le proprie esperienze, diffondere gesti e
parole di pace, per poter crescere insieme
agli altri e conseguentemente far crescere
la qualit del sostegno che tutti insieme
possiamo portare.
L'ultima sera abbiamo ascoltato Don Mau-
ro Giordano, docente di Sacra Scrittura
presso il Seminario di Como. l suo inter-
vento era una preparazione alla Settimana
Santa. Ha semplicemente aperto e fatto
leggere ad alta voce il Vangelo del Gioved
Santo: l'ultima cena e l'orto dei Getsemani,
spiegandoci con parole vive ed anche un
po' "nuove" l'umanit e la divinit di Ges di
fronte alla prova e al dono estremo. A volte
a noi sembra scontato che Dio ce la faccia
sempre e non pensiamo che anch'egli -
come noi - possa aver avuto i suoi dubbi,
smarrimenti e angosce prima di mettersi
pienamente nelle mani del Padre. l com-
mento appassionato di Don Mauro ci ha
come trasportati nel Cenacolo e nell'Orto,
facendoci riflettere come se fossimo stati l
presenti a guardare Ges, a comprenderne
i gesti, ad ascoltarne le parole, a condivi-
derne la paura e a coglierne la forza. l tem-
po trascorso troppo veloce e non siamo
riusciti a seguire Ges al processo e sul
Calvario, ma lo stile di questa meditazione
ci ha comunque offerto una chiave nuova
per accostarci al Triduo Pasquale.
Per i pi piccoIi
Anche la Quaresima dei piccoli ha segnato
una tappa importante. Nel cuore della Setti-
mana Santa e precisamente mercoled 26
marzo, la nostra chiesa ha ospitato uno
specialissimo teatro di marionette.
Nato dall'entusiasmo di Mario e dalla colla-
borazione di sua moglie Linda (residenti a
Como e genitori di cinque figli) il teatrino dei
"PigIiapupazzi" gi positivamente noto a
Ronago, si esibito mettendo in scena il
brano di Vangelo in cui Marco, allora bam-
bino, ha vissuto il momento dell'arresto di
Ges nell'orto degli Ulivi, fino alla sua Re-
surrezione. La passione vista dunque con
gli occhi di un bambino-evangelista e di un
evangelista-bambino, per i nostri bambini.
Ce n'erano tanti, con genitori e nonni, dai
piccolissimi ai pi grandicelli, ma tutti attenti
ed affascinati da quei pupazzi che si muo-
vevano e parlavano sul palco. Commovente
e spontaneo Marco, molto reale anche la
sua mamma: laboriosa, severa, comprensi-
va ed apprensiva, piena di premure e rac-
comandazioni. Un po' "acciaccato" l'Angelo
della Resurrezione ( ma, considerate le
quasi duemila primavere....). E ... soprattut-
to un Ges, che non abbiamo visto ma che
era pi che mai presente fuori campo: e
cio nel cuore di chi ha lavorato e nel cuore
di chi ha visto questo bellissimo Vangelo
animato. Nel cuore dei bambini che - ne
siamo certi - da grandi se ne ricorderanno.
La Via Crucis dei giovani
giovani potevano mancare? Certamente
no! La "loro" Via Crucis itinerante ormai
diventata una bellissima tradizione ed un
importante appuntamento per tutti coloro
che desiderano prepararsi bene alla
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una quaresima speciale
Pasqua. La sera del Venerd Santo, 29
marzo, prendendo in prestito le splendide
riflessioni della Via Crucis del Giubileo dei
Giovani 2000 a Roma, tutti insieme e molto
numerosi abbiamo ripercorso alcune tappe
della vita di Ges, leggendo il corrispon-
dente brano del Vangelo, (ricostruito con
dei semplici simboli nelle varie soste del
percorso lungo le vie del paese), meditan-
dolo alla luce delle tante realt che ogni
giorno anche noi incontriamo in noi stessi
e nel prossimo ed assumendo anche degli
impegni concreti da realizzare. Fino ad ar-
rivare alla Croce, che ci aspettava in piaz-
za e davanti alla quale seguendo l'esempio
e il bellissimo invito di Don Eugenio - tutti
ci siamo inginocchiati prima di entrare in
chiesa. Una Via Crucis molto significativa
ed efficace per affiancare la parola di Dio
al nostro vissuto di ogni giorno e per allar-
gare gli orizzonti del cuore verso i problemi
e le sofferenze di tutta l'umanit.
E per gIi anziani?
A dire la verit essi sono gi una catechesi
vivente, da cui tutti, adulti, ragazzi e bam-
bini abbiamo da imparare.
Sono i pilastri della Comunit che, malgra-
do gli anni e gli acciacchi, ci bagnano vera-
mente il naso. A loro ha pensato Don Eu-
genio, riservando un'oretta la domenica
pomeriggio per degli incontri di catechismo
(peraltro assai frequentati e animati) desti-
nati a spiegare gli orientamenti della Chie-
sa e anche (perch no?) a raccogliere do-
mande e testimonianze sulla loro esperien-
za di fede. Una fede che, pur ancorata ad
antichi schemi e precetti, pi che mai
viva e partecipe, anche perch ha saputo
adeguarsi alle innovazioni del Concilio
senza nulla perdere di quei valori che sono
stati il prezioso bagaglio dell'infanzia e del-
la giovinezza. E di tutta la vita.
Anna B.
9
il punto su...
a quasi un anno fa bella mostra di s, sulla
piazza della Chiesa , il cassonetto giallo per
la raccolta di indumenti, posizionato dalla Caritas
Diocesana e che viene ormai effettuata in molti
comuni o parrocchie della Diocesi e ha come
scopo quello di recuperare ci che noi scartiamo
in un'ottica di riutilizzo delle risorse, offrendo
contemporaneamente uno sbocco lavorativo a
persone in difficolt. lo sforzo di passare da
una carit puramente assistenziale, ad una cari-
t rivolta ad un'autentica promozione della digni-
t della persona, che passa anche dalla possibi-
lit di poter svolgere un lavoro regolarmente re-
tribuito.
D
Per questo il prelievo degli indumenti dai casso-
netti stato affidato alla cooperativa sociale " La
Villetta" di Lomazzo e costituita qualche anno fa
da una famiglia che, aprendosi all'accoglienza,
offre ospitalit nella propria casa e nella propria
vita a persone in difficolt e che, attraverso que-
sto ed altri servizi, offre anche opportunit di la-
voro a chi si avvicina loro per un aiuto.
l materiale raccolto viene poi consegnato ad
una ditta di Prato, attiva in questo settore che lo
rivende, secondo la normativa vigente, ad una
ditta in Tunisia, dove 300 persone lo recuperano
o lo trasformano per immetterlo sui mercati
dell'usato del Terzo mondo, evitando quindi che
tanti debbano emigrare in un paese straniero per
poter mantenere la propria famiglia. Prima
dell'invio in Tunisia, per, la ditta di Prato provve-
de ad una selezione, per inviare al macero ci
che davvero non potr servire pi a nulla, men-
tre una quantit sufficiente di sacchi viene con-
segnata dalla cooperativa "La Villetta" presso il
magazzino della Caritas, dove un gruppo di don-
ne seleziona e prepara gli indumenti che servo-
no ai vari "guardaroba dei poveri" che sono
aperti sul territorio, per uomini, donne e bambini,
cos che non siano mai senza indumenti da distri-
buire alle tante persone che ne hanno bisogno.
Alla Caritas inoltre corrisposta una percentua-
le, in base alla quantit di vestiti prelevati, che
viene poi utilizzata per i vari servizi a favore dei
poveri.
Da un piccolo gesto iniziale come l'inserire un
sacchetto, nasce quindi una grande catena di
solidariet....
Su questa linea la Caritas ha voluto anche ri-
strutturare il servizio di raccolta e distribuzione
mobili e suppellettili da cucina cos da garantire,
anche attraverso di esso altri posti di lavoro per
persone in difficolt e che, per il tipo di proble-
matiche che portano con s, il mercato del lavo-
ro tradizionale non accoglie. Per questo il servi-
zio stato affidato alla cooperativa sociale "Di
mano in mano", nata dall'associazione di fami-
glie creata dai coniugi Volpi e ormai diffusa in
tutta la Lombardia. Sono famiglie che vivono in
comunit e che al loro interno accolgono perso-
ne in difficolt e che, anche nella zona di Como,
stanno cercando di aprire una comunit e per
questo un gruppo di famiglie del nostro territorio
sta compiendo il cammino di preparazione. Due
capifamiglia hanno perci lasciato il loro lavoro,
per gestire il servizio e cominciare cos questa
esperienza, attraverso il quale vari ragazzi han-
no potuto essere inseriti eseguiti in un'attivit la-
vorativa.
Le cifre che chiedono per gli eventuali sgomberi
o traslochi che sono chiamati a fare, servono
quindi per garantire uno stipendio dignitoso alle
persone in difficolt che vi lavorano, garantendo
contemporaneamente la possibilit a chi poi pre-
lever i mobili dal magazzino, di poterli avere
corrispondendo un modesto contributo economi-
co, spesso richiesto solo a scopo educativo.
Un'occasione, quindi, di trasformare una pur si-
gnificativa opera di volontariato, in un reale per-
corso di reinserimento per persone che altrimenti
non avrebbero altre possibilit di accoglienza e
di lavoro.
Anche cos, possiamo contribuire a costruire
quella societ pi attenta ai deboli e agli ultimi
che tutti auspichiamo... a volte basta solo un pic-
colo gesto!
Per chi volesse usufruire del servizio il numero
da chiamare 1780-304330, oppure si possono
portare direttamente i mobili e tutto ci che serve
in cucina, presso il magazzino situato ad Albate
in Via Canturina,190 (presso la ditta FREY).
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Dopo la prima fase
X SNODO
Si appena conclusa la prima fase di preparazione al Sinodo Diocesano, convoca-
to dal nostro Vescovo al fine di prendere in esame la pastorale locale, nel suo in-
sieme o in alcuni aspetti rilevanti, e stabilire orientamenti e norme comuni. Questa
fase stata chiamata consultazione previa, in quanto si tratta di una premessa
all'avvio del cammino che porter la nostra diocesi, con l'aiuto di Dio, al Sinodo. At-
traverso alcune domande, ogni parrocchia stata chiamata ad interrogarsi sulla
qualit della sua vita cristiana e sulla disponibilit a rinnovarsi come comunit, ma
anche a fornire al Vescovo alcune indicazioni per poter scegliere al meglio le pro-
spettive e gli argomen-
ti del Sinodo.
Riportiamo qui di se-
guito le domande po-
ste e le risposte che il
nostro Consiglio Pa-
storale Parrocchiale
ha elaborato; si tratta
di una verifica e, come
tale, ha permesso di
esprimere tanto gli
aspetti positivi quanto
le difficolt che, come
comunit, abbiamo in-
contrato nel nostro
cammino.
1) ESSERE CHIESA
"Da questo tutti sapranno che siete miei
discepoli, se avrete amore gli uni per gli
altri" (Gv, 13, 35)
"Fare della chiesa la casa e la scuola
della comunione: impegno prioritario, se
vogliamo essere fedeli al disegno di Dio
e rispondere anche alle attese del mon-
do" (Novo Millennio neunte, 43)
Come la nostra comunit, nel rapporto
con Dio e tra noi, rende visibile questo
volto di chiesa? In quali aspetti, in con-
creto, lo esprime? In quali altri aspetti,
invece, se ne allontana?
E perch?
La Messa domenicale uno dei momen-
ti di maggior "visibilit" della comunione
all'interno della nostra parrocchia. Si
punta sul coinvolgimento di tutte le per-
sone, dai ragazzi agli anziani, nell'ani-
mazione della liturgia e se ne sottolinea-
no alcuni aspetti, soprattutto nei periodi
forti dell'anno liturgico. Si cerca di vivere
la comunione anche con i malati che si
trovano in ospedale, che la domenica
vengono visitati da alcune persone a
nome della comunit. l fare comunione
sentito anche a livello personale, attra-
verso la testimonianza della propria fede
nella quotidianit, nell'accoglienza e nel
dialogo con le persone che incontriamo.
11
XI Sinodo
A livello comunitario questa testimonianza di-
venta pi difficoltosa; a questo proposito, ab-
biamo individuato alcuni aspetti da vivere con
maggiore attenzione quali: la conoscenza pi
approfondita fra i membri della comunit;
creare maggiore comunicazione fra i vari set-
tori della parrocchia, individuando un cammi-
no con medesimi obiettivi concreti; calare
maggiormente la vita nella liturgia, in modo
che l'Eucaristia domenicale sia sempre pi le-
gata alla realt e alla vita delle singole perso-
ne, delle famiglie, del mondo intero; potenzia-
re il C.P.P. come luogo di comunione e comu-
nicazione.
2) NEL MONDO
Come cristiani, oggi, siamo provocati a "ren-
dere ragione della nostra speranza" (1 Pietro
3,15) in un quadro di mentalit e costumi
spesso lontani dal Vangelo, proprio su que-
stioni essenziali della esistenza umana.
Quali reazioni nascono in noi di fronte alle
provocazioni che ci vengono dalla so-
ciet? Ci sforziamo di giudicare la realt
secondo i criteri del Vangelo?
Quali espressioni della tradizione cristiana
sono ancora apprezzate e vissute intorno
a noi? Quali tendenze e modelli di vita, in-
vece, destano maggiori preoccupazione
ed esigono oggi una particolare vigilanza?
Per poter "giudicare la realt secondo i criteri
del Vangelo" necessario innanzitutto cono-
scerla, quindi individuarne potenzialit e pro-
blematiche per poi interrogarsi sul modo di
rapportarci ad essa come comunit cristiana.
Si sottolinea spesso l'importanza di testimo-
niare apertura e accoglienza, valori che sono
vissuti per soprattutto a livello individuale.
Come comunit spesso fatichiamo a confron-
tarci in termini progettuali sui "temi essenziali
dell'esistenza umana", talvolta anche all'inter-
no del C.P.P. questo un aspetto da migliora-
re, per poterci porre in modo propositivo ri-
spetto ad alcune problematiche emergenti
(educazione alla fede, ruolo educativo della
famiglia, rapporti con il mondo giovanile...),
sostenendo e qualificando il lavoro di quelle
strutture che, all'interno della parrocchia, gi
sono a contatto con queste realt (es.: l'orato-
rio, che ha un'attivit continuativa durante
l'anno e un'attenzione costante ai ragazzi e
che pu diventare un valido luogo di aggrega-
zione giovanile; catechesi dei ragazzi e dei
giovani, che sebbene siano cammini consoli-
dati hanno sempre bisogno di essere rinnova-
ti e adeguati alle esigenze e alle situazioni...).
3) QUALE PRIMO PASSO
PER UNA "NUOVA MISSIONARIETA"
Nel guardare al futuro, spesso siamo tentati
dalla paura di affrontare tempi ignoti che, da
una parte, aprono varchi alla speranza;
dall'altra, sembrano sempre pi aridi ed estra-
nei al Signore. Eppure il Papa ci esorta a una
"nuova missionariet... a un nuovo slancio
apostolico che sia vissuto dalle comunit e
dai gruppi cristiani" (Novo Millennio neunte,
40).
Con quali scelte e su quali percorsi te no-
stre comunit possono incominciare, o ri-
prendere, un nuovo slancio nella vita cri-
stiana? Di quali risorse o strumenti pos-
siamo gi disporre?
n diverse occasioni ci siamo confrontati con
la necessit di coinvolgere con costanza e
pazienza le famiglie, soprattutto quelle giova-
ni, nella vita parrocchiale. La famiglia riveste
un ruolo fondamentale nell'educazione alla
fede. catechisti sentono forte l'esigenza di
impostare un cammino costante di formazio-
ne dei genitori, che dovrebbero essere i primi
educatori alla fede e che invece spesso dele-
gano questo ruolo alla parrocchia. l coinvolgi-
mento delle famiglie deve anche tradursi in
attenzione e vicinanza alle situazioni di disa-
gio, a supporto del loro compito educativo,
non solo a livello di fede. Le risorse e gli stru-
menti in parte esistono gi, ma come
12
XI Sinodo
comunit dovremmo imparare ad apprezzarli
maggiormente, per evitare di chiuderci nel no-
stro piccolo. Una piccola parrocchia come la
nostra non pu essere autosufficiente; do-
vremmo essere pi attenti e partecipare alle
iniziative zonali, che ci possono essere di aiu-
to, oltre che di stimolo. Un'altra risorsa da va-
lorizzare quella del ruolo dei laici all'interno
della pastorale e nella partecipazione corre-
sponsabile nelle scelte della comunit, ancora
molto delegate al clero. fondamentale an-
che l'ambito della formazione, ma ci sembra
che una revisione della catechesi non possa
prescindere da una riflessione pi ampia a li-
vello di chiesa, in un ripensamento generale
rispetto alla preparazione e all'ammissione ai
sacramenti.
4) UNA TESTIMONIANZA DA RACCONTA-
RE
Nelle comunit descritte negli Atti degli Apo-
stoli ci si poneva in ascolto dello Spirito, met-
tendo in comune le meraviglie da Lui operate.
Fu cos anche per il primo "sinodo" di Gerusa-
lemme.
Raccontiamo in breve una esperienza o
una iniziativa pastorale, vissute recente-
mente dalla nostra comunit, che su ri-
velata particolarmente valida per l'annun-
cio e la testimonianza del Vangelo.
Vorremmo citare tre esperienze:
centri di ascoIto vissuti qualche anno fa du-
rante il mese di maggio, improntati sugli Atti
degli Apostoli. diversi gruppi si incontravano
contemporaneamente, quindi per la prima vol-
ta abbiamo sperimentato la catechesi senza
la presenza del parroco, che ha potuto parte-
cipare solo ad un incontro per ogni zona.
Questo ha comportato sicuramente qualche
difficolt, ma ha anche favorito la condivisione
ed il confronto fra i partecipanti, chiamati a ri-
flettere sull'esperienza di vita cristiana, come
singoli e come comunit.
Le iniziative di carit, anche a livello formati-
vo, portate avanti in questi ultimi anni: alcune
mostre, la raccolta di firme in occasione di al-
cune petizioni, il locale di accoglienza parroc-
chiale, la vendita di prodotti equo-solidali, le
adozioni a distanza, il fondo di solidariet par-
rocchiale che raccoglie offerte e prestiti senza
il pagamento di interessi e concede anticipa-
zioni, anch'esse gratuite, a persone e famiglie
con difficolt economiche.
La recente catechesi quaresimaIe durante la
quale siamo stati aiutati a riflettere su temi
come la famiglia, l'accoglienza e l'apertura
alla vita, la condivisione e l'impegno per una
comunit pi viva ed un mondo pi giusto...
per saper mettere sempre l'Eucaristia al cen-
tro della nostra vita.
5) ATTESE SUL SINODO
Che cosa suggerite per la preparazione e
la realizzazione del Sinodo? Quali temi, o
prospettive, vorreste che fossero prese in
considerazione?
Sentiamo forte la necessit di nuovi percorsi
di formazione, sia per gli adulti, che spesso o
sono indifferenti alla vita cristiana oppure, pur
frequentando, non sentono la necessit della
catechesi, sia per i giovani. percorsi di pa-
storale giovanile, forse troppo ideali e poco in-
carnati nella realt quotidiana dei giovani, do-
vrebbero a nostro avviso prevedere delle pro-
poste concrete di servizio, perch la formazio-
ne si pu ottenere anche partendo da
un'esperienza. Riteniamo inoltre importante
una riflessione sui temi di fronte ai quali sia-
mo chiamati a rendere la nostra testimonian-
za da cristiani, come quello della pace, della
giustizia, delle vecchie e nuove povert,
dell'immigrazione e del sociale, affinch il Si-
nodo possa arrivare a mettere a disposizione
delle comunit indicazioni concrete per riusci-
re ad incidere nella realt come chiesa, par-
tendo dal Vangelo.
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale
13
Bentornata!
opo ben quattro anni, l'Africa ci ha riportato un velo bianco, fra i banchi
della chiesa e nei paraggi del "Foia". Un velo comboniano, che ci rende
orgogliosi, che ci fa compagnia e che rimarr con noi fino al prossimo set-
tembre. Sotto, c' lo sguardo luminoso e sereno di SUOR AMELA
D
e nel dirle il nostro pi sentito BENTORNATA!
ci auguriamo di poter veramente essere per lei una "boccata" d'aria di fami-
glia, di calore umano, di sostegno, di affetto, di preghiera, di giusto e merita-
to ristoro nel paese natio.
Quando sar il momento di tornare in Africa, sono anche queste le cose che
Suor Amelia metter in valigia, mentre da parte nostra dovremo cercare di
far tesoro di tutto quello che lei ci porta, con l'esempio e con il sorriso.
La Comunit Parrocchiale
TESTIMONE E MAESTRO
Leggendo il foglio informativo (n. 2) della Causa di Canonizzazione di Padre
Giuseppe Ambrosoli, ci siamo soffermati su queste parole del padre postu-
lato-re Arnaldo Baritussio: Un ulteriore aspetto sento ancora di dover pro-
porre all'attenzione dei lettori, nonostante ci possa sembrare banale. Chi si
maggiormente distinto nel sostenere le spese che la Causa comporta
stato P. Egidio Tocalli assieme ai suoi amici. Certamente significativo che
tale interesse sia stato manifestato da chi opera in continuit con il lascito di
P. Giuseppe. Tuttavia tale partecipazione dovrebbe significativamente allar-
garsi a tutti coloro a cui sta a cuore l'avanzamento della Causa stessa. In tal
senso la Diocesi di Como, abbuonando alla Postulazione la totalit delle
spese inerenti alle ricerche e alla catalogazione dei documenti, si distinta
per un gesto di non indifferente valenza economica. Spero che questo
esempio possa essere seguito dai molti amici di P. Giuseppe, che so parti-
colarmente impegnati sul fronte della missione, e dalla Parrocchia di Rona-
go, sempre presente nei momenti celebrativi di questo illustre suo figlio".
Alla luce di questo invito, il GAM ha devoluto 500 euro per sostenere la Cau-
sa di Beatificazione, inviando l'importo al ccp 83961003 dei padri combonia-
ni.
14
terza parte
Ronago in Africa
Proseguono, come promesso, le puntate di Ronago in Africa, anche
perch la "materia prima" non manca, grazie alle persone che hanno
vissuto questa esperienza e che hanno voluto condividerla con tutti noi.
Pubblichiamo in questo numero la seconda testimonianza di Marco
Riggi e quella di Erminia Grisoni
opo l'esperienza del 2000 in Costa
d'Avorio, ho conosciuto Davide Franzi:
un giovane di Vedano Olona che ha vissuto
parecchie esperienze di volontariato in Africa.
Dapprima alla sequela di Don Vittorione ed
attualmente con il gruppo "Vivere l'Africa", di
cui vi accenner pi avanti.
D
Davide ha scritto un bellissimo libro in cui tra-
smette con estrema freschezza la sua testi-
monianza. Esperienze che hanno riempito la
sua vita di ragazzo "viziato" facendogli trovare
proprio tutto se, come si desume dal titolo del
libro, l'unica cosa di cui sente la mancanza
sono i fumetti di Topolino.
Cominciai a frequentare il gruppo di Davide e
scatur cos l'intento di partire per il Nord-
Uganda, con il progetto di aiutare a costruire
un centro destinato alla socializzazione e
all'incontro dei giovani locali con i numerosi
coetanei profughi dal Sudan.
L'idea di questo centro nata dalla Diocesi lo-
cale ed il nostro gruppo ha contribuito a finan-
ziarlo a distanza, tramite le conferenze di Da-
vide, i banchi-vendita, le mostre fotografiche
e... chi pi ne ha, pi ne metta.
Siamo partiti in sei, lo scorso mese di agosto,
per approdare alla missione comboniana di
Kochoa, dove ci hanno calorosamente accol-
to Padre Gianni e Fratel Mario.
Da l ci hanno poi accompagnati ad ADJUMA-
N, sede del centro in costruzione. La nostra
esperienza - durata tre settimane - stata pa-
rimenti intensa ma anche molto diversa da
quella trascorsa in Costa d'Avorio. Qui aveva-
mo un compito diretto sul cantiere, dandoci
da fare come muratori, manovali, carrozzieri,
imbianchini, fabbricanti di mattoni e condivi-
devamo la giornata di lavoro con gli uomini
Madi (la trib del luogo).
Oltre al contatto umano della vita di cantiere
(pur con orari e metodi tipicamente africani)
abbiamo avuto la possibilit di seguire i mis-
sionari nelle loro attivit quotidiane nei campi
profughi. Quindi, un impegno "concreto" ed
un incontro "ravvicinato" che ci hanno molto
colpiti, facendoci toccare con mano drammi e
miserie di un popolo stremato dalla povert e
dalla guerriglia.
l proposito quello di continuare. l nostro
gruppo ha la sede legale a Piacenza, mentre
le sedi operative sono a Varese, Brescia, Trie-
ste, Roma e Napoli.
Un particolare "ugando-ronaghese": in Ugan-
da diverse persone ci chiedevano la nostra
provenienza. Roma, Varese, Napoli e Rona-
go. Non ho avuto bisogno di spiegare dove
fosse Ronago. A loro era gi ben noto, sinoni-
mo di Father Joseph Ambrosoli!
Seppure con orme meno totali e meno sante,
bello che qualcuno di noi ripercorra i suoi
passi, almeno per un piccolo tratto di strada.
Marco R.
..........
9 Luglio - 16 Agosto 2001.... sono queste
le date di arrivo e di partenza per e da un
mondo lontano e cos diverso dal nostro, in
un paese che sulla cartina geografica quasi
non si vede: il Rwanda , che nel 1994 balz
alla cronaca per un violento genocidio che
fece circa 800.000 morti in soli quindici giorni,
ma che molti di noi hanno forse gi dimentica-
to.
1
Dopo l'emozione e la gara di solidariet del
momento, ormai questa orribile tragedia
stata gi ricondotta negli angoli pi bui della
nostra mente, forse perch abbiamo deciso
che, come troppe volte accade, non ci riguar-
da. n fondo che cosa abbiamo a che fare noi,
con gli Hutu o i Tutsi?
15
Ronago in Africa
Sono problemi loro... C' per chi non si dimenti-
ca e io ho avuto la fortuna di conoscere, nel bre-
ve periodo della mia permanenza, tante persone
che ancora oggi in quella terra non vogliono e
non possono dimenticare, per evitare che si ripe-
ta di nuovo e per costruire insieme un futuro mi-
gliore per tutti. Tramite una piccola ONG mi sono
recata l, semplicemente per conoscere e valuta-
re se alcuni progetti che la stessa sta portando
avanti possono essere sostenibili ed eventual-
mente finanziabili.
Ed proprio cos che ho avuto modo di avvicina-
re un mondo fatto di persone che, pur con negli
occhi e nel cuore una grande sofferenza, hanno
ancora voglia di credere e di lottare.
Laici, suore, sacerdoti, che in modi diversi (per-
ch i bisogni sono tanti), lavorano nel silenzio
perch la riconciliazione e il perdono siano dav-
vero una conquista. E se per chi viene da un
paese europeo difficile lottare per questo, ho
provato davvero grande stupore e ammirazione
nel vedere che chi ha perso familiari o amici
oggi in grado, seppur timidamente, di pronuncia-
re parole di perdono. Forse questo ci che pi
mi rimasto impresso nel cuore: la fede di tanta
gente che crede davvero che un mondo diverso
sar possibile, pur nella consapevolezza delle
difficolt che dovranno affrontare. E fin da subito
tutto ci mi stato chiaro, quando sono arrivata
nella parrocchia che ci ha ospitati e in cui due sa-
cerdoti vivono in comunit pur essendo uno di et-
nia Hutu e l'altro di etnia Tutsi, cos come molti
dei loro parrocchiani. Mugombwa , infatti una
parrocchia di circa 80.000 abitanti, al confine con
il Burundi, dove la gente vive in un'estrema, sep-
pur dignitosa, povert. Essendo una parrocchia
di campagna, ognuno cerca di sopravvivere con
ci che un'economia di sussistenza pu garanti-
re:qualche patata o un po' di manioca, un pugno
di fagioli o una banana; quanto basta per soprav-
vivere, rimediando magari un solo pasto al gior-
no.
E proprio fra queste persone ho visto ci che pi
mi rimarr nel cuore: il tentativo di vivere davvero
la comunione fraterna nella vita di tutti i giorni e
tra le famiglie, che a gruppi di 20 si riuniscono
formando una comunit di base. Per questo si ra-
dunano durante la settimana per la liturgia della
Parola e la catechesi, mettendo in comune il rica-
vato del raccolto, che viene suddiviso a seconda
delle necessit. Ci che non strettamente indi-
spensabile per i bisogni, viene invece messo nel-
la cassa comune, da cui chi ha bisogno pu attin-
gere in un momento di emergenza per poi resti-
tuirlo quando potr. E se nessuno ha urgenze
particolari, la cifra viene destinata a favore dei
pi poveri della comunit, per costruire la casa a
un profugo o per sostenere chi il marito in carce-
re o ha accolto in casa un orfano. Poi una volta la
settimana si recano alla messa nella cappella pi
vicina, spesso distante molti chilometri, che ven-
gono percorsi a piedi.
E se la quantit di Battesimi, Comunioni o Cresi-
me mi ha impressionata, ancora di pi lo ha fatto
il trovarmi in una chiesa con 2.500 persone che
insieme cantano, ballano e pregano, condividen-
do la stessa fede che far germogliare frutti di
pace e concordia.
E tutti quei sorrisi e l'accoglienza riservataci di
certo non li scorder, se penso di averli goduti in
un luogo dove un paio di scarpe o una penna
sono un sogno proibito, dove si muore giornal-
mente per mancanza di medicinali e dove l'unico
furgone nel raggio di molti km. quello della par-
rocchia e dove le donne per lo pi vedove dopo
la guerra, coltivano i campi, crescono i loro figli o
ne adottano altri rimasti orfani, quando non devo-
no accudire anche ai familiari che sono in carce-
re in attesa di giudizio a distanza di 7 anni dalla
guerra. Vedere il loro viso segnato dalla fatica, i
campi profughi, i tanti ragazzi di strada che ele-
mosinano in citt, mi ha ricondotto ad una realt
tragica che per ha in s una volont di riscatto,
proprio per tutto l'amore che tanti vi stanno im-
mettendo. L'importante davvero non dimentica-
re, forse anche le colpe di una civilt occidentale
e consumistica che abbandona i pi poveri a se
stessi, dopo aver fomentato guerre e violenze,
per sfruttare a proprio vantaggio le risorse natu-
rali che in Rwanda sono innumerevoli e poi sfog-
giare tanta ricchezza anche nei palazzi della ca-
pitale, dove accanto ai ragazzi di strada o alle
baby prostitute, si vedono persone arricchite e
senza scrupoli. Una societ, quindi, ricca di con-
traddizioni e di disuguaglianze sociali, che chiede
di non essere dimenticata per poter continuare a
sperare...
Erminia G.
..........
Queste due testimonianze diventano un ulteriore invito a riflettere sulle vacanze ormai alle porte e, se
non ci fosse possibile andare di persona, a condividere almeno con il cuore e con un atteggiamento
responsabile queste scelte che "portano lontano" la nostra Comunit. Il vostro GAM
16
la posta
Dai South Africa, in occasione della Pasqua, ci scriveva padre Philip Zema. Con un
po' di ritardo pubblichiamo la sua lettera.
arissimi, un carissimo saluto di pace-dono del
Cristo Risorto! C
l nostro anno sabbatico sta andando molto bene.
Posso dire che stato per me un anno veramente
particolare per quanto riguarda il mio cammino spiri-
tuale. Ho avuto abbastanza tempo per riflettere
sull'esperienza missionaria fatta fino ad oggi e mi
sento preparato per l'avvenire. Sono contento che mi
hanno dato questa occasione preziosa. Spero di ri-
tornare in missione rinnovato. Qui nei dintorni di Jo-
hannesburg, nonostante il fatto di non sapere le lin-
gue zul e sutho della popolazione nera, cerchiamo
di essere di aiuto nelle parrocchie senza sacerdoti,
soprattutto per le confessioni. l desiderio di riconci-
liarsi con Dio cos forte che non posso rimanere in-
differente come sacerdote.
Come vi ho fatto sapere nella mia lettera precedente,
sar qui fino alla fine del mese di maggio. ntanto sa-
luto tutti quanti. La pace del Cristo Risorto sia con
tutti voi!
P. Philip Zema
17
AVVISO PER TUTTI, IN
PARTICOLARE PER I
GAMITI
Visto il calendario di
questo periodo, gi fit-
to di impegni liturgici e
non, si deciso di ri-
mandare ai primi di
settembre la GIORNA-
TA ANNUALE del
G.A.M., con la tradi-
zionale camminata e
con le nuove proposte
"missionarie" che stia-
mo valutando e che
potremo portare avanti
solo con l'aiuto di tutti
un ricordo
che dona vita
ormai un anno che il nostro
coetaneo Franco Bernasconi ha
lasciato questo mondo per rispon-
dere alla improvvisa chiamata del
Signore. Tutti lo ricordano con af-
fetto; noi, i suoi coscritti, abbiamo
voluto che la memoria della sua
generosit non fosse uno sterile
rimpianto, ma diventasse vita. Per
questo ci siamo messi in contatto
con la nostra coscritta suor Ame-
lia e cos, nella lontana Africa, c'
un bambino, nato proprio nel
2001, che stato battezzato nella
notte di Natale col suo nome:
Franco. Ecco la sua foto: in
braccio alla sua mamma sorridente che ci saluta. Auguri di ogni bene a tutti e due! Noi, co-
scritti, li seguiremo per un tratto del loro cammino sulla strada della vita insieme a tutti gli altri
bimbi Pokot che la missione di suor Amelia educa anche con il contributo delle adozioni a di -
stanza.
Rosanna
Secondo avviso
AAA CERCASI
embra uno dei soliti annunci di lavoro, ed in effetti lo . Non offre uno stipendio, ma
solo i contributi per una pensione che non di questo mondo. S
Parlando seriamente: OCCORRONO PERSONE DI BUONA VOLONT' che affianchino
la Gioconda, la Teresina, l'Annamaria, la Chiara, la Carla e la Pinuccia per FARE LE PU-
LIZIE DELLA CHIESA! un servizio costante e umile, che da anni loro (e alcune sono
gi pluri-nonne a tempo pieno!) effettuano ogni venerd pomeriggio e che offre a Dio e a
tutta la Comunit una "casa" sempre bella e in ordine. A loro va, anche a nome di tutti, il
mio sentito GRAZIE.
Rivolgo tuttavia anche un SERIO INVITO a chiunque si sentisse disponibile ad aggiun-
gersi, per dare quella preziosa mano che alleggerirebbe i tempi e la fatica di questo lavo-
ro.
Ringrazio anche, sempre a nome di tutti, la Renata, la Mariangela e la Viviana che si oc-
cupano di pulire la "dpendance" e cio il Centro Parrocchiale, punto di molteplici attivit
ed incontri per bambini, ragazzi, giovani e adulti. Aspetto con fiducia la risposta pronta e
generosa da parte di tutte le nuove leve che sentissero propria questa chiamata!
Grazie fin da ora!
don Eugenio
18
ANDAMO NSEME
ALLA FESTA
bello quando veniamo perdonati, ed ancora pi bello quando incontriamo un
amico nuovo e sincero che ci mostra tutta la sua amicizia.
Con questo entusiasmo e forse con un po' (tanta) emozione i bambini di terza
elementare la domenica delle Palme (24 marzo) hanno celebrato la FESTA DEL
PERDONO.
E i bambini di quarta elementare il 28 aprile hanno ricevuto per la prima volta
GES EUCARISTIA. Lasciamo loro la parola, sicuri che nel loro cuore c' tanta
voglia di continuare a conoscerlo con tutto t'entusiasmo di cui sono capaci.
Le Catechiste
stata una cosa che mi ha fatto riflettere,
mi ha fatto capire l'importanza di ricevere
Ges nel pane e nel vino.
Francesca
Nel momento che ho ricevuto Ges alla
mia Prima Comunione ho pensato ai miei
genitori ed ero molto emozionata perch
ho ricevuto il corpo e il sangue di Cristo
Desiree C.
La cosa che mi piaciuta di pi stato
quando il Don Eugenio mi ha dato il pane
e il vino. Quello stato il giorno pi bello.
Jonatha
Ero emozionato e il cuore mi batteva a
mille, non sapevo cosa fare dalla gioia
Simone
Mi sentivo emozionato ed ero felice quan-
do ho ricevuto la comunione
Stefano
Mi sono sentito emozionato e poi mia
mamma e mio pap mi hanno detto che
sono stato bravo. Siamo usciti tutti felici e
contenti
Daniel M.
stato davvero emozionante ricevere
Ges per la prima volta, mi impegner a
continuare questo cammino con il suo aiu-
to
Desiree D.
La comunione incontrare Ges, il suo
amore, la sua amicizia, perci per me
stata una grande emozione.
Michael
stata una cosa significativa che mi ha
fatto riflettere su chi ho ricevuto in me.
Con tutto il mio cuore ho ricevuto Ges, io
ero emozionato e contento
Andrea B.
Quando sono entrato in chiesa ero emo-
zionato e quando ho ricevuto l'ostia intinta
nel vino ero molto felice
Andreas
Mi sono sentito emozionato e la cosa che
mi piaciuta di pi stato ricevere l'ostia
pensando che era un bel giorno perch ri-
cevere Ges nel cuore una cosa fanta-
stica
Fabio
19
andiamo insieme alla festa
FESTA DEL PERDONO MESSA DI PRIMA COMUNIONE
ALESSANDRO CANU ANDREA BERTOLN
ALESSANDRO GATT ANDREA SOMAN
ASA CHARAVALLOTT ANDREAS BECCHO
CHARA TETTAMANT DANEL MERLO
DAMANO GRSON DANEL SALA
ELSA MORAND DESREE D MARA
ERMNO RPAMONT DESREE GRSON
JHONNY STRAZZERA FRANCESCA RUSSO
VAN MASCARO JONATHA DE MARA
LORENZO BERNASCON FABO FALCH
LUCA ZZO MCHAEL RGAMONT
LUG ABASTANTE NADA GRSON
MORA REGNATO NCOLE MANUNTA
SARA BELLATT RCCARDO AMBROSOL
SARA REGNATO ROBERTA MONTALBANO
PVA ANDREA STEFANO BELLATT
CHRSTAN CERABONA SMONE CALLAR
Sono stata contenta di aver fatto la prima
confessione perch Dio mi ha perdonato,
come mi perdona sempre.
Moira R.
Sono contenta di aver fatto la confessio-
ne, mi piaciuto tanto quando sono stata
perdonata e il mio cuore era pieno di gio-
ia.
Chiara
Questo avvenimento mi ha reso felice per
aver ricevuto il perdono
Damiano
giorno della mia prima confessione ero
molto emozionata , ma anche molto felice
perch Ges mi ha perdonato! Grazie
Ges che mi vuoi tanto bene.
Elisa
Sono soddisfatto di aver tolto i miei pecca-
ti. Ho tolto un peccato bruttissimo ed ora
sono felice: Mi piaciuto molto.
Alessandro
Mi piaciuta molto la confessione. Sono
stato felice che Ges mi ha perdonato.
Luca
Grazie Ges per la bella festa del perdo-
no. Grazie per averci perdonato
Lorenzo
La confessione mi piaciuta molto perch
sono andata dal sacerdote e mi ha perdo-
nata
Asia
Mi sento senza peccati, ora che mi sono
confessata; dopo aver messo il mio foglio
dei peccati nella bacinella dove sono stati
bruciati ho pensato: "Devo fare come
Ges ed essere buona con gli altri"
Sara R
Sono stato molto contento di aver ricevuto
il perdono. Appena tornato al posto ho
detto grazie a Ges
Jhonny
Ti ringrazio Ges per avermi perdonato,
adesso sono molto contenta
Sara B.
20
"Ha preso moglie?
E pensare che l'avevo lasciato in
buona salute!"
(ARISTOFANE)
difficile scegliere di sposarsi ed anco-
ra pi difficile portare avanti questa con-
vinzione. Quello che diventato normale
convivere, e la separazione sembra preven-
tivata. Ormai "anormali" sono le coppie spo-
sate da tanti anni. Fidanzato ideale un
calciatore e fidanzata ideale una letterina
amica di Jerry Scotti. Che poi lui non sappia
sostituire una lampadina e lei far funzionare
la lavatrice... beh, coi soldi paghi chi lavora
per te! Basta partire da una buona base
economica per comprare una casa dove
convivere, con tanti optional, colf e