nella missione della Chiesa (Settembre 2005) _________________________________ Un fatto antico e moderno, la traduzione della Bibbia, considerato in questa monografia nella prospettiva dell'impegno missionario: "comunicazione della fede". Il lettore che scorre l'indice perplesso pu forse pensare: "Ma qui si parla soprattutto di episodi del passato e superati (i Settanta, la Vulgata, la Bibbia di Lutero): sono ancora interessanti per noi oggi? E si parla di una traduzione italiana moderna "in lingua corrente" (la TILC) che non ufficiale per la liturgia cattolica ed estranea ai catechismi: interessa davvero la nostra "comunicazione della fede?. Poi si descrivono traduzioni latinoamericane, africane e asiatiche della Bibbia, ben lontane da noi: a chi di noi interessano davvero? Perci la monografia ha bisogno di un'introduzione che sia capace di chiarire queste perplessit. La organizzo in tre punti: a) gli interrogativi di chi guarda l'indice; b) una premessa-panorama; c) una ripresa di a), con le risposte. Quindi consiglio di procedere in quattro tappe: - in una prima tappa, leggere la parte a) che descrive le probabili perplessit iniziali; - in una seconda, leggere la parte b) che una sintesi-premessa indispensabile per comprendere gli articoli e per valutare anche traduzioni bibliche successive; - in una terza, leggere gli articoli del fascicolo; - infine, leggere la parte c). Alcuni interrogativi aperti Circa i LXX, la Vulgata e la Bibbia di Lutero, uno pensa innanzitutto alla debolezza' che li rende ormai superati. Per vari motivi. Primo, la base o testo di partenza: i LXX hanno preso degli originali in lingua ebraica, ma non delle edizioni critiche, per cui i loro risultati spesso sono criticamente poco affidabili; Girolamo ha conosciuto delle basi ora ebraiche, ora greche ma le ha seguito con non rigida coerenza, mentre i moderni hanno basi migliori e vogliono essere pi coerenti; Lutero e i suoi collaboratori non avevano le minuziose edizioni critiche di cui dispongono i moderni. Secondo, date le loro conoscenze di traduttologia (o scienza del tradurre), le loro traduzioni sono da considerare imprese ammirevoli per gli esiti globali, ma non sempre per i singoli punti; oscillano tra il modello della traduzione letterale e quello della quasi parafrasi; a volte sono pesantemente legati all'imitazione della forma linguistica originaria, a volte riproducono il significato originario con disinvoltura, modificando molto la forma. 1 Terzo, per il tipo di comunicazione: quegli autori hanno voluto comunicare meglio la Bibbia a nuovi destinatari (di lingua e cultura greca ellenista, o antico-latina, o tedesca del '500); ma sono stati legati a situazioni diverse dalla nostra, non pi imitabili direttamente; quindi, perch qui si ripropongono ancora? Non ovvio che la lontananza di tempo influisce sulla rilevanza di una traduzione? Circa la TILC, a qualcuno essa sembra poco fedele, perch imita poco la forma originaria; molti pensano che una traduzione sia fedele soltanto se imita la forma originaria il pi possibile; la TILC invece sbilanciata verso il riproporre il significato originario, anche a costo di modificare motto la forma. E se non ha quella fedelt, perch parlarne qui? Qualcuno, addirittura, dubita che la TILL sia motto seria, e pensa: la comunicazione della fede pu poggiare soltanto su una traduzione biblica pi sicura! Inoltre: in lingua italiana vi sono gi varie traduzioni diverse e la loro compresenza gi faticosa, un inconveniente; perch hanno fatto nascere ancora un'altra traduzione?! Inoltre, la TILC troppo legata a un linguaggio che ha poche probabilit di durare a lungo; e forse nasce come compromesso discutibile e poco meditato tra confessioni. Infine: se non accolta dai vescovi cattolici per l'uso ufficiale, nella liturgia e nella catechesi, vuol dire che ha grossi limiti. Quindi, perch interessarsene qui? Circa la Bibbia Latinoamericana e le altre traduzioni (giapponesi, cinesi, camerunesi...), sembrano fenomeni legati a situazioni particolari, estranee per chi di altri ambienti. Qui e ora, ci interessano davvero? Quale autorevolezza hanno per noi? Un panorama previo Alcune considerazioni ampie e generali hanno lo scopo di aiutare a leggere i vari articoli. Tre sono i punti principali: perch si deve tradurre la Bibbia; come si deve/pu svolgere questo impegno; quali stimoli particolari abbiamo noi oggi. Perch la traduzione della Bibbia deve continuare Non pochi temi, di rilevanza teologica, sono connessi alla traduzione biblica. Sono delle premesse o delle implicite conseguenze. La parola di Dio non opzionale: chi traduce la Bibbia e usa le sue traduzioni crede che la Bibbia, la forma scritta della parola di Dio, sia il punto di riferimento normativo per la fede e l'interesse di moltissimi. La parola di Dio sempre viva e pertinente: tradurre la Bibbia passaggio obbligato per aiutarla a farsi incontrare a nuovi destinatari, per attualizzarla e applicarla. 2 La parola di Dio deve essere sempre accessibile: si traduce la Bibbia per aiutare nuove persone a incontrare la Parola. All'origine ha agito Dio stesso: ha ispirato profeti, sapienti, evangelisti e apostoli e li ha mossi a scrivere i suoi messaggi in parole umane; e in seguito, ha voluto aver bisogno di collaborazione umana, per prolungare l'originario rivestimento linguistico, estendendolo ad altre lingue. La rivelazione deve raggiungere tutti i suoi destinatari: la forma scritta della Bibbia non la rivelazione totale ed esclusiva della parola di Dio, ma ha un ruolo centralissimo e per tutti; affinch la sua destinazione universale possa realizzarsi, sono necessarie molte buone traduzioni bibliche; quindi ora la rivelazione procede sulla via di una tradizione di traduzioni. Il modello dell'incarnazione deve continuare: il grande modello del rapporto tra Dio e il mondo. La Parola si esprime sempre in parole umane e vi si incarna. Per continuare ad estendere quel movimento a tutte le persone di ogni tempo e luogo, necessaria la predicazione del Vangelo, tradotto per incarnarsi. Si deve realizzare il movimento della missione: all'origine, gesti e parole di Dio hanno coinvolto soltanto poche persone. Ma destinatario della salvezza l'intero mondo, di ogni tempo. La salvezza pu raggiungere tutti soltanto grazie alla mediazione di chi l'ha gi incontrata, cio attraverso la missione. Tradurre la Bibbia un modo concreto di realizzare il compito umano della missione. Per una concreta forma di inculturazione: questo tema pastorale generale e centralissimo indica quale deve essere la modalit globale di ogni intervento umano, imitando le iniziative di Dio stesso (il quale si fatto capire); anche in seguito la Parola deve essere sempre formulata in modo da essere compresa entro coordinate culturali il pi possibile analoghe a quelle originarie. La traduzione biblica prolunga un atteggiamento biblico originario, che un fatto vistoso, innegabile: in ogni ambiente ed epoca, della storia ebraica o cristiana, la Bibbia, affinch possa diventare oggetto di comunicazione sempre pi ampia, viene conservata e linguisticamente trasformata. All'origine, che volto linguistico ha la Bibbia-Antico Testamento? Domina la lingua ebraica, ma non esclusiva: il canone biblico dei cristiani cattolici e ortodossi contiene pagine nate in greco (2 Maccabei, Sapienza e forse altre); nell'insieme, la forma pi antica dei libri biblici "deuterocanonici" ci nota soltanto in greco. Per i cristiani dei priori secoli la traduzione biblica greca dei LXX la fonte del loro conoscere e accogliere le parti della Bibbia che non sono nel canone ebraico. Per moltissimi di loro compresi numerosi Padri quella fu di fatto la Bibbia. L'idea che i LXX siano soltanto una traduzione, oggi messa in dubbio da molti. L'analisi sempre pi attenta e sistematica delle differenze tra testo ebraico masoretico e testo greco, unita alla considerazione del significato globale dell'antica forma greca, hanno portato a riconsiderare le cose in maniera diversa. In tempi moderni, molti (ad es. il grande studioso Barthlemy) dicono he i LXX sono una realt " ispirata" e che la forma originale dell'AT un complesso duplice: come due colonne parallele, forma ebraica pi forma greca. Sempre pi si sottolinea un punto: il fenomeno linguistico del tradurre non si realizza soltanto dopo la nascita della Bibbia, ma gi interno ella sua esistenza iniziale. E il Nuovo Testamento? Tutti i suoi scritti sono in lingua greca. Nel complesso anche studiosi molto esigenti riconoscono che il NT riferisce in greco parole e fatti di persone la cui lingua originaria era diversa. All'origine Ges e gli evangelisti si sono espressi soprattutto in aramaico; ma presto le loro parole o le loro narrazioni sono state riformulate in greco per poter essere diffuse nel mondo di lingua e cultura ellenistica. E cos nasce il NT: non solo un passaggio dal livello orale a quello scritto, ma anche un passaggio da una lingua a un'altra, in concrete condizioni e secondo certi modelli. Ci equivale a dire che il NT nasce gi tradotto! Cos un certo tipo di traduzione intrinseca alla stessa nascita del NT. Per noi qui risulta importantissimo notare che lo stesso NT un esempio di come si pu e si deve tradurre il messaggio evangelico. Tradurre la Bibbia una tradizione costante per i cristiani, a partire dai primi secoli e poi sempre in seguito. 3 Le traduzioni antiche ci appaiono come episodi di incarnazione delle parole di Dio scritte in parole umane e, in prospettiva pastorale e missionaria, prolungano la prima incarnazione. Prolungano sia l'atteggiamento del Signore dell'AT, sia quello di Ges stesso (il quale ha parlato la lingua usata dalla sua gente), sia quello degli apostoli (che hanno diffuso il vangelo usando le risorse espressive dei loro destinatari). In seguito hanno fatto cos i loro successori, i Padri della Chiesa. Quindi un vero paradigma. Circa il tradurre esiste un' alternativa drastica. 4 La domanda radicale questa: si deve continuare a tradurre la Bibbia, oppure no? Una risposta negativa implica un programma pastorale come questo: allora occorre insegnare all'insieme del popolo di Dio l'ebraico e il greco, necessari per accostare la Bibbia. Ma poich ci impraticabile, bisogna prendere sul serio la possibilit di una risposta positiva. E questa, pur tra molte discussioni e incertezze, lentamente si imposta. Ma spesso si ribadita anche un'idea decisa: "I testi originari della Bibbia sono ispirati, mentre le traduzioni no". Ancora oggi quest'idea forse la maggiore responsabile "teologica" del fatto che si d poca importanza al tema della traduzione della Bibbia. Tuttavia in proposito esistono delle posizioni pi sfumate, meno radicali. Alcuni dicono: le traduzioni bibliche non sono ispirate in senso diretto ma lo sono "in senso analogo", "mediatamente" ed "equivalentemente", nella misura, cio, in cui rispecchiano la realt originaria. 5 Alla domanda: che e a che cosa serve' l'ispirazione dei testi biblici, in genere si risponde: essa un'iniziativa di Dio nel suo piano di salvezza; una garanzia che assicura autorit massima alla Bibbia; ed presente l dove la Bibbia esiste. Ma per la grandissima maggioranza delle persone che possono incontrare la Bibbia soltanto usando una traduzione, dov' e come agisce l'ispirazione? Per loro, direttamente, essa non esiste? un dono e un vantaggio soltanto per i pochi che conoscono bene l'ebraico e il greco biblico? Per tanti aspetti, le discussioni teologiche sono tuttora molto aperte. 6 Come si deve - si pu - svolgere quell'impegno Ogni traduzione possiede una radicale ambiguit. "Tradurre significa servire due padroni" (Rosenzweig). Qualcuno pensa: ogni traduzione della Bibbia infedele (pi o meno) e la migliore traduzione quella meno infedele delle altre. 7 Ma si tratta di un pensiero confuso. Meglio dire: ogni traduzione diversa per grado e per tipo di fedelt. Pu essere pi o meno fedele, e fedele in un modo o in un altro (tutti parziali). Nessuna traduzione pu incorporare in s tutta intera la fedelt. Per giudicare una traduzione bisogna verificare se essa possiede il tipo di fedelt adatta al caso concreto, quindi se in grado di favorire un fruttuoso incontro con la Bibbia. 8 Per farlo, bisogna saper individuare le sue caratteristiche. Quale fedelt? Per esser buona una traduzione biblica deve essere fedele, cio deve riflettere il testo di partenza in modo da farlo conoscere a nuovi destinatari come l'ha conosciuto chi l'ha incontrato alle origini. 9 Il grado della sua fedelt dice quanto, grazie ed essa, la Parola sia di nuovo presente. Ma esistono diversi aspetti della fedelt che non sono realizzabili allo stesso tempo in un'unica traduzione. C' la fedelt all'origine, per cui il traduttore deve prima di tutto capire (sarebbe assurdo voler tradurre un testo non compreso). ll testo originario un insieme di significati rivestiti da precise forme linguistiche. Certi traduttori si fermano non appena essi hanno capito; e producono una traduzione solo per loro, utilizzando forme linguistiche familiari a loro o a gente che possiede una competenza storico-letteraria simile alla loro. Allora la traduzione che essi fanno nascere di tipo letterale, fedele alla forma, o di imitazione formale. 10 C' una fedelt alla tradizione, per cui il traduttore non si ferma e capire che cosa il testo "significava", ma esamina anche che cosa esso "ha significato" e "significa". Il tradurre realizza una nuova presenza del testo. Conoscere bene un testo implica conoscere anche la sua storia, i tempi, i luoghi e i modi della sua esistenza; ora, tra testo originario e lettore attuale non c' il vuoto, ma una catena di varie presenze. Il tradurre la Bibbia realizza una nuova presenza, un nuovo anello di quella catena. Il traduttore che vuole attivare una nuova presenza, deve conoscere le presenze precedenti. E c' la fedelt ai destinatari, perch il tradurre non consiste solo nel travaso di qualcosa, ma anche nella comunicazione a qualcuno; non solo un passaggio da una lingua a un'altra, ma anche trasmissione di messaggi da una persona a un'altra. Una traduzione rivolta a destinatari diversi dal medesimo traduttore fedele per loro se fa capire e loro il messaggio originario. Le traduzioni bibliche per studiosi presuppongono l'abile tensione di chi sa uscire dal proprio mondo ma le altre traduzioni sono a servizio delle effettive risorse dei destinatari. Qualcuno obietta: "Una fedelt ai destinatari inconciliabile con una fedelt alla fonte". Ma ci non sempre vero. 11 Sapere che esistono varie possibilit, o vie, necessario. Chi realizza una traduzione biblica, pur buona, deve sapere che compie non tutto quanto attualizzabile in quel campo, ma soltanto una delle varie possibilit. Le vie, molteplici, sono principalmente di due tipi. A volte, il produrre soprattutto un'imitazione delle forme originarie (espresse nella lingua di partenza), rivestita di altre forme, secondo le risorse della lingua di arrivo. Altre volte, il produrre soprattutto un equivalente del significato di partenza. 12 Quale via scegliere? Una chiara consapevolezza importantissima anche per chi deve valutare e/o scegliere traduzioni esistenti. Tutti seguono in prevalenza l'uno o l'altro modello; ma in pratica i modelli sono moltissimi, dal momento che spesso si realizza qualche mistura del le due vie. Ma perch si fa una mistura? Per scelta o per compromesso? Le traduzioni che fanno una scelta precisa stanno decisamente su un solo versante: hanno dei limiti molto evidenti ma una coerenza forte. Allora chiaro per che cosa esse sono utili. Quelle che fanno un compromesso (le pi numerose!) hanno dei limiti meno evidenti e una coerenza pi scarsa; allora meno facile capire a che cosa sono utili. 13 Pastori e teologi devono poter arrivare a capire quale tipo di servizio una traduzione pu rendere alla Parola e ai suoi destinatari. I limiti, l'uso/confronto e una formula Ogni traduzione realizza solo in parte cio lungo una sola delle due vie il compito di riprodurre e prolungare l'esistenza del testo originale. E, per non ingannare i suoi destinatari, dovrebbe indicare chiari i propri limiti. L'esigenza di conoscere quei limiti non solo pastorale, ma anche teorica e teologica; deve essere sempre possibile sapere se e quanto una traduzione biblica serve o non serve a ripresentare la Parola. La via migliore per comprendere la Bibbia consiste nel confronto di traduzioni differenti; il motivo di base gi noto semplicissimo: ogni traduzione pu essere fedele al testo originale soprattutto per alcuni aspetti, ma inevitabilmente ne trascura altri o compromette la loro comprensione; e chi combina traduzioni diverse, pu sommare vari esiti. Quindi ecco una formula preziosa: bisogna sempre evitare di voler stabilire se una traduzione " buona o fedele" in se stessa; invece, si deve stabilire se " buona o fedele per" (cio per certe persone e per un certo uso). I NOSTRI STIMOLI PARTICOLARI DI OGGI Perch si traduce la Bibbia? Con il cambiare dei tempi, variano le motivazioni concrete. In passato sembra essere stata prevalente la motivazione dell'impegno missionario, e moltissime traduzioni sono sorte proprio per favorire la crescita e l'espansione delle comunit cristiane. 14 Nei nostri tempi le motivazioni sono spesso un po' diverse. Qui consideriamo tre aree di stimoli che favoriscono lo sviluppo della traduzione della Bibbia: le giovani Chiese; il clima ecumenico; l'evoluzione dei criteri esegetici. Le giovani Chiese: incarnazione, accessibilit, diffusione della Parola Hanno l'impegno di promuovere nel loro mondo la presenza della parola di Dio scritta. La loro tradizione biblica ancora poco robusta, poco incarnata. Per irrobustirla fanno in modo che la Bibbia sia sempre pi immersa anche nel loro ambiente, fino e diventare un riferimento abituale. E la Bibbia pu diventare un riferimento classico soltanto se incarnata, cio se diventa un testo ben conosciuto, citato da scrittori, riprodotto da artisti, apprezzato anche da non cristiani. Innanzitutto la Bibbia deve diventare familiare tra i credenti e per loro; deve incarnarsi nelle loro esistenze, diventare nutrimento quotidiano, esser desiderata come fonte di luce e di forza; deve essere oggetto centralissimo dell'istruzione religiosa, invadere la liturgia e alimentare le preghiere. Senza diventare un oggetto banale, la Bibbia deve risultare molto accessibile; e la sua accessibilit reale si misura come comprensibilit e come possibilit di acquisto. Per la sua comprensibilit, la Bibbia deve essere tradotta nella lingua viva, quella effettivamente compresa e familiare ai concreti destinatari (pur essendo corretta, dignitosa, pregevole). Per poter essere posseduta da molti, la Bibbia deve poter essere disponibile attraverso traduzioni/edizioni economiche, proporzionate alle risorse anche delle persone piuttosto povere. Le giovani Chiese sono particolarmente interessate a diffondere una Bibbia con tali caratteristiche letterarie ed economiche. 15 Il movimento ecumenico: la Bibbia come patrimonio comune Le Chiese che camminano verso la ritrovata unit maturano anche mediante il lavoro della comune traduzione della Bibbia. Il movimento ecumenico costituito anche da incontri di confronto circa il modo di intendere la Bibbia. La cooperazione biblica interconfessionale un fenomeno recente nella storia dei cristiani (le Societ Bibliche erano interconfessionali nelle intenzioni originarie, ma di fatto sono maggiormente interconfessionali soltanto negli ultimi decenni del XX secolo). Dopo le grandi divisioni scisma oriente-occidente nel sec. XI; crisi protestante nel sec. XVI pochi e molto parziali sono stati gli episodi di collaborazione con la Bibbia al centro. Le traduzioni bibliche interconfessionali sono una novit. Il movimento ecumenico un grande stimolo verso la produzione di traduzioni bibliche, soprattutto per tre motivi: perch incrementa il desiderio di conoscere direttamente la Bibbia; perch vuole ristabilire la condizione originaria di tutu i cristiani di fronte alla Bibbia; perch tende a manifestare l'unit che gi esiste. Un incontro tra cristiani di confessioni diverse pu creare una presa di coscienza circa la scarsa familiarit con la parola di Dio scritta nella Bibbia. 16 L pu nascere un invito a incontrare di pi e a comprendere meglio le pagine bibliche, come: "Tu devi conoscere meglio la Bibbia; devi leggerla pi spesso". Inoltre il movimento ecumenico pu far sorgere un sospetto: forse troppo frettolosamente o superficialmente molti hanno pensato/detto che nelle nostre Chiese e comunit vi sono molte diversit di interpretazione della Bibbia, e quindi logico che ogni gruppo cristiano abbia una sua traduzione biblica ... (Cos sono sorte una "Bibbia cattolica", una "Bibbia protestante" o una "Bibbia ortodossa"). Il che non del tutto sbagliato, ma lascia in ombra un fatto ben pi importante: anche dopo le crisi maggiori, nessuna corrente cristiana ha mai posto in dubbio la centralit decisiva della Bibbia per la sua fede; tutti hanno sempre riconosciuto che fin dall'origine il legame fede-Bibbia nel cuore stesso della spiritualit cristiana. I credenti di ogni epoca e ambiente pongono la parola di Dio alla base della loro fede, anche se mediante forme e con accentuazioni diverse, e lo fanno vedere (basta guardare il rispetto per la Bibbia nei momenti della liturgia o del culto). Il movimento ecumenico tende a ripristinare la condizione originaria: la parola di Dio scritta una, anche se posta di fronte a comprensioni differenti. Si parte dalla convinzione che le differenze, pur reali, non sono n globali n fatali. I cristiani possono tradurre la Bibbia insieme, sia perch nella stragrande maggioranza dei casi in essa colgono i medesimi significati, sia perch anche nei casi di comprensioni diverse il testo pu rimanere identico. Le differenze tra cristiani sono molto radicate in diverse interpretazioni della Bibbia, ma non lo sono mai in diverse forme della Bibbia. 17 E il movimento ecumenico promuove la traduzione della Bibbia in quanto promuove la collaborazione dei cristiani. La estende anche al produrre insieme le nuove forme che la Bibbia richiede di avere proprio per compiere nuove tappe della sua incarnazione: le traduzioni bibliche interconfessionali. 18 Il metodo adottato per comprendere la Bibbia Lo sappiamo: ogni traduttore deve sempre, prima di tutto, capire; sarebbe assurdo il proposito di tradurre un testo non compreso! Quindi anche ai traduttori interessa sapere quali siano le vie della corretta comprensione. Nell'ultima parte del XX secolo si diffusa una certa crisi dell'approccio moderno pi classico (storico-critico) a favore di altri approcci pi attenti ad aspetti linguistici ed esistenziali. Sempre pi quell'approccio classico visto come portatore di letture tecniche e scolastiche poco attraenti, superiori alle risorse dei pi, e magari un po' noiose. Metodi e approcci diversi, spesso preferiti, presentano anche qualche nuovo pericolo (soprattutto la tendenza verso una considerazione frettolosa del livello originario). Ma hanno molti aspetti positivi. Tra i maggiori, questo: il lettore invitato a comprendere non soltanto le cose del testo, ma anche le persone coinvolte attorno ad esso: l'attenzione alle persone non solo un eventuale e facoltativo supplemento alla ricerca del significato, ma rivolta al significato stesso. L si dice che il significato pi nel testo che del testo; non esclusivamente della cosa-testo, ma anche e soprattutto delle persone. Da una parte, il metodo storico-critico suggerisce: il significato dipende quasi soltanto da una persona (l'autore, con la sua intenzione). Dall'altra, molti approcci diversi dicono: tutte le persone coinvolte nella stona del testo contribuiscono veramente all'effettivo significato del testo. Per qualcuno i recenti approcci possiedono un altro notevole e affascinante vantaggio: suggeriscono delle procedure accessibili. Il classico metodo storico-critico sembra dire che, accanto agli studiosi, solo le persone di cultura piuttosto alla possono incontrare direttamente il significato della Bibbia e gli altri devono dipendere da loro. I pi recenti approcci, invece, sembrano indicare una prospettiva meno discriminante e pi democratica'. Quell'impressione un po' illusoria, ma ha qualcosa di vero; alcuni approcci non richiedono che ogni lettore possieda le competenze pi sofisticate, almeno per i primi passi, anche i principianti possono leggere il testo direttamente, per cercare di capirlo. Quindi quegli approcci favoriscono la richiesta di copie della Bibbia, soprattutto delle sue traduzioni. Nell'insieme pare corretto dire: questa la fine di un monopolio. Da quando, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, la Bibbia ampiamente nelle mani anche di persone di cultura media, tramonta l'idea che la cultura alta sia un prerequisito sempre necessario. Qualcuno arriva a esclamare: un'alternativa radicale! Altri, pi corretti e realisti, rispondono: no; la fine del monopolio non significa eliminazione totale; inizia ora, invece, una necessaria convivenza di metodi e approcci tra loro integrativi. 19 Allora si capisce: diversi tipi di traduzione sono tutti legittimi; e molti sono quelli che possono condurre a risultati buoni perch utili. Anche questo un forte stimolo verso nuove traduzioni bibliche. Una certa consapevolezza della storicit della storia della salvezza necessaria anche a livello di persone poco colte. Cio i risultati del metodo storico-critico sono sempre da divulgare, anche tra chi si accosta alla Bibbia soprattutto per meditare e pregare. Quindi sono ancora necessarie le traduzioni bibliche dotte' (in edizioni ricche di sussidi dettagliati: introduzioni, note, rimandi, appendici, tabelle di fatti e usi e costumi, carte geografiche, glossario, concordanze, ecc.). Le traduzoni bibliche debbono esser preparate non solo per tipi diversi di destinatari ma anche per diversi tipi di utilizzazione: lo studio o la meditazione o la preghiera. superficiale l'idea che un'unica traduzione possa essere buona per tutto. 20 Molti pensano: una traduzione senza sussidi fa nascere una Bibbia per la lettura o per la preghiera; mentre una traduzione con molti sussidi fa nascere una Bbbia per lo studio. Non pare esatto: spesso una Bibbia per la lettura e/o la preghiera presenta una traduzione molto poco adatta allo studio, e viceversa. Non sempre i sussidi bastano. Per cui in pratica prevale la scelta di soluzioni intermedie, pi realistiche. E chi segue soprattutto il modello IF, non lo segue radicalmente (e la traduzione pu finire in edizioni che persone di cultura storico-letteraria medio-alta possono usare per meditare o pregare). E chi segue soprattutto il modello ES, non lo segue radicalmente (cos la traduzione pu finire in edizioni che persone di cultura storico-letteraria medio-bassa possono usare anche per studiare). Quindi una "Bibbia per lo studio" per qualcuno vale anche come "Bibbia per la lettura" o "per la preghiera"; e una "Bibbia per la lettura" o "per la preghiera" per qualcuno vale anche come "Bibbia per lo studio". Ma l'esperienza insegna: senza una specifica preparazione, quelle strade possono risultare confuse. UNA RIPRESA, CON RISPOSTE Dopo aver letto fin qui, il lettore che ha seguito le nostre indicazioni, sar andato a leggere gli articoli sul tema, e potr averli compresi superando la suggestione paralizzante degli interrogativi iniziali. Perci riprendiamo ora, in sintesi, quegli interrogativi, ma accompagnandoli adesso con le risposte ormai possibili. Degli articoli circa LXX, Vulgata e traduzione di Lutero si diceva: quegli episodi hanno varie debolezze'; gloriosi o importanti allora, ora sono superati: per il testo originale di partenza; per non disporre di edizioni critiche; per immature riflessioni di tipo linguistico; per scarse conoscenze circa il comunicare. Ma ora, grazie al punto (b) il lettore dovrebbe aver compreso meglio: quelle debolezze sono innegabili, ma qui quegli antichi episodi sono ripresentati non per suggerire di ripeterli ancora oggi esattamente, considerando i loro risultati come sempre validi. Proporzionalmente alle loro risorse, nell'insieme essi hanno operato in maniera mirabile, esemplare; e sono da imitare nel senso pi ampio e pi profondo del termine. Essi fanno capire quanto influente possa essere una traduzione biblica: sulla liturgia di tutti, sulla teologia, sulla meditazione, sulla preghiera; in un certo ambiente essa pu diventare la Bibbia per quasi tutti (salvo i pochissimi che conoscono le lingue originarie). Traduttori e lettori di oggi possono aver capito l'idea generate: una traduzione biblica pu essere, nell'insieme, di qualit molto alta. Per il suo valore non deve essere misurato solo dagli studiosi, ma anche dalla prassi delle comunit cristiane: le liturgie che la incorporano, i fedeli che la pregano, i pastori e i maestri che la diffondono, le Chiese che la dichiarano ufficiale per i loro impegni pi solenni. Della TILC si diceva nel punto (a): sembra poco fedele, riproduce troppo poco l'originale. quasi ossessiva nel voler comunicare sempre agevolmente il significato originario, anche a costo di sconvolgere la forma. troppo fragile per comunicare la fede. Le sue diversit possono creare confusione tra i lettori della Bibbia. Pare poco seria: forse troppo legata a un linguaggio effimero; forse nasce da compromessi discutibili. Non ufficiale per i vescovi, ecc. Ora, grazie al punto (b) il lettore dovrebbe aver compreso che la TILC non si propone come alternativa ma come integrativa; che i suoi pregi e vantaggi non sono generali, ma limitati a certi destinatari (quelli con una cultura storico-letteraria non molto alta) e a un certo tipo di utilizzazione della Bibbia (la lettura o la meditazione o la preghiera privata, individuale o di gruppo, soprattutto in contesti interconfessionali; non lo studio raffinato o i momenti liturgici ufficiali); che la TILC particolarmente apprezzabile nel confrontare traduzioni tra loro diverse. Circa la Bibbia Latinoamericana e traduzioni bibliche in lingue di modesta rilevanza internazionale, in (a) si diceva: sembrano legate a una situazione limitata e forse poco durevole, poco rilevante per lettori di altre aree linguistiche e culturali. Interessano poco la comunicazione della fede da parte di persone di oggi del nostro ambiente, ecc. Ora il lettore dovrebbe aver compreso: quelle traduzioni non sono ripresentate e noi solo per il loro valore intrinseco, ma soprattutto per il loro valore emblematico. alla domanda "Perch la Bibbia viene tradotta sempre di nuovo?" esse rispondono: Perch si deve fare; la parola di Dio scritta continuamente viva e pertinente, quindi deve essere sempre accessibile; la rivelazione deve raggiungere tutti i suoi destinatari; il modello dell'incarnazione delle Parola deve continuare; la missione deve andare avanti con sempre nuova "inculturazione". Quegli esempi mostrano come la traduzione si realizzi in maniere sempre un po' parziali, limitate e sono istruttivi anche nei loro limiti, perch indicano dei punti da evitare o superare. Alcuni di quegli episodi concreti mostrano anche l'atteggiamento tipico delle giovani Chiese, oppure l'influsso del clima ecumenico, oppure le conseguenze di un atteggiamento esegetico non classico. In sintesi: le antiche traduzioni bibliche greca, latina e tedesca illustrano bene il perch e il come del continuo tradurre la Bibbia; la TILC mostra che cosa si pu fare traducendo in un contesto interconfessionale/ecumenico; la Bibbia Latinoamericana fa vedere come una traduzione sia a servizio di certi concreti destinatari; le altre traduzioni sono per noi degli esemplari rappresentativi che indicano quanto avvenuto e sta avvenendo nelle giovani Chiese. _________________________ Note 1 vero che incoerenze analoghe sono anche in quasi tutte le traduzioni moderne, ma chi potrebbe dire che quelle antiche traduzioni sono dei modelli perfetti, in tutto validi ancora oggi? 2 Notiamo: non per dare attualit pertinente a un testo che non la possiede, ma per renderla evidente e operante; altrimenti rimarrebbe nascosta o paralizzata. 3 Cf. in parte C. Buzzetti, La Bibbia e la sua traduzione, LDC, Leumann (TO) 1993; cf. i saggi in Ph. Stine (a cura), Bible Translation and the Spread of the Church, Brill, Leiden 1990. 4 Ne ha discusso persino un concilio (Trento, XVI secolo) immerso nel clima del suo tempo e con esiti per tanti aspetti non molto felici; cf. La Bibbia e la sua traduzione, pp. 18-31. 5 Cf. ad esempio C.M. Martini-P. Bonatti, Il messaggio della salvezza. Introduzione generale, LDC. Leumann (TO) 1972, p. 86. 6 Circa l'idea dell'ispirazione dei LXX: cf. M. Cimosa, Guida allo studio della Bibbia greca (LXX), SBBF, Roma 1995, pp. 17-19. 7 sin troppo noto un detto, ripetuto superficialmente e vero solo in parte: "Traduttore traditore". Circa la tentazione confusa di voler fare "una classifica" e l'atteggiamento migliore da adottare (capire quale tipo di fedelt l attuata e verificare se essa adatta ai concreti destinatari), cf. La Bibbia e la sua traduzione, cap. V, e il mio libretto Come scegliere le traduzioni della Bibbia, Leumann (TO) 1997. capp. 6.7.8. 8 Ad es. una pu essere molto fedele dal punto di vista filologico, ma risultare infedele per un uso pastorale-catechistico. 9 Per la precisione, bisogna dire che un'equivalenza assoluta non mai possibile; ciascuna traduzione ha dei limiti (vedi qui sotto). Ogni lingua ritaglia, organizza e collega forme e significati in una maniera che spesso non coincide con la maniera attiva in un'altra lingua o sistema linguistico. Per cui il tradurre attento a imitare soprattutto le forme a volte compromette la diretta comprensione dei significati originari e viceversa. Inevitabilmente. 10 O di modello "IF". Per "modello IF/ES" (= "equivalenza formale / semantico-funzionale") cf. il mio Traduzione e tradizione, cap. III, p. 97. 11 Per la necessaria combinazione di due fedelt cf. ABI. Esegesi ed ermeneutica. Atti XXI Settimana Biblica (1970), Paideia. Brescia 1972; in particolare cf. le parole di Paolo VI (le ho riportate in Bibbia per noi. Leggere, attualizzare, comunicare. Queriniana, Brescia 1997, pp. 144-145). Circa la traduzione come comunicazione cf. J. De Waard- E. Nida, From One Language to Another, Nelson, Bashville 1986, cap. l: Translating is Communicating; B. Hatim-I. Mason, The Translator as Communicator, Routledge, New York 1997. 12 Per i due tipi/modelli (IF o ES ) vedi la precedente nota 10. Ogni volta il messaggio originario, espresso nella lingua di partenza, poi comunicato mediante un secondo messaggio, espresso nella lingua di arrivo. Forma e significato sono un po' uguali e un po' diversi; come In IF la forma il pi possibile simile: in ES il significato il pi possibile equivalente. 13 Due volte ho offerto un'analisi di vantaggi e svantaggi di una traduzione con compromesso (forse serio' ): Un episodio condizionato. Le condizioni del tradurre, in C. Buzzetti-C. Ghidelli (a cura), La traduzione della Bibbia nella Chiesa italiana. IL Nuovo Testamento, San Paolo, Cinisello Balsamo 1998, pp. 194-208; Per valutare una traduzione della Bibbia. Una mappa. In Rivista Biblica, L (2002) n. 4, pp. 385-400. 14 Cf. PH.C. Stine, Bible Translation, cit. 15 Queste preoccupazioni sono alla base del movimento delle Societ Bibliche (dal 1804, quando a Londra nasce la prima: al 1946, quando nasce la federazione "United Bible Societies" o "Alliance Biblique Universelle", UBS o ABU). Riferita a una persona diventata un simbolo la povera Mary Jones questa loro preoccupazione si esprime cos: se la Bibbia esiste, ma Mary Jones non capisce la sua lingua, a che serve? e se la lingua comprensibile, ma Mary Jones non in grado di acquistarla, a che serve? e se le copie sono economiche, ma Mary Jones non ne trova una da acquistare, a che serve? 16 In proposito, molti dicono: i protestanti pi dei cattolici hanno familiarit con la Bibbia ... a livello materiale almeno fino a poco tempo fa ci innegabilmente vero; ma la situazione spesso diversa sul piano della familiarit con il messaggio biblico globale. 17 Cf. il grande esempio di traduzione comune, accanto a interpretazioni diverse di essa, che in queste pagine offerto da C. Ghidelli (la traduzione TILC di Luca 1,28). Certo, alcune differenze materiali esistono (ad es. la diversit di canone) ma non sono esse a fondare le divisioni. 18 I termini "ecumenico" e "interconfessionale" non sono solo due nomi diversi di una realt identica. Per s indicano due distinte prospettive. Il movimento "ecumenico" cura la futura unit dei cristiani e la promuove; l'attivit "interconfessionale" si basa sull'unit che gi esiste e promuove iniziative di cooperazione che la manifestano (cos le Societ Bibliche sono "interconfessionali", anche se di fatto favoriscono molto anche il movimento ecumenico). 19 In proposito, sorge una domanda critica: rispetto al metodo storico-critico gli "altri approcci" sono alternativi o integrativi? E una risposta risulta centralissima: spesso anche il lettore che li segue a un certo punto capisce d'aver bisogno ancora del metodo storico/critico, per verificare o confermare o sostenere gli esiti raggiunti. 20 Ma, in un dato ambiente, i pastori devono curare che la Bibbia sia presente in un'immagine prevalente la cui stabile consistenza aiuti a intuire la permanenza dell'unica Bbbia. AD GENTES (Teologia e entropologia della missione), 7 (2003) n. 2, pp. 133 -146.