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Carlo Bozzetti

La traduzione della Bibbia


nella missione della Chiesa
(Settembre 2005)
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Un fatto antico e moderno, la traduzione della Bibbia, considerato in questa
monografia nella prospettiva dell'impegno missionario: "comunicazione della fede". Il lettore che
scorre l'indice perplesso pu forse pensare: "Ma qui si parla soprattutto di episodi del
passato e superati (i Settanta, la Vulgata, la Bibbia di Lutero): sono ancora interessanti per noi
oggi? E si parla di una traduzione italiana moderna "in lingua corrente" (la TILC) che non
ufficiale per la liturgia cattolica ed estranea ai catechismi: interessa davvero la nostra
"comunicazione della fede?. Poi si descrivono traduzioni latinoamericane, africane e asiatiche
della Bibbia, ben lontane da noi: a chi di noi interessano davvero? Perci la monografia ha
bisogno di un'introduzione che sia capace di chiarire queste perplessit.
La organizzo in tre punti:
a) gli interrogativi di chi guarda l'indice;
b) una premessa-panorama;
c) una ripresa di a), con le risposte.
Quindi consiglio di procedere in quattro tappe:
- in una prima tappa, leggere la parte a) che descrive le probabili perplessit iniziali;
- in una seconda, leggere la parte b) che una sintesi-premessa indispensabile per
comprendere gli articoli e per valutare anche traduzioni bibliche successive;
- in una terza, leggere gli articoli del fascicolo; - infine, leggere la parte c).
Alcuni interrogativi aperti
Circa i LXX, la Vulgata e la Bibbia di Lutero, uno pensa innanzitutto alla debolezza' che
li rende ormai superati. Per vari motivi.
Primo, la base o testo di partenza: i LXX hanno preso degli originali in lingua ebraica,
ma non delle edizioni critiche, per cui i loro risultati spesso sono criticamente poco affidabili;
Girolamo ha conosciuto delle basi ora ebraiche, ora greche ma le ha seguito con non
rigida coerenza, mentre i moderni hanno basi migliori e vogliono essere pi coerenti; Lutero e i
suoi collaboratori non avevano le minuziose edizioni critiche di cui dispongono i moderni.
Secondo, date le loro conoscenze di traduttologia (o scienza del tradurre), le loro
traduzioni sono da considerare imprese ammirevoli per gli esiti globali, ma non sempre per i
singoli punti; oscillano tra il modello della traduzione letterale e quello della quasi parafrasi; a
volte sono pesantemente legati all'imitazione della forma linguistica originaria, a volte
riproducono il significato originario con disinvoltura, modificando molto la forma.
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Terzo, per il tipo di comunicazione: quegli autori hanno voluto comunicare meglio la
Bibbia a nuovi destinatari (di lingua e cultura greca ellenista, o antico-latina, o tedesca del '500);
ma sono stati legati a situazioni diverse dalla nostra, non pi imitabili direttamente; quindi,
perch qui si ripropongono ancora? Non ovvio che la lontananza di tempo influisce sulla
rilevanza di una traduzione?
Circa la TILC, a qualcuno essa sembra poco fedele, perch imita poco la forma
originaria; molti pensano che una traduzione sia fedele soltanto se imita la forma originaria il pi
possibile; la TILC invece sbilanciata verso il riproporre il significato originario, anche a costo di
modificare motto la forma. E se non ha quella fedelt, perch parlarne qui? Qualcuno,
addirittura, dubita che la TILL sia motto seria, e pensa: la comunicazione della fede pu
poggiare soltanto su una traduzione biblica pi sicura! Inoltre: in lingua italiana vi sono gi varie
traduzioni diverse e la loro compresenza gi faticosa, un inconveniente; perch hanno fatto
nascere ancora un'altra traduzione?! Inoltre, la TILC troppo legata a un linguaggio che ha
poche probabilit di durare a lungo; e forse nasce come compromesso discutibile e poco
meditato tra confessioni. Infine: se non accolta dai vescovi cattolici per l'uso ufficiale, nella
liturgia e nella catechesi, vuol dire che ha grossi limiti. Quindi, perch interessarsene qui?
Circa la Bibbia Latinoamericana e le altre traduzioni (giapponesi, cinesi, camerunesi...),
sembrano fenomeni legati a situazioni particolari, estranee per chi di altri ambienti. Qui e ora,
ci interessano davvero? Quale autorevolezza hanno per noi?
Un panorama previo
Alcune considerazioni ampie e generali hanno lo scopo di aiutare a leggere i vari
articoli. Tre sono i punti principali: perch si deve tradurre la Bibbia; come si deve/pu svolgere
questo impegno; quali stimoli particolari abbiamo noi oggi.
Perch la traduzione della Bibbia deve continuare
Non pochi temi, di rilevanza teologica, sono connessi alla traduzione biblica. Sono delle
premesse o delle implicite conseguenze. La parola di Dio non opzionale: chi traduce la Bibbia
e usa le sue traduzioni crede che la Bibbia, la forma scritta della parola di Dio, sia il punto di
riferimento normativo per la fede e l'interesse di moltissimi. La parola di Dio sempre viva e
pertinente: tradurre la Bibbia passaggio obbligato per aiutarla a farsi incontrare a nuovi
destinatari, per attualizzarla e applicarla.
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La parola di Dio deve essere sempre accessibile: si
traduce la Bibbia per aiutare nuove persone a incontrare la Parola. All'origine ha agito Dio
stesso: ha ispirato profeti, sapienti, evangelisti e apostoli e li ha mossi a scrivere i suoi
messaggi in parole umane; e in seguito, ha voluto aver bisogno di collaborazione umana, per
prolungare l'originario rivestimento linguistico, estendendolo ad altre lingue. La rivelazione deve
raggiungere tutti i suoi destinatari: la forma scritta della Bibbia non la rivelazione totale ed
esclusiva della parola di Dio, ma ha un ruolo centralissimo e per tutti; affinch la sua
destinazione universale possa realizzarsi, sono necessarie molte buone traduzioni bibliche;
quindi ora la rivelazione procede sulla via di una tradizione di traduzioni. Il modello
dell'incarnazione deve continuare: il grande modello del rapporto tra Dio e il mondo.
La Parola si esprime sempre in parole umane e vi si incarna. Per continuare ad
estendere quel movimento a tutte le persone di ogni tempo e luogo, necessaria la
predicazione del Vangelo, tradotto per incarnarsi. Si deve realizzare il movimento della
missione: all'origine, gesti e parole di Dio hanno coinvolto soltanto poche persone. Ma
destinatario della salvezza l'intero mondo, di ogni tempo. La salvezza pu raggiungere tutti
soltanto grazie alla mediazione di chi l'ha gi incontrata, cio attraverso la missione. Tradurre la
Bibbia un modo concreto di realizzare il compito umano della missione. Per una concreta
forma di inculturazione: questo tema pastorale generale e centralissimo indica quale deve
essere la modalit globale di ogni intervento umano, imitando le iniziative di Dio stesso (il quale
si fatto capire); anche in seguito la Parola deve essere sempre formulata in modo da essere
compresa entro coordinate culturali il pi possibile analoghe a quelle originarie.
La traduzione biblica prolunga un atteggiamento biblico originario, che un fatto
vistoso, innegabile: in ogni ambiente ed epoca, della storia ebraica o cristiana, la Bibbia,
affinch possa diventare oggetto di comunicazione sempre pi ampia, viene conservata e
linguisticamente trasformata.
All'origine, che volto linguistico ha la Bibbia-Antico Testamento? Domina la lingua ebraica, ma
non esclusiva: il canone biblico dei cristiani cattolici e ortodossi contiene pagine nate in greco
(2 Maccabei, Sapienza e forse altre); nell'insieme, la forma pi antica dei libri biblici
"deuterocanonici" ci nota soltanto in greco. Per i cristiani dei priori secoli la traduzione biblica
greca dei LXX la fonte del loro conoscere e accogliere le parti della Bibbia che non sono nel
canone ebraico. Per moltissimi di loro compresi numerosi Padri quella fu di fatto la Bibbia.
L'idea che i LXX siano soltanto una traduzione, oggi messa in dubbio da molti. L'analisi
sempre pi attenta e sistematica delle differenze tra testo ebraico masoretico e testo greco,
unita alla considerazione del significato globale dell'antica forma greca, hanno portato a
riconsiderare le cose in maniera diversa. In tempi moderni, molti (ad es. il grande studioso
Barthlemy) dicono he i LXX sono una realt " ispirata" e che la forma originale dell'AT un
complesso duplice: come due colonne parallele, forma ebraica pi forma greca. Sempre pi si
sottolinea un punto: il fenomeno linguistico del tradurre non si realizza soltanto dopo la nascita
della Bibbia, ma gi interno ella sua esistenza iniziale.
E il Nuovo Testamento? Tutti i suoi scritti sono in lingua greca. Nel complesso anche studiosi
molto esigenti riconoscono che il NT riferisce in greco parole e fatti di persone la cui lingua
originaria era diversa. All'origine Ges e gli evangelisti si sono espressi soprattutto in aramaico;
ma presto le loro parole o le loro narrazioni sono state riformulate in greco per poter essere
diffuse nel mondo di lingua e cultura ellenistica. E cos nasce il NT: non solo un passaggio dal
livello orale a quello scritto, ma anche un passaggio da una lingua a un'altra, in concrete
condizioni e secondo certi modelli. Ci equivale a dire che il NT nasce gi tradotto!
Cos un certo tipo di traduzione intrinseca alla stessa nascita del NT. Per noi qui
risulta importantissimo notare che lo stesso NT un esempio di come si pu e si deve tradurre
il messaggio evangelico.
Tradurre la Bibbia una tradizione costante per i cristiani, a partire dai primi secoli e poi
sempre in seguito.
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Le traduzioni antiche ci appaiono come episodi di incarnazione delle
parole di Dio scritte in parole umane e, in prospettiva pastorale e missionaria, prolungano la
prima incarnazione. Prolungano sia l'atteggiamento del Signore dell'AT, sia quello di Ges
stesso (il quale ha parlato la lingua usata dalla sua gente), sia quello degli apostoli (che hanno
diffuso il vangelo usando le risorse espressive dei loro destinatari). In seguito hanno fatto cos i
loro successori, i Padri della Chiesa. Quindi un vero paradigma.
Circa il tradurre esiste un' alternativa drastica.
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La domanda radicale questa: si deve
continuare a tradurre la Bibbia, oppure no? Una risposta negativa implica un programma
pastorale come questo: allora occorre insegnare all'insieme del popolo di Dio l'ebraico e il
greco, necessari per accostare la Bibbia. Ma poich ci impraticabile, bisogna prendere sul
serio la possibilit di una risposta positiva. E questa, pur tra molte discussioni e incertezze,
lentamente si imposta.
Ma spesso si ribadita anche un'idea decisa: "I testi originari della Bibbia sono ispirati, mentre
le traduzioni no". Ancora oggi quest'idea forse la maggiore responsabile "teologica" del fatto
che si d poca importanza al tema della traduzione della Bibbia. Tuttavia in proposito esistono
delle posizioni pi sfumate, meno radicali. Alcuni dicono: le traduzioni bibliche non sono ispirate
in senso diretto ma lo sono "in senso analogo", "mediatamente" ed "equivalentemente", nella
misura, cio, in cui rispecchiano la realt originaria.
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Alla domanda: che e a che cosa serve' l'ispirazione dei testi biblici, in genere si
risponde: essa un'iniziativa di Dio nel suo piano di salvezza; una garanzia che assicura
autorit massima alla Bibbia; ed presente l dove la Bibbia esiste. Ma per la grandissima
maggioranza delle persone che possono incontrare la Bibbia soltanto usando una traduzione,
dov' e come agisce l'ispirazione? Per loro, direttamente, essa non esiste? un dono e un
vantaggio soltanto per i pochi che conoscono bene l'ebraico e il greco biblico? Per tanti aspetti,
le discussioni teologiche sono tuttora molto aperte.
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Come si deve - si pu - svolgere quell'impegno
Ogni traduzione possiede una radicale ambiguit. "Tradurre significa servire due
padroni" (Rosenzweig). Qualcuno pensa: ogni traduzione della Bibbia infedele (pi o meno) e
la migliore traduzione quella meno infedele delle altre.
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Ma si tratta di un pensiero confuso.
Meglio dire: ogni traduzione diversa per grado e per tipo di fedelt. Pu essere pi o meno
fedele, e fedele in un modo o in un altro (tutti parziali). Nessuna traduzione pu incorporare in
s tutta intera la fedelt. Per giudicare una traduzione bisogna verificare se essa possiede il tipo
di fedelt adatta al caso concreto, quindi se in grado di favorire un fruttuoso incontro con la
Bibbia.
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Per farlo, bisogna saper individuare le sue caratteristiche.
Quale fedelt? Per esser buona una traduzione biblica deve essere fedele, cio deve
riflettere il testo di partenza in modo da farlo conoscere a nuovi destinatari come l'ha conosciuto
chi l'ha incontrato alle origini.
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Il grado della sua fedelt dice quanto, grazie ed essa, la Parola
sia di nuovo presente. Ma esistono diversi aspetti della fedelt che non sono realizzabili allo
stesso tempo in un'unica traduzione. C' la fedelt all'origine, per cui il traduttore deve prima di
tutto capire (sarebbe assurdo voler tradurre un testo non compreso). ll testo originario un
insieme di significati rivestiti da precise forme linguistiche. Certi traduttori si fermano non
appena essi hanno capito; e producono una traduzione solo per loro, utilizzando forme
linguistiche familiari a loro o a gente che possiede una competenza storico-letteraria simile alla
loro. Allora la traduzione che essi fanno nascere di tipo letterale, fedele alla forma, o di
imitazione formale.
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C' una fedelt alla tradizione, per cui il traduttore non si ferma e capire che cosa il
testo "significava", ma esamina anche che cosa esso "ha significato" e "significa". Il tradurre
realizza una nuova presenza del testo. Conoscere bene un testo implica conoscere anche la
sua storia, i tempi, i luoghi e i modi della sua esistenza; ora, tra testo originario e lettore attuale
non c' il vuoto, ma una catena di varie presenze. Il tradurre la Bibbia realizza una nuova
presenza, un nuovo anello di quella catena. Il traduttore che vuole attivare una nuova presenza,
deve conoscere le presenze precedenti.
E c' la fedelt ai destinatari, perch il tradurre non consiste solo nel travaso di
qualcosa, ma anche nella comunicazione a qualcuno; non solo un passaggio da una lingua a
un'altra, ma anche trasmissione di messaggi da una persona a un'altra. Una traduzione rivolta a
destinatari diversi dal medesimo traduttore fedele per loro se fa capire e loro il messaggio
originario. Le traduzioni bibliche per studiosi presuppongono l'abile tensione di chi sa uscire dal
proprio mondo ma le altre traduzioni sono a servizio delle effettive risorse dei destinatari.
Qualcuno obietta: "Una fedelt ai destinatari inconciliabile con una fedelt alla fonte". Ma ci
non sempre vero.
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Sapere che esistono varie possibilit, o vie, necessario. Chi realizza una traduzione
biblica, pur buona, deve sapere che compie non tutto quanto attualizzabile in quel campo, ma
soltanto una delle varie possibilit. Le vie, molteplici, sono principalmente di due tipi. A volte, il
produrre soprattutto un'imitazione delle forme originarie (espresse nella lingua di partenza),
rivestita di altre forme, secondo le risorse della lingua di arrivo. Altre volte, il produrre soprattutto
un equivalente del significato di partenza.
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Quale via scegliere? Una chiara consapevolezza
importantissima anche per chi deve valutare e/o scegliere traduzioni esistenti. Tutti seguono in
prevalenza l'uno o l'altro modello; ma in pratica i modelli sono moltissimi, dal momento che
spesso si realizza qualche mistura del le due vie. Ma perch si fa una mistura? Per scelta o per
compromesso?
Le traduzioni che fanno una scelta precisa stanno decisamente su un solo versante:
hanno dei limiti molto evidenti ma una coerenza forte. Allora chiaro per che cosa esse sono
utili. Quelle che fanno un compromesso (le pi numerose!) hanno dei limiti meno evidenti e una
coerenza pi scarsa; allora meno facile capire a che cosa sono utili.
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Pastori e teologi
devono poter arrivare a capire quale tipo di servizio una traduzione pu rendere alla Parola e ai
suoi destinatari.
I limiti, l'uso/confronto e una formula
Ogni traduzione realizza solo in parte cio lungo una sola delle due vie il compito
di riprodurre e prolungare l'esistenza del testo originale. E, per non ingannare i suoi destinatari,
dovrebbe indicare chiari i propri limiti. L'esigenza di conoscere quei limiti non solo pastorale,
ma anche teorica e teologica; deve essere sempre possibile sapere se e quanto una traduzione
biblica serve o non serve a ripresentare la Parola. La via migliore per comprendere la Bibbia
consiste nel confronto di traduzioni differenti; il motivo di base gi noto semplicissimo:
ogni traduzione pu essere fedele al testo originale soprattutto per alcuni aspetti, ma
inevitabilmente ne trascura altri o compromette la loro comprensione; e chi combina traduzioni
diverse, pu sommare vari esiti. Quindi ecco una formula preziosa: bisogna sempre evitare di
voler stabilire se una traduzione " buona o fedele" in se stessa; invece, si deve stabilire se "
buona o fedele per" (cio per certe persone e per un certo uso).
I NOSTRI STIMOLI PARTICOLARI DI OGGI
Perch si traduce la Bibbia? Con il cambiare dei tempi, variano le motivazioni concrete.
In passato sembra essere stata prevalente la motivazione dell'impegno missionario, e
moltissime traduzioni sono sorte proprio per favorire la crescita e l'espansione delle comunit
cristiane.
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Nei nostri tempi le motivazioni sono spesso un po' diverse. Qui consideriamo tre
aree di stimoli che favoriscono lo sviluppo della traduzione della Bibbia: le giovani Chiese; il
clima ecumenico; l'evoluzione dei criteri esegetici.
Le giovani Chiese: incarnazione, accessibilit, diffusione della Parola
Hanno l'impegno di promuovere nel loro mondo la presenza della parola di Dio scritta.
La loro tradizione biblica ancora poco robusta, poco incarnata. Per irrobustirla fanno in modo
che la Bibbia sia sempre pi immersa anche nel loro ambiente, fino e diventare un riferimento
abituale.
E la Bibbia pu diventare un riferimento classico soltanto se incarnata, cio se
diventa un testo ben conosciuto, citato da scrittori, riprodotto da artisti, apprezzato anche da
non cristiani.
Innanzitutto la Bibbia deve diventare familiare tra i credenti e per loro; deve incarnarsi
nelle loro esistenze, diventare nutrimento quotidiano, esser desiderata come fonte di luce e di
forza; deve essere oggetto centralissimo dell'istruzione religiosa, invadere la liturgia e
alimentare le preghiere. Senza diventare un oggetto banale, la Bibbia deve risultare molto
accessibile; e la sua accessibilit reale si misura come comprensibilit e come possibilit di
acquisto.
Per la sua comprensibilit, la Bibbia deve essere tradotta nella lingua viva, quella
effettivamente compresa e familiare ai concreti destinatari (pur essendo corretta, dignitosa,
pregevole). Per poter essere posseduta da molti, la Bibbia deve poter essere disponibile
attraverso traduzioni/edizioni economiche, proporzionate alle risorse anche delle persone
piuttosto povere. Le giovani Chiese sono particolarmente interessate a diffondere una Bibbia
con tali caratteristiche letterarie ed economiche.
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Il movimento ecumenico: la Bibbia come patrimonio comune
Le Chiese che camminano verso la ritrovata unit maturano anche mediante il lavoro
della comune traduzione della Bibbia. Il movimento ecumenico costituito anche da incontri di
confronto circa il modo di intendere la Bibbia. La cooperazione biblica interconfessionale un
fenomeno recente nella storia dei cristiani (le Societ Bibliche erano interconfessionali nelle
intenzioni originarie, ma di fatto sono maggiormente interconfessionali soltanto negli ultimi
decenni del XX secolo). Dopo le grandi divisioni scisma oriente-occidente nel sec. XI; crisi
protestante nel sec. XVI pochi e molto parziali sono stati gli episodi di collaborazione con la
Bibbia al centro. Le traduzioni bibliche interconfessionali sono una novit. Il movimento
ecumenico un grande stimolo verso la produzione di traduzioni bibliche, soprattutto per tre
motivi: perch incrementa il desiderio di conoscere direttamente la Bibbia; perch vuole
ristabilire la condizione originaria di tutu i cristiani di fronte alla Bibbia; perch tende a
manifestare l'unit che gi esiste.
Un incontro tra cristiani di confessioni diverse pu creare una presa di coscienza circa
la scarsa familiarit con la parola di Dio scritta nella Bibbia.
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L pu nascere un invito a
incontrare di pi e a comprendere meglio le pagine bibliche, come: "Tu devi conoscere meglio
la Bibbia; devi leggerla pi spesso". Inoltre il movimento ecumenico pu far sorgere un
sospetto: forse troppo frettolosamente o superficialmente molti hanno pensato/detto che nelle
nostre Chiese e comunit vi sono molte diversit di interpretazione della Bibbia, e quindi
logico che ogni gruppo cristiano abbia una sua traduzione biblica ... (Cos sono sorte una
"Bibbia cattolica", una "Bibbia protestante" o una "Bibbia ortodossa"). Il che non del tutto
sbagliato, ma lascia in ombra un fatto ben pi importante: anche dopo le crisi maggiori, nessuna
corrente cristiana ha mai posto in dubbio la centralit decisiva della Bibbia per la sua fede; tutti
hanno sempre riconosciuto che fin dall'origine il legame fede-Bibbia nel cuore stesso della
spiritualit cristiana. I credenti di ogni epoca e ambiente pongono la parola di Dio alla base della
loro fede, anche se mediante forme e con accentuazioni diverse, e lo fanno vedere (basta
guardare il rispetto per la Bibbia nei momenti della liturgia o del culto).
Il movimento ecumenico tende a ripristinare la condizione originaria: la parola di Dio
scritta una, anche se posta di fronte a comprensioni differenti. Si parte dalla convinzione
che le differenze, pur reali, non sono n globali n fatali. I cristiani possono tradurre la Bibbia
insieme, sia perch nella stragrande maggioranza dei casi in essa colgono i medesimi
significati, sia perch anche nei casi di comprensioni diverse il testo pu rimanere identico. Le
differenze tra cristiani sono molto radicate in diverse interpretazioni della Bibbia, ma non lo sono
mai in diverse forme della Bibbia.
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E il movimento ecumenico promuove la traduzione della Bibbia in quanto promuove la
collaborazione dei cristiani. La estende anche al produrre insieme le nuove forme che la Bibbia
richiede di avere proprio per compiere nuove tappe della sua incarnazione: le traduzioni bibliche
interconfessionali.
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Il metodo adottato per comprendere la Bibbia
Lo sappiamo: ogni traduttore deve sempre, prima di tutto, capire; sarebbe assurdo il
proposito di tradurre un testo non compreso! Quindi anche ai traduttori interessa sapere quali
siano le vie della corretta comprensione.
Nell'ultima parte del XX secolo si diffusa una certa crisi dell'approccio moderno pi
classico (storico-critico) a favore di altri approcci pi attenti ad aspetti linguistici ed esistenziali.
Sempre pi quell'approccio classico visto come portatore di letture tecniche e scolastiche
poco attraenti, superiori alle risorse dei pi, e magari un po' noiose. Metodi e approcci diversi,
spesso preferiti, presentano anche qualche nuovo pericolo (soprattutto la tendenza verso una
considerazione frettolosa del livello originario). Ma hanno molti aspetti positivi. Tra i maggiori,
questo: il lettore invitato a comprendere non soltanto le cose del testo, ma anche le persone
coinvolte attorno ad esso: l'attenzione alle persone non solo un eventuale e facoltativo
supplemento alla ricerca del significato, ma rivolta al significato stesso. L si dice che il
significato pi nel testo che del testo; non esclusivamente della cosa-testo, ma anche e
soprattutto delle persone. Da una parte, il metodo storico-critico suggerisce: il significato
dipende quasi soltanto da una persona (l'autore, con la sua intenzione). Dall'altra, molti
approcci diversi dicono: tutte le persone coinvolte nella stona del testo contribuiscono
veramente all'effettivo significato del testo.
Per qualcuno i recenti approcci possiedono un altro notevole e affascinante vantaggio:
suggeriscono delle procedure accessibili. Il classico metodo storico-critico sembra dire che,
accanto agli studiosi, solo le persone di cultura piuttosto alla possono incontrare direttamente il
significato della Bibbia e gli altri devono dipendere da loro. I pi recenti approcci, invece,
sembrano indicare una prospettiva meno discriminante e pi democratica'. Quell'impressione
un po' illusoria, ma ha qualcosa di vero; alcuni approcci non richiedono che ogni lettore
possieda le competenze pi sofisticate, almeno per i primi passi, anche i principianti possono
leggere il testo direttamente, per cercare di capirlo. Quindi quegli approcci favoriscono la
richiesta di copie della Bibbia, soprattutto delle sue traduzioni. Nell'insieme pare corretto dire:
questa la fine di un monopolio. Da quando, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, la Bibbia
ampiamente nelle mani anche di persone di cultura media, tramonta l'idea che la cultura alta sia
un prerequisito sempre necessario. Qualcuno arriva a esclamare: un'alternativa radicale! Altri,
pi corretti e realisti, rispondono: no; la fine del monopolio non significa eliminazione totale;
inizia ora, invece, una necessaria convivenza di metodi e approcci tra loro integrativi.
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Allora
si capisce: diversi tipi di traduzione sono tutti legittimi; e molti sono quelli che possono condurre
a risultati buoni perch utili. Anche questo un forte stimolo verso nuove traduzioni bibliche.
Una certa consapevolezza della storicit della storia della salvezza necessaria anche
a livello di persone poco colte. Cio i risultati del metodo storico-critico sono sempre da
divulgare, anche tra chi si accosta alla Bibbia soprattutto per meditare e pregare. Quindi sono
ancora necessarie le traduzioni bibliche dotte' (in edizioni ricche di sussidi dettagliati:
introduzioni, note, rimandi, appendici, tabelle di fatti e usi e costumi, carte geografiche,
glossario, concordanze, ecc.).
Le traduzoni bibliche debbono esser preparate non solo per tipi diversi di destinatari
ma anche per diversi tipi di utilizzazione: lo studio o la meditazione o la preghiera. superficiale
l'idea che un'unica traduzione possa essere buona per tutto.
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Molti pensano: una traduzione
senza sussidi fa nascere una Bibbia per la lettura o per la preghiera; mentre una traduzione con
molti sussidi fa nascere una Bbbia per lo studio. Non pare esatto: spesso una Bibbia per la
lettura e/o la preghiera presenta una traduzione molto poco adatta allo studio, e viceversa. Non
sempre i sussidi bastano. Per cui in pratica prevale la scelta di soluzioni intermedie, pi
realistiche. E chi segue soprattutto il modello IF, non lo segue radicalmente (e la traduzione pu
finire in edizioni che persone di cultura storico-letteraria medio-alta possono usare per meditare
o pregare). E chi segue soprattutto il modello ES, non lo segue radicalmente (cos la traduzione
pu finire in edizioni che persone di cultura storico-letteraria medio-bassa possono usare anche
per studiare). Quindi una "Bibbia per lo studio" per qualcuno vale anche come "Bibbia per la
lettura" o "per la preghiera"; e una "Bibbia per la lettura" o "per la preghiera" per qualcuno vale
anche come "Bibbia per lo studio". Ma l'esperienza insegna: senza una specifica preparazione,
quelle strade possono risultare confuse.
UNA RIPRESA, CON RISPOSTE
Dopo aver letto fin qui, il lettore che ha seguito le nostre indicazioni, sar andato a
leggere gli articoli sul tema, e potr averli compresi superando la suggestione paralizzante degli
interrogativi iniziali. Perci riprendiamo ora, in sintesi, quegli interrogativi, ma accompagnandoli
adesso con le risposte ormai possibili.
Degli articoli circa LXX, Vulgata e traduzione di Lutero si diceva: quegli episodi hanno
varie debolezze'; gloriosi o importanti allora, ora sono superati: per il testo originale di partenza;
per non disporre di edizioni critiche; per immature riflessioni di tipo linguistico; per scarse
conoscenze circa il comunicare. Ma ora, grazie al punto (b) il lettore dovrebbe aver compreso
meglio: quelle debolezze sono innegabili, ma qui quegli antichi episodi sono ripresentati non per
suggerire di ripeterli ancora oggi esattamente, considerando i loro risultati come sempre validi.
Proporzionalmente alle loro risorse, nell'insieme essi hanno operato in maniera mirabile,
esemplare; e sono da imitare nel senso pi ampio e pi profondo del termine. Essi fanno capire
quanto influente possa essere una traduzione biblica: sulla liturgia di tutti, sulla teologia, sulla
meditazione, sulla preghiera; in un certo ambiente essa pu diventare la Bibbia per quasi tutti
(salvo i pochissimi che conoscono le lingue originarie). Traduttori e lettori di oggi possono aver
capito l'idea generate: una traduzione biblica pu essere, nell'insieme, di qualit molto alta.
Per il suo valore non deve essere misurato solo dagli studiosi, ma anche dalla prassi
delle comunit cristiane: le liturgie che la incorporano, i fedeli che la pregano, i pastori e i
maestri che la diffondono, le Chiese che la dichiarano ufficiale per i loro impegni pi solenni.
Della TILC si diceva nel punto (a): sembra poco fedele, riproduce troppo poco
l'originale. quasi ossessiva nel voler comunicare sempre agevolmente il significato originario,
anche a costo di sconvolgere la forma. troppo fragile per comunicare la fede. Le sue diversit
possono creare confusione tra i lettori della Bibbia. Pare poco seria: forse troppo legata a un
linguaggio effimero; forse nasce da compromessi discutibili. Non ufficiale per i vescovi, ecc.
Ora, grazie al punto (b) il lettore dovrebbe aver compreso che la TILC non si propone
come alternativa ma come integrativa; che i suoi pregi e vantaggi non sono generali, ma limitati
a certi destinatari (quelli con una cultura storico-letteraria non molto alta) e a un certo tipo di
utilizzazione della Bibbia (la lettura o la meditazione o la preghiera privata, individuale o di
gruppo, soprattutto in contesti interconfessionali; non lo studio raffinato o i momenti liturgici
ufficiali); che la TILC particolarmente apprezzabile nel confrontare traduzioni tra loro diverse.
Circa la Bibbia Latinoamericana e traduzioni bibliche in lingue di modesta rilevanza
internazionale, in (a) si diceva: sembrano legate a una situazione limitata e forse poco durevole,
poco rilevante per lettori di altre aree linguistiche e culturali. Interessano poco la comunicazione
della fede da parte di persone di oggi del nostro ambiente, ecc. Ora il lettore dovrebbe aver
compreso: quelle traduzioni non sono ripresentate e noi solo per il loro valore intrinseco, ma
soprattutto per il loro valore emblematico. alla domanda "Perch la Bibbia viene tradotta sempre
di nuovo?" esse rispondono: Perch si deve fare; la parola di Dio scritta continuamente viva e
pertinente, quindi deve essere sempre accessibile; la rivelazione deve raggiungere tutti i suoi
destinatari; il modello dell'incarnazione delle Parola deve continuare; la missione deve andare
avanti con sempre nuova "inculturazione". Quegli esempi mostrano come la traduzione si
realizzi in maniere sempre un po' parziali, limitate e sono istruttivi anche nei loro limiti, perch
indicano dei punti da evitare o superare.
Alcuni di quegli episodi concreti mostrano anche l'atteggiamento tipico delle giovani
Chiese, oppure l'influsso del clima ecumenico, oppure le conseguenze di un atteggiamento
esegetico non classico.
In sintesi: le antiche traduzioni bibliche greca, latina e tedesca illustrano bene il perch e il
come del continuo tradurre la Bibbia; la TILC mostra che cosa si pu fare traducendo in un
contesto interconfessionale/ecumenico; la Bibbia Latinoamericana fa vedere come una
traduzione sia a servizio di certi concreti destinatari; le altre traduzioni sono per noi degli
esemplari rappresentativi che indicano quanto avvenuto e sta avvenendo nelle giovani
Chiese.
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Note
1
vero che incoerenze analoghe sono anche in quasi tutte le traduzioni moderne, ma chi
potrebbe dire che quelle antiche traduzioni sono dei modelli perfetti, in tutto validi ancora oggi?
2
Notiamo: non per dare attualit pertinente a un testo che non la possiede, ma per renderla
evidente e operante; altrimenti rimarrebbe nascosta o paralizzata.
3
Cf. in parte C. Buzzetti, La Bibbia e la sua traduzione, LDC, Leumann (TO) 1993; cf. i saggi in
Ph. Stine (a cura), Bible Translation and the Spread of the Church, Brill, Leiden 1990.
4
Ne ha discusso persino un concilio (Trento, XVI secolo) immerso nel clima del suo tempo e
con esiti per tanti aspetti non molto felici; cf. La Bibbia e la sua traduzione, pp. 18-31.
5
Cf. ad esempio C.M. Martini-P. Bonatti, Il messaggio della salvezza. Introduzione generale,
LDC. Leumann (TO) 1972, p. 86.
6
Circa l'idea dell'ispirazione dei LXX: cf. M. Cimosa, Guida allo studio della Bibbia greca (LXX),
SBBF, Roma 1995, pp. 17-19.
7
sin troppo noto un detto, ripetuto superficialmente e vero solo in parte: "Traduttore
traditore". Circa la tentazione confusa di voler fare "una classifica" e l'atteggiamento migliore da
adottare (capire quale tipo di fedelt l attuata e verificare se essa adatta ai concreti
destinatari), cf. La Bibbia e la sua traduzione, cap. V, e il mio libretto Come scegliere le
traduzioni della Bibbia, Leumann (TO) 1997. capp. 6.7.8.
8
Ad es. una pu essere molto fedele dal punto di vista filologico, ma risultare infedele per un
uso pastorale-catechistico.
9
Per la precisione, bisogna dire che un'equivalenza assoluta non mai possibile; ciascuna
traduzione ha dei limiti (vedi qui sotto). Ogni lingua ritaglia, organizza e collega forme e
significati in una maniera che spesso non coincide con la maniera attiva in un'altra lingua o
sistema linguistico. Per cui il tradurre attento a imitare soprattutto le forme a volte compromette
la diretta comprensione dei significati originari e viceversa. Inevitabilmente.
10
O di modello "IF". Per "modello IF/ES" (= "equivalenza formale / semantico-funzionale") cf. il
mio Traduzione e tradizione, cap. III, p. 97.
11
Per la necessaria combinazione di due fedelt cf. ABI. Esegesi ed ermeneutica. Atti XXI
Settimana Biblica (1970), Paideia. Brescia 1972; in particolare cf. le parole di Paolo VI (le ho
riportate in Bibbia per noi. Leggere, attualizzare, comunicare. Queriniana, Brescia 1997, pp.
144-145). Circa la traduzione come comunicazione cf. J. De Waard- E. Nida, From One
Language to Another, Nelson, Bashville 1986, cap. l: Translating is Communicating; B. Hatim-I.
Mason, The Translator as Communicator, Routledge, New York 1997.
12
Per i due tipi/modelli (IF o ES ) vedi la precedente nota 10. Ogni volta il messaggio
originario, espresso nella lingua di partenza, poi comunicato mediante un secondo
messaggio, espresso nella lingua di arrivo. Forma e significato sono un po' uguali e un po'
diversi; come In IF la forma il pi possibile simile: in ES il significato il pi possibile
equivalente.
13
Due volte ho offerto un'analisi di vantaggi e svantaggi di una traduzione con compromesso
(forse serio' ): Un episodio condizionato. Le condizioni del tradurre, in C. Buzzetti-C. Ghidelli (a
cura), La traduzione della Bibbia nella Chiesa italiana. IL Nuovo Testamento, San Paolo,
Cinisello Balsamo 1998, pp. 194-208; Per valutare una traduzione della Bibbia. Una mappa. In
Rivista Biblica, L (2002) n. 4, pp. 385-400.
14
Cf. PH.C. Stine, Bible Translation, cit.
15
Queste preoccupazioni sono alla base del movimento delle Societ Bibliche (dal 1804,
quando a Londra nasce la prima: al 1946, quando nasce la federazione "United Bible Societies"
o "Alliance Biblique Universelle", UBS o ABU). Riferita a una persona diventata un simbolo la
povera Mary Jones questa loro preoccupazione si esprime cos:
se la Bibbia esiste, ma Mary Jones non capisce la sua lingua, a che serve?
e se la lingua comprensibile, ma Mary Jones non in grado di acquistarla, a che serve?
e se le copie sono economiche, ma Mary Jones non ne trova una da acquistare, a che serve?
16
In proposito, molti dicono: i protestanti pi dei cattolici hanno familiarit con la Bibbia ... a
livello materiale almeno fino a poco tempo fa ci innegabilmente vero; ma la situazione
spesso diversa sul piano della familiarit con il messaggio biblico globale.
17
Cf. il grande esempio di traduzione comune, accanto a interpretazioni diverse di essa, che in
queste pagine offerto da C. Ghidelli (la traduzione TILC di Luca 1,28). Certo, alcune differenze
materiali esistono (ad es. la diversit di canone) ma non sono esse a fondare le divisioni.
18
I termini "ecumenico" e "interconfessionale" non sono solo due nomi diversi di una realt
identica. Per s indicano due distinte prospettive. Il movimento "ecumenico" cura la futura unit
dei cristiani e la promuove; l'attivit "interconfessionale" si basa sull'unit che gi esiste e
promuove iniziative di cooperazione che la manifestano (cos le Societ Bibliche sono
"interconfessionali", anche se di fatto favoriscono molto anche il movimento ecumenico).
19
In proposito, sorge una domanda critica: rispetto al metodo storico-critico gli "altri approcci"
sono alternativi o integrativi? E una risposta risulta centralissima: spesso anche il lettore che li
segue a un certo punto capisce d'aver bisogno ancora del metodo storico/critico, per verificare o
confermare o sostenere gli esiti raggiunti.
20
Ma, in un dato ambiente, i pastori devono curare che la Bibbia sia presente in un'immagine
prevalente la cui stabile consistenza aiuti a intuire la permanenza dell'unica Bbbia.
AD GENTES (Teologia e entropologia della missione), 7 (2003) n. 2, pp. 133 -146.

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