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l’altro.
Quando l’uomo rompe il rapporto col proprio corpo diventato per lui
solo materia, carne, questo atteggiamento contagia anche la mente,
che si rivolge alla carne, cercandovi la propria affermazione. (…) Il corpo è la materia vivificata dallo
Spirito al servizio dell’amore.
Adamo e il suo costato, Marco Ivan Rupnik
“Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato” (Eb 10, 5) - vivere la con-
dizione umana è vivere la corporeità.
Il corpo è appello e memoriale della vocazione di ogni uomo alla libertà e alla responsabilità.
Ma soprattutto è nei nostri vissuti personali che emergono i segni della difficoltà a vivere il proprio cor-
po, delle patologie e delle deviazioni nel rapporto col corpo nostro e degli altri, delle difficoltà a entrare
in consonanza con il corpo, difficoltà che si riverberano anche sui piani della relazione con gli altri,
dell’assunzione della realtà, del rapporto con Dio.
Ascoltare il proprio corpo consente di decifrare anche il corpo dell’altro, o quantomeno di porsi in una
condizione in cui si può entrare in comunione con la storia dell’altro, che sempre affiora nel suo corpo.
Il termine ebraico che designa il corpo, basar, indica l’uomo in quanto tale, e include in sé l’idea di spi-
rito, di soffio: è interessante notare che è l’idea di corpo che abbraccia in sé quella di spirito, e non il
contrario!
Secondo la rivelazione biblica il corpo, e più particolarmente l’esercizio sessuale, è vettore di santità.
È attraverso i sensi che il mondo fa esperienza di noi ed è attraverso i sensi che noi facciamo espe-
rienza del mondo. (…) I sensi hanno dunque a che fare con il senso.
Il rapporto con il corpo è spesso sotto il segno di paura e di angoscia, e tuttavia il corpo ha in sé un
messaggio che è già, in nuce, evangelo.
Il corpo, Luciano Manicardi
Cominciare da se stessi, ma non finire con se stessi; prendersi come punto di partenza ma non come
meta; conoscersi, ma non preoccuparsi di sé.
Il cammino dell’uomo, Martin Buber
Il rischio è di non comprendere bene la profondità della corporeità: il corpo è capace di giocare, ma
non solo; il corpo è capace di incarnare scelte etiche, ma non solo.
Dovremmo cercare forme antiche e nuove per riscoprire il contatto fisico. Toccare significa stimolare le
persone in tutta la sua esistenza, coi loro sensi e il loro spirito, risanare la solitudine, renderle più ca-
paci di avere relazioni, di avere pensieri, di fare esperienze. Interessante a questo riguardo notare
quanti miracoli di Gesù passano attraverso il contatto fisico.
Accarezzare. Celebrare il corpo dell’altro. Consiste nel girovagare sul corpo dell’altro, sulla superficie
della sua pelle, sentire la forma e la profondità del corpo dell’altro. È una libera escursione, una ricerca
senza un oggetto preciso, senza progetto. È esperienza di possesso e di non-possesso: il corpo
dell’altro è lì, sotto la mia mano, ma rimane fuori da me, rimane sempre un altro. È una passeggiata
sul corpo dell’altro, un corpo che è il prolungamento del suo volto, un volto che conosco e che è abita-
to dalla persona che amo. (…)
La carezza può essere anche un tentativo di possesso, di appropriazione. Inoltre accarezzare è sem-
pre anche un essere accarezzati: accarezzare allora potrebbe anche essere un modo narcisista di ac-
carezzarsi o di farsi accarezzare.
La sessualità non è solo armonia, è anche lotta, contrapposizione. Questa ambiguità dei gesti
dell’amore viene dall’affettività stessa: l’amore può avere degli aspetti di violenza, desiderio di sopraf-
fazione, di appropriazione, narcisismo.
Dalla sensazione all’interiorità, dispensa di approfondimento
La sessualità è una forza che ha bisogno di una dilazione di tempo… non a 13 anni. Il compito
dell’uomo è umanizzare quella forza sessuale così confusa che abbiamo.
Dilazione che è necessaria ma drammatica. La realtà della sessualità è molto meno bella, porta con sé
i limiti dell’uomo, è un’operazione delicata che lascia sempre ferite.
Enzo Bianchi