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SCUOLA SECONDARIA I GRADO PARITARIA

“Rosa Venerini” - D. M. 28 Febbraio 2001


Via Matteotti, 21 - 60121 ANCONA
Tel. 071.200519 - Fax 071.2076462
info@scuolavenerini.an.it

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Carissimo Mons. Edoardo Menichelli,

Ci facciamo portavoce dei nostri compagni di classe 3° della Scuola


Secondaria di I Grado delle “Maestre Pie Venerini” di Ancona. Ognuno di
noi ha voluto esprimere i suoi sentimenti e le sue riflessioni sul Natale...
per creare insieme un giornalino dal titolo “Il Natale nel mondo” per farne
dono ai nostri genitori.
Ci piacerebbe che in questo nostro piccolo lavoro ci fosse una sua parola,
un suo messaggio natalizio, quale stimolo prima di tutto per noi, ma anche
per i nostri genitori in modo da poter vivere meglio e con una fede più
vera e profonda il ricordo della “Nascita di Gesù”. Ci sentiremo veramente
più grandi se riuscissimo a capire che Gesù deve nascere nel cuore di
ognuno di noi e arricchirci dei suoi doni.
Noi pensiamo che durante il periodo natalizio dovremmo essere più
altruisti e impegnarci nel rendere felici gli altri; non dovremmo pensare
solo ai regali, ma anche a tutti quei bambini che non ne possono ricevere
neanche uno, soprattutto far nostra la nascita di Gesù insomma,
impegnarci ad essere migliori..
Ognuno di noi,si sta impegnando nel collaborare per preparare la messa di
Natale: alcuni ragazzi fanno parte del coro “Dolci armonie”,che eseguirà
sicuramente tanti bei canti che infonderanno gioia nel cuore di ogni
persona presente; un altro gruppo accompagnerà il coro con le chitarre e
probabilmente anche con i flauti; altri invece,stanno elaborando un
magnifico balletto su una bella e significativa canzone natalizia..
Io e i miei compagni con questa lettera vorremmo anche invitarla in
questa occasione, ma sappiamo che ha tanti impegni. Certo la sua presenza
sarebbe molto gradita per ognuno di noi, così che ci possa arricchire sul
significato del Natale. Per noi, questa è una festa in cui ogni persona si
avvicina di più all’altra,una festa in cui si sta in compagnia e in armonia con
gli altri. Il Natale rappresenta un giorno particolare perché è il giorno in
cui è venuto al mondo Gesù, Colui che ci ha donato la vita.
Aspettiamo, soprattutto, con ansia la sua lettera da inserire nel
giornalino: la sua parola forte e sicura farà tanto bene a tutti, sia ai
piccoli che ai grandi. Per ora Le chiediamo di benedirci, ma anche di
venirci a trovare. Con tanto affetto e tutto il nostro bene la salutiamo
Siamo i ragazzi di classe 3°... rappresentati da

Umberto Carletti e Camilla Ciffo


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Cari ragazzi,

ho ricevuto il vostro invito a partecipare con una mia parola alla vostra fatica di
creare un giornalino dal titolo “Il Natale nel Mondo” con il quale volete ricordare
un evento (la nascita di Gesù) che ha
cambiato la storia del mondo e per
farne dono ai vostri genitori. Volentieri
vi affido qualche pensiero e spero che
mi diate un voto... decente.
- Innanzitutto: Natale è qualcosa o
qualcuno?
La domanda è provocatoria
perché ambedue le risposte sono vere
nel senso che c’è una nascita e c’è un
Bambino. Purtroppo siamo portati a
sottolineare di più “il fatto”, tuttavia al
centro c’è questo Bambino che è simile a tutti, ma è unico rispetto a tutti: è Gesù
figlio di Dio e figlio di Maria. Questo è il Natale! Vorrei che non dimenticassimo mai
tutto ciò. Se ciò avvenisse noi fisseremmo lo sguardo e il cuore più sull’esteriorità (e
di fatto oggi è abbastanza così) e non invece su di Lui. Mi piace pensare che
ognuno di voi e i vostri genitori insieme a voi possiate quest’anno fissare lo sguardo
su di Lui e fare un atto di fede in Lui.

- Ma Lui perché è tra noi?


Qui, carissimi, la risposta è ancora più semplice: per consentire a tutti noi, con
libertà, di rifare amicizia con Dio. Quando quel bambino, cresciuto, annuncerà la
buona notizia dirà che egli è il nostro Salvatore da ciò che più deturpa e avvilisce il
nostro essere uomini e donne: il peccato. Il peccato è la nostra bruttezza; Lui, quel
Bambino, ci ridà bellezza.

- Cosa ci insegna il Natale?


Innanzitutto che Dio ci ama: abbiamo bisogno di un padre e Gesù ci ha svelato il
volto di un Padre buono che è Dio. Avendo però quel Bambino preso come sua la
nostra umanità, Egli ci insegna che in Lui siamo tutti figli di Dio e che per questo, tra
noi siamo fratelli. Tutto ciò carissimi ci impegna anche oggi: ogni persona che
incontriamo, ogni uomo e ogni donna che abita questa terra è fratello e sorella.
Come possiamo tradurre tutto questo?
Con atteggiamenti e convinzioni concrete: solidarietà, fraternità, misericordia,
aiuto reciproco. Non sarebbe più bello un mondo così? Ma questo sarebbe il
mondo che quel Bambino, Gesù ci ha comandato di costruire.
Salutatemi i vostri genitori, le suore e i vostri insegnanti. Con la mia benedizione e la
speranza di venirvi a trovare Buon Natale.

+ Edoardo Arcivescovo
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L’ANNUNCIAZIONE
Una sera, a casa di Maria, si presentò al suo cospetto un angelo del signore, l’angelo
Gabriele. Le disse che avrebbe avuto un figlio, il figlio di Dio, e lo avrebbe chiamato
Gesù. Sarebbe stato il Re dei cieli e della terra. Allora Maria
rispose che era pronta ad accogliere Gesù e a diventare la
serva del Signore.
NASCITA DI GESU’
Gesù nacque a Gerusalemme in una povera stalla, nel freddo e
nel gelo di dicembre, riscaldato solo da un bue e un asinello.
Maria dovette partorire lì perché tutti gli alberghi della
città erano occupati da studiosi che aspettavano, la sera
stessa, l’ arrivo di una cometa e si erano organizzati per
studiarla e osservarla. I primi che ebbero il privilegio di vedere Gesù furono gli
umilissimi pastori che avvertiti dall’angelo Gabriele, andarono a lodare il Re dei cieli.
Nel frattempo, si incamminarono tre re di diversi paesi, e si ritrovarono tutti uniti,
sulla stessa strada a seguire la stella cometa che li avrebbe portati dallo speciale
bambino. Arrivati a Gerusalemme passarono dal re
Erode e a loro volta annunciarono lui della venuta del
Re dei Re. Erode non capì fino in fondo il significato
delle ultime parole pronunciate dagli stranieri, e
temendo che il nuovo arrivato potesse usurpare il suo
trono, decise che il bambino andava subito eliminato.
Sorse subito un problema: Erode non sapeva né dove
il bimbo abitava né se fosse già nato e tanto meno
come si chiamasse, l’ unica cosa certa era che aveva
meno di tre anni e che era primogenito, per questo
motivo ordinò ai suoi uomini di uccidere tutti i figli
primogeniti e con l’ età inferiore ai tre anni. Gesù e i genitori dovettero migrare in
Egitto.

I PASTORI E I RE MAGI
Nella regione in cui si trovava Gesù appena nato, si trovavano anche dei pastori ai
quali, in sogno, apparve un angelo.
Egli disse loro di non aver paura e gli annunciò la nascita
di Gesù. Vicino all’angelo ne apparvero altri che lodavano
Dio dicendo:-lode a dio nell’ alto dei cieli e pace in terra
agli uomini che Egli ama-.
Appena essi se ne andarono, subito i pastori si misero in
cerca della Santa Famiglia. La trovarono ed ammirarono
Gesù, lodando Dio per la sua gloria immensa.

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Una cosa simile successe anche ai Re Magi che, seppero della nascita di Gesù e vollero
subito andarlo a trovare. Essi erano tre ed ognuno di loro portò un dono speciale per il
Messia: Melchiorre portò in dono l’ oro, Gaspare l’ incenso, Baldassarre la mirra.

PRESCRIZIONI LEGALI
Dopo otto giorni dalla nascita Gesù fu circonciso secondo la legge ebraica, e gli fu
dato ufficialmente il nome detto dall’ angelo prima di essere stato concepito dalla
madre. Dopo poco tempo, Gesù fu portato a Gerusalemme per essere offerto a Dio
secondo la legge che lui stesso aveva dato:ogni maschio primogenito sarà sacro al
Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi.

I NOSTRI PENSIERI...
Inizialmente, appena saputo di questo lavoro di gruppo, ci siamo spaventate e non
riuscivamo a metterci d’accordo, ma lentamente ci siamo organizzate e interessate a
questo favoloso evento, ci è piaciuto molto perché ci ha aiutato a riflettere su molti
argomenti, a fare paragoni con la nostra vita e quella di Gesù, ci ha aiutato a
ragionare. Scrivendo, pensando e riflettendo insieme, ci siamo accorte che il
Salvatore, il Re dei cieli, Gesù , è nato nella più povera stalla, senza
coperte e riscaldato solamente dal fiato di due animali. I primi a
vederlo sono stati i pastori, i più poveri e umili, gli unici che non
hanno dubitato degli angeli e i soli che hanno lasciato le loro greggi
per vedere il figlio di Dio. Dio ama l’umiltà perché poteva far
nascere suo figlio nella famiglia più ricca del mondo e poteva farlo
stare con le più importanti persone,invece Gesù è nato in una
poverissima famiglia e si è circondato di contadini e pescatori più
poveri di lui, li ha istruiti e ha loro donato una fede straordinaria ed
unica. Li ha trasformati negli uomini più saggi del mondo. Ha
accettato le decisioni del padre, anche la morte in croce, senza dire
una parola, anzi ha gioito una volta giunta la sua ora, ha subito i
peggiori insulti senza reagire e alla fine si è sacrificato per donare la vita e la pace a
tutti, anche a chi lo aveva tradito e odiato e non si è fermato davanti a nulla.
Sicuramente noi non siamo nati in una stalla e non siamo così poveri, ma dovremmo
riuscire a praticare ciò che il Messia ha cercato di dirci, dobbiamo solo guardarci
intorno per trovare tristezza e povertà, per questo dobbiamo ringraziare Dio che al
contrario di come ha fatto con suo figlio, non siamo nati nella miseria e possiamo
crescere sani ed istruiti. A volte siamo tristi senza motivo, forse perché abbiamo
troppo e niente più ci rende felici. Dobbiamo liberarci dall’egoismo, Gesù ci ha dato
una grande lezione di vita, ci ha detto di guardarci intorno, perché anche oggi “Natale
2009” ci sono tanti bambini che muoiono di fame, che tendono le loro manine fredde e
noi non li vediamo. Che il Signore in questo Natale ci doni uno sguardo nuovo, ma
soprattutto un cuore ricco d’amore.

Hanno partecipato al gruppo operativo:


(Benedetta, Seiana, Sofia, Maddalena, Angelica)

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18 Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe,
prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo
sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. 20 Mentre però stava
pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio
di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo
Spirito Santo. 21 Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi
peccati”. 22 Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del
profeta: 23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio
con noi. 24 Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con
sé la sua sposa, 25 la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù. (Mt.
1,18-25)

1Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero
da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2 “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo
visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. 3 All’udire queste parole, il re
Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli
scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5 Gli
risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6 E tu,
Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà
infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele. 7 Allora Erode, chiamati segretamente i
Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a
Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando
l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. 9 Udite le parole del
re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva,
finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella,
essi provarono una grandissima gioia. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria
sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro,
incenso e mirra. 12 Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada
fecero ritorno al loro paese. (Mt. 2,1-12)

Il Natale rubato, sembra al nostro gruppo il commento più appropriato al mistero del Natale. Questo film è una
“chicca” così delicata che poteva essere facilmente spazzata via dallo tsunami del cinema ad alta tecnologia
dai budget miliardari. Invece la straordinaria caparbietà del regista e del produttore hanno fatto il miracolo di
far entrare nel circuito della distribuzione questo piccolo e delizioso gioiello del cinema italiano, dove brillano i
sentimenti più autentici e la poesia più spirituale. Lo scorrere delle immagini suscita un coinvolgimento unico
e straordinario e ti fa sentire un tutt’uno con i personaggi. L’opera prende spunto da un fatto di cronaca
veramente accaduto nel paesetto di Fontanarosa, in provincia di Avellino, per raccontare una storia piena di
magia, una favola natalizia il cui protagonista è Fortunato, un povero contadino che ruba le preziose statuette
del presepe della parrocchia per racimolare i soldi necessari per far operare Filomena, la sua bambina che era
in pericolo di vita. Il film suggerisce che ogni uomo è una figura viva e originale dell’immenso presepio che è il
mondo e ci invita ad occupare il nostro posto con dignità, ma soprattutto con autenticità secondo il cuore di
quel Gesù, che dovrebbe essere tutta la nostra vita.

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Seguono alcune riflessioni dei ragazzi di terza su questo film:
Il “Natale rubato” è un film di amore e dolore, generosità e imprudenze…. Il Natale per ogni persona è diverso,
ma per ognuno di noi dovrebbe essere ricco di amore e tenerezza. Tutto è possibile aprendoci al Dio che
viene.
(Camilla Ciffo)

Il tema di questo film è la povertà. C’è un padre disperato che non riesce a far curare sua figlia da una
bruttissima malattia e ci lascia un messaggio di solidarietà e di amore vero. Inoltre il film mette in evidenza una
famiglia che vuole vivere il Natale come una famiglia normale, ma non può a causa delle notevoli
disavventure. (Edoardo Violet)

Il film “Natale rubato” per quanto mi ricordo, mi era molto piaciuto. La cosa che mi aveva colpito era vedere
che un intero paesino è unito in una grande famiglia: “la chiesa”, la famiglia di Dio. Non avendo i soldi per il
festone di Natale si riuniscono tutti insieme per preparare il presepe e facendo memoria allegramente di Gesù.
Significativa è stata la figura di Noè, il pupazzo del presepe rubato, che secondo la protagonista Filomena
diventava una persona vera come un amico immaginario che l’ha sostenuta come se fosse un angelo
custode. Questo mi ricorda che non sono mai sola, ma sempre protetta dal mio angelo custode, affidatomi alla
mia nascita. (Lavinia Straniero)

Per me quel gesto di rubare non è stato molto bello, ma ha rubato per poter curare e salvare sua figlia da una
grave malattia. Un gesto negativo che si trasforma in una stupenda testimonianza di vita. (Marco Santoni)

Una cosa molto bella è il gesto che compie il padre per aiutare la figlia, cioè quello di rubare per pagarle le
cure mediche. Credo sia il regalo di Natale che tutti vorrebbero ricevere e dare: dare la propria vita, la propria
gioia per far vivere e rendere felice un’altra persona. Insomma è un gesto meraviglioso: dare la vita per farne
vivere un’altra... (Matteo Polonara)

Ricordando il film visto, mi sono rivenuti in mente, gli insegnamenti che ho ricavato. Uno fondamentale è che,
non dobbiamo rovinare il Natale a nessuno, perché tutti hanno il diritto di festeggiarlo come noi. (Luca
Bartoletti)

I tanti insegnamenti del film sono rimasti e rimarranno ancora dentro di me. Il tema che viene affrontato è
molto forte e profondo: si tratta di un padre disperato che non sa come aiutare sua figlia e decide di rubare,
non trovando altra soluzione. Viene comunque sottolineato il suo pentimento per il gesto folle. (Martina
Santilli)

Ho capito dal film “ Natale rubato” che per amore si può arrivare a fare qualsiasi cosa. Per amore non intendo
quello tra un ragazzo e una ragazza, ma il bene che si crea tra due persone, come se fosse un legame che
non si può rompere. Infatti il padre della bambina malata, per poterla far operare ha bisogno di soldi e per
questo ruba il prezioso presepe del paese. E’ vero, è un atto sbagliato, ma l’importante è che riesce a pentirsi
e a farsi perdonare (Elena Campagnoli)
Il “ Natale rubato” mi ha fatto pensare, appunto a questa festività che ormai è molto vicina e a ciò che
simboleggia. Questo film richiama perfettamente i principi del Natale, perché alla fine il papà della protagonista
confessa di avere una statuetta che però non apparteneva al presepe, quindi il villaggio non sporge denuncia
e finiscono con i festeggiamenti proprio il 25 dicembre; i principi del Natale sono altruismo ma soprattutto
perdono. (Tommaso D’Alfonso)

Vedendo il film “il Natale rubato” ho imparato una lezione molto importante, che per salvare una persona a cui
si vuole bene bisogna dare tutto se stesso, correre rischi e pericoli e continuare soprattutto ad avere fede.
(Christian .J. Torres)

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Il padre di Filomena che ha rubato per il bene della figlia, mi ha insegnato che bisogna fare tutto per una
persona che sia in pericolo o in difficoltà, non importa chi sia cattivo, ignorante, sconosciuto, bisogna farlo per
il suo e il tuo bene. (Giovanni Renzi)

Gesù, Maria e Giuseppe sono il Natale. Dobbiamo tenere questo evento straordinario sempre nel nostro
cuore. Ci dobbiamo anche ricordare che Dio ci guarda, ci ama e ci protegge sempre. È pronto al perdono
quando siamo veramente pentiti. (Rossi Gabriele)

Di quel che mi ricordo del film, la cosa più bella è l’amore del padre, Fortunato, verso la malata Filomena, sua
figlia, la cosa lo faceva soffrire molto, era inoltre vedovo della moglie Consolata e la malattia della figlia di
certo non gli giova per niente. Oltre a questo, a sostenere la figlia c’è una statuina del presepe napoletano del
paese, del ‘700, trafugato una di quelle notti. Quella statuina di pastore può farsi vedere e parlare solo a lei, e i
due diventano presto amici. Il pastore la segue anche quando lei peggiora e va all’ospedale. Dopo poco
guarisce fino a ritornare arzilla come prima. Questo può ricordare l’affetto reciproco e il relativo aiuto che
danno gli amici durante la difficoltà. L’affetto e l’amicizia sono d’altronde la miglior medicina, secondo me, per
curare le malattie, soprattutto del cuore. Inoltre, tutto ciò è reso più bello dall’atmosfera magica del Natale, in
cui può succedere di tutto. Infatti, il padre di Filomena viene arrestato sotto l’accusa di aver rubato insieme ad
altri il presepe del paese. Viene comunque chiarito che lui non ha fatto niente e ha preso solo l’unica statuina
per far piacere alla figlia e dopo questo chiarimento tutto viene perdonato. Oltre a ciò, per finire il film al
meglio, il presepe viene ridisegnato da un maestro napoletano, che s’intende di statuine e tutto finisce con
auguri e abbracci. (Carlo Camangi)

Il “Natale rubato” mi ha fatto capire che si può fare di tutto per le persone che ami, perché una persona a cui
vuoi veramente bene, è l’unica che ti può capire, aiutare e darti consigli su ciò che conta.Questo film insegna
molte cose, come non dire mai bugie perché alla fine, in ogni situazione viene sempre fuori. Una frase che mi
ha colpito è stata: “Io sono l’amore di tutti i genitori, soprattutto l’amore di tuo padre” perché i nostri genitori
non ci abbandoneranno mai, in qualsiasi inconveniente, saranno sempre ad aspettarci anche quando ci
allontaneremo incoscienti. (Nikita Badaloni)

Natale è l’opportunità della nostra vita per cambiare e diventare ciò che Gesù vuole veramente dai fratelli che
si amano con gioia e amore. Ogni anno è diverso, sempre più bello e nessuno potrà mai sottrarlo perché
Gesù dovunque ci troviamo nasce dentro il nostro cuore e col tempo cercherà di crescere sempre più.
(Gianluca Lemme)

Questo film “Natale rubato” ci ha fatto capire che il Natale deve essere un giorno pieno di amore, dolcezza e
aiuto per il prossimo. Non importa se una persona è ricca o povera, ciò che conta è avere un cuore grande.
(Virginia Diamanti)

Il film “Natale rubato”è stato carino e commovente, mi ha tanto emozionato quando il papà ha rubato il
presepe per la figlia che stava male. La figlia lo abbraccia e lo ringrazia. (Sofia Giannini)
Mi è piaciuto molto da una parte il gesto del padre di rubare il presepe per salvare la figlia, ma dall’altra parte
mi ha sconvolto la disperazione delle persone, quando non hanno più trovato quel presepe che avevano
costruito con tutte le loro forze. Per me Fortunato ha commesso un grave errore nel rubare perché forse
poteva risolvere il problema chiedendo aiuto. (Giacomo Giacchetti)
Questo film è una grande metafora per dire che il Natale non è solo un momento per scambiarsi regali, ma per
fare gesti d’amore e di fratellanza. Il padre della ragazzina ha rubato un oggetto di valore inestimabile per
salvare la figlia e questo è un gesto degno di riconoscimento. È stato anche grande, ha confessato lo sbaglio
e ha chiesto perdono.
(Umberto Carletti)

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Di questo film mi ha colpito l’amore di Fortunato per la figlia. Deve essere stata una decisione dura per lui
rubare una cosa sacra come il presepe, ma per la figlia Filomena avrebbe fatto, di sicuro, qualsiasi cosa.
(Elena Romani)
Il padre di Filomena ha fatto una cosa che non doveva fare, l’ha fatto solo per amore per poterle regalare un
bel Natale. Mi è piaciuto perché ogni padre al posto di Fortunato avrebbe compiuto lo stesso gesto per amore.
(Margherita Caprari)

Anche il film Nativity sempre sulla nascita di Cristo ci aiuta ad entrare meglio in questo grande
Mistero di amore e di dono. Per il commento e cogliere meglio il suo messaggio ci affidiamo ci
affidiamo ad un grande giornalista. Afferma, infatti, Andrea Tornielli, vaticanista del Giornale: “
Non era facile sottrarre il racconto della nascita che ha diviso in due la storia e che miliardi di
persone, pur non credendo, ogni giorno inconsapevolmente celebrano, quando, per esempio,
scrivono la data in una lettera, dall’atmosfera dolciastra della fiaba alla quale ci hanno purtroppo
abituati tanti sceneggiati della Tv. Non era facile rendere lo scarno racconto degli evangelisti
Matteo e Luca realizzando un film dal forte impatto emotivo.
Quella storia e quella nascita così nascosta e così anomala, ripetuta da duemila anni, intrisa di
violenza fin dal primo momento a causa della strage degli innocenti voluta da re Erode, è arrivata
nelle nostre sale.
Nativity avvince, pur narrando una trama delle più note dell’umanità. Il leit-motiv della pellicola è
la frase biblica tratta dal primo libro dei Re: «Ecco , il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e
gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel
vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu
un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu un mormorio di un vento leggero.» E
il Signore era lì. Un vento “leggero” è quello che soffia nella scena cruciale dell’annunciazione
accompagnata da una delicata rivisitazione in chiave moderna della melodia dell’inno gregoriano
“Ave Maris stella” così come i momenti più belli del film sono quello dove il gioco “leggero” degli
sguardi dice più di tante parole. Lo sguardo della Madonna, quello di Giuseppe, quelli imbarazzanti
della gente del villaggio di Nazareth di fronte all’attesa di Maria, rimasta incinta prima di andare ad
abitare con il suo promesso sposo, quello del vecchio pastore al quale viene fatto il “dono” di essere
il primo ad adorare il neonato di Betlemme.
L’ultima scena, subito dopo la nascita, dopo l’adorazione dei pastori e dei magi e un’inquadratura
da presepio con tanto di raggio luminoso che inonda la grotta di Betlemme, Giuseppe e Maria
fuggono in Egitto quella notte stessa, perché Erode ha dato ordine di uccidere tutti i bambini sotto i
due anni.
Tutti i due i film ci hanno fatto riflettere su quello che è veramente il Natale: la nascita di Cristo.
Spesso il Natale viene visto come il periodo in cui si fanno l’albero, il presepe e il tempo in cui
arriva ”Babbo Natale” che porta i doni a tutti i bambini; con questo lavoro abbiamo capito che a
Natale oltre ad essere un momento per stare in famiglia è un momento di veglia, di preghiera perché
nasce colui che ci salva.
Il giorno 28 ottobre 2009 a scuola sono arrivati dei missionari molto simpatici (che tra l’altro ci
hanno insegnato una canzone africana che non riesco più a levarmela dalla testa per quanto è bella)
che ci hanno fatto pensare, attraverso una parabola, che Gesù ha dato la vita per noi e in cambio noi
saltiamo la Messa, facciamo le cose con superficialità. Questo lavoro non è servito solo per
approfondire l’argomento della nascita di Gesù, ma anche per conoscere le persone che ci
circondano e voler loro più bene.

Umberto Carletti Gianluca Lemme Sergio Andreucci


Tommaso D’Aldonso Giacomo Giacchetti

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Nato tra noi

Il miracolo più grande,


avvenuto in una stalla,
una donna ancora vergine
ha donato al mondo il Salvatore.

Giace in umile letto,


fatto di legno e paglia
e sembrerà strano,
ma è il più ricco del mondo

e una stella luminosa,


invita tutti a venire:
è nato il Messia,
il Figlio di Dio
Tre uomini sul cammello, Elena Campagnoli – Lucrezia Spaziani – Lavinia Straniero

ben vestiti e profumati,


portan oro, incenso e mirra
per il Bimbo prediletto.

Il Bue e l’asinello
riscaldano il neonato,
angeli in festa,
cantan sopra di Lui

Fanciullo dal viso innocente,


pelle candida, piccole dita,
coccolato da braccia materne
della donna senza peccato.

Autore: Umberto Carletti

Un soffio di vita

E’ come una stella che piove dal cielo, Camilla Ciffo


un dono divino per un giorno speciale,
cade sopra Israele.

In una stalla vicina una madre sorride


con in braccio un cuoricino,
un soffio di vita, è nato Gesù.

E tutto il male che prima regnava:


una luce, un bagliore
in un istante tutto è cambiato.

Ora il cuore di tutta la gente


si prostra davanti a un Dio,
fatto Bambino.

Tutti gli errori commessi in passato,


son niente di fronte al Bambino c
e dice ora ci sono io.

All’improvviso quel Bimbo ci guarda e trasmette un


messaggio:
siete voi l’oggi del mond Luca Bartoletti – Tommaso D’Alfonso

Autori:
Gialuca Lemme e Tommaso D’Alfonso

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Natale è un uomo.
Gesù. Cuore che dona
Grazie a quest’uomo senza interessi,
tutto è nuovo. che orna,
E’ nuovo il mondo o cuore blindato
perchè ha scoperto dall’ egoismo,
il cammino che conduce prigioniero
alla pace. dell’indifferenza.
No all’ingiustizia,
no alla violenza, Ma allora
no all’odio. che vuole quest’uomo,
E’ nuovo l’uomo, chi di noi si salverà?
perchè ha ritrovato la strada Vuole che tutto diventi nuovo,
da cui era partito, che l’uomo rinasca.
Dio, suo padre. Ha il potere di farlo.
E’ nuovo Dio stesso, Egli non è un Dio piccolo,
perchè finalmente ha un volto, inoffensivo,
sempre nuovo, ma sublime
in ogni uomo. nell’essere come noi.
Gesù.
Chi è quest’uomo? Non è la potenza,
di lui si è detto tutto: il sapere, che conta
profeta e impostore, per nascere ancora,
figlio di Dio e bestemmiatore, ma essere figli di Dio,
benefattore e intrigante, come Lui senza peccato.
sublime e insignificante...
L’invito alla festa
Tutto dipende dagli occhi è per tutti gli uomini
di chi lo guarda. di buona volontà.
Occhi innocenti di bambino Si entra senza ricchezze,
o occhi torbidi di interessi. il Bambino non sa cosa farsene,
Occhi umidi di lacrime, il di più si lascia all’ingresso.
o occhi marmorei di ricchezza. Ogni invitato
deve essere libero,
portando con sé
Occhi sorridenti al futuro, soltanto amici.
o occhi avvizziti dall’ostinazione.
La festa comincia.
Tutto dipende dal cuore Natale è un uomo.
di chi l’incontra. Gesù!

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COMMENTO ALLA POESIA
“NATALE E’ UN UOMO”
“Natale è un uomo” è una poesia molto significativa, richiama molto il Natale e la
nascita di Gesù.. Parla della venuta al mondo del nostro Salvatore, che ci aiuterà a
rinascere, a purificare i nostri cuori e a liberarci dall’ignoranza e dall’egoismo..
Dice, che Lui è un uomo sublime perché anche se non è come noi, cerca ugualmente
di esserlo, perché non è né la potenza né la ricchezza che gli interessa, ma essere
figlio di Dio, farsi nostro fratello, amarci fino alla follia e purificarci dal peccato.
Lui ci invita alla sua festa... una festa senza ricchezze, tutti i nostri averi si lasciano
all’ingresso, ognuno di noi deve essere libero, puro, altruista ... può portare con sé
solo tanti amici... tanti compagni di ogni razza, colore e così la festa comincia!
La poesia finisce nel dire: “Natale è un uomo... Gesù!” Questa frase ci ha colpito
molto perché significa che il Natale è un giorno molto speciale, dato che arriva Gesù
ed infatti è Lui che lo rappresenta. Ognuno di noi può vedere il Natale come vuole:
con occhi innocenti di bambino, con occhi torbidi di interessi, con occhi umidi di
lacrime, con occhi marmorei di ricchezza o con occhi sorridenti al futuro, come dice
la poesia... Tutti noi abbiamo un carattere diverso e interpretiamo il Natale in modo
differente, ma Gesù è venuto in nostro aiuto per farci diventare buoni con noi stessi e
con il prossimo, sentirci uguale agli altri, aprire il nostro cuore, i nostri occhi...
Questa poesia ci ha dimostrato anche, che nel mondo, intorno a noi, ci sono molte
persone che pensano solo a loro stesse, non aiutano il prossimo e vivono solo intorno
al loro “ego” e alle loro ricchezze; è per questo che Gesù, figlio di Dio, ogni Natale,
corre in nostro aiuto, per cercare di purificare tutte le nostre anime dai tanti peccati,
ma soprattutto dall’apatia e dall’indifferenza che oggi ci contraddistingue, per vivere
pienamente il Natale... per poter spalancare le porte del nostro cuore e farci entrare
Lui, come centro di tutto il nostro essere e fare di ogni giorno.
Il punto che ci ha affascinato di più è stato quando il poeta dice che non è la potenza,
il sapere, che conta per nascere ancora, ma essere figli di Dio, come Lui senza
peccato... Questo verso da un grande insegnamento di vita perché ci fa capire che
nessun bene materiale ci può far sentire bene, ci può far veramente felici, perché ciò
che conta è quello che hai dentro!!!

Insomma, consigliamo di leggere questa poesia a tutte quelle persone che


ancora non ne sono a conoscenza perché è una poesia che tocca il cuore e riesce
a dare un significato autentico al Natale di ognuno di noi e di tutte quelle
persone che per molte ragioni non possono avere un Natale gioioso e pieno di
calore umano divino, come il nostro..

Gruppo operativo:
Camilla Ciffo, Nikita Badaloni, Margherita Caprari, Virginia Diamanti,
Sofia Giannini e Edoardo Violet..

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NATALE È...
...vivere nella pace... Seguire gli insegnamenti di Gesù...
(Gianni Battista sardone)
...il cuore che canta l’amore...
(Alberto Lucchetti)
...l’inizio di una strada nuova che conduce alla vita...
(Alessio Pignocchi)
...l’anima libera da tante macchie di peccato ...
(Maria Floerinbell Castro Alfonso)
...no alla violenza, all’ingiustizia, ai litigi, all’indifferenza e rinascere con
sentimenti nuovi... (Benedetta Schiavoni)
...preoccuparsi meno delle cose materiali e più di quelle che ci avvicinano a Gesù...
(Lucia Romani)
...aprire la casa a Gesù che viene...
(Christian Barone)
...pensare a Gesù e fargli spazio nel cuore...
(Elena Tricoli)
...la festa più bella perché ricordiamo la Nascita di Gesù...
(Giovanni Bono)
...stare in famiglia, fare festa, donare a chi non ha...
(Marco Tansella)
...essere educati, gentili, buoni, far felici Gesù e i fratelli...
(Federica Giovagnoni)
...avere occhi di bambino, essere ricchi nel cuore...
(Claudio Orciani)
...camminare sempre con l’amico Gesù...
(Emilio Galletti)
...vita gioiosa, pace, condivisione...
(Diego Rosi)
... Gesù che ci vuole un mondo di bene...
Sandro Lucioni)
... prendere la strada che porta a Gesù, come hanno fatto i pastori...
(Diletta Perilli)
... Gesù che è nato per noi, per indicarci la strada della vita...
(Cristina Leporoni)
... dare, non ricevere, aprirsi a Gesù che vuole nascere in noi...
(Pietro Domenico Martorano)
... amore che si dona e libera...
(Laura Leporoni)
... le mani e il cuore aperti per dare ed accogliere...
(Sarah Olimpia Sardone)
... un cuore che dona, che ama senza interessi, che si sacrifica per chi non ha...
(Olimpia Zeiler)
... seguire il proprio cuore, far regnare Gesù... (Gaia Vignoni)
... essere figli di Dio, umili, saggi e pieni della tenerezza del Bimbo Gesù...
(Anastasia Carlotta Pesce)
... silenzio, ascolto, calore familiare...
(Vitalik Pannelli)

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... fare scelte giuste, guidati dagli “occhi innocenti” dei bambini...
(Sara Piersigilli)
... il ricordo di Gesù che si è fatto bambino per noi...
(Samuele Gatto)
... voler bene a Gesù che viene tra noi...
(Kethrine Lopez)
... sognare un mondo più bello fatto di tanto amore, gioia e pace...
(Giovanna Bello)

Elena Tricoli

Cristina Leporoni
Gaia Vignoni

Romani Lucia

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“NATALE E'UN UOMO” è una poesia molto bella. Uno dei punti più forti si trova nei
primi due versi della sesta strofa, dove dice che tutte le cose, tra cui la nascita di
Gesù, dipendono dal cuore, dal modo in cui ci comportiamo davanti a “qualcosa” di
grande che ci chiama per raggiungerlo e per la strada che Lui ha segnato per noi. Il
Natale è una Grande festa dove nasce un piccolo, anzi un Grande bambino aspettato da
tempo dal popolo.
Inoltre, il Natale rappresenta un momento di unione e di solidarietà che va oltre i beni
materiali. Oggi, infatti, la nostra comunità usa il Natale come economia e come fortuna
per vendere i propri prodotti e anche noi ci preoccupiamo troppo per gli abbellimenti e
meno per questo grande miracolo. Uno dei simboli del Natale è il presepe, che ricorda
in maniera artistica quest'importante scena sacra e uno dei momenti più significativi
di questa festa è quando esso si porta a messa per farlo benedire.
Natale significa fare del bene al prossimo e condurre alla pace il proprio “io” interiore,
collaborando a creare un legame di fraternità anche con coloro che ci risultano
“antipatici”,quasi dei nemici.
Nel mondo ci sono molte persone che non possono trascorrere tranquillamente questa
festività, perché circondate da gravi problemi, ad esempio, la povertà, la malattia e la
guerra.
Come ogni anno, noi cerchiamo di dare il nostro contributo attraverso l'adozione a
distanza di un bambino straniero che vive in situazioni decisamente peggiori delle
nostre. Quest'anno è il turno della piccola Bianca, una bambina brasiliana di circa otto
anni, alla quale abbiamo anche inviato una lettera e ricevuta una di risposta da parte
sua, che ci ha davvero toccato il cuore.
Tra pochi giorni alcuni di noi faranno la Cresima; siamo contenti che la data sia vicina a
quella del Natale, perché è un'occasione in più per comprendere se stiamo diventando
cristiani adulti oppure no.
Questa poesia è riuscita a farci entrare nel vero significato di questa festa
meravigliosa: ci ha fatto capire che non dobbiamo pensare solo ai regali o alle
ricchezze,ma dobbiamo diventare più buoni,più altruisti; dobbiamo aprire i nostri cuori
agli altri e a Gesù,che è sceso in terra per noi.
Il Natale è il nostro cuore, che si rinnova ogni anno e si apre all’amore di Dio... Per
renderlo migliore quest’anno dobbiamo guardarlo con occhi diversi, ringraziando per
prima cosa il Signore che ci ha donato la vita. Il Natale è gioia, un grande momento da
vivere tutti insieme da umili cristiani... Dovremmo sempre ringraziare Gesù, ma
soprattutto in questa festa perché lui ci vuole bene, è sempre attento a noi e non ci
lascerà mai!
Sintesi di una riflessione della classe III
Eseguita da Camilla e Lucrezia
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Il 25 dicembre ricorre la festa del santo Natale; data in qui nacque il Bambino Gesù dal grembo della Vergine
Maria. Mentre per la religione ebraica , Gesù non era il vero figlio di Dio, ma un uomo che credeva di esserlo.
Per loro il messia deve ancora arrivare, così non festeggiano con noi cristiani la ricorrenza della nascita di
Cristo.
Molte volte accade che ci siano delle discriminazioni fra le varie religioni, tuttavia se guardiamo
bene , nella maggior parte delle religioni c’è un messaggio di pace e di fraternità come nella nostra
religione. Infatti rimane comunque il volere del Creatore che vorrebbe tutti gli uomini in piena
amicizia tra loro; è l’uomo che etichetta le persone in svariati modi (colore, credo religioso,
nazionalità…) ma in fondo non siamo troppo diversi gli uni dagli altri. A questo proposito sulla
diversità delle persone abbiamo pensato ad una preghiera già conosciuta a scout…:

Amico Bianco

Io, amico bianco, /quando sono nato, ero nero /quando adulto, nero /quando
arrabbiato, nero /quando paura, ancora nero /e quando malato, sempre nero. /Ma
dimmi, amico bianco.
Tu quando sei nato eri rosa /da adulto sei bianco /da arrabbiato diventi rosso
/quando hai paura verde /quando sei malato viola. /E allora… /perché continui a
chiamare me /UOMO DI COLORE?

Per questo non hanno senso le guerre tra religioni; non dobbiamo tornare a pensare come la gente del
medioevo che, pensando di seguire il volere del proprio Dio uccidendo i propri fratelli, ma in realtà stavano
solamente offendendo il Creatore.
Ci sono già stati dei gruppi contro le guerre causate dalla religione, ma erano associazioni solo di nome,
poiché non fecero niente di importante per cambiare le cose. Noi giovani, che siamo molto fantasiosi,
dovremmo riuscire a creare una vera associazione per fermare queste guerre insensate, avendo come
insegnamento quello che abbiamo detto prima, ovvero che essendo tutti fratelli siamo figli di un solo padre,
che le varie religioni possono chiamare come vogliono.
Per molti bambini il Natale è il giorno più bello dell’anno poiché ricevono i regali tanto attesi, mentre oscurano
il vero lato del 25 Dicembre. Dovrebbero capire questo evento; ma la colpa di questa concezione è dei
genitori, che assecondano i desideri materiali dei figli, non spiegando cosa significa questa data. È vero, per
far sì che questo giorno importante sia una vera festa c’è bisogno di qualche regalo; però ciò che conta è il
lato spirituale e l’incontro tra i nostri fratelli per condividere e capire questo dono importante di Dio che è Gesù.
Gesù per noi è stato un nuovo punto di riferimento per capire il vero significato della nostra esistenza.
Egli ha lasciato nel cuore di ogni peccatore un nuovo segno di speranza per la vita eterna. Quello di poter
iniziare da quel momento a cambiare, a seguire la giusta via per ricevere così per dono divino. La cosa più
importante però che il figlio di Dio ci ha voluto lasciare come insegnamento è che anche un semplice uomo
può diventare esempio di vita cristiana per i suoi confratelli, soprattutto lungo il cammino della nostra vita ma
anche dopo la morte a tu per tu con Dio. Per tutti e due questo è stato un bellissimo lavoro perché abbiamo
scoperto che abbiamo tante idee comuni sulla religione soprattutto sul Natale. Per noi il Natale è uno dei
momenti più importanti per ringraziare colui che a quel tempo parlò ai nostri antenati e che oggi parla ai nostri
cuori e dimostrargli che il suo sacrificio non è stato invano, ma che grazie a questo capiamo sempre di più che
per ogni volta che abbiamo rifiutato la sua chiamata come Pietro abbiamo capito il nostro errore.
Adesso siamo qui e ogni giorno cerchiamo, anche se è difficile di affrontare ogni ostacolo della nostra vita con
serenità, a non dare ascolto al giudizio delle persone, ma aiutare coloro che hanno veramente bisogno di un
caloroso amore: proprio come faceva Gesù da bambino e che fa ancora oggi nei nostri cuori.

Gruppo operativo: Umberto, Gianluca, Tommaso, Giacomo, Sergio


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Carissima Suor Maria Teresa,
Madre Generale delle Maestre Pie Venerini
Anche se non la conosco di persona, so che si dedica molto a tutte le comunità Maestre Pie
Venerini, rendendole sempre più belle, proprio come faceva Santa Rosa, pur stando a Roma.
Da quello che ci racconta la nostra Preside, lei è una figura molto importante, che cerca sempre
di rendere tutto ciò che fa, perfetto in ogni suo particolare.
La nostra classe le scrive perché volevamo arricchire il nostro giornalino della scuola, che
consegneremo a Natale ai nostri genitori e quanti ci vogliono bene, con una sua risposta,
soprattutto un suo messaggio natalizio.
Inizialmente questo lavoro non mi piaceva perché non mi ritenevo capace di un compito così
impegnativo e chissà cos’altro, ma si è rivelato molto bello e soprattutto divertente perché
possiamo lavorare in gruppo ed esprimere un pensiero personale in tutto ciò che facciamo.
Gli argomenti che si trattavano erano molti, a me è capitato sulla storia del Natale, comunque
sia però è stato un lavoro abbastanza complicato , per quanto possa risultare semplice, ma mi è
piaciuta soprattutto una cosa, quella di riscoprire “la biblioteca”.
Per noi giovani la “biblioteca” è un posto “antico” che non serve assolutamente a niente.
Anch’io pensavo così prima, ma, da questa esperienza ho cambiato idea.
Quando si cerca su internet o nell’enciclopedia c’è sempre qualcosa che manca, invece quando
sei in biblioteca è tutto intorno a te. Se vai lì stai tranquillo che puoi fare un bellissimo e
ricchissimo lavoro; è un nuovo mondo da scoprire assolutamente.
Mi piacerebbe ritornare a Roma come nell’ultima gita in quinta elementare, è stata
un’esperienza fantastica che non dimenticherò mai; incontrare il Papa, toccarlo e vederlo,
un’emozione grandissima. Sicuramente se ci sarà questa opportunità la verremmo
assolutamente a trovare,per confrontarci dal vivo sui nostri pensieri.
La domanda che le volevo fare era come e quando ha avuto questa vocazione e se ancora è felice
di seguirla e testimoniarla perché per me tutti hanno la vocazione, ma solo alcuni riescono a
percepirla e a viverla fino in fondo.
Stiamo leggendo “I Promessi Sposi” e la monaca di Monza ci ha un po’ sconvolti e quindi ci
siamo posti tante domande e ci sono venuti tanti dubbi. Come cogliere il progetto di Dio nella
nostra vita?
In fine, poiché ritengo molto importante il suo parere, vorrei chiederle anche un suo giudizio sul
nostro lavoro, quando sarà completato, nel frattempo noi cercheremo di rendere sempre più bello
il giornalino, perché , personalmente, ci tengo che venga bene.
La ringrazio tanto per avermi ascoltato e del tempo che dedicherà a risponderci.
Tanti saluti e un caro abbraccio da
Gianluca a nome di tutta la classe III A,
Scuola Secondaria I Grado “Rosa Venerini”

Carissimo Gianluca
e carissimi amici della classe III A
e di tutta la Scuola Secondaria I Grado

la vostra lettera mi ha fatto molto piacere e soprattutto vedo


che frequentate una scuola molto interessante nei metodi e
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nelle proposte didattiche. Spero che mi farete avere il giornalino e sicuramente sarà molto ricco e
molto bello. Il mio messaggio, in tempo di Natale, non può essere diverso da quello che gli angeli
fecero ai pastori di Betlemme, uomini poveri, semplici ed accoglienti: “Vi annuncio una gioia
grande, oggi è nato per voi il Salvatore”.

Quell’oggi non appartiene al passato, ma al nostro presente e soprattutto a voi ragazzi.


Per voi, per la vostra gioia, per creare il vostro futuro, Gesù si è fatto nostro fratello e questo
mistero deve aprirvi orizzonti di speranza. In questo mondo complicato, la memoria di Dio fatto
bambino ci dice che c’è spazio per la semplicità, la coerenza, la povertà. Proprio la povertà ci deve
coinvolgere di più. Io da tanti anni giro il mondo: Africa, Asia, America..., vedo tanta povertà nel
mondo, tanta ingiustizia: noi sprechiamo e il mondo muore di fame. Cristo ci chiede di condividere
quello che abbiamo. Ho visto molti missionari e missionarie che si sono fatti poveri con i poveri e
condividono con loro la ricchezza del Vangelo. Sapeste quanto amano la scuola i ragazzi
dell’Africa, quanto sono gioiosi i bambini del Brasile, quanto sono seri e impegnati i ragazzi indiani
Noi li pensiamo come dei miserabili, ma io ho imparato che la ricchezza più grande è la dignità e
loro sono dignitosi nella loro vita povera, vissuta con gioia,accolta sempre come un grande dono.
Noi abbiamo più di 2000 anni di cristianesimo e ci vergogniamo di essere cristiani. Loro si sentono
orgogliosi di appartenere alla Chiesa e vivono con grande dignità il dono della fede.
Caro Gianluca, mi dici della biblioteca: era il mio debole. Da ragazza passavo lunghe ore a cercare
libri di avventura, di storia, di scienze... mi hanno aiutato a costruire la mia personalità, mi hanno
dato il sapere, quello che oggi sorregge il mio impegno di Madre Generale ogni giorno ed ogni
momento.
Spero che tu possa tornare a Roma, ti farò vedere la nostra biblioteca di 7.000 volumi. Sono libri
antichi e moderni e mi dispiace solo di non avere più il tempo di leggere e assecondare questa mia
passione.
Mi chiedi della mia vocazione, non è facile spiegarla, perché la vocazione è un mistero: ti senti un
forte desiderio di cercare Dio, lo senti vicino e Lui ti manda verso gli altri. Sono cresciuta dalle
Maestre Pie e mi piaceva il loro modo di insegnare, di incontrare la gente, di aiutare gli altri, uno
stile di vita che nel mondo non potevo trovare e mi sono decisa di mettermi in questa corrente di
solidarietà e mi sento fortemente appagata. Non lasciarti impressionare dalla Monaca di Monza,
erano altri tempi, quando i padri, per egoismo e per tornaconto, costringevano le figlie in convento e
la violenza della costrizione scatenava tempeste di cattiveria nelle creature Oggi è diverso, chi
.

sceglie la Vita Religiosa lo fa nella libertà e dal cuore “libero” scaturisce la bontà e la gioia, l’amore
e la fraternità. Vi aspetto a Roma e intanto vi faccio gli Auguri più belli, di un Natale Santo, pieno
di nostalgia per un Dio fatto Bambino, lo sarò in India, ma vi penserò molto e vi porterò nel cuore.
Con affetto

Sr. Mariateresa Crescini


Madre Generale delle Maestre Pie Venerini

Carissima Bianca
Katthelen Santos Sanza,
riflettendo insieme, tutti noi, ci siamo resi conto di conoscerti molto poco
; speriamo che tu senta veramente i nostri cuori vicino al tuo e
speriamo che tu sappia che ti vogliamo davvero molto bene … siamo
distanti migliaia di chilometri, ma rimani per noi come una sorella!!
Siamo molto felici che grazie ai nostri contributi, tu e i tuoi amici
possiate ogni giorno mangiare qualcosa di caldo ed avere attrezzature
adeguate per poter andare a scuola. Tutti noi sappiamo che in Brasile, dove tu vivi, la vita è
molto difficile e la povertà è molto diffusa. Un’altra cosa ci accomuna: tutti noi siamo uniti sotto
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il nome della nostra grande maestra Rosa Venerini. Le maestre Pie cercano sempre di seguire
il suo esempio… Pensiamo che le suore siano per voi un bel lume di speranza; che da i suoi
frutti!!! Come da noi, le Maestre Pie, portano conforto e speranza… Esse non si fermano
davanti a ostilità o gravi problemi, ma bensì ci aiutano ad affrontare questi ultimi con grande
gioia e passione. Il motivo per cui ci rivolgiamo a te ,però, è un altro; certo, sapere qualcosa in
più su di te e su di come si svolgono le tue giornate non ci dispiace affatto… Vorremmo dirti
che in occasione del prossimo natale , abbiamo deciso di formare un piccolo giornale, da donare
poi ai nostri cari; ci farebbe molto piacere se anche tu ci inviassi qualche tua piccola riflessione
o pensiero da poterci aggiungere… Anche tu sei una di noi !! Rispondi presto, salutandoti
calorosamente ti abbracciamo…
Martina Santilli
a nome di tutta la classe III A

Lagarto, Brasile, Natale 2009

Carissimi ragazzi e ragazze di Ancona,


(Scuola secondaria I Grado - classe III A)
non mi sembra vero di avere tanti cuori vicino al mio!!! GRAZIE,
GRAZIE, GRAZIE! Ancora un grazie più grande anche da me e da tutti!
Io sono fortunata perché con il vostro aiuto posso frequentare la scuola
delle Maestre Pie che ci amano e ci insegnano tante cose belle.
Quest’anno, con i soldi dei benefattori, le Suore hanno fatto accomodare il
grande salone dove noi facciamo scuola di musica e di danza e dove
impariamo la recitazione e i giochi vari. La nostra scuola è molto bella perché è pulita e sempre
accogliente. A me piace tanto la scuola e non vedo l’ora che finiscono le vacanze per tornare in
classe, avere una colazione e un pranzo, imparare tante cose e avere tanti amici. La mia casa è
molto piccola e gioco per la strada, ma è pericoloso. Vi mando una foto della festa di San Giovanni.
Per noi è una grande festa, ci vestiamo con gli abiti più belli e balliamo la quadriglia, anche le suore
giovani si mettono gli abiti colorati e ballano con noi. Le nostre mamme vengono a vederci e si
divertono tanto. Certe volte viene qualche papà. Ora anche noi prepariamo il Natale, ma non
abbiamo le luci e i pupazzetti del presepe, però sappiamo che Gesù, nato povero, si è fatto nostro
fratello e questo ci dà gioia e ci ballare felici.
Per Natale abbiamo chiesto ai nostri amici d’Italia un
regalo : un Kg di farina per la nostra scuola di
PADARIA (il forno) . Qui la farina costa moltissimo e
se qualcuno non ci aiuta, le Suore devono chiuderla.
Ma dove vanno i nostri amici più grandi? Noi abitiamo
in un quartiere di periferia dove c’è tanta delinquenza e
dove i bambini vengono sfruttati come corrieri della
droga. L’unica fortuna che abbiamo è la presenza delle
Suore che si interessano di noi e cercano di difenderci
da tanti pericoli. Quando i più grandicelli escono dalla
scuola di padaria, trovano un lavoro onesto e tutta la
famiglia è felice. Fate il possibile per aiutarli e sostenerli, anche loro hanno bisogno di voi.
Vi ringrazio del vostro affetto e metto il mio cuore vicino al vostro per dirvi quanto vi amo ! Buon
Natale a voi e alle vostre famiglie. Le mie braccia si allungano e giungono fino a voi.

La vostra sorellina  
Bianca Santos de Soza

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Carissima Larissa
Dos Santos Batista,
Vogliamo dirti che fra poco è Natale e noi di solito lo
festeggiamo con tutta la nostra famiglia, facciamo l’albero e
rendiamo bellissimo ed attraente il presepe, l’angoletto più
significativo e commovente. E’ sempre molto bello fermarsi
davanti a quella piccola grotta e contemplare il Bimbo Gesù che
ci parla in tante maniere.
Le nostre città si colorano di rosso, giallo, arancione ed
anche di verde. Si crea uno sfarfallio veramente unico e attrae i
nostri sguardi e conquista i nostri cuori.
Qui in Ancona, quando si avvicina il Natale, in città, si vede già l’altissimo albero di
Natale e il presepe vivente, ci sono persone che cantano e ballano per rallegrare l’animo delle
persone e far felici i bambini. Da noi è inverno pieno, quindi è abbastanza freddo, siamo tutti
con cappotti e sciarpe di svariati colori. Anche all’interno delle nostre abitazioni incominciano a
brillare le prime luci di mille colori. Tutti sono indaffarati a cercare scatoloni nascosti per tirare
fuori, statuine, alberi, palline, striscioni di tanti fosforescenti colori. La cosa però più forte e
bella è la Messa e quando si scopre il piccolo bambino sembra proprio di sognare… Ci pensiamo
insieme… Noi ti vogliamo bene, ormai fai parte della nostra classe, sei una di noi, Larissa.
Noi, però, abbiamo bisogno di sapere qualcosa di te, abbiamo una tua foto, ma ora sarai
sicuramente cresciuta, avrai imparato tante cose… Aspettiamo con gioia tue notizie. Cosa fai di
bello per Natale? Lo trascorri dalle suore o casa tua? Sotto il nostro albero in genere arrivano
dei regali, sotto il tuo passa Gesù Bambino o Babbo Natale?
Ti abbracciamo con tanto affetto e ti diciamo tutto il nostro. Tieniti forte, sono 18
abbracci. Con tanto affetto

noi siamo sempre i ragazzi di seconda media che ti abbiamo adottata, speriamo che tu ora sii
felice e che tu lo possa essere per sempre. Noi ti abbiamo aiutata ad andare a scuola e a passare
un infanzia serena con i nostri risparmi, ora ti chiediamo di rispondere ad una nostra domanda:
volevamo sapere se da voi, laggiù in Brasile, si usa fare il presepe, se lo fate e come lo
realizzate, volevamo anche sapere se voi lo create come noi, cioè con statuine costruite, con carta
da pacchi e con po’ di muschio raccolto in giardino. Esiste da voi il muschio? Non credo che tu
faccia tutte queste cose come noi, ma te lo auguriamo di cuore perchè è un bellissimo modo di
accogliere il Natale.
Noi siamo dei ragazzi molto curiosi e perciò ti abbiamo fatto tutte queste domande, questo è un
lavoro assegnatoci dalla nostra Preside, Suor Maria, che ci ha anche dato l’iniziativa di
adottarti.
Anche se non ci conosciamo, siamo già legati da un fortissimo sentimento....
Noi siamo molto contenti di averti aiutata. Per favore rispondici. Ciaoooo !!!! Ti Vogliamo
Bene

Gli alunni di classe II A


Scuola Secondaria I Grado Paritaria
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Lagarto, Brasile, Natale 2009

Carissimi Ragazzi e ragazze di Ancona,


(classe Il A Scuola Secondaria I Grado)

Come siete gentili! la vostra lettera mi ha fatto molto piacere ma devo dirvi che il Natale nella
nostra città non si vede, lo celebriamo a scuola e le Suore ci fanno capire che Gesù si è fatto nostro
fratello e noi siamo contente. A me piace tanto la scuola, ora sono cresciuta e so leggere e scrivere,
ho superato la mia mamma che non è andata a scuola. Non mi piacciono le vacanze perché a scuola
ho una colazione e un pranzo, imparo tante cose e ho tanti amici. La mia casa è molto piccola. E i
miei genitori non lavorano. Non sempre abbiamo il necessario per poter mangiare e tanto meno tutte
le altre cose che voi avete. Vi mando una foto di una nostra danza brasiliana. Siamo bravissime!
Per noi è bello ritrovarsi insieme: ci vestiamo con gli abiti più belli e balliamo felici e contenti.Le
nostre mamme vengono a vederci e si divertono tanto. Certe volte viene, ma molto
raramente e con meno interesse
partecipativo anche qualche papà. Per
Natale vi chiediamo un regalo : aiutateci a
comprare la farina per la nostra scuola di
PADARIA (il forno) . Qui la farina costa
moltissimo e se qualcuno non ci dà una
mano, le Suore devono chiudere la scuola.
Ma dove andranno i nostri amici più
grandi? Noi abitiamo in un quartiere di
periferia dove c’è tanta cattiveria e dove i
bambini vengono spesso usati come
corrieri della droga. Abbiamo per fortuna
le Suore che si interessano di noi e
cercano di difenderci da tanta crudeltà.
Quando i più grandi escono da questa
scuola, trovano un lavoro onesto e tutta la famiglia è felice e vive più sicura.
Vi ringrazio del vostro affetto, vi abbraccio 18 volte con tanto calore come si sente nel mio Paese
dove è piena estate. Buon Natale a voi tutti, alle vostre insegnanti e alle vostre famiglie.

La vostra sorellina Larissa Dos Santos

Carissima Milena Kathellen Reis Ramos,


Noi non ti conosciamo, perché siamo arrivati quest’anno nella scuola
secondaria di primo grado, però guardando la tua foto in classe, ci sei
piaciuta e ci sei rimasta molto simpatica. Noi siamo tanti e vorremmo
ognuno darti un grosso bacio: siamo in 28, ce la fai a sostenerli tutti?
Noi ci stiamo preparando al Natale, ma penso anche tu, perché il
Natale è di tutto il mondo e tutti lo festeggiano lo stesso giorno. Noi
vogliamo farti felice e siccome a Natale facciamo anche la festa della

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solidarietà e condivisione, perciò pensiamo tantissimo anche a te e tutti i tuoi amici e vorremmo
farti trascorrere un Natale diverso dagli altri. Vorremmo che anche tu gioissi con noi e potessi
avere tanti regali… Non dimentichiamo che il regalo più grosso è Gesù, allora dobbiamo
preparare bene il cuore perché lui possa venire in noi con gioia e tanto piacere perché siamo
stati bravi. Cioè abbiamo cercato di fare ciò che lui vuole ogni giorno da noi.
Milena ti facciamo tanti auguri, aspettiamo una tua risposta, per poterti conoscere meglio
e sapere tante cose su di te. Non ci deludere noi aspettiamo con ansia, perché la tua risposta la
vogliamo mettere nel nostro giornalino di Natale, ti vogliamo far conoscere a tutti.
Ti abbracciamo forte forte e ti mandiamo un aereo pieno di tanti baci che partono dal cuore
Con affetto
Gli alunni di classe I A, Scuola Secondaria I Grado

Lagarto, Brasile Natale 2009

Carissimi Ragazzi e ragazze di Ancona, (classe I – Scuola Secondaria I


Grado)

non mi sembra vero di avere 28 fratellini che mi vogliono bene e pensano a


me. Io sono fortunata perché con il vostro aiuto posso andare a scuola. I vostri
doni e le vostre offerte ci hanno permesso di realizzare un magico salone, che ospita tanti bambini e
bambine. Che gioia giocare tutti insieme. Vi mando una foto (vedi sotto) mentre balliamo una danza
brasiliana dentro questo immenso salone, sicuramente vi piacerà tantissimo e gioirete insieme a noi.
Ora anche noi prepariamo il Natale, ma non abbiamo le luci e i pupazzetti del presepe, però
sappiamo che Gesù si è fatto nostro fratello e questo ci dà gioia. Per Natale abbiamo chiesto ai
nostri amici d’Italia un regalo: di aiutare i nostri amici più grandi che frequentano la nostra scuola
di PADARIA (il forno) . Qui la farina costa moltissimo e le suore non riescono più a comprarla.
Senza questo punto di appoggio i nostri fratelli più grandi dove finiranno? Forse in mezzo alla
strada per trasformarsi in messi della droga. Siamo sicuri che il vostro cuore sarà molto più grande
delle nostre preoccupazioni e quindi ci aiuterete,

come sempre. Sarete la nostra salvezza e il nostro dono. Questi ragazzi più grandi, una volta preso il
diploma, possono trovare un lavoro onesto e rendere a tutta la famiglia una vita più sicura e felice.
Vi ringrazio del vostro affetto e vi mando 28 baci, più uno alla vostra maestra. Buon Natale

La vostra Milena
dalla terra calda del Brasile

Vogliamo farvi sognare un po’ con questa foto,


scattata in occasione della festa di San Giovanni:
Per noi in Brasile questo giorno
è un grande momento di gioia...

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Il termine presepe deriva dal latino praesepe, cioè greppia o mangiatoia. Nel significato
comune il presepe indica la scena della nascita di Cristo. Solitamente questa locuzione viene
usata per la ricostruzione tradizionale della natività di Gesù Cristo durante il periodo natalizio.
La rappresentazione della nascita può essere sia vivente che iconografica, i presepi più
popolari sono quelli di Napoli a san Gregorio. Lo scopo del presepe è quello di riprodurre la
scena fatidica della nascita di Cristo. Il presepe è una rappresentazione ricca di simboli alcuni
di questi vengono direttamente dal racconto evangelico. Altri elementi appartengono ad una
iconografica proprio dell’arte sacra: Maria ha un manto azzurro che simboleggia il cielo,
Giuseppe invece ha di solito un manto dai toni dimessi che simboleggia I’ umiltà. Sono gli
evangelisti Luca e Matteo i primi a descrivere la natività del Signore. Nei loro brani c’è gia tutta
la sacra rappresentazione che gia dal medioevo prenderà il nome latino di praesepium. I
personaggi che sin dal medioevo sono presenti nel presepe sono il bue e l’asinello, Giuseppe,
Maria e il bambinello cioè Gesù, poi in seguito vengono appostati davanti alla mangiatoia i tre
re magi.

Il presepe napoletano e’ una delle tradizioni natalizie più consolidate e seguite che si è
mantenuta nel tempo inalterata. Le statuine furono poi sostituite avanzando nel tempo dai
manichini snodabili di legno rivestiti di stoffe e di abiti. I primissimi manichini napoletani erano
a grandezza umana per poi ridursi e raggiungere la grandezza di 70 centimetri. In tutto il
mondo durante il periodo natalizio, laddove i cristiani festeggiano l’incarnazione di Dio, esiste
l’usanza di erigere presepi nelle case e nelle chiese. I presepi sono rappresentazioni artistico -
figurative della nascita di Gesù nella mangiatoia di una stalla a Betlemme.
Nella capanna vediamo la Sacra Famiglia e i pastori, sullo sfondo l’asino e il bue. L’adorazione
dei saggi d’Oriente, i tre Re Magi, viene inclusa nel paesaggio il 6 gennaio. Comunemente il
“padre del presepio” viene considerato San Francesco d’Assisi , poiché a Natale del 1223 fece
il primo presepio in un bosco. Allora, Papa Onorio III, gli permise di uscire dal convento di
Greggio, così egli eresse una mangiatoia all’interno di una caverna in un bosco, vi portò un
asino ed un bue viventi, ma senza la Sacra Famiglia. Poi tenne la sua famosa predica di
Natale davanti ad una grande folla di persone, rendendo così accessibile e comprensibile la
storia di Natale a tutti coloro che erano presenti ed erano desiderosi di immergersi in questo
grande Mistero di amore, di dono, ma soprattutto di fede sempre nuova.

Gruppo operativo: Matteo, Alessandro, Carlo, Luca, Valerio

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INTERVISTA

Per noi ragazzi il presepe è solo un fatto esteriore, è semplicemente una


rappresentazione artistica.
Invece quando è visto nel suo vero significato ricorda l’ evento più importante
dell’umanità cioè Dio che si fa uomo e viene a vivere fra noi uomini per poi liberarci
dalla schiavitù del peccato.

WALTER LEONE: il Natale è la festa più importante dell’ anno perché rappresenta
la nascita di Gesù. Il presepe è un simbolo di unione familiare: Gesù, Giuseppe e
Maria sono una famiglia. Il Natale è quindi la festa la festa della famiglia e tutti
si riuniscono per festeggiare in serenità e amore.

ROBERTA LEONE: Il presepe è un simbolo importante del Natale perché


rappresenta la nascita di Gesù e porta Pace, gioia e Amore. A casa tutti partecipano
all’allestimento del Presepe e questo è per noi un momento di unione e
condivisione.

CRISTINA GAMBINI: Il presepe nella nostra famiglia è una tradizione e un segno


di festa che rende il periodo di Natale più bello e gioioso. Mi suscita molte
emozioni, tra cui gioia, serenità, allegria.
Rappresentare realisticamente la nascita di Gesù è un atto di fede che ci deve far
riflettere sulla vita e sui più bisognosi.

ELSO GAMBINI: Il presepe è il ricordo di quando era bambino, di quando si


cominciava a cercare il muschio nel boschetto dietro casa e l’attesa e la felicità di
ricevere in dono qualche nuova statuina da parte dei nonni.
Poi, il confronto con gli amici o scoprire chi l’avrebbe fatto più bello e la ricerca di
imitare quello della Chiesa. Più che il significato religioso, mi ricorda i momenti
passati a festeggiare con la famiglia le festività.

ANTONELLA EPSTEIN: Penso che il sei Dicembre sia un giorno molto importante
perché la famiglia si riunisce. Da piccola passavo spesso il natale dai miei nonni e
mi ricordo che si allestiva un bel presepe, con grandi statue di coccio, vestite in
abiti di stoffa. La mia era una famiglia molto numerosa, ogni tanto nasceva un

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bambino, ed era proprio lui a portare la bellissima statuetta di Gesù bambino, per
un corridoio lungo ben 10 metri. La famiglia era riunita insieme, tutti gli anni,
si cantavano canzoni natalizie e si parlava di cose importanti.
Che bei ricordi che affiorano!
Un Brutto pensiero che mi torna in mente è il fatto che dopo aver scritto la lettera a
Gesù bambino, sotto l’albero non si trova nessun regalo.

RICCARDO EPSTEIN: Il Presepe è la riproduzione della nascita di nostro Signore.


Per me è un bel momento perché ogni anno si riproduce la Notte Santa, ogni
Natale rappresentiamo la nascita di Cristo in modi diversi. Il mio primo ricordo di
presepe, risale a quando avevo cinque anni, rammento che mentre mia madre e
mio nonno , addobbavano l’albero di Natale, mio padre entrò in casa con una bella
scatola e incominciò a tirare fuori delle bellissime statuine ed ogni anno lo
arricchivo da addobbi da me creati.

JAMES EPSTEIN: Penso che il presepe sia un modo per ricordare come è nato Gesù
e che cos’è avvenuto intorno a lui il 25 Dicembre. Mi suscita felicità montare il
presepe. Credo sia un motivo per tenere unita la famiglia e riempire i loro cuori di
felicità. Il mio primo ricordo del nostro presepe, è che facevo il bagno con la statua
che rappresentava il bue. Evidentemente non ero ancora cosciente di quello che
facevo.

Questo è quello che pensano le nostre famiglie e noi del presepe e del presepe in
famiglia, sono stati aggiunti i loro primi ricordi dei nostri cari.

Gruppo operativo:
Joshua Epstein, Francesco Tansella,
Simone Gambini e Alessandro Leone

“Gloria a Dio
nel più alto dei Cieli
e pace in terra
agli uomini che egli ama”
(Luca, 2,14)

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Il personaggio di Babbo Natale è una figura mitica presente nel folclore
di molte culture che distribuisce i doni ai bambini, di solito, la sera della
vigilia di Natale. Babbo Natale è un elemento importante della tradizione
natalizia in tutto il mondo occidentale, in America latina, in Giappone ed in
altre parti dell’Asia orientale. Babbo Natale, la cui tradizione è parecchio
diffusa anche in Italia, altro non è che la personificazione di questo rito a
cui va collegati personaggi simili, quali San Nicola e la befana.
In Sicilia è la vecchia di natale a portare i doni: un fantoccio, talvolta un
monello, camuffato da donna, che la sera della vigilia viene portato in giro,
fra strepiti, urli e suoni di corni e campanacci.
In Svezia e in Danimarca i doni vengono fatti recapitare alle persone cui
sono stati destinati in modi strani e furtivi da speciali messaggeri, spesso
a cavallo e mascherati per non farsi riconoscere.
Tutte le versioni del Babbo Natale moderno derivano, come abbiamo già
detto, dallo stesso personaggio storico, il vescovo San Nicola di Mira della
città di Myra (antica città dell’odierna Turchia).
I protestanti, come si sa, non ammettono il culto dei Santi. Tuttavia c’è un
santo che è popolare anche e soprattutto nei Paesi protestanti, benché
non tutti sono capaci di riconoscere sotto le fattezze e l’abbigliamento
del bonario Babbo Natale, uno dei santi più celebri della chiesa cattolica:
San Nicola.
Ma non c’è dubbio. Il cappuccio foderato di pelliccia del nordico Babbo
Natale non è altro che la mitria del barbuto vescovo orientale. Infatti, in
Germania e in Svizzera Babbo Natale si chiama Nikolaus e il 6 dicembre è
festa grande per i ragazzi.
Nikolaus con la gerla colma di doni ha varcato l’oceano sulle navi dei coloni
olandesi e in America è diventato Santa Claus, re della tradizione
natalizia e anche pubblicitaria del Nuovo Mondo.
E dall’America, Santa Claus è rimbalzato con nuova fortuna in Europa; ma
pochi l’hanno riconosciuto per San Nicola.
San Nicola di Bari è il secolare amico degli scolaretti e di tutti i bambini.
Questo non è l’unico segno della popolarità di San Nicola, uno dei santo più
venerati in Oriente e in Occidente.

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Per tutto l’alto medioevo egli è stato per la sua delicata carità qualcosa di
simile a ciò che San Francesco è stato ed è ancora per l’evo moderno e
spesso appare vicino a lui nelle pitture delle chiese francescane.
Molto spesso San Nicola è il protettore dei bambini sempre pronto a
esaudire le preghiere dei genitori a lui devoti.
Doni preziosi; episodi di carità; fanciulli beneficiati, ecco ciò che spiega
l’universale popolarità di San Nicola e perché lo si ritrovi oggi con le
sembianze di Babbo Natale: per ricordare, oltre a tutte le apparenze
superficiali, il dovere della carità e il comandamento dell’amore,
quell’Amore che ha nel Natale la sua espressione più alta.
Nella tradizione anglosassone, Babbo Natale è anche un personaggio in
costume che staziona nei grandi magazzini o nei centri commerciali, o
anche alle feste dei bambini.
Di solito è interpretato da un attore con un gruppo di figuranti che lo
aiutano, vestiti da elfi o con altri costumi folcloristici (questi ultimi sono
spesso impiegati degli stessi grandi magazzini, o personale assunto per
l’occasione).
La sua funzione è quella di promuovere l’immagine del negozio
distribuendo regali ai bambini, oppure quella di far divertire i bambini
secondo il tema natalizio, prendendoli sulle ginocchia chiedendo loro quali
regali desiderano e spesso facendosi fotografare con loro. Tutto questo
avviene di solito in un’area del negozio appositamente allestita e
rallegrata da decorazioni a tema. Negli ultimi tempi la “pratica delle
ginocchia” è stata messa in discussione in vari paesi, anche perché le
ultime tendenze dei centri commerciali americani e britannici è di far
girare Babbo Natale per il negozio facendosi seguire dai bambini, tecnica
che si è rivelata essere più “remunerativa”.
Negli Stati Uniti la più famosa di queste rappresentazioni è quella
organizzata dalla sede centrale del grande magazzino Macy‘s a New York,
dove Babbo Natale arriva in parata sulla sua slitta.
Molto spesso il Babbo Natale di turno quando viene “scoperto”, rivela ai
bambini di non essere il vero Babbo Natale, ma solo un suo aiutante. A
quanto pare molti bambini si dimostrano comprensivi e capiscono
l’esigenza di Babbo Natale di farsi sostituire perché in quel periodo
dell’anno è davvero molto occupato.
Gruppo operativo: Elena Campagnoli, Leonardo, Giovanni, Elena Romani,
Lavinia

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Per completare ecco una filastrocca su Babbo Natale:

Non solo fanno la slitta volare


e in ciel galoppano senza cadere
Ogni renna ha il suo compito speciale
per saper dove i doni portare
Cometa chiede a ciascuna stella
Dov’è questa casa o dov’è quella.
Fulmine guarda di qui e di là
Per sapere se la neve verrà.
Donnola segue del vento la
scia
Schivando le nubi che
sbarran la via.
Freccia controlla il
tempo scrupoloso
Ogni secondo che fugge è
prezioso.
Ballerina tiene il passo cadenzato
Per far che ogni ritardo sia recuperato.
Saltarello deve scalpitare
Per dare il segnale di ripartire.
Donato è poi la renna postino
Porta le lettere d’ogni bambino.
Cupido, quello dal cuore d’oro
Sorveglia ogni dono come un tesoro.
Quando vedete le renne volare
Babbo Natale sta per arrivare. »

Gruppo operativo: Alessio, Lorenzo, Luca, Riccardo

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La forza dell’amore

C’era una volta un vecchietto che amava tanto i bambini, come se fossero tutti suoi figli, non si
faceva conoscere, il desiderio più grande per il vecchietto, era quello di renderli felici.
Un giorno entrò in casa, uno gnomo dai poteri magici permise al vecchietto di realizzare il suo
desiderio; distribuire ai bambini di tutto il mondo, biondi e neri, poveri e ricchi dei doni.
I loro sorrisi, le loro gioie, era la pienezza di vita del vecchietto che viveva solo per quello. Da
allora tutti gli anni a Natale il vecchietto bussa alle porte di tutti i bambini, per regalare un dolce, un
giocattolo, un dono e tanto amore.

Diletta Perilli

Babbo Natale in azione

Moltissimi anni fa, in un piccolo paese di campagna, viveva una famiglia numerosa, molto povera.
Nicola era l’ultimo di cinque figlie, come tutti i suoi fratelli, era costretto a lavorare la terra , non
potendo andare a scuola. I genitori del bambino si accorsero ben presto che egli era molto curioso e
desideroso di scoprire cose nuove, così decisero insieme agli altri figli di accumulare del denaro per
farlo studiare. Nicola con il tempo divenne un bravissimo studente fino a manifestare delle
importanti scoperte scientifiche. Diventato ricco e famoso, Nicola decise di ricompensare i suoi
familiari che lo avevano aiutato con tanti sacrifici. Fece ristrutturare la casa dei suoi genitori, ormai
molto anziani e aiutò economicamente i fratelli. Innamorato dei suoi nipoti, ogni anno regalava loro
giocatoli per farli contenti. Non dimenticandosi della sua iniziale povertà, volle che ogni anno, il
venticinque dicembre tutti i bambini, soprattutto quelli più piccoli e meno ricchi, ricevessero un
regalo.
Elena Tricoli

La renna dal naso rosso

C’era una volta un signore molto bravo che faceva sempre i regali a tutti. Un giorno fecero una festa
e inventarono il nome di Babbo Natale perché volevano considerarlo come un padre del Natale; la
moglie gli chiese se poteva inventare il vestito per lui. Lui fu contento e lo creò del colore verde;
Babbo Natale però decise di cambiare colore e lo fece rosso. Comprarono anche cinque renne e ad
una, per quanto aveva freddo, si illuminava il naso rosso. Acquistò anche una piccola slitta.
Il venticinque dicembre era il giorno più freddo e alla renna si illuminava tantissimo il naso. Quindi
decise di fare diventare quel giorno pieno di gioia e di sorprese. Infatti girava con la slitta per
rallegrare tutto il paese.
Gaia Vignoni

Un Bambino

C’era una volta un bambino molto povero che non aveva nemmeno i soldi per comprarsi un misero
giocattolo. Per lui il Natale non esisteva…Lui non poteva festeggiarlo con una buona cena o un
letto caldo, no; lui era l’unico bambino del quartiere che non poteva festeggiare mai nessuna festa.
A Nicola, era questo il suo nome, piacevano le feste, ma il Natale per lui era diverso, per lui il
Natale era un giorno significativo e in quel giorno chiunque doveva essere felice. Infatti a Natale
fingeva d’essere felice; fingeva di ricevere dei regali e si accontentava. Purtroppo arrivato all’età di
undici anni, senza nulla da fare, il bambino capì che nell’unico evento per lui importante, il Natale,
non poteva fingere di essere felice, lo doveva essere sul serio.

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Così un 23 dicembre decise di andare nella foresta per prendere la legna da ardere, ma si perse.
Trascorse il pomeriggio a raccogliere la legna poi, al calar del sole trovò una caverna e decise di
passarvi la notte. All’alba della vigilia di Natale vide delle strane renne davanti alla grotta e guidato
dal proprio istinto andò ad accarezzarle e si accorse che erano strane….magiche!
Con la legna che aveva raccolto, ne aveva raccolta molta, decise di fare una slitta, per scivolare
sulla candida neve che copriva la foresta e si scoprì abile costruttore. “Ora potrò fare il costruttore
per guadagnarmi da vivere, invece di fare il garzone. E’ molto più divertente, e forse anche più
redditizio.” La slitta, però, era troppo grande per uno, così decise di scolpire nel legno tanti piccoli
folletti e gnomi. Dopo averli messi sulla slitta si tolse i lacci delle scarpe con i quali legò le renne…
e che magia!!La slitta partì volando…
Dall’alto era molto più facile orientarsi e distinse subito il paesino dove atterrò, dopo una mezzora
poiché la slitta andava veloce come il vento. In quel giorno regalò a tutti i bambini, sia poveri che
ricchi i suoi giocattoli, facendoli felice e immettendo gioia anche nel suo cuore.
Così ogni Natale, un bambino scriveva una letterina a Babbo Natale o San Nicola e lui costruiva per
lui bellissimi giocattoli.
Sara Piersigilli

La renna cometa

Due giorni prima di Natale ci sono grandi preparativi a casa di Babbo Natale, i folletti che saltano
qua e là, per impacchettare i regali, Babbo Natale che controlla la sua cartina per non perdersi e
perfino gli animali del bosco sono contenti nel vedere i bimbi felici, ma è quasi notte ed è ora di
riposarsi per Babbo Natale e per i suoi aiutanti. Nel cuore della notte il suo nemico Maleficus che è
invidioso della fama di Babbo Natale si mette a sabotare la slitta a vapore, pronta per il giorno
dopo. Una volta completata la cattiveria, Maleficus, scappa via per nascondrsi al suo rifugio al polo
sud. La mattina, la prima cosa a cui si pensa è provare la slitta, ma un disastro, non c’è più il
carburante , così la slitta non può volare. Il suo carburante è così pregiato che si trova solo una volta
in estate!
La situazione è disperata, come fare, il Natale senza i doni per i bambini non è più lo stesso. Allora
Babbo Natale e i folletti pensano a come far funzionare la slitta e anche gli animali del bosco
riflettono: la renna Cometa entra nello studio di Babbo Natale senza farsi vedere e osserva un
ampolla di vetro, incuriosita la tocca, ma cade a terra e si sprigiona una strana polverina che sale
sempre più su fino ad attaccarsi al pelo di Cometa e poi scomparire completamente. La renna
impaurita scappa via. Mentre corre però comincia a volare... magicamente eccitata va dalle sue
amiche a mostrare il suo talento e dopo vari festeggiamenti si affaccia alla finestra della baita dove
abitava Babbo Natale e lo ascolta tristemente dire che i doni quest’anno non ci saranno perché
aveva perduto anche quel po’ carburante che conservava in un ampolla.
Cometa si sente in dovere di dare spiegazioni a Babbo Natale, perciò va da lui e confessa la sua
azione e le viene un’idea: basta che Cometa lecchi il pelo di qualche renna per farla volare e quindi
le renne potrebbero trasportare la slitta. L’idea è perfetta, ma bisogna sbrigarsi perché non c’è
tempo e in pochi minuti Cometa compie l’incarico e Babbo Natale veloce mette i regali sulla slitta;
si parte per il Natale più dolce che ci sia.
Ed è così che ancora oggi solo le renne trasportano la slitta, e Maleficus per la rabbia decide di non
farsi più vedere da nessuno.
Anastasia Pesce

Milano, 25 dicembre 1890

E’ Natale.Tutti stanno in casa davanti al camino, in tutta Milano nessuno sta fuori, a parte gli
animali.Cani, gatti, uccelli si avvicinano alle finestre illuminate dal fuoco dei camini, sognando di
stare lì al caldo senza il gelido vento invernale. Attenzione però, ecco che qualcuno esce da una
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capannina lontana da tutti. Un uomo sulla cinquantina, biondo, con gli occhi azzurri e ne dimostrava
molto meno.Uscì fuori a maniche corte e senza berretto, con i pantaloni bucati qua e là. Fece venire
a sé tutti gli animali e poi li fece entrare in casa. Prese il suo attaccapanni e la sua sedia e con dei
colpi d’ascia ne fece dei pezzi di legna. Li mise nel camino, poi prese la sua giacca stracciata e la
mise vicino alla legna sul camino. Prese fiammiferi e diede fuoco alla giacca. Dopo un po’ il fuoco
si intensificò e cominciò a riscaldare la capannina.Vennero altri animali attirati dal fuoco ed
entrarono nella capannina al caldo. Dopo un po’ gli animali riempirono tutta la capanna dell’uomo
ed egli, gelato, uscì fuori. Facevo più freddo di prima ed una ventata violenta fece totalmente
raggelare l’uomo, poi ancora vento e ancora di nuovo, ma l’uomo era ancora lì seduto sulla neve.
Ad un certo punto venne una ventata che si fermò davanti all’uomo e che incominciò a parlare:
“Buon uomo, la tua bontà è infinita, tu devi essere premiato, grazie per quello che hai fatto.”
“Io sono Gesù, buon uomo e voglio che tu sia felice, vieni, porta questi doni a tutti e rendi felici i
bambini di Milano, dell’’Italia e del mondo.” Detto questo il vento smise di parlare, andò contro
l’uomo e girò intorno a lui, man mano aumentava velocità e poi, quando finì di girare l’uomo si
ritrovò con vestiti di lana, berretto di lana, scarponi di pelle.L’uomo sbalordito si guardò i nuovi
vestiti e quando alzò lo sguardo vide davanti a sé un carro pieno di doni, con davanti, non renne, ma
folate di vento che lo trainavano. L’uomo si ricordò del messaggio che gli aveva detto la ventata:
rendi felice il mondo. Salì sulla renna e le folate di vento lo trainavano verso le case.
L’uomo entrò in una casa, diede un dono ad un giovinetto che gli disse: “ Grazie infinite, ma mi
dica, qual è il suo nome? “ “Chiamami Natale, anzi Babbo del Natale!”
“Va bene, grazie, Babbo Natale!”
Marco Tansella

Strana Lettera

All’arrivo di Natale tutti i bambini scrivono le loro letterine a Babbo Natale. Durante la lettura di
queste lettere, Babbo Natale ad un certo punto ne legge una un po’ strana, addirittura si commuove.
Il bambino che l’ha mandata si chiama Filippo e ha chiesto se poteva portargli una Linotype per
fare un giornale della scuola senza usare le tecniche moderne come il computer, perchè gli sembra
non è molto affidabile. Filippo in questo lavoro si sarebbe fatto aiutare dai suoi migliori amici:
Annalisa si sarebbe occupata dell’oroscopo; Pino si sarebbe occupato della cucina della scuola;
Guglielmo il più bravo giocatore di basket si sarebbe occupato dello sport. Filippo aspettava con
ansia la notte di Natale per attuare il suo grande sogno. Intanto i piccoli giornalisti cercarono notizie
per metterle nel giornale. Nel frattempo al Polo Nord, dove viveva Babbo Natale, stavano
costruendo la Linotype per Filippo; il capo e i folletti la costruivano con un po’ di agilità e felicità.
Arrivata la notte di Natale, Filippo era emozionato. E’ agitato, non vede l’ora di scartare quel
regalo. Mentre Filippo dorme sente dei rumori, allora si alza e vede Babbo Natale tutto affaticato,
per l’enorme peso della Linotype, voleva, però, sapere perchè aveva chiesto quell’oggetto molto
antico. Filippo gli raccontò la sua “storia” di quando aveva visto per la prima volta una Linotype.
Mentre Filippo raccontava, Babbo Natale beveva latte e mangiava biscotti. L’idea gli era venuta
dopo una visita con la scuola al Corriere Adriatico, all’ingresso aveva visto un macchinone per
scrivere i giornali; la guida gli aveva fatto vedere il funzionamento e la preziosità dell’oggetto...
A Filippo piacque e si entusiasmò tantissimo e allora, visto che era vicino il Natale volle realizzare
il suo più grande sogno. Babbo Natale, commosso dalla felicità, fa diventare la Linotype
fosforescente: un verde chiarissimo,il colore preferito dal bambino.

Federica Giovagnoni

Santa Claus
San Nicola è molto generoso, lascia i soldi sotto la porta dello sfortunato amico per salvare le figlie.
Questo gesto è, secondo me, il vero significato del Natale quindi: amore, gioia, la famiglia e gli
amici..
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In Alaska viveva un uomo di nome Babbo. Era un uomo abbastanza anziano e molto ricco. Lui era
un degli uomini più gentili che ogni persona potesse incontrare. Però i suoi amici lo prendevano in
giro perchè il posto in cui abitava, non era il genere di luogo per persone ricche come lui; Babbo
però non li ascoltava mai, perchè gli piaceva dove abitava e ne era fiero. Lì la gente era molto
simpatica come lui, si stava molto bene in loro compagnia e da lì non se ne sarebbe andato per tutto
l’oro del mondo.
Un anno arrivò una terribile carestia per cui molti abitanti persero il lavoro e non riuscivano a dare
da mangiare ai figli.
Allora A Babbo con la sua incredibile ricchezza e generosità, venne un idea: pensò a San Francesco
e lo volle imitare, distribuendo le sue ricchezze ai poveri e così la carestia finì... La gente che prima
pensava fosse un fannullone, lo ringraziarono e dopo alcuni anni fu nominato santo: “Santa Claus”..
Ogni anno, arriva a portare i doni alla gente buona, il giorno in cui finì la carestia, rendendo felice
ogni persona del mondo!
Alberto Lucchetti

“La messa di Natale”

E’ una delle celebrazioni più importanti del periodo natalizio perché durante questa splendida notte,
accogliamo nelle nostre case e nei nostri cuori Gesù Bambino. Tutti noi, dobbiamo adorare e
glorificare Gesù che si è sacrificato per salvare l’umanità.. A volte, neanche pensiamo che, ha fatto
questo per salvarci e ci scordiamo di Lui. Il minimo che possiamo fare per ringraziarlo di averci
salvato e donato la sua vita, è ricordarci di Lui; quando facciamo qualcosa di sbagliato pensiamo a
Lui e riflettiamo prima di agire, oppure quando siamo felici di qualcosa, ringraziamo comunque
perché ci aiuta sempre in qualche modo. Io mi fido e credo molto in Lui e anche se qualche volta
me ne dimentico, il Natale è un occasione che mi riaccende quel calore, quell’amore che provo per
Gesù..
Virginia Diamanti

“Le tradizioni, i regali, i giochi”

Il Natale per me e la mia famiglia è sempre stato un giorno particolare, un giorno di felicità, di
serenità e di amore. Le tradizioni natalizie fondamentali e che rimangono impresse nei nostri cuori
sono: l’albero di Natale, il Presepe, i regali sotto l’albero e i vari giochi che si fanno la sera di
Natale come,la tombola! Mi piace molto fare l’albero di Natale e il Presepe insieme alla mia
famiglia perché questo lavoro fatto insieme crea un clima di allegria e di solidarietà. Anche i giochi
che si fanno durante le feste natalizie, riuniscono la famiglia e gli amici e sono anche molto
divertenti: ad esempio la tombola e le carte sono due giochi che amo fare insieme ai miei amici
perché sono giochi molto divertenti che mettono allegria e scaldano un po’ l’atmosfera..
Naturalmente, poi, arriva l’ora dei regali: quando si scartano i regali pensiamo a quanto sia bello il
Natale; abbiamo dentro una gioia immensa perché è nato Gesù e così ci accorgiamo della bellezza
del Natale.
Sofia Giannini

“I Regali ” :

Ancora una volta è Natale,ognuno di noi riceve dei doni,tanto affetto e un sacco di amore dai nostri
parenti e dai nostri amici. Quando arriva Natale sono molto felice e non vedo l’ora che vengano a
farmi gli auguri e a ricevere i regali. Sono entusiasta all’idea che la notte di Natale riceverò dei doni
e di conseguenza quella notte non riesco mai a dormire perché non vedo l’ora che sia mattina per
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correre a scartare insieme alla mia famiglia tutti i regali che ci sono sotto l’albero. Ricevere, però,
tutti quei regali, alla fine, mi mette anche un po’ di tristezza perché se penso a tutti quei bambini e a
quella gente che non possono ricevere niente, mi fa sentire giù di corda. Anche se quando apro i
regali ho il sorriso in bocca, nella mia mente ci sono le immagini di queste povere persone, di questi
bambini che non hanno niente, né un gran pranzo che li aspetta e nessun regalo sotto l’albero. È per
questo che d’ora in poi chiederò molti meno regali che ho sempre ricevuto perché ho già molte cose
e anche perché mi fa sentire più rispettosa verso coloro che non hanno niente, invece noi ciò che
chiediamo, arriva subito...
Ciò che spero di più è che ognuno di noi a Natale sia più altruista e che pensi anche a quei bambini
e doni loro qualcosa, come cercherò di fare io in questo Natale. Un’altra cosa che desidero è che
questo sia un Natale fantastico per tutto e che ognuno di noi, sia ricco, sia povero,lo viva in pace, in
serenità e in allegria !!
Nikita Badaloni

“Babbo Natale e Albero di Natale” :

Il personaggio di Babbo Natale è una figura mitica presente nel folclore di molte culture che
distribuisce i doni ai bambini, di solito, la sera della vigilia di Natale. Anche in Italia Babbo Natale
è una figura storicamente molto amata, spesso identificata con San Nicola di Bari. Babbo Natale è
un elemento importante della tradizione natalizia in tutto il mondo occidentale, in America latina, in
Giappone ed in altre parti dell'Asia orientale. Per me, Babbo Natale è una figura molto importante,
che rende felice il cuore di tutti i bambini del mondo. Ogni Natale non vedo l’ora di aprire i regali e
ho sempre una gran voglia di conoscere Babbo Natale! È una cosa quasi impossibile però io ci
credo e sono sicura che in realtà lui esiste e anche se non fosse vero, nei nostri cuori deve
continuare a vivere perché altrimenti una piccola fiamma del Natale si spegnerebbe..
Quella dell'albero di natale è, con il presepe, una delle più diffuse tradizioni natalizie. Si tratta in
genere di un abete addobbato con piccoli oggetti colorati, luci, festoni, dolciumi, piccoli regali
impacchettati e altro. Può essere portato in casa o tenuto all'aperto, e viene preparato qualche giorno
o qualche settimana prima di Natale, e rimosso dopo le feste. Soprattutto se l'albero viene collocato
in casa, è tradizione che ai suoi piedi vengano messi i regali di Natale impacchettati, in attesa del
giorno della festa in cui potranno essere aperti. Preparare l’albero di Natale è una cosa che adoro
fare perché insieme alla mia famiglia mi diverto molto e riesco a sentire quel calore che durante le
altre feste non sento, ma il Natale me lo trasmette. Tutti noi, amiamo fare l’albero di Natale perché
senza albero il Natale, non è Natale anche perché con tutte le sue luci esprime sincerità e gioia
dentro ogni persona e illumina anche tutti cuori della gente..
Margherita Caprari

Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,


un virgulto germoglierà dalle sue radici.
su di lui si poserà lo spirito del Signore
spirito di sapienza e di intelligenza,
spirito di conoscenza e di timore del Signore.
(Is. 11,1-2)

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Quella dell'albero di natale è, con il presepe, una delle più diffuse tradizioni
natalizie. Si tratta in genere di un abete (o altra pianta
conifera sempreverde) addobbato con piccoli oggetti
colorati, luci, festoni, dolciumi, piccoli regali
impacchettati e altro. Può essere portato in casa o tenuto
all'aperto, e viene preparato qualche giorno (o qualche
settimana) prima di Natale, e rimosso dopo le feste.
Soprattutto se l'albero viene collocato in casa, è tradizione
che ai suoi piedi vengano collocati i regali di Natale
impacchettati, in attesa del giorno della festa in cui
potranno essere aperti. L'immagine dell'albero, come
simbolo del rinnovarsi della vita, è un tradizionale tema
pagano, presente sia nel mondo antico che medioevale e,
probabilmente, in seguito assimilato dal Cristianesimo. Infatti sembra che un
gioco religioso medioevale celebrato in Germania il 24 dicembre, il "gioco di
Adamo e di Eva" (Adam und Eva Spiele), consisteva nel riempire le piazze e le
chiese di alberi da frutta e simboli dell'abbondanza per ricreare l'immagine del
Paradiso. Successivamente gli alberi da frutto vennero sostituiti da abeti poiché
quest'ultimi, oltre ad avere una profonda valenza "magica" per il popolo, avevano
specialmente il dono di essere sempreverdi, dono che secondo la tradizione gli era
stato attribuito proprio dallo stesso Gesù come ringraziamento per averlo protetto
mentre era inseguito da nemici. L'usanza, originariamente era legata alla vita
pubblica, entrò nelle case nel XVII secolo ed agli inizi del secolo successivo era già
pratica comune in tutte le città della Renania. L'uso di candele per addobbare i
rami dell'albero è attestato verso il XVIII secolo.
A tutt'oggi, la tradizione dell'albero di Natale, così come molte altre tradizioni
natalizie correlate, è sentita in modo particolare nell'Europa di lingua tedesca,
sebbene sia ormai universalmente accettata anche nel mondo cattolico, che spesso
lo affianca al tradizionale presepe. A riprova di questo sta anche la tradizione,
introdotta durante il pontificato di Giovanni Paolo II, di allestire un grande albero
di Natale nel luogo, cuore del cattolicesimo mondiale, piazza San Pietro a Roma.
D'altronde un'interpretazione allegorica fornita dai cattolici spiega l'uso di
addobbare l'albero come una celebrazione del legno in ricordo della Croce che ha
redento il mondo.
Gruppi operativi:
Lucrezia, Martina, Christian, Marco, gabriele
Maria Evelyn, Giorgia, Caterina, Marta e Camilla

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Il canto e la musica ha sempre un grande valore ed un grande significato soprattutto all’interno di ogni
celebrazione. L’armonia e la musicalità raccoglie e dispone alla preghiera e come dice Sant’Agostino fa
pregare due volte con le parole che si pronunciano che con la melodia che rilassa e pacifica dentro. Sono tanti
i canti natalizi e dalle origini più disparate, tutti molto belli e ricchi di significato, sono capaci di travolgere
mente e cuore. Noi ne abbiamo riportati due: un piccolo saggio:

VERBUM PANIS

Prima del tempo, prima ancora che la terra


incominciasse a vivere il Verbo era presso Dio.

Venne nel mondo e per non abbandonarci


in questo viaggio ci lasciò
tutto se stesso come pane ...

VERBUM CARO FACTUM EST,


VERBUM PANIS FACTUM EST…

Con questo lavoro si vuole sottolineare soprattutto il grande valore della musica come magnifico strumento di
godimento estetico-emozionale e come linguaggio universale di pace e concordia. Il Natale dei nostri tempi è
ancora profondamente legato agli usi e i costumi che si tramandano da generazioni; ebbene, una di queste
tradizioni è proprio legata alla musica. Le musiche natalizie, siano esse nenie di pastori, canti sacri, jingle
commerciali e canzoni storiche, accompagnano da sempre le festività natalizie, arricchendole di una
suggestiva atmosfera sempre sospesa tra la magia e il mistero. Partendo da queste considerazioni, si è
organizzato un vero e proprio dialogo tra le diverse musiche che caratterizzano il periodo delle feste
mettendole in relazione tra esse, con una particolare attenzione alle radici antropologiche da cui sono
generate. E la musica, dal canto suo, regala dolcezza con le sue note, con le sue tonalità calde e vibranti, con
le suggestioni che riesce a regalare agli ascoltatori.

STILLE NACHT

Stille Nacht, heilige Nacht! with the dawn of redeeming grace;


Alles schläft, einsam wacht Jesus, Lord, at Thy birth,
Nur das traute, hocheilige Paar. Jesus, Lord, at Thy birth.
Holder knabe in lockigen Haar, Astro del ciel, Pargol divin,
schlaf in himmlischer Ruh mite Agnello Redentor!
schlaf in himmlischer Ruh Tu che i Vati da lungi sognar,
Silent night tu che angeliche voci nunziar,
Silent night, holy night! luce dona alle genti,
All is calm, all is bright! pace infondi nei cuor!
Glories stream from heaven afar, luce dona alle genti,
heavenly hosts sing alleluia; pace infondi nei cuor!
Christ, the Saviour, is born, Astro del ciel, Pargol divin,
Christ, the Saviour, is born. mite Agnello Redentor!
Silent night, holy night! Tu di stirpe regale decor,
Son of God, love's pure light. Tu virgineo, mistico fior,
Radiant beams from Thy holy face, luce dona alle genti,
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pace infondi nei cuor! Tu disceso a scontare l'error,
Luce dona alle genti, Tu sol nato a parlare d'amor,
pace infondi nei cuor! luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
Astro del ciel, Pargol divin, Luce dona alle genti, pace infondi nei cuor
mite Agnello Redentor!

Stille Nacht, heilige-Nacht (notte silenziosa, notte santa)... Così comincia il più tenero dei canti natalizi. La sua
melodia esprime con proprietà la unzione della Natività di un tempo, quando al centro delle commemorazioni
vi era la Sacra Famiglia, gli angeli, i Magi e i pastori. Superando ogni frontiera, Stille Nacht e, senza alcun
dubbio, la più simbolica delle musiche natalizie. E’ comprensibile, quindi, domandarsi quale sia l’origine di una
composizione così straordinaria.
Immergiamoci perciò alla corte di Federico Guglielmo di Prussia, quarto re con questo nome, poco dopo della
sua ascesa al trono nel 1840.
E’ la notte di Natale. A Berlino il Re e la sua corte stanno commemorando la nascita di Cristo. Il coro della
Cattedrale, diretto da Félix Mendelsohn, esegue una delle musiche del suo repertorio: Stille Nacht. Il Re
assiste attonito. Chi è l’autore di questa bella canzone? Il Re di Prussia non ammette imprecisioni. Il Re
esamina il libretto che contiene il repertorio degli inni: l’unica cosa riscontrabile è che manca l’indicazione del
compositore. Egli non ammetteva imprecisioni di tal genere. Subito dopo la cerimonia mandò a chiamare il
direttore. Tuttavia Mendelsohn non sapeva dare nessuna spiegazione. Ricorse dunque al maestro dei concerti
reali, Ludwig, di riconosciuta esperienza nello scoprire le origini delle canzoni sconosciute. Però, con gran
rammarico di Federico Guglielmo, anch’egli non ne sapeva niente.
Così Ludwig si ritrovò a mettere in gioco la sua reputazione. Era assolutamente necessario scoprire l’autore
della canzone. Controllò minuziosamente le biblioteche e percorse città, principati e regni di tutta la Germania.
Nessun risultato. In Sassonia, la canzone era nota, però nessuno sapeva nulla del suo autore.
“Il cacciatore di canzoni” come era stato soprannominato Ludwig, notò che lo stile della musica sembrava
austriaco. Si diresse quindi a Vienna. Anche qui nuove estenuanti ricerche. Senza farselo ripetere un anziano
musicista dell’epoca di Haydn gli dette una pista: Michael Haydn, fratello del famoso musicista, aveva
composto molte opere sconosciute che erano andate perse. Non sarà stata sua la canzone della natività? Si
chiese l’anziano.
Qualcuno aveva insegnato la musica ad un uccellino.
Si trattava però di una traccia labile e Ludwig si sentiva depresso, pensò quindi che era meglio far rientro a
corte. Però durante il viaggio, mentre mangiava in un osteria, avvertì fortemente il contrasto tra l’allegria del
canto di un uccellino e la malinconia nella quale si sentiva sommerso. All’improvviso fece un soprassalto.
Ha bisogno di qualcosa? Gli chiese sorpreso l’oste. L’uccellino!
Come se si trattasse di una favola, l’uccellino stava cantando la misteriosa canzone della natività. Chi gliela
aveva insegnata? L’oste non lo sapeva. Pressato da tante domande, il buon uomo disse che si trattava di un
uccellino avuto in regalo. Un amico suo lo aveva comprato presso l’abbazia di Salisburgo.
San Pietro di Salisburgo! Curiosamente Michael Haydn era vissuto per molto tempo in quell’abbazia. Ormai
era scoperto. Era così sicuro che la melodia incantatrice fosse sua che Ludwig si diresse immediatamente
verso l’abbazia. All’arrivo, il maestro dei concerti reali della corte prussiana fu ricevuto con tutti gli onori che
spettavano al suo rango. L’abate e i monaci gli offrirono una ottima cena e un ricovero confortevole. Però
nessuno, proprio nessuno sapeva l’origine di quella canzone. Dubitavano che Michael Haydn ne fosse
l’autore. E quando il “cacciatore di canzoni” raccontò dell’uccellino, l’abate e i monaci si sentirono offesi,
poiché ritenevano che fosse una forzatura con natura insegnare canzoni agli uccellini. Ciò era proibito nel
monastero. Ad ogni modo Ludwig esaminò tutte le opere di Michael Haydn nella stessa sala dove questi
lavorava. E, come lo avevano già avvertito i monaci, non trovò nulla. Ritornando nuovamente sconsolato,
l’inviato di sua maestà prussiana iniziò il suo rientro alla corte.
Per una circostanza fortuita, tra gli invitati alla cena offerta dall’abate si trovava il professore di una scuola,
Ambrosio Preisttarner, che si interessò particolarmente alla storia dell’uccellino.
E siccome sapeva imitare in modo ineguagliabile il canto degli uccelli, decise di mettere in pratica una
strategia molto suggestiva per scoprire chi andava insegnando agli uccellini a cantare. Alcuni giorni dopo,
appostato vicino alla finestra che dava sul patio della scuola, fischiava, come se fosse un uccellino, Stille
Nacht. La tattica dette i suoi risultati non appena si udì una vocina che diceva: Oh uccellino, sei tornato! E
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poco distante correva fuori un bambino di nove anni che rimase molto sorpreso e spaventato quando si rese
conto che era caduto in una trappola.
Come ti chiami? Gli chiese il professore. Fèlix Grubber, rispose il piccolo.
Dove hai appreso questa canzone? Me l’ha insegnata mio padre, l’ha composta lui.
Senza perdere tempo, Preisttarner si diresse a casa del bambino, che viveva in una cittadina vicina, a
Ovendorf. Qui incontrò Franz Saber Grubber, anch’egli maestro di scuola. Egli aveva effettivamente composto
la musica, però le parole erano di un suo amico sacerdote Josef Moor parroco della cittadina di Barran, che
era morto pochi anni prima. Pieno di gioia, Preisttarner scrisse all’inviato del Re di Prussia.

Alla richiesta del professor Preisttarner, Franz Grubber scrisse subito come nacque il più famoso canto di
Natale e fu di grande aiuto per correggere le innumerevoli alterazioni e che nell’arco di 35 anni si erano
prodotte nella musica.
Era la sera di Natale racconta il maestro Grubber: “la piccola Chiesa dominava con la sua torre campanaria gli
innevati tetti dell’abitato circostante, come una gallina che protegge i suoi pulcini. Nella canonica il giovane
sacerdote Josef Moor, di solo 26 anni, ripassava il Vangelo preparando l’omelia di quella notte. Un bussare
alla porta rompe il silenzio. E’ una contadina che chiama il Parroco perché visiti un bambino nato in quella
notte. Senza indugio, il sacerdote lascia il calore della sua casa e dopo una faticosa camminata in montagna
giunge alla umile baita dove era nato il bambino. Appena di ritorno, solo, solo illuminato dal tenue chiarore
delle stelle che si riflette sulla bianca coltre di neve, il Padre Moor medita sulla scena che ha appena visto.
Quel bambino, quella famiglia di contadini, quella umile casetta lo hanno impressionato. Gli ricordano un altro
bambino, un altro matrimonio, un’altra casetta in Betlemme di Giudea. Dopo la Messa di Mezzanotte padre
Moor, poiché non riusciva a dormire, compose un poema che terminò scrivendo il testo di Stille Nacht. La
mattina seguente, giorno di Natale del 1818, il pio sacerdote incontrò un suo buon amico e collaboratore, il
giovane trentunenne maestro di scuola Francisco Javier Grubber. Dopo aver letto il poema Grubber esclamò:
- Padre, questa è esattamente la canzone di Natale di cui avevamo bisogno! Dio sia lodato! E quello stesso
giorno compose la musica.

Gruppo operativo:
Maria Evelina, Giorgia, Caterina, Marta, Camilla

Gli sport invernali comprendono tutte le discipline sportive che si


svolgono su ghiaccio o su neve, tradizionalmente praticate durante il
periodo invernale nei paesi alpini, nell'Europa settentrionale e
orientale, in Nord America e in Giappone.
La massima competizione internazionale degli sport invernali sono i
Giochi olimpici invernali, nel cui programma sono inseriti i principali
sport (anche se non tutti) che si praticano su neve e ghiaccio. Negli
ultimi decenni del XX secolo l'introduzione di materiali sintetici che
consentono lo scivolamento come sulle superfici innevate o
ghiacciate, la costruzione di impianti sportivi al coperto e la diffusione
dei sistemi per l'innevamento artificiale
hanno permesso di estendere la pratica
degli sport invernali ad altri periodi dell'anno
e a zone dove il clima o la mancanza di
alture naturali non ne consentirebbero lo
svolgimento.

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Il pattinaggio su ghiaccio è uno sport che consiste nel muoversi sul ghiaccio usando appositi pattini muniti
di strette lame, agganciate ad apposite scarpe o, in tempi
antichi, legate alle scarpe normali. Nei paesi dal clima
sufficientemente rigido, è possibile praticarlo all'aperto, sulla
superficie di laghi, fiumi e canali sulla cui superficie si sia
formato uno strato di ghiaccio abbastanza spesso e robusto da
sostenere il peso dei pattinatori. In tale caso il pattinaggio sul
ghiaccio può essere utilizzato come un vero e proprio metodo
di trasporto, soprattutto nelle zone in cui nella stagione fredda
gli altri mezzi di trasporto e le altre vie di comunicazione sono
difficilmente praticabili. Inoltre il pattinaggio su ghiaccio viene
praticato per piacere personale e per sport. Per questi scopi è
praticato, oltre che sulle superfici naturalmente ghiacciate, sul
ghiaccio di strutture appositamente costruite. Tali strutture,
solitamente dette palazzetti del ghiaccio, sono chiuse e il ghiaccio è prodotto e mantenuto attraverso sistemi di
refrigerazione. Hanno quindi il vantaggio di poter essere realizzate in qualunque parte del mondo. Alcuni sport
relativi al pattinaggio sul ghiaccio sono sport olimpici.

Slittino

Uno slittino è una piccola slitta per una o due persone,


sulla quale si viaggia in posizione supina con i piedi in
avanti. Per curvare si flettono i pattini usando i piedi
(premendo sulla parte curva, che è flessibile), o si
tirano delle cinghie attaccate ai pattini, o si esercita
pressione sul sedile con la spalla opposta alla
direzione di curva desiderata. Slittino è anche il nome
dello sport dove si gareggia.

Lo sci è probabilmente il più antico mezzo di


locomozione inventato dall'uomo, prima ancora della
ruota. Non esiste una datazione certa dell'uso degli sci. Prima della diffusione in Europa centrale, lo sci
conobbe una sua fortuna dal 1854 in poi in Canada, nel Nevada ed ai confini della California tra i cercatori
d'oro. Nelle valli alpine italiane gli sci invece arrivarono con
moltissimo ritardo, salvo una zona molto limitata della
Carnia per una singolare circostanza: nella Guerra dei
trent'anni partecipò un gruppo di soldati scandinavi, che alla
pace di Westfalia del 1648 rimasero in Carnia,
trapiantandovi così questo costume, che però non fece
molta presa sui valligiani. La diffusione dello sci in Italia
dovrà aspettare più di due secoli, fino al 1897. L'ingegnere
svizzero Adolf Kind arrivò a Torino nel 1890. Nel 1897, di
ritorno da uno dei suoi viaggi dalla Svizzera, dove
esistevano già artigiani che firmavano i propri sci, Kind
portò con sé un paio di questi e li mostrò agli amici, che ben presto si fecero contagiare dalla sua passione e
divennero in pochi anni un vero e proprio Club, di "skiatori", poi "scivolatori", infine "sciatori". Per merito di quel
collettivo, il 21 dicembre 1901 venne fondato lo Ski Club Torino, i cui membri si riunirono nella sede del CAI
(Club Alpino Italiano). Il 1897 sembra essere, quindi, l'anno della nascita ufficiale dello sci in Italia.

Gruppo operativo:
Benedetta, Maddalena, Sofia, Angelica, Seiana Daloisia
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Ho scelto di fare la mia ricerca sui dolci natalizi perché è un argomento molto simpatico e che mi ricorda
particolarmente il Natale. Facendo la ricerca e chiedendo alcune informazioni a mia madre, ho scoperto la
storia del pandoro, del panettone e del torrone ; mi è piaciuto molto ascoltarle e conoscerle perché
sinceramente sono dolci che ho sempre mangiato, ma non ho mai saputo la loro storia o la loro provenienza,
infatti era una delle cose che mi chiedevo ogni volta che li vedevo o che li mangiavo... Mangiare i dolci a
Natale insieme alla mia famiglia è una cosa che adoro fare perché siamo tutti riuniti e sento che dentro casa,in
quel momento c’è un atmosfera diversa: un’atmosfera dolce, armoniosa, positiva, che mi rende felice. Il Natale
è una festa che aspetto ogni anno e quando finalmente arriva non vedo l’ora di degustare i dolci sopra la
tavola !!
Natale è il giorno in cui nasce Gesù, infatti, non mi scordo mai di questo: anche se i dolci sono una delle mie
cose preferite del Natale, la sua nascita è una cosa molto importante che mi rende pieno di gioia..
Edoardo Violet

Il pranzo di Natale è uno degli eventi natalizi che amo di più: mi piace stare a tavola tutti insieme, tutta la
famiglia e i parenti riuniti mi fanno sentire a casa e amata da tutti. Adoro il Natale in tutti i suoi aspetti: per i
regali, il pranzo, l’albero di Natale, il Presepe ma soprattutto per la nascita di Gesù... Ho fatto alcune ricerche
sull’argomento dei cibi natalizi e i più significativi del pranzo di Natale sono: i tortellini, le lasagne, l’agnello e il
tacchino; tutti questi cibi sono i cibi più famosi del pranzo di Natale...Durante il periodo delle feste natalizie, mi
sento particolarmente allegra, forse per il fatto che a Natale ognuno di noi è più buono e più solidale con gli
altri, oppure perché nella mia famiglia c’è un clima più sereno e allegro del solito oppure per il semplice fatto
che è nato Gesù!
Il Natale mi aiuta sempre a riflettere su alcuni argomenti, ad esempio: la povertà nel modo, tutte le cose che ci
aspettiamo dal Natale, essere più solidali e saper condividere con chi non ha.
La cosa che mi rende un po’ triste è sapere che non tutti possono avere un Natale fantastico come il mio,che
non possono ricevere regali e avere un’atmosfera calda e allegra attorno...
Dal Natale mi aspetto che ognuno di noi possa sognare e desiderare ciò che vuole, ma la cosa che mi aspetto
veramente è che apriamo i nostri cuori agli altri, anche a coloro che hanno sbagliato o a quelli che non
conosce ancora Gesù.
Ogni famiglia, in occasione del Natale, prepara pietanze che evocano antiche e care atmosfere, tempi
in cui, ancora bambini, si aspettava la festa per poter gustare il dolce pane con le mandorle, biscottini al miele,
“calzoncini” ripieni di noci ed uva passa. Oggi molte cose sono cambiate.
Preparare il pranzo di Natale è sicuramente piuttosto impegnativo, soprattutto se c’è in programma di invitare
molte persone. Decidere il menù più adatto all'occasione spesso non è facile: il menù di Natale dovrebbe
sicuramente rappresentare un omaggio alla tradizione, ma deve anche essere in grado di soddisfare i palati e
le preferenze di tutti i presenti. Ecco perchè si può optare per un menù tradizionale in senso stretto oppure
decidere di variarlo, introducendo pesce oppure diverse pietanze vegetariane. Se volete rimanere sul classico,
optate per le tradizionali lasagne seguite da un bel tacchino al forno: un menù sotto il segno della tradizione
solitamente apprezzato da tutti.

Camilla Ciffo
e il gruppo operativo di classe II: Alessio, Luca, Lorenzo e Riccardo

MAESTRE PIE VENERINI


Via Matteotti, 21 - 60121 ANCONA

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