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Idea e ideologia in Delitto e castigo.

di Andrea Di Manno

Da quando, nel 1963, Michail Bachtin pubblic il suo Problemy poetiki Dostoevskogo,
fondamentali sono diventate nellanalisi dellopera dostoevskiana le categorie di polifonia e di
carnevalizzazione.
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Se la carnevalizzazione in letteratura presente da tempo immemore (ne ricostruisce una storia
lautore, prendendo le mosse dal dialogo socratico), invece Dostoevskij che viene considerato il
creatore del romanzo polifonico e che per questo ne costituisce una delle cifre distintive. Risulta
utile analizzare brevemente questo concetto. Per Bachtin polifonia lo stile compositivo
attraverso il quale l'autore dispone e organizza pi voci all'interno del romanzo, dove ogni voce
corrisponde normalmente a un personaggio e si distingue dalla voce dell'autore. All'interno del
romanzo polifonico, il personaggio non dunque oggetto della parola dell'autore, ma soggetto della
propria parola, da cui ne deriva unintima responsabilit del personaggio stesso nei confronti di
questultima. Grazie a questa responsabilit e libert (o meglio autonomia) del personaggio
possibile notare diversi punti di vista sul mondo, diverse intenzionalit e diverse valutazioni del
mondo che ciascun personaggio abita. Come nota bene Bonamour, a differenza delluniverso
tolstoiano, in Dostoevskij il mondo non visto n concepito come una conchiusa e cristallizzata
realt estranea ai personaggi, ma ogni personaggio sembra proprio grazie a questa
insubordinazione alla voce dellautore- offrire la realt che solo attraverso i suoi occhi possibile
conoscere.
Proprio a tal proposito illuminante Pareyson quando afferma che i pensieri dei suoi eroi non
sono opinioni, ma irradiazioni di idee viventi, i loro sentimenti non sono emozioni personali, ma
passioni che costruiscono un mondo, i loro incontri non sono avvenimenti e intrecci, ma confluenze
o scontri di mondi affini e opposti []
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, poich oltre a esprimere con chiarezza la pluralit di
mondi presenti nei grandi romanzi dostoevskiani (a partire da Delitto e castigo), ne individua la
causa nel loro essere personaggi-idee. Le analisi e interpretazioni su questo punto danno vita a una
bibliografia sterminata, quindi ci limiteremo a dire che con tale termine non viene indicata la
biunivocit personaggio-idea, quanto il fatto che se egli [lindividuo] si esprime e si crea nellidea,
questa, inversamente, non e non vive se non incarnata nellindividuo. [] Non si tratta dunque di
una riduzione del personaggio allidea e neppure duna simbiosi di idea e personaggio: luna e

1
M. Bachtin, Dostoevskij. Poetica e stilistica, trad. it., Torino, Einaudi 1968
2
L. Pareyson, Dostoevskij. Filosofia, romanzo ed esperienza religiosa, Torino, Einaudi 1993
laltro sono in rapporti conflittuali, essendo ciascuno il fondamento ontologico dellaltro.
3

Per quanto riguarda la categorizzazione di queste idee in Dostoevskij, sempre illuminante
Pareyson, che parla di idee divine e demoniache, o pi propriamente di idea - che seme
celeste, pianta del giardino di Dio sulla terra, realt trascendente presente nel cuore delluomo - e
di ideologia: prodotto delluomo errante e decaduto: nostalgia e anelito e presagio di verit, in
certo modo, ma nella forma della parodia, anzi della deformazione, anzi del tradimento. [] non
pensieri ma illusioni; non ispirazioni, ma utopie; non verit originarie e profonde, capaci di
trasportare un uomo e di costituire il compito di tutta la sua vita, ma opinioni disperse e dispersive,
in cui la spiritualit delluomo si dissipa e si annulla: desideri di potenza mascherati da filosofie.
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Primo esempio di romanzo polifonico, Delitto e castigo (1866) universalmente riconosciuto
come uno dei capolavori di Dostoevskij. Non ci dilungheremo sulla trama dellopera, ma
prenderemo le mosse dalla lucida analisi di Trubeckoj.
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Lidea centrale del romanzo una, portata avanti da Rodion Romanovi Raskolnikov,
protagonista del romanzo. Raskolnikov suddivide gli uomini in due classi: i dominatori, i
Napoleone, che operano per il bene dellumanit e proprio in virt di questo fatto possono violare le
leggi morali e hanno il diritto di commettere delitti, esenti da qualsivoglia obbligo morale; le
persone comuni, i pidocchi, semplice materiale per la storia, che devono sottostare alle leggi
delluomo.
A questidea si oppone la concezione cristiana di Sof'ja Semnovna Marmeladova, eroina del
romanzo, per cui un delitto rimane un peccato, chiunque lo commetta.
Attorno a questi due personaggi (e quindi a queste due idee), che sono le colonne portanti
dellopera, ne ruotano altri, che per contrasto accentuano ancor pi il risalto dei due principali.
Si accostano a Raskolnikov le figure di Ptr Petrovi Luin (rappresentante dellideologia banale,
piccolo borghese, egoista dei pidocchi raskolnikoviani per cui lutile comune raggiungibile
attraverso il perseguimento del vantaggio personale, limitato solamente da un ragionevole senso
della misura); del cinico, nichilista e amorale Svidrigajlov (che non vedendo alcun senso nella vita,
se non lappagamento degli impulsi sensoriali, ammette il delitto, scevro per di qualunque
giustificazione etica, presente invece in Raskolnikov); Razumichin (che rifugge le speculazioni
filosofiche di Raskolnikov a favore di soluzioni pi pratiche e immediate, costituendo cos la
negazione pi evidente della teoria del protagonista). Queste concezioni, in un sistema di
opposizioni simile a quello linguistico evidenziato da Ferdinand de Saussure, definiscono in modo
negativo- lideologia di Raskolnikov.

3
J. Bonamour, Il romanzo russo, trad. it., Firenze, Sansoni 1983
4
L. Pareyson, op. cit.
5
N. S. Trubeckoj, I personaggi di Delitto e castigo, in La cultura nella tradizione russa del XIX e XX secolo, Torino, Einaudi 1982
A Sonja, che vede nellabnegazione la via della salvezza, il padre Marmeladov a contrapporsi, in
modo per complementare: lumilt e la consapevolezza della propria debolezza e nullit possono
condurre alla salvezza, in unottica che non include necessariamente labnegazione, anzi la rifugge
proprio in virt di quella consapevole debolezza.
Ancora, in contrapposizione al banale borghese Luin si trova il banale socialista Lebezjatnikov, e il
pratico Zosimov, immediato nei sentimenti e nelle azioni, compare sempre insieme a Razumichin.
Lanalisi di Trubeckoj prosegue individuando i personaggi descritti solamente dal punto di vista
psicologico o determinati solo dalla fabula e i loro legami nella struttura appena esposta, per passare
poi alla suddivisione in complessi tematici dei personaggi e alle relazioni che tra questi complessi
intercorrono. Analisi interessante che per esula da quanto viene discusso in questa sede.

Avendo passato in rassegna i diversi snodi ideologici del romanzo, ci preme ora soffermarci su
quella che certo la pi originale delle idee, se non altro per i richiami e al passato e al futuro- che
offre e per il respiro che le riservato nelleconomia dellopera: la teoria di Raskolnikov.
Se in molti hanno a ragione visto nel Napoleone teorizzato da Raskolnikov una prefigurazione di
quello che decenni pi tardi sar lbermensch nietzschiano, seppur con le dovute distinzioni, pi
interessante sembra individuare sulle orme di Vittorio Strada
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- quali siano state le fonti
dispirazione per tale concezione.
Forti sono a prima vista i richiami ai welthistorische Individuen hegeliani: veri punti di rottura della
morale e dellordine costituito dellepoca in cui compaiono, agiscono per in quanto manifestazioni
di quel Weltgeist di cui non troviamo traccia nella teoria di Raskolnikov.
Pi prossimo a Dostoevskij lEvgenij Onegin pukiniano: vogliamo esser tutti dei Napoleoni, | i
milioni di bipedi animali | per noi sono soltanto uno strumento. e tutta la riflessione che intorno
alla figura etico-storica di Napoleone nella letteratura russa scaturita.
Forse ancora pi vicino a Dostoevskij (soprattutto nella sua giovinezza) stato Balzac, autore da cui
Dostoevskij ha mosso i primi passi nel mondo letterario con la traduzione dal francese dellEugnie
Grandet. Grandissimo estimatore del Machiavelli, ammiratore di Napoleone (Une des plus
violentes volonts connues dans les annales des dominations humaines), fautore di una politica
scevra dalla morale, Balzac col suo Rastignac sembra aver dato vita a quel che sar lo studente
omicida dostoevskiano. Notevole la storia del mandarino che rientra leggermente modificata in
Delitto e castigo nella conversazione di Koch con Pestriakov che tanta influenza avr su
Raskolnikov.
Quasi superfluo sembra ricordare I masnadieri di Schiller (spettacolo visto nel 1831 con Moalov

6
V. Strada, Il problema di Delitto e castigo, in Tradizione e rivoluzione nella letteratura russa, Torino, Einaudi 1980
nel ruolo di Karl Moor, lasci sul giovane Dostoevskij una profonda impressione) dove seppur in
chiave romantica- presente non solo il tema dellomicidio, quanto quello della rigenerazione.

dunque con la rigenerazione di Raskolnikov che si chiude il romanzo, o per essere pi
precisi con il preannuncio di tale evento, che, con le parole di Dostoevskij stesso potrebbe formare
argomento di un nuovo romanzo
7
, romanzo che non ha mai visto luce.
A tal proposito sembra giusto evidenziare che pi coerente linterpretazione che d Vittorio Strada
dellultima pagina del romanzo (e soprattutto di quello che avrebbe potuto essere il continuo del
romanzo) rispetto allinterpretazione pareysoniana. Se da una parte Pareyson, dopo aver distinto la
dialettica della necessit dalla dialettica della libert e aver posto laccento su questultima,
dopo aver sottolineato quanta importanza abbia in Dostoevskij il riproporsi del conflitto tra bene e
male o tra dubbio e fede, d di tutto il romanzo in virt di questa assenza, di questa apertura nel
finale, una rilettura orientata verso la deplorata dialettica della necessit (la rigenerazione
inevitabile e in quanto tale c in Raskolnikov), dallaltra Vittorio Strada insiste sul fatto che,
proprio per questa libert, per una morale antinomica che contraddistingue il personaggio , il
destino di Raskolnikov non gi segnato, ma il cristianesimo di Sonja sar solo un momento
della sua terribilmente vasta esperienza.
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.


















7
F. M. Dostoevskij, Delitto e castigo, trad. it., Torino, Einaudi 1947
8
V. Strada, op. cit.

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