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Tecnica delle costruzioni Lezione 15.04.

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Ing. Pietro Croce



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LA STABILITA DELLE SEZIONI METALLICHE
Continuiamo con largomento di cui stavamo parlando la volta scorsa, cio la stabilit delle sezioni metalliche.
Avevamo scritto il carico critico euleriano (inteso come primo carico critico):


Con

lunghezza di libera inflessione, essendo un opportuno coefficiente che dipende dalle condizioni di
equilibrio. Dividendo per larea, la tensione critica la possiamo scrivere come:


Dove la snellezza che minimizza la tensione critica e deve essere tale che: (

, perch posso avere non solo


raggio di inerzia (i) diversi nei vari piani ma anche diverse lunghezze libere di inflessione (posso avere aste
diversamente vincolate nei vari piani).
Indipendentemente dal fatto che la struttura in cui lasta inserita sia piana o spaziale, linstabilit va intesa sempre
come un fenomeno spaziale.







Abbiamo anche osservato che nel piano

, la curva di Eulero ha come asintoti lasse delle ascisse (

tende a 0
quando tende a ) e lasse delle ordinate (quando tende a 0 la tensione critica euleriana tende a ).
Questo un nonsenso dal punto di vista pratico perch evidentemente la tensione critica deve essere limitata da
quella che la resistenza del materiale, per cui esiste un limite che la tensione di snervamento. Si tratta di capire
come si raccordano queste curve. Si raccordano, come abbiamo avuto occasione di osservare la volta scorsa,
considerando che per snellezze limitate la crisi del materiale governata dalla resistenza. Quindi abbiamo un primo
tratto orizzontale, cui segue un tratto di raccordo fino a

, dove a rigore

sarebbe la tensione limite di


proporzionalit.
Abbiamo osservato che la curva di Eulero, per lasta ideale, vale finch E pu essere considerato costante e finch
esiste proporzionalit.
Per

vale la curva di Eulero


Per

bisogna disegnare una curva ad hoc, che tenga conto del fatto che il modulo elastico non costante,
ma dipende dallo stato di tensione.



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Quindi in campo elastico vale la trattazione di Eulero, in campo elasto-plastico bisogna trovare unaltra trattazione.
Naturalmente in campo elasto-plastico il carico critico dipende dalle modalit con cui si perturba la configurazione
rettilinea di equilibrio. Abbiamo visto che, a seconda delle modalit con cui assegniamo le perturbazioni, possiamo
trovare una tensione critica del tipo:


Che la tensione critica di Von Krmn, con

un modulo che tiene conto del fatto che se si perturba soltanto la


configurazione geometrica dellasta, abbiamo una parte della sezione che soggetta ad un incremento di tensioni in
valore assoluto e una parte che si scarica, per cui una parte della sezione si deforma secondo il modulo tangente e una
secondo il modulo originario E.
Oppure:


Che la tensione critica di Shanley. Questa invece prevede che tutta le sezione si deformi con modulo elastico

.
Questo possibile solo se ipotizziamo che alla variazione di configurazione si accompagni anche una perturbazione nel
carico.
Poich

ed

il minimo valore di modulo elastico che il materiale della sezione in quelle condizioni
manifesta, evidentemente il carico critico di Von Krmn lestremo superiore dei carichi critici e il carico critico di
Shanley ne lestremo inferiore.
Esiste in realt non una curva ma un insieme di curve comprese allinterno del fuso, che limitato superiormente dalla
curva critica di Von Krmn e inferiormente dalla curva critica di Shanley. La trattazione di Von Krmn precedente a
quella di Shanley. Questultima deriva dalla constatazione sperimentale che la tensione critica effettiva minore di
quella che si sarebbe potuta determinare utilizzando la teoria di Von Krmn.
Le aste con snellezza minore di

si dicono tozze, quelle con snellezza maggiore di

si dicono snelle.
Abbiamo anche avuto modi di osservare che il parametro

, bench facilmente definibile, un parametro che non


garantito e non facile conoscere a priori, perch allincirca il 60-70% di

ma determinabile soltanto facendo


delle prove specifiche, tracciando dei diagrammi.

consente di determinare

, che ovviamente un parametro che dipende dal materiale. Maggiore la tensione di


snervamento del materiale, maggiore

. In genere viaggia intorno a 100 come ordine di grandezza.

viaggia invece
intorno a 20.
Per snellezze

abbiamo instabilit in campo elastico. Per

abbiamo invece instabilit in campo elasto-


plastico. Quanto pi ci avviciniamo a

, tanto maggiore diventa il carattere plastico dellinstabilit. Tutto questo


ragionamento fatto per aste ideali.
Se passiamo allasta reale, troviamo che la tensione critica dipende dallimperfezione, cosa che non accade nellasta di
Eulero. Il carico critico euleriano indipendente dallimperfezione dellasta. Questo non accade nelle aste reali.

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Prima di andare avanti vediamo come giocano le imperfezioni nelle aste (di Eulero e reali).









Immaginiamo di avere unasta con vincoli cedevoli elasticamente o anelasticamente, caricata di punta (soggetta a
sforzo normale centrale). Se analizziamo lasta dal punto di vista euleriano e riportiamo in un diagramma il carico P o
la tensione e in ascissa un certo parametro di deformazione, per esempio uninflessione , troviamo che finch il
carico rimane minore del carico critico, lunica configurazione possibile quella rettilinea ( ). In corrispondenza
del valore del primo carico critico abbiamo pi soluzioni possibili (la soluzione si biforca). La questione importante:
una volta trovato il carico critico mi aspetterei di capire cosa succede una volta che lasta si stabilizzata, cio di
essere in grado di determinare il ramo post-critico.
La rappresentazione delle soluzioni potrebbe essere spaziale. Rifacciamoci al caso piano: in corrispondenza di

pu
succedere che, almeno dal punto di vista qualitativo:
il ramo post-critico sia di tipo stabile (valori di P almeno localmente crescenti con );
oppure che ci sia un ramo instabile (una soluzione almeno localmente decrescente con );
oppure una soluzione non simmetrica;
oppure una soluzione indifferente (carico costante al variare di ).
Noi consideriamo il concetto di stabilit di Lyapunov, che dice che una configurazione stabile se, assegnata una
perturbazione, la configurazione permane in un intorno della configurazione di partenza. Il che significa che
rimangono limitati sia gli spostamenti che le velocit.
Se ho una curva post-critica con P crescente con , questa stabile, perch assegnata una perturbazione esiste una
configurazione nellintorno di quella di partenza che in grado di garantire lequilibrio.
Se ho P decrescente con , la configurazione instabile (data la perturbazione, la configurazione non rimane
nellintorno di quello di partenza).
Nella soluzione non simmetrica, la qualit dipende dal segno della perturbazione.
Se abbiamo un ramo orizzontale, evidentemente la configurazione deformata resta nellintorno di quella di partenza
a patto che la velocit di deformazione sia nulla.




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Lesempio classico che si fa quello di una pallina su una guida. Se la guida concava e la pallina si trova in
corrispondenza del punto pi basso della guida, la soluzione , almeno localmente, stabile: se io perturbo la
configurazione deformata permane in un intorno di quella di partenza. Poi abbiamo una configurazione indifferente e
infine instabile.




Il fatto che la struttura sia in grado di raggiungere una nuova configurazione di equilibrio dipende dal sistema stesso:
da come fatto il sistema e dal prezzo che occorre pagare per raggiungere la nuova configurazione.
In generale una soluzione localmente instabile per noi inaccettabile. Nellimpostazione euleriana del problema
dellequilibrio, di rami post-critici possibili ne possono esistere molti. A noi interessa se ne pu esistere uno stabile o
no. Se io forzo lasta a rimanere rettilinea o non perturbo la configurazione dellasta, la soluzione banale (elastica)
rimane ancora una soluzione possibile, soltanto che diventa una soluzione non pi stabile. Una volta perturbata lasta
tende ad assumere, se esiste, una configurazione differente.
Eulero considera lasta ideale, ipotizza di semplificare la configurazione di equilibrio e questo gli consente di trattare il
problema come un problema di biforcazione. Si propone di determinare il valore del carico

in corrispondenza del
quale sono possibili pi configurazioni di equilibrio, quindi dove i diagrammi carico-deformazione possono biforcarsi.
Questo va benissimo salvo il fatto che questa semplificazione richiede il pagamento di un certo prezzo: non si pu
conoscere cosa succede al di fuori di un intorno del punto di biforcazione (non si pu conoscere il ramo post-critico).
Con la trattazione di Eulero sono in grado di trovare il carico critico ma non sono in grado di dire se in corrispondenza
di quel carico ci sono percorsi di deformazione stabili o instabili. Ulteriore prezzo limpossibilit di valutare leffetto
delle deformazioni sul carico critico. Se vado a trovare la soluzione del problema trovo una soluzione indipendente
dallentit delle deformazioni.
Dal punto di vista euleriano partire da o da
indifferente. Ci rendiamo conto che c qualcosa che non va:
abbiamo trascurato la non linearit del problema. Possiamo porci
una domanda: la trattazione euleriana in qualche modo
cautelativa? Possiamo dire che, nonostante gli errori che si
commettono, se il difetto dellasta abbastanza contenuto, la
soluzione euleriana pu essere comunque ritenuta accettabile.
Immaginiamo di avere unasta con un ramo post-critico stabile.
Cosa succederebbe in realt? Se analizzassi in ambito non lineare la
struttura con un difetto, non troverei pi la soluzione banale ma, in
funzione del tipo di difetto, quello che leffettivo percorso carico-
deformazione della struttura. Il

inteso come carico che provoca


una biforcazione dellequilibrio una soluzione teorica. Se io
inserisco lasta con i difetti, trovo un percorso che univocamente
determinato, una volta che si sono individuati il difetto iniziale e il
processo di carico.
Se assegnassi troverei una curva fatta in questo modo (per unasta che ha gi un difetto geometrico). Maggiore
lentit del difetto, maggiore lo spostamento che ho dalla curva teorica di Eulero, che in questo caso avrebbe un
ramo verticale, cui corrisponde la soluzione banale e poi un ramo post-critico stabile.



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Se cambio il segno al difetto trovo delle curve simmetriche rispetto allasse verticale. In questo caso, cio nel caso in
cui il ramo post-critico stabile, lasta comunque in grado di attingere il carico critico, anche se a prezzo di
deformazioni maggiori di quelle che dedurrei ipotizzando lasta esente da difetti.
Si pone il problema di controllare i difetti, mediante tolleranza di lavorazione e di montaggio.
Esistono dei casi in cui il carico critico euleriano non pu essere
raggiunto. Questo accade quando il ramo post-critico instabile.Il
carico cresce, la deformazione aumenta. A un certo punto il carico
attinge un massimo, poi decresce fino a tendere asintoticamente
alla curva euleriana. Pi aumento la deformazione, maggiore
diventa lo spostamento. In questo caso linfluenza del difetto
diventa ancora pi rilevante, perch non solo la sua presenza mi
impedisce di attingere il carico euleriano ma addirittura, aldil di un
certo livello, labbattimento del carico critico euleriano pu
diventare estremamente significativo. Il comportamento con ramo
post-critico instabile tipico delle strutture tridimensionali sottili
(gusci e volte ribassate).


Facciamo un altro esempio: le aste caricate di punta sono
caratterizzate da un ramo post-critico debolmente stabile (quasi
orizzontale).




Se considero la plasticizzazione del materiale la curva diventa
qualcosa di questo tipo.




Un altro esempio ancora quello di una struttura che ha il ramo
post-critico che stabile o instabile a seconda del segno della
perturbazione. Se noi abbiamo un difetto che tende ad assecondare
il ramo stabile, siamo comunque in grado di attingere il carico
critico e se siamo invece dalla parte del ramo instabile abbiamo
carichi minori del carico critico.









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Nellindividuare i carichi critici degli elementi strutturali devo tenere conto non solo della presenza delle imperfezioni
ma anche della sensibilit della struttura alle imperfezioni. Ad esempio, se abbiamo a che fare con un guscio,
sappiamo che questo estremamente sensibile alle imperfezioni, perch il ramo post-critico instabile. Se abbiamo a
che fare con unasta normale, questa sappiamo che debolmente instabile. Questo ci dice con che grado di cautela
dobbiamo trattare un certo fenomeno. chiaro che dobbiamo mettere in conto quelli che sono i difetti. Finora
abbiamo considerato solo quelli di carattere geometrico.
Abbiamo difetti di rettilineit (sia che lelemento sia laminare che composto). Dovranno essere opportunamente
contenuti, per motivi di carattere estetico ma anche statico. Abbiamo difetti dei vincoli (comportamenti diversi di
quelli previsti in sede di progetto, rigidezze diverse, errori di posizionamento dei vincoli e/o dei carichi). Altri difetti
sono legati alla modalit di realizzazione dellelemento auto tensioni o tensioni residue. La conseguenza di queste
ultime sta nel fatto che alcune parti del profilo elasticizzano prima. Se ho un profilo soggetto ad autotensioni ed uno
vergine, mi aspetto due livelli di transizione dal comportamento elastico a quello elasto-plastico.
Quanto pi difettoso il profilo tanto pi basso il carico critico, a parit di snellezza.
Questo mi dice che non posso trattare tutti i profili allo stesso modo. Non posso trascurare i difetti e gli stati di
autotensioni. Vedremo che nella normativa i profili vengono classificati in 4-5 categorie in funzione della forma della
sezione e degli spessori delle varie parti che costituiscono il profilo. Questo per tenere conto del fatto che i livelli dei
difetti e delle autotensioni sono diversi in funzione della tipologia di profilo che consideriamo.

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