Se solo non si cerca di esprimere ci che inesprimibile, allora nulla va perduto. Ma linesprimibile sar -ineffabilmente- contenuto in ci che stato espresso 1 . L. Wittgenstein Introduzione Il titolo di questo articolo intende sollecitare immediatamente la riflessione sul processo mistico, la sua collocazione e la sua pretesa nellambito del fenomenico delle religioni. La domanda volutamente provocatoria poich intende sollevare la polvere che si posata nella concezione diffusa secondo la quale la mistica
un vertice, un maximum, una corona al vertice delle religioni.
La mistica non il risultato di unoperazione ben riuscita ma lelemento costitutivo, confuso e necessario, senza il quale non si d! il fenomeno religioso. "rocesso e fenomeno introducono nella loro significazione terminologica gi! ad una prima, fondamentale distinzione. #ccorre puntualizzare che il processo mistico non legato a esperienze metafisiche, astratte, sganciate dalla realt! ma ad unesperienza di reale interscambio armonico tra un s antropologico e un $ltro %divino&' si dice pertanto %processo& poich riguarda il coinvolgimento di due realt! che danno vita ad una relazionalit! interamente sentita. Il fenomeno religioso che ne deriva collocato in un ambito di spazio e di tempo ove trova modo di dirsi quel peculiare processo esperienziale. (e, dunque, il punto di partenza riguarda una realt! antropologica, non possiamo prescindere da essa, anzi questa diventa criterio essenziale per definire luomo che si muove verso $ltro e per tentare di esplicitare la peculiarit! della relazione che ne risulta. In questa prospettiva, troviamo unanalisi approfondita grazie al notevole contributo di )aimond "ani**ar che, nellambito della filosofia della religione, accenna allesperienza mistica come prima consapevolezza ontologica di un %legame& col +ivino. La prima consapevolezza di s quella che determina la pluridimensionalit! delluomo che raggiunge cos, il massimo livello della sua struttura ontica. -uesta possibilit! non unintuizione intellettuale ma unesperienza nel senso filosofico del termine. passaggio attraverso una porta. -uando una persona umana cosciente di questa peculiare esperienza come ente /essente0 allora si manifesta la vera dimensione mistica delluomo, al di l! di ogni possibile divisione in anima e corpo, in intelletto e volont!. 1+unque, non conosco me stesso ma il mio esser2me3 4 . "er "ani**ar la mistica vuol dire esperienza del totum. 1Lesperienza mistica lesperienza 5umana6 completa3' lesperienza dellintera realt! /materia2coscienza2trascendenza0 da parte dellintero uomo /corpo2 anima2spirito0, come egli afferma. 1Le tre dimensioni della realt! tanto nelloggetto quanto nel soggetto3 7 . -uesta relazione chiamata esperienza e la metafora adoperata da "ani**ar per esprimerla il %tocco&. la realt! e luomo si toccano e si intra2penetrano. Lesperienza mistica dunque diretta, priva di mediazione. (i pone, pertanto, la domanda di una possibile esplicitazione 1 "$8L 9:;9L<$::, Lettere di Ludwin !ittenstein con "icordi, tr. it. I )oncaglia, =herubini, >irenze, 1?@A, p.@. 2 Il termine %mistica& inteso nel senso antropologico dentro cui matura una relazione s2$ltro in attesa di un espressione religiosa. 3 )$I<#: "$:IBB$), #pera #mnia, vol. II, Caca Doo*, <ilano, A11, p. EE. 4 )$I<#: "$:IBB$), #pera #mnia, vol. I, Caca Doo*, <ilano, A11, pp. 14217. del tocco nel delicato passaggio tra limmediatezza che lo caratterizza ad una mediazione di tipo verbale e culturale. nasce inevitabilmente la conflittualit! della rottura del %silenzio mistico& per una sua possibile espressione. La contrapposizione silenzioFparola, tipicamente occidentale, si dilata maggiormente quando entrano in campo esperienze interiori 2 non espresse 2 con esperienze esteriori 2 espresse. La parola non va considerata come autogena e autogenerante o come la massima capacit! espressiva delluomo. Il superamento di questa conflittualit! sarebbe nellacquisizione che la parola un epifenomeno dentro un fenomeno piG ampio del non2detto. Lorizzonte si allarga verso un pre2verbale letto erroneamente come silenzio. :on sussiste la contrapposizione tra silenzio e parola' la cultura antropologica ha aperto un capitolo importante sul macro fenomeno del pre2verbale studiandolo come %attesa di una espressivit!&. 8tilizziamo una paradossale equazione di "ani**ar. 9 H e.l.m.i.r.a. 9sperienza /90 costituita di esperienza /e0, linguaggio /l0, memoria /m0, interpretazione /i0, ricezione /r0, attualizzazione /a0. Il piG importante elemento di questa equazione lesperienza /e I da non confondere con 90 E . Lesperienza si trova allinizio dove si attende e si elabora una possibilit! espressiva' il fondamento del pre2verbale che precede il linguaggio. Il pre2verbale non qui un minimun del verbale ma un di piG. un %sentire& per intero un9sperienza fondante. In questo senso, il pre2verbale diventa un grembo piG ricco. il sentirsi piG del dirsi. "er chiarire analogicamente questo passaggio possiamo trovare un valido riscontro negli studi condotti in campo psicologico. questa 9sperienza evidente nella relazione tra la madre e il bambino che non si origina dal momento del parto ma dal momento gestazionale. Dench non sussista un linguaggio formale, c un interscambio osmotico tra i due attraverso cui si sentono e si dicono. La madre non ha lidea del bambino e il bambino non ha lidea della madre' tuttavia, prima di ogni idea e di ogni forma si originano i presupposti di quella che sar! la comunicazione successiva. +i riflesso, lesperienza mistica fondata sul pre2verbale, trova la sua modalit! di espressione nelle religioni che, pur dandone una forma confessionale, non possono esaurire quel mondo piG ampio in cui si originata. #gni religione contiene questa dimensione suprema come sorgente dei suoi ulteriori insegnamenti. lesperienza mistica non n un accidente n la corona della religione ma il suo nucleo vero e proprio. 9sperienza mistica nelle religioni. lineamenti interculturali. Induismo2 cristianesimo2islJm :elle culture religiose si fa riferimento a un ritmo, un suono, un grido originale che precede ogni espressione di parola. 9sso fonda lesperienza relazionale. non la parola a fondamento, ma unespressione altra, pre2verbale. :el vedismo %aumm&, nellebraismo %dabar&, nellislam %$ul&, nel cristianesimo %soffio&. si tratta di un ritmo che fonda relazione prima di ogni verbalizzazione. :elle varie culture verr! tematizzato come estasi, danza sacra, musica sacra, vibrazione originaria, emozione profonda, armonia. si d! una relazione piena prima ancora di ogni nominazione dell$ttore che la pone in atto. $nalizzando quanta capacit! relazionale hanno con il Kuttaltro le forme meta2verbali che fanno parte del non detto, giustifichiamo la mistica come estasi, come luscire fuori, nel proto2verbale. "ossiamo trovare una riflessione in proposito gi! in sant$gostino che fa della musica un vettore che conduce allestasi. 1La musica la scienza del misurare correttamente secondo un ritmo3 6 . Il numerus, ovvero il ritmo, e lactus sentiendi presieduto dallanima sono lanello di congiunzione fra esteriorit!, interiorit! e fra questultima e la superiore dimensione spirituale e divina. 8nulteriore immagine ci viene offerta da <. (cheider, il quale scopre che qualsiasi fenomeno che caratterizza la realt! , e al contempo ha, unessenza acustica, da lui raffigurata mediante alcune altezze poste in forma circolare, evidenziandone il carattere 5 )$I<#: "$:IBB$), #pera #mnia, vol. I, Caca Doo*, <ilano, A11, pp. 42E. 6 ($:K$;#(KI:#, #pera #mnia, +ialoghi II, +e <usica, :uova Diblioteca $gostiniana, =itt! :uova 9ditrice, )oma, 1??, p. ?A. essenzialmente dinamico della stessa @ . (cheider elabora il mito cosmogonico in cui presente lespirazione, il sospiro, il canto, il grido, lurlo, la tosse o il suono di uno strumento musicale. Il suono fa vibrare e nel fondo della sua risonanza e della sua audizione la realt! comincia ad essere. $ partire da questa premessa possiamo dare uno sguardo minimo 2 ma allargato 2 alla modalit! con la quale le religioni %ascoltano& e tematizzano la primordiale realt! sonora. :ella cultura indiana si tematizza come attorno al suono %aumm&, elaborato dalle %panishad, si fanno corrispondere le singole vocalizzazioni al procedere ascendente e discendente del generarsi della realt!. La relazione costituita da chi canta il <antra che insegue allinverso tutto il suono originario attraverso i centri energetici. il suono di alcune parole energia che penetra nelle dinamiche delluomo e le condiziona, le muove, quasi le potenzia e soprattutto spinge la mente e il cuore versus %$ltro& L . "er quanto riguarda il cristianesimo, nel testo della ;enesi, la traduzione %+io disse& potrebbe intendersi come %+io gridM&. la cosmogonia cos, concepita genera relazione nella risonanza della sua audizione per cui la realt! comincia ad essere. La (acra (crittura tutta piena di visioni sonore e la parola un epifenomeno di esse, specie nel "rimo Kestamento. La teologia ha spesso considerato le visioni come mera cultura mitologica. bisogna recuperare il concetto di mito spesso relegato a una mente arcaica e primitiva, quasi in contrapposizione al prodotto della mente evoluta. :ella lettura di ". )icoeur, il mito non si oppone al pensiero, anzi ne la sorgente. In dialettica con la concezione greca di loos /come pensiero rappresentativo di s creato dalla mente0 egli pone il loos biblico come luogo abitato dal simbolo che non si sottopone alla mediazione del pensiero ma fornisce un esperienziale immediato. In questo senso il mito contenitore di tutte le potenzialit! esprimibili che consente immagini e visioni per dire ? . LislJm ha per fondamento la rivelazione coranica, parola trasmessa al profeta <uhammad mediante la voce dellarcangelo ;abriele. La salmodia del =orano al centro delle pratiche religiose islamiche, dunque, la lettura del Libro (acro assume flessioni musicali nella liturgia. 8na particolarit! accede al samJ dellislJm sufita che traduce il verbo %audizione&. il percettore accompagna con la danza il ritmo musicale ai fini di non abbandonarsi ad esso e dominare ogni sorta agitazione. Il buon uso del samJ consiste proprio nella sublimazione della trance per arrivare alle soglie dellestasi. uno stato di annullamento di s in una realt! $llahista. N interessante notare come la danza sacra riproduca in un microcosmo rituale il moto rotatorio degli astri e degli angeli che accompagnano il movimento dellintera creazione intorno a +io. $ltamente simbolica, altamente spirituale, questa danza lespressione stessa della realt! divina nella realt! fenomenica di un mondo creato in cui tutto, per sussistere, deve ruotare. Lobiettivo che si pone la presente analisi interculturale non affatto una comparazione volta ad una omologazione nella pretesa di trovare una comunanza religiosa, n di esporre una pluralit! di concezioni da un mero punto di vista fenomenologico. Lesposizione interreligiosa non dovrebbe mai essere volta al sincretismo o allesclusivismo ma allinclusivit!. In questo caso parliamo di mistica come territorio originante di ogni religione che incontra la difficolt! a evolversi storicamente, istituirsi in una forma confessionale. La parola dopo la pre2verbalit! cos, come le religioni sono dopo la mistica. entrambi /parola e religioni0 racchiudono labisso vertiginoso del non dicibile. =ome e quanto riescano a contenere il non detto non sta nel conoscere quel non detto /non sarebbe comunque conoscibile se non esprimibile0, ma nellacquisizione che da quel germe prezioso si origina una pianta stabile. =ome la matematica si origina in una retta che non puM contenere linfinito mondo dei numeri, cos, le religioni, tutte, nascono in un linguaggio che non contiene per intero un infinito mondo mistico. Khomas <erton. mondo zen, nessuna parola. 7 <$)I8( (=O9I+9), &l sinificato della musica, )usconi, <ilano, 1??L. 8 ;I8(9""9 )IPP$)+I, Luomo interroa se stesso, "ime 9ditrice, "avia, A1, p. E. 9 "$8L )I=#98), &l simbolo d a pensare, 9d. <orcelliana, Drescia, AA. Le religioni del libro fondate sulla parola spesso non hanno previsto lorizzonte ampio su cui poggiano. con la "arola non possiamo dedurre lidea di +io perch non capace di dirLo, n di tenerLo dentro, n tenere tutta la relazionalit! tra Lui e la storia. $l riduttivismo linguistico e strutturale delle religioni troviamo una tenace contrapposizione dal compianto <erton che tenta di penetrare le grandi illuminazioni del buddismo, in particolare del buddismo zen. Linsegnamento di cui <erton ha fatto tesoro stata limpossibilit! di classificare lo zen dentro una forma, una struttura e un linguaggio. La sua domanda di principio infatti . %si puM considerare lo zen negli schemi di unantropologia strutturalisticaQ& 1A . "er dare una risposta negativa al quesito egli utilizza una metafora di uno scrittore zen, Pen*ei (hibaRama la coscienza zen paragonata ad uno specchio, questo senza io e senza mente, se arriva un fiore riflette un fiore, se arriva un uccello riflette un uccello, mostra bello un oggetto bello, brutto un oggetto brutto, non ha mente discriminante, n coscienza di s 11 . La coscienza zen non distingue n inquadra ciM che vede in termini di schemi sociali e culturali, dice <erton, fintantoch si distingue, si giudica, si categorizza non si fa altro che sovrapporre qualcosa al puro specchio. <a che cos la coscienza zenQ -ui si dividono i mondi orientali e quelli occidentali. La coscienza zen si caratterizza con unesperienza immediata che va al di l! della consapevolezza riflessiva' non 1coscienza di S ma pura coscienza3 nella quale il soggetto scompare 1 . -uesta forma di coscienza assume un tipo di autoconsapevolezza diversa da quella dellio pensante cartesiano. <erton fa una valutazione della coscienza moderna occidentale permeata dal cogito cartesiano che, a partire dallio2penso, misura, stima, chiarifica e distingue la realt!. Luomo, tuttavia, vive anche di un altro s che va al di l! della propria prigione soggettiva, oltre la bolla solipsistica della consapevolezza. quella metafisica che non ha origine dal soggetto pensante ma dall9ssere. :el mondo zen la passione (at, lessere, la vera ricerca /ricerca non sapienza0. chi sono ioQ Il fine non arrivare a sapere %chi sono io& da un punto di vista logico, ma immergersi nella propria esistenza in modo che sia possibile assaporarla, %esserla&. Labilit! zen ricca di 'oan, non infatti unabilit!, n una spiegazione, n unideologia, n una teologia, n una mistica. #gni tentativo di appioppargli unetichetta come %panteismo&, %quietismo&, %religione&, %meditazione& fallisce. La mentalit! orientale sembra illogica e lo . #sho in proposito sostiene che la stessa insistenza sulla meditazione illogica perch la meditazione afferma che puoi conoscere solo quando la mente, il pensiero vengono abbandonati e ti immergi nel tuo essere in modo cos, totale che non resta nemmeno un pensiero a disturbarti 14 . =ompare qui la distanza tra lio cartesiano e il vuoto della mente che apre allilluminazione. Il buddismo, tuttavia, non cerca di capire lilluminazione di Duddha. 1se incontri Duddha, uccidiloT 3 17 . Il grande ostacolo alla comprensione del buddismo e dello zen sta nellinsistenza violenta e occidentale a fermare lattenzione non sullesperienza buddista, che essenziale, ma sulla spiegazione, che accidentale e che lo zen anzi considera spesso banale. La meditazione buddista, soprattutto quella dello zen, non cerca di spiegare ma di prestare lattenzione, consapevolezza. 9cco perch lo zen nessuna parola. un certo tipo di coscienza al di sopra e al di l! dellinganno delle formule verbali. Inesorabile, <erton afferma. 1sarebbe bene aprire gli occhi e guardare3 1E . lo zen non spiega nulla, non dice parole. Uede soltanto. Lo zen delude la mente egocentrica e pratica, logica e razionale. (orprendente la metafora di <erton del trillio della sveglia. lintuizione pra(na non un postulato di ragionamento ma un avvertimento, simile alla scossa di una sveglia, che insiste sul guardare e smettere di pensare. Il linguaggio usato dallo zen in un certo senso un antilinguaggio, anzi lo zen usa il linguaggio contro 10 KO#<$( <9)K#:, Lo )en e li uccelli rapaci, ;arzanti, <ilano, 1?@A, p. 11. 11 &vi, p. 1V. 12 &vi, p. 4. 13 #(O#, *on te e sen)a di te, #scar <ondadori, <ilano, A17, p. @?. 14 (O8:)W8 (8P8BI, Mente )en, 8baldini 9ditore, )oma, 1?@V, p. 1A4. 15 KO#<$( <9)K#:, Lo )en e li uccelli rapaci, ;arzanti, <ilano 1?@A, p. 174. il linguaggio per demolire i preconcetti e distruggere la realt! fittizia della nostra mente affinch possiamo vedere direttamente. Lo zen dice, come ammoniva Wittgenstein. 1non pensare, guarda3. =on lespansione della coscienza si raggiunge uno stato di realizzazione superconscia e metaconscia nel quale il soggetto e loggetto si fondono. questa realizzazione o illuminazione si chiama nirvana. $ questo punto <erton espone elegantemente il fraintendimento occidentale o di alcune scuole filosofiche che malamente hanno tradotto il buddismo come apatheia o come religione negatrice del mondo. il problema di un %io che non io& non si traduce come un io alienato o regredito che si sottopone ad una somma di negazioni per estinguersi. :on c una volont! individuale che vuole raggiungere lestinzione ma un teleos di orientamento di senso. il s sul filo del rasoio, impassibile per vedere. Lo zen puM offrire un linguaggio capace di entrare nellesperienza mistica, ma lunica 9sperienza che, in effetti, non trova modo di dirsi e di confinarsi in una struttura religiosa' per lo zen dal momento che il fatto tradotto in una definizione falsificato. <erton ammonisce. 1si cessa di afferrare la nuda realt! dellesperienza e si afferra in sua vece una forma di parole3. 1V "er cui, lattenzione sullo zen in dialogo con Khomas <erton merita uno spazio, seppur ridotto, in questa esposizione perch non prima o dopo le religioni, ma oltre. Lo zen non classificabile come religione' , infatti, separabile da ogni matrice religiosa e potrebbe fiorire sul terreno delle religioni non buddiste o di nessuna religione. una verit! scandalosa che di solito si preferisce occultare o per lo meno rendere piG relativa. =onclusioni. mistica I religioni I <istica Le attenzioni sul minuscolo e sul maiuscolo dei termini non sono una casualit! ma sintetizzano con una astuzia grafica i passaggi che stanno in mezzo alle religioni. La mistica il macrofenomeno del pre2verbale in cui matura lio 2 antropologico 2 Ku 2 +ivino' la religione il momento della verbalizzazione e della significazione espressiva della realt! mistica' la <istica la terzialit! che coniuga dettoFnon detto filtrata dalla religione e che vive dentro la dialettica dei due poli. In conclusione, la mistica non visibile in quanto il suo senso viene elaborato allinterno di una religione, la <istica visibile nel fenomenico sollecitando interesse perch un detto insufficiente e non compiuto. 8sando una metafora di ). "ani**ar 2 da lui sempre amata 2 del cerchio il cui centro ovunque e la cui circonferenza da nessuna parte, si potrebbe dire che il centro delle religioni la mistica e la circonferenza la <istica. Leccezione lo zen. n cerchio 2 n centro 2 n circonferenza, n mistica 2 n religione 2 n <istica. <oscariello +aniela /(tudente dell I(() di "avia I Uigevano0 16 KO#<$( <9)K#:, Lo )en e li uccelli rapaci, ;arzanti, <ilano, 1?@A.