Largomento ontologico 1 inizia propriamente con il secondo capitolo del Proslogion, intitolato Dio esiste veramente. da notare che nelloriginale latino il predicato al congiuntivo, espresso con il sit, implicando che ci che segue unipotesi, cio non qualcosa evidente, piuttosto qualcosa da essere argomentato. Largomento procede cos: noi crediamo che Dio sia qualcosa di cui non pu pensarsi nessuna cosa maggiore. Questo pensiero esiste non soltanto nellintelletto del credente, ma anche dellincipiente, cio il razionalista ateo che a causa della sua superbia pretende che la sua ragione umana sia la misura di tutte le cose 2 . Giacch lincipiente intende ci che sente dire risulta chiaro che ci che intende nel suo intelletto (II, 2). Quindi, abbiamo la definizione di Dio e, visto che questa definizione sintende, si pu dedurre la sua esistenza nellintelletto. Poi, largomento continua presentando due possibilit: la definizione pu essere pensata non esistente o non pu essere pensata non esistente. Qualcosa che non si pu pensare esistente , per, maggiore di ci che si pu pensare non esistente (III, 1). Risulta, quindi, che affermare la prima definizione sarebbe contradittorio ecco la pietra angolare dellargomento e come tale bisogna affermare la seconda. Nel pensare, dunque, ci di cui non si pu pensarsi nessuna cosa maggiore, bisogna pensarlo come esistente. E questo il Signore Dio nostro. Finalmente, Anselmo tratta dei motivi per cui lo stolto continua a essere ateo. Tuttavia, Pozzi mette in dubbio la traduzione del insipiens con stolto 3 . Linsipiente, pi che privo dintelletto, , secondo lui, lo scettico accademico 4 , colui che privo dellilluminazione della fede e della grazia. Questo sembra coincidere pi con ci che dice Anselmo quando lo descrive come chi riesce pensare la voce ma non non si intende ci che propriamente questa cosa (IV, 3). Inoltre, chiaro per il credimus (II, 1) allinizio dellargomento, che qui non si tratta soltanto dei ragionamenti ma anche delle credenze. La sua difficolt, dunque, pi che una mancanza dintelligenza, un atteggiamento, un vizio di non andare al cuore delle cose, di non andare di l dalle mere definizioni verso ci che le parole indicano. Da questo punto di vista, sembra chiaro che pi che una logica formale, la sua logica affrontava piuttosto il problema di sapere come la realt arriva a presentarsi nelle
1 La denominazione argomento ontologico non accettato da tutti. Il termine argomento ontologico non si trova n in Anselmo n in alcun altro autore medioevale e moderno prima della fine del Settecento. Esso si deve alla critica fatta da Kant nella Kritik der reinen Vernunft alla prova dellesistenza di Dio basata sullidea di Dio stesso. LIVI, A., Impossibilit di pensare Dio non esistente: il Proslogion di Anselmo dAosta come applicazione implicita dei moderni procedimenti di logica aletica, Sapientia (2009), 225-226. 2 ANSELM, Proslogion: con la difesa dellinsipiente da parte di Gaunilone e la risposta di Anselmo, I classici della BUR L902, Milano 1994, p. 13. 3 Cfr. Ibid., 82. 4 Ibid., 91. Il Proslogion di S. Anselmo Garrett Johnson Mat: 161590
nostre parole. [...] Il problema di Anselmo era questo: in che modo il linguaggio concede uno spazio alla realt? 5 il problema della appellatio, la parola che lascia trasparire la realt 6 . Dentro lintelletto, Anselmo scopra lesistenza di una parola, unidea universale presente in tutti. In qualche modo, unidea sconcertante, ma solo nella misura in cui ci interessi il suo vero senso, la realt che cerca di fa sorgere. Lateo rifiuta questinteresse, cadendo nella contradizione, e cos impedisce allintelletto la possibilit di rispondere alle esigenze che gli sono proprie, di sottomettere ad esso i termini della cogitatio. 7
5 GILBERT, P., Introduzione, in GILBERT, P., (ed.), Anselmo dAosta, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2001, pp. 9-10. 6 Ibid. 7 GILBERT, P., Anselmo d'Aosta, in. MELCHIORRE, V. al., Enciclopedia filosofica, I, Milano 2010, p. 493.