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Maria Cherchi, Gianluigi Marras, Giuseppe Padua

ARCHEOLOGIA E TOPOGRAFIA DI ORRIA PITHINNA

1. IL VILLAGGIO DI ORRIA PITHINNA


Le prime menzioni del villaggio di Orria Pithinna1
nelle fonti scritte risalgono al XII secolo: il condaghe di San Nicol di Trullas riferisce di una domo
de Orrea, forse in questo caso il villaggio di Orria
Manna (situato nel territorio comunale di Nulvi2),
che il monastero riceve come donazione3 dai gli di
Pedro dAthen, con tutte le sue pertinenze (terras de
agrile et saltu et vinias, et homines).
In un momento successivo4 il Priore Atto scambia
questa domo, e quella di Gutthule (villaggio abbandonato in territorio di Ozieri), con il Konerlingu de
Saccaria, cun donno Benedicte, e quindi con labbazia
di Nostra Signora d2i Saccargia.
Nel XII secolo testimoniata nel territorio di Orrea,
una domus, cio una corte autonoma, con campi
arabili, pascoli, vigneti e servi. Il documento informa anche riguardo alla potente famiglia degli Athen
nella zona e d la prima testimonianza della presenza
camaldolese nella curatoria dAnglona.
Nel condaghe di San Michele di Salvennor5 viene riportata la notizia secondo la quale Gosantin de Thori si
reca a Orria Pithinna con Pedro de Flumen e la schiava
1
Lindagine del sito di Orria Pithinna (questa forma, in CDS, secolo
XIII, doc. XX, 1/7/1210, costituendo lattestazione del nome pi antica,
la forma correntemente usata in questa pubblicazione) comincia nel
2001 nellambito della redazione della tesi di laurea di uno degli scriventi
(MARRAS 2001/02) con la quale stata perimetrata larea dellabitato
medievale, sottoposta ad indagine infrasito (vd. g. 7). In occasione
dellottocentesimo anniversario della donazione delle chiese di Santa
Maria e Santa Giusta allordine camaldolese, il 10 luglio 2005 si svolta
la conferenza Orria Pithinna 800 anni di storia. La chiesa, il monastero,
il villaggio, che ha fatto il punto sulle conoscenze pregresse sul tema.
Linteresse suscitato da Orria Pithinna si allargato allintero territorio
comunale, oggetto a partire dalla primavera del 2007 del Progetto di
Ricerca Villaggi medievali abbandonati nel territorio comunale di
Chiaramonti (voluto e nanziato dallAmministrazione comunale di
Chiaramonti e dalla Fondazione Banco di Sardegna, con la direzione
scientica del prof. Marco Milanese dellUniversit di Sassari), nel cui
ambito sono state eettuate due ulteriori campagne di ricognizione e
monitoraggio del sito archeologico, che hanno portato al probabile
riconoscimento di alcune strutture del monastero camaldolese, di una
cava e di altre Unit Topograche di vari periodi.
2
MAXIA 2001, pp. 351-353, ipotizza che si parli di un insediamento situato presso S. Lucia de Orria, in territorio comunale di Nulvi.
3
Vd. CSNT 262 (254), pp. 126-127.
4
Vd. CSNT 281 (296), p. 136. Le due schede vanno poste
secondo leditore (CSNT, pp. 42) durante il regno di Barusone II
e pi precisamente nel del XII secolo.
5
Vd. MANINCHEDDA, MURTAS 2004, sch. 188, pp. 91-92; sch.
284, pp. 130-131.

della chiesa di Salvennor, Maria Pira, e lo priva della


serva promettendo i suoi eventuali gli a San Michele. La scheda, che secondo il Besta6 dovrebbe essere
anteriore al 1188, si fa risalire nellultima edizione7 al
regno di Costantino II o Gonario II, cio ante 11548,
la prima attestazione certa del villaggio ed inoltre informa sulla presenza dei de Thori a Orria Pithinna.
Nel XIII secolo arrivano in Anglona i benedettini
facenti capo al monastero di Camaldoli in Toscana,
gi presenti nellisola almeno dagli inizi del secolo
precedente9. Infatti donna Maria de Thori, appartenente a una nobilissima famiglia del Giudicato di
Torres10, il 10 luglio 1205 eettua una donazione
in favore dellordine camaldolese11; tale lascito sar
confermato lo stesso anno dal vescovo di Ampurias
Pietro12, il 6 novembre 1209 dallimperatore Ottone
IV di Brunswick al monastero di Camaldoli13 e da
lei stessa il 1 luglio 121014.
La donazione comprende le due chiese, tuttora
esistenti, di Santa Maria e Santa Giusta con terre,
uomini e animali; sar poi incrementata15 dal giudice
di Torres Comita II de Lacon-Gunale con laggiunta
delle acque delle fontane di Aghitu, de Cuthatu,
et dessas fontanas de Sancta Justa per lalimentazione del mulino del monastero16. Questa fonte
attesta dunque la presenza di un mulino nellarea
del villaggio gi in epoca giudicale17, i cui eventuali
resti materiali non stati ancora individuati.
Durante il 200 gli unici documenti a noi pervenuti
Vd. BESTA 1916.
MANINCHEDDA, MURTAS 2004, pp. XXXIV-XXXVI
8
MAXIA c.s.
9
Vd. ZANETTI 1974, passim.
10
Cfr. MAXIA 2002 per la consistenza patrimoniale di questa
famiglia nellAnglona.
11
Vd. SCHIRRU 1999, doc. XXII, pp. 125-127.
12
Vd. Ibid., doc. XXIII, pp. 127-128.
13
Vd. CDS, secolo XIII, doc. XVIII.
14
CDS, sec. XIII, doc. XX.
15
Vd. SCHIRRU 1999, doc. XXIV, pp. 128-129; la carta non
datata se non 11 giugno, evidentemente post-1205, per la gura
del giudice, regnante dal 1198 al 1218, cfr. CASULA 1994, pp. 244246 e relativa bibliograa.
16
Nellarea presso la chiesa sono numerose le sorgenti, tuttavia non
al momento possibile, per mancanza di riscontri nella toponomastica
odierna, a quali di queste siano riferiti i toponimi Aghitu e Cuthatu.
Le fontanas de Sancta Justa sono poste invece presso e allinterno della
chiesa, anchessa oggetto della donazione di Maria de Thori.
17
Vd. MAXIA 2001, pp. 138-140, per una sintesi sul problema
nellAnglona medievale.
6
7

10

M. CHERCHI, G. MARRAS, G. PADUA

Anno

Villaggio

1346
1347

Orria Picchinna
Orria Picchinna

Documento
RD 212
RD 249
RD 834
RD 840
RD 2077
RD 2251

Fine 1348-luglio 1349

Orria Pitxina

MELONI 1995, p. 583

Oria Pictina
1342
Oria Pictina

Soggetto
Subpriore Fratre Iohanne
Canonico et rectore Manuele
Leonardo pro subpriore
Emanuele canonico et rectore
Francisco canonico et rectore
Ecclesie seu priorato
40 Homens
majoria a drets

Tassa
1 lib. 10 sol.
6 lib.
3 lib. 12 sol. (grano)
1 lib.
2 lib. 14 sol.
3 lib. 12 sol.
20 sol. = 1 lib. di dada cadauno
15 lib.

tab. 1 Tributi pagati da Orria Pithinna fra 1342 e 1349 (Fonti: RD, MELONI 1995).

g. 1 Orria Pithinna, pagamento delle decime ecclesiastiche


(1342-1347).

riguardano la gestione del monastero: questo era


governato da un rettore liberamente eletto dal priore
dellordine; i diritti episcopali spettavano invece al
vescovo di Ampurias, alla cui diocesi faceva capo il
villaggio. Dunque nella seconda met del secolo, fra
il 1272 e il 1281, vediamo succedersi nella carica
di priore, rettore e pastore Pettocarta18, don Lorenzo
e il monaco Taddeo di Potheoli. Questo continuo
susseguirsi di nomine e sostituzioni riette lo stato
di disordine in cui era caduto lordine camaldolese
in Sardegna in questo periodo storico.
Le notizie successive datano al secondo quarto del Trecento: il 11 aprile 1336 a Castelgenovese viene rmata
una tregua di 30 giorni fra Galeoto Doria e la Corona
dAragona, fra i testimoni appare Barisone, rettore della
chiesa di San Nicola di Orria Menuda19. Questa
la prima attestazione documentaria della chiesa di San
Nicola, che appare poi citata anche in documenti cinquecenteschi20, nella cartograa storica ottocentesca21,
tuttora presente nelle testimonianze orali.
Vd. ZANETTI 1974, pp. 116-120.
CASTELLACCIO 2007, pp. 302-303. Il documento originale
conservato in ACA, Cancillera, Papeles para incorporar, cassa 27, reg.
429, f. I (I). Lautore, alle nn. 72-74, formula lipotesi di un errore
didenticazione con lomonima chiesa del villaggio di Orria Manna.
20
Vd. MAXIA 1997, p. 224.
21
Sommarione dei Beni Rurali, fraz. A, nn. 19-20, 68; fraz. B, nn.
635-636; ANGIUS 1850, p. 650; CHIARAMONTI, pp. 102-103.
18
19

Allo stesso periodo risalgono inoltre le registrazioni del


pagamento delle decime ecclesiastiche (g. 1, tab. 1),
nelle quali Orria Pithinna appare citata in sei schede
dal 1341 al 135022. In questo momento dunque Orria
Pithinna strutturata sia come priorato camaldolese
(sch. 212, 834, 2251) con sede presso la chiesa e il monastero di Santa Maria, che come rettoria e canonicato
(sch. 249, 840, 2077), presso la succitata chiesa di San
Nicola. Non sembra pi porsi a questo punto il problema della natura giuridico-ecclesiastica di Santa Maria23.
Il canonicato di Orria Manna e Pithinna continu a
sussistere come prebenda del vescovo di Ampurias in
et moderna, come testimonia una cartella conservata
allArchivio del Capitolo dalla Cattedrale di Ampurias
presso Castelsardo, che ne ricorda anche i conni24.
Nella prima met del Trecento inizia la conquista
aragonese della Sardegna e la conseguente infeudazione della regione a nobili catalani. Dopo la ne
del Giudicato di Torres nel XIII secolo, lAnglona
entra in possesso della famiglia genovese dei Doria25,
che erano sicamente presenti nei vicini villaggi di
Ostiano de Monte26 e Orria Manna27 e, di l a poco,
fonderanno il castello di Chiaramonti28.
La situazione sarda alla met del 300 caratterizzata
dalla deleteria epidemia di peste del 1348-4929 e
SELLA 1945, nn. 212, 249, 384, 840, 2077, 2251.
LAngius riporta come S.M. Maddalena si crede parrocchiale della deserta Orria-piccinna, ANGIUS 1850, p. 649. MAXIA 2001,
pp. 273-274, ipotizza la presenza di due chiese intitolate luna a
Santa Maria, sede del priorato e del monastero, e laltra alla Maddalena, sede della rettoria. A sostegno della sua ipotesi porta unanalisi
di elementi stilistici, letti in maniera diversa rispetto agli specialisti
(vd. SARI 1980, pp. 113-116 e CORONEO 1993, pp. 227-228, sch.
109) e invita a ricercare il sito del monastero a nord della strada.
Tuttavia lipotesi non supportata n da elementi toponomastici
n, soprattutto, da prove archeologiche e quindi, al momento,
da rigettare. Vd. MAXIA c.s., 1997, pp. 224-228.
24
Vd. ID. c.s., 1997, pp. 224-228.
25
Vd. SODDU 2007; FLORIS 1996, pp. 341-345; CASULA 1994,
p. 280.
26
CASTELLACCIO 1997, p. 185.
27
Ibid., p. 205; MAXIA 2002, p. 270 e p. 285.
28
Vd. MARRAS 2007, 2006/07, 2001, pp. 206-208.
29
MURGIA 2006, p. 66 per le sue ricorrenze.
30
Vd. CASULA 1994, p. 285.
22
23

11

ARCHEOLOGIA E TOPOGRAFIA DI ORRIA PITHINNA

Villaggio
Orria Pitxina
Nulvi
Orria Manna
Martis
Ostiano de Montes
Ostiano de Otavane
Ostiano de Na
1
2

Homens soggetti a tassazione della dada1


40
140
80
130
150
30
30

majoria a drets
15
50
33
25
50
7
8

jous de maaricies2

altre voci

32
16
32

tassati 20 Soldi ossia 1 Libra a testa.


in ragione di 8 Libre per jous.

tab. 2 Tributi versati dai villaggi dellAnglona (comuni di Chiaramonti, Martis, Nulvi) nel 1349 (Fonte: MELONI 1995).

g. 2 Anglona, stima dei tributi che possono versare i villaggi


(1349?). Rielaborazione da MELONI 1995, p. 583.

dallo stato di guerra fra gli aragonesi, le citt sarde


e i Doria, i quali proprio nel 1347 attaccano e sconggono le truppe aragonesi ad Aidu de Turdu30. Tutti
questi fattori, uniti alla crisi cerealicola, causano in
Sardegna una massiccia riorganizzazione dellinsediamento31, che si attua anche con labbandono di
molti villaggi tra i quali Orria Pithinna.
Particolarmente delicata la situazione dellAnglona,
dove si registrano eventi bellici che, nel gi infelice
quadro congiunturale, aggravano la situazione e
raorzano le premesse e lo sviluppo del processo di
abbandono32. Qui infatti sono registrate ripetute
devastazioni militari dagli anni 40 almeno no al

31
Sul problema dellabbandono dei villaggi medievali in Sardegna sono ancora punti di riferimento TERROSU ASOLE 1974, EAD.
1979 e DAY 1973.
32
Recentemente Giovanni Murgia ha ribadito limportanza delle
guerre e dei passaggi delle truppe dopo le pestilenze nel processo
di spopolamento, citando come esempio il Parlamento del 1355.
Cfr. MURGIA 2006.

1370; sono infatti attestati in questo lasso di tempo


varie operazioni di guerra e assedio verso Castelgenovese e Casteldoria33, la riconquista da parte di Matteo
Doria di Chiaramonti (1354-55)34, le incursioni
di Galcerando de Fenollete (1356)35, la conquista
arborense di Casteldoria (1361)36, le devastazione
di Mariano IV contro Brancaleone (1370)37.
Il villaggio comunque rientra nella distribuzione dei
feudi e il 18 dicembre 1347, dopo essere stato conscato ai Doria ribelli, viene infeudato al nobile Pon
de Santapau38, insieme con i connanti villaggi di
Orria Manna e Martis. Tuttavia questa infeudazione
non ha avr luogo perch contemporaneamente il
Governatore del Regno di Sardegna Riambau de
Corbera aveva assegnato la curatoria dAnglona a
Giovanni dArborea39.
Probabilmente dopo questa infeudazione, fra la ne
del 1348 e il luglio del 1349, viene compilato a ni
scali un elenco delle ville possedute dai Doria in
Anglona, insieme con i tributi da loro dovuti40. Questo documento, ultima attestazione della vitalit di
Orria Pithinna, ci permette di stimare la consistenza
demograca del villaggio. Pagavano per la dada41
1 libbra di alfonsini minuti quaranta uomini (g. 2,
tab. 2), contro i centoquaranta di Nulvi, gli ottanta
33
Fra gli altri episodi DARIENZO 1970, pp. 259-260, doc. 500;
MELONI 1986, p. 103.
34
ID. 1972, vol. II, p. 96 e nota 37. Il castello si era precedentemente consegnato a Pietro IV, cfr. ACA, C, Reg. 1024, . 12-12v;
ACA, C, Reg. 1024, f. 15.
35
DARIENZO 1970, p. 319, doc. 636.
36
SIMBULA 1991, p. 126.
37
SPIGA 1997, p. 223. In questo caso si parla in modo specico
di devastazione delle campagne di Chiaramonti.
38
Vd. www.anglona.monteacuto.it/signum/italianoarchifuorianglonamacuto.htm; FARA 1991b, l. III, p. 64.
39
DARIENZO 1970, n. 315, p. 161.
40
Vd. MELONI 1995, p. 583.
41
Tale tributo appare come levoluzione del datium giudicale
in epoca successiva, secondo lo stesso ID. 1995 da considerarsi
proporzionale alla popolazione del villaggio e dunque fortemente
indicativo. Per una descrizione del tributo cfr. invece ORTU 1996,
pp. 55-56.

12

M. CHERCHI, G. MARRAS, G. PADUA

di Orria Manna ed i centocinquanta di Ostiano de


Monte; risultano inoltre 15 libbre di alfonsini minuti
relativi a majoria de drets, contro i 50 di Nulvi, i
33 di Orria Manna, i 50 di Ostiano de Monte ed i
30 di Ostiano de Otatave.
In questi anni Orria Pithinna sembra essere meno
popolato rispetto ai centri vicini, anche quelli che
saranno abbandonati negli anni successivi. Nello
stesso decennio si pu inoltre notare (g. 1) come
ad una crescita dellentit delle decime ecclesiastiche
versate dal priorato camaldolese42 corrisponda un
crollo di quelle della rettoria, che passano dalle 6
libbre di alfonsini minuti pagate nel 134143 alle 2
libbre e 14 soldi del 134644, indice probabilmente
del processo di abbandono45.
La tradizione orale46 riferisce come gli abitanti esuli di
Orria Pithinna tentarono dapprima una nuova fondazione a Bidda Noa47 (questa versione appare ora in
parte confermata dalla presenza di questo toponimo
gi alla ne del Quattrocento48) e quindi si spostarono denitivamente nel borgo di Chiaramonti, che le
ultime ricerche dicono fondato nel 1348-5049.
Nel documento della pace del 138850 non compaiono i villaggi di Orria Pithinna, Ostiano de Monte e
Bidda Noa mentre citato il potente borgo, forse organizzatosi come comune, di Chiaramonti, probabilmente ingranditosi anche per lapporto demograco
dai villaggi in via di spopolamento.
Dunque labbandono di Orria Pithinna da porsi
fra il 1350 e il 138851, lasso di tempo in cui si ebbero
recrudescenze della peste nera, nel 1362 e nel 1376,
e una grave carestia nel 137452.
SELLA 1945, sch. 212, 834, 2251.
Ibid., sch. 249.
44
Ibid., sch. 2077.
45
Se da un lato questi sono dati indicativi gi per un singolo
insediamento, il problema per pi ampio e necessit di una lettura
ed analisi relative ad un contesto pi esteso; al proposito in corso
di studio per la curatoria dellAnglona da parte degli scriventi.
46
Vd. MAXIA 2001, pp. 376-377.
47
Il sito stato oggetto di indagini di supercie nel 2007 e 2009;
gli unici dati materiali osservati testimoniano un insediamento nuragico e almeno una frequentazione di epoca romana. Non sono stati
nora individuati indicatori cronologici riferibili al Bassomedioevo.
48
Vd. ID. 1997, p. 224.
49
Vd. MARRAS 2005-2006.
50
CDS, sec. XIV, doc. CL, p. 837, ora riedita in MUREDDU
2003/2004.
51
Vanno segnalate due ulteriori fonti potrebbero spostare
labbandono in un momento posteriore agli anni 50 del Trecento.
Il primo, segnalatoci da Giuseppe Piras che ringraziamo, un privilegium dellImperatore Carlo IV allordine camaldolese, datato 17
marzo 1355 (Mittarelli, Costadoni 1761, Appendix, doc. VIII, coll.
487-49). Il secondo contenuto in un documento aragonese ancora
inedito, denominato Taxazionis Beneciorum Regnum Sardiniae,
databile a prima del 1360.
52
Vd. DAY 1988.
42
43

In un documento di ne 400 relativo allistituzione della prebenda o canonicato di Orria Manna53


(in territorio comunale di Nulvi) e Orria Pithinna
vengono riportati alcuni toponimi tra cui, oltre a
quelli di Orria Pithinna e Santa Justa, compaiono il
signicativo Rispo de Maria Detorij, oggi perduto, e
Sant Nicolau54, chiesa in territorio di Orria Pithinna;
per quanto riguarda questa chiesa essa non compare
nelle fonti medievali ma lagiotoponimo presente
in documenti ottocenteschi55 e le fonti orali ricordano il toponimo e raccontano di strutture ancora
visibili negli anni cinquanta del Novecento.
Il territorio del villaggio, pur costituendo una prebenda ecclesiastica, pass a Chiaramonti e ancora
lAngius56 segnala lesistenza della vidazzone di Orria
Pizzinna e dellabitato non restarono che rovine, viste
dal Fara57 nel corso dei suoi viaggi per la Sardegna.
Una curiosa testimonianza ci d inne Mamely de
Olmedilla58, che, male informato, nel 1798 pone il
villaggio verso i conni con Ozieri equivocando forse
alcune exclaves del villaggio nella zona di Su Sassu.

2. LA TOPONOMASTICA
Il toponimo Orria Pithinna compare citato dalle
fonti scritte nelle seguenti forme: Orrea Pitia (Condaghe di San Michele di Salvennor)59; Oria Pitcina,
Oria Picina, Oria Piccinna, Oria Pichina, Oria
Picchinna (Rationes Decimarum)60; Orria Pithinna
(CDS)61; Orria Pitxina62, Orria Pichina, Oria Picina
(ACA)63. Il Fara64 lo cita nella forma latineggiante
Orria Parva, nelle carte catastali65 invece citato il
toponimo Orria Pizinna.
La seconda parte del toponimo indica evidentemente
la contrapposizione col connante villaggio di Orria
Manna, insediamento forse precedente e sicuramente
superiore per abitanti a met del trecento66. Orria
invece, comune ai due villaggi, derivato dal latino
Vd. MAXIA 1997, pp. 224, 226.
Vd. MAXIA 1997, p. 224, totes les ecclesies ains aquellas
prefades, so es de Sant Nicolau en Orria Manna i Pitzina.
55
Sommarione dei Beni Rurali, fraz. A, nn. 19-20, 68; fraz. B, nn.
635-636; ANGIUS 1850, p. 650; CHIARAMONTI, pp. 102-103.
56
Vd. Ibid., p. 652.
57
Vd. FARA 1992a, p. 176.
58
Vd. BUSSA 1986, p. 304.
59
Vd. MANINCHEDDA, MURTAS 2004, n. 188, 204.
60
Vd. SELLA 1945, nn. 212, 249, 834, 840, 2077, 2251.
61
Vd. CDS, secolo XIII, doc. XX, 1/7/1210.
62
Vd. MELONI 1995, p. 584.
63
Vd. MAXIA 2001, p. 438, nota 715.
64
Vd. FARA 1992a, p. 176 e ID. 1992b, p. 64.
65
Salvo altre indicazioni quando sono citate le carte catastali. Vd.
Carte catastali del comune di Chiaramonti, foglio 17 (1:4.000).
66
MELONI 1995.
53
54

13

ARCHEOLOGIA E TOPOGRAFIA DI ORRIA PITHINNA

Horrea, nominativo plurale di Horreum67, granaio, e richiama la vocazione cerealicola della zona
probabilmente gi in et romana. Il nome fu poi
inteso in epoca medievale come femminile singolare
e quindi unito agli attributi Manna e Pithinna.
Secondo lopinione di Maxia68 Orria indicava
dapprima semplicemente il villaggio di Orria Manna,
visto che luso semplice di questo toponimo indica
un monte (Monte Orria69 appunto) e una chiesa
(Santa Lughia de Orria) che rientravano nelle sue
pertinenze e ora sono compresi nel territorio comunale di Nulvi. Se si considerano i toponimi succitati
e lattributo Manna questa interpretazione appare
convincente e suragata inoltre da una maggiore
consistenza demograca di Orria Manna alla met
del Trecento70; tuttavia bisogna ricordare che le fonti
pervenuteci su Orria Pithinna sono pi antiche71.
Nelle carte catastali presente il toponimo Oria
Pizina, che ricorda direttamente lantico insediamento. Esso riferito non ai campi in cui insisteva
il villaggio, ma ad una zona posta qualche centinaio
di metri pi ad ovest, precisamente sul pendio meridionale del Monte Columba. Pu dunque essere
avvenuto uno spostamento di toponimo oppure
questo gi originariamente indicava non larea abitata ma una sua pertinenza; i campi cos denominati
sono attualmente coltivati a grano e foraggio.
Altra categoria di toponimi quella riferita alla
sfera religiosa, e soprattutto alla chiesa di Santa
Maria Maddalena; da questa infatti prende il nome
nellIGM e nelle catastali larea del villaggio. Inoltre
la valle sottostante, ove scorre il Rio Iscanneddu, ha
il nome di Badde cheja (cio valle della chiesa),
titolatura anche del nuraghe che domina da nordest tutta la vallata. Negli atti notarili appare anche
lappellativo di Sa Maddalena72.
Storia particolare quella della denominazione del
ume che costeggia verso est il villaggio, denominato
attualmente Rio Iscanneddu e, pi avanti, Rio Badu
Olta. La prima denominazione sembra essere la pi
recente visto che non presente nelle Carte catastali
del 184673 (ove il corso dacqua sempre chiamato
Vd. CASTIGLIONI, MARIOTTI 1990, p. 503.
Vd. MAXIA 2001, pp. 268-269.
69
Salvo altre indicazioni i toponimi sono citati come in IGM
180 II SE.
70
Vd. MELONI 1995, pag. 584.
71
Le prime notizie di Orria Pithinna rimontano al XII secolo
(cfr. MANINCHEDDA, MURTAS 2004, n. 188, 204), di Orria Manna
al 1221 (cfr. MAXIA 2001, p. 270).
72
Vd. ANGMS, Atto 44, 6/8/1866.
73
Vd. Fondo Catasto, Comune di Chiaramonti. Processo
verbale di delimitazione del territorio di Chiaramonti, 2 aprile-10
maggio 1845.
67
68

Riu Badu Olta); in queste stesse tuttavia presente


il toponimo Nuraghe Sos Cannedos74 (o Iscannedda75) sulla riva destra del torrente; una regione
denominata Sos Cannedos e unaltra Scannedu
sono citate anche in alcuni atti notarili della met del
XIX secolo76. Dunque il toponimo attuale sembra aver
origine da un territorio nelle vicinanze del ume. Il
toponimo Badu Olta invece deriva da una pronunciata
ansa del ume posta pi a nord-ovest o dalla presenza
di un insediamento medievale denominato Osta77.
Tuttavia la denominazione pi antica, anche pi
signicativa, quella di Cortes de Idda, riportata in
un documento del XVI secolo78, e poi riecheggiato
da Costas de bidda del Mamely79 e in questa forma
ancora vitale nella seconda met dellottocento. I due
toponimi (dal signicato, rispettivamente, di corti
del villaggio e pendii del paese) riecheggiano la
presenza di un villaggio le cui pertinenze occupavano
le rive del torrente, che, in questa localit, altro non
pu essere che Orria Pithinna.
NellAngius80 il ume chiamato anche Peracchi, che
riporta ad un altro toponimo attestato nei pressi del
sito: Peruchi. Lo stesso toponimo contenuto (nelle
forme Perugi e Peruqui) in due atti dellArchivio della
Curia vescovile di Ampurias, datati rispettivamente
a ne Quattrocento o inizi Cinquecento luno e
prima del 1724 laltro81. La suddetta denominazione
indica, in atti notarili82 e nel censimento del 1911,
sia il mulino idraulico presente sul ume a nord
dellinsediamento che la zona circostante e ha origine
onomastica nel nome sardo medievale Peruki83.
Altra denominazione trasparente quella di Trainu de
Orria Pizzinna, con cui viene indicato il piccolo canale che attraversa larea del villaggio, che riportata in
alcuni atti notarili di Rio de orria Pizzinna de sas tinVd. Nota precedente.
Vd. Fondo Cessato Catasto, comune di Chiaramonti. Processo verbale di delimitazione del territorio. Prati Sena de Concas,
SEna de Rispidu, Sos codinarzos, Sa codina Rasa, San Giovanni,
San Matteo, Sa Serra, e Codinas.
76
Vd. ANGMS, 21/8/1856.
77
Le ricognizioni condotte sul sito di Badu Olta nel 2007, in
condizioni di visibilit nulla (cenno in MILANESE et al. 2010b, p.
2125), non hanno restituito materiali databili al Bassomedioevo ma
al periodo romano imperiale, cos come non sono state individuate
tracce della chiesa di S. Lorenzo, citata in Archivio di Stato di Sassari:
Fondo Cessato Catasto, Mappe del villaggio di Chiaramonti, fraz.
A; ANGIUS 1850, p. 653.
78
Vd. MAXIA 1997, p. 122.
79
Vd. BUSSA 1986, p. 302. Tale toponimo riportato anche in
Mappe del territorio del Chiaramonti, fraz. Z.
80
Vd. ANGIUS 1850, p. 652.
81
Vd. MAXIA 1995, p. 122 e pp. 126-127.
82
Vd. ANGMS, passim.
83
Vd. NLS, p. 455, in CSMB 82, 83, 154 cos chiamato un
mandatore di regno.
74
75

14

nias84, cio Fiume di Orria Pithinna dei giunchi85,


che suggerisce una ora non pi presente (deducibile
anche dal termine cannedos, cio cannetti86), legata
probabilmente alla produzione di cesti.
Nelle vicinanze di Orria Pithinna vi sono altri tre
toponimi di origine medievale. Il primo Badde Saltare87, cio Valle di Saltaro, che prende origine dal
nome sardo medievale Saltaru88. Il secondo Bidda
noa89, i.e. Villa nuova. Lultimo Conca giuighe90
(Valle del giudice), che segnala una propriet da parte
della famiglia giudicale regnante in questa zona91.
Un ultimo nome di luogo da analizzare Tanca de
sa linna (appezzamento della legna) che rimanda ad
un uso collettivo di unarea probabilmente boschiva,
nalizzato al taglio della legna.

3. LA VIABILIT STORICA
Tramite lanalisi dei documenti medievali92, dalle
tavolette catastali del 184693 e dalle persistenze nel
territorio, possibile costruire unipotesi del reticolo
viario (g. 8) che collegava Orria Pithinna agli altri
centri dellAnglona e del Giudicato di Torres.
Larteria principale, secondo le fonti medievali, era
la Via de Anglona94, che attraversava il villaggio e
sulla quale insiste lattuale strada asfaltata; questa
conduceva a nord-ovest verso Osilo e Sassari (e
perci conosciuta anche come Via Tataresa95) con
biforcazioni per Nulvi (sul tracciato dellattuale SS
127) e Ploaghe (su cui si torner pi avanti). Nella
direzione opposta larteria viaria probabilmente si
divideva seguendo, verso sud-est, il tracciato della

84
Vd. ANGMS, Atto 38, . 85-86, 31/12/1841; Atto 11, .
20-21, 29/8/1843.
85
Vd. SPANO 1998, vol. II, p. 391.
86
Vd. Ibid., vol. I, p. 303.
87
In IGM si legge Badde Saltara ma il catasto ottocentesco
riporta la forma esatta.
88
Il termine indicava anche un funzionario giudicale preposto
al controllo dei saltus. Nel Trecento un personaggio cos chiamato majore de pane nel vicino Monteacuto, cfr. SODDU 2007,
p. 255, n. 94.
89
Vd. MAXIA 1994, p. 94.
90
Vd. Ibid., p. 142.
91
Per quanto riguarda la sicura presenza di propriet giudicali
vd. SCHIRRU 1999, doc. XXIV, pp. 128-129. Larea indicata con tale
toponimo stata oggetto di indagini topograche nel 2009, durante le
quali non sono stati rinvenuti materiali o strutture di epoca medievale
ma un nuraghe, una dispersione di materiale ttile riportabile allepoca
romana imperiale, attualmente in analisi e di prossima pubblicazione
negli Atti del XVIII Convegno de LAfrica Romana.
92
Vd. RASSU 2002.
93
Cfr. Archivio di Stato di Sassari, Fondo Cessato Catasto
Comune di Chiaramonti, Mappe del villaggio di Chiaramonti.
94
Cfr. RASSU 2002, pp. 249-250.
95
Ovvero Via per Sassari; Vd. MAXIA 2001, pp. 563-564.

M. CHERCHI, G. MARRAS, G. PADUA

strada ottocentesca da Chiaramonti a Sassari96 che,


attraversando Bidda Noa e il luogo dove sarebbe sorto
Chiaramonti (che quindi gi alla sua fondazione
avrebbe benecato della prossimit di unimportante via di comunicazione)o in alternativa il tratturo
di Badde Mariana, si dirigeva verso linsediamento
presso San Giuliano97. La strada proseguiva a nord
verso Orria Manna e Nulvi, seguendo per un tratto
lantica strada romana presso Nuraghe Irru, con una
biforcazione a nord-est per gli insediamenti di Erva
Nana (rimasto anonimo98), Billitennero e Martis99.
Unaltra strada passava nelle immediate vicinanze di
Orria Pithinna e probabilmente attraversava il Rio
Iscannedu presso la sua conuenza con la Vena Santa
Giusta; essa conduceva a Ploaghe ricollegandosi col
Trainu Crapianu e quindi con la biforcazione per
Ploaghe della Via Tataresa e prendeva il nome di
Caminu Piaghesu100. Da una diramazione di questa
via parte un sentiero, anche questo probabilmente
di origine medievale, che porta alla Curatoria di
Nughedu e a Bisarcio.
Dalla pista detta Giaganu Dominigu101, che nasce
dalla strada per Bidda Noa e Chiaramonti, era invece
possibile raggiungere le vie per Perfugas, Bangios
e quindi la Gallura e per la Curatoria di Ogianu,
direttamente per Orbei e Tula.
Dallanalisi storico-cartograca emerge un quadro
ipotetico che mostra la presenza di un sistema di
comunicazione terrestre razionale102 che collegava
i centri dellAnglona medievale. Nulla si pu dire
al momento sulla tecnologia costruttiva, poich la
persistenza nel tempo delle strade e dunque la necessit di frequenti restauri e di continua manutenzione
96
Archivio di Stato di Sassari: Fondo Cessato Catasto, Mappe
del villaggio di Chiaramonti, frazz. X, Z, K.1.
97
MAXIA 2001, pp. 283-285 identica, in modo plausibile,
questo insediamento con Ostiano de Monte; nel 2007 le indagini
topograche hanno permesso di individuare un insediamento medievale posto presso questa chiesa e quelle contermini di Santa Caterina e Santa Vittoria; per i primi risultati preliminari vd. MILANESE
et al. 2010b, pp. 2125-2126; MILANESE et al. 2010a, p. 226.
98
Vd. MAXIA 2001, pp. 276-280. Le indagini topograche svolte
nel sito nel 2007 non hanno chiaramente individuato, nonostante
lesistenza di ben tre agiotoponimi, un insediamento medievale (uniche tracce di questo periodo frammenti ceramici sporadici, peraltro di
IX-XI secolo) ma tracce di epoca preistorica e romana; cfr. MILANESE
et al. 2010b, pp. 2127-2128; MILANESE et al. 2010a, p. 226.
99
Per gli insediamenti medievali abbandonati nel territorio
comunale di Martis un primo inquadramento storico e archeologico
in MILANESE, CHERCHI, MARRAS 2008; 2009.
100
Vd. MAXIA 2001, pp. 565-566.
101
Vd. IGM 180 II SE.
102
Interessante limportanza data a questo sistema, in un altro
contesto, quello emiliano, per cui LIBRENTI 2000, pp. 175-176. In
Sardegna si segnala, per la ricostruzione del sistema viario presso il
monastero di San Nicola di Trullas, lintervento di Enrico Petruzzi
in PANDOLFI et al. 2007, pp. 196-206.

15

ARCHEOLOGIA E TOPOGRAFIA DI ORRIA PITHINNA

hanno trasformato laspetto dei tracciati; i pochi


tratti che non sono stati cementicati o asfaltati sono
in terra battuta o coperti da acciottolato103; tuttavia
impossibile ipotizzare a che periodo risalga la facies di
queste porzioni, che poco usate se non abbandonate,
sono sfuggite alla modernizzazione.
Certamente la persistenza no allet contemporanea
di parte di questo sistema (lesempio forse migliore
il tracciato della SS 127, che abbiamo visto seguire
per buona parte antiche strade medievali) dimostra la
razionalit e la validit di queste arterie, confermando
daltronde un trend, il riuso e la persistenza delle vie,
spesso risalenti allepoca romana (valga per tutti il caso
della SS 131, tracciata sullantico percorso della a Turre-Calaris104) che in Sardegna da tempo assodato.
(G.M.)

4. INDAGINI SUL CAMPO


Le indagini archeologiche di supercie (g. 7) sul sito
di Orria Pithinna hanno inizio negli anni 2001-2002
con lindividuazione dellarea interessata dai resti
sepolti dellabitato medievale, dellarea di pertinenza
religiosa, che si sviluppa intorno alla chiesa di Santa
Maria Maddalena, delle tracce di epoca preistorica
e con il rilevamento di diverse strutture riferibili a
mulini idraulici, che caratterizzano il corso del Riu
Iscanneddu, limite naturale del villaggio di Orria
Pithinna lungo i lievi pendii posti a sud e ad est.
Limportanza archeologica e storica del sito emersa
durante le prime ricerche hanno portato lequipe
guidata dal prof. Marco Milanese a condurre ulteriori
analisi prendendo in esame una porzione di territorio pi ampia, per cercare di ricostruire il contesto
geograco e viario in cui si inseriva il villaggio, in
rapporto anche alle testimonianze degli altri abitati
medievali105, per monitorare le emergenze archeologiche gi riconosciute ed eettuare una verica metodologica della trasformazione (scomparsa, degrado,
nuovi rinvenimenti) di queste nel corso del tempo.
Si cos svolta una campagna di ricognizione nel 2007,
103
Durante le indagini topograche del 2007 stato individuato un
breve tratto di strada, in uso no ad alcuni decenni orsono, che portava
da San Giuliano a Paules che mostrava la presenza di ciottoli e basoli.
104
Sullargomento, da ultimo e con bibliograa precedente,
MASTINO 2005, pp. 333-392.
105
A partire dal 2007 in corso un progetto di ricerca sui villaggi abbandonati presenti nel territorio comunale di Chiaramonti,
promosso dalla cattedra di Archeologia Medievale dellUniversit
di Sassari e dallAmministrazione comunale di Chiaramonti, che
nanzia lo studio insieme con il contributo Fondazione Banco
di Sardegna. Direttore scientico del progetto il prof. Marco
Milanese, mentre gli scriventi sono i responsabili delle indagini sul
campo e delle elaborazioni informatiche dei dati.

durante la quale stata presa in esame larea compresa


fra i toponimi Santa Maria Maddalena106, Orria Pizzinna107, Serra e Padru108, Nuraghe Badde Cheja109.
Nel 2009, a seguito di un ulteriore monitoraggio
dellabitato medievale, stata individuata una nuova
unit topograca ad est della chiesa (g. 7).
4.1 Lindagine sul campo: metodologie e condizioni
di visibilit
La supercie dellarea indagata (g. 4) durante tutte
le campagne di ricognizione di circa 56,63 ettari
circa110.
I terreni su cui insiste il villaggio medievale sono stati
ricogniti sfruttando le migliori condizioni di visibilit111 generate dalle periodiche arature e ideali per il
riconoscimento degli indicatori di supercie: pietre
da costruzione, frammenti di tegole, frammenti di
ceramica e altri manufatti, mentre nelle aree intorno
a Nuraghe Badde Cheja e ad ovest della chiesa la
visibilit sempre stata scarsa o nulla a causa della
vegetazione spontanea.
Anche le condizioni di luce sono spesso state ideali,
con una copertura nuvolosa quasi costante tale da
favorire una migliore lettura dei terreni e lindividuazione dei reperti, a dierenza di quanto accade
in giornate soleggiate, quando la luce diusa o ortogonale tende a uniformare i colori del terreno.
Il lavoro sul campo ha richiesto un totale di 448 ore
lavorative e ha visto impegnate no a nove persone
fra responsabili e studenti112, con unintensit media
della ricerca di 1190 m/die per ricognitore113.
IGM 180 II SE.
Comune di Chiaramonti, Catasto, f. 17.
108
IGM 180 II SE.
109
IGM 180 II SE.
110
Nel 2001-2003 sono stati analizzati circa 12 ha di terreno,
nel 2007 circa 35,7 ha e nel 2009 sono stati monitorati 7,13 ha.
111
Allinterno della scheda UT presente la voce Condizioni di
visibilit che viene compilata mediante una griglia standardizzata
di 5 valori: ottima, buona, media, scarsa, nulla, bruciato, variabile,
nei quali si tengono presenti sia il tipo di condizione del terreno
(arato, fresato, incolto, ecc.) sia il grado di copertura vegetale, quindi
la porzione percentuale, intuitiva, di terreno visibile (tutti i valori
di riferimento sono riportati nelle norme per la compilazione della
scheda UT, cos da guidare il ricognitore nellindicazione di dati il
pi precisi possibili pur tenendo conto dellinevitabile componente
soggettiva). Cfr. GATTIGLIA, STAGNO 2005.
112
Nelle campagne di ricognizione e rilievo fra il 2001 e il
2003 le ore di lavoro sul campo sono state 240, 190 nel 2007 e 18
nel 2009. Con gli scriventi hanno avuto responsabilit sul campo
Piera Porqueddu (ricognizione), Maria Antonietta Demurtas e Luca
Sanna (rilievo), Giuseppe Padua (ceramica). Hanno partecipato ai
lavori gli studenti: Giampiero Montesu, Angela Deligios, Maria
Antonietta Stangoni, Marco Sanna, Laura Demontis (2007); Antonella Deias, Antonio Canalis e Mara Cossu (2009).
113
In particolare lintensit stata di 2180 m/die per ricognitore nel 2001, di 200 m nel 2007 e di 11884 m per il monitoraggio
del 2009.
106
107

16

M. CHERCHI, G. MARRAS, G. PADUA

N. ricognizioni/metodologia
Capacit di lettura del terreno
Parametro
Valore Parametro
1-3 ricognizioni estensive
1
Riconosce visibilit e leggibilit
1-3 ricognizioni intensive
2
Individua le dispersioni
Lettura delle dispersioni in relazione alla mi4-8 ricognizioni intensive
3
cromorfologia
>8 ricognizioni intensive
4
Interpretazione delle evidenze
1
2
3

Capacit di lettura dei materiali


Valore Parametro
1
Distingue laterizi da ceramiche
2
Periodizzazione per grandi fasi1

Valore
1
2

Periodizzazione per classi2

Riconoscimento produzioni3

Distingue le ceramiche assegnandole per ampi periodi (preistorico, romano, medievale, postmedievale).
Distingue allinterno dei periodi le classi ceramiche (vernice nera, ceramica comune romana, sigillata, ingobbiate, smaltate ecc.).
Riconosce le aree di produzione e le sa datare.

tab. 3 Parametri di calcolo del coeciente di attendibilit dei risultati ottenuti durante una ricognizione archeologica.

g. 3 Orria Pithinna, Incremento delle Unit topograche


individuate nel corso delle ricerche 2001-2009.

Quadrante
UT 2 Q I
UT 2 Q II
UT 2 Q III
UT 2 Q IV
UT 2 Q V
UT 3 Q I
UT 3 Q II
UT 3 Q III
UT 3 Q IV
UT 3 Q V

fig. 5 Orria Pithinna, Superficie e numero delle Unit


Topograche secondo la loro cronologia (in Ettari).

n. coppi
17
124
320
448
11
37
109
32
83
177

tab. 4 Orria Pithinna, UT 2 e 3: conteggio dei frammenti di


coppi per ciascun quadrante.

g. 6 Orria Pithinna, Totale delle aree secondo il loro grado


di visibilit e frequenza delle Unit Topograche per grado di
visibilit. Il rapporto tra numero delle Unit Topograche individuate e la loro frequenza inversamente proporzionale.

Lanalisi ha consentito di individuare e perimetrare diverse UT (lUnit Topograca linsieme di


indicatori in supercie, segno di attivit umane,
delimitabili nello spazio) consistenti in dispersioni o concentrazioni di materiali litici e ttili o in
strutture.
Nel 2001 stata eettuata la raccolta dei reperti114 in
modo sistematico nellUT 3 (in quanto arata), che
g. 4 Orria Pithinna, Totale dellarea ricognita e della supercie
delle Unit topograche individuate (in Ettari).

114

Cfr. CAMBI, TERRENATO 1994, p. 174.

ARCHEOLOGIA E TOPOGRAFIA DI ORRIA PITHINNA

17

g. 7 Orria Pithinna, Carta


delle indagini archeologiche
(2001-2009). Centro di
Documentazione dei Villaggi
Abbandonati della Sardegna.
Elaborazione Graca e GIS:
M. Cherchi, G. Marras.

g. 8 Orria Pithinna, Carta della viabilit storica. Centro di Documentazione dei Villaggi Abbandonati della Sardegna. Elaborazione Graca e GIS: M. Cherchi, G. Marras.

18

M. CHERCHI, G. MARRAS, G. PADUA

g. 9 Orria Pithinna,
Ricognizioni 2001, Carta
della visibilit. Centro
di Documentazione dei
Villaggi Abbandonati della Sardegna. Elaborazione
Graca e GIS: M. Cherchi, G. Marras.

stata divisa in 33 transetti di 4150 m, dei quali


stato indagato un campione di ventiquattro transetti,
ovvero il 72,72% dellarea. Tale procedimento stato
applicato allo scopo di individuare i limiti dellUT,
e dunque della porzione nord dello villaggio, e ottenere informazioni sulla sua cronologia e la cultura
materiale mediante lo studio dei reperti115.
Nel 2007 tutta larea stata indagata in maniera
sistematica intensiva, percorrendo pi volte i terreni
in le parallele ad una distanza mai superiore ai 5
m ed eettuando una campionatura mediante dieci
quadranti, ognuno di 100 m (10*10 m), nellarea
dove sono state rinvenute le tracce dellinsediamento
medievale (UT OP 1 e UT OP 2116). I quadranti,
in numero di cinque per UT, sono stati posizionati
in corrispondenza delle maggiori concentrazioni di
materiali e delle zone in cui questi tendono a diradare
(g. 16); si proceduto quindi con il conteggio dei
frammenti di ceramica e coppi in ciascun quadrante
(tab. 4): in base alla densit dei reperti per quadrante
stato possibile delimitare larea interessata da strutture sepolte e stabilire la zona di o-site117.
115
Dal punto di vista metodologico interessante considerare
come la raccolta superciale dei reperti abbia messo in luce una
facies, databile alla met del XIV secolo, che rappresenta lultima
fase di vita dellinsediamento, con pochissimi residui delle fase
precedenti.
116
La sigla OP serve ad identicare le UT individuate nel sito
di Orria Pithinna.
117
Per tale concetto vd. CAMBI, TERRENATO 1994, pp. 168-174.

La metodologia del survey, come le altre tecniche di indagine archeologica, ore continuamente
spunti di riessione per migliorare le applicazioni
sul campo, partendo da considerazioni teoriche
che trovano poi impiego e occasione di verica
nella pratica. Ogni risultato ottenuto sul campo
la somma di molteplici fattori legati ai quesiti cui
si intende dare una risposta, al quadro geograco e
meteorologico in cui si deve operare (importante al
momento delle scelte metodologiche da compiere:
eettuare una ricognizione estensiva non sistematica in condizioni precarie di visibilit o legata alla
vastit dellarea o del comprensorio da indagare,
sistematica con transetti e campionatura dei reperti
in presenza di terreni arati, posizionamento dei
transetti sulla base dellandamento delle curve di
livello ecc.), alla quantit di tempo a disposizione,
alla preparazione di chi aronta il lavoro sul campo.
Sulla base di queste considerazioni stato elaborato
dal prof. Milanese, e riportato in termini numerici
dagli scriventi, un metodo di calcolo del coeciente
di attendibilit dei risultati ottenuti durante una
ricognizione archeologica, che tiene conto della
visibilit, del grado di preparazione del ricognitore, sulla base del numero di ricognizioni a cui ha
partecipato, della capacit di lettura del terreno (e
dunque degli indicatori archeologici in relazione alla
morfologia del terreno, del grado di concentrazione
dei reperti ttili, litici ecc.) e della capacit di lettura
dei materiali (distinzione tra laterizi e ceramiche,

ARCHEOLOGIA E TOPOGRAFIA DI ORRIA PITHINNA

19

g. 10 Orria Pithinna,
Ricognizioni 2007, Carta della visibilit. Centro di Documentazione
dei Villaggi Abbandonati
della Sardegna. Elaborazione Graca e GIS: M.
Cherchi, G. Marras.

g. 11 Orria Pithinna,
Ricognizioni 2009, Carta della visibilit. Centro di Documentazione
dei Villaggi Abbandonati
della Sardegna. Elaborazione Graca e GIS: M.
Cherchi, G. Marras.

periodizzazione e riconoscimento delle produzioni),


cos come sintetizzato nella tab. 3. Questo tipo di
calcolo stato applicato per la prima volta nel sito
di Tudera (Monteleone Roccadoria)118.
Una verica di tale calcolo stata fatta anche ad
Orria Pithinna nellarea sottostante lUT OP 6
118

CHERCHI in prep.

e lUT OP 7, caratterizzata da una situazione di


diradamento di reperti ceramici rispetto alle UT
soprastanti, in particolare allUT OP 7. Questa area
stata analizzata con transetti di lunghezza variabile
e larghi 5 e 10 m per vericare la consistenza del
background noise in rapporto a concentrazioni di
materiale riconosciute come unit topograche;
luso dei transetti ha poi oerto la possibilit di

20

M. CHERCHI, G. MARRAS, G. PADUA

fig. 12 Orria Pithinna,


Carta della densit dei transetti. Centro di Documentazione dei Villaggi Abbandonati della Sardegna.
Elaborazione Graca e GIS:
M. Cherchi, G. Marras.

osservare le dierenze nella capacit di analisi tra i


diversi ricognitori.
Come si evince dalla g. 12 chiara la dierenza di
densit dei reperti ceramici conteggiati nelle UT 6
e 7 rispetto al numero riscontrato allinterno degli
otto transetti, che coprono una supercie maggiore
rispetto alle UT. Il rapporto numero di frammenti/m ci consente di denire quale di queste evidenze
archeologiche si pu denire unit topograca e
quale dispersione di materiale119, generata probabilmente dalla o dalle UT vicine, in seguito ad azioni
antropiche (ad esempio le arature) o a eventi naturali
(dovuti ad esempio ad erosione del deposito e allo
scivolamento di materiali da una sommit lungo
un pendio); linterpretazione inoltre si basa su altri
indicatori, ove presenti, come frammenti di laterizi
e litici, che associati a reperti ceramici potrebbero
indicare la presenza di strutture abitative o produttive sepolte.
Osservando i transetti si pu notare come la densit
dei reperti risulti inferiore per i transetti 3 e 7 (g.
12): ci dovuto al fatto che il conteggio stato
eettuato da uno studente alla prima esperienza di
ricognizione, aancato ai lati dai ricognitori pi
119
In quelle poi denite come UT OP 6 e OP 7 sono state
riscontrate delle densit di frammenti di ceramica e laterizi rispettivamente di 0,132 e 0,315 frr/m; al contrario allinterno degli altri
8 transetti indagati intensivamente si sono riscontrate densit che
vanno dai 0,006 ai 0,064 frr/m. NB si tratta in questo caso di valori
reali, non analizzati secondo i calcoli riportati pi sotto.

esperti; questo esempio riporta alle considerazioni


fatte in precedenza riguardo lelaborazione di un
coeciente che valuti la preparazione di chi opera
sul campo. La densit rappresentata nella g. 13
quella ottenuta utilizzando il coeciente di esperienza120, valutato sulla base delle voci presenti nella
tab. 3. Qui si pu notare come la densit dei reperti
segua un diradarsi maggiormente logico rispetto alla
distanza dalle UT OP 6 e OP 7.
Questi valori non sono e non devono essere considerati assoluti in quanto, oltre la personale preparazione, ciascun operatore non pu prescindere da una
120
Tale coeciente calcolato con il seguente metodo: 1)
assegnazione a ciascun ricognitore di un valore di esperienza
(VR) che pu andare da un minimo di 3 ad un massimo di 12;
2) tale VR diviene il numeratore di una frazione matematica il cui
denominatore corrisponde ad 1 (per es. da un VR di 10 si passa
ad una frazione di 1/10); 3) viene calcolato il valore (Coeciente
di esperienza, CE) nellinsieme dei numeri reali dei VR (per
es. VR 1/10 = CE 0,1). Calcolato il CE lo si moltiplica per la
densit frammenti/m ottenendo cos la densit con coeciente
di esperienza. I passaggi 2) e 3) sono resi necessari dal seguente
ragionamento: un ricognitore con maggiore esperienza, e dunque
con un VR pi alto, individuer naturalmente un maggior numero
di frammenti ceramici rispetto ad uno con VR minore, e questo a
prescindere dal numero reale di reperti esistenti sul terreno. Perci
possibile calcolare in modo empirico che se un ricognitore con
VR = 12 vedr tutti o quasi i frammenti, quelli con VR minore
ne vedranno una percentuale minore, perci la densit reale dei
frammenti rilevata sul campo moltiplicato per un CE maggiore in
modo proporzionalmente inverso al VR potr permetterci di avere
unidea pi vicina al numero reale di frammenti rispetto a quelli
rilevati da ricognitori con VR bassi.

ARCHEOLOGIA E TOPOGRAFIA DI ORRIA PITHINNA

21

g. 13 Orria Pithinna, Carta della densit dei transetti


corrett dal coefficiente di
esperienza (CE). Centro di
Documentazione dei Villaggi
Abbandonati della Sardegna.
Elaborazione Graca e GIS:
M. Cherchi, G. Marras.

pur minima soggettivit. Ai ni dellinterpretazione


di una determinata emergenza archeologica, poi, in
un caso come quello sopra presentato, il grado di
attendibilit dellinterpretazione non viene inciato
dal calcolo e dalle osservazioni fatte da un soggetto
con minore esperienza: larcheologo responsabile del
progetto infatti riuscir ugualmente a trarre le dovute
conclusioni. Bisogna tenere conto che la preparazione di chi opera sul campo una variabile importante
quanto la visibilit, la stagione, la scelta del metodo,
e va a sommarsi a queste. Conoscere tale variabile
utile soprattutto ai ni della progettazione del lavoro
sul campo; pu inuire sulle metodologie da adottare, anche in rapporto al tempo di cui si dispone, sul
modo di impiegare i collaboratori, in particolare se
con poca esperienza o studenti alle prime campagne
di ricognizione, agevolando i responsabili nel controllo sia delloperato che dei risultati.
4.2 Il sito medievale di Orria Pithinna
Larea indicata dal toponimo Orria Pithinna situata
in una pianura ad ovest del centro abitato di Chiaramonti, in una zona particolarmente ricca di acqua
(il sito delimitato a sud dalla Vena Santa Giusta,
ad est dal Rio Iscanneddu, corsi dacqua a regime
torrentizio; sono inoltre presenti diverse fonti fra cui
quelle di Badde Saltare e Funtana de tiu Tzanu).
I suoli argillosi, che danno luogo di frequente a fenomeni di idromora, sono particolarmente fertili
e vengono coltivati ad orzo e cereali. Sono presenti

alberi di roverella, ultime tracce di una copertura


boschiva. Il paesaggio geologico caratterizzato
da un sostrato calcareo che si alterna a formazioni
vulcaniche (trachiti e ignimbriti)121.
La chiesa di S. Maria Maddalena122 stata identicata come UT OP 1; si tratta di un edicio in origine
ad una sola navata con abside, in seguito ampliata
con due cappelle laterali. Lo stile romanico-pisano
con la caratteristica bicromia data dallalternarsi
di conci in calcare e trachite rossa, presente nella
zona.
In facciata e sopra lesterno dellabside sono visibili
alcuni alloggiamenti per bacini ceramici, oggi perduti; sul lato sinistro del portale presente una epigrafe
in caratteri gotici, che riporta la data di un restauro
ad opera di Pietro Cossu nel 1335123. Lilluminazione
allinterno garantita da monofore con arco a sesto
acuto e doppia strombatura. Sui conci degli stipiti
sono incise diverse orme, segno probabilmente del
passaggio di pellegrini.
121
Unapprofondita analisi di carattare geo-pedologico e
botanica venne eettuata in MARRAS 2001/02, pp. 43-65 con
lausilio del dott. Vincenzo Satta, dottore di ricerca in Botanica
persso lUniversit di Sassari e correlatore della succitata tesi di
laurea, che gli autori desiderano ringraziare per lappoggio fornito
in molteplici occasioni.
122
Descrizione stilistica in SARI 1980, pp. 113-116 e CORONEO
1993, pp. 227-228, sch. 109. Da ultimo il contributo di Aldo Sari
in questi atti.
123
Sullargomento cfr. la relazione di Giuseppe Piras in questi
stessi atti.

22

M. CHERCHI, G. MARRAS, G. PADUA

g. 14 Orria Pithinna,
Carta delle Unit Topografiche. Centro di
Documentazione dei Villaggi Abbandonati della
Sardegna. Elaborazione
Graca e GIS: M. Cherchi, G. Marras.

g. 15 Orria Pithinna,
Carta diacronica. Centro di Documentazione
dei Villaggi Abbandonati
della Sardegna. Elaborazione Graca e GIS: M.
Cherchi, G. Marras.

Le fonti medievali riportano di un monastero camaldolese in riferimento alla chiesa di Santa Maria
Maddalena. Lindagine svolta nellarea intorno
alledicio ha avuto come ne principale quello di

riconoscere sul terreno le eventuali tracce di strutture


da ricondurre in prima ipotesi al monastero camaldolese; lesito stato lindividuazione di rasature
lungo il lato nord della chiesa poste a 3 m di distanza

ARCHEOLOGIA E TOPOGRAFIA DI ORRIA PITHINNA

23

fig. 16 Orria Pithinna,


Carta dei quadranti (UT 2 e
3.) Centro di Documentazione dei Villaggi Abbandonati della Sardegna. Rilievo:
M.A. Demurtas, L. Sanna;
elaborazione Graca e GIS:
M. Cherchi, G. Marras.

g. 17 Orria Pithinna, Carta del Potenziale stratigraco.


Centro di Documentazione dei Villaggi Abbandonati
della Sardegna. Elaborazione
Graca e GIS: M. Cherchi,
G. Marras.

dal paramento murario e di una pavimentazione in


cocciopesto124 a sud-ovest dellingresso (UT OP 8).
Le migliori condizioni di visibilit hanno permesso
di denire nel 2009 con pi precisione lUT, gi
documentata durante le precedenti campagne di
ricognizione. Si tratta di una anomalia altimetrica,
124
Unestesa pavimentazione in cocciopesto, precedente unaltra
in lastricato, stata individuata negli ambienti, attribuiti al monastero, a sud della chiesa di S. Nicola di Trullas, cfr. PANDOLFI et
al. 2007, pp. 176, 179.

che assume un andamento rettangolare e interessa


il perimetro intorno alla chiesa di Santa Maria
Maddalena. LUT caratterizzata dalla presenza
di una rasatura muraria posta a nord della chiesa
(g. 20), con andamento est-ovest, che si sviluppa
parallelamente al prospetto nord della cappella settentrionale; la struttura leggibile per circa 8,70 m
di lunghezza ed ha uno spessore che varia da 0,40 a
0,60 m; costruita con la tecnica del doppio lare e
sacco; per i lari sono state utilizzate bozze di tufo e
pietra vulcanica squadrate nella faccia a vista. Parte di

24

M. CHERCHI, G. MARRAS, G. PADUA

g. 18 Orria Pithinna,
panoramica del sito dallarea
di Santu Nigola, si possono
notare la morfologia movimentata, il Trainu de Orria
Pithinna e gli aoramenti
rocciosi (Foto G. Marras,
novembre 2001).

g. 19 Orria Pithinna,
panoramica del sito da
sud-est; il Trainu de Orria
Pithinna divide a met
larea del villaggio, sulla sinistra lUT 3 e sulla destra
lUT 2 (Foto G. Marras,
aprile 2009).

questa rasatura era gi stata individuata nel 2003125


(g. 21), ma solo nellultima ricognizione stato
possibile osservarne per un ampio tratto i materiali
e le tecniche di costruzione, grazie alle favorevoli
condizioni di visibilit dovute al fatto che larea
utilizzata a pascolo, cos che il continuo brucare e
camminare del bestiame hanno liberato la struttura
del sottile strato di terra che la ricopriva.
Si ritiene che il muro possa appartenere alledicio monasteriale camaldolese citato nelle fonti: la
125

MARRAS 2001/02, pp. 98-100.

certezza potrebbe arrivare solo da indagini stratigrache mirate, a tale proposito ci conforta il caso
emblematico del monastero di San Nicola Trullas,
di cui non rimanevano tracce in supercie e i cui
ambienti sono riemersi in seguito a diverse campagne
di scavo stratigraco126.
Come si pu intuire la scoperta dei muri del monastero fondamentale per il completamento e una
migliore comprensione del quadro storico relativo
allabitato di Orria Pithinna: le informazioni che
126
Sugli scavi archeologici presso tale monastero cfr. BONINU,
PANDOLFI 2003; PANDOLFI et al. 2007.

25

ARCHEOLOGIA E TOPOGRAFIA DI ORRIA PITHINNA

g. 20 Orria Pithinna, UT 8 presa da Est (Foto M. Cherchi,


aprile 2009).

g. 21 Orria Pithinna, UT 8 durante i restauri della primavera


del 2005 (Foto M. Cherchi, aprile 2005).

si possono ricavare dalle indagini archeologiche


potrebbero chiarire alcuni aspetti della vita del
villaggio, del rapporto con il monastero, sulla scansione cronologica relativa alla sua fondazione, che le
fonti vogliono successiva alla presenza della chiesa di
Santa Maria Maddalena, e sulle diverse fasi di vita
del monastero, di cui non rimane traccia nelle fonti
scritte oltre la met del trecento, cos come labitato
di Orria Pithinna, mentre sarebbe interessante capire
se allo spopolamento del villaggio corrisponde labbandono della chiesa da parte dei monaci127.
Ad est della chiesa stata individuata una concentrazione di pietre (UT OP 13), tra cui alcuni elementi

squadrati, frammenti di coppi e tracce di malta in


corrispondenza di unanomalia altimetrica, che assume un andamento circolare, e i cui assi massimo e
minimo misurano rispettivamente 12,70 e 12 m circa.
Lipotesi che a questa anomalia corrispondano i resti
di strutture sepolte e in alcuni tratti sembra di poter
rilevare tracce di allineamenti di pietre. La presenza di
ambienti in questarea possibile data la vicinanza alla
chiesa ed inoltre probabile che si tratti di strutture
anche queste riconducibili al monastero.
La sola ricognizione non pu orire dati sucienti
a formulare lipotesi che si tratti di una struttura da
ricollegare allimpianto monasteriale, bisognerebbe
eettuare indagini pi approfondite mediante saggi
di scavo.
Le relazioni redatte a seguito dei restauri delledicio eettuati negli anni 70 citano il rinvenimento
di sepolture, legate alla natura stessa dellarea128:

127
Risulta ancora ad uno stato preliminare lanalisi archeologica
delle fasi di abbandono dei monasteri medievali. A Trullas si veric
un incendio traumatico, allinterno di un decadimento attestato nei
documenti, che distrusse parte delle strutture, il cui abbandono,
sincronico e databile alla met del XIV secolo, perdur per circa
due secoli, con una successiva ri-frequentazione e spoliazione; vd,
PANDOLFI et al. 2007 pp. 182-183; p. 186.

128

Vd. il testo di Alma Casula in questo volume.

26

M. CHERCHI, G. MARRAS, G. PADUA

g. 22 Orria Pithinna,
lUT 2 prima delle arature
intensive degli ultimi anni,
con le anomalie morfologiche e le concentrazioni di
materiale litico; sullo sfondo lUT 3 gi sottoposta ad
arature (Foto G. Marras,
novembre 2001).

g. 23 Orria Pithinna,
lUT 2 sottoposta ad arature intensive, sullo sfondo
la chiesa di S. Maria Maddalena (Foto M. Cherchi,
aprile 2007).

sul terreno non sussistono indicatori specici ma


la micromorfologia intorno allabside assume un
andamento quasi quadrangolare ed ha un piano di
quota rialzato rispetto allarea circostante.
Sulla sommit dellaltopiano ad ovest della chiesa
stata individuata una dispersione di laterizi (UT OP
16), specialmente embrici, e pietre di varia dimensione, alcune delle quali squadrate; la presenza nellarea

del toponimo su pezzu e Santu Nigola, desunta da


fonti orali, potrebbe spingere verso linterpretazione
di tali emergenze come resti di un edicio chiesastico, sebbene nelle attuali condizioni nessun altro
dato pu supportare tale ipotesi.
Unultima indicazione riguardo la topograa dellinsediamento medievale la fornisce lUT OP 17, costituita da una discarica di materiale nel pendio verso

ARCHEOLOGIA E TOPOGRAFIA DI ORRIA PITHINNA

27

g. 24 Orria Pithinna,
UT 2, particolare di una
concentrazione di materiale da costruzione e
frammenti di tegole, derivante dallo sventramento
di un crollo (Foto M.
Cherchi, aprile 2007).

g. 25 Orria Pithinna,
UT 3 da ovest, le anomalie
morfologiche sono state
parzialmente appianate e
il materiale litico disperso
in superficie (Foto M.
Cherchi, aprile 2007).

la Vena S. Giusta a sud della chiesa, caratterizzata


da minutissimi frammenti di coppi, simili a quelli
rinvenuti nellarea del villaggio, e ceramica. Tra le
tipologie rinvenute vi sono Maiolica arcaica pisana
e un frammento di ciotola di Maiolica arcaica policroma, o tricolore (g. 29), sempre di produzione
pisana, che pone un problema di tipo cronologico,
essendo databile approssimativamente alla prima

met del XV secolo, ovvero qualche decennio pi


tardi rispetto al contesto del villaggio129.
A nord della chiesa, oltre la SC Chiaramonti-Sassari,
sono state indagate le UT OP 2 e OP 3 (gg. 18-19),

129
BERTI 1997, pp. 203-208 per la descrizione della classe e un
primo tentativo di inquadramento cronologico.

28

M. CHERCHI, G. MARRAS, G. PADUA

separate sicamente da un canale naturale di portata


ridotta e stagionale (Trainu de Orria Pizzinna).
Entrambe le unit topograche sono interessate da
evidenti indicatori archeologici (elementi da copertura, coppi o teulas sarde, pietre da costruzione
anche di notevole dimensione con tracce di lavorazione, frammenti di ceramica da mensa, cottura e
dispensa ed elementi indicativi di attivit artigianali
o produttive come i frammenti di macina) presenti
in misura maggiore rispetto al 2001 (g. 22), a
causa delle continue e profonde arature (g. 23), e
appartenenti a strutture sepolte ad uso abitativo del
villaggio medievale abbandonato di Orria Pithinna.
I materiali osservati presentano forti analogie con
quelli impiegati nelle case del villaggio di Geridu130
(in territorio di Sorso) e di Ardu131 (nellagro di
Sassari lungo la strada interna che porta alla borgata
di Bancali) costruite con bozze di calcare legate con
terra, secondo la tecnica del doppio lare e sacco,
e coperte da tetti in coppi, sostenuti da travi lignee
ed incannucciato.
Le concentrazioni di materiale sono coincidenti con
anomalie morfologiche nellUT OP 2 (g. 24): ci
consente di dare una ubicazione pi puntuale delle
strutture al contrario dellUT OP 3, dove le ripetute
arature hanno uniformato la presenza di materiali e
livellato il terreno (g. 25).
Per ottenere un maggior numero di dati sulla topograa del sito le UT OP 2 e OP 3 sono state campionate delimitando allinterno di esse dieci quadrati
(10*10 m), cinque per ciascuna UT.
Due quadranti sono stati posizionati lungo la fascia
riconosciuta di maggior diradamento di materiali
(zona di o-site), non interessata dunque da strutture
sepolte; gli altri otto campioni sono stati posizionati
in corrispondenza delle maggiori concentrazioni di
materiali (g. 16).
Il conteggio dei frammenti di laterizi (tab. 4)
eettuato sui dieci campioni ha restituito dati interessanti: in quelli posti lungo la fascia di o-site
sono stati conteggiati 17 (UT 2, Q I) e 37 (UT 3,
Q I) frammenti, numero che sale sensibilmente in
corrispondenza delle concentrazioni con un totale di
448 (UT 2, Q IV) e 177 (UT 3, Q 11) e che danno
ragione delle osservazioni fatte sul dierente stato
delle due unit topograche in relazione al diverso
grado di distruzione e livellamento dovuto nel corso
degli anni alle arature.
Allestremit nord-est dellUT OP 3 sulla supercie
di un aoramento di roccia ignimbritica sono stati
130
131

MILANESE 2004, passim.


CHERCHI, MARRAS 2005, p. 295.

g. 26 Orria Pithinna, UT 3, banco di roccia lavorata e usata come


cava di materiale da costruzione (Foto M. Cherchi, aprile 2007).

notati i segni di attivit di cava per lestrazione di


blocchi (g. 26). Le tracce mostrano in negativo i
segni del distacco di grossi blocchi rettangolari, con
misure che variano tra 1,20 m e 1,50 m circa di lunghezza e fra 0,30 e 0,60 m circa di larghezza. Sulla
supercie della roccia sono leggibili i segni diagonali
lasciati da una punta metallica, percossa partendo
dal punto in alto a destra verso il basso a sinistra.
Lipotesi che si tratti di una cava contemporanea alla
costruzione della chiesa verosimile, ma al momento
non abbiamo dati archeologici per avvalorare tale
tesi: non si pu ad esempio eettuare una verica
sui moduli della chiesa in quanto le misure delle
tracce lasciate sulla supercie della roccia superano
di molto le dimensioni dei blocchi utilizzati nel
paramento murario delledicio religioso; altres
possibile che i blocchi, dopo lestrazione, venissero
tagliati e squadrati lontano dalla cava132.
132
Una cava di calcare probabilmente aerente ad una chiesa
medievale stata studiata in CHERCHI, MARRAS 2005, p. 293. Nel
territorio di Chiaramonti unaltra cava stata individuata presso la
chiesa di S. Maria de Aidos.

29

ARCHEOLOGIA E TOPOGRAFIA DI ORRIA PITHINNA

Per quanto riguarda la topograa interna del villaggio alcune osservazioni possono essere fatte sulla
separazione che emerge tra larea su cui sorge la
chiesa, e dove sono riconoscibili le tracce di strutture
pertinenti a questa, e quella occupata dai resti dellabitato, ai cui margini stata identicata anche una
cava a cielo aperto. La distinzione tra area religiosa,
abitato e zone di produzione, ben identicabili e
perimetrabili, presente anche nei villaggi di Geridu,
Ardu, San Giuliano (in territorio di Chiaramonti)
e San Leonardo (in territorio di Martis)133; in tutti
questi casi oltre una fascia di rispetto riscontrabile
come la chiesa sia posta sempre in posizione rilevata,
caratteristica che possibile osservare anche in molti
centri a continuit di vita, dove la chiesa principale,
solitamente la parrocchiale, occupa una posizione
facilmente identicabile (Perfugas, con la vecchia
chiesa parrocchiale di S.M. de Foras, Martis, con
San Pantaleone, Chiaramonti, con la vecchia parrocchiale di San Matteo, ecc.).
Lestensione del sito medievale di 3,53 ha, molto
inferiore rispetto a quella stimata per il villaggio
di Geridu134, ma piuttosto in linea con altri contesti studiati della curatoria di Anglona e di altri
comprensori geograci.
(M.C.)

4.3 I periodi preistorico e nuragico


A nord-est del sito medievale si trova la domus de janas135 detta Piruchi (UT OP 4): si tratta di una struttura ipogeica monocellulare scavata orizzontalmente
nel tufo vulcanico (g. 27). Il portello dingresso136
si apre in direzione sud-est; presenta un piccolo
corridoio e camera interna di forma ellittica137. Numerosi segni sulle pareti, dovuti alluso di una punta
metallica, potrebbero aver alterato la forma originaria
della camera, allinterno della quale si trovano blocchi
e materiale litico di piccole dimensioni, senza tracce
di lavorazione, e riuti di varia natura.
Il monumento, in condizioni di degrado, non stato
oggetto di studi cos come altre strutture di epoca
133

2009.

MILANESE, CHERCHI, MARRAS 2008, pp. 92-95; IDD.

134
Estensione stimata dalle ricognizioni fra i 9 e i 10 ha, vd.
MILANESE 2004, p. 106.
135
Le domus de janas sono cavit ipogeiche che si sviluppano
in larghezza o profondit, utilizzate a scopo sepolcrale, in uso in
Sardegna dal 3500 circa a.C. sino al nuragico della sopravvivenza
(500 a.C.); vd. TANDA 1995, pp. 27-28, p. 34, p. 41 et passim.
136
Misure: 89 cm di larghezza alla base, laltezza variabile da
76 a 89 cm a causa del deterioramento del calcare o in seguito a
intervento antropico nel tentativo di ampliare lentrata.
137
Misure: 2,42 m di lunghezza, 1,4 m di larghezza e 1,5 m
di altezza.

g. 27 Orria Pithinna, UT 4, sepoltura neolitica in grotta del


tipo domus de janas (Foto G. Marras, aprile 2007).

preistorica e protostorica138, pertanto non possibile dare un interpretazione pi ampia e completa


dello stanziamento umano nellarea in questo arco
cronologico; per rigore scientico e per una migliore
comprensione delle dinamiche di insediamento e
sfruttamento del territorio si deciso comunque di
documentare e rilevare, nei limiti delle competenze,
tutte le testimonianze archeologiche pur essendo il
focus della ricerca la perimetrazione e lo studio del
villaggio di Orria Pithinna139.
Sulla sommit della collina (in una fascia altimetrica
compresa fra i 290 e i 300 m s.l.m.) lungo la riva
destra del Rio Iscaneddu sorge il nuraghe140 Badde
e cheja141, struttura a torre centrale, costruita utilizzando blocchi ciclopici sbozzati di natura vulcanica
(UT OP 9); si pu intravedere il portello dingresso
con larchitrave che mostra una profonda frattura
dovuta al crollo della parte sommitale; alla torre
principale, che si conserva in elevato per circa 1,5
m, si appoggiano altre due strutture semicircolari, di
cui rimane solo la rasatura, che farebbero pensare ad
un nuraghe polilobato o ad un antemurale.
138
Allo stesso modo verr arontato il discorso archeologico
relativo al nuraghe Badde e cheja e alle dispersioni o concentrazioni
di materiale di epoca romana.
139
Per la necessit di una diacronia praticata cfr. MILANESE
2006d; inoltre ID. 2001, pp. 55-59; BARKER 1986, p. 8.
140
I nuraghi sono strutture a sezione tronco-conica che trovano
la massima diusione tra II e I millennio a.C.; possono essere semplici (monotorre) o complessi (polilobati) e provvisti di antemurali.
Sulla reale funzione dei nuraghi sussistono ancora controversie tra
gli studiosi, vd. TANDA 1995, pp. 30-31; LILLIU 2005; CONTU
2005, pp. 541-544.
141
Su questo monumento non sono stati condotti studi specici;
uniche citazioni in MAXIA 1991, sch. 31; ID. 1994, p. 276.

30

Le scarse condizioni di visibilit hanno reso dicoltose sia losservazione di eventuali tracce materiali,
utili a formulare ipotesi cronologiche, che le analisi
e il rilievo del monumento.
4.4 Il periodo romano
Larea indagata caratterizzata in epoca romana
dalla presenza di numerose Unit Topograche, che
testimoniano una frequentazione diacronica e con
tipologie dierenziate142.
Allinterno dellUT OP 3 sono stati raccolti pochi
frammenti ceramici di epoca tardo-repubblicana o
primo-imperiale (ceramica a vernice nera a pasta
grigia di probabile produzione locale) e di ne IImet III sec. d.C. (piatto/coperchio con orlo annerito Atlante CIV, 2 [Ostia I, 18], forma Hayes 14 A
di TSCA), questultima specialmente in prossimit
dellUT OP 4.
Unaltra area con materiali di probabile epoca romana (UT OP 7) stata rilevata nei campi ubicati
a nord dellUT OP 3 e arati al momento dellindagine; stato possibile documentare una piccola
dispersione (circa 19*21 m) di pietre, frammenti di
embrici e coppi associati a ceramica grezza, depurata
e anfore, forse da collegare ad una piccola struttura
abitativa.
Tutta la sommit del colle su cui insiste il nuraghe
Badde e cheja interessata da una concentrazione
di materiale litico di piccole e medie dimensioni
associato a numerosi frammenti di laterizi (embrici e
coppi, spesso con tracce di malta) e rari frammenti di
ceramica depurata (UT OP 10), che probabilmente
indica il riutilizzo di strutture nuragiche143.
Ad est del nuraghe, lungo il limitare del pianoro,
stata individuata una struttura sotterranea di forma
circolare, con diametro di circa 1 m; le pareti sono
rivestite da uno strato di malta e la circonferenza in
supercie delimitata da pietre lavorate; linterno
della struttura, interpretabile come pozzo o cisterna,
stato riempito con pietre144.
Lungo il versante settentrionale dello stesso rilievo,
verso lansa del Rio Iscanneddu, stata rilevata una
dispersione di elementi litici sbozzati di piccole e
142
Cfr. MILANESE et al. 2010b, pp. 2119-2128; MILANESE
et al. 2010a, pp. 226-227 per lo stato delle conoscenze su Orria
Pithinna e i villaggi medievali abbandonati del territorio comunale
di Chiaramonti in epoca romana.
143
Per una casistica e uninterpretazione dei Nuraghes con
frequentazioni romane cfr. BIAGINI 1998, pp. 689-691.
144
Il prof. Mario Unali, studioso del territorio chiaramontese,
che ringraziamo per la sollecitudine e la cortesia nel fornire informazioni e supporto, ricorda da ragazzo (anni 50 del novecento) di
aver svuotato la cisterna per una profondit di circa 1,5 m.

M. CHERCHI, G. MARRAS, G. PADUA

medie dimensioni (UT OP 12), associati a frammenti di materiali da copertura (coppi ed embrici)
e di anforacei (fra cui un frammento di Anfora Keay
XXI, g. 88.2), ceramica depurata, grezza e rivestita
(sigillata africana, con un esemplare di Hayes 58
A). Tale dispersione mostra signicative analogie
con la concentrazione che si sviluppa tutto intorno
al nuraghe.
La natura dei materiali indica probabili strutture
sepolte. Una prima analisi porterebbe ad ipotizzare
unoccupazione dellUT in epoca romana, certamente fra la ne del III e il IV sec. d.C.
4.5 Il periodo post-medievale
Le frequentazioni del contesto topograco esaminato proseguono anche dopo labbandono del villaggio
di Orria Pithinna no allet contemporanea145.
Un elemento di continuit costituito senzaltro
dalla chiesa di Santa Maria Maddalena146, come
testimoniato dalla sua sopravvivenza e dal suo altare
seicentesco147. Altri elementi di continuit sono la
strada che conduceva a Sassari passando per il sito e
la vicina chiesa di Santa Giusta, pervenutaci meno
integra a causa di vari restauri148, che la devozione
popolare fa tuttora oggetto di pellegrinaggio ed
ex-voto.
A nord dellUT OP 3 e ad ovest dellUT OP 7
presente una abitazione di modeste dimensioni ad
un unico vano (identicata come UT OP 5), per tre
lati costruita in muratura, mentre il quarto stato ricavato direttamente su una parete di calcare. La casa,
in stato di degrado, costruita con pietre calcaree
sbozzate, fatta eccezione per gli stipiti e larchitrave,
per i quali sono stati usati conci. La copertura in
coppi sorretta da travi lignee e da canne; sia le pareti
interne che quelle esterne sono intonacate.
Nel terreno antistante la casa stata riconosciuta e
numerata come UT OP 6 una dispersione di materiali da copertura (da mettere in relazione con la

Brevi riferimenti in CHERCHI 2006.


Al periodo postmedievale probabilmente da ascrivere il
cambio di intitolazione della chiesa dalla medievale Santa Maria al
titolo attuale e la ri-lavorazione della statua lignea ivi conservata, per
cui vedi il contributo di Alma Casula in questo stesso volume.
147
Recentemente restaurato, ora conservato a Chiaramonti
allinterno della Chiesa del Carmelo.
148
Le indagini topograche qui svolte nel 2007 e 2009 non
hanno rinvenuto elementi riconducibili ad un insediamento medievale, ma due piccoli insediamenti databili al IV-VII sec. d.C.
(per i quali cfr. MILANESE et al. 2010b, pp. 2122-2125; MILANESE
et al. 2010a, p. 226). Tuttavia si ritiene che le sistemazioni operate a
scopo ricreativo (pavimentazioni in ciottoli per strada e parcheggio,
panchine etc.) presso la chiesa abbiano potuto obliterare eventuali
tracce archeologiche.
145
146

ARCHEOLOGIA E TOPOGRAFIA DI ORRIA PITHINNA

31

fig. 29 Orria Pithinna, UT 17, Maiolica arcaica pisana


policroma (Foto M. Cherchi, aprile 2012).
g. 28 Orria Pithinna, UT 11, parte terminale del lungo
canale dadduzione delle acque al mulino Sa Mela (Foto G.
Marras, aprile 2007).

struttura) e frammenti ceramici soprattutto postmedievali (invetriate albisolesi, siciliane, ingobbiate


di San Giovanni Valdarno, produzioni oristanesi).
Si tratta quasi certamente di un riparo stagionale
usato da pastori o agricoltori in periodo di pascolo
o raccolto; lo spazio antistante era probabilmente
utilizzato per coltivarvi ortaggi.
Le maggiori emergenze di et post-medievale sono
i mulini lungo il Rio Iscannedu testimoniati, oltre
che dallevidenza archeologica, anche da varie fonti
documentaristiche. Gi in epoca medievale era presente nellarea un mulino ad uso dei monaci, cui il di
Torres Comita II de Lacon-Gunale dono le acque di
Aghitu, de Cuthatu, et dessas fontanas de Sancta Justa149. Tale struttura non stata identicata dalle
ricerche sul campo, durante le quali sono comunque
venuti alla luce i resti di almeno due mulini e delle
canalizzazioni loro pertinenti.
A nord del ponte della SC Chiaramonti-Sassari sul
Rio Iscannedu, presente un corpo di fabbrica (UT
OP 14) costituito da due ambienti, costruito in
pietra vulcanica a secco; inoltre leggibile un canale
(legato e incamiciato con malta), collegato alla vicina
fonte detta Funtana de tiu Tzanu150, che termina con
lalloggiamento della ruota, non pi presente. Presso
ledicio sono state raccolte terraglie liguri databili
nella seconda met dellOttocento.
149
Vd. SCHIRRU 1999, doc. XXIV, pp. 128-129; la carta non
datata se non 11 giugno, evidentemente post-1205, per la gura
del giudice, regnante dal 1198 al 1218, cfr. CASULA 1994, pp. 244246 e relativa bibliograa.
150
Citata in http://www.archeologosardos.it/%20sos_rios_ei_
sos_trainos4.htm.

Le strutture sono state identicate con il mulino


Peruchi, gi esistente nel 1834, quando dotato di
un canale dalimentazione e di un riparo151, e ancora
in attivit nel 1911152.
LUT OP 11 costituita dai resti del mulino ad acqua
Sa Mela, posto nei pressi del ume, a nord dellUT
OP 9 e sotto UT OP 12, la cui costruzione data al
1834153: in un atto notarile datato 29 giugno il falegname Battista Serrelis, che si appresta a costruire
il mulino, intimato a bloccare la costruzione di
un canale, detto Sa presa, per lalimentazione del
mulino stesso, perch avrebbe potuto causar danni
al vicino mulino di Peruchi. Nel 1849154 il mulino
devoluto dal suddetto falegname alla glia Antonia
Luisa per la creazione di un patrimonio matrimoniale. Dopo ci abbiamo un vuoto informativo di quarantadue anni, alla ne dei quali il I censimento delle
imprese155 del 1911 ci informa del fatto che Campus
Giorgio possiede un mulino per macinare grano con 1
lavoratore occupato in Sa Mela 17 di Magola; questa
nora lultima attestazione nelle fonti.
La struttura si presenta in buone condizioni, possibile infatti leggerne il perimetro quasi per intero; essa
costituita da tre ambienti, parzialmente crollati,
da un lungo canale di approvvigionamento156 delle
acque (la ricognizione e lanalisi delle foto aeree han151
Vd. ANGMS, Vol. III, Atto 15, FS 17. Su questatto anche
MUZZONI 1978, p. 220.
152
Citato da MARRAS 1995, p. 29.
153
ANGMS, Vol. III, Atto 15. Su questo atto anche MUZZONI
1978, p. 220.
154
Vd. ANGMS, Atto 84, . 200-201, 17/9/1849.
155
Citato da MARRAS 1995, p. 29.
156
Il canale era alimentato da una sorgente posta nella gola a sud
del Nuraghe Badde Cheja; una diga sul ume (UT OP 18), in corrispondenza di un edicio presente nella cartograa catastale ottocentesca
(Archivio di Stato di Sassari: Fondo Cessato Catasto, Mappe del villaggio
di Chiaramonti, fraz. Z) e attualmente poco leggibile faceva probabilmente parte anchesso del sistema di approvvigionamento.

32

M. CHERCHI, G. MARRAS, G. PADUA

no messo in evidenza una lunghezza di oltre 200 m)


interamente rivestito di malta (g. 28); sono ancora
visibili inoltre nei paramenti esterni gli alloggiamenti
entro i quali veniva ssata la ruota.
Poco pi a nord della conuenza della Vena S. Giusta
nel Rio Iscannedu sono state inne individuate, su
entrambe le rive del ume, strutture (UT OP 15)
probabilmente pertinenti ad una gora del succitato
mulino Peruchi, realizzata con la stessa tecnica delle
precedenti157.
(G.M.)

5. LA CERAMICA MEDIEVALE DAL SITO


DI ORRIA PITHINNA
Nel corso delle indagini archeologiche di supercie
nel territorio di Chiaramonti, nellarea del sito ancora oggi noto come Orria Pithinna, sono stati raccolti
numerosi frammenti ceramici di varie tipologie e
di dierenti epoche storiche. Questo contributo ha
come oggetto di studio i reperti cronologicamente
riferibili allet medievale.
Solo poche delle Unit Topograche denite nel corso
dei lavori sul campo hanno restituito questo genere
di materiale ceramico, in particolare lUT 2 e lUT 3,
ovvero le porzioni territoriali prossime alla chiesa di
Santa Maria Maddalena e corrispondenti ai resti del
villaggio medievale scomparso di Orria Pithinna.
Sia lUT 2 che lUT 3 sono state oggetto di due
fasi dindagine: la ricognizione di tipo estensivo ha
consentito di individuare alcune aree in cui la concentrazione di reperti era sensibilmente maggiore.
Sono stati deniti, di conseguenza, dei quadranti nei
quali si operata una raccolta a carattere intensivo, i
cui materiali sono stati analizzati separatamente.
Tra le centinaia di reperti raccolti sono stati selezionati oltre 200 frammenti con cronologie riferibili allet medievale, appartenenti a diverse classi ceramiche158. Di seguito si ore una schedatura dei reperti,
con livelli di analisi che si scelto di dierenziare a
seconda della rappresentativit e informativit delle
varie classi individuate.
DallUT 2 provengono circa settanta frammenti
ceramici con cronologia medievale, appartenenti
alle seguenti tipologie:
157
Echi toponomastici ci parlano del resto di altri mulini nella
zona circostante, uno, chiamato Sanctu Matteu (cfr. ANGMS, Atto
33, 13/5/1862), doveva essere situato poco pi a nord della struttura
presa in esame; un altro vicino a Santa Giusta nel luogo appellato
Molineddu (ANGMS, Atto 72, . 73-74, 22/8/1849) e un altro
ancora, chiamato Su mulinu de dona Armica Solinas (ANGMS, Atto
17, f. 43, 29/1/1827), in zona imprecisata.
158
MILANESE 2007c.

Maiolica arcaica: sono 36 i frammenti attribuibili


a questa classe, corrispondenti a circa il 50% del
numero totale di quelli rinvenuti. Ben 34 dei reperti analizzati sono classicabili come produzioni
di ambito pisano, mentre per due frammenti
incerta larea di provenienza. A forme chiuse, pi
precisamente a boccali, appartengono 33 frammenti;
naturalmente le parti morfologiche quantitativamente meglio rappresentate sono le pareti (con
21 frammenti), ma i 6 frammenti di fondi hanno
consentito una buona definizione cronologica,
compatibile con gli esiti formali di seconda met
XIII-met XIV secolo. I 3 frammenti di forme aperte
sono riferibili a ciotole159.
Gli apparati decorativi sono dicilmente riconoscibili a causa delle spesso ridotte dimensioni dei
frammenti rinvenuti. Tuttavia in alcuni casi sembrato possibile attribuire i motivi alle tipologie basso
medievali di XIII o XIV secolo160 (g. 30).
Smaltate spagnole: si tratta di un singolo minuto
frammento di maiolica in blu e lustro di produzione valenzana. Lesigua consistenza del reperto non
consente di riconoscere lapparato decorativo. Ciononostante plausibile attribuire il frammento alle
produzioni iberiche giunte in Sardegna attorno alla
met del XIV secolo (probabilmente tipo Pula)161.
(g. 31, n. 2).
Maiolica: si tratta di un frammento di parete di
boccale, smaltato sulla supercie esterna e privo di
ogni rivestimento su quella interna. Le caratteristiche
macroscopiche della matrice argillosa non sembrano
compatibili con larea pisano-valdarnese n, tantomeno, con le produzioni liguri di maiolica arcaica.
Lattribuzione ad un ambito produttivo preciso resta
pertanto impossibile attraverso lanalisi macroscopica, ma eventuali analisi archeometriche potrebbero
aprire interessanti prospettive (g. 31, n. 3).
Graffita Arcaica Savonese: 2 sono i frammenti
riferibili a questa classe, rinvenuti in dimensioni di
poco superiori a qualche centimetro. Tuttavia sono
riconoscibili delle tracce di decorazione, giallastra
in un frammento, con ramina nellaltro. Plausibile
una collocazione cronologica nellambito del XIV
secolo162 (g. 31, n. 1).
Invetriate: un solo frammento, piccolo e mal conservato, sembra potersi attribuire ad una produzione
159
BALDASSARI, MILANESE 2004; MILANESE 1997, 2010; MILANESE, BICCONE, FIORI 2000; ROVINA 1999.
160
BERTI 1997.
161
BICCONE 2006; DADEA, PORCELLA 1999; PORCELLA 1993,
1988.
162
BERTI 1993; BICCONE 2005; MILANESE 1997, 2010; VARALDO 2001.

33

ARCHEOLOGIA E TOPOGRAFIA DI ORRIA PITHINNA

g. 30 UT 2, Maiolica
Arcaica Pisana.

g. 3 UT 2. Grate
arcaiche savonesi (n. 1);
Blu e lustro valenzana
(n. 2); esterno ed interno di boccale smaltato
(n. 3).

pisana o pi genericamente valdarnese. Impossibile


denire una cronologia precisa.
Prive di rivestimento grezze: sono 32 i frammenti di
ceramica grezza da fuoco riferibili al Medioevo, rinvenuti allinterno dellUT 2. La forma maggiormente rappresentata la pentola con corpo cilindrico163;
riconosciuta pure una pentola con corpo globulare e
un tegame. Vario il repertorio degli orli (indistinto,
ingrossato, appiattito o scanalato), gli apparati di
presine o bugne (le prese sono complanari allorlo;
le bugnette raggruppate in serie di almeno due o tre)
163

FIORI 2000; MILANESE 1997, 2007b; ROVINA 1999.

e i modi di foggiatura (su stampo vegetale, al tornio


lento). Per la maggior parte dei frammenti di questa
classe si suggerisce una produzione di ambito sub
regionale164 (g. 32).
I quadranti di approfondimento deniti allinterno
dellUT 2 che hanno restituito materiale di epoca
medievale sono tre: Q III, Q IV, Q V.
Dal Quadrante III provengono 7 frammenti; 3 di
Maiolica arcaica e 4 di ceramica grezza da fuoco. Ben
poco si pu dire di queste ultime se non che uno
dei frammenti stato foggiato al tornio veloce; i tre
164

MILANESE 2007b; GRASSI 1998; BALFET 1981.

34

M. CHERCHI, G. MARRAS, G. PADUA

g. 34 UT 2
Q V, Maiolica
Arcaica Pisana.

g. 32 UT 2, Prive di rivestimento grezze.

g. 33 UT 2 Q III, Maiolica Arcaica Pisana.

frammenti di maiolica provengono da tre boccali;


due di essi sono parti del fondo e hanno permesso
lattribuzione cronologica alla ne del XIII-XIV secolo165 (g. 33). Una nota merita il poco omogeneo
stato di conservazione dei reperti: uno dei frammenti, infatti, di dimensioni pi modeste, presenta
fratture nette e spigolose; un altro ha fratture erose
ed arrotondate e anche le superci mostrano i segni
di un degrado avanzato.
Nel Quadrante IV sono stati raccolti 28 frammenti.
Ben 26 sono di ceramica grezza da fuoco. Il quadro
piuttosto omogeneo dato che quasi tutti i frammenti
sembrano foggiati con lausilio di una matrice in
165

BERTI 1997; MILANESE 1997, 2010.

materiale vegetale166; per due di essi, a causa dellirregolarit delle superci, si ipotizza una foggia
a mano. Anche nel Q IV la forma maggiormente
rappresentata la pentola con corpo cilindrico ma
presente un frammento attribuibile ad unolla. Tutti
i frammenti sono porzioni di parete o di fondo.
Un frammento ascrivibile alla maiolica arcaica
pisana ma lo stato di degrado ed erosione impedisce
ogni altra considerazione; inne presente un piccolo frammento di invetriata, per il quale si ipotizza
una produzione di area iberica.
Dal Quadrante V dellUT 2 provengono 7 frammenti ceramici. Uno di questi un frammento di pareti
di boccale di maiolica arcaica pisana cronologicamente collocabile nel XIV secolo (g. 34). Gli altri
frammenti sono di prive di rivestimento, 5 depurate
e una grezza da fuoco.
DallUT 3 provengono 44 frammenti ceramici. Di
questi, 20 sono di maiolica arcaica di produzione
pisana, 15 provenienti da altrettante forme chiuse
e 5 da forme aperte. In due soli casi possibile osservare la traccia degli apparati decorativi: motivo a
catenella in verde nel primo e linea curva e puntinato
nel secondo. Lanalisi delle forme e delle decorazioni
consentono una classicazione di questi reperti alla
seconda met XIII-met XIV secolo167 (g. 35).
Smaltate spagnole: un singolo frammento di maiolica di area valenzana, reca una linea in cobalto appena sotto lorlo. Si propone una datazione generica
al XIV secolo168 (g. 36, n. 2).
Tre frammenti appartengono alla classe della grata
arcaica savonese: in tutti visibile il motivo decoMILANESE 2007b.
BERTI 1997; MILANESE 1997; ROVINA 1999; ROVINA,
FIORI 2010.
168
BICCONE 2006; DADEA, PORCELLA 1999; PORCELLA 1993;
PORCELLA 1988.
166

167

ARCHEOLOGIA E TOPOGRAFIA DI ORRIA PITHINNA

35

g. 35 UT 3, Maiolica Arcaica Pisana.

rativo a linee parallele campite con ossido di ferro.


Le caratteristiche dei frammenti, seppur di ridotte
dimensioni, inducono ad una collocazione cronologica tra XIII e XIV secolo169 (g. 36, n. 1).
19 frammenti di ceramica grezza da fuoco provengono da questa UT. Anche in questo contesto la forma
maggiormente rappresentata, quando individuabile,
la pentola con corpo cilindrico. La prevalenza di
frammenti di parete non consente di denire diverse
tipologie formali degli orli come nel caso dellUT 2.
In un caso riconoscibile una bugnetta appena sotto
il bordo mentre almeno tre frammenti provengono
da forme modellate a mano, come dimostra la lavorazione irregolare e approssimativa delle pareti170
(g. 37).
Dal Quadrante II dellUT 3 provengono 5 frammenti di ceramica grezza. Impossibile, per la tipologia dei
campioni, denire gli aspetti formali. Tuttavia si nota
che tutti i frammenti sembrano essere foggiati con
lausilio di uno stampo in materiale vegetale.
Anche il Quadrante III ha restituito solo frammenti
di ceramica grezza da fuoco, ed anche in questo caso
lo stato dei campioni non permette di eettuare
analisi formali accurate. Tuttavia sembra di poter
riconoscere un frammento di pentola cilindrica e
uno di tegame. Lusura delle superci ha spesso impedito di individuare pure il metodo di foggiatura

nella maggior parte dei frammenti. Solo due recano


i segni di una probabile foggia su stampo vegetale.
Al Quadrante V appartengono 29 frammenti. Di
questi 5 sono di maiolica arcaica di produzione
pisana. Tutti i frammenti sono di dimensioni molto
ridotte ma, va sottolineato, mostrano un livello di
erosione estremamente limitato, con fratture nette
e spigoli vivi. I campioni non consentono unattribuzione cronologica denitiva, ma potrebbero
genericamente collocarsi tra XIII e XIV secolo171
(g. 38, n. 1).
La classe delle ceramiche grezze quella meglio
rappresentata con 15 frammenti, anche se per lo
pi si tratta di porzioni di parete172. Non si sono
riscontrate forme foggiate al tornio veloce se non in
un solo caso in cui stato possibile riconoscere lorlo
di unolla (g. 38, n. 2). I 9 frammenti rimanenti
appartengono alla classe delle depurate. Si tratta di
campioni molto minuti e con un indice di erosione
decisamente elevato, per i quali non stato possibile
n unattribuzione tipologica n cronologica.
Conclusioni: lo studio dei materiali ceramici dalle
ricognizioni territoriali di supercie nel sito di Orria
Pithinna consente di eettuare alcune considerazioni: in primo luogo va sottolineato che la cronologia
dei reperti analizzati compresa allinterno di pochi
decenni, tra la seconda met del XIII e il XIV secolo.

169
BERTI 1993; BICCONE 2005; MILANESE 1997, 2010; VARALDO 2001.
170
FIORI 2000; MILANESE 1997, 2007b; ROVINA 1999; MILANESE 2007b.

171
BERTI 1997; MILANESE 1997; ROVINA 1999; ROVINA,
FIORI 2010.
172
FIORI 2000, 2004; GRASSI 1998; MILANESE 1997, 2007b;
ROVINA 1999;

36

M. CHERCHI, G. MARRAS, G. PADUA

g. 37 UT 3, Prive di rivestimento grezze.

g. 36 UT 3. Grate arcaiche savonesi (n. 1); Loza Azul


valenzana (n. 2).

I materiali rinvenuti, quindi, sarebbero da riferirsi


allultimo momento di vita dellinsediamento rurale
che, come evidenziato dallanalisi documentale,
risale appunto alla met del XIV secolo (infra).
Inoltre lassociazione dei materiali appare simile, pur
con alcune dierenze, ad altri contesti contemporanei del nord della Sardegna173. Nello specico, le
similitudini sono riferibili allassociazione di maiolica arcaica di produzione pisana e grata arcaica
savonese; anche la netta predominanza di pentole
cilindriche tra le prive di rivestimento da fuoco
perfettamente compatibile se non identicativa di
contesti con questa cronologia. Tuttavia si devono
segnalare alcune dierenze: si osservata, infatti,
una pressoch completa assenza di ceramiche invetriate174, sia da cucina che da dispensa o da trasporto
che sono ben rappresentate in altri contesti contemporanei studiati nellIsola. Altra apparente anomalia
quella relativa alle ceramiche prive di rivestimento
grezze, dove sono state osservate solo forme di fabbrica sub regionale175 o comunque realizzate con
un livello tecnologico piuttosto basso: la gran parte
degli individui analizzati, infatti, stata foggiata o a
mano, o su stampo in materiale deperibile o col tornio lento. In altri contesti, contrariamente a quanto
avviene ad Orria Pithinna, alle grezze poco rinite, si
173
BICCONE 2005; FIORI 2000, 2004; MILANESE 1997, 2007b;
MILANESE, BICCONE, FIORI 2000; ROVINA, GRASSI 2006.
174
MILANESE, CARLINI 2006; BICCONE 2006; MILANESE
2010.
175
MILANESE 2007b; MILANESE, MAMELI, COSSEDDU 2006.

g. 38 Maiolica arcaica pisana (n. 1); priva di rivestimento


grezza (n. 2).

aancano produzioni maggiormente ranate, con


lavorazioni al tornio veloce e forme pi regolari.
Inne si ritiene importante sottolineare che le caratteristiche di conservazione di alcuni frammenti
dimostrano che il sito oggetto di studio stia correndo
un costante rischio di distruzione a causa delle attivit umane: la presenza di frammenti con fratture
fresche, associati ad altri con livello di erosione
pi elevato, infatti, dimostra, secondo noi, che le
recenti operazioni agricole operate ancora di recente
nellarea stanno progressivamente intaccando e distruggendo il deposito archeologico sepolto e che si
rendono necessari immediati interventi di tutela per
larea occupata dai resti del villaggio abbandonato.
(G.P.)

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