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10
Anno
Villaggio
1346
1347
Orria Picchinna
Orria Picchinna
Documento
RD 212
RD 249
RD 834
RD 840
RD 2077
RD 2251
Orria Pitxina
Oria Pictina
1342
Oria Pictina
Soggetto
Subpriore Fratre Iohanne
Canonico et rectore Manuele
Leonardo pro subpriore
Emanuele canonico et rectore
Francisco canonico et rectore
Ecclesie seu priorato
40 Homens
majoria a drets
Tassa
1 lib. 10 sol.
6 lib.
3 lib. 12 sol. (grano)
1 lib.
2 lib. 14 sol.
3 lib. 12 sol.
20 sol. = 1 lib. di dada cadauno
15 lib.
tab. 1 Tributi pagati da Orria Pithinna fra 1342 e 1349 (Fonti: RD, MELONI 1995).
11
Villaggio
Orria Pitxina
Nulvi
Orria Manna
Martis
Ostiano de Montes
Ostiano de Otavane
Ostiano de Na
1
2
majoria a drets
15
50
33
25
50
7
8
jous de maaricies2
altre voci
32
16
32
tab. 2 Tributi versati dai villaggi dellAnglona (comuni di Chiaramonti, Martis, Nulvi) nel 1349 (Fonte: MELONI 1995).
31
Sul problema dellabbandono dei villaggi medievali in Sardegna sono ancora punti di riferimento TERROSU ASOLE 1974, EAD.
1979 e DAY 1973.
32
Recentemente Giovanni Murgia ha ribadito limportanza delle
guerre e dei passaggi delle truppe dopo le pestilenze nel processo
di spopolamento, citando come esempio il Parlamento del 1355.
Cfr. MURGIA 2006.
12
2. LA TOPONOMASTICA
Il toponimo Orria Pithinna compare citato dalle
fonti scritte nelle seguenti forme: Orrea Pitia (Condaghe di San Michele di Salvennor)59; Oria Pitcina,
Oria Picina, Oria Piccinna, Oria Pichina, Oria
Picchinna (Rationes Decimarum)60; Orria Pithinna
(CDS)61; Orria Pitxina62, Orria Pichina, Oria Picina
(ACA)63. Il Fara64 lo cita nella forma latineggiante
Orria Parva, nelle carte catastali65 invece citato il
toponimo Orria Pizinna.
La seconda parte del toponimo indica evidentemente
la contrapposizione col connante villaggio di Orria
Manna, insediamento forse precedente e sicuramente
superiore per abitanti a met del trecento66. Orria
invece, comune ai due villaggi, derivato dal latino
Vd. MAXIA 1997, pp. 224, 226.
Vd. MAXIA 1997, p. 224, totes les ecclesies ains aquellas
prefades, so es de Sant Nicolau en Orria Manna i Pitzina.
55
Sommarione dei Beni Rurali, fraz. A, nn. 19-20, 68; fraz. B, nn.
635-636; ANGIUS 1850, p. 650; CHIARAMONTI, pp. 102-103.
56
Vd. Ibid., p. 652.
57
Vd. FARA 1992a, p. 176.
58
Vd. BUSSA 1986, p. 304.
59
Vd. MANINCHEDDA, MURTAS 2004, n. 188, 204.
60
Vd. SELLA 1945, nn. 212, 249, 834, 840, 2077, 2251.
61
Vd. CDS, secolo XIII, doc. XX, 1/7/1210.
62
Vd. MELONI 1995, p. 584.
63
Vd. MAXIA 2001, p. 438, nota 715.
64
Vd. FARA 1992a, p. 176 e ID. 1992b, p. 64.
65
Salvo altre indicazioni quando sono citate le carte catastali. Vd.
Carte catastali del comune di Chiaramonti, foglio 17 (1:4.000).
66
MELONI 1995.
53
54
13
Horrea, nominativo plurale di Horreum67, granaio, e richiama la vocazione cerealicola della zona
probabilmente gi in et romana. Il nome fu poi
inteso in epoca medievale come femminile singolare
e quindi unito agli attributi Manna e Pithinna.
Secondo lopinione di Maxia68 Orria indicava
dapprima semplicemente il villaggio di Orria Manna,
visto che luso semplice di questo toponimo indica
un monte (Monte Orria69 appunto) e una chiesa
(Santa Lughia de Orria) che rientravano nelle sue
pertinenze e ora sono compresi nel territorio comunale di Nulvi. Se si considerano i toponimi succitati
e lattributo Manna questa interpretazione appare
convincente e suragata inoltre da una maggiore
consistenza demograca di Orria Manna alla met
del Trecento70; tuttavia bisogna ricordare che le fonti
pervenuteci su Orria Pithinna sono pi antiche71.
Nelle carte catastali presente il toponimo Oria
Pizina, che ricorda direttamente lantico insediamento. Esso riferito non ai campi in cui insisteva
il villaggio, ma ad una zona posta qualche centinaio
di metri pi ad ovest, precisamente sul pendio meridionale del Monte Columba. Pu dunque essere
avvenuto uno spostamento di toponimo oppure
questo gi originariamente indicava non larea abitata ma una sua pertinenza; i campi cos denominati
sono attualmente coltivati a grano e foraggio.
Altra categoria di toponimi quella riferita alla
sfera religiosa, e soprattutto alla chiesa di Santa
Maria Maddalena; da questa infatti prende il nome
nellIGM e nelle catastali larea del villaggio. Inoltre
la valle sottostante, ove scorre il Rio Iscanneddu, ha
il nome di Badde cheja (cio valle della chiesa),
titolatura anche del nuraghe che domina da nordest tutta la vallata. Negli atti notarili appare anche
lappellativo di Sa Maddalena72.
Storia particolare quella della denominazione del
ume che costeggia verso est il villaggio, denominato
attualmente Rio Iscanneddu e, pi avanti, Rio Badu
Olta. La prima denominazione sembra essere la pi
recente visto che non presente nelle Carte catastali
del 184673 (ove il corso dacqua sempre chiamato
Vd. CASTIGLIONI, MARIOTTI 1990, p. 503.
Vd. MAXIA 2001, pp. 268-269.
69
Salvo altre indicazioni i toponimi sono citati come in IGM
180 II SE.
70
Vd. MELONI 1995, pag. 584.
71
Le prime notizie di Orria Pithinna rimontano al XII secolo
(cfr. MANINCHEDDA, MURTAS 2004, n. 188, 204), di Orria Manna
al 1221 (cfr. MAXIA 2001, p. 270).
72
Vd. ANGMS, Atto 44, 6/8/1866.
73
Vd. Fondo Catasto, Comune di Chiaramonti. Processo
verbale di delimitazione del territorio di Chiaramonti, 2 aprile-10
maggio 1845.
67
68
14
3. LA VIABILIT STORICA
Tramite lanalisi dei documenti medievali92, dalle
tavolette catastali del 184693 e dalle persistenze nel
territorio, possibile costruire unipotesi del reticolo
viario (g. 8) che collegava Orria Pithinna agli altri
centri dellAnglona e del Giudicato di Torres.
Larteria principale, secondo le fonti medievali, era
la Via de Anglona94, che attraversava il villaggio e
sulla quale insiste lattuale strada asfaltata; questa
conduceva a nord-ovest verso Osilo e Sassari (e
perci conosciuta anche come Via Tataresa95) con
biforcazioni per Nulvi (sul tracciato dellattuale SS
127) e Ploaghe (su cui si torner pi avanti). Nella
direzione opposta larteria viaria probabilmente si
divideva seguendo, verso sud-est, il tracciato della
84
Vd. ANGMS, Atto 38, . 85-86, 31/12/1841; Atto 11, .
20-21, 29/8/1843.
85
Vd. SPANO 1998, vol. II, p. 391.
86
Vd. Ibid., vol. I, p. 303.
87
In IGM si legge Badde Saltara ma il catasto ottocentesco
riporta la forma esatta.
88
Il termine indicava anche un funzionario giudicale preposto
al controllo dei saltus. Nel Trecento un personaggio cos chiamato majore de pane nel vicino Monteacuto, cfr. SODDU 2007,
p. 255, n. 94.
89
Vd. MAXIA 1994, p. 94.
90
Vd. Ibid., p. 142.
91
Per quanto riguarda la sicura presenza di propriet giudicali
vd. SCHIRRU 1999, doc. XXIV, pp. 128-129. Larea indicata con tale
toponimo stata oggetto di indagini topograche nel 2009, durante le
quali non sono stati rinvenuti materiali o strutture di epoca medievale
ma un nuraghe, una dispersione di materiale ttile riportabile allepoca
romana imperiale, attualmente in analisi e di prossima pubblicazione
negli Atti del XVIII Convegno de LAfrica Romana.
92
Vd. RASSU 2002.
93
Cfr. Archivio di Stato di Sassari, Fondo Cessato Catasto
Comune di Chiaramonti, Mappe del villaggio di Chiaramonti.
94
Cfr. RASSU 2002, pp. 249-250.
95
Ovvero Via per Sassari; Vd. MAXIA 2001, pp. 563-564.
15
16
N. ricognizioni/metodologia
Capacit di lettura del terreno
Parametro
Valore Parametro
1-3 ricognizioni estensive
1
Riconosce visibilit e leggibilit
1-3 ricognizioni intensive
2
Individua le dispersioni
Lettura delle dispersioni in relazione alla mi4-8 ricognizioni intensive
3
cromorfologia
>8 ricognizioni intensive
4
Interpretazione delle evidenze
1
2
3
Valore
1
2
Riconoscimento produzioni3
Distingue le ceramiche assegnandole per ampi periodi (preistorico, romano, medievale, postmedievale).
Distingue allinterno dei periodi le classi ceramiche (vernice nera, ceramica comune romana, sigillata, ingobbiate, smaltate ecc.).
Riconosce le aree di produzione e le sa datare.
tab. 3 Parametri di calcolo del coeciente di attendibilit dei risultati ottenuti durante una ricognizione archeologica.
Quadrante
UT 2 Q I
UT 2 Q II
UT 2 Q III
UT 2 Q IV
UT 2 Q V
UT 3 Q I
UT 3 Q II
UT 3 Q III
UT 3 Q IV
UT 3 Q V
n. coppi
17
124
320
448
11
37
109
32
83
177
114
17
g. 8 Orria Pithinna, Carta della viabilit storica. Centro di Documentazione dei Villaggi Abbandonati della Sardegna. Elaborazione Graca e GIS: M. Cherchi, G. Marras.
18
g. 9 Orria Pithinna,
Ricognizioni 2001, Carta
della visibilit. Centro
di Documentazione dei
Villaggi Abbandonati della Sardegna. Elaborazione
Graca e GIS: M. Cherchi, G. Marras.
La metodologia del survey, come le altre tecniche di indagine archeologica, ore continuamente
spunti di riessione per migliorare le applicazioni
sul campo, partendo da considerazioni teoriche
che trovano poi impiego e occasione di verica
nella pratica. Ogni risultato ottenuto sul campo
la somma di molteplici fattori legati ai quesiti cui
si intende dare una risposta, al quadro geograco e
meteorologico in cui si deve operare (importante al
momento delle scelte metodologiche da compiere:
eettuare una ricognizione estensiva non sistematica in condizioni precarie di visibilit o legata alla
vastit dellarea o del comprensorio da indagare,
sistematica con transetti e campionatura dei reperti
in presenza di terreni arati, posizionamento dei
transetti sulla base dellandamento delle curve di
livello ecc.), alla quantit di tempo a disposizione,
alla preparazione di chi aronta il lavoro sul campo.
Sulla base di queste considerazioni stato elaborato
dal prof. Milanese, e riportato in termini numerici
dagli scriventi, un metodo di calcolo del coeciente
di attendibilit dei risultati ottenuti durante una
ricognizione archeologica, che tiene conto della
visibilit, del grado di preparazione del ricognitore, sulla base del numero di ricognizioni a cui ha
partecipato, della capacit di lettura del terreno (e
dunque degli indicatori archeologici in relazione alla
morfologia del terreno, del grado di concentrazione
dei reperti ttili, litici ecc.) e della capacit di lettura
dei materiali (distinzione tra laterizi e ceramiche,
19
g. 10 Orria Pithinna,
Ricognizioni 2007, Carta della visibilit. Centro di Documentazione
dei Villaggi Abbandonati
della Sardegna. Elaborazione Graca e GIS: M.
Cherchi, G. Marras.
g. 11 Orria Pithinna,
Ricognizioni 2009, Carta della visibilit. Centro di Documentazione
dei Villaggi Abbandonati
della Sardegna. Elaborazione Graca e GIS: M.
Cherchi, G. Marras.
CHERCHI in prep.
20
21
22
g. 14 Orria Pithinna,
Carta delle Unit Topografiche. Centro di
Documentazione dei Villaggi Abbandonati della
Sardegna. Elaborazione
Graca e GIS: M. Cherchi, G. Marras.
g. 15 Orria Pithinna,
Carta diacronica. Centro di Documentazione
dei Villaggi Abbandonati
della Sardegna. Elaborazione Graca e GIS: M.
Cherchi, G. Marras.
Le fonti medievali riportano di un monastero camaldolese in riferimento alla chiesa di Santa Maria
Maddalena. Lindagine svolta nellarea intorno
alledicio ha avuto come ne principale quello di
23
24
g. 18 Orria Pithinna,
panoramica del sito dallarea
di Santu Nigola, si possono
notare la morfologia movimentata, il Trainu de Orria
Pithinna e gli aoramenti
rocciosi (Foto G. Marras,
novembre 2001).
g. 19 Orria Pithinna,
panoramica del sito da
sud-est; il Trainu de Orria
Pithinna divide a met
larea del villaggio, sulla sinistra lUT 3 e sulla destra
lUT 2 (Foto G. Marras,
aprile 2009).
certezza potrebbe arrivare solo da indagini stratigrache mirate, a tale proposito ci conforta il caso
emblematico del monastero di San Nicola Trullas,
di cui non rimanevano tracce in supercie e i cui
ambienti sono riemersi in seguito a diverse campagne
di scavo stratigraco126.
Come si pu intuire la scoperta dei muri del monastero fondamentale per il completamento e una
migliore comprensione del quadro storico relativo
allabitato di Orria Pithinna: le informazioni che
126
Sugli scavi archeologici presso tale monastero cfr. BONINU,
PANDOLFI 2003; PANDOLFI et al. 2007.
25
127
Risulta ancora ad uno stato preliminare lanalisi archeologica
delle fasi di abbandono dei monasteri medievali. A Trullas si veric
un incendio traumatico, allinterno di un decadimento attestato nei
documenti, che distrusse parte delle strutture, il cui abbandono,
sincronico e databile alla met del XIV secolo, perdur per circa
due secoli, con una successiva ri-frequentazione e spoliazione; vd,
PANDOLFI et al. 2007 pp. 182-183; p. 186.
128
26
g. 22 Orria Pithinna,
lUT 2 prima delle arature
intensive degli ultimi anni,
con le anomalie morfologiche e le concentrazioni di
materiale litico; sullo sfondo lUT 3 gi sottoposta ad
arature (Foto G. Marras,
novembre 2001).
g. 23 Orria Pithinna,
lUT 2 sottoposta ad arature intensive, sullo sfondo
la chiesa di S. Maria Maddalena (Foto M. Cherchi,
aprile 2007).
27
g. 24 Orria Pithinna,
UT 2, particolare di una
concentrazione di materiale da costruzione e
frammenti di tegole, derivante dallo sventramento
di un crollo (Foto M.
Cherchi, aprile 2007).
g. 25 Orria Pithinna,
UT 3 da ovest, le anomalie
morfologiche sono state
parzialmente appianate e
il materiale litico disperso
in superficie (Foto M.
Cherchi, aprile 2007).
129
BERTI 1997, pp. 203-208 per la descrizione della classe e un
primo tentativo di inquadramento cronologico.
28
29
Per quanto riguarda la topograa interna del villaggio alcune osservazioni possono essere fatte sulla
separazione che emerge tra larea su cui sorge la
chiesa, e dove sono riconoscibili le tracce di strutture
pertinenti a questa, e quella occupata dai resti dellabitato, ai cui margini stata identicata anche una
cava a cielo aperto. La distinzione tra area religiosa,
abitato e zone di produzione, ben identicabili e
perimetrabili, presente anche nei villaggi di Geridu,
Ardu, San Giuliano (in territorio di Chiaramonti)
e San Leonardo (in territorio di Martis)133; in tutti
questi casi oltre una fascia di rispetto riscontrabile
come la chiesa sia posta sempre in posizione rilevata,
caratteristica che possibile osservare anche in molti
centri a continuit di vita, dove la chiesa principale,
solitamente la parrocchiale, occupa una posizione
facilmente identicabile (Perfugas, con la vecchia
chiesa parrocchiale di S.M. de Foras, Martis, con
San Pantaleone, Chiaramonti, con la vecchia parrocchiale di San Matteo, ecc.).
Lestensione del sito medievale di 3,53 ha, molto
inferiore rispetto a quella stimata per il villaggio
di Geridu134, ma piuttosto in linea con altri contesti studiati della curatoria di Anglona e di altri
comprensori geograci.
(M.C.)
2009.
134
Estensione stimata dalle ricognizioni fra i 9 e i 10 ha, vd.
MILANESE 2004, p. 106.
135
Le domus de janas sono cavit ipogeiche che si sviluppano
in larghezza o profondit, utilizzate a scopo sepolcrale, in uso in
Sardegna dal 3500 circa a.C. sino al nuragico della sopravvivenza
(500 a.C.); vd. TANDA 1995, pp. 27-28, p. 34, p. 41 et passim.
136
Misure: 89 cm di larghezza alla base, laltezza variabile da
76 a 89 cm a causa del deterioramento del calcare o in seguito a
intervento antropico nel tentativo di ampliare lentrata.
137
Misure: 2,42 m di lunghezza, 1,4 m di larghezza e 1,5 m
di altezza.
30
Le scarse condizioni di visibilit hanno reso dicoltose sia losservazione di eventuali tracce materiali,
utili a formulare ipotesi cronologiche, che le analisi
e il rilievo del monumento.
4.4 Il periodo romano
Larea indagata caratterizzata in epoca romana
dalla presenza di numerose Unit Topograche, che
testimoniano una frequentazione diacronica e con
tipologie dierenziate142.
Allinterno dellUT OP 3 sono stati raccolti pochi
frammenti ceramici di epoca tardo-repubblicana o
primo-imperiale (ceramica a vernice nera a pasta
grigia di probabile produzione locale) e di ne IImet III sec. d.C. (piatto/coperchio con orlo annerito Atlante CIV, 2 [Ostia I, 18], forma Hayes 14 A
di TSCA), questultima specialmente in prossimit
dellUT OP 4.
Unaltra area con materiali di probabile epoca romana (UT OP 7) stata rilevata nei campi ubicati
a nord dellUT OP 3 e arati al momento dellindagine; stato possibile documentare una piccola
dispersione (circa 19*21 m) di pietre, frammenti di
embrici e coppi associati a ceramica grezza, depurata
e anfore, forse da collegare ad una piccola struttura
abitativa.
Tutta la sommit del colle su cui insiste il nuraghe
Badde e cheja interessata da una concentrazione
di materiale litico di piccole e medie dimensioni
associato a numerosi frammenti di laterizi (embrici e
coppi, spesso con tracce di malta) e rari frammenti di
ceramica depurata (UT OP 10), che probabilmente
indica il riutilizzo di strutture nuragiche143.
Ad est del nuraghe, lungo il limitare del pianoro,
stata individuata una struttura sotterranea di forma
circolare, con diametro di circa 1 m; le pareti sono
rivestite da uno strato di malta e la circonferenza in
supercie delimitata da pietre lavorate; linterno
della struttura, interpretabile come pozzo o cisterna,
stato riempito con pietre144.
Lungo il versante settentrionale dello stesso rilievo,
verso lansa del Rio Iscanneddu, stata rilevata una
dispersione di elementi litici sbozzati di piccole e
142
Cfr. MILANESE et al. 2010b, pp. 2119-2128; MILANESE
et al. 2010a, pp. 226-227 per lo stato delle conoscenze su Orria
Pithinna e i villaggi medievali abbandonati del territorio comunale
di Chiaramonti in epoca romana.
143
Per una casistica e uninterpretazione dei Nuraghes con
frequentazioni romane cfr. BIAGINI 1998, pp. 689-691.
144
Il prof. Mario Unali, studioso del territorio chiaramontese,
che ringraziamo per la sollecitudine e la cortesia nel fornire informazioni e supporto, ricorda da ragazzo (anni 50 del novecento) di
aver svuotato la cisterna per una profondit di circa 1,5 m.
medie dimensioni (UT OP 12), associati a frammenti di materiali da copertura (coppi ed embrici)
e di anforacei (fra cui un frammento di Anfora Keay
XXI, g. 88.2), ceramica depurata, grezza e rivestita
(sigillata africana, con un esemplare di Hayes 58
A). Tale dispersione mostra signicative analogie
con la concentrazione che si sviluppa tutto intorno
al nuraghe.
La natura dei materiali indica probabili strutture
sepolte. Una prima analisi porterebbe ad ipotizzare
unoccupazione dellUT in epoca romana, certamente fra la ne del III e il IV sec. d.C.
4.5 Il periodo post-medievale
Le frequentazioni del contesto topograco esaminato proseguono anche dopo labbandono del villaggio
di Orria Pithinna no allet contemporanea145.
Un elemento di continuit costituito senzaltro
dalla chiesa di Santa Maria Maddalena146, come
testimoniato dalla sua sopravvivenza e dal suo altare
seicentesco147. Altri elementi di continuit sono la
strada che conduceva a Sassari passando per il sito e
la vicina chiesa di Santa Giusta, pervenutaci meno
integra a causa di vari restauri148, che la devozione
popolare fa tuttora oggetto di pellegrinaggio ed
ex-voto.
A nord dellUT OP 3 e ad ovest dellUT OP 7
presente una abitazione di modeste dimensioni ad
un unico vano (identicata come UT OP 5), per tre
lati costruita in muratura, mentre il quarto stato ricavato direttamente su una parete di calcare. La casa,
in stato di degrado, costruita con pietre calcaree
sbozzate, fatta eccezione per gli stipiti e larchitrave,
per i quali sono stati usati conci. La copertura in
coppi sorretta da travi lignee e da canne; sia le pareti
interne che quelle esterne sono intonacate.
Nel terreno antistante la casa stata riconosciuta e
numerata come UT OP 6 una dispersione di materiali da copertura (da mettere in relazione con la
31
32
33
g. 30 UT 2, Maiolica
Arcaica Pisana.
g. 3 UT 2. Grate
arcaiche savonesi (n. 1);
Blu e lustro valenzana
(n. 2); esterno ed interno di boccale smaltato
(n. 3).
34
g. 34 UT 2
Q V, Maiolica
Arcaica Pisana.
materiale vegetale166; per due di essi, a causa dellirregolarit delle superci, si ipotizza una foggia
a mano. Anche nel Q IV la forma maggiormente
rappresentata la pentola con corpo cilindrico ma
presente un frammento attribuibile ad unolla. Tutti
i frammenti sono porzioni di parete o di fondo.
Un frammento ascrivibile alla maiolica arcaica
pisana ma lo stato di degrado ed erosione impedisce
ogni altra considerazione; inne presente un piccolo frammento di invetriata, per il quale si ipotizza
una produzione di area iberica.
Dal Quadrante V dellUT 2 provengono 7 frammenti ceramici. Uno di questi un frammento di pareti
di boccale di maiolica arcaica pisana cronologicamente collocabile nel XIV secolo (g. 34). Gli altri
frammenti sono di prive di rivestimento, 5 depurate
e una grezza da fuoco.
DallUT 3 provengono 44 frammenti ceramici. Di
questi, 20 sono di maiolica arcaica di produzione
pisana, 15 provenienti da altrettante forme chiuse
e 5 da forme aperte. In due soli casi possibile osservare la traccia degli apparati decorativi: motivo a
catenella in verde nel primo e linea curva e puntinato
nel secondo. Lanalisi delle forme e delle decorazioni
consentono una classicazione di questi reperti alla
seconda met XIII-met XIV secolo167 (g. 35).
Smaltate spagnole: un singolo frammento di maiolica di area valenzana, reca una linea in cobalto appena sotto lorlo. Si propone una datazione generica
al XIV secolo168 (g. 36, n. 2).
Tre frammenti appartengono alla classe della grata
arcaica savonese: in tutti visibile il motivo decoMILANESE 2007b.
BERTI 1997; MILANESE 1997; ROVINA 1999; ROVINA,
FIORI 2010.
168
BICCONE 2006; DADEA, PORCELLA 1999; PORCELLA 1993;
PORCELLA 1988.
166
167
35
169
BERTI 1993; BICCONE 2005; MILANESE 1997, 2010; VARALDO 2001.
170
FIORI 2000; MILANESE 1997, 2007b; ROVINA 1999; MILANESE 2007b.
171
BERTI 1997; MILANESE 1997; ROVINA 1999; ROVINA,
FIORI 2010.
172
FIORI 2000, 2004; GRASSI 1998; MILANESE 1997, 2007b;
ROVINA 1999;
36
BIBLIOGRAFIA
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