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Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche

I.6

Idrografia

Il Trentino caratterizzato da una grande diversificazione di paesaggi che


sono dovuti sia alla grande variet dei tipi rocciosi e alla loro diversa resistenza agli
agenti causanti lerosione che alle diverse glaciazioni. La variet del territorio rivela
uno stato evolutivo che ancora molto attivo su vaste aree. Questo status si
manifesta anche nellidrografia del territorio che presenta torrenti che corrono in valli
incise e caratterizzate da un grossolano trasporto solido, sintomo di fenomeni erosivi
in corso. A chi quindi osserva una rappresentazione tridimensionale della Provincia si
presenteranno le grandi valli glaciali caratterizzate da sezioni ad U contornate da
versanti rocciosi e ripidi (come la Valle dellAdige e del basso Sarca) e zone con
alternanza di guglie e pendii moderati a seconda dellaffioramento di rocce pi o meno
erodibili (si veda per maggior dettaglio il capitolo dedicato alla geologia).

Figura I.6.1: Rappresentazione tridimensionale del trentino.

Tale concomitanza ha diversificato il paesaggio che, a titolo desempio, passa


dai 70 m di altitudine a Riva del Garda ai 3778 m del monte Cevedale in uno spazio di
pochi chilometri.
Considerando quindi lestrema variabilit del substrato su cui scorrono i corsi
dacqua e ravvisando la necessit della Provincia Autonoma di Trento di conoscere in
modo dettagliato la conformazione orografica, necessaria una moderna analisi dei
bacini imbriferi che non pu essere disgiunta dalla cartografia numerica che li
rappresenta.
Lanalisi dei bacini idrografici ha ormai una tradizione decennale allinterno
della Provincia: la classificazione, elaborata dalla ASSM (Azienda Speciale
Sistemazione Montana), suddivide i bacini a partire dal maggior dettaglio (sottobacini

PARTE I: Quadro conoscitivo di base

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Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche

di 2 livello) fino a quelli pi grandi (bacini di 1 livello). I sottobacini di 2 livello sono


ad esempio utilizzati nel presente Piano per la determinazione e la regionalizzazione
del DMV (minimo deflusso vitale), i sottobacini di 1 livello hanno fornito e
costituiscono tuttora la base per la pianificazione degli interventi effettuati dalla citata
ASSM. Queste due rappresentazioni dei bacini sono frutto di una suddivisione
schematica che, assieme ai bacini imbriferi propriamente detti, ovvero caratterizzati
da una chiusura identificabile in una sezione su un corso dacqua, ha generato anche
delle superfici dette interzone che spesso completano le aree poste tra bacini ma che
non sono definibili come tali. I bacini di 1 livello sono caratterizzati, oltre che da
unestensione significativa, dalla chiusura, che localizzata alla confluenza di questi
ultimi con altri corsi dacqua (ad esempio lAvisio), oppure dallintersezione dellasta
principale con il confine provinciale (ad esempio Senaiga e Chiese).
Lesigenza di disporre di dati facilmente consultabili e predisposti su suppo rto
informatico ha stimolato la produzione di mappe vettoriali rappresentanti i bacini nei
tre livelli considerati. In particolare il SIAT (Sistema Informativo Ambiente e
Territorio) fornisce la rappresentazione vettoriale dei bacini in tre distinti tematismi le
cui caratteristiche salienti sono rappresentate nella Tabella I.6 .1.
Connotazione GIS dei tematismi provinciali riguardanti i bacini imbriferi
Presenza di

n bacini

Sup. max [km2]

Sup. media [km2]

Sup. min. [ha]

Bacini 1 livello

14

1366,67

317,69

39,32

no

Sottobacini 1 livello

261

177,88

24,34

0,08

si

Sottobacini 2 livello

555

83,58

11,44

0,08

si

Suddivisione

interzone*

Tabella I.6.1: Caratteristiche dei bacini imbriferi a vario livello della Provincia Autonoma di Trento.
* le interzone sono poligoni del tematismo che non rappresentano bacini imbriferi reali, tipicamente esse contengono
pi corsi dacqua di minor rilevanza e non mostrano una chiusura ad imbuto.

Il tematismo pi adatto come schema di svolgimento e dindagine del presente


Piano deve soddisfare le esigenze di unindagine completa ma allo stesso tempo
devessere compatibile con i dati provinciali caratterizzanti i bacini (ad esempio non
esistono misurazioni di portata sistematiche per i sottobacini di primo e secondo
livello). Il tematismo che soddisfa questi requisiti quello relativo ai bacini di 1
livello , la cui rappresentazione fornita nella Figura I.6.2. I 14 bacini sono composti
da 20 poligoni, in quanto vi sono situazioni in cui pi aree distinte afferiscono allo
stesso bacino come ad esempio lAstico che comprende due poligoni.

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PARTE I: Quadro conoscitivo di base

Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche

Figura I.6.2: Bacini principali o di primo livello.

Per meglio inquadrare i bacini di primo livello necessario esaminare anche gli
aspetti relativi alla loro intersezione con il confine provinciale. Si verificano in tal senso
tre casi notevoli dovuti allordine di grandezza imposto dalla scelta dei bacini stessi:
1.

territorio appartenente sia alla Provincia che ad un bacino imbrifero di primo


livello (6194,63 km2);

2.

territorio non appartenente alla Provincia ma appartenente ad un bacino


imbrifero di primo livello (159,32 km2 );

3.

territorio appartenete alla Provincia ma non appartenente ad un bacino imbrifero


di primo livello (13,82 km2 ).

La parte dei bacini non compresa in territorio trentino (punto 2) visualizzata


in Figura I.6.3, si nota che lunico bacino non compreso in tale rappresentazione
quello del Fersina poich ricade interamente in territorio trentino.

PARTE I: Quadro conoscitivo di base

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Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche

Porzioni di bacino di 1 livello


non ricadenti nei confini provinciali

Figura I.6.3: Porzioni dei bacini imbriferi di primo livello non appartenenti al territorio provinciale.

Le porzioni di territorio individuate si localizzano lungo tutto il confine


provinciale, particolarmente estese sono le superfici extra-provinciali appartenenti al
bacino del Noce (60,53 km2 in Provincia di Bolzano).
I risultati relativi ai punti 1, 2 e 3 sono esplicitati nella seguente Tabella I.6 .2.
Questa prima analisi considera i bacini nel loro stato naturale, non contemplando
eventuali canali di gronda o invasi che incanalino lacqua in bacini differenti da quello
di origine. I 14 bacini sono inoltre stati suddivisi in bacini principali e bacini secondari,
per distinguere quelli maggiormente influenti nella determinazione del deflusso dei
corsi dacqua in provincia di Trento. Questa suddivisione porta ad individuare 9 bacini
caratterizzati da maggiori estensioni nonch da forme raccolte.

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PARTE I: Quadro conoscitivo di base

Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche

Bacini imbriferi di 1 livello

di cui in provincia

di cui fuori provincia

Sup. [km 2]

Sup. [km 2]

Sup. [%]

Sup. [km 2]

Sup. [%]

Noce

1366,67

1306,14

95,57

60,53

4,43

Sarca

1267,78

1254,62

98,96

13,16

1,04

Adige

949,65

935,78

98,54

13,86

1,46

Avisio

939,58

920,16

97,93

19,42

2,07

Brenta

618,35

612,55

99,06

5,80

0,94

Chiese

409,94

408,63

99,68

1,31

0,32

Vanoi

236,85

229,52

96,90

7,33

3,10

Cismon

208,60

201,33

96,51

7,27

3,49

Fersina

170,35

170,35

100,00

0,00

0,00

Astico

84,05

81,62

97,12

2,42

2,88

Cordevole

44,36

31,66

71,37

12,70

28,63

Senaiga

43,75

29,55

67,54

14,20

32,46

Isarco

7,59

7,57

99,83

0,01

0,17

Illasi

6,43

5,14

80,02

1,28

19,98

97,71

159,32

2,51

Denominazione

Altri*

13,82

Tot

6353,94
= bacini principali

6208,45**
= bacini secondari

Tabella I.6.2: Suddivisione dei bacini in territorio provinciale ed extraprovinciale.


* si intendono porzioni di bacino relativi al precedente punto 3.
** equivale alla superficie provinciale.

Nel successivo capitolo I.6.2 sar sviluppata in modo dettagliato l idrografia


dei bacini principali trascurando, per i motivi gi esposti, i bacini secondari.
Allargando invece lanalisi oltre i confini provinciali, si evidenzia lappartenenza
dei bacini principali ad importanti bacini di rilievo nazionale. Il territorio provinciale
contribuisce alla loro caratterizzazione in modo proporzionale alla quota parte di
superficie occupata.
Contributo superficiale (km 2) dei bacini provinciali ai bacini nazionali
Bacino

Superficie totale
2

Superficie in provincia

(km )

(km 2)

(%)

Adige

11954

3345,15

28,0

Po

71057

1663,25

2,3

Brenta-Bacchiglione

5840

1154,57

19,8

Piave

4100

31,66

0,8

Tabella I.6.3: Superficie provinciale nei bacini di rilievo nazionale.

I dati della precedent e tabella sono espressi graficamente nella Figura I.6.3
dove risalta vistosamente limportanza del bacino dellAdige in Trentino: esso ne
occupa infatti ben il 53%.

PARTE I: Quadro conoscitivo di base

111

Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche

Figura I.6.4: Porzioni dei bacini di rilevanza nazionale in provincia (le percentuali sono riferite alla superficie totale
della provincia).

Definiti quindi i bacini imbriferi principali (14) e quantificata la parte di essi


gestita direttamente dalla provincia di Trento, possibile procedere con la descrizione
dettagliata dei bacini individuati come principali (9): Noce, Sarca, Adige, Avisio,
Brenta, Chiese, Vanoi, Cismon, Fersina. Tale descrizione parte da un inquadramento
metodologico relativamente ai metodi ed ai mezzi utilizzati per poi affrontare lanalisi
di ogni singolo bacino.

I.6.1

Metodologia di analisi

Lanalisi idrografica svolta con lausilio di cartografie numeriche vettoriali e di


modelli digitali del terreno (Digital Elevation Model), pur consentendo elaborazioni di
indubbio interesse, ha messo in luce alcuni limiti che si descrivono brevemente di
seguito per meglio comprendere lefficacia e laffidabilit dei risultati.
Cartografia numerica vettoriale
I tematismi utilizzati sono quelli gi disponibili nellambito del SIAT, quindi
evidente che aggiornamento e precisione sono strettamente collegati ai singoli
database provinciali ed ai metodi utilizzati per la georeferenziazione. Nel caso specifico
dei tematismi riguardanti lidrografia la precisione, legata alla loro origine, pari ai 10
m rispetto agli elementi riconoscibili sulla Carta Tecnica Provinciale in scala 1:10.000.

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PARTE I: Quadro conoscitivo di base

Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche

Modelli digitali del terreno


Il DEM utilizzato per il presente Piano stato prodotto nel 1996 a partire
dallaltimetria digitalizzata proveniente dalla Carta Topografica Generale alla scala
1:10.000. Esso inquadrato nella rappresentazione conforme di Gauss-Boaga, nel
sistema geodetico nazionale e si compone di 215 unit di memorizzazione, le cui fasce
di sovrapposizione contengono i medesimi dati.
Lerrore, che se presente nei vettoriali non puntuali ne inficia parzialmente
lanalisi, nel caso dei DEM rischia di divenire un ostacolo insormontabile in quanto una
quota non veritiera in grado di alterare o bloccare alcune elaborazioni. Prima delle
analisi di carattere strettamente idrologico i file rappresentanti i bacini sono quindi
stati rielaborati tramite algoritmi per eliminare incongruenze, dovute oltre che alla
precisione stessa del DEM, alle unioni e successivi ritagli effettuati anche con dati
relativi a Province limitrofe. In particolare, per completare i bacini imbriferi, nel
territorio non appartenente alla provincia, sono stati utilizzati i DEM relativi alle
province di Bolzano e di Belluno1.
Le analisi svolte per ciascuno dei 9 bacini principali sono:
Estensione e inquadramento
Descrizione generale del bacino comprendente la visualizzazione della porzione
di bacino extraprovinciale. I dati sono frutto di elaborazioni GIS basate sui tematismi
relativi al confine provinciale ed ai bacini principali. I tematismi riguardanti i bacini
sono il frutto di una digitalizzazione della C.T.P. in scala 1:10.000 con l'individuazione
dei perimetri dei bacini imbriferi direttamente derivata, con i dovuti adattamenti alla
differente base morfologica, dall'analoga carta prima esistente su supporto IGMI in
scala 1:25.000. Tali bacini sono divisi in due categorie distinte:

bacini "fisici", che si chiudono su una sezione di un corso d'acqua;

bacini "virtuali" o "interzone", che sono delimitati a valle dalle sponde di una
porzione di corso d'acqua o lago.

Nelle aree di pianura i limiti delle interzone possono coincidere con fosse e
canali facenti parte del tematismo dei corsi d'acqua.
Distribuzione delle quote
Le quote nel DEM provinciale considerato, rappresentano il valore di
elevazione del centro relativo alle maglie 10 m x 10 m individuate. La distribuzione di
frequenza e la curva di non superamento (frequenza cumulata), permettono di
svolgere considerazioni in grado di caratterizzare il bacino in esame. In generale
chiaro che pi il bacino montano piccolo tanto pi esso sar contraddistinto da una
distribuzione piuttosto irregolare ed asimmetrica.
Distribuzione delle pendenze
Il DTM delle pendenze viene determinato tramite un confronto della quota
relativa alla singola cella con quella delle celle adiacenti. Tale informazione, oltre a
rappresentare un punto cardine per successive elaborazioni morfologiche, pu ad
1
I DEM extraprovinciali sono stati forniti a maglie 20 x 20 m, quindi queste zone sono caratterizzate da minor
precisione rispetto al DEM provinciale di maglia 10 x 10 m.

PARTE I: Quadro conoscitivo di base

113

Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche

esempio servire a descrivere la predisposizione o meno allinstabilit. Anche in questo


caso vengono ricavate le curve di frequenza e di non superamento.
Esposizione dei versanti
Il DTM esposizione dei versanti descrive lorientamento che i versanti
assumono allinterno del bacino imbrifero. Per migliorare la rappresentazione
dellinformazione i diversi orientamenti in gradi sono stati raggruppati nelle otto
principali direzioni.
Propriet topografiche derivate e indici idro-geomorfologici
Le propriet topografiche derivate e gli indici idro-geomorfologici considerati
sono stati tratti dallo studio realizzato ad hoc dal Dipartimento di Ingegneria Civile e
Ambientale dellUniversit di Trento dal titolo La geomorfologia dei bacini idrografici
principali della Provincia di Trento, a cura di Riccardo Rigon e aggiornato al 2002 [1].
Gli indici analizzati sono:

lindice topografico;

la legge di Hack;

le curve pendenze-aree.

Indice topografico
Lindice topografico un semplice rapporto tra area contribuente e pendenze,
definito come:
It = log

A
bz

dove A larea contribuente, b la lunghezza della linea di livello intercettata


del pixel e z la pendenza locale. Si pu provare che tale indice legato alla
formazione di zone sature allinterno di un bacino per effetto dei deflussi ipodermici e
subsuperficiali sotto ipotesi di deflusso semplificate. Il logaritmo presente
nellequazione compare in quanto si osservato che nella maggior parte dei suoli la
conducibilit idraulica decresce esponenzialmente con la profondit. Calcolata dunque
per un bacino la distribuzione di probabilit:
A

P It = log
> x(q) = q
bz

per ogni valore del quantile q si possono determinare sulla mappa i pixel che
con maggior probabilit sono saturi. I punti con uguale valore dellindice topografico
sono detti simili dal punto di vista idrologico.
Legge di Hack
La legge di Hack determina una relazione media tra lunghezza delle aste e le
aree contribuenti ad esse associate:

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PARTE I: Quadro conoscitivo di base

Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche

E [L] = a A h

dove E[] indica il valore atteso, L la lunghezza dellasta principale, A larea


contribuente in ogni punto del bacino e h un esponente generalmente pari a 0,56.
Lespressione data come valore atteso della lunghezza delle aste in quanto ad ogni
area contribuente vi sono, allinterno di un bacino, pi sottobacini ciascuno con valori
della lunghezza dellasta principale diversa, secondo una distribuzione opportuna. La
forma in cui presentata nellequazione detta di autosimilarit in senso debole. Si
pu verificare che nelle reti naturali relazioni simili valgono anche per i momenti della
distribuzione superiore al primo:
Mn
= Ah
M (n 1)

La legge di Hack pu essere usata per dare una prima valutazione dei tempi di
corrivazione in un bacino fluviale. Essa anche rappresentativa della dinamica
evolutiva delle reti di drenaggio. Lesponente della legge di Hack, h, e lesponente
della legge delle aree sono correlati e la loro somma prossima allunit.
Curve pendenze-aree
Le curve pendenze-aree sono state introdotte negli anni novanta negli studi
della scuola universitaria di Berkeley, da Gupta et al. E da Rodriguez-Iturbe e
collaboratori nel tentativo di dedurre dalla topografia i processi agenti nel territorio. In
verit nel primo caso erano studiate le propriet di piccoli bacini (o di piccoli versanti),
mentre nel caso di Gupta lattenzione era focalizzata sulle propriet di scala della
topografia sulle reti fluviali. Entrambi gli studi tuttavia possono essere sintetizzati nel
piano pendenze-aree come mostrato in Figura I.6.5. Le curve rappresentano processi
fisici diversi, la maggior parte dei quali dipende dal parametro idrologico T/q dove T
la trasmissivit dei suoli e q lafflusso idrico verticale sulla falda. Entrambe le
grandezze sono assai variabili nello spazio e pertanto i punti rilevati dalla normale
topografia non giacciono esattamente sulle curve ma sono assai sparsi. Tale effetto,
gi importante per un singolo bacino di ordine zero, diviene sempre pi accentuato al
crescere dellarea del bacino.

PARTE I: Quadro conoscitivo di base

115

Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche

Figura I.6.5: Illustrazione schematica delle relazioni tra area contribuente e pendenza.

Laghi, ghiacciai
Rappresentazione quantitativa dei laghi e dei ghiacciai appartenenti al bacino;
sono inoltre riportati nel dettaglio i laghi oggetto di regolazione e il relativo volume
utile.
Le elaborazioni si basano sui tematismi relativi a:

bacini principali

laghi (tematismo comprendente corpi idrici connessi o non connessi con la rete
idrica, sempre derivati dalla CTP (Carta Tecnica Provinciale) 1:10.000 con
superficie maggiore di 2.500 m2, escludendo da questultima regola i corpi idrici
per la pesca sportiva, e confrontati con la rappresentazione IGM 1:25.000)

tronchi (rappresentante fiumi e torrenti, canali e fosse, condotte forzate e relativi


adduttori e scarichi). Anche in questo caso la precisione direttamente legata
con la CTP 1:10.000 utilizzando comunque la rappresentazione IGM 1:25.000 per
verifica e lelenco delle acque pubbliche per la provincia di Trento. Sono state
inoltre digitalizzati le fosse ed i canali principali individuati dal Servizio Acque
Pubbliche, con la collaborazione delle amministrazioni comunali e dei consorzi di
bonifica.

ghiacciai (tematismo derivato dalla verifica sul terreno da parte della


Commissione Glaciologica della SAT (Societ degli Alpinisti Tridentini) che ha
successivamente riportato sulla CTP al 10.000 la situazione corretta agli anni
1992-93 dell'estensione dei ghiacciai provinciali inseriti nel Catasto Italiano
Ghiacciai.

116

PARTE I: Quadro conoscitivo di base

Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche

I.6.2

I.6.2.1

Idrografia dei bacini principali

Adige

I confini del bacino


Il bacino del fiume Adige interessa il territorio provinciale per complessivi
935,78 km2. Considerando anche le porzioni che in esso drenano pur essendo fuori
provincia tale estensione sale a 949,65 km2.

Figura I.6.6: Bacino del fiume Adige: in verde il territorio relativo al bacino compreso nella provincia di Trento, in
arancio le superfici che drenano da altre province (1,46%).

Il contributo di territorio extraprovinciale al deflusso del fiume Adige


proporzionale alla superficie occupata ed piuttosto limitato (1,46%), queste zone
sono concentrate sul confine nord e sul confine sud. Il perimetro del bacino pari a
249 km.

PARTE I: Quadro conoscitivo di base

117

Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche

Lasta principale dellAdige si sviluppa da nord (dove entra in provincia di


Trento allaltezza di Rover della Luna) a sud (dove lascia la provincia allaltezza di
Borghetto) per una lunghezza complessiva di 74,93 km con una pendenza media pari
a circa lo 0,1%.

Distribuzione delle quote


Laltimetria del bacino si sviluppa da un massimo di 2.249 m ad un minimo di
118. Essa comprende al suo interno lampia Valle dellAdige dove confluiscono Noce e
Avisio a nord di Trento, il Fersina a Trento ed il Leno a Rovereto, che rappresentano i
maggiori contribuenti al deflusso dellAdige in questo tratto. La mappa della
distribuzione delle quote mostra chiaramente lo sviluppo della valle glaciale dellAdige
che occupa la maggior parte del bacino (Figura I.6.7).

Figura I.6.7: Distribuzione spaziale delle quote del bacino dellAdige.

La distribuzione delle quote e la curva di non superamento sono rappresentate


nei seguenti grafici.

118

PARTE I: Quadro conoscitivo di base

Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche

Figura I.6.8: Distribuzione delle quote del bacino dellAdige

La quota media pari a 882 m con una deviazione standard di 504 m. Il picco
nella distribuzione delle quote dovuto alla presenza dellampio fondovalle atesino.

Figura I.6.9: Distribuzione cumulata delle quote del bacino dellAdige.

PARTE I: Quadro conoscitivo di base

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Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche

Distribuzione delle pendenze


Il bacino concentra le maggiori pendenze lungo la Valle dellAdige, che, come
pi volte precisato, presenta una tipica conformazione ad U dovuta allerosione di tipo
glaciale. Le pendenze presenti con maggiore frequenza si concentrano comunque al di
sotto del 100 % (Figura I.6.11).

Figura I.6.10: Distribuzione spaziale delle pendenze del bacino dellAdige.

La distribuzione delle pendenze e la curva di non superamento sono rappresentate nei


seguenti grafici.

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PARTE I: Quadro conoscitivo di base

Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche

Figura I.6.11: Distribuzione delle pendenze del bacino dellAdige.

La pendenza media pari al 49 %, mentre la deviazione standard pari al


41 %.

Figura I.6.12: Distribuzione cumulata delle pendenze del bacino dellAdige.

PARTE I: Quadro conoscitivo di base

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Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche

Versanti del bacino

Figura I.6.13: Distribuzione spaziale dei versanti del bacino dellAdige.

La maggior parte della superficie del bacino dellAdige esposta verso ovest
(Figura I.6.14), la disposizione radiale rispecchia la conformazione nord-sud del
bacino e dellintera valle.

Figura I.6.14: Distribuzione radiale dellesposizione dei versanti nel bacino dellAdige (in direzione radiale sono riportati
i km2).

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PARTE I: Quadro conoscitivo di base

Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche

Laghi, invasi e ghiacciai


I laghi compresi nel bacino dellAdige sono 22 e occupano una superficie pari a
1,39 km2. Tre di essi sono regolati.
Denominazione
Lago degli Speccheri
Lago dei Moscheri
Lago di Pra da Stua

Volumi (106 m3)


9,163
2,2
1,471

Tabella I.6.4: Volumi utili dei laghi regolati nel bacino dellAdige.

Il bacino non presenta conformazioni glaciali di rilievo.

PARTE I: Quadro conoscitivo di base

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