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DIRITTO ECCLESIASTICO

Capitolo 1 ELEMENTI INTRODUTTIVI


Il diritto ecclesiastico un ramo del diritto costituito da norme che danno
specifica rilevanza AL e disciplinano IL fatto religioso individuale e associato.
Del diritto ecclesiastico fanno parte quindi il fattore religioso, le credenze, le
convinzioni religiose o filosofiche, i profili istituzionali. A seguito del processo di
secolarizzazione dello Stato liberale e dellaffermazione del carattere laico della
Repubblica il diritto ecclesiastico si pone come fonte di tutela della libert
religiosa e di convinzione dando particolare rilievo allaspetto collettivo della
manifestazione religiosa come aspetto primario dellidentit personale e della
nazione.
Diversi sono i modelli attraverso cui gli ordinamenti statuali danno rilievo al
fattore religioso:

Stato CONFESSIONISTA: presceglie una religione come propria e informa il


proprio ordinamento ai principi e alle norme della sua religione (Statuto
Albertino)

Stato LAICO: sancisce un principio di distinzione tra la sfera temporale e


quella spirituale riconoscendo e garantendo comunque il pluralismo religioso

Stato UNIONISTA: governato da autorit che detengono sia il potere


religioso che quello statuale

Stato SEPARATISTA: separa il fondamento e lesercizio dei poteri di


governo da quello delle chiese (USA-SPAGNA).
LE FONTI
Il diritto ecclesiastico italiano ha assunto col passare del tempo una struttura
policentrica e articolata; al suo interno troviamo:

Fonti UNILATERALI: di diritto interno in senso stretto, prodotte


esclusivamente dal legislatore nazionale

Fonti CONCORDATE: con le confessioni religiose poi ratificate fonti


peculiari in quanto disciplinano i rapporti tra Stato e confessioni ma non sono di
esclusiva produzione degli organi legislativi statali in quanto richiedono la
partecipazione delle confessioni. Questo sistema caratterizzato
dallautolimitazione dei poteri sovrani della Repubblica nascente dallobbligo
costituzionale di regolare i rapporti con le confessioni, il quale integra il cd
principio di BILATERALIT PATTIZIA. Detto principio tende ad assicurare uguali
garanzie di libert e il riconoscimento delle esigenze delle confessioni nel
rispetto della neutralit dello Stato. La riforma del Titolo V ha riservato
esclusivamente allo Stato la materia.

Di diritto COMUNITARIO: convenzionale e non convenzionale che


disciplinano il fattore religioso individuale e collettivo Trattato su UE, lUnione
rispetta i diritti fondamentali garantiti dalla CEDU e dalle tradizioni
costituzionali degli stati membri; riconosce la libert di coscienza, di pensiero e
di religione, sancisce il divieto di discriminazione Trattato di Lisbona rende i
principi e le libert giuridicamente vincolanti. Si parla anche di neutralit
collaborativa da parte degli stati membri su questioni religiose in ambito
europeo.

Di diritto INTERNAZIONALE: convenzionale,multilaterale,bilaterale (fonte


in crescita) CEDU rango sub-costituzionale, lItalia adegua le sue norme al
Trattato, queste vengono quindi attratte nella sfera di competenza della Corte
Costituzionale.


Accordi di II livello: introdotti dallAccordo del 1984 per disciplinare le
ulteriori materie che richiederanno la collaborazione tra Stato e CEi si
riteneva che la norma potesse ampliare in modo potenzialmente illimitato le
materie regolabili con accordi. In realt le intese con la CEI hanno natura
accessoria di integrazione, dettaglio e specificazione.
La gerarchia del complesso vede allapice le norme costituzionali e subcostituzionali,norme ordinarie e norme regolamentari.
Per quanto riguarda linterpretazione delle norme pattizie si utilizza il criterio
generale di indipendenza e sovranit dello Stato la cui eventuale limitazione
deve risultare da norma espressa e non desumibile da incerti argomenti
interpretativi. Ne segue che i limiti a detta sovranit sono soggetti a
interpretazione restrittiva, vanno quindi interpretati in buona fede seguendo il
senso ordinario dei termini nel loro contesto e alla luce delloggetto e dello
scopo propri dellaccordo.

Sentenze additive della Corte Costituzionale: una problematica specifica


riguardano le leggi di esecuzione degli accordi con le confessioni (fonte
tipica/atipica/rilevanza costituzionale); la Corte Costituzionale ha da tempo
superato il dibattito dottrinale ammettendo il sindacato di legittimit delle fonti
di derivazione pattizia ma ritiene che a ci sia necessario laccertamento della
violazione di un principio supremo dellordinamento costituzionale. Per quanto
riguarda invece le norme regolamentari esse possono essere sottoposte al
controllo di legittimit solo quando costituiscano specificazione di una
disposizione di legge che espressamente le prevede. Unulteriore anomalia
rappresentata dalla disciplina degli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti
(L.206/1985 ratifica il protocollo ma non vi d esecuzione L.222/1985 detta
disposizioni conformi alla L.206): la L.222 non n una legge di ratifica n una
legge unilaterale di conseguenza linterprete ha difficolt a ricostruirne la
posizione nel sistema delle fonti. Tuttavia la Corte di Cassazione ha affermato
che la L222 resta a tutti gli effetti una legge ordinaria e che quindi non vi sono
limiti al suo controllo di costituzionalit. Ennesima anomalia rappresentata
dalla cd. despecializzazione formale (diffusione di discipline generali di diritto
comune che ritagliano al loro interno discipline settoriali di favore per istituzioni
e associazioni appartenenti a confessioni religiose) con cui alla specificit del
diritto ecclesiastico si andata affiancando la specialit del diritto comune
creando inconvenienti dati dalla sovrapposizione di modelli inconciliabili. La
corte cost. ha affermato che se la legge comune volta ad agevolare
lesercizio di un diritto di libert la conclusione di accordi non pu costituire un
elemento per la selezione delle confessioni. necessario comunque ricordare
che le fonti del diritto ecclesiastico oltre ad aver registrato le modifiche
apportate dalle sentenze di accoglimento della Corte sono anche state
integrate in occasione della pronuncia di sentenze cd additive (nella parte in
cui non prevede). Ciononostante la corte ha stabilito limpossibilit di
pronunce additive in materia penale (in base al principio della riserva di legge)
e in materia di rapporti con le confessioni (in quanto il regime delle intese varia
a seconda dellinterlocutore).

Le fonti di provenienza confessionale: non sussiste sul piano della legalit


formale una rilevanza immediata delle norme confessionali, non mancano per
norme statuali che rinviano espressamente a norme confessionali, dando luogo
a ipotesi di rilevanza (cfr. individuazione fattispecie).


Il ruolo dei principi: nei settori non codificati dellordinamento i principi di
diritto assumono un ruolo fondamentale in quanto costituiscono il quadro
normativo di riferimento. Con la sent. 30/1971 la Corte Cost ha individuato la
categoria dei principi supremi dellordinamento costituzionale che
costituiscono limiti invalicabili. Per questo motivo sono sovraordinati ad ogni
altra fonte di rango costituzionale in quanto appartengono allessenza dei valori
supremi su cui si fonda la Costituzione. Essi sono: il diritto alla tutela
giurisdizionale dei diritti, linderogabile tutela dellordine pubblico e la laicit. Vi
sono anche per dei principi cd. Fondamentali i quali delineano il volto della
Repubblica: uguaglianza e pari dignit sociale, indipendenza dellordine proprio
dello Stato dallordine proprio di tutte le religioni,pluralismo confessionale,
autonomia delle confessioni, bilateralit pattizia per la disciplina dei rapporti
Stato/confessioni connesso con il principio di legalit. Infine riconosciamo i
principi cd. Costituzionali: libert religiosa individuale (art.19), divieto di
discriminazione de e tra gli enti in cui si articolano le confessioni (art.20),
principio di legalit (art.134). oltre a questi principi contenuti nella costituzione
il diritto ecclesiastico risente delle influenze del diritto comunitario e in
generale dei principi internazionali.
Lattuazione dei principi costituzionali
1. Il legislatore: fino al 1984 non ha mostrato interesse per i temi della
libert religiosa e del pluralismo confessionale; con la stipulazione
del Concordato con la S.Sede ha invece avviato la cd stagione delle
intese disciplinando i rapporti con alcune confessioni di minoranza.
2. I Governi: hanno spesso privilegiato con i lori programmi elettorali il
ruolo privilegiario di cui gode la chiesa cattolica. Sono comunque
riservati collegialmente al CDM gli atti concernenti i rapporti tra lo
Stato e la Chiesa Cattolica e le altre confessioni. Al P.Cons. spetta la
sottoscrizione degli accordi con la Chiesa cattolica e delle intese
con le confessioni di minoranza. Il Sottosegretario alla presidenza
del consiglio conduce le trattative con le rappresentanze delle
confessioni in vista della stipulazione di intese coadiuvato dalla
Commissione interministeriale che si occupa di delineare linee
guida sulla conduzione delle trattative. Il ministero dellinterno
riconosce gli enti ecclesiastici, approva la nomina dei ministri di
culto(no cattolica), vigila e tutela gli istituti delle confessioni,
amministra e rappresenta il Fondo edifici di culto. (nb agenzie che
operano nel ministero dip. Libert civili e immigrazione;
dir.centr.affari di culto;osservatorio politiche religiose;comitato vs
discriminazione).
3. La Corte costituzionale: ha svolto un ruolo di rilievo
nellammodernamento del d.e.i. pur essendo limitata dal ricorso
incidentale;
4. Il Presidente della Repubblica: non titolare di alcuna funzione di
indirizzo politico e non potr spingersi oltre il richiamo
allosservanza dei fondamentali principi della Carta. Egli accredita e
riceve i rappresentanti diplomatici e ratifica gli accordi(art.87),
emana inoltre gli atti relativi allapprovazione di accordi di II livello.
Esistono infine altre organizzazione quali la Consulta per lIslam italiano o la
Consulta giovanile per le questioni relative al pluralismo religioso e culturale
che svolgono una funzione consultiva.

Capitolo 2 IL PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA (art.3)


La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come
singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalit, e richiede
l'adempimento dei doveri inderogabili di solidariet politica, economica e
sociale.
Il primo comma dellart.3 sancisce luguaglianza formale di tutti i cittadini, il
secondo invece affida alla Repubblica il compito di rimuovere tutti gli ostacoli
che impediscono lo sviluppo della persona umana e leffettiva partecipazione di
tutti i cittadini. La norma esprime il carattere sociale e interventista
dellordinamento democratico impegnato ad adottare tutte le misure affinch
luguaglianza sia garantita in via sostanziale attraverso concreti ed effettivi
strumenti di promozione e tutela. Il principio di uguaglianza si pone quindi
come principio-guida per il legislatore. Nonostante questo faccia espresso
riferimento ai soli cittadini pacifica la sua applicazione nei confronti di tutti gli
individui (stranieri, apolidi e soggetti collettivi). In qualit di principio-guida
lart.3 sancisce implicitamente anche il principio di uguaglianza senza
distinzione di religione e il divieto di discriminazione. Pur non esistendo nella
Cost. un espresso richiamo a detto divieto esso comunque riconosciuto in
base alla definizione data dallart.14 CEDU il quale dispone che il godimento
dei diritti e delle libert riconosciute debba essere assicurato senza
discriminazione, in particolare quelle fondate su sesso, razza, colore, lingua,
religione, opinioni politiche o di altro genere, origine nazionale o sociale,
appartenenza a una minoranza, ricchezza, nascita o ogni altra condizione.
Applicazioni del principio di uguaglianza si riscontrano in particolar modo nella
disciplina dei rapporti di lavoro e nel t.u. sullimmigrazione, si pensi ad esempio
allo strumento processuale dellazione civile contro la discriminazione che
comporta lordine di cessazione del comportamento discriminatorio e la
risarcibilit del danno anche non patrimoniale. La disciplina ora integrata
dalle norme che hanno recepito le direttive comunitarie in tema (2000/43/CE;
2000/78/CE) e da quelle che attuano il principio della parit tra uomo e donna.
Nb distinzione tra discriminazione diretta (per motivi religiosi, convinzioni
personaliuna persona trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata
o sarebbe stata trattata unaltra in condizioni analoghe) e discriminazione
indiretta (una disposizione, un criterio, una prassi,un comportamento
apparentemente neutri possono mettere le persone che professano una
determinata religione o ideologia in una situazione di particolare svantaggio
rispetto ad altre persone). Infine la commissione o listigazione a commettere
atti di discriminazione sono puniti dalla legge come reato a protezione della
dignit delluomo.
Capitolo 3 I PRINCIPI E GLI STRUMENTI DEL PLURALISMO
CONFESSIONALE (artt.7-8)
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e
sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti
accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione
costituzionale. (art.7)
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.

Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi


secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico
italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le
relative rappresentanze. (art.8)
La repubblica italiana una democrazia laica: principio affermato per via
giurisprudenziale dalla sent.203/1989 Corte cost. (cfr.cost progr)
La laicit uno dei profili della forma di Stato e integra un principio supremo
dellordinamento costituzionale che si colloca al massimo livello nella gerarchia
delle fonti e che costituisce un parametro in base al quale pu essere
dichiarata lincostituzionalit delle leggi di revisione e delle norme di
derivazione pattizia che godono di copertura costituzionale. A differenza di
altre carte costituzionali in cui la laicit affermata dalla costituzione, in Italia il
principio stato ricavato dallanalisi sistematica degli artt. 2,3,7,8,19,20 Cost.
Ne emerge una laicit che non implica indifferenza dello Stato dinnanzi alle
religioni ma garanzia dello Stato per la salvaguardia della libert di religione in
regime di pluralismo confessionale e culturale (203/1989). Dalla laicit per la
Corte dipendono anche alcuni corollari:

Distinzione degli ordini: tra lo Stato e le confessioni divieto di ingerenza


statuale nellindipendenza delle confessioni;

Pluralismo confessionale e culturale: devono convivere in uguaglianza di


libert, fedi, culture e tradizioni diverse;

Divieto di ogni tipo di discriminazione tra culti: criterio quantitativo


(maggiore o minor numero appartenenti), criterio sociologico (maggiore
ampiezza o intensit delle reazioni sociali che possono derivare dalla violazione
dei diritti delluna o dellaltra);

Dovere di equidistanza e imparzialit


Il legame inscindibile tra laicit, democrazia e pluralismo da tempo affermato
dalla giurisprudenza CEDU: esso si fonda sul riconoscimento quali diritti
fondamentali delluguaglianza senza distinzione di religione, della libert
religiosa e di coscienza di credenti e non in un contesto di separazione dei
poteri (politico e religioso) caratterizzato da imparzialit e neutralit dello Stato
nei confronti di ogni credo e dalla libert di auto-organizzazione delle comunit
religiose. (nb norme CEDU in ordinamento italiano sono parametro interposto
nel giudizio di legittimit cost.)
PLURALISMO CONFESSIONALE (art. 8 c.1)
La costituzione assegna un rilievo specifico alle confessioni religiose che si
possono ritenere comprese tra le formazioni sociali e le proclama tutte
egualmente libere davanti alla legge(principio del pluralismo confessionale).
Detto principio strettamente connesso con la garanzia del diritto di libert
religiosa di ogni individuo, spesso richiamato anche dalla corte cost. come
presidio delluguaglianza. Ne consegue quindi che latteggiamento dello Stato
non pu che essere di equidistanza e imparzialit nei confronti di tutti i culti.
INDIPENDENZA DELLE CONFESSIONI (art.7 c.1 art.8 c.2)
Non esistendo una definizione legislativa di confessione religiosa linterprete
per orientarsi deve far riferimento alle elaborazioni giurisprudenziali e
dottrinali. La Corte cost. ha assunto una posizione di bilanciamento segnalando
la necessit che la qualifica si fondi sullesistenza di elementi oggettivi
ragionevoli e controllabili(stipulazione di intese,riconoscimenti pubblici,statuti,
comune considerazione). Si ritiene comunque che la mancanza di una

definizione rappresenti la precisa scelta del legislatore di non precludere


lesercizio della libert religiosa ad alcuno per diverse e strane che siano le sue
credenze religiose e le loro ascendenze culturali.
Le confessioni religiose dotate di un proprio apparato normativo-organizzatorio
costituiscono ordinamenti giuridici originari indipendenti dal quello dello Stato.
La carta riconosce in forma espressa lindipendenza e la sovranit della Chiesa
cattolica mentre per le altre confessioni ne riconosce implicitamente
lindipendenza. La distinzione degli ordini e dunque lindipendenza delle
confessioni costituisce il fondamento del principio supremo di laicit.
Allindipendenza degli ordinamenti religiosi corrisponde la carenza di
giurisdizione del giudice italiano sulle norme statutarie dellautorit
confessionale in materia spirituale o disciplinare. Lunico limite costruito,
secondo la corte cost. dal rispetto dei principi fondamentali della Repubblica.
LA DISTINZIONE DEGLI ORDINI
lo Stato e la Chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani
(art.7c.1). per ordine si intende un complesso di materie sulle quali ognuno dei
due soggetti esercita secondo le specifiche caratteristiche il potere sovrano di
produrre una regolamentazione giuridica e di apprestare la garanzia dei
correlati interessi umani. Eventuali norme religiose che disciplinano materie
riservate allo Stato non avranno rilevanza e viceversa(riserva di legge-specifico
religioso).
BILATERALIT PATTIZIA
Il legislatore costituente ha previsto che eventuali rapporti tra lo stato e le
confessioni siano disciplinati a mezzo di fonti bilaterali che costituiscono
specifici strumenti di attuazione del pluralismo confessionale. Nelle materie che
non appartengono allordine esclusivo ma che presentano profili di comune
interesse i relativi enti esponenziali possono avviare trattative finalizzate alla
cd. Normazione bilaterale che sar trasferita nel diritto interno di ognuna delle
parti contraenti attraverso specifiche fonti di esecuzione previste a questo fine
(diritto di derivazione pattizia). Ai sensi dellart.7.2 i rapporti tra lo Stato e la
Chiesa Cattolica sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modifiche dei Patti
accettate dalle due parti contraenti non richiedono procedimento di revisione
costituzionale, diversamente modifiche unilaterali possono essere introdotte
solo con revisione costituzionale. Si tratta quindi di fonti atipiche dotate di una
particolare forza di resistenza passiva alla modifica o allabrogazione
unilaterale. Si ritiene invece ammissibile la proposizione di questioni di
legittimit costituzionale delle norme per violazione dei principi supremi
dellordinamento.
Lart.8.3 configura una riserva di legge di assemblea per la disciplina dei
rapporti con le altre confessioni sulla base di intese. La norma in questione
esclude la legittimit di interventi modificativi del diritto patrizio assunti
unilateralmente dallo Stato. Essa infatti nel prevedere un vincolo di conformit
tra legge(di approvazione) e intesa implica che eventuali modificazione
possano essere introdotte solo sulla base di una nuova e diversa intesa. Non
esistono norme specifiche che sanciscano lobbligo su richiesta della
confessione di negoziare o stipulare lintesa ma una volta sottoscritta si deve
ritenere che sussista un dovere di dare esecuzione allintesa nellordinamento
interno. Liniziativa rimessa alla volont delle confessioni interessate e alla
volont politica del governo (avviare i negoziati,concluderli, riferire alle camere,
sottoscrivere lintesa e presentare il disegno di legge di approvazione). Le
funzioni di condurre le trattative, di raggiungere lintesa e di sottoscriverla

spettano al Presidente del Consiglio, salvo che laccordo non rientri nella sfera
di competenza di un ministro. Da parte delle confessioni competenti a trattare
sono le relative rappresentanze individuate sulla base di norme confessionali,
dotate come requisito minimo della capacit di agire. La materia dei rapporti
comunque di esclusiva competenza dello Stato escludendo quindi la
competenza delle Regioni.
Capitolo 4 LA LIBERT DI RELIGIONE (art.19)
Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in
qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in
privato o in pubblico il culto, purch non si tratti di riti contrari al buon
costume.
Lart. 19 tutela la libert religiosa individuale e cio il diritto di professare
liberamente la propria fede, in forma individuale o collettiva, di esercitarne il
culto purch ci non sia contrario al buon costume. Ha come destinatari tutti
senza condizione di reciprocit.
La tutela si rafforza ulteriormente se messa in relazione al principio di
uguaglianza formale e sostanziale(art.3)perch rileva non solo quale libert
negativa (libert da ingerenza dello stato) ma anche come libert positiva
(libert di realizzare le condizioni e di utilizzare gli strumenti necessari al suo
effettivo esercizio).
La libert religiosa un diritto fondamentale e inviolabile della persona(art.2)e
pertanto considerato indisponibile(non oggetto di
rinunce/transazioni,intrasmissibile e imprescrittibile).
Diffusa in dottrina la qualificazione della libert religiosa come diritto pubblico
soggettivo che pu essere azionato nei confronti dello stato. Pi che altro,
stando alla giurisprudenza costituzionale consolidata va considerato come
diritto soggettivo perfetto in quanto esperibile verso tutti (erga omnes)al pari di
tutti i diritti dela titolo I della Cost. Deve essere sempre ammessa la tutela
giurisdizionale dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria contro gli atti lesivi
di detto diritto, tutela che non pu essere esclusa o limitata a particolari mezzi
di impugnazione o per determinate categorie di atti.
La corte di cassazione ha precisato che non esiste alcun organo dello stato che
possa incidere in maniera pregiudizievole sui diritti assoluti in cui si esprimono
le libert fondamentali costituzionalmente garantite, ne consegue che si pu
proporre nei confronti della Pubblica Amministrazione lazione risarcitoria per
violazione del diritto(il comportamento di un privato o della p.a. produca una
discriminazione)oltre che il danno morale.
LIBERT DELLE CONVINZIONI RELIGIOSE
necessario sottolineare che la Carta tutela il diritto di credere e quello di non
credere. Sono quindi tutelate dallart.19 anche tutte le posizioni (ateismo).
Sebbene poi lart.19 non faccia esplicito riferimento alla libert di coscienza la
corte cost. ha affermato che essa,riferita alla professione di fede o di opinione
religiosa, comunque compresa nella tutela accordata dallart.19. La corte cost.
negli anni 70, ribaltando un precedente indirizzo che collocava lateismo
nellalveo della libert di pensiero, ha statuito che il nostro ordinamento
esclude ogni differenziazione di tutela della libera esplicazione sia della fede
religiosa che dellateismo non assumendo sul piano teorico le caratteristiche
proprie di questultimo. In proposito lart.9 CEDU distingue e mette in
connessione libert di coscienza e libert di religione, in particolare
riconoscendo la libert di non aderire a una religione e il diritto di non

dichiarare le proprie convinzioni in materia di fede,n di confessione.Nel nostro


ordinamento tuttavia previsto lonere di rendere dichiarazioni che possono
rivelare il credo del dichiarante anche se in via indiretta e in modo non
necessariamente univoco(cfr.scelta ottoxmille). Ciononostante lappartenenza
confessionale, i sentimenti, le opinioni, i comportamenti degli individui che
sono espressione diretta del sentire religioso o delle convinzioni sono
formalmente protetti nel nostro ordinamento dal generale principio di
riservatezza discendente dagli art..2 e 19 cost. e i dati idonei a rivelare le
convinzione religiose filosofiche o di altro genere appartengono alla categoria
dei dati sensibili(assistiti da particolari garanzie quanto al loro trattamento).
IL LIMITE DELLA NON CONTRARIET DEI RITI AL BUON COSTUME
Lart.19 stabilisce un solo limite interno e cio che i riti non siano contrari al
buon costume(insieme di precetti che impongono un determinato
comportamento nella vita relazionale la cui inosservanza provoca la violazione
del pudore sessuale, della dignit sessuale e del sentimento morale dei
giovani). Il concetto di buon costume un concetto elastico ma
sufficientemente determinato in quanto concetto diffuso e generalmente
compreso in un dato momento storico.
LA FACOLT DI PROFESSARE LIBERAMENTE LA FEDE
Oltre alle facolt espresse nellart.19 sono riconosciute anche delle facolt
implicite (professare lateismo, mutare appatenenza confessionale, costituire
associazioni)
La facolt di professare la fede religiosa comporta la libert di dichiarare
lappartenenza a qualsivoglia o nessuna religione ma anche la libert di mutare
la propria appartenenza confessionale senza alcuna conseguenza di
legge(cfr.lappartenenza obbligatoria violazione dellart.19).Occorre quindi
garantire che lappartenenza e la permanenza in una confessione religiosa sia il
frutto di una libera scelta. Il diritto di recesso da ogni confessione comporta
anche la possibilit che i propri dati sensibili siano rettificati ma non che siano
cancellati.
LA LIBERT DEI FEDELI ALLINTERNO DELLA CONFESSIONE
Lordinamento statuale non pu prestare tutela allindividuo che rivendichi nei
confronti dellautorit ecclesiastica preposta al governo di una confessione
religiosa la qualifica di appartenente,a motivo dellindipendenza garantita ad
ognuna di esse nellordine proprio. I fedeli possono far valere i propri diritti solo
davanti alle rispettive autorit confessionali purch ci avvenga nel rispetto dei
limiti inviolabili della persona. La tutela della libert religiosa del singolo
devessere contemperata con la tutela dellindipendenza della confessione
religiosa alla cui autonomia organizzativa rimessa la disciplina del rapporto
istituzione/fedele. La corte cost. ha affermato che la tutela dei diritti inviolabili
di cui allart.2 deve essere garantita anche allinterno e nei confronti delle
formazioni sociali ma il giudice dello stato non pu dichiarare la nullit di un
provvedimento emanato dalle autorit confessionali o riformarlo a motivo della
loro indipendenza. Quanto agli effetti civili da riconoscere alle sentenze e ai
provvedimenti in materia spirituale e disciplinare lo stato interpreta la norma
pattizia nel senso che vanno intesi in armonia con i diritti costituzionalmente
garantiti a cittadini italiani; ove ne sia fatta valere la violazione, a seguito di
accertamento giudiziale potr essere legittimamente negata loro efficacia
civile.
LA LIBERT DI PROPAGANDA

La libert di propaganda stata in passato ostacolata da norme illiberali ed


anche con lentrata in vigore della costituzione continuava ad essere
compromessa. Attualmente il problema rappresentato dalla necessit di
assicurare la uguale libert in materia di propaganda e proselitismo religioso, in
quanto le differenze in termini di importanza sociale ed economica tra le
confessioni incidono sulla capacit di trasmettere il messaggio religioso.
LESERCIZIO DEL CULTO
Lesercizio in privato e in pubblico del culto espressamente garantito. In
passato le minoranze erano gravemente limitate mentre per la chiesa non era
prevista alcuna limitazione. Con lentrata in vigore della costituzione, le
pronunce della corte cost. hanno per assicurato alle minoranze religiose la
libert di aprire edifici di culto e di riunirsi e ha dichiarato illegittime le norme
che sanciscono lobbligo di approvazione della nomina del ministro di culto.
In definitiva per quanto riguarda lesercizio del culto vengono in luce 2 articoli:
- art. 19 divieto di controllo preventivo sul culto esercitato
- art. 17 dispone una forma attenuata di controllo quale il preavviso
per cui ad es. le autorit possono vietare riunioni solo x comprovati
motivi di sicurezza e incolumit pubblica.
Capitolo 5 GLI ENTI ECCLESIASTICI E IL DIVIETO DI DISCRIMINAZIONI
(ART.20)
Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d'una associazione od
istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, n di
speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacit giuridica e ogni forma
di attivit.
Il costituente ha voluto impedire per il futuro ladozione di speciali discipline a
sfavore di particolari confessioni e il ritorno a forme di ingrenza e ad istituti
propri del giurisdizionalismo. (cfr.Laccumulo di beni non impedito ma
secondo norme che riguardano tutti gli enti e non solo ecclesiastici: la
personalit giuridica dellente eccl. pu essere colpita da misure anche degli
altri enti ma non solo perch ecclesiastica).
Lart. 20 presenta un fine promozionale e perequativo, impone infatti al
legislatore il divieto di discriminare questi enti rispetto agli altri enti di diritto
comune. Questo articolo va a completamento(cd. norma di chiusura)della
tutela costituzionale del fenomeno religioso che potrebbe non risultare protetto
dallinterpretazione restrittiva degli art.3-7-8-19. In base allart.20 illegittima
ogni discriminazione degli enti religiosi sia rispetto agli enti di diritto comune
che allinterno della medesima categoria, ne consegue che norme pi o meno
favorevoli sono illegittime. Tuttavia se le norme risultano pi favorevoli per
lintera categoria non sono considerate illegittime.
I SOGGETTI DESTINATARI
La norma tutela pi ampiamente tutti i nuovi gruppi che non rientrino
nellambito di applicazione degli articoli 7-8 cost. in quanto non organizzati o
non collegati a confessioni quindi favorisce il pluralismo aperto. I soggetti
destinatari della sua tutela sono le associazioni e le istituzioni aventi carattere
ecclesiastico e fine di religione o culto, garantisce anche le societ non
istituzionalizzate. Inoltre il predicato ecclesiastico non equivale a cattolico ma
a ente esponenziale di una chiesa cristiana.
Emergono quindi due profili dellecclesiasticit:
- soggettivo: connesso alla natura del soggetto (ente confessionale)

- oggettivo: connesso allattivit svolta (culto o religione)


LAMMINISTRAZIONE DEGLI ENTI ECCLESIASTICI
La garanzia costituzionale rileva anche sotto il profilo amministrativo, stata
infatti abrogata con efficacia retroattiva ogni norma che prescriveva
unautorizzazione governativa per acquistare e alienare immobili da parte di
persone giuridiche,associazioni e fondazioni.
Con lAccordo 1984 cessa il controllo governativo sugli atti eccedenti lordinaria
amministrazione per gli enti della Chiesa cattolica che ricevevano il
supplemento di congrua dallo Stato (diocesi e parrocchie). Dalla nuova norma
pattizia si ricava che la gestione degli enti collegati alle confessioni religiose si
svolge sotto il diretto controllo dei competenti organi delle stesse senza
ingerenza dello stato. In questo modo si acuisce la discriminazione attuata
dalla legge sui culti ammessi con le norme che prevedono la soggezione degli
istituti dei culti diversi dalla religione cattolica alla vigilanza e alla tutela
governativa (possibilit di ordinare visite e ispezioni, nomina di commissari
governativi). La Corte cost. non ha potuto pronunciarsi a riguardo avendo
dichiarato inammissibile la questione di legittimit costituzionale delle
disposizioni suddette per difetto di motivazione. Resta il fatto che il mancato
riscontro nelle norme di diritto comune di dette disposizioni le pone in
contrasto con lart.20, presidio costituzionale delluguaglianza tra le
confessioni.
LA CAPACIT CONTRIBUTIVA
Quanto allapplicazione di speciali gravami fiscali, lart.20 applicazione al
caso particolare dellart.53 (Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche
in ragione della loro capacit contributiva. Il sistema tributario informato a
criteri di progressivit): la norma consente allo stato di introdurre sgravi fiscali
a favore delle associazioni e istituzioni religiose limitatamente alle attivit
concernenti la finalit di religione e di culto in considerazione della valenza
promozionale della personalit umana e del progresso spirituale della societ
ma vieta di gravare gli enti con oneri fiscali discriminatori anche se il ricavato
fosse poi impiegato per finanziare finalit confessionali. I soggetti garantiti
dallart.20 sono comunque sottoposti alla piena potest tributaria dello stato
che per non pu intraprendere azioni perequative fra gli enti.
GLI ENTI ECCLESIASTICI DI DIRITTO COMUNE
Il divieto di discriminazione degli enti religiosi garantisce il riconoscimento della
personalit giuridica in forza delle norme di diritto comune agli enti delle
confessioni privi dei requisiti per ottenere il riconoscimento ai sensi della
legislazione di derivazione pattizia. Gli enti che non hanno le caratteristiche per
essere riconosciuti dalle norme patrizie sono tutelati dal diritto comune e
hanno la possibilit di agire allinterno dellordinamento italiano come enti non
riconosciuti.

Capitolo 6 LIBERTA DI PENSIERO, DI COSCIENZA E DI RELIGIONE


LA CONVENZIONE EUROPEA DEI DIRITTI DELLUOMO
La tutela dei diritti delluomo oggi esercitata a livello internazionale. La
consapevolezza che la tutela dei diritti potesse ricevere effettiva e completa
attuazione solo se realizzata sul piano del diritto internazionale ha portato alla
redazione della Dichiarazione universale dei diritti delluomo nel 1948, atto
ricco di valore simbolico per sprovvisto di valore cogente. Il passaggio

successivo rappresentato dalla sottoscrizione della convenzione europea dei


diritti delluomo a Roma nel 1950 occasione in cui viene istituito un apparato
giurisdizionale che emana provvedimenti obbligatori e vincolanti per gli stati
firmatari in grado di offrire una concreta tutela dei diritti garantiti.
La CEDU un trattato internazionale multilaterale sottoscritto da 47 stati.
strutturata in 3 titoli che enunciano:
- titolo I: diritti, libert e divieti per gli stati
- titolo II: istituzione e organizzazione di organo istituzionale (Corte europea dei
diritti delluomo)
- titolo III: dettare disposizioni sullapplicabilit
Il problema del recepimento nellordinamento interno dei firmatari stato
demandato ai singoli stati: lItalia lha ratificata con la L.848 /1955.
Per quanto riguarda il rapporto tra le disposizioni della CEDU e le leggi
ordinarie successive incompatibili stato risolto dalla Corte costituzionale
disponendo che le disposizioni della CEDU non sono suscettibili di abrogazione
n di modifica poich derivano da una fonte atipica. Nello stesso senso si
pronunciata anche la Corte di Cassazione confermando la tendenza a
considerare le norme CEDU prevalenti sulla normativa ordinaria successiva
riconoscendone la particolare forza di resistenza dovuta alla natura di principi
generali dellordinamento che deve essere riconosciuta alle disposizioni della
convenzione in conseguenza del loro inserimento nellordinamento italiano. Si
tratta insomma di norme che integrano il parametro costituzionale ma che
rimangono sempre ad un livello sub-costituzionale.
IL RICORSO ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELLUOMO
A seguito della costituzione della Cedu si pu dire che tutti i diritti garantiti
dalla CEDU sono diritti azionabili.
La Cedu formata da un numero di giudici pari al numero degli stati contraenti.
Essi sono eletti dallassemblea parlamentare a maggioranza tra una rosa di 3
candidati presentati da ciascuno stato membro. Il loro mandato dura 6 anni ed
ripetibile. La corte in seduta plenaria elegge presidente e vice
presidenti(mandato di 3 anni)e adotta il proprio regolamento.
La trattazione dei casi affidata a:
- comitati 3 giudici
- camere 7 giudici
- grande camera 17 giudici
Possono essere in questa sede proposti due tipi di ricorso:
- intestatale presentato da qualsiasi stato membro ogniqualvolta ritenga che
unaltra parte abbia violato una o pi disposizioni della convenzione;
- individuale presentato da chiunque pretenda di essere vittima di una
violazione da parte di una delle altre parti contraenti dei diritti riconosciuti dalla
CEDU.
Le condizioni di ricevibilit del ricorso sono elencate allart.35 e sono: il ricorso
pu essere presentato solo dopo aver esperito i ricorsi interni, devessere
fondato e non incompatibile con le disposizioni della CEDU. La procedura
stata riformata nel 1998: prima un Comitato composto da 3 giudici ne valuta la
ricevibilit, in caso positivo la causa decisa da una Camera composta da 7
giudici.
Le sentenze emesse sono impugnabili dalle parti nel termine di 3 mesi.
Per quanto riguarda gli effetti delle sentenze possiamo dire che esse hanno
valore:

- vincolante e obbligatorio per gli stati membri


- declaratorio
- ha efficacia esclusivamente tra le parti
sar cura dello stato condannato riparare alla violazione, possiamo quindi
sottolineare lintrinseca efficacia deterrente della sentenza stessa(nb: lo stato
italiano uno dei pi inadempienti nellesecuzione delle sentenze di condanna
ma stata di recente emanata una nuova legge di promozione
delladempimento).
LART.9 CEDU: CONTENUTO FACOLT LIMITI E SOGGETTI GARANTITI
Dispone:
1. Ogni persona ha diritto alla libert di pensiero, di coscienza e di religione;
tale diritto include la libert di cambiare religione o credo, cos come la
libert di manifestare la propria religione o il proprio credo individualmente o
collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l'insegnamento,
le pratiche e l'osservanza dei riti.
2. La libert di manifestare la propria religione o il proprio credo non pu
essere oggetto di restrizioni diverse da quelle che sono stabilite dalla legge e
costituiscono misure necessarie, in una societ democratica, per la pubblica
sicurezza, la protezione dell'ordine, della salute o della morale pubblica, o
per la protezione dei diritti e della libert altrui.
Lesplicito riconoscimento della libert di pensiero comprende anche la cd.
libert di religione negativa (tutela atei) e comporta limpossibilit per gli
stati membri di imporre ai propri cittadini alcuna convenzione religiosa.
La libert di coscienza considerata una vera e propria libert autonoma e
comprende in senso ampio ogni possibile comportamento imputabile alla
coscienza.
La libert di religione comprende diritti e facolt connessi al suo esercizio.
I soggetti garantiti dalla lettera dellart.9 sono le persone fisiche.Nel corso del
tempo si per verificata unestensione di applicazione ai soggetti collettivi e
quindi anche alle confessioni(cfr. cedu attualmente sostiene lillegittimit di
non registrare unorganizzazione religiosa).
Il secondo comma della norma stabilisce in modo tassativo le caratteristiche la
cui compresenza pu rendere legittime restrizioni al solo esercizio della libert
di manifestazione del pensiero e del credo religioso. Queste devono essere
previste dalla legge e devono risultare necessarie secondo i parametri propri di
una societ democratica. La discrezionalit dei singoli stati fortemente
limitata anche dal ruolo di supervisione che la Cedu stessa si attribuita. Tra i
beni presi in considerazione merita di essere segnalata la protezione dei diritti
e della liber altrui.
GLI ORIENTAMENTI DELLA CORTE IN MATERIA DI LIBERT DI COSCIENZA E DI
RELIGIONE
Nel prospettare i principali orientamenti della Cedu nellinterpretazione dellart.
9 e necessario sottolineare che la Corte ha solitamente evitato di elaborare
principi di portata generale , limitandosi perlopi a motivare le decisioni con
argomentazioni strettamente legate alle fattispecie esaminate.
Il tema dellaspetto negativo della libert religiosa(libert di non avere alcun
credo) stato affrontato per la prima volta nel 1994 e la Corte ne ha affermato
lesistenza e la necessit che sia trattato alla stregua del diritto di libert
religiosa positiva.
Altro argomento centrale quello relativo alla libert religiosa collegata alla
libert di associazione, oltrech largomento dei simboli religiosi, materie in cui

la Corte ha sempre affermato la violazione dellart.9 qualora le restrizioni


operate dai singoli stati siano immotivate o non necessarie.
Capitolo 7 LE OBIEZIONI DI COSCIENZA
PROFILI TEORICI E AREE APPLICATIVE
La libert di coscienza uno dei fondamenti di una societ democratica. Di qui
la valenza in positivo e in negativo della tutela accordata a questa forma di
libert, che implica anche il diritto dellindividuo di non essere obbligato a
dichiarare la propria appartenenza confessionale o le proprie convinzioni.
Uno dei modi per manifestare la libert di coscienza lobiezione di coscienza,
cio il diritto di comportarsi secondo i propri convincimenti interiori. Di regola
latteggiamento dellobiettore esprime la condizione di chi vive in una
situazione di conflitto: osservare il proprio imperativo morale o rispettare gli
obblighi giuridici dellordinamento. Quando lo stesso legislatore a permettere
di scegliere tra i vari comportamenti quello pi aderente ai propri
convincimenti si parla di opzione di coscienza.
La libert di coscienza garantita espressamente da norme internazionali(es.
art.9 CEDU) e implicitamente da alcune norme costituzionali. Nella nostra
costituzione si pu desumere dalla lettura sistematica degli artt.2-3-19-21 che
contengono un insieme di elementi normativi convergenti nella configurazione
unitaria di un principio di protezione dei cd. diritti alla coscienza. Tale
protezione non pu tuttavia essere illimitata. Spetta dunque al legislatore
trovare un compromesso tra libert di coscienza e obblighi dellordinamento.
Sulla base di questo criterio il legislatore ha disciplinato fino a oggi 4 ipotesi di
obiezione di coscienza: al servizio militare, allinterruzione di gravidanza, alla
sperimentazione animale e alla procreazione assistita.
Lannosa questione del giuramento dei testimoni nel processo civile e penale
stata parzialmente risolta in via legislativa e per altra parte attraverso
lintervento della Corte cost.:dalla formula che conteneva il giuramento si
passati ad una neutra dichiarazione di impegno che interessa la coscienza del
singolo e la sua personale responsabilit. Altre obiezioni sono invece
considerate illegittime (es. obiezione fiscale alle spese militari).
Per quanto riguarda i rapporti di diritto privato illegittimo il rifiuto del
lavoratore di eseguire prestazioni cui era obbligato per contratto, adducendone
la contrariet alle convinzioni morali.
In merito invece al servizio militare nel 2001 il legislatore ha sospeso(non
soppresso) il reclutamento del personale su base obbligatoria e ha
successivamente introdotto la facolt di rinuncia allo status di obiettore,
riconoscendo al contempo la possibilit di presentare domanda di obiettore di
coscienza anche a chi detiene armi inoffensive o non dotate di significativa
capacit offensiva.
I TRATTAMENTI SANITARI VOLONTARI
Nel fenomeno dellobiezione di coscienza il settore che presenta tensioni
quello dei trattamenti sanitari che si distinguono in:

volontari principio cardine diritto di autodeterminazione del paziente,


la principale facolt che da esso deriva lespressione del libero consenso (o
dissenso) informato alle cure da parte dellinteressato (o da suo tutore). Sul
medico in questo caso incombe un vero e proprio dovere giuridico di
rappresentare al paziente unanalitica, puntuale ed esaustiva informazione
della natura dellintervento medico, della sua portata e dei suoi rischi. Questa
conoscenza consente allinteressato di effettuare un personale bilanciamento

rischi-benefici e lo induce a compiere una scelta terapeutica libera e


consapevole. La giurisprudenza di merito ha recentemente introdotto un limite
alla concrete modalit di esercizio del principio di autodeterminazione. Alcune
recenti decisioni sembrano infatti voler stabilire un rapporto di alleanza
terapeutica tra medico e paziente. Per quanto riguarda il quadro di riferimento
normativo nel nostro ordinamento ricordiamo gli artt. 2,13,32 Cost. mentre a
livello internazionale il principio del consenso informato garantito dalla
Convenzione di Oviedo. La citata convenzione non ancora stata attuata nel
nostro ordinamento, a ci hanno per supplito varie sentenze della
giurisprudenza di Cassazione (casi Welby ed Englaro). Le citate sentenze hanno
riaffermato il principio generale della libert di cura del paziente precisando
che essa va intesa anche quale diritto assoluto di non curarsi, per altro verso
hanno esteso il riconoscimento della libert di coscienza del soggetto alle
terapie cd. salvavita anche nel caso di persona in stato vegetativo permanente,
sottolineando la distinzione di questa fattispecie da quelle affini ma non
coincidenti di eutanasia in senso proprio, del suicidio assistito o dellomicidio
del consenziente.
Come tutti i diritti di libert nella libert di coscienza terapeutica sono
compresenti due profili: luno positivo che si estrinseca nel compimento da
parte del titolare di una determinata scelta, laltro negativo che si realizza
nellopporsi a che altri interferiscano nelle proprie decisioni o addirittura le
assumano in propria vece. Si tratta di una libert dinamica azionabile in
qualsiasi momento dellesistenza ( si pensi alla possibilit recentemente
riconosciuta caso Englaro di ricostruire le volont del malato in via
presuntiva qualora questo si trovi in stato vegetativo permanente e del
corrispettivo obbligo del suo tutore a ricercare il suo best interest). Al rifiuto di
un trattamento sanitario possono essere sottese anche motivazioni di carattere
religioso (cfr. trasfusioni di sangue ai testimoni di geova nb: il dissenso
manifestato da questi attraverso un cartellino con la dicitura no sangue stato
ritenuto insufficiente e palesemente inidoneo per soddisfare i requisiti del
rifiuto alla trasfusione). Il rifiuto deve risultare da una dichiarazione articolata,
puntuale ed espressa oppure proveniente da un rappresentante ad acta.
DAT(dichiarazioni anticipate di trattamento): il carattere di attualit del
consenso e lesistenza di atti documentali attraverso i quali risalire alla reale
volont del paziente introducono il tema delle DAT e dellefficacia giuridica da
attribuire al documento che le contiene redatto ora per allora. In italia non
esiste ancora una disciplina giuridica a riguardo. Gli ostacoli principali al
riconoscimento di tali atti risiedono nella libera revocabilit e nella non attualit
della volont espressa dal soggetto. Lart. 9 della Convenzione di Oviedo
sostiene che debbano essere tenuti in considerazione.

Obbligatori costituiscono una deroga al principio fondamentale di


autodeterminazione terapeutica. La disciplina legislativa generale deve
rispondere, per vincolo costituzionale (art.32) a due condizioni essenziali:
essere diretta alla tutela della salute del singolo da sottoporre al trattamento e
congiuntamente a quella della collettivit e dei terzi in genere; non violare il
limite inderogabile e assoluto della dignit della persona umana. (cfr. legge
sulle vaccinazioni obbligatorie i genitori che si oppongono incorrono in
sanzioni pecuniarie. La condotta omissiva dei genitori deve concretarsi nella
prospettazione di specifiche ragioni che nel singolo caso rendono la

vaccinazione pericolosa cfr. diritti fondamentali del minore alla salute e


allistruzione investiti).
TRATTAMENTI SANITARI E OBIEZIONI DI COSCIENZA CODIFICATE
Le disposizioni che riconoscono il diritto allobiezione di coscienza individuano i
soggetti interessati nel personale sanitario e in coloro che esercitano attivit
ausiliarie. La modalit di esercizio semplice: una dichiarazione preventiva al
mendico provinciale e, per il personale ospedaliero al direttore sanitario,
produrr leffetto di esonerare lobiettore dal compimento delle procedure e
delle attivit specificamente e necessariamente dirette a determinare per es.
linterruzione di gravidanza o la procreazione medicalmente assistita ma non
dallassistenza antecedente e successiva. Lobiezione pu sempre essere
revocata.
Ha dato luogo a una questione di legittimit costituzionale il mancato
riconoscimento del diritto di obiezione al giudice tutelare la cui autorizzazione
richiesta per procedere allintervento abortivo di una minorenne nei primi 90
giorni di gestazione quando sussistano seri motivi che impediscano la
consultazione di coloro che esercitano la potest genitoriale. Il conflitto
devessere risolto privilegiando lesercizio della funzione giurisdizionale in
considerazione della doverosit delladempimento del munus pubblico sancita
dallart.54 cost. Infine la commercializzazione della cd. pillola del giorno dopo
(Norlevo) nel 2000, ha sollevato la questione relativa alla possibilit per il
medico o il farmacista di compiere obiezione di coscienza. Si per ritenuto
che non ci si trovi di fronte ad un farmaco abortivo bens contraccettivo di
emergenza in quanto agisce in una fase anteriore impedendo limpianto
dellovulo o bloccando lovulazione stante la definizione legislativa data nel
1978 di interruzione di gravidanza quale evento che interviene in una fase
successiva allannidamento dellovulo.
Capitolo 8 IL LAVORO SUBORDINATO
IL QUADRO COSTITUZIONALE
Lart. 19(libert religiosa) e lart. 3 (uguaglianza senza distinzione di religione)
in materia di rapporto di lavoro subordinato coinvolgono delicati equilibri tra
principi costituzionali.
In particolare rilevano:
- la tutela della libert del lavoratore (art.2) e uguaglianza allinterno della
comunit lavorativa
- la tutela delliniziativa economica privata (art.41) che assicura la libert
di regolare gli interessi dei singoli attraverso gli strumenti del diritto
privato.
La prima attuazione organica delle garanzie costituzionali stata offerta dallo
statuto dei lavoratori (L.300/1970) e dalla riforma del pubblico impiego.
LA TUTELA DELLASPIRANTE LAVORATORE
Per il periodo che precede linstaurazione del rapporto e durante lo stesso vige
il divieto di indagini sulle opinioni religiose. Il divieto appare ora espressione del
diritto alla riservatezza tutelato dal Codice sulla privacy. Inoltre il testo unico
sullimmigrazione dispone divieto di discriminazione per motivi di religione
nellaccesso al lavoro. Ai sensi dellart.15 St.Lav. si presume discriminatorio il
comportamento del datore di lavoro che compia qualsiasi atto o tenga un
comportamento che produca un effetto pregiudizievole, discriminando anche in
via indiretta i lavori. In particolare distinguiamo:

- atti di discriminazione diretta trattamento meno favorevole rispetto a un


altro soggetto nella medesima posizione per lappartenenza del lavoratore a
una determinata confessione
- Discriminazione indiretta comportamenti apparentemente neutri ma che in
realt mettono in svantaggio i dipendenti o gli aspiranti che professino una
determinata religione o ideologia.
Lart.44 dlgs 286/1998 ha previsto la possibilit di esercitare lazione civile
contro la discriminazione quale mezzo di tutela giurisdizionale esercitatile nei
confronti di privati o della p.a. con la conseguente risarcibilit del danno non
patrimoniale, di quello patrimoniale oltre alla rimozione degli effetti della
discriminazione.
LE TUTELE NELLO SVOLGIMENTO DEL RAPPORTO
Lo statuto dei lavoratori dispone la nullit di atti o accordi diretti a subordinare
lassunzione, loccupazione, il licenziamento,lattribuzione delle qualifiche, i
trasferimenti allappartenenza religiosa (art. 15). altres vietato ogni
trattamento di maggior favore per gli stessi motivi (art.16). invece assicurata
la libert di manifestazione anche religiosa del pensiero.
Il legislatore ordinario ha sancito infine la nullit del licenziamento per motivi
religiosi indipendentemente dalla motivazione adottata, la quale comporta la
reintegrazione del posto di lavoro (art.18). Viceversa lesercizio di tali facolt
non pu esimere il lavoratore dallobbligo di adempiere con esattezza e
diligenza la prestazione contrattuale.
RIPOSO SETTIMANALE E FESTIVIT
Il lavoratore ha diritto ogni 7 giorni si ad un riposo di 24 ore consecutive, di
solito in coincidenza con la domenica. Questo principio comunque derogabile
tramite luso della contrattazione collettiva.
Lart.6 dellAccordo del 1984 ha sancito quali giorni festivi le domeniche oltre a
prevedere altre 7 festivit religiose determinate dintesa tra le parti. Il diritto
garantito nel quadro della flessibilit del lavoro, lazienda pu quindi adattare le
prestazioni dei dipendenti alle diverse e mutevoli esigenze del servizio svolto. I
funzionari e i diplomatici di religione ebraica e islamica hanno il diritto di fruire
a richiesta di un giorno di riposo settimanale diverso dalla domenica.
LE ORGANIZZAZIONI DI TENDENZA
Il discorso in questo caso diverso poich lattivit lavorativa svolta presso
unorganizzazione di tendenza volta ad esprimere un orientamento religioso o
ideologico. In questo caso ladempimento pu essere legato alladesione alla
tendenza. Se il datore svolge un lavoro senza fini di lucro non si applica la
tutela sul licenziamento. Sono in questo caso ammissibili le indagini ma solo su
argomenti connessi alla prestazione ed sancita lirrilevanza dei
comportamenti extralavorativi del dipendente a meno che questi interferiscano
con la prestazione lavorativa. In particolare nel caso in cui una determinata
caratteristica sia requisito essenziale per lo svolgimento dellattivit non si
applica il principio di non discriminazione.
Non sono quindi considerate discriminazioni le differenze per:
- professione di determinate religioni
- praticate nellambito di enti religiosi
- basate sulla professione di quella determinata religione o credenza la quale
costituisca un requisito essenziale ai fini dello svolgimento dellattivit
lavorativa
DOCENTI DELLUNIVERSIT CATTOLICA DEL SACRO CUORE

Il rapporto di lavoro alle dipendenze delluniversit Cattolica ha natura di


pubblico impiego e implica le garanzie generali previste per tale categoria di
dipendenti. Tuttavia una specifica deroga al principio di non discriminazione
costituita dal regime applicabile ai docenti in servizio presso luniversit la cui
nomina subordinata al gradimento sotto il profilo religioso dellautorit
ecclesiastica. La Corte Cost. ha respinto le censure di illegittimit della
disposizione facendo discendere dal diritto di libert religiosa di quanti hanno
dato vita e concorrono alla vita della scuola confessionale la prevalenza della
libert dellistituzione di avvalersi di docenti ispirati allo stesso credo sulla
libert dei docenti stessi i quali potrebbero sempre recedere dal rapporto
qualora non condividessero pi lorientamento dellistituzione. Questa
posizione seguita dalla giurisprudenza amministrativa che in assenza del
gradimento da parte dellautorit ecclesiastica ritiene legittimo tanto il
provvedimento di revoca della docenza quanto il mancato conferimento
dellincarico di insegnamento. In dottrina comunque non manca chi ha dubitato
della legittimit costituzionale della normativa.
LINSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA NELLE SCUOLE PUBBLICHE cap.9
Linsegnamento della religione
Linsegnamento della religione nella scuola pubblica (IRC) risente del mutare
nel corso degli anni del modo di intendere i rapporti tra societ civile e societ
religiosa. Si passati nal XIX sec dal prevedere lobbligatoriet della materia
salvo dispensa, ad un sistema che invece richiedeva unesplicita domanda di
partecipazione allinsegnamento da parte dei genitori, poi, nei primi anni del
XX sec, con la riforma Gentile, il ritorno allIRC obbligatoria salvo esenzione,
limitatamente alla scuola primaria.
Con il concordato del 29 si estese alla scuola media lobbligo e i genitori
potevano ottenere la dispensa e questa disciplina non stata modificata dopo
lentrata in vigore della Costituzione. Larr.9 dellaccordo del 1984 ho reiterato
limpegno dello Stato di assicurare lIRC nelle scuole pubbliche di ogni ordine e
grado. Nel rispetto della libert di coscienza degli studenti e della
responsabilit educativa dei genitori, la norma garantisce il diritto di scegliere
se avvalersi o no dellinsegnamento in parola: la scelta espressa allatto
delliscrizione dai genitori degli alunni. Gli studenti degli istituti di istruzione
secondaria di secondo grado la esprimono invece di persona, anche se
minorenni, in coerenza con il dovere imposto ai genitori di adeguare
leducazione dei figli alle capacit, alle inclinazioni naturali e alle aspirazioni di
questi ultimi (art.147 c.c.).
La scelta non pu dar luogo ad alcun tipo di discriminazione.
L insegnamento deve essere conforme alla dottrina della Chiesa (valutazione
riservata in via esclusiva alla Cei), e deve essere svolto con unesposizione del
patrimonio dogmatico senza assumere i caratteri del proselitismo o della
catechesi confessionale; i libri di testo (tra i quali non rientra la Bibbia in senso
stretto) devono essere provvisti del nulla osta della Cei.
I problemi posti dalla disciplina di derivazione pattizia
Rendere effettivo il diritto di non avvalersi dellIRC comporta la necessit di
preservare gli altri insegnamenti da forme di religiosit latente o diffusa, lo
Stato ha pertanto lobbligo di sviluppare listruzione pubblica in modo obiettivo
e pluralista. Al contempo occorre che essa non sia impartita secondo orari che
abbiano effetti discriminanti per gli alunni che non se ne avvalgono: la

collocazione dellIRC nellorario scolastico non riduce gli spazi riservati alle
materie curricolari, n viola il principio delluguale tempo scuola; al fine di
garantire un monte ore uguale per tutti gli alunni erano stati introdotti obblighi
didattici alternativi, oggetto di un serrato dibattito giurisprudenziale.
Il ministero dellistruzione ha previsto ls possibilit di scelta tra frequentare
attivit didattiche alternative didattiche e formative, o di svolgere attivit di
studio o di ricerca individuali con assistenza di personale docente, ovvero di
non fare alcunch, si genera cosi uno stato di non obbligo.
Unulteriore pronuncia della Corte cost. ha previsto anche la possibilit di
allontanarsi dalledificio scolastico, restando tuttavia fermo il dovere dei
genitori di fornire puntuali indicazioni per iscritto in ordine alle modalit di
uscita e di controfirmare le scelte espresse da studenti minorennni onde
assicurare la sostituzione della vigilanza ed il venir meno delle connesse
responsabilit.
La curricolarit dellinsegnamento
LIRC una materia curricolare, cio i suoi programmi per ciascun grado di
insegnamento sono puntualmente stabiliti con decreto del PdR , su proposta
del Ministro dellIstruzione previa intesa con la Cei. I docenti devono pertanto
attenersi ai programmi e agli obiettivi di insegnamento cos specificatamente
prefissati, al contrario di quanto accade per gli insegnamenti non curriculari
che non comportano tale impegno e organicit didattica di corso. LIRC pu
dunque definirsi un insegnamento soggettivamente obbligatorio; il giudizio
tuttavia espresso su un foglio separato dalla pagella.
I docenti partecipano comunque a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di
classe.
Gli insegnanti di religione
LIRC nelle scuole di primo e secondo grado pu essere affidato solo a chi sia in
possesso di uno dei titoli di qualificazione professionale rilasciati dallautorit
ecclesiastica, una certificazione di idoneit rilasciata dellordinario diocesano e
da esso no revocata che attesti che il soggetto eccellente per retta dottrina,
per testimonianza di vita cristiana e per abilit pedagogica. Lidoneit assurge
a requisito necessario con effetto permanente salvo che ne sopraggiunga la
revoca, questa disciplina solleva il problema del contrasto con la regola
dellassoluta irrilevanza delle credenze religiose nel rapporto di pubblico
impiego, che non pu essere equiparato al rapporto di lavoro nelle org. di
tendenza, specie se si considera che il diritto amministrativo canonico non pu
dirsi informato al rispetto dellimparzialit. Analoghe considerazioni possono
farsi in merito alla revoca: il ritiro del nulla opsta da parte dellordinario
diocesano determina, per giurisprudenza consolidata, la cessazione automatica
dellincarico, e quindi la decadenza del rapporto di pubblico impiego, senza che
vi sia necessit da parte dellautorit ecclesiastica di fornire una motivazione e
senza che leventuale motivazione possa essere censurata dal giudice statuale.
Per questi aspetti, lefficacia automatica del provvedimento prospetta il
contrasto della norma pattiza con il principio supremo che riconosce il diritto
alla tutela giurisdizionale, pertanto la Corte di cass. ha prospettato uno spazio
di tutelabilit della posizione del docente solo in presenza di condotte che
ledano valori e principi costituzionali . Fino allentrata in vigore della
l.n.186/2003 accedevano allincarico non per concorso ma a seguito della
nomina da parte dellautorit scolastica di concerto con lordinario diocesano,
linsegnamento era quindi affidato per incarichi annuali che si intendevano
automaticamente confermati alla scadenza di ciascun anno in permanenza

delle condizioni e dei requisiti prescritti, senza alcun inserimento dei docenti
nellorganico: il conferimento dellincarico si inquadrava nel sistema delle
assunzioni a tempo determinato, mentre lo stato di precariet era giustificato
dalla peculiarit della materia insegnata.
La l.n.186/2003 ha modificato la disciplina ed ha istituito due distinti ruoli
regionali del personale docente, ciascuno articolato per ambiti territoriali
corrispondenti alla diocesi: un ruolo riservato ai docenti della scuola
dellinfanzia e primaria e laltro quelli della scuola secondaria. Per laccesso si
richiede il superamento di specifici concorsi a base regionale, il riconoscimento
dellidoneit spetta in esclusiva alla Chiesa. Lelenco di coloro che hanno
superato il concorso inviato in copia allordinario diocesano competente per
territorio. Lassunzione con contratto di lavoro a tempo indeterminato
disposta dallo stesso dirigente regionale, dintesa con lordinario diocesano e ai
docenti di ruolo vengono applicate le disposizioni vigenti in materia di mobilit
professionale, mentre per quella territoriale necessario il riconoscimento
dellidoneit rilasciato dallordinario competente per territorio e allintesa con
questultimo.
Linsegnamento religioso e le confessioni diverse dalla cattolica
Nella legislazione sui culti ammessi lo sazio lasciato alle confessioni diverse
dalla cattolica assai ridotto: tuttavia quando il numero degli scolari lo
giustifichi e quando no possa esservi adibito il tempio, i padri di famiglia
professanti un culto diverso possono ottenere che sia messo a disposizione
qualche locale scolastico per linsegnamento religioso dei loro figli. In caso di
diniego della competente autorit scolastica la decisione rimessa, di
concerto, al Ministero dellistruzione e a quello dellinterno.
le cnfessioni munite di intesa hanno ottenuto dallo Stato di potere rispondere
alle eventuali richieste provenienti dagli alunni, dalle loro famiglie, o dagli
organi scolastici, in ordine allo studio della religione, senza oneri finanziari
aggiuntivi per le amministrazioni scolastiche interessate.
LASSISTENZA SPIRITUALE NELLE COMUNITA SEPARATE - cap.10
Lassistenza spirituale nelle Forze Armate
Lappartenenza di un individuo ad una comunit separata (forze armate, polizia
di stato, servizi assimilati), la permanenza in un istituto di detenzione e di
pena, ovvero la degenza in ospedale comporta per necessit delle restrizioni
della libert personali che non possono, tuttavia, incidere incondizionatamente
sullesercizio dei diritti fondamentali della persona e, tra di essi, della libert
religiosa.
in generale, per ragioni organizzative connesse a oggettive situazioni di fatto
(consistenza numerica degli appartenenti ad una confessione) o di diritto
(riconoscimento o no di una confessione o i suoi ministri), lassistenza
prestata con modalit diverse a seconda che si tratti di far fronte alle esigenze
di un numero indeterminato di persone, di piccoli gruppi o di singoli individui:
ci comporta che lassistenza generalizzata compiutamente organizzata per i
soli appartenenti alla Chiesa cattolica.
Nellambito delle forze armate la legge d vita ad un intervento promozionale,
configurando lassistenza religiosa come un vero e proprio servizio pubblico .
Questo svolto dai cappellani militari: costoro, pur essendo designati
dallautorit ecclesiastica, fanno parte delle forze armate. La direzione del
servizio compete allOrdinario militare per lItalia, rivestito di dignit
arcivescovile e assimilato al grado di generale di corpo darmata.

Nellassumere servizio i cappellani prestano giuramento con la formula prevista


per gli ufficiali delle forze armate, tuttavia la disciplina normativa non sembra
del tutto conforme al dettato costituzionale; invero unintegrazione dei
sacerdoti cattolici cos marcata dal punto di vista economico, gerarchico e
disciplinare non appare coerente con il principio della laicit dello Stato n
sotto il profilo della disparit di trattamento tra la Chiesa cattolica e le altre
confessioni, n sotto quello della distinzione degli ordini tra lo Stato e la Chiesa,
quanto alla funzione spirituale affidata a pubblici impiegati.
I militari di una confessione diversa dalla cattolica possono esercitarne il culto e
ricevere lassistenza dei loro ministri compatibilmente con le esigenze di
servizio e con le modalit stabilite dal regolamento di disciplina che detta le
norme di attuazione. Inoltre essi hanno il diritto partecipare alle attivit
religiose che si svolgono nelle localit dove risiedono per ragioni di servizio, di
usufruire del servizi dei ministri di culto in locali messi a disposiizone del
comando militare, di ottenere il permesso di frequentare il luogo di culto pi
vicino.
Un analogo servizio dassistenza organizzato per la Polizia di Stato ,che non
fa parte delle forze armate.
Lassistenza spirituale negli istituti di detenzione e di pena
Il trattamento penitenziario dei condannati e degli internati finalizzato a
promuovere una modificazione delle condizioni e degli atteggiamenti personali,
nonch delle relazioni familiari e sociali del detenuto che sono di ostacolo a una
loro costruttiva partecipazione sociale. Tra i fattori di trattamento si inserisce
anche la religione e dunque il servizio di assistenza spirituale apprestato per
lappagamento degli interessi ad essa collegati con disciplina unilaterale.
Tutti i detenuti hanno quindi la libert di professare la proprio fede religiosa, di
istruirsi in essa e praticarne il culto, purch i riti a cui partecipano non siano
contrari alla legge e siano compatibili con lordine e la sicurezza dellistituto e
gli consentito esporre nella propria stanza immagini e simboli.
Solo per i detenuti di religione cattolica la celebrazione dei riti assicurata a
prescindere dalleffettiva richiesta: a tal fine ogni struttura dotata di una o pi
cappelle in relazione alle esigenze del servizio religioso. Le pratiche di culto,
listruzione e lassistenza spirituale sono assicurate da uno o pi cappellani
stabilmente inseriti nel personale della struttura penitenziaria. Questi sono
incaricati con decreto del Ministero della giustizia come impiegati pubblici non
di ruolo, stato infatti affermato che egli svolge un ruolo funzionale
allinteresse pubblico perseguito dallo Stato nel trattamento delle persone
condannate o internate. Anche gli appartenenti ad una religione diversa hanno
diritto di ricevere listruzione religiosa e lassistenza spirituale purch i ministri
di culto indicati dal >Ministro dellinterno e di praticare il culto in locali idonei
messi a disposizione dallistituto anche in assenza dei ministri di culto.
La partecipazione alle funzione religiose garantita anche ai condannati
allergastolo in isolamento diurno.
Lassistenza spirituale negli ospedali e nelle case di cura
Il paziente ha diritto di essere assistito e curato nel rispetto delle proprie
convinzioni religiose e filosofiche, pertanto lAzienda sanitaria locale provvede
alla regolamentazione del servizio dintesa con le competenti autorit
ecclesiastiche che, per la Chiesa cattolica, sono individuate negli ordinari
diocesani; lintesa prevista anche con altri culti ed ha natura meramente
amministrativa. I cappelani ospedalieri svolgono il loro servizio in modo che
qualsiasi cerimonia o manifestazione sia coordinata con i servizi ospedalieri,

sono legati alla struttura ospedaliera da un rapporto di pubblico impiego


sottoposto allintera disciplina del comparto e il personale ospedaliero tenuto
a trasmettere le richieste di assistenza di infermi di qualunque religione alla
direzione sanitaria, che provvede poi a reperire i ministri di culto secondo le
richieste. Lonere economico dunque a carico del servizio ospedaliero e la
materia disciplinata dalle fonti normative regionali.
Lassistenza spirituale nei centri di accoglienza per immigrati
Tra i centri di accoglienza si distinguono: i centri di primo soccorso ed
assistenza, localizzati in prossimit dei luoghi di sbarco; i centri di accoglienza,
per il tempo necessario a stabilirne lidentit e la legittima permanenza sul
territorio nazionale o per disporne lallontanamento; i centri daccoglienza per i
richiedenti asilo ed infine i centri di identificazione ed espulsione. Tutti i centri
sono gestiti dalle prefetture per il tramite di convenzioni con gli enti,
associazioni o cooperative aggiudicatarie di appalti stipulati sulla base di uno
schema generale approvato con decreto ministeriale: nellelencare i servizi di
assistenza alla persona prevedono anche lorganizzazione di attivit dedicate
allespletamento delle funzioni religiose. Lassistenza religiosa non quindi
curata dallo Stato, che si limita a commissionare agli appaltanti lo svolgimento
di tale funzione.
LA FAMIGLIA - cap.11
La libert religiosa nei rapporti tra i coniugi
L.n.151/1975 riforma del diritto di famiglia: tra le tante novit rileva
luguaglianza giuridica tra i coniugi. I coniugi godono delluguaglianza di diritti
e di responsabilit di carattere civile tra di essi e nelle loro relazioni con i loro
figli riguardo al matrimonio, durante il matrimonio ed in caso di scioglimento.
Ciascun coniuge ha il diritto di professare liberamente la propria religione, di
professarsi ateo o agnostico, di mutare in ogni momento il proprio
orientamento e di influire sullaltro coniuge, sempre nel rispetto della
personalit di questultimo e dellunit familiare, ne consegue che qualsiasi
patto, accordo, o condizione diretti a limitare coartare la libert di un coniuge
sarebbero illeciti e quindi nulli. La scelta religiosa non pu essere oggetto di
apprezzamento da parte del giudice n motivo di addebito della separazione
personale, lo stesso vale per il mutamento di fede religiosa.
La libert religiosa nei rapporti tra genitori e figli
Lart.30 Cost dispone che dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed
educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio. I genitori hanno il dirittodovere, da esercitarsi su un piano di parit, di impartire ai figli leducazione
religiosa che ritengono pi opportuna, sia essa di segno positivo che negativo.
Lobbligo a tenere conto dellinclinazione e delle aspirazioni dei figli in questa
delicata materia dovrebbe essere adempiuto con particolare cura, poich si
ritiene che il figlio gi prima della maggior et acquisisca una parziale facolt di
esercizio della sua libert religiosa, variabile da soggetto in ragione del
concreto sviluppo della sua capacit.
In caso di grave disaccordo in materia, ciascuno dei genitori potr adire al
Tribunale dei minori che, sentiti i genitori ed il figlio suggerisce le
determinazioni che ritiene pi utili nellinteresse del figlio e dellunit familiare
o, se il contrasto non si risolve, attribuice il potere di decisione a quello dei gei
genitori che, nel singolo caso, ritiene pi idoneo a curare linteresse del figlio. Il
ricorso al giudice previsto anche in corso di separazione dei coniugi ed in
relazione alle decisioni di maggior interesse, il criterio di perseguire il

preminente interesse del figlio stato fino ad ora adottato nelle scelta del
coniuge affidatario in caso di separazione e divorzio.
IL MATRIMONIO CELEBRATO DAVANTI AI MINISTRI DEL CULTO - cap.12
Il matrimonio concordatario nei Patti Lateranensi
La Repubblica si ispira al principio del pluralismo delle forme di celebrazione
del matrimonio idonee a costruire la famiglia legittima e riconosce a ciascuno il
diritto di libert matrimoniale, vale a dire il diritto, in presenza di specifici
requisiti indicati dalla legge, di contrarre (o non contrarre) matrimonio e di
scegliere una delle forme di cdelebrazione previste dallordinamento.
Il c.c. del 1865 prevedeva il matrimonio civile come il solo valido, ne
discendeva una netta distinzione tra i due matrimoni ed un regime di
sostanziale eguaglianza di tutti i sudditi, non pi sottoposti alle leggi
confessionali. Il matrimonio religioso costituiva per lordinamento un atto lecito
ma giuridicamente irrilevante. Il Concordato del 1929 e la l.n.1159/1929 sui
culti ammessi segnarono la fine di questo sistema unitario, ed alla regola della
obbligatoriet del matrimonio civile si sostitu quella della pluralit delle forme
di celebrazione offerte alla libera scelta dei nubenti, cui conseguono medesimi
effetti civili.
Nasce il cosiddetto matrimonio concordatario detto anche matrimonio
canonico trascritto. Il matrimonio celebrato secondo le regole del d. canonico
produceva dal giorno della celebrazione gli stessi effetti di quello civile dopo
che fosse stato trascritto nei registri dello stato civile per impulso del parroco,
senza cio che le parti dovessero intervenire.
Il c.c. del 1942 al titolo VI del primo libro disciplina il matrimonio, ed in
particolare il capo II si occupa del matrimonio celebrato davanti a ministri del
culto cattolico e di quello celebrato davanti a ministri dei culti ammessi nello
Stato.
Levoluzione del sistema sino allAccordo del 1984
Lentrata in vigore della Cost. in un primo momento non produce alcuna
conseguenza sul sistema ora delineato. In altre parole il matrimonio valido per
la Chiesa lo anche per lo Stato, ed il matrimonio nullo o sciolta per la prima
nullo o sciolto anche per il secondo.
la rima vera incrinatura si ebbe con la l.n.898/1970 che travolge la regola
dellindissolubilit del vincolo (si scioglieva solo con la morte dei coniugi) e
consente lo scioglimento dei matrimoni civili e la cessazione degli effetti civili
del matrimonio celebrato con rito religioso e regolarmente trascritto, dopo la
sentenza del giudice civile, che pu sciogliere il rapporto matrimoniale senza
pregiudizio dellordinamento canonico, per il quale il vincola resta fermo. La
Corte cost ha stabilito che nessun impegno concordatario fosse stato assunto
sulla indissolubilit del matrimonio, e che fosse stata accordata alla chiesa solo
la riserva di giurisdizione sulla valida formazione del vincolo, cio sulla validit
dellatto matrimoniale secondo le norme del diritto canonico, ma non quella sul
rapporto matrimoniale. Afferma inoltre che la scelta degli sposi un atto
giuridicamente rilevante per lordinamento statuale, che lo disciplina quale
autonomo negozio che ricade nella giurisdizione dello Stato.
La volont dei contraenti
Lart.8 dellAccordo del 1984 detta la disciplina del riconoscimento degli effetti
civili ei matrimoni canonici e prevede che essi sono riconosciuti quando il
matrimonio sia contratto secondo le norme del diritto canonico condizione che
latto relativo sia trascritto nei registri dello stato civile, previe pubblicazioni

nella casa comunale e con il rispetto delle leggi civili in materia di et e di


impedimenti inderogabili.
Il diritto, alla scopo di garantire la certezza alle vicende che concernono gli
status, crea un sistema di presunzioni di volont degli effetti civili che si
ricavano dallavere compiuto gli sposi alcuni atti ed aver tenuto alcuni
comportamenti concludenti (es. firma del doppio originale dellatto di
matrimonio) che costituiscono lindice univoco della comune volont che il
matrimonio sia efficace nellordinamento giuridico.
La pubblicazione
costituisce il primo degli adempimenti presuntivi della volont di attribuire
efficacia civile allunione: la richiesta deve essere fatta da ambedue gli sposi e
e dal parroco e deve restare affissa nella casa comunale per almeno 8giorni,
perde efficacia se il matrimonio no si celebra entro 180giorni.
Trascorsi tre giorni successivi alla pubblicazione lufficiale dello stato civile, ove
non gli sia stata notificata alcuna opposizione e non gli constino impedimenti
alla celebrazione, rilascia un nulla osta, ossia un certificato che dichiara
linesistenza di cause ostative alla celebrazione di un matrimonio canonico
valido agli effetti civili. Il nulla osta garantisce ai nubenti che dopo la
celebrazione la trascrizione avr certamente luogo, infatti lufficiale che abbia a
conoscenza di un impedimento preclusivo della trascrizione dopo aver
rilasciato il nulla osta deve comunque procedere alla trascrizione: ha lobbligo
per di informare il procuratore della Repubblica territorialmente competente e
per leventuale impugniazione.
Le opposizioni al matrimonio
Il nuovo ordinamento dello stato civile, approvato con d.p.r. n.396/2000 ha
regolamentato ex novo la procedura di opposizione al matrimonio: latto di
opposizione devessere proposto con ricorso al presidente del tribunale del
luogo dove stata eseguita la pubblicazione che fissa con decreto la
comparizione delle parti davanti al collegio per una data compresa tra i tre e i
dieci giorni da quella di presentazione del ricorso. Il tribunale, sentite le parti
decide con decreto motivato avente efficacia immediata, indipendentemente
dalleventuale reclamo. Non previsto un termine, lopposizione pu essere
presentata anche se trascorso il termine dellaffissione della pubblicazione.
Le persone legittimate sono:
-i genitori e in mancanza di loro gli ascendenti ed i collaterali entro il terzo
grado
-tutore o curatore
-coniuge della persona che vuole contrarre matrimonio
-parenti del precedente marito se il precedente matrimonio fu sciolto mentre se
decretato nullo, colui col quale il matrimonio era stato contratto e i parenti di
questo
-il pubblico ministero se sa che vi osta un impedimento o se gli consta
linfermit di mente di uno degli sposi
In caso di notifica dellopposizione lufficiale deve sospendere il rilascio del
nulla osta oppure, se si gi celebrato il rito religioso senza la previa
pubblicazione, deve sospendere il corso della trascrizione, in attesa della
pronuncia del giudice.
Gli adempimenti e le funzioni del ministro di culto
Il parroco o un suo delegato, subito dopo la celebrazione, spiega ai contraenti
gli effetti civili del matrimonio, dando lettura degli artt. del c.c. riguardanti i
diritti e i doveri dei coniugi (art.143, 144, 147), e redige latto di matrimonio in

duplice originale , in esso potranno essere inserite le dichiarazioni dei coniugi


consentite secondo la legge civile, ad esempio quelle relative al regime
patrimoniale della famiglia (es. separazione dei beni o costituzione di un fondo
patrimoniale) o eventuale riconoscimento di figli naturali.
Il ministro assume il compito di pubblico ufficiale che certifica latto pubblico
del matrimonio.
Nel caso di mancata lettura degli articoli ma di corretta procedura di
pubblicazione e redazione dellatto, il matrimonio comunque valido.
La trascrizione tempestiva
Subito dopo la celebrazione e comunque entro i 5 giorni il parroco del luogo
trasmette allufficiale di stato civile il secondo originale, richiedendone per
iscritto la trascrizione, detta tempestiva entro 24 ore dal ricevimento della
richiesta. Gli incombenti del parroco costituiscono un atto giuridicamente
rilevante, inquadrato dalla dottrina nel genere delle notificazioni. Latto di
matrimonio non trasmesso dal parroco pu essere sostituito da una sentenza di
tribunale che, accertata la valida celebrazione di un matrimonio canonico
destinato a conseguire efficacia civile, consentir di procedere alla trascrizione
del matrimonio.
La trascrizione atto di accertamento costitutivo dellesistenza in sede civile
del matrimonio canonico, tuttavia questo assume efficacia civile ex tunc cio
dal momento della celebrazione e non ex nunc.
Gli impedimenti alla trascrizione
La legge sul matrimonio prevedeva solo tre casi di intrascrivibilit:
- precedente vincolo civilmente valido di una delle parti con un terzo
- precedente vincolo civilmente valido delle parti
- interdizione per infermit di una delle parti con sentenza passata in
giudicato
LAccordo dell84 ho recepito nuovi requisiti introdotti dalla Corte cost.
comprendendo lesigenza di uniformit per raggiungere lo status di coniugato,
ed ha previsto che la trascrizione non possa avere luogo in presenza di un
impedimento inderogabile per la legge.
Nuove ipotesi di intrascrivibilit:
- matrimonio contratto tra minori anche se cittadini stranieri, che no
abbiano lautorizzarione del tribunale concessa per gravi motivi a chi abbia
compiuto almeno 16 anni
- matrimonio contratto da interdetto per infermit di mente produce i suoi
effetti dalla pubblicazione della sentenza
- matrimonio contratto nonostante lesistenza di un vincolo tra le parti
valido agli effetti civili
- matrimonio contratto da persone una delle quali stata condannata per
omicidio consumato o tentato su coniuge dellaltro
- matrimonio contratto da affini in linea retto
- matrimonio contratto tra persone legate da vincoli di parentela, affinit in
linea collaterale, adozione e affiliazione
Le forme speciali di celebrazioni
Non pu essere trascritto il matrimonio canonico celebrato in una delle forme
speciali previste dal diritto della Chiesa ma non contemplate dallAccordo
dell84. La prima quella del matrimonio tenuto segreto e celebrato di fronte al
ministro di culto e ai due testimoni. In questi casi la volont delle parti
assolutamente dicotomia rispetto alle esigenze di pubblicit e certezza imposte

dallordinamento statuale per il riconoscimento degli effetti civili del


matrimionio. Inoltre non pu essere trascritto neppure il matrimonio celebrato
avanti ai soli testimoni: il ministro di culto ha infatti inderogabili compiti di
certificazione.
Il matrimonio contratto al di fuori del territorio nazionale
Il carattere essenziale del collegamento tra tra parroci ed ufficiali dello stato
civile fa ritenere che le autorit diplomatiche italiane (sebbene abbiano la
facolt di celebrare i matrimonio civile tra cittadini italiani allestero), non
possano sostituirsi al parroco per trasmettere allufficiale gli atti al fine di
trascrizione: mancherebbe il presupposto del collegamento territoriale che
caratterizza il nesso funzionale tra parrocchia e comune.
Il matrimonio canonico celebrato da cittadini italiani allestero , laddove la
legge del luogo attribuisca effetti civili ai matrimoni celebrati in forma religiosa
invece efficace anche per lordinamento italiano, se sussistono i requisiti sullo
stato e la capacit previsti dal nostro ordinamento. Lefficacia non per
riconducibile alla disciplina concordataria: si tratta di matrimonio civile
celebrato allestero.
Per quanto riguarda lo straniero che voglia sposarsi in Italia, egli deve
presentare allufficiale di stato civile una dichiarazione del proprio Paese
dellautorit competente, dal quale risulti che nulla osta al matrimonio. Tuttavia
ritenuto contrario allordine interno vincolare le parti alla presentazione di
tale nulla osta quando esso non sia rilasciato per motivi discriminatori o con
effetti limitativi della libert religiosa.
La trascrizione tardiva
Trascorso il termine di 5giorni dalla celebrazione potr avere luogo la
trascrizione tardiva: venuto meno quella concentrazione temporale delle fasi
che fonda il sistema della presunzione di volont in merito al riconoscimento
degli effetti civili al matrimonio confessionale.
Primeggia tra le condizioni sempre il riconoscimento delle volont: nel sistema
previgente la richiesta poteva provenire da chiunque v i avesse interesse,
poteva essere implicita non abbisognando di una forma particolare, e non
richiedeva una comune volont degli sposi ulteriore e distinta da quella che ha
sorretto la celebrazione del matrimonio. Con lAccordo del 1984 si stabilito
che solo le parti possono chiedere che la trascrizione sia effettuata
tardivamente e il consenso pu essere espresso o tacito ma non presunto.
Per tutto il periodo che intercorre tra la celebrazione e la richiesta di
trascrizione tardiva, le parti devono avere conservato ininterrottamente lo stato
libero.
La richiesta di trascrizione dopo la morte di uno dei coniugi
La morte di uno dei coniugi impedisce il formarsi della volont comune ed
attuale degli effetti civili del matrimonio. Allo scopo sono inefficaci le
dichiarazioni rese al momento della celebrazione a favore di una futura
trascrizione. La morte di uno dei due avvenuta dopo linoltro della domanda
congiunta allufficiale, oppure dopo che lufficiale stato informato della
mancata opposizione del coniuge che ha avuto conoscenza della richiesta fatta
dallaltro, non ostativa al riconoscimento agli effetti civili del matrimonio.
Se la mancata opposizione riconducibile al decesso la trascrizione non pu
essere effettuata. pertanto la trascrizione tardiva deve considerarsi
inammissibile qualora allufficiale non sia fornita prova sicura della specifica
volont del coniuge di ottenere la trascrizione.
Inoltre la dichiarazione contenuta negli atti di ultima volont di acconsentire

alla trascrizione del matrimonio da effettuarsi dopo la morte un atto


unilaterale che esclude la sussistenza dei requisiti della conoscenza e della non
opposizione.
La tutela dei diritti legittimamente acquisiti da terzi
Malgrado lefficacia retroattiva della trascrizione tardiva, dispone che sia
effettuata senza pregiudizio senza pregiudizio dei diritti legittimamente
acquisiti da terzi. La ratio della norma risiede nel principio della certezza degli
status e delle forme di pubblicit che li assistono ai fini della opponibilit ai
terzi. Tra questi sono compresi gli eredi del coniuge defunto: i loro diritti non
sono pregiudicati dalla trascrizione tardiva avvenuta dopo la morte del de
cuius.
IL MATRIMONIO CELEBRATO DAVANTI AI MINISTRI DELLE CONFESSIONI DIVERSE
DALLA CATTOLICA - cap.13
I principi
Dopo labbandono del sistema del matrimonio civile obbligatorio, stata
prevista anche per gli appartenenti alle confessioni religiose di minoranza che il
matrimonio celebrato davanti al ministro di culto producesse gli stessi effetti
del matrimonio celebrato davanti allufficiale dello stato civile.
Diversamente dal matrimonio canonico, questo matrimonio regolato dalle
norme confessionali soltanto con riguardo al rito di celebrazione e la disciplina
sostanziale e processuale resta affidata esclusivamente al diritto dello Stato ed
alla sua giurisdizione. Si tratta quindi di un matrimonio civile la cui forma di
celebrazione, ed essa soltanto, delegata al rito delle confessioni di
minoranza.
Lanzidetta disciplina non si applica alle confessioni religiose che non hanno
stipulato intese con lo stato ex art. 8.3 Cost.
Il regime della legge sui culti ammessi
I matrimoni celebrati secondo i riti propri delle confessioni diverse dalla
cattolica possono acquisire effetti civili solo se il ministro di culto stato
approvato dal Ministero dellinterno; in mancanza dellapprovazione il
matrimonio stato ritenuto nullo.
Le parti nel richiedere la pubblicazione allufficiale, devono dichiarare che
intendono celebrare il rito davanti al ministro di un culto ammesso, e ottenere
unautorizzazione scritta che riporta il nome del ministro e la data di
approvazione della nomina.
Se dopo il rilascio dellautorizzazione notificata unopposizione alla
celebrazione, lufficiale ne deve dare immediata notizia al ministro autorizzato,
e se il matrimonio celebrato ugualmente ne sospende la trascrizione fino a
che non sia definito il procedimento di opposizione.
Nella celebrazione del matrimonio il ministro di culto agisce come pubblico
ufficiale, e deve considerarsi un atto pubblico latto di matrimonio; non
prevista la trascrizione tardiva.
Le cause di nullit sono quelle previste per il matrimonio civile dagli artt.117 ss.
c.c., cui si aggiungono quelle legate alla mancanza di approvazione del ministro
di culto.
Il regime delle intese
Con lintesa stipulata il 21 febbraio 1984, le chiese rappresentate dalla Tavola
valdese si sono sottratte allambito di applicazione della legislazione sui culti
ammessi.
Lo stato riconosce ora gli effetti civili ai matrimoni celebrati secondo questo rito

a condizione che latto relativo sia trascritto nei registri dello stato civile, previa
pubblicazione alla casa comunale.
E inoltre previsto che la lettura degli artt. 143,144, 147 spetti allufficiale di
stato civile, enfatizzando cos la separazione tra cerimonia religiosa e rito civile.
Lufficiale dovr accertare che nulla si oppone alla celebrazione, no essendo
stata proposta opposizione al matrimonio e poi rilascer il nulla osta in doppio
originiale. Gli effetti civili si producono retroattivamente dal momento della
celebrazione anche se lufficiale dello stato civile procede in ritardo alla
trascrizione.
A differenza di quanto previsto nella disciplina del 1929 non prevista
lapprovazione governativa per la nomina del ministro assistente, n la sua
indicazione nominativa allatto della richiesta della pubblicazione, n la
specifica autorizzazione da parte dellufficiale di stato civile.
La disciplina concordata con la Tavola valdese analoga alle discipline
concordate con le altre confessioni di minoranza che hanno utilizzato lo
strumento dellintesa (Chiese Avventiste, Chiese Luterane, Chiese delle ADI,
Chiese Battiste). L?unica differenza consiste nella necessit che i ministri di
culto di queste altre confessioni debbano possedere la cittadinanza italiana non
prevista per i valdesi; in mancanza di questo requisito il matrimonio deve
considerarsi nullo, in quanto il ministro sarebbe sprovvisto dei poteri
pubblicistici di certificazione e notificazione, necessari per porre in essere gli
atti che consentono il riconoscimento degli effetti civili del matrimonio.
La legge per la regolazione dei rapporti con lUnione delle Comunit
ebraiche italiane
La l.n.101/1989 (di approvazione dellintesa con le comunit Israelitiche)
riconosce gli effetti civili ai matrimoni celebrati secondo il rito ebraico davanti
ai ministri di culto nominati a norma dello Statuto.
La differenza con il matrimonio celebrato davanti al ministro valdese sta nel
fatto che la cittadinanza italiana del ministro di culto necessaria e che la
possibilit (che pur si deve ritenere sempre ammessa) che siano rese al
ministro di culto, che procede personalmente alla lettura del codice civile
subito dopo la celebrazione, le dichiarazioni che la legge consente siano rese
nellatto di matrimonio espressamente prevista.
Laspetto peculiare del rito ebraico, che non prevede unespressa
manifestazione di volont della sposa al matrimonio in quanto essa si limita ad
accettare lanello nuziale, considerato irrilevante ai fini del riconoscimento
degli effetti civili.
E espressamente sancita, in applicazione dellart.19 Cost., la facolt di
celebrare o sciogliere matrimoni senza alcun effetto o rilevanza civile.
LA GIURISDIZIONE SUL MATRIMONIO CANONICO TRASCRITTO - cap.14
76. Limpugnazione della trascrizione
La giurisdizione dello Stato si esplica oggi su quattro diversi aspetti della
complessa disciplina del matrimonio canonico trascritto. Il giudice civile si
pronuncia in via esclusiva:
sulla validit della trascrizione dellatto di matrimonio
sulla cessazione degli effetti civili del matrimonio
sul riconoscimento agli effetti civili delle sentenze canoniche di nullit
matrimoniale
sulla nullit del matrimonio stesso n concorrenza con il giudice canonico

In assenza di una nuova legge matrimoniale, la legge di riferimento ancora


lart.16 l.m. che prevede limpugnabilit della trascrizione in presenza di uno
dei casi di intrascrivibilit del matrimonio precedentemente elencati, uniti a
quelli aggiunti dallAccordo del 1984, ovvero in presenza di una delle cause di
nullit dellautonomo negozio di scelta posto in essere dai nubenti che
intendono fare conseguire al vincolo religioso gli effetti civili.
Ad oggi impugnabile davanti al giudice la trascrizione invalida per la
sussistenza fra gli sposi di un impedimento che la legge civile considera
inderogabile, si rinvia pertanto alla disciplina per impugnazione in materia di
nullit del matrimonio civile.
Il giudizio dimpugnazione, promosso con atto di citazione, segue il rito
ordinario; il P:M: interveniente necessario come in ogni altra causa
matrimoniale e la sentenza di accoglimento della domanda di annullamento
della trascrizione contiene lordine di cancellazione della stessa dai registri
dello stato civile e comporta la conseguente inefficacia delle convenzioni
patrimoniali inserite nellatto matrimoniali.
Una particolare causa di invalidit stata introdotta dalla Corte cost. per il
coniuge che provi di essere stato incapace di intendere e di volere al momento
in cui si determinato a contrarre il matrimonio in forma concordataria.
La trascrizione impugnabile anche nel caso in cui sia avvenuta tardivamente
senza il consenso di entrambi i coniugi o tacito di uno di essi.
Lefficacia civile delle sentenze ecclesiastiche nel Concordato
Il concordato del 1929 prevedeva che le sentenze di nullit dei dei matrimoni
canonici trascritti ed i provvedimenti di scioglimento del matrimonio rato o non
consumato, la cui pronuncia era riservata ai tribunali e ai dicasteri
ecclesiastici,, fossero resi esecutivi nellordinamento civile attraverso uno
speciale procedimento di competenza della corte dappello. Questultimo aveva
carattere di ufficiosit ed era sostanzialmente automatico, assumendo cos
natura sostanziale di sentenza , sgombrando il campo ad ogni questione di
legittimit costituzionale delle norme; in un secondo tempo garant alle parti il
diritto di difesa, assicurandone la difesa tecnica.
A partire dalla met degli anni70 la Suprema Corte, al fine di dare contenuto
sostanziale allattivit giurisdizionale della Corte dappello al diritto di difesa
delle parti (art.24 cost.), stabil che nel giudizio di delibazione si dovesse
accertare la non contrariet della sentenza ecclesiastica con lordine pubblico
italiano. La Corte definiva incidentalmente lordine pubblico come le regole
fondamentali poste dalla Costituzione e dalle leggi a base degli istituti giuridici
in cui si articola lordinamento.
I giudici dichiararono lillegittimit costituzionale dellarticolo del Concordato
nella parte in cui prevede che la Corte dAppello potesse rendere esecutivi agli
effetti civili i provvedimenti ecclesiastici di dispensa del matrimonio rato o non
consumato e ordinarne lannotazione nei registri dello stato civile a margine
dellatto di matrimonio, in quanto essi sono il risultato di un procedimento
amministrativo canonico che non garantisce alle parti un giudice e un giudizio.
Lart.8.2 dellAccordo del 1984
Disciplina il riconoscimento agli effetti civili delle sentenze ecclesiastiche
ispirandosi al principio della distinzione degli ordini civile e religioso, del
rispetto dellordine pubblico dello Stato inteso come corollario del principio di
sovranit, della tutela giurisdizionale dei diritti e del giusto processo. In
questottica la nuova normativa improntata al recupero dgli spazi di sovranit
che lo stato aveva perso con il Concordato.

Lart. prevede che le sentenze di nullit del matrimonio pronunciate dai


tribunali ecclesiastici, sono, su domanda delle parti, o di una di esse,
dichiareate efficaci nella Repubblica italiana con sentenza della Corte di appello
competente quando questa accerti:
che il giudice ecclesiastico era il giudice competente a conoscere della causa;
che nel procedimento davanti ai tribunali ecclesiastici stat assicurato alle
parti il diritto di agire in modo non difforme ai principi dellordinamento
che ricorrono altre condizioni richieste dalla legge. Tuttavia non si pu parlare
di delibazione delle sentenze ecclesiastiche poich:
nellordinamento non si espandono gli effetti propri della sentenza canonica
la pronuncia del giudice civile costituisce il titolo del mutamento di status del
coniuge
non hanno effetto nellordinamento civile le pronunce accessorie alla
dichiarazione di nullit matrimoniale
Limpulso di parte indispensabile per dare inizio al procedimento, trattandosi
questo di un diritto personalissimo.
I profili processuali del giudizio avanti alla Corte dAppello
La nuova legge matrimoniale dellaccordo non ancora stata emanata, e le
lacune sono state colmate da regole generali del processo e della prassi. La
giurisprudenza costante nel ritenere che:
se la delibazione richiesta:
- da un coniuge si adotta il rito ordinario e la domanda va proposta con atto di
citazione
- da entrambi si adotta il rito camerale e la domanda con ricorso
La domanda viene sottoscritta da procuratore legalmente esercente a pena di
nullit insanabile e proposta alla corte dappello nel comune della trascrizione,
cio dove stato celebrato il matrimonio.
Contro la sentenza della corte dappello c solo il ricorso in cassazione.
80. Accertamenti della corte dappello
La pronuncia di nullit deve riguardare matrimonio canonico trascritto, cio
conforme allart.8.1 dellAccordo.
La nullit del matrimonio canonico celebrato allestero e trascritto in Italia non
pu essere esecutiva egli effetti civili poich il matrimonio non pu essere stato
accompagnato da formalit dellart.8 dellAccordo.
La corte deve accertare che nel procedimento davanti ai tribunali ecclesiastici
sia stato assicurato alle parti il diritto di agire/resistere.
Rilevante differenza tra le norme processuali canoniche e quelle civili il
carattere di segretezza nellassunzione della prova testimoniale davanti a
giudice eccl., mancherebbe il principio del diritto al contraddittorio pertanto la
cedu dichiara illegittimo il non verificare il rispetto del diritto del convenuto nel
processo canonico ad una procedura equa e rispettosa di questo diritto.
La corte europea ha inoltre fissato che:
- la parte deve avere facolt di conoscere e discutere ogni allegazione o
osservaizone presentata dal giudice
- le parti giudicano se un elemento o una testimonianza sono da essere
commentati
- la parte deve poter beneficiare di un avvocato
La corte dappello deve accertare le condizioni richieste tenendo per conto
della specificit dellordinamento canonico.
La sentenza non deve essere contraria allordine pubblico e si tende a tener

conto non pi della specificit ma della maggior disponibilit tra i due


ordinamenti (quasi tutte le sentenze vengono delibate)
Inoltre la discussione per annullamento matrimonio per simulazione diversa
per ambito civile e canonico:
- Civile: richiesto un accordo simulatorio e si ha decadenza dopo 1
anno
- Canonico: il matrimonio nullo anche per la sola riserva mentale del
quale laltro non a conoscenza e non si ha prescrizione. In questo
caso il limite di disponibilit superato perch si va contro ai principi
di affidamento del coniuge e di buona fede previsti da ordine pubblico.
Si ritiene per che la tutela viene meno se il coniuge incolpevole a richiedere
annullamento.
La corte dappello vincolata dalla sentenza ecclesiastica ma pu valutare le
prove in autonomia e trarne proprio convincimento anche in contrasto e se
motivata insindacabile per giudizio di legittimit.
Limprescrittibilit canonica non contrasta con ordine pubblico. Non sono
delibabili le sentenze di nullit che si fondano su impedimenti canonici di
natura specificatamente confessionale (es. disparit di culto)
81. Provvedimenti economici provvisori
Con lAccordo 1984 si prevede che la corte pu stabilire provvedimenti
economici provvisori per i coniugi con matrimonio nullo, la norma riferita al
matrimonio putativo, se entrambi i coniugi sono in buona fede e comporta una
corresponsione di somme periodiche di denaro per un massimo di 3 anni per il
coniuge con reddito basso e che non si risposato.
Viene data una congrua indennit a chi non imputabile la nullit.
Questo procedimento si applica a matrimoni annullati dal giudice canonico con
pronuncia resa esecutiva dal giudice ordinario e in caso di annullamento della
trascrizione.
Il provvedimento ha natura cautelare e provvisoria ed subordinato
all'accertamento del diritto, pertanto deve essere confermato dal giudice
competente e non si pu ricorrere in cassazione perchci possibile solo per
provvedimenti definitivi con efficacia di giudicato.
La giurisprudenza ha ritenuto che se la nullit data dallesclusione unilaterale
di un o degli elementi essenziali del matrimonio, la conoscenza dell'altro
coniuge supera la presunzione di buona fede e non si ha pi diritto all'indennit
secondo art.129 e 129bis c.c..
L'applicazione della disciplina del matrimonio putativo a quelli annullati dal
giudice canonico sembrerebbe in contrasto con l'art.3 cost, tuttavia, la
questione risulta non fondata perch c' diversit tra divorzio e nullit e non
necessario che la nullit canonica abbia stesso trattamento della disciplina
degli effetti civili.
La corte di cassazione ha ritenuto che l'applicazione dell'art.129 non sia
limitata a provvedimenti provvisori ma che pu rendere possibile
l'assegnazione della casa familiare e all'affidamento dei figli.
82. La dispensa dal matrimonio rato e non consumato
Non pi delibabile causa la dichiarata illegittimit del concordato lateranense,
infatti con lAccordo 1984: sono efficaci solo le sentenze di nullit mentre le
altre sono rimesse alla giurisdizione statale.
83. La legge nr.218/1995 di riforma del sistema di diritto
internazionale privato
Ha abrogato gli artt.796-797 c.c. ed ha integralmente riformato il sistema di

diritto internazionale privato: essa prevede che la sentenza straniera venga


riconosciuta automaticamente in Italia se ricorrono determinate condizioni.
Parte della dottrina ritiene che si applichi questa legge anche alle sentenze
ecclesiastiche ma la corte ha risolto a favore dell'inapplicabilit della legge
perch:
-le disposizioni della legge non pregiudicano gli accordi tra cui anche quello del
1984
-la fonte ordinaria non pu modificare le norme pattizie (art.7)
Pertanto valgono ancora gli art.796-797
84. La pendenza del giudizio civile di nullit e la delibazione della
sentenza ecclesiastica
La sentenza ecclesiastica di nullit matrimoniale non pu essere delibata se
pendente un procedimento dal giudice italiano con stesso oggetto e stesse
parti proposto prima che la sentenza sia divenuta esclusiva secondo il diritto
canonico.Il giudizio pendente avanti al giudice per avere efficacia impeditiva
deve avere ad oggetto la validit del matrimonio.
85. La cessazione degli effetti civili e la delibazione della sentenza
ecclesiastica
La sentenza della corte d'appello in giudicato che rende esecutiva la sentenza
ecclesiastica di nullit comporta la cessazione del contendere per cessazione
degli effetti civili poich travolge ogni controversia che presupponga la validit
del vincolo.
La delibazione della sentenza non preclusa se la sentenza civile passa in
giudicato perch l'oggetto diverso
La pronuncia di cessazione civile in giudicato contiene laccertamento
incidentale su validit vincolo e ne consegue che la sentenza ecclesiastica di
nullit non travolge la sentenza di divorzio.
Non esiste rapporto di pregiudizialit tra i due tipi di sentenze
86. La riserva di giurisdizione ecclesiastica
Il concordato prevedeva che le cause di nullit del matrimonio fossero di
competenza dei tribunali ecclesiastici, lo stato non aveva giurisdizione ma,
come abbiamo gi ricordato, questo sistema scontrava contro il principio
costituzionale in cui previsto il diritto alla difesa.
Corte cost chiamata a pronunciarsi su questa rinuncia dello stato alla sua
sovranit , dichiara infondata la questione dellillegittimit perch non esatto
che la giurisdizione dei tribunali ecclesiastici abbia natura speciale in quanto
che il rapporto di specialit vietato dallart.102 cost. deve ricercarsi nel quadro
dellordinamento giuridico interno, al quale i tribunali ecclesiastici sono del
tutto estranei.
NellAccordo 1984 non c' invece lespressa riserva di giurisdizione dei tribunali
ecclesiastici, la mancata previsione avrebbe dovuto far ritenere allinterprete
che si era determinato il superamento della riserva, con la conseguente
espansione della potest giurisdizionale dello Stato sulla validit dei matrimoni
canonici trascritti per quanto attiene lordinamento civile.
Dottrina e giurisprudenza hanno cercato di colmare con tesi contrapposte
questo vuoto normativo.
87. La tesi della sopravvenienza della riserva
Trae sostegno da 3 appigli testuali ricavati nell'accordo 1984:
- punto 4 lett.b) nr.3 del protocollo addizionale: divieto di riesame delle
sentenze di nullit matrimoniale sottoposte a delibazione. Tale divieto sarebbe
giustificato dalla carenza di giurisdizione del giudice civile su matrimonio

concordatario;
- art.8.2 lett.a) accordo: il giudice ecclesiastico il competente a conoscere la
causa, ed ritenuto l'unico ad avere questa facolt;
- punto 4 lett. b) prot addizionale: nella delibazione si deve tenere conto della
specialit dell'ordinamento canonico dal quale regolato il vincolo
matrimoniale che da esso ha avuto origine.
Questultimo argomento posto alla base della teoria della sopravvivenza
logica della riserva di giurisdizione: essa infatti non ha necessit di previsioni
formali o appigli testuali ma si ricaverebbe logicamente dal complesso del
sistema.
Questa tesi che stata riconosciuta dai giudici della consulta, da ci inoltre
conseguirebbe un logico corollario: l'atto rimane regolato dal diritto canonico e
le controversie sulla sua validit siano riservati alla cognizione di degli organi
giurisdizionali dello stesso ordinamento.
88. Tesi dell'abrogazione della riserva
Si fonda su un appiglio testuale o meglio sul venir meno dell'unica norma che
la faceva sussistere (art.34 conc).
Infatti l'art.13 dellAccordo 1984 abroga le norme in esso non incluse e quindi
anche art.34 pertanto viene a mancare un fondamento giuridico.
Prova nel fatto che la delibazione delle sentenze ecclesiastiche di nullit
condizionata da altre condizioni richieste dalla legislazione italiana
La tesi della separazione delle giurisdizioni la pi semplice e la pi vigorosa.
essa si basa sul riconoscimento di un doppio vincolo, uno civile ed uno
religioso, nel matrimonio concordatario, ognuno dei quali destinato ad esaurire
la propria vicenda allinterno dei rispettivi ordinamenti, ne discenderebbe una
netta separazione delle due giurisdizioni che si esplicano ciascuna nel proprio
ordine senza influenzare laltra.
La decisione del giudice ecclesiastico pu eventualmente essere delibata,
altrimenti rimane irrilevante per l'ordinamento italiano.
La tesi della concorrenza delle giurisdizioni ritiene invece ipotizza lesistenza di
un vero e proprio concorso delle due giurisdizioni e che si risolvano eventuali
conflitti tra i due con criterio della prevenzione, che d prevalenza al giudizio
che abbia avuto inizio per primo.
Nell'Accordo del 1984 non c' una disposizione che delinea precisamente la
situazione.
Il giudice italiano pu applicare il diritto canonico, anche se questo ritenuto
poco coerente con la distinzione tra i due, pertanto ci si schiera a favore
dellapplicabilit del diritto civile.
Il criterio sembra comunque operare in favore della legislazione civile (un
giudizio civile impedisce la delibazione mentre il giudice civile bloccato solo
da delibazione).
GLI ENTI ECCLESIASTICI - cap.15
89. Il riconoscimento
Nell'ordinamento italiano le confessioni non hanno personalit giuridica di
diritto privato mentre ce l'hanno le articolazioni attraverso le quali si
strutturano ed agiscono.
Esiste quindi un nesso strumentale tra la effettiva libert delle istituzioni
ecclesiastiche e il possibile riconoscimento per gli enti ecclesiastici (o enti
confessionali).
Il riconoscimento civile come ente ecclesiastico pu essere conseguito in

diversi modi:
- per antico possesso di stato: allorch lente riconosciuto da tempo
immemorabile. Il ministro dell'interno rilascia attestato per iscrizione nel
registro delle persone giuridiche, le controversie sono competenze del giudice
amministrativo. Es. Santa Sede, Chiese cattedrali o tavola valdese
- per legge: quando si tratti di enti che per il loro ruolo e la loro importanza
rendono superfluo lordinario procedimento amministrativo es. conferenza
episcopale italiana
-per decreto ministeriale sia con procedimento abbreviato nel caso di alcuni
enti appartenenti alla Chiesa cattolica e degli enti valdesi/metodisti; sia con
procedimento ordinario disciplinato dalla l.n. 222/1985 per gli enti di
confessioni diverse .
-in forza di trattati internazionali
90.La procedura
Il riconoscimento civile conferito agli enti della Chiesa cattolica con decreto
del Ministro dell'interno, previa istruttoria, udito eventualmente il Consiglio di
Stato, a seguito assumono la qualificazione di ente ecclesiastico civilmente
riconosciuto (e.e.c.r.).
E' richiesto il parere del consiglio di stato solo in casi delicati o complessi. Per le
confessioni con intesa concesso ma una semplificazione espressa in intese
del 2007, stipulate dopo la Riforma Bassanini.
Dove non prevista la qualifica di e.e.c.r. si ha qualifica di ente confessionale.
Per confessioni prive d'intesa si applica la procedura aggravata della legge
1929/1930 che prevede erezione in ente morale con dpr su proposta del
ministro dell'interno e supervisione del consiglio dei ministri
La domanda diretta al ministro dell'interno dai rappresentanti presso
prefettura ufficio territoriale del governo
91. I requisiti
Per quanto attiene ai requisiti generali:
-sede in italia
-collegamento organico dell'ente con la confessione, deve cio essere costituito
o approvato dalla competente autorit confessionale
-fine di religione o di culto come fine essenziale ma non necessariamente
esclusivo
L'autorit confessionale deve dare l'assenso alla domanda dell'ente o inoltrarla
direttamente.La valutazione difficoltosa in alcuni casi poich il criterio non
univoco e il
riconoscimento si fonda su due diversi profili:
profilo soggettivo: basato sul carattere confessionale dellente
profilo oggettivo: basato sul caratter costitutivo con lindagine di fini ed attivit
L'accertamento fatto alla nascita di ogni nuovo ente, a parte il caso in cui
presunto come per enti che fanno parte della costituzione gerarchica della
Chiesa (es. diocesi, parrocchie).
La legge orienta specificando che sono attivit di religione e culto quelle dirette
a esercizio del culto o cura delle anime, a scopi missionari, a catechesi e
attivit diverse quelle di assistenza, beneficenza, istruzione, educazione,
cultura e a scopo di lucro. Le confessioni non cattoliche hanno attivit diverse,
ma la presunzione pu avvenire anche nel caso di alcuni enti appartenenti a
confessioni diverse dalla cattolica.
Si possono svolgere attivit commerciali ma con finalit strumentali rispetto a
quelle istituzionali dell'ente. Quando lente svolge una pluralit di fini la P.A. ne

fa una valutazione sulla base del criterio della prevalenza, tenendo conto delle
attivit effettivamente svolte.
Si pone il problema sul fatto che il riconoscimento sia un atto dovuto o
discrezionale; la disciplina pattizia ha cercato di ridurre e vincolare lesercizio
della discrezionalit amministrativa a favore di una discrezionalit tecnica o
quasi diritto al riconoscimento.
Ulteriori requisiti specifici stabiliti dalla l.n.222/1985:
-carattere non locale delle societ
-garanzie di stabilit
-apertura al culto pubblico
-mancanza di annessione ad altro ente riconosciuto
-congruit dei mezzi per la manutenzione e officiatura per le chiese aperte al
culto pubblico
-sufficienza dei mezzi
LAccordo 1984 disciplina gli enti riconosciuti, ma ha carattere di specialit
rispetto al codice civile in materia di persone giuridichhe, Rispetto a queste non
si pu richiedere:
- costituzione x atto pubblico
- possesso di statuto
- conformit statuto a prescrizioni previste per le persone giuridiche private
Con il riconoscimento l'ente confessionale diventa un ente ecclesiastico o della
chiesa/confessione o religioso, cio civilmente riconosciuto.
92. Natura dell'ente
Si esclude che la qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto
conferisca il carattere della pubblicit.
In riferimento agli enti ecclesiastici ospedalieri, la Corte cost ha stabilito che le
norme operanti per i rapporti di lavoro subordinato non hanno limite
all'applicazione a dipendenti ecclesiastici.
Gli enti delle confessioni di minoranza sono assimilabili a enti pubblici poich
sono ancora sottoposti alla normativa del 1929/1930 che risulta non pi
vigente mentre gli enti ecclesiastici non sono enti pubblici, n possono ritenersi
equiparati a tutti gli effetti alle persone giuridiche private per via del regime
speciale che emerge dalla legislazione pattizia.
Si discute sullassoggettabilit al fallimento per lente imprenditore: la
sostituzione degli organi ordinari di gestione da parte degli organi fallimentari
ritenuta uninammissibile ingerenza statale nellorganizzazione della Chiesa;
pertanto il fallimento non ammesso tranne nel caso in cui lattivit
commerciale sia individuabile in un autonomo centro d'imputazione.
93. Autonomia organizzativa e gestionale
L'amministrazione dei beni soggetta a controllo previsto dal diritto canonico
con rilevanza civile.Questautonomia rafforzata dalla mancanza di controlli da
parte dello Stato. La l.n.222/1985 prevede un obbligo di iscrizione nel registro
delle persone giuridiche per tutelare affidamento dei terzi che si trovino a
negoziare con lente e ne consegue che linvalidit o linefficacia di negozi
giuridici non opponibile a terzi che non fossero a conoscenza delle limitazioni
dei poteri di rappresentanza, o dellomissione di controlli canonici, che non
risultino dal codice di diritto canonico o dal registro delle persone giuridiche. Si
realizza cos un sistema di pubblicit legale per rendere conoscibili le vicende
dell'ente. Le regole sono riprodotte per le confessioni che hanno intese con lo
Stato.
94. Il mutamento del fine e la revoca

Gli enti riconosciuti devono mantenere una continuit nei fini detta coerenza
istituzionale: ogni mutamento sostanziale deve essere formalizzato. La relativa
domanda di riconoscimento deve specificare i motivi e la pubblica
amministrazione ha la discrezione nel valutare se il mutamento sostanziale,
con facolt di consultare il Consiglio di stato. La revoca del riconoscimento pu
essere fatta d'ufficio se l'ente perde un requisito, disposta con decreto del
ministro dell'interno ma bisogna informare l'autorit ecclesiastica o
confessionale. Se l'autorit estingue o sopprime un ente deve trasmetterlo al
ministro dell'interno che ne deve devolvere i beni secondo quanto prescrive
l'autorit. Uguali regole per le confessioni che hanno stipulato intese.
Il regime tributario
Gli enti hanno un regime fiscale agevolato con equiparazione del fine di
religione e culto a fini di beneficenza e istruzione. 1970:riforma tributaria, ne
consegue che la disciplina rientra nell'ambito degli enti non commerciali,
assimilati ora ai no profit. Per diverse attivit si possono fare ma sono sotto
ordinamento italiano e fiscale. Non c' esenzione da obblighi ma solo in
riguardo ad attivit di religione e culto.
Agevolazioni:
IRPEG (ora IRES) riduzione del 50% dell'imposta sul reddito delle persone
giuridiche ma solo se civilmente riconosciute, sono escluse le attivit
commerciali svolte. Particolare situazione = scientology perch il suo carattere
era ritenuto controverso ma ultimamente stata inclusa.
IVA ente non compreso ma x attivit commerciali cedute all'esterno della
cerchia si hanno imposte
INVIM imposta sull'incremento di valore degli immobili, soppressa ma
vigente fino al 2003 x cose fino al 1992 riguarda il passato. Gli immobili x il
culto sono esenti. L'esenzione discussa x immobili non destinati al culto
ICI esenti gli immobili degli enti non commerciali se destinati esclusivamente
ad attivit essenziali ma non con natura esclusivamente commerciale e quelli x
l'esercizio del culto. Per enti con fine di religione e culto sono previste esenzioni
x imposta di successione e donazioni ed agevolazioni x pubbliche affissioni.
96.Organizzazioni non lucrative di utilit sociale (ONLUS) e impresa
sociale
Il diritto comune favorisce iniziative privatistiche in vari settori. Ultimamente si
riconosciuto che gli enti riconosciuti possono essere soggetti attivi del nuovo
sistema integrato dell'assistenza si ha tendenza dello stato ad agevolare le
attivit con valore sociale. Per conseguire la qualifica ONLUS ci sono alcune
condizioni quale lo svolgimento di attivit sociali elencate e direttamente
connesse. Gli enti ecclesiastici sono ONLUS solo x attivit elencate al 1 comma
lett.a art.10 (assistenza sociale, sanitaria, promozione interesse storico). Gli
enti devono iscriversi all'anagrafe unica ONLUS. Dubbia la legittimit cost della
parificazione ONLUS solo a entri con intese.
la disciplina ONLUS presenta la specialit degli enti ecclesiastici.
Legge 155/2006 disciplina dell'impresa sociale x tutte organizzazioni private
che esercitano al fine della produzione o dello scambiodi beni o servizi di utilit
sociale con assenza dello scopo di lucro. Deroga alla disciplina generale
devono depositare all'ufficio del registro delle imprese solo il regolamento e le
sue modificazioni, sono sottratti a regime in materia di responsabilit
patrimoniale.
Capitolo 16

IL FINANZIAMENTO DELLE CONFESSIONI RELIGIOSE


97. IL tramonto del sistema beneficiale
La vigente disciplina organica dei finanziamenti statali alle confessioni religiose
ha la propria origine nellAccordo del 1984 e nelle intese stipulate da quella
data in avanti. Fino ad allora la Chiesa cattolica era la sola a ricevere un
contributo pubblico attraverso il c.d. sistema beneficiale, il cui funzionamento
riposava sulla sua articolazione sul territorio in persone giuridiche dotate di un
patrimonio (benefici parrocchiali e diocesani) amministrate dai titolari degli
uffici (rispettivamente parroci e vescovi). Lo Stato contribuiva al funzionamento
di questo sistema erogando, attraverso il Fondo per il culto, i supplementi di
congrua, ossia contributi destinati ad integrare i redditi dei benefici pi poveri.
In pratica lo Stato , qualora il reddito ricavato da patrimonio del beneficio non
avesse raggiunto la soglia minima prefissata, versava la differenza. Alle altre
confessioni religiose, lo Stato confessionista non erogava finanziamenti di sorta
con la sola eccezione dei vantaggi fiscali conseguenti allequiparazione del fine
di culto a quello della beneficenza e di istruzione. Quanto ai finanziamenti
diretti, la sola eccezione riguardava la Chiesa valdese.
Il sistema beneficiale aveva mostrato i propri limiti (tra i quali il pi rilevante
era il non riuscire a garantire la piena parit di trattamenti ai beneficiari). Alla
vigilia del nuovo Accordo con la Chiesa cattolica, con ladozione del Codex iuris
canonici del 1983 si gettavano le basi di un nuovo assetto patrimoniale con
labolizione del sistema beneficiale. Lo Stato non aveva mai posto in dubbio la
sua volont di continuare a sostenere economicamente la Chiesa cattolica; si
rendeva, dunque, necessario concordare un nuovo meccanismo di
finanziamento. A tal fine, in forza dellart. 7,6 dellAccordo, le parti istituirono
una commissione paritetica per la formulazione delle norme disciplinanti la
materia degli enti e beni ecclesiastici e per la revisione degli interventi dello
Stato nella gestione patrimoniale degli enti ecclesiasti, che ha dato luogo alla
nuova L. 222/1985, la quale disciplina il nuovo sistema di sostentamento del
clero.
Questi stessi meccanismi furono estesi in seguito (in parte) anche alle
confessioni religiose i cui rapporti con lo Stato sono regolati legge di
approvazione delle intese.
98. Il sistema di finanziamenti diretto (lotto per mille)
Lattuale disciplina prevede due distinti flussi di denaro destinati alla Chiesa
cattolica (uno non bastava), uno di natura pubblica ed uno di natura privata. Il
primo comporta un effettivo trasferimento di fondi dallo Stato, e si pu
considerare una vera e propria forma di finanziamento diretto: a decorrere
dallanno 1990 una quota pari allotto per mille (eccoci qua) dellimposta sul
reddito delle persone fisiche, liquidata sulla base delle dichiarazioni annuali,
destinata, sulla base della scelta dei contribuenti, in parte allo Stato ed in parte
alla gestione della Chiesa cattolica. La Cei il soggetto destinatario delle quote
di competenza della Chiesa cattolica, utilizzate per esigenze di culto della
popolazione , per il sostentamento del clero e per interventi caritativi a favore
della collettivit nazionale o di paesi del terzo mondo. La Cei tenuta a
trasmettere annualmente al Ministero dellInterno un rendiconto riguardante
leffettiva utilizzazione delle somme ricevute, a pubblicarlo sul Notiziario della
Cei, suo organo di stampa ufficiale.
La ripartizione delle somme tra i possibili destinatari (Stato, Chiesa cattolica,
altre confessioni religiose con intesa) avviene in base alle scelte espresse dai
contribuenti in sede di dichiarazione annuale dei redditi. La scelta del

contribuente nominale in quanto non determina una contribuzione


proporzionale al reddito di ciascuno. Con riferimento alle scelte inespresse, la
destinazione delle quote si stabilisce in proporzione alle scelte espresse, con
evidente vantaggio per la Chiesa cattolica. Questo sistema di finanziamento,
introdotto per la Chiesa cattolica, stato esteso alla quasi totalit delle altre
confessioni che hanno stipulato intese con lo Stato, con differenze che
attengono principalmente agli scopi per i quali le somme ricevute possono
essere utilizzate, e in secondo luogo alla decisione di partecipare o meno al
riparto delle scelte non espresse.
La Tavola Valdese destina la quota dellotto per mille non a fini di culto n per
il sostentamento dei propri pastori, ma per interventi sociali, assistenziali,
umanitari e culturali in Italia, e partecipa allattribuzione della quota relativa
alle scelte non espresse;
Le Chiese cristiane avventiste del 7 giorno destinano la propria quota di
competenza ad interventi sociali, assistenziali, umanitari e culturali in Italia e
allestero e partecipano al riparto delle scelte non espresse;
Le Assemblee di Dio in Italia destinano la propria quota per interventi sociali e
umanitari e non partecipano al riparto delle scelte non espresse;
LUnione delle Comunit ebraiche utilizza le somme ricevute dallo Stato per
sue finalit istituzionali e partecipa al riparto delle scelte non espresse (ci avrei
giurato);
La Chiesa Evangelica Luterana in Italia destina le somme ricevute al
sostentamento dei ministri di
culto, ad esigenze di culto, interventi sociali, assistenziali , umanitari e culturali
in Italia e allestero.
Sebbene abbia stipulato unintesa, non partecipa al riparto della quota
delotto per mille lUnione
Cristiana Evangelica Battista dItalia, poich preferisce provvedere al proprio
mantenimento per mezzo delle offerte volontarie dei fedeli (rispetto per i
battisti dItalia).
Tutte le confessioni diverse dalla cattolica che partecipano alla ripartizione
dellotto per mille sono tenute allobbligo di rendiconto annuale al Ministero
dellInterno.
Sul meccanismo di finanziamento introdotto con L. 222/1985 si segnele la
pronuncia con cui la Ceu ha dichiarato lirricevibilit del ricorso di un cittadino
italiano che rilevava nel meccanismo di scelta per lattribuzione dellotto per
mille un obbligo alla dichiarazione della propria appartenenza religiosa in
contrasto con lart. 9 CEDU. La Corte ha rilevato che il meccanismo di scelta in
questione lascia comunque impregiudicata la possibilit d non esprimere
alcuna preferenza e dunque non obbliga a dichiarare la propria appartenenza
religiosa.
99. La deducibilit fiscale delle erogazioni liberali alle strutture
confessionali
Il secondo tipo di finanziamento introdotto nel 1985 non comporta un flusso di
denaro diretto dallo Stato alle confessioni, ma una rinuncia dello Stato a
percepire una parte dellimposta sul reddito dei cittadini; pu quindi essere
definito indiretto. Il finanziamento si realizza per mezzo di erogazioni liberali in
denaro dalle persone fisiche a favore di confessioni, che costituiscono oneri
deducibili (dal reddito complessivo) in sede di dichiarazione ai fini dellimposta
sul reddito (IRPEF), fino al limite di 1.032, 91. Le erogazioni sono anche
deducibili dal reddito di impresa, per un ammontare non superiore al 2% del

reddito di impresa dichiarato. Anche in questo caso, il sistema stato varato a


favore della Chiesa cattolica. Norme analoghe sono state previste dalle leggi di
approvazione delle intese con altre confessioni: le differenze attengono agli
enti destinatari e alle possibili destinazioni duso di tali somme.
In materia di deducibilit fiscale la Corte costituzionale si pronunciata
dichiarando linammissibilit della questione di legittimit costituzionale
dellart. 10 del D.P.R. n.917 del 1986 nella parte in cui dispone la deducibilit
del reddito ai fini dellIRPEF delle erogazioni liberali dei fedeli a favore delle sole
confessioni che abbiano stipulato lintesa con lo Stato. La motivazione
principale posta dalla Corte a fondamento della propria decisione la
mancanza di un modello normativo univoco che consenta di estendere il
beneficio a tutte le confessioni religiose prive di intesa attraverso lo strumento
della pronuncia additiva. Lestensione per mezzo della sentenza additiva
avrebbe comportato impegni di spesa a carico del bilancio dello Stato senza la
necessaria ed adeguata copertura finanziaria, circostanza che pu spiegare il
cauto atteggiamento della Corte, alla quale non sarebbe rimasta altra via che
dichiarare lillegittimit costituzionale della norma sottoposta al suo esame per
quanto essa prevede ( e non per la parte in cui non prevede lestensione a
tutte le confessioni).
100. Altre forme di finanziamento pubblico
Ulteriori forme di finanziamento pubblico:
1. Il sistema dei c.d. buoni-scuola previsto da leggi regionali a sostegno delle
scuole private non
statali;
2. I contributi a favore degli oratori parrocchiali previsti sempre da leggi
regionali.
Ulteriori forme di finanziamento indiretto sono rappresentate da diverse forme
di esenzioni o agevolazioni tributarie a favore di enti ecclesiastici, dalla
concessione o locazione di beni demaniali, dalle retribuzioni erogate dallo Stato
agli insegnanti di religione e ai cappellani in servizio presso lesercito o altre
forze armate, presso gli istituti di detenzione e pena o gli ospedali.
101. Il sostentamento del clero
A seguito della L. 222/1985 di riforma del sistema beneficiale i patrimoni dei
benefici canonici estinti sono confluiti in enti appositamente creati dalle
autorit ecclesiastiche, gli Istituti Diocesa(n)ti e Interdiocesani per il
Sostentamento del Clero (IDSC) coordinai dallIstituto Centrale per il
Sostentamento del Clero (ICSC), eretti in enti ecclesiastici civilmente
riconosciuti con decreto del Ministero dellinterno. Gli IDSC sono gestiti da un
consiglio di amministrazione composto per almeno 1/3 da rappresentanti
designati dal clero diocesano su base elettiva; la loro principale funzione,
attraverso lamministrazione del proprio patrimonio, di assicurare il congruo
sostentamento del clero. LICSC, anchesso dotato di un c.d.a., ha la funzione di
coordinare il sistema e di integrare le risorse degli IDSC attraverso la
distribuzione delle entrate costituite dalle erogazioni liberali e dalla quota di
otto per mille destinata dallo Stato alla Cei. Il sostentamento assicurato ai
sacerdoti dai competenti Istituti costituisce una remunerazione connessa alla
prestazione del peculiare servizio a favore della diocesi, non inquadrabile
nellarea dellart. 36 Cost. La remunerazione solo eventuale: non spetta,
infatti, ai sacerdoti che godano di altri proventi. La remunerazione equiparata
ai soli fini fiscali al reddito da lavoro dipendente. La natura di vero e proprio
diritto soggettivo della pretesa del sacerdote di ricevere la remunerazione, o

lintegrazione di essa, stata riconosciuta dal giudice della legittimit, che ne


ha riconosciuto lazionabilit di fronte al giudice civile. Non trattandosi di
retribuzione in senso proprio, non si ha una controversia individuale di lavoro;
piuttosto il rapporto giuridico tra il sacerdote e listituto diocesano
riconducibile a una forma di assistenza obbligatoria, e la relativa controversia
rientra fra quelle di cui allart. 442 c.p.c. per le quali in primo grado
competente il tribunale in funzione di giudice del lavoro. Un sacerdote, dunque,
per ottenere la composizione di una controversia con il proprio istituto
diocesano dappartenenza in merito alla remunerazione, ha lalternativa di
rivolgersi allapposito organo ecclesiastico o di adire il giudice italiano
competente. Si tratta dunque di un caso di giurisdizione concorrente, in via
alternativa, regolata dal principio di prevenzione (art. 39 c.p.c.). il sistema
normativa che regola il sostentamento del clero cattolico non trova
corrispondenza per quanto riguarda la remunerazione dei ministri di culto di
altre confessioni, lasciata alla piena autonomia confessionale.
102. La previdenza dei ministri di culto
La tutela previdenziale dei ministri di culto assicurata dal Fondo di previdenza
del clero e dei ministri di culto delle confessioni religiose diverse dalla cattolica.
Il Fondo ha lo scopo di gestire lassicurazione generale obbligatoria per
linvalidit, la vecchiaia e superstiti per i sacerdoti secolari e i ministri di culto
delle confessioni diverse dalla cattolica autorizzate dal Ministero dellinterno
con decreto. Il Fondo finanziato in parte dal contributo annuo a carico degli
iscritti (non rapportato in percentuale alla retribuzione percepita, ma fissato
con decreti del Ministero del Lavoro) e in parte da un contributo annuo dello
Stato. Il Fondo gestito dallInps e le contribuzione in entrata coprono per
meno di un terzo il fabbisogno di spesa, ed il rendiconto annuo riporta pertanto
stabilmente un saldo di esercizio negativo.
Sono soggetti allobbligo di iscrizione al Fondo i sacerdoti cattolici ed i ministri
di culto di altre confessioni; per queste ultime la legge diviene operativa a
seguito di specifici accordi (c.d. piccole intese) tra il Ministero dellInterno e le
autorit confessionali. Una riforma del 1999 ha esteso liscrizione al Fondo
anche ai sacerdoti ed ai ministri di culto non aventi cittadinanza italiana e
presenti in Italia al servizio di diocesi italiane e delle Chiese o enti acattolici
riconosciuti, nonch ai sacerdoti e ai ministri di culto aventi cittadinanza
italiana, operanti per allestero. Per quanto riguarda i ministri di culto cattolico
prevista la possibilit dellistituzione di forme di previdenza e assistenza
alternative gestite in modo autonomo dallICSC e dagli IDSC.
Capitolo 17
LEDILIZIA E GLI EDIFICI DI CULTO
103. Lo stati delledificio di culto. Il vincolo di destinazione
Gli edifici di culto costituiscono i luoghi deputati allesercizio del culto. La libera
disponibilit, per i fedeli di tutte le confessioni, di luoghi destinati al culto
costituisce un aspetto del diritto di libert religiosa. Nel nostro ordinamento si
presuppone che gli strumenti urbanistici delle comunit locali individuino aree
appositamente destinate ai servizi religiosi. Gli edifici di culto sono disciplinati
da norme sia unilaterali che di derivazione pattizia che ne apprestano lo
statuto giuridico. La disciplina si riferisce ad edifici per i quali sia operante
una destinazione al culto pubblico, vale a dire nei quali si svolgano
regolarmente i iti e che siano accessibili ad una generalit indistinta. In
mancanza di questi requisiti, ledificio sarebbe destinato al culto privato e

verrebbe meno linteresse pubblico alla sua protezione. Le disposizioni a tutela


degli edifici di culto si riferiscono ad immobili che siano comunque aperti al
pubblico.
dubbio quali condizioni debbano ricorrere perch la destinazione al culto
possa considerarsi esistenze o cessata. In dottrina si ritenuto che lo speciale
regime protettivo dovrebbe venire meno con il cessare di fatto della
destinazione al culto.
104. La normativa internazionale e di derivazione pattizia
Alcune convenzioni di diritto internazioni apprestano una specifica tutela per gli
edifici di culto, specie in tempo di guerra. Lo statuto istitutivo della Corte
penale internazionale considera un crimine di guerra dirigere intenzionalmente
attacchi contro edifici dedicati al culto, purch questi non siano utilizzati per fini
militari. vietato inoltre: compiere atti di ostilit contro i luoghi di culto;
utilizzare detti beni in appoggio allo sforzo militare; fare di detti beni loggetto
di rappresaglie. Le norme di derivazione pattizia in vigore garantiscono una
speciale protezione agli edifici aperti al culto da misure ablative o limitative. In
particolare lAccordo del 1984 prevede che gli edifici aperti al culto non
possono essere requisiti, occupati, espropriati o demoliti se non per gravi
ragioni e previo accordo con la competente autorit ecclesiastica, e salvo i
casi di urgente necessit, la forza pubblica non potr entrare, per lesercizio
delle sue funzioni, egli edifici aperti al culto, senza averne dato previo avviso
allautorit ecclesiastica. Analoga tutela prevista nelle intese approvate con
legge, ad eccezione di quella con la Tavola Valdese e nelle intese sottoscritte il
4 aprile 2007 e non ancora approvate.
Il D.Lgs. 325/2001 in materia di espropriazione per pubblica utilit conferma il
contenuto dellAccordo e delle intese sulla limitata espropri abilit degli edifici
aperti al culto. Il decreto aggiunge che il previo accordo in relazione
allespropriazione debba essere raggiunto con il rappresentante di ogni altra
confessione religiosa, nei casi previsti dalla legge: una lettura
costituzionalmente orientata consentirebbe di concludere per lestensione della
tutela a favore degli edifici aperti al culto di tutte le confessioni religiose. Altre
garanzie circondano gli edifici di culto: la libert di affiggere pubblicazioni e
stampati allinterno e allesterno degli edifici e di effettuare collette allinterno.
Analoga normativa vige per le confessioni diverse da quella cattolica.
105. Lart. 831,2 c.c.
Gli edifici destinati allesercizio del culto cattolico anche se appartengono a
privati, non possono essere sottratti alla loro destinazione neppure per effetto
di alienazione, fino a che la destinazione stessa non sia cessata in conformit
delle leggi che li riguardano. Essi sono soggetti alle norme del codice civile (art.
831,2 c.c.) quanto alla loro circolazione: possono quindi essere alienati,
sequestrati o pignorati, ma, in ogni caso, resta fermo il vincolo di destinazione
al culto pubblico interpretato dalla giurisprudenza risalente come una servit di
uso pubblico. la disposizione rimanda allart. 42,2, Cost. che riserva alla legge
la determinazione di limita alla propriet privata allo scopo di assicurarne la
funzione sociale. Unanaloga disposizione prevista a favore degli edifici
ebraici, ma non a quelli di altre confessioni (con contrasto della disposizione del
codice con gli artt. 8,1 e 19 Cost.)
106. La costruzione e la manutenzione: fonti statali (unilaterali o
pattizie) e regionali
Il collegamento tra la disponibilit di luoghi destinati al culto ed il libero
esercizio del diritto costituzionale di libert religiosa legittima lintervento dello

Stato, laico ma non indifferente dinanzi alle religioni, a sostegno delledilizia di


culto. Le chiese e gli altri edifici religiosi rientrano tra le opere di urbanizzazione
secondaria: devono essere realizzati nel rispetto dei limiti minimi quantitativi
previsti dalle fonti statali e regionali. Devono inoltre essere inseriti nelle aree
per attrezzature di interesse comune dai piani regolatori. La realizzazione d un
edificio di culto, nei casi in cui costituisca attuazione di strumenti urbanistici,
non richiede il versamento del contributo per il rilascio del permesso di
costruire. La materia della costruzione e manutenzione degli edifici di culto,
cos come lindividuazione dei soggetti beneficiari delle aree destinate alla loro
costruzione, destinata alla legge regionale. In maggioranza le regioni hanno
limitato il novero dei beneficiari alla Chiesa cattolica ed alle confessioni
religiose stipulanti intese con lo Stato ex art. 8 Cost., conformandosi ad un
indirizzo di politica nazionale (contrario a Costituzione) che si prefigge di
limitare il godimento di alcuni benefici di legge alle confessioni con intesa.
La Corte costituzionale ha ritenuto logico e legittimo un criterio di
differenziazione rapportato alla entit della presenza nel territorio delluna o
dellaltra confessione religiosa. Un indiscriminato utilizzo del criterio finirebbe
per per svuotare il diritto di tutti allesercizio del culto (art. 19 Cost.) e
lautonomia delle minoranze confessionali (art. 8,2 Cost.). Questultimo esito
espressamente respinto dallo stesso giudice delle leggi che ha individuato nel
principio di uguaglianza una garanzia che concorre alla protezione delle
minoranze. Alcune norme di derivazione pattizia impegnano le autorit civili
competenti alla pianificazione del territorio a tenere conto, nella costruzione di
edifici di culto, alle esigenze religiose delle popolazione.
Lobbligo sussiste solo nei confronti di alcune confessioni, ma il principio
costituzionale della laicit dello Stato dovrebbe obbligare le autorit
competenti a tenere conto di tali esigenze in modo eguale per tutte le
confessioni. Altre norme pattizie prevedono per gli edifici di culto costruiti con
contributi regionali e comunali un apposito vincolo di destinazione: essi non
possono quindi essere sottratti alla loro destinazione prima che decorrano 20
anni dalerogazione del contributo. Il vincolo pu essere estinto prima del
termine previa restituzione delle somme percepite. Gli atti e i negozi compiuti
in violazione del vincolo sono nulli.
107. Il Fondo edifici di culto
Le vicende storiche legate alla legislazione eversiva del patrimonio
ecclesiastico del secolo diciannovesimo hanno fatto s che un grande numero di
edifici del culto cattolico, complessi conventuali e altri beni appartenenti agli
enti soppressi fossero incamerati dallo Stato ed assegnati ad un ente da esso
distinto, e dotato di autonomia patrimoniale e gestionale, denominato dal 1866
Fondo per il Culto. Il Fondo ebbe essenzialmente il compito di provvedere
allerogazione delle pensioni ai membri delle corporazioni religiose disciolte, e
dalla congrua ai parroci fino allAccordo del 1984, il quale ha provveduto
diversamente. Il Fondo per il Culto stato successivamente soppresso e si
costituito un nuovo ente denominato Fondo Edifici di Culto (Fec). Al Fec stato
affidato il compito di provvedere, mediante la gestione del suo patrimonio, alla
conservazione, tutela e valorizzazione degli edifici di culto di propriet, la cui
gestione assicurata dal Ministero nellinteresse della cultura. Il Fec organo
dello Stato dotato di personalit giuridica, assimilabile ad una fondazione il cui
rappresentante il Ministero dellInterno.
Gli edifici di culto e gli altri immobili, e comunque beni di vario interesse
storico-culturale, sono di regola dati in concessione o in uso (di regola ad enti

ecclesiastici), ed i possessori rispondono della diligente custodia e


conservazione degli stessi. I proventi del patrimonio Fec sono utilizzati per la
conservazione, il restauro, la tutela e la valorizzazione degli edifici di culto.
Capitolo 18
I BENI CULTURALI
108. La tutela del patrimonio storico e artistico
La maggior parte del patrimonio culturale mondiale si trova in Italia, e in larga
parte esso appartiene alla Chiesa cattolica o ad altre confessioni, ovvero
utilizzato a fini di culto. Lart. 9,2 Cost. affida alla Repubblica la tutela del
patrimonio storico e artistico della Nazione. La riforma costituzionale del 2001
ha confermato, quanto al riparto delle competenze legislative, che la tutela
riservata alla potest legislativa esclusiva dello Stato e che la valorizzazione
materia di potest concorrente; spetta comunque allo Stato la determinazione
dei principi fondamentali.
Il rilievo del patrimonio storico e artistico della Chiesa e della tutela affidata alla
Repubblica, hanno fatto s che questultima e la Santa Sede abbiano assunto un
impegno a collaborare alla sua tutela, riserbando ad opportune disposizione
concordate il compito di assicurare la salvaguardia, la valorizzazione ed il
godimento dei beni culturali di interesse religioso appartenenti ad enti e
istituzioni ecclesiastiche, al fine di armonizzare lapplicazione della legge
italiana con le esigenze di carattere religioso. La materia ha avuto una recente
riforma con lapprovazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio, il
quale dispone che per i beni culturali di interesse religioso appartenenti ad enti
ed istituzioni della Chiesa cattolica o di altre confessioni, il Ministero e le regioni
provvedono relativamente alle esigenze di culto, daccordo con le rispettive
autorit; ancora dispone che si debbano osservare le disposizioni stabilite dalle
intese concluse ai sensi dellart. 12 dellAccordo del 1984, ovvero dalle leggi
emanate sulla base delle intese sottoscritte dalle confessioni religiose da quella
cattolica. Dalle due disposizioni si deduce il principio di cooperazione.
La norma citata contempera il principio della sovranit statale in materia di
tutela del patrimonio artistico della Nazione ed il principio dellindipendenza
delle confessioni religiose nellordine proprio.
109. I patti lateranensi
Il Concordato lateranense non conteneva alcuna disposizione specifica in
materia di beni culturali, fatta salva la speciale disciplina delle catacombe
affidate alla custodia e alla manutenzione da parte della Santa Sede. Norme di
rilievo si ritrovano nel Trattato lateranense: lart. 18 garantisce la fruizione
pubblica (per visitatori e studiosi) dei tesori darte e di scienza esistenti in Citt
del Vaticano e nel Palazzo Lateranense, e riserva alla Stanta Sede la
regolamentazione dellaccesso pubblico; si riconosce inoltre alla Santa Sede la
facolt di dare agli immobili di sua propriet, ma siti nel territorio dello Stato
italiano, lassetto che creda, senza bisogno di autorizzazioni o consesi.
110. La riforma della P.A. e la collaborazione tra Stato e Chiesa
La collaborazione tra il Ministero per i beni culturali e la Cei ha dato luogo a
cinque diversi atti (tre intese, una convenzione ed un accordo) conclusi a livello
centrale tra il 1996 e il 2005. Lintesa del 1996, relativa alla tutela dei beni
culturali di interesse religioso appartenenti ad enti e istituzioni ecclesiastiche,
individua i soggetti competenti allattuazione delle forme di collaborazione tra
Stato e Chiesa. Il D.Lgs. 112/1998 aveva istituito in ogni regione a statuto
ordinario una commissione per i beni e le attivit culturali, composta da tredici

membri. Nel 2005 il Ministero e la Cei hanno sottoscritto una nuova intesa che
abroga la precedente e prevede che la collaborazione si sviluppi a tre livelli:
centrale, regionale e locale. Sono competenti per lattuazione delle forme di
collaborazione a livello centrale, per parte statale il Ministero dei beni culturali
e, per la Chiesa cattolica, il Presidente della Cei. Le disposizioni concordate tra
le parti possono avere soltanto carattere applicativo, e quindi attuativo e
integrativo della legislazione italiana, ma non derogatorio. A livello regionale
sono competenti i direttori regionali e i Presidenti delle Conferenze episcopali
regionali; a livello locale, i soprintendenti competenti per territorio e materia ed
i vescovi diocesani. Per verificare con continuit lattuazione delle forme di
collaborazione opera lOsservatorio centrale per i beni culturali di interesse
religioso di propriet ecclesiastica, organismo paritetico composto da
rappresentanti del Ministero e della Cei, a presidenza congiunta, le cui riunioni
sono convocate ogni semestre. Le parti, al fine di armonizzare lapplicazione
della legge italiana con le esigenze di carattere religioso, in materia di beni
culturali concordano su una serie di principi:
Linventariazione e la catalogazione dei beni;
I beni culturali mobili sono mantenuti nei luoghi e nelle sedi di originaria
collocazione;
Gli interventi di conservazione sono eseguiti da personale specializzato;
Sono garantiti laccesso e la visita ai beni culturali; le autorit ecclesiastiche
possono definire orari e percorsi di visita.
111. Gli archivi e le biblioteche
Il Ministero dei beni culturali e il Presidente della Cei, nellaprile del 2000,
hanno stipulato una intesa per la conservazione e consultazione degli archivi di
interesse storico e delle biblioteche degli enti e istituzioni ecclesiastiche. Si
considerano di interesse storico gli archivi appartenenti ad enti ed istituzioni
ecclesiastiche in cui siano conservati documenti di data anteriore agli ultimi
settantanni. La Chiesa si impegna ad assicurare e consentire la consultazione
al pubblico e di promuovere linventariazione dei documenti contenuti; la
Chiesa inoltre contribuisce direttamente con propri finanziamenti. Lo Stato si
impegna ad una collaborazione tecnico-finanziaria sulla gestione del patrimonio
archivistico e sulla formazione del
personale. La seconda parte dellintesa, relativa alle biblioteche, prevede
interventi assimilabili a quelli previsti per gli archivi.
112. La tutela penale
Il titolo II della parte IV del Codice dedicato alle sanzioni penali in caso di
violazione delle norme che ne prevedono la tutela. In generale, in caso di non
ottemperanza da parte di chiunque ad un ordine impartito dallautorit
preposta alla tutela; sono comminate le pene previste dallart 650 c.p. (arresto
fino a tre mesi o ammenda fino ad 206). Figure specifiche di reato sono quelle
delluso illecito dei beni culturali; della collocazione e rimozione illecita; delle
violazioni in materia di alienazione; della uscita o esportazione illecite; delle
violazioni in materia di ricerche archeologiche.
Capitolo 19
IL DIRITTO PENALE
113. La tutela del sentimento religioso nel Codice Rocco
Il codice penale del 1930, in attuazione del modello confessionista del tempo,
assumeva la religione cattolica a bene giuridico protetto al capo I (Dei delitti
contro la religione dello Stato e i culti ammessi) del titolo IV del libro II. Alla

Chiesa era riconosciuto un valore politico di unit morale della nazione:le era
quindi assicurata una tutela penale privilegiata. In questo quadro erano puniti
(art. 402 c.p.) il vilipendio della religione dello Stato, le offese alla religione
dello Stato mediante vilipendio alle persone (art. 403 c.p.) e mediante
vilipendio di cose (art. 404 c.p.), ed il turbamento di funzioni religiose del culto
cattolico (art. 405 c.p.) Questi ultimi delitti erano puniti anche se commessi
contro una religione ammessa dallo Stato, ma la pena era diminuita in misura
non eccedente 1/3. Lelemento oggettivo del reato consisteva in espressioni di
scherno o di disprezzo per mezzo della parola, dello scritto o di disegni.
Lelemento soggettivo era limitato al dolo generico. Era punita anche la
bestemmia. A seguito dellentrata in vigore della
Costituzione, emerse il problema del contrasto del Codice Rocco con il principio
delluguaglianza e della pari dignit sociale dei cittadini senza distinzione di
religione, delluguale libert di tutte le confessioni religiose, della libert di
religione e di propaganda e di manifestazione del pensiero.
114. Levoluzione della giurisprudenza costituzionale
La Corte cost. si pronunciata numerose volte sulle norme penali anzidette.
Dapprima, alcune sentenze interpretative di rigetto hanno negato
lincostituzionalit delluna o dellaltra: quanto alla violazione del principio di
uguaglianza, le pronunce hanno specificato che la diversit di tutela a danno
dei culti ammessi potesse ritenersi giustificata in base al criterio quantitativo
e/o al criterio sociologico (che pone in rilievo la tradizione storica della religione
cattolica). La Corte tuttavia ha rivolto numerosi inviti al legislatore a
provvedere a revisione della disciplina nel senso di parificare la condizione di
tutte le confessioni religiose quanto alla loro tutela penale. Il protrarsi
dellinerzia del legislatore ha determinato la evoluzione della giurisprudenza. La
Corte ha dichiarato dapprima lincostituzionalit dellart. 724 c.p. limitatamente
alle parole i Simboli o le Persone venerate nella religione dello Stato; poi
dellart. 404 c.p. ella parte in cui prevede la pena della reclusione anzich la
pena diminuita dallart. 406 c.p.; poi dellart. 402 c.p.; ed infine dellart. 405
c.p. e dellart. 403 c.p.
La Corte ha cos ridisegnato lintera disciplina dei reati contro il sentimento
religioso alla luce del principio supremo della laicit dello Stato.
115. La depenalizzazione dei reati minori
La concezione del diritto penale come estremo rimedio ha spinto il legislatore a
depenalizzare una serie di reati minori in illecito amministrativo. In questo
contesto la contravvenzione di bestemmia stata depenalizzata e trasformata
in illecito amministrativo: oggi chiunque pubblicamente bestemmia, con
invettive o parole oltraggiose, contro la Divinit punito con sanzione
amministrativa pecuniaria da 51 a 309, e la sanzione applicata dal
Prefetto. La Divinit rimasta lunico oggetto materiale della condotta
sanzionata dallart. 724 c.p. IL contenuto precettivo risulta per indeterminato,
essendo indeterminati i criteri con cui il Prefetto proceder ad individuare le
divinit venerate nelle religioni diverse da quelle maggiormente diffuse; la
pubblicit della condotta ritenuta condizione estrinseca di punibilit.
Non costituiscono pi reati contravvenzionali, ma meri illeciti amministrativi sia
lindossare labito ecclesiastico abusivamente ed in pubblico, sia lo staccare,
lacerare o rendere inservibili o illeggibili scritti o disegni fatti affiggere dalla
autorit ecclesiastica.
116. La riforma dei reati di vilipendio

La riforma organica del codice penale non giunta in porto, ma non sono
mancati interventi occasionali. La L. 85/2006 ha apportato modifiche in materia
di reati di opinione, ed in questo quadro ha innovato anche la disciplina dei
reati in materia di religione. Nella legge non stato riprodotto lart. 402 c.p.,
sono stati riscritti gli artt. 403 e 4040 c.p., stata modificata la lettera dellart.
405 c.p.; stato abrogato lart. 406 c.p.; la rubrica del capo stata sostituita
con quella Dei delitti contro le confessioni religiose, cancellando il riferimento
alla religione di Stato. La novella si ispirata al principio della parificazione
delle confessioni religiose quanto alla tutela penale; il bene giuridico tutela ,
dunque, il sentimento religioso individuale di quanti ad esse appartengono,
mentre restano prive di tutela le concezioni del mondo di quanti non
appartengano ad una confessione, o a quelle fondate su unetica laica. Quanto
alloffendere mediante vilipendio, le sanzioni previste sono meno gravi che per
il passato: comminata una multa per le ipotesi di offese a una confessione
religiosa mediante vilipendio di persone o di cose; sono puniti con la reclusione
fino a due anni sia le offese ad una confessione religiosa mediante
danneggiamento di cose, sia il turbamento di funzioni religiose del culto di una
confessione religiosa. Il riferimento alle confessioni religiose ripropone i
problemi qualificatori posti dal primo comma dellart. 8 Cost.: da quella nozione
dovrebbero ritenersi escluse le comunit sociali non aventi fini di religione o di
culto, o aventi finalit negative delle credenze di fede. Quanto alla condotta di
cui allart. 403 c.p. ed al comma delart. 404 novellati, richiesto il requisito
della pubblicit, ritenuto elemento costitutivo. Il reato si considera avvenuto
pubblicamente quando il fatto commesso:
1. Con il mezzo della stampa, o con altro mezzo di propaganda;
2. In luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di pi persone;
3. In una riunione che abbia carattere di riunione non privata.
Si ritenuto che per il delitto di offese a una confessione religiosa mediante
vilipendio di persone ex art. 403 c.p., le persone debbano essere offese nella
loro qualit di fedele o di ministro di culto, vale a dire per il collegamento
funzionale con la confessione religiosa di riferimento. Per configurazione del
reato non necessario che il vilipendio sia rivolto verso persone determinate,
essendo sufficiente che sia rivolto ad un gruppo indistinto di fedeli. Quanto al
dolo, la giurisprudenza propende per la sufficienza del dolo generico; invece
richiesto il dolo intenzionale nellipotesi nuova di danneggiamento di cose sacre
effettuato pubblicamente (art. 404,2 c.p.).
117. La libert religiosa, i reati culturali e le cause di giustificazione
Lart. 51,1 c.p. dispone che lesercizio di un diritto (come anche ladempimento
di un dovere) esclude la punibilit (causa di giustificazione). Lesimente in
questione stata invocata per escludere la punibilit di condotte omesse a
motivo dellesercizio del diritto di libert religiosa (ad es., da soggetti che
rifiutavano di prestare giuramento o di svolgere il servizio militare). Si impone
la risoluzione del conflitto tra norme per mezzo del bilanciamento rimesso
allinterprete. In questa prospettiva si ritenuto plausibile considerare
scriminante condotte di tenue lesivit. Al contrario, non risulterebbero
scriminante condotte lesive di beni e diritti sovraordinati (ad es. il diritto delle
persone alla vita) la cui tutela funge da limite esterno allattivit religiosa. Il
fenomeno del multiculturalismo (legato allimmigrazione) ha reso la
problematica delle cause di giustificazione pi complessa, per il rilievo assunto
dai c.d. reati culturali. Succede cos che siano poste in essere condotte
penalmente rilevanti per il nostro ordinamento che sono invece imposte,

consentite o tollerate in altri contesti. In generale, la giurisprudenza non ha


ritenuto rilevante la cultura, le consuetudini, i costumi o la religione
dellimputato. Nel nostro sistema penale la sola disciplina legislativa specifica
quella in materia di mutilazioni genitali femminili, punite in misura pi grave
della fattispecie comune di lesioni personali. In Italia la c.d. esimente culturale
non espressamente disciplinata, ma alcune ipotesi proprie di questa
prospettiva possono essere ricondotte allesimente dellesercizio di un diritto (o
delladempimento di un dovere) prevista dallart. 51 c.p. al fine di escludere la
punibilit del soggetto agente. La Cassazione ha statuito che lesigenza di
praticare un certo culto religioso o il farne opera di proselitismo, pur essendo di
certo fenomeni liberi ed anzi tutelati, non possono essere addotti quali cause di
giustificazione quando sussistano gli estremi di un illecito penale. Inoltre ha
ritenuto che la conversione del peccatore costituisce esplicazione del ministero
spirituale, e pertanto non occorre che un u sacerdote cattolico sia autorizzato
da un suo superiore perch si incontri con un latitante e celebri funzioni
religiose nel luogo nel quale costui si nasconde: il sacerdote cattolico esente
da pena per effetto dellesimente ex art. 51 c.p. Sempre la Cassazione ha
ritenuto che la costituzione di un sodalizio non esclusa per il fatto che lo
stesso sia imperniato per lo pi attorno a nuclei culturali che si rifanno
allintegralismo religioso islamico perch i rapporti ideologico-religiosi si
sommano al vincolo associativo e lo rendono ancora pi pericoloso.
Un particolare rilievo deve essere riconosciuto al diritto di cronaca e al diritto di
critica (cio il diritto del giornalista ad esprimere la propria visione della vita e
della societ, manifestando unopinione che non assolutamente obiettiva),
che costituiscono cause di giustificazione (ai sensi dellart. 51 c.p.) della
diffamazione a mezzo stampa anche quando collidano con laltrui sfera di
libert religiosa, avendo fondamento nellart. 21 Cost. Occorre, per, che
linformazione rivesta unutilit sociale con riguardo allattualit ed alla
rilevanza del fattori riportati (c.d. limite della pertinenza), che la notizia sia
riportata in termini essenziali e contenuti, nei limiti della necessit della
comunicazione (c.d. limite della continenza) e che vi sia rispondenza alla verit,
almeno putativa. Non stato accordato rilievo, invece, al diritto di critica
nellambito della ricerca scientifica in materia religiosa.
Il Parlamento europeo (a seguito delle proteste conseguite alla pubblicazione
sui giornali di vignette caricaturali del profeta Maometto), ha riaffermato che la
libert di espressione un valore fondamentale dellUE, e che essa dovrebbe
essere basata sul rispetto delle convinzioni religiose. La Cassazione ha ritenuto
che il diritto alla comunicazione in materia religiosa incontri dei limiti, ed ha
configurato il reato di diffamazione della congregazione religiosa dei Testimoni
di Geova (alla quale si erano attribuiti intenti di arricchimento mediante il
plagio degli adepti) non potendosi invocare n la scriminante del diritto di
critica n (posto che nel caso in esame soggetti attivi erano persone
professanti la religione cattolica) il diritto alla libert di pubblicazione e
diffusione degli atti e documenti relativi alla missione della Chiesa. Ha ritenuto
ancora sussistere il reato di ingiuria e non sussistere la scriminante del diritto di
critica per chi aveva rivolto lespressione Prete spretato..la vita ti ha gi
condannato. Lesimente di stato di necessit era stata ritenuta sussistente nel
caso di un frate che, alla guida, aveva superato i limiti di velocit asserendo poi
di recarsi ad impartire lestrema unzione ad un moribondo; ma la sentenza
stata riformulata per linsussistenza della stessa scriminante.

La giurisprudenza ha esaminato le ipotesi di rifiuto di uffici legalmente dovuti


(art. 366 c.p.) in relazione al rifiuto di prestare giuramento e di esercitare
funzione giudiziaria o altro incarico (scrutatore del seggio elettorale) per motivi
di religione e coscienza. Quanto al primo, pronunce della Corte cost. hanno
finito con lestendere al testimone nel processo civile, ammonito sulla
responsabilit morale e giuridica che assume con la deposizione, la formula
dellimpegno a dire tutta la verit e a non nascondere nulla. Quanto al secondo,
il giudice di legittimit ha ritenuto giustificato motivo di rifiuto dellufficio di
presidente del seggio elettorale (in caso di designazione dufficio) la
manifestazione della libert di coscienza il cui esercizio determini un conflitto
tra la personale adesione al principio supremo di laicit dello Stato e
ladempimento dellincarico a causa dellorganizzazione elettorale, in relazione
alla presenza del crocifisso o di altre immagini religiose nella dotazione
obbligatoria degli arredi di aule scolastiche adibite a seggi elettorali.
118. Le circostanze aggravanti ed attenuanti
Lart. 61 c.p. prevede tra le circostanze aggravanti comuni lavere commesso il
fatto:
Con abuso dei poteri o con la violazione dei doveri inerenti alla qualit di
ministro di un qualunque culto. Laggravante ha natura soggettiva; non
necessario pertanto che il reato sia commesso nella sfera tipica e ristretta delle
funzioni e dei servizi propri del ministero sacerdotale, ma che sia stato facilitato
dallautorit e dal prestigio da esso conferiti. La rilevanza pubblica delle
suddette qualifiche comporta la pi pregnante aspettativa di osservazione
scrupolosa dei propri doveri;
Contro (e non semplicemente a danno di) una persona rivestita della qualit
di ministro del culto cattolico o di un culto ammesso. La mancata
considerazione dei ministri appartenenti alle altre confessioni sembra porsi in
contrasto con il principio di uguaglianza. Laggravante non sussiste se il reato
commesso in danno di un ministro di culto per ragioni diverse dalle funzioni
svolte da
questultimo. Lagente deve avere consapevolezza della qualit personale del
soggetto passivo.
Vi sono inoltre alcune circostanze aggravanti specifiche: costituisce aggravante
del furto lavere commesso il fatto su cose destinate a pubblica reverenza, per
il maggior rispetto ad esse dovuto; costituisce aggravante del danneggiamento
lavere commesso il fatto su edifici destinati allesercizio di culto.
Ai sensi dellart. 62 c.p. costituisce circostanza attenuante lavere agito per
motivi di particolare valore morale. Si ritenuta applicabile lattenuante al
delitto di omicidio di cui erano chiamati a rispondere i genitori che, per non
violare un divieto religioso del culto dei Testimoni di Geova, avevano omesso di
fare sottoporre la loro bambina a periodiche trasfusioni di sangue.
119. Luso abusivo dellabito ecclesiastico
Non esiste nellordinamento statale lobbligo dei ministri di culto di indossare
una divisa o altri segni distintivi. Tuttavia, tra i casi di falsit personale tipici
sanzionato lindossare abusivamente in pubblico labito ecclesiastico, a tutela
della pubblica fede che pu essere tratta in inganno da false apparenze.
120. La responsabilit amministrativa da reato degli enti ecclesiastici
Si da tempo affermato il principio della responsabilit degli enti conseguente
alla commissione di specifici reati posti in essere, nel loro interesse o a loro
vantaggio, da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di
amministrazione o di direzione nonch da persone che ne esercitano, anche di

fatto, la gestione ed il controllo, o da persone sottoposte alla direzione o alla


vigilanza di uno dei soggetti prima menzionati. Lente non risponde se le
persone indicate hanno agito nellesclusivo interesse proprio o di terzi. Si
devono escludere dallambito di operativit della disciplina gli enti non a
carattere associativo (es.chiese e fondazioni di culto), e gli enti collegati alle
confessioni religiose cui sia stata riconosciuta la qualifica di enti pubblici non
economici (Universit Cattolica del Sacro Cuore).
Si pone anche il problema se le confessioni religiose in s (e non le loro
articolazioni in strutture associative) rientrino nel disposto della normativa
richiamata: per una risposta affermativa depone la circostanza che esse sono
del tutto estranee allorganizzazione dello Stato; in senso contrario si potrebbe
ritenere che ogni confessione svolge funzioni di rilievo costituzionale. Due
circostanze depongono ancora per un risposta negativa: il legislatore non si
riferiva certo alle confessioni religiose nellelaborare le ragioni di politica
criminale; inoltre, applicare ad una confessione la disciplina delle sanzioni
interdittive dellattivit o della nomina del commissario giudiziale,
comporterebbe la violazione del loro ordine proprio costituzionalmente
garantito. Problema diverso quello della responsabilit civile degli enti
ecclesiastici per i reati commessi da funzionari o dipendenti dellente, venuto
allattenzione a seguito di condanne di sacerdoti per delitti di pedofilia ed alla
affermata responsabilit civile della diocesi di appartenenza (negli U.S.A.). Il
Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi ritiene che il vescovo non abbia alcuna
responsabilit giuridica in base al rapporto di subordinazione canonica
esistente tra lui stesso ed il sacerdote, e che leventuale risarcimento dei
danno vada imputato al solo sacerdote. Non risulta che la giurisprudenza
italiana abbia ancora affrontato il tema specifico della responsabilit civile
dellente parrocchia o dellente diocesi, sebbene non manchino sentenze penali
di condanna di parroci o diaconi. Si pu ipotizzare che un dovere qualificato
di vigilanza e di controllo operi a cario dellordinario diocesano nei confronti
degli insegnanti di religione nelle scuole pubbliche, dei docenti di seminari,
degli addetti alla gestione degli oratori, dei cappellani nelle comunit separate.
In caso di condanna, le autorit ecclesiastiche dovranno adibire
necessariamente il soggetto ad altre mansioni: infatti la condanna per delitti di
violenza sessuale nei confronti di minore comporta in ogni caso linterdizione
perpetua da qualunque incarico nelle scuole o in istituzioni o altre strutture
pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori.
121. Il segreto dei ministri di culto
Ogni comunit religiosa ha una sua concezione di ministro di culto, di modo che
la funzione sacerdotale non presente, in modi direttamente paragonabili, in
tutte le religioni. Lordinamento dello Stato non offre una nozione di portata
generale. Recenti vicende hanno portato alla ribalta delle vicende giudiziarie di
molti paesi i legami tra fedeli ed i ministri di culto, intesi come coloro che ne
guidano la fede e ne orientano la pratica.
I sentimenti, le opinioni, i comportamenti degli individui che sono espressione
diretta del sentire religioso o delle convinzioni sono protetti nel nostro
ordinamento da un generale principio di riservatezza. Esso trova il suo
fondamento negli artt. 2 e 19 Cost., ed esprime un valore costituzionale che
pu cedere solo a fronte di altri valori di pari grado. I ministri delle confessioni
religiose, per ragione dei propri compiti istituzionali, sono a conoscenza
anche degli aspetti pi intimi delle persone che professano quella data fede,
specie in quelle che conoscono listituto della confessione o della penitenza. Le

conoscenze che possono cos essere acquisite meritano una specifica tutela:il il
c.d. segreto professionale disciplina sul piano del diritto sostanziale e,
insieme, processuale, ed tutelato quale interesse del singolo alla libert e
segretezza dei rapporti con i ministri di culto. Quanto al primo piano, lart. 622
c.p. (Rivelazioni di segreto professionale) punisce chiunque, avendo notizia,
per ragione del proprio stato, di un segreto, lo rivela, senza giusta causa,
ovvero lo impiega a proprio o altrui profitto, se da fatto pu derivare
nocumento. richiesto il dolo generico; il comportamento preso in
considerazione sia omissivo che commissivo. Hanno valore
scriminante il consenso dellavente diritto alla rivelazione e lesistenza di un
obbligo di legge alla
rivelazione. Il nocumento inteso come possibilit di un ingiusto pregiudizio.
Quanto al piano processuale, per lart. 200 c.p.p. i ministri delle confessioni
religiose non possono essere obbligati a deporre quali testimoni su quanto
hanno conosciuto in ragione del proprio ministero. Si tratta di una immunit
funzionale limitata: la tutela, infatti, non assoluta, perch lart. 200 c.p.p.
dispone che il giudice, qualora abbia motivo di dubitare che la dichiarazione
resa per esimersi dal deporre sia infondata, provvede agli accertamenti
necessari e, nel caso lo risulti, ordina che il testimone deponga.
Il termine ministro di culto non ha un significato uniforme per tutte le
confessioni, e vi sono difficolt a ricondurvi figure similari. Per le confessioni i
cui rapporti con lo Stato sono regolati in via pattizia, lindividuazione dei
ministri rimessa alle autorit confessionali; per le confessioni governati dalla
legge sui culti ammessi, il problema risolto dalla necessaria approvazione
governativa delle nomine; per le confessioni non riconosciute residua un
margine di discrezionalit del giudice in ordine alla qualificazione dei soggetti
in questione.
La disciplina codiciale del segreto completata:
Dalla previsione che non opera il divieto di esibire allautorit giudiziaria atti,
documento presso i ministri di culto per ragione del loro ufficio. Qualora
dichiarino per iscritto che si tratti di segreto confessionale; lautorit
giudiziaria pu compiere tuttavia accertamenti se ritiene di dubitare della
fondatezza della dichiarazione, e disporre il sequestro se la ritiene infondata;
Dal divieto di utilizzare le intercettazioni dei ministri di culto quando hanno ad
oggetto fatti conosciuti per ragione del loro ministero, salvo che essi abbiano
gi deposto sugli stessi fatti o li abbiano gi divulgati.
Il segreto confessionale ha ricevuto in alcune fonti pattizie una tutela sul piano
processuale ancora pi intensa quanto alla insindacabilit della dichiarazione
del ministro di culto. LAccordo del 1984 dispone che gli ecclesiastici non sono
tenuti a dare a magistrati o ad altra autorit informazioni su persone o materie
di cui siano venuti a conoscenza per ragione del loro ministero, senza
prevedere alcuna forma di accertamento eventuale sulla fondatezza delle
relative dichiarazioni. Occorre inoltre chiedersi se lart. 200 c.p.p. debba
ritenersi derogato dalle discipline concordate (alla luce del criterio generale che
regola la successioni di leggi nel tempo) e, in caso di risposta positiva, se tale
deroga possa ritenersi costituzionalmente legittima. La tutela apprestata dalle
norme concordate, infatti, pu apparire non del tutto bilanciata con la
necessaria tutela di configgenti valori costituzionali.
122. La testimonianza dei ministri di culto
La giurisprudenza ha ritenuto che non sussista unincapacit o un divieto
assoluto degli ecclesiastici a testimoniare, ma che sia solo conferito loro il

diritto di astenersi per i fatti conosciuti in ragione dellesercizio del loro


ministero. Il giudice non pu escludere in via automatica qualsiasi ecclesiastico
dalla lista dei testimoni, ma deve convocarlo e avvertirlo della facolt di
astenersi concessa.
123. La comunicazione dei procedimenti penali a carico di ecclesiastici
LAccordo 1984 assicura che lautorit giudiziaria italiana dar comunicazione
allautorit ecclesiastica competente per territorio dei procedimenti penali
promossi a carico di ecclesiastici. Il p.m. informer lautorit ecclesiastica
quando allecclesiastico indagato o al suo difensore sia comunicatala pendenza
del procedimento, o quando quegli sia arrestato o fermato, o quando sia
applicato un provvedimento limitativo della libert personale. Di regola,
lautorit ecclesiastica competente lordinario diocesano nella cui
circoscrizione territoriale ha sede la procura della Repubblica; quando la
persona indagata un vescovo diocesano, o altro equiparato, lautorit
competente la Santa Sede. La comunicazione del p.m. non costituisce
condizione di procedibilit. Nessuna disposizione similare si rinviene per i
ministri delle confessioni diverse dalla cattolica, e lomissione non appare
ragionevole.
124. La discriminazione per motivi religiosi, lestradizione e
lespulsione, lo status di rifugiato
La religione viene in rilievo in una serie di reati di stampo razzista/xenofobo.
Per discriminazione deve intendersi (ogni distinzione, restrizione o preferenza
basata sulla razza, il colore, lascendenza o lorigine nazionale o etnica, che
abbia lo scopo o leffetto di distruggere o di compromettere il riconoscimento, il
godimento o lesercizio, in condizioni di parit, dei diritti delluomo e delle
libert fondamentali in campo politico, economico, sociale e culturale o in ogni
altro settore della vita pubblica (Convenzione di New York, 1966).
punito, con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino ad
6.000, chi istiga a commettere, ossia induce altri a commettere, o commette
atti di discriminazione per motivi religiosi, violenza o atti di provocazione alla
violenza per motivi religiosi; ancora vietata lorganizzazione, associazione,
movimento o gruppo avente tra i propri scopo lincitamento alla
discriminazione alla violenza per motivi religiosi. Non invece contemplata la
punizione della mera propaganda di idee fondate sulla superiorit o sullodio
religioso. La fattispecie dellistigazione a commettere atti di disciriminazione
per motivi religiosi configura un reato di mera condotta (che si verifica
indipendentemente dal verificarsi dellevento), a forma libera e configura
unipotesi di reato a dolo generico. Le condotte commissive di atti di
discriminazione configurano invece reati a dolo specifico, inteso quale
coscienza e volont di offendere laltrui dignit in considerazione di quella
caratteristica religiosa. Si estende tale previsione anche alle manifestazioni di
intolleranza e pregiudizio religioso. Per i reati comuni commessi con finalit di
discriminazione o di odio religioso (punibili con pena diversa dallergastolo) la
pena aumentata della met. Laggravante non stata ritenuta configurabile
quando lazione non si presenti almeno potenzialmente idonea a rendere
percepibili allesterno ed a suscitare in altri sentimenti di odio o
discriminazione. Se la commissione dei reati favorita da organizzazioni,
associazioni, movimenti o gruppi, il giudice pu disporre la sospensione di ogni
attivit associativa. La Cassazione ha statuito che il gesto di strappare il velo
ad una donna musulmana un gesto razzista che configura circostanza
aggravante.

La sussistenza di una fondata ragione per ritenere che limputato o il


condannato saranno sottoposti ad atti persecutori o discriminatori per motivi,
fra gli altri, di condizioni personali o sociali costituisce causa ostativa alla
estradizione. Latto persecutorio e discriminatorio costituisce lo scopo
dissimulato che lo stesso Stato richiedente mira a realizzare. Analogamente in
nessun caso pu disporsi lespulsione di uno straniero, il suo respingimento
(non ritenuto sufficiente, comunque, il fumus persecutionis).
Il D.Lgs. 251/2007 ha disciplinato lattribuzione agli stranieri (non appartenenti
allUE ed apolidi) dello status di rifugiato, sul presupposto del fondato timore di
essere perseguitati per motivi di razza, religione, nazionalit, ecc. Ai fini del
riconoscimento gli atti di persecuzione devono essere sufficientemente gravi da
rappresentare una violazione grave dei diritti umani fondamentali. irrilevante
che il richiedente possegga effettivamente una delle caratteristiche che
provocano gli atti di persecuzione, purch la caratteristica gli sia attribuita
dallautore delle persecuzioni. In materia i poteri istruttori del giudice sono
rafforzati: gli spetta cooperare nellaccertamento delle condizioni che
consentono allo straniero di godere della protezione internazione, acquisendo
anche dufficio le informazioni necessarie a conoscere lordinamento giuridico e
la situazione politica del paese dorigine. Il divieto di espulsione e di rinvio al
confine non pu essere fatto valere dal rifugiato solo in due casi: se per motivi
seri egli debba essere considerato un pericolo per la sicurezza del nostro
paese, o se costituisca una minaccia per la collettivit a causa di una condanna
definitiva per un crimine o un delitto grave.
La L: 232/1999 ha attribuito alla competenza della Corte internazione il crimine
di genocidio, i crimini contro lumanit, i crimini di guerra.
125. Le immunit personali
Le immunit rappresentano delle eccezioni alla obbligatoriet ed universalit
della legge penale italiana. Si ritiene che il Sommo Pontefice goda di una
immunit totale, con efficacia extrafunzionale (Art. 8 Trattato Lateranense).
Limmunit sia funzionale che extrafunzionale, sostanziale e processuale,
estesa a tutti i rami dellordinamento. Gli ecclesiastici che per ragioni di ufficio
partecipano fuori dalla Citt del Vaticano allemanazione degli atti della S. Sede
godono di una immunit funzionale (sostanziale e processuale).
126. Il suono delle campane
Non infrequente che i giudici si occupino del suono delle campane in
relazione al reato contravvenionale di disturbo delle occupazioni e del riposo
(Art. 659 c.p.). Oggetto di tutela lordine pubblico sotto laspetto della
tranquillit pubblica. Il giudice della legittimit ritiene che sussista lillecito nel
caso di abituale diffusione, a mezzo di altoparlanti sistemati sul campanile, di
rintocchi di campane e di altre emissioni sonore connesse allo svolgimento di
funzioni religiose, se sono superati determinati limiti fissati con decreto del
Presidente del Consiglio. Per quanto concerne le emissioni delle campane
durante manifestazioni religiose temporanee ed occasionali direttamente il
Comune a concedere lautorizzazione, anche in deroga ai valori limite. La
normativa sullinquinamento acustico non ha abrogato la norma del codice
penale, per la cui sussistenza occorre che luso di strumenti rumorosi sia tale
da recare un effettivo disturbo al riposo o alle occupazioni delle persone.
Capitolo 20
I SIMBOLI
128. Labbigliamento

Particolare rilievo assume la questione dellutilizzo di indumenti prescritti da


alcune norme confessionali, che ha ricevuto una particolare eco in Europa. In
Francia stato, ad es., introdotto il divieto di indossare nelle scuole pubbliche
capi di vestiario e monili di significato religioso a carattere ostentatorio. Il
rettore dellUniversit di Istanbul ha vietato sia il velo che la barba incolta. La
Cedu, dal canto suo, ha ritenuto legittimi divieti in quanto posano recare danno
ai diritti e alla libert degli altri, allordine e alla sicurezza pubblica.
Lordinamento italiani (ancora) non ha norme specifiche che vietino
determinate fogge dellabbigliamento: dallart. 19 Cost. discende il diritto di
manifestare liberamente la propria identit religiosa (o non) in qualsiasi forma,
e di farne propaganda, anche attraverso luso di simboli nel vestiario. Nella
Carta dei Valori si d atto espressamente che lItalia rispetta i simboli, e i
segni, di tutte le religioni, e che in Italia non si pongono restrizioni
allabbigliamento della persona, purch liberamente scelto, e non lesivo della
sua dignit. Tuttavia, non sono accettabili forme di vestiario che coprono il
volto perch ci impedisce il riconoscimento della persona e la ostacola
nellentrare in rapporto con gli altri. Vi sono situazioni in cui il diritto di
manifestare i propri convincimenti attraverso luso di strumenti deve essere
fatto oggetto di un ragionevole bilanciamento con lesigenza di tutela altri
interessi di rilievo costituzionale.
Il legislatore pu dunque legittimamente prescrivere lobbligo di indossare un
determinato abbigliamento per alcune categorie di soggetti, quali il personale a
contatto con gli alimenti, il personale esposto a rischi per la propria integrit
fisica, alcuni dipendenti pubblici (militari e magistrati, ad es.), autisti e
passeggeri dei mezzi di trasporto (che devono indossare caschi, cinture di
sicurezza, ecc.). Pi in generale, la libert di abbigliarsi incontra il limite
dellobbligo di utilizzare indumenti che permettano limmediato e sicuro
riconoscimento personale, o del divieto di usare in luogo pubblico o aperto al
pubblico senza giustificato motivo mezzi atti a rendere difficoltoso il
riconoscimento della persona, nonch del divieto di utilizzarli in occasione di
manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico. nei
documenti di identit la fotografia deve riportare ben visibili i tratti del viso,
circostanza esclusa dallutilizzo del burqa. Negli ultimi anni alcuni sindaci hanno
emesso ordinanze che stabiliscono il divieto di indossare in luogo pubblico il
burqa, ritenuto uno dei mezzi atti a rendere difficoltoso il riconoscimento della
persona.
Lannullamento di una di queste ordinanze stato confermato dal Tar del Friuli
Venezia Giulia e poi dal Consiglio di Stato con largomento che il burqa non
diretto ad evitare il riconoscimento, ma costituisce attuazione di una tradizione.
129. La circoncisione e le mutilazioni genitali femminili
Molte sono le pratiche a sfondo religioso e/o culturale che operano in via diretta
sul corpo. Un posto a s occupato dalle mutilazioni genitali femminili (MGF).
LOMS ha definito le MGS quali pratiche che comportano la rimozione parziale
o totale dei genitali femminili esterni o altri danno ai genitali femminili,
compiute per motivazioni culturali o altre motivazioni non terapeutiche.
Nessuna religione le impone in forma esplicita. Il parlamento dellUnione
europea considera le MGF come una violazione dei diritti umani fondamentali.
La L. 7/2006 ha introdotto, nel nostro ordinamento, lart. 583-bis c.p., che vieta
specificamente le pratiche di mutilazione genitale femminile. Il I comma
sanziona chi, in assenza di esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione
degli organi genitali femminili; il dolo richiesto generico, e la pena prevista

la reclusione da 4 a 12 anni. Il II comma sanziona colui che, sempre in assenza


di esigenza terapeutiche, provoca, al fine di menomare le funzioni sessuali,
lesioni agli organi genitali femminili da cui derivi una malattia nel corpo e nella
mente; per questo delitto richiesto il dolo specifico, e la pena prevista la
reclusione da 3 a 7 anni. Sono sanzionate con una pena aumentatale pratiche
descritte se commesse nei confronti di una minore oppure a fine di lucro. Un
accenno merita la questione delleventuale rilevanza del consenso dellavente
diritto: condiviso che la scriminante non operi quando le mutilazioni siano
praticate su individui non in grado di esprimere un valido consenso, e quando
determinino una diminuzione permanente dellintegrit fisica. I diritti offesi dal
fatto tipico, per questi motivi, sono definiti relativamente disponibili. Si esclude
che le pratiche di MGF sia scriminate per effetto dellesercizio del diritto di
libert religiosa da parte di chi eserciti la potest genitoriale sul minore, sia per
la mancanza di espressi precetti confessionali vincolanti, sia per la inviolabilit
del diritto allintegrit fisica.
Diverso il caso della circoncisione maschile rituale, generalmente consentita:
si evidenzia che loperazione non debba produrre menomazioni o alterazioni
organiche o nella funzionalit sessuale
maschile.
130. Lesposizione dei simboli religiosi negli edifici pubblici
La sola norma che in forma espressa rende facoltativa lesposizione di simboli
religiosi in edifici pubblici, ma in spazi che possono dirsi privati, si rinviene
nel regolamento sullordinamento penitenziario che consente ai detenuti di
esporre, nella propria camera individuale (rara) o nel proprio spazio di
appartenenza nella camera a pi posti, immagini e simboli della propria
confessione religiosa. Lesposizione asseritamente obbligatoria del crocefisso
negli edifici pubblici prevista, invece, solo da alcune fonti secondarie
emanate negli anni 20, che includono loggetto sacro tra gli arredi e sono
riconducibili alla categoria degli atti amministrativi generali privi di fondamento
normativo. in dottrina si ipotizzata labrogazione tacita di tali disposizioni.
Rispetto al periodo in cui le norme sono state emanate, infatti, il quadro
normativo radicalmente cambiato, prima con la Costituzione, e con essa del
principio del pluralismo confessionale; poi con lAccordo del 1984, in cui le parti
hanno considerato non pi in vigore il principio della religione di Stato; infine
con il riconoscimento della laicit come principio supremo dellordinamento.
Parte della dottrina ha rilevato come lesposizione del crocifisso nei luoghi
pubblici possa porsi in contrasto con la libert degli individui che abbiano fedi
diverse. In particolare, per quanto attiene alla sua presenza nelle scuole, si
rivelato un potenziale conflitto con il diritto alla libera formazione della
coscienza degli alunni. La Cassazione ha ritenuto, cos, che le norme
sullesposizione del crocefisso debbano intendersi implicitamente abrogate per
la loro matrice confessionista. Per la Suprema Corte la presenza del crocefisso
rischia di costituire il pericolo di un grave turbamento di coscienza e la sua
imposizione urta con il principio di uguaglianza ex art. 3 Cost. La
giurisprudenza amministrativa, tuttavia, di segno contrario. Il Consiglio di
Stato ha confermato infatti la permanenza in vigore delle norme regolamentari
e la legittimit dellesposizione del crocefisso, individuandone un diverso valore
simbolico. Esso, infatti, a parte il significato per i credenti, rappresenterebbe il
simbolo della civilt e della cultura cristiana nella sua radice storica (che
assume molto valore anche nel mondo volutamente globalizzato a livello
economico e culturale), costituendo un valore universale. Un nuovo intervento

della Cassazione precisa per che il crocefisso mantiene, in ogni caso, il


significato di simbolo confessionale. da segnalare, inoltre, una pronuncia
della Corte dAppello di Perugia sulla presenza del crocefisso nelle aule
destinate ad ospitare i seggi elettorali, nella quale si evidenzia lopportunit
che la sala sia uno spazio assolutamente neutrale, privo di simboli che
possano, in qualsiasi modo, creare suggestioni o influenzare lelettore.
Capitolo 21
LA PUBBLICIT
131. La pubblicit religiosa
Le religione sempre pi utilizzano i mezzi di comunicazione sociale per la
diffusione del credo, per la diffusione di notizie (c.d. pubblicit religiosa). In
Italia diffuso il ricorso ai messaggi pubblicitari da parte delle confessioni che
partecipano al sistema del finanziamento pubblico diretto (otto per mille) o che
sollecitano le erogazioni liberali dei privati: tuttavia, la materia della pubblicit
religiosa non ha una specifica regolamentazione. Fenomeno recente quello
del c.d. marketing ateo che rivendica per non credenti ed atei gli stessi diritti
e libert riconosciuti a chi manifesta le proprie credenze positive di
religione.
132. La pubblicit commerciale e la religione
La pubblicit commerciale si avvale non infrequentemente del ricorso al sacro
per rafforzare il messaggio di annunci profani, perch il linguaggio religioso
ritenuto di sicura efficacia. Per la Chiesa cattolica possibile fare ricorso al
sacro nella pubblicit, ma la prassi riprovevole e offensiva quando si
strumentalizza la religione o la tratta in modo irriverente. In passato i santini
sono stati utilizzati per reclamizzare prodotti a base di erbe o cioccolata messi
in commercio da comunit religiose. Immagini sacre e nomi direttamente
riferiti a temi religiosi sono presenti in etichette di liquori, vini e acque minerali.
133. Le regole in tema di pubblicit commerciale
Una Direttiva del Consiglio delle Comunit europee dispone, quanto alla
pubblicit televisiva, che la pubblicit e la televendita non devono offendere
convinzioni religiose o politiche e che non possono essere inserite durante la
trasmissione di funzioni religiose, a salvaguardia del sentimento degli utenti e
della dignit dei riti. La direttiva ha ricevuto applicazione tramite il Testo unico
della rediotelevisione, ai sensi del quale la pubblicit deve essere palese,
veritiera e corretta: queste tre condizioni rappresentano le condizioni generali
di liceit della comunicazione pubblicitaria. Il testo unico dispone che compito
dellA.G.Com. assicurare la diffusione di trasmissioni pubblicitarie e di
televendite che non offendano le convinzioni religiose o ideali e che non siano
inserite durante la trasmissione di funzioni religiose.
Diversa natura e forza ha il codice di comportamento (Cap) elaborato nel 1966
dallIstituto di
Autodisciplina Pubblicitaria (Iap), fondato sulla considerazione della pubblicit
quale servizio di utilit per il pubblico. quasi tutti gli operatori della pubblicit
sono tenuti oggi al rispetto del Cap: fatto obbligo ai soggetti aderenti di
inserire nei propri contratti con i soggetti terzi una speciale clausola di
accettazione di questi ultimi del Cap, con leffetto di vincolare al rispetto del
Cap anche chi non vi aderisca direttamente e volontariamente. Agli effetti del
Cap il termine pubblicit comprende ogni comunicazione, da chiunque
provenga, diretta a promuovere la vendita di beni o servizi. La disciplina del
Cap stata estesa dalla pubblicit commerciale alla pubblicit sociale.

Organo dello Iap sono: il Giur, che esercita una funzione giudicante, ed il
Comitato di Controllo che esercita una funzione inquirente e sottopone al Giur i
messaggi non conformi alle norme del Cap. Lart. 10 del Cap vieta in forma
espressa la pubblicit che offenda le convinzioni religiose dei cittadini: la norma
comporta il divieto della volgarizzazione di formule, luoghi, persone o immagini
connotate di sacralit, della deificazione del prodotto, del sentimento di
profanazione, delluso strumentale di luoghi e oggetti di culto, della satira e
della parodia gratuita. Il criterio di valutazione dato dal sentire medio dei
consumatori, che deve intendersi come la risposta prevalente in un dato
momento in una certa comunit.
134. Le decisioni del Giur di Autodisciplina
Il Giur dellavviso che i limiti alla pubblicit debbano essere pi stringenti
rispetto ai limiti alla libert di manifestazione del pensiero perch i messaggi
non investano di cariche negative le convinzioni profonde che alimentano ed
identificano la personalit stessa del cittadino. Il Giur ha enucleato i profili
delloffesa e delle convinzioni religiose dei cittadini, individuandoli nella palese
volgarizzazione di formule, luoghi o immagini sacri, nella strumentalizzazione di
immagini riconducibili alla sfera religiosa al solo fine di promuovere un prodotto
commerciale, ovvero nellirrisione degli elementi riconducibili alla sfera del
sacro come nel proporne una indebita parodia. Il bene protetto (il sentire
religioso) tutelato quale patrimonio comune della maggioranza di cittadini,
indipendentemente dalla professione di fede di ciascuno.
Capitolo 22
IL FATTORE RELIGIOSO NELLORDINAMENTO RADIOTELEVISIVO
135. I principi costituzionali
Il riconoscimento ad ogni individuo o gruppo del diritto di manifestare
liberamente il proprio pensiero (anche) in materia religiosa discende dal
combinato disposto degli artt. 19 e 21 Cost. Il pensiero pu essere diffuso con
ogni mezzo, ivi inclusi i mezzi di comunicazione di massa, con il solo limite
espresso della non contrariet al buon costume. Accanto al diritto di informare
e comunicare, che integra il c.d. profilo attivo della libert garantita ex art. 21
Cost., si individua un complementare profilo passivo, consistente del diritto del
destinatario di ricevere uninformazione varia e pluralista e di orientarsi
allinterno di essa. Il referente costituzionale che impone di elevare il principio
pluralistico al rango di canone fondamentale di tutta la materia in esame
costituito dallo stesso carattere democratico della Repubblica (art. 1 Cost.). Va
rilevato che la radiofonia e la radiotelevisione si contraddistinguono rispetto
agli altri mezzi di comunicazione di massa non solo per la peculiare diffusivit e
persuasivit del messaggio trasmesso, ma soprattutto in virt delle specifiche
limitazioni di ordine tecnico: le frequenze radio terrestri non sono infinite e al
contempo costituiscono beni di rilevanza internazionale, in virt della capacit
del segnale di propagarsi al di l dei confini nazionali. I costi strutturale e la
scarsit di frequenze integrano vere e proprie barriere allingresso (monopolio
pubblico) che impediscono di realizzare un pino pluralismo c.d. esterno, che
esigerebbe la garanzia a tutti gli aspiranti della disponibilit di una frequenza
sulla quale trasmettere. Da ci la Corte cost. ha fatto derivare la necessit di
massimizzare il tasso pluralistico del sistema operando sul fronte del
pluralismo c.d. interno, che si realizza sia garantendo laccesso diretto alla
programmazione a quante pi voci possibili, sia fornendo uninformazione
completa e imparziale. In virt dei principi appena visti utte le emittenti,

pubbliche o private, sono tenute ad operare nel pieno rispetto dei diritti
fondamentali della persona, incluso il diritto di libert religiosa.
136. Emittenza pubblica ed emittenza privata nella legislazione di
settore
I principi ricordati trovano formale corrispondenza nel Testo Unico della
Radiotelevisione. Ai sensi dellart. 3 del t.u. sono principi fondamentali del
sistema radiotelevisivo e come tali impegnano tutte le emittenti la garanzia
di libert e del pluralismo dei mezzi di comunicazione, la tutela della libert i
espressione di ogni individuo, lobiettivit, lapertura alle diverse opinioni.
espressamente imposto che la programmazione radiotelevisiva rispetti i diritti
fondamentali della persona, ed vietata ogni trasmissione che possa indurre
atteggiamenti di intolleranza fondati sulle differenze di razza, sesso, religione o
nazionalit. Il compito di verificare il rispetto di tali prescrizioni assegnato
allAutorit per le garanzie nelle comunicazioni (A.G.Com.). Leffettivit del
controllo rafforzata dalla competenza dellAutorit ad applicare le dovute
sanzioni. Contro ogni provvedimento ammesso il ricorso avanti alla
giurisdizione amministrativa.
Se il rispetto del pluralismo costituisce un dovere per lintero sistema
radiotelevisivo, esso diventa un vero e proprio obbligo per ciascun mezzo
radiotelevisivo gestito dal servizio pubblico. la concessione del servizio
pubblico generale radiotelevisivo affidata, fino allanno 2016, alla RAI, sulla
base del contratto nazionale di servizio stipulato con il Ministero delle
comunicazioni (ora Ministero dello Sviluppo Economico, vacante da quasi 200
giorni). Il contratto di servizio RAI in vigore recepisce le linee-guida
dellA.G.Com, e configura una programmazione aperta alle diverse opinioni e
tendenze sociali e religiose. Il contratto prevede, anche a mezzo di veri e propri
obblighi quantitativi, che la RAI dedichi parte del proprio palinsesto a confronti
e programmi su temi religiosi. Nel 2007 alcuni soggetti confessionali hanno
presentato allA.G.Com. un esposto, ad oggi rimasto chiaramente senza
seguito, lamentando il mancato rispetto del pluralismo religioso. I dati che
accompagnano lesposto e relativi al triennio 2004-2006, evidenziano che il
97/98% del tempo complessivamente dedicato allinformazione religiosa o agli
interventi di esponenti religiosi era appannaggio della sola Chiesa Cattolica.
137. La disciplina dellaccesso
La necessit che i contenuti trasmessi dal servizio pubblico siano
rappresentazione imparziale delle correnti di pensiero comporta lobbligo di
consentirvi il massimo di accesso, se non ai singoli cittadini, almeno a tutte
quelle pi rilevanti formazioni nelle quali il pluralismo sociale si manifesta. Si
impone pertanto alla societ concessionaria di riservare una percentuale
minima dei temi di programmazione (5% per la radiotelevisione, 3% per la
radiofonia) ad apposite trasmissioni da parte di alcune categorie di soggetti
collettivi, ivi incluse le confessioni religiose. La possibilit di accedere al
palinsesto RAI integra, per le confessioni di minoranza, il loro diritto di
propaganda riconosciuto dallart. 19 Cost.
Capitolo 23
GLI ENTI CENTRALI DELLA CHIESA CATTOLICA
139. Lart. 11 del Trattato Lateranense
Lart. 11 Tratt. dispone che gli enti centrali della Chiesa cattolica sono esenti
da ogni ingerenza da parte dello Stato italiano (salvo le disposizioni delle leggi
italiane concernenti gli acquisti dei corpi morali), nonch dalla conversione dei

beni immobili. Il contenuto della norma oscuro riguardo sia allambito


soggettivo che a quello oggettivo. Parte della dottrina ha riconosciuto la
qualifica di centrali solo agli enti che fanno parte della Curia romana e
provvedono al governo della Chiesa. Nella giurisprudenza della Corte suprema
lindirizzo restrittivo ha trovato conferma in una pronuncia che ha definito degli
enti centrali come gli organismi che costituiscono la Curia romana e
provvedono al governo della Chiesa cattolica.
Uninterpretazione estintiva della norma ha ritenuto centrali tutti gli enti
pontifici, vale a dire gestiti direttamente dalla Santa Sede, o utilizzati dalla S.
Sede con funzioni strumentali ed ausiliarie. Lindirizzo restrittivo appare per il
pi corretto.
Riguardo alla portata oggettiva dellesenzione, la formula ogni ingerenza da
parte dello Stato italiano si presta a molteplici interpretazioni. La pi ampia
conduce a negare alle autorit dello Stato qualsiasi esercizio di funzioni
pubbliche della sovranit, ed attribuisce in prativa agli enti centrali una
condizione di immunit. La pi restrittiva limita la garanzia della non ingerenza
allattivit amministrativa, senza alcuna esclusione della giurisdizione italiana
sugli atti rilevanti nellordinamento italiano. Anche per questo aspetto la Corte
suprema sembra propender per lorientamento restrittivo, il quale non
comporta affatto una rinuncia alla giurisdizione da parte dello Stato italiano.
140. Gli enti finanziari con sede nello Stato della Citt del Vaticano
Ladozione della moneta unica da parte dellItalia ha reso necessario che fosse
rinegoziata la Convenzione monetaria tra la Repubblica italiana e lo Stato della
Citt del Vaticano. Con la convenzione lo SCV vincolato al rispetto delle
norme comunitarie che disciplinano limpiego della nuova moneta e al dovere
di collaborare con la Comunit nella lotta alla contraffazione. Gli enti finanziari
con sede nello SCV possono essere sottoposti ai controlli della Banca dItalia.
Capitolo 24
LO SCV
141. Lo Stato della Citt del Vaticano
Lo SCV stato costituito con il Trattato Lateranense al fine di garantire alla S.
Sede una sovranit
indiscutibile anche a livello internazionale e per assicurarle una assoluta e
visibile indipendenza. LItalia ha riconosciuto alla S. Sede la piena propriet,
potest e giurisdizione sovrana sul Vaticano, senza possibilit che il governo
italiano possa esplicare alcuna ingerenza. Lo SCV ha dunque i caratteri
dellindipendenza e della sovranit, e dunque la capacit di determinarsi
autonomamente. Lo SCV applica con rinvio materiale o recettizio i codice civile
italiano e le leggi che lo hanno nel tempo modificato. Lo stesso avviene con il
codice penale e il codice di procedura penale. Si osserva, invece, il codice di
procedura civile del vaticano del 1946.
Lo Stato rester estraneo alle competizioni temporali tra gli altri Stati e sar
sempre e in ogni caso
considerato territorio neutrale ed inviolabile. Lintero territorio (unitamente alle
altre propriet della
S.Sede in Roma che godono della extraterritorialit) stato dichiarato
dallUNESCO patrimonio
dellumanit; e parimenti lintero territorio stato iscritto nel registro
internazionale dei beni culturali.

LItalia ha riconosciuto alla S. Sede la piena propriet degli edifici elencati negli
artt. 13 e 14 Tratt. i quali, bench facenti parte del territorio nazionale dello
Stato italiano, godono delle immunit riconosciute dal diritto internazionale alle
sedi degli agenti diplomatici di Stati esteri. Essendo parte del territorio dello
Stato italiano, comunque, i fatti giuridicamente rilevante che avvengano in essi
sono disciplinati dalle leggi italiane. Gli immobili summenzionati non sono
espropriabili per causa di pubblica utilit, se non previo accordo con la S. Sede
e sono esenti da tributi verso lo Stato.
Peculiare la disciplina della cittadinanza dello SCV: essa spetta ai cardinali
residenti nello SCV o in Roma; a coloro che risiedono stabilmente in Vaticano; a
coloro cui sia concessa dal Pontefice; al coniuge, ai figli, agli ascendenti, ai
fratelli e alle sorelle di un cittadino vaticano purch siano seco lui viventi e
autorizzati a vivere in Vaticano. La cittadinanza si perde quando gli interessati
cessano dallufficio in ragione del quale erano cittadini vaticani, ovvero quando
si abbandona la residenza in Vaticano. La perdita comporta
lacquisto automatico della cittadinanza italiana da parte di coloro che in
origine erano cittadini italiani ovvero non abbiano titolo per acquistarne
unaltra. La sovranit sullo SCV compete al Pontefice che assume in s il potere
legislativo, esecutivo e giudiziario. La forma di governo dunque quella di una
monarchia elettiva ed assoluta.
La moneta ufficiale dello SCV leuro. Lo Stato titolare di una propria
personalit giuridica internazionale, la quale giustifica anche limpegno
internazionale dello Stato stesso.
142. Le relazioni con lItalia
Vista la limitatezza del territorio e la sua condizione di stato-enclave (ossia
intermante circondato dal territorio italiano) lItalia ha garantito allo SCV le
condizioni basilari di sussistenza: unadeguata dotazione di acque in propriet;
la comunicazione con le ferrovie dello Stato; il collegamento con i servizi
telegrafici, telefonici, radiotelegrafici e postali; il libero transito sul territorio
italiano delle merci e dei diplomatici; la libera corrispondenza e la libert di
accesso. Ha, altres, vietato ledificazione di nuove costruzione che
costituiscano introspetto verso lo SCV, ed il trasvolo da parte di aereomobili. Lo
SCV naturalmente legittimato a svolgere la giurisdizione penale sul proprio
territorio ma, a richiesta della S. Sede e per sua delegazione, lItalia provvede
nel suo territorio alla punizione dei reati commessi nello SCV; non vi bisogno
di richiesta quando lattore si sia rifugiato nel territorio italiano. Una volta
concessa la delega, lazione penale obbligatoria per lo Stato italiano. La S.
Sede ha altres assunto limpegno, in deroga alla disciplina sulle estradizioni, di
consegnare allo Stato italiano le persone, che si fossero rifugiate in Vaticano o
negli immobili immuni, accusate di condotte commesse nel territorio italiano
che siano ritenuti delittuose delle leggi di ambedue gli Stati. Per i reati
commessi in Piazza S. Pietro, stata equiparata la piazza stessa al territorio
dello Stato ai fini dellapplicazione della legge penale italiana. Se per la S.
Sede decide di sottrarre temporaneamente la piazza al libero transito, ritrova
piena giurisdizione la legge penale vaticana.
Quando il sospettato di un reato commesso nella piazza sia stato fermato da
agenti italiani o consegnato a questi, si considera rifugiato nel territorio
italiano, con la conseguenza che si potr procedere contro di lui senza
attendere la delega vaticana. Allo stesso modo non necessaria una
delegazione nel caso di persona arrestata nella Basilica di S. Pietro dalla polizia
italiana su richiesta della gendarmeria vaticana.

142. Le garanzie personali


Il Trattato dispone una larga serie di garanzie personali in favore di soggetti
legati da rapporti con la S. Sede e lo SCV. Una peculiare tutela riconosciuta al
Sommo Pontefice dall art. 8 Tratt. che punisce lattentato contro il Pontefice
(anche la provocazione a commetterlo) e le offese e le ingiurie pubbliche a lui
dirette. In entrambi i casi come se i reati fossero stati commessi al Presidente
della repubblica. Il Pontefice un vero e proprio sovrano, ma la sua posizione
non parficata a quella di un capo di Stato estero.
Tutti i dipendenti vaticani non esenti da qualsiasi tributo nei confronti dello
Stato italiano per le retribuzioni percepite. Le sentenze e i provvedimenti
emanati dalle autorit ecclesiastiche e comunicati alle autorit civili, circa le
persone ecclesiastiche o religiose e concernenti materie spirituali o disciplinari
avranno hanno piena efficacia giuridica in Italia.

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