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Accordi di II livello: introdotti dallAccordo del 1984 per disciplinare le
ulteriori materie che richiederanno la collaborazione tra Stato e CEi si
riteneva che la norma potesse ampliare in modo potenzialmente illimitato le
materie regolabili con accordi. In realt le intese con la CEI hanno natura
accessoria di integrazione, dettaglio e specificazione.
La gerarchia del complesso vede allapice le norme costituzionali e subcostituzionali,norme ordinarie e norme regolamentari.
Per quanto riguarda linterpretazione delle norme pattizie si utilizza il criterio
generale di indipendenza e sovranit dello Stato la cui eventuale limitazione
deve risultare da norma espressa e non desumibile da incerti argomenti
interpretativi. Ne segue che i limiti a detta sovranit sono soggetti a
interpretazione restrittiva, vanno quindi interpretati in buona fede seguendo il
senso ordinario dei termini nel loro contesto e alla luce delloggetto e dello
scopo propri dellaccordo.
Il ruolo dei principi: nei settori non codificati dellordinamento i principi di
diritto assumono un ruolo fondamentale in quanto costituiscono il quadro
normativo di riferimento. Con la sent. 30/1971 la Corte Cost ha individuato la
categoria dei principi supremi dellordinamento costituzionale che
costituiscono limiti invalicabili. Per questo motivo sono sovraordinati ad ogni
altra fonte di rango costituzionale in quanto appartengono allessenza dei valori
supremi su cui si fonda la Costituzione. Essi sono: il diritto alla tutela
giurisdizionale dei diritti, linderogabile tutela dellordine pubblico e la laicit. Vi
sono anche per dei principi cd. Fondamentali i quali delineano il volto della
Repubblica: uguaglianza e pari dignit sociale, indipendenza dellordine proprio
dello Stato dallordine proprio di tutte le religioni,pluralismo confessionale,
autonomia delle confessioni, bilateralit pattizia per la disciplina dei rapporti
Stato/confessioni connesso con il principio di legalit. Infine riconosciamo i
principi cd. Costituzionali: libert religiosa individuale (art.19), divieto di
discriminazione de e tra gli enti in cui si articolano le confessioni (art.20),
principio di legalit (art.134). oltre a questi principi contenuti nella costituzione
il diritto ecclesiastico risente delle influenze del diritto comunitario e in
generale dei principi internazionali.
Lattuazione dei principi costituzionali
1. Il legislatore: fino al 1984 non ha mostrato interesse per i temi della
libert religiosa e del pluralismo confessionale; con la stipulazione
del Concordato con la S.Sede ha invece avviato la cd stagione delle
intese disciplinando i rapporti con alcune confessioni di minoranza.
2. I Governi: hanno spesso privilegiato con i lori programmi elettorali il
ruolo privilegiario di cui gode la chiesa cattolica. Sono comunque
riservati collegialmente al CDM gli atti concernenti i rapporti tra lo
Stato e la Chiesa Cattolica e le altre confessioni. Al P.Cons. spetta la
sottoscrizione degli accordi con la Chiesa cattolica e delle intese
con le confessioni di minoranza. Il Sottosegretario alla presidenza
del consiglio conduce le trattative con le rappresentanze delle
confessioni in vista della stipulazione di intese coadiuvato dalla
Commissione interministeriale che si occupa di delineare linee
guida sulla conduzione delle trattative. Il ministero dellinterno
riconosce gli enti ecclesiastici, approva la nomina dei ministri di
culto(no cattolica), vigila e tutela gli istituti delle confessioni,
amministra e rappresenta il Fondo edifici di culto. (nb agenzie che
operano nel ministero dip. Libert civili e immigrazione;
dir.centr.affari di culto;osservatorio politiche religiose;comitato vs
discriminazione).
3. La Corte costituzionale: ha svolto un ruolo di rilievo
nellammodernamento del d.e.i. pur essendo limitata dal ricorso
incidentale;
4. Il Presidente della Repubblica: non titolare di alcuna funzione di
indirizzo politico e non potr spingersi oltre il richiamo
allosservanza dei fondamentali principi della Carta. Egli accredita e
riceve i rappresentanti diplomatici e ratifica gli accordi(art.87),
emana inoltre gli atti relativi allapprovazione di accordi di II livello.
Esistono infine altre organizzazione quali la Consulta per lIslam italiano o la
Consulta giovanile per le questioni relative al pluralismo religioso e culturale
che svolgono una funzione consultiva.
spettano al Presidente del Consiglio, salvo che laccordo non rientri nella sfera
di competenza di un ministro. Da parte delle confessioni competenti a trattare
sono le relative rappresentanze individuate sulla base di norme confessionali,
dotate come requisito minimo della capacit di agire. La materia dei rapporti
comunque di esclusiva competenza dello Stato escludendo quindi la
competenza delle Regioni.
Capitolo 4 LA LIBERT DI RELIGIONE (art.19)
Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in
qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in
privato o in pubblico il culto, purch non si tratti di riti contrari al buon
costume.
Lart. 19 tutela la libert religiosa individuale e cio il diritto di professare
liberamente la propria fede, in forma individuale o collettiva, di esercitarne il
culto purch ci non sia contrario al buon costume. Ha come destinatari tutti
senza condizione di reciprocit.
La tutela si rafforza ulteriormente se messa in relazione al principio di
uguaglianza formale e sostanziale(art.3)perch rileva non solo quale libert
negativa (libert da ingerenza dello stato) ma anche come libert positiva
(libert di realizzare le condizioni e di utilizzare gli strumenti necessari al suo
effettivo esercizio).
La libert religiosa un diritto fondamentale e inviolabile della persona(art.2)e
pertanto considerato indisponibile(non oggetto di
rinunce/transazioni,intrasmissibile e imprescrittibile).
Diffusa in dottrina la qualificazione della libert religiosa come diritto pubblico
soggettivo che pu essere azionato nei confronti dello stato. Pi che altro,
stando alla giurisprudenza costituzionale consolidata va considerato come
diritto soggettivo perfetto in quanto esperibile verso tutti (erga omnes)al pari di
tutti i diritti dela titolo I della Cost. Deve essere sempre ammessa la tutela
giurisdizionale dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria contro gli atti lesivi
di detto diritto, tutela che non pu essere esclusa o limitata a particolari mezzi
di impugnazione o per determinate categorie di atti.
La corte di cassazione ha precisato che non esiste alcun organo dello stato che
possa incidere in maniera pregiudizievole sui diritti assoluti in cui si esprimono
le libert fondamentali costituzionalmente garantite, ne consegue che si pu
proporre nei confronti della Pubblica Amministrazione lazione risarcitoria per
violazione del diritto(il comportamento di un privato o della p.a. produca una
discriminazione)oltre che il danno morale.
LIBERT DELLE CONVINZIONI RELIGIOSE
necessario sottolineare che la Carta tutela il diritto di credere e quello di non
credere. Sono quindi tutelate dallart.19 anche tutte le posizioni (ateismo).
Sebbene poi lart.19 non faccia esplicito riferimento alla libert di coscienza la
corte cost. ha affermato che essa,riferita alla professione di fede o di opinione
religiosa, comunque compresa nella tutela accordata dallart.19. La corte cost.
negli anni 70, ribaltando un precedente indirizzo che collocava lateismo
nellalveo della libert di pensiero, ha statuito che il nostro ordinamento
esclude ogni differenziazione di tutela della libera esplicazione sia della fede
religiosa che dellateismo non assumendo sul piano teorico le caratteristiche
proprie di questultimo. In proposito lart.9 CEDU distingue e mette in
connessione libert di coscienza e libert di religione, in particolare
riconoscendo la libert di non aderire a una religione e il diritto di non
collocazione dellIRC nellorario scolastico non riduce gli spazi riservati alle
materie curricolari, n viola il principio delluguale tempo scuola; al fine di
garantire un monte ore uguale per tutti gli alunni erano stati introdotti obblighi
didattici alternativi, oggetto di un serrato dibattito giurisprudenziale.
Il ministero dellistruzione ha previsto ls possibilit di scelta tra frequentare
attivit didattiche alternative didattiche e formative, o di svolgere attivit di
studio o di ricerca individuali con assistenza di personale docente, ovvero di
non fare alcunch, si genera cosi uno stato di non obbligo.
Unulteriore pronuncia della Corte cost. ha previsto anche la possibilit di
allontanarsi dalledificio scolastico, restando tuttavia fermo il dovere dei
genitori di fornire puntuali indicazioni per iscritto in ordine alle modalit di
uscita e di controfirmare le scelte espresse da studenti minorennni onde
assicurare la sostituzione della vigilanza ed il venir meno delle connesse
responsabilit.
La curricolarit dellinsegnamento
LIRC una materia curricolare, cio i suoi programmi per ciascun grado di
insegnamento sono puntualmente stabiliti con decreto del PdR , su proposta
del Ministro dellIstruzione previa intesa con la Cei. I docenti devono pertanto
attenersi ai programmi e agli obiettivi di insegnamento cos specificatamente
prefissati, al contrario di quanto accade per gli insegnamenti non curriculari
che non comportano tale impegno e organicit didattica di corso. LIRC pu
dunque definirsi un insegnamento soggettivamente obbligatorio; il giudizio
tuttavia espresso su un foglio separato dalla pagella.
I docenti partecipano comunque a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di
classe.
Gli insegnanti di religione
LIRC nelle scuole di primo e secondo grado pu essere affidato solo a chi sia in
possesso di uno dei titoli di qualificazione professionale rilasciati dallautorit
ecclesiastica, una certificazione di idoneit rilasciata dellordinario diocesano e
da esso no revocata che attesti che il soggetto eccellente per retta dottrina,
per testimonianza di vita cristiana e per abilit pedagogica. Lidoneit assurge
a requisito necessario con effetto permanente salvo che ne sopraggiunga la
revoca, questa disciplina solleva il problema del contrasto con la regola
dellassoluta irrilevanza delle credenze religiose nel rapporto di pubblico
impiego, che non pu essere equiparato al rapporto di lavoro nelle org. di
tendenza, specie se si considera che il diritto amministrativo canonico non pu
dirsi informato al rispetto dellimparzialit. Analoghe considerazioni possono
farsi in merito alla revoca: il ritiro del nulla opsta da parte dellordinario
diocesano determina, per giurisprudenza consolidata, la cessazione automatica
dellincarico, e quindi la decadenza del rapporto di pubblico impiego, senza che
vi sia necessit da parte dellautorit ecclesiastica di fornire una motivazione e
senza che leventuale motivazione possa essere censurata dal giudice statuale.
Per questi aspetti, lefficacia automatica del provvedimento prospetta il
contrasto della norma pattiza con il principio supremo che riconosce il diritto
alla tutela giurisdizionale, pertanto la Corte di cass. ha prospettato uno spazio
di tutelabilit della posizione del docente solo in presenza di condotte che
ledano valori e principi costituzionali . Fino allentrata in vigore della
l.n.186/2003 accedevano allincarico non per concorso ma a seguito della
nomina da parte dellautorit scolastica di concerto con lordinario diocesano,
linsegnamento era quindi affidato per incarichi annuali che si intendevano
automaticamente confermati alla scadenza di ciascun anno in permanenza
delle condizioni e dei requisiti prescritti, senza alcun inserimento dei docenti
nellorganico: il conferimento dellincarico si inquadrava nel sistema delle
assunzioni a tempo determinato, mentre lo stato di precariet era giustificato
dalla peculiarit della materia insegnata.
La l.n.186/2003 ha modificato la disciplina ed ha istituito due distinti ruoli
regionali del personale docente, ciascuno articolato per ambiti territoriali
corrispondenti alla diocesi: un ruolo riservato ai docenti della scuola
dellinfanzia e primaria e laltro quelli della scuola secondaria. Per laccesso si
richiede il superamento di specifici concorsi a base regionale, il riconoscimento
dellidoneit spetta in esclusiva alla Chiesa. Lelenco di coloro che hanno
superato il concorso inviato in copia allordinario diocesano competente per
territorio. Lassunzione con contratto di lavoro a tempo indeterminato
disposta dallo stesso dirigente regionale, dintesa con lordinario diocesano e ai
docenti di ruolo vengono applicate le disposizioni vigenti in materia di mobilit
professionale, mentre per quella territoriale necessario il riconoscimento
dellidoneit rilasciato dallordinario competente per territorio e allintesa con
questultimo.
Linsegnamento religioso e le confessioni diverse dalla cattolica
Nella legislazione sui culti ammessi lo sazio lasciato alle confessioni diverse
dalla cattolica assai ridotto: tuttavia quando il numero degli scolari lo
giustifichi e quando no possa esservi adibito il tempio, i padri di famiglia
professanti un culto diverso possono ottenere che sia messo a disposizione
qualche locale scolastico per linsegnamento religioso dei loro figli. In caso di
diniego della competente autorit scolastica la decisione rimessa, di
concerto, al Ministero dellistruzione e a quello dellinterno.
le cnfessioni munite di intesa hanno ottenuto dallo Stato di potere rispondere
alle eventuali richieste provenienti dagli alunni, dalle loro famiglie, o dagli
organi scolastici, in ordine allo studio della religione, senza oneri finanziari
aggiuntivi per le amministrazioni scolastiche interessate.
LASSISTENZA SPIRITUALE NELLE COMUNITA SEPARATE - cap.10
Lassistenza spirituale nelle Forze Armate
Lappartenenza di un individuo ad una comunit separata (forze armate, polizia
di stato, servizi assimilati), la permanenza in un istituto di detenzione e di
pena, ovvero la degenza in ospedale comporta per necessit delle restrizioni
della libert personali che non possono, tuttavia, incidere incondizionatamente
sullesercizio dei diritti fondamentali della persona e, tra di essi, della libert
religiosa.
in generale, per ragioni organizzative connesse a oggettive situazioni di fatto
(consistenza numerica degli appartenenti ad una confessione) o di diritto
(riconoscimento o no di una confessione o i suoi ministri), lassistenza
prestata con modalit diverse a seconda che si tratti di far fronte alle esigenze
di un numero indeterminato di persone, di piccoli gruppi o di singoli individui:
ci comporta che lassistenza generalizzata compiutamente organizzata per i
soli appartenenti alla Chiesa cattolica.
Nellambito delle forze armate la legge d vita ad un intervento promozionale,
configurando lassistenza religiosa come un vero e proprio servizio pubblico .
Questo svolto dai cappellani militari: costoro, pur essendo designati
dallautorit ecclesiastica, fanno parte delle forze armate. La direzione del
servizio compete allOrdinario militare per lItalia, rivestito di dignit
arcivescovile e assimilato al grado di generale di corpo darmata.
preminente interesse del figlio stato fino ad ora adottato nelle scelta del
coniuge affidatario in caso di separazione e divorzio.
IL MATRIMONIO CELEBRATO DAVANTI AI MINISTRI DEL CULTO - cap.12
Il matrimonio concordatario nei Patti Lateranensi
La Repubblica si ispira al principio del pluralismo delle forme di celebrazione
del matrimonio idonee a costruire la famiglia legittima e riconosce a ciascuno il
diritto di libert matrimoniale, vale a dire il diritto, in presenza di specifici
requisiti indicati dalla legge, di contrarre (o non contrarre) matrimonio e di
scegliere una delle forme di cdelebrazione previste dallordinamento.
Il c.c. del 1865 prevedeva il matrimonio civile come il solo valido, ne
discendeva una netta distinzione tra i due matrimoni ed un regime di
sostanziale eguaglianza di tutti i sudditi, non pi sottoposti alle leggi
confessionali. Il matrimonio religioso costituiva per lordinamento un atto lecito
ma giuridicamente irrilevante. Il Concordato del 1929 e la l.n.1159/1929 sui
culti ammessi segnarono la fine di questo sistema unitario, ed alla regola della
obbligatoriet del matrimonio civile si sostitu quella della pluralit delle forme
di celebrazione offerte alla libera scelta dei nubenti, cui conseguono medesimi
effetti civili.
Nasce il cosiddetto matrimonio concordatario detto anche matrimonio
canonico trascritto. Il matrimonio celebrato secondo le regole del d. canonico
produceva dal giorno della celebrazione gli stessi effetti di quello civile dopo
che fosse stato trascritto nei registri dello stato civile per impulso del parroco,
senza cio che le parti dovessero intervenire.
Il c.c. del 1942 al titolo VI del primo libro disciplina il matrimonio, ed in
particolare il capo II si occupa del matrimonio celebrato davanti a ministri del
culto cattolico e di quello celebrato davanti a ministri dei culti ammessi nello
Stato.
Levoluzione del sistema sino allAccordo del 1984
Lentrata in vigore della Cost. in un primo momento non produce alcuna
conseguenza sul sistema ora delineato. In altre parole il matrimonio valido per
la Chiesa lo anche per lo Stato, ed il matrimonio nullo o sciolta per la prima
nullo o sciolto anche per il secondo.
la rima vera incrinatura si ebbe con la l.n.898/1970 che travolge la regola
dellindissolubilit del vincolo (si scioglieva solo con la morte dei coniugi) e
consente lo scioglimento dei matrimoni civili e la cessazione degli effetti civili
del matrimonio celebrato con rito religioso e regolarmente trascritto, dopo la
sentenza del giudice civile, che pu sciogliere il rapporto matrimoniale senza
pregiudizio dellordinamento canonico, per il quale il vincola resta fermo. La
Corte cost ha stabilito che nessun impegno concordatario fosse stato assunto
sulla indissolubilit del matrimonio, e che fosse stata accordata alla chiesa solo
la riserva di giurisdizione sulla valida formazione del vincolo, cio sulla validit
dellatto matrimoniale secondo le norme del diritto canonico, ma non quella sul
rapporto matrimoniale. Afferma inoltre che la scelta degli sposi un atto
giuridicamente rilevante per lordinamento statuale, che lo disciplina quale
autonomo negozio che ricade nella giurisdizione dello Stato.
La volont dei contraenti
Lart.8 dellAccordo del 1984 detta la disciplina del riconoscimento degli effetti
civili ei matrimoni canonici e prevede che essi sono riconosciuti quando il
matrimonio sia contratto secondo le norme del diritto canonico condizione che
latto relativo sia trascritto nei registri dello stato civile, previe pubblicazioni
a condizione che latto relativo sia trascritto nei registri dello stato civile, previa
pubblicazione alla casa comunale.
E inoltre previsto che la lettura degli artt. 143,144, 147 spetti allufficiale di
stato civile, enfatizzando cos la separazione tra cerimonia religiosa e rito civile.
Lufficiale dovr accertare che nulla si oppone alla celebrazione, no essendo
stata proposta opposizione al matrimonio e poi rilascer il nulla osta in doppio
originiale. Gli effetti civili si producono retroattivamente dal momento della
celebrazione anche se lufficiale dello stato civile procede in ritardo alla
trascrizione.
A differenza di quanto previsto nella disciplina del 1929 non prevista
lapprovazione governativa per la nomina del ministro assistente, n la sua
indicazione nominativa allatto della richiesta della pubblicazione, n la
specifica autorizzazione da parte dellufficiale di stato civile.
La disciplina concordata con la Tavola valdese analoga alle discipline
concordate con le altre confessioni di minoranza che hanno utilizzato lo
strumento dellintesa (Chiese Avventiste, Chiese Luterane, Chiese delle ADI,
Chiese Battiste). L?unica differenza consiste nella necessit che i ministri di
culto di queste altre confessioni debbano possedere la cittadinanza italiana non
prevista per i valdesi; in mancanza di questo requisito il matrimonio deve
considerarsi nullo, in quanto il ministro sarebbe sprovvisto dei poteri
pubblicistici di certificazione e notificazione, necessari per porre in essere gli
atti che consentono il riconoscimento degli effetti civili del matrimonio.
La legge per la regolazione dei rapporti con lUnione delle Comunit
ebraiche italiane
La l.n.101/1989 (di approvazione dellintesa con le comunit Israelitiche)
riconosce gli effetti civili ai matrimoni celebrati secondo il rito ebraico davanti
ai ministri di culto nominati a norma dello Statuto.
La differenza con il matrimonio celebrato davanti al ministro valdese sta nel
fatto che la cittadinanza italiana del ministro di culto necessaria e che la
possibilit (che pur si deve ritenere sempre ammessa) che siano rese al
ministro di culto, che procede personalmente alla lettura del codice civile
subito dopo la celebrazione, le dichiarazioni che la legge consente siano rese
nellatto di matrimonio espressamente prevista.
Laspetto peculiare del rito ebraico, che non prevede unespressa
manifestazione di volont della sposa al matrimonio in quanto essa si limita ad
accettare lanello nuziale, considerato irrilevante ai fini del riconoscimento
degli effetti civili.
E espressamente sancita, in applicazione dellart.19 Cost., la facolt di
celebrare o sciogliere matrimoni senza alcun effetto o rilevanza civile.
LA GIURISDIZIONE SUL MATRIMONIO CANONICO TRASCRITTO - cap.14
76. Limpugnazione della trascrizione
La giurisdizione dello Stato si esplica oggi su quattro diversi aspetti della
complessa disciplina del matrimonio canonico trascritto. Il giudice civile si
pronuncia in via esclusiva:
sulla validit della trascrizione dellatto di matrimonio
sulla cessazione degli effetti civili del matrimonio
sul riconoscimento agli effetti civili delle sentenze canoniche di nullit
matrimoniale
sulla nullit del matrimonio stesso n concorrenza con il giudice canonico
concordatario;
- art.8.2 lett.a) accordo: il giudice ecclesiastico il competente a conoscere la
causa, ed ritenuto l'unico ad avere questa facolt;
- punto 4 lett. b) prot addizionale: nella delibazione si deve tenere conto della
specialit dell'ordinamento canonico dal quale regolato il vincolo
matrimoniale che da esso ha avuto origine.
Questultimo argomento posto alla base della teoria della sopravvivenza
logica della riserva di giurisdizione: essa infatti non ha necessit di previsioni
formali o appigli testuali ma si ricaverebbe logicamente dal complesso del
sistema.
Questa tesi che stata riconosciuta dai giudici della consulta, da ci inoltre
conseguirebbe un logico corollario: l'atto rimane regolato dal diritto canonico e
le controversie sulla sua validit siano riservati alla cognizione di degli organi
giurisdizionali dello stesso ordinamento.
88. Tesi dell'abrogazione della riserva
Si fonda su un appiglio testuale o meglio sul venir meno dell'unica norma che
la faceva sussistere (art.34 conc).
Infatti l'art.13 dellAccordo 1984 abroga le norme in esso non incluse e quindi
anche art.34 pertanto viene a mancare un fondamento giuridico.
Prova nel fatto che la delibazione delle sentenze ecclesiastiche di nullit
condizionata da altre condizioni richieste dalla legislazione italiana
La tesi della separazione delle giurisdizioni la pi semplice e la pi vigorosa.
essa si basa sul riconoscimento di un doppio vincolo, uno civile ed uno
religioso, nel matrimonio concordatario, ognuno dei quali destinato ad esaurire
la propria vicenda allinterno dei rispettivi ordinamenti, ne discenderebbe una
netta separazione delle due giurisdizioni che si esplicano ciascuna nel proprio
ordine senza influenzare laltra.
La decisione del giudice ecclesiastico pu eventualmente essere delibata,
altrimenti rimane irrilevante per l'ordinamento italiano.
La tesi della concorrenza delle giurisdizioni ritiene invece ipotizza lesistenza di
un vero e proprio concorso delle due giurisdizioni e che si risolvano eventuali
conflitti tra i due con criterio della prevenzione, che d prevalenza al giudizio
che abbia avuto inizio per primo.
Nell'Accordo del 1984 non c' una disposizione che delinea precisamente la
situazione.
Il giudice italiano pu applicare il diritto canonico, anche se questo ritenuto
poco coerente con la distinzione tra i due, pertanto ci si schiera a favore
dellapplicabilit del diritto civile.
Il criterio sembra comunque operare in favore della legislazione civile (un
giudizio civile impedisce la delibazione mentre il giudice civile bloccato solo
da delibazione).
GLI ENTI ECCLESIASTICI - cap.15
89. Il riconoscimento
Nell'ordinamento italiano le confessioni non hanno personalit giuridica di
diritto privato mentre ce l'hanno le articolazioni attraverso le quali si
strutturano ed agiscono.
Esiste quindi un nesso strumentale tra la effettiva libert delle istituzioni
ecclesiastiche e il possibile riconoscimento per gli enti ecclesiastici (o enti
confessionali).
Il riconoscimento civile come ente ecclesiastico pu essere conseguito in
diversi modi:
- per antico possesso di stato: allorch lente riconosciuto da tempo
immemorabile. Il ministro dell'interno rilascia attestato per iscrizione nel
registro delle persone giuridiche, le controversie sono competenze del giudice
amministrativo. Es. Santa Sede, Chiese cattedrali o tavola valdese
- per legge: quando si tratti di enti che per il loro ruolo e la loro importanza
rendono superfluo lordinario procedimento amministrativo es. conferenza
episcopale italiana
-per decreto ministeriale sia con procedimento abbreviato nel caso di alcuni
enti appartenenti alla Chiesa cattolica e degli enti valdesi/metodisti; sia con
procedimento ordinario disciplinato dalla l.n. 222/1985 per gli enti di
confessioni diverse .
-in forza di trattati internazionali
90.La procedura
Il riconoscimento civile conferito agli enti della Chiesa cattolica con decreto
del Ministro dell'interno, previa istruttoria, udito eventualmente il Consiglio di
Stato, a seguito assumono la qualificazione di ente ecclesiastico civilmente
riconosciuto (e.e.c.r.).
E' richiesto il parere del consiglio di stato solo in casi delicati o complessi. Per le
confessioni con intesa concesso ma una semplificazione espressa in intese
del 2007, stipulate dopo la Riforma Bassanini.
Dove non prevista la qualifica di e.e.c.r. si ha qualifica di ente confessionale.
Per confessioni prive d'intesa si applica la procedura aggravata della legge
1929/1930 che prevede erezione in ente morale con dpr su proposta del
ministro dell'interno e supervisione del consiglio dei ministri
La domanda diretta al ministro dell'interno dai rappresentanti presso
prefettura ufficio territoriale del governo
91. I requisiti
Per quanto attiene ai requisiti generali:
-sede in italia
-collegamento organico dell'ente con la confessione, deve cio essere costituito
o approvato dalla competente autorit confessionale
-fine di religione o di culto come fine essenziale ma non necessariamente
esclusivo
L'autorit confessionale deve dare l'assenso alla domanda dell'ente o inoltrarla
direttamente.La valutazione difficoltosa in alcuni casi poich il criterio non
univoco e il
riconoscimento si fonda su due diversi profili:
profilo soggettivo: basato sul carattere confessionale dellente
profilo oggettivo: basato sul caratter costitutivo con lindagine di fini ed attivit
L'accertamento fatto alla nascita di ogni nuovo ente, a parte il caso in cui
presunto come per enti che fanno parte della costituzione gerarchica della
Chiesa (es. diocesi, parrocchie).
La legge orienta specificando che sono attivit di religione e culto quelle dirette
a esercizio del culto o cura delle anime, a scopi missionari, a catechesi e
attivit diverse quelle di assistenza, beneficenza, istruzione, educazione,
cultura e a scopo di lucro. Le confessioni non cattoliche hanno attivit diverse,
ma la presunzione pu avvenire anche nel caso di alcuni enti appartenenti a
confessioni diverse dalla cattolica.
Si possono svolgere attivit commerciali ma con finalit strumentali rispetto a
quelle istituzionali dell'ente. Quando lente svolge una pluralit di fini la P.A. ne
fa una valutazione sulla base del criterio della prevalenza, tenendo conto delle
attivit effettivamente svolte.
Si pone il problema sul fatto che il riconoscimento sia un atto dovuto o
discrezionale; la disciplina pattizia ha cercato di ridurre e vincolare lesercizio
della discrezionalit amministrativa a favore di una discrezionalit tecnica o
quasi diritto al riconoscimento.
Ulteriori requisiti specifici stabiliti dalla l.n.222/1985:
-carattere non locale delle societ
-garanzie di stabilit
-apertura al culto pubblico
-mancanza di annessione ad altro ente riconosciuto
-congruit dei mezzi per la manutenzione e officiatura per le chiese aperte al
culto pubblico
-sufficienza dei mezzi
LAccordo 1984 disciplina gli enti riconosciuti, ma ha carattere di specialit
rispetto al codice civile in materia di persone giuridichhe, Rispetto a queste non
si pu richiedere:
- costituzione x atto pubblico
- possesso di statuto
- conformit statuto a prescrizioni previste per le persone giuridiche private
Con il riconoscimento l'ente confessionale diventa un ente ecclesiastico o della
chiesa/confessione o religioso, cio civilmente riconosciuto.
92. Natura dell'ente
Si esclude che la qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto
conferisca il carattere della pubblicit.
In riferimento agli enti ecclesiastici ospedalieri, la Corte cost ha stabilito che le
norme operanti per i rapporti di lavoro subordinato non hanno limite
all'applicazione a dipendenti ecclesiastici.
Gli enti delle confessioni di minoranza sono assimilabili a enti pubblici poich
sono ancora sottoposti alla normativa del 1929/1930 che risulta non pi
vigente mentre gli enti ecclesiastici non sono enti pubblici, n possono ritenersi
equiparati a tutti gli effetti alle persone giuridiche private per via del regime
speciale che emerge dalla legislazione pattizia.
Si discute sullassoggettabilit al fallimento per lente imprenditore: la
sostituzione degli organi ordinari di gestione da parte degli organi fallimentari
ritenuta uninammissibile ingerenza statale nellorganizzazione della Chiesa;
pertanto il fallimento non ammesso tranne nel caso in cui lattivit
commerciale sia individuabile in un autonomo centro d'imputazione.
93. Autonomia organizzativa e gestionale
L'amministrazione dei beni soggetta a controllo previsto dal diritto canonico
con rilevanza civile.Questautonomia rafforzata dalla mancanza di controlli da
parte dello Stato. La l.n.222/1985 prevede un obbligo di iscrizione nel registro
delle persone giuridiche per tutelare affidamento dei terzi che si trovino a
negoziare con lente e ne consegue che linvalidit o linefficacia di negozi
giuridici non opponibile a terzi che non fossero a conoscenza delle limitazioni
dei poteri di rappresentanza, o dellomissione di controlli canonici, che non
risultino dal codice di diritto canonico o dal registro delle persone giuridiche. Si
realizza cos un sistema di pubblicit legale per rendere conoscibili le vicende
dell'ente. Le regole sono riprodotte per le confessioni che hanno intese con lo
Stato.
94. Il mutamento del fine e la revoca
Gli enti riconosciuti devono mantenere una continuit nei fini detta coerenza
istituzionale: ogni mutamento sostanziale deve essere formalizzato. La relativa
domanda di riconoscimento deve specificare i motivi e la pubblica
amministrazione ha la discrezione nel valutare se il mutamento sostanziale,
con facolt di consultare il Consiglio di stato. La revoca del riconoscimento pu
essere fatta d'ufficio se l'ente perde un requisito, disposta con decreto del
ministro dell'interno ma bisogna informare l'autorit ecclesiastica o
confessionale. Se l'autorit estingue o sopprime un ente deve trasmetterlo al
ministro dell'interno che ne deve devolvere i beni secondo quanto prescrive
l'autorit. Uguali regole per le confessioni che hanno stipulato intese.
Il regime tributario
Gli enti hanno un regime fiscale agevolato con equiparazione del fine di
religione e culto a fini di beneficenza e istruzione. 1970:riforma tributaria, ne
consegue che la disciplina rientra nell'ambito degli enti non commerciali,
assimilati ora ai no profit. Per diverse attivit si possono fare ma sono sotto
ordinamento italiano e fiscale. Non c' esenzione da obblighi ma solo in
riguardo ad attivit di religione e culto.
Agevolazioni:
IRPEG (ora IRES) riduzione del 50% dell'imposta sul reddito delle persone
giuridiche ma solo se civilmente riconosciute, sono escluse le attivit
commerciali svolte. Particolare situazione = scientology perch il suo carattere
era ritenuto controverso ma ultimamente stata inclusa.
IVA ente non compreso ma x attivit commerciali cedute all'esterno della
cerchia si hanno imposte
INVIM imposta sull'incremento di valore degli immobili, soppressa ma
vigente fino al 2003 x cose fino al 1992 riguarda il passato. Gli immobili x il
culto sono esenti. L'esenzione discussa x immobili non destinati al culto
ICI esenti gli immobili degli enti non commerciali se destinati esclusivamente
ad attivit essenziali ma non con natura esclusivamente commerciale e quelli x
l'esercizio del culto. Per enti con fine di religione e culto sono previste esenzioni
x imposta di successione e donazioni ed agevolazioni x pubbliche affissioni.
96.Organizzazioni non lucrative di utilit sociale (ONLUS) e impresa
sociale
Il diritto comune favorisce iniziative privatistiche in vari settori. Ultimamente si
riconosciuto che gli enti riconosciuti possono essere soggetti attivi del nuovo
sistema integrato dell'assistenza si ha tendenza dello stato ad agevolare le
attivit con valore sociale. Per conseguire la qualifica ONLUS ci sono alcune
condizioni quale lo svolgimento di attivit sociali elencate e direttamente
connesse. Gli enti ecclesiastici sono ONLUS solo x attivit elencate al 1 comma
lett.a art.10 (assistenza sociale, sanitaria, promozione interesse storico). Gli
enti devono iscriversi all'anagrafe unica ONLUS. Dubbia la legittimit cost della
parificazione ONLUS solo a entri con intese.
la disciplina ONLUS presenta la specialit degli enti ecclesiastici.
Legge 155/2006 disciplina dell'impresa sociale x tutte organizzazioni private
che esercitano al fine della produzione o dello scambiodi beni o servizi di utilit
sociale con assenza dello scopo di lucro. Deroga alla disciplina generale
devono depositare all'ufficio del registro delle imprese solo il regolamento e le
sue modificazioni, sono sottratti a regime in materia di responsabilit
patrimoniale.
Capitolo 16
membri. Nel 2005 il Ministero e la Cei hanno sottoscritto una nuova intesa che
abroga la precedente e prevede che la collaborazione si sviluppi a tre livelli:
centrale, regionale e locale. Sono competenti per lattuazione delle forme di
collaborazione a livello centrale, per parte statale il Ministero dei beni culturali
e, per la Chiesa cattolica, il Presidente della Cei. Le disposizioni concordate tra
le parti possono avere soltanto carattere applicativo, e quindi attuativo e
integrativo della legislazione italiana, ma non derogatorio. A livello regionale
sono competenti i direttori regionali e i Presidenti delle Conferenze episcopali
regionali; a livello locale, i soprintendenti competenti per territorio e materia ed
i vescovi diocesani. Per verificare con continuit lattuazione delle forme di
collaborazione opera lOsservatorio centrale per i beni culturali di interesse
religioso di propriet ecclesiastica, organismo paritetico composto da
rappresentanti del Ministero e della Cei, a presidenza congiunta, le cui riunioni
sono convocate ogni semestre. Le parti, al fine di armonizzare lapplicazione
della legge italiana con le esigenze di carattere religioso, in materia di beni
culturali concordano su una serie di principi:
Linventariazione e la catalogazione dei beni;
I beni culturali mobili sono mantenuti nei luoghi e nelle sedi di originaria
collocazione;
Gli interventi di conservazione sono eseguiti da personale specializzato;
Sono garantiti laccesso e la visita ai beni culturali; le autorit ecclesiastiche
possono definire orari e percorsi di visita.
111. Gli archivi e le biblioteche
Il Ministero dei beni culturali e il Presidente della Cei, nellaprile del 2000,
hanno stipulato una intesa per la conservazione e consultazione degli archivi di
interesse storico e delle biblioteche degli enti e istituzioni ecclesiastiche. Si
considerano di interesse storico gli archivi appartenenti ad enti ed istituzioni
ecclesiastiche in cui siano conservati documenti di data anteriore agli ultimi
settantanni. La Chiesa si impegna ad assicurare e consentire la consultazione
al pubblico e di promuovere linventariazione dei documenti contenuti; la
Chiesa inoltre contribuisce direttamente con propri finanziamenti. Lo Stato si
impegna ad una collaborazione tecnico-finanziaria sulla gestione del patrimonio
archivistico e sulla formazione del
personale. La seconda parte dellintesa, relativa alle biblioteche, prevede
interventi assimilabili a quelli previsti per gli archivi.
112. La tutela penale
Il titolo II della parte IV del Codice dedicato alle sanzioni penali in caso di
violazione delle norme che ne prevedono la tutela. In generale, in caso di non
ottemperanza da parte di chiunque ad un ordine impartito dallautorit
preposta alla tutela; sono comminate le pene previste dallart 650 c.p. (arresto
fino a tre mesi o ammenda fino ad 206). Figure specifiche di reato sono quelle
delluso illecito dei beni culturali; della collocazione e rimozione illecita; delle
violazioni in materia di alienazione; della uscita o esportazione illecite; delle
violazioni in materia di ricerche archeologiche.
Capitolo 19
IL DIRITTO PENALE
113. La tutela del sentimento religioso nel Codice Rocco
Il codice penale del 1930, in attuazione del modello confessionista del tempo,
assumeva la religione cattolica a bene giuridico protetto al capo I (Dei delitti
contro la religione dello Stato e i culti ammessi) del titolo IV del libro II. Alla
Chiesa era riconosciuto un valore politico di unit morale della nazione:le era
quindi assicurata una tutela penale privilegiata. In questo quadro erano puniti
(art. 402 c.p.) il vilipendio della religione dello Stato, le offese alla religione
dello Stato mediante vilipendio alle persone (art. 403 c.p.) e mediante
vilipendio di cose (art. 404 c.p.), ed il turbamento di funzioni religiose del culto
cattolico (art. 405 c.p.) Questi ultimi delitti erano puniti anche se commessi
contro una religione ammessa dallo Stato, ma la pena era diminuita in misura
non eccedente 1/3. Lelemento oggettivo del reato consisteva in espressioni di
scherno o di disprezzo per mezzo della parola, dello scritto o di disegni.
Lelemento soggettivo era limitato al dolo generico. Era punita anche la
bestemmia. A seguito dellentrata in vigore della
Costituzione, emerse il problema del contrasto del Codice Rocco con il principio
delluguaglianza e della pari dignit sociale dei cittadini senza distinzione di
religione, delluguale libert di tutte le confessioni religiose, della libert di
religione e di propaganda e di manifestazione del pensiero.
114. Levoluzione della giurisprudenza costituzionale
La Corte cost. si pronunciata numerose volte sulle norme penali anzidette.
Dapprima, alcune sentenze interpretative di rigetto hanno negato
lincostituzionalit delluna o dellaltra: quanto alla violazione del principio di
uguaglianza, le pronunce hanno specificato che la diversit di tutela a danno
dei culti ammessi potesse ritenersi giustificata in base al criterio quantitativo
e/o al criterio sociologico (che pone in rilievo la tradizione storica della religione
cattolica). La Corte tuttavia ha rivolto numerosi inviti al legislatore a
provvedere a revisione della disciplina nel senso di parificare la condizione di
tutte le confessioni religiose quanto alla loro tutela penale. Il protrarsi
dellinerzia del legislatore ha determinato la evoluzione della giurisprudenza. La
Corte ha dichiarato dapprima lincostituzionalit dellart. 724 c.p. limitatamente
alle parole i Simboli o le Persone venerate nella religione dello Stato; poi
dellart. 404 c.p. ella parte in cui prevede la pena della reclusione anzich la
pena diminuita dallart. 406 c.p.; poi dellart. 402 c.p.; ed infine dellart. 405
c.p. e dellart. 403 c.p.
La Corte ha cos ridisegnato lintera disciplina dei reati contro il sentimento
religioso alla luce del principio supremo della laicit dello Stato.
115. La depenalizzazione dei reati minori
La concezione del diritto penale come estremo rimedio ha spinto il legislatore a
depenalizzare una serie di reati minori in illecito amministrativo. In questo
contesto la contravvenzione di bestemmia stata depenalizzata e trasformata
in illecito amministrativo: oggi chiunque pubblicamente bestemmia, con
invettive o parole oltraggiose, contro la Divinit punito con sanzione
amministrativa pecuniaria da 51 a 309, e la sanzione applicata dal
Prefetto. La Divinit rimasta lunico oggetto materiale della condotta
sanzionata dallart. 724 c.p. IL contenuto precettivo risulta per indeterminato,
essendo indeterminati i criteri con cui il Prefetto proceder ad individuare le
divinit venerate nelle religioni diverse da quelle maggiormente diffuse; la
pubblicit della condotta ritenuta condizione estrinseca di punibilit.
Non costituiscono pi reati contravvenzionali, ma meri illeciti amministrativi sia
lindossare labito ecclesiastico abusivamente ed in pubblico, sia lo staccare,
lacerare o rendere inservibili o illeggibili scritti o disegni fatti affiggere dalla
autorit ecclesiastica.
116. La riforma dei reati di vilipendio
La riforma organica del codice penale non giunta in porto, ma non sono
mancati interventi occasionali. La L. 85/2006 ha apportato modifiche in materia
di reati di opinione, ed in questo quadro ha innovato anche la disciplina dei
reati in materia di religione. Nella legge non stato riprodotto lart. 402 c.p.,
sono stati riscritti gli artt. 403 e 4040 c.p., stata modificata la lettera dellart.
405 c.p.; stato abrogato lart. 406 c.p.; la rubrica del capo stata sostituita
con quella Dei delitti contro le confessioni religiose, cancellando il riferimento
alla religione di Stato. La novella si ispirata al principio della parificazione
delle confessioni religiose quanto alla tutela penale; il bene giuridico tutela ,
dunque, il sentimento religioso individuale di quanti ad esse appartengono,
mentre restano prive di tutela le concezioni del mondo di quanti non
appartengano ad una confessione, o a quelle fondate su unetica laica. Quanto
alloffendere mediante vilipendio, le sanzioni previste sono meno gravi che per
il passato: comminata una multa per le ipotesi di offese a una confessione
religiosa mediante vilipendio di persone o di cose; sono puniti con la reclusione
fino a due anni sia le offese ad una confessione religiosa mediante
danneggiamento di cose, sia il turbamento di funzioni religiose del culto di una
confessione religiosa. Il riferimento alle confessioni religiose ripropone i
problemi qualificatori posti dal primo comma dellart. 8 Cost.: da quella nozione
dovrebbero ritenersi escluse le comunit sociali non aventi fini di religione o di
culto, o aventi finalit negative delle credenze di fede. Quanto alla condotta di
cui allart. 403 c.p. ed al comma delart. 404 novellati, richiesto il requisito
della pubblicit, ritenuto elemento costitutivo. Il reato si considera avvenuto
pubblicamente quando il fatto commesso:
1. Con il mezzo della stampa, o con altro mezzo di propaganda;
2. In luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di pi persone;
3. In una riunione che abbia carattere di riunione non privata.
Si ritenuto che per il delitto di offese a una confessione religiosa mediante
vilipendio di persone ex art. 403 c.p., le persone debbano essere offese nella
loro qualit di fedele o di ministro di culto, vale a dire per il collegamento
funzionale con la confessione religiosa di riferimento. Per configurazione del
reato non necessario che il vilipendio sia rivolto verso persone determinate,
essendo sufficiente che sia rivolto ad un gruppo indistinto di fedeli. Quanto al
dolo, la giurisprudenza propende per la sufficienza del dolo generico; invece
richiesto il dolo intenzionale nellipotesi nuova di danneggiamento di cose sacre
effettuato pubblicamente (art. 404,2 c.p.).
117. La libert religiosa, i reati culturali e le cause di giustificazione
Lart. 51,1 c.p. dispone che lesercizio di un diritto (come anche ladempimento
di un dovere) esclude la punibilit (causa di giustificazione). Lesimente in
questione stata invocata per escludere la punibilit di condotte omesse a
motivo dellesercizio del diritto di libert religiosa (ad es., da soggetti che
rifiutavano di prestare giuramento o di svolgere il servizio militare). Si impone
la risoluzione del conflitto tra norme per mezzo del bilanciamento rimesso
allinterprete. In questa prospettiva si ritenuto plausibile considerare
scriminante condotte di tenue lesivit. Al contrario, non risulterebbero
scriminante condotte lesive di beni e diritti sovraordinati (ad es. il diritto delle
persone alla vita) la cui tutela funge da limite esterno allattivit religiosa. Il
fenomeno del multiculturalismo (legato allimmigrazione) ha reso la
problematica delle cause di giustificazione pi complessa, per il rilievo assunto
dai c.d. reati culturali. Succede cos che siano poste in essere condotte
penalmente rilevanti per il nostro ordinamento che sono invece imposte,
conoscenze che possono cos essere acquisite meritano una specifica tutela:il il
c.d. segreto professionale disciplina sul piano del diritto sostanziale e,
insieme, processuale, ed tutelato quale interesse del singolo alla libert e
segretezza dei rapporti con i ministri di culto. Quanto al primo piano, lart. 622
c.p. (Rivelazioni di segreto professionale) punisce chiunque, avendo notizia,
per ragione del proprio stato, di un segreto, lo rivela, senza giusta causa,
ovvero lo impiega a proprio o altrui profitto, se da fatto pu derivare
nocumento. richiesto il dolo generico; il comportamento preso in
considerazione sia omissivo che commissivo. Hanno valore
scriminante il consenso dellavente diritto alla rivelazione e lesistenza di un
obbligo di legge alla
rivelazione. Il nocumento inteso come possibilit di un ingiusto pregiudizio.
Quanto al piano processuale, per lart. 200 c.p.p. i ministri delle confessioni
religiose non possono essere obbligati a deporre quali testimoni su quanto
hanno conosciuto in ragione del proprio ministero. Si tratta di una immunit
funzionale limitata: la tutela, infatti, non assoluta, perch lart. 200 c.p.p.
dispone che il giudice, qualora abbia motivo di dubitare che la dichiarazione
resa per esimersi dal deporre sia infondata, provvede agli accertamenti
necessari e, nel caso lo risulti, ordina che il testimone deponga.
Il termine ministro di culto non ha un significato uniforme per tutte le
confessioni, e vi sono difficolt a ricondurvi figure similari. Per le confessioni i
cui rapporti con lo Stato sono regolati in via pattizia, lindividuazione dei
ministri rimessa alle autorit confessionali; per le confessioni governati dalla
legge sui culti ammessi, il problema risolto dalla necessaria approvazione
governativa delle nomine; per le confessioni non riconosciute residua un
margine di discrezionalit del giudice in ordine alla qualificazione dei soggetti
in questione.
La disciplina codiciale del segreto completata:
Dalla previsione che non opera il divieto di esibire allautorit giudiziaria atti,
documento presso i ministri di culto per ragione del loro ufficio. Qualora
dichiarino per iscritto che si tratti di segreto confessionale; lautorit
giudiziaria pu compiere tuttavia accertamenti se ritiene di dubitare della
fondatezza della dichiarazione, e disporre il sequestro se la ritiene infondata;
Dal divieto di utilizzare le intercettazioni dei ministri di culto quando hanno ad
oggetto fatti conosciuti per ragione del loro ministero, salvo che essi abbiano
gi deposto sugli stessi fatti o li abbiano gi divulgati.
Il segreto confessionale ha ricevuto in alcune fonti pattizie una tutela sul piano
processuale ancora pi intensa quanto alla insindacabilit della dichiarazione
del ministro di culto. LAccordo del 1984 dispone che gli ecclesiastici non sono
tenuti a dare a magistrati o ad altra autorit informazioni su persone o materie
di cui siano venuti a conoscenza per ragione del loro ministero, senza
prevedere alcuna forma di accertamento eventuale sulla fondatezza delle
relative dichiarazioni. Occorre inoltre chiedersi se lart. 200 c.p.p. debba
ritenersi derogato dalle discipline concordate (alla luce del criterio generale che
regola la successioni di leggi nel tempo) e, in caso di risposta positiva, se tale
deroga possa ritenersi costituzionalmente legittima. La tutela apprestata dalle
norme concordate, infatti, pu apparire non del tutto bilanciata con la
necessaria tutela di configgenti valori costituzionali.
122. La testimonianza dei ministri di culto
La giurisprudenza ha ritenuto che non sussista unincapacit o un divieto
assoluto degli ecclesiastici a testimoniare, ma che sia solo conferito loro il
Organo dello Iap sono: il Giur, che esercita una funzione giudicante, ed il
Comitato di Controllo che esercita una funzione inquirente e sottopone al Giur i
messaggi non conformi alle norme del Cap. Lart. 10 del Cap vieta in forma
espressa la pubblicit che offenda le convinzioni religiose dei cittadini: la norma
comporta il divieto della volgarizzazione di formule, luoghi, persone o immagini
connotate di sacralit, della deificazione del prodotto, del sentimento di
profanazione, delluso strumentale di luoghi e oggetti di culto, della satira e
della parodia gratuita. Il criterio di valutazione dato dal sentire medio dei
consumatori, che deve intendersi come la risposta prevalente in un dato
momento in una certa comunit.
134. Le decisioni del Giur di Autodisciplina
Il Giur dellavviso che i limiti alla pubblicit debbano essere pi stringenti
rispetto ai limiti alla libert di manifestazione del pensiero perch i messaggi
non investano di cariche negative le convinzioni profonde che alimentano ed
identificano la personalit stessa del cittadino. Il Giur ha enucleato i profili
delloffesa e delle convinzioni religiose dei cittadini, individuandoli nella palese
volgarizzazione di formule, luoghi o immagini sacri, nella strumentalizzazione di
immagini riconducibili alla sfera religiosa al solo fine di promuovere un prodotto
commerciale, ovvero nellirrisione degli elementi riconducibili alla sfera del
sacro come nel proporne una indebita parodia. Il bene protetto (il sentire
religioso) tutelato quale patrimonio comune della maggioranza di cittadini,
indipendentemente dalla professione di fede di ciascuno.
Capitolo 22
IL FATTORE RELIGIOSO NELLORDINAMENTO RADIOTELEVISIVO
135. I principi costituzionali
Il riconoscimento ad ogni individuo o gruppo del diritto di manifestare
liberamente il proprio pensiero (anche) in materia religiosa discende dal
combinato disposto degli artt. 19 e 21 Cost. Il pensiero pu essere diffuso con
ogni mezzo, ivi inclusi i mezzi di comunicazione di massa, con il solo limite
espresso della non contrariet al buon costume. Accanto al diritto di informare
e comunicare, che integra il c.d. profilo attivo della libert garantita ex art. 21
Cost., si individua un complementare profilo passivo, consistente del diritto del
destinatario di ricevere uninformazione varia e pluralista e di orientarsi
allinterno di essa. Il referente costituzionale che impone di elevare il principio
pluralistico al rango di canone fondamentale di tutta la materia in esame
costituito dallo stesso carattere democratico della Repubblica (art. 1 Cost.). Va
rilevato che la radiofonia e la radiotelevisione si contraddistinguono rispetto
agli altri mezzi di comunicazione di massa non solo per la peculiare diffusivit e
persuasivit del messaggio trasmesso, ma soprattutto in virt delle specifiche
limitazioni di ordine tecnico: le frequenze radio terrestri non sono infinite e al
contempo costituiscono beni di rilevanza internazionale, in virt della capacit
del segnale di propagarsi al di l dei confini nazionali. I costi strutturale e la
scarsit di frequenze integrano vere e proprie barriere allingresso (monopolio
pubblico) che impediscono di realizzare un pino pluralismo c.d. esterno, che
esigerebbe la garanzia a tutti gli aspiranti della disponibilit di una frequenza
sulla quale trasmettere. Da ci la Corte cost. ha fatto derivare la necessit di
massimizzare il tasso pluralistico del sistema operando sul fronte del
pluralismo c.d. interno, che si realizza sia garantendo laccesso diretto alla
programmazione a quante pi voci possibili, sia fornendo uninformazione
completa e imparziale. In virt dei principi appena visti utte le emittenti,
pubbliche o private, sono tenute ad operare nel pieno rispetto dei diritti
fondamentali della persona, incluso il diritto di libert religiosa.
136. Emittenza pubblica ed emittenza privata nella legislazione di
settore
I principi ricordati trovano formale corrispondenza nel Testo Unico della
Radiotelevisione. Ai sensi dellart. 3 del t.u. sono principi fondamentali del
sistema radiotelevisivo e come tali impegnano tutte le emittenti la garanzia
di libert e del pluralismo dei mezzi di comunicazione, la tutela della libert i
espressione di ogni individuo, lobiettivit, lapertura alle diverse opinioni.
espressamente imposto che la programmazione radiotelevisiva rispetti i diritti
fondamentali della persona, ed vietata ogni trasmissione che possa indurre
atteggiamenti di intolleranza fondati sulle differenze di razza, sesso, religione o
nazionalit. Il compito di verificare il rispetto di tali prescrizioni assegnato
allAutorit per le garanzie nelle comunicazioni (A.G.Com.). Leffettivit del
controllo rafforzata dalla competenza dellAutorit ad applicare le dovute
sanzioni. Contro ogni provvedimento ammesso il ricorso avanti alla
giurisdizione amministrativa.
Se il rispetto del pluralismo costituisce un dovere per lintero sistema
radiotelevisivo, esso diventa un vero e proprio obbligo per ciascun mezzo
radiotelevisivo gestito dal servizio pubblico. la concessione del servizio
pubblico generale radiotelevisivo affidata, fino allanno 2016, alla RAI, sulla
base del contratto nazionale di servizio stipulato con il Ministero delle
comunicazioni (ora Ministero dello Sviluppo Economico, vacante da quasi 200
giorni). Il contratto di servizio RAI in vigore recepisce le linee-guida
dellA.G.Com, e configura una programmazione aperta alle diverse opinioni e
tendenze sociali e religiose. Il contratto prevede, anche a mezzo di veri e propri
obblighi quantitativi, che la RAI dedichi parte del proprio palinsesto a confronti
e programmi su temi religiosi. Nel 2007 alcuni soggetti confessionali hanno
presentato allA.G.Com. un esposto, ad oggi rimasto chiaramente senza
seguito, lamentando il mancato rispetto del pluralismo religioso. I dati che
accompagnano lesposto e relativi al triennio 2004-2006, evidenziano che il
97/98% del tempo complessivamente dedicato allinformazione religiosa o agli
interventi di esponenti religiosi era appannaggio della sola Chiesa Cattolica.
137. La disciplina dellaccesso
La necessit che i contenuti trasmessi dal servizio pubblico siano
rappresentazione imparziale delle correnti di pensiero comporta lobbligo di
consentirvi il massimo di accesso, se non ai singoli cittadini, almeno a tutte
quelle pi rilevanti formazioni nelle quali il pluralismo sociale si manifesta. Si
impone pertanto alla societ concessionaria di riservare una percentuale
minima dei temi di programmazione (5% per la radiotelevisione, 3% per la
radiofonia) ad apposite trasmissioni da parte di alcune categorie di soggetti
collettivi, ivi incluse le confessioni religiose. La possibilit di accedere al
palinsesto RAI integra, per le confessioni di minoranza, il loro diritto di
propaganda riconosciuto dallart. 19 Cost.
Capitolo 23
GLI ENTI CENTRALI DELLA CHIESA CATTOLICA
139. Lart. 11 del Trattato Lateranense
Lart. 11 Tratt. dispone che gli enti centrali della Chiesa cattolica sono esenti
da ogni ingerenza da parte dello Stato italiano (salvo le disposizioni delle leggi
italiane concernenti gli acquisti dei corpi morali), nonch dalla conversione dei
LItalia ha riconosciuto alla S. Sede la piena propriet degli edifici elencati negli
artt. 13 e 14 Tratt. i quali, bench facenti parte del territorio nazionale dello
Stato italiano, godono delle immunit riconosciute dal diritto internazionale alle
sedi degli agenti diplomatici di Stati esteri. Essendo parte del territorio dello
Stato italiano, comunque, i fatti giuridicamente rilevante che avvengano in essi
sono disciplinati dalle leggi italiane. Gli immobili summenzionati non sono
espropriabili per causa di pubblica utilit, se non previo accordo con la S. Sede
e sono esenti da tributi verso lo Stato.
Peculiare la disciplina della cittadinanza dello SCV: essa spetta ai cardinali
residenti nello SCV o in Roma; a coloro che risiedono stabilmente in Vaticano; a
coloro cui sia concessa dal Pontefice; al coniuge, ai figli, agli ascendenti, ai
fratelli e alle sorelle di un cittadino vaticano purch siano seco lui viventi e
autorizzati a vivere in Vaticano. La cittadinanza si perde quando gli interessati
cessano dallufficio in ragione del quale erano cittadini vaticani, ovvero quando
si abbandona la residenza in Vaticano. La perdita comporta
lacquisto automatico della cittadinanza italiana da parte di coloro che in
origine erano cittadini italiani ovvero non abbiano titolo per acquistarne
unaltra. La sovranit sullo SCV compete al Pontefice che assume in s il potere
legislativo, esecutivo e giudiziario. La forma di governo dunque quella di una
monarchia elettiva ed assoluta.
La moneta ufficiale dello SCV leuro. Lo Stato titolare di una propria
personalit giuridica internazionale, la quale giustifica anche limpegno
internazionale dello Stato stesso.
142. Le relazioni con lItalia
Vista la limitatezza del territorio e la sua condizione di stato-enclave (ossia
intermante circondato dal territorio italiano) lItalia ha garantito allo SCV le
condizioni basilari di sussistenza: unadeguata dotazione di acque in propriet;
la comunicazione con le ferrovie dello Stato; il collegamento con i servizi
telegrafici, telefonici, radiotelegrafici e postali; il libero transito sul territorio
italiano delle merci e dei diplomatici; la libera corrispondenza e la libert di
accesso. Ha, altres, vietato ledificazione di nuove costruzione che
costituiscano introspetto verso lo SCV, ed il trasvolo da parte di aereomobili. Lo
SCV naturalmente legittimato a svolgere la giurisdizione penale sul proprio
territorio ma, a richiesta della S. Sede e per sua delegazione, lItalia provvede
nel suo territorio alla punizione dei reati commessi nello SCV; non vi bisogno
di richiesta quando lattore si sia rifugiato nel territorio italiano. Una volta
concessa la delega, lazione penale obbligatoria per lo Stato italiano. La S.
Sede ha altres assunto limpegno, in deroga alla disciplina sulle estradizioni, di
consegnare allo Stato italiano le persone, che si fossero rifugiate in Vaticano o
negli immobili immuni, accusate di condotte commesse nel territorio italiano
che siano ritenuti delittuose delle leggi di ambedue gli Stati. Per i reati
commessi in Piazza S. Pietro, stata equiparata la piazza stessa al territorio
dello Stato ai fini dellapplicazione della legge penale italiana. Se per la S.
Sede decide di sottrarre temporaneamente la piazza al libero transito, ritrova
piena giurisdizione la legge penale vaticana.
Quando il sospettato di un reato commesso nella piazza sia stato fermato da
agenti italiani o consegnato a questi, si considera rifugiato nel territorio
italiano, con la conseguenza che si potr procedere contro di lui senza
attendere la delega vaticana. Allo stesso modo non necessaria una
delegazione nel caso di persona arrestata nella Basilica di S. Pietro dalla polizia
italiana su richiesta della gendarmeria vaticana.