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il mestiere dellarcheologo

Daniele Manacorda

anfiteatri e campi di golf


perch non restituire al colosseo larena che un tempo
accoglieva giochi e spettacoli? a ben vedere, loperazione non
farebbe altro che ridare senso al monumento (e potrebbe farci
provare le stesse emozioni che i viaggiatori dellottocento
assaporarono al chiaro di luna...)

o sotto gli occhi uninserzione


che promuove il turismo nella
vicina Tunisia. Con una bella idea
grafica, il pubblicitario ha
sintetizzato lofferta, ripresa da
una piccola didascalia a margine:
Mattina: Golf a Monastir.
Pomeriggio: Visita allanfiteatro di
El Jem. Lidea grafica consiste
nellinserire in una bella veduta a
volo duccello dellinterno del
celeberrimo anfiteatro africano

94 a r c h e o

limmagine altrettanto seducente e


soft di un campo da golf dove
alcuni sportivi si aggirano con le
loro mazze. Il campo coincide con
larena dellanfiteatro.

un intrico di muri
La mia mente subito andata al
nostro Colosseo, ma
quellaccostamento si presto
inceppato, perch nei miei occhi si
sovrapposta limmagine, assai

sgradevole, che linterno del


monumento pi visitato dItalia
porge di s da troppo tempo ormai.
Le belle foto aeree che lo
ritraggono dallalto ci mostrano
infatti non la vasta e candida arena,
che un tempo ospitava i giochi e gli
spettacoli o, in et pi recente,
processioni religiose e
manifestazioni pubbliche, ma un
intrico inquietante di muri
scoperchiati al sole, un labirinto

tanto incomprensibile quanto


inaccessibile.
Ho messo da parte la rivista con la
pubblicit tunisina e mi sono
domandato se fossi solo io a
provare quel senso di naturale
fastidio che quellimmagine
suscita in me. O se quel
sentimento non sia piuttosto
condiviso, magari da un numero
alto o altissimo di persone, molte
delle quali, forse, non si sono mai
fermate a riflettere sul motivo per
cui il Colosseo non abbia pi la
sua arena. Come in uno stadio
senza il campo derba,
allAnfiteatro Flavio si pu andare
sulle gradinate in attesa di una
partita che non avr mai inizio: una
partita che non si pu giocare.
Perch tutto questo?
Agli occhi del turismo culturale
internazionale questo nostro
celeberrimo monumento
diventato licona di Roma e, per
certi versi, della stessa Italia.
Insomma, un po il nostro

un monumento vivo

Nella pagina accanto: Roma. Linterno


del Colosseo, cos come si presenta
oggi. Fino al secolo scorso,
lanfiteatro era ancora provvisto
dellarena, successivamente rimossa,
al fine di consentire lindagine
archeologica degli ambienti
sotterranei delledificio (a quali si
riferiscono le strutture oggi visibili).
In basso: Ippolito Caffi, Linterno del
Colosseo. Olio su carta applicata su
tela, 1857 circa. Roma, Museo di
Roma. Nel dipinto ben visibile
larena poi demolita.

Non ripercorreremo qui quelle


vicende, ma rifletteremo piuttosto
sul fatto che le vecchie vedute
ottocentesche ritraggono ancora
il Colosseo con la sua bella arena,
viva perch calpestabile, e quindi
privatamente o pubblicamente
usabile e usata. Poi successo
qualcosa. Pian piano, a cavallo tra
il XIX e il XX secolo, larena
stata progressivamente
scoperchiata, linvaso del
monumento stato scavato

attraverso una complicata


sequela di vicende, i suoi
sotterranei sono stati messi a
nudo: uninfinit di dati
archeologici sono andati perduti,
ma tanti altri dati a mano a
mano che larcheologia
irrobustiva i suoi metodi sono
stati raccolti, sicch oggi i
sotterranei del Colosseo sono una
fonte ancora inesaurita di
racconti, con i corridoi in cui si

biglietto da visita. La brava


archeologa che dirige da anni
questo complesso archeologico,
Rossella Rea, ha dedicato ampi
studi alla sua storia, alle vicende
che lo trasformarono nel corso
dei secoli da anfiteatro a rudere, a
fortezza, a cava di pietre, a luogo
della piet religiosa e del mistero
notturno, a soggetto di mille
vedute artistiche, a non-luogo del
turismo di massa.

a r c h e o 95

movevano gli inservienti, le celle


che ospitavano le belve prima
degli spettacoli, i passaggi che
permettevano di sollevare le
macchine di scena.
Gi. Ma, per definizione, un
sotterraneo qualcosa che sta
sotto terra; nato, stato creato
per stare sotto terra: questa la sua
condizione esistenziale. Perch i
sotterranei del Colosseo stanno a
pancia allaria sotto il sole e non
sono tornati l dove dovevano
stare? O meglio: perch non
tornata su di loro quella coltre
necessaria e antica dellarena,
appunto, che oltre a dar loro la
dovuta protezione, gli avrebbe dato
anche quel che adesso gli manca,
cio un senso?

come unautopsia
esistita, ed esiste tuttora noi
archeologi dobbiamo
confessarcelo per primi
unarcheologia necrofila, un modo
di concepire e di praticare
lintervento sui monumenti e le
stratificazioni antiche come
uninsana esposizione delle cose
morte. Intendiamoci: lanatomia
dei cadaveri ha dato vita alla
scienza moderna, aprendosi la
strada tra divieti religiosi e tab
ancestrali, e anche larcheologia,
praticando lanatomia del terreno,
vive frugando nelle viscere delle
cose rotte, scartate, non pi
funzionanti.
Ma analizzare scientificamente un
monumento e trarne tutte le
informazioni storiche che ne
derivano non ha nulla a che vedere
con lostentazione della sua morte.
Fatta lautopsia, il medico legale
ricuce il cadavere. Scavato un
monumento, larcheologo
dovrebbe generalmente
riseppellirlo, specie se manca un
progetto valido di valorizzazione.
E se quel monumento sempre
stato l? Se come nel caso
emblematico del Colosseo
quellammasso di pietre, prima di
diventare ai nostri occhi un
monumento, era stato una rovina,
una di quelle grandi rovine che

96 a r c h e o

hanno dato senso e fascino alla


storia millenaria di Roma?
possibile indagare con lo scavo
un monumento-rovina?
Certo che possibile. Ma le rovine
richiedono qualcosa di pi di quello
che pretende un semplice edificio
sepolto: la loro storia ininterrotta
nei secoli, hanno vissuto e agito
prima di noi e continueranno a
farlo dopo; non le abbiamo
resuscitate noi: gi erano l. Noi le
abbiamo indagate e loro,
accettando questa nostra legittima
pulsione, pretendono da noi
qualcosa in cambio: il rispetto.
Al Colosseo, nel secolo appena
trascorso, qualcuno ha ritenuto di
dover togliere la sua arena, cio il
suo vestito, magari un po lacero,
che gli consentiva per di mostrarsi
al mondo con dignit.
Io vorrei che noi rivestissimo
questo Grande Ignudo della sua
veste pi intima, gli restituissimo la
possibilit di parlarci a viso aperto,
non come chi sta imbarazzato
davanti al pubblico con entrambe
le mani sul ventre, quasi a chiedere
scusa di una colpa non sua.
Rifare larena quali problemi
comporta? Francamente non ne
vedo: restituire ai sotterranei la loro
sotterraneit significa, semmai,
offrire la possibilit di visitarli
addentrandosi in un labirinto,
questa volta per sensato, perch
percorribile cos come lo era
quando faceva parte di un
meccanismo funzionante, che
funzionava perch era al di sotto,
sottratto agli sguardi, ma non alle
persone che vi agivano.

gare sportive
e voli di aquiloni...
Ridando vita ai sotterranei si
restituisce anche vita allarena, al
senso stesso di ogni anfiteatro di
ieri, di oggi e di domani, cio di un
luogo in cui lo dice la parola
stessa dallintorno si osserva
quel che accade al centro.
E che cosa mai pu accadere in un
luogo che non c? La distruzione
dellarena ha trasformato il
Colosseo in un luogo surreale.

Una delle immagini promozionali


adottate dallEnte Nazionale del
Turismo Tunisino nella quale il fascino
del patrimonio archeologico viene
associato alla possibilit di praticarvi
il gioco del golf.
La sua restituzione domani gli
permetterebbe di tornare a essere,
carico di anni, un luogo che
accoglie non il semplice rito
banalizzante della visita del
turismo massificato, ma un luogo
che, nella sua cornice unica al
mondo, ospita nelle forme
tecnicamente compatibili ogni
possibile evento della vita
contemporanea.
Sarebbe bello inaugurare la nuova
arena con un incontro di judo o
se preferite di lotta grecoromana, o forse con un coro di
bambini, o forse con una recita di
poesie, o con un volo di aquiloni
O anche solo ammirandola in una
notte di luna, come consigliava
alla fine dellOttocento il
Baedekers di Roma, che suggeriva
al turista di approfittare di una
notte di luna proprio per recarsi al
Colosseo, perch scriveva i
visitatori possono entrare
nellarena a ogni ora della notte,
mentre laccesso alle gradinate
permesso fino alle 11 di sera con la
guida di un custode.
Ogni commento sembra superfluo.
E il golf? No, anche nel Colosseo,
come nellanfiteatro di El Jem, lo
spazio mancherebbe.

03-NOV-2014
da pag. 19

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

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IL MANIFESTO 8 OTTOBRE INTERVISTA A MANACORDA

Le reazioni negative suscitate dalla sua proposta sembrano andare pi verso un processo alle
intenzioni che nella direzione di un dibattito costruttivo.
Restituire larena al Colosseo, corrisponderebbe secondo i critici allintroduzione di un cavallo
di Troia per aprirci alle pi orrende nefandezze. C, con tutta evidenza, unincomprensione che
non era presente nel testo a cui fa riferimento Franceschini e che mette in luce una forma di ansia
patologica e di paura tipica di certo catastrofismo. Lasportazione dellarena non una traccia della
stratificazione storica che ha trasformato lanfiteatro Flavio in una fascinosa rovina. E invece il
prodotto della recentissima attivit scientifica e investigativa dellarcheologia, la quale ha portato a
termine il suo compito e ora deve risarcire il monumento e la comunit. I critici ostentano una
posizione storicista assoluta, in base alla quale i segni del tempo devono rimanere intoccabili. Ma se
fra i segni del tempo dobbiamo considerare anche lo scavo archeologico, allora non si dovrebbe
pi restaurare nulla. Nella mia visione, fondamentale ridare una forma al monumento, per
restituirgli la dignit che gli abbiamo tolto e aspetto non secondario per renderlo maggiormente
comprensibile ai visitatori. Per me questo sarebbe gi un grande risultato, anche se personalmente
non considero pericoloso restituire larena alla libera attivit degli individui perch il Colosseo
sotto la tutela di un Ministero e diretto da una Sovrintendenza archeologica. Non ho, peraltro,
alcuna intenzione di assumermi il ruolo di censore e di uno Stato etico che stabilisca per legge
cosa sia di buon gusto e cosa volgare, che cosa sia legittimo oppure no. Madrigali del cinquecento,
concerti jazz, partite di scacchi o di pallavolo. Non la norma a dover sancire che una sonata di
Chopin decorosa mentre non lo una marcia di Strauss. E il confronto culturale che aiuta a capire
cosa ammissibile in questo tipo di luoghi. Le societ si autoregolamentano sulla base del loro
livello di cultura, alle istituzioni e agli addetti ai lavori spetta il compito di fare le battaglie culturali.
E la societ che propone, e il Ministero decider. Emerge tuttavia la paura di perdere il controllo di
una propriet, sia essa fisica o intellettuale. Sono posizioni non laiche, sostenute da chi pensa di
avere in tasca una verit da imporre pedagogicamente agli altri.
C per in gioco la tutela fisica di un monumento che ha gi rivelato le sue fragilit
strutturali.
Non c dubbio, e infatti nessuno ha mai pensato di ricostruire gli spalti. Un domani, forse,
duecento persone potranno stare sedute sulle seggioline nellarena del Colosseo a sentire un pianista,
mentre non accadr che centomila persone assistano a un concerto di Vasco Rossi. E una questione
di buon senso, non di cultura. Mi chiedo se i soliti Soloni di sinistra troverebbero scandaloso che gli
orchestrali o i coristi del teatro dellOpera di Roma, appena licenziati, facessero una serie di
concerti al Colosseo, dando lavoro a centinaia di persone. Penso che piuttosto che inveire contro
una presunta profanazione della Storia, si dovrebbe guardare a quel Far West di osceni gladiatori
che stanno attorno al monumento e che rappresentano lafasia delle strutture pubbliche e la loro
incapacit nel gestire in maniera civile quellarea. Sembra quasi che cambiando lesistente, si tolga
a certe persone la ragione sociale del loro lavoro, che per lappunto quello di lamentarsi
dellesistente.
Il paradosso che questi timori viscerali sembrano provenire proprio dai difensori duri e
puri delle Soprintendenze.
Ha detto bene: i paradossi a volte permettono di capire meglio le cose. Per molti la cultura cosa
esoterica, che necessita di un mediatore sociale per essere decifrata. Noi archeologi e storici
dellarte giochiamo a fare gli esoterici: guai se i musei sono affolalti, se le didascalie sono
comprensibili o se si fanno ricostruzioni virtuali. Se per alcuni la cultura dellintrattenimento una

cosa negativa nei confronti del patrimonio culturale, allora significa che anche cinema e teatro non
sono cultura. Restituire la sua arena al Colosseo una questione estetica, ma unestetica che
produce conoscenza: una reintegrazione. Quel monumento non pi come lo vedevano nel XIX
secolo. Quando cambiato il contesto, cambiato anche lui. Nel Medioevo, lanfiteatro stato
smontato per costruire palazzi. Noi non dobbiamo riportarlo a quella forma, ma risarcirlo dei buchi
fatti dagli archeologi.
Unaltra delle sue proposte quella di far rivivere unarea prossima alle terme di Caracalla
si prestata a distorsioni e attacchi.
A questo proposito ho letto alcune gravi inesattezze. Si tratta in realt di un terreno privato tenuto a
prato, a ridosso delle mura aureliane, che offre una veduta romana degna del Grand Tour. Lidea
dei proprietari era di farvi una scuola di golf per i bambini del quartiere o di destinare lo spazio a
una qualsiasi altra attivit sociale che potesse conciliarsi con la tutela e il godimento del sito. Ho
invitato Stato e privati a accordarsi perch larea possa essere aperta al pubblico. Spero che anche in
questo caso non abbia a prevalere la politica del diniego e del freno a qualunque progetto di
cambiamento ragionevole e ragionato.
Una delle nuove sfide dellarcheologia non sarebbe quella di inglobare il patrimonio culturale
nella vita delle citt e dei territori? Il degrado, in fondo, dipende anche da una relazione
malsana fra la comunit e il patrimonio di cui spesso inconsapevolmente erede.
Certamente, e infatti non mi straccio le vesti se le politiche per il turismo vengono oggi comprese
in quelle per il patrimonio culturale. Ma lo sa che era gi pronto un progetto milionario per
costruire una cancellata tutto intorno al Colosseo e ingabbiarlo? Non possono essere queste le
soluzioni che propongono le Istituzioni. Usare categorie vecchie anzich pensare il nuovo, bloccare
la cultura progressista. C una sorta di religione dellantico e del passato che non coincide affatto
con la conoscenza e che ne decreta, al contrario, limbalsamazione. Il nostro compito quello di
mostrare il valore del patrimonio, non di subordinarlo a un pensiero tardo borghese che non riesce a
fare i conti con la democrazia di massa.
Non sar che ci siamo allontanati un po troppo dallumanesimo?
Se per umanesimo intende la capacit di vedere linsieme e non solo il proprio ombelico, concordo
con la sua provocazione. Larcheologia, tuttavia, si sempre prestata a fini strumentali, il
classicismo non ha la fedina penale pulita, cos come il narcisismo un noto vizio accademico. La
responsabilit spesso di chi dovrebbe svolgere la funzione dinnovazione culturale e di stimolo e
indossa invece i panni di sacerdote o vestale della tutela.
In che modo pensa che questo meccanismo potrebbe essere scardinato?
Dobbiamo ambire alla laicit del pensiero e mi aspetto che siano soprattutto le nuove generazioni a
farlo. Altrimenti, se i giovani chiederanno di essere ammessi anche loro alla consorteria dei
passatisti di una certa sinistra conservatrice, continueranno a circolare lignoranza e larroganza
delle presunte certezze.
Va.Po.

L'ARENA NEL COLOSSEO? UNA CICLICA TENTAZIONE - 17-11-2014 - Rossella Rea


Il dibattito sulla costruzione, o meno, del piano dellarena nel Colosseo, iniziato oltre un secolo fa, periodicamente si
rianima, da ultimo con il recente intervento un po provocatorio?- dellamico Manacorda, al quale volentieri
racconter una storia.
La prima proposta di ricostruzione data al 1895, quando poco pi della met dei sotterranei era in luce. Nel 1873,
infatti, il cavamento delle terre era stato sospeso per linondazione causata dagli scoli delle acque sorgive che vi
affluivano, la cui maleodorante stagnazione si protrasse per ben 10 anni, fino alla costruzione del grande collettore
dellEsquilino che liber dalle acque i sotterranei, ma tranci definitivamente la galleria di collegamento tra lanfiteatro
e il Ludus magnus. Promotore delliniziativa presso il Ministro dellIstruzione Pubblica fu lUfficio Regionale per la
Conservazione dei Monumenti di Roma, nella persona dellingegnere Domenico Marchetti che sugger al Ministro di
completare gli sterri per rendere di nuovo praticabile e libera la circolazione sul piano dellarena collo stabilire una
conveniente impalcatura, parziale o totale costruita in ferro e legname. La proposta non ebbe seguito, essendo
allepoca ignoto lo stato di conservazione delle strutture ancora sepolte,
Marchetti stato il precursore. Il secondo proponente fu, intercessore il Ministro dellEducazione Nazionale, il
Governatore Francesco Boncompagni Ludovisi. Al Soprintendente ai Monumenti di Roma, Alberto Terenzio, fu chiesto
di procedere allo scavo integrale degli ipogei e allo studio di una eventuale copertura ai diversi fini della protezione dei
resti sottostanti, della restituzione dellaspetto del monumento, della creazione di un vasto piano utile per i
convegniche lapertura della via dellImpero rende ogni giorno pi facili e frequenti. Al Ministro, per, era sfuggito
che il progetto, inviato gi da un anno dallo stesso Terenzio, giaceva inevaso presso gli uffici ministeriali.
Allipotesi del Governatore, di utilizzare il piano dellarena per i convegni, faceva, infatti, eco la proposta di Terenzio,
vlta a provvedere ancora meglio alla destinazione dellAnfiteatro per solenni adunate. Eppure lo stesso Terenzio, nel
1932, a fronte dei danni compiuti dagli avanguardisti in occasione delle adunate, tra cui frantumazioni di marmi e
capitelli, aveva rappresentato al Ministro il gravissimo pericolo del ripetersi di grandi affollamenti al Colosseo e chiesto
di scongiurare il ripetersi di simili concessioni del monumento. Ciononostante, nel 1932, si ventil di sostituire
loriginaria copertura di legno con un bel lastrone di cemento armato utile a garantire una visione molto pi esatta della
struttura originale dellAnfiteatro e della sua grandiosit e necessaria per le speciali adunate. La realt del Colosseo
negli anni 30 del XX secolo ben descritta da G. Sauve: il pubblico che si reca al Colosseo sempre pi numeroso.
Non solo turisti, viaggiatori isolati e in piccole comitive: vi si tengono ora delle solenni adunate dei Fasci, dei
Dopolavoro; grandi riunioni di pellegrinaggi, predicazioni, Vie Crucis, come quella solenne del Venerd di Passione,
come ben documentato dai numerosi filmati dellIstituto Luce.
Ancora una volta il progetto non ebbe seguito.
Lo sterro dei sotterranei fu completato alla fine degli anni 30 del secolo trascorso, e solo nel 1949 fu riproposta, per il
Giubileo del 1950, lipotesi di una copertura, che in quelloccasione fu realizzata con un semplice impiantito di legno,
probabilmente poco o affatto praticabile, in parte poggiato sui bordi dellarena, ma sicuramente sostenuto da un fitto
impalcato, il tutto rimosso al termine del Giubileo. Si tratt di un evento eccezionale, effimero, come effimera fu, nel
1985, laudace riproposizione di un settore delle gradinate della cavea nellambito della prima mostra realizzata nel
Colosseo, a cura dellIPSOA, Leconomia tra le due guerre. Uninstallazione didattica che riscosse un enorme
successo.
Come fosse il piano dellarena, oggi, lo vede e lo comprende chiunque, perch una porzione gi stata ricostruita nel
1998 e ospita, in rare occasioni, eventi a carattere altamente istituzionale e/o umanitario, come si addice a un
monumento unico come il Colosseo i cui sotterranei, caro Daniele, lungi da evocare nellimmaginario collettivo visioni
pulp, sono un monumento nel monumento, lunica parte del Colosseo che ci giunta, in assenza di riusi, cristallizzata
nellassetto che aveva alla fine del V secolo quando, anche per effetto dellinnalzamento della falda, fu completamente
interrata. Tuttavia, nel 1992 la Soprintendenza archeologica di Roma valut la fattibilit di una copertura ed elabor nel
2002 il progetto preliminare per lestensione del piano realizzato nel 1998 fino alla mezzeria dellinvaso, ma non oltre.
Se il progetto non ha avuto seguito, i motivi sono molteplici e tuttora validi. E infine: oggi dal piano dellarena la
visuale del gigantismo architettonico gi garantita, al contrario manca la visuale opposta, dallattico verso larena, e
questa lacuna sar presto colmata. Ma, caro Daniele, sai di cosa ha urgentissimo bisogno il Colosseo? Di una cosa
banale nella sua essenzialit: i servizi, tanti, ma da collocare fuori dal monumento, in quello che era, e deve tornare ad
essere, lo spazio a servizio dellAnfiteatro.
Avanti il prossimo!

Daniele Manacorda, RISPOSTA A ROSSELLA REA


Cara Rossella, come ricorderai, ti mandai a suo tempo la bozza del mio articolo sul Colosseo da pubblicare su Archeo
per avere da te qualche eventuale osservazione. Se tu avessi ritenuto utile farmene parte, avrei potuto attingere anche ai
tanti episodi che tu ricordi per sostenere in termini un po pi coloriti la mia semplice idea. Ho quindi bevuto dun fiato
il tuo intervento, e te ne ringrazio,, ma mi rimasta la sete (di conoscenza, sintende).
Ti rispondo quindi non solo per obbligo di cortesia, ma per capire meglio. La storia che tu ci racconti comincia con una
nota stonata: oltre un secolo fa non cominciato il dibattito sulla costruzione, o meno, del piano dellarena, ma quello
sulla ricostruzione di quel piano, che cera ed era stato distrutto dai recenti scavi archeologi, mettendo solo allora in
luce i sotterranei, che prima erano sepolti dal terreno. E tutto qui, infatti, il nocciolo della questione. E su questo si
snodano le vicende che tu ben sintetizzi.
Apprendiamo quindi che un ingegnere capo dellUfficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti, prima, poi un
Governatore su intercessione di un Ministro, poi un Papa o chi per lui in occasione di un Giubileo cercarono di far
completare quegli sterri per rendere di nuovo libera e praticabile la circolazione sul piano dellarena, e per garantire la
protezione dei resti sottostanti e la restituzione dellaspetto del monumento, e poi ancora per creare uninstallazione
didattica che riscosse un enorme successo.
Non capisco se tu ti rallegri di quel successo, o lo paventi come qualcosa di negativo. Ma se non ce lhanno fatta
ministri ed ingegneri, gerarchi e cardinali, chi li ha convinti che non era il caso di provarci? Noi archeologi? Io temo di
s, e le tue parole purtroppo non mi liberano da questo timore. Al mio ragionamento sulla necessit di risarcire le ferite
che larcheologia scientifica necessariamente opera nei monumenti che indaga (il confronto con il progredire della
scienza anatomica non ha nulla di pulp, ovviamente) mi rispondi che i sottorranei sono un monumento nel
monumento. Sono talmente daccordo, che mi piacerebbe vederli restituiti nella loro natura, visitati e allestiti come
splendido museo di se stessi . Dove sta scritto che devono restare esposti alle intemperie sine die per decenni o per
secoli? Anzi: ti dispiacerebbe rassicurare lopinione pubblica sullo stato di salute di quelle strutture che non furono
certo progettate, come le arcate dellanfiteatro, per essere esposte? Non c un problema di tutela in atto?
Quei muri sono a pancia allaria per una ostinazione degli archeologi a non portare a compimento il loro lavoro
secolare? Se cos, il risultato che purtroppo le visioni del Colosseo dallalto ci danno la stessa impressione di dente
cariato che lindimenticato Antonio Cederna riconobbe nello sventurato rudere dellAugusteo scarnificato negli anni
30 del secolo scorso.
A proposito di Anni Trenta. Che cosa centra lallusione ai danni compiti dagli avanguardisti in occasione delle
adunate? Questo dei rischi cui la reintegrazione del piano di calpestio esporrebbe il Colosseo mi sembra davvero un
ricorso a quel catastrofismo che paventa il futuro per stare fermi abbarbicati al presente. Ed pure denigratorio nei
confronti di Ministero e Soprintendenza, che, da proprietari del monumento, ne sapranno garantire al meglio qualunque
uso sociale e culturale pensino eventualmente di consentire in quel luogo. O non ti fidi di voi stessi? Io s, mi fido, e
infatti dormo sogni tranquilli (vedi Il Manifesto dell8 novembre scorso).
Insomma, in conclusione, hai capito perch la mia sete rimane tale e quale? Qualcuno mi pu spiegare perch larena
non possa essere risarcita nella sua integrit formale e funzionale, ma mezza arena s? Ci sar una motivazione culturale
di questa affermazione?
Vedi, tu definisci la mia idea provocatoria. Non lo era affatto, anche se vedo che ha creato qualche rovello tra alcuni
addetti ai lavori. E unidea semplice, forse banale. In queste settimane sono stato sballottato tra mille interviste di
media degli Stati Uniti e del Giappone, della Spagna e del Kazakhstan. La domanda era sempre la stessa: a noi sembra
una proposta normale: perch qualcuno diceno?
Alla fine del tuo scritto, cara Rossella, concludi che se il progetto non ha avuto seguito, i motivi sono molteplici e
tuttora validi, quindi, se capisco bene, da te condivisi. Bene, ma questi motivi, di grazia, quanti e quali sono? Ci hai
raccontate storie e episodi, ci hai detto che cosa successo, ma i motivi del no, che a quel che sento arrivano
prevalentemente dal mondo degli archeologi, quali sono? Siamo noi archeologi che abbiamo tolto quellarena. Puoi
dire, non a me, ma ad unopinione pubblica globalizzata e molto interessata, per quale motivo non vogliamo restituirla?
Escluso che si tratti di motivi non divulgabili, qualcuno potrebbe pensare che questi motivi non ci siano. Tu li conosci?
Daniele Manacorda

22-NOV-2014
da pag. 9

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile

SUPERCALIFRAGILISTICHESPIRALIDOSO AL COLOSSEO di T. Montanari


La Repubblica, 04/11/2014

Supercalifragilistichespiralidoso / anche se ti sembra che abbia un suono spaventoso / se lo dici forte


avrai un successo strepitoso. Cos cantava Mary Poppins nel 1964, e cos ha fatto domenica scorsa
il ministro per i Beni Culturali, Dario Franceschini: ha detto forte (via twitter) che bisogna rifare
l'arena del Colosseo. Ed stato un successo strepitoso.
L'arma di distrazione di massa ha fatto centro, e tutto il dibattito pubblico si concentrato sul
pavimento dell'Anfiteatro Flavio, disertando la vera urgenza di queste ore in materia di patrimonio
artistico, paesaggio, ambiente: che l'imminente trasformazione in legge dello Sblocca Italia, e la
conseguente, ennesima cementificazione del Paese. D'altra parte, Franceschini ha un maestro
eccellente: quando era sindaco di Firenze, Matteo Renzi annunci che avrebbe costruito la facciata
della Basilica di San Lorenzo, progettata da Michelangelo. Una balla spaziale, ovviamente, ma che
oscur totalmente la contemporanea firma dell'accordo con Ferrovie dello Stato sul tunnel dell'alta
velocit che dovr sventrare Firenze.
Ma proviamo a prendere sul serio l'idea di rimettere in funzione il Colosseo. E lasciamo perdere gli
evidenti pericoli materiali e morali della trasformazione di uno dei massimi monumenti italiani in una
superlocation commerciale (perch cos che, ovviamente, finir: con cene, feste private ed eventi di
ogni sorta).
Concentriamoci invece sulla premessa in queste ore pi volte esplicitata: e cio sull'idea che il
Colosseo cos com' non ci dice pi nulla, mentre per renderlo culturalmente eloquente andrebbe
almeno in parte ricostruito e rimesso in funzione. Questa idea rappresenta la fine stessa
dell'archeologia: che la scienza che permette di aprire la conoscenza razionale del passato a tutti i
cittadini, qualunque sia il grado della loro cultura. Perch l'archeologia serve proprio a far
comprendere, a chi archeologo non , cosa siano le rovine che ci stanno di fronte. E un archeologo
bravo ha tutti gli strumenti per far appassionare i propri interlocutori: che si tratti di un accademico
dei Lincei o di una guida turistica. La sapienza e l'eloquenza degli archeologi hanno il potere di
rimettere il passato di fronte ai nostri occhi: ma non ci illudono di poterlo rivivere. Perch questo
meraviglioso gioco sta proprio nell'attrito continuo tra la resurrezione del passato e la consapevolezza
della distanza che ce ne separa. In un'epoca come la nostra, divorata dal narcisismo e inchiodata
all'orizzonte cortissimo delle breaking news, l'esperienza razionale del passato pu essere un antidoto
vitale. Per questo importante contrastare l'incessante processo che trasforma il passato in un
intrattenimento fantasy antirazionalista: dal Codice da Vinci a trasmissioni come Voyager, all'idea di
riportare i circenses nel Colosseo. L'esperienza diretta di un brano qualunque del patrimonio storico
e artistico va in una direzione diametralmente opposta alle 'rievocazioni storiche'. Perch non ci offre
una tesi, una visione stabilita, un facile formula di intrattenimento (immancabilmente zeppa di errori
grossolani), ma ci porta dentro ad un palinsesto discontinuo, pieno di vuoti e di frammenti: il
patrimonio infatti anche un luogo di assenza, e la storia dell'arte ci mette di fronte un passato
irrimediabilmente perduto, diverso, altro da noi. Il passato 'televisivo', che ci viene somministrato
attraverso un imbuto, invece rassicurante, divertente, finalistico. Ci sazia, e ci fa sentire l'ultimo e
migliore anello di una evoluzione progressiva che tende alla felicit. Al contrario, il passato che
possiamo conoscere attraverso l'esperienza diretta del tessuto monumentale italiano ci induce a
cercare ancora, a non essere soddisfatti di noi stessi, a diventare meno ignoranti. E relativizza la nostra
onnipotenza mettendoci di fronte al fatto che non siamo padroni, ma custodi, del passato.

Poco male se a dimenticarsi di tutto questo fosse stato il ministro Franceschini. Ma veramente
inquietante che gli autori e i supporters pi entusiasti dela rifunzionalizzazione dell'anfiteatro siano
stati proprio gli archeologi (con l'importante eccezione di Salvatore Settis). L'ex soprintendente di
Roma Adriano La Regina se ne detto entusiasta, e il decano degli archeologi italiani, il presidente
del Fai Andrea Carandini, si rammaricato di non essere giovane, bello e forte, cos da prestarsi
sicuramente come gladiatore (che viene da dirgli di non buttarsi tanto gi: un leone attempato si
trova sempre). L'idea venuta a Daniele Manacorda (ordinario di archeologia a Roma Tre, e gi
sostenitore del progetto di fare un campo da golf alle Terme di Caracalla), ed poi stata accanitamente
sostenuta da Giulio Volpe, altro archeologo, ex rettore dell'Universit di Foggia e gi presidente del
Consiglio Superiore per i Beni Culturali (che presto torner a presiedere, vista la sintonia con i tweet
di Franceschini). Tutti costoro hanno sostanzialmente detto che l'archeologia non basta: ci vuole un
'aiutino'. L'archeologia al tempo del viagra, insomma: una scienza che per eccitare la folla ha bisogno
della pillola blu dell'arena con i nuovi gladiatori, i suoni, le luci e i biglietti da staccare. Una
dichiarazione di fallimento, una resa, una bancarotta morale. E anche un trasparente ammiccamento
al mercato e alla politica: perch se li si prendesse in parola, questi professori di archeologia, e si
accettase di rifare l'arena (per permettere ai visitatori di comprendere meglio com'era davvero il
Colosseo), ma si decidesse di farla solo visibile (e cio non calpestabile e non accessibile), tutti gli
apostoli della divulgazione archeologica sparirebbero all'istante: a partire dal ministro Franceschini.
Perch il punto non la crescita della conoscenza, ma l'industria dell'intrattenimento: e la possibilit
di disporre della pi strepitosa delle location.
Uno dei pi grandi scrittori del nostro Seicento, Emanuele Tesauro, ha scritto che nel Colosseo
invece di gladiatori, larte con la natura combatte: se a noi questo non basta, perch non sappiamo
pi vederlo. il mainstream del nostro tempo, e tra un po' non avremo pi bisogno di archeologi:
basteranno gli impresari, i registi, i figuranti vestiti da gladiatori.
Supercalifragilistichespiralidoso / anche se ti sembra che abbia un suono spaventoso / se lo dici forte
avrai un successo strepitoso.

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