Beruflich Dokumente
Kultur Dokumente
Daniele Manacorda
94 a r c h e o
un intrico di muri
La mia mente subito andata al
nostro Colosseo, ma
quellaccostamento si presto
inceppato, perch nei miei occhi si
sovrapposta limmagine, assai
un monumento vivo
a r c h e o 95
come unautopsia
esistita, ed esiste tuttora noi
archeologi dobbiamo
confessarcelo per primi
unarcheologia necrofila, un modo
di concepire e di praticare
lintervento sui monumenti e le
stratificazioni antiche come
uninsana esposizione delle cose
morte. Intendiamoci: lanatomia
dei cadaveri ha dato vita alla
scienza moderna, aprendosi la
strada tra divieti religiosi e tab
ancestrali, e anche larcheologia,
praticando lanatomia del terreno,
vive frugando nelle viscere delle
cose rotte, scartate, non pi
funzionanti.
Ma analizzare scientificamente un
monumento e trarne tutte le
informazioni storiche che ne
derivano non ha nulla a che vedere
con lostentazione della sua morte.
Fatta lautopsia, il medico legale
ricuce il cadavere. Scavato un
monumento, larcheologo
dovrebbe generalmente
riseppellirlo, specie se manca un
progetto valido di valorizzazione.
E se quel monumento sempre
stato l? Se come nel caso
emblematico del Colosseo
quellammasso di pietre, prima di
diventare ai nostri occhi un
monumento, era stato una rovina,
una di quelle grandi rovine che
96 a r c h e o
gare sportive
e voli di aquiloni...
Ridando vita ai sotterranei si
restituisce anche vita allarena, al
senso stesso di ogni anfiteatro di
ieri, di oggi e di domani, cio di un
luogo in cui lo dice la parola
stessa dallintorno si osserva
quel che accade al centro.
E che cosa mai pu accadere in un
luogo che non c? La distruzione
dellarena ha trasformato il
Colosseo in un luogo surreale.
03-NOV-2014
da pag. 19
03-NOV-2014
da pag. 19
03-NOV-2014
da pag. 1
03-NOV-2014
da pag. 1
03-NOV-2014
da pag. 1
03-NOV-2014
da pag. 1
03-NOV-2014
da pag. 6
03-NOV-2014
da pag. 20
03-NOV-2014
da pag. 20
04-NOV-2014
da pag. 32
04-NOV-2014
da pag. 32
04-NOV-2014
da pag. 32
04-NOV-2014
da pag. 32
04-NOV-2014
da pag. 18
04-NOV-2014
da pag. 18
04-NOV-2014
da pag. 11
04-NOV-2014
da pag. 1
Le reazioni negative suscitate dalla sua proposta sembrano andare pi verso un processo alle
intenzioni che nella direzione di un dibattito costruttivo.
Restituire larena al Colosseo, corrisponderebbe secondo i critici allintroduzione di un cavallo
di Troia per aprirci alle pi orrende nefandezze. C, con tutta evidenza, unincomprensione che
non era presente nel testo a cui fa riferimento Franceschini e che mette in luce una forma di ansia
patologica e di paura tipica di certo catastrofismo. Lasportazione dellarena non una traccia della
stratificazione storica che ha trasformato lanfiteatro Flavio in una fascinosa rovina. E invece il
prodotto della recentissima attivit scientifica e investigativa dellarcheologia, la quale ha portato a
termine il suo compito e ora deve risarcire il monumento e la comunit. I critici ostentano una
posizione storicista assoluta, in base alla quale i segni del tempo devono rimanere intoccabili. Ma se
fra i segni del tempo dobbiamo considerare anche lo scavo archeologico, allora non si dovrebbe
pi restaurare nulla. Nella mia visione, fondamentale ridare una forma al monumento, per
restituirgli la dignit che gli abbiamo tolto e aspetto non secondario per renderlo maggiormente
comprensibile ai visitatori. Per me questo sarebbe gi un grande risultato, anche se personalmente
non considero pericoloso restituire larena alla libera attivit degli individui perch il Colosseo
sotto la tutela di un Ministero e diretto da una Sovrintendenza archeologica. Non ho, peraltro,
alcuna intenzione di assumermi il ruolo di censore e di uno Stato etico che stabilisca per legge
cosa sia di buon gusto e cosa volgare, che cosa sia legittimo oppure no. Madrigali del cinquecento,
concerti jazz, partite di scacchi o di pallavolo. Non la norma a dover sancire che una sonata di
Chopin decorosa mentre non lo una marcia di Strauss. E il confronto culturale che aiuta a capire
cosa ammissibile in questo tipo di luoghi. Le societ si autoregolamentano sulla base del loro
livello di cultura, alle istituzioni e agli addetti ai lavori spetta il compito di fare le battaglie culturali.
E la societ che propone, e il Ministero decider. Emerge tuttavia la paura di perdere il controllo di
una propriet, sia essa fisica o intellettuale. Sono posizioni non laiche, sostenute da chi pensa di
avere in tasca una verit da imporre pedagogicamente agli altri.
C per in gioco la tutela fisica di un monumento che ha gi rivelato le sue fragilit
strutturali.
Non c dubbio, e infatti nessuno ha mai pensato di ricostruire gli spalti. Un domani, forse,
duecento persone potranno stare sedute sulle seggioline nellarena del Colosseo a sentire un pianista,
mentre non accadr che centomila persone assistano a un concerto di Vasco Rossi. E una questione
di buon senso, non di cultura. Mi chiedo se i soliti Soloni di sinistra troverebbero scandaloso che gli
orchestrali o i coristi del teatro dellOpera di Roma, appena licenziati, facessero una serie di
concerti al Colosseo, dando lavoro a centinaia di persone. Penso che piuttosto che inveire contro
una presunta profanazione della Storia, si dovrebbe guardare a quel Far West di osceni gladiatori
che stanno attorno al monumento e che rappresentano lafasia delle strutture pubbliche e la loro
incapacit nel gestire in maniera civile quellarea. Sembra quasi che cambiando lesistente, si tolga
a certe persone la ragione sociale del loro lavoro, che per lappunto quello di lamentarsi
dellesistente.
Il paradosso che questi timori viscerali sembrano provenire proprio dai difensori duri e
puri delle Soprintendenze.
Ha detto bene: i paradossi a volte permettono di capire meglio le cose. Per molti la cultura cosa
esoterica, che necessita di un mediatore sociale per essere decifrata. Noi archeologi e storici
dellarte giochiamo a fare gli esoterici: guai se i musei sono affolalti, se le didascalie sono
comprensibili o se si fanno ricostruzioni virtuali. Se per alcuni la cultura dellintrattenimento una
cosa negativa nei confronti del patrimonio culturale, allora significa che anche cinema e teatro non
sono cultura. Restituire la sua arena al Colosseo una questione estetica, ma unestetica che
produce conoscenza: una reintegrazione. Quel monumento non pi come lo vedevano nel XIX
secolo. Quando cambiato il contesto, cambiato anche lui. Nel Medioevo, lanfiteatro stato
smontato per costruire palazzi. Noi non dobbiamo riportarlo a quella forma, ma risarcirlo dei buchi
fatti dagli archeologi.
Unaltra delle sue proposte quella di far rivivere unarea prossima alle terme di Caracalla
si prestata a distorsioni e attacchi.
A questo proposito ho letto alcune gravi inesattezze. Si tratta in realt di un terreno privato tenuto a
prato, a ridosso delle mura aureliane, che offre una veduta romana degna del Grand Tour. Lidea
dei proprietari era di farvi una scuola di golf per i bambini del quartiere o di destinare lo spazio a
una qualsiasi altra attivit sociale che potesse conciliarsi con la tutela e il godimento del sito. Ho
invitato Stato e privati a accordarsi perch larea possa essere aperta al pubblico. Spero che anche in
questo caso non abbia a prevalere la politica del diniego e del freno a qualunque progetto di
cambiamento ragionevole e ragionato.
Una delle nuove sfide dellarcheologia non sarebbe quella di inglobare il patrimonio culturale
nella vita delle citt e dei territori? Il degrado, in fondo, dipende anche da una relazione
malsana fra la comunit e il patrimonio di cui spesso inconsapevolmente erede.
Certamente, e infatti non mi straccio le vesti se le politiche per il turismo vengono oggi comprese
in quelle per il patrimonio culturale. Ma lo sa che era gi pronto un progetto milionario per
costruire una cancellata tutto intorno al Colosseo e ingabbiarlo? Non possono essere queste le
soluzioni che propongono le Istituzioni. Usare categorie vecchie anzich pensare il nuovo, bloccare
la cultura progressista. C una sorta di religione dellantico e del passato che non coincide affatto
con la conoscenza e che ne decreta, al contrario, limbalsamazione. Il nostro compito quello di
mostrare il valore del patrimonio, non di subordinarlo a un pensiero tardo borghese che non riesce a
fare i conti con la democrazia di massa.
Non sar che ci siamo allontanati un po troppo dallumanesimo?
Se per umanesimo intende la capacit di vedere linsieme e non solo il proprio ombelico, concordo
con la sua provocazione. Larcheologia, tuttavia, si sempre prestata a fini strumentali, il
classicismo non ha la fedina penale pulita, cos come il narcisismo un noto vizio accademico. La
responsabilit spesso di chi dovrebbe svolgere la funzione dinnovazione culturale e di stimolo e
indossa invece i panni di sacerdote o vestale della tutela.
In che modo pensa che questo meccanismo potrebbe essere scardinato?
Dobbiamo ambire alla laicit del pensiero e mi aspetto che siano soprattutto le nuove generazioni a
farlo. Altrimenti, se i giovani chiederanno di essere ammessi anche loro alla consorteria dei
passatisti di una certa sinistra conservatrice, continueranno a circolare lignoranza e larroganza
delle presunte certezze.
Va.Po.
22-NOV-2014
da pag. 9
Poco male se a dimenticarsi di tutto questo fosse stato il ministro Franceschini. Ma veramente
inquietante che gli autori e i supporters pi entusiasti dela rifunzionalizzazione dell'anfiteatro siano
stati proprio gli archeologi (con l'importante eccezione di Salvatore Settis). L'ex soprintendente di
Roma Adriano La Regina se ne detto entusiasta, e il decano degli archeologi italiani, il presidente
del Fai Andrea Carandini, si rammaricato di non essere giovane, bello e forte, cos da prestarsi
sicuramente come gladiatore (che viene da dirgli di non buttarsi tanto gi: un leone attempato si
trova sempre). L'idea venuta a Daniele Manacorda (ordinario di archeologia a Roma Tre, e gi
sostenitore del progetto di fare un campo da golf alle Terme di Caracalla), ed poi stata accanitamente
sostenuta da Giulio Volpe, altro archeologo, ex rettore dell'Universit di Foggia e gi presidente del
Consiglio Superiore per i Beni Culturali (che presto torner a presiedere, vista la sintonia con i tweet
di Franceschini). Tutti costoro hanno sostanzialmente detto che l'archeologia non basta: ci vuole un
'aiutino'. L'archeologia al tempo del viagra, insomma: una scienza che per eccitare la folla ha bisogno
della pillola blu dell'arena con i nuovi gladiatori, i suoni, le luci e i biglietti da staccare. Una
dichiarazione di fallimento, una resa, una bancarotta morale. E anche un trasparente ammiccamento
al mercato e alla politica: perch se li si prendesse in parola, questi professori di archeologia, e si
accettase di rifare l'arena (per permettere ai visitatori di comprendere meglio com'era davvero il
Colosseo), ma si decidesse di farla solo visibile (e cio non calpestabile e non accessibile), tutti gli
apostoli della divulgazione archeologica sparirebbero all'istante: a partire dal ministro Franceschini.
Perch il punto non la crescita della conoscenza, ma l'industria dell'intrattenimento: e la possibilit
di disporre della pi strepitosa delle location.
Uno dei pi grandi scrittori del nostro Seicento, Emanuele Tesauro, ha scritto che nel Colosseo
invece di gladiatori, larte con la natura combatte: se a noi questo non basta, perch non sappiamo
pi vederlo. il mainstream del nostro tempo, e tra un po' non avremo pi bisogno di archeologi:
basteranno gli impresari, i registi, i figuranti vestiti da gladiatori.
Supercalifragilistichespiralidoso / anche se ti sembra che abbia un suono spaventoso / se lo dici forte
avrai un successo strepitoso.