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Alla fine del XIX secolo fu ritrovata ad Amiternum (San Vittorino, presso lAquila) una
tomba romana che conservava i resti di un letto funebre. Si tratta di un lussuoso letto
originariamente in legno databile alla met del I secolo a.C., rivestito da una lamina
metallica con scene di vendemmia ispirate alla religiosit dionisiaca. Le raffinatissime
decorazioni figurate in bronzo e ageminature in argento che ornavano le spalliere
rappresentano una delle pi alte espressioni artistiche dellarte legata alla lavorazione dei
metalli restituitaci dal mondo antico.
Tra caprette, Satiri, viti e tralci duva compare un giovanetto seduto su uno sperone di
roccia intento a togliersi una spina dal piede, affine anche se non identico allo Spinario
Capitolino.
Tutta la composizione, data anche la destinazione funeraria del letto, si rif a una
rappresentazione metaforica del ciclo della vita umana, dalla nascita alla morte sino alla
vita ultraterrena riservata a coloro che erano iniziati ai misteri religiosi connessi al mondo
di Dioniso.
La particolarit della spina, tuttavia, che riporta al mondo bucolico della vendemmia,
potrebbe essere suggestivamente ricondursi alla tradizione che attribuisce al giovane
Ascanio-Iulo listituzione della festa dei Vinalia, celebrata dagli abitanti del Lazio in due
diversi periodi, in onore di Giove dapprima e poi di Venere.
1 - Introduzione: Lo Spinario
Lo Spinario tra i pi noti e ammirati capolavori delle collezioni capitoline. La sua fama
ha attraversato i secoli.
Lopera, per la raffinata freschezza del tema rappresentato, ha esercitato ed esercita ancora
nella cultura moderna e contemporanea continue sollecitazioni visive e artistiche. Fin dal
primo Rinascimento lo Spinario acquis grande notoriet e da allora sempre stato al
centro di interpretazioni contraddittorie, dallidentificazione con un idolo pagano sino a
leggervi racconti di tipo eroico e mitistorico.
Allapprezzamento unanime per la naturalezza e larmonica spontaneit della posa, sono
state spesso contrapposte le osservazioni sullinnaturale rigidit della testa, al punto che
alcuni artisti, tra cui Pietro Paolo Rubens, riproducendo il soggetto nei loro disegni, vi
cambiarono completamente il capo, attualizzandolo o volgendo lo sguardo verso lo
spettatore. La particolarit e leccezionale fattura del bronzo antico ha reso difficile datarla,
portando alla formulazione di cronologie un tempo molto contrastanti che vanno dal V al I
secolo a.C.; attualmente considerata unopera che attinge a modelli scultorei
stilisticamente molto distanti tra loro (opera eclettica) e la datazione pi accreditata si
colloca intorno alla met del I secolo a.C.
Il tipo del giovane che si toglie la spina dal piede noto attraverso otto repliche, oltre a
due frammenti delle mani (nella collezione Ludwig Curtius e in propriet privata di
Walter Amelung), uno dei quali forse non antico.
La statua in bronzo del Palazzo dei Conservatori (con testa, corpo e sedile di roccia fusi
insieme) e la statua in marmo del British Museum (rinvenuta a Roma nel 1874 e gi
appartenuta alla collezione Castellani) sono le uniche con la testa originaria, di differente
fattura, e sono per la prima volta esposte insieme con le repliche in marmo della Galleria
Estense a Modena (rinvenuta sul Palatino nel 1566) e della Galleria degli Uffizi a Firenze
(proveniente da Roma, fortemente rilavorata).
Non sono presenti in mostra, invece, le statue in marmo del museo di Cherchel in Algeria
(rinvenuta in loco nel 1844), del Louvre di Parigi (proveniente dalla collezione Borghese,
della quale il torso sembra non antico), dei Musei Statali di Berlino (proveniente da Villa
Aldobrandini a Roma, della quale antico soltanto il tronco con lattacco del braccio
destro) e del Museum of Art di Baltimore nel Maryland in USA (proveniente da
Antiochia/Daphne-Yakto, adoperato come fontana).
Delle otto repliche sei sono state ritrovate a Roma e almeno quattro sono databili in et
cesariana o giulio-claudia.
altro disegno in collezione privata londinese limmagine viene ripresa di tre quarti.
Nellultimo disegno a Digione la figura ritratta di schiena e di profilo destro.
Anche nelle incisioni traspare il tentativo degli artisti di rendere percepibile la complessa
posa dello Spinario: Marco Dente (Rome in Capitolio) ritrae il profilo destro, sulla base, in
un interno con finestra; Marcantonio Raimondi tra il 1520 e il 1527 lo raffigura sempre di
profilo, ma in uno scenario agreste allaperto; il profilo destro stato scelto anche da
Giovanni Battista De Cavalieri (Simulacrum aeneum mira arte elaboratum Romae in
Capitolio); le incisioni inserite nello Speculum di Lafrry, eseguite da Cornelis Cort e poi
nel 1581 da Diana Scultori, privilegiano invece la veduta frontale dal basso, seguita dalla
maggior parte degli incisori successivi.
La fama dello Spinario emerge da un episodio connesso con lIdolino di Pesaro (lIdolo),
enormemente ammirato fin dal momento della sua scoperta a Pesaro nel 1530. Ne 1542
Alberto del Bene assicurava il suo amico Pietro Bembo che non si trattava soltanto di
statua antica e bella, ma che era degna di essere paragonata ai bronzi che erano la
meraviglia di Roma, ossia il Nudo dello spino e la Femminetta, sua compagna, quasi
certamente il Camillo. Pochi anni dopo, nel 1549, il Doni, elencando le principali cose da
vedere a Roma, sceglieva il Giudizio Universale di Michelangelo, le Stanze di Raffaello,
qualche altra opera moderna e sette statue antiche, tra cui insieme al Laoconte, allApollo
del Belvedere, al Torso, al Marco Aurelio, allAntinoo e al Meleagro, vi era lo Spinario.
chiamato Il Fedele, appellativo popolare a Roma perch connesso con le vicende dei
Fedeli cittadini di Vitorchiano, che si sottomisero volontariamente al Senato Romano alla
fine del XIII secolo. La statua compare nei registri inventariali anche con il nome di
Cavaspina, mentre oggi universalmente nota come Spinario.
Spinario, che gli studiosi considerano dal punto di vista stilistico un pastiche, unopera
composita realizzata intorno alla met del I secolo a.C.
Le analisi furono effettuate per rispondere alle domande poste dallevidente incongruenza
tra il corpo e la testa, entrambi mirabili nellesecuzione, ma assegnabili stilisticamente a
diverse fasi cronologiche: la scultura coniuga infatti un corpo di ispirazione ellenistica (IIII secolo a.C.) con una testa che risale alla prima met del V secolo a.C. (stile severo) e che,
in base allandamento delle ciocche dei capelli, inizialmente non doveva essere reclinata.
Lesame della scultura ha appurato che essa si compone di pezzi fusi separatamente e
quindi assemblati e saldati mediante ricolata metallica, successivamente trattata con
strumenti di lisciatura e rifinitura, in particolare nel punto di congiunzione sul petto e
sulla schiena; stata rilevata, inoltre una differente lega metallica tra testa e corpo.
Si pu affermare con certezza che si tratta di parti prodotte mediante due diverse fusioni,
verosimilmente in due periodi diversi, poi assemblate e rilavorate. E probabile che la
differente lega metallica della testa fosse stata volontariamente adoperata per rendere pi
agevole, grazie alle caratteristiche della composizione (che comprende tracce di nichel), la
particolare e virtuosistica lavorazione della capigliatura.
Lunificazione tra corpo e testa avvenuta non oltre lXI secolo, epoca a cui risale la pi
antica raffigurazione conservata dello Spinario, che mostra gi la lunga capigliatura del
bronzo capitolino. Per ragioni tecniche, tuttavia, lassemblaggio non pu che risalire allet
antica e verosimilmente va datato allepoca stessa dellideazione dellopera.
Lanalisi mineralogica dei pochi resti di terre di fusione rinvenuti allinterno della scultura
mostra frammenti di roccia vulcanica proveniente dallarea settentrionale del Lazio situata
tra Bolsena e il lago di Vico, rendendo cos certa la realizzazione dello Spinario capitolino
in ambito laziale.
6 - La fortuna in et medievale
Limmagine antica di un giovane che si toglie la spina dal piede si conservata a lungo
nellarte bizantina, mentre in Occidente ricompare intorno alla fine dellXI secolo, in un
manoscritto relativo al Liber synonimorum di Isidoro di Siviglia e, poco dopo, nella
decorazione dei portali della cattedrale di Modena, dellinizio del XII secolo, e
dellambone della basilica di SantAmbrogio a Milano, ricostruito intorno al 1200. Il
modello iconografico ebbe particolare fortuna soprattutto in Francia, dove adoperato
spesso nella decorazioni timpanali o sui capitelli delle chiese come simbolo del cattivo
cammino e della conseguente instabilit dellanima.
Nelle pagine bibliche troviamo immediatamente tutta una serie di riferimenti che si
ricollegano proprio alle immagini del cammino e delle spine. Spine e tranelli - ammonisce
ad esempio il libro dei Proverbi - sono sulla via del perverso; chi ha cura di se stesso sta lontano
(22, 5). E poco prima, nel medesimo contesto, viene spiegato che la via del pigro come una
siepe di spine, mentre la strada degli uomini retti una strada appianata (15,19).
E evidente quindi che in quellepoca dovevano essere note raffigurazioni del tipo
iconografico dello Spinario, considerato come un monumento significativo tra le immagini
trasmesse dallantichit classica.
Tra il 1165 e il 1167 lebreo spagnolo Benjamin ben Jonah di Tudela identific il
personaggio raffigurato nello Spinario capitolino, allora collocato allesterno del Palazzo
del Laterano, con Assalonne figlio di re Davide, la bellezza maschile pi celebre
dellAntico Testamento (In tutta Israele non cera nessuno cos lodato come Assalonne per la
sua bellezza: dalla pianta del piede fino alla cima della testa in lui non cera alcuna imperfezione: II
Samuele, XIV, 25). Allincirca mezzo secolo dopo, Maestro Gregorio, forse un dotto
ecclesiastico inglese in pellegrinaggio a Roma, tenta nella sua Guida una conciliazione fra
la tradizione negativa cristiana e le sue conoscenze della mitologia classica: C unaltra
statua di bronzo, molto ridicola (ridiculosus), che dicono essere Priapo. A testa bassa, come se
stesse per togliersi dal piede una spina appena calpestata, ha lespressione di chi soffre per una ferita
dolorosa.
In Laterano lo Spinario era posto in cima a una colonna, come testimoniato da una
miniatura con la Presentazione della Vergine al Tempio in un manoscritto della Pierpont
Morgan Library di New York della met dellXI secolo. La sua collocazione rendeva
possibile soltanto una visione dal basso, in base alla quale si spiegano le sorprendenti
parole di Gregorio se guardi dal basso verso lalto per capire cosa stia facendo, vedrai un organo
sessuale di straordinaria misura.
Insieme alla statua equestre di Marco Aurelio, lo Spinario fu infatti tra le prime statue
antiche di cui si realizzarono copie in scala ridotta, talvolta liberamente. Preziose statuette
in bronzo copie dello Spinario erano gelosamente custodite nelle collezioni pi illustri, tra
cui quella dei Medici e dei Gonzaga. Lo scultore detto lAntico allinizio del XVI secolo
realizz per Isabella dEste una statuetta in bronzo parzialmente dorato della figura e ne
fece poi per lei un pendant, forse rovesciato, entrambe assai ammirate e imitate.
Molti altri artisti, tra cui lapprezzato Severo da Ravenna, produssero statuette in bronzo
nel XVI secolo, oggi conservate in musei europei e americani.
9 Copie: Le copie
Dopo le riproduzioni in scala ridotta vennero le copie al vero. Lo Spinario fu la prima
scultura antica ad essere realizzata a grandezza naturale, eseguita nello stesso materiale
nobile, ma di misura leggermente maggiore, da Antonello Gaggini nel 1500, per decorare
la fontana della scalinata nel palazzo Alcontres di Messina. E il sostituto di unopera
illustre, eseguita da un artista del tempo non per scopo di studio ma per soddisfare un
appassionato, che non potendo acquistare loriginale volle possederne una copia che ne
desse lillusione.
Per assicurare la fedelt alloriginale delle riproduzioni in bronzo si ricorse ben presto al
calco: il primo surrogato di questo tipo fu di nuovo una riproduzione dello Spinario,
commissionato a Roma nel 1540 dal cardinale Ippolito II dEste per donarlo al suo arrivo
in Francia a Francesco I.
La comodit che mostrava il calco e lillusione perfetta che suscitava nella forma e nella
materia fecero adottare questo procedimento anche per la riproduzione di opere scultoree
antiche in marmo. Nel corso del XVI secolo lo Spinario capitolino fu considerato degno di
far parte di altre collezioni reali, offerte in dono a Filippo II e Filippo IV di Spagna, a Carlo
I dInghilterra, a Luigi XIV re di Francia, a Margherita dAustria.
Copie dello Spinario presero posto nelle collezioni di antichit pi illustri in mezzo agli
originali, per rappresentare un modello la cui assenza era considerata impensabile.
Fu cos che lo Spinario entr a far parte della selezione di sculture antiche inserite nel 1757
da Giovanni Paolo Pannini nel dipinto Galleria immaginaria di vedute di Roma antica.
Nel contempo prese il via una ricchissima e variegata creazione di copie e modelli,
realizzati per le principali corti europee in vari materiali e misure.