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cato. In Europa siamo ultimi, e arretriamo. Cos diamo spazio alla malattia anti mercato - l'antagonismo che non considera le differenze e il
conflitto come aspetti necessari, vitali della realt.
Per fare cosa, chiediamolo ai
26enni milanesi Vincenzo Di Salvo
e Filippo Malavasi, che hanno creato "B 2 Bevents", network di incontro
e dialogo, conoscenza e reciproca
scelta tra imprese e professionisti
con vocazione dipendente o autonoma. Ne parla il Corriere della Sera del 18 marzo.
Il contesto sembra volere che tutto
accada al centro. A Roma. E in logica negativa, sacrificale. Sullo stesso
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Ora, guardiamo a Milano citt metropolitana. matura l'idea di un'Istituzione per la mobilit del lavoro
che sposti le tutele dall'azienda al
territorio, dai pochi a tutti. E liberi
insieme l'impresa e i lavori. Maggiori
sicurezze e produttivit conseguiranno a servizi mirati di orientamento, formazione, sostegno all'autoimpresa e dialogo tra domanda e
offerta. E sar pi facile e meno costoso confermare affinare le iniziative di sostegno alle parti sociali
svantaggiate.
Senza l'Istituzione per la mobilit dei
lavori, l'impresa si concentrer sui
costi di produzione e la precariet
sar la regola. Sarebbe un indirizzo
politico sbagliato: la precariet fa
perdere la nostra economia. Occorre piuttosto coinvolgere, motivare e
responsabilizzare le intelligenze che
abbiamo. Il capitale umano (conoscenze, competenze) il nostro
punto di forza, per le imprese e anche per la Politica (ma un altro
discorso). Qui Milano leader in
Europa, dice l'Ocse.
L'indirizzo auspicato riflesso nella
scelta della larga maggioranza delle
imprese che reggono la crisi (ed esportano). Hanno fatto un patto serio con i collaboratori (e i sindacati),
per tener duro e innovare. Sono fucine di idee ed esperienze; laboratori del miglior brainstorming che mai
si sia visto. Si inventano di tutto: girano e rigirano i prodotti, i servizi e
l'assistenza, dialogano con utenti ed
esperti; cercano ossessivamente di
cambiare e migliorare, per sorprendere e farsi apprezzare (alzare il
prezzo). Come la rete di una decina
di micro fabbriche del lecchese, che
ha inventato il lampione stradale
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Luned prossimo (il 5 maggio alle
18:00) sar invece la volta di Elena
Granata e Paolo Pileri, coautori di
Amor Loci: suolo, ambiente, cultura
civile (Cortina, 2012). Anche in questo caso si tratta di un libro militante e partigiano che denuncia le
gravissime conseguenze di un dissennato consumo del suolo e, pi in
generale, quelle di una cultura diffusa ben poco attenta ai valori paesistici e ambientali. Se come scrivono Pileri e Granata il modo in
cui una societ usa la propria terra
da sempre lo specchio della sua
cultura civile, guardando ai paesaggi che ci circondano o riflettendo
sulle condizioni ambientali che lasceremo a chi verr dopo di noi vien
da chiedersi quale cultura civile custodisca la nostra societ e soprattutto quale cultura urbanistica e politico-amministrativa abbia nutrito le
trasformazioni che negli ultimi decenni hanno interessato la citt e il
territorio in cui viviamo. Secondo gli
autori la risposta chiara: si trattato di una cultura del progetto urbano e del governo del territorio miope che scrivono nellintroduzione
al libro anzich difendere i beni
comuni e interpretare al meglio gli
interessi collettivi, stata uno dei
principali garanti dellinteresse privato, venendo meno alla sua missione culturale e regolativa e rimanendo colpevolmente elusiva sulla
questione ambientale. Di questa
lettura e di altre questioni sollevate
nel libro Paolo Pileri e Elena Granata discuteranno con Damiano Di
Simine (presidente di Legambiente
Lombardia), Luca Martinelli (giornalista e redattore di Altreconomia),
Paolo Sinigaglia (presidente di Italia
Nostra Lombardia).
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liberazione stato fortissima: la difesa intransigente della Costituzione, nata dalla Resistenza, e della
sua completa attuazione stata una
linea permanente e vincente nonostante i tentativi di aggressione nei
confronti dei valori fondanti della
Costituzione stessa. In questo quadro le manifestazioni per celebrare il
25 aprile, che quest'anno precedono
di un mese le elezioni europee, mai
cos importanti per il nostro futuro,
vanno analizzate con grande attenzione.
A Milano, nella manifestazione centrale, la presenza di oltre 120.000
persone, con molti giovani pacifici,
vitali, allegri, mi ha tranquillizzato
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munit ebraica, gli stessi militari, le
diverse confessioni religiose, hanno
studiato, approfondito, documentato, ricercato molti aspetti della Resistenza raggiungendo risultati importanti: complessivamente questi studi
ci consentono di poterci avvicinare
maggiormente a una verit storica
consolidata e indiscutibile, depurando la retorica resistenziale dalle
semplificazioni manichee e dalle
letture strumentali delle egemonie
culturali di parte, facendo cosi riemergere interamente il grande valore unitario della lotta di Liberazione,
frutto di un confronto anche molto
aspro ma capace di trovare sintesi
positive.
Il compito che ci aspetta quello di
diffondere verso i giovani e le scuo-
le queste verit storiche, che presentano anche aspetti entusiasmanti per la fantasia delle soluzioni adottate, per il rigore dei comportamenti, per la moralit dei protagonisti, per l'utilizzo dell'intelligenza delle risorse umane di tutti i ceti sociali
coinvolti, in modo che le manifestazioni del 25 aprile siano sempre pi
celebrazioni consapevoli ed utili per
le scelte rivolte al futuro. In questo
modo emergeranno la volgarit intollerabile e le ignobili falsificazioni,
che grandi ignoranti di storia patria
diffondono con incredibile leggerezza ed offensiva e criminale superficialit nei confronti di chi ha sacrificato la vita per la nostra libert.
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senza nessuna possibilit di sviluppo.
Spesso le cose potrebbero essere
pi semplici di quello che sembrano. Prendiamo ad esempio il caso
Stamina, che ha interessato magistratura, governo, ministeri, e chi
pi ne ha pi ne metta, senza, per il
momento, aver ancora scritto la parola fine a una delle pi brutte pagine della cialtroneria pseudo medica
italiana.
Ci sar un processo, ci sono degli
imputati, ma c' anche il principale
di questi che, tranquillo, tranquillo,
si presenta alle elezioni Europee e
che, probabilmente, trover anche
zioni locali nella progettazione e nella gestione delle risorse legate alla
Garanzia Giovani (Youth Guarantee) e con lassessore Cristina Tajani
vanta con orgoglio lesperienza realizzata negli ultimi due anni dando
avvio a percorsi a sostegno delle
giovani start-up (circa 150 quelle
nate nei 4 incubatori dimpresa frutto delle collaborazione tra Comune,
Universit e soggetti privati come
Speed MI Up, Poli-Hub, e Air dedicato alleconomia carceraria) e a
esperienze di co-working che si sono affiancate ai percorsi pi tradizionali di presa in carico dei soggetti
pi fragili. Giovani imprese che dimostrano di credere nel sistema
Paese e nella sua capacita di reagire alla crisi, esplorando nuovi segmenti di mercato e nuove opportunit come quelle offerte dal terzo settore. Proprio in questo particolare
ambito, ad esempio, abbiamo dato
origine a FabriQ il primo incubatore
esplicitamente rivolto a realt sia
profit sia no profit a forte vocazione
sociale che in meno di tre mesi ha
fatto registrare ben 50 progetti
dimpresa che chiedono di essere
incubati e aiutati a crescere. .
Milano caput mundi?
RENZI: VINCERE CON ORFANI, PENSIONATI E VEDOVE DELLA POLITICA. MALGRADO GRILLO
Walter Marossi
Bondi berlusconiano. Bondi diventa renziano. I berlusconiani diventano renziani. Ergo Renzi vince le elezioni europee. L'articolo potrebbe
finire qui con la annunciata vittoria
per abbandono dell'avversario. Volendo essere pi sofisticati il premier
per la prima volta sta realizzando un
cambiamento dei flussi: da destra
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verso il PD; che siano flussi momentanei legati all'effimero delle europee o pi stabili lo vedremo in futuro.
La partecipazione al voto in calo:
alle europee del 2009 aveva votato
il 73,3% (nel 2004 il 76%), alle politiche del 2013 l'80% circa (precedenti 85%), alle regionali del 2013 il
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Cinque anni fa in Lombardia il PD
aveva il 21,3% superato dalla Lega
al 22% e da Forza Italia al 33,9% e
con un 11% di voti andati alla sua
sinistra (IDV, SEL etc). Alle regionali
il PD ha preso il 25% e la lista Ambrosoli (de facto renziani della prima
ora) il 7%. Mentre la sinistra praticamente scompariva prosciugata da
Grillo e Renzi, il Popolo delle Libert
non raggiungeva il 17% ma veniva
salvato da Maroni che tra Lega e
lista autonoma arrivava al 23%. Ad
Ambrosoli sarebbe bastato il 4,5%
in pi per vincere. Meno bene era
andata a Bersani (coalizione) che al
Senato ha preso il 29,7%, contro il
10% di Monti e il 37,6 di Berlusconi.
Basta guardare questi numeri per
rendersi conto che nella peggiore
delle ipotesi il PD guadagner sulle
europee precedenti (abbondantemente), sulle politiche e sulle regionali. In passato il sistema elettorale
pi proporzionalistico delle europee
favoriva i partiti minori ma nel disastrato quadro di montiani, vendoliani, ingroiani, di pietristi et similia
viene facile pensare che non sar
cos.
Insomma il PD ha gi vinto. Meglio,
Renzi ha gi vinto, che in poche
mosse ha: 1) chiuso l'annosa querelle sul posizionamento del PD aderendo alla famiglia socialista; 2)
sbaraccato il meccanismo paritetico
che vigeva dai tempi della fusione
Ds Margherita per cui i cattolici interni avevano un ruolo importante
perch garantivano che il Pd non
era solo sinistra; 3) rottamato i meccanismi di corrente, compreso la
sua; 4)cooptato nel gruppo dirigente
renziano di tutto e di pi.
In pratica ha trasformato il PD lombardo, qui stato pi facile perch
la struttura partito era pi debole
che altrove, in una coalizione dove
in forme e modi diversi accanto ai
fondatori e ai nativi PD, convivono
ex arancioni e arancioni in servizio
(pardon adepti del civismo democratico), ex dipietristi e dipietristi in
servizio, ex montiani e montiani in
servizio, ex socialisti e socialisti in
servizio, ex sinistra e libert e sellini
in esercizio, consiglieri e sindaci di
liste scelte con le primarie, consiglieri e sindaci di liste locali, consiglieri e sindaci di coalizioni l'una diversa dall'altra.
Per anni la sinistra ha cercato il Mitterand (casualmente lo chiamavano
il fiorentino) italiano e alla fine l'ha
trovato: oggi la Lombardia progressista tutta renziana. Lo sono i sindaci che non possono che condividere un meccanismo di selezione
presidenziale e un meccanismo di
coalizione incentrato sulle "cose da
fare". Lo sono i dirigenti di partito
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che per quel poco che dirigono, riescono tuttavia a ripartire i successi
di immagine e di voto del leader e lo
sono a tal punto che non vi pi
distinzione tra i sansepolcristi e i
nuovi arrivati. Anzi Renzi tiene a
precisare che l'importante non che
il gatto sia bianco o nero ma che
prenda i topi.
Lo sono buona parte dei vendoliani
e apparentati che hanno capito che
finito il tempo di "pas des ennemi
a gauche" e che attendono di essere cooptati. Lo sono i moderati di
centro che possono governare grazie all'accordo con il nostro e attendono con ansia un futuro da indipendenti eletti nelle liste del PD. Lo
sono persino quei berlusconiani che
originavano nella Milano laica degli
anni '80 che vedono in Renzi un baluardo contro la demagogia giustizialista. Lo sono gli imprenditori
dell'Assolombarda e quelli delle cooperative che vedono in Renzi un
baluardo contro la CGIL ormai identificata dalla maggioranza renziana
come il principale avversario comunista (come notoriamente erano la
Camusso ed Epifani).
Insomma un sincretismo politico
come non si era mai visto. Certo il
primo collante la paura delle elezioni quelle vere; gli eletti sanno infatti che saranno decimati, gli aspiranti eletti non sanno neanche come
si voter e sopratutto come si faranno le liste mentre i partitini sono
di fronte a uno sbarramento simile
al burdizzo e i berlusconiani sono in
attesa dei riti funebri per il loro
leader.
Cancellando il rischio elezioni Renzi
ha rapidamente riposizionato anche
il dibattito interno al PD: se prima di
andare al governo si dovevano fare
tre primarie al giorno, dopo, come
per le europee, si pu tornare al pi
rassicurante rituale delle direzioni
romane. Se prima bisognava rottamare tutti a tutti i costi dopo si possono ricandidare tutti a tutti i costi e
sputazzare i Boeri e gli Emiliano
come da copione. In sostanza a
Renzi delle vicende locali non importa pi nulla.
In Lombardia come negli ultimi venti
anni, tutto avviene in modo ovattato
senza grandi conflitti (non volendo
considerare tale il dibattito Majorino
Alfieri), senza leadership ingombranti e sopratutto senza una visione, delegata in citt a Pisapia (che
per marcare il proprio ruolo sbeffeggia il segretario PD sulle nomine)
altrove agli altri sindaci, in regione
alle parche. Certo c' uno strato di
malpancisti del "non dura, dura
minga, non pu durare" ma praticano un attivit quasi carbonara e
sembrano pensare pi ai futuri or-
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ranza silenziosa che aspetta solo un
nuovo leader.
A Bergamo come a Cremona e Pavia alle ultime politiche le due coalizioni si bilanciavano, determinante
sar quindi la capacit di portare
verso i candidati progressisti quell'area montiana che valeva pi del
10% e contemporaneamente non
perdere voti verso le liste minori.
Tuttavia pi che la coalizione conta
il candidato e si vedr se l'opinione
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sfacenti di quelli che avrebbe agendo autonomamente. Infatti il pagamento del debito che lo Stato ha
acquisito nei confronti degli investitori attraverso i SIB legato al livello di successo raggiunto dal progetto cui essi fanno riferimento. Il saldo
del debito, infatti, avviene unicamente se gli standard stabiliti nel
momento in cui SIB sono stati emessi risultano essere stati raggiunti. L'ente pubblico, dunque, spende
denaro solo in caso di successo del
progetto.
Nella pratica il funzionamento avviene cos:
1) Un intermediario, tendenzialmente coincidente con un istituto bancario, in accordo con lente pubblico
emette social bonds collocandoli
presso investitori privati, che forniscono i capitali necessari a sostenere un progetto a carattere sociale.
2) Lente intermediario gira il denaro
ottenuto attraverso i SIB agli enti
non profit che si occupano di fornire
i servizi previsti dal progetto.
3) Attraverso le proprie attivit i
soggetti non profit dovrebbero garantire risultati sociali tali da sgravare il settore pubblico dallobbligo di
rispondere a bisogni potenzialmente
legati allevolversi dei rischi sociali,
su cui operano preventivamente
proprio gli enti non profit.
4) Se il progetto, a seguito di una
valutazione fornita da un ente indipendente, risponde agli standard
qualitativi imposti nel momento di
emissione dei bonds, lente pubblico
tenuto a versare quanto dovuto
pi una percentuale pre-stabilita
allintermediario,
5) lintermediario provveder a sua
volta a pagare gli investitori che
hanno fornito i capitali iniziali. In caso il progetto non risponda agli
standard previsti lente pubblico non
tenuto al versamento di alcuna
somma di denaro : spende denaro
solo in caso di successo del progetto.
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n11 dellosservatorio Fondazione
Cariplo).
Forse se invece di rincorrere gli irrealistici rendimenti a due cifre della
Gran Bretagna, si operasse una accurata selezione dei progetti da finanziare da parte di Enti di provata
affidabilit (es. Fondazioni bancarie)
il rischio dellinvestitore, quantomeno in capitale, sarebbe attenuato.
E in Italia a che punto siamo? Con
una Pubblica Amministrazione che
non in grado di entrare in gioco
per i noti problemi di inefficienza, i
Social bond all'italiana sono obbligazioni tradizionali, di cui una parte
destinata alle attivit sociali. Ma da
qui pu nascere un nuovo mercato
molto fiorente in grado di sostenere
i costi del welfare: solo questione
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maggiore densit. Se non si coglie
la differenza, si disperde ogni carattere e si apre la citt compatta ai
processi disintegrativi della diffusione. Nella citt c un mondo di cultura stratificata da scoprire in ogni
strada, e non ci si pu permettere di
sconvolgere un isolato novecentesco con un ignorante intervento di
sostituzione che spacca la cortina e
apre alla vista pubblica i fronti interni degli edifici. Non questione di
retri, di fronti non progettati, di seconda fila. questione di fronti progettati per la corte e non per la strada.
La bellissima novecentesca casa di
Gigiotti Zanini in piazza Duse, dal
fronte severamente metafisico, ha il
fronte verso la corte molto diverso,
espressivo e aperto, con i corpi scala rotondi e gli aggetti di scuola razionalista: rompere quellisolato per
aprire uno spazio di transito che
faccia appartenere questo fronte
alla strada e non pi alla corte, sarebbe un errore commesso contro
larchitettura e la citt.
Come hanno fatto altre citt europee negli ultimi anni, Milano deve
trasformarsi, adeguare il suo patrimonio edilizio alle mutate attese,
senza imitare modelli del passato.
Per alimentare una nuova fase della
cultura progettuale e mobilitare le
risorse culturali necessarie, bisogna
porsi degli obiettivi, elaborare
unidea di citt (si pensi, per esempio, alliniziativa ginevrina Densit Urbanit). In assenza di un dibattito
largo sul futuro della citt e delle
forme che deve assumere, il successo popolare di un nuovo spazio
cittadino, come piazza Gae Aulenti,
non pu certo essere assunto come
criterio di giudizio. In piazza del
Duomo per lExpo realizzeranno un
progetto di orti, che avr anchesso
un grande successo popolare, e se
il Comune vi realizzasse un bosco,
rimuovendo il pavimento lapideo
disegnato da Portaluppi, il successo
sarebbe ancora superiore .
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cesso, portando le opere vincitrici in
tourne per l'Italia. Per inciso, dal 2
al 13 maggio la mostra sar a Torino presso la galleria Subalpina.
La conciliazione un atteggiamento
per individui responsabili e per societ mature e rispettose dei diritti di
tutti, che riescano a tenere assieme
bisogni diversi e talora anche interessi divergenti senza prevaricare.
Mica facile. E difatti storicamente si
preferito seguire la strada del "tu
fai quel che ti dico io", nel pubblico
come nel privato: un bel taglio al
nodo gordiano - schiavi di qua e padroni di l, donne di qua e uomini di
l - e non se ne parli pi.
Mica facile, ma da qualche parte
bisogna pur cominciare. Anche se
manca un welfare decente, se l'organizzazione del lavoro rigida e
quella degli spazi urbani pure, se le
leggi campa cavallo che le riformano. Cominciare magari da s, da chi
ti sta a fianco: in famiglia, in ufficio,
sul pianerottolo. Costruendo pratiche di reciprocit e di bilanciato mutuo soccorso. Anche per necessit
di costi; perch la crisi talora aiuta
... . E cos conciliare vita privata e
vita lavorativa, tempi di cura e tempi
di aggiornamento consente di ottenere non soltanto qualcosa che somigli finalmente alla parit fra generi, ma anche una vita pi serena ed
equilibrata: stavolta per tutti.
L'Europa, dove gi esistono esperienze di conciliazione avanzata, il
bilancio di genere. Passano gli assessori (Tabacci, Balzani) ma i bilanci restano ermetici anche per
molti consiglieri comunali chiamati
ad approvarli. questo il cambiamento? Non direi.
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Gli architetti sono contenti solo se
costruiscono, gli amministratori
solo se spendono e i cittadini
hanno altro a cui pensare. Ma si
tratta di 900 mq di superficie calpestabile, e se fosse su un unico
piano sarebbero 900 mq sottratti
al gi scarso verde della cosiddetta biblioteca degli alberi. Horror
vacui, sembra che si debba riempire, cementificare, incasellare,
te, e con tutto quello che si e distrutto, una bella parte della vecchia Milano, possibile che non esistano spazi adeguati nei dintorni. Esistono ma si fa finta di non
vederli, l'importante spendere,
costruire e riempirsi la bocca di
belle parole, fingere di fare cultura
architettonica, e non pensare al
contesto e al benessere collettivo.
Sono indignato.
CINEMA
questa rubrica curata da Anonimi Milanesi
rubriche@arcipelagomilano.org
Piccola patria
di Alessandro Rossetto [Italia, 2014, 111']
Con Maria Roveran, Roberta Da Soller, Lucia Mascino, Diego Ribon, Vladimir Doda, Giulio Brogi
Nel vuoto di una campagna veneta
che stenta a risvegliarsi dalla sbornia del boom, due giovani amiche
sognano di partire. Luisa, solare e
trasgressiva e Renata, pi schiva e
ossessionata dai soldi, tra un lavoretto in un albergo e un losco affare
di sesso e denaro cercano di racimolare il necessario per andarsene.
Le circonda una realt fatta di ignoranza e diffidenza, inquietudine e
mancanza di prospettive, una spirale di autodistruzione che finisce per
coinvolgere tutto e tutti. Compreso
Bilal, il ragazzo albanese di Luisa,
un onesto lavoratore mosso dai migliori sentimenti che vede i suoi sogni infrangersi contro un muro di
pregiudizi e tradimenti.
Alessandro Rossetto nasce come
regista di documentari e, al suo primo lungometraggio di finzione, at-
tinge a mani basse dalla sua formazione, ma bravo a piegare le molte scene documentaristiche a servizio della trama. Le riprese aeree e
le immagini (vere, non solo verosimili) di un comizio indipendentista
veneto sinseriscono perfettamente
nellintreccio. La scelta del dialetto,
nei dialoghi come nella colonna sonora, contribuisce al tono iperrealistico del film, ritratto lucidissimo
di un mondo disorientato e insicuro.
Gli attori, la maggior parte alla prima
interpretazione, dimostrano un affiatamento sorprendente, frutto anche
della precisa scelta del regista di
farli vivere insieme gi da un mese
prima dellinizio delle riprese, in modo da riuscire a riportare sullo
schermo quella verit e realt nei
rapporti che il regista tanto cerca.
MUSICA
questa rubrica a cura di Paolo Viola
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Musica di Pasqua
La grande musica stata benedetta
durante le ultime due settimane,
prima e dopo Pasqua; concerti e
opere fantastici, non solo nei luoghi
canonici ma ovunque, musica dappertutto.
Ci che mi ha pi colpito sono stati
indubbiamente la conclusione del
ciclo dei Quartetti di Beethoven, al
Conservatorio, e lopera Les Troyens di Berlioz alla Scala; due eventi tra loro non paragonabili, tutti
e due ai massimi livelli di qualit e bench in modo assai diverso - entrambi sorprendenti.
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sullapproccio di Schiff, e non avendo per nascosto la grandissima
ammirazione per il relativamente
giovane Quartetto di Cremona (Cristiano Gualco, Paolo Andreoli, Simone Gramaglia, Giovanni Scaglione), devo dire che in queste due occasioni sono state raggiunte vette
talmente alte - o abissi cos profondi
(curiosamente le due immagini possono essere considerate parimenti
appropriate) - da far venire le vertigini.
Nessuno come Beethoven ha tracciato un percorso di crescita musicale tanto evidente e riconoscibile
nellarco della vita; per nessun altro
compositore altrettanto appropriata la scansione delle opere in periodi successivi, tanto da poter dire le
opere giovanili, della maturit, le
ultime (e come si sente che sono
proprio le ultime!). Nel caso di Beethoven si deve anche aggiungere
che, nonostante la sua grande vocazione sinfonica, il meglio di s lo
ha dato proprio nelle Sonate e nei
Quartetti che non a caso sono stati i
generi cui si dedicato negli anni
estremi, dal 1820 al 1827; le eccezioni delle Variazioni Diabelli opera
120, della Missa Solemnis opera
123, e soprattutto della Nona Sinfonia opera 125 - ultimata nel 1824
ma iniziata otto anni prima - sono
proprio quelle che confermano la
regola. Vale la pena ascoltare una
di seguito allaltra la Canzona
(lHeiliger Dankesang ecc.) dellultimo quartetto e lArietta dellultima
Sonata per avere contezza della
imminente conclusione della sua
esistenza, per sentire le sue ultime
parole e percepirle come indirizzate
personalmente a noi, una sorta di
testamento ma anche di confessione, di riflessione definitiva sul senso
della vita e sulla cognizione della
morte.
Il 15 aprile si chiudeva il ciclo dei
Quartetti ma gi l8 cera stata la
LIBRI
questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero
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Gianrico e Francesco Carofiglio
La casa nel bosco
Rizzoli editore, Milano, 2014
pp. 185, euro 14,00
Gianrico Carofiglio uno scrittore
da 4 milioni di copie, vendute in Italia. I suoi libri sono tradotti in 24 lingue. La prima cosa che ci si chiede
quale sia il suo segreto. Non sono
necessarie indagini approfondite per
scoprire quali attrezzi del mestiere
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Nel pi o meno si spalancano le
porte della fantasia, che si mescola
con la realt di un passato lontano,
fino a formare unaltra storia, nella
quale i fatti ordinari si dilatano e diventano leggendari.
Tutto si svolge in una vecchia casa
di campagna, nella foresta di Mercadante, dove i due autori trascorrevano sempre le vacanze estive.
Ma ora autunno: il paesaggio interpreta la visione malinconica di
una natura che si sta avvizzendo,
dove la luce perde la limpidezza.
Nelle ombre, che si allungano, la
mente dei protagonisti parte per un
bellissimo viaggio evocativo degli
anni Settanta, nellet della spensieratezza.
SIPARIO
questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.Muscianisi
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Aria di novit per il Lago dei cigni alla Scala
Dal 15 aprile all'11 maggio andr in
scena al Teatro alla Scala il Lago
dei cigni. Il balletto non nuovo, la
versione di Nuriev da sempre nel
repertorio scaligero ed diventata
oramai un classico. Le sorprese,
invece, non mancano mai. Infatti,
quasi del tutto nuovo il cast nelle
diverse serate.
Per la prima volta la coppia moscovita di toiles del Boloj, composta
dallucraina Svetlana Zacharova e
dallamericano David Hallberg, si
esibita insieme sul palco della Scala
nella serata di apertura e in altre
serate (15, 17 e 19 aprile). Grande
l'applauso per la prima straordinaria
Zacharova, come sempre in tutto,
forse poco 'Nuriev' per il ruolo del
cigno nero Odile, nel senso che
sembra aver trasmesso una personalit meno ombrosa e tetra di quello che desiderava il coreografo e pi
classico-romantica, come si aspettava il gusto degli spettatori dell'Ottocento: di grande presenza scenica
il principe Siegfried e il mago Rothbart (Mick Zeni). Laltra artista ospite Polina Semnova (prima bal-
ARTE
questa rubrica a cura di Virginia Colombo
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Munari politecnico
Il genio di Bruno Munari ha spaziato
in diversi campi: dalla grafica
alleditoria, dalla pedagogia al design, passando per larte pi pura.
La mostra Munari politecnico, allen. 16 VI - 30 aprile 2014
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decenni hanno sostenuto e incentivato Munari a sperimentare linguaggi diversi. Lobiettivo della mostra dunque rivelare la propensione artistica di Munari, compito
che
idealmente
prosegue
lesposizione allestita nel 1996 nelle
sale della Fondazione stessa, rileggendone per la collezione e aprendola a un dialogo con una generazione di artisti, presenti in mostra, che con Munari hanno avuto
un rapporto dialettico.
La mostra divisa in sezioni, attraverso le quali appaiono gli orientamenti artistici di Munari attraverso il
disegno e il collage, con un modo di
intendere larte vicino alle pratiche
delle avanguardie storiche; ma dalle
quali emerge anche il suo rapporto
con la ricerca scientifica, come supporto di intuizioni plastiche e meccaniche; per arrivare poi alla produzione artistica vera e propria.
Soprattutto queste opere vivono di
corrispondenze e influenze, citate
di cui Munari fece vivere le sue opere, tra cui le famose Sculture da viaggio, le 10 forchette impossibili e
i libri illeggibili, tutti esposti in mostra.
Accanto alla mostra principale il Focus dedicato allopera fotografica,
in parte inedita, realizzata da Ada
Ardessi e Atto, autori che per decenni hanno lavorato a stretto contatto con Munari, testimoniando i
principali momenti della vicenda
professionale e umana dellautore.
Lesposizione ha come titolo Chi
s visto s visto locuzione molto
amata da Munari e che racchiude
tramite immagini, lartista e luomo a
tutto tondo.
Munari politecnico fino al 7 settembre Museo del Novecento
lun.14.30 - 19.30 mar. mer. ven. e
dom. 9.30 - 19.30 gio. e sab. 9.30 22.30
Il progetto Rigeneramento di
Cracking Art ha un mantra ben preciso: l'Arte che rigenera l'arte, ovvero un obbiettivo che anche il nuovo corso del movimento, inaugurato
nell'ottobre 2012 fra le guglie del
Duomo di Milano, per sostenere con
fondi nuovi il restauro della guglia
maggiore. Operazione proseguita
anche la primavera successiva (aprile 2013), con una invasione di
migliaia di rane colorate nelle acque
del Naviglio, fino alla Darsena, con
l'obbiettivo di contribuire al recupero
delle chiuse leonardesche alla Conca dell'Incoronata, in San Marco a
Milano.
In questo caso Cracking Art assume
limpegno sociale e culturale di portare larte contemporanea a un confronto attivo con larte antica e monumentale, e anche questa volta
ogni parte sociale chiamata a partecipare in modo attivo per unottima
causa.
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Un percorso lungo quasi un secolo,
che dalla prima opera di Bernardino,
datata 1500, arriva a coprire anche
le orme del figlio Aurelio, vero continuatore dellattivit di bottega, se
pur gi contaminato da quel Manierismo che stava dilagando nella penisola.
La mostra occuper lintero piano
nobile di Palazzo Reale, e si concluder in maniera scenografica nella sala delle Cariatidi, presentando,
in alcuni casi per la prima volta, tavole, tele, affreschi staccati, arazzi,
sculture, disegni e prove grafiche.
Oltre a prestiti milanesi, con opere
provenienti da Brera, dallAmbrosiana e dal Castello sforzesco, si
affiancano importanti contributi in-
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maestro viennese. Klimt. Alle origini di un mito lultima mostra promossa dal Comune di Milano e dal
Sole24 Ore.
bene dire fin da subito che non
una monografica su Klimt, ma piuttosto una panoramica su Klimt, sui
fratelli Georg e Ernst e su alcuni
degli artisti pi significativi della Secessione. Di lavori puramente klimtiani ce ne sono una ventina. Piuttosto quella proposta da Palazzo Reale una mostra, con un allestimento
molto accattivante e suggestivo, con
opere notevoli e lavori che faranno
capire il senso di quella straordinaria rivoluzione artistica che va sotto
il nome di Art Nouveau, Art Dec o,
appunto, Secessione.
Il motivo presto spiegato. I capolavori di Klimt non sono pi assicurabili, spiega il curatore della mostra, Alfred Weidinger, che cura
lesposizione insieme a unaltra
grande esperta klimtiana, Eva di
Stefano. I premi assicurativi sono
altissimi, le opere troppo significative perch i musei se ne possano
separare con facilit. Retrospettive
importanti a livello numerico sono
ormai rarissime. Per gli amanti dei
numeri basti ricordare che 'Il ritratto
di Adele Bloch Bauer' fu acquistato
nel 2006 da Ronald Lauder per 135
milioni di dollari, diventando uno tra
i quadri pi costosi di sempre.
Nonostante tutto le opere in mostra
sono comunque tante, un centinaio,
divise in sezioni. Si inizia con la sezione sulla famiglia Klimt, significativa perch mostra qualcosa di forse
poco noto, lorigine della vocazione
artistica del maestro. Il padre, orafo,
passa ai tre figli maschi la passione
e la pratica dellarte, che i ragazzi
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Lapertura di questa nuova sezione
sar accompagnata da un catalogo
scientifico, a cura di Paolo Biscottini
e Giulio Bora, che propone, oltre ai
saggi introduttivi sulla storia e sullo
studio scientifico della collezione
Sozzani, la pubblicazione integrale
dei disegni, quasi tutti inediti, corredata da una documentazione fotografica e da schede scientifiche.
La collezione Antonio Sozzani Museo Diocesano di Milano (Milano,
c.so Porta Ticinese 95)
Dal 24 gennaio 2014 Orari di apertura: marted - domenica, 10.0018.00 (la biglietteria chiude alle ore
17.30) Ingresso: intero: 8.00, Ridotto: 5.00, marted 4 euro
sa scuola, Kandinsky decide di recarsi a Parigi, sua ultima meta e citt allora pervasa dalle grandi novit
del cubismo e del surrealismo, corrente questultima, che influenzer
fortemente gli ultimi lavori dellartista.
Figure biomorfe sembrano galleggiare leggere e impalpabili su cieli
blu, diagonali di colore, griglie e colori pastello. Il cielo e la luce tanto
amata della ville lumiere lasceranno
unultima suggestione nelle grandi
composizioni cos come nei piccoli
dipinti su cartone che Kandinsky
cre durante la Guerra.
In mostra sono presenti alcune delle
opere pi significative dellartista,
quelle che tenne per s costantemente appese in casa o che don
allamata moglie Nina, e che danno
quindi il resoconto esatto di unarte
che si rivelata fondamentale anche per i pittori moderni. Molto dovettero a Kandinsky Pollock e i suoi
irascibili, cos come, larte astratta
e lInformale ebbero un debito enorme nei confronti di questuomo
che ebbe il coraggio di dire che le
forme e i colori sono fondamentali,
spirituali, e che la pittura deve trasmettere lessenza pi profonda di
chi la crea e di chi la guarda.
Kandinsky: la collezione del Centre Pompidou fino al 4 maggio
2014 Orari: luned:14.30 - 19.30 dal
marted alla domenica: 9.30 - 19.30
gioved e sabato: 9.30 - 22.30 Biglietti: intero 11,5, ridotto 9,5
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di santi e cherubini, da apostoli, da
monumentali gargoyles - doccioni,
tutti appesi a diversi livelli attraverso
un sistema di sostegni metallici e di
attaccaglie a vista, di mensole e
supporti metallici che fanno sentire
losservatore piccolo ma allo stesso
tempo prossimo allopera, permettendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del
Duomo per tanti secoli.
Si poi conquistati dalla bellezza di
opere come il Crocifisso di Ariberto
e il calice in avorio di san Carlo; si
possono vedere a pochi centimetri
di distanze le meravigliose guglie in
marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su disegno dellArcimboldo, sopraffini
esempi di grazia e potenza espressiva su vetro.
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