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numero 23 anno VI 18 giugno 2014


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SINDACO, GIUNTA, CONSIGLIO E CITT SULLORLO DI UNA CRISI DI NERVI


Luca Beltrami Gadola
La terapia Expo per il momento non
fa bene alla citt: speriamo in futuro.
Ormai tutto Expo e anche il gallo
la mattina quando fa chicchirich
pensa di dedicarlo a Expo. Dunque
un gran daffare ma anche un clima
di frizioni. Tra tutte le pi preoccupanti riguardano i rapporti tra sindaco, Giunta e Consiglio. Lultimo
casus belli la richiesta di discutere
in aula la vicenda Maltauro. Ma ci
sono anche altre piccole e grandi
cose. Luned Giuliano Pisapia ha
incontrato Lorenzo Guerini, attuale
vicesegretario renziano del Pd e,
oltre a riaffrontare le questioni del
rapporto tra Governo ed Expo, si
anche parlato dei rapporti tra il sindaco e il Pd e la prospettiva di una
nuova alleanza per terminare il
mandato.
Qualcosa di pi, forse anche del futuro candidato per Palazzo Marino,
candidato i cui destini tutti stanno
associando al successo di Expo, il
che un errore. Lo scenario politico
che si sta nel frattempo delineando
vede la probabile emarginazione del
civismo e dei suoi rappresentanti,
ritenuti quantomeno poco utili da un
Pd al 40%. Eppure il civismo fece
vincere Giuliano Pisapia. Se si fosse voluto rasserenare il clima si
andati in senso contrario. Difficile,
anche per questo, diventa la posi-

zione
dellassessore
Franco
DAlfonso, vicino ai civici e certo
non affine al Pd, dal quale prende le
distanze e che, tra laltro, bacchetta
il Consiglio comunale, maggioranza
compresa, ritenendolo inadeguato.
Il consigliere di maggioranza Monguzzi (Pd) le canta chiare, non vuole fare il notaio cos come Basilio
Rizzo, presidente del Consiglio,
contesta scelte recenti della Giunta
e quasi tutti i consiglieri della maggioranza hanno da dire sui loro rapporti con il sindaco e la Giunta. Tutto ruota in particolare sulle delibere
che riguardano direttamente o indirettamente Expo, come la pedonalizzazione di Piazza Castello e il suo
uso da fiera di paese ma anche su
alcune operazioni di immagine pensate per Expo e sullinterrogativo di
fondo su che cosa sia o debba essere Expo.
Se, come dice luomo dei tavoli tematici della Camera di commercio,
Giacomo Biraghi, nellintervista di
settimana scorsa Il BIE considera
Expo un parco tematico destinato
alle famiglie e ai bambini tutto, a
posteriori, si spiegherebbe ma difficile cambiare orizzonte dopo quel
molto di diverso che si detto. Qui
per a fibrillare anche la cittadinanza e le critiche piovono quotidianamente allargando il tema an-

che agli aspetti edilizi e le relative


ultime scelte. Stiamo parlando del
bello, del bello in citt e di chi decide, di chi ha deciso, pensando ora
anche alla nuova piazza al Portello.
Abbiamo voluto interpellare Philippe
Daverio che, nellintervista qui accanto, esprime con la consueta
franchezza il suo pensiero ma guarda soprattutto al passato, anche recentissimo: io minterrogo di pi sul
futuro cos come minterrogo sul futuro della politica milanese e le sue
ultime turbolenze. Per limmediato
potrebbe bastare un po pi di fair
play istituzionale ma credo che si
debba rimettere mano sia alla legge
Bassanini con lelezione diretta del
sindaco, la nomina da parte sua degli assessori (che non hanno bisogno della legittimazione popolare
come i consiglieri), e lo squilibrio di
poteri tra sindaco, Giunta e Consiglio, sia al regolamento del Comune. Il sindaco laltro ieri ha redarguito tutti come fossero una scolaresca
indisciplinata ma c una differenza:
a dar loro i voti non sar lui ma
lelettorato milanese e scommettere
che a quel momento, tra due anni, il
Pd sar riuscito a consolidare la sua
posizione di autosufficienza rischia
di essere un azzardo. Forse qualcosa va cambiata da adesso.

MEDICINA IN LOMBARDIA. LINFARTO MASCHILE O FEMMINILE?


Camilla Gaiaschi
La Lombardia accelera sulla medicina di genere. Ma che cos la medicina di genere? quella branca
della ricerca biomedica che tiene
conto - nella produzione dei farmaci,
nella diagnosi e nellindividuazione
dei trattamenti - delle differenze sia
sessuali (intese come differenze
anatomiche e fisiologiche) sia prettamente di genere (intese come differenze legate ai condizionamenti
culturali,
ambientali
e
socioeconomici) tra uomini e donne. Con
due recenti delibere di giunta (la dgr
X/1796 dell8 maggio e la dgr
X/1845 del 16 maggio), la Regione
ha inserito la clinica gender oriented tra gli obiettivi che i direttori generali di ospedali e Asl sono chiamati a perseguire per il 2014. la
prima regione in Italia a muoversi in
questa direzione.
Nellattesa che anche a Roma - dove dallo scorso agosto depositata

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una legge sulla medicina di genere


che per il momento non stata ancora calendarizzata - si smuova
qualcosa. Le ultime due delibere
precedono la dgr X/1845 del 20 dicembre 2013 (che inserisce la medicina di genere nelle regole di programmazione) e i riferimenti contenuti nel Piano regionale di sviluppo,
trasformando lapproccio genderoriented in obiettivo concreto da
raggiungere per i direttori generali.
Come?
Attraverso luso di protocolli clinici
da seguire, focus group per gli operatori e percorsi formativi organizzati
dalla DG Regione. Il ruolo che
questultima ha svolto nel promuovere la medicina di genere stato
importante: lo hanno ricordato molti
dei relatori presenti venerd scorso
al convegno Medicina di Genere:
Lombardia VS Europa, terzo di una
serie di appuntamenti proposti dalla

DG Salute sul tema della salute nella differenza che si tenuto a Palazzo Lombardia. Organizzato in
collaborazione con il progetto europeo STAGES (Structural Transformation to Achieve Gender Equality
in Science) dellUniversit degli
Studi di Milano, il convegno ha visto
la partecipazione di alcuni relatori
internazionali. Lappropriatezza della diagnosi e della cura in ottica di
genere passano attraverso la conoscenza - spiega Maria Antonietta
Banchero, dirigente medico Direzione Generale Salute di Regione
Lombardia e coordinatrice scientifica del convegno - e il confronto con
quanto succede fuori dallItalia essenziale, ragione per cui abbiamo
voluto dare un respiro europeo a
questo terzo incontro.
Tanti i temi trattati in ottica gender
oriented: dalla farmacologia alle
patologie oncologiche fino a quelle

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cardio-vascolari e allosteoporosi.
Qualche esempio: la mancanza di
attenzione alle differenze di genere
nella farmacologia, dove spesso i
prodotti vengono testati su animali
da laboratorio e cellule staminali
maschili, comporta effetti collaterali
pi frequenti presso le donne. Anche la mancanza di donne nei trial
clinici comporta la messa a punto di
farmaci e terapie pi adatte al corpo
maschile che a quello femminile. E
ancora: la fertilit riduce lincidenza
del tumore al polmone per le donne

e la presa in considerazione di questa specificit ha dei risvolti terapeutici, come ad esempio ladozione di
terapie ormonali sostitutive.
Infine, lesempio dellinfarto: non solo la prima causa di morte tra le
donne, ma colpisce pi donne che
uomini. E tuttavia, nellimmaginario
collettivo una questione per lo pi
maschile con gravi conseguenze
in termini di diagnosi per le donne:
Linfarto femminile in genere sottovalutato - ha spiegato Patrizia
Presbitero, primario di cardiologia

interventistica allistituto clinico Humanitas di Rozzano, in provincia di


Milano - la diagnosi e lospedalizzazione arrivano tardi perch i sintomi nelle donne possono essere
diversi da quelli della popolazione
maschile e non vengono riconosciuti
dal medico ma anzi ricondotti a problemi legati allanzianit o al sovraccarico di lavoro. Insomma, non
solo una questione di sesso ma
anche di genere. Un tema su cui la
Lombardia sta facendo passi da gigante.

CITT METROPOLITANA: IL NODO POLITICO


Valentino Ballabio
Tutti sul carro della Citt Metropolitana! Dopo vent'anni di pragmatico
scetticismo, compiaciute ironie e
sistematico isolamento dei pochissimi sostenitori controcorrente, ora il
verso (il vento) cambiato. Entusiasmo e ottimismo al riguardo abbondano a destra e sopratutto a manca.
L'approvazione della legge Delrio ha
sdoganato l'ostico e contraddittorio
termine e il successo elettorale di
Renzi, che con un'accorta mossa di
judo ha utilizzato la spinta di Grillo e
insieme ne ha sfruttato gli errori, ha
sancito l'improvvisa fortuna. Per
quanto si tratti di un effetto collaterale della disgraziata sorte delle
province, abolite all'unanimit e a
furor di popolo a breve distanza dalla loro altrettanto unanime e sconsiderata proliferazione.
In realt le province non sono state
abolite. Semplicemente la classe
politica si vergognata di ripresentarle all'elettorato, dopo i ripetuti
strepiti abrogazionisti, al di fuori di
una seria verifica d'insieme della
funzionalit e della rappresentativit
dell'ordinamento, rinviata alla mitica
riforma costituzionale. Quindi rimangono tal quali, ancorch svuotate delle poche e settoriali competenze, ridotte a enti di secondo livello nelle mani dei burocrati sul
piano operativo e dei sindaci sul piano delle nomine negli enti (a questo punto) di terzo livello. Il tutto
sotto copertura di buoni propositi di
vasta area, ma sempre con la riserva che ognuno risponde al proprio elettorato comunale, nel nome
del sacro egoismo locale posto
che le province non saranno pi elettive ma i comuni s.
E poco o nulla cambia per quelle
nove province che l'hanno spuntata
nella gara al cambio di nome per
poter fregiarsi del titolo onorifico di

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Citt Metropolitana, tranne il sacrificio di qualche milione di fogli A4


mandati al macero per cambio intestazione, pi i biglietti da visita dei
nuovi Sindaci metropolitani! Per
sotto questo profilo nessun imbarazzo per la nostra grande Milano,
certamente la realt oggettivamente
pi valida (esclusa Roma Capitale,
destinataria di apposita legge) del
tutto degna di fare da battistrada su
questo inesplorato terreno, nuovo in
Italia per quanto gi ampiamente
sperimentato e consolidato nel resto
d'Europa. Ma qui cominciano, al di
l degli annunci e dei proclami, le
difficolt le obiezioni e le riserve di
un mondo politico neofita in una materia sino a ora schivata e sottovalutata.
Infatti proprio a Milano e dintorni si
riscontra purtroppo un inevitabile
deficit di know how sul tema - derivante da una ventennale propensione al rinvio ed all'oblio - ora messo in evidenza da una pur pessima
legge che tuttavia ha il merito di
svegliare il can che dorme, di svelare le contraddizioni che sopratutto
in materia di nullo o cattivo governo
del territorio della mobilit e
dell'ambiente hanno pesantemente
contribuito alla crisi presente con i
noti gravi risvolti economici occupazionali e sociali. Naturalmente la
crisi ha estensione e particolarit
assai vaste e articolate, ma se non
si comincia a contrastarla a partire
dall'area metropolitana pi grande e
importante del Paese (tutta, non solo l'asfittica e residuale exprovincia!) da dove si comincia?
Si dice che comunque la nomina
d'ufficio del Sindaco di Milano a
Sindaco Metropolitano dovrebbe
consentirgli di allargare l'orizzonte
(ben oltre l'Area C !) e che la legge
ammette uno spiraglio, tramite l'ela-

borazione dello Statuto, per rendere


elettivi i futuri organi metropolitani.
In effetti sarebbe ridicolo mantenere
elettive e retribuite le Circoscrizioni
cittadine, con le attuali competenze
virtuali e marginali, e invece non eletti e non retribuiti gli organi metropolitani responsabili, sulla carta, di
funzioni strategiche politicamente
rilevanti. Ma allora, se le prime diventano autentiche Municipalit,
che destino sarebbe riservato al Palazzo Marino? Una splendida sede
museale analoga all'adiacente ex
Banca Commerciale? Nel qual caso, venuto meno il verticismo milano-centrico che senso ancora avrebbe la fuga della Monza-Brianza
che ha spezzato in due il sistema
territoriale metropolitano? Oppure si
istituiranno di nuovo tre livelli di governo, al di sotto della Regione, a
differenza delle altre province quasi
ridotte ad aziende tipo ASL?
Questo il nodo, tutto politico, che
non pu essere sciolto da pur emeriti cattedratici e pur collaudati centri
studi in luogo di chi detiene la responsabilit della discussione e della scelta politica. Riguardo la quale
invece la nuova retorica metropolitanista semplicemente sfugge, tutta
presa nel gioco di sfruttare il brand
per auto-promuoversi in gruppi improvvisati e iniziative estemporanee.
In questo contesto inoltre severamente vietato criticare la legge che
ormai c': pertanto inutile fare politica, qui si deve lavorare ovvero
organizzare intanto liste e candidati
per la mini-consultazione elettorale,
interna ai gi eletti, per ripartirsi posti (posticci) per l'elaborazione (balneare) dell'improbabile (visti i programmini pre-elettorali) statuto costitutivo!

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CITT METROPOLITANA:I COMPITI A CASA DELLURBANISTICA


Franco Sacchi*
La legge 56/2014, al c. 44 dellart. 1,
individua, tra le funzioni fondamentali spettanti alla Citt metropolitana, la pianificazione territoriale generale, ivi comprese le strutture
di comunicazione, le reti di servizi e
delle infrastrutture appartenenti alla
competenza della comunit metropolitana, anche fissando vincoli e
obiettivi allattivit e allesercizio delle funzioni dei comuni ricompresi
nellarea.
Tale attribuzione si affianca alla
pianificazione territoriale di coordinamento, nonch alla tutela e valorizzazione dellambiente (art. 1, c.
85), ereditata dalla Provincia cos
come riformata dalla medesima legge.
Fondamentale, inoltre, sar il nesso
con il piano strategico triennale del
territorio metropolitano, che costituisce atto di indirizzo per lente e per
lesercizio delle funzioni dei Comuni
e delle unioni dei Comuni (art. 1, c.
44).
Siamo dunque di fronte a rilevanti
novit. Il termine pianificazione generale si traduce, infatti, non solo
nel rafforzamento della dimensione
strategica del piano, ma soprattutto
nella possibilit di disciplinare previsioni dal carattere prescrittivo e cogente, superando il ruolo preminente di coordinamento tipico della pianificazione provinciale. In modo
complementare, il termine territoriale richiama la necessit di dedicare
tali previsioni con efficacia prevalente esclusivamente a fatti rilevanti
alla scala vasta, lasciando cos alla
strumentazione urbanistica tradizionale compiti regolativi di proposte, progetti, iniziative di livello comunale/locale.
In questa luce, il Piano Territoriale
Metropolitano, chiamato a svolgere tre principali funzioni: strategica/di indirizzo, di coordinamento,
programmatica/prescrittiva con efficacia prevalente.
Sul primo versante, si ritiene che il
Piano Territoriale Metropolitano
debba svolgere una funzione strategica e di indirizzo, che potrebbe
essere sviluppata in forma di visioni, indirizzi e criteri sia per i Comuni
sia per la molteplicit degli attori
della scena metropolitana.
In secondo luogo, risulta evidente
che la pluralit di strumenti che insistono sul territorio, pur occupandosi
di aspetti differenti, vedono forti intrecci, con continui rimandi e con la
necessit della coerenza tra gli
stessi. A tale riguardo si riconferma
lesigenza che la Citt metropolitana

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svolga un ruolo di coordinamento


tra i diversi temi e soprattutto tra i
differenti piani, con un impegno
concreto di razionalizzazione e
semplificazione.
In terza istanza, il piano chiamato
ad assumere prescrittivit e cogenza nella regolazione di alcuni - preferibilmente pochi e selezionati
temi/ambiti di rilevanza metropolitana, trovando forme opportune di
condivisione delle scelte con i Comuni e con le comunit locali.
Non tutto per si esaurisce entro il
Piano Territoriale Metropolitano,
strumento cardine, ma non esclusivo. Unaltra questione centrale attiene alla necessit di governare a
livello territoriale quelli che potremmo definire progetti speciali.
Dallanalisi del processo di sviluppo
dellarea metropolitana, appare evidente come molte scelte e molti
grandi progetti territoriali in primis quelli relativi al potenziamento
infrastrutturale - sono in realt nati,
o quantomeno cresciuti, fuori dai
Piani oppure, in qualche caso, gli
strumenti di pianificazione territoriale, in particolare i PTCP, si sono limitati ad assumere queste decisioni esterne, senza possibilit di
governare efficacemente il processo. Si ha la sensazione che questi
grandi progetti non abbiano saputo
dialogare con il territorio, integrarsi
realmente con le logiche di sviluppo,
lavorando come macchine funzionali autonome, in grado al pi di
generare, via pratiche negoziali,
compensazioni territoriali, anzitutto
di carattere ambientale e monetario.
I grandi progetti possono invece
rappresentare una straordinaria
possibilit di identificarsi come veri
e propri progetti territoriali, che, a
partire da un oggetto specifico, sia
esso una grande infrastruttura piuttosto che una funzione di rilevanza
sovracomunale, possano costituire
occasione per riconfigurare nel
complesso un pi ampio campo territoriale, ridefinendone gli equilibri.
In questo quadro, i piani darea, opportunamente corretti rispetto alla
disciplina prevista dalla L.R. 12/05,
potrebbero rivelarsi un utile strumento da attivarsi, in approfondimento/integrazione del Piano Territoriale Metropolitano e in superamento dei PGT per gli ambiti interessati, in presenza di progetti dalla
forte rilevanza territoriale.
La loro forza ovvero la prerogativa
di costituire aggiornamento / adeguamento con efficacia prevalente
di entrambi gli strumenti di pianifica-

zione, nonch della pianificazione di


settore, richiede necessariamente
lattivazione di forme di copianificazione con i Comuni e gli altri
Enti
interessati,
nonch
lindividuazione di efficaci modalit
di coinvolgimento dei portatori di
interessi e delle comunit locali nei
processi decisionali.
Declinando in termini operativi le
funzioni, oggetto di piani, progetti e
politiche territoriali, attribuite dalla L.
56/2014 alla Citt metropolitana, si
possono individuare cinque ambiti
di intervento.
1. Governo delle grandi funzioni di
rango metropolitano e delle invarianti territoriali. La Citt metropolitana potrebbe esercitare poteri previsivi con efficacia prevalente su
tematiche di rilevanza metropolitana
riguardanti: grandi funzioni urbane
di interesse pubblico, grandi strutture commerciali e terziarie, grandi
aree produttive e logistiche, assetto
infrastrutturale e sistemi di mobilit,
confermando inoltre gli attuali poteri
provinciali in tema di tutela dei beni
paesistici e ambientali, di individuazione degli ambiti agricoli strategici
e - pi in generale delle maggiori
invarianti territoriali.
2. Rigenerazione urbana e consumo
di suolo. La Citt metropolitana
chiamata ad affrontare il tema del
consumo di suolo con una visione
che superi la dimensione quantitativa e consideri nuovi elementi, di natura fiscale, funzionali a rendere pi
convenienti le trasformazioni del
tessuto gi edificato rispetto al suolo
libero, accostandoli a valutazioni di
tipo qualitativo dei suoli, attraverso i
quali stabilire ponderate limitazioni
al loro consumo. Ancora, si potrebbero introdurre criteri connessi ai
livelli di accessibilit, in particolare
con il trasporto pubblico.
3. Perequazione, compensazione,
incentivazione e fiscalit. Spetta inoltre alla Citt metropolitana impostare un modello di programmazione e gestione che dia la possibilit
di prevedere forme di perequazione,
compensazione, incentivazione territoriale tra i Comuni, in particolare
nei casi di realizzazione di insediamenti e servizi di livello metropolitano, prevedendo idonei strumenti di
fiscalit intercomunale.
4. Edilizia sociale. Alla Citt metropolitana compete lanalisi e la valutazione della domanda abitativa,
insieme alla messa a punto di strumenti, sia di programmazione che
attuativi, in grado di superare

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lattuale frammentazione delle politiche dintervento comunali.
5. Sistemi informativi territoriali. La
Citt metropolitana avr tra le sue
funzioni fondamentali la promozione
e il coordinamento dei sistemi di informatizzazione e digitalizzazione in
ambito metropolitano. In questa
prospettiva, come peraltro avviene
in tutte le metropoli europee, potrebbe rivelarsi particolarmente utile
disporre di agenzie pubbliche specializzate, in grado di assicurare
supporto alla gestione di banche
dati e di sistemi informativi territoriali
finalizzate a fornire conoscenze e

interpretazioni aggiornate dei fenomeni territoriali metropolitani.


Infine, la nascita della Citt metropolitana, comportando una riorganizzazione delle funzioni tra i diversi
livelli istituzionali, richiede un corrispondente lavoro di adeguamento
della normativa di riferimento, sia
nella nominazione degli strumenti
sia nei loro contenuti. In particolare,
sar necessario intervenire sulla
L.R. 12/2005, prevedendo specifiche disposizioni per la Citt metropolitana e, a cascata, aggiustamenti sullordinamento relativo agli
altri livelli istituzionali.

Sarebbe poi auspicabile, allinterno


della revisione normativa, una valutazione rispetto alle relazioni tra la
pianificazione generale e quella di
settore, che richiede unattivit di
coordinamento e di razionalizzazione, nellottica di una complessiva
semplificazione che affronti anche il
tema della strumentazione specifica
(chiarezza nelle definizioni delle
procedure, delle competenze e delle
responsabilit, allo scopo di dare
certezza ai percorsi di pianificazione).
*direttore Centro Studi PIM

SCUOLE APERTE, SEMPRE, A TUTTO E A TUTTI


Paola Bocci
L'incontro 'Verso il Forum Nazionale delle Scuole Aperte, che si
svolto luned 16 giugno, promosso
dal settimanale Vita insieme a
Miur, Comune di Milano e ANCI,
offre loccasione per fare il punto
dello stato dellarte su questo tema,
per il quale lAmministrazione Pisapia ha dedicato impegno e attenzione. stato un incontro vivace,
che ha dato lopportunit di conoscere buone pratiche diffuse in Italia e di ragionare sugli strumenti utili
per dare sistematicit allapertura
estesa delle scuole, oltre lorario
della didattica.
In una doppia prospettiva: la scuola
aperta intesa da una parte come
possibilit di sperimentare forme di
didattica innovativa, e dallaltra come occasione far entrare il territorio
nella scuola, per sperimentare azioni di conciliazione, di coesione
sociale, di innovazione culturale.
Questa seconda via, che non esclude linvestimento su una Scuola
nuova, quella pi complessa, ma
pi entusiasmante: trasformare le
scuole in un bene comune, risorsa
collettiva non per pochi - studenti,
insegnanti, famiglie o dirigenti - dove dare risposte concrete ad una
richiesta che non solo di spazi,
ma di comunit e cittadinanza attiva.
Esistono progetti di peso sul tema
Scuole Aperte, come quello della
Regione Campania attivo dal 2007
finanziato con fondi UE destinati a
interventi nelle zone di forte disagio
sociale. Non solo nei territori ad alto
rischio necessario promuovere
questi progetti, ma anche in grandi
citt come Milano, dove c bisogno
di ricostruire comunit, e le scuole
sono quei Luoghi dove cominciare:
per la capillarit della loro presenza
e il ruolo di infrastruttura sociale,
centro di relazioni oltre che di pro-

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mozione di conoscenza che gli viene riconosciuto.


Aprire a Milano pi scuole possibili,
fino a sera, il sabato, la domenica,
durante le vacanze, deve essere un
obiettivo strategico per chi amministra la citt, me compresa; obbiettivo da raggiungere attraverso un
lavoro trasversale, partecipato e
condiviso, tra scuole, amministrazione (centrale e decentrata) e associazioni che lavorano e creano
reti sul territorio, pu dare buoni
frutti, perch progettare scuole aperte al territorio uno strumento di
partecipazione unico che pu coinvolgere tutti i livelli della cittadinanza e tutti i tipi di territori.
Molto lavoro istruttorio stato fatto
in questa direzione negli ultimi due
anni, coordinato dallAssessora
Chiara Bisconti; lavoro che ha portato anche alla redazione di una
bozza di regolamento (proposta che
ho curato con la consigliera Elisabetta Strada) per disciplinare e dare
omogeneit alle prassi di concessioni duso dei locali scolastici, individuare linee di indirizzo e strumenti
comuni, definire ruoli e relazioni tra
scuole, Consigli di Zona e associazioni. Il Comune gi concede in uso
a terzi gli spazi degli edifici scolastici in orari extradidattici, ma gli esiti
sono discontinui: ci sono scuole che
producono esperienze eccellenti (la
scuola Cadorna, Casa Del Sole,
Paravia, Rinascita e altre), grazie al
coinvolgimento
dellAssociazione
Genitori, e altre scuole con pi resistenze allapertura.
I proventi delle concessioni entrano
genericamente nelle casse della
Amministrazione, mentre il regolamento proposto prevede la garanzia di un ritorno economico per
scuola e istituzione decentrata. Non
sono sufficienti per questi proventi
ad alimentare un progetto diffuso

sul territorio, che richiede investimenti di partenza (di responsabilit,


personale e fondi) da parte
dellAmministrazione Locale e del
Ministero della pubblica Istruzione,
come non possibile lasciare il carico gestionale sulle spalle delle
Associazioni dei Genitori.
Tre sono i principali ambiti di azione: 1. lapertura fisica delle scuole
in regime di regolarit, continuit e
accessibilit (guardiania, fornitura di
gas e luce, pulizia); 2. lo sviluppo
di contenuti culturali, formativi, di
aggregazione, rispondenti alle esigenze dei territori e della scuola; 3.
la creazione e sperimentazione di
strumenti operativi di coordinamento e di rete tra livelli amministrativi,
autonomie scolastiche e associazioni.
1. La prima azione condizione
necessaria: garantire che siano aperte significa garantire personale
di custodia, con protocolli di intesa
tra MIUR e Comune, che si appoggino a quelli che ci sono gi (quello
relativo alle funzioni miste, predisposto e modellizzato da ANCI) implementandone le risorse, oppure
affiancando risorse di personale
complementari. Significa dare luce
e riscaldamento per pi tempo, essere disponibili a erogare utenze in
pi. E non seguire la logica della
chiusura delle secondarie superiori
il sabato mattina, proposta dalla
Provincia di Milano per risparmiare
sul riscaldamento.
2. Lattivit di sviluppo dei contenuti
non pu essere sempre e solo volontaria, senza costi: esistono finanziamenti possibili, pubblici (nazionali come la legge 285, europei
come i fondi strutturali per interventi
sul sociale) e privati, soprattutto per
avviare
sperimentazioni, come
quelli che la Fondazione Cariplo per
esempio attiva per le biblioteche, e

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sviluppando iniziative di rete anche
su progetti locali si possono reperire personale e risorse (sui percorsi
di formazione degli adulti ad esempio, Milano si pu appoggiare a una
fortissima competenza delle sue
scuole civiche).
3. Per fare questo al meglio, senza
che nessuna scuola venga lasciata
indietro, serve un coordinamento
forte, capace di tenere insieme tutti
gli attori rispettandone le specifiche
autonomie e competenze. Il nascente Ufficio Scuole aperte, promosso da Chiara Bisconti, ci che
ho ritenuto fondamentale fin
dallinizio: un luogo anche fisico,
che dovrebbe coordinare personale
di Settori diversi, dallEducazione
alla Qualit della vita, ma soprattutto del Decentramento, pi vicino ai
territori e prossimo a una maggiore
autonomia di progetto e di spesa in

vista della Citt Metropolitana e della strutturazione dei municipi. Un


luogo dove istituzione pubblica e
realt sociali che gi tessono reti
sul territorio abbiano possibilit di
fare insieme progettazione e programmazione e attivare accessi alle
risorse di personale, ai finanziamenti e alla formazione di figure
gestionali del progetto.
Se lo scenario attuale non consente
di garantire un impegno per una
immediata diffusione dellapertura
delle scuole in tutta Milano cominciamo comunque a sperimentare un
metodo e a costruire un modello di
partecipazione al progetto. Per
questo proporr un emendamento
al bilancio, in capo al Decentramento, per aprire un capitolo di spesa e
stanziare un finanziamento per
lA.S. 2014/2015 specificatamente
dedicato a questa attivit, che con-

sentir ai consigli di zona, dopo aver individuato una/due scuole, di


finanziare la loro apertura e attivare
una sperimentazione.
un primo tassello di un progetto
pi grande che pu restituire un significato concreto alla parola partecipazione. Molto stato fatto
dallAmministrazione in questi tre
anni, venuto il momento di dare
una cornice a interventi e strumenti
di cittadinanza attiva che ricomponga pratiche episodiche. Lo hanno
gi fatto Bologna e altre citt, ed
un impegno che dobbiamo prendere anche a Milano: costruire regole
e modalit nuove per una amministrazione condivisa, per semplificare e superare la frammentariet delle azioni di cura dei beni comuni,
quelli che sono di tutti, come le
scuole.

SIRIA: MLANO IL SAMARITANO SULLA VIA PER IL NORD


Giulia Mattace Raso
una tentazione troppo forte, la parabola del buon samaritano. Sembra un canovaccio perfetto per descrivere ruoli e azioni: il sacerdote
Alfano, il levita Maroni, il buon samaritano Comune di Milano nei confronti dei profughi siriani. I profughi
allo stremo come luomo mezzo
morto sulla strada tra Gerusalemme
e Gerico, il Comune che non si tira
indietro e se ne fa carico in modo
concreto. Per analogia: lo vede, ne
ha compassione, si fa vicino, fascia
le ferite, versa olio, versa vino, carica sul giumento, lo porta alla locanda, si prende cura di lui, tira fuori
due denari e li d allalbergatore, d
delle indicazioni (abbi cura di lui) e
promette che lo rifonder al suo ritorno () e prende decisamente
posizione a favore delle loro vite.
Possiamo parlare di compassione
istituzionale come lArcivescovo
parla di amicizia civica? Una volta
si diceva la Milano con il cuore in
mano ed quella che ha risposto
allappello delle istituzioni cittadine,
lassociazionismo laico e cattolico,
dai funzionari del Comune che fanno i volontari nel week end alla Protezione Civile, alla Polfer, ai Giovani
Mussulmani che si prestano da traduttori, a Progetto Arca, Farsi Prossimo, Caritas Ambrosiana, Fondazione Fratelli di San Francesco, Casa della Carit che concretamente
alloggiano i rifugiati. La rete consolidata e collaudata con il piano per
lemergenza freddo si rivelata la
spina dorsale della capacit di intervento del Comune, cui va dato il do-

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vuto merito allassessore Majorino e


allassessore Granelli.
Parole di fuoco nei confronti di Alfano si sono levate da Pierfrancesco
Majorino, cui fanno eco don Roberto
Davanzo, direttore della Caritas
Ambrosiana, Alberto Sinigallia di
Progetto Arca e don Virginio Colmegna che denunciano linesistenza
di un coordinamento nazionale
dellaccoglienza, e la miopia di chi
chiama emergenza profughi quello
che non si pu definire che esodo,
un esodo destinato a continuare.
Sono proprio le Caritas internazionali le sentinelle: ad Atene lo scorso
10 giugno si tenuto Migra Med Forum, un confronto tra organismi pastorali europei e delle coste meridionali del mare di mezzo. Raccontano le esperienze di chi mobilita
operatori, volontari e risorse sul
campo, di chi ha il polso della situazione come il vescovo caldeo di Aleppo la cui Caritas si prodiga per
assistere parte di quei 6.000.000 di
sfollati.
Il 20 giugno la Giornata mondiale
dei rifugiati, i sopravvissuti dei nostri
tempi: nel 2014 lUnhcr, Alto commissariato Onu per i rifugiati, la ha
intitolata ogni storia merita di essere ascoltata.
Merita di essere vista e ascoltata
quella di questo straordinario train
de vie italo siriano: Un poeta palestinese siriano e un giornalista italiano incontrano a Milano cinque
palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa in fuga dalla guerra, e decidono di aiutarli a proseguire il loro
viaggio clandestino verso la Svezia.

Per evitare di essere arrestati come


contrabbandieri per, decidono di
mettere in scena un finto matrimonio coinvolgendo unamica palestinese che si travestir da sposa, e
una decina di amici italiani e siriani
che si travestiranno da invitati. Cos
mascherati, attraverseranno mezza
Europa, in un viaggio di quattro
giorni e tremila chilometri. Un viaggio carico di emozioni che oltre a
raccontare le storie e i sogni dei
cinque palestinesi e siriani in fuga e
dei loro speciali contrabbandieri,
mostra unEuropa sconosciuta.
UnEuropa transnazionale, solidale
e goliardica che riesce a farsi beffa
delle leggi e dei controlli della Fortezza con una mascherata che ha
dellincredibile, ma che altro non
che il racconto in presa diretta di
una storia realmente accaduta sulla
strada da Milano a Stoccolma tra il
14 e il 18 novembre 2013.
Io sto con la sposa questo il titolo
del docufilm che Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande, e il poeta
Khaled Soliman Alnassiry da anni
residente a Milano, hanno ideato
girato vissuto e diretto. Un documentario che anche azione politica: alla fine del documentario, prima dei titoli di coda, abbiamo deciso
di mettere una dedica ai nostri figli
affinch sappiano che i loro padri
non si voltarono dallaltra parte.
Questo per noi la cosa pi importante di questo film. Perch se abbiamo fatto tutto questo per loro.
Questo il messaggio di chi non ha
distolto lo sguardo, di chi rimasto

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coinvolto e non rimasto indifferen-

te, in una parola ha compatito.

HARAKIRI ARCHITETTONICO: IL CASO TOLSTOJ ANGOLO SAVONA


Gianni Zenoni
Accade spesso che i planivolumetrici dei PII siano scadenti a causa dei
troppi passaggi burocratici in uffici
che devono esprimere il loro parere,
a cominciare da quelli comunali deputati ai PII e dai loro Nuclei di Consulenza, dalla Commissione per il
Paesaggio, dalle Conferenze dei
Servizi,
dalla
Soprintendenza,
quando di competenza, e dove ognuno separatamente vuole lasciare
la sua impronta sul Piano. E cos
succede spesso che planivolumetrici nati bene, in conseguenza di modifiche imposte e accettate ob torto
collo dagli operatori, si trasformino
in disastri del disegno urbano.
Ma la situazione che voglio oggi illustrare particolare in quanto il
planivolumetrico, in questo caso, si
distingue come buon esempio di
recupero della qualit abitativa delle
periferie, soprattutto per la previsione, in una zona che ne del tutto
priva, di una piazza pedonale aperta
sulle vie Savona e Tolstoj attorno a
un piccolo edificio facente parte
dell'area industriale precedente.
Questo piccolo e vecchio edificio
ben ristrutturato, sede di un servizio
pubblico decentrato, ha caratteristiche architettoniche di buon valore,
sia per le sue proporzioni che per la
ricchezza dei suoi particolari. Le caratteristiche che lo legano alle architetture milanesi del secolo scorso,
ne fanno oggi un piccolo gioiello,
assumendo l'aspetto e la funzione di
Punto Cospicuo per l'intero Lorenteggio. La volumetria residenziale
prevista dal PII si conforma a isolato
a cortina, come tutti quelli attorno, e
si chiude formando a sud e a ovest i
fondali della piazza pedonale aperta. Un parcheggio sotterraneo previsto e atteso da tempo sotto la via
Tolstoj completa il piano esecutivo.
In definitiva, un disegno urbano pia-

cevole caratterizzato anche da servizi e funzioni civili.


A questo punto seguita la presentazione del progetto delle volumetrie
indicate dal piano esecutivo e che
avrebbe dovuto essere interpretato trattandosi di edificazione in ambiti
contraddistinti da un disegno urbanistico riconoscibile, principio non
prescritto a quei tempi, ma gi richiesto da precedenti Commissioni
Edilizie - attraverso la Contestualizzazione urbanistica ed edilizia con
l'esistente. Mentre la verifica a livello di planivolumetrico del Piano Esecutivo ha tenuto conto degli orientamenti e allineamenti indicati dagli
edifici circostanti, la Contestualizzazione edilizia non stata invece affrontata, a partire dalle dimensioni
catastali dei lotti che affacciano sulle strade adiacenti, che in questo
caso erano prevalentemente composti da edifici mono scala dal fronte attorno ai 20/25 metri che, pur
offrendo prospetti diversi gli uni dagli altri, formavano uno dei ritmi che
si potevano individuare nel contesto
esistente. Di questo concetto nel
progetto non se ne tenuto conto e
si andati a formare un unico blocco pluriscale unitario, dando esito
cos a un edificio fuori scala che
forma unanomalia ben visibile tra le
cortine stradali esistenti. Lo sviluppo
di questarea, con isolati a cortina e
blocchi edilizi prevalentemente monoscala e diversi tra di loro, creava
l'effetto citt, con la singola diversit negli allineamenti comuni.
Ricordo il completamento dell'isolato a cortina della Schutzen Strasse
a Berlino, realizzato da Aldo Rossi
riempiendo i vuoti mancanti alla cortina con una serie di blocchi monoscala affiancati ma differenti l'uno
dall'altro nelle facciate, obbedendo
ai ritmi catastali degli edifici scampati ai bombardamenti. A Milano

come questo caso dimostra questa


sensibilit urbanistica spesso
sconosciuta, mentre in altre realizzazioni, come quella di via Spallanzani angolo via Melzo del quale ho
gi parlato favorevolmente, la sensibilit della singola diversit in allineamenti comuni stata ricreata
nella ristrutturazione di un blocco
pluriscale esistente, lavorando sui
colori e sulle facciate suddividendole in blocchi compatibili con l'intorno,
tali da sembrare accostamenti di
diversi interventi.
In questo PII invece l'edificio viene
trattato uniformemente sui due lati
corti che si affacciano sulla piazza e
sul lato ben pi lungo sulla via Savona senza introdurre una differenziazione in blocchi verticali n un
ritmo e tempi per le finestrature ed i
balconi-loggia, dando l'effetto di un
intervento estraneo all'esistente,
anche per un insufficiente richiamo
a colori e materiali presenti tutt' attorno, inserendo per tutto il lungo
blocco come unica tonalit di colore
il grigio della pietra che riveste il piano terreno e due grigi chiari per i
piani superiori (o forse uno un
beige) che ne hanno amplificato l'effetto dirompente dell'edificio fuori
scala.
Questo edificio fa dunque anche da
fondale per due lati alla nuova piazza, dove al suo vertice, tra le vie
Tolstoj e Savona, presente il gioiello ristrutturato alla sua versione
storica originale. Per chi viene dalle
vie Savona e Tolstoj ma anche da
tutte le altre direzioni questa bella
presenza storica accentua il gap
qualitativo con la parte edificata retrostante che gli fa da fondale, a tal
punto da poter individuare in questi
nuovi edifici, pur facendo parte di un
corretto PII, un vero Harakiri dell'architettura moderna.

MILANO PER I CICLISTI: PEDALATE IN AVANTI


Ilaria Li Vigni
Indubbiamente, in tema di piste ciclabili, la nostra citt non in alcun
modo al livello delle capitali europee, quali Amsterdam, Berlino, Vienna, n per quanto riguarda leffettiva
presenza delle piste ciclabili nella
rete cittadina n per una cultura di
rispetto del ciclista e un conseguente incentivo alluso della bicicletta.
Proprio due anni fa, su questo set-

n. 23 VI - 18 giugno 2014

timanale on-line, chi scrive faceva


presente la circostanza che Milano
era molto indietro in tema di cultura
ciclistica in generale, pur intravedendosi elementi di interesse da
parte dellamministrazione comunale.
La Giunta Pisapia, al momento del
suo insediamento, aveva elaborato
un Piano per la mobilit ciclistica

2011-2016 che prevedeva la costruzione di 95-100 nuovi chilometri


di percorsi riservati esclusivamente
ai ciclisti. Con una scaletta molto
dettagliata di priorit (si parte dall'itinerario centrale Castello Sforzesco
- Duomo - Corso Monforte, gi finanziato dalla precedente amministrazione comunale) e nuovi criteri

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per favorire la mobilit delle biciclette verso luoghi di lavoro e scuole.
Oggi i chilometri di piste/corsie ciclabili a Milano sono 135 (110 su
strada, il resto nei parchi), ma pongono degli evidenti problemi di funzionamento e gestione che spesso
inducono i ciclisti a utilizzare la carreggiata tradizionale per i loro spostamenti. Tale progetto pluriennale
sta lentamente vedendo esecuzione. Recentemente, negli scorsi mesi, la Giunta ha approvato due nuovi
progetti dedicati al tema della mobilit sostenibile che riguardano non
solo le piste ciclabili, ma anche le
zone 30, in cui vige tassativo il divieto per le auto e le moto di circolare a 30 km/h.
Con un investimento totale di circa 2
milioni e mezzo di euro e in un anno
circa, finalmente si ricollegheranno
quelle parti di piste per i ciclisti che,
al momento attuale, si interrompono
con grande disagio per lutente della
strada a due ruote. Un esempio eclatante e molto noto quello di
corso Venezia, dove i percorsi per
le bici verso il centro si bloccano tra
via Palestro e via Senato: con il

nuovo progetto le corsie verranno


portate sino a piazza San Babila.
La realizzazione di altre due piste
ciclabili , inoltre, prevista in piazzale Susa in cui saranno costruite una
pista per senso di marcia per facilitare al ciclista lattraversamento della piazza, lunga e molto alberata.
Lungo viale Romagna, sempre in
zona Citt Studi, inoltre, in programma una riqualificazione complessiva: piste ciclabili, risistemazione delle aiuole, allargamento dei
marciapiedi, opere per ridurre e limitare la velocit del traffico (le zone
30).
Anche queste zone a bassa velocit, sullesempio delle pi grandi
capitali europee, saranno implementate a Milano, prevedendo due
zone 30 sia negli isolati circostanti
a Piazza San Babila e via Senato
sia nei controviali di viale Romagna
sino a piazzale Susa. un esperimento per Milano che non ha mai
creato queste zone a viabilit ridotta: ne vedremo i risultati sia sul traffico, sia sullimpatto ambientale.
Infine, non dimentichiamo che, da
oltre un anno, grazie a una felice

sperimentazione dellATM, le biciclette possono essere portate sui


mezzi pubblici, a determinati orari
(non quelli di punta) nei giorni feriali
e durante tutto il servizio nei giorni
festivi. Francamente, a oggi, non si
vedono molte biciclette sui mezzi
pubblici milanesi come, ad esempio,
in grandi citt tedesche o olandesi:
forse, le numerose restrizioni e un
sistema di mezzi non particolarmente adatto alle due ruote scoraggiano
lutente-ciclista dallavventurarsi sui
mezzi. Anche tale servizio andr
implementato, prevedendo, ad esempio, carrozze della metropolitana riservate ai ciclisti in modo che le
biciclette non diano fastidio ad altri,
ma siano gestibili dal proprietario.
Insomma, di utenti a due ruote a
Milano se ne vedono sempre di pi,
sia per il congestionamento del traffico sia per la crisi economica che
porta a risparmiare sugli spostamenti: le loro esigenze vanno tutelate con attenzione per incentivare
questo spostamento ecologico e
comodo nelle grandi citt.

RENZI E IL CONFLITTO DINTERESSI? CIAU MAMA!


Giuseppe Ucciero
Ciau mama, cos si sbeffeggiava
chi rimaneva deluso, sentendosi
anche tradito da qualcuno o qualcosa. Ciau mama, non pensarci pi.
Cos verrebbe voglia di dire ad Elio
Veltri, se non fosse evidente che,
sotto le sue candide e ben documentate domande sullevasione fiscale, si legge un ben chiaro giudizio politico su Matteo Renzi, la sua
esperienza di governo e il probabile
futuro che ci attende.
E che dire del conflitto dinteressi?
Nella sua cavalcata verso la rottamazione del PD ancien regime, il
nostro caro premier ha speso condanne tra le pi dure sullignavia
che la precedente generazione di
dirigenti della sinistra avevano dimostrato sulla regolazione del conflitto dinteressi, e a ragione si intende.
Non si contano le intemerate
dellipercinetico, i per ventanni non
avete fatto nulla, ma ora ci penso
io. Nei primi 100 giorni sar priorit,
a costo naturalmente di rimetterci
la faccia! Bene, siamo in attesa, ma
allorizzonte non si ode n si vede
nulla, ma proprio nulla, insomma il
vuoto pneumatico.
La questione del dominio oligopolistico
del
sistema
televisivo,
lintreccio putrescente e irrespirabile
tra la vicenda di un tycoon mediati-

n. 23 VI - 18 giugno 2014

co e il sistema politico istituzionale


italiano, semplicemente sparita
dai radar della politica e dellazione
di governo. Eppure, proprio questo
intreccio ha letteralmente costruito
la de-generazione della nostra democrazia in video - crazia, avendo
offerto al pregiudicato signor B. la
possibilit di manipolare lopinione
pubblica per accumulare con i voti,
e per ventanni, lo scudo dietro cui
condurre i suoi poco raccomandabili
traffici.
Quindi una questione di fondo, una
questione che certo oggi tocca il signor B. ma che, bisogna essere coerenti, dovrebbe (deve) toccare tutti
quei soggetti che possono venire a
trovarsi, o magari gi si trovano, a
destra e a sinistra, nella condizione
di non poter distinguere, per intenzioni o per effetti, tra la loro posizione pubblica e quella privata da un
lato, o che, per la loro potenza mediatica, sono in grado di condizionare la formazione dellopinione pubblica e quindi del giudizio elettorale.
Quindi non solo B, ma anche Murdoch, De Benedetti, e tanti altri. Ora, su tutto questo nulla. Non solo,
ma mentre questo nulla ammanta
protettivo il signor B., Renzi (che
fegato, ragazzi) mette mano alla
RAI, madre di tutti gli sprechi e dei
padrinaggi politici. Naturalmente, la

RAI da riformare con decisione,


ma chiediamoci se questa riforma
debba essere e unilateralmente
condotta a colpi dascia solo sul suo
molle corpaccione romano, svendendo a privati la piattaforma RAIWAYS, o se non si debba, e finalmente, mettere mano allintero sistema televisivo italiano, pena il pretendere che uno dei contendenti nel
sistema oligopolistico combatta contro laltro con le braccia legate.
Questa la situazione in effetti, e
certo c da angosciarsene, se si
pensa che il Dossier Telecom Italia
resta sempre aperto sul tavolo del
signor B. Basti questo, per.
La questione che si intende sollevare di merito strettamente politico
ed la seguente: per quale motivo
Matteo Renzi non mantiene le sue
promesse sul conflitto dinteressi del
signor B, ma anzi agisce unilateralmente contro la RAI? Qui gatta ci
cova direbbe qualcuno, e non sbaglierebbe. Non sbaglierebbe prima
di tutto nel cogliere al volo che nella
grande partita di scambio tra Berlusconi e Renzi, intanto il primo disponibile a fare sponda al secondo
solo e esclusivamente per ottenere
risultati non politici, ma suoi personali.
Che poi questo sia scritto o detto, o
non rimanga tra quei non detti e non

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scritti assai pi solidi dei patti formali, non conta nulla. Contano aspettative e comportamenti. Al signor B.
non importa assolutamente pi nulla
del suo destino politico se non nella
misura in cui la sua forza elettorale
gli eviti carcere e rovina economica,
come del resto nel 1994. E sar pure stata una coincidenza sfortunata,
ma ricordiamo che il 24 gennaio Enrico Letta preannunci, nel bel mezzo della trattativa sullItalicum, il
prossimo intervento sul conflitto
dinteresse e che Renzi gli diede
subito i 15 giorni, disarcionandolo
puntualmente alla scadenza.
Ma cosa interessa al nostro caro
premier del signor B.? Nulla personalmente, se non il suo grande serbatoio di voti, un serbatoio a cui potr attingere a due condizioni: in
primo luogo non litigare con il signor
B. e in secondo luogo, ahim, assomigliare per quanto possibile da

sinistra al Signor B. E allora come


non ci stupiamo che la coltre del silenzio sia caduta sullevasione fiscale, non ci meraviglia che Renzi attacchi la Rai e non sollevi neppure
per battuta il conflitto dinteressi. Parafrasando Nenni: se non proprio
pas dennemi a droite, che ne restino solo i cespugli.
Naturalmente, i nostri contraddittori
potranno sempre portare argomenti
a favore di Renzi, che si tratti
dellinopportunit di sollevare questioni che impediscano le grandi (?)
riforme istituzionali o che si ricordi
che proprio con questa tattica il peso politico di S. B. si riduce ogni
giorno, aprendo il terreno per la
mazzata finale.
Ma chiediamo perdono, non erano
esattamente considerazioni di opportunit politica ad aver indotto
Prodi, DAlema, Veltroni, Amato e
tanti altri rottamati, a non intervenire

sulla materia? Oggi, come allora, il


calcolo politico (giusto o sbagliato
che sia) fa premio sulla necessit di
intervenire in modo organico su di
una parte tanto rilevante della nostra Costituzione materiale. Altro
che Italicum . La cronaca prevale
sulla storia.
Matteo Renzi far spallucce, e da
genio della comunicazione manipolatoria sposter lattenzione sulle
riforme che a ritmo di una al mese
annuncia e in tanti prestano fede, o
si assiepano in coro. E allora, per
noi, e per tanti altri che si ostinano a
credere che il sistema dellinformazione debba essere libero, e che
trasparenza e chiara divisione tra gli
interessi extrapolitici e la funzione
pubblica siano pilastri del bene comune, pare davvero che non resti
altro che un bel Ciau mama. Ma
forse no, chiss.

BLACKROCK A MILANO (non un nuovo cocktail)


Massimo Cingolani
Standard &Poor's, ha confermato il
rating negativo sull'Italia, probabilmente pesano "conflitti d'interresse"
e comodo scetticismo sulla situazione politica. Per, alcuni giorni fa
a Milano c stata unimportante riunione, a cui molti non hanno prestato la necessaria attenzione, se non
nelle pagine specialistiche di economia, mentre una di quelle notizie che dovrebbero essere evidenziate per il forte segnale positivo,
tenendo presente che si svolta
prima dei risultati delle elezioni europee.
Il vertice di BlackRock, la pi grande
societ di investimento nel mondo
che gestisce un patrimonio totale di
4320 miliardi di dollari, il primo gestore indipendente quotato alla Borsa di New York in termini di masse
gestite. Leader in America e presente nella piazza finanziaria di Milano
con una di gamma di prodotti quotati sull'indice ETF Plus della Borsa
Italiana, si ritrovato per tre giorni a
Milano. BlackRock tra le societ di
investimento un'istituzione di grande
influenza a Wall Street e a Washington. Nel 1992 Laurence D. Fink,
Ralph Schlosstein e Keith Anderson
fondarono BlackRock, come societ
di risparmio gestito.
leader nell'offerta di servizi di
consulenza all'investimento, nella
gestione del risparmio, nella gestione del rischio, servizi che offre a
clienti sia istituzionali sia privati distribuiti in oltre 60 Paesi al mondo.
La Societ offre soluzioni di gestio-

n. 23 VI - 18 giugno 2014

ne del rischio e piattaforme d'investimento ad un'ampia rosa di clienti


istituzionali, detentori di un patrimonio complessivo di oltre 7.000 miliardi di dollari. Con sede principale
a New York e oltre 40 uffici dislocati
in 22 Paesi, BlackRock vanta
unimportante presenza nei principali mercati finanziari quali Europa,
Stati Uniti, Asia, Australia e Medio
Oriente.
Al vertice di Milano, ha sottolineato
come stia risalendo la fiducia degli
italiani, soprattutto grazie alla discontinuit a livello politico, che non
potr che essere utile alla crescita
del Paese. Il cambiamento visto in
maniera positiva dopo anni di immobilit. Sono lontani gli anni in cui
DAlema doveva andare ad accreditarsi alla City di Londra, ora sono i
fondi americani pi importanti che
vengono in Itali a e chiedono udienza a Renzi, non cosa da poco.
Linteresse per lItalia del fondo
sottolineato dal fatto che detiene il
5% di Intesa Sanpaolo, il 7% Unicredit, il 3% del Banco Popolare,
mentre ha ridotto la quota in MPS al
3%; inoltre ha quote importanti in
Telecom Italia (4,8%) e Azimut
(6,80%), in passato era presente in
Generali, Bpm, Ubi, Mediaset, Fiat
industrial.
Questa forte presenza nellazionariato delle banche un elemento pi
che positivo, infatti oltre a rafforzare
in generale il sistema bancario, in
crisi di credibilit per le difficolt di

accesso al credito per famiglie e


imprese, limita il peso delle fondazioni bancarie allinterno delle quali
la politica, PD compreso, ha provocato spesso danni. Leconomia reale per ripartire ha bisogno di un accesso a fonti di finanziamento da
parte di famiglie e PMI, settore imprenditoriale che incide per 71%
sulla formazione del PIL. Secondo
unindagine Ipsos sulla percezione
della crisi, piccole e medie imprese
subiscono i maggiori effetti del
credit crunch, con un calo dal 31%
al 17% nella propensione a chiedere finanziamenti nei prossimi 12
mesi. Senza credito alle imprese
non si fa innovazione, senza credito
alle famiglie non si vendono n case
n elettrodomestici a rate.
A quanto sembra i soggetti economici e la fiducia degli italiani si stanno muovendo, infatti sta raggiungendo i livelli del 2000, tocca alla
politica nazionale e locale in particolare Milano, indirizzare questo sviluppo. Il rischio che si corre quello
di una crescita che aumenti le disparit sociali, senza occupazione,
in particolare giovanile, come i dati
sulla situazione in Europa evidenziano.
Vorrei poi ricordare che Standard&Poor's aveva dichiarato affidabili Parmalat, Enron e Lehman
Brothers, senza parlare delle inchieste di insider trading in Italia e
negli Stati Uniti.

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IL TRITACARNE DI PAPA FRANCESCO: MA DI QUESTO NON SI PARLA


Giuseppe Gario
Qualcuno ricorda il nostro agente
allAvana di Graham Greene, con la
sua micidiale arma segreta, un gigantesco aspirapolvere? Gli oggetti
pi banali, se di proporzioni inaudite
e fuori dal contesto abituale, non si
riconoscono pi, se non c capacit
di ragionare. quanto accade oggi
con la crisi.
La crisi politica di unEuropa che
ancora non ha dimensione politica
annovera una gita in barca di
premier: inglese Cameron, tedesca
Merkel, olandese Rutte e svedese
Rainfeldt. Gita significativa, perch
Merkel cerca una via duscita al veto
inglese su Juncker presidente della
Commissione Europea, candidato
naturale quale leader del partito popolare europeo, cui appartengono i
premier che non lo vogliono, uniti
nella politica di austerit dei bilanci
pubblici (i bancari e privati sono altra storia). il solo punto in comune, perch Cameron vuole che la
City resti il perno del mercato finanziario europeo alle sue (della City)
condizioni. Merkel conta sulla Gran
Bretagna
per
tenere
saldo
lancoraggio atlantico dellEuropa,
anche in vista del trattato di libero
scambio con gli USA. Modesti vincitori delle elezioni europee, i premier
conservatori fanno lobbismo nazionale a spese della credibilit politica
dellUE, specie nellEurasia di Putin
che, Ucraina a parte, nel 2006 ebbe
in dono di compleanno lassassinio
di Anna Politkovskaa. I killer hanno
ora avuto lergastolo, ma i mandanti
restano ignoti, anche se sono gi
stati condannati a gravi pene due
membri della polizia moscovita, che
allepoca teneva sotto stretta sorveglianza la giornalista.
Il tratto comune est-ovest la politica ridotta a lobby, pi o meno sanguinaria. Lobby per fare che? Soldi,
naturalmente, a scala quasi metafisica. La giustizia francese e belga
ha messo sotto inchiesta la svizzera
HSBC Private Bank non solo perch
favorisce levasione fiscale e il rici-

claggio, ma li offre come servizi particolarmente competitivi e, in alcuni


casi, anche contro la volont dei
clienti stessi, alla cui serenit fiscale
preposta la sacralit del volume
daffari e delle corrispondenti commissioni (moltiplicate in inesauribili
filiere-ombra). Gli affari illegali di
HSBC sono stati denunciati da un
dipendente, e questa la sola differenza con tutte le altre banche globali, che fanno ci che vogliono come vogliono quando vogliono perch nessuno lo impedisce, anzi, pur
se alcuni Stati, per istinto di sopravvivenza e calcolo, promuovono azioni di giustizia con sanzioni (pecuniarie, non penali) apparentemente enormi, ma relativamente irrilevanti.
Soldi per fare che? Le cronache da
Wall Street raccontano una strana
fase digestiva. In maggio i volumi
scambiati sono caduti al livello del
2007, vigilia della crisi finanziaria, e
nel 2013 erano gi diminuiti del
37%. Lindice Dow Jones quellanno
ha superato la soglia del 2% una
volta, contro le dieci del 2010 e le
trentatre del 2009. Nel 2013 persino
il trading ad alta frequenza diminuito in volume del 3%, ma del 52%
rispetto al picco del 2009. I mercati
sembrano avere fatto indigestione di
denaro, fornito gratuitamente dalla
Federal Reserve americana, e sono
in sonnolenza digestiva. Ma, dice un
trader intervistato dal Wall Street
Journal, La peggior cosa per il
trading la lentezza. Il lavoro duro
quando rallenta, perch c tempo
di analizzare troppe cose. Troppa
riflessione fa male alla salute mentale del trader, meglio listinto, droga
alimentata e misurata coi soldi.
La stabilit pericolosa, lo ha dimostrato
leconomista
americano
Hyman Minsky: i moderati profitti dei
periodi di calma cedono prima o poi
il posto a rischi sempre pi sconsiderati, fino a mettere in pericolo il
sistema mondiale. quel che si dice lindice di Warren Buffett, il rap-

porto tra la capitalizzazione totale di


borsa e il prodotto interno lordo americano, oggi al 124%, ben oltre
lapice raggiunto nel 2007, vigilia
della grande crisi finanziaria.
Tutto ci fa pensare alla metafora
del tacchino che, ben nutrito fino a
Natale, non sospetta il colpo di scena mortale della vigilia: il pericolo
massimo quando sembra trascurabile. Nei venticinque ultimi anni le
crisi finanziarie si sono ripetute con
la regolarit di un metronomo, alla
cadenza dei biblici sette anni: 1987,
1994, 2001, 2008.
Queste informazioni dalla gita in
barca alle crisi finanziarie vengono da Le Monde (mercoled 11 giugno, p. 2, 5, 6; per Wall Street, p. 7
dellallegato conomie & Entreprise). la cronaca di un giorno normale in un mondo che ha divinizzato il denaro, sottraendolo al ruolo di
umile strumento a servizio del lavoro produttivo di beni e servizi reali,
che migliorano la vita di un numero
crescente di persone al mondo.
Questa cronaca descrive alcuni elementi tanto enormi da essere
invisibili nelle loro dimensioni e nel
loro insieme del tritacarne globale
che sta facendo a pezzi il nostro
benessere e la nostra libert, indirizzandoci verso la prova di forza
(lelenco dei conflitti si allunga,
lUcraina chiude solo provvisoriamente la lista) voluta come giudizio
di dio, cio di se stessa, soprattutto
della forza del denaro, senza cui
non s mai potuta combattere alcuna guerra.
In grande, il tritacarne di cui ha
avuto esperienza diretta e dato testimonianza papa Francesco, quando era arcivescovo di Buenos Aires,
chiamandolo appunto cos. Anche
ora il solo a parlarne e denunciarne gli effetti disumani. Ha ragione
Manzoni, la c la provvidenza.
La gh, ma perch provveda bisogna almeno saperla ascoltare.

PALAZZO DI VETRO: AVVOCATI (ITALIANI) TRA RESPONSABILIT E GIUSTIZIA


Ileana Alesso
Da qui, dal palazzo di vetro delle
nazioni unite di New York, la professione di avvocato che in Italia nel
comune sentire spesso vista oscillare tra gli arzigogoli dellazzeccagarbugli o il senso degli affari del

n. 23 VI - 18 giugno 2014

favoreggiamento, ritrova il suo respiro e la sua responsabilit.


Occorre forse distanza e silenzio.
Migliaia di chilometri da Milano e un
oceano di stereotipi si sbriciolano
negli incontri e nelle riflessioni con i
colleghi avvocati - elegantissimi -

nigeriani, turchi, libanesi e con le colorate - colleghe sudamericane o


con le eteree e riservate colleghe
del nord Europa.
Spigliati come al solito gli statunitensi. Veloci e sintetici nellandare al
punto: siamo qui esordisce Debra

10

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Raskin Presidente dellOrdine degli
Avvocati di New York non per occuparci del rapporto tra avvocato e
cliente, che pure importante nella
nostra vita quotidiana, siamo qui in
nome di una comune visione di responsabilit e giustizia.
Vision, Responsability e Justice for
all, sono i concetti pi ricorrenti in
questo convegno degli Ordini degli
Avvocati, Bar Leaders Briefing, dove i partecipanti hanno in comune il
tratto non solo di essere avvocati
ma di esserlo nelle Istituzioni pubbliche, elettive e rappresentative di
una professione che nel salvaguardare i diritti individuali ricorda ai
pubblici poteri i propri doveri.
Non prive di rischi, molto seri, le vite
dei nostri colleghi in Turchia, in
Russia, in Nigeria, in Uganda. Ma
anche in Libano, come sentiamo
dalle loro testimonianze e dal silenzio che le accompagna come quello
che accoglie Georges Jreij, Presidente dellOrdine degli Avvocati di

Beirut, quando raggiunge la sua delegazione.


Visione comune, Responsabilit di
ciascuno e Giustizia per tutti. Eppure pensando alla Vision si associa lo
sguardo su lisola che non c alla
politica, alla sociologia, tuttal pi
alla filosofia del diritto. Si, si pensa
anche alle aziende, al consueto binomio Vision / Mission, ma certo
non lo si associa al diritto e tanto
meno agli avvocati. Lo stesso a dirsi
per la Responsabilit che richiama
quasi istintivamente la Colpa o il Risarcimento, o tutti e due, difficilmente richiama o intercetta la Responsabilit sociale della professione
forense, lo svolgimento di una funzione pubblica che, nellinterpretare
le regole e riconsegnarle a chi le
governa, governa le nostre vite.
Nellapprofondire il tema dei diritti
umani che ci accompagna per tutta
la giornata, dalla pena di morte alle
spose bambine, dal contrasto alle
armi chimiche allaccesso alla istruzione, dalla Giurisdizione universale

alla elaborazione dei Trattati internazionali, il padrone di casa, H.E.


Miguel de Serpa Soares, Under Secretary General for Legal Affairs and
Legal Counsel United Nations, sottolinea che la discussione giuridica
va vista non come un ostacolo ma
come una parte essenziale del processo decisionale.
Noi italiani, sei uomini e una donna,
la
sottoscritta,
due
vengono
dallOrdine di Milano, senza accorgerci ci cerchiamo con lo sguardo,
sentiamo la eco di unaria di casa, ci
par di sentire il mantra di chi contrappone lefficienza alla legalit o di
chi pensa che i procedimenti facciano solo rima con impedimenti e che
le deroghe siano pi utili delle regole. Sorridono le nostre colleghe
francesi e i colleghi tedeschi - davvero cordiali - che sono accanto a
noi, nellala europea della grande
sala ad anfiteatro del palazzo di vetro, mentre fuori le nuvole si stanno
dando appuntamento sovrastando
lo skyline di Manhattan.

Scrive Pierangelo Pavesi a proposito del Vigorelli


Condivido totalmente quanto scritto
da Andrea Di Franco. Io c'ero quando Maspes vinse il suo primo mondiale battendo lo svizzero Plattner
come pure a tutti gli eventi ciclistici
successivi. Proporrei la ghigliottina

a chi propone di abbattere la pista.


La pista nata cos e cos deve rimanere, anche inutilizzata. un
monumento nazionale, una delle
meraviglie del mondo! Solo a Milano
e in Italia i politici mondialisti posso-

no pensare di distruggerla. Perch


non distruggiamo il Colosseo, i gladiatori non ci sono pi!

Scrive Ferdinando Mandara a proposito di evasione fiscale


Elio Veltri dice che Renzi intende
combattere levasione fiscale solo
con la tecnologia (incrocio delle
banche dati), ma che questa non
la soluzione se non c la volont
politica. Dice anche che i pochi
leader che ci hanno provato, come
Prodi e Monti, sono stati mandati a
casa. Sulla base delle asserzioni di

Veltri, se per caso Renzi avesse veramente lintenzione di combattere


levasione, non sarebbe logico che
cercasse di mettersi prima nelle
condizioni di non essere mandato a
casa se ci prova? O quantomeno
che provi a fare prima qualche altra
riforma, prima di impegnarsi in quello per cui verrebbe mandato a casa.

In generale, trovo abbastanza curioso che tanti - al di l delleccesso


di promesse di Renzi - si aspettino
che possa ottenere risultati come se
fosse il padrone assoluto della situazione, senza tener conto della
composizione parlamentare del PD
e della maggioranza su cui si regge
il governo.

Replica Elio Veltri


Renzi per governare ha bisogno di
soldi e i soldi li trova solo se recupera una parte dei circa 200 miliardi di
evasione fiscale, compresa quella
conseguente a esportazione di capitali; scioglie il nodo della legge sul
riciclaggio e riorganizza l'Agenzia
per l'amministrazione e la destinazione dei beni mafiosi ora paralizzata, favorendo l'aumento delle confische che possono essere messe a
disposizione o vendute; taglia i tem-

n. 23 VI - 18 giugno 2014

pi dei processi con il blocco della


prescrizione dopo il rinvio a giudizio.
Sono tutte riforme senza costi ma
che portano un sacco di soldi.
Nessun paese europeo pu reggere
con una quota di economia sommersa e criminale che vale circa
600 miliardi di PIL, oltre il 40% del
totale. Pensare di fare le riforme favorendo l'universo mondo non
possibile: il 10% di famiglie italiane
(Bankitalia 2012) che posseggono

quasi il 50% della ricchezza del paese non possono essere trattate
come il 50% che ne possiede il
10%. Un signore che si chiamava
Riccardo Lombardi era solito dire
che le riforme serie si fanno a favore della maggioranza e incidendo
sugli interessi di una minoranza. Ne
sono convinto ancora di pi oggi.

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CINEMA
questa rubrica curata da Anonimi Milanesi
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Racconti damore
di Elisabetta Sgarbi [Italia, 2013, 60']
con: Michela Cescon, Andrea Renzi, Ivana Pantaleo, Laura Morante, Sabrina Colle, Tony Laudadio, Anna
Oliviero, Toni Servillo, Elena Radonicich, Rosalinda Celentano
un film particolare, composto da
quattro storie che hanno a che fare
con la Resistenza. ambientato, o
meglio generato, nel Polesine e a
Ferrara. I protagonisti sono figli
dellacqua, della campagna, e della
citt dei Finzi Contini. La loro vita
scorre accanto a quella del fiume o
confinata nel passato e ha bisogno di un racconto per non perdersi.
Cos nellepisodio Tra due cieli una
donna (Laura Morante) introduce la
storia dei suoi genitori (Michela Cescon e Andrea Renzi): due giovani
partigiani che si incontravano, amavano guardando le stelle. Fino a che
sono stati catturati e uccisi perch la
giovane Bruna li aveva denunciati:
nella sua contabilit di vita e morte
ha pensato fosse meglio salvare 30
vite di militari tedeschi sacrificando
quelle di otto partigiani. La vita dei
due partigiani rimasta imprigionata
nelle cose che hanno fatto, quello
che poteva essere una stagione della vita diventato il tutto.
Segue lepisodio Fornace: due donne (Sabrina Colle e Anna Oliviero)

sono addette al collegamento dei


partigiani e le loro famiglie e le vediamo trasportare un uomo in barca
fino a Comacchio incuranti degli
spari e in compagnia delle folaghe e
delle anitre selvatiche. Svolgono il
loro compito in un mondo silenzioso, in attesa di qualche cosa che dia
ancora pi senso alla loro vita. Il
terzo episodio ha per protagonista
Micol Finzi Contini (Elena Radonicich), sempre giovane come lha
immortalata Bassani. Con il suo sorriso ingenuo Micol accompagna gli
spettatori a visitare la tomba di famiglia nel cimitero ebraico. Sulla
lapide c solo il nome del fratello,
allinterno solo il suo corpo, tutti gli
altri non ci sono: sono dispersi nei
campi di concentramento. La giovane rivede la casa di famiglia e poi
sale su una Balilla e fa ritorno al
campo concentramento, non senza
aver accarezzato con gli occhi la
sua citt. La storia raccontata da
Tony Servillo, che ricorda come il
giovane Giorgio non ha saputo confessarle il suo amore. Lultimo epi-

sodio Lillusione quella di Lucio,


un pescatore di Pila, senza pi ideali, ripiega sul privato e ama immaginare che Ada, la donna che incontra
nellosteria sul fiume, risponda al
suo sentimento. Non cos, non
successo nulla di nuovo, tutto
sempre uguale come il fiume che
scorre verso la foce.
La narrazione della Sgarbi molto
letteraria, lascia i personaggi sospesi tra lambiente che sembra essere il vero protagonista e le voci
fuori campo che danno loro identit.
Leffetto poetico anche se inquietante: gli uomini (anche quando sono eroi) restano piccoli di fronte
allimmanenza della natura. Solo
lamore, come dice la figlia dei partigiani, pu come il grande fiume
superare gli ostacoli verso il mare.
Da sottolineare la bellissima fotografia di Andres Arce Maldonado e
Elio Bisignani e le musiche di Franco Battiato.
Dorothy Parker
.

MUSICA
questa rubrica a cura di Paolo Viola
rubriche@arcipelagomilano.org
Fine di stagione
In questi giorni abbiamo gli ultimi
concerti di chiusura delle stagioni
milanesi, e sono tre le occasioni pi
interessanti: il 20 chiude la stagione
del Quartetto con le tre ultime Sonate per pianoforte di Beethoven, le
opere numero 109, 110 e 111, eseguite da Krystian Zimerman, che
abbiamo poche settimane fa ascoltato nella interpretazione di Andras
Schiff e sar dunque interessante il
confronto fra i due giganti; il 26
chiude la stagione della Filarmonica
con un concerto straordinario di Daniel Barenboim che eseguir il Concerto K.595 per pianoforte e orchestra di Mozart e la Sinfonia numero
5 di ajkowskij. Fine. Per fortuna
subito dopo si inaugura la stagione

n. 23 VI - 18 giugno 2014

estiva dellAuditorium che ha tutta


laria di essere molto interessante.
Del concerto di fine stagione
dellOrchestra Verdi, che si tenuto
allAuditorium domenica scorsa, non
posso tacere la curiosa contraddittoriet; si eseguita la Sinfonia n. 5 in
mi minore opera 64 di ajkowskij
che ascolteremo alla Scala fra pochi
giorni e sar gustoso metterle a
confronto affiancata anche in questo caso ad un concerto per pianoforte e orchestra, ma di Beethoven,
e precisamente al Concerto numero
5 in mi bemolle maggiore opera 73,
detto lImperatore: lOrchestra era
diretta da Jader Bignamini e al pianoforte sedeva Davide Cabassi.

Mai mi era capitato di sentire,


allinterno dello stesso concerto,
due capolavori assoluti come questi
eseguiti uno in modo magnifico e
laltro pessimo; tanto stata assorbente, penetrante, incisiva, commovente, la Sinfonia russa, quanto povero, scialbo e modesto il grande
Concerto beethoveniano.
Jader Bignamini si rivelato ancora
una volta un direttore grandemente
dotato quando, liberatosi dallobbligo della concertazione con il
pianista, ha affrontato la Quinta di
ajkowskij in piena libert; nel gennaio del 2012 scrivevo di essa, in
questa rubrica, che una delle opere pi tragiche, pessimiste, piene
di pulsioni autodistruttive che siano

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mai state concepite da mente umana, nata in un contesto di depressione e di vocazione al suicidio da
parte di chi si autodefiniva un artista a disagio nel mondo. Di
questopera, in cui ajkowskij anticipa ostakovi?, Bignamini ha saputo esprimere non solo la tragicit
propria dellAutore, che morir suicida cinque anni dopo per non aver
saputo o potuto gestire serenamente la propria ambigua sessualit, ma
anche la potenza e la grandiosit
con cui la musica russa evoca gli
spazi infiniti e la millenaria storia
delle afflizioni di chi li abita, potenza
e grandiosit che solo i musicisti
russi normalmente riescono a rappresentare.
Lesecuzione stata accolta da un
tale trionfo che lorchestra ha dovuto
replicare il finale dellopera, evento
abbastanza raro persino allAuditorium che come si sa gode di un
pubblico affettuosamente legato alla
sua orchestra, fedele, facilmente
entusiasmabile.

risultato dunque incomprensibile


come, nella prima parte del concerto, abbia potuto rivelarsi cos scialbo
e inconsistente proprio quel Concerto n. 5 che una delle opere pi
possenti e vigorose della produzione beethoveniana. Si percepiva una
sostanziale difficolt di dialogo e di
intesa fra pianista e direttore, il loro
diverso sentire, i contrastanti approcci. Per esempio se da una parte
abbiamo ascoltato un bellinizio del
secondo tempo, le cui prime misure
sono per sola orchestra, dallaltra i
ritornelli del Rond, laddove lo stesso tema viene pi volte rimbalzato
dallorchestra al pianoforte e viceversa, si percepivano fastidiosamente due diverse interpretazioni,
due diversi fraseggi. La conclusione
stata unesecuzione scolastica,
per nulla convincente, una lettura
sostanzialmente noiosa e insignificante.
Una curiosa riprova della diversit di
approccio fra i due protagonisti la si
avuta quando Cabassi, richiesto di

un bis, ha offerto un Fr Elise in


versione estremamente lenta e
sommessa, quasi una ninna nanna,
che aveva qualcosa dellintimismo
di Debussy, molto lontano dal temperamento di Bignamini (ma - ed
ben pi grave anche dalluniverso
beethoveniano).
C molto da imparare da concerti
come
questi;
per
esempio
limpotenza del direttore dorchestra
quando ha a che fare con un solista
diverso, non consonante. O come sia difficile suonare insieme,
entusiasmante quando ci si riesce,
deludente in caso contrario. Ma anche come sia pericoloso affiancare
due capolavori cos densi di significati e ricchi di valori, per giunta arcinoti, se non si poi in grado di
tenerli insieme, di portarli allo
stesso livello di eccellenza. Pu accadere, come in questo caso, che
uno finisca per ammazzare laltro.

LIBRI
questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero
rubriche@arcipelagomilano.org
Franco Forte
Gengis Khan
Mondadori, 2014
pp. 670, euro 12,00
Di lui sapevamo che era un giornalista professionista, uno scrittore, uno
sceneggiatore e un consulente editoriale. Ora sar noto a tutti che
Franco Forte anche un conquistatore. E non mi riferisco solo al mercato delleditoria, nel quale ha sempre lasciato una Forte impronta, ma
alla sua capacit dimpadronirsi
dellintimit dei giganti della Storia,
soprattutto quelli le cui gesta sono
divenute immortali.
Il suo romanzo - Gengis Khan, il figlio del cielo, pubblicato negli Oscar
Grandi Bestseller Mondadori - narra
lepopea di uno dei pi grandi condottieri che il passato ricordi.
Lartefice di un enorme impero, ancora pi vasto di quelli di Roma antica, di Alessandro Magno e Napoleone messi insieme.
Franco Forte riunisce nella sua opera lamore per la scrittura, per le parole e per la loro fraterna necessit

di coesistere, e laderenza alla realt dei fatti. Un dono, il suo, che non
mostrato qui per la prima volta.
Nerone, Annibale e adesso Gengis
Khan sono stati i personaggi dei
suoi romanzi; li ha incontrati, conosciuti e dominati. os, il Signore del
romanzo storico ci propone una narrazione viva e autentica, dove emergono non solo le imprese, ma
anche le emozioni personali e la dinamica dei fatti privati. Impavido,
come il suo eroe, Franco Forte non
si ferma davanti ad alcun ostacolo.
Va oltre i fatti, esplora lanima di
Gengis Khan, portando alla luce
drammi, gioie, soddisfazioni e tradimenti.
Gengis fin da bambino venne lasciato solo a se stesso, secondo le
leggi spietate dei tartari. Se fosse
sopravvissuto, significava che il
bambino godeva della benedizione
degli dei. Le difficolt avrebbero fat-

to di lui un guerriero pi forte. Divenuto grande, riun tutte le trib sotto


lo stesso stendardo, come promesso al padre. Poi, inizi la sua inarrestabile opera di conquista. Samarcanda, Bukhara, la Persia e tutti i
territori dallIndia al Mar Caspio
caddero sotto gli zoccoli e le spade
ricurve del suo potente esercito.
Ora, quanto Gengis fosse feroce,
intelligente e astuto, lo decider il
lettore; ma una cosa stata
senzaltro
detta
dalla
Storia:
limperatore mongolo fu lunico uomo capace di tenere unito un regno
cos grande. E Franco Forte ci conduce, al suo seguito, nelle steppe
del continente asiatico, nelle tende
dei mongoli, non con un meticoloso
saggio di storiografia, ma attraverso
un avvincente romanzo.
Cristina Bellon

SIPARIO
questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.Muscianisi
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n. 23 VI - 18 giugno 2014

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Segnalazioni d'autore
All'Elfo fino al 21 giugno Lola che
dilati la camicia, regia di Marco Baliani.
Al Teatro I il 18 giugno Contro il
progresso di Esteve Soler mise en
espace di Renzo Martinelli e il 25

giugno 2014 Il peggiore dei casi di


Kathrin Rggla, mise en espace di
Renzo Martinelli, all'interno del progetto Fabulamundi.

Naviglio In ogni caso nessun rimorso, della compagnia Borgobon,


all'interno della rassegna Giovani
Direzioni.
Emanuele Aldrovandi

Domenica 22 giugno ore 21 alla


Casa delle Arti di Cernusco sul

ARTE
questa rubrica a cura di Virginia Colombo
rubriche@arcipelagomilano.org
Fragilit, equilibrio e critica per Meireles alla Bicocca
Ancora una volta lHangar Bicocca
non sbaglia un colpo. La mostra dedicata a Cildo Meireles, Installations
tutta da vedere e provare. Coinvolgente, poetica, critica e polisensoriale, la mostra la prima manifestazione italiana dedicata allartista
brasiliano, considerato fin dagli anni
60 un pioniere di quellarte intesa
soprattutto come uno scambio attivo
e vitale con il pubblico, come un
rapporto vivo e attivo in grado di coinvolgere lo spettatore in una esperienza multisensoriale.
La personale, a cura di Vicente Todol, comprende 12 tra le pi importanti installazioni realizzate dallartista tra il 1970 e oggi, ed un percorso ricco di suggestioni che portano lo spettatore ad essere parte
dellopera darte, a farla vivere, ma
anche a mostrargli una realt concettuale nascosta e su cui riflettere.
Cildo Meireles affronta da sempre
tematiche sociali e culturali attraverso opere che rivelano pienamente il
loro significato solo nel momento in
cui sono attraversate e vissute,
coinvolgendo oltre alla vista, anche
ludito, il tatto, lolfatto e addirittura il
gusto.
Il percorso spiazzante, poich si
passa da opere di ridottissime dimensioni ad altre decisamente monumentali. Si inizia con Cruzeiro de
Sul, un cubo di legno di 9 mm, che
rimanda per a concetti e credenze
sacre nella cultura dei Tupi, popolazione india del Brasile con cui Meireles entr in contatto.
Si arriva poi ad Atravs, labirinto
trasparente lastricato da frammenti
di vetro rotti, che fa percepire allo
spettatore una sensazione di instabilit e di potenziale pericolo, dovendosi districare lentamente tra filo
spinato, tendaggi, superfici vetrate
(persino due acquari), attraverso le
quali sembra di vedere una via
duscita, resa difficile per dai materiali che creano il percorso. Lattraversamento del titolo simboleggia
n. 23 VI - 18 giugno 2014

dunque un percorso interiore accidentato, ogni passo spezza sempre


di pi il vetro sotto ai piedi, simbolo
della fragilit umana, ed sempre
pi difficile andare avanti.
Passando dalla torre fatta di radio
antiche e moderne, Babel, per arrivare ai cubi bianchi e neri sporcabili di Cinza, quello che colpisce la
variet dei materiali usati, scelti
dallartista solo in base alle loro caratteristiche simboliche o sensoriali,
mettendo insieme elementi contrastanti anche dal punto di vista semantico o visivo.
E in effetti Olvido, un tepee indiano
costruito con 6.000 banconote di
diversi paesi americani, circondato
da tre tonnellate di ossa bovine contenute da 70.000 candele, espressione di questo concetto. Mentre gli occhi sono impegnati a distinguere i diversi elementi, le ossa
emanano un odore difficile da sopportare e dal centro della tende fuoriesce un rumore continuo di sega
elettrica. Opera con una critica di
stampo post-colonialista, spesso
presente nei lavori di Meireles, non
affronta per lo spettatore direttamente, imbarazzandolo, ma suggerisce il suo messaggio accostando
elementi dal valore simbolico.
Una delle opere pi amate e fotografate sui social, sicuramente
Amerikka, un pavimento fatto di
22.000 uova di legno dipinte, su cui
troneggia un soffitto fatto da proiettili
sporgenti. Mentre lo spettatore
invitato ad attraversare scalzo lo
spazio bianco delle uova, in una situazione di instabilit, la minaccia
ulteriormente rimarcata da migliaia
di proiettili rivolti al suolo. Opera s
di spaesamento ma di incredibile
impatto visivo e percettivo.
Meireles lavora con tutti e cinque i
sensi. Ecco perch con Entrevendo,
un enorme struttura di legno a forma di imbuto, lo spettatore invitato
ad entrare in questo cono, da cui
esce aria calda, mettendosi prima in

bocca due cubetti di ghiaccio per


sperimentare, man mano che ci si
avvicina alla fonte di calore, lo sciogliersi del ghiaccio in pochi istanti,
per un coinvolgimento completo dei
sensi.
E poi si arriva allopera pi poetica
della mostra, Marulho, la simulazione di un pontile circondato dalle onde del mare, nella luce delicata del
tramonto. Solo ad una visione pi
attenta si scorgono i dettagli, ovvero
che le onde sono fatte da immagini
di acqua rilegate in migliaia di libretti
disseminati sul pavimento, giocando
sulla ripetizione e laccumulo, con
un effetto non solo visivo ma anche
simbolico.
Mentre ci si perde a osservare le
immagini, ecco che voci, tutto intorno, ripetono allinfinito la parola acqua in 85 lingue diverse, creando
una nenia simile allo sciabordio delle onde. Solo allora si scopre che,
ovviamente, un fondo c, la parete
lilla che delimita lorizzonte. Quello
che si crea allora nello spettatore
una curiosa sensazione alla The
Truman show, accorgendosi che in
realt tutto finto e costruito. Di naturale, non c nulla. Lopera vive
inoltre di riferimenti ad artisti del
passato che hanno giocato sulla
monocromia, come Piero Manzoni,
citato anche in unaltra opera della
mostra, Atlas, e Yves Klein.
Tra suoni, attraversamenti e sensazioni, la personale di Meireles intende mostrare come lo spazio sia
una componente fondamentale
nellenfatizzare i paradossi e le metafore, elementi chiave nella sua
arte, espressi da queste dodici
coinvolgenti installazioni.
Cildo Meireles, Installations fino al
20 luglio 2014 HangarBicocca / via
Chiese 2, Milano / Orario: gioved
domenica 11.00 23.00 Ingresso
libero

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Il design al tempo della crisi


Se il caldo impazza e si ha voglia di
vedere qualcosa di alternativo e diverso dalle solite mostre, ecco che
la Triennale di Milano offre tante valide opportunit. Ricco come sempre il ventaglio delle mostre temporanee di architettura, ma interessante ancor di pi il nuovo allestimento del TDM, il Triennale Design Museum, giunto alla sua settima edizione.
Dopo La sindrome dellinfluenza,
tema delanno scorso, per la nuova
versione ci si concentrati su temi
quanto mai cruciali, che hanno a
che fare molto e soprattutto con gli
ultimi anni: Autarchia, austerit, autoproduzione sono le parole chiave
che fanno da titolo e da fondo
alledizione di questanno. Un racconto concentrato sul tema dell'autosufficienza produttiva, declinato e
affrontato in modo diverso in tre periodi storici cruciali: gli anni trenta,
gli anni settanta e gli anni zero. La
crisi ai giorni nostri, insomma.
Sotto la direzione di Silvana Annichiarico, con la curatela scientifica
di Beppe Finessi, lidea alla base
che il progettare negli anni delle crisi economiche sia una condizione
particolarmente favorevole allo stimolo della creativit progettuale: da
sempre condizioni difficili stimolano
lingegno, e se questo vero nelle
piccole cose, evidente ancor di pi
parlando del design made in Italy.

Dal design negli anni trenta, in cui


grandi progettisti hanno realizzato
opere esemplari, ai distretti produttivi (nati negli anni settanta in piccole
aree geografiche tra patrimoni basati su tradizioni locali e disponibilit
diretta di materie prime) per arrivare
alle sperimentali forme di produzione dal basso e di autoproduzione.
Viene delineata una storia alternativa del design italiano, fatta anche di
episodi allapparenza minori, attraverso una selezione di oltre 650 opere di autori fra cui Fortunato Depero, Bice Lazzari, Fausto Melotti,
Carlo Mollino, Franco Albini, Gio
Ponti, Antonia Campi, Renata Bonfanti, Salvatore Ferragamo, Piero
Fornasetti, Bruno Munari, Alessandro Mendini, Gaetano Pesce, Ettore
Sottsass, Enzo Mari, Andrea Branzi,
Ugo La Pietra fino a Martino Gamper, Formafantasma, Nucleo, Lorenzo Damiani, Paolo Ulian, Massimiliano Adami.
Il percorso si sviluppa cronologicamente: si comincia con una stanza
dedicata a Fortunato Depero, artista
poliedrico e davvero a tutto tondo, e
alla sua bottega Casa dArte a Rovereto (dove realizzava quadri e arazzi, mobili e arredamenti, giocattoli e abiti, manifesti pubblicitari e allestimenti) e termina con una stanza
a cura di Denis Santachiara dedicata al design autoriale che si autoproduce con le nuove tecnologie.

In mezzo, un racconto fatto di corridoi, box e vetrine, che mette in scena i diversi protagonisti che, dagli
anni trenta a oggi, hanno saputo
sperimentare in modo libero creando nuovi linguaggi e nuove modalit
di produrre. Uno fra tutti Enzo Mari
con la sua semplice e disarmante
autoprogettazione.
Il percorso si arricchisce anche di
momenti dedicati ai diversi materiali, alle diverse aree regionali, alle
varie tecniche o citt che hanno dato vita a opere irripetibili, quasi uniche, come recitano i pannelli esplicativi.
Anche lallestimento segue il concept di base: sono stati scelti infatti
materiali che rievocano il lavoro artigianale e autoprodotto: il metallo e
lOSB (materiale composito di pezzi
di legno di pioppo del Monferrato).
Dopo aver risposto alla domanda
Che Cosa il Design Italiano? con
Le Sette Ossessioni del Design Italiano, Serie Fuori Serie, Quali cose
siamo, Le fabbriche dei sogni,
TDM5: grafica italiana e Design, La
sindrome dellinfluenza, arriviamo a
scoprire come il design si salva al
tempo della crisi.
Il design italiano oltre le crisi. Autarchia, austerit, autoproduzione
Triennale Design Museum, Orari:
Martedi - Domenica 10.30 - 20.30
Gioved 10.30 - 23.00 Biglietti: 8,00
euro intero, 6,50 euro ridotto

Leonardo Icon
Leonardo Da Vinci ancora una volta
protagonista di Milano. Si inaugurata ieri sera la scultura intitolata
Leonardo Icon, opera ispirata al
genio di Leonardo e appositamente
disegnata dallarchitetto Daniel Libeskind per valorizzare la piazza
Pio XI recentemente pedonalizzata.
Leonardo continua quindi a dialogare, con un rapporto lungo decenni,
con la Biblioteca e la Pinacoteca
Ambrosiana che sorgono sulla piazza, scrigni darte contenenti tra
laltro il famoso Ritratto di Musico e
limportantissimo Codice Atlantico, a
opera del maestro toscano.
Luogo e posizione centralissima per
la scultura dellarchistar Libeskind,
che oltre ad impreziosire la riqualificata piazza, ha giocato con Leo-

nardo non solo per omaggiare il suo


genio, ma anche sottolineandone il
talento artistico, creando per la scultura un basamento circolare riproducente la mappa della citt di Milano cos come Leonardo stesso
laveva descritta.
Unoperazione in linea con il programma di Expo 2015, che tenta di
arricchire la citt con opere e trasformazioni di ambito culturale a cui
il grande pubblico pu relazionarsi e
magari farle diventare nuovi punti di
riferimento urbano.
Leonardo Icon si presenta come un
totem di quasi tre metri, fatto di leghe metalliche, che lamministrazione comunale ritiene particolarmente significativo per il rilancio della piazza Pio XI.

Questopera si trova allinterno di


un simbolo della trasformazione della nostra citt: due anni fa questa
piazza era un parcheggio selvaggio
ora un gioiello pedonale che vogliamo sia conosciuto da sempre
pi milanesi e turisti, ha dichiarato
lassessore alla Mobilit Pierfrancesco Maran. Per questo larrivo
dellopera di Libeskind doppiamente importante, perch racconta
la Pinacoteca e Leonardo ai milanesi in un nuovo contesto pedonale
ancora tutto da scoprire. Oggi nasce
una nuova stagione, la Pinacoteca
riprende il suo giusto ruolo in citt.

Munari politecnico
Il genio di Bruno Munari ha spaziato
in diversi campi: dalla grafica

n. 23 VI - 18 giugno 2014

alleditoria, dalla pedagogia al design, passando per larte pi pura.

La mostra Munari politecnico, allestita nello spazio mostre del Museo

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del 900, propone un percorso affascinante su alcune delle sperimentazioni/invenzioni progettate dallartista.
I pezzi in mostra provengono tutti
dalla Fondazione di Bruno Danese
e Jacqueline Vodoz di Milano, che
nella molteplice veste di amici, collezionisti, editori e industriali, per
decenni hanno sostenuto e incentivato Munari a sperimentare linguaggi diversi. Lobiettivo della mostra dunque rivelare la propensione artistica di Munari, compito
che idealmente prosegue lesposizione allestita nel 1996 nelle sale
della Fondazione stessa, rileggendone per la collezione e aprendola
a un dialogo con una generazione di
artisti, presenti in mostra, che con
Munari hanno avuto un rapporto
dialettico.
La mostra divisa in sezioni, attraverso le quali appaiono gli orientamenti artistici di Munari attraverso il
disegno e il collage, con un modo di
intendere larte vicino alle pratiche
delle avanguardie storiche; ma dalle
quali emerge anche il suo rapporto

con la ricerca scientifica, come supporto di intuizioni plastiche e meccaniche; per arrivare poi alla produzione artistica vera e propria.
Soprattutto queste opere vivono di
corrispondenze e influenze, citate
da Munari nei suoi libri quali quelle
di Mary Vieira e Victor Vasarely; ma
in mostra ci sono anche pezzi di artisti che hanno esposto e condiviso
ricerche con lui come Enzo Mari,
Max Bill, Franco Grignani e Max
Huber; e di artisti che lo hanno frequentato come Getulio Alviani e Marina Apollonio. Senza dimenticarsi di
coloro che hanno condiviso momenti importanti del suo percorso, come
Gillo Dorfles e Carlo Belloli, e successivamente il Gruppo T. Infine,
questa stessa sezione include figure
che con Munari hanno mantenuto
un rapporto ideale in termini di capacit e ispirazione, come Giulio
Paolini e Davide Mosconi.
Le opere degli artisti selezionati discutono, dialogano e si relazionano,
oggi come allora, con limmaginario
estetico di Munari, anche grazie a
un sistema di allestimento fatto di

strutture e supporti legati tramite


incastro e gravit, ma con aspetto
leggero. Quella stessa leggerezza
di cui Munari fece vivere le sue opere, tra cui le famose Sculture da viaggio, le 10 forchette impossibili e
i libri illeggibili, tutti esposti in mostra.
Accanto alla mostra principale il Focus dedicato allopera fotografica,
in parte inedita, realizzata da Ada
Ardessi e Atto, autori che per decenni hanno lavorato a stretto contatto con Munari, testimoniando i
principali momenti della vicenda
professionale e umana dellautore.
Lesposizione ha come titolo Chi
s visto s visto locuzione molto
amata da Munari e che racchiude
tramite immagini, lartista e luomo a
tutto tondo.
Munari politecnico fino al 7 settembre Museo del Novecento
lun.14.30 - 19.30 mar. mer. ven. e
dom. 9.30 - 19.30 gio. e sab. 9.30 22.30

Bernardino Luini e figli: una saga lunga un secolo


Dopo un silenzio durato quasi cinquantanni, Bernardino Luini torna
protagonista di una mostra, e lo fa
in grande stile. Il pittore di Dumenza, chiamato per da tutti di Luino,
il centro di una esposizione come
da tempo non se ne vedevano, con
200 opere esposte per chiarire a
tutto tondo una personalit significativa ma discussa, soprattutto per la
mancanza di dati certi che caratterizza la biografia dellartista.
Da gioved 10 aprile sar possibile
scoprire Bernardino, i suoi figli e la
sua bottega, le influenze illustri che
lo ispirarono (Leonardo, Bramantino, i veneti, persino un certo che
di Raffaello) e pi in generale cosa
succedeva a Milano e dintorni agli
inizi del 500.
Quello sviluppato in mostra un
percorso ricco e vario, che oltre a
moltissime opere del Luini, presenta
anche il lavoro dei suoi contemporanei pi famosi, Vincenzo Foppa,
Bramantino, Lorenzo Lotto, Andrea
Solario, Giovanni Francesco Caroto,
Cesare da Sesto e molti altri, che
spesso giocarono un ruolo chiave

nel definire lestetica artistica milanese.


Un percorso lungo quasi un secolo,
che dalla prima opera di Bernardino,
datata 1500, arriva a coprire anche
le orme del figlio Aurelio, vero continuatore dellattivit di bottega, se
pur gi contaminato da quel Manierismo che stava dilagando nella penisola.
La mostra occuper lintero piano
nobile di Palazzo Reale, e si concluder in maniera scenografica nella sala delle Cariatidi, presentando,
in alcuni casi per la prima volta, tavole, tele, affreschi staccati, arazzi,
sculture, disegni e prove grafiche.
Oltre a prestiti milanesi, con opere
provenienti da Brera, dallAmbrosiana e dal Castello sforzesco, si
affiancano importanti contributi internazionali provenienti dal Louvre e
dal museo Jacquemart-Andr di Parigi, dallAlbertina di Vienna, dal
Szpmvszeti Mzeum di Budapest, dai musei di Houston e Washington.
Il progetto, curato da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, oltre a essere
la pi grande retrospettiva mai dedi-

cata a uno dei protagonisti dellarte


del Cinquecento in Lombardia,
una saga famigliare in dodici sezioni, ognuna dedicata allapprofondimento di un momento della vita
dei Luini e delle loro commissioni
pi importanti. Degni di nota sono
gli straordinari affreschi per la Villa
Pelucca di Gerolamo Rabia, mirabile ciclo decorativo tra sacro e profano; e la casa degli Atellani, con una
rassegna di effigi dei duchi di Milano
e delle loro consorti, ricostruita
dallarchitetto Piero Lissoni, responsabile dellallestimento.
Dopo tante mostre dedicate ai contemporanei, la mostra un tuffo in
unepoca che per Milano fu davvero
doro, un momento in cui la citt ma
anche la stessa Lombardia, regalarono un apice artistico in seguito
difficile da eguagliare.
Bernardino Luini e i suoi figli Palazzo Reale, fino al 13 luglio 2014
Orari: Luned 14.30_19.30 da Marted a Domenica 9.30_19.30 Gioved e Sabato 9.30_22.30 Biglietti Intero 11,00 Ridotto 9,50

Klimt, Beethoven e la Secessione Viennese


Gustav Klimt il maestro indiscusso
della Secessione viennese, movimento artistico sviluppatosi tra la
fine dell800 ed esauritosi alla fine
degli anni 10 in Austria e che dilag

n. 23 VI - 18 giugno 2014

anche in citt come Monaco e Berlino. uno degli artisti pi amati,


ammirati e idolatrati di sempre, bench il corpus delle sue opere sia relativamente esiguo, 250 lavori circa.

Nulla a confronto della prolificit di


artisti come Picasso, Warhol o Kandinsky, per citare solo alcuni degli
artisti ospitati di recente a Palazzo
Reale.

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Ed proprio qui che da mercoled
12 marzo sar possibile scoprire e
ammirare anche i capolavori del
maestro viennese. Klimt. Alle origini di un mito lultima mostra promossa dal Comune di Milano e dal
Sole24 Ore.
bene dire fin da subito che non
una monografica su Klimt, ma piuttosto una panoramica su Klimt, sui
fratelli Georg e Ernst e su alcuni
degli artisti pi significativi della Secessione. Di lavori puramente klimtiani ce ne sono una ventina. Piuttosto quella proposta da Palazzo Reale una mostra, con un allestimento
molto accattivante e suggestivo, con
opere notevoli e lavori che faranno
capire il senso di quella straordinaria rivoluzione artistica che va sotto
il nome di Art Nouveau, Art Dec o,
appunto, Secessione.
Il motivo presto spiegato. I capolavori di Klimt non sono pi assicurabili, spiega il curatore della mostra, Alfred Weidinger, che cura
lesposizione insieme a unaltra
grande esperta klimtiana, Eva di
Stefano. I premi assicurativi sono
altissimi, le opere troppo significative perch i musei se ne possano
separare con facilit. Retrospettive
importanti a livello numerico sono
ormai rarissime. Per gli amanti dei
numeri basti ricordare che 'Il ritratto
di Adele Bloch Bauer' fu acquistato
nel 2006 da Ronald Lauder per 135
milioni di dollari, diventando uno tra
i quadri pi costosi di sempre.
Nonostante tutto le opere in mostra
sono comunque tante, un centinaio,
divise in sezioni. Si inizia con la sezione sulla famiglia Klimt, significativa perch mostra qualcosa di forse
poco noto, lorigine della vocazione
artistica del maestro. Il padre, orafo,

passa ai tre figli maschi la passione


e la pratica dellarte, che i ragazzi
portano avanti studiando presso la
Kunstgewerbeschule (scuola d'arte
e mestieri), dove si esercitano in
pittura e in svariate tecniche, il tutto
ancora seguendo uno stile storicista
ed eclettico. Particolare attenzione
stata dedicata all'opera giovanile,
alla formazione di Klimt e ai suoi
inizi come decoratore dei monumentali edifici di rappresentanza
lungo il nuovissimo Ring di Vienna.
La sezione successiva dedicata
alla Kunstler-Compagnie, la Compagnia degli Artisti che Klimt cre
con i fratelli Ernst e Georg insieme a
Matsch, e alla quale vennero affidate prestigiose commissioni ufficiali e
onorificenze, riprendendo e portando avanti lo stile pomposo del loro
maestro Hans Makart.
Ma il nuovo stava per arrivare. Abbandonato lo stile storicista Gustav
Klimt e compagni, nel 1898, dopo lo
scandalo causato con i dipinti per
luniversit di Vienna (bruciati in un
incendio ma riproposti in mostra
tramite incisioni) inaugurano la prima mostra della Secessione viennese, con la pubblicazione della rivista ufficiale, Ver Sacrum. lanno
in cui larchitetto Otto Wagner crea il
famoso Palazzo della Secessione,
decorato internamente dagli stessi
artisti.
in questo ambito che nascono alcuni dei capolavori esposti, come la
bellissima Giuditta II. Salom, prestito della veneziana Ca' Pesaro,
Adamo ed Eva, Acqua Mossa, Fuochi fatui (una chicca di collezione
privata difficilmente prestata in mostra) e altre opere preziose, ricche
di decorazioni eleganti e sinuose, in
cui il corpo femminile diventa prota-

gonista. La donna prima madre poi


femme fatale, intrigante e sensuale,
portatrice di estasi e di tormento il
soggetto prediletto da Klimt.
Paesaggi (con lincredibile Girasole)
e ritratti sono altre sezioni della mostra, disseminate qua e l dagli
straordinari disegni su carta. Opere
che mostrano tutta labilit del grande maestro che con un solo tratto di
matita riusciva a creare un languido
corpo femminile.
Ma varrebbe il costo del biglietto
anche solo la straordinaria ricostruzione del Fregio di Beethoven, a
met percorso, ispirato dalla nona
sinfonia del musicista e creato per il
Palazzo della Secessione di Vienna.
Copia dell'originale, irremovibile e
danneggiato, realizzata durante il
complesso lavoro di restauro compiuto negli anni 70-80, stato ricostruito cos come Klimt laveva allestito nel 1902, con 7 pannelli di 2
metri di altezza per 24 di lunghezza.
Tributo a un musicista considerato
leggendario dagli artisti viennesi, il
Fregio rappresentata leterna contrapposizione tra il bene e il male, il
viaggio delluomo - cavaliere e
laspirazione al riscatto e alla salvezza possibili solo attraverso larte,
rappresentata dalla donna; unopera
forte di quel messaggio allegorico
sempre presente nelle opere di
Klimt. Maestro indiscusso di eleganza e raffinatezza.
Klimt. Alle origini di un mito Palazzo Reale, fino al 13 luglio Aperture e costi: Luned dalle ore 14:30
alle ore 19:30, da marted a domenica dalle ore 9:30 alle ore 19:30,
gioved e sabato orario prolungato
fino alle ore 22:30 Biglietto intero 11
euro, ridotto 9,50.

Perch il Museo del Duomo un grande museo


Inaugurato nel 1953 e chiuso per
restauri nel 2005, luned 4 novembre, festa di San Carlo, ha riaperto
le sue porte e le sue collezioni il
Grande Museo del Duomo. Ospitato
negli spazi di Palazzo Reale, proprio sotto il primo porticato, il Museo
del Duomo si presenta con numeri e
cifre di tutto rispetto. Duemila metri
quadri di spazi espostivi, ventisette
sale e tredici aree tematiche per
mostrare al pubblico una storia fatta
darte, di fede e di persone, dal
quattordicesimo secolo a oggi.
Perch riaprire proprio ora? Nel
2015 Milano ospiter lExpo, diventando punto di attrazione mondiale
per il futuro, cos come, in passato,
Milano stata anche legata a doppio filo a quelleditto di Costantino
che questanno celebra il suo

n. 23 VI - 18 giugno 2014

1700esimo anniversario, con celebrazioni e convegni. Non a caso la


Veneranda Fabbrica ha scelto di
inserirsi in questa felice congiuntura
temporale, significativa per la citt,
dopo otto anni di restauri e un investimento da 12 milioni di euro.
Il Museo un piccolo gioiello, per la
qualit delle opere esposte cos
come per la scelta espositiva.
Larchitetto Guido Canalico lo ha
concepito come polo aperto verso
quella variet di generi e linguaggi
in cui riassunta la vera anima del
Duomo: oltre duecento sculture, pi
di settecento modelli in gesso, pitture, vetrate, oreficerie, arazzi e modelli architettonici che spaziano dal
XV secolo alla contemporaneit.
E lallestimento colpisce e coinvolge
gi dalle prime sale. Ci si trova cir-

condati, spiati e osservati da statue


di santi e cherubini, da apostoli, da
monumentali gargoyles - doccioni,
tutti appesi a diversi livelli attraverso
un sistema di sostegni metallici e di
attaccaglie a vista, di mensole e
supporti metallici che fanno sentire
losservatore piccolo ma allo stesso
tempo prossimo allopera, permettendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del
Duomo per tanti secoli.
Si poi conquistati dalla bellezza di
opere come il Crocifisso di Ariberto
e il calice in avorio di san Carlo; si
possono vedere a pochi centimetri
di distanze le meravigliose guglie in
marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su disegno dellArcimboldo, sopraffini

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esempi di grazia e potenza espressiva su vetro.
C anche il Cerano con uno dei
Quadroni dedicati a San Carlo,
compagno di quelli pi famosi esposti in Duomo; c un Tintoretto ritrovato in fortunate circostanze, durante la Seconda Guerra mondiale, nella sagrestia del Duomo. Attraverso
un percorso obbligato fatto di nicchie, aperture improvvise e sculture
che sembrano indicare la via, passando per aperture ad arco su pareti in mattoni a vista, si potr gustare
il Paliotto di San Carlo, pregevole
paramento liturgico del 1610; gli A-

razzi Gongaza di manifattura fiamminga; la galleria di Camposanto,


con bozzetti e sculture in terracotta;
per arrivare fino alla struttura portante della Madonnina, che pi che
un congegno in ferro del 1700,
sembra unopera darte contemporanea. E al contemporaneo si arriva
davvero in chiusura, con le porte
bronzee di Lucio Fontana e del
Minguzzi, di cui sono esposte fusioni e prove in bronzo di grande impatto emotivo.
Il Duomo da sempre il cuore della
citt. Questo rinnovato, ampliato,
ricchissimo museo non potr che

andare a raccontare ancora meglio


una storia cittadina e di arte che ebbe inizio nel 1386 con la posa della
prima pietra sotto la famiglia Visconti, e che continua ancora oggi in
quel gran cantiere, sempre bisognoso di restauro, che il Duomo
stesso.
Museo del Duomo Palazzo Reale
piazza Duomo, 12 Biglietti: Intero
6 euro, ridotto 4 euro Orari: MartedDomenica: 10.00 -18.00.

GALLERY

VIDEO

Philippe Daverio
CHI DECIDE DEL BELLO IN CITT
http://youtu.be/kWPbfRp9fz4

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