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fonte: Adherents.com
poema epico sulla vita di Buddha scritto da Avaghosa, in sanscrito, nel II secolo d.C. Dei ventotto canti originari solo i
primi quattordici sono giunti fino a noi. Di questi il canto 1 e il canto 14 sono incompleti. Nel 420 Dharmaksema lo
tradusse in cinese, lingua in cui si sono conservati fino ad oggi tutti i canti. In Italia, unedizione a cura di Alessandro
Passi uscita per Adelphi.
Aexander Wynne, The origin of Buddhist meditation, London, Routledge, p. 3, 26 e 122 e segg.
Dhyna un termine sanscrito (in pli: jhna) che letteralmente significa visione. Dalla traslitterazione di questa parola
nell'ambito delle filosofie orientali derivano i termini Chan in cinese e Zen in giapponese.
La parola nirvana, dal sanscrito nirvna (pli: nibbna), esprime un concetto proprio delle religioni buddhista e giainista,
successivamente introdotto anche nell'induismo. Ha un ruolo fondante soprattutto nel buddhismo, dove possiede il
significato sia di 'estinzione' (da nir + va, cessazione del soffio, estinzione) che, secondo una diversa etimologia
proposta da un commentario buddhista di scuola Theravda, di 'libert dal desiderio' (nir + vana).
Per Buddha tutto dolore (in sanscrito: duhkha), essendo il dolore lessenza
di tutto ci che . Nella vita degli esseri senzienti (sanscrito: sattva), tra cui
l'essere umano, insita la sofferenza. Lesperienza del dolore riguarda anche
i momenti di appagamento in quanto questi sono impermanenti.
Il dolore non colpa del fato n di una divinit. Ha origine nel desiderio, nella
sete, o brama (sanscrito tr s n
) di ci che non soddisfacente. Questa si
manifesta nelle tre forme di:
kmatr s n
: brama di oggetti sensuali;
bhavatr s n
: brama di esistere;
vibhavatr s n
: brama di annullare lesistenza.
Per spegnere il dolore dunque necessario estirpane la radice, ovvero il
desiderio. Questo obiettivo raggiungibile seguendo un percorso spirituale
denominato da Buddha stesso Nobile ottuplice sentiero:
E cosa mai, o monaci, questo sentiero di mezzo realizzato dal Tathgata che produce
la visione e la gnosi, e che guida alla calma, alla perfetta conoscenza, al perfetto risveglio,
al nibbna? Esso il Nobile ottuplice sentiero, ovvero la retta visione, la retta intenzione,
la retta parola, la retta azione, il retto modo di vivere, il retto sforzo, la retta presenza
mentale, la retta concentrazione.
(Buddha Shakyamuni Dhammacakkappavattana Sutta, Sam yutta-nikya, 56,11.)
karma (o krman) s. m. [dal sanscr. karma, karman, indost. karm], invar. Termine che, nella religione e filosofia
indiana, indica il frutto delle azioni compiute da ogni vivente, che influisce sia sulla diversit della rinascita nella vita
susseguente, sia sulle gioie e i dolori nel corso di essa; sinon. quindi di destino, concepito per non come forza
arcana e misteriosa, ma come complesso di situazioni che luomo si crea mediante il suo operato. (Enciclopedia
Treccani)
sam sra s. m., sanscr. Nella filosofia indiana, termine col quale si indica il ciclo della nascita e della rinascita, la
metempsicosi alla quale ogni individuo soggetto secondo i principi del karma. (Enciclopedia Treccani)
Secondo una tradizione buddhista descritta nell'Aokavadana, la nascita di Aoka sarebbe stata predetta da Gautama
Buddha nella storia nota come Il dono di polvere. Secondo questa profezia, nella sua precedente vita Aoka si
chiamava Jaya, e da bambino, mentre giocava nel fango, vide passare il Buddha; colto dal desiderio di offrirgli del cibo,
gett nella sua ciotola la polvere con cui stava giocando. Comprendendo l'animo puro che aveva motivato il gesto, il
Buddha predisse il suo destino:
Cento anni dopo la mia morte ci sar un imperatore di nome Aoka a Pataliputra. Egli regner uno dei quattro
continenti e adorner il Jambudvipa con mie reliquie costruendo ottantaquattromila stupa per il benessere della gente.
Egli far s che li onorino dei e uomini. La sua fama sar vastissima. Il suo dono meritorio fu solo questo: Jaya gett una
manciata di polvere nella ciotola del Tathgata
(Aokavadana)