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Origini del pensiero buddhista.

Il Buddhismo, una delle religioni pi antiche e la quarta pi diffusa al mondo ,


trae le sue origini dallinsegnamento di Siddhrtha Gautama, meglio
conosciuto come Buddha (dal vedico buddh- svegliato, part. pass. di
bdhati). Di lui sono noti, approssimativamente, parecchi dati cronologici e
biografici su cui la tradizione ha innestato molti elementi edificanti,
alimentando di certo il mito di una delle figure pi grandiose della storia.
Siddhrtha nacque probabilmente nel mese di aprile-maggio del 558 a.C.
a Lumbin (non distante da Kapilavastu, nel Nepal meridionale). La leggenda
lo vuole di nobili origini: figlio del rja uddhodana e di Mahmy, morta
sette giorni dopo la nascita del bambino; appartenente quindi alla stirpe
principesca degli kya, reggitori di un piccolo territorio tributario del re di
Koala.
Educato secondo il suo rango, a sedici anni spos la cugina Gop o
Yaodhar, da cui ebbe, tredici anni pi tardi, il figlio Rhula.
Secondo il Buddhacarita, gi il suo concepimento e poi la nascita e
ladolescenza furono accompagnati da eventi straordinari: Mahmy sogn
di essere penetrata senza alcun dolore da un elefante bianco, ricevendo nel
grembo, senza alcuna impurit, Siddharta che nacque pienamente
cosciente, con un corpo luminoso e dopo sette passi disse:
Per conseguire l'Illuminazione io sono nato,
per il bene degli esseri senzienti;
questa la mia ultima esistenza nel mondo
(Avaghosa. Buddhacarita, canto I, 15)

fonte: Adherents.com
poema epico sulla vita di Buddha scritto da Avaghosa, in sanscrito, nel II secolo d.C. Dei ventotto canti originari solo i
primi quattordici sono giunti fino a noi. Di questi il canto 1 e il canto 14 sono incompleti. Nel 420 Dharmaksema lo
tradusse in cinese, lingua in cui si sono conservati fino ad oggi tutti i canti. In Italia, unedizione a cura di Alessandro
Passi uscita per Adelphi.

Ancora secondo la tradizione, uno sciamano, il vecchio saggio Asita, traendo


come da consuetudine loroscopo del nuovo nato, ne predisse il futuro
glorioso, indicandolo come un asceta destinato a conseguire il risveglio,
ossia un Buddha.
Turbato dalla eventualit di un abbandono a causa della predetta vocazione
del figlio per lascesi, uddhodana fece di tutto per impedire un
allontanamento di Siddharta, il quale crebbe nel lusso e nello sfarzo, senza la
diretta esperienza di ogni miseria terrena.
Queste precauzioni si rivelarono ben presto vane: durante una passeggiata
nel parco il futuro Buddha incontra un vecchio, un malato e un cadavere
corrotto: ci gli rivela l'inevitabile decadimento degli organismi viventi
attraverso le malattie, la vecchiaia e la morte. Subito dopo vede un asceta il
cui aspetto ne rivela invece l'intima serenit di spirito. Il principe, persuaso
ormai della vacuit di ogni gioia materiale e dell'ineluttabilit del dolore,
decide di cambiar vita.
Allet di ventinove anni Siddhrtha Gautama pronto per la Grande Dipartita
dal mondo. Abbandona di notte il palazzo e abbraccia lo stato di monaco
questuante, seguendo gli insegnamenti prima del brahmano Arda Klma,
poi di Udraka Rmaputra, raggiungendo in entrambi i casi la meta indicata
dal maestro (la kicaayatana, la sfera di nullit che per l
ra Klma
coincideva col fine ultimo della liberazione, moks a; e la
nevasansayatana, la sfera della n percezione n non-percezione
che per Uddaka Rmaputta era conseguibile attraverso lesercizio delle
quattro jhna ).

Aexander Wynne, The origin of Buddhist meditation, London, Routledge, p. 3, 26 e 122 e segg.
Dhyna un termine sanscrito (in pli: jhna) che letteralmente significa visione. Dalla traslitterazione di questa parola
nell'ambito delle filosofie orientali derivano i termini Chan in cinese e Zen in giapponese.

Non ancora soddisfatto, abbandonato anche il secondo maestro insieme ad


altri cinque monaci, Siddhrtha inizia un lungo periodo di meditazione durante
il quale sottopone se stesso a durissime prove: digiuno, posture che
impongono concentrazione atte a dimenticare il proprio corpo e altre forme di
mortificazione e severissime penitenze.
Ma lindebolimento estremo dellorganismo finir con lapparirgli
controproducente e le pratiche ascetiche estreme inutili. Tra lo stupore dei
compagni, che vedranno nel suo gesto un segno di debolezza, decide di
abbandonare lascesi. Esce dalla foresta e si reca sulla riva di un fiume dove
accetta una tazza di riso bollito offertogli da una pastorella di nome Sujat.
Capisce allora che una nuova dottrina occorre, che rifiuti gli estremismi delle
pratiche ascetiche e si proponga come Mdhyamika, via di mezzo tra gli
estremi.
Ristorate le forze, torn allascesi ma in una forma pi moderata.
In una notte di luna piena dellaprile-maggio del 523 a.C., seduto in profondo
raccoglimento sotto un albero di ficus nei pressi di Bodh Gaya, Siddhrtha
Gautama consegue l'illuminazione perfetta (bodhi), fino a raggiungere il
Nirvna. Da quel momento Buddha, il risvegliato, e conseguir livelli
sempre maggiori di consapevolezza. Lui stesso affermer, nel Discorso della
messa in moto della ruota della Dottrina, presso Benares:
O monaci, il Tathgatha, il Venerabile, il Perfettamente risvegliato, ha messo in moto
presso Vranas, [] l'incomparabile ruota della Legge (dhammacakka), [] cio
l'annunciazione, l'esposizione, la dichiarazione, la manifestazione, la determinazione, la
chiarificazione, l'esposizione dettagliata delle Quattro nobili verit. E di quali quattro? Della
nobile verit del dolore, della nobile verit dell'origine del dolore, della nobile verit della
cessazione del dolore, della nobile verit della via che porta alla cessazione del dolore.
(Buddha Shakyamuni Saccavibhaga Sutta, Majjhima Nikya, 141.)

La parola nirvana, dal sanscrito nirvna (pli: nibbna), esprime un concetto proprio delle religioni buddhista e giainista,
successivamente introdotto anche nell'induismo. Ha un ruolo fondante soprattutto nel buddhismo, dove possiede il
significato sia di 'estinzione' (da nir + va, cessazione del soffio, estinzione) che, secondo una diversa etimologia
proposta da un commentario buddhista di scuola Theravda, di 'libert dal desiderio' (nir + vana).

Per Buddha tutto dolore (in sanscrito: duhkha), essendo il dolore lessenza
di tutto ci che . Nella vita degli esseri senzienti (sanscrito: sattva), tra cui
l'essere umano, insita la sofferenza. Lesperienza del dolore riguarda anche
i momenti di appagamento in quanto questi sono impermanenti.
Il dolore non colpa del fato n di una divinit. Ha origine nel desiderio, nella
sete, o brama (sanscrito tr s n
) di ci che non soddisfacente. Questa si
manifesta nelle tre forme di:
kmatr s n
: brama di oggetti sensuali;
bhavatr s n
: brama di esistere;
vibhavatr s n
: brama di annullare lesistenza.
Per spegnere il dolore dunque necessario estirpane la radice, ovvero il
desiderio. Questo obiettivo raggiungibile seguendo un percorso spirituale
denominato da Buddha stesso Nobile ottuplice sentiero:
E cosa mai, o monaci, questo sentiero di mezzo realizzato dal Tathgata che produce
la visione e la gnosi, e che guida alla calma, alla perfetta conoscenza, al perfetto risveglio,
al nibbna? Esso il Nobile ottuplice sentiero, ovvero la retta visione, la retta intenzione,
la retta parola, la retta azione, il retto modo di vivere, il retto sforzo, la retta presenza
mentale, la retta concentrazione.
(Buddha Shakyamuni Dhammacakkappavattana Sutta, Sam yutta-nikya, 56,11.)

Attraverso questo percorso possibile liberarsi dal Karman accumulato nelle


vite precedenti. Il processo avviene in un arco di tempo che comprende pi
esistenze. Seguendo il sentiero, si giunge nella condizione di arhat, termine
col quale si indica un individuo degno di venerazione, che si lasciato alle
spalle il sam sra liberandosi dalla catene delle esistenze.

karma (o krman) s. m. [dal sanscr. karma, karman, indost. karm], invar. Termine che, nella religione e filosofia
indiana, indica il frutto delle azioni compiute da ogni vivente, che influisce sia sulla diversit della rinascita nella vita
susseguente, sia sulle gioie e i dolori nel corso di essa; sinon. quindi di destino, concepito per non come forza
arcana e misteriosa, ma come complesso di situazioni che luomo si crea mediante il suo operato. (Enciclopedia
Treccani)

sam sra s. m., sanscr. Nella filosofia indiana, termine col quale si indica il ciclo della nascita e della rinascita, la
metempsicosi alla quale ogni individuo soggetto secondo i principi del karma. (Enciclopedia Treccani)

Trascorse le prime settimane dopo il risveglio, Buddha si propose di rendere


partecipe delle sue scoperte lintera umanit predicando la buona legge (Saddharma). Questa attivit lo impegn fino alla morte, avvenuta nel 478 a.C.,
periodo durante il quale riusc in una intensa opera di conversione: uomini di
ogni estrazione sociale entrarono a far parte dellordine da Buddha stesso
istituito, lo Sagha.
Le predicazioni di Buddha segnarono sotto molti aspetti una rottura radicale
con la dottrina del Brahmanesimo e dell'ortodossia religiosa indiana
dell'epoca. Il suo insegnamento non riconosceva infatti il predominio della
casta brahmanica sull'ufficio della religione e dava a chiunque vi aspirasse la
possibilit di accedere alla conoscenza della verit, senza preclusioni e
differenze di classe. Fu inoltre istituito un ordine monastico mendicante
femminile, il primo della storia, in contrasto con la condizione in cui a quel
tempo versavano le donne, escluse dai ruoli sociali e private anche del diritto
allo studio.
Grazie allincessante attivit predicativa svolta da Buddha e dai suoi
discepoli nellIndia nord-orientale, la nuova dottrina ebbe grande diffusione
sia tra le masse popolari che tra re e principi, divenendo il fondamento di una
religione destinata a diventare una delle pi praticate al mondo.
Buddha giunse alla totale estinzione (Pari- nirvna) a Kuingara nel 478
a.C. in presenza del discepolo nanda. Le sue ultime parole, in coerenza con
la predicazione di una vita, furono:
Tutto ci che esiste transitorio! Dedicatevi con diligenza alla vostra propria salvezza!
(Mahparinibbna Sutta)

In seguito la dottrina buddhista conobbe divisioni interne che portarono alla


nascita di pi scuole di pensiero.
Gi dal IV secolo a.C. furono indetti numerosi concili. Importante fu il terzo,
tenutosi sotto il regno di Aoka a Pataliputra, che vide fissato il canone
buddhista e lemergere della scuola Sthaviravda (quella dei parlanti
anziani) da cui successivamente si svilupp la Theravda, unica superstite
oggi della scuola Hnayna (del piccolo veicolo) dove confluirono i buddhisti
che non avevano riconosciuto come canonici gli insegnamenti contenuti nei
Prajpramit Stra, Sutra della perfezione della saggezza o Sutra della
conoscenza trascendente, un insieme di trentotto sutra buddhisti che
costituiscono il fondamento dellaltra grande corrente di pensiero buddhista,
quella Mahyna (del grande veicolo). Questultima si diffuse nel resto
dellAsia dando vita ad ulteriori forme di Buddhismo in Tibet e Cina.

Secondo una tradizione buddhista descritta nell'Aokavadana, la nascita di Aoka sarebbe stata predetta da Gautama
Buddha nella storia nota come Il dono di polvere. Secondo questa profezia, nella sua precedente vita Aoka si
chiamava Jaya, e da bambino, mentre giocava nel fango, vide passare il Buddha; colto dal desiderio di offrirgli del cibo,
gett nella sua ciotola la polvere con cui stava giocando. Comprendendo l'animo puro che aveva motivato il gesto, il
Buddha predisse il suo destino:
Cento anni dopo la mia morte ci sar un imperatore di nome Aoka a Pataliputra. Egli regner uno dei quattro
continenti e adorner il Jambudvipa con mie reliquie costruendo ottantaquattromila stupa per il benessere della gente.
Egli far s che li onorino dei e uomini. La sua fama sar vastissima. Il suo dono meritorio fu solo questo: Jaya gett una
manciata di polvere nella ciotola del Tathgata
(Aokavadana)

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