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Leonardo Piasere

La ricerca del divino fra i roma

In sintonia con lespansione del movimento, negli ultimi anni sono


apparsi numerosi studi sullo sviluppo dellevangelismo fra i cosiddetti
zingari1. In Italia lo sviluppo del movimento si avuto soprattutto tra
famiglie di rom kalderaa, di sinti e di rom e rudari romeni di recente
immigrati, anche se pochi sono ancora gli studi che li riguardano2. Lo
sviluppo di studi, anche di alta qualit, sullevangelismo, per, fa da contraltare con la pochezza degli studi sulle religioni tradizionali. Normalmente ci si limita a dire che gli zingari seguono la religione del paese
dove si trovano a vivere, liquidando largomento col sottolineare il contemporaneo basso livello di partecipazione alle pratiche religiose rispetto
alle popolazioni non zingare circostanti. In questo modo, noi manchiamo di studi approfonditi sulla religione tra i rom cristiano-ortodossi, sui
rom musulmani, sui gruppi protestanti del Nord-Europa, sui romaniel
anglicani, ma anche sul loro a volte ventilato scetticismo religioso. Circa
i gruppi cattolici, la mancanza di studi ancor pi significativa, considerando limpegno che la Chiesa ha fra loro profuso specialmente negli
ultimi cinquantanni, cos come sono molto scarse le ricerche sugli stessi
rapporti tra zingari e grandi istituzioni religiose che abbiano come fine
la conoscenza pi che il proselitismo. La pochezza di dettagliate indagini etnografiche su singole comunit circa la loro religiosit rischia di
indebolire anche le ricerche sullo sviluppo del movimento evangelista,
dal momento che a volte non si capisce da quale humus culturale questo
tipico movimento di risveglio si sviluppi nelle diverse comunit e a
quali altre pratiche e credenze religiose si sostituisca o si sovrapponga.
1
Si vedano fra gli ultimi R. Llera Blanes, Os Aleluias. Ciganos evanglicos e msica, Imprensa
de Cincias Sociais, Lisboa 2008 e P. Williams, Il miracolo e la necessit. Lo sviluppo del movimento
pentecostale fra gli zingari in Francia, cisu, Roma, in corso di stampa
2
C. Simonelli, Ci sar annunciato Dio da uno di noi. Lo sviluppo del movimento vangelista
in una comunit di Sinti, in L. Piasere (ed.), Italia roman, vol. i, cisu, Roma 1996, pp. 71-92; E. Rizzin, I Sinti gakane e eftawagaria. La comunit, la cultura sinta nelle sue molteplici espressioni, Tesi
di laurea, Facolt di Scienze politiche, Universit di Trieste 2002. Sui rom italiani, francesi e spagnoli di passaggio in Svizzera, si veda N. Bizzini, Il conflitto per (r)esistere? Studio etnografico sui
Rom nomadi in transito nel Canton Ticino, Rapporto di studio, Dipartimento dellEducazione, della
Cultura e dello Sport, Repubblica del Canton Ticino, Bellinzona 2012, pp. 143-149.

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Questo mio contributo vuole avere allora un taglio molto empirico e


offrire un resoconto essenzialmente descrittivo sulle espressioni, credenze e pratiche religiose non degli zingari in generale, ma di un gruppo
particolare, perch, come avremo modo di costatare seppur con brevi rimandi, ogni interpretazione che non nasca dal confronto comparativo pu
in questambito portare a generalizzazioni errate. Parler di quelle persone che si definiscono roma3, che vivono oggi disperse tra la Slovenia
meridionale (Dolenjska), il Triveneto, la Lombardia e lItalia centrale.
Conosciuti in Slovenia come zingari croati, essi si sono effettivamente diffusi in Slovenia a partire dalla Croazia centro-orientale nel corso
dellOttocento.
Una parte dei roma oggi in Italia sono i discendenti di quelle famiglie
che si sono trovate in territorio italiano quando vengono annesse la Venezia Giulia e lIstria dopo la prima guerra mondiale; unaltra costituita
dai discendenti di coloro che sono stati deportati nei campi di concentramento della penisola durante loccupazione della Slovenia da parte delle
truppe italiane, nel corso della seconda guerra mondiale. Questi roma parlano una variante del romanes (che essi indicano con po romne4) molto caratteristica e molto influenzata dal croato, dallo sloveno e oggi dai
dialetti del Nord-Italia. Per queste caratteristiche, negli studi del settore
sono usualmente indicati come roma sloveno-croati, ed essi stessi si riconoscono, a seconda della provenienza delle famiglie, come roma sloveni, roma croati o roma istriani. Oggi, alla terza-quarta generazione di
presenza in Italia, diversi giovani insistono nel dirsi semplicemente roma
italiani. Quando parlano po romne fanno riferimento a se stessi dicendo semplicemente mre roma, i nostri roma, espressione che rimanda
ad una rete di persone dai confini variabili a seconda degli interlocutori
coinvolti, ma che pragmaticamente funzionale ad isolare la loro identit
sfumata. I mre roma si distinguono, infatti, dagli ver roma, gli altri roma, cio tutti (o quasi) quei gruppi normalmente identificati come
zingari e che in Italia si possono auto-denominare di volta in volta con
termini diversi come sinti gkane, rom kaldera(a), xoraxan rom, rom
abruzzesi ecc. Linsieme di mre roma e di ver roma, poi, contrap3
il plurale ed da pronunciare con la o aperta. Il singolare rom. In questo testo cercher
di riportare in modo preciso la trascrizione dei termini vernacolari, tralasciando solamente di indicare
la lunghezza delle vocali, impiegando la grafia in uso negli studi romologici (cfr. Y. Matras, Romani.
A linguistic introduction, Cambridge University Press, Cambridge 2002).
4
Ad esempio, Io parlo romanes si dice Me vakru po romne. Sulla loro lingua parlata in Italia
si veda J. Dick Zatta, I Rom sloveni di Piove di Sacco, in Lacio drom 1-2(1985), pp. 1-79 e per la
Slovenia P. Cech - M.F. Heinschink, A dialect with seven names, in Romani Studies, v serie, 11/2(2001), pp. 137-184.

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posto a quelli che vengono chiamati ge, e che corrispondono grosso
modo (ma non completamente) a quelli che per noi sono i non-zingari.
Nella cosmologia dei roma, la distinzione roma/ge fondamentale e,
come vedremo, influenza profondamente la sfera del religioso. Insisto su
questa terminologia, perch trovo che anche in volumi e articoli recenti
a taglio divulgativo o giornalistico (e non solo) la confusione alta. Qui
di seguito user il carattere tondo (roma), quando parler dei mre roma,
mentre user il corsivo (roma) quando mi riferir agli altri o allinsieme
degli zingari (rom, sinti ecc.) quali sono concepiti dai mre roma.
Conosco i roma di cui parlo da pi di trentanni e riporter qui informazioni raccolte lungo questo arco di tempo. In seguito al mio studio del
19855, in cui, dialogando con Judith Okely6 e i suoi Gypsies inglesi, evidenziavo limportanza del silenzio che plasma fra i roma la dimensione
collegata ai pre mle, i propri morti, sono apparsi diversi studi che affrontano largomento presso altri gruppi zingari dEuropa e che propongono approfondimenti interpretativi7. Ma il collegamento tra il mondo dei
morti e la dimensione del divino resta da approfondire. Ci possono essere
dei casi in cui sono i diretti interessati a stabilire una distinzione tra i due
ambiti. Jan Yoors, ad esempio, che visse con i rom lovara fra le due Guerre mondiali e che ci ha lasciato una testimonianza fondamentale, oggi
finalmente tradotta in italiano, riporta con queste parole il caso di quando
il vecchio Tshukurka, gravemente ammalato, viene portato a Lourdes:
Lourdes, in s, fu una delusione. Ingannati dalle descrizioni di Csar, che si era
lasciato prendere la mano dallentusiasmo, forse perch non cera mai stato, i rom
si aspettavano di arrivare in una nuova Gerusalemme. Mentre Csar portava
Tshukurka, Mimi e Keja a visitare la chiesa e la cripta, rimasi con gli altri rom ad
aspettare nel locale bordello, ai margini della citt. Ripartimmo il giorno stesso.
Non ci furono grandi racconti: non cera stato nessun miracolo e Tshukurka si
sentiva peggio di prima. Giaceva a letto completamente prostrato, lamentandosi
di continuo. Quando Keja gli porse il suo cucchiaio di champagne tiepido, ne
vers lentamente in terra qualche goccia, per scusarsi con i suoi antenati, i mule,
5
L. Piasere, Mre Roma. Catgories humaines et structure sociale, tudes et documents balkaniques et mditerranens, Paris 1985.
6
J. Okely, The Traveller-Gypsies, Cambridge University Press, Cambridge 1983.
7
P. Williams, Nous, on nen parle pas. Les vivants et les morts chez les Manouches, Maison
des sciences de lhomme, Paris 1993 (tr. it. Noi, non ne parliamo. I vivi e i morti tra i Mnu, cisu,
Roma 1997); P. Berta (ed.), Hall s kultra. Tanulmnyok a trsadalomtudomnyok krbl, JanusOsiris, Budapest 2001; M. Gallone, Perch non parlarne? Percorsi di senso di fronte alla morte fra i
xoraxan Rom, in C. Saletti Salza - L. Piasere (eds.), Italia roman, vol. iv, pp. 129-184, cisu, Roma
2004; E. Tauber, Du wirst keine Ehemann nehmen! Respekt, Bedeutung der Toten und Fluchtheirat
bei den Sinti Estraixaria, lit, Mnster 2006; C. Saletti Salza, Evocare: toccare i morti. Una comunit rom nella Bosnia del dopoguerra, cisu, Roma 2010.

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di essersi fatto convincere a venire a Lourdes a pregare la Beata Vergine dei


gag, invece di fare semplicemente affidamento sui mule dei Lovara8.

Solo chi ha interiorizzato molto a fondo la cosmologia di un gruppo


poteva sottolineare questa distinzione tra, in questo caso, rom e ga9, e
la sua estensione al mondo del soprannaturale. Anche fra i roma troviamo
questa distinzione, ma essa deve essere ricostruita attraverso unetnografia puntuale, perch, molto meno mobili dei lovara, hanno passato per lo
meno gli ultimi due secoli tra Croazia e Italia a stretto contatto con popolazioni cattoliche che hanno contribuito alla costruzione della loro attuale
cosmologia molto pi di quanto non fosse successo con i lovara di Yoors.
Prima di approfondire proprio questo aspetto, il caso allora di riassumere brevemente limportanza del ruolo dei morti fra i roma, rimandando ad
altri lavori la descrizione pi ampia10.
poco probabile che un rom dica apertamente di avere paura (pe
dri) dei mle, dei morti. Tutti dicono di rispettare i morti: Mni dikru
vo mre mulra, Io tengo ai miei cari morti. Il rispetto un carico
pesante che implica un insieme di comportamenti e di interdizioni invadenti, da seguire, almeno in parte, per evitare la romndar, la vergogna
verso i roma. Il funerale deve essere il pi suntuoso possibile: il costume
vuole che lultimo percorso dalla chiesa al cimitero si svolga in un tappeto di fiori, costituito dai petali via via strappati dalle corone e gettati
lungo il cammino. Ma negli ultimi anni, tra le famiglie pi benestanti,
invalso luso di far gettare da un elicottero sacchi di petali appena la bara
esce dalla chiesa, petali di fiori col colore o i colori pi amati dal morto. Le tombe, poi, sempre elaborate, possono a volte essere spettacolari,
decorate da statue scolpite dai maggiori scultori. Ma se la tomba pu
diventare un mausoleo in cui il morto ripreso in foto o statue o mosaici
nella sua lussureggiante quotidianit e dove si pu andare per parlare con
lui evocandolo persino con il suo nome po romne11, fuori dal cimitero
il silenzio che prevale. Il morto tende a portarsi via tutto con s: il nome
da rom (che i familiari non potranno pi pronunciare), le cose che amava,
come un piatto, una canzone, un oggetto (che i familiari non potranno pi
8
J. Yoors, Zingari. Sulla strada con i rom lovara, Irradiazioni, Roma 2008, pp. 291-293 (ed.
orig. The Gypsies, Simon and Schuster, New York 1967).
9
I termini variano a seconda dei dialetti: nel romanes dei rom lovara, rom singolare e plurale,
mentre ga si pronuncia tronco, appunto, e non piano.
10
L. Piasere, Mre Roma, cit., pp. 185-242; J. Dick Zatta, Gli Zingari, i Roma. Una cultura ai
confini, cidi Triveneto, Padova 1988, pp. 99-110.
11
I roma distinguono tra due nomi personali, quello per i ge (nome e cognome anagrafici) e
quello per i roma. I due tipi hanno un impiego molto diverso, da vivi e da morti (cfr. L. Piasere, Mre
Roma, cit., pp. 209-221).

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gustare, ascoltare, usare), la roulotte (che i familiari dovranno distruggere: un tempo col fuoco, oggi portandola da un demolitore), i risparmi in
contanti (che dovranno o essere impiegati per la costruzione della tomba
o anche bruciati: non esiste eredit fra i roma), il luogo del decesso (che
dovr essere evitato), la sua biografia (che deve essere taciuta e conservata a livello intimo, e che ricordata solo con molta circospezione dai
non familiari). I racconti sul passato (la storia) fra i roma, per queste
pratiche, acquisiscono una flessione del tutto particolare12. Ogni volta che
un vivo beve vino o caff, ne versa a terra un goccio per i suoi poveri morti gesto tanto importante quanto automatico nella quotidianit. Soltanto
piccoli oggetti possono essere conservati e con molto riguardo, le mulne
ra, le cose del morto/dei morti, simili alle cose mulle dei man francesi, su cui ha insistito Williams13 (1993), interpretandole come gli indizi di
un modo particolare di costruire la loro presenza nel mondo.
1. Keri rama e keri pe rama
C un ambito pragmatico fra i roma in cui sottolineata la maggiore
importanza emozionale data ai mle rispetto ai devlra, gli di/santi di
cui parler sotto. Ed dalla pratica linguistica delle rama che voglio
iniziare. Non esiste una differenza lessicale po romne tra bestemmiare e
giurare. Il primo verbo traducibile con kri rama (o rema, ramnia,
mnia), cio fare rama, e il secondo con kri pe rama, farsi
rama. Rama la variante al plurale di un lessema molto diffuso
nei dialetti del romanes, che pu essere trovato realizzato con roma,
romja, arma, harma, armia, axmia ecc. e che pu essere approssimativamente tradotto con maledizioni. I roma, quindi, reputano di
bestemmiare quando fanno maledizioni e di giurare quando si
fanno maledizioni. Gli agenti evocati nelle rama possono essere i
devlra e i mle, ma esse sono sempre indirizzate verso i vivi, se stessi o
gli altri. Un rom si fa rama quando vuole sostenere una verit davanti
agli altri e quando si impegna davanti agli altri a fare una cosa. Nei due
casi pu chiamare come garanti uno o pi devlra, i propri mle (chiamati semplicemente mre mule, i miei morti, o con il termine di parentela,
mai per nome), o tutti insieme. Quelle che ho tradotto con maledizioni
sono quindi in realt delle maledizioni condizionali: il rom si sottomette
alle maledizioni dei devlra e/o dei propri mle se ci che afferma non
12
13

L. Piasere, La stirpe di Cus, cisu, Roma 2011, pp. 17-40.


P. Williams, Nous, on nen parle pas (tr. it. Noi, non ne parliamo), cit.

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risulta vero o se ci che promette non sar fatto. In genere, possiamo dire
che i roma tendono pi ad invocare i devlra quando promettono qualche
cosa a se stessi e chiamano questa promessa col termine italiano voto,
fatto di solito ad un santo. Negli altri casi, certo, i devlra possono essere
invocati, ma sono le rama proclamate chiamando in causa i mle che
sono ben pi temute.
Un rom fa rama quando apostrofa direttamente i devlra e Dvel
(Dio) o quando richiede o impone ad altri roma di comportarsi in un certo
modo con i loro mle. Le rama fatte contro Dvel sono costituite dalle
tipiche bestemmie italiane pronunciate solo po gaikne, cio in italiano,
in cui Dio apostrofato con i pi diversi epiteti. Sono pronunciate molto
pi dagli uomini che dalle donne e, psicologicamente, se ne temono poco
gli effetti. Ma quelle che sono considerate le vere bestemmie sono le altre,
quelle che tirano in ballo i morti. Nessuno dice niente se sente qualcuno
kri rama Dvle, bestemmiare Dio, ma se keri rama mle, bestemmia i morti di un altro dicendogli, con la formula pi usata, Mangia i
tuoi morti!14, pu scatenare una lite mortale. Allo stesso modo le rama
pi terribili che un rom possa farsi sono quelle in cui invita se stesso a
mangiare i propri morti (Che io possa mangiare i miei morti se...), se
non manterr la promessa che si prefissa.
I morti possono tornare a disturbare i vivi. I ge morti non interferiscono in modo eccezionale sulla vita dei roma. Leventuale incontro con
loro sembra avere soprattutto una funzione comunicativa: informa che
i mle esistono davvero e che di solito si trovano nel luogo di cui erano
proprietari quando erano in vita o nel luogo in cui sono morti. I mle
ge si comportano nello stesso modo in cui si comportano i ge vivi:
cacciano i roma quando arrivano nel loro territorio. Ma questi mle non
preoccupano pi di tanto i roma; certo, fanno paura, ma si sa che ci possono essere e che ci si deve difendere. Tipici sono i racconti in cui un rom
incontra un mlo go contro cui si pone come antagonista e che cerca
di sfuggire o che cerca di imbrogliare come farebbe con un go vivo15.
I mle dei roma, invece, cambiano il loro comportamento: essi sembrano
agire come agiscono i ge (vivi o morti) e impongono in qualche modo
ai vivi di trattarli da ge. Anche Judith Okely16 era arrivata a conclusioni
simili circa i Gypsies inglesi, presso i quali i Gypsies morti cambierebbe14
Anche se sembrer un modo naf, cos come non ho riportato le bestemmie in italiano pi usate
dai roma per rispetto alla sensibilit di molti lettori, cos evito ti riportare le espressioni po romne
delle bestemmie che riguardano i morti per rispetto alla sensibilit di molti roma.
15
Cfr. J. Dick Zatta, Gli Zingari, i Roma, cit., pp. 183-196.
16
J. Okely, The Traveller-Gypsies, cit.

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ro la loro natura in gorgios (i loro corrispettivi dei ge). Ma per i roma
la situazione non proprio questa, perch siamo di fronte solo a un aspetto
di un sistema pi ampio che rappresenta simbolicamente in modo invertito le relazioni quotidiane tra roma e ge. Fra i roma linversione implica
in effetti che i vivi trattino il mlo rom come un go, ma questo non porta ad una metamorfosi ontologica, non significa che il defunto sia diventato un go e che scompaia la differenza, nella morte, tra ge e roma.
Linversione avviene solo perch il mlo che ritorna concepito come un
morto-vivente che stato disturbato dai vivi che non lo hanno rispettato.
Solo in una fase di transizione, a volte molto lunga, in cui sono in opera le
azioni di rispetto verso morti particolari, il morto disturbato pu comportarsi come un rom dal comportamento aberrante perch negativamente
tipico dei ge. Ma se rispettati con i gesti che ho ricordato sopra, cio
via via dimenticati, essi restano po mro, in pace, e garantiscono ai vivi la
loro presenza nel mondo. Possono aiutare i vivi, allora, ma non troviamo
fra i roma quellatteggiamento cos positivamente marcato verso i propri
morti, che stato notato altrove: meno se ne parla, meglio . Come vedremo qui di seguito, esiste una corrispondenza inversa dalla parte dei ge,
i quali producono a loro volta degli esseri che, bench ge, assumono
delle caratteristiche positive agli occhi dei roma: le divinit.
2. DevleskerNon esiste po romne un termine per denotare il nostro concetto di
sacro. Quando i roma vogliono esprimere qualcosa di simile, dicono
semplicemente che una cosa di Dio: devlskero ri usando il genitivo aggettivato del termine Dvel, Dio, o pi raramente laggettivo
corrispondente: devlikno ri, cosa divina. Ma luso di devlesker- pi
ampio e pu indicare qualsiasi cosa o persona che abbia a che fare con
Dvel. Cos, un semplice credente pu essere chiamato devlskero no,
persona di Dio, cos come lo pu essere un praticante assiduo o un religioso e, in generale, tutti coloro che tengono a Dvel. Ci sono anche
i luoghi di Dio, devlskere msti, costituiti essenzialmente dalle chiese e
i santuari, e ci sono gli oggetti di Dio, come le medagliette, i santini ecc.
I roma dicono di credere a Dio, pi pe Devlske, o di credere in
Dio, pi pe ndo Dvel, e traducono essi stessi senza esitazione il riflessivo pi pe (lett. credersi) con litaliano credere. Di conseguenza,
non il caso nelleconomia di questo scritto interrogarsi su che cosa
sia il credere per i roma, come fece tempo fa per altri contesti Rodney

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Needham17. Ho sentito solo due roma ventenni dire di non credere in Dio,
salvo poi vedere uno dei due accendere una candela in chiesa in occasione
di un battesimo. Se in certi contesti sufficiente sapere che una persona
pi pe Devlske, crede a Dio, per riconoscerla come devlskeri, di
Dio, il pi spesso riconosciuto come uomo di Dio solo chi si comporta
bene da un punto di vista morale secondo le aspettative dei roma. Lopposizione devlskero rom / bengskero rom (rom del diavolo) spesso
usata per distinguere i roma che si comportano bene da quelli che si comportano male verso altri roma. Anche i ge possono essere devlskere
o bengskere, nel senso di comportarsi bene o male, ma i loro comportamenti (anche tra ge) sono sempre valutati in base allidea che hanno
i roma di cosa sia giusto e ingiusto. Il religioso e il morale, e dunque il
sociale, sono tuttuno nella vita dei roma, sono inseparabili. Limportante credere, perch ci fa parte delluomo, indipendentemente dalle
distinzioni che possono fare i ge. Quando un rahno18 che si diceva
musulmano, spieg ad un gruppo di roma come si prega nella moschea,
essi non lo derisero affatto ma riconobbero che perfino i rahne possono
essere di Dio. Parlando di un go do, ebreo, di sua conoscenza, un
rom mi disse che senzaltro anche lui era un uomo di Dio. Gli dispiaceva
solo che non fosse battezzato: In fondo, non gli costerebbe niente, no?.
Se quella che chiamiamo la sfera della religione tanto incastrata nella
vita dei roma, inevitabile che essa non possa fare astrazione delle altre
categorie cognitive e sociali di cui ho accennato sopra, e che ne costituisca anzi un aspetto integrante.
3. Dvel e devlra
Prima di ogni altra considerazione, do la lista degli esseri soprannaturali che entrano nella categoria del devlesker- riportandone i nomi po
romne e la corrispondente traduzione po gaikne che i roma stessi ne
fanno:
Dvel: Dio. Si sa che c e che pu decidere gli eventi di questo mondo e la vita
dei mana, gli uomini, cio linsieme di roma e ge. Pu ricompensare e punire e pu arrivare ovunque, poich Devlste hle bre vsta, Dio ha le braccia
lunghe. Alcuni dicono che vive in cielo, dove riconoscono nella Via Lattea il
17
R. Needham, Belief, Language and Experience, Blackwell, Oxford 1972 (tr. it. Credere. Credenza, linguaggio, esperienza, Rosenberg & Sellier, Torino 1976).
18
I roma chiamano rahne roma quelli che si autodenominano xoraxan rom, gruppi emigrati
dalla ex-Iugoslavia centro-meridionale a partire dagli anni 60 del secolo scorso.

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Devlskero drom, la strada di Dio; altri dicono che ovunque, altri nu paradzo,
in paradiso, luogo non identificato che non in questo mondo, ma di cui altri negano lesistenza. La forma di Dvel resta imprecisa e i roma non si preoccupano
di dargli dei contorni precisi. C, ed tutto. Sembra non dipendere da nessun
altro essere, se non da bit (o bi), il destino, la sorte, da cui, secondo alcuni, non
pu sottrarsi. A volte bit e Dvel sembrano corrispondere, ma bit non sembra
essere un ente personalizzato come lo Dvel. Dvel, come dicevo, bestemmiato solo po gaikne.
Devlro (lett. piccolo dio), Izus: Ges. il figlio di Dvel, ha i suoi poteri, o
forse qualcuno in meno. forse pi invocato di Dvel, ma come costui appare
alquanto inaccessibile. Si sa che era un uomo e che morto sulla croce ucciso
da certi ge, e le poesie di un poeta rom insistono particolarmente su questo19.
Devlri (lett. piccola dea), Majka boza, Maika bozitsa (< croato: Madre divina), Gari, (piccola gi), Madna: Madonna. la madre di Devlro, ha i
suoi poteri. I roma hanno una particolare venerazione per lei ed senza dubbio la
pi invocata fra gli esseri soprannaturali. Non cos lontana da loro come sembrava esserlo nel caso dei rom lovara di Yoors. lei che aiuta i roma in modo particolare e la sua immagine presente in molte kampne, in molte roulotte. Si sa che
era una gi. Qui abbiamo un rovesciamento spettacolare rispetto a quanto credono invece i gitani flamencos dellAndalusia descritti da Caterina Pasqualino20,
un altro gruppo che conosce da secoli una forte influenza cattolica, presso i quali la
Vergine e Cristo sembrano avere una natura gitana e sono considerati membri della
comunit, non sono concepiti come dei payos (altri corrispettivi locali dei ge).
Devlra, svti: santi e sante. Anche i santi sono chiamati piccoli di. Il termine
italiano (santo) e quello dorigine sloveno-croata, svto (< svet), sono usati
dabitudine per indicare un santo particolare, ad esempio santAntonio ecc., ma
in gruppo i santi sono i devlra, i piccoli di. Un santo o una santa, comunque,
pu essere pure indicato come devlro o devlri. A volte si pu intuire lesistenza di una gerarchia tra i devlra, altre volte sembrano avere un potere uguale,
ma sempre inferiore a quello di Dvel, a quello di Devlro figlio di Dvel e a
quello di Devlri madre di Devlro. Qualche gruppo locale ha il suo proprio
santo o santa a cui ci si rivolge nelle invocazioni, di cui si frequenta la chiesa e
la cui immagine compare nelle kampne. I roma dellItalia del Nord-Est riconoscono tuttavia una superiorit indiscutibile a SantAntonio da Padova. Per le cose
importanti si va da lui, o nello stesso tempo da lui e dal santo locale. I devlra
assistono Dvel per aiutare o punire gli uomini ma, di fatto, sono loro e Devlri
quelli pi caricati di lavoro da parte dei roma. Dvel e i devlra possono punire, ma sono invocati soprattutto per avere un aiuto e, contrariamente a quanto
avviene coi mle, essi non sono temuti. Non c assolutamente il rischio che essi
L. Piasere, Un mondo di mondi, LAncora, Napoli 1999, pp. 123-130.
C. Pasqualino, Dire le chant. Les Gitans flamencos dAndalousie, cnrs, Paris 1998 (tr. it. Dire
il canto. I gitani flamencos dellAndalusia, Meltemi, Roma 2003).
19
20

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vengano fra i vivi e si facciano loro vedere. E anche se ci capitasse, non sarebbe affatto un avvenimento da tenere nascosto o taciuto; qualche rom andato a
Lourdes sapendo bene che l era apparsa Devlri, e appunto per chiedervi una
grazia. Un rom, al contrario, non andrebbe mai in un posto dove apparso un
mlo per chiedergli un aiuto.

Il personaggio di beng (o benk, plur. bnga), il diavolo, appare come


criptato nelle narrative quotidiane. Pavla trukelj21 riporta due brevi racconti in cui benk appare, cos come appare in alcuni racconti raccolti da
Dick Zatta22, tutti riferiti dai narratori a fatti accaduti, ma quando ancora
vivevano in Slovenia. Qui il beng appare con la natura chiaramente da
go, a volte come uno scimmione-orco, a volte da non temere se non
come spauracchio per bambini, altre con la stessa funzione di un mlo
go che scaccia i roma dal suo territorio. Ma qualche volta si impone anche nella vita e non solo nei racconti di tempi lontani e sembra aver varcato la frontiera: dopo che per tanto tempo personalmente non gli ho dato
importanza (anche nel mio studio del 198523 esso stato presto liquidato),
ho dovuto ricredermi quando, alcuni anni fa, un beng ha fatto fuggire un
rom dal campo dove aveva la roulotte dopo averlo fisicamente aggredito.
Non tutti i roma concordavano sul fatto che si trattasse veramente di un
beng, ma da allora linteressato non si mai pi riaccampato in quel luogo. Esso appare nei modi di dire: po bengne (da diavolo), bengskero
rom (rom del diavolo), bengskero go (go del diavolo) ecc., ma
non assume mai quella veste da trickster che ritroviamo invece nel beng
dei rom kaldera24. I vecchi dicono che pu apparire con la forma di sap,
serpente, ed vero che i serpenti sono gli animali pi schifati (assieme
alle rane) e pi temuti, di cui si pu avere una paura folle. Aparna Rao
e Rade Uhlik25 riportano rispettivamente che certi man francesi e certi
rom della Bosnia associano lepilessia al diavolo e la chiamano bengalimata o semplicemente benga (diavoli). I roma, invece, la chiamano con
termini di origine slovena: padavtsa (< slov. padavica) o bozats (< slov.
bozjast). Il secondo termine ha la stessa radice dei termini sloveni Bog
e bozji, Dio e divino. Insomma, altri roma associano lepilessia al
diavolo, i mre roma a Dio.
P. trukelj, Romi na Slovenskem, Cankarjeva Zaloba, Ljubljana 1980, pp. 252-255.
J. Dick Zatta, Gli Zingari, i Roma, cit, pp. 191-193.
23
L. Piasere, Mre Roma, cit., 1985.
24
Id., Il trickster e linfinito. Alcune riflessioni a partire da esempi rom, in I Quaderni del Ramo
dOro 2(2009), pp. 399-411 (versione on line: www.qro.unisi.it).
25
A. Rao, Some Mnu Conception and Attitudes, in F. Rehfish (ed.), Gypsies, Tinkers and
other Travellers, Academic Press, London 1975, p. 148 e R. Uhlik, Srpskohrvatsko-romsko-engleski
rjenik, Svjetlost Uhlik, Sarajevo 1983, p. 243.
21
22

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4. La natura dei devlra
Lorigine cristiana del panteon dei roma evidente e i roma stessi dicono di essere cristiani cattolici e di esserlo sempre stati, n conosco casi
di conversione al movimento evangelista (anche se in qualche caso si pu
trovare una convergenza di vedute, come ho spiegato altrove26). Non il
caso qui di entrare in dettaglio in considerazioni un po trite sulla religione degli zingari, se si tratti di sincretismo o di simbiosi, se ci sia un
nocciolo primitivo27 o se vi siano elementi di un antico sciamanesimo28
ecc. Mi interessa piuttosto partire da una generalizzazione che gli specialisti di antropologia della religione hanno enunciato da tempo:
Lazione efficace dellikos [lambiente] nella formazione della cultura si manifesta nettamente anche in rapporto allattivit religiosa e magica. [...] Non solo
le espressioni concettuali e teoriche sono strettamente legate allikos, bens anche le manifestazioni rituali. Ed semplicemente logico che ci si avveri. Infatti
lo scopo primario ed immediato della religione e della magia di alleviare il peso
esistenziale della condizione umana, il che sarebbe del tutto illusorio e inefficace
se lattivit religiosa e magica non si muovesse in relazione alla situazione ambientale dentro la quale prende consistenza la condizione umana. [...] Il rapporto
intimo tra gli ecosistemi e letnema religioso-magico deve pertanto considerarsi
importante e fondamentale29.

Sulla base di tale rapporto intimo, Bernardi costruiva una tipologia


formata da quelli che chiamava teismo silvestre, teismo agreste e teismo
pastorale. Con questa terminologia voleva mettere in risalto il tema centrale della ricerca di dio, ma non lidea di dio in quanto tale, e la differenza che tale ricerca assume dal rapporto con i corrispondenti ecosistemi30.
Tornando ai roma, cerchiamo allora di vedere come si sviluppa il rapporto intimo tra le credenze dei mre roma ed il loro particolare ambiente, da loro vissuto come costituito soprattutto dai ge fra cui vivono immersi e dispersi. La ricerca della divinit passa attraverso due vie:
1. assumendo credenze magico-religiose dei ge, o per lo meno facendo
espresso riferimento ad esse; 2. divinizzando lambiente stesso, cio i
ge. Se i pigmei mbuti divinizzano la foresta, se gli agricoltori mettono
laccento sulla fecondit della terra e della famiglia, se i popoli pastori
26

L. Piasere, Un mondo di mondi, cit., pp. 126-127.

Ad esempio, F. Cozannet, Mythes et coutumes religieuses des Tsiganes, Payot, Paris 1973 (tr.
it. Gli zingari. Miti e usanze religiose, Milano, Jaka Book 1975), pp. 67-70.
28
Ad esempio, V.I. Sanarov, Elements of ancient beliefs in Gypsy religion, in Soviet Anthropology and Archeology 8/3(1970), pp. 187-213.
29
B. Bernardi, Uomo, cultura, societ, Angeli, Milano 1974, pp. 363-364.
30
Ibi, p. 365.
27

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accentuano il carattere uranico dellessere supremo31, i roma, dal canto


loro, privilegiano lumanit nella quale sono immersi: i ge.
Il riferimento alle credenze delle popolazioni non zingare ci sembra
una costante di tutti i roma dItalia, eccezion fatta delle famiglie di maria e di gftaria32 che di recente hanno abbracciato levangelismo, appunto. Con la terminologia proposta rispettivamente da Bernardo Bernardi e da Aparna Rao33, si potrebbe forse generalizzare la discussione e
chiederci se si possa parlare di un teismo proprio dei gruppi girovaghi
(peripatetics), ma non mi interessa sviluppare qui il punto 1, che rientra
nellapproccio pi generale delle modalit di acquisizione e reinterpretazione dei tratti culturali dai ge34. il punto 2 che deve invece attirare
la nostra attenzione, anche perch mi sembra che non sia stato preso in
considerazione per altri gruppi di roma.
In Italia non ho mai sentito raccontare miti sullorigine dei roma dai
roma, n ve ne traccia nella letteratura disponibile. Pavla trukelj che
ci aiuta a colmare le lacune nostre e, forse, dei roma stessi che vivono
oggi in Italia. Non credo di proporre delle estrapolazioni illecite, dal momento che racconti di altro tipo raccolti da me in Italia combaciano con
alcuni riportati dalletnografa slovena, per cui possiamo pensare che certe
leggende da lei pubblicate, anche se non pi raccontate dai roma in Italia,
facciano parte di un loro fondo tradizionale:
a) Una di queste leggende, raccolta nel 1962 a entjernej35, racconta
che un giorno in paradiso Dio and a trovare Adamo ed Eva. Poich costoro si vergognavano davere molti figli, ne fecero vedere solo una parte
a Dio e nascosero gli altri. Dio chiese loro se quelli che vedeva fossero
tutti i loro figli, e Adamo ed Eva dissero di s. Dio allora si arrabbi e
afferm che egli si sarebbe preso cura solo di quelli che vedeva, mentre
quelli che gli erano stati nascosti sarebbero da quel momento diventati
zingari. Spettava ad Adamo ed Eva prendersi cura di loro: sarebbero vissuti nei boschi e sarebbero rimasti per sempre senza casa. Solo coloro di
cui lui si prendeva cura avrebbero avuto casa e terra. Questo mito superbo
non un racconto isolato, visto che lautrice informa daverne raccolto
una variante a rnomelj. I tratti essenziali sembrano essere:
31
32

i sinti.

Ibi, pp. 363-376.


I roma chiamano maria (o marsko roma) i rom kaldera e gftaria (o gftarsko roma)

33
B. Bernardi, Uomo, cultura, societ, cit. e A. Rao, Nomadi disconosciuti. Per una tipologia
delle comunit girovaghe, in L. Piasere (ed.), Comunit girovaghe, comunit zingare, Liguori, Napoli 1995, pp. 149-168.
34
Cfr. Piasere, Un mondo di mondi, cit.
35
P. trukelj, Romi na Slovenskem, cit., p. 225.

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roma e ge sono fratelli in quanto figli di Adamo ed Eva;
i ge sono figli adottivi di Dvel;
i roma sono figli unicamente di Adamo ed Eva
i ge hanno la terra;
i roma vivranno nei boschi, ma nemmeno i boschi saranno di loro propriet: E
gli zingari non avranno niente scandisce Dio.

Quindi, roma e ge sono senza dubbio uomini (mana), in quanto


figli degli stessi genitori, ma Dio e il territorio appartengono solo ai ge,
mentre ai roma spetta quella che potremmo chiamare la pura umanit
penitente, in quanto, non adottati da Dio, restano figli solamente dei peccatori Adamo ed Eva.
Lopposizione tra ge = figli di Dio e roma = banditi da Dio appare
in altri racconti:
b) Maria non trova alloggio a Betlemme e, gira e rigira, passa la notte
in una stalla. Quando nacque suo figlio, gli altri gli gridarono: Zingari!.
Per punizione, quelli stessi che cos gridarono divennero zingari36.
c) Maria e Giuseppe fuggirono in Egitto, dovettero andare di paese in
paese. Alcuni li presero in giro dicendo che erano degli zingari. A causa
di questa presa in giro divennero essi stessi zingari37.
d) Unaltra serie di racconti si riferisce ai famosi chiodi della croce,
una leggenda diffusa fra i roma di tutta Europa e anche fra i non zingari38:
gli zingari forgiarono i chiodi per mettere Cristo in croce, e per questo
furono puniti e devono oggi girare per il mondo39.
Se Dvel appare solo indirettamente come un go (nel senso che riconosce solo i ge come propri figli adottivi), Giuseppe, Maria e suo
figlio si configurano indubbiamente come ge dopo che abbiano creato per punizione i roma-zingari. Daltra parte, abbiamo visto che la Madonna pu essere evocata con il vezzeggiativo-diminutivo di Gari, la
piccola, cara Gi. Anche gli altri devlra sono dei ge, come possiamo
costatare dai seguenti episodi.
Un giorno sto parlando con il vecchio Tapi sulleventualit di fare
un salto insieme alle Saintes-Maries-de-la-Mer, in Provenza, per vedere
come si svolge questo famoso pellegrinaggio degli zingari che si tiene
Ibidem.
Ibi, pp. 225-226.
Ricordo a proposito uno studio di P. Apolito, Canti di maledizione degli Zingari, in Lacio
drom 3-4 (1977), pp. 2-16, riguardante il Sud-Italia.
39
P. trukelj, Romi na Slovenskem, cit., p. 226.
36
37
38

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Antropologia e religione

ogni anno il 24 e 25 maggio. Comincio a spiegargli un po la leggenda


delle due Marie e di santa Sara. Mi guarda e ride:
Tapi: Cos questa Sara? Una zingara? Una rmni40?.
Io: Cos dice la storia.
Tapi: Impossibile! Mai sentito che i roma divengano santi.
Io: Non so se vero, la storia che dice cos, e comunque in Francia i roma ci
credono!.
Tapi: Impossibile! Ascolta: se una santa, allora non era zingara; se era una
zingara, allora non santa. Ma che razza di zingara una zingara che diventa
santa?!.
Io: E perch i roma in Francia dicono cos?.
Tapi: Ma non hai ancora capito niente, tu! Vo lve, na! Per i soldi, no! Se dici
che ci sono tanti ge che vanno a vedere...41.

In unaltra occasione, prima che venisse beatificato da Giovanni Paolo ii, mi capita di mostrare a due roma, entrambi sui ventanni o poco pi,
un santino con la figura di Ceferino Jimnez Malla, detto il Pel, un gitano degli anni 30: Come si chiama quello che vogliono fare santo? mi
chiede uno dei due. Pel. Ah, ecco! Solo un rom che si chiama cos
pu diventare santo!42.
Insomma i devlra hanno una natura da ge: sono i ge che hanno il
potere di canonizzare ed chiaro che selezionano solo ge. La produzione degli esseri sovrumani egualmente ripartita tra ge e roma: i primi
sono produttori dei ge che contano e di cui si parla molto, i devlra, i
secondi dei mle che contano, quelli di cui non si parla.
5. Raia e hlige ge
Non solo i roma credono negli di dei ge e li concepiscono come
ge, ma credono anche nelle capacit dei ministri del culto dei ge, che
il femminile di rom; il plurale rmnia.
Sulla festa delle Saintes-Marie-de-la-Mer, la sua storia, le modalit della sua invenzione e
sul ruolo della Chiesa nella sua organizzazione, si vedano ora gli interessanti studi di Marc Bordigoni
(Le plerinage des Gitans, entre foi, tradition et tourisme, in Ethnologie franaise 32[2002], pp.
489-501 e Sara aux Saintes-Marie-de-la-Mer, in tudes tsiganes 20[2004], pp. 12-34).
42
Po romne testicoli, coglioni si dice ple, ma in altri dialetti del romanes la forma pel pure
corrente da qui la freddura del locutore. Ceferino Jimnez Malla il primo zingaro canonizzato
dalla Chiesa; si tratta di un gitano di Barbastro (Spagna) ucciso durante la guerra civile spagnola dagli
anti-franchisti e beatificato il 4 maggio 1997 da Giovanni Paolo ii. Una presentazione agiografica la
troviamo in Mario Riboldi (Un vero kal. Zeffirino Jimnez Malla, CdG, Pavia 1997); unindagine
etnografica nella citt dorigine, compiuta da Caterina Pasqualino (Un saint gitan, in tudes tsiganes 20[2004], pp. 64-73), ci informa che la sua famiglia oggi convertita alla Chiesa evangelica.
40
41

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sono essi stessi ge. Il prete cattolico (rai) forse la persone pi ambigua che esista fra gli uomini, lo scetticismo che lo circonda intenso, e
si possono trovare nei suoi riguardi, da un rom allaltro e da un momento
allaltro, opinioni e comportamenti totalmente opposti. La sua natura di
go non mai messa minimamente in discussione: era go prima di
diventare rai, go dopo che lo diventato e resta go anche dopo
la morte. In quanto tale, si sa che si comporta come i ge e quindi deve
essere trattato da go. Il controllo delle relazioni interpersonali con i
ge impegna quotidianamente i roma e tanti sono diventati dei maestri
nel come ricercarle e maneggiarle, ma lincontro accidentale e non previsto con un prete (tanto pi se sconosciuto) pu essere visto come uno dei
tanti segni nefasti forieri di nesra, sfortuna, per cui lo scongiuro, fatto
toccandosi i testicoli o sputando per terra esclamando silenziosamente
Dur mandar! Lontano da me!, usuale. Ma si tratta anche per eccellenza del go di mediazione che i roma ricercano e di cui hanno bisogno,
mediatore tra i roma e i mle perch suo il compito di seppellire i morti,
mediatore tra i roma, Dvel e tutti i devlra.
In quanto go, con lui si possono avere rapporti economici. di solito considerato il proprietario della chiesa in cui opera e, come tale, molto
ricco. Tutti gli scambi economici privilegiati dai roma con lui sono possibili. Come go, pu desiderare le donne dei roma: Allora, mia moglie
era per strada e chiedeva la carit, no! E un prete va da lei e le chiede se va
con lui. Ti pago dice mica per niente. Mia moglie lo caccia via e subito dopo arrivo io. Mi racconta quello che successo, e io: Dov? Per
dove andato? Ma era scappato. Senn, sai, gli avrei mangiato la chiesa
e tutto il presbiterio!. Come go, improbabile che anche lui non abbia
una moglie43 e, in fondo, giusto cos: Guarda don ... (e fa il nome):
allinizio era venuto con noi per una penitenza, da solo, tanti anni fa. Noi
avevamo la kampna (roulotte) e lui la tenda, come un miserabile... Ma
ora anche lui si accasato con la maestra. Ha la sua kampna e la sua moglie anche lui. Si sa che ai raia prescritta la castit, ma credo che
nemmeno i santi arrivino a resistere... Ho sentito dire che volevano fare
santa una che si lasciata ammazzare piuttosto che andare con un go
che la voleva forse perch proprio non le piaceva!. Si sa che i raia
dipendono dai vescovi e che il papa il capo, ma se costui inaccessibile
per gli scambi economici, qualcuno si vanta di essere riuscito a vendere
delloro perfino a un vescovo: non so se era proprio vescovo, aveva il
berrettino rosso, sai! Pi di dieci milioni di lire....
43
I roma considerano moglie qualsiasi donna con cui un uomo si pensa possa avere rapporti
sessuali.

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I roma contano molto sui raia come mediatori con i ge e in Italia, fra tutti i roma, sono forse quelli che contano la maggior presenza di
missionari che vivono fra gli zingari. E la presenza, a volte breve e a
volte di lunga durata, di preti, frati, suore o laici una costante nei loro
gruppi locali in Italia. Ma non sembra trattarsi di un fenomeno solo italiano. Pavla trukelj44 parla di un prete che era riuscito a raccogliere un
dizionario po romne (purtroppo andato perduto), il che implica che quel
prete li abbia frequentati a lungo e sia stato ben accettato fra di loro. In
una testimonianza, un anziano rom emigrato in Italia anni fa ricordava:
Mi hanno detto che in Croazia cera un parroco che si interessava dei nomadi
a Iazenovaz [Jesenovac]. Lo dicono i Magiaria [Maria] questo e dicono che
parlava tutta la loro lingua. Quel parroco poi morto in tempo di guerra ucciso. Anche nella Slovenia noi avevamo un parroco che si interessava di Zingari.
Lui faceva anche i documenti e cos i nostri andavano in giro in regola. Io ero
giovane allora, perch era prima della guerra, e il parroco aveva gi circa cinquantanni. Era parroco di un paese che si chiamava Ambruso [Ambrus], vicino
a Lubiana. Per andare l bisogna prendere la strada che da Lubiana va verso
Novomesto [Novo Mesto] attraverso Zagradec. Quando si a Zagradec si volta
a destra verso Zvirce [vire] e si arriva subito a Ambruso. Mi ricordo ancora
molto bene tutte quelle strade45.

Nel 1983 la rivista italiana del missionari cattolici, Rom. Comunit


in cammino, segnalava che anche a Novo Mesto cera un sacerdote che
seguiva i roma e che sapeva parlare po romne. Il prete conosce bene i
meandri burocratici dei ge ed quindi automatico chiedergli servizi ed
aiuti. Ma a volte bisogna agire con astuzia, come con gli altri ge:
arrivato il nostro nuovo parroco: adesso dobbiamo cominciare a chiedergli un poco alla volta che faccia qualcosa per noi. Ma aspettiamo un po,
senn si stanca in fretta di noi....
Come persona di collegamento tra i vivi e i mle senza dubbio da
temere e da tenere lontano dallintimit: Non mi sposerei mai con un
prete perch va con i mle, mi spiegava una donna. La sua ambiguit
deriva soprattutto dal fatto che visto come un trait dunion con entrambe le categorie di essere sovrumani, i mle e i devlra, la cui natura
ben distinta, come abbiamo visto, e anche per lo scarto esistente tra
la concezione dei roma e quella del rai stesso: i roma lo considerano
prima di tutto come il go dei morti, mentre lui si presenta come il go
di Dio. Succede quindi che, a seconda dei rapporti buoni o cattivi che un
rom riesce a stabilire con un prete, gli assegner una caratteristica in base
44
45

P. trukelj, Romi na Slovenskem, cit., p. 34.


Miha, Jugoslavia, in Rom. Comunit in cammino, n. unico 1978, p. 13.

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alla situazione del momento, operando una selezione tra le sue ambigue
funzioni. Per uno, il prete sar da evitare, per laltro (magari il fratello),
sar da ricercare; uno far gli scongiuri se lo incontra per strada, laltro gli
far inaugurare la macchina nuova per prevenire incidenti stradali.
I servizi del rai sono obbligatoriamente richiesti in occasione di due
momenti: per il battesimo e per il funerale, subito dopo la nascita e subito
dopo la morte. Il bambino deve essere battezzato per poter entrare nel
mondo degli uomini, in quello dei roma in particolare, e il battesimo deve
essere fatto dal rai, perch solo un rai ha il potere e le capacit di
rendere valido un battesimo. Gli stessi gesti potrebbero essere fatti da un
altro go e le stesse formule potrebbero essere pronunciate da un altro
go, ma non avrebbero alcun potere. Nel corso della sua vita, quindi, un
rom potrebbe non richiedere i servizi di un prete per se stesso, ma obbligato a chiederli per gli altri, per chi deve entrare e per chi deve uscire dal
mondo dei roma. Come ge di Dio, i preti sono i pi quotati per diventare devlra, anche prima della morte. Don Mario Riboldi, un rai che
frequenta i roma da decenni e al quale si deve la traduzione po romne di
molti passi della Bibbia46, credo si sbagliasse quando qualche decennio fa
scriveva: E cos un giorno un Rom, sentendomi cantare una canzone di
Natale che avevo appena composto, tornato a casa a dire: Don Mario
vero Dio intendendo dire: davvero uomo di Dio. Nessuno degli
uomini che lo ascoltavano disse di no47. Se, come sospetto, si trattava
di un rom sloveno-croato, egli voleva dire proprio quello che disse, con
una frase che po romne poteva suonare: Don Mario hlo o devlro,
Don Mario un vero devlro.
Se i devlra sono ge e se i raia devono essere ge, allora improbabile che un rom divenga prete o frate e che una rmni si faccia
suora. Quando vivevo con i roma, si conoscevano due casi di rmnia diventate suore: una era una kalderatsa e laltra dei mre roma. Un giorno
un rom mi dice riguardo alla prima: Questi maria non sanno pi che
cosa inventarsi. Ora ci sono anche quelli che cominciano a farsi passare
per preti [riferendosi a quei kaldera che, diventati evangelisti, accettano
il sacerdozio dei rom], e anche quella l che diventata suora. Ma vedrai
che, se non ne hanno abbastanza, avranno il loro tornaconto.... Il secondo caso non era sicuro, e comunque si sarebbe trattato di una donna che
era stata abbandonata da piccola dai genitori e che sarebbe vissuta in un
istituto dei ge prima di farsi suora.
46
47

32-33.

Si veda, ad esempio, M. Riboldi, Devleskere alava so pisingia sveto Marko, ciclostilato s.d.
Id., Mentalit religiosa dello Zingaro, in Rom. Comunit in cammino, n. unico 1975, pp.

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Antropologia e religione

Mentre i servizi rituali dei raia sono domandati per gli altri, i servizi
degli hlige (o hilige) ge sono chiesti per se stessi o per dei parenti
che sono gi entrati, e non ancora usciti, dal mondo dei vivi. Lespressione un prestito dalla lingua dei gftaria e significa letteralmente i santi
ge. I roma li chiamano anche con litaliano santo, santa, ma anche
i termini devlro e devlri sono ancora una volta impiegati. Queste persone, uomini e donne, sono frequentate essenzialmente a fini terapeutici,
per prevenire una malattia o per combatterla. Paola Trevisan scrive in uno
studio di approfondimento su come i roma vedono questi devlra:
Essi agiscono tramite il dono ricevuto da Dvel. Grazie a tale dono essi non solo
hanno il potere di sconfiggere le malattie, ma sono in grado di prevedere come
si risolver una condizione di sventura; non si tratta di prevedere nel senso di
leggere gli avvenimenti futuri, quanto piuttosto di utilizzare il proprio dono e
quindi la propria forza affinch la situazione possa evolvere in senso positivo48.

La credenza nelle loro capacit molto diffusa e i roma sono disposti a


spendere grosse quantit di denaro per poter usufruire dei loro servizi. Per
anni, una guaritrice molto gettonata era una santa che abitava in Puglia,
che i roma dellItalia settentrionale raggiungevano in auto o in treno per farsi curare. Quasi tutti i roma hanno amuleti e sacchettini appesi al collo e ricevuti dalla hligi gi, e pi di un rom ha bruciato i costosi piumini da letto
in seguito alle sue disposizioni. Si tratta senza dubbio di persone di Dio
che, forse pi dei raia, sono capaci di mantenersi caste. Tutto sommato
meno conosciute dei preti, sono anche per questo figure meno ambigue.
6. Kangri e msa
Nel 1959 un curato di Koevje, in Slovenia meridionale, faceva sapere
che presso di noi gli zingari [...] ricevono soltanto il sacramento del Battesimo. Essi vengono pure sepolti con il rito religioso cattolico. Non ricevono altri sacramenti49. Un missionario che viveva maskor roma, fra i
roma, in Italia, mi scriveva in una lettera personale nellagosto 1983 dopo
un viaggio in Dolenjska: Sono andato a trovare il parroco di Koevje.
[...] Vede i roma solo quando vanno da lui per un battesimo o un funerale. Ora, se il mondo del divino un mondo prodotto dai ge, la pratica
del divino, per, segue modalit po romne, sia in Italia che in Slovenia.
48
P. Trevisan, Fra medici e santi. Itinerari terapeutici di una comunit di Roma croati, in L.
Piasere (ed.), Italia roman, vol. i, cisu, Roma 1996, p. 215.
49
Cit. in M. Karpati, Rmano Them (Mondo Zingaro), Missione Cattolica degli Zingari, Roma
1962, p. 111.

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I roma chiamano msa (< it. messa) ogni rito religioso, senza distinzione, celebrato da un prete. Anche quando pi persone si ritrovano per
pregare, leggere la Bibbia ecc., i roma dicono che stanno facendo la
msa. Riconoscono che la msa si pu celebrare ovunque, ma il suo
luogo privilegiato deve essere il luogo sacro dei ge, cio la kangri
(o kingri), la chiesa. Il momento di Dio, la msa, ed il luogo di Dio, la
kangri sono tempi e spazi lasciati soprattutto ai ge. Anche nei gruppi locali in cui vive il missionario cattolico, la partecipazione alla msa
celebrata al campo quasi nulla: giusto che il rai la faccia, ma resta
un suo affare. Quando qualcuno partecipa, lo fa spesso pi per rispetto
verso il prete che celebra la messa o che dirige la preghiera. I roma sono
pronti ad accorrere alla msa di un prete che conta e possono sdegnare
quella del prete senza potere e autorit fra i ge. In qualche caso i missionari hanno trasformato una roulotte in chiesa, ma i roma esigono che
i riti per loro fondamentali, come il battesimo ed il funerale, vengano celebrati ndo kangri, nella chiesa, quella vera, non in quella del campo
ritenuta fittizia50.
Malgrado gli insegnamenti offerti dai preti cattolici, i roma continuano a seguire i propri ritmi di pratica religiosa. Dvel e tutti i devlra non
sono da adorare e gli atteggiamenti mistici o le ricerche estatiche sono
totalmente sconosciuti fra i roma. compito del rai mantenere i contatti con Dio, hanno altro di cui occuparsi i roma! Essi si rivolgono ai
devlra solo per poter essere aiutati quando il controllo di questo altro
diventa precario. I ritmi della pratica non sono cadenzati in modo preciso,
ma seguono le esigenze del momento, o possono esserlo quando un rom
decide di sua volont di darsi un ritmo e degli obblighi.
I roma vanno in chiesa soprattutto per chiedere un aiuto ai devlra o
per ringraziare i devlra per un aiuto ricevuto. Essi fanno essenzialmente
dei patti con loro per mezzo dei voti: promettono di comportarsi in
un certo modo se i devlra concedono quanto essi chiedono. Un rom,
ad esempio, ha giurato che non sarebbe mai pi andato a rubare, se il
figlio malato non fosse morto. Il figlio non morto, e lui ha mantenuto la
promessa. Un altro rom aveva promesso di andare ogni anno in un dato
santuario, sempre se suo figlio malato non fosse morto, e per decenni ha
50
La chiesa vera deve essere, daltra parte, uno spazio esclusivo di Dvel e dei devlra: nei
primi anni 90, invitato da Gian Paolo Gri, mi trovai in un paese del Friuli per una conferenza sugli zingari organizzata dal parroco locale, i cui modi alternativi di agire si palesavano anche nel
fatto di far tenere in chiesa i cicli di conferenze che preparava. Per la conferenza vennero anche dei
roma dei dintorni, i quali, appena seppero che lincontro si sarebbe svolto in chiesa, si rifiutarono
categoricamente di entrare protestando vivacemente. Alla fine, feci la conferenza in unattigua sala
parrocchiale...

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Antropologia e religione

rispettato il voto. Si va anche in chiesa per giurare solennemente davanti


ad altri roma: il devlro di turno sar il garante del giuramento.
Laiuto dei devlra ha il suo prezzo, non mai gratuito. Una candela
(sva, swa) costa poco, ma i devlra ne consumano molte e preferiscono talvolta i grossi ceri. Quando un affare con i ge andato particolarmente bene, c stato forse laiuto, richiesto o non richiesto, di un devlro
o di una devlri: giusto allora che abbia una ricompensa e le offerte
possono essere pi che generose. In queste occasioni i devlra sono trattati come lo sono i roma, poich anchessi arrivano a beneficiare della
distribuzione, che di solito avviene nella comunit, di una parte dei beni
acquisiti presso i ge.
Anche se ogni gruppo locale ha il proprio devlro su cui contare, i
roma amano fare i pellegrinaggi in altri santuari. Per usare unespressione abusata, il pellegrinaggio si configura come un fatto sociale totale, un
momento che condensa tutta la vita sociale dei roma. La maggior parte
delle volte, esso sancisce davanti agli altri roma il diritto di sfruttamento
commerciale della regione in cui si trova il santuario, del territorio allargato in seguito allesigenza di fluidit dei gruppi locali. Ancora oggi, ad
esempio, famiglie che vivono non lontano dal confine con la Slovenia e
che hanno rapporti con ge sloveni, frequentano santuari da una parte e
dallaltra del confine. Al contrario, roma che un tempo frequentavano il
santuario di Trsat (Tersatto), a Fiume, e che oggi non frequentano pi la
Croazia del Nord-Ovest, si rivolgono solamente ai santuari italiani.
Il pellegrinaggio un momento di produzione: nelle vicinanze del santuario si pu chiedere la carit e fare commerci. Non un caso se, ad esempio, po Tredici, cio alla festa di santAntonio da Padova del 13 giugno,
i roma frequentassero in passato la grande fiera di cavalli. un momento
di distribuzione e di consumo: si offre al devlro o alla devlri, ci si scambia cibo tra roma, si mangia tra roma. un momento di alta politica: si
arriva con lauto o la roulotte nuove per mostrare la propria prosperit e
la propria fortuna, si arriva per risolvere questioni rimaste in sospeso con
altri roma; si d la possibilit a due giovani innamorati che usualmente
non si incontrano di sposarsi attuando la fuga nuziale unico modo previsto dai roma per unirsi in matrimonio; ci si va per incontrare roma che
non si vedevano pi da tempo, per avere notizie, per conoscere gli ultimi
avvenimenti dei roma; ci si va per festeggiare, per avere momenti di gioia
intensa; ci si va per far vedere ai ge che anche i roma tengono a quella festa; ci si va anche per voti e ringraziamenti al devlro o alla devlri
di casa, ma il tempo della visita allinterno del santuario un nulla in
rapporto a quello passato fuori, nelle sue vicinanze. Non ci si va se non si

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vogliono incontrare roma che meglio non incontrare, o quei roma sgraditi col cui figlio tua figlia potrebbe scappare per sposarsi...
Un rom pu andarci da solo, con la famiglia, con altri roma. Si va sempre pi ai pellegrinaggi organizzati dai preti, ed vero che vi un calo
delle visite collettive ai grandi santuari, il che anche dovuto alla chiusura verificatasi negli ultimi decenni dei gruppi locali e allindebolimento
dellesigenza di fluidit, pi evidente fino agli anni 70. Le feste familiari,
come quella del battesimo e dei compleanni, un tempo inesistenti, hanno
preso consistenza, di pari passo con la diminuzione delle distribuzioni
extra-familiari di beni.
il caso qui di specificare che limportanza dei pellegrinaggi per i
roma si inserisce allinterno di un modello culturale ampiamente presente
nel mondo zingaro in genere. Se tracciassimo una carta dellEuropa
indicandone i principali santuari mta di pellegrinaggi o le citt in cui si
svolgono processioni in occasione di festivit locali importanti, noi contemporaneamente avremmo tracciato con una buona approssimazione la
carta della loro partecipazione religiosa. Per restare in Italia, feste e santuari come quelli della Madonna Addolorata di Pietralba (Bolzano), di
Castelmonte (Udine), di SantAntonio da Padova, della Madonna del Bosco di Imbersago (Milano), della Madonna di Lourdes di Forno di Coazze
(Torino), della Madonna di Caravaggio a Cremona, di Santa Teresa a Verona, della Santa Casa della Madonna a Loreto, di Santa Rita di Cascia,
di San Gabriele dellAddolorata a Isola del Gran Sasso (Teramo), di San
Rocco di Tolve (Potenza) e di san Rocco di Torrepaduli (Lecce), di San
Gerardo a Materdomini (Avellino) ecc., sono tutti luoghi e occasioni molto frequentati dai diversi gruppi presenti nelle rispettive regioni. I responsabili della pastorale cattolica fra gli zingari lo sanno da tempo, tant
vero che dopo il famoso raduno internazionale di Pomezia del 1965, in
cui per la prima volta un papa, allora Paolo vi, incontr gli zingari in
un momento riservato esclusivamente a loro, aprendo di fatto il riconoscimento ufficiale della Chiesa di Roma alla loro presenza nel mondo,
dopo quelloccasione, dicevo, furono diversi i pellegrinaggi internazionali ufficiali organizzati dalla Chiesa: nel 1966 a Lourdes, nel 1967 ad
Altemberg, nel 1968 a Saragozza, nel 1969 a Banneux in Belgio, nel 1970
a Fatima ecc. Tutto questambito del cattolicesimo popolare dei diversi
gruppi non mai stato studiato in modo sistematico, e pochissimi sono
pure gli studi particolari51.
51
Cito quello di Caterina Pasqualino (Dire le chant, cit.) svolto fra i gitani dellAndalusia, che
studia con acume la partecipazione dei gitani alle processioni della Settimana Santa, e quello di Antonio Rizzo (Realt spaziali e identit. Tratti del rapporto tra cultura zingara e mondo esterno, Tesi di

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Antropologia e religione

7. Devlha!
Fra i roma, il saluto un augurio di restare con Dio: Devlha!, o con
il piccolo dio: Devlorha! Durante la giornata, gli di sono spesso invocati (Santa Terzitsa mri!, O mia cara santa Teresa!), cos come la localit di un santuario (Castelmonte mro! O mio Castelmonte!). Sono spesso chiamati a punire (Te tu strafni devlri! Che la devlri ti punisca!;
Te tu kastigni Castelmonte! Che Castelmonte ti castighi!). In positivo
o in negativo si chiede loro aiuto. Latteggiamento verso i mle e verso
i devlra potrebbe sembrare simile e talvolta giurando li si evoca di seguito: Po mre mle i po sa devlra! Sui miei morti e su tutti i devlra;
talvolta si chiede laiuto sia ai mle che ai devlra poich unazione cumulativa pi potente. Talvolta, in casi eccezionali come potrebbe essere
una malattia grave, si ricorre a tutte le potenze possibili: si va dal medico,
dal prete, dalla santona, si fa il giro di tre santuari e si invocano i propri
morti: niente deve restare di intentato. Ma evidente che, se i mle possono aiutare, meglio non disturbarli e lasciarli po mro, in pace, perch
essi sono soprattutto da temere, e che se Dvel e i devlra possono punire,
essi sono l soprattutto per soccorrere.
Il mondo dei devlra non sembra conoscere tutto limpegno simbolico che caratterizza invece il mondo dei mle: in fin dei conti sono gli
di dei ge e ge essi stessi. I roma fruiscono del divino attraverso la
mediazione dei ge, a cui sembra demandato il compito di edificarlo.
Ma la loro esistenza d una coerenza al modello culturale di rappresentazione del mondo sovrumano e lo ingloba direttamente nel mondo sociale
dei roma. Il mondo dei roma, ossia il mondo quale vissuto dai roma,
essenzialmente il mondo dei mana, degli uomini. Si potrebbe dire che
abbiamo qui a che fare con un umanesimo radicale. Ora, tutti gli uomini
sono produttori di agenti sovraumani: i roma producono i mle e i ge
producono i devlra. Ma il mondo sovraumano non una copia del mondo degli uomini, piazzato chiss dove nello spazio e nel tempo; si tratta
semmai di uno specchio sempre presente che riflette allinverso il testo
umano: i roma producono i mle, ma i mle hanno tendenza a comportarsi come i ge, in modo ostile; i ge producono i devlra, ma i devlra
dottorato, Universit della Calabria 2002), che ha analizzato la presenza dei rom calabresi alla famosa
festa dei santi Cosma e Damiano che si celebra a Riace il 24 e 25 maggio. La ricerca etnografica di
Rizzo, svolta nel 2000, importante poich testimonia il tentativo da parte di esponenti della Chiesa
di promuovere il culto del nuovo beato, Ceferino Jimnez Malla, culto che effettivamente stenta
a decollare, inserendo, allinterno della tradizionale processione al santuario dei Santi Medici, una
processione a parte, etnica, riservata ai rom, copiando parzialmente quanto avviene alle SaintesMaries-de-la-Mer.

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tendono a comportarsi come i roma e da loro ci si aspetta di essere aiutati.
Lintensit dei riflessi dello specchio non omogenea e un cono dombra oscura i devlra indispensabili, ma creazioni daltri. Lespressione
che ho appena usato di mondo sovraumano veicola in realt, con quel
sovra-, una coloritura etnocentrica: per i roma nessuno sopra o da
unaltra parte. Vivi, morti e santi stanno sempre insieme e solo una procedura da ge, quale la scrittura di un articolo, pu dare limpressione
di poter smembrare il mondo dei roma. Perch, al di l delle frontiere e
in tempi diversi, mre roma hanno avuto bisogno, per restare roma in
mezzo ai ge, della presenza degli ver roma, dei ge stessi, dei mle
e di tutti i devlra.
Abstract: The article describes the way in which a group of Roma has built the
sphere of the divine. For centuries, Slovnsko Roma have been living among
Catholic populations, first in Croatia and Slovenia and nowadays in Italy after
having migrated in the early twentieth century. In their cosmology, categorising
human beings into Roma and Ge is fundamental: the Ge are that part of humanity among which the Roma are immersed and dispersed and are essentially
thought of as dangerous for the Romas daily lives. But it is exactly among the
Ge that the Roma find their devlra, the little gods, i.e. all those people,
dead or alive, who, as helpers of Dvel, God, have the duty to assist Roma in the
world: priests, holy men, saints, the Madonna and Jesus Christ himself can all be
classified as Ge. They are the opposite of mle, deceased Roma, who, should
they intervene, can be extremely dangerous for living Roma.

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