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al basso impero, ed aggiunse aver egli rinvenuto alcuni
frammenti di simili vasi nella parte più recente della
necrojioli vulcente, dove erano sparse monete romane da
Settimio Severo fino a Diocleziano. Il sig. (>. IJ. de Rossi
si dichiarò d'accordo con questa determinazione, accennando,
che la tecnica di quei vasi si spieghi dall'imitazione dei
vasa gemmata dell'epoca imperiale.
IL MONUMENTI
a. Antichità Pontine.
-y . Viv\ INTERAVOSPROAVOSQVETVOSSANCTVMQVEPARENTEM-
VIRTVTVMMERITISET HONORIBVSEMICVISTI •
^ ORNAMENTVMINGENSGENERISMAGNIQVESENATVS •
H^ SEDRAPTVSPROPERELIQVISTISANCTEKAMENI • '
AMISISSEDOIENSCASTOVIDVATA C V B L I I
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OMNIBVSOBSEQVIISORNATDECORATQVESEPVL C R V M •
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NVMIDIAE ET VICARIO AFRICAE C^IVIXIT-ANNOS-xLlI fti VI •?> XIII
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KAMENII
ALFENIO CEIONIO IVLI/VNO
KAMENIOVCCL:KPRAETORI TRI
VMF-VIIVIRO EPVLONVM MAG •
VIROS E TAVROBOLIATO D M- •
PONTIFICI MA O RICONSVLA I
RI PROVINCIAE NVMIDIAE
IVSTITIAE EIVS PROVISIONI
BVSQ_-CONFOTIS OMNIBVS
DIOCESEOS
. GENTlLlS P M RESTVTVS CORNICV
. .
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'
Adesso si vede anche che quel mag p se infatti non è diffe-
rente dal semplice patri sacrorvm. (ossia patri palrum) né. mhìQxì
di Mitra, come già aveva supposto il Mommsen confrontando un'iscri-
zione posta al dio Arimanio, cho dice magister et pater palrwn, cioè
preside nel più alto dei sette gradi mitriaci.
'
Cf. Oderici disscrlalion. p. 172, e più particolarmente la dedica
premessa dal tipografo G. Salomoni all'edizioDe separata della disser-
tazione relativa (Roma 1756).
60 II. MONUMENTI
del nostro Cameuio, come prefetto di Roma nel 343 '. E del-
l' educatore di questo, come sembra, Maecilius Hylas, fu
rinvenuta l' iscrizione sepolcrale nel cimitero di Priscilla
neir interno di una macerie (v. BuU. di archeol. crisi. 1882
p. 93) che qui ripeto secondo il calco gentilmente favo-
ritomi dal sig. Stevenson :
MAECILIOHYLATIDV amatori
bonoqvioìw
LCISSIMONVIRITORICAE-
NESSVOSAM
lONIORVMFVSCIANECF abitcaris
ETCAMENICVQVIVIXITAAIN • ^'^^
LXXVMENXFECIT MAE
C I L I A ROGATADOMINOP A
TRIDVLCISSIMO^'_EI-LITO
Se questa iscrizione, come pare"", è veramente cristiana ,
'
L'albero genealogico di una gran parte di essi e composto
dal Seeck, Sijmmachi op. p. CLXXV.
Sembra dunque che il nipote assumesse il gentilizio Alfenio
«lalla madre.
02 li. MONUMENTI
'
So bene che il Seeck crede ed ha tentato con molta sagacità
di dimostrare (Symmachi op. p. CLXXVII) che è da questo Julianus che
discese l'imperatore Giuliano l'apostata (nato nel 331), nel qual caso
il Kamenius sepolto a Fogliano sarebbe stato un suo cugino e forse
un figlio di quel Julianus, comes Orientisi zio dell'imperatore, il quale
insieme con quest'ultimo cambiata fede fu poi accanito avversario
dei cristiani, e morì mezzo ad atroci tormenti, come rac-
nel 362 in
contano gli scrittori Però la cosa è troppo incerta.
ecclesiastici.
'
Faccio voti che presto venga fuori il libro annunziato del De
la Blanchère, La Via Appia ci les Terres Ponlines, il quale autore, come
e garanzia il suo libro su Terracina, ci darà molti insegnamenti nuovi
ed importanti sulle paludi Pontine. Frattanto Nicolai , De bonifica-
menli delle Terre Pontine^ 1800, e Prony, Descriplion des Marais
Ponlines, 1822, sono le più rimarchevoli pubblicazioni sulle dette terre.
ANTICHITÀ PONTINE <33
'
Ed anche di sbarazzarsi di quell'intreccio di confusioni creato
da una serie di scrittori sulle paludi Pontine, i quali senza conoscere i
luoghi, colle loro fantasie e mescolando quelle degli altri coi documenti
autentici, riescono a produrre sempre nuove mostruosità.
'
V. De la Blanchère, Mélanges de recale frane. 1882, p. 212.
64 li. MONUMENTI
'
V. De la Blanchère, op. cil. \>. 94 e 207.
^ In ogni caso è certo che Circei era colonia più antica dì
Anzio di Terracina. — Un sentimento di responsabilità verso la
tradizione di tanti secoli mi obbliga di rammentare anche qui che
Plinio liist. nat. Ili 9 dice di aver letto in un certo Muziauo che
un tempo esisterono 24 città nella palude Pontina. Ma
sarà vero ? o non
si tratta piuttosto di una curiosità soltanto, di una lista forse di
denominazioni locali raccolte chi sa come e dove? Certo è che le
paluili erano dove più, dove meno popolate secondo la natura dei
terreni, ma non credo che su queste 24 città si debba fare un calcolo
statistico.
ANTICHITÀ PONTINE 65
Più di duecento anni durò la guerra accanita contro
i Volsci e contro i loro castelli, e fini solo colla presa di
Terracina e la conquista di Piperno nel quarto secolo a. C,
ma finì anche colla decadenza rapida del territorio Pon-
tino. Molte volte l'agro Pontino nel frattempo aveva for-
nito viveri ai Romani, e se adesso, dopo vinti i Volsci,
del loro dominio si formano due nuove tribìi e si danno a
queste non i nomi delle città, soggiogate, ma quelli di Pom-
ptina (358) Piperno quello di Oufcntina (318),
e all'agro di
'
Le osservazioni di Strabene p. e. sullo stato fisico delle Pon-
tine sono abbastanza esatte ancbe oggi. Del resto non è compito mio
di trattare qui in particolare delle vicende Pontine. Solo rammento
che i tentativi fatti nell'antichità non meno che nei tempi dei papi
per bonificare le paludi sono stati molte volte parziali soltanto e che
perciò non si devono intendere troppo largamente le notizie che ne par-
lano. Si dice per esempio nell'epitome del 1. XLVI di Livio: Pomp-
Unae paludes a Cornelio Gdhego consuìe cui ea provincia evenerat
siccatae cujerque ex iis faclus (nel 160). Ma certo si accenna prin-
cipalmente a un ristauro della via Àppia, con bonificazione s'intende
delle parti circostanti, e la prova ne è questa. Demetrio, figlio di Se-
leuco, che si trova in Roma come ostaggio, fugge (nel 162) e per
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06 II. MONUMENTI
èxeì y(CQ èntfxeXws eìuid^si xvvrjysrelv ròv vv f| ov xal xrjg ngòg ròv
Ilo'Av^iov ccvTM avytjd^eucg rì]v xccraQjfìjy yEvéaS^ai avvéneffe. dice Po-
libio (v. rei. 1. XXXI 12 e 19-"2'3), ma manda avanti i servitori con
cani e bagaglio non per la via Appia, che dunque era impraticabile,
ma per Anagni : éSérre^tl^ey et'g rài 'Ayttyi'siag, awrci^ug Xa^óvrag ttl
X(ya x(d rovg xvyag ùrxuyjày énl rò KtQxcaoy. . . ori avuiui^ovaiy tcvroìs
xutà rrjy èniovauy tnì zùy 7TQO£tQ)]fÀéyoy rónoy. Si supponeva che
Demetrio stesso coi suoi compagni si sarebbe recato colà diretta-
mente, ma forse neanche lui andò per la via Appia; evasione del
resto molto somigliante a quella del pretendente Carlo Edoardo duca
d'Albany che finse di andare a caccia a Fogliano.
ANTICHITÀ PONTINE &1
omnium cumque mane me in silvam abstrusi
colloquio^
densam et aspcram^ non exeo inde ante vespemm. se-
cundum te nihil est mihi amicius solitudine, ineamihi
omnis sermo est cum iitteris ; eum tamen interpellai
fletus ecc. - si quis requirit cur Romae non sim: quia
'
Ep. ad Atl. XII 19. 15. 40 e veggasi poi anche pn* la vita in q^uei
luoghi, qutinto alcuni anni prima scrive da Anzio : sic sum compla-
xus olium, ut ab co ìwn queam; ilaque aut libris nw delecto
divelli
quorum liabco Aneti fcstivam copiam, aul ftuctus numero - wwi ad la-
cerlas captaiulas lempeslaks non sunt idoneac : a scribejulo prorsu^
abhoiret animus {ad Alt. II 6).
08 n, MONUMENTI
I. L X 8296) dice:
SILANAE •
M •
F
ANTICHITÀ PONTINI-; 09
TI CLAVDI •
AVG •
L •
POTISCI •
X V 2^
deve confrontare il bollo 8043,76 POTISCI ^
•
col quale si ^cum
AVG •
L trovato presso Treponti. Poi ancora del primo
secolo 8043,52 (Fondi, simili a Velletri, Sermoneta, Pisci-
nara) :
STAT •
MARCms - DEMETRIVs fec. (
M-IVCVNDI X'^'
Veniamo al terzo secolo. Una strada regolare che pas- C<Xt^*A/U.
luogo d'altrove, fin d' allora nel corso dei tempi fecero
sparire quasi interamente in tutte le paludi ogni traccia
di antichità.
'
La riproduco qui perchè di pubblicazioni di cotali tavole la-
sorie conosco soltanto quella del compianto P, Bruzza negli Annali
d. I. 1877 iav. d'agg. FG n. 26, dove all'ultimo buco è apposta la
sigla F, ma mancano le solite due righe a capo. Eccola dunque:
Una cosa però che non mi spiego si è che questa tavola non era
rovesciata, ma il corpo del defunto riposava sulla parte scolpita di
essa.
73 11. MONUMENTI
'
È naturale che in questo stato laberintico dei ruderi sia inu-
tile di esaminare e descriverne qualche tratto più particolarmente,
finché non sieno fatti degli scavi più regolari e presane la pianta;
come anche non mi tratterrò qui a parlare dei piccoli oggetti che in
numero pur troppo scarso si rinvennero. Né mi fermerò sulle anti-
chità di altri punti delle paludi Pontine di cui in ogni caso gran
parte è da presumersi che abbia avuto relazioni col centro del lati-
fondo di S. Donato; forse un'altra volta avrò l'occasione di trattarne
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L PHAEjNI PP VS •
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LVDENTIVM -^^T-SVBSTRVCI ^
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DESVAPEQJ^AG|CVR j <y^ •(
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Anni fa vi furono trovate una quarantina di monete d'oro,
le pili colla leggenda Joana et Karolus-SicU- Hispaniarum fìeges. Con
questo fatto punto sorprendente si confronti ciò che dice Giovenale,
sat. Ili 305 : iiUerduin (a Roma) et ferro subiius grassator agii rem,
armato quoties tutae custode tenentur
et Pomplina palus et Gallinaria phius,
pel SUO antico padrone ? In ogni caso non già edifizi, come
ne fabbricò la munificenza di ricchi personaggi nei piccoli
paesi, non templi, terme, portici o macello, neanche cam-
pum ubei Ivdunt. Invece la natura del luogo mostra evi-
dentemente che gli interessi di un municipio — e i più
vicini sono quelli sulle montagne Volsche — in un punto
così lontano ed isolato erano interessi di bonificamento.
Il fatto non è singolare : Sermoneta p. e., dacché le acque
torbide del sottostante circondario di Piscinara per paura
di colmatura dei canali furono escluse dall'ultima boni-
ficazione Pontina e perciò obbligate a stagnarsi, da quel
paese di deliziosa villeggiatura che fu per i secoli addietro,
è decaduta in rapida rovina e adesso ridotta a qualche cen-
tinaio di abitanti: nella statistica della popolazione Ser-
moneta è ora l'ultima città in tutta l'Italia. Difatti da
quando Cesare pensò di deviare addirittura il Tevere verso
Terra cina e farne il canale raccoglitore delle acque Pon-
tine ( V. Plutarco vita Caes. 58 ), le paludi che richieg-
gono incessantemente correzione dei corsi d'acqua, rimasero
trascurate ossia, come le descrive Vitruvio (I 4,12), stando
putrescunt et humores graves et pestilentes emittunt. Si
tratta dunque di lavori di bonifica, di correzione di acque
che a S. Donato sboccavano : e tali lavori infatti esistono
ancora. Precisamente a S. Donato, venendo dal centro delle
paludi termina un canale, lavoro antichissimo e grandioso,
ed è il Rio Martino. « Comincia dal Passo di S. Donato (in
un punto che sta 7 m. incirca sul livello del mare), recide
per lunghissimo tratto la collina (che si eleva quasi a
20 metri), e giungendo sino alla pianura, o valle contigua
dei laghi de' Monaci, Fogliano ecc. va al mare. Il primo
piano di questo cavo che forma il fondo del canale, è largo
dove 50, dove 60, e dove 70 palmi ; avvenne che per sca-
varlo fino alle mura di S. Donato stesso facesse d'uopo
cavare gran quantità di terra, la quale servì per fare al
medesimo una forte arginatura ; . . gli argini sono alti sopra
il piano della campagna dove più, dove meno palmi 25, e
nel mezzo della recisione della collina la profondità del
ANTICHITÀ PONTINK 75
'
Leggasi per esempio presso Varroue [de re rusl. Ili 17) la
ilescrizione delle piscine di Ortensio al quale non minor cura erat d<;
acque limpide del fiume Ninfa trova anch' esso piena spie-
gazione. Affinchè nella stagione asciutta non r esidem aquam
in locis pestilentibus habitarent pisces, ci volevano le aestl-
varia idonea, cioè una conserva d'acqua dolce e chiara, e fu
d'uopo aprirvi un canale che, munito di adatti meccanismi
alla presa e allo sbocco, potesse fornire i laghi dell' acqua
fresca che pel mantenimento di essi bisognava. Adesso,
come è noto, il Eio Martino è abbandonato e ne fa le '
'
Non so, quando abbia cessato di funzionare e sia divenuto
secco. Certo è stata una grande impresa, forse di Traiano, ad imita-
zione del progetto di Cesare, quella che raccolse e diresse versi» la
spiaggia tra Terracina ed il Circeo anche lo acque superiori, di gui-
suchè adesso passano trasversalmente sopra il Rio Martino e il fluvius
Nymphaevx non esiste più.
78 li. MOXUMENl'I
'
Si confronti ancora C. I. L. IX 3351: aquan Venlinain exs. e.
cluderuìarn curarunt.
. . .
' Un
alveo somigliante molto al Rio Martino è il Fosso di Gor-
golicino, quale forse nello stesso tempo scaricava lo acque torbido
il
poi padrone anche egli dei laghi e dei dintorni, poiché coi
lavori d' utile pubblico unisce interessi privati di delizia
e di lucro, forse donato del latifondo dallo stesso liberale
imperatore Claudio. Dall'altra parte anche la maniera di
costruire può aver contribuito a dare il nome di Romana
alle Giostra, che con tanto dispendio sorsero in una cam-
pagna prima deserta e tranquilla. L'opus reticulatum è in
tutto somigliante a quello della capitale ', ed è cosa cono-
sciuta l'influenza che il gusto di Roma ha avuta nelle fab-
briche della provincia proprio in quel breve "periodo che
durò la forma semplice del reticolato.
Tanto basti per illustrare alcun poco anche la bella
lapide che un giorno fregiò qualche parte eminente dei
vasti e lussuriosi edifizi che col Rio Martino, se piace.
Ti. Claudius Aug. l. Phaenippus iiiiiivir Aug. aveva fatti
de sua pequnia, a benefizio del suo municipio e per proprio
commodo e piacere. Molto ancora saremmo curiosi dì sa-
pere, qual era p. es. la sua relazione con Silana, che tro-
viamo nel possesso delle Giostra quasi nel medesimo tempo;
e come dopo passò in altre mani e venne ad essere di
Kamenio. Ma troppo già mi diffusi e mi smarrii in cose
abbastanza conosciute o troppo oscure, pel grande affetto
alle vicende di una terra incantevole ed ai suoi attuali
possessori.
A. Elter.
'
Noto che anche lo spazio rimasto avanti la L (cni. 2) sembra indi-
care una lettera aperta che abbia rinchiuso ilpunto che precedeva
la L, e che il supplemento ti clavdivs • •
avg darebbe una lun-
•