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LA QUANTIFICAZIONE DELLASSEGNO DI DIVORZIO

E LA REVOCA DELLASSEGNAZIONE DELLA CASA FAMILIARE


Un recente sentenza della Cassazione ha stabilito che il giudice di merito, in sede di liquidazione dellassegno di divorzio, da effettuarsi in base alla valutazione ponderata e bilaterale
dei criteri enunciati dalla legge, non tenuto ad utilizzare tutti i suddetti criteri, salva restando la valutazione della loro influenza sulla misura dellassegno stesso purch ne dia adeguata
giustificazione.
Per detto orientamento, una volta positivamente verificata la ricorrenza dei presupposti per
lattribuzione dellassegno di divorzio, la liquidazione in concreto dello stesso deve essere
effettuata in base alla valutazione ponderata e bilaterale dei criteri enunciati dalla legge: condizioni dei coniugi, ragioni della decisione, contributo personale ed economico dato da ciascuno alla conduzione familiare ed alla formazione del patrimonio di ciascuno o di quello comune, reddito di entrambi, durata del matrimonio, con riguardo al momento della pronuncia.

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Inoltre, precisa la Suprema Corte, il giudice del merito, purch ne dia adeguata giustificazione, non tenuto ad utilizzare tutti i suddetti criteri, anche in relazione alle deduzioni ed alle
richieste delle parti, salva restando la valutazione della loro influenza sulla misura dellassegno divorzile.
Nel caso trattato dalla cassazione, nel confermare la sentenza con la quale il tribunale aveva posto a carico dellex coniuge lobbligo di corrispondere altro un assegno di mensile di
importo pari a milleduecento euro dalla data della domanda, da elevarsi per altro successivo
periodo, e rivalutabile secondo gli indici Istat, la Corte regolatrice ha ritenuto che la corte
territoriale non si fosse discostata dagli enunciati principi, in quanto, dopo aver considerato
lelevato tenore di vita mantenuto dalla famiglia in costanza di convivenza, ed aver rilevato che lex marito, il quale in sede di separazione si era accollato, anche con riferimento al
mantenimento ed alleducazione dei figli, oneri, su base annua, pari a circa sessanta milioni
di lire, possedeva una capacit reddituale di gran lunga superiore rispetto a quella risultante dalle dichiarazioni dei redditi (sostanzialmente inattendibili anche in relazione allo svolgimento della medesima attivit professionale svolta dallattuale consorte), ha determinato
lentit dellassegno, fornendo al riguardo congrua motivazione, nellambito dellaccertata
condizione deteriore della ex moglie, sulla base delle rispettive situazioni delle parti, anche
in relazione allelevato tenore di vita -desunto anche dallentit delle suddette obbligazionimantenuto durante la convivenza.
La stessa decisione, con riferimento alla revoca dellassegnazione della casa familiare, ribadisce, in conformit ad un costante orientamento (cfr., Cass. Civ., n. 408 del 2005, cit.), che
la stessa costituisce elemento valutabile ai fini del riconoscimento dellassegno di divorzio, in
quanto essa incide negativamente (e, normalmente, in modo rilevante) sulla situazione economica della parte che debba ottenere in locazione altro immobile per far fronte alle proprie
necessit abitative, e ne pu, quindi, derivare un peggioramento della situazione economica
dellex coniuge tale da renderla insufficiente ai fini della conservazione di un tenore di vita
analogo a quello avuto in costanza di matrimonio.
Armando Cecatiello Avvocato, Milano
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