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Biomeccanica
delle protesi d’anca
Protesi articolare
Artroprotesi d’anca
circa 40.000
impianti protesici
in Italia nel 2002
PROTESI
Eliminare il dolore
Recuperare il movimento
Durata
N. follow
Stelo Ancoraggio Autore
casi up
(anni)
Anatomic biologico 74 10 Archibeck (2001)
Mallory Ti biologico 245 10/13 Bourne et Al. (2001)
Titanio + HA biologico 274 10-13 D’Antonio (2001)
Ti + HA biologico 380 10/13 D’Antonio et Al. (2001)
Bicontact biologico 200 9 Eingartner et Al. (2000)
Lord biologico 103 10 Inoue et Al.(2001)
PCA biologico 311 12 Kawamura et Al. (2001)
Lord I tipo biologico 76 13 Keisu et Al. (2001)
Mella-Sousa et Al.
IQL biomet biologico 430 6
> 4000 Superficie
biologico 134 9
(2001)
Moreland e Moreno
porosa (2001)
impianti Rivest. HA
Natural hip -
biologico 100 8 Oosterbos et Al. (2001)
biologico 88 6 Pace (2000)
Sulzer
CLS biologico 232 9 Schreiner et Al. (2001)
Buoni Muller
Ti
con cemento
con cemento
76
255
9
10
Acklin (2001)
Eingartner et Al. (2001)
Titanio con cemento 133 10 Grubl et Al. (2002)
> 95% Muller
T 28 acciaio
con cemento 180 10 Havinga et Al. (2001)
con cemento 379 21 Meding et Al. (2000)
inox liscio
TR-28 shot
con cemento 171 18 Meding et Al. (2000)
blast cromo
Muller
con cemento 49 15 Raber et Al. (2001)
(CoGNiMo)
Exeter con cemento 325 12 Williams et Al. (2002)
Fattori meccanici legati
all’evoluzione del sistema protesico
• Materiali
• Caratteristiche tribologiche delle
superfici di carico
• Finiture superficiali - rivestimenti
• Geometria: forma/dimensioni
• Contatto osso-protesi
• Distribuzione delle sollecitazioni
Valutazione biomeccanica
Metodi:
• Valutazione della casistica
• Modelli numerici e sperimentali
Biomeccanica dell’anca
Pawels
Sforzi di torsione
Biomeccanica dell’anca protesizzata
Risposta dell’osso
Stabilità
dell’ancoraggio
SIR JOHN CHARNLEY
1961
1967
M.E. MULLER
protesi d'anca
stelo
acetabolo
Protesi d’anca
Una protesi dell’anca è costituita da:
• uno stelo, fissato nel canale
diafisario del femore, sempre
realizzato in metallo
• una testa femorale, realizzata in
metallo o ceramica, connessa allo
stelo mediante accoppiamento
conico,
• una coppa acetabolare, che si
articola sulla testa femorale,
normalmente realizzata in
UHMWPE o più raramente in
ceramica o in metallo,
• un guscio acetabolare, non
necessariamente sempre presente,
che avvolge rigidamente la coppa
acetabolare, realizzato in metallo
L’articolazione coxofemorale
L’articolazione coxofemorale è costituita dalla testa del
femore e dalla concavità dell’acetabolo.In termini
meccanici, è sostanzialmente equivalente ad un giunto
sferico con tre gradi di libertà.
4° vertebra inferiore
Legamento ileolombare
Legamenti
sacroiliaci
promontorio anteriori
grande foro
ischiatico
Legamento
spina iliaca sacrospinoso
anteriore
superiore Spina iliaca
superiore
anteriore
Le forze articolari: modello
biomeccanico di Pauwels
Rydell
p Paul
Bergmann
pt R
Bilancia di Pauwels la risultante delle forze
a agenti sull’articolazione
b dell’anca è inclinata di circa
16-20° sulla verticale ed ha
intensità pari a 2.5-3 volte il
peso corporeo.
Epifisi femorale
Lo stato di sollecitazione
dell’acetabolo
Sebbene l’intensità delle forze articolari dell’anca vari
notevolmente nel corso del ciclo del passo, la sua direzione
rimane compresa nel quadrante antero-superiore dell’acetabolo
In condizioni di appoggio
monopodale, le sollecitazioni nel
guscio corticale (15 20 Mpa)
sono più elevate che nel
sottostante osso trabecolare (0.3-
0.4 Mpa).
I massimi valori della pressione
intra-articolare sono presenti nella
fase di appoggio monopodale e
sono dell’ordine di circa 9 Mpa
protesi d'anca
stelo
colletto
lunghezza
sezione
collo
acetabolo
metal back
fissaggio
Biomeccanica dell’anca protesizzata
Le maggiori differenze fra anca
normale ed anca protesizzata si
verificano soprattutto per il
sovvertimento della distribuzione
delle tensioni nella zona prossimo-
mediale del femore. Nelle
articolazioni naturali, le forze
vengono trasmesse, attraverso le
superfici articolari, le inserzioni
muscolari e quelle legamentose, alle
strutture dell'osso spongioso e
corticale. L'inserimento di una
protesi altera questa distribuzione e
crea sollecitazioni che non hanno
alcun corrispettivo fisiologico
Il sistema di carico nel femore
protesizzato
20-25 ° 19-25°
Fzmax ≈ 2 – 5 W;
(8/9W)
Mt = 24 / 40,3 Nm
I massimi valori del momento flettente sono originati da forze comprese
fra 1'8,2% e il 10% del peso corporeo, si tratta di valori che vanno poi
moltiplicati per il braccio di azione rispetto alla sezione considerata.
Salire o scendere le scale o alzarsi da una sedia rappresentano
una delle attività più gravose per l’anca
Lo stato di sollecitazione nell’impianto
protesico
Si possono definire alcuni comportamenti di massima:
• le deformazioni longitudinali, nella regione ossea prossimo-mediale,
sono inferiori a quelle fisiologiche, superiori nella parte distale,
• le deformazioni circonferenziali, sono più elevate, rispetto ai valori
"fisiologici" (negli steli a press-fit si ha un aumento delle tensioni
circonferenziali pari al 125%, Walker 1992)
• sono presenti elevate sollecitazioni torsionali intorno all'asse
longitudinale della protesi
• all'interfaccia osso-impianto si hanno sollecitazioni di taglio e
compressione
Lubrificazione dell’articolazione
fisiologica
Non è ben noto quali siano i meccanismi che garantiscono la separazione
delle cartilagini per mezzo del liquido sinoviale, un’ipotesi può essere
che:
• all’atto dell’appoggio calcaneare, con un rapido aumento del carico ed
una riduzione della velocità, il liquido sinoviale rimanga “intrappolato per
schiacciamento” e si abbia una lubrificazione elastoidrodinamica per la
presenza di una pellicola di schiacciamento (squeeze-film);
• nelle successive fasi del ciclo del passo, si ha una diminuzione del carico
ed un aumento di velocità per cui un meccanismo di tipo
elastoidrodinamico classico potrebbe assicurare la lubrificazione;
• nella fase di pendolamento, in presenza di un’elevata velocità relativa ed
un carico articolare basso, vi sia uno spazio relativamente ampio fra le
cartilagini, riempito di liquido sinoviale;
• nella fase finale di spinta calcaneare potrebbe ripetersi il meccanismo di
“squeeze-film”.
Inoltre, nei casi in cui lo spessore di fluido non fosse in grado di assicurare
la lubrificazione, potrebbe attivarsi la lubrificazione di strato limite che si
avvarrebbe della presenza di uno strato di fosfolipidi adesi alle superfici
articolari.
lubrificazione dell’articolazione
protesizzata
lubrificazione dell’articolazione
protesizzata
43 °C
protesi d'anca
stelo
acetabolo
stress-shielding
protesi d'anca
stelo
acetabolo
Mobilizzazione asettica
Mobilizzazione asettica
Migrazione e micromovimenti
La differente rigidezza delle strutture a
contatto, la presenza di vincoli in grado di
trasmettere solo sollecitazioni di taglio e
di compressione sono alcuni dei fattori che
rendono inevitabili i micromovimenti
relativi; essi sono, al tempo stesso, causa
ed effetto del tipo di interfaccia presente
fra osso ed impianto
Una distinzione va comunque fatta fra la
migrazione, che rappresenta una
variazione permanente della posizione
dello stelo rispetto all'osso ed il
micromovimento, che definisce lo
spostamento elastico, quindi recuperabile,
presente durante il ciclo del passo
protesi d'anca
stelo
colletto
lunghezza
sezione
collo
acetabolo
metal back
fissaggio
Scelte progettuali
Ancoraggio
• con cemento
• biologico
Ancoraggio biologico
la protesi non cementata richiede una congruenza anatomica difficile da realizzare
sia nel canale midollare, che sulle superfici di osteotomia.
la distinzione fra protesi cementate e non cementate è assai meno significativa di
quanto fino ad oggi non si sia voluto ritenere. In entrambi i casi la fissazione
dei componenti è affidata alla presenza di microincastri; eguale l'atrofia
subita dall'osso, simile il comportamento biochimico dei tessuti presenti
all'interfaccia spesso, analoghe le complicazioni (formazione di cisti e di aree
di osteolisi intorno agli steli cementati, che diede origine al concetto di
"patologia del cemento“)
un intimo contatto osso-protesi Ciò vuol dire che, fra le due superfici, vi deve
essere una distanza massima compresa fra 0.3-0.5 mm (Carlsson 1988) e 1 mm
(Harris et al. 1983).
Vantaggi Î assenza di cemento da rimuovere in caso di reimpianto
consentirebbe di ottenere un ancoraggio tridimensionale, fra protesi
ed osso, in grado di trasferire, attraverso l'interfaccia, anche
sollecitazioni di trazione
Osso spugnoso
Tantalio
Zweymuller K.A.
C.O.R.R. 1988
microincastri ???
Ancoraggio con cemento
Materiali: lo stelo
Resistenza a fatica
Corrosione
I materiali metallici utilizzati per applicazioni biomediche devono
possedere una elevata resistenza alla corrosione. I fluidi presenti nel
corpo umano, caratterizzati dalla presenza di cloruri e ricchi di
ossigeno, sono infatti fortemente aggressivi per la maggior parte dei
materiali metallici, avendo ad esempio una aggressività simile a quella
dell'acqua di mare
Quasi tutti gli altri metalli, compresi quelli considerati molto resistenti alla
corrosione come gli acciai inossidabili e il titanio, hanno potenziali di
ossidazione inferiori a quello di riduzione di ossigeno nel corpo
umano, e pertanto sono termodinamicamente suscettibili di corrosione.
Meccanismi di corrosione
Materiali: le teste femorali
Per la realizzazione di teste femorali possono essere utilizzate sia leghe di
cobalto, sia (anche se in misura minore) acciai inossidabili austenitici.
Le leghe di cobalto rappresentano oggi la scelta elitaria, grazie in primo
luogo alla elevata durezza di tali leghe. Lo sviluppo degli acciai
inossidabili ad alto tenore di azoto (soprattutto nella variante priva di
nichel) potrebbe però rilanciare anche tale materiale, soprattutto per le
protesi che utilizzano steli nello stesso materiale. Tra le varie leghe di
cobalto standardizzate, la più usata per teste femorali (che vengono in
genere ottenute per lavorazione meccanica partendo da barre è
probabilmente la lega forgiata ISO 5832-12, CoCrMo ad alto carbonio
Non vengono invece praticamente più utilizzati per teste femorali (e coppe
acetabolari) né il titanio né le sue leghe, a causa delle inadeguate
proprietà tribologiche di tale materiale
Materiali metallici
I vantaggi connessi all’uso dei materiali metallici sono:
• costo relativamente basso (se paragonato alle ceramiche),
• affidabilità strutturale (non vi è rischio di rotture),
• semplicità di lavorazione (in genere per asportazione di truciolo).
Gli svantaggi sono legati a:
• una durezza inferiore a quella delle ceramiche, che possono
determinare una maggior usura della controsuperficie articolare
(soprattutto se in UHMWPE) ed una maggior facilità di
danneggiamento in caso di usura a tre corpi per presenza ci corpi
estranei (detriti di osso o di cemento osseo).
Ceramiche
Per la realizzazione di teste femorali e nel caso di accoppiamento
ceramica/ceramica anche di coppe acetabolari possono essere utilizzati due
diversi tipi di ceramica: l’allumina e la zirconia.
In generale i vantaggi connessi all’uso dei materiali ceramici sono:
• inerzia chimica: sono materiali biocompatibili e sono immuni da corrosione,
• stabilità: non si degradano nel tempo,
• rigidità: sollecitati, non sono soggetti a grossi cambiamenti dimensionali,
• durezza: elevata resistenza all’abrasione,
• idrofilicità: consentono una migliore lubrificazione e un minore coefficiente di
attrito,
• possibile elevata qualità della finitura superficiale.
Le problematiche connesse all’uso dei materiali ceramici sono:
• i materiali ceramici sono intrinsecamente fragili e possono andare incontro a
rottura,
• la tecnologia di produzione è complessa e richiede elevato know-how, tanto
che pochi sono i produttori in grado di produrre componenti ceramici.
• il costo dei componenti ceramici è conseguentemente elevato.
UHMWPE
Il polietilene è un materiale polimerico ottenuto dal monomero etilene.
L’UHMWPE può essere trasformato in semilavorati o prodotti finiti
mediante:
• stampaggio per compressione (di lastre),
• stampaggio diretto per compressione (di componenti protesici),
• estrusione RAM (di barre),
che possono comunque indurre una certa diminuzione del peso
molecolare.
I vantaggi dell’UHMWPE sono:
• elevata resistenza all’urto
• ottima biocompatibilità
• basso coefficiente d’attrito
• elevata stabilità chimica (viene prodotto senza additivi o stabilizzanti)
Lo svantaggio principale è connesso alla:
• Relativa suscettibilità a fenomeni di usura.
Finitura superficiale: estensione e
distribuzione
dovrebbe essere il più estesa possibile per ottenere la massima
fissazione, ma gli effetti negativi che il rivestimento poroso ha
sulle proprietà del materiale, il notevole rilascio ionico che le
caratterizza ed il trasferimento delle sollecitazioni (stress
shielding) provocato da tale tipo di rivestimento hanno condotto a
limitare la quantità di superficie biologicamente attiva alla
porzione superiore dello stelo (appoggio metafisario) applicata con
continuità su tutta la superficie interessata
Superfici porose
Gli studi sui materiali porosi, come rivestimento di componenti protesici, risalgono alla fine degli
anni '60 e hanno riguardato gli aspetti fondamentali della fissazione biologica:
• dimensione dei pori: gli impianti commerciali hanno porosità comprese fra i 50 e i 500 µm
senza che siano note sensibili differenze di comportamento. Secondo Cameron (1982), il
movimento relativo presente all'interfaccia osso-stelo a causa del carico e della differente
rigidezza è di circa 25 µm per cui il valore medio della porosità non dovrebbe essere
inferiore a 150 µm;
• spessore del rivestimento: sempre estremamente contenuto, è una conseguenza delle
scelte relative al diametro dei pori, al numero di strati o al procedimento di ottenimento della
superficie;
• resistenza dell'interfaccia: generalmente l'interfaccia delle protesi porose ha una più elevata
resistenza a trazione e a taglio e una maggiore rigidezza (Spector et al. 1982);
• micromovimenti dell'interfaccia: il grado di stabilità iniziale assicurato all'impianto è
determinante nel condizionare l'ancoraggio; per ottenere la ricrescita ossea i movimenti
tangenziali dell'interfaccia non dovrebbero superare, secondo i 30 µm (Pilliar et al. 1986);
• rilascio ionico: negli impianti porosi è stata evidenziata una velocità di corrosione superiore
di 5-10 volte a quella presente negli impianti lisci. L'aumento di ioni metallici rilasciati può
causare una maggiore sensibilizzazione allergica e un effetto cancerogenetico;
• tipo di materiale: in laboratorio la ricrescita ossea è stata ottenuta adoperando metalli,
polimeri e ceramiche. Per i diversi tipi di materiale non è attualmente possibile affermare
quale agisca meglio a lungo termine. Studi svolti in vivo su animali non hanno evidenziato
differenze di comportamento fra Titanio e Cr-Co-Mo.
Rivestimenti superficiali: Biovetri
Modularità
Diametro testa
22 - 32
Il diametro della testa influenza anche l’ampiezza dei
movimenti concessi dalla protesi, con una
relazione di proporzionalità diretta ed è collegabile
al rischio di lussazione e di contatto precoce dei
componenti, con una relazione di proporzionalità
inversa
Nel caso di accoppiamento metallo-metallo, prove di
laboratorio hanno dimostrato che il quantitativo di
detriti dovuti all’usura diminuisce all’aumentare
dei diametri
• collo
• antiversione del collo,
• angolo cervico-diafisario
• colletto
• dimensioni dell'impianto
• sezione retta dello stelo
• lunghezza dello stelo
• rigidezza
• geometria del corpo dello stelo
• taglie
Geometria dello stelo
Rigidezza
Geometria dell’acetabolo
• alette
• filettatura
• viti
• metal-back e modularità
• Press-fit
Alette
Cotili autofilettanti
Metal-back e modularità
Consente:
• uniforme distribuzione delle sollecitazioni
• diminuire lo spessore del polietilene,
• sostituire l’inserto in polietilene
I micromovimenti fra inserto e guscio ed il livello di finitura superficiale
della parte interna del guscio metallico hanno costituito le cause del
maggior quantitativo di detriti di usura che questo tipo di coppa ha
rilasciato rispetto ai componenti non modulari.
La presenza del guscio metallico causa, nella struttura ossea:
• più elevate sollecitazioni lungo il bordo della coppa,
• nella parte centrale dell’acetabolo si ha un livello di sollecitazioni
inferiore al fisiologico.
press-fit
Casistiche
Durata
N. follow
Stelo Ancoraggio Autore
casi up
(anni)
Anatomic biologico 74 10 Archibeck (2001)
Mallory Ti biologico 245 10/13 Bourne et Al. (2001)
Titanio + HA biologico 274 10-13 D’Antonio (2001)
Ti + HA biologico 380 10/13 D’Antonio et Al. (2001)
Bicontact biologico 200 9 Eingartner et Al. (2000)
Lord biologico 103 10 Inoue et Al.(2001)
PCA biologico 311 12 Kawamura et Al. (2001)
Lord I tipo biologico 76 13 Keisu et Al. (2001)
Mella-Sousa et Al.
IQL biomet biologico 430 6
> 4000 (2001)
Superficie Moreland e Moreno
biologico 134 9
impianti porosa (2001)
Rivest. HA biologico 100 8 Oosterbos et Al. (2001)
Natural hip -
biologico 88 6 Pace (2000)
Sulzer
CLS biologico 232 9 Schreiner et Al. (2001)
Buoni Muller con cemento 76 9 Acklin (2001)
Ti con cemento 255 10 Eingartner et Al. (2001)
> 95% Titanio con cemento 133 10 Grubl et Al. (2002)
Muller con cemento 180 10 Havinga et Al. (2001)
T 28 acciaio
con cemento 379 21 Meding et Al. (2000)
inox liscio
TR-28 shot
con cemento 171 18 Meding et Al. (2000)
blast cromo
Muller
con cemento 49 15 Raber et Al. (2001)
(CoGNiMo)
Exeter con cemento 325 12 Williams et Al. (2002)
Evoluzione clinica
1 anno
4 anni 6 anni
Prospettive
Direttive comunitarie
Metodi quantitativi di analisi di immagini
Radiologia convenzionale
DEXA
Stereolitografia e prototipazione rapida
Chirurgia assistita
– passivi monitorizzano semplicemente la posizione e l'orientamento degli
strumenti ma lasciano che il chirurgo sia libero di usarli a suo piacimento,
Questa categoria può essere suddivisa ulteriormente in tre sottocategorie:
– pianificatori preoperatori
– simulatori chirurgici (per lo più usati preoperatoriamente)
– navigatori o sistemi di ausilio (usati intraoperatoriamente).
– semiattivi riducono le possibilità di movimento degli strumenti
esclusivamente ad un’area sicura,
– attivi hanno il pieno controllo del movimento degli strumenti chirurgici,
Valutazione clinica funzionale