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Giovanni 13
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
R. SCHNACKENBURG, Le parole di commiato di Ges (Gv 13-17), Brescia, 1994.
90 pagine di ottimo contenuto. Mag. 10 DN 108
Schema
-
Lopposizione va in crescendo e culmina con la profezia del sommo sacerdote Caifa dopo
la rianimazione di Lazzaro sulla convenienza della sua morte per la nazione, anzi come aggiunge
levangelista e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano
dispersi (11,47-52).
Ges vede arrivare la sua ora e quando la vicinanza si fa sentire reagisce in maniera simile
a quella che troviamo espressa dai Sinottici nel Getsemani. Alla fine della prima parte del libro dei
Segni troviamo al capitolo dodici una transizione, la vicinanza dellora, descritta in due versetti
come un piccolo Getsemani. Ges esclama:
Adesso la mia anima -stata-turbata, e che dire?
Padre salvami da questora?
12,27
A Ges viene spontaneo, quando arriva lora chiedere al Padre di salvarlo1. Dopo aver
detto questo Ges mostra la piena accettazione della sua ora dicendo di essere venuto proprio per
questa ora e dunque chiede al Padre di glorificare il suo nome, cio di fare quello che vuole Lui:
Padre glorifica il tuo nome (12,28 a).2 In seguito ad una voce del cielo E glorificai e di nuovo
glorificher! (12,28 b) - che la folla pensa sia stato un tuono o un angelo - Ges chiarisce che
quella voce non venuta per lui ma per loro (12,29-30). E aggiunse il terzo annuncio della
Passione significando (shmai,nwn) di quale morte era-sul-punto-di morire (vv.31-33).
2.
Una parte che possiamo chiamare lora parlata o dialogata dove Ges parla con i discepoli
e poi con il Padre di quelli che saranno gli effetti e le implicazioni di questo tempo
(capitoli 14 al 17). Il capitolo 14 si conclude con linvito a uscire che Ges rivolge ai
discepoli al versetto 31. La seconda comprende i capitoli 15-16, seconda parte
dellistruzione di Ges ai suoi. La terza, costituita dal capitolo 17, contiene la preghiera di
Ges3.
Una parte narrata in cui levangelista sceglie, fra tutta la vicenda della passione e
risurrezione, alcune scene (proprio come aveva fatto nei libri dei Segni) che pi gli
interessano proprio per esprimere e far rivivere al lettore questo tempo forte che Ges ha
vissuto in un modo sempre di libera oblazione (capitoli 18 al 20).
In Marco 14,36a ad esempio: Abb, Padre! Tutto possibile a te, passi da me questo calice!
2
Marco 14,36b: Per non ci che io voglio, ma ci che vuoi tu.
3
MATEOS-BARRETO, 546 unisce il cap. 13 al 14.
Questo tempo di Ges diventa eventualmente lora della chiesa (capitolo 21). Lora della
chiesa, guidata dallo Spirito di Ges, stava gi annunciata in modo velato ai discepoli durante
lultima cena: farete opere ancora maggiori (14,124) adesso diventa missione centrata intorno
al dono delleucaristia.
- Dopo la risurrezione c una prima conclusione, che scopre in forma programmatica
loggettivo del vangelo, seguita a sua volta da una seconda conclusione pi generale
(cap. 21) che rappresenta la testimonianza apostolico- missionaria duratura verso la quale
confluisce tutto il vangelo.
Notate che di solito nel libro dei segni, prima viene la descrizione del segno, parte narrativa
poi la spiegazione parlata di Ges. In linea di massima nellora al rovescio, dopo lintroduzione
del capitolo 13, i discorsi di Ges (14-17) poi la narrazione della passione-risurrezione che il
segno ut sic, cio proprio la realizzazione massima del segno.
Vedremo lintroduzione al libro dellora e cio il capitolo 13 e poi la bella preghiera del
capitolo 17, conosciuta con il nome di preghiera sacerdotale di Ges, gioiello della teologia
giovannea. Poi passeremo allora narrata, cio al racconto della passione-resurrezione. E
commenteremo la funzione programmatica della prima conclusione. Il capitolo 21 e la
conclusione testimoniale chiuderanno questintroduzione al quarto vangelo.
Il contenuto del libro dellora viene introdotto mediante il capitolo 13. Il v. 1 introduce
globalmente tutto il contenuto.
3. INTRODUZIONE AL LIBRO DELLORA: CARATTERE LITURGICO E TEOLOGICO - GV 13,1
13,1
In verit, in verit vi dico: chi crede in me (o` pisteu,wn eivj evme.), anchegli far le opere che io faccio e ne far
anche di pi grandi, perch io vado al Padre.
5
I. SIMOENS, Secondo Giovanni. Una traduzione e una interpretazione, Bologna 2000, 74.
pastore con le sue pecore, il loro reciproco conoscersi (10,14)6. La conoscenza biblica qui
riferita a una esperienza in chiave dagap.
Tre constatazioni generali si impongono alla lettura di questo importante versetto7:
+ La prima il rilievo dato al verbo agapa. La statistica qui torna eloquente: la simbolica
della luce e delle tenebre, presente 32 volte in Gv 1-12 quasi scompare in Gv 13-21 e quella della
vita, che compariva 50 volte, torna solo 5 volte. In compenso il verbo amare raro prima del c. 138,
compare circa 20 volte nel libro dellora e filei/n nove volte (nella prima parte soltanto quattro).
Il rilievo dato allagap nellesordio del cap. 13 annuncia la grande importanza di questo tema.
Si tratta dellagap che al centro della vita, quella del Padre e del Figlio (rivelazione
trinitaria). Quellagap al cuore del dono che il Figlio fa di s stesso al mondo9.
+ Seconda osservazione: Gv valorizza la tradizione sullagap di Cristo per noi
(Gal 2,20; Rom 8,35; Ef 3,19;5,2.25)
e la sviluppa
(Gv 13,34; 15,9.13: comandamento nuovo; 1 Gv 3,16 e 4,7-20).
+ Terza constatazione:
10
Questa agap di Ges verso i suoi (13,1) e del Padre verso il mondo (3,16)
costituisce larmatura teologica del vangelo11, lagap diviene chiave dellesegesi di tutto ci
che segue12.
Qualcuno si domandato se c contraddizione fra lagap di Dio per il mondo e
lagap di Ges per i suoi?
Infatti, se in Gv 3,16 oggetto dellagap di Dio il mondo e qui oggetto dellagap di
Cristo sono i suoi, come nota Bultmann non si tratta di una contraddizione. Anche lamore
del Figlio diretto al mondo, ma tale amore diviene efficace solo quando esso viene
accettato. Perci ora i rappresentanti dellamore di Ges sono i discepoli che lo hanno
accettato e ricambiato nella fede in lui.
13
14
17,1-26: Conclusione
16,4b-33: temi originali nel contesto
dellultima cena
15,18-16,4a: odio del mondo
per i discepoli di Ges
Bibliografia di riferimento
F. COCCHINI, Origine e la lavanda dei piedi nel commentario al vangelo di Giovanni in
L. PADOVESE ed., Atti del X Simposio di Efeso su S. Giovanni apostolo, Roma 2005, 119-128.
R. FABRIS, Ges lava i piedi dei suoi discepoli e annuncia il tradimento di Giuda in ID.,
Giovanni, Roma 1992, 709-795. Mag. 15 P 510 S.L. 15 P 14. Per una sintesi degli autori dellepoca
patristica e medievale vedi Interpretazione: storia e attualit in IDEM., 741-748.
PESCE, M., Il lavaggio dei piedi (Gv 13,1-20) in G. GHIBERTI al., Opera giovannea,
Logos 7, Torino 2003, 233-250.
SEGOVIA, F., John 13,1-20, The Footwashing in the Johannine Tradition, Zeitschrift fr die
Neutestamentliche Wissenschaft 73 (1982), 31-51.
Il versetto 1 introduce globalmente tutto il contenuto. Si possono tracciare quattro scene
successive:
- la lavanda dei piedi (13,2-20)
- il rapporto fra Ges e Giuda (vv. 21-30)
- la glorificazione di Ges e il comandamento nuovo (vv. 31-35)
- la sequela di Ges (vv. 36-38)
Noi faremo un studio particolareggiato dei seguenti brani:
4.1 Introduzione (Gv 13,1) e sguardo panoramico
4.2 Descrizione dellatto di Ges (vv. 2-5).
4.3 Dialogo tra Ges e Pietro (vv. 6-11).
4.4 Monologo di Ges (vv. 12-20).
4.5 Il tradimento di Giuda (vv. 21-30)
4.6 Sequela di Ges (vv. 36-38)
* Osservazione generale:
Ci sono due interpretazioni della lavanda dei piedi (vv. 6-11 e 12-17). La prima intende la
lavanda dei piedi come un evento con carattere di segno, che indirizza lattenzione alla morte di
Ges. La seconda di natura paradigmatica e si attiene strettamente al carattere di umilt e di
servizio di Ges15. No si escludono mutuamente, ma si completano a vicenda.
4.1
15
4.2
2
Lambiente quello di un pasto, lultimo pasto di Ges. Il suo senso va cercato in primo
luogo nel significato ordinario di ogni convivialit per la mentalit semitica. Come anche per il
nostro costume odierno condividere un pasto non significa solo mangiare insieme uno stesso cibo,
ma anche aver occasione di scambiare pensieri e di entrare in profonda comunione di sentimenti.
Assume un valore spirituale e sociale.
Nel nostro racconto, non si parla solo di un pasto, ma anche di un boccone dato da colui
che presiede. un segno dospitalit che sottolinea una relazione di intimit e di comunione. In
questambiente la presenza di un falso invitato qui Giuda - diventa intollerabile. La situazione
approfondita da Giovanni. Per lui non si tratta solo di un tradimento i cui motivi possono essere
meschini: il diavolo che lo ispira.
Il senso originale del termine greco dia,boloj, viene da diabll: gettare da una parte
allaltra, da cui dividere, accusare, calunniare. Il suo senso etimologico viene spiegato dalla
parabola del seminatore in Matteo: avendo gettato nel cuore come quel nemico che semina
durante la notte (Mt 13,38-43). Nellinterpretazione viene indicata la sua identit: il nemico il
diavolo (cf. 1 Gv 3,8; 1 Gv 2,18-28). Alla fine del discorso sul pane di vita (Gv 6) gi il narratore
aveva detto: uno di voi un diavolo! (6,70). Diventato strumento del diavolo, Giuda lo
rappresenta. Facendo da contrappunto allamore rivelato, agisce come un figlio del diavolo, ed
orientato, come i Giudei18, al rifiuto e allomicidio (8, 37-50). Nella lettera si menziona Caino
3,11-12:
Poich questo il messaggio che avete udito fin da principio:
che ci amiamo gli uni gli altri.
Non come Caino, che era dal maligno e uccise il suo fratello.
Ges aveva detto prima del terzo annuncio della sua passione-glorificazione:
il principe di questo mondo sar gettato fuori.
Gv 12,31-33
E durante il discorso di addio precisa: egli non ha nessun potere su di me
16
Gv 14,30
eivdw.j
o[ti pa,nta e;dwken auvtw/|
o` path.r eivj ta.j cei/raj
kai. o[ti avpo. qeou/ evxh/lqen
kai. pro.j to.n qeo.n u`pa,gei(
sapendo19
che tutto diede a Lui
il Padre nelle mani
e che da Dio usc
e a Dio se-ne-va
Porre tutto nelle sue mani indica la sovranit su ogni cosa, inattaccabile nonostante ogni
sforzo degli avversari (cf. 7,30.44; 10,28s) e nonostante lapparente vittoria del principe del
mondo (14,30), perch la sua potenza fondata nella potenza del Padre20 (5,26-27: il Padre gli ha
dato la vita e potere di giudicare poich Figlio delluomo).
Giuda non ha ancora deciso, ma Satana ha deciso che sia Giuda a tradire Ges e per
questo lha tentato (la decisione di Giuda verr presa con il boccone!). Giuda sta per decidere
di entrare nel mistero del male, gi deciso da Satana. Cosa fa Dio?
4
vv. 4-5. Ges secondo Lc 22,27 aveva detto22: Eppure io sono in mezzo a voi come uno che
serve (w`j o` diakonw/n) e prima sempre in Lc: maka,rioi oi` dou/loi evkei/noi( ou]j evlqw.n o` ku,rioj
eu`rh,sei grhgorou/ntaj\ Beati quei servi che il padrone, al suo ritorno, trover vigilanti, li far
mettere a tavola e passer a servirli (Lc 12,37). Per in Gv si vede ancora con maggiore evidenza
che egli prende il posto del servitore.
Latto in se stesso: i padroni curavano la lavanda dei piedi dei propri ospiti (Lc 7, 36-50)
Ges rimprovera il suo anfitrione Simone il fariseo di non aver compiuto quel gesto con lui. Ma
erano gli schiavi non israeliti a farlo materialmente. C un fattore storico innegabile dietro al
racconto che poi viene interpretato e raccontato da Gv. secondo la sua teologia e spiritualit della
sequela nel servizio.23 La narrazione poi utilizza dei vocaboli semplici a uno stile quasi filmico:
Ges si leva, depone la sopravveste e si cinge dun telo di lino che serve per asciugare. Quindi
versa dellacqua in un catino e comincia lazione che era considerata un umile servizio (no
19
Participio perfetto con significato di presente o/iv da: sottolinea la consapevolezza di Ges. Non di presentare
Ges come un perfetto gnostico come propone Bultmann.
20
R. SCHNACKENBURG, Il Vangelo di Giovanni, III, 35.
21
Passivo intransitivo di evgei,rw.
22
I discorsi di addio sono tipici del Quarto Vangelo. I sinottici ne mancano a eccezione di Lc 22,21-38.
Questo testo di Luca sembra avere influito su la composizione di Gv 13-17. Cf. J. BEUTLER, I discorsi di addio
di Ges in Giovanni (Gv 13-17), ad uso degli studenti, Roma 2003-2004, 1.
23
Cf. R. SCHNACKENBURG, Il Vangelo di Giovanni, III, suo commento ai versetti 13,1-5, specialmente pp. 31-33.
soltanto si trattava di un servizio da schiavi, bens era anche un dovere della moglie verso il
marito, dei figli verso il padre24).
Tutto questo viene fatto proprio per Giuda e cio per noi che ci troviamo spesso in
situazioni simili. In Giuda, c la massima resistenza allamore. Proprio a lui viene rivolta la
massima donazione dellamore di Dio Padre in Ges. In Osea abbiamo una situazione in
certa forma simile). Davanti al traditore, la fedelt unilateralmente mantenuta allalleanza
viene manifestata mediante un secondo passo da parte di Dio.
4.3 Il dialogo tra Ges e Pietro (Gv. 13,6-11).
6
Pietro non capisce il gesto come simbolo. Non ha capito il senso traslato di lavare e cio
chi ha fatto il bagno dei piedi e gi inserto nella morte e risurrezione di Ges. Analoghe
espressioni ambigue chiedono una comprensione metaforica importante per la salvezza e hanno
suscitato prima equivoci. Ad esempio Nicodemo: Come pu un uomo nascere quando vecchio?
E pure la samaritana: Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo profondo; da dove
hai dunque questa acqua viva? Il lettore guarda con simpatia pure qui la reazione di Pietro di non
capire28. Pietro pensa di comprendere che si tratta di un nuovo rito di purificazione: si offre,
infatti, di farsi lavare non solo i piedi, ma anche le mani e la testa.
28
Schnackenburg, ad hoc.
18
29
IL BUON PASTORE
17
18
GV 13,12-20
TRANSIZIONE: v. 12a (finisce la descrizione della lavanda)
v. 12b (domanda di Ges)
ISTRUZIONI DI GES (monologo: Gv 13,13-20)
12a {Ote ou=n e;niyen tou.j po,daj auvtw/n
Voi chiamate me
il Maestro e il Signore
e dite bene, (lo) sono infatti.
14 eiv ou=n
13,13
13,14
13
Un esempio infatti (io) diede voi, affinch come io fece a voi, anche voi facciate. 13,15
Un primo senso principale che il capo delle nazioni i re esercitano sbagliatamene il suo
potere, quello che lo fa nobile paradossalmente il servizio! Levangelista Marco mette questo in
rilievo, quando riporta il terzo annuncio della passione cap. 10, v. 43: il Figlio delluomo non
venuto per essere servito ma per servire (diakonh/sai attivo) .
In questa linea Ges modello. Anche i discepoli devono fare la stessa cosa, per cui
quando si dice che devono lavarsi i piedi, ci va capito nel contesto di questo amatevi come io
vi ho amato e cio amatevi, mettendovi a servizio degli altri e dando tutto come ha fatto Ges.
I discepoli ancora non sanno tutte le implicazioni di questo, ma non lo sappiamo neppure noi.
C sempre un pi di comprensione. Perci Ges ricorda loro che lo chiamano maestro (per
lo pi rabbi [Rabbi dove abiti? 1,39] e Signore (nello stesso capitolo 13 vv. 6.9.36 ecc.). Il
33
La seconda viene fatta a Tomaso nel cenacolo dopo la resurrezione. NellApocalisse ce ne sono sette
beatitudini.
34
SCHNACKENBURG, III, 47.
Il verbo ofeil compare in Gv. in questo senso morale-parenetico solo nella prima lettera (2,6; 3,16; 4,11; in
ognuna delle tre parti della lettera) e anche in 3 Gv 8.
36
Deriva dal verbo deknymi che significa far vedere, mostrare e che ha dordinario valore teologico in Gv.:
Cos il Padre mostra [al Figlio] tutto ci che egli fa (5,20). A sua volta, Ges mostra ai discepoli quello che
fa, e, come il Figlio fa ci che vede che il Padre sta facendo, lo scopo di Ges e che i discepoli agiscano come lo
hanno visto agire. Lo sguardo ha in Gv. una funzione considerevole: vedere significa essere sorpresi da una
presenza, contemplare in profondit. Cf. X: LON-DUFOUR, Lettura dellEvangelo secondo Giovanni (capitoli
13-17), 47.
37
Uso di kaths nel IV vangelo: 10,15; 17,23 e 13,34. Nelle lettere: 1Gv 2,6-9; 3,2-3.7.12.23; 4,17; 2 Gv 4.6;
3 Gv. 2.3.
38
Lutero critica una lavanda dei piedi solo materiale, rito esterno compiuto da monarchi e principi in favore di
dodici poveri ma spesso contraddetta dalla loro condotta verso i poveri, fatto cos anche da molti vescovi del
suo tempo (Das Johannesevangelium ad hoc)
39
Dal sec. IV in poi si pu dimostrare lesistenza del rito della lavanda dei piedi subito dopo latto battesimale
in tutto lambito liturgico latino ma non a Roma e nellOriente (s o no?). Lidea della sacramentalit della
lavanda dei piedi recentemente s fatta strada anche presso gli esegeti protestanti (Schnackenburg, III, 48 nota
69).
35
40
Cf. Gv3,21: qui fa la verit, non soltanto chi la sa, non soltanto chi la capisce, ma chi la esperimenta nella
vita. Vuol dire chi opera la verit viene alla luce, perch appaia chiaramente che le sue opere sono state
fatte in Dio.
41
LON DUFOUR, III, 49 ad Gv 13,17.
42
Per LON DUFOUR questo logion di Ges appartiene ad una collezione di detti che circolava nella tradizione
orale, il quale messo qui dallautore (ad hoc).
43
SCHNACKENBURG, III, 50 nota 73 (Epistulae morales ad Lucilium).
44
La forma del macarismo, che levangelista usa soltanto unaltra volta proviene probabilmente dalla tradizione
sinottica.
45
Tertulliano, Cipriano, Cirillo di Alessandria e Origine; tra i moderni Cullmann e Boismard, R. Brown Cf. X:
LON-DUFOUR, Lettura dellEvangelo secondo Giovanni (capitoli 13-17), 42 nota 40 e S. PANIMOLLE, Lettura
Pastorale della Bibbia vol. III, 179.
46
Agostino, fra i moderni P. Grelot, cf. Cf. X: LON-DUFOUR, 42 nota 41.
47
Cf. R. FABRIS, Giovanni, 743.
20
20
Lenigma di Giuda48, che rimane fino a noi, riflette quello della presenza del male nel cuore
delluomo. Giuda colui che non puro, cosa che nel vocabolario giovanneo abbiamo visto
(cf. 15,3) che significa non credente (13,10), anche se forma parte del gruppo. La terribile frase
di Ges: Sarebbe stato meglio che non fosse nato (Mc 14,21 par.) non una condanna ma una
lamentazione allo stile di quando ricorda colui che si perduto (Gv 17,12) come opera di Satana
nel discepolo, opera del desiderio della violenza come pretesa, anzi come mezzo sbagliato di
raggiungere la pace. Lo scandalo di Giuda ancora scosse la comunit di Gv. che ascolta un
messaggio che scaturisce dal vangelo e dalla lettera (Caino, lanticristo) e arriva pure oggi ai
nostri giorni. Ci d pure lopportunit di capire meglio lamore di Dio che opera la salvezza di
tutti.
4.5. Ges e Giuda
In Giuda, dicevamo c la massima resistenza allamore e proprio a lui viene rivolta la
massima donazione del amore del Padre in Ges.
Amen, amen dico a voi: uno di voi mi consegner (paradw,sei me).
Giuda il discepolo in pericolo, sotto linganno. Ges rivela questo tradimento, ama
Giuda fino alla fine. un amore di predilezione nei confronti di Giuda. Non lo lascia, rimane
con lui in un amore particolare. In dietro a questa forma di agire Ges possiamo trovare la
figura profetica chiamata rb.
V. 21:
48
Ad esempio il rapporto tra paradi,dwmi (13,21) e pare,dwken t pneu/ma (Gv 19,30): davanti al tradimento
degli uomini, Dio si consegna, si dona.