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4.- 5.

Introduzione al Libro dellOra - Lavanda dei piedi e sequela di Ges - Gv 13

LIBRO DELLORA (GLORIFICAZIONE DI GES)

Giovanni 13
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
R. SCHNACKENBURG, Le parole di commiato di Ges (Gv 13-17), Brescia, 1994.
90 pagine di ottimo contenuto. Mag. 10 DN 108

Schema
-

1. ANTECEDENTI E INDICATORI NEL LIBRO DEI SEGNI


opposizione crescente (capi dei Giudei) e incomprensioni del popolo: Gv 5 in poi
minacce concrete: 7,30-33; 8,59; 11, 47-53
(cf. 11,45: decisione di uccidere Ges dopo il segno di Lazzaro)
dopo lentrata trionfale come re in Gerusalemme: 12,19
12,27-28 (cf. Mc 14,34-36 e //): Piccolo Getsemani
terzo annuncio della passione-glorificazione: 12,31-33 (cf. 3,14-16; 8,28)
2. ARTICOLAZIONE GENERALE DEL LIBRO DELLORA.
+ introduzione: capitolo 13
+ ora parlata (14 - 17):
con i discepoli: istruzioni ai suoi: 14 e 15-16
col Padre: preghiera sacerdotale di Ges: 17
+ ora narrata (18 - 21):
- tempo di Ges: passione (18-19) risurrezione e apparizioni (20)
& prima conclusione: 20,30-31
- tempo della chiesa: ultima apparizione sulla riva del lago e dialogo con Pietro (21)
& conclusione (seconda): 21,24-25
3. INTRODUZIONE AL LIBRO DELLORA: CARATTERE LITURGICO E TEOLOGICO - GV 13,1
4. LA LAVANDA DEI PIEDI E LA SEQUELA: 13,1-38.
4.1 Introduzione (Gv v. 1)
4.2 Descrizione dellatto di Ges (vv. 2-5).
4.3 Il Dialogo tra Ges e Pietro (vv. 6-11).
4.4 Il monologo di Ges (vv. 12-20).
4.5 Il tradimento di Giuda (vv. 21-30).
4.6 La sequela di Ges (vv. 31-38)

Sviluppo dello schema


1.
ANTECEDENTI E INDICATORI NEL LIBRO DEI SEGNI
Lora che Ges vive la quale d il nome alla seconda parte del vangelo di Giovanni, viene
preparata in tutto lo svolgersi precedente della sua vita. Gi a partire della guarigione del
paralitico della piscina di Betesda comincia a notarsi chiaramente lopposizione alla sua persona e
al suo insegnamento. Durante la festa delle Tende nascono le discussioni con i farisei. Alcuni
esempi: 7,28.30. Si dice (v. 7,30) che non gli misero le mani addosso perch ancora non era giunta
la sua ora e pure nel segno di Cana ricorre unespressione simile come abbiamo visto (2,4).

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Lopposizione va in crescendo e culmina con la profezia del sommo sacerdote Caifa dopo
la rianimazione di Lazzaro sulla convenienza della sua morte per la nazione, anzi come aggiunge
levangelista e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano
dispersi (11,47-52).
Ges vede arrivare la sua ora e quando la vicinanza si fa sentire reagisce in maniera simile
a quella che troviamo espressa dai Sinottici nel Getsemani. Alla fine della prima parte del libro dei
Segni troviamo al capitolo dodici una transizione, la vicinanza dellora, descritta in due versetti
come un piccolo Getsemani. Ges esclama:
Adesso la mia anima -stata-turbata, e che dire?
Padre salvami da questora?

12,27

A Ges viene spontaneo, quando arriva lora chiedere al Padre di salvarlo1. Dopo aver
detto questo Ges mostra la piena accettazione della sua ora dicendo di essere venuto proprio per
questa ora e dunque chiede al Padre di glorificare il suo nome, cio di fare quello che vuole Lui:
Padre glorifica il tuo nome (12,28 a).2 In seguito ad una voce del cielo E glorificai e di nuovo
glorificher! (12,28 b) - che la folla pensa sia stato un tuono o un angelo - Ges chiarisce che
quella voce non venuta per lui ma per loro (12,29-30). E aggiunse il terzo annuncio della
Passione significando (shmai,nwn) di quale morte era-sul-punto-di morire (vv.31-33).

2.

ARTICOLAZIONE GENERALE DEL LIBRO DELLORA.

Diamo prima uno sguardo panoramico allarticolazione di questi capitoli 13 al 21.


Lora di Ges questo tempo particolare che si colloca alla fine della sua esistenza terrena.
Il tempo dellora comprende la passione e la risurrezione.
Dopo lintroduzione generale del cap. 13 troviamo due parti ben distinte dal punto di vista
letterario:
-

Una parte che possiamo chiamare lora parlata o dialogata dove Ges parla con i discepoli
e poi con il Padre di quelli che saranno gli effetti e le implicazioni di questo tempo
(capitoli 14 al 17). Il capitolo 14 si conclude con linvito a uscire che Ges rivolge ai
discepoli al versetto 31. La seconda comprende i capitoli 15-16, seconda parte
dellistruzione di Ges ai suoi. La terza, costituita dal capitolo 17, contiene la preghiera di
Ges3.
Una parte narrata in cui levangelista sceglie, fra tutta la vicenda della passione e
risurrezione, alcune scene (proprio come aveva fatto nei libri dei Segni) che pi gli
interessano proprio per esprimere e far rivivere al lettore questo tempo forte che Ges ha
vissuto in un modo sempre di libera oblazione (capitoli 18 al 20).

In Marco 14,36a ad esempio: Abb, Padre! Tutto possibile a te, passi da me questo calice!
2
Marco 14,36b: Per non ci che io voglio, ma ci che vuoi tu.
3
MATEOS-BARRETO, 546 unisce il cap. 13 al 14.

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Questo tempo di Ges diventa eventualmente lora della chiesa (capitolo 21). Lora della
chiesa, guidata dallo Spirito di Ges, stava gi annunciata in modo velato ai discepoli durante
lultima cena: farete opere ancora maggiori (14,124) adesso diventa missione centrata intorno
al dono delleucaristia.
- Dopo la risurrezione c una prima conclusione, che scopre in forma programmatica
loggettivo del vangelo, seguita a sua volta da una seconda conclusione pi generale
(cap. 21) che rappresenta la testimonianza apostolico- missionaria duratura verso la quale
confluisce tutto il vangelo.
Notate che di solito nel libro dei segni, prima viene la descrizione del segno, parte narrativa
poi la spiegazione parlata di Ges. In linea di massima nellora al rovescio, dopo lintroduzione
del capitolo 13, i discorsi di Ges (14-17) poi la narrazione della passione-risurrezione che il
segno ut sic, cio proprio la realizzazione massima del segno.
Vedremo lintroduzione al libro dellora e cio il capitolo 13 e poi la bella preghiera del
capitolo 17, conosciuta con il nome di preghiera sacerdotale di Ges, gioiello della teologia
giovannea. Poi passeremo allora narrata, cio al racconto della passione-resurrezione. E
commenteremo la funzione programmatica della prima conclusione. Il capitolo 21 e la
conclusione testimoniale chiuderanno questintroduzione al quarto vangelo.
Il contenuto del libro dellora viene introdotto mediante il capitolo 13. Il v. 1 introduce
globalmente tutto il contenuto.
3. INTRODUZIONE AL LIBRO DELLORA: CARATTERE LITURGICO E TEOLOGICO - GV 13,1
13,1

Pro. de. th/j e`orth/j tou/ pa,sca


Prima per della festa di Pasqua,
eivdw.j o` VIhsou/j o[ti h=lqen auvtou/ h` w[ra
sapendo Ges che era venuta la sua ora
i[na metabh/|
affinch passi
evk tou/ ko,smou tou,tou pro.j to.n pate,ra(
da questo mondo al Padre,
avgaph,saj tou.j ivdi,ouj tou.j evn tw/| ko,smw|
avendo amato i suoi propri che erano nel mondo,
eivj te,loj hvga,phsen auvtou,j
fino allestremo (alla fine per un adempimento5) li am.
Notate che questultima Pasqua non si chiama pi la Pasqua dei Giudei (lultima volta in
11,55), perch ora la Pasqua di Ges. La menzione di questa festa per motivi teologici compare,
fra laltro, nella scena di Betania (sei giorni prima della Pasqua: 12,1) poi nel racconto della
passione, (18,28.39; 19,14). Ges mor quale agnello pasquale della nuova alleanza, a cui non fu
rotto alcun osso (19,36). Ges va consapevole (eivdw,j) alla sua morte, gi ripetutamente indicata
con gli annunci sullora (9,4; 11,9; 12,7.23-24.27.32-33.35).
Il passaggio da questo mondo, che ha una sfumatura negativa, al Padre include pure una
vittoria sul principe di questo mondo. La seconda ricorrenza del termine kosmos pi in sintonia
positiva con la preghiera sacerdotale: non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca
dal maligno (17,15). Ges ha amato i suoi nel mondo. Lespressione o]i i;dioi va intesa sulla base
del discorso del buon pastore, nel cap. 10: sono le persone che appartengono a Ges, che odono la
sua voce e delle quali egli ha cura (10,3-5.12; cf. 27). Anche lamare ricorda il rapporto del
4

In verit, in verit vi dico: chi crede in me (o` pisteu,wn eivj evme.), anchegli far le opere che io faccio e ne far
anche di pi grandi, perch io vado al Padre.
5
I. SIMOENS, Secondo Giovanni. Una traduzione e una interpretazione, Bologna 2000, 74.

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pastore con le sue pecore, il loro reciproco conoscersi (10,14)6. La conoscenza biblica qui
riferita a una esperienza in chiave dagap.
Tre constatazioni generali si impongono alla lettura di questo importante versetto7:
+ La prima il rilievo dato al verbo agapa. La statistica qui torna eloquente: la simbolica
della luce e delle tenebre, presente 32 volte in Gv 1-12 quasi scompare in Gv 13-21 e quella della
vita, che compariva 50 volte, torna solo 5 volte. In compenso il verbo amare raro prima del c. 138,
compare circa 20 volte nel libro dellora e filei/n nove volte (nella prima parte soltanto quattro).
Il rilievo dato allagap nellesordio del cap. 13 annuncia la grande importanza di questo tema.
Si tratta dellagap che al centro della vita, quella del Padre e del Figlio (rivelazione
trinitaria). Quellagap al cuore del dono che il Figlio fa di s stesso al mondo9.
+ Seconda osservazione: Gv valorizza la tradizione sullagap di Cristo per noi
(Gal 2,20; Rom 8,35; Ef 3,19;5,2.25)
e la sviluppa
(Gv 13,34; 15,9.13: comandamento nuovo; 1 Gv 3,16 e 4,7-20).
+ Terza constatazione:
10

Questa agap di Ges verso i suoi (13,1) e del Padre verso il mondo (3,16)
costituisce larmatura teologica del vangelo11, lagap diviene chiave dellesegesi di tutto ci
che segue12.
Qualcuno si domandato se c contraddizione fra lagap di Dio per il mondo e
lagap di Ges per i suoi?
Infatti, se in Gv 3,16 oggetto dellagap di Dio il mondo e qui oggetto dellagap di
Cristo sono i suoi, come nota Bultmann non si tratta di una contraddizione. Anche lamore
del Figlio diretto al mondo, ma tale amore diviene efficace solo quando esso viene
accettato. Perci ora i rappresentanti dellamore di Ges sono i discepoli che lo hanno
accettato e ricambiato nella fede in lui.

R. SCHNACKENBURG, Il Vangelo di Giovanni, III, 32.


X. LON-DUFOUR, Lettura dellEvangelo secondo Giovanni, III, 26-27.
8
Per esempio compare nel dialogo con Nicodemo, Dio nei confronti del mondo (3,16). In 5,20 nel discorso
dopo la guarigione del paralitico file,w. Entro il discorso sul buon pastore agapa,w riferito allamore del
Padre verso Ges (10,17).
9
La prima lettera pi di un commento al vangelo, cosa che pure, si pu considerare soprattutto come
unapplicazione del discorso dellultima cena alle circostanze difficili di una comunit combattuta dallinterno e
che viveva in un tempo probabilmente un po posteriore alla redazione finale del vangelo.
10
Amare fino allestremo si riferisce al primo annuncio sulla sua morte-innalzamento in croce avvenuto nel
contesto del dialogo con Nicodemo (3,14-16). La sua ora di glorificazione condizione di possibilit per il dono
dello Spirito ai discepoli (7,39), in modo che loro possano partecipare alla vita propria del Figlio.
11
Questo versetto 13,1 introduce, dunque, i discorsi daddio e la passione. Ci siamo al momento centrale di
questa DISCESA dellagap. Si tratta dellagap di Cristo verso i suoi. Lopera intera di Cristo viene qui
caratterizzata nella sua totalit come agapn (amare).
12
Oggetto dellamore sono i suoi (tous idious). Sono i suoi discepoli che Lui ha scelto e che Lui conosce e che
hanno corrisposto al suo amore e hanno creduto in Lui. Sono coloro che, essendo dalla verit ascoltano la sua
voce (18,37).
6
7

4.- 5. Introduzione al Libro dellOra - Lavanda dei piedi e sequela di Ges - Gv 13

Lesplicitazione delloggetto dellagap di Ges mediante la qualifica: -quelli che


sono nel mondo- non certo senza significato. Tale espressione cade in parallelismo con
quella riguardante il passaggio di Ges:
- da questo mondo (ek tou kosmou toutou)
- nel mondo
(en t kosm)
kosmos toutos ha per una sfumatura negativa. Mentre Ges lascia questo mondo, ama i
suoi che stanno nel mondo ancora.
Lamore di Ges viene intensamente espresso mediante la ripetizione che crea
tensione positiva: agapsas(avendo amato) gapsen (l am).
Il participio aoristo attivo agapsas evoca laspetto gia compiuto dellamore di Ges
che ha la sua origine nella scelta dei suoi, nella vocazione raccontata al capitolo primo,
nellaspetto di predilezione. Ha poi il suo svolgimento lungo tutta la vita pubblica, i discorsi,
i miracoli, i segni , le opere.
Eis telos gapsen autous porta la tensione al punto culminante. Come notano i
commentatori lespressione eis telos non significa soltanto: fino al termine; Ges am i suoi
con costanza, con fedelt, fino al termine della sua vita. Ha il senso per, assai pi denso e
carico di perfezione, fino al limite della sua possibilit. Cio eivj te,loj hvga,phsen avutou,j pu
avere un significato tanto temporale quanto qualitativamente eminente fino alla fine o fino
allestremo. Bisogna scegliere una traduzione. Allora preferibile fino allestremo in senso
qualitativo. La qualit dellagap di Ges al massimo come quel vino nuovo e ottimo di
qualit che Lui ha donato gratuitamente a Cana.
Questo amore supremo fino alla perfezione del dono totale di s, sar tra poco
realizzato nellatto di lavare i piedi ai discepoli, come simbolo dellatto ultimo e definitivo,
del passaggio di Ges al Padre. Questo passaggio nella sua totalit insieme la perfezione
dellamore di Ges verso i suoi e la perfetta realizzazione dellamore del Padre verso Ges e
verso il mondo (Gv 3,16).
Se ci si domanda osserva Schnackenburg13 se la prova damore la lavanda dei piedi o
la morte sulla croce, sembra pi giusto rispondere la morte sulla croce, senza escludere per la
lavanda dei piedi. Per levangelista nella lavanda dei piedi presente, come segno, lestrema
dedizione di Ges per i suoi (cf. 15,13). Il significato pieno della lavanda dei piedi di
preannunciare la morte di Ges e la piena comunione con i discepoli [in essa fondata (13,7)]. Cos
questa frase di 13,1, tanto densa di contenuto teologico, adatta a servire tanto da titolo di tutta la
seconda parte quanto da introduzione alla lavanda dei piedi nel senso giovanneo.
Il contenuto del resto del libro dellora, dopo la scena della lavanda dei piedi potrebbe
visualizzarsi schematicamente cos14:
13, 1-38: Introduzione
--------14,1-31: temi originali nel contesto ------dellultima cena
15,1-17: reciproco amore di Ges -------e dei suoi discepoli

13
14

Il Vangelo di Giovanni, III, 32.


R.E. BROWN, Giovanni, 716.

17,1-26: Conclusione
16,4b-33: temi originali nel contesto
dellultima cena
15,18-16,4a: odio del mondo
per i discepoli di Ges

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4.

LAVANDA DEI PIEDI E SEQUELA: 13,1-38.

Bibliografia di riferimento
F. COCCHINI, Origine e la lavanda dei piedi nel commentario al vangelo di Giovanni in
L. PADOVESE ed., Atti del X Simposio di Efeso su S. Giovanni apostolo, Roma 2005, 119-128.
R. FABRIS, Ges lava i piedi dei suoi discepoli e annuncia il tradimento di Giuda in ID.,
Giovanni, Roma 1992, 709-795. Mag. 15 P 510 S.L. 15 P 14. Per una sintesi degli autori dellepoca
patristica e medievale vedi Interpretazione: storia e attualit in IDEM., 741-748.
PESCE, M., Il lavaggio dei piedi (Gv 13,1-20) in G. GHIBERTI al., Opera giovannea,
Logos 7, Torino 2003, 233-250.
SEGOVIA, F., John 13,1-20, The Footwashing in the Johannine Tradition, Zeitschrift fr die
Neutestamentliche Wissenschaft 73 (1982), 31-51.
Il versetto 1 introduce globalmente tutto il contenuto. Si possono tracciare quattro scene
successive:
- la lavanda dei piedi (13,2-20)
- il rapporto fra Ges e Giuda (vv. 21-30)
- la glorificazione di Ges e il comandamento nuovo (vv. 31-35)
- la sequela di Ges (vv. 36-38)
Noi faremo un studio particolareggiato dei seguenti brani:
4.1 Introduzione (Gv 13,1) e sguardo panoramico
4.2 Descrizione dellatto di Ges (vv. 2-5).
4.3 Dialogo tra Ges e Pietro (vv. 6-11).
4.4 Monologo di Ges (vv. 12-20).
4.5 Il tradimento di Giuda (vv. 21-30)
4.6 Sequela di Ges (vv. 36-38)
* Osservazione generale:
Ci sono due interpretazioni della lavanda dei piedi (vv. 6-11 e 12-17). La prima intende la
lavanda dei piedi come un evento con carattere di segno, che indirizza lattenzione alla morte di
Ges. La seconda di natura paradigmatica e si attiene strettamente al carattere di umilt e di
servizio di Ges15. No si escludono mutuamente, ma si completano a vicenda.
4.1

Introduzione (Gv 13,1) e sguardo panoramico.


Il primo versetto del capitolo ha la funzione, come abbiamo gi spiegato dintrodurre sia
lintero Libro dellOra sia la scena della lavanda dei piedi. Sembra di avere lo scopo di un titolo
dellintero narrativo della Passione e come indicazione del tema della lavanda dei piedi. Poi
possiamo differenziare il narrativo dellazione di Ges (vv. 2-5), il dialogo con Pietro (vv. 6-11) e
listruzione dei discepoli (vv. 12-20). La scena seguente (vv. 21-30) intreccia in modo magistrale
narrazione e dialogo in riferimento a Giuda il traditore e alla sua uscita (ed era notte: v. 31).

15

R. SCHNACKENBURG, III, 19.

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Descrizione dellatto di Ges : VV. 2-5

4.2
2

kai. dei,pnou ginome,nou16(


tou/ diabo,lou h;dh beblhko,toj17
eivj th.n kardi,an
i[na paradoi/ auvto.n
VIou,daj Si,mwnoj VIskariw,tou(

E divenendo (essendoci) una cena,


avendo il diavolo gi gettato
nel cuore
che lo consegnasse,
Giuda (figlio) di Simone Iscariota

Lambiente quello di un pasto, lultimo pasto di Ges. Il suo senso va cercato in primo
luogo nel significato ordinario di ogni convivialit per la mentalit semitica. Come anche per il
nostro costume odierno condividere un pasto non significa solo mangiare insieme uno stesso cibo,
ma anche aver occasione di scambiare pensieri e di entrare in profonda comunione di sentimenti.
Assume un valore spirituale e sociale.
Nel nostro racconto, non si parla solo di un pasto, ma anche di un boccone dato da colui
che presiede. un segno dospitalit che sottolinea una relazione di intimit e di comunione. In
questambiente la presenza di un falso invitato qui Giuda - diventa intollerabile. La situazione
approfondita da Giovanni. Per lui non si tratta solo di un tradimento i cui motivi possono essere
meschini: il diavolo che lo ispira.
Il senso originale del termine greco dia,boloj, viene da diabll: gettare da una parte
allaltra, da cui dividere, accusare, calunniare. Il suo senso etimologico viene spiegato dalla
parabola del seminatore in Matteo: avendo gettato nel cuore come quel nemico che semina
durante la notte (Mt 13,38-43). Nellinterpretazione viene indicata la sua identit: il nemico il
diavolo (cf. 1 Gv 3,8; 1 Gv 2,18-28). Alla fine del discorso sul pane di vita (Gv 6) gi il narratore
aveva detto: uno di voi un diavolo! (6,70). Diventato strumento del diavolo, Giuda lo
rappresenta. Facendo da contrappunto allamore rivelato, agisce come un figlio del diavolo, ed
orientato, come i Giudei18, al rifiuto e allomicidio (8, 37-50). Nella lettera si menziona Caino
3,11-12:
Poich questo il messaggio che avete udito fin da principio:
che ci amiamo gli uni gli altri.
Non come Caino, che era dal maligno e uccise il suo fratello.
Ges aveva detto prima del terzo annuncio della sua passione-glorificazione:
il principe di questo mondo sar gettato fuori.
Gv 12,31-33
E durante il discorso di addio precisa: egli non ha nessun potere su di me

16

Gv 14,30

Participio presente medio di gi,nomai.


Genitivo assoluto temporale soggetto (dia,boloj) col verbo ba,llw participio perfetto attivo, genitivo assoluto.
una frase tipica della lingua greca.
18
Per i Giudei lautore del IV Vangelo, giudeo di origine pure lui, ai capi dei farisei e ai sommi sacerdoti
(vedi tema 1 del corso).
17

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Ritorniamo al seguente verso del nostro brano:


3

eivdw.j
o[ti pa,nta e;dwken auvtw/|
o` path.r eivj ta.j cei/raj
kai. o[ti avpo. qeou/ evxh/lqen
kai. pro.j to.n qeo.n u`pa,gei(

sapendo19
che tutto diede a Lui
il Padre nelle mani
e che da Dio usc
e a Dio se-ne-va

Porre tutto nelle sue mani indica la sovranit su ogni cosa, inattaccabile nonostante ogni
sforzo degli avversari (cf. 7,30.44; 10,28s) e nonostante lapparente vittoria del principe del
mondo (14,30), perch la sua potenza fondata nella potenza del Padre20 (5,26-27: il Padre gli ha
dato la vita e potere di giudicare poich Figlio delluomo).
Giuda non ha ancora deciso, ma Satana ha deciso che sia Giuda a tradire Ges e per
questo lha tentato (la decisione di Giuda verr presa con il boccone!). Giuda sta per decidere
di entrare nel mistero del male, gi deciso da Satana. Cosa fa Dio?
4

evgei,retai21 evk tou/ dei,pnou


kai. ti,qhsin ta. i`ma,tia
kai. labw.n le,ntion die,zwsen e`auto,n\
5

ei=ta ba,llei u[dwr eivj to.n nipth/ra


kai. h;rxato ni,ptein tou.j po,daj tw/n maqhtw/n
kai. evkma,ssein tw/| lenti,w| w-| h=n diezwsme,noj

si alza dal pranzo


e (de)pone le vesti
e, preso un asciugamano, se ne cinse,
poi getta acqua nel catino
e cominci a lavare i piedi dei discepoli
e asciugar(li) con lasciugamano di cui era cinto.

vv. 4-5. Ges secondo Lc 22,27 aveva detto22: Eppure io sono in mezzo a voi come uno che
serve (w`j o` diakonw/n) e prima sempre in Lc: maka,rioi oi` dou/loi evkei/noi( ou]j evlqw.n o` ku,rioj
eu`rh,sei grhgorou/ntaj\ Beati quei servi che il padrone, al suo ritorno, trover vigilanti, li far
mettere a tavola e passer a servirli (Lc 12,37). Per in Gv si vede ancora con maggiore evidenza
che egli prende il posto del servitore.
Latto in se stesso: i padroni curavano la lavanda dei piedi dei propri ospiti (Lc 7, 36-50)
Ges rimprovera il suo anfitrione Simone il fariseo di non aver compiuto quel gesto con lui. Ma
erano gli schiavi non israeliti a farlo materialmente. C un fattore storico innegabile dietro al
racconto che poi viene interpretato e raccontato da Gv. secondo la sua teologia e spiritualit della
sequela nel servizio.23 La narrazione poi utilizza dei vocaboli semplici a uno stile quasi filmico:
Ges si leva, depone la sopravveste e si cinge dun telo di lino che serve per asciugare. Quindi
versa dellacqua in un catino e comincia lazione che era considerata un umile servizio (no

19

Participio perfetto con significato di presente o/iv da: sottolinea la consapevolezza di Ges. Non di presentare
Ges come un perfetto gnostico come propone Bultmann.
20
R. SCHNACKENBURG, Il Vangelo di Giovanni, III, 35.
21
Passivo intransitivo di evgei,rw.
22
I discorsi di addio sono tipici del Quarto Vangelo. I sinottici ne mancano a eccezione di Lc 22,21-38.
Questo testo di Luca sembra avere influito su la composizione di Gv 13-17. Cf. J. BEUTLER, I discorsi di addio
di Ges in Giovanni (Gv 13-17), ad uso degli studenti, Roma 2003-2004, 1.
23
Cf. R. SCHNACKENBURG, Il Vangelo di Giovanni, III, suo commento ai versetti 13,1-5, specialmente pp. 31-33.

4.- 5. Introduzione al Libro dellOra - Lavanda dei piedi e sequela di Ges - Gv 13

soltanto si trattava di un servizio da schiavi, bens era anche un dovere della moglie verso il
marito, dei figli verso il padre24).
Tutto questo viene fatto proprio per Giuda e cio per noi che ci troviamo spesso in
situazioni simili. In Giuda, c la massima resistenza allamore. Proprio a lui viene rivolta la
massima donazione dellamore di Dio Padre in Ges. In Osea abbiamo una situazione in
certa forma simile). Davanti al traditore, la fedelt unilateralmente mantenuta allalleanza
viene manifestata mediante un secondo passo da parte di Dio.
4.3 Il dialogo tra Ges e Pietro (Gv. 13,6-11).
6

e;rcetai ou=n pro.j Si,mwna Pe,tron\


le,gei auvtw/|(
Ku,rie( su, mou ni,pteij tou.j po,daj
7
avpekri,qh VIhsou/j kai. ei=pen auvtw/|(
}O evgw. poiw/ su. ouvk oi=daj a;rti(
gnw,sh| de. meta. tau/ta

Venne dunque da Simone Pietro;


(questi) dice a lui:
Signore, tu a me lavi i piedi?
Risponde Ges e dice a lui:
Ci che io faccio, tu non lo capisci adesso,
(lo) capirai (conoscerai) per dopo queste cose.

C un contrasto dunque con la consapevolezza di Ges. Di fondo c la resistenza a


condividere la morte di Ges. Pietro vede solo questo e immediatamente reagisce. da preferire
linterpretazione cristologico - soteriologica che intende la lavanda dei piedi come unazione
avente carattere di segno, mediante la quale Ges rende visibile ed efficace per i suoi discepoli la
sua volontaria consegna alla morte, non in un modo sacramentale, ma in virt del suo agap, di
cui essi cos fanno esperienza fino allestremo (cf. 13,1)25. La spiegazione di Thsing molto
suggestiva. Lui connette lapplicazione morale allinterpretazione simbolico soteriologica dei
vv. 6-11:
Chi rifiuta questo servizio damore (la lavanda dei piedi e loblazione della vita ivi
figurata) rifiuta conci anche la sua conseguenza, cio losservanza del comandamento
dellamore; non pu quindi avere alcuna comunione con Ges26.
Il significato lestrema dedizione di Ges per i suoi (cf. 15,3) e preannunciare la morte di Ges
la piena comunione con i discepoli en essa fondata (13,7). Cos la lavanda introduce tutto il libro
della gloria nel suo senso di esaltazione-glorificazione) che in Gv vanno insieme. Guardare la
croce non soltanto un mero atto pietoso (Nicodemo fa di pi!), ma il sentirsi attirato da un
evento che racchiude in se anche la risurrezione (Gv 12,32-33). Sebbene Gv. presenta, in unione
con la tradizione, la tomba vuota e le apparizioni, lui anticipa alla lavanda dei piedi e alla
elevazione in croce il significato salvifico (segno) della sua morte risurrezione.
8

le,gei auvtw/| Pe,troj(


Ouv mh. ni,yh|j mou tou.j po,daj eivj to.n aivw/na
avpekri,qh VIhsou/j auvtw/|(
VEa.n mh. ni,yw se( ouvk e;ceij27 me,roj metV evmou/

Risponde a lui Pietro:


No, non mi laverai i piedi nei secoli (mai).
Rispose a lui Ges:
Se non ti lavo, non hai parte con me.

R. SCHNACKENBURG III, p. 35 nota 41. Idem. pp. 39. 43. 45.47.


R. SCHNACKENBURG III, 39.
26
Citato da R. SCHNACKENBURG III, 39, nota 47.
27
Presente continuato nel senso di futuro.
24
25

4.- 5. Introduzione al Libro dellOra - Lavanda dei piedi e sequela di Ges - Gv 13 10


Come capire questa frase di Ges: metV evmou/, avere parte con me? La risposta di Ges in forma di
ammonimento indica un dono che lui prepara per i suoi e cio: lavere parte con lui.
Lespressione si pu comprendere nel suo significato completo se si tiene conto di ci che Ges
promette ai discepoli proprio meta. tau/ta (13,7), cio dopo queste cose, dopo la sua morte,
cio come espresso da Ges nel versetto anteriore gi spiegato. I discepoli saranno dove lui . Ci
sono diversi riferimenti nel IV vangelo che chiarificano questa un tanto enigmatica espressione
metV evmou/
se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, l sar anche il mio servo
12,26.
quando sar andato e vi avr preparato un posto
ritorner e vi prender con me, perch siate anche voi dove sono io
14,3
e i discepoli, cio i credenti parteciperanno cos alla sua gloria
e la gloria che mi hai dato a me io lho dato a loro,
perch siano come noi una cosa sola
17,22
e poi in chiave di agap o anzi di azione:
e il mondo sappia (gignw,skw) che li hai amati (avgapa,w) come hai amato me 17,23
Padre voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me (metV evmou/)
dove sono io perch contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato;
poich tu mi hai amato prima della creazione del mondo (vedi Prologo 1,1)
17,24
Cos si aprir loro il pieno amore del Padre e di Ges
14,21
Ambedue, il Padre e Ges faranno dimora nel credente.
14,23
Pietro non pu sottrarsi alla lavanda dei piedi che Ges vuol compiere.
Questatto esteriore di Ges ha un senso assai pi profondo di quel che Pietro possa
immaginare. Questa lavanda un segno della offerta che Ges fa della sua vita
per la salvezza di tutti. Questa lopera del Padre.
9

le,gei auvtw/| Si,mwn Pe,troj(


Ku,rie( mh. tou.j po,daj mou mo,non
avlla. kai. ta.j cei/raj kai. th.n kefalh,n

Dice a lui Pietro


Signore, non i piedi miei soltanto
ma anche le mani e la testa.

Pietro non capisce il gesto come simbolo. Non ha capito il senso traslato di lavare e cio
chi ha fatto il bagno dei piedi e gi inserto nella morte e risurrezione di Ges. Analoghe
espressioni ambigue chiedono una comprensione metaforica importante per la salvezza e hanno
suscitato prima equivoci. Ad esempio Nicodemo: Come pu un uomo nascere quando vecchio?
E pure la samaritana: Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo profondo; da dove
hai dunque questa acqua viva? Il lettore guarda con simpatia pure qui la reazione di Pietro di non
capire28. Pietro pensa di comprendere che si tratta di un nuovo rito di purificazione: si offre,
infatti, di farsi lavare non solo i piedi, ma anche le mani e la testa.

28

Schnackenburg, ad hoc.

4.- 5. Introduzione al Libro dellOra - Lavanda dei piedi e sequela di Ges - Gv 13 11


E Ges risponde con una specie di proverbio:
10

le,gei auvtw/| o` VIhsou/j(


Dice a lui Ges,
~O leloume,noj ouvk e;cei crei,an eiv
Colui che si trova lavato non ha bisogno
mh. tou.j po,daj ni,yasqai(
se non i piedi di lavarsi,
avllV e;stin kaqaro.j o[loj\
poich pulito tutto:
kai. u`mei/j kaqaroi, evste( avllV ouvci. pa,ntej
anche voi siete puliti, ma non tutti
11
h;|dei ga.r to.n paradido,nta auvto,n\
Conosceva infatti chi-si-mette-a-consegnarlo,
dia. tou/to ei=pen o[ti
per questo disse:
Ouvci. pa,ntej kaqaroi, evste
Non tutti siete puliti.
Levangelista, avendo in mente i suoi lettori, insiste per la terza volta sulla conoscenza sovrana
di Ges. Ges collega lessere pulito con lascolto della sua parola. Al versetto 15,3 leggiamo
infatti Puri lo siete gi per la parola che vi ho detto.
- Se non una purificazione, giacch il credere alla parola di Ges sufficiente per essere
puri, qual il senso della lavanda? Mediante i versetti dintroduzione, la scena della
lavanda dei piedi posta allo stesso tempo sotto il segno del amore di Ges verso i suoi in
questo momento del passaggio di Ges al Padre e sotto il segno del tradimento, cio sotto
il segno della libera accettazione. possibile, infatti, il rifiuto.
4.4

Il monologo di Ges (Gv 13,12-20).


13,12a: transizione: Quando dunque ebbe lavati i loro piedi, riprese le vesti
A questo livello di profondit a cui ci invita luso giovanneo del simbolo, la descrizione
della veste deposta (v. 4) e ripresa (v. 12) pu essere intenzionale, poich i verbi ti,qhmi e lamba,nw
sono quelli utilizzati nel c. 10 per dire che Ges si spoglia della sua vita e la riprende29. Il gesto di
Ges mostra visibilmente un atteggiamento di servizio che potr essere compreso solo pi tardi,
cio col suo innalzamento in croce, e grazie alla venuta dello Spirito Santo, frutto dellora di
Ges. Attraverso la sua azione, dunque, Ges indica simbolicamente il dono di s che sta per
realizzare consegnandosi liberamente alla morte. Il suo gesto figura dellavvenimento imminente
sotto laspetto dello spossessarsi di s. Si spoglia e si cinge di nuovo.
GV 10,17-18
17

18

29

dia. tou/to, me o` path.r avgapa/|


o[ti evgw. ti,qhmi th.n yuch,n mou(
i[na pa,lin la,bw auvth,n
ouvdei.j ai;rei auvth.n avpV evmou/(
avllV evgw. ti,qhmi auvth.n avpV evmautou/
evxousi,an e;cw qei/nai auvth,n(
kai. evxousi,an e;cw pa,lin labei/n auvth,n\
tau,thn th.n evntolh.n e;labon
para. tou/ patro,j mou

LON-DUFOUR, 43-44 e nota 42.

IL BUON PASTORE
17

Per questo a me il Padre ama,


perch io pongo la vita (anima) mia
affinch di nuovo (io) la riceva.

18

Nessuno la porta-via da me,


ma io la pongo da me-stesso;
potere ho di porla
e potere ho di nuovo riceverla.
Questo il comando che (io) ricevette
dal Padre mio.

4.- 5. Introduzione al Libro dellOra - Lavanda dei piedi e sequela di Ges - Gv 13 12


Ci sono i tre elementi:
- offrire la sua vita da se stesso,
- potere di offrirla
- e il potere di riprenderla di nuovo, sotto forma di entolh, cio di comando del Padre
suo, commando che quello dellagap eivj te,loj (13,1 e lintero libro dellOra).
Poich il simbolo scelto nello stesso tempo un rito dospitalit, mostra che
attraverso la sua morte Ges condurr i discepoli nei luoghi trascendenti dove lui si
trova (12,26; lui va a preparare un posto 14,3).
Origine e lo stesso Agostino hanno accennato con discrezione a questaspetto simbolico dei
gesti di Ges. Il deporre le vesti e il cingersi con un panno sono posti in relazione dal
vescovo dIppona con linno di Filippesi 2,6-8 e cio con lavere gli stessi sentimenti di
Cristo Ges il quale si annient se stesso nel assumere la forma di Servo30. Per SantAgostino
c anche una relazione con la spogliazione nella morte e con il lenzuolo del sepolcro31. Per
Origine lacqua versata nel catino il simbolo della parola di Dio che purifica32.

Commento al Vangelo di Giovanni, LV,6.


R. FABRIS, Giovanni, Roma 1992, 743. Per una sintesi degli autori dellepoca patristica e medievale vedi
Interpretazione: storia e attualit in IDEM., 741-748.
32
Per Agostino segno del sangue di Cristo versato per lavare il peccato (Commento al Vangelo di Giovanni LV,7).
Poi interessante anche leggere le osservazioni di Lutero e Calvino (R. FABRIS, Giovanni, 744).
30
31

4.- 5. Introduzione al Libro dellOra - Lavanda dei piedi e sequela di Ges - Gv 13 13

GV 13,12-20
TRANSIZIONE: v. 12a (finisce la descrizione della lavanda)
v. 12b (domanda di Ges)
ISTRUZIONI DI GES (monologo: Gv 13,13-20)
12a {Ote ou=n e;niyen tou.j po,daj auvtw/n

kai. e;laben ta. i`ma,tia auvtou/


kai. avne,pesen pa,lin( ei=pen auvtoi/j(
12b Ginw,skete
ti, pepoi,hka u`mi/n;
13 u`mei/j fwnei/te, me

Quando dunque ebbe lavati i piedi di loro,


[e] prese le vesti di lui
e si sedette di nuovo (a tavola), disse loro:
Comprendete (conoscete)
che cosa ho fatto a voi?

~O dida,skaloj kai. ~O ku,rioj(


kai. kalw/j le,gete( eivmi. ga,r

Voi chiamate me
il Maestro e il Signore
e dite bene, (lo) sono infatti.

14 eiv ou=n

evgw. e;niya u`mw/n tou.j po,daj


o` ku,rioj kai. o` dida,skaloj(
kai. u`mei/j ovfei,lete
avllh,lwn ni,ptein tou.j po,daj\

Se dunque io ho lavato di voi i piedi,


(io) il Signore e il Maestro,
anche voi siete obbligati
a vicenda lavar(vi) i piedi.

15 u`po,deigma ga.r e;dwka u`mi/n

Un esempio infatti (io) diede voi,


affinch come io fece a voi,
anche voi facciate.

i[na kaqw.j evgw. evpoi,hsa u`mi/n


kai. u`mei/j poih/te
16 avmh.n avmh.n le,gw u`mi/n(

ouvk e;stin dou/loj mei,zwn tou/ kuri,ou auvtou/


ouvde. avpo,stoloj mei,zwn
tou/ pe,myantoj auvto,n

Amen, amen dico a voi,


non un servo pi grande del signore suo,
n un inviato pi grande
di colui che-lo- mand.

17 eiv tau/ta oi;date(


maka,rioi, evste eva.n poih/te auvta,

Se queste cose sapete,


beati siete se-eventualmente fate queste cose.

18 ouv peri. pa,ntwn u`mw/n le,gw\


evgw. oi=da ti,naj evxelexa,mhn\
avllV i[na h` grafh. plhrwqh/|(
~O trw,gwn mou to.n a;rton
evph/ren evpV evme. th.n pte,rnan auvtou/
19 avpV a;rti le,gw u`mi/n
pro. tou/ gene,sqai(
i[na pisteu,shte o[tan ge,nhtai
o[ti evgw, eivmi

Non a proposito di tutti voi (lo) dico;


io conosco chi elessi;
ma () affinch la Scrittura sia compiuta,
Colui che-mangia il mio pane
lev contro di me il calcagno suo.
Fin da questo momento lo dico a voi,
prima che accada,
affinch crediate quando sar avvenuto,
che Io sono.
20
Amen, amen dico a voi,
CHI RICEVE COLUI CHE IO MANDER,
A ME RICEVE;
daltra parte CHI A ME RICEVE
RICEVE COLUI CHE-MAND-ME.

20 avmh.n avmh.n le,gw u`mi/n(

o` lamba,nwn a;n tina pe,myw


evme. lamba,nei(
o` de. evme. lamba,nwn
lamba,nei to.n pe,myanta, me

4.- 5. Introduzione al Libro dellOra - Lavanda dei piedi e sequela di Ges - Gv 13 14

Passiamo allesegesi dei singoli versetti.


Gv 12: Quando dunque ebbe lavati i piedi di loro, [e] prese le vesti di lui
e si sedette di nuovo (a tavola), disse loro:
Comprendete (conoscete: esperienza) che cosa ho fatto
a voi?
Ginw,skete
ti, pepoi,hka (perfetto) u`mi/n;
Tutto questo non facile da capire. Il dopo in cui i discepoli capiranno un dopo
soprattutto nellambito dellora vissuta e rivissuta nella chiesa dove si capir pian pano tutto ci
che Ges ha fatto. Lui stesso provoca nel capire ci che ha fatto con questa domanda. La domanda
a cavallo fra le due interpretazioni del fatto. I seguenti versetti 13-17 illustrano, infatti,
linterpretazione basata nellimitare Ges come modello di vita e servizio umile.
Facciamo prima un commento generale sulla struttura del brano. Inizia il v. 12 b, e cio la
provocativa domanda di Ges col verbo gignw,skw. Ma i discepoli non hanno capito ancora del
tutto il senso cristologico-soteriologico (qualcosa s data la situazione in cui accade il gesto di
Ges) e il Maestro intenta unaltra spiegazione pi nelle possibilit attuali di loro. Questa
istruzione di Ges ha un parallelismo lineare e due concentrici. un ricorso della predicazione
apostolica, per favorire il ricordo. C un parallelismo lineare nei v. 13 e 16 e uno concentrico nel
v. 14 e un altro pi chiaro nel v. 17. Al centro si trova la prima beatitudine del quarto vangelo33.
la promessa a chi passa del sapere, cio del capire, al fare in chiave di servizio.
Ges argomenta adesso con situazioni ordinarie della vita reale e comunemente accettate da tutti,
per illuminare il suo gesto ed esortare ai suoi di fare lo stesso.
I vv. 13-15 formano una piccola unit in forma di discorso34.
Voi chiamate me il Maestro e il Signore e dite bene, (lo) sono infatti.
u`mei/j fwnei/te, me ~O dida,skaloj kai. ~O ku,rioj( kai. kalw/j le,gete( eivmi. ga,r

13,13

Se dunque io ho lavato di voi i piedi, (io) il Signore e il Maestro,


anche voi siete obbligati a vicenda lavar(vi) i piedi.

13,14

13

Un esempio infatti (io) diede voi, affinch come io fece a voi, anche voi facciate. 13,15
Un primo senso principale che il capo delle nazioni i re esercitano sbagliatamene il suo
potere, quello che lo fa nobile paradossalmente il servizio! Levangelista Marco mette questo in
rilievo, quando riporta il terzo annuncio della passione cap. 10, v. 43: il Figlio delluomo non
venuto per essere servito ma per servire (diakonh/sai attivo) .
In questa linea Ges modello. Anche i discepoli devono fare la stessa cosa, per cui
quando si dice che devono lavarsi i piedi, ci va capito nel contesto di questo amatevi come io
vi ho amato e cio amatevi, mettendovi a servizio degli altri e dando tutto come ha fatto Ges.
I discepoli ancora non sanno tutte le implicazioni di questo, ma non lo sappiamo neppure noi.
C sempre un pi di comprensione. Perci Ges ricorda loro che lo chiamano maestro (per
lo pi rabbi [Rabbi dove abiti? 1,39] e Signore (nello stesso capitolo 13 vv. 6.9.36 ecc.). Il
33

La seconda viene fatta a Tomaso nel cenacolo dopo la resurrezione. NellApocalisse ce ne sono sette
beatitudini.
34
SCHNACKENBURG, III, 47.

4.- 5. Introduzione al Libro dellOra - Lavanda dei piedi e sequela di Ges - Gv 13 15


Maestro e il Signore erano diventati appellativi di Ges anche nella comunit. Levangelista
usa ho Kyrios quando parla del Risorto. Ges conferma questo e lo sono che ricorda il ego
eimi, molto pi enfatico di altre volte, per esempio pi avanti al versetto 19.
Dallazione del Maestro e Signore consegue il dovere dei discepoli di prestarsi
reciprocamente un umile servizio35. Lesemplarit di Ges (vedi Mc 10,45) viene sottolineata
ancora nel v. 15: hypdeigma36. Lidea dellimitazione di Ges, che va distinta da quella della
sequela, si sviluppata nel cristianesimo ellenistico primitivo (cf. 1 Pt 2,18-25 e Paolo 1 Cor
11,1) e rientra nelle categorie della filosofia greca e del giudaismo ellenistico. Paolo imita
Cristo ed esorta ai suoi: Fatevi i miei imitatori come io lo sono di Cristo (11,1).
Il tipico i[na kaqw.j evgw. evpoi,hsa u`mi/n kai. u`mei/j poih/te avvicina il nostro passo al
comandamento dellamore di 13,34, che fa di tutta la vita di Ges, e soprattutto della sua
morte, la misura del reciproco amore dei discepoli (Gv 15,12; 1Gv 2,6; 3,37; 4,17b). La
congiunzione kaqw,j non significa semplicemente come nel senso di confronto, ma pone un
legame intrinseco, una relazione genetica37. Si pu parafrasare: Agendo cos, io vi dono di
agire allo stesso modo. Inoltre il presente della salvezza che Ges porta esige che si faccia la
verit (3,21); la sua parola vuol essere accolta, custodita e praticata da parte degli uomini (cf.
Gv 7,51; 8,51; 12,48). La diretta applicazione morale si rafforza ancora di pi nelle tre lettere
alla comunit. Cio Ges non presenta semplicemente questo esempio- questa dimostrazione
come un modello esteriore da imitare, ma come un dono che genera il comportamento futuro
dei discepoli (kaqw,j). In che cosa consiste lazione che Ges attende? Evidentemente no si
tratta di riprodurre lazione materiale38.
Non soltanto levangelista ma anche i suoi discepoli, dopo la risurrezione, hanno
spiegato lesempio, hypdeigma, della lavanda dei piedi con il comandamento nuovo del
massimo amore, la donazione della vita o almeno la rinuncia al possesso dei beni (1 Gv
3,16.17.18). In Tim 5,10 la lavanda dei piedi valutata come atto damore, come segno di
amicizia ospitale. Solo pi tardi, come risulta per la chiesa latina del IV secolo, fuori di
Roma39, le stato attribuito significato sacramentale a questo comando di Ges.

Il verbo ofeil compare in Gv. in questo senso morale-parenetico solo nella prima lettera (2,6; 3,16; 4,11; in
ognuna delle tre parti della lettera) e anche in 3 Gv 8.
36
Deriva dal verbo deknymi che significa far vedere, mostrare e che ha dordinario valore teologico in Gv.:
Cos il Padre mostra [al Figlio] tutto ci che egli fa (5,20). A sua volta, Ges mostra ai discepoli quello che
fa, e, come il Figlio fa ci che vede che il Padre sta facendo, lo scopo di Ges e che i discepoli agiscano come lo
hanno visto agire. Lo sguardo ha in Gv. una funzione considerevole: vedere significa essere sorpresi da una
presenza, contemplare in profondit. Cf. X: LON-DUFOUR, Lettura dellEvangelo secondo Giovanni (capitoli
13-17), 47.
37
Uso di kaths nel IV vangelo: 10,15; 17,23 e 13,34. Nelle lettere: 1Gv 2,6-9; 3,2-3.7.12.23; 4,17; 2 Gv 4.6;
3 Gv. 2.3.
38
Lutero critica una lavanda dei piedi solo materiale, rito esterno compiuto da monarchi e principi in favore di
dodici poveri ma spesso contraddetta dalla loro condotta verso i poveri, fatto cos anche da molti vescovi del
suo tempo (Das Johannesevangelium ad hoc)
39
Dal sec. IV in poi si pu dimostrare lesistenza del rito della lavanda dei piedi subito dopo latto battesimale
in tutto lambito liturgico latino ma non a Roma e nellOriente (s o no?). Lidea della sacramentalit della
lavanda dei piedi recentemente s fatta strada anche presso gli esegeti protestanti (Schnackenburg, III, 48 nota
69).
35

4.- 5. Introduzione al Libro dellOra - Lavanda dei piedi e sequela di Ges - Gv 13 16


VV. 16-17:

Amen, amen dico a voi,


non un servo pi grande del signore suo,
n un inviato pi grande
di colui che-lo- mand.
Se queste cose sapete,
beati siete se-eventualmente fate queste cose.
Apostolos in singolare negli scritti giovannei, indica la missione, la dipendenza da chi manda, ma
anche unione con lui e impegno verso di lui. In 15,20 compare in contesto di persecuzione. Per il
ricordo dei discepoli queste parole hanno avuto molta importanza.
v. 17 Come finisce la spiegazione morale della lavanda dei piedi? Con una rinnovata esortazione
ad operare. E lo fa chiamando BEATI agli apostoli.
A) Se queste cose
B) sapete,
B) beati siete (sarete)
A) se-eventualmente fate queste cose.
Senza passare allazione - ci dice levangelista - la fedelt del discepolo sarebbe una mera
illusione, non sarebbe vera. Levangelista dunque insiste sul fare, ma per giungere alla
conoscenza della verit.40 C la stessa progressione nella lettera Qui si tratta di realizzare il
rapporto tra i discepoli praticando lagap.
41
Notiamo bene per che, in questa beatitudine che annuncia Ges, proprio in questo
ambiente del suo ultimo pasto, la comprensione profonda, sapendo ci (13,1) e se queste cose
sapete (ei tauta odate). Il discepolo non mette in pratica una legge esteriore, estrinseca, ma
interiormente abitato dalla parola e dal gesto di Ges e cio dalla rivelazione ricevuta. In questo
modo, non riproduce forse - si domanda il Lon-Dufour nel suo commento a questo versetto secondo la propria misura, lesperienza del Figlio, la cui fedelt alla parola del Padre sempre, in
Gv, espressione di una conoscenza perfetta?42
Pure lApocalisse mette in rilievo in forma di beatitudine le opere. Cos in 14,13: Beati
fin da questo momento i morti che muoiono nel Signore. S, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro
fatiche, perch le loro opere li seguono
Notiamo anche la relazione intrinseca fra il sapere e il fare che trova il parallelo pi
prossimo in 1 Gv 2,29 e 2,3-6; cf. 1Gv 3,4-8. Analoghe sentenze dellambiente pagano Seneca per
esempio: non est beatus, qui scit illa, sed qui facit 43, servono a dare indicazioni sul pensiero
greco-romano di quel tempo44.
Significato. Domande che la comunit credente ha fatto lungo la storia.
Come mettere in pratica quello che Ges ha fatto cos che possiamo entrare nella beatitudine?
Queste domande ci riportano alla storia dellinterpretazione.

40

Cf. Gv3,21: qui fa la verit, non soltanto chi la sa, non soltanto chi la capisce, ma chi la esperimenta nella
vita. Vuol dire chi opera la verit viene alla luce, perch appaia chiaramente che le sue opere sono state
fatte in Dio.
41
LON DUFOUR, III, 49 ad Gv 13,17.
42
Per LON DUFOUR questo logion di Ges appartiene ad una collezione di detti che circolava nella tradizione
orale, il quale messo qui dallautore (ad hoc).
43
SCHNACKENBURG, III, 50 nota 73 (Epistulae morales ad Lucilium).
44
La forma del macarismo, che levangelista usa soltanto unaltra volta proviene probabilmente dalla tradizione
sinottica.

4.- 5. Introduzione al Libro dellOra - Lavanda dei piedi e sequela di Ges - Gv 13 17


- bagno di rigenerazione nello Spirito Santo: il battesimo? 45
La pratica primitiva di lavare i piedi connessa da una parte con il battesimo e dallaltra con il
Gioved Santo. Il Sinodo di Elvira (inizi quarto secolo) proibisce ai sacerdoti e a chierici di lavare
i piedi dei battezzati, probabilmente per il rischio di attribuire al rito della lavanda dei piedi un
valore sacramentale concorrente con quello del battesimo. Ambrogio difende la pratica anche se
lui sa che a Roma non c la consuetudine di farlo in occasione del battesimo. Di fatto la prassi
della liturgia battesimale difesa da Ambrogio evolve nel senso che il rito della lavanda dei piedi
viene separato dal battesimo e praticato come gesto di accoglienza e di umilt ad imitazione del
Signore e collocato nella liturgia del Gioved Santo. Cos il Concilio di Toledo del 694 lo
prescrive per la Spagna e per la Gallia.
- senso di purificazione: il sacramento della penitenza46?
Per santAgostino47 colui che ha fatto il bagno il battezzato, interamente mondo, cio pulito,
mentre ha bisogno di lavarsi solo i piedi per purificarsi dei peccati postbattesimali o quotidiani.
infatti il contatto con la terra e cio con sentimenti o affetti terreni- che inquina i piedi della
chiesa sposa di Cristo (In Johannis Evangelium Tractatus LVI, 5-6). Coerente con questesegesi
sacramentale Agostino d un significato spirituale anche alle istruzioni di Ges sul valore
esemplare del gesto (Gv 13,12-17). Si tratta di un ministero di carit e di umilt che si esercita non
solo per mezzo dellospitalit materiale lavare i piedi degli ospiti- ma soprattutto nel perdono
delle offese, nella correzione, preghiera e confessione reciproca dei peccati e il perdono a vicenda
dei peccati (LVIII, 5). Insomma amore e servizio reciproco.
- Simboleggia il dono di s fino a consegnarsi alla morte (senza una specificazione sacramentale)
che segna genera il dono futuro di s degli apostoli. Cos Schnackenburg, Lon-Dufour ad loc.

45

Tertulliano, Cipriano, Cirillo di Alessandria e Origine; tra i moderni Cullmann e Boismard, R. Brown Cf. X:
LON-DUFOUR, Lettura dellEvangelo secondo Giovanni (capitoli 13-17), 42 nota 40 e S. PANIMOLLE, Lettura
Pastorale della Bibbia vol. III, 179.
46
Agostino, fra i moderni P. Grelot, cf. Cf. X: LON-DUFOUR, 42 nota 41.
47
Cf. R. FABRIS, Giovanni, 743.

4.- 5. Introduzione al Libro dellOra - Lavanda dei piedi e sequela di Ges - Gv 13 18


Vv. 18-20
18

Non a proposito di tutti voi (lo) dico;


io conosco chi elessi; ma () affinch la Scrittura sia compiuta,
Colui che-mangia il mio pane
lev contro di me il calcagno suo.
19
Fin da questo momento lo dico a voi,
prima che accada, affinch crediate quando sar avvenuto,
che Io sono.

20

avmh.n avmh.n le,gw u`mi/n(


o` lamba,nwn
a;n tina pe,myw
evme. lamba,nei(
o` de. evme. lamba,nwn
lamba,nei
to.n pe,myanta, me

20

Amen, amen vi dico a voi:


chi riceve
colui che io mander,
a me riceve
chi per me riceve
riceve
colui che-mand-me.

Lenigma di Giuda48, che rimane fino a noi, riflette quello della presenza del male nel cuore
delluomo. Giuda colui che non puro, cosa che nel vocabolario giovanneo abbiamo visto
(cf. 15,3) che significa non credente (13,10), anche se forma parte del gruppo. La terribile frase
di Ges: Sarebbe stato meglio che non fosse nato (Mc 14,21 par.) non una condanna ma una
lamentazione allo stile di quando ricorda colui che si perduto (Gv 17,12) come opera di Satana
nel discepolo, opera del desiderio della violenza come pretesa, anzi come mezzo sbagliato di
raggiungere la pace. Lo scandalo di Giuda ancora scosse la comunit di Gv. che ascolta un
messaggio che scaturisce dal vangelo e dalla lettera (Caino, lanticristo) e arriva pure oggi ai
nostri giorni. Ci d pure lopportunit di capire meglio lamore di Dio che opera la salvezza di
tutti.
4.5. Ges e Giuda
In Giuda, dicevamo c la massima resistenza allamore e proprio a lui viene rivolta la
massima donazione del amore del Padre in Ges.
Amen, amen dico a voi: uno di voi mi consegner (paradw,sei me).
Giuda il discepolo in pericolo, sotto linganno. Ges rivela questo tradimento, ama
Giuda fino alla fine. un amore di predilezione nei confronti di Giuda. Non lo lascia, rimane
con lui in un amore particolare. In dietro a questa forma di agire Ges possiamo trovare la
figura profetica chiamata rb.
V. 21:

48

LEON-DUFOUR, III, 79.

4.- 5. Introduzione al Libro dellOra - Lavanda dei piedi e sequela di Ges - Gv 13 19


Cosa un rb? Troviamo un magnifico esempio di rb nei salmi 50-51 a proposito di
Davide e il doppio tradimento fatto a Uria, suo generale (adulterio e omicidio). In un rb
tipico il Signore giudica come parte offesa mettendo davanti la propria innocenza e incitando
alla conversione. Il salmo 50 pone la domanda chiave: credi che sono come te e che tacer?
(cf. Sal 50,21). Nel salmo 51 si canta la risposta positiva e si produce la conversione.
Qui siamo al centro del rb profetico. Ges interviene molto delicatamente cercando di
aiutare Giuda a che se ne renda conto, e perci fa laccusa.
v.21ss.:
Avendo detto queste-cose, Ges fu turbato nello Spirito,
e testimoni (evmartu,rhsen) e disse:
Amen, amen dico a voi: uno di voi mi consegner (paradw,sei me).
v. 23 Era-sdraiato nel seno (ko,lpoj: cf 1,18) uno dei discepoli di lui, (quello) che Ges
amava
Dopo la richiesta di Pietro
Egli, dunque essendosi adagiato sul petto di Ges (evpi. to. sth/qoj tou/ vIhsou/) dice a lui:
Signore, chi ?
Il rb chiede che laltro sappia la denuncia. Ges sta denunciando Giuda, e perci gli offre il
perdono con il gesto del massimo amore.
Risponde dunque Ges:
quello a cui io intinger il boccone e glie(lo) dar.
E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone.
un gesto che fa il padrone di casa allospite importante, un privilegio verso colui che ama
di pi. Non da escludersi che Giovanni stia alludendo al boccone eucaristico. C qualche
esempio illustrativo nelliconografia orientale: Ges mette in mano a Giuda il suo corpo
donato. Di fronte al tradimento sorge lamore, il dono della propria vita. Assoluta libert di
Ges che d il via alla passione. Entra in essa come Signore.
V. 27:
E dopo quel boccone, allora entr in lui il Satana.
Dice dunque a lui Ges:
Ci che fai fa(llo) al pi presto.
Una volta fatto il gesto, Giuda deve definitivamente prendere una decisione ( Satana
entrato!). Sembra che ormai tutto finito... Ges ci ha provato... Giuda andr a tradire il
maestro! Cosa fare? Dio non rinuncia a salvarlo. Ges entra nella decisione di Giuda e
sembra che gliela leva dalle mani: Quello che devi fare fallo al pi presto. Sono delle
parole misteriose e difficili dinterpretare. Ges non responsabile del tradimento, ma con il
suo gesto vuole aiutare Giuda a non farlo. Il maestro trasforma il tradimento del discepolo in
un libero consegnarsi. La decisione di Giuda viene vista sotto lamore divino. Ges
accompagna Giuda nel suo peccato consegnandosi liberamente agli invitati dei sommi
sacerdoti.
Tradimento e consegna si esprimono nel Quarto Vangelo con due termini
morfologicamente vicini: di,dwmi (dare) e paradi,dwmi (tradire). Il tradire un tradire in cui si
sta dando il Figlio. Si tratta di un dare realizzato misteriosamente nellessere tradito49.
49

Ad esempio il rapporto tra paradi,dwmi (13,21) e pare,dwken t pneu/ma (Gv 19,30): davanti al tradimento
degli uomini, Dio si consegna, si dona.

4.- 5. Introduzione al Libro dellOra - Lavanda dei piedi e sequela di Ges - Gv 13 20


Vediamo un Giuda che tradisce e un Ges che si consegnato, donando il perdono che toglie
il tradimento. Ges trasforma il tradimento proprio in dono anche per Giuda, se lo vuole
accettare!, mediante lofferta della propria vita come Agnello di Dio che toglie il peccato del
mondo! Lo fa dandosi liberamente s stesso come dono che vuol essere liberamente
accettato.
4.6 La sequela di Ges.
Dopo la drammatica narrazione della vicenda di Giuda, espressione massima di chiusura
allagap divino, troviamo alla fine del capitolo 13 (vv. 36-38), la domanda di un tanto ostinata di
Pietro che chiede Ges dove va (v. 36 pi tardi u[steron). Egli ha capito che in qualche modo
andr a dare se stesso, ma anche qui c di nuovo un rimando al dopo. Adesso Pietro non pu
seguire Ges, ma egli insiste nellinterrogativo (v. 37). Ha capito in qualche maniera
limplicazione che Ges chiede. Pietro a suo modo capisce che Ges sta dando tutto e che in gioco
perfino la vita e allora dice che anche lui dar la sua vita per Ges. Pietro ha capito che Ges
chiede di amare come ama Lui, ma Ges gli risponde quasi con una certa ironia (v. 38). Spesso
sinterpreta questo episodio semplicemente come un richiamo a Pietro ad essere meno arrogante,
meno presuntuoso. Qui per abbiamo un senso teologico molto pi impegnativo. Pietro vuol
seguire Ges e capisce che in quella situazione che Lui va fino in fondo a esporre la vita. Ges gli
dice che ci che fa adesso, lui ora non lo pu fare.
Ges ha detto fate come me (v. 17), s, ma non ha dichiarato subito e chiaramente tutto il
significato la portata e le conseguenze del suo gesto di lavare i piedi. Man mano che i discepoli
capiscono ci che Ges ha fatto, devono farlo reciprocamente. Ci sar sempre un capire di pi,
una crescita e una maturazione nel comprendere la portata del mistero pasquale che Cristo ha
vissuto per noi. Qui si tratta di unimpossibilit attuale che dopo sar in qualche modo superata.
Non pu adesso, potr dopo. Che Pietro ora non possa seguire Ges si vedr subito dalla
narrazione delle negazioni. Manca ancora la realizzazione completa del mistero pasquale con la
sua efficacia e il suo impatto. Senza linflusso del mistero pasquale impossibile. Ges lo realizza
per primo e lo fa coinvolgendo anche noi. In sintonia con la forza del mistero pasquale e del suo
Spirito, noi possiamo seguirlo. il senso dei versetti 13,36-39 alla luce del cap. 21. Ges nelle
ultime parole come risuscitato, dir a Pietro di seguirlo e lui sar capace di farlo dando proprio la
vita per Ges. Riuscir a fare quello che ora non pu fare. Pietro adesso non pu perch il mistero
pasquale soltanto annunziato. Senza di esso non si pu realizzare una sequela adeguata di Ges.
la sua conditio sine qua non.

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