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LA DOMENICA
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SIMONETTA FIORI
S
RTV - LA EFFE
LUNED SU REPTV
NEWS (ORE 13.45
E 19.45, CANALE 50
DEL DT E 139 DI SKY)
FABRIZIO GIFUNI
RACCONTA
FRANCO BASAGLIA
Archivio
Basaglia
LE IMMAGINI
AL CENTRO MARCO CAVALLO,
IL GRANDE CAVALLO AZZURRO CHE NEL 1973,
A TRIESTE, RUPPE (MATERIALMENTE)
LA RETE CHE SEPARAVA MANICOMIO E CITT.
IN ALTO UNIMMAGINE DI BASAGLIA GIOVANE.
LE LETTERE E LE FOTOGRAFIE CHE PUBBLICHIAMO
IN QUESTE PAGINE PROVENGONO DALLARCHIVIO
DELLA FONDAZIONE FRANCA E FRANCO BASAGLIA.
A UN NUOVO PROGETTO DELLARCHIVIO
STA LAVORANDO LASSOCIAZIONE
LAVORO CULTURALE (WWW.LAVOROCULTURALE.IT)
CHE RACCOGLIE UN GRUPPO
DI GIOVANI STUDIOSI COORDINATO
DA SILVIA JOP E MASSIMILIANO COVIELLO
tanti anni esce in permesso, litiga con la moglie e la uccide a colpi di scure. Per Basaglia, che pure sarebbe stato assolto, un momento di grandissima angoscia. Si
dimette dalla direzione dellOspedale psichiatrico. Lanno successivo va a insegnare a New York.
Per realizzare il suo progetto chiudere il manicomio
e dare vita a un nuovo sistema di servizi di salute mentale deve aspettare lincarico a Trieste, sul finire del
1971. la stagione pi intensamente vissuta, in una
esplosione di immaginazione e utopia. Sono gli anni di
Marco Cavallo, il grande cavallo azzurro di cartapesta
che nella pancia custodisce i desideri di chi lha costruito, pazzi e sani, teatranti e pittori. Pu capitare che,
nel teatro del manicomio, allarmonica di unanziana paziente risponda il sassofono di Ornette Coleman. E dallaeroporto di Trieste decolla laereo dei matti, a bordo
del DC9 solo pazienti, medici e personale volontario dellAti. Ma nel giugno del 1972 arriva laltro fattaccio. Giordano Savarin, dimesso in esperimento dallOspedale
psichiatrico, uccide il padre e la madre. Anche in questo
caso per Basaglia la sentenza sarebbe stata di assoluzione, ma il processo si chiude tra molte ombre. Ancora una
volta lamico Sartre interviene pubblicamente in suo sostegno. Lui lo ringrazia con una lettera molto amara. La
cosa si conclusa molto ambiguamente, gli scrive Basaglia il 25 novembre del 1975. Era stato infatti condannato il medico del centro di igiene mentale cui spettava
il controllo. La responsabilit viene trasferita ai centri
di igiene mentale, come un prolungamento poliziesco
del controllo che lospedale psichiatrico non pu pi attuare. Una vittoria e una sconfitta, perch la sentenza
lascia immutato il problema della prevedibilit o impre-
la Repubblica
A JEAN-PAUL SARTRE
CARO SARTRE, IL PROCESSO
SI CONCLUSO
AMBIGUAMENTE. QUINDI
UNA VITTORIA E, INSIEME,
UNA SCONFITTA
PERCH LA SENTENZA LASCIA
IMMUTATO IL PROBLEMA
DELLA PREVEDIBILIT
O IMPREVEDIBILIT
DELLA PERICOLOSIT
DEL MALATO DI MENTE
A GIULIO EINAUDI
A LONDRA HO PARLATO
CON LAING CHE
MI HA SUGGERITO
DI ORGANIZZARE
UN TRATTATO
DI ANTIPSICHIATRIA.
LA COSA PER A MIO AVVISO
ASSURDA: FARE UN TRATTATO
DI ANTIPSICHIATRIA
NON HA SENSO
IN QUESTO MOMENTO
A MAXWELL JONES
CARO MAX,
SONO IN CRISI ANCHE
PER QUEL CHE RIGUARDA
IL SIGNIFICATO PROFONDO
DEL MIO LAVORO.
SENTO SEMPRE DI PI
CHE FUNZIONALE
ALLATTUALE SISTEMA
POLITICO E ECONOMICO
RISPETTO AL QUALE
SONO IN DISACCORDO
DA GIULIO BOLLATI
CARO FRANCO,
IL VOSTRO LIBRO
BELLISSIMO
MA NON MI STUPIREI
SE NE FOSTE SCONTENTI.
COME SE VI FOSTE RACCOLTI
NON PER RACCONTARE
O FINGERE LA MORTE
DI AGAMENNONE
MA PER UCCIDERLO
CON LE PROPRIE MANI
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Per vedere
la citt dei matti
ho indossato
il suo sguardo
<SEGUE DALLA COPERTINA
FABRIZIO GIFUNI
A QUESTA VOLTA sentivo
che era importante, per
me che lo dovevo
studiare, capire come e
cosa avesse studiato lui.
Chi fossero stati i suoi maestri e quanto lo
avessero influenzato.
I padiglioni abbandonati del vecchio
ospedale psichiatrico di Imola servirono
a raccontare la maledizione
dellospedale di Gorizia e la sua
trasformazione. Giornate
indimenticabili: alla troupe del film si
unirono le ragazze e i ragazzi di alcune
cooperative che avevano attraversato
nella realt problemi di disagio
mentale. Riempirono con incontenibile e
a volte silenzioso entusiasmo, con
strabiliante professionalit, tutte le
scene delle prime assemblee goriziane.
l, credo, che ha preso definitivamente
corpo il personaggio di Franco Basaglia.
Per merito degli altri corpi e degli altri
sguardi in cui mi impigliavo, tutto si
confuse. Tutti ci perdemmo. Unendo le
nostre forze, scambiandoci consigli o
semplicemente osservandoci da lontano.
Quando ci trasferimmo a Trieste,
allospedale San Giovanni la citt dei
matti immersa nel parco Peppe
DellAcqua, allievo e secondo successore
di Basaglia, fu il mio Virgilio. Dopo le
riprese lo accompagnavo nei suoi giri nei
centri di salute mentale, nelle microaree,
in tutti quei luoghi resi possibili da una
delle leggi pi avanzate al mondo. Avevo
il privilegio di attraversare, per qualche
settimana, un territorio dove, ogni
giorno, persone pazienti e
preparatissime mettono in gioco tutte le
proprie energie per aiutare i nostri
fratelli pi sfortunati. In strutture
pubbliche straordinariamente civili dove
non esiste pi, come diceva Basaglia, una
psichiatria per i poveri e una psichiatria
per i ricchi. Persone consapevoli che, una
volta restituita dignit e diritti civili a
individui per decenni privati di tutto, la
maggior parte del lavoro sia ancora da
fare. Potevo vedere finalmente con i miei
occhi cosa significa cercare di applicare
quotidianamente la Legge 180 per
riempirla concretamente di senso. E
come sia a tuttoggi molto pi facile
disattenderla in tante regioni italiane
dove ritardi, mancanze e cattiva
coscienza consentono ancora abusi e
degradi. Dove il peso viene scaricato con
disinvoltura sulla famiglie, per poter dire
avete visto? colpa di Basaglia.
E poi la paura. Quella sempre. Il
sentimento dallinnesco facile, virus di
rapido e irrazionale contagio. Facilissimo
alimentarla, lo sappiamo. Una cosa
certa, disponiamo oggi di uno strumento
legislativo e culturale molto pi avanzato
rispetto alla sensibilit diffusa.
Ci sono uomini che cominciano a
pensare dove gli altri finiscono. Restano
soli, spesso. Intorno non capiscono,
denigrano, procurano il fallimento.
Anche Basaglia ha fallito, in molti sensi.
Non siamo stati allaltezza del suo
sguardo, non ancora.
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