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0 - SPAZI VETTORIALI Rn

Fissato un intero positivo n, sia Rn linsieme delle n-uple ordinate di numeri reali : un elemento v di
R e costituito da n numeri reali (x1 , xn ) , che chiameremo componenti del vettore v. A seconda dei
casi identificheremo v come vettore riga o come vettore colonna, ossia identificheremo Rn con R1,n e con
Rn,1 .
n

Definiamo unoperazione di somma tra due elementi di Rn :


(x1 , xn ) + (y1 , yn ) = (x1 + y1 , , xn + yn )
e unoperazione di prodotto per un numero reale k:
k(x1 , xn ) = (kx1 , kxn )
E facile verificare, utilizzando le proprieta di calcolo dei numeri reali, che in Rn valgono le seguenti
Proprieta
1) u + v=v + u
2) (u + v) + w=u + (v + w)
3) esiste un elemento 0 Rn tale che v + 0=v, per ogni vettore v Rn
4) per ogni v diverso dal vettore 0, esiste il vettore v tale che v + (v) = 0
1) a(bv) = (ab)v per ogni a, b reali
2) 1v = v
3) (a + b)v = av + bv
4) a(v + w) = av + aw
Diciamo che Rn e dotato di una struttura di spazio vettoriale su R, in quanto abbiamo definito in Rn le
operazioni di somma e di prodotto per un numero reale che godono delle proprieta sopra elencate.
Definizione. Un sottoinsieme V di Rn si dice sottospazio vettoriale se non e vuoto ed e chiuso rispetto alle
operazioni di somma e di prodotto per un numero reale, ossia:
1 - V 6=
2 - per ogni coppia di vettori u V e v V , risulta u + v V
3 - per ogni vettore u V e ogni numero k R, risulta ku V
Dalla definizione segue che ogni sottospazio ha una struttura di spazio vettoriale. In particolare, per esempio
segue che ogni sottospazio contiene il vettore nullo, infatti se v V , anche (1)v V e 0 = v + (1)v V .
Esempi particolari di sottospazi vettoriali sono il sottospazio costituito dal solo vettore nullo : V = {0}, che
si dice sottospazio nullo e lo spazio Rn . Questi due sottospazi sono detti impropri, mentre tutti gli altri si
dicono sottospazi propri.
Un procedimento per costruire sottospazi e dato dalla seguente:
Definizione. Dati i vettori v1 , vk Rn , denotiamo con L(v1 , vk ) linsieme di tutte le combinazioni
lineari a1 v1 + + ak vk al variare dei coefficienti a1 , ak R.
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Proposizione. Dati i vettori v1 , vk Rn , L(v1 , vk ) e un sottospazio vettoriale di Rn .


Dimostrazione. Due elementi di L(v1 , vk ) sono del tipo: w1 = a1 v1 + + ak vk , w2 = b1 v1 + + bk vk .
La loro somma e w1 + w2 = a1 v1 + + ak vk + b1 v1 + + bk vk ; per le proprieta dello spazio vettoriale
Rn si puo scrivere w1 + w2 = (a1 + b1 )v1 + + (ak + bk )vk che per definizione appartiene a L(v1 , vk ).
Analogamente si dimostra che, per ogni m R e per ogni w L(v1 , vk ), anche mw L(v1 , vk ).
Definizione. I vettori v1 , vk Rn si dicono i generatori di L(v1 , vk ).
Proposizione. Data M Rm,n , linsieme delle soluzioni del sistema lineare omogeneo M X = 0 e sottospazio
di Rn,1 .
Dimostrazione.
1 - linsieme non e vuoto, perche ce almeno la soluzione banale 0.
2 - se Y, Z Rn,1 sono soluzioni del sistema, per proprieta del prodotto tra matrici si ha: M (Y + Z) =
M Y + M Z = 0 + 0 = 0.
3 - se Y Rn,1 e soluzione del sistema, per ogni m R per proprieta del prodotto tra matrici: M (mY ) =
m(M Y = m0 = 0.
Un analogo enunciato NON vale per le soluzioni di un sistema lineare non omogeneo.
Un esempio solo apparentemente diverso dai precedenti e costituito dallinsieme delle matrici Rm,n con le
operazioni di somma tra matrici e di prodotto di una matrice per un numero reale. Infatti ad ogni matrice
M = (aij ) Rm,n possiamo associare il vettore v = (a11 , a12 , , a1n , a21 , , a2n , , am1 , , amn ) Rmn
e viceversa; e inoltre evidente che questa corrispondenza biunivoca rispetta anche le operazioni.

Ricordiamo le:
Definizioni. (a) ) I vettori v1 , , vk si dicono linearmente indipendenti se lequazione:
x1 v1 + + xk vk = 0
ha solo la soluzione x1 = = xk = 0.
(b) I vettori v1 , , vk si dicono linearmente dipendenti se non sono linearmente indipendenti, ossia se uno
di essi si puo esprimere come combinazione lineare degli altri, cioe se lequazione
x1 v1 + + xk vk = 0
non ha solo la soluzione x1 = = xk = 0.
Data M Rm,n , diremo spazio delle righe di M (denotato con R(M )) il sottospazio vettoriale L(R1 , , Rm )
di R1,n generato dalle righe di M e diremo spazio delle colnne di M (denotato con C(M )) il sottospazio
vettoriale L(C1 , , Cn ) di Rm,1 generato dalle colonne di M .
Definizione. Sia V un sottospazio vettoriale di Rn . Un insieme ordinato di vettori B = (v1 , , vk ) V si
dice una base per V se:
1 - v1 , , vk sono linearmente indipendenti;
2 - V = L(v1 , vk ) , cioe i vettori v1 , , vk sono generatori di V .
In particolare segue che nessuna base puo contenere il vettore nullo, in quanto 0 non appartiene a nessun
insieme di vettori linearmente indipendenti.
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Esempio. I vettori riga ( o colonna) della matrice In (matrice identita n x n) sono una base di Rn che si
dice base canonica e si indica con B = (e1 , , en ).
Proposizione. Data una base B = (v1 , , vk ) del sottospazio V , per ogni vettore w V , i coefficienti che
permettono di esprimerlo come combinazione lineare dei vettori della base B sono unici.
Dimostrazione. Supponiamo che si possa scrivere
w = a1 v1 + + ak vk
w = b1 v1 + + bk vk
sottraendo membro a membro si ottiene
0 = (a1 b1 )v1 + + (ak bk )vk
ma i vettori v1 , , vk sono linearmente indipendenti, quindi deve essere (a1 b1 ) = = (ak bk ) = 0.
In particolare i coefficienti che permettono di esprimere un qualsiasi vettore di Rn come combinazione lineare
dei vettori della base canonica sono le componenti del vettore stesso.
Dato un sottospazio V = L(v1 , vk ), per trovarne una base si puo applicare il metodo di riduzione a scala
delle matrici.
Proposizione. Le righe non nulle di una matrice M Rm,n ridotta a scala formano una base dello spazio
R(M ) generato dalle righe di M .
Dimostrazione. E noto che le righe non nulle di una matrice ridotta a scala sono linearmente indipendenti.
Quindi per trovare una base di V = L(v1 , vk ) basta costruire una matrice M Rk,n che ha per righe
(in un ordine qualsiasi) i generatori di V ; riducendola a scala con una opportuna successione di operazioni
elementari sulle righe si ottiene una matrice M 0 , le cui righe non nulle formano la base cercata. Si puo
ovviamente ottenere lo stesso risultato scrivendo i generatori per colonne e operando sulle colonne, in questo
modo alla fine le colonne non nulle ottenute sono una base di V .
Teorema. Un sottospazio non nullo V di Rn ha una base con al piu n elementi.
Dimostrazione. Sia w1 V un vettore non nullo (esiste per ipotesi); allora si ha V = L(w1 ) oppure
esiste (w2 ) V tale che (w2 ) non appartiene a L(w1 ); nel secondo caso si ha V = L(w1 , w2 ) oppure
esiste (w3 ) V tale che (w3 ) non appartiene a L(w1 , w2 ); in questo ultimo caso i vettori (w1 , w2 , w3 ) sono
linearmente indipendenti per costruzione e il procedimento puo continuare.... I vettori che scegliamo ad ogni
passo del procedimento sono per lo stesso motivo linearmente indipendenti. Il procedimento deve comunque
terminare, in quanto in Rn esistono al massimo n vettori linearmente indipendenti (basta pensare a una
matrice ridotta a scala).
Corollario. Sia V un sottospazio non nullo di Rn . Allora ogni base di V ha lo stesso numero di elementi.
Dimostrazione. Siano (v1 , , vk ) e (w1 , , wl ) due diverse basi di V , con k < l; utilizzandoli come righe ,
costruiamo con questi due insiemi di vettori due matrici A e B, aggiungendo righe nulle ad A in modo tale
che A e B abbiano la stessa dimensione l x n. Sappiamo che rg(A) = k e rg(B) = l e che A e B sono legate
da operazioni elementari sulle righe; inoltre dalla costruzione segue che sia lo spazio R(A) sia lo spazio R(B)
coincidono con V ; ma allora rg(A) = rg(B), contro lipotesi.
Definizione. Sia V un sottospazio di Rn ; si dice dimensione di V ( e si indica con dim(V )), il numero di
elementi di una sua qualunque base. Se V = 0, si pone dim(V ) = 0.
Proposizione. Per ogni matrice M Rm,n si ha: rg(M ) = dimR(M ) = dimC(M ).
Dimostrazione. Possiamo supporre che M sia ridotta a scala, poiche R(M ) non cambia se applichiamo delle
operazioni elementari sulle righe. Quindi le righe non nulle di M formano una base di R(M ) e si ha la prima
eguaglianza. Per la seconda, sappiamo che in M ridotta a scala, le colonne contrassegnate da un indicatore
formano una base di C(M ) (anche se queste colonne non sono lunica scelta possibile per avere colonne
linearmente indipendenti, il massimo numero di colonne linearmente indipendenti vale sempre rg(M )).
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