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Fissato un intero positivo n, sia Rn linsieme delle n-uple ordinate di numeri reali : un elemento v di
R e costituito da n numeri reali (x1 , xn ) , che chiameremo componenti del vettore v. A seconda dei
casi identificheremo v come vettore riga o come vettore colonna, ossia identificheremo Rn con R1,n e con
Rn,1 .
n
Ricordiamo le:
Definizioni. (a) ) I vettori v1 , , vk si dicono linearmente indipendenti se lequazione:
x1 v1 + + xk vk = 0
ha solo la soluzione x1 = = xk = 0.
(b) I vettori v1 , , vk si dicono linearmente dipendenti se non sono linearmente indipendenti, ossia se uno
di essi si puo esprimere come combinazione lineare degli altri, cioe se lequazione
x1 v1 + + xk vk = 0
non ha solo la soluzione x1 = = xk = 0.
Data M Rm,n , diremo spazio delle righe di M (denotato con R(M )) il sottospazio vettoriale L(R1 , , Rm )
di R1,n generato dalle righe di M e diremo spazio delle colnne di M (denotato con C(M )) il sottospazio
vettoriale L(C1 , , Cn ) di Rm,1 generato dalle colonne di M .
Definizione. Sia V un sottospazio vettoriale di Rn . Un insieme ordinato di vettori B = (v1 , , vk ) V si
dice una base per V se:
1 - v1 , , vk sono linearmente indipendenti;
2 - V = L(v1 , vk ) , cioe i vettori v1 , , vk sono generatori di V .
In particolare segue che nessuna base puo contenere il vettore nullo, in quanto 0 non appartiene a nessun
insieme di vettori linearmente indipendenti.
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Esempio. I vettori riga ( o colonna) della matrice In (matrice identita n x n) sono una base di Rn che si
dice base canonica e si indica con B = (e1 , , en ).
Proposizione. Data una base B = (v1 , , vk ) del sottospazio V , per ogni vettore w V , i coefficienti che
permettono di esprimerlo come combinazione lineare dei vettori della base B sono unici.
Dimostrazione. Supponiamo che si possa scrivere
w = a1 v1 + + ak vk
w = b1 v1 + + bk vk
sottraendo membro a membro si ottiene
0 = (a1 b1 )v1 + + (ak bk )vk
ma i vettori v1 , , vk sono linearmente indipendenti, quindi deve essere (a1 b1 ) = = (ak bk ) = 0.
In particolare i coefficienti che permettono di esprimere un qualsiasi vettore di Rn come combinazione lineare
dei vettori della base canonica sono le componenti del vettore stesso.
Dato un sottospazio V = L(v1 , vk ), per trovarne una base si puo applicare il metodo di riduzione a scala
delle matrici.
Proposizione. Le righe non nulle di una matrice M Rm,n ridotta a scala formano una base dello spazio
R(M ) generato dalle righe di M .
Dimostrazione. E noto che le righe non nulle di una matrice ridotta a scala sono linearmente indipendenti.
Quindi per trovare una base di V = L(v1 , vk ) basta costruire una matrice M Rk,n che ha per righe
(in un ordine qualsiasi) i generatori di V ; riducendola a scala con una opportuna successione di operazioni
elementari sulle righe si ottiene una matrice M 0 , le cui righe non nulle formano la base cercata. Si puo
ovviamente ottenere lo stesso risultato scrivendo i generatori per colonne e operando sulle colonne, in questo
modo alla fine le colonne non nulle ottenute sono una base di V .
Teorema. Un sottospazio non nullo V di Rn ha una base con al piu n elementi.
Dimostrazione. Sia w1 V un vettore non nullo (esiste per ipotesi); allora si ha V = L(w1 ) oppure
esiste (w2 ) V tale che (w2 ) non appartiene a L(w1 ); nel secondo caso si ha V = L(w1 , w2 ) oppure
esiste (w3 ) V tale che (w3 ) non appartiene a L(w1 , w2 ); in questo ultimo caso i vettori (w1 , w2 , w3 ) sono
linearmente indipendenti per costruzione e il procedimento puo continuare.... I vettori che scegliamo ad ogni
passo del procedimento sono per lo stesso motivo linearmente indipendenti. Il procedimento deve comunque
terminare, in quanto in Rn esistono al massimo n vettori linearmente indipendenti (basta pensare a una
matrice ridotta a scala).
Corollario. Sia V un sottospazio non nullo di Rn . Allora ogni base di V ha lo stesso numero di elementi.
Dimostrazione. Siano (v1 , , vk ) e (w1 , , wl ) due diverse basi di V , con k < l; utilizzandoli come righe ,
costruiamo con questi due insiemi di vettori due matrici A e B, aggiungendo righe nulle ad A in modo tale
che A e B abbiano la stessa dimensione l x n. Sappiamo che rg(A) = k e rg(B) = l e che A e B sono legate
da operazioni elementari sulle righe; inoltre dalla costruzione segue che sia lo spazio R(A) sia lo spazio R(B)
coincidono con V ; ma allora rg(A) = rg(B), contro lipotesi.
Definizione. Sia V un sottospazio di Rn ; si dice dimensione di V ( e si indica con dim(V )), il numero di
elementi di una sua qualunque base. Se V = 0, si pone dim(V ) = 0.
Proposizione. Per ogni matrice M Rm,n si ha: rg(M ) = dimR(M ) = dimC(M ).
Dimostrazione. Possiamo supporre che M sia ridotta a scala, poiche R(M ) non cambia se applichiamo delle
operazioni elementari sulle righe. Quindi le righe non nulle di M formano una base di R(M ) e si ha la prima
eguaglianza. Per la seconda, sappiamo che in M ridotta a scala, le colonne contrassegnate da un indicatore
formano una base di C(M ) (anche se queste colonne non sono lunica scelta possibile per avere colonne
linearmente indipendenti, il massimo numero di colonne linearmente indipendenti vale sempre rg(M )).
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