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Il termine Induismo non di origine indiana, stato infatti coniato dai persiani.

Esso ha una valenza geografica pi che una religiosa. Infatti deriva dal termine
hindu che fa riferimento al fiume Indo e a tutti coloro che vivevano lungo le
sponde del fiume Indo. Si incontra per la prima volta in alcune descrizioni
persiani del quinto secolo A.C. E un termine recente rispetto alla prima
scrittura dei testi considerati la base fondamentale dellinduismo. Venne
utilizzato dai greci quando conquistarono linda nel periodo di Alessandro
Magno. Il termine greco Indos, viene utilizzato ancora, nel corso di questi
secoli, per indicare soltanto coloro che vivono lungo la valle del fiume. Quindi
per tutti i primi secoli di utilizzo di questo termine, Indo fa riferimento ad un
carattere geografico quindi n culturale, n religioso. Bisogna aspettare il XII,
XIII secolo, con larrivo, lespansione e la diffusione della religione Musulmana,
per vedere applicato il termine ad una realt religiosa, viene cio utilizzato
dalle comunit musulmane per riferirsi a coloro che non erano musulmani e
che abitavano non solo la zona della valle dellindo, ma dellIndia intera. Sotto
questo termine i musulmani facevano rientrare tutto ci che avesse a che fare
con lIndia, quindi non solo gli Induisti ma anche altre tradizioni religiose,
come ad esempio il Buddhismo, il Jainismo, quindi tutte le svariate forme
religiose che si manifestano in quella terra tra il XII-XIII secolo. In senso tecnico
applicato ad una religione, bisogna aspettare ancora alcuni secoli e arrivare al
XIX, quando il termine Hinduism applicato ad una religione dai contorni pi
precisi venne utilizzato dagli impiegati della East India Company, quindi
impiegati di una compagnia coloniale, nel Bengala in particolare, per descrivere
la religione degli indigeni che abitavano in India e soprattutto per descrivere
coloro che, in senso negativo, non erano n afferenti a una delle tre religioni
Abramitiche, n membri di una delle religioni indiane, ma caratterizzate dalla
presenza di un fondatore, quindi non erano n Buddhisti, n Sic, n Jainisti. La
prima volta che viene usato in senso tecnico, riferito ad una religione, in
epoca contemporanea molto tarda rispetto a quelli che sono gli inizi, i primi
sviluppi di queste tradizioni. Viene utilizzato per esclusione, ossia per riferirsi a
qualcuno la cui identit non affatto chiara, non ancora stato ancora letta,
osservata e codificata dallosservatore occidentale, ma ci che non Ebreo,
Cristiano, Musulmano, Buddhista, Jainista, Sic. La storia del termine
importante perch ci fa capire quanto la realt dellinduismo sia una realt
complessa, frastagliata, molteplice e in parte anche inventata dalloccidente,
sia in termini di colonialismo sociale e politico, sia di colonialismo culturale.
Fino a quel momento gli autoctoni non avevano avuto alcun bisogno di
inventarsi un termini per riferirsi ai propri culti, alle proprie credenze e alle
proprie pratiche. Questo corre in parallelo con la mancanza di un termine per il
concetto di religione. Non esiste il corrispettivo n in Hindi n in Sanscrito, del
termine e del concetto occidentale di religione. Mancando il termine e il
concetto mancato anche, fino al XIX secolo il bisogno di chiamare quel modo
di vita con un termine preciso e specifico e infatti gi fin dai testi pi antichi, il
modo di riferirsi alle pratiche tipiche dellIndia Sanatana Dharma, che utilizza
du termini chiave di questa tradizione. Dharma un termine che sottende un
concetto che lega tante tradizioni religiose, di credenze e di pratiche
delloriente ed quello che si dice larea di famiglia sia Induista, sia Buddhista,
sia Jainista. La radice di Dharma DHR, che significa sostenere e fa riferimento
alla legge, alla norma. Ma non solo una legge politica, civile o sociale, una
legge del cosmo e in questo senso fa riferimento alla totalit del senso della
vita, fa rifermento a concetti cardine quali lequilibrio, larmonia, la verit ed

quindi il senso stesso dello stare al mondo e la legge che ordina questo stare al
mondo. Dunque non assolutamente compatibile con il concetto di religione.
E qualcosa di pi globale, che fa parte della vita stessa di tutti gli uomini.
Sanatana fa riferimento al perenne, alleterno e quindi il carattere senza
tempo del Dharma. Sanatana Dharma linsieme delle norme divine ed eterne
che sostengono e nutrono la vita. In questa espressione c il senso stesso
della vita degli uomini e il carattere perenne. Si deve cogliere la differenza tra
un concetto di questo tipo e il concetto di religione alloccidentale che una
parte, un aspetto della vita degli uomini che pu anche mancare perch vi
concepita lopzione, per esempio, dellateismo, e quindi non appartenere ad
alcuna religione. La vita invece non concepibile senza il Dharma. Il Dharma fa
parte della vita stessa e coincide con essa. Quindi non esiste la possibilit di
vivere senza far riferimento al Sanatana Dharma. Si inizi a utilizzare il termine
Hindusim quando si fece presente lesigenza di definire alla occidentale il
fenomeno. Infatti quellHinduism, che poi diventato induismo, fa riferimento
allinsieme delle concezioni e delle pratiche (che vuol dire fedi, culture e
filosofie) che hanno alcune convergenze, alcuni punti cardine che tengono
insieme tutte queste fedi, credenze, riti, filosofie e tradizioni. I punti cardine
sono: Teoria della retribuzione (la legge di causa effetto e la conseguenzialit
degli atti), Il ciclo delle rinascite e la possibilit della liberazione dalle rinascite,
il vasto numero di divinit maschili e femminili con un ruolo di salvezza e di
cambiamento della storia, laccettazione dei Veda. Questi quattro punti cardine
sono ci che ci permette di far riferimento ad una particolare religione religiosa,
Sanatana Dharma/Religione/Induismo. Linduismo, quindi, un termine
inventato dagli occidentali del XIX secolo che fa riferimento ad una tradizione
antichissima che molto pi olistica, e che si basa sui quattro punti cardine
che la distinguono da altri tipi di tradizioni religiose, come il Buddhismo e il
Jainismo, nonostante siano molto vicine a questa. Ad esempio il discrimine
dellaccettare i Veda, separa totalmente il Dharma Induista dal Dharma
Buddhista. Ecco che emerge una specificit, una caratteristica peculiare.
I Veda sono i primi testi considerati sacri, considerati il punto di appoggio di
alcune dottrine e pratiche allinterno dellinduismo. Il testo pi antico che fa
parte di questa tradizione stato redatto tra 1500 e il 1400 A.C. . La datazione
importante perch in contrasto con come vengono considerati i Veda, ossia
atemporali, astorici ed eterno, quindi il fatto di poterli datare storicamente
aggiunge un elemento storico e ancora nella storia dei testi che sono la base
delle prime tappe della formazione di questa tradizione religiose, in un
momento in cui avviene un cambiamento a livello antropologico e di
popolazione del sub continente indiano perch si avvicendano alle popolazioni
indigene, la popolazione degli Arii, cio una trib che fa parte di popolazioni
indoeuropee nomadi che probabilmente, provenendo dallasia centrale arrivano
a stanziarsi in questa porzione di territorio. Fino a venti, trenta anni fa si
parlava di invasione e di cancellazione totale della precedente civilt ad opera
degli Arii. Oggi una visione di questo genere non funziona pi e si parla
resistenza e sopravvivenza del sostrato indigeno e dello scambio e mescolanza
delle culture. Questa mescolanza di culture cos diverse con elementi
innovatori portati dagli Arii, si legge in maniera evidente nei Veda che in
qualche modo rispecchiano questo incontro scontro fra popolazioni, civilt e
culture, in cui emerge avvolte anche il tentativo di compromesso per arrivare
alla codificazione di alcune pratiche religiose. A fronte di questa credenza nella

eternit e della astoricit dei Veda, sappiamo dagli studi di etnologi, storici e
archeologi degli ultimi 150 anni, che sono il frutto di una stratificazione prima
orale, e poi scritta, e che costituiscono la sapienza pi antica di questa
tradizione religiosa , che sono suddivise in quattro raccolte e che sono
incentrati sul sistema dei sacrifici. Il sacrificio fondamentale dei Veda il
sacrificio del cavallo, un sacrificio che occupa una buona parte dei Veda, un
sacrificio cruento che abbiamo imparato essere un patto comunitario offerto
dallofficiante, che dapprima un sovrano e poi lo specialista del sacro, quindi
il sacerdote, svolto allaria aperta con la funzione di mantenere e preservare
lordine del cosmo. Il sacrificio del cavallo veniva effettuato in cerimonie
pubbliche solenni a cui si accosta fin da subito un sistema di offerte non
cruente (Latte, burro, dolci e delizie) che si pensava fossero il nutrimento degli
Dei. Rispetto al sistema delle Divinit, troviamo nei Veda due categorie: I Deva(
esseri immortali invisibili il cui re Indra, che sono il segnale della novit
della civilt degli in quelle preesistenti), esseri immanenti sulla cui potenza e
possibilit di manifestarsi agli uomini verte il mistero, sono in lotta perenne con
gli Asura, sono i detentori di poteri occulti, probabilmente il segno di una civilt
pi antica, che vengono trasformati poi in divinit inferiori dalla preeminenza
de Deva. Il primo degli Asura Varuna a cui si affianca Mitra, e i due
costituiscono una delle prime e pi antiche coppie divine a capo degli Asura.
Deva e Asura sono in contrasto per spartirsi (io direi determinare) lodine del
cosmo. I Veda quindi sono costituiti da 1000 anni di stratificazioni (Dal 1500 al
400-500).
Non esistono una serie di divinit che ritroviamo in testi successivi e che forse
oggi, molto pi che i Deva e gli Asura, costituiscono il nocciolo del nostro
comune immaginario legato allinduismo. Al sacrificio si legano una serie di
pratiche, una serie di offerte a unaltra divinit, Agni, che la divinit del fuoco
sacrificale, che brucia e rigenera e che da la possibilit della morte, che
significa vita. La grande differenza tra la concezione del tempo lineare e tempo
ciclico, sta nel fatto che fin dai testi pi antichi vi sia una concezione di tempo
ciclico. Il tempo ciclico e la morte e la distruzione non sono solo utili, ma
necessari alla vita e alla rinascita. Quindi la potenza del fuoco che distrugge,
una potenza del tutto positiva, perch permette la rigenerazione. Perch
permette il fatto che dalla distruzione possa nascere una nuova vita. Questa
concezione del tempo ciclico funziona sia per le divinit, sia per il singolo
essere umano, sia per il mondo, perch anche il mondo destinato a essere
generato per poi essere distrutto e rigenerarsi, in cicli continui di vita e morte e
rinascita. Ci sono delle epoche differenti, dei conteggi della vita che nasce e
muore anche a livello cosmologico. Ultimo racconto che vorrebbe ci
ricordassimo e quello delluomo primordiale, Purusha, che contenuto nellinno
Rg Veda, uno dei componimenti pi antichi del Veda, in cui si legge per la prima
volta un abbozzo, una testimonianza della divisione in quattro parti della
societ Ind.
1. A THOUSAND heads hath Purusa, a thousand eyes, a thousand feet. On every side pervading earth he fills a space ten fingers
wide.2 This Purusa is all that yet hath been and all that is to be;The Lord of Immortality which waxes greater still by food.
3 So mighty is his greatness; yea, greater than this is Purusa.All creatures are onefourth of him, threefourths eternal life in
heaven. 4 With threefourths Purusa went up: onefourth of him again was here. Thence he strode out to every side over what cats
not and what cats.5 From him Viraj was born; again Purusa from Viraj was born.As soon as he was born he spread eastward and
westward o'er the earth. 6 When Gods prepared the sacrifice with Purusa as their offering,Its oil was spring, the holy gift was
autumn; summer was the wood.7 They balmed as victim on the grass Purusa born in earliest time.With him the Deities and all
Sadhyas and Rsis sacrificed.8 From that great general sacrifice the dripping fat was gathered up.He formed the creatures ofthe air,

and animals both wild and tame.


9 From that great general sacrifice Rcas and Samahymns were born:Therefrom were spells and charms produced; the Yajus had its
birth from it.10 From it were horses born, from it all cattle with two rows of teeth:From it were generated kine, from it the goats and
sheep were born.11 When they divided Purusa how many portions did they make?What do they call his mouth, his arms? What do
they call his thighs and feet?12 The Brahman was his mouth, of both his arms was the Rajanya made.His thighs became the Vaisya,
from his feet the Sudra was produced.13 The Moon was gendered from his mind, and from his eye the Sun had birth;Indra and Agni
from his mouth were born, and Vayu from his breath.14 Forth from his navel came midair the sky was fashioned from his headEarth
from his feet, and from his car the regions. Thus they formed the worlds.15 Seven fencingsticks had he, thrice seven layers of fuel
were prepared,When the Gods, offering sacrifice, bound, as their victim, Purusa.16 Gods, sacrificing, sacrificed the victim these
were the carliest holy ordinances.The Mighty Ones attained the height of heaven, there where the Sidhyas, Gods of old, are dwelling.

Adoriamo e preghiamo il Signore per il bene di tutti gli esseri. Che tutte le sofferenze e le carenze ci siano
sollevate e che si canti per il Signore durante le cerimonie del fuoco. Che le erbe medicinali abbiano
effetti potenti e possano curare ogni malattia. Che Dio faccia piovere pace su di noi. Siano felici tutti i
bipedi, siano felici tutti i quadrupedi. Sia pace nel cuore di tutti gli esseri in tutti i mondi. La Persona
universale, il Purusha, ha mille teste, ha mille occhi e mille piedi. Si estende sulla terra in tutte le direzioni
e oltre, senza inizio e senza fine.
Il Purusha, la Persona, tutto ci che stato nel passato, tutto ci che verr e tutto quello che esiste
nel presente. Egli signore dellimmortalit, col cibo si accresce e si innalza al di l di esso.
In ogni cosa che vediamo la grandezza del Purusha, della Persona cosmica, che tutto questo supera
ampiamente. Tutte le creature delluniverso sono solo un quarto della sua complessit, e i restanti tre
quarti sono gli immortali che abitano i cieli.
Tre quarti della Persona sono posti al di l delluniverso. Solo un quarto di Lui appare sempre sulla terra.
Dunque, poich si estende in tutte le direzioni, appare agli esseri che si nutrono di cibo, cos come alle
creature che non si nutrono di cibo, sulla terra.
Da lui nacque il luminoso grembo universale, e quindi nacque il Purusha primitivo (il creatore), colui che si
diffuse in ogni dove e quindi cre la terra e poi i corpi di tutti gli esseri.
Quando gli Dei officiarono il rito sacrificale, lo stesso Purusha fu loblazione, la primavera il burro
chiarificato, lestate la legna per il fuoco e lautunno lofferta.
I sette metri poetici racchiudevano il fuoco sacrificale, i ventuno principi filosofici ardevano come legna
per il fuoco e gli Dei officiavano il rito, legando il Purusha come la bestia sacrificale.
Spruzzarono dacqua il Purusha, sacrificato nel fuoco, colui che era il Primo nato: con Lui i Deva
sacrificarono, insieme ai Saadhya e ai saggi convenuti.
Dallofferta del sacrificio universale, raccolsero il grasso colato, e da esso furono creati gli uccelli dellaria,
le belve della foresta e i gli animali domestici.
Dallofferta del sacrificio universale vennero i versi del Rg Veda e le melodie del Sama Veda, la poesia e la
magia, e le formule sacrificali dello Yajur Veda.
Da questo sacrificio nacquero i cavalli e gli esseri che hanno denti allineati e quelli che hanno file di denti
diseguali, nacquero i bovini, nacquero le pecore e nacquero cos le capre.
Ma quando il Purusha fu sacrificato, cosa ne fu della sua faccia, delle sue mani, delle sue gambe e dei
suoi piedi?
Dalla sua bocca si generarono i bramini, dalle sue braccia i re e i guerrieri, dalle gambe i mercanti e i
contadini e i suoi piedi furono i servitori e i braccianti.
La sua mente fu la luna e locchio fu il sole, dalla sua bocca vennero Indra e Agni, e dal suo respiro
emerse Vaayu, il vento.
Dal suo ombelico eman la volta celeste, dalla nuca il paradiso, dai suoi piedi venne la terra, e le quattro
direzioni si crearono dai suoi orecchi. Cos il mondo fu creato.
Il Purusha lorigine di tutte le forme e loggetto di tutti i nomi. Sono suoi tutti i poteri, Egli al di l della
tenebra, luminoso come il Sole, Egli lagente di tutte le azioni.
Colui che comprende il Purusha, che il Creatore riconosceva nato prima di se stesso, quello che veduto
da Indra nelle quattro direzioni, ottiene la Liberazione in questa stessa vita.
Gli Dei dunque adorarono il Purusha col sacrificio, e il sacrificio fu il primo Dharma. Coloro che osservano
questo sacrificio otterranno di dimorare tra gli Dei, i Saadhya e i saggi nellottavo cielo.

Le cosiddette caste (casta un termine portoghese ed lennesima


manifestazione della tendenza a catalogare ed etichettare degli occidentali). Il
Purusha, scomponendosi, d vita alle quattro classi sociali che sono i Varna,
ossia i colori. Per cui ciascuna di queste classi avrebbe un colore di riferimento,
tutti derivanti dal Purusha, smembrato alle origini del cosmo. Le caste sono:
Brahamana, intellettuali e professionisti del sacro, Ksatryia, aristocrazia
guerriera, taisha, sutra. Questa la prima testimonianza della divisione in
caste, che verr poi codificata nella legge di Manu, che venne scritto secoli e

secoli dopo i Veda. Ci sono anche coloro che sono i fuori casta, gli Avarna, che
nascono dalla polvere pestata dalla creatura primordiale. Sono coloro che sono
storicamente fuori perch sono frutto di incroci inopportuni, illeciti, impuri tra
persone di Varna differenti. Il fatto che i Varna siano disposti gerarchicamente
in ordine di purezza, fa si che i membri delle varie caste non possano che unirsi
senza unirsi con membri di altre caste. Le attivit che non possono condividere
sono quelle lavorative, consumare un pasto o generare prole o nuclei familiari.
E un sistema sostanzialmente endogamico. Appartenenti a stessi Varna, si
accoppiano e sposano con appartenenti allo stesso Varna. Chi ne espulso, da
vita a persone che espulse dal sistema e da questo ordine di purit e impurit.
Con combinazioni pi o meno illecite, generano Avarna. I Varna esistono
tuttora, con passaggi di secoli di storia che hanno fatto si che gli Avarna
abbiano avuto come etichetta nomi differenti, da intoccabili Varya, gli esclusi,
che era letichetta che in epoca del colonialismo pi aveva precisato il loro nonruolo nella societ, oggi vengono chiamati Dalit, gli schiacciati, gli oppressi.
Questo un altro appellativo che si sono dati per fare leva sul tentativo di
riscattarsi da quella condizione stessa. Il racconto del Rgveda non sufficiente
a capire come si strutturato nei secoli questo sistema non solo religioso, ma
anche sociale., perch nel codice di Manu, scritto allincirca tra il 200 A.C. e il
100 D.C., si codifica per norma che vi sia questo elemento di divisioni che
Varna. Nel codice di Manu a questi Varna si aggiunge un altro sistema di
classificazione, il sistema di Jati, che sono una serie di sottoclassi suddivise per
mestiere. Se i Varna sono quattro pi uno, di Jati ce ne sono a centinaia. Non
esiste una corrispondenza precisa tra Jati e Varna. Ci sono dei territori, regioni,
stati in cui lo stesso Jati suddiviso in Varna differenti. Questi Jati hanno quindi
un valore sociale, perch sono legati ad un mestiere, quindi hanno un maggiore
carattere economico e territoriale dei Varna. Sono, da un punto di vista degli
insider, un riferimento molto pi quotidiano e diretto nella definizione della
propria identit sociale, perch hanno maggiore rispondenza economica e
sociale rispetto ai Varna. La suddivisione in Varna non corrisponde ad una
suddivisione su scala economica. Ci vuol dire che ci sono dei Brahamani che
sono totalmente poveri e ci sono degli Avarna che sono ricchissimi. Non vi un
legame diretto tra Varna e funzione economica. Il codice di Manu quindi la
seconda tappa della codifica di un sistema di suddivisione culturale e sociale,
fatto di Varna e Jati. La terza tappa nellepoca del colonialismo che trova
bellissima questa suddivisione in classi perch aiuta nel dare ordine alla societ
e a quel ginepraio che gli inglesi e i portoghesi si ritrovano a gestire da un
punto di vista sociale economico e politico, a partire da XIX secolo. Quindi vi
una cristallizzazione politica delle classi. In particolare quello dei Varna perch
pi semplice, pi ordinato, pi facile da gestire. I colonialisti puntarono molto
su questa suddivisione, suddivisione cdi Varna che diventano caste, a cui si da
un carattere eterno, astorico e atemporale che basato su fonti antichissime.
In particolare, nella prima met del XX secolo, vi una grande polemica e lotta
da parte di alcuni contro questo sistema, con sfumature molto differenti.
Siamo negli anni 20 30 del XX secolo. Bisogna immaginare una societ in cui i
Darit, i Varya rappresentavano circa i 2/5 della popolazione. Uno dei punti
cardine della lotta contro il potere coloniale, la funzione, il ruolo, il riscatto di
questi fuori classe che iniziarono a chiamarsi Darit, con degli approcci molto
differenti. Per cui Gandhi non ha mai detto n scritto di voler eliminare il
sistema delle caste. Ci che voleva fare Gandhi, era di ridare dignit a coloro

che inizi a chiamare figli di Dio, non pi intoccabili ma persone degne


dellessere considerate persone umane. Altri furono gli approcci, tra cui quello
di Ambekkar, uno dei padri costituenti della nascente India indipendente del
47, che invece era per una abolizione totale delle caste. Nella costituzione
dellIndia indipendente passa una conservazione del sistema elle caste con un
esperimento di discriminazione in positiva. I dalit vengono discriminati in
positivo perch ad essi vengono riservate delle quote negli uffici pubblici,
nellaccesso al sistema educativo, in alcuni servizi sociali, cosa che ha prodotto.
Colllandare dei decenni, ha prodotto che sia pi conveniente rimanere nella
nei Darit piuttosto che scalare il sistema delle caste attraverso matrimonio,
permessi o altre modalit, cambiare di casta, perch la discriminazione positiva
permette delle agevolazioni sociali ai Darit. Ha prodotto corruzione, tentativi di
dichiarare identit false per avere delle agevolazioni. Bisogna sapere che fino
ad alcuni decenni fa, si sono susseguite due modalit di lettura il sistema delle
casta, da una parte coloro che sulla based ei Rgveda, giustificavano la totale
appartenenza alle caste, autoctona e indigena, altra visione opposta, sono stati
i coloniasti portoghesi a inventarsi il sistema delle caste, per strategia politica e
per ordine. Visione intermedia che vi sia stata una evoluzione storica che
parte dai Rgveda, passa per la legge di Manu e arriva al colonialismo, e nel
corso dei secoli ha codificato e cristallizzato il sistema che non era pi
simbolico e religioso, ma che diventa un sistema sociale e poi, anche politico
ed politico ancora oggi, perch la costituzione indiana lo prevede ancora
oggi.
Il samsara. E il ciclo delle rinascite. Upanishad. 200 intuizioni di saggi mistici e
veggenti. Scritte tra ottavo e terzo secolo. Nelle Upanishad sono elencati molti
dei concetti chiave di questa tradizione. Tra questi vi il samsara che si basa
sul Karman o legge di retribuzione degli atti, che ha la sua base dentro un
principio individuale che compare nelle upanishad per la prima volta: un
principio del s che latman, lio individuale, senza il quale non avrebbe senso
la legge di retribuzione degli atti. Latman il S, lineffabile, il profondo
leterno, lindividuo. Il concetto del Karman alla base del ciclo continuo, ma
non eterno, delle rinascite degli individui. Lindividuo rinasce per riscattarsi, per
espiare o ricevere il premio di come ha condotto la sua vita terrena precedente.
Esiste la possibilit di liberarsi? Si, ed lobbiettivo per tutti. Lobiettivo dalla
prigionia del ciclo. Sia nelle Upanishad che nella legge di Manu sono state stese
pagine e pagine sui principi che regolano il samsara, sulle sue regole, e di
specificazione nel dettaglio delle conseguenze delle proprie azioni sulla vita
successiva. Vi sono indicazioni su come uscire dal samsara. Il trattamento dei
cadaveri viene da queste teorie giustificate nella tradizione induista. I cadaveri
vengono cremati in luoghi collettivi. Non esiste il rituale individuale della
cremazione, perch non ha nessuna importanza, n il culto del defunto n il
mantenimento di qualcosa di quel corpo. I familiari possono partecipare al rito
fino a quando non scoppia il cranio, che segna il momento della fuoriuscita
dellatman. Se qualcuno assiste da quel momento si pu voltare e andarsene.
Non vi alcun tipo di rituale o commemorazione del morto. Tutti vengono
bruciati, tranne i bambini molto piccoli, le donne incinta e alcuni tipi di malati
con malattie infettive e i saggi, i sadu, che non hanno bisogno di essere
bruciati, perch sono gi oltre nella legge del Karman. Esiste una citt
particolarmente sacra in cui possibilmente si va a morire, ed
Varanasi/Venares, la citt sacra per eccellenza. E una citt toccata dal gange,

che una divinit al femminile Ganga, e infatti lungo le sue rive, nei cosidetti
gat, vi sono decine di roghi in cui vengono bruciati cadaveri 24 ore su 24 per
eliminare il corpo e per proseguire col samsara. Le persone che non vengono
bruciate, o vengono inumate o vengono gettate direttamente nel fiume.

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