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Universit di Urbino
Isonomia
Aristotele e leconomia
Italo Cubeddu
Universit degli studi di Urbino Carlo Bo
Professore emerito
italocubeddu@quaestio.net
Abstract
A page of the Nicomachean Ethics explains in what manner an architect (A) can give a house
(C) in exchange for a given number of shoes (nD) from a cobbler B (E.N. 1133 a 7 ff.). The
exchange takes place along the diagonals of a square which join the extreme points A-nD and
B-C, and can be read as a geometrical proportion: (A+C):(B+D)=A:B and C:D. It is to this
formula, which provides an instance of distributive justice, that the idea which Aristotle has of
the political good leads back, a good identified with the justness that emerges from a certain
proportion (Pol. 1282 b 16-17, E.N. 1131 a 29). The reciprocal exchange of goods produces
equality and preserves friendschip between citizens of a state (E.N. 1163 b 32-35), and yet
remains possible if money is used only to facilitate its execution and if the fact is recognized
that the ratio of giving and having exists within things. Exchange, Aristotle concludes, is prior
to money (E.N. 1133 b 27-28).
Italo Cubeddu
a[ r a
to;
Il giusto politico, spiega Aristotele nel settimo capitolo del quinto libro dellEtica
nicomachea, pu essere naturale oppure per convenzione o legge: il primo vale
dappertutto e non perch lo accettiamo o non lo accettiamo, mentre il secondo, prima di
esserci, pu essere in un modo o anche in un altro, non per quando sia stato stabilito.
C chi ha pensato che le leggi della citt siano tutte mutevoli dal momento che quelle
naturali sono immutabili, il fuoco infatti brucia nello stesso modo in Grecia e in Persia;
questo per non vero in assoluto, ma solo in parte, per gli di non vale assolutamente e
si pu dire che anche da noi c un giusto naturale, sebbene tutto, qui, possa cambiare.
Si sa, per esempio, che la mano destra per natura quella pi forte, ma qualcuno riesce
a diventare ambidestro (lo stesso esempio si trova in Platone, Leg. VII, 794 D-795 D);
ora questa distinzione vale per tutte le cose, sebbene non sia facile vedere quali di quelle
mutevoli siano per natura e quali per legge o convenzione1.
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raggiungere il fine ovvero lultimo termine dellanalisi, che poi il primo della
costruzione2.
I vocabolari ci dicono che laggettivo divkaio~, giusto, oltre che per ovvi riferimenti a
comportamenti umani, pu essere usato per dire che un corpo ben proporzionato
(divkaion sw`ma), che come deve essere, uguale nelle parti che lo costituiscono,
simmetrico (Galeno), oppure che lacquisto di una cosa conveniente perch ha il
prezzo dovuto. Questo non succede soltanto nel greco antico, noi riprendiamo per la
lettura del capitolo dellEtica nicomachea dal quale ho ricavato il secondo motto
completandola per la parte che ci interessa. Scrive ancora Aristotele:
Infatti la proporzione non propria soltanto dellunit numerica, ma del numero in
generale, ed una uguaglianza di quattro termini. La proporzione discreta ne ha quattro, e
ne ha quattro anche quella continua. Questa ne usa uno due volte e lo dice anche, per
esempio che A sta a B come B sta a G. Cos il giusto comprende almeno quattro termini e il
loro rapporto il medesimo, sono infatti divisi in modo simile quei segmenti [che
rappresentano persone] e quelli che rappresentano la parte ricevuta da ciascuno [nel corso
della lettura Aristotele rinviava evidentemente a una figura]. Dunque come il primo termine
sta al secondo il terzo star al quarto e, permutando, il primo al terzo e il secondo al quarto
[...]. Il principio della giustizia distributiva la congiunzione del primo termine con il terzo
e del secondo con il quarto [...]. I matematici chiamano questa proporzione geometrica,
infatti quella in cui le somme [degli antecedenti con i conseguenti] stanno tra loro come
un termine di ogni coppia sta allaltro (1131 a 30; b 15).
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animali che si procurano il cibo da s, della natura che non fa nulla di inutile e senza
motivo (1256 b 21) e che assegna a tutti i viventi il loro ruolo fissando una rete di
rapporti che non richiedono lo scambio e il commercio al minuto (1256 a 40-b 20). C
allora una forma di acquisto che naturale, che parte della amministrazione familiare
e che deve procurare i beni necessari, quanto basta per raggiungere lautosufficienza; a
questa idea se ne lega unaltra che incontreremo di nuovo, quella del ben vivere (to; eu\
zh`n). Solone aveva torto quando diceva che la ricchezza non ha limiti per luomo,
quella necessaria per la famiglia e per la citt ne ha uno, e chi sta a capo della famiglia e
dello stato deve apprendere come fatta questa crematistica naturale (1256 b 35-39).
1256 a 4. Oij k onomiv a , economia. Ha preso il nome dalla casa (oi\ko~) abitata dalla
famiglia, dal primo tipo di aggregazione (nel secondo capitolo dello stesso libro
Aristotele cita Esiodo: nella casa vengono prima la donna e il bue che ara) che si
moltiplica nei villaggi e che nella citt acquista lultima forma, quella di una comunit
perfetta: la natura di ogni cosa il fine che porta a compimento la sua generazione,
come avviene per luomo, per il cavallo e per la casa (A 2, 1252 b 32-34). In un altro
capitolo dello stesso libro, il terzo, spiega poi che gli elementi dellamministrazione
domestica sono quelli stessi della citt e che della famiglia parte la propriet (1253
b 23). Nel dodicesimo dichiara ancora che tre sono le parti della amministrazione
familiare, il padrone (e lo schiavo) che poi il padre-re dei figli, e che come marito
esercita un potere politico sulla moglie (1259 b 1). Questa divisione diventer
importante nella discussione delle varie forme di costituzione, lEtica nicomachea
indica le analogie (o paradeivgmata) che la famiglia mostra di avere con diverse forme
di costituzione: il rapporto del padre con i figli fa pensare al regno (per questo Zeus
stato chiamato padre da Omero), quello che ha, come padrone, con lo schiavo
tirannico, infine quello che gli viene riconosciuto nei confronti della moglie
aristocratico, la sua infatti unautorit fondata sul merito (kat ajxivan); se volesse
comandare su tutto diventerebbe un oligarca, Q 10, 1160 b 22-36.
1256 a 1. Uno dei tanti riferimenti alle opere di Platone che si trovano nella Politica
riguarda la comunanza delle donne, dei figli e della propriet (Repubblica V); per
questultima Aristotele dichiara nel quarto capitolo del secondo libro che lidea che le
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1256 b 25-39. La propriet, labbiamo gi visto, deve essere contenuta nei limiti di
quanto basta per garantire lautosufficienza (aujtavrkeia; vedi anche sopra, 1256 b 4)
della famiglia e della citt e per consentire una vita buona. Nel terzo libro della
Politica Aristotele ha scritto che il vivere bene il fine della citt, di una comunit
di genti e di villaggi che conducono una vita perfetta e autosufficiente ossia, come
diciamo, una vita bella e felice (to; zh`n eujdaimovnw~ kai; kalw`~), 9, 1280 b 39-1281
a 2. Ancora sulla sua lettura del detto di Solone: c, per Aristotele, un limite della
ricchezza perch non c nulla che sia illimitato, nel mondo che nostro e per la scienza
che ne abbiamo; quanto alletica, dopo aver ripetuto che la virt sta nel seguire la via di
mezzo (mesovth~) tra due estremi, Aristotele ha aggiunto, trovandosi daccordo con i
pitagorici, che il male dellinfinito e il bene di ci che limitato (Eth. Nic. B 6, 1106 b
28-30).
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Politica, primo libro, capitolo nove
il capitolo delle difficolt. Alla fine Aristotele dice di aver mostrato il perch di due
specie di crematistica, una necessaria, legata alla economia domestica, e una non
necessaria, della quale ha indicato le cause. Le difficolt incontrate per arrivare a questa
conclusione vengono affrontate usando la tecnica delle divisioni e cercando le
differenze tra le cose e tra i loro significati per negarne (o affermarne) le somiglianze.
Vedi anche nei Topici il tredicesimo capitolo del primo libro.
1256 b 40-1257 a 20. La maggiore difficolt: se non sono identiche, le due maniere di
procurare beni sono vicine o non troppo lontane. Ma una naturale, laltra unarte,
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e tutte le arti, dir pi avanti, tendono senza fine a raggiungere il loro scopo, in questo
caso allaccumulo incessante di beni (1257 b 25-30). Riconosciuta la vicinanza delle
due forme di acquisto, Aristotele introduce (dalla pagina 1257 a 5) la distinzione tra
valore duso e valore di scambio, che riguarda tutto ci che si possiede; sono due usi
che ineriscono per s (kaq auJtovv) alla cosa, ma non per s nello stesso modo, uno dei
due pu dirsi proprio, laltro no. Il passo ci rimanda a un capitolo degli Analitici secondi
dove vengono distinti gli attributi per s che si dicono tali in quanto entrano nel discorso
definitorio di una cosa (la pluralit, per esempio, che fa parte della nozione di numero)
da quelli, anchessi per s ma derivati, che si possono dire solo precisando qual la cosa
gi definita della quale sono un attributo (come dispari, che si dice del numero ma non
di tutti i numeri), A 22, 84 a 11-18. Il fatto che si possa vendere o comprare non
appartiene al che cos, all ei\do~ di una cosa. Va aggiunto poi ( un altro elemento che
confermerebbe la vicinanza) che degli uomini alcuni hanno pi, altri meno di quanto
pu bastare. Sulle cause di questo pi e di questo meno il testo non si sofferma,
laccenno serve soltanto per poter dire che in origine lo scambio si limitava alla
soddifazione di bisogni elementari (passo gi citato nei riferimenti al capitolo
precedente).
1256 a 19-31) Nelle righe precedenti Aristotele aveva detto che nella famiglia lo
scambio non era necessario; ha pensato evidentemente che allinterno di un gruppo
ristretto ognuno poteva attingere dai beni raccolti per luso comune. Ma la
moltiplicazione di famiglie in luoghi diversi e sempre pi distanti ha reso differenti la
quantit e la qualit dei beni posseduti: da qui la necessit di scambiarli, dapprima con il
baratto, che non innaturale e che sembra mantenere ancora liniziale vicinanza; il
baratto non sembra essere una crematistica, questa per derivata (kata; lovgon,
logicamente, precisa Aristotele) da quello.
1256 a 32-1257 b 31. Nel passo (ma non il solo) si indovinano le riflessioni che
lautore ha fatto su cose accadute6 e che conosceva molto bene. Si riferisce alle
importazioni e alle esportazioni, allintroduzione della moneta, che avrebbe determinato
la nascita del commercio mercantile e indotto gli uomini a pensare che la ricchezza si
identifica con il denaro. A questo punto introduce un altro argomento osservando che la
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moneta ha un valore solo legale; ripete poi un racconto fatto sul re Mida e conclude
(righe 17-19) dicendo che dal momento che leconomia domestica e la crematistica
legata al denaro appaiono ormai decisamente separate come lo sono il limite e
lillimitato si cercato giustamente un altro tipo di ricchezza. Lultima parte del
capitolo (1257 b 32-1258 a 18) contiene alcune osservazioni sulle motivazioni
psicologiche di chi cerca di aumentare a dismisura il possesso del denaro7, rinunciando
al ben vivere (vedi nelle pagine precedenti); segue la conclusione generale che stata
riportata allinizio.
***
Politica, libro primo, decimo capitolo
C una crematistica della natura che nutre quanti ha generato; a questa debbono
riferirsi il politico e chi dirige la casa servendosi di unarte subordinata (uJphretikhv,
1258 a 34) di cui Aristotele qui non dice altro (ma dobbiamo ancora vedere le pagine
trascritte dallEtica nicomachea). Dice per di aver sciolto cos il dubbio avanzato nelle
prime righe del capitolo ottavo; a conclusione di questo, che assai breve (1258 a 19-b
8) si legge la condanna dei traffici che gli uomini fanno tra loro scambiandosi denaro e
non cose; lusura la forma di acquisto che pi di ogni altra pu dirsi contro natura.
Concludendo la lettura di questa parte della Politica si possono rivedere tre righe del
nono capitolo: chi vende le scarpe a uno che ne ha bisogno e lo fa per ricavarne denaro
o cibo non ne fa certo un uso proprio, perch la scarpa non stata fatta per lo scambio
(1257 a 10-13), continua tuttavia a usare la moneta come un medio perch se ne serve o
se ne servir per acquistare cose. Lo stesso si deve dire di un passo dellEtica
nicomachea che dobbiamo ancora vedere (1133 b 10-12), parla della possibilit di usare
il denaro per bisogni futuri, anche qui il ricorso alla moneta pu rendere pi facile o
sicura la soddisfazione di bisogni differiti, uno scambio di cose o un baratto che si far.
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Etica a Nicomaco, libro quinto, quinto capitolo
1132 b 21-32. Allopinione dei pitagorici e di Radamanto, sostenitori della legge del
taglione, Aristotele oppone la distinzione di due tipi di giustizia discussi nei capitoli
precedenti, quella distributiva di onori e ricchezze (capitolo 3), che si ottiene con una
proporzione geometrica (A : B = G : D;) e quella correttiva dei danni che un privato pu
arrecare a un altro (capitolo 4); la correzione affidata a un giudice dal quale ci si
aspettano sentenze modellate secondo una proporzione o progressione aritmetica8. Da
queste righe iniziali si pu risalire alle prime pagine del libro che contengono una lunga
discussione su che cos lingiusto e che cosa il giusto, sulla relazione della giustizia
con la virt, e la citazione di un detto comune: nella giustizia (dikaiosuv n h)
compresa ogni virt, il detto riconosce che la virt perfetta quella che si pratica non
solo verso se stessi ma anche verso gli altri. Il passaggio ai capitoli successivi lo
assicurano, nel secondo, le righe 6-8 della pagina 1130 b ( evidente che ci sono molte
specie di giustizia, e una che diversa dalla giustizia totale) e il passo che va dalla riga
30 della stessa pagina alla fine (1131 a 11), dove viene annunciata la discussione della
giustizia distributiva e di quella correttiva (o, si potrebbe anche dire, giudiziaria). In
mezzo Aristotele fa una dichiarazione di cui dobbiamo tener conto se vogliamo capire
in che modo va letto il rapporto che stabilisce tra letica e la politica (e perch il
discepolo non era del tutto daccordo con il maestro Platone): non [...] la stessa cosa
essere in tutto un uomo buono e un buon cittadino9, 1130 a 29-30.
1133 a 1-7. Lo scambio come dono (metav d osi~) tiene unita la citt, per questo gli
uomini hanno eretto un tempio alle Grazie (Cavrite~), perch si ricordi lobbligo di
restituire i benefici ricevuti (si dice o si diceva una volta che un prestito senza interessi
un prestito grazioso). Dalla riga 7 un diagramma doveva illustrare lesempio di uno
scambio di cose in diagonale:
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nd
Quello che segue immediatamente, fino alla riga 33, si pu riassumere in breve: a indica
un architetto e b un calzolaio, i due che devono scambiarsi quello che producono, la
casa (g) e le scarpe (d). Lo scambio reciproco si fa anche se il prodotto delluno vale pi
di quello dellaltro, necessario soltanto che vengano resi uguali. Per questo serve la
moneta che misura ogni cosa, pu dirci infatti quante paia di scarpe occorrono perch
possano essere scambiate con una casa. La moneta ununit di misura nata per
convenzione, pu non avere sempre lo stesso valore (anche se tende a rimanere stabile)
e pu essere messa fuori corso. Una misura naturale invece il bisogno, senza del quale
lo scambio non ci sarebbe; il bisogno fa incontrare tutte le cose e le persone con le cose.
Le ultime righe ripetono che ci sar la proporzione reciproca [il contraccambio, to;
ajntipeponqov~] quando i prodotti saranno stati pareggiati, e il calzolaio e il contadino
[che ha preso il posto dellarchitetto] staranno nello stesso rapporto in cui stanno il
prodotto delluno con il prodotto dellaltro. Pi avanti, nel libro sullamicizia, si legge
il commento migliore, forse, di questo passo: Nelle amicizie tra disuguali la
proporzione produce uguaglianza e salva lamicizia; cos, in quella tra concittadini il
calzolaio riceve per le sue scarpe e il tessitore e gli altri artigiani per i loro prodotti
un pagamento pari al loro valore (I 1, 1163 b 32-35). A ciascuno secondo quello che fa
e secondo il merito (kat ajxivan) che gli va riconosciuto per quello che fa. La
proporzione garantisce che le gerarchie sociali non vengano alterate dai processi
economici (Schefold, p. 42)? Posso dire, per ora, che lo scambio proporzionale un
esempio di giustizia distributiva10.
Il brano successivo che chiude nel capitolo la parte che abbiamo letto contiene diverse
cose. Dice che la proporzione non deve essere cercata dopo che lo scambio avvenuto,
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Bibliografia
Edizioni e traduzioni di riferimento
- Aristotele, Politica:
1957, Aristotelis Politica, recognovit W. D. Ross, Oxford (Scriptorum Classicorum
Bibliotheca Oxoniensis)
1973, Politica, Trattato sulleconomia, traduzioni di Renato Laurenti, in Aristotele,
Opere, volume nono, Editori Laterza, Roma-Bari
2002, Politica, introduzione, traduzione (con testo greco a fronte) e note di Carlo
Augusto Viano, BUR, Milano
- Aristotele, Etica Nicomachea:
1973, Etica Nicomachea, traduzione di Armando Plebe, in Aristotele, Opere, volume
settimo, Editori Laterza, Roma-Bari
1996, Etica Nicomachea, a cura di Claudio Mazzarelli, testo greco a fronte, Rusconi,
Milano (terza edizione)
2003, The Nicomachean Ethics, with an English Translation by H. Rackham, Harvard
University Press, Cambridge (Mass.)-London (The Loeb Classical Library)
- Senofonte:
2000, Economico, con un saggio di Diego Lanza, introduzione, traduzione (con testo
greco a fronte) e note di Fabio Roscalla, BUR, Milano (seconda edizione)
Letteratura
Polyani, K., 1944, The Great Transformation, Rinehart & Company, Inc
, 1980, Economie primitive, arcaiche e moderne, a cura di George Dalton, traduzione
di Nanni Negro, Einaudi, Torino
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Note
(1134 b 18-35). A diversi editori non sembrato chiaro, in questa pagina, il modo in cui si seguono gli
argomenti (vedi la successione che ne propone Rackham, p. 294 in nota). Non si possono comunque avere
dubbi sul risultato che Aristotele voleva raggiungere se si tiene conto (lo dico pi avanti) dellesempio
dellambidestro e di una riga che si legge nel primo capitolo del libro B dellEtica nicomachea.
2
(3, 112 b 11-24). Il passo si pu confrontare con una pagina di Metafisica Q 9, 1051 a 21-28, dice che le
dimostrazioni geometriche si fanno dividendo le figure. Laccostamento viene proposto da Heath, p. 270
sg.; lautore ricorda il tovpo~ ajnaluovmeno~ del matematico Pappo di Alessandria.
3
La pagina di Aristotele si legge anche in Euclide: Si dice che quattro grandezze sono nello stesso
rapporto, una prima rispetto a una seconda e una terza rispetto a una quarta, quando risulti che
equimultipli della prima e della terza [presi] secondo un multiplo qualsiasi e equimultipli della seconda e
della quarta [presi pure] secondo un multiplo qualsiasi sono gli uni degli altri, cio ciascuno dei due primi
del suo corrispondente tra i secondi, o tutti e due maggiori o tutti e due uguali o tutti e due minori se
considerati appunto nellordine rispettivo (Elementi, a cura di A. Frajese e L. Maccioni, libro V, def. 5;
UTET, Torino 1970, rist. 1988).
4
Sul capitolo degli Analitici posso dire che conferma lattenzione di Aristotele per le possibilit offerte
dal metodo delle divisioni da lui riformato in seguito a una critica radicale delluso che ne facevano i
platonici. Le divisioni dei generi con la organizzazione di quelli subordinati avevano come obiettivo il
fatto che la loro estensione dovesse annullarsi nel discorso definitorio ferma restando per la possibilit di
impiegarli, in quanto predicati comuni intermedi di una o pi colonne divisorie, per riferirli a realt anche
diverse per la specie o per il genere. Una somiglianza di funzioni doveva permettere di dire che la spina
sta al pesce come losso sta alluomo, la figura triangolare che la somma degli angoli uguale a 180
appartiene a triangoli specificamente diversi, e la coagulazione della linfa (una stessa causa) doveva
spiegare la caduta delle foglie nella vite e nel fico (Analitici secondi, secondo libro, capitolo 17).
Tornando sulla proporzione incrociata citata nel testo: le limitazioni indicate con lin quanto tale
potevano scomparire senza che scomparisse la possibilit di trovare analogie o proporzioni, per esempio,
per grandezze commensurabili o incommensurabili. Su questo vedi di nuovo Heath, pp. 43-44.
5
Considerando le cose che Aristotele ha scritto sulla famiglia e sulla agricoltura (e quello che ancora dir,
come vedremo, sul valore duso e di scambio) diventa possibile un confronto con lEconomico di
Senofonte che tenga conto della lunga dissertazione di Iscomaco (, con Critobulo, il personaggio che nel
dialogo discute con Socrate), che spiega a Socrate come si debba praticare larte dellagricoltore (XVI 1
sgg.) e come da questa si possano ricavare guadagni (crhmavtisin ajpo; gewrgiva~, XXII 22 sgg.), poi
dellaffermazione, fatta da Socrate e accolta da Critobulo, che c uno stretto legame tra la propriet e il
suo uso (se uno acquista un cavallo e non sa cavalcare [...] il cavallo per lui non un bene, I 8;
lesempio anche in Platone, Eryx., 403 A-C), infine di un lungo discorso sulleducazione della donna:
Iscomaco racconta come la moglie diventata capace di governare la casa da s, VIII 3 sgg.
6
Sono i fatti che hanno determinato la crescita delleconomia di Atene nel quinto secolo, dopo la
conclusione delle guerre persiane e la costituzione della lega delio-attica nel 477, con i contributi ricevuti
o con i tributi imposti agli alleati. Questi fatti li racconta la Storia dei greci di Gaetano De Sanctis
(Firenze, ristampa del 1981, libro terzo, settimo capitolo, pp. 145-200), con molti dati sulla crescita della
popolazione e sulla moltiplicazione dei centri urbani, sulle difficolt dovute al numero eccessivo di
piccoli proprietari terrieri, sullo sviluppo del commercio marittimo e dello scambio delle importazioni e
delle importazioni, sullincremento della produzione delle merci e della circolazione monetaria, poi sulle
variazioni subite dal livello dei prezzi, sulla nascita delle banche, di un mercato di prestiti e di cambi,
infine sulla creazione di un ordinamento finanziario non pi rudimentale e disordinato.
7
Tra le motivazioni che non sono proprio psicologiche Aristotele ha visto anche la creazione di
monopoli, monopwlivan .... kataskeuavzein, raccontando che Talete avrebbe versato caparre ai frantoi
di Mileto in previsione di una abbondante raccolta di olive e che un siciliano avrebbe acquistato tutto il
ferro uscito dalle officine del paese per imporre un suo prezzo ai commercianti che sarebbero venuti a
chiederlo, Politica A 11, 1259 a 18 sgg.
8
Se AA, BB e GG sono uguali e GG sottrae a AA un segmento GD equivanente a AE aggiungendolo a
GG, allora GD superer EA di due segmenti, GD pi GZ (equivalente a AE), e BB del segmento GD:
A______ E _________________A
B_________________________B
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G______ Z _________________G_____ D
ouj [...] ga;r i{sw~ taujto;n ajndriv tajgaqw`/ ei\nai kai; polivth/ pantiv.
10
Il principio della giustizia distributiva viene riproposto nel diagramma dello scambio proporzionale con
una nuova figura della proporzione geometrica in cui le somme [degli antecedenti con i conseguenti]
stanno tra loro come un termine di ogni coppia sta allaltro, (a + g) : (b + d) = a : b, g : d. Vedi di nuovo
la conclusione del passo di Eth. Nic. E 3, 1131 a 30 - b 15, citato allinizio.
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