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Cittadino di eletta citt, mi sono fatto questo monumento da vivo, per avere qui nobile sepoltura
del mio corpo, [3] io di nome Abercio, discepolo del casto pastore che pascola greggi di pecore per
monti e per piani, che ha occhi grandi, che dallalto guardano per ogni dove. [6] Egli infatti mi istru
in scritture degne di fede il quale mi invi a Roma a contemplare la reggia e vedere la regina in
aurea veste ed aurei sandali; [9] e vidi col un popolo, che porta un fulgido sigillo. Visitai anche la
pianura e le citt tutte della Siria e, passato lEufrate, Nisibi, ed ovunque trovai compagni [12]
avendo Paolo con me e dappertutto mi guidava la fede e mimband per cibo il pesce di fonte
grandissimo, puro, che prende la casta vergine [15] e lo porge a mangiare agli amici ogni giorno,
avendo un vino eccellente, che ci mesceva con acqua insieme al pane. Queste cose ho fatto scrivere
qui io Abercio in mia presenza; [18] settantadue anni avevo per verit. Chiunque intende quel che
dico e sente come me, preghi per Abercio. Ma che nessuno metta un altro nel mio sepolcro; [21] se
no, pagher allerario dei Romani duemila monete doro ed alla mia buona patria Geropoli mille.
(trad. Ferrua)
La Bibbia nelle rappresentazioni dei sarcofagi paleocristiani del Museo Pio Cristiano (Musei
Vaticani):
un
itinerario
di
visita
di Umberto Utro
Presentiamo on-line il breve saggio di Umberto Utro (Responsabile del Reparto per lArte
Paleocristiana dei Musei Vaticani), Un itinerario nel Museo Pio-Cristiano, scritto per il catalogo
della mostra La Parola scolpita. La Bibbia alle origini dellarte cristiana, curata dai Musei
Vaticani, dalla United Bible Societies-Alleanza Biblica Universale e dal Pontificio Consiglio per la
Promozione dellUnit dei Cristiani, pagg.67-71, in occasione della mostra che si tenuta dal 29
settembre 2005 al 7 gennaio 2006, presso gli stessi Musei Vaticani.
Il Centro culturale Gli scritti (31/12/2006)
Mi istru in Scritture degne di fede. Da queste parole di Abercio[1], che fu vescovo di
Gerapoli, antica citt della Frigia (nellodierna Turchia), negli ultimi anni del II secolo, prende
avvio un percorso ideale fra le opere del Museo Pio Cristiano alla scoperta della diffusione delle
scene bibliche nellarte paleocristiana. Il Pastore che guida Abercio nel suo viaggio attraverso le
comunit cristiane del tempo, fino a quella di Roma, gli manifesta i suoi insegnamenti tramite lo
studio delle Sacre Scritture. Si avverte in questa espressione leco delle parole dellapostolo Paolo
al discepolo Timoteo, al quale annuncia il Vangelo di Cristo come una parola sicura, degna di
essere accolta e creduta (1 Timoteo 4,9).
Abercio, infatti, dichiara di avere Paolo come compagno di viaggio, riferendosi sia
allesperienza paolina dei viaggi attraverso le terre dellImpero, di cui egli stesso segue in parte
le orme (anche Gerapoli era stata attraversata da Paolo per andare ad Efeso, nel suo terzo viaggio),
sia alla concreta compagnia dei suoi scritti, diffusi ormai capillarmente nella Chiesa dello scorcio
del II secolo e inseriti nel canone neotestamentario appena definito.
Vicino al cippo di Abercio, che anche la pi antica iscrizione cristiana sicuramente datata, altre
testimonianze epigrafiche menzionano personaggi citati nel Nuovo Testamento, come quella
che ricorda il governatore della Siria Quirino, durante il cui mandato Maria e Giuseppe si
recarono a Betlemme in occasione del censimento ordinato da Augusto (cfr. Luca 2,1-5); oppure
liscrizione del re Areta, durante il cui regno Paolo fu imprigionato a Damasco (cfr. 2 Corinzi
11,32).
Nei versi di Abercio, che si dice discepolo del casto Pastore, riecheggia anche un passo
famoso del Vangelo di Giovanni: quello in cui Ges si definisce appunto il buon Pastore,
pronto a dare la vita per le sue pecore (Giovanni 10,11; cfr. anche Ezechiele 34). La
raffigurazione di un pastore con un agnello sulle spalle, cos come di scene con temi pastorali,
era assai diffusa nellarte antica, riferita ad una pluralit di temi positivi, fra i quali il pi
significativo appare quello della philanthropa.
I cristiani dei primi secoli trovarono naturale utilizzare queste immagini per veicolare attraverso di
esse un contenuto nuovo: la Rivelazione, appunto, di Ges quale Buon Pastore. Ci mostra
chiaramente come le immagini e il pensiero degli antichi non vennero disprezzati o rifiutati,
ma colti nella loro potenzialit preparatoria della Rivelazione cristiana (i semi del Verbo che
i primi scrittori cristiani, i Padri della Chiesa, riconobbero sparsi da Dio nel mondo antico).
Ai cristiani spettava individuare tali semi e svelarli, in una libert interpretativa che a noi oggi
appare ammirevole. Il Pastore assunse allora come nel pi celebre degli esempi, vanto del Museo
Pio Cristiano[2] il volto umano di Apollo, dio della bellezza e delleloquenza, eco delle parole
del Salmista al futuro re dIsraele: Tu sei il pi bello di tutti gli uomini, incantevoli sono i
tuoi
discorsi;
Dio
ti
ha
benedetto
per
sempre!
(Salmo
45,3).
La pace della Chiesa, dopo leditto di Costantino del 313, segn una demarcazione
fondamentale nella vita della comunit cristiana. Allespansione evangelizzatrice e al
radicamento istituzionale, nonch alla fioritura teologica del secolo doro della patristica,
corrispose un fervore artistico senza precedenti che insieme alle grandiose basiliche rec un
nuovo straordinario sviluppo delliconografia cristiana. Dopo le prime scene ormai sempre pi
frequenti sulle decorazioni frontali dei sarcofagi, le iconografie bibliche si diffondono capillarmente
e affollano in modo sorprendente i fregi continui dei sarcofagi costantiniani[6] esposti nel Museo.
Vi si alternano le immagini dellAntico e del Nuovo Testamento che alludono alla salvezza: il
sacrificio dIsacco, Ezechiele e le ossa che riprendono vita, Daniele fra i leoni, i miracoli di
Cana e della moltiplicazione dei pani, le guarigioni del cieco e del paralitico, ecc. Lelemento
salvifico si sposa felicemente con quello della speranza della vita futura, comunque implicito nei
monumenti funerari.
Il senso dellaccostamento fra le varie scene il pi delle volte ci sfugge, bench si abbia spesso
limpressione che esse non fossero disposte secondo un mero disordine decorativo, ma
seguissero piuttosto una logica di consequenzialit o di rimando fra i due Testamenti, ancora
da approfondire e verificare. Non semplice, ad esempio, individuare il ruolo avuto dalla
committenza personale o ecclesiale nella selezione delle scene, in rapporto soprattutto a quei
disegni preparatori standardizzati che facilmente sindovinano diffusi nelle officine
marmorarie.
Proponiamo alcune delle situazioni iconografiche pi notevoli. Nel sarcofago a fregio continuo inv.
31542[7], la scena di Cristo presentato al sommo sacerdote dopo larresto (cfr. Marco 14,53-65)
seguita da quella del rinnegamento di Pietro (14,66-72), avvenuto contemporaneamente nel cortile
del sinedrio (Pietro, intanto, era ancora gi nel cortile, v. 66).
Nel sarcofago inv. 31472[8], pur fra qualche elemento di restauro, si nota il particolare di Eva
(nella scena dellapparizione di Dio dopo il peccato) che volge il capo a destra verso Cristo
nella vicina scena del miracolo di Cana: vi si pu forse riconoscere un riferimento alla
riflessione tipologica dei Padri su Maria, nuova Eva (cfr. ad esempio Ireneo, Adversus Haereses,
5,19).
Stessa situazione sul sarcofago inv. 31556[9], dove la defunta, che tiene in mano un codice aperto,
appare in dialogo con Ges che compie il miracolo del paralitico: un riferimento alla speranza
viva della salvezza per colei che fu destinataria di quel manufatto, ma anche un richiamo al libro del
Vangelo, nel quale questa parola di salvezza, degna di fede, resa attuale in ogni tempo, ad ogni
persona.
Laffollamento delle scene comporta delle interessanti trasgressioni ai canoni figurativi ormai
affermati. Il sarcofago inv. 31553 [10] ne forse lesempio pi singolare e curioso. La guarigione
della donna malata di emorragie riconoscibile, abitualmente, per il gesto di lei che tocca il
mantello di Ges (cfr. Marco 5,27) e per la mano dello stesso Ges poggiata sul suo capo. In
questo caso, invece, per laffollamento del campo iconografico, la figura del Cristo sparita, e
la donna tocca a sinistra un mantello sbagliato (quello di un apostolo testimone del miracolo
della moltiplicazione), mentre toccata sul capo dalla mano di Dio che appare, a destra, ad
Adamo ed Eva. Allosservatore del IV secolo doveva riuscire comunque immediata, tramite la
chiave di lettura dei due gesti canonici, lidentificazione dellepisodio evangelico della donna
guarita.
Su un sarcofago con lAnstasis rivenuto sotto la Basilica Vaticana, e ora perduto, compare anche,
per la prima volta, limmagine delle pie donne al sepolcro al mattino di Pasqua [14], che i
cristiani dOriente serberanno come icona principale della Risurrezione di Cristo, insieme
allepisodio della sua discesa agli inferi.
La seconda met del IV secolo, con laffermarsi del prestigio della comunit cristiana e sotto
linflusso delle fastose decorazioni nelle basiliche, vedr il diffondersi sui sarcofagi di scene
trionfali o apocalittiche, nelle quali il Cristo ha sembianze imperiali e i suoi apostoli quelle
di dignitari. Fra le varie scene, la pi significativa del nuovo immaginario iconografico
quella della traditio Legis (consegna della Legge), ambientata in un contesto paradisiaco
come suggerisce il monte dal quale nascono quattro fiumi -, nella quale Ges porge un rotolo a
Pietro (ma qualche volta a Paolo) alla presenza speculare dellaltro apostolo[15].
Questa legge riferimento alla nuova alleanza inaugurata per opera del nuovo Mos, e
richiama il comandamento nuovo dellamore che compie e sostituisce lantica Legge, rivelato dal
Signore al momento della lavanda dei piedi (cfr. Giovanni 13,14.34), esplicitamente raffigurata sul
sarcofago inv. 31487[16]. Su tali sarcofagi grande spazio ricevono due scene della vita di Ges
che si ricollegano al clima della traditio: quella trionfale dellingresso in Gerusalemme e
quella dellincontro con il dubbioso Pilato, dove Ges, accompagnato da un soldato, appare
come il vero re.
La scena dellingresso a Gerusalemme presente anche in unaltra tipologia di sarcofagi del tardo
IV secolo, quella che prende il nome dalla raffigurazione centrale della guarigione del paralitico
alla piscina di Betzata (o Bethesda; cfr. Giovanni 5,1-18)[17], presentata su un prezioso sfondo
architettonico caratteristico delle forme artistiche dellet di Teodosio (379-395). La figura di Cristo
vi appare ingigantita, mentre il testo figurativo si fa pi articolato, con linserzione di vignette che
rimandano alla decorazione miniata dei codici.
In questet tarda, il prevalere delle scene trionfali o simboliche non limita la presenza e la
diffusione delle scene bibliche. Queste anzi si espandono per dimensioni e particolari narrativi, fino
al caso eccezionale dei sarcofagi cosiddetti del Passaggio del Mar Rosso (cfr. Esodo 14,5-31),
che riportano sul lato frontale un unico episodio biblico. Il Museo Pio Cristiano ne possiede un
esemplare integro notevolissimo[18], dove si riconosce il tema artistico della battaglia, caro
allillustrazione dei codici tardo-antichi, con lesercito del Faraone che esce dalla citt
allinseguimento del popolo ebraico. A seguire, descritto il dramma dei cavalieri inghiottiti dal
mare richiuso da Mos con il bastone donatogli da Dio, segno dellintervento divino e centro focale
della scena, purtroppo unico particolare perduto. A destra, il popolo dIsraele gi al sicuro in
unatmosfera di pace (interrotta dal solo bimbo che si stringe al padre, turbato dalla terribile scena
del mare), con Miriam che suona il timpano (cfr. Esodo 15,20-21). Sullo sfondo degli Israeliti
appaiono la colonna di fuoco e particolare di eccezionale rilevanza una cortina urbana che
richiama e anticipa la Citt promessa ancora da raggiungere. Scena ricca di risvolti cristologici,
pasquali, escatologici.
Lesposizione del Museo Pio Cristiano si conclude con una selezione di frammenti ornati con due
delle scene bibliche pi frequenti nellarte paleocristiana: quella dei giovani ebrei nella
fornace (cfr. Daniele 3,1-33)[19] e quella delladorazione dei Magi[20] (cfr. Matteo 2,1-12),
entrambe spesso inserite negli spazi sviluppati orizzontalmente dei coperchi dei sarcofagi, di cui
sono esposti alcuni esemplari non pi riconducibili alla relativa cassa perduta. Scene che rinviano
al contesto della testimonianza del martirio (i giovani che si rifiutano di adorare lidolo e sono
salvati dal fuoco della fornace per lintervento divino) o a quello della diffusione della fede tra
i Gentili (i Magi, venuti da Oriente, ai quali viene rivelata la salvezza).
Le ragioni di credere nella risurrezione dai morti noi le troviamo proprio nella Risurrezione
del Signore. Egli, infatti, che ha risuscitato Lazzaro, morto da quattro giorni, e la figlia di
Giiro e il figlio della vedova, ha anche ridestato se stesso il terzo giorno, su comando del
Padre, lui che il pegno della nostra risurrezione. A colui, poi, che ha fatto uscire Giona il
terzo giorno vivo e intatto dal ventre del gran pesce, e i tre giovani dalla fornace di Babilonia e
Daniele dalla fossa dei leoni, non mancher la potenza di risuscitare anche noi!. Le parole
della Costituzioni Apostoliche (5,7), un testo cristiano del tardo IV secolo, costituiscono una
chiave interpretativa sicura per la raffigurazioni che abbiamo incontrato.
Esse risuonano vivamente nei versi composti in quegli stessi anni da Papa Damaso ( 384) per
la propria sepoltura, quasi duecento anni dopo lepitaffio di Abercio: Colui che camminando
premette le onde tumultuose del mare, che ridona la vita ai semi morenti nella terra, che pot
sciogliere i lacci letali della morte e dopo le tenebre, dopo tre giorni, ridare di nuovo il fratello tra i
vivi alla sorella Marta, credo che dalle sue ceneri far risorgere Damaso.
Dal riferimento degli episodi biblici al contesto della speranza di vita oltre la morte traspare anche
la familiarit con le Scritture dei fedeli per i quali quei monumenti furono realizzati. A tale
familiarit la costituzione conciliare Dei Verbum ha inteso richiamare caldamente i cristiani del
nostro tempo (cfr. DV 25), confermando cos anche la straordinaria attualit delle immagini di quei
primi fratelli nella fede, al tempo della Chiesa indivisa.
Note
[1] Liscrizione sepolcrale di Abercio
Inizi del III secolo d.C., Musei Vaticani, Museo Pio Cristiano, inv. 31643.
Su Abercio, vescovo di Gerapoli in Frigia al tempo di Marco Aurelio ( 216), esisteva una
leggenda del IV secolo, riportata da codici medievali ma ritenuta in passato falsa, come liscrizione
greca in versi ivi contenuta. Nel 1883 larcheologo scozzese William Ramsay rinvenne, incastrati
nelle mura delle terme dellantica Gerapoli, due frammenti originali di tale epitaffio, perfettamente
corrispondenti al testo fino allora conosciuto. Liscrizione di Abercio, i cui frammenti vennero poi
donati al Papa Leone XIII, oggi la pi antica iscrizione cristiana sicuramente databile. Vi si notino
i molti riferimenti ad immagini bibliche, come pure lesplicito richiamo alle Scritture, degne di
fede, e alla figura di Paolo, compagno di viaggio di Abercio.
Traduzione del testo [tra parentesi quadre i versi integrati]
[Cittadino di eletta citt, mi sono fatto questo monumento da vivo, per avere qui nobile sepoltura
del mio corpo: io di nome Abercio, discepolo del casto Pastore che pascola greggi di pecore per
monti e pianure, che ha grandi occhi, che dallalto guardano dovunque. Egli infatti mi istru in
Scritture degne di fede e] mi invi a Roma a contemplare il regno e vedere la regina in aurea veste
ed aurei calzari. Vidi l un popolo che porta uno splendido sigillo. Visitai anche la pianura e tutte
le citt della Siria e, passato lEufrate, Nisibi. E ovunque trovai compagni, avendo Paolo
compagno di viaggio. Dappertutto mi guidava la fede e mimband per cibo dovunque un pesce di
fonte immenso, puro, che la casta vergine prende e porge a mangiare agli amici ogni giorno,
[avendo un vino eccellente, che ci mesceva insieme col pane. Queste cose ho fatto scrivere qui io
Abercio in mia presenza, mentre avevo in verit settantadue anni. Chiunque comprende queste cose
e sente come me, preghi per Abercio. Nessuno poi metta altro nel mio sepolcro: se no, pagher
allerario dei Romani duemila aurei e allottima patria Gerapoli mille].
[2] La statuetta del Buon Pastore
Inizi del IV secolo d.C., Musei Vaticani, Museo Pio Cristiano, inv. 28590
[9]
Sarcofago
a
fregio
continuo
con
scene
bibliche
Primi decenni met del IV secolo d.C., Musei Vaticani, Museo Pio Cristiano.
[inv. 31556] Dio riceve le offerte di Caino e Abele (Genesi 4,3-5); Dio compare ad Adamo ed Eva
dopo il peccato originale (Genesi 3,8-13); la defunta in atteggiamento filosofico; Guarigione del
paralitico (Marco 2,1-12 e paralleli); Guarigione del cieco (Marco 8,22-26; 10,46-52 e paralleli);
Miracolo di Cana (Giovanni 2,6-8); Risurrezione di Lazzaro (Giovanni 11,32-44).
[10]
Sarcofago
a
fregio
continuo
con
scene
bibliche
Primi decenni met del IV secolo d.C., Musei Vaticani, Museo Pio Cristiano.
[inv. 31553] Sacrificio dIsacco (Genesi 22,1-19); Guarigione del cieco (Marco 8,22-26; 10,46-52 e
brani evangelici paralleli); Guarigione del paralitico (Marco 2,1-12 e paralleli); Moltiplicazione dei
pani e dei pesci (Marco 6,30-44; 8,1-10 e paralleli); Guarigione della donna malata (Marco 5,25-34
e paralleli); Dio compare ad Adamo ed Eva dopo il peccato originale (Genesi 3,8-13); Ezechiele e le
ossa che riprendono vita (Ezechiele 37,1-14).
[11]
Sarcofago
dei
due
fratelli
Ca.
325-350
d.C.,
Musei
Vaticani,
Museo
Pio
Cristiano,
inv.
31543.
Registro superiore: Risurrezione di Lazzaro (Giovanni 11,38-44); Predizione del rinnegamento di
Pietro (Marco 14,26-31 e paralleli); Mos riceve la Legge (Esodo 19,3; 31,18); conchiglia con i
busti dei defunti; Sacrificio dIsacco (Genesi 22,1-19); Pilato si lava le mani (Matteo 27,24-25).
Registro inferiore: Pietro battezza i carcerieri (Atti apocrifi di Pietro); Arresto di Pietro (Atti
apocrifi di Pietro); Daniele nella fossa dei leoni con Abacuc (Supplementi a Daniele 14,31-42);
Catechesi di Pietro ai carcerieri battezzati (Atti apocrifi di Pietro); Guarigione del cieco (Marco
8,22-26; 10,46-52 e paralleli); Moltiplicazione dei pani e dei pesci (Marco 6,30-44; 8,1-10 e
paralleli).
[12]
Sarcofago
dei
due
Testamenti
o
dogmatico
Ca.
325-350
d.C.,
Musei
Vaticani,
Museo
Pio
Cristiano,
inv.
31427.
Registro superiore: Creazione di Eva (Genesi 2,18,25); Dio consegna ad Adamo ed Eva i segni del
lavoro (Genesi 3,17-23); tondo con busti della coppia di defunti, dai volti non delineati; Miracolo di
Cana (Giovanni 2,6-8); Moltiplicazione dei pani e dei pesci (Marco 6,30-44; 8,1-10 e paralleli);
Risurrezione
di
Lazzaro
(Giovanni
11,38-44).
Registro inferiore: Adorazione dei Magi (Matteo 2,9-11); Guarigione del cieco (Marco 8,22-26;
10,46-52 e paralleli); Daniele nella fossa dei leoni, fra il re Ciro ed Abacuc trasportato dallangelo
(Supplementi a Daniele 14,31-42); Predizione del rinnegamento di Pietro (Marco 14,26-31 e
paralleli); Arresto di Pietro (Atti apocrifi di Pietro); Pietro battezza i carcerieri (Atti apocrifi di
Pietro).
[13]
Sarcofagi
della
Passione
o
dellAnstasis
Ca.
325-350
d.C.,
Musei
Vaticani,
Museo
Pio
Cristiano.
[inv. 28591] Caino e Abele offrono sacrifici a Dio (genesi 4,3-5); Arresto di Pietro (Atti apocrifi di
Pietro ); Anstasis (croce sormontata dal monogramma di Cristo entro corona, con colombe che ne
beccano i frutti, sovrastante due soldati vinti: immagine simbolica della Risurrezione di Cristo);
Martirio di Paolo (Atti apocrifi di Paolo); Giobbe paziente con la moglie e un amico (Giobbe 2,713).
[inv. 31525] Il cireneo porta la croce (Marco 15,21 e paralleli); Cristo coronato di spine (Marco
15,16-19) e paralleli); Anstasis (croce sormontata dal monogramma di Cristo entro corona, con
colombe che ne beccano i frutti, sovrastante due soldati vinti: immagine simbolica della
Risurrezione di Cristo); Cristo condotto davanti a Pilato (Marco 15,1-15 e paralleli).
[14] Sarcofago perduto dalla Basilica Vaticana, di cui conservato il disegno in Antonio Bosio,
Roma sotterranea, 1632.
[15]
Sarcofagi
della
traditio
Legis
Fine
del
IV
secolo
d.C.,
Musei
Vaticani,
Museo
Pio
Cristiano.
[inv. 31487] La lavanda dei piedi (Giovanni 13,1-20); Pietro condotto al martirio (Atti apocrifi di
Pietro); Cristo consegna la nuova Legge a Pietro, in presenza di Paolo (traditio Legis: tema