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Corso ARB205 - Introduzione -

SCRITTI GIOVANNEI E LESPERIENZA CRISTIANA


CORSO ARB205
Javier Lpez
INTRODUZIONE
SPIRITUALIT BIBLICA GIOVANNEA
Bibliografia di riferimento:
SINODO DEI VESCOVI. XII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA, La Parola di Dio nella
vita e nella missione della Chiesa. Instrumentum laboris, Citt del Vaticano 2008.
HENGEL, M., La questione giovannea, Brescia 1998. Mag 10 DN 120;
The Johannine Question, London-Philadelphia 1989. Mag 15 P 504.
LONDUFOUR, X., Lecture de lvangile selon Jean, IIV (Parole de Dieu),
Paris 1987.1990.1993.1996 (it., port., spagn.); Lettura dellEvangelo secondo
Giovanni, vol. I (Preliminari: 19-50), vol. IV (Postfazione 393-422); Piano del
Vangelo: vol. I, 51-66.
LPEZ, J., Conversaciones con Juan el vidente de Patmos. Para comprender mejor
el Apocalipsis, Madrid 1993. Mag. 15 P 756
MARINO, M., Lipotesi della scuola giovannea e il libro dellApocalisse, in ID.,
Custodire la Parola. Il verbo threi/n nellApocalisse alla luce della tradizione
giovannea, Bologna 2003, 178-189.
de la POTTERIE, I., Il discepolo che Ges amava, in L. PADOVESE, ed., Atti del I
Simposio di Efeso su S. Giovanni Apostolo, Roma 1991, 33-55.
RATZINGER, J., (Benedetto XVI), Introduzione: La questione giovannea, in ID.,
Ges di Nazaret, Citt del Vaticano 2007, 257-279.
THEOBALD, M., Anstze einer biblischen Spiritualitt. Impulse aus dem
Johannesevangelium, Geist und Leben 3 (2002) 166-182.
FELIX JUSTs web site on Johannine Literature: http://catholic-resources.org/John/

Schema della lezione


1
2
3.

Concetto di spiritualit
La componente biblica
Dato biblico e spiritualit

4.

Sintesi teologico-spirituale nella tradizione giovannea


4.1 Stato attuale della questione
4.2 Dal Quarto Vangelo: la guarigione del cieco nato
4.3 Confronto luce-tenebre nella 1Gv
4.4 Un esempio dallApocalisse
4.5 Conclusione: obiettivo della spiritualit biblica

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5.

Spiritualit biblica giovannea. Chiave di lettura


5.1 Ultima cena (Gv 13,23)
5.2 La madre di Ges e il discepolo al Golgota
5.3 La missione del discepolo amato dopo la Risurrezione:
il testimone che rimane
5.4 Il rimanere del discepolo

Concetto di spiritualit

Questa nozione ha avuto un boom, una grande fioritura nella sfera


religiosa. C un grande desiderio di spiritualit che si rende concreto
nel nostro mondo moderno in diverse forme, per esempio nella
spiritualit della New Age. Tutto ci rivela unaspirazione molto
valida delluomo contemporaneo alla ricerca di valori da integrare
nellesperienza personale.
Giustamente a questo punto ognuno di noi, agenti di pastorale,
laici con responsabilit nella Chiesa, membri delle Congregazioni
religiose, preti, deve fare un esame di coscienza, giacch:
C una mancanza di una seria attenzione nelle proprie
comunit a temi che fanno realmente parte della sintesi cattolica,
quali limportanza della dimensione spirituale delluomo e la sua
integrazione con linsieme della vita, la ricerca di un significato
per essa, il legame fra gli esseri umani ed il resto della creazione,
il desiderio di un cambiamento personale e sociale, ed il rifiuto di
una visione razionalistica e materialista dellumanit.1
Questa problematica ci spinge a porci una domanda: i valori
cristiani sono forse oscurati dalla sovrastruttura dottrinale, o dal tono
semplicemente moralistico della nostra catechesi, o dalla
preoccupazione per la quotidiana amministrazione?
Vediamo prima il termine Spiritualit2 impiegato come sostantivo.
Poi considereremo laggettivo biblica.
Proviamo a dare una definizione di Spiritualit. Prendiamo
ispirazione da un autore recente:
1

Prologo del documento del PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA, PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO
Ges Cristo portatore dellacqua viva. Una riflessione cristiana sul New Age, Citt del Vaticano
2003. Cf. La relazione del cardinale Ouellet alla prima assemblea generale del Sinodo sulla Parola di Dio (6 Ottobre
2008): Il Sinodo deve far fronte alla grande sfida della trasmissione della fede nella Parola di Dio oggi. In un mondo
pluralista, caratterizzato dal relativismo e dallesoterismo [J. RIGAL, "Le phnomne gnostique", in Esprit et Vie, n 192,
aprile 2008 - 2a quindicina, pp. 1-10], la nozione stessa di Rivelazione interpella e richiede dei chiarimenti.
2
Ch. A. BERNARD, Teologia Spirituale, Frascati 19832, 52-68; 77-86.

INTERRELIGIOSO,

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La Spiritualit Cristiana il modo di integrare progressivamente


(di maturare) la fede nella vita mediante lopera dello Spirito Santo in
modo che tutta lesistenza si trasformi in testimonianza concreta di
Ges Cristo (e della Trinit) in comunione con la comunit credente, in
ciascun momento storico.3
Commentiamo adesso questa definizione. La vita di fede guidata
dallo Spirito non solo si riferisce ai diversi carismi con lobiettivo di
svilupparli, ma ha anche lo scopo che la vita del credente sia vista
dagli altri in una concrezione storica. Lobiettivo che la vita del
credente, guidata dallo Spirito, si trasformi in una testimonianza
visibile. Per la Spiritualit questo un elemento molto importante.
dunque di grande interesse la domanda: come vivi concretamente la
fede? Questa interpellanza ha a che fare con le distinte forme di vita
cristiana (matrimonio, celibato) che vanno continuamente adeguate ai
segni dei tempi. Daltra parte lInstrumentum laboris del Sinodo si
riferisce allaspirazione assai sentita ad esprimere la Parola di Dio
come liberazione della persona da condizioni disumane e come conforto
concreto per i poveri e i sofferenti. Sulla scia dellascolto della Parola
e delle sue esigenze per lagire cristiano, la Chiesa Latinoamericana ha
fatto una scelta preferenziale, ma non esclusiva, per i poveri, nel
seguire Ges che si dichiara a favore del povero4.

La componente biblica

Altrettanto importante il termine biblica. Facciamo


riferimento allaggettivo qualificativo biblica, cio spiritualit
biblica. Potremmo chiederci a riguardo della scienza biblica e
dellinterpretazione della Bibbia nella Chiesa: si riesce nella catechesi
biblica, nellinsegnamento, nelle prediche, ad aprire la Parola di Dio ed
a mostrarla come fonte di discernimento sulle diverse forme di vita che
cercano oggi un senso trascendente? LInstrumentum laboris del Sinodo
segnala una frattura tra verit di fede ed esperienza di vita (che) si
avverte soprattutto nellincontro liturgico con la Parola di Dio5.
3

B. FRALING citato in M. THEOBALD, Anstze einer biblischen Spiritualitt. Impulsi aus dem Johannesevangelium,
Geist und Leben (3, 2002) 166. Si pu consultare a proposito anche E. MARTINEZ, La Sequela di Ges Cristo nel
Vangelo secondo Marco, ad uso privato degli studenti, Roma 20002, 10-12.
4
I diversi documenti dellepiscopato latinoamericano (Puebla, Santo Domingo, Aparecida) confermano la scelta fatta a
Medelln.
5
SINODO DEI VESCOVI. XII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA, La Parola di Dio nella vita e nella missione della
Chiesa. Instrumentum laboris, Citt del Vaticano 2008, #7c.

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La spiritualit biblica mantiene come due poli in tensione. Da una


parte abbiamo lesempio di Ges nel suo tempo, la sua vita cos come
lhanno vista, sperimentata da vicino e predicata i suoi discepoli
(1Gv 1,1-4); qui infatti il messaggio di Ges, la sua testimonianza,
trasmessa dai testimoni oculari e preservata nella Chiesa fino ad oggi.
Questo processo viene studiato dagli strumenti biblici6. Dallaltra parte
ci sono limpulso e lenergia personale e sociale che scaturiscono dalle
nuove domande e sfide nella mutata mentalit dellepoca attuale. Di
fronte ai nuovi processi di cambiamento e di crisi della fede cristiana, si
devono evitare una rottura col messaggio di Ges da una parte, e
lessere assente dalla mentalit moderna dallaltra. Questa
sicuramente la sfida pi forte che attende in questo momento la teologia
spirituale dal suo versante biblico.

3.

Dato biblico e spiritualit

In questo senso la scienza biblica entra in contatto con la teologia


spirituale almeno negli aspetti seguenti:
La componente biblica ha la funzione essenziale di garantire
lautenticit ed integrit del messaggio di Ges e la continuit con le sue
origini.
Allo stesso tempo la scienza biblica non pu ridursi alla
riproduzione meccanica di risultati esegetici, ma ha lobbligo di dare
un orientamento verso la teologia spirituale, cio verso la spiritualit
biblica. I due poli in tensione,
* tanto la Parola di Dio con la sua concreta incarnazione
(Ges di Nazaret)
* quanto la realizzazione (attuazione) storica visibile e
concreta di tale evento nella Chiesa sono importanti.
Ambedue i poli in tensione dovrebbero occupare un posto di
rilievo tra le preoccupazioni dellesegesi.
Nel campo della spiritualit biblica, la parte costitutiva biblica
garantisce, mediante la scienza biblica e i suoi diversi metodi, la

Vedere il documento della Pontificia Commissione per gli Studi Biblici, Istruzione sulla verit storica dei vangeli,
pubblicato nel 1964 durante il Concilio Vaticano II, Rivista Biblica Italiana 12 (1964) 115-129. Il testo latino originale
e una traduzione inglese in The Catholic Biblical Quaterly 26 (1964) 299-312. Si pu leggere anche il # 2 di
questistruzione in E.R. MARTINEZ, La Sequela di Ges, 12.
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continuit del messaggio di Ges integro, cio senza adulterazioni. Allo


stesso tempo ha per lobbligo di dare un orientamento alla spiritualit.
4.

Sintesi teologico-spirituale nella tradizione giovannea

I dati della nostra definizione di Spiritualit si adattano in maniera


molto aderente alla rivelazione trasmessa dalla tradizione giovannea.
Prima per di commentare tale stretta corrispondenza, dobbiamo situare
la discussione attorno a tale tradizione. Lo facciamo sinteticamente
senza la pretesa di esaurirne i dettagli.

4.1 Stato attuale della questione


M. Marino imposta bene la problematica odierna formulando
questa domanda: possibile descrivere le tappe fondamentali della
comunit giovannea a partire anche dallo studio degli scritti posti dalla
tradizione sotto lautorit dellapostolo Giovanni?7. Possiamo
aggiungere: appartiene o no lApocalisse a questa scuola?
Di solito oggi non si ammette che lapostolo sia lautore diretto del
Quarto Vangelo e dellApocalisse8. Secondo la tradizione, per, lapostolo
lasci un segno indelebile in questa tradizione.
difficile offrire dati sulla costituzione della comunit giovannea:
temporalmente databile tra gli anni 80 e 120 d.C., localizzabile
nellambito di Efeso. Esisteva sicuramente prima dellanno 80. Forse sorse
in Samaria e di qui si spost fino ad arrivare alla regione Efesina per
ragioni sconosciute. Questa comunit entra cos in un ambiente ed una
cultura molto diverse da quelli della Palestina e Siria. Si stabiliscono,
infatti, entro lambiente paolino. Ricordiamoci che Paolo fu il fondatore
della chiesa Efesina (Atti 1819). Ovvio che gli elementi fondamentali di
ambedue i gruppi ecclesiali erano uguali, ma la situazione storica nella
quale visse la chiesa paolina favoriva pi il dialogo con lautorit romana e
con lambiente pagano. La comunit giovannea trova pi tardi nel secolo I,
una situazione sempre pi intollerante verso il cristianesimo, sia da parte
dei giudei che da parte delle autorit romane e locali. Di conseguenza la
risposta giovannea pi radicale. C unopposizione frontale palese

M. MARINO, Custodire la Parola, 179.


Ad esempio J. Ratzinger fa eco allaffermazione di E. Ruckstuhl e P. Dschullnig a proposito: Lautore del Vangelo di
Giovanni , per cos dire, lamministratore delleredit del discepolo prediletto (cio del figlio di Zebedeo), Ges di
Nazaret, 266; la parentesi del docente.

7
8

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nellApocalisse9 sia al culto allimperatore che alla partecipazione cristiana


alle feste delle gilde o alle associazioni commerciali connesse con tali feste
di contenuto idolatrico. Tale atteggiamento sorse dalla maggiore pressione
esercitata sulla comunit soprattutto nel tempo dellimperatore Domiziano
(81-96). Da tale risposta radicale dipendeva, proprio in quel tempo di pax
romana , lesistenza della chiesa giovannea.
Si pu considerare il QV come lopera fondante della scuola
giovannea (Cullmann la chiama circolo giovanneo) e le lettere un tentativo
dinterpretare correttamente il vangelo (Brown, Fabris). LApocalisse poi
si mostra come un epilogo, maturato in un drammatico rapporto con la
storia10. LApocalisse appartiene a un circolo profetico-apocalittico che si
mantenuto in contatto sia con le tradizioni di origine paolina, sia con
quelle in connessione col circolo giovanneo. Si notano, infatti, tracce di
ambedue nellApocalisse. Secondo Fiorenza: forse lopzione escatologica
del QV si sviluppata o fu modificata proprio dinanzi a quella assunta
dalla scuola profetica a cui apparteneva lApocalisse11. Il processo storico
in continuo mutamento nellAsia minore causa non secondaria di questo
approfondimento e della scelta del genere letterario dellultimo libro della
Bibbia.
In sintesi, troviamo nellarea efesina lo stesso messaggio
neotestamentario con linee di pensiero teologico (sostenute da autori
diversi ed espresse in genere letterari diversi) tra loro compatibili in cui si
sviluppano e reinterpretano aspetti teologici fondamentali escatologia,
ecc.12. Questo sviluppo teologico occorre non isolatamente, ma in
concomitanza alla pressione esercitata dai contesti storici mutati.
Diversi autori, come Bcher13, Taeger14, Vanni15 e Toribio
Cuadrado16, notano una continuit fra diversi simboli e temi teologici, dal
Quarto Vangelo-Lettere allApocalisse17.
9

Vedi i messaggi alle chiese in Efeso (2,6), in Pergamo (2,14-15) e in Tiatira (2-20-23). Sulla problematica in
questultima chiesa cf. J. LPEZ, El mensaje a la iglesia en Tiatira desde su estructura literaria. Anlisis de Ap 2,1829, Gregorianum 84 (2003) 5-41; cf. anche R. PENNA, Il caso degli idolotiti in Ap 2,14.20: un test sulla sorte del
cristianesimo dallapostolo Paolo al veggente Giovanni, in L. PADOVESE, ed., Atti del X simposio di Efeso su
S. Giovanni apostolo, Roma 2005, 75-90.
10
Cf. M. MARINO, Custodire la Parola, 189.
11
E. SCHSSLER-FIORENZA, The Quest for the Johannine School. The Apocalypse and the Fourth Gospel, NTS
23 (1977), 426-427 in M. MARINO, Custodire la Parola, 183. ben nota lesistenza di circa 30 opere di genere
letterario apocalittico scritte fra il II secolo a.C. e il II d.C.
12
M. MARINO, Custodire la Parola, 185.
13
Di particolare interesse il lavoro di O. BCHER, Johanneisches in der Apokalypse des Johannes, NTS 27 (1981),
310-321. ID., Das Verhltniss der Apokalypse des Johannes zum Evangelium des Johannes, in J. LAMBRECHT, ed.,
LApocalypse johannique et lApocalyptique dans le Nouveau Testament, Gembloux Leuven 1980, 289-301.
14
J-W. TAEGER, Johanneische Perspektiven: Aufstze zur Johannesapokalypse und zum johanneischen Kreis,
Gttingen 2006.

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Bisogna notare lesistenza di una sensibilit liturgica particolare


nellopera giovannea. La domenica era lunica festa per i cristiani nel
tempo degli apostoli. Nel QV possiamo trovare alcuni tratti che indicano
una relazione con questa festa. Ci sono delle allusioni ad una celebrazione
liturgica nel prologo del vangelo. Certi tratti grammaticali caratterizzano
Gv 1,1-18 come un inno intonato nellassemblea liturgica. I primi 13 versi
sono alla terza persona, ma al v. 14 appare la prima plurale. Questo noi
punta sullo sfondo di una celebrazione liturgica come il suo ambiente
vitale. Il racconto della risurrezione (capitolo 20) si svolge poi in due
domeniche successive (vv. 1.26). Daltra parte, la visione del profeta di
Patmos si situa nel giorno della domenica (Ap 1,10). Il ritmo lento di
questopera, con inni di lode intercalati, indica linflusso decisivo
dellesperienza liturgica nella composizione del libro. Il prologo, con la
presentazione di un lettore e di unassemblea che partecipa attivamente per
entrare nella beatitudine (v. 3), unaltra chiara indicazione dellambiente
di festa costitutivo.
Il circolo giovanneo insomma ha trovato il modo di maturare
progressivamente la propria fede mediante il ricordo e lattualizzazione
dei detti e fatti di Ges Cristo, operati dallo Spirito Santo. Lapostolo
Giovanni e i suoi discepoli hanno testimoniato con i loro scritti, ma
anzitutto con la propria vita, lesperienza di fede vissuta in koinnia con
le loro comunit attraverso le mutanti circostanze storiche della loro
epoca (fine sec. I inizio sec. II) e della loro regione (le chiese attorno a
Efeso nellAsia minore). Nella Parola rivelata al testimone oculare
Giovanni troviamo non soltanto i fatti e detti di Ges interpretati alla luce
della Pasqua, ma anche una testimonianza di fede cresciuta in ambiente
15

U. VANNI, E da quellora il discepolo la prese nel suo ambiente (Gv 19,27). La presenza della madre di Ges nella
comunit giovannea, in R. BARBIERI I. M. CALABUIG O. DI ANGELO, ed., Fons Lucis. Miscellanea di studi in onore
di Ermanno M. Toniolo, Roma 2004, 127-150.
16
J.F. TORIBIO CUADRADO, El Viniente. Estudio exegtico y teolgico del verbo ERCESQAI en la literatura jonica,
Navarra 1993, 429-445. Questautore studia il tema della venuta di Cristo dal Vangelo di Giovanni allApocalisse con
particolare attenzione alla dimensione del presente liturgico in questultimo libro neotestamentario.
17
Recenti pubblicazioni tendono a ratificare tale progressione tematica dentro il circolo giovanneo. Vedi ad esempio a
proposito del campo semantico del termine kaino,j, L. PEDROLI, Dal Fidanzamento alla nuzialit escatologica. La
dimensione antropologica del rapporto crescente tra Cristo e la Chiesa nellApocalisse, Assisi 2007, 382-383. Vedi
anche le tesi dottorali di A.M. LUPO, La sete, lacqua lo Spirito. Studio esegetico e teologico sulla connessione dei
termini negli scritti giovannei, Roma 2003, 361-368; K.F.A. HANNA, Sintesi teologico-biblica della passione
nellApocalisse, sua collocazione nel quadro della scuola giovannea, in ID., La Passione di Cristo nellApocalisse,
Tesi Gregoriana. Serie Teologia # 77, Roma 2001, 385-423 e la Conclusione generale, ID., 425-435; A. MACALA, A
Escatologia do Apocalipse no quadro da escatologia joanina; implicaes teolgico-bblicas e perspectivas pastorais,
in ID., A Escatologia no livro do Apocalipse. Da sua realizao no presente litrgico concluso da histria, Tesi
Gregoriana Serie Teologia # 163, Roma 2008, 325-345. Gli studi di questi autori mostrano una persistente
reinterpretazione dei dati teologici allinterno degli scritti giovannei in una direzione QV- Lettere - Apocalisse. Il
pensiero teologico - spirituale testimoniato nella liturgia e con la vita si muove dal QV, passa per le lettere e approda
nellApocalisse. Si tratta di una corrente di progressivo chiarimento e attualizzazione.

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liturgico in correlazione alla differente situazione storica e culturale


dellEfeso proconsolare romana18.
In forma succinta, come illustrazione di quanto appena segnalato,
prenderemo un esempio da ciascun esponente della scuola o circolo
giovanneo, in relazione ad un tema teologico approfondito in forma
particolare in questa tradizione: la tensione fra luce e tenebra.

4.2 Dal Quarto Vangelo: la guarigione del cieco nato


Il capitolo 9 di Giovanni, ha a che fare senzaltro con i fatti e detti
di Ges durante la sua vita pubblica in riguardo alla controversia con i
farisei, ma anche con la situazione della Chiesa post-pasquale, e pi
precisamente con la crescente difficolt per i cristiani di partecipare al
culto sinagogale finita con lespulsione dalle sinagoghe. Il cieco nato
divenuto credente, cacciato via dalla sinagoga, rappresenta il conflitto
della primitiva Chiesa col mondo giudaico che si rifiuta di accettare
Cristo e quindi espelle, dopo la distruzione di Gerusalemme nellanno
70, i cristiani dal loro culto. Gli interrogatori fatti al cieco davanti al
gruppo di farisei rispecchiano una riunione del gruppo dirigente della
comunit giudaica. La cacciata delluomo guarito che si convertito
alla fede riflette la sanzione che la sinagoga infliggeva ai cristiani19. La
narrazione giovannea ha fatto una simbiosi, una connessione interna, fra
evento Ges e situazione propria.
La narrazione del Vangelo fa riferimento certamente a Ges, ma allo
stesso tempo riflette su quanto accadeva nella comunit durante il
processo di scrittura del vangelo. Quello lo scopo del messaggio
neotestamentario e non dobbiamo perderlo di vista durante il nostro
studio. Ci sono due livelli di lettura nel IV vangelo, uno pre-pasquale
riferito contestualmente a Ges di Nazaret, laltro post-pasquale che
riflette lesperienza della comunit. Tutto il processo si fa sotto
lispirazione e direzione dello Spirito Paraclito donato da Ges dopo la
sua morte e risurrezione.
La guarigione del cieco nato allora una narrazione paradigmatica.
Giovanni espone mediante il suo racconto una tensione crescente fra
luce e tenebre, fra vedere e cecit (Gv 9,39-41), fra credere o no in Ges
(cf. 20,30-31; 1,10-13).
Vedi lo studio di P. TREBILCO, The Early Christians in Ephesus from Paul to Ignatius, Tbingen 2004. Vedi anche P.
Rossano, Ipotesi di un Corpus Ephesinum Novi Testamenti, in L. PADOVESE, ed., Atti del I Simposio di Efeso su
S. Giovanni Apostolo, Roma 1991, 17-31.
19
Cf. R. SCHNACKENBURG, Il Vangelo di Giovanni, II, Brescia 1977, 403-404.
18

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Gv 9,39

Disse allora Ges:


Per un giudizio sono venuto in questo mondo:
perch coloro che non vedono vedano
e coloro che vedono diventino ciechi.
40
Alcuni farisei che erano con lui udirono queste parole
e gli dissero:
Siamo forse ciechi anche noi?.
41
Ges disse loro:
Se foste ciechi non avreste peccato.
Ora invece dite: "Noi vediamo".
Il vostro peccato rimane.

4.3 Confronto luce-tenebre nella Prima Lettera di Giovanni


Un secondo esempio della sintesi biblico spirituale effettuata da
Giovanni lo troviamo appunto nella sua prima lettera. L si
approfondiscono le implicazioni del peccato per la vita del credente.
Commenta lo Schnackenburg: in nessun altro luogo come nella
prima lettera di Giovanni viene affrontato, in linea di principio e
insieme in modo realistico, il problema del peccato nellesistenza
cristiana20. Gv convinto cos come Paolo che il peccato debba essere
lasciato fuori dalla vita cristiana. Ambedue affermano che il battezzato
(catechesi post-battesimale) deve condurre una vita conforme allo
Spirito come logica conseguenza dellessere crocefisso con Cristo. Gv
si esprime con pi chiarezza ancora nei confronti del peccato nella sua
quotidianit (1Gv 1,5-10):
5

Questo il messaggio
che abbiamo sentito da lui
e che vi annunziamo:

Dio luce
e in lui non vi sono affatto tenebre.
6

Se diciamo di essere in comunione con lui


e camminiamo nelle tenebre,
noi mentiamo e non operiamo la verit.

Se invece camminiamo nella luce, come lui nella luce,


noi siamo in comunione (koinnia) gli uni con gli altri
e il sangue di Ges, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.

20

R. SCHNACKENBURG, Lesistenza cristiana secondo il N.T., 232.

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Se diciamo di non aver peccato,


inganniamo noi stessi e la verit non in noi.

Se confessiamo i nostri peccati, egli fedele e giusto


e cos rimette i nostri peccati e ci purifica da ogni ingiustizia.

10

Se noi diciamo di non aver commesso peccato,


lo facciamo un mentitore e la sua parola non in noi.

10

Sebbene il battezzato debba condurre una vita conforme allo


Spirito, Gv a questo proposito ancora pi preciso di Paolo e distingue
la qualit e la malizia del peccato, riflettendo anche sulle possibilit di
superarlo. Perch? Sono diversi i motivi. Forse il principale rimanda alla
situazione ambientale (Sitz im Leben) della comunit giovannea.
Anzitutto le comunit alle quali Giovanni si rivolge hanno accolto
la fede in Cristo da qualche tempo21. Probabilmente molti membri sono
cresciuti gi da piccoli in famiglie e in comunit cristiane. Costoro non
sanno cosa sia la conversione alla fede cristiana, n hanno lo zelo dei
neoconvertiti, ma si sono ormai abituati ad una fede ricevuta per
tradizione e sono perci pi vulnerabili alle tentazioni dellambiente,
vale a dire del mondo non credente che li circonda. Molti di loro
praticano la fede per abitudine senza una personale acquisizione, o
meglio senza una persuasione personale in materia di fede.
Oltre a ci, dallinterno della comunit sono nati dei seduttori, dei
secessionisti, per usare il linguaggio di R. Brown, cio degli aderenti
allo stadio iniziale dello gnosticismo, i quali, pur essendosi separati
dalla fede cristiana, addirittura sono diventati secondo lautore della
lettera anticristi: Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei
nostri (1Gv 2,18-19).
Giovanni constata che essi esercitano uninfluenza negativa,
creando disordini:
Voi siete da Dio, figlioli,
e avete vinto questi falsi profeti,
perch colui che in voi pi grande di colui che nel mondo.
Costoro sono del mondo,
perci insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta

21

R.E. BROWN, Le Lettere di Giovanni, Assisi 20002, 62ss.

4,4-6

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11

Come risultato di questa situazione, cera in primo luogo


unindifferenza di tipo morale. In cosa consisteva questa freddezza
morale? Principalmente nel trascurare la carit fraterna allinterno della
comunit. Tale situazione di mancanza di valutazione dellamore fra i
fratelli si appoggiava su una base sbagliata. Secondo i secessionisti,
una volta giunti alla conoscenza, e cio allesperienza immediata di Dio,
tutto il resto sarebbe stato inutile.
Ma cerano anche tutte le debolezze umane, dalle pi leggere alle
pi gravi che normalmente influivano sulla vita interna della comunit;
anzi talvolta la indebolivano fino alla paralisi e finivano per ucciderla.
Questa situazione, anche se comprensibile dal punto di vista della
debolezza umana, costituisce per lautore un problema teologico da
risolvere:
Chiunque nato da Dio
non commette peccato,
perch un germe divino dimora in lui,
e non pu peccare
perch nato da Dio
1Gv 3,9

Il tentativo di risposta, che Giovanni d, e gli avvertimenti che egli


suggerisce a questa comunit in lotta con il peccato, sono per noi oggi
di unimportanza e di unattualit straordinarie. Perch? Sembra che
siamo in una circostanza molto simile. Dopo secoli di storia attraversati
pure da peccato e redenzione, dobbiamo anche noi condurre una lotta
contro la seduzione del peccato e di diverse ideologie, che pu darsi
addirittura che non siano cos diverse dallo gnosticismo trovato in molti
membri della comunit giovannea22.
In America Latina, ad esempio, il 90% della popolazione confessa
di essere cristiana23. Ma si conformano le abitudini della societ con i
parametri dellesperienza cristiana ben messi in evidenza nella prima
lettera di Giovanni dai testimoni oculari? Se osserviamo la forma di
valutare la vita nella societ cos detta cristiana, il giudizio si fa quanto
meno problematico.
Dopo secoli di storia anche noi, infatti, continuiamo la lotta contro
lo stesso avversario. Diverse ideologie e molte dottrine spirituali che
oggi incontriamo non sono cos lontane dal neo-gnosticismo di alcuni
battezzati. Le tentazioni del cristiano del secolo XXI, i suoi problemi
22
23

Cf. R. SCHNACKENBURG, Lesistenza cristiana, 233.


E. ARENS, La palabra de la vida: la carta primera de Juan escuchada en Latinoamrica, Pginas 152 (1998) 87-101.

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pratici datteggiamento di vita cristiana, i suoi problemi di condotta


morale sono oggi soltanto parzialmente diversi. Il problema principale
rimasto sempre quello di vedere come possiamo camminare nella luce
come Lui cammin, come mantenerci fuori dagli idoli, cio come non
cadere nellidolatria (ultimo versetto della prima lettera di Gv), come
tenerci lontani dal peccato e dal male; cio come veramente vincere
credendo e crescendo nella fede in Ges, il Figlio di Dio, Colui che
venuto con lacqua e con il sangue, Ges Cristo secondo lo Spirito di
verit (1Gv 5,5-6).

4.4 Un esempio dallApocalisse


Un terzo modello di sintesi biblico-spirituale lo ricaviamo
dallApocalisse, dove troviamo un genero letterario assai differente
dagli altri testi giovannei24. La comunit non pi principalmente in
controversia con il sistema giudaico, ma con limpero romano e con
lorganizzazione ingiusta della societ rappresentata mediante il
simbolo della donna prostituta che esige un culto idolatrico (Ap 17
18)25.
Nel capitolo 13 dellApocalisse Giovanni descrive simbolicamente
una bestia proveniente dal mare, che aveva sulle corna dieci diademi.
Alla fine della narrazione lautore chiede di calcolare il suo nome:
Qui sta la sapienza.
Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia;
essa rappresenta un nome di uomo.
Il suo numero seicentosessantasei.

Ap 13,18

Il potere del mare Mediterraneo allepoca era Roma, e il suo


rappresentante pi temuto fu Nerone. Al tempo del profeta di Patmos,
alla fine del secolo primo, i cristiani vedevano nellimperatore
Domiziano la medesima figura di Nerone redivivus.
C un invito alla comunit cristiana di resistere con fortezza
allidolatria del potere politico concretizzata nelleikn o immagine
dellimperatore (Ap 13,15).
24

Si fa largo sempre pi lopinione che lApocalisse appartenga alla scuola giovannea. J. F. TORIBIO CUADRADO nella
sua tesi alla PUG, El Viniente. Estudio exegtico y teolgico del verbo e;rcesqai en la literatura jonica, Marcilla
1993. Toribio presenta sinteticamente la problematica inerente agli scritti giovannei a pp. 16-19.
25
Vedi PCB, Bibbia e morale, # 116 sullopposizione dellApocalisse al sistema anti-Dio e ai sistemi socio-economici
che pretendono autorit assoluta e subordinano a ideologie varie il valore trascendente della persona umana. La critica
dei profeti di Israele era gi molto incisiva su questo punto (Is 1,21-31; Ger 7,1-15). Vedi anche PCB, Bibbia e morale,
# 113-115

Corso ARB205 - Introduzione -

13

Quindi fu dato ad essa (al secondo mostro: Ap 13,11-18)


di infondere lo spirito al simulacro della bestia
(allimmagine dellimperatore)
in modo che questa potesse parlare.
Quanti non avessero voluto adorare limmagine della bestia
ordinava che fossero uccisi.

Nel tempo del profeta di Patmos le diverse religioni dellAsia Minore


erano sottoposte al servizio dellimpero romano e facevano propaganda,
per sopravvivere, a favore di un culto sincretistico, cio mescolato col
culto ufficiale romano. Sono simboleggiati qui come il secondo mostro
Poi vidi unaltra bestia salire dalla terra;
aveva due corna come un agnello,
ma parlava come un dragone.

Ap 13,11

Si tratta, anche in virt del simbolo impiegato, dei mezzi di


comunicazione al servizio del potere organizzato. C dunque un invito
alla comunit a resistere allidolatria del potere politico in tutte le sue
forme ed inganni. Soltanto Cristo-Agnello pu aprire il libro della storia
e interpretare gli eventi26. A Lui solo appartiene ladorazione (Ap 5)27.
Lordine economico e commerciale ingiusto, capace di provocare
vittime umane e non soltanto tra i cristiani (Ap 18,24), si appoggia sul
potere politico. Ma non ha futuro. Il tema della luce risplende di nuovo
alla fine del libro28, portando a conclusione la contrapposizione lucetenebre, unendola nella forma caratterista della tradizione giovannea,
cio incorporandone la simbologia del cammino (Gv 12,35-36;
1Gv 1,5-8).

26

Per un esempio di attualizzazione del messaggio apocalittico vedi A.I. UMOREN, Rev 2:8-11 and the Persecuted
Churches in Africa, in J.-B. MATAND BULEMBAT, ed., Cieux nouveaux et terre nouvelle (Ap 21,1) Pertinence du
livre de lapocalypse pour lEglise dAfrique. Actes du dixime congrs. Association Panafricaine des exgtes
catholiques., Kinshasa 2004, 29-43.
27
Vedi il documento della PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, Bibbia e Morale. Radici bibliche dellagire cristiano,
Citt del Vaticano, Roma 2008, # 116.
28
La tematica della luce compare nellambito della visione inaugurale (Ap 1,12-14.20) e poi come parte del
messaggio alla chiesa che in Efeso (2,1.5 ) mediante il simbolo dei candelabri. Questi rappresentano le sette chiese
in cui mezzo si trova uno simile a Figlio duomo, trascendente e pieno di maest regale. Nella visione finale,
lAgnello si rivela come fonte di luce per la citt della nuova Gerusalemme. Cristo dona alla citt-sposa la gloria che ha
ricevuto dal Padre suo (cf. Gv 17). Questa gloria riferita in primo luogo a Dio (Ap 4,9.11), poi viene riconosciuta in
Cristo (5,12-13), finalmente passa alla Gerusalemme celeste (21,9-22,5). Lo splendore della citt santa come una
pietra preziosissima, come la pietra di diaspro trasparente come il cristallo (cf. 21,10-11).

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14

E la citt non ha bisogno (della luce) del sole n (della luce) della luna:
la gloria di Dio, infatti, la illumina
e lAgnello ne la lampada.
24

evfw,tisen auvth,n,

E cammineranno le genti alla sua luce


dia. tou/ fwto.j auvth/j(
e i re della terra a lei porteranno la loro gloria.
Ap 21,23-24

Lo stesso pensiero si ribadisce amplificato in 22,1ss.


1

Mi mostr poi un fiume dacqua viva, brillante come cristallo


lampro.n w`j kru,stallon
che scaturiva dal trono di Dio e dellAgnello.

E poich notte pi non vi sar


non hanno bisogno di luce di lampada n di luce di sole
fwto.j lu,cnou kai. fwto.j h`li,ou
poich il Signore Dio spander su di loro la sua luce
o[ti ku,rioj o` qeo.j fwti,sei evpV auvtou,j,
e regneranno nei secoli dei secoli.

Questultima visione ha un aspetto trinitario. Il fiume brillante


dacqua viva echeggia lo Spirito presentato nella tradizione giovannea
sotto il simbolo dellacqua (vedi Gv 4,10-15; 7,37-39; 19,31-36;
1Gv 5,6). La brillantezza come cristallo appartiene alla trascendenza
divina e alla nuova creazione. Lo Spirito proviene allora dal trono di
Dio e dellAgnello. Come dono del Padre (Gv 14,16-17.26; 16,12-15) e
di Cristo (Gv 3,34) allintera umanit, il fiume riempie di luce tutti i
cammini e gli spazi della creazione e della storia. proprio Lui il
principio di discernimento alla radice dellagire cristiano (1Gv 4,1-5)29.

4.5

Conclusione: obiettivo della spiritualit biblica

Uninvestigazione sui segni dei tempi presenti appartiene ad un


livello interdisciplinare: alla sociologia, economia ecc. Non compito
specifico della scienza biblica come partner della teologia spirituale.
La spiritualit biblica deve essere sensibile per a mostrare come i testi
biblici sono aperti ad essere ricevuti nei successivi secoli e culture in
una forma non soltanto dottrinale (nel senso teorico del termine), ma
anzitutto in un modo pratico e critico, cio come sfida e orientamento
29

Vedi PCB, Bibbia e Morale, # 142-145.

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rispetto alla vita di fede. Essi, infatti, danno non solo un criterio di
valutazione sulla nostra prassi cristiana, ma anche unilluminazione sui
nostri desideri anteriori a tali prassi.
Un discernimento sui segni dei tempi dunque, concerne diverse
discipline e va al di l della scienza biblica. La teologia biblico-spirituale
deve comunque mostrare come i testi siano aperti ad essere ricevuti in una
forma non solo dottrinale ma anche in modo che abbiano un valore e
significato pratico e critico.

5.

Spiritualit biblica giovannea

Lopera giovannea (IV vangelo, le tre lettere e lApocalisse) mostra,


come nessun altro blocco di rivelazione del N.T., precisamente i due poli a
cui facevamo noi allusione prima: la parola di Ges s, ma anche la sua
incarnazione nella concreta esistenza del credente.
Lo mostra eloquentemente il prologo della prima lettera:
ci che abbiamo udito, veduto con i nostri occhi
sulla Parola di vita (peri. tou/ lo,gou th/j zwh/j).
Lasciamoci guidare, dunque, lungo la nostra indagine, dalla figura
del discepolo amato, dalla sua attitudine. Origine scrisse:
Bisogna dire che, di tutte le Scritture, i Vangeli sono la
primizia e che, tra i Vangeli, la primizia quello di Giovanni, di cui
nessuno pu attingere il senso, se non si chinato sul petto di Ges e se
non ha ricevuto da Ges Maria per madre. E per essere un altro
Giovanni, bisogna diventare tali che, proprio come Giovanni, ci si senta
designare da Ges suoi sostituti30.
Analizziamo adesso in cosa si basa Origene per parlare cos.
Consideriamo dunque la figura del discepolo amato31. Ci sono quattro
brani del vangelo di Gv dove si parla esplicitamente del discepolo che
Ges amava. Li vediamo in dettaglio.

ORIGENE, Commentaire sur saint Jean I, 23, Sources chrtiennes 120, Paris 1966, 71. In Ioannem I.23 PG 14
(MIGNE). Cf. D. MOLLAT, Giovanni, maestro spirituale, Roma 1984, 17. Linterpretazione origeniana di Gv 13,23,
7,38-39 (sui fiumi dacqua viva che scaturiscono dal fianco di Ges) e 19,34 (sul costato trafitto) sono tra le fonti
principali della devozione medievale al Cuore di Ges, forse attraverso la rilettura occidentale di santAmbrogio o di
santAgostino. DE LA POTTERIE sintetizza cos H. de LUBAC, Exgse mdivale, I, Paris 1959, 235-237 in Il
discepolo che Ges amava, 40.
31
I. De la POTTERIE, Il discepolo che Ges amava, 33-55.
30

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5.1 Allultima cena (Gv 13,23)


Proprio l si descrive il chinarsi del discepolo sul petto di Ges;
Ora uno dei suoi discepoli quello che Ges amava,
si trovava al fianco di Ges.
Questo gesto cos importante per levangelista che lo ricorda
verso la fine della narrazione della risurrezione al cap. 21,20, come per
suggerire che in quel gesto simbolico della cena si trova una chiave di
lettura per cogliere la portata teologico - spirituale del suo vangelo.
Pietro, voltatosi, vide che li seguiva
il discepolo che Ges amava,
quello che si era chinato sul suo petto durante la cena
e gli aveva detto:
Signore, chi che ti tradisce?.

La ripetizione dellespressione il discepolo che Ges amava in


riferimento a Giovanni, e poi luso del dimostrativo quello,
suggeriscono una tecnica di composizione, e cio la tecnica
dellanonimato, impiegata non necessariamente solo per modestia da
parte dellautore, come pi volte si insistito, ma perch in questo
modo il discepolo assume un valore rappresentativo. Per Ges stesso
egli simboleggia tutti i suoi che erano nel mondo e che Ges am
fino alla fine (Gv 13,1). Ricordiamoci del testo famoso sul
comandamento nuovo dato ai discepoli:
Un comandamento nuovo do a voi:
che vi amiate gli uni gli altri;
come io ho amato voi,
che anche voi vi amiate gli uni gli altri 32

Il discepolo amato diventa un tipo e come tale sar LUI, la sua


esperienza di Ges e della comunit post-pasquale, la guida della nostra
lettura.

32

Riportato dopo la lavanda dei piedi (13,34) e poi ampiamente commentato dalla prima lettera; cf. 1Gv 2,7-8; 3,11.23;
4,7.11-12.

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5.2 La madre di Ges e il discepolo al Golgota


Cos ai piedi della croce, dove di nuovo non compare n il nome
di Maria n quello di Giovanni, si sottolinea il valore rappresentativo
dei due. Il discepolo amato si trova sotto la croce e presso la madre di
Ges (19,26-27). Ma chi rappresentato dal discepolo che Ges amava?
Si pu rispondere senza dubbio: tutti i discepoli, tutti i credenti nella
Chiesa.
Il discepolo che Ges amava il tipo stesso di discepolo, luomo
di fede (20,3). Egli il testimone del Golgota. Ai piedi della croce
diviene il figlio della madre di Ges, cio il rappresentante dei
discepoli, i quali, nella loro relazione con Dio, sono diventati i fratelli di
Ges (20,17).
Cosa significa precisamente la frase: da quel momento il
discepolo la prese in casa sua (nel suo ambiente)? Il verbo greco
lamban (19,27) esprime accoglienza. Il testo vuol dire che il discepolo
ha ascoltato le parole di Ges e ha eseguito la sua volont. Maria per
non soltanto la madre dei discepoli, la madre della chiesa, lei in
quanto donna, figlia di Sion, rappresenta il popolo di Dio, e cio la
Chiesa.
Il discepolo in questa scena viene presentato non come apostolo o
come testimone di Ges, cosa che egli , ma come figlio di Maria
quindi anche come figlio della Chiesa. Anche sotto questaspetto il
discepolo amato la personificazione di tutti i discepoli, e cio un
modello per tutti.

5.3 La missione del discepolo amato dopo la Risurrezione:


il testimone che rimane
La prima ricorrenza situa il giorno del racconto proprio nella
domenica di Risurrezione, e pi precisamente al momento dellarrivo di
Maria Maddalena con la notizia hanno portato via il Signore dal
sepolcro e non sappiamo dove lhanno posto (20,2: si utilizza phile,
amore di amicizia e non agapa). Pi avanti di Pietro si dice solo che,
entrato nel sepolcro, constat che le bende erano per terra, e il sudario a
parte; nientaltro. Per laltro discepolo invece levangelista osserva che
entr anche lui. E poi aggiunge: vide e credette (20,8). Giovanni ha
lintuizione di essere davanti ad un mistero.
Nella prima scena del capitolo 21, Ges appare sulla riva del lago
e il discepolo che Ges amava lo riconosce: il Signore (21,7). Per

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lui, tipo di ogni discepolo, la parola di promessa Troverete, compiuta


nel fatto di una pesca abbondantissima rivela lidentit di Ges.
Dallefficacia della parola, dal suo effetto, si riconosce chi il suo
autore. Il tema del riconoscimento del Risorto, presente nellattivit
liturgica e missionaria della sua chiesa (barca, discepoli, pesci-pane,
mangiare), raggiunge cos il suo punto culminante33.

5.4 Il rimanere del discepolo


Vediamone pi da vicino adesso la ricorrenza nellultimo brano
del vangelo: Gv 21,20-25. Concentriamoci su una sola domanda: cosa
significa quel rimanere del discepolo?
Levangelista ci avverte su uninterpretazione sbagliata sparsa tra i
fratelli: che quel discepolo non doveva morire. Dopo aver scartato per,
questinterpretazione, levangelista si limita a ripetere con una certa
insistenza la frase di Ges:
Se voglio che lui rimanga finch io venga, che importa a te?. Gv 21,22.23

Non si tratta dunque di un rimanere vivo in senso fisico (cos sono


nate diverse leggende, specialmente in Efeso). In un certo qual modo,
per, il discepolo che Ges amava deve veramente rimanere. Deve
rimanere vivo. Ma come bisogna comprendere quelle parole
misteriose?
La risposta si trova negli ultimi due versetti, dove si parla del
discepolo che ha scritto queste cose; e la conclusione aggiunge che se si
dovessero scrivere una ad una, ci vorrebbe quasi uninfinit di libri. In
che senso? Nella storia dellesegesi troviamo due interpretazioni. Quella
di Origene la pi giusta e la pi profonda: limpossibilit per il mondo
di contenere tutti i libri che si dovrebbero scrivere non dovuta alla
quantit dei fatti che sarebbero da raccontare, ma alla loro
grandezza spirituale34. Ecco la spiegazione di Origene in un testo
della Filocalia35:
Se il mondo non pu contenere i libri che si dovrebbero scrivere, non
come lo pensano alcuni a ragione dellabbondanza dei testi, ma della
grandezza delle realt. La grandezza della realt non solo non pu essere
consegnata per iscritto, ma non pu nemmeno essere proclamata dalla
lingua di carne, n essere espressa con parole umane.
Cf. I. SIMOENS, Secondo Giovanni. Una traduzione e una interpretazione, Bologna 2000, 826-827.
I. De la POTTERIE, Il discepolo che Ges amava, 55.
35
M. HARL, Philocalie 1-20, 15-19 (SC 302, 436) citato in I. De la POTTERIE, Il discepolo che Ges amava, 55.
33
34

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Si comprende adesso in che senso il discepolo che amava deve


rimanere: lui, luomo della fede, rimane, anzi rimane vivo, ma
attraverso le cose che ha scritto, nelle quali si presenta come il
testimone di ci che ha fatto Ges. La sua testimonianza rimane, come
un invito costante a cogliere la profondit di ci che ha fatto Ges e di
cui egli rende testimonianza nel vangelo scritto.
Con questaffermazione non intendiamo dire che lui lautore
materiale di tutte le tre opere, ma che allinizio, ed almeno la fonte
testimoniale di tutte e tre.
La validit dellopera giovannea come testimonianza apostolica
non dipende dallattribuzione della paternit diretta allapostolo
Giovanni figlio di Zebedeo, ma del suo collegamento con questo
apostolo e senzaltro con quella prima generazione di testimoni del
tempo di Ges a cui pi tardi la chiesa si richiama per la sua
tradizione
Si tratta quindi come diceva Papia di Gerapoli, che era stato
uditore e caro discepolo di Giovanni di una voce viva e
permanente. Quella voce, anche per noi, quella del discepolo che
Ges amava. Lui aveva visto e creduto; aveva colto la grandezza delle
cose fatte e dette dal Signore. Nel suo vangelo, nelle sue lettere, ne
rendeva testimonianza, e lui stesso ci ammonisce di aver scritto queste
cose affinch crediamo (20,31).
Quello che conta per noi non lesposizione dei singoli risultati
esegetici, ma la presentazione delle caratteristiche di unautentica
esperienza cristiana. questa la preoccupazione dellopera giovannea.

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