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A ben riflettere, la maggior parte della nostra vita spirituale si svolge nel tempo ordinario, non nei
tempi forti. E questo con riferimento non soltanto al tempo liturgico. I tempi forti della vita nello Spirito
sono limitati: Avvento-Natale; Quaresima-Pasqua; esercizi e ritiri spirituali; noviziato; professione dei voti;
ordini sacri e poche altre occasioni... Il resto, la maggior parte del nostro tempo, vita psicologica e
spirituale ordinaria, abitudinaria poco entusiasmante. La differenza tra i due tempi si traduce anche in
differenti modalit di funzionamento della coscienza spirituale, cio dellattivazione mentale sui temi
spirituali o meglio, di una maggiore disponibilit personale allazione dello Spirito nella nostra mente.
Tempi forti. Nei tempi forti la coscienza spirituale pu beneficiare di una certa attivazione, pu
risvegliarsi pi facilmente dallo stato ordinario, su singoli temi, sulla nostra storia spirituale e religiosa
complessiva, su tutta la dinamica della salvezza e sulle tematiche ecclesiali. E da una coscienza resa vigile,
soprattutto ma non necessariamente se accompagnata dallesperienza spirituale della consolazione,
possono derivare buoni frutti. Questo in termini sia di desiderio e programmazione di cambiamento, sia di
reale maggiore impegno. Tempo forte coscienza vigile conversione: questa la possibile dinamica
spirituale. Ma si tratta sempre e solo di periodi brevi, non della norma stabile.
Tempo ordinario. Per il resto del tempo, quello ordinario, la coscienza sulle realt spirituali tende a
mantenersi poco attiva, poco vigile, spesso veramente addormentata. E cos, nella maggior parte della nostra
vita spirituale rischiamo superficialit e distrazione, ancor pi nellepoca postmoderna che ci obbliga a
vivere di corsa. E, con una coscienza dormiente, non possono nascere buoni propositi di cambiamento
(conversione), n riusciamo a mantenere stabili i cambiamenti eventualmente avviati. Nasce e perdura,
inoltre, la subdola abitudine allo scarso impegno, se non proprio al disimpegno: non ce ne rendiamo pi
conto, laccettiamo come realt normale E si disattiva la capacit critica riferita a noi stessi e agli altri,
volta cio a migliorare noi e la comunit. Ovviamente, vengono meno anche il desiderio e la capacit di
discernimento, nelle scelte sia ordinarie che straordinarie. In tal modo tutta la vita spirituale corre seri rischi.
Realisticamente, un problema inevitabile, anche se controllabile: questo perch il cervello umano si
difende, tende a conservare le sue energie e quindi non riesce a mantenere per troppo tempo quellattivazione
che di solito caratterizza le esperienze forti. E questo si ripercuote anche sulla vita spirituale.
E allora, visto che nellordinariet la coscienza spirituale si assopisce, la vigilanza diminuisce, ecco un
obiettivo fondamentale nella vita di tutti i giorni: mantenere la tensione a vivere il tempo ordinario come un
tempo forte. A tal fine lo strumento ideale : la vigilanza spirituale. Usiamo il termine vigilanza in greco
nepsis nellaccezione monastica, in particolare con riferimento alla sua radice verbale che significa: sono
sobrio, temperante, moderato, assennato, cauto, vigilante. E quindi possiede il doppio significato di
sobriet e vigilanza. Il primo fa chiaro riferimento al controllo delluomo naturale nelle sue
intemperanze (ascesi); il secondo significato fa riferimento alla coscienza, allattenzione, alla motivazione.
Non pu esserci vigilanza sulle realt spirituali senza sobriet/controllo sulluomo naturale; cos come non si
mantiene la sobriet senza la vigilanza, cio senza la coscienza spirituale (che d senso alla sobriet). Cos
intesa, la nepsis permette e favorisce lattenzione a Dio (prosoch) e il ricordo di Dio (mnme Theo).
La Scrittura
Partiamo dalle riflessioni sulla vigilanza che lo Spirito ha dettato agli scrittori biblici: subito scopriamo
che al tema viene riservata unattenzione particolare.
Antico Testamento. A pi riprese troviamo descritta la stessa situazione che pu riguardare ciascuno di
noi: il Signore che ci parla e noi che brilliamo per mancanza di ascolto, dura cervice, insensibilit, sonno
spirituale: Ma essi non ascoltarono, anzi resero dura la loro cervice (2Re 17,14); non mi hanno ascoltato
n prestato orecchio, anzi hanno reso dura la loro cervice (Ger 7,26). E cos dimostriamo tutta la nostra
ordinaria insensibilit: Il loro animo insensibile (Sal 17,10), e il cuore (la mente) intorpidita:
Insensibile come il grasso il loro cuore (Sal 119,70). E ciascuno di noi pu riconoscersi nella difficolt a
cambiare direzione, nellincapacit a guardare in alto: Il mio popolo duro a convertirsi: chiamato a
guardare in alto, nessuno sa sollevare lo sguardo (Os 11,7). Per chi non vigilante pu valere quello che
scritto per il pigro: Fino a quando, pigro, te ne starai a dormire?Quando ti scuoterai dal sonno? (Pr 6,9). Il
Chiesa. Le riflessioni sulla vigilanza sono costanti anche nella Chiesa delle origini. Lautore della lettera
agli Ebrei ricorda che abbassare la vigilanza pu allontanarci da Dio e pu far crescere il male tra noi:
Vigilate perch nessuno si privi della grazia di Dio. Non spunti n cresca in mezzo a voi alcuna radice
velenosa, che provochi danni e molti ne siano contagiati (Eb 12,15). Anche la prima lettera di Pietro
contiene un importante riferimento alla vigilanza, con unimmagine forte: Siate sobri, vegliate. Il vostro
avversario, il Diavolo, come leone ruggente, va in giro cercando chi divorare (1Pt 5,8). Il diavolo raggiunge
il suo obiettivo quando sinterpone nella relazione tra Dio e noi, e pu riuscirci soltanto grazie al nostro
contributo, che consiste fondamentalmente nella mancanza di sobriet e di vigilanza.
Paolo. lautore biblico che parla con maggiore frequenza di attenzione e vigilanza spirituale,
dimostrandosi un vero specialista nel campo. Numerosi i suoi riferimenti, con la ripresa di temi e immagini
bibliche. Ai Romani, e a noi, raccomanda: ormai tempo di svegliarvi dal sonno (Rm 13,11). Agli Efesini
ricorda la loro formazione: istruiti, secondo la verit che in Ges, ad abbandonare, con la sua condotta di
prima, luomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, rinnovarvi nello spirito della
vostra mente (Ef 4,21-23). Il rinnovamento nello spirito della nostra mente non avviene una volta per tutte,
ma esige una vigilanza continua nel tenere fisso: il pensiero alle cose di lass, non a quelle della terra (Col
3,2). Non certo un invito a non impegnarsi nella realt, ma a farlo senza mai perdere di vista la giusta
prospettiva, il senso primo e ultimo: la relazione con Dio. E questa si vive soprattutto nella preghiera, come
ricorda ai Colossesi: Perseverate nella preghiera e vegliate in essa (Col 4,2), e agli Efesini: In ogni
occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni
perseveranza (Ef 6,18).
Nella dimensione ecclesiale occorre vigilanza sugli altri, ma prima ancora su noi stessi: Fratelli, se uno
viene sorpreso in qualche colpa, voi, che avete lo Spirito, correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su
te stesso, per non essere tentato anche tu (Gal 6,1). E vale per tutti noi quello che vale innanzitutto per gli
episcopi, cio gli osservatori, i vigilanti: Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: cos
facendo, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano (1Tm 4,16). Con una capacit profetica che colpisce,
ancor pi se pensiamo alla nostra epoca, Paolo estende il concetto di vigilanza alla capacit critica: Verr
giorno, infatti, in cui non si sopporter pi la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si
circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verit per perdersi dietro
alle favole. Tu per vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del
Vangelo, adempi il tuo ministero (2Tim 4,3-5). Ecco, quindi, i tratti caratteristici del cristiano: vigilanza,
fermezza nella fede, maturit e forza: Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi in modo virile, siate
forti (1Cor 16,13). Senza dimenticare la prospettiva escatologica, cio la consapevolezza che: Il giorno del
Signore verr come un ladro di notte (1Ts 5,2). E allora: Non dormiamo dunque come gli altri, ma
vigiliamo e siamo sobri (1Ts 5,6).
Giovanni. LApocalisse di Giovanni per eccellenza il testo della tensione escatologica. Per questo fa
importanti richiami alla vigilanza spirituale, alla consapevolezza della venuta del Signore: Cos parla Colui
che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle. Conosco le tue opere; ti si crede vivo, e sei morto. Sii
vigilante, rinvigorisci ci che rimane e sta per morire, perch non ho trovato perfette le tue opere davanti al
mio Dio. Ricorda dunque come hai ricevuto e ascoltato la Parola, custodiscila e convrtiti perch, se non
sarai vigilante, verr come un ladro, senza che tu sappia a che ora io verr da te []. Chi ha orecchi, ascolti
ci che lo Spirito dice alle Chiese (Ap 3,1-6). Per sollecitarci alla vigilanza, il Signore si descrive come
imprevedibile nel suo arrivare: Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi vigilante (Ap 16,15).
Se ci manteniamo in ascolto, sempre pronti ad aprire quando il Signore busser, il premio non mancher:
Sii dunque zelante e convrtiti. Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la
porta, io verr da lui, cener con lui ed egli con me. Il vincitore lo far sedere con me, sul mio trono, come
anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ci che lo Spirito dice alle
Chiese (Ap 3,19-22).
Benedetto XVI. Dalla Chiesa delle origini passiamo a quella dei nostri giorni. Chiudiamo con le parole del
nostro attuale pastore: Per il tempo intermedio ai cristiani richiesta, come atteggiamento di fondo, la
vigilanza. Questa vigilanza significa, da una parte, che luomo non si rinchiuda nel momento presente
dandosi alle cose tangibili, ma alzi lo sguardo al di l del momentaneo e della sua urgenza. Ci che conta
tenera libera la visione su Dio, per ricevere da Lui il criterio e la capacit di agire in modo giusto. Vigilanza
significa soprattutto apertura al bene, alla verit, a Dio, in mezzo a un mondo spesso inspiegabile e in mezzo
al potere del male. Significa che luomo cerchi con tutte le sue forze e con grande sobriet di fare la cosa
giusta, non vivendo secondo i propri desideri, ma secondo lorientamento della fede (Benedetto XVI, Ges
di Nazaret, Vol. II, p. 319).
Relazionalit e vigilanza
Luomo un essere geneticamente predisposto alla relazione, grazie ai suoi Sistemi motivazionali
relazionali. Anche questi interagiscono con la dimensione spirituale e quindi vanno sottoposti a vigilanza.
Attaccamento. Fin dalla nascita e per tutta la vita, il nostro attaccamento (richiesta di aiuto) agli altri
inevitabile, soprattutto nei momenti di bisogno (quando, per esempio, ci sentiamo isolati e non capiti nella
comunit). In questi casi c il rischio che lattaccamento non sia equilibrato, possa sfociare in altre modalit
relazionali (sessualit) o tradursi in dipendenza. Occorre, allora, molta sobriet e continua vigilanza perch
questo non accada. Anche lattaccamento a Dio va vigilato: tendiamo a ricorrere a Lui prevalentemente o
soltanto quando ci sentiamo fragili e bisognosi di aiuto, e poi, una volta risolto il problema, dimenticarci di
Lui.
Accudimento. Il sistema dellaccudimento (aiuto allaltro) certamente il pi implicato nella vita
spirituale, soprattutto come dovere prioritario del credente: la carit. Ma anche nellaccudimento
spirituale occorre vigilanza. Il rischio soprattutto quello di accudire laltro per ottenere anche solo
inconsciamente il suo accudimento o il riconoscimento dagli altri. E molta attenzione occorre perch
laccudimento pu tradursi in un vero e proprio controllo dellaltro o sfociare in sessualit.
Competizione. Il sistema agonistico in ambito spirituale pu correlarsi a egoismo, rabbia, desiderio di
dominanza, competizione con i confratelli. Il religioso dominante non si mette in discussione, convinto
di possedere la verit e pretende sempre ragione, cerca la fama e il potere, e lotta per mantenerli. I vizi
capitali corrispondenti sono: superbia, invidia, ira. Il religioso sottomesso tende a evitare conitti, anche a
costo di perdere la capacit critica e di rinunciare alla verit, a volte nascondendosi dietro lumilt o
labbandono alla divina provvidenza.
Cooperazione. Il sistema della cooperazione particolarmente funzionale alla vita spirituale, soprattutto
nellottica ecclesiale. Ma nel privilegiare soltanto la cooperazione si pu nascondere anche una incapacit di
vivere la relazione personale con Dio.
Sessualit. La sessualit intesa come bisogno di vivere in coppia, rimane sempre attiva anche nella vita
religiosa. Il rischio che si corre, soprattutto quando la propria comunit si rivela deludente, quello di
affezionarsi in modo esclusivo a una persona in particolare. Di solito i primi passi in questa direzione sono
coperti dal sistema dellattaccamento (chiediamo aiuto) e dellaccudimento (otteniamo aiuto), o sono
razionalizzati (resi leciti) dallesercizio della carit. Ovviamente proprio questo un ambito in cui la
vigilanza deve avere la priorit.
Vizi capitali
I vizi, profondamente radicati nelluomo naturale, corrodono la vita spirituale, in modo subdolo ma
profondo. I vizi capitali spesso sfuggono allesame di coscienza, perch danno meno lidea di peccato in
senso classico. Ci portano molto lontani dalle parole di Ges: siate perfetti come perfetto il Padre vostro
celeste (Mt 5,48). Per i vizi capitali, in modo davvero particolare, contano la sobriet e la vigilanza
spirituale. A queste devono seguire la volont, limpegno concreto e continuo, il veloce rialzarsi dopo ogni
caduta.
Superbia. Si potrebbe definire un vizio relazionale, nel senso che si rapporta sempre agli altri. la
presunzione e il bisogno di sentirsi e di essere superiore agli altri. Il superbo non sopporta che qualcuno sia
sopra di lui, di non essere considerato superiore (in questo senso si correla allinvidia). In campo spirituale
il peggiore dei vizi. La superbia denita l'inizio di ogni peccato, non come se ogni peccato provenga
dalla superbia, ma perch ogni tipo di peccato naturalmente suscettibile di derivare da essa. una sorta di
autosufficienza, un poter fare a meno anche di Dio che, prima o poi, si rivela una pericolosa illusione (es.:
Lucifero). Il superbo disprezza la sottomissione a Dio e sceglie di essere sottomesso ad altre creature o cose.
Dimentica che tutto dono di Dio, nalizzato alla salvezza personale e ad aiutare gli altri. un peccato
particolarmente odioso agli occhi di Dio: Io detesto la superbia e larroganza (Pr 8,13). E Paolo ci ricorda:
Che cosa possiedi che tu non labbia ricevuto? E se lhai ricevuto, perch te ne vanti come se non lavessi
ricevuto (1Cor 4,7). La vigilanza su questo vizio ci conduce allumilt, molto elogiata dalle Scritture.
Avarizia. un desiderio smodato di conservare o accumulare o non privarsi di alcune cose, anche a danno
di altri bisogni personali e senza considerare i bisogni altrui. In campo spirituale un patologico
attaccamento allimmanenza, alle cose di quaggi, a cose che cessano di essere semplici mezzi per
diventare ni. Secondo Paolo: Lavidit del denaro [] la radice di tutti i mali (1Tm 6,10). E Ges
molto chiaro e drastico: Non potete servire Dio e la ricchezza (Mt 6,24). Un ottimo sistema per vigilare
sullavarizia mantenersi sobri nellattaccamento ai beni e, soprattutto, esercitare la carit.
Lussuria. uno smodato desiderio di piaceri, soprattutto ma non soltanto sessuali. unassolutizzazione
del corpo, o sue parti, proprio o dellaltro. Il corpo e la persona diventano oggetti, soltanto fonte di piacere.
un vizio per il quale occorrono in modo particolare la sobriet e la vigilanza. In tale ottica molto utile
lesercizio quotidiano di rinuncia a qualcosa che ci fa o produce piacere.
Invidia. Come la superbia, anche linvidia un vizio relazionale: il dispiacere per il bene altrui, spesso
anche se non si personalmente privi di ci che si invidia allaltro. Linvidioso si sente sminuito dal
confronto con laltro, per quello che o per quello che ha. Si traduce in tristezza e rabbia, in desiderio che
laltro non abbia qualit, cose o vantaggi. Impregna di s una delle prime e pi drammatiche pagine della
Bibbia: Caino che uccide il fratello per invidia. Davvero, allora: Linvidia la carie delle ossa (Pro
14,30). La vigilanza su tale vizio si esercita proficuamente attraverso lesercizio della carit.
Golosit. uno smodato desiderio di piaceri legati al senso del gusto (si correla alla lussuria). Il cibo non
pi prevalentemente un mezzo per la sopravvivenza, anche fonte di piacere, ma diventa stabilmente e
primariamente un mezzo per solleticare e soddisfare il senso del gusto, per procurarsi piacere. Il vizio pu
essere esteso alla oralit in genere, coinvolgendo per esempio il bere e il fumare. Ges ricorda: State ben
attenti che i vostri cuori non si appesantiscono in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita (Lc 21,34).
Tale vizio necessita di un continuo esercizio di sobriet e rinunce, e di unattenta vigilanza.
Ira. Anche questo un vizio relazionale. la tendenza a perdere il controllo dei propri impulsi aggressivi,
a perdere facilmente la pazienza, ritenendo che sia sempre colpa dellaltro. Genera molti problemi soprattutto
nelle relazioni e in modo particolare nelle comunit. Anche senza volerlo, tende a suscitare negli altri
lattivazione dello stesso sentimento. Allira non bisogna dare tempo, come ricorda Paolo: non tramonti il
sole sopra la vostra ira (Ef 4,26). La sobriet applicata a tale vizio si traduce nel difficile esercizio
dellautocontrollo; la vigilanza deve essere soprattutto preventiva, cio attenta ai primi segnali dellira
crescente.
Accidia. fastidio nel fare e far bene le cose, incuria, negligenza, pigrizia o indifferenza spirituale,
dovuta al rilassamento dellascesi, al venir meno proprio della vigilanza. Spinge al disimpegno, allo
scoraggiamento, di fronte alle difficolt, alla tristezza. A questo proposito il Siracide ricorda: Non darti in
bala della tristezzae non tormentarti con i tuoi pensieri (Sir 30,21). Procura un indebolimento delle forze
spirituali, della risposta attiva alla proposta di Dio. unapatia da non scambiare assolutamente per capacit
di abbandono alla provvidenza. chiaro come sia proprio laccidia, con la sua scarsa appariscenza, a
mettere in difficolt lesercizio della vigilanza.
Sentinelle
Con riferimento solo alla dimensione umana, praticamente impossibile mantenere uno stato continuo di
vigilanza: quindi nessuna illusione in merito. Le cadute sono inevitabili e quindi non ha senso farne una
tragedia (anche questa una tentazione). Ma la tensione, quella s, non dovrebbe venir meno. A tal fine un
aiuto pu venire dal fratello che ci posto accanto, dalla comunit in cui viviamo, da un padre spirituale.
Anche in questottica si pu ulteriormente apprezzare il valore della Chiesa. E cos, singolarmente e come
Chiesa, soltanto se vigilanti possiamo essere sale e luce: Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il
sapore, con che cosa lo si render salato? A nullaltro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non pu restare nascosta una citt che sta sopra un monte, n si accende una
lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e cos fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Cos
risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perch vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre
vostro che nei cieli (Mt 5,13-16).
E forse limmagine pi bella dellessere vigilanti quella delle sentinelle. Essere sentinelle per noi
stessi e per gli altri: a queste siamo chiamati. E cos, con laiuto dello Spirito, possiamo incarnare le parole di
Isaia:
Sulle tue mura, Gerusalemme,ho posto sentinelle;per tutto il giorno e
tutta la nottenon taceranno mai.Voi, che risvegliate il ricordo del
Signore,non concedetevi riposon a lui date riposo,finch non abbia
ristabilito Gerusalemmee ne abbia fatto oggetto di lode sulla terra
(Is 62,6-7).