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Unazienda unentit che produce beni e servizi in maniera sistematica per soddisfare bisogni.

Ciascuna entit azienda individuabile in quanto centro di produzione su basi sistematiche di beni e/o servizi. Un
istituto definibile come azienda in quanto centro sistematico di una certa produzione da destinare al consumo
per la soddisfazione di certi bisogni umani.
Bisogno: la necessit di un bene o di un servizio per soddisfare la normalit della vita. Bisogno non
solamente la necessit urgente di soddisfarlo. Quando un bisogno non pu essere soddisfatto in maniera
domestica, c necessit di un terzo che se ne occupi. Inizialmente il procacciamento dei beni e la produzione
dei servizi erano svolti da ciascun essere umano o da un gruppo che costituiva una societ chiusa.
Levoluzione dei bisogni ha contribuito allindividuazione di metodi di approvvigionamento costanti e
sistematici, e alla specializzazione di ciascun individuo in un ambito della produzione.
Produzione sistematica:
Produzione economica: trasformazione chimico fisica. Trasformazione nello spazio e nel tempo.
Sistematica: quando gli elementi di un insieme hanno relazioni di causa effetto tra loro, si ottiene
un sistema. Per capire e risolvere il sistema necessario un metodo.
Bene: qualcosa di utile. Lutilit lelemento essenziale per definire un bene.
Bene economico: deve essere, oltre che utile:
Scarso: non facilmente reperibile e presente in natura in quantit non abbondante;
Trasferibile: nello spazio tempo e da un soggetto ad un altro;
Accessibile.
Un soggetto ha diversi modi per soddisfare i propri bisogni:
1. Tramite la produzione in proprio o del proprio nucleo familiare;
2. Tramite beni e servizi che vengono dallo Stato;
3. Tramite il mercato;
4. Con altri individui che hanno lo stesso bisogno.
SISTEMA COLLETTIVISTICO: presenza unica o prevalente dello Stato come fonte di beni e servizi di cui abbisognano i
cittadini.
SISTEMA LIBERALE: presenza di una pluralit di fonti cui rifarsi per la soddisfazione dei bisogni e il prevalere del libero
scambio sul mercato. In questo caso lo Stato avr (solamente o quasi) il compito di arbitrio sopra le parti.

In questa classificazione le aziende vengono diversificate rispetto alle modalit con cui esse collocano la loro
produzione sul mercato.
Aziende imprese;
Aziende di consumo o pseudoimprese o aziende autoproduttrici (condomini, consorzi);
Aziende di erogazione (fondazioni, associazioni).

La sopravvivenza
Tutte le aziende sono accumunate dal fatto che per sopravvivere devono soddisfare i desideri dei portatori di interessi
ad esse variamente collegati o collegabili.
La sopravvivenza deve essere intesa come il necessario sforzo per perseguire al meglio tutti quegli elementi di forza e
quei risultati che facilitano la continuit dellesistenza.
La soddisfazione deve essere intesa come unadeguata risposta ai bisogni ed alle attese che le persone collegate
allazienda si attendono.
Questi due obiettivi sono collegati perch non si pu avere sopravvivenza senza soddisfazione e viceversa.
Ciascuna azienda tende a perseguire finalit presenti nel tempo per cui tende a vivere indefinitamente. Per poter
pervenire a tale obiettivo listituto aziendale effettuer operazioni di produzione su base sistematica:
Organizzando adeguatamente i fattori produttivi;
Mettendo in atto un coordinato insieme di operazioni che costituiscono la gestione. La gestione nel suo
complesso attuata per il raggiungimento degli obiettivi aziendali (gestione sistematica);
Attuando un rigoroso sistema di controllo.

Aziende imprese
Nel caso in cui lazienda produca per lo scambio, essa nasce e viene mantenuta in vita perch essa possa pervenire ad
un adeguato surplus, inteso come positiva differenza tra il flusso di ricavi conseguiti ed il flusso di costi che stato
sostenuto per realizzare la produzione (economia di costi e ricavi). Un adeguato livello di surplus, cio di reddito,
costituisce lobiettivo da perseguire per garantire allazienda impresa la sopravvivenza e la soddisfazione di tutti i
fattori produttivi utilizzati. Queste aziende sono caratterizzate da un rischio generico non trasferibile, rappresentato
dalleventualit che il surplus postulato non possa essere raggiunto o possa essere raggiunto in maniera non adeguata.
Nelle imprese loggetto della produzione strumentale, in quanto esso pu essere modificato nel caso in cui non
garantisca un congruo surplus. Nella realt la conversione degli investimenti tecnici destinati ad una specifica
produzione in unaltra produzione non sempre possibile e ha un suo costo.

Aziende autoproduttrici
Le aziende autoproduttrici destinano la propria produzione riservandola esclusivamente ai soggetti che la
mantengono in vita, senza attuare nessuno scambio sul mercato.
Se tali soggetti sono persone fisiche, essa sar individuata con il nome di azienda di consumo.
Se invece tali soggetti sono delle imprese, essa sar individuata con il nome di pseudoimpresa. Spesso queste aziende
prendono la veste giuridica di societ e i soggetti che la mantengono in vita la ricompensano tramite tariffe che le
permettono un certo utile, in parte da destinare per il fisco e per la parte residua allautopotenziamento.
Tutte le aziende autoproduttrici sono caratterizzate dallassenza del rischio generico dimpresa in quanto, tramite
ladeguatezza delle tariffe, esse hanno sempre la garanzia della copertura delle spese.
Le tariffe, se la loro produzione divisibile fra i soggetti che le mantengono in vita, saranno stabilite in funzione del
costo del prodotto, in caso contrario saranno determinate sulla base di parametri prestabiliti.
Lobiettivo sar quello di assicurare la copertura delle spese da essa sostenute per lottenimento della produzione,
copertura che dovr essere garantita dai soggetti che la mantengono in vita e che usufruiscono della sua produzione
(economia di tariffe e spese). In queste aziende esistono spese che devono essere coperte tramite le tariffe.
Le ragioni per le quali questo tipo di aziende vengono costituite e rette sono:
Produrre beni e/o servizi che non si trovano sul mercato;
La prospettiva di poter produrre beni e/o servizi presenti sul mercato, ma a prezzi inferiori.
In queste aziende loggetto della produzione ontologico, in quanto identifica limpresa stessa.

Aziende di erogazione
Sono aziende di erogazione tutte quelle entit aziendali che destinano la loro produzione alla collettivit o ad una
parte di essa, tramite atti di mera liberalit, o dietro un compenso sproporzionatamente inferiore alla spesa per la
produzione da esse sostenuta. Esse sono caratterizzate dal fatto che acquisiscono le risorse necessarie per la loro
produzione tramite atti di mera liberalit. I soggetti che la compongono ne condividono il fine e partecipano dando i

mezzi necessari per farla nascere e per farla vivere. Per mantenerla in essere intervengono anche gli enti pubblici dai
quali si prelevano i mezzi finanziari (traslazioni). Obiettivo delle aziende di erogazione sar quello di ottimizzare il
servizio che devono elargire, coprendo le spese che dovranno sostenere tramite adeguati e programmati compensi
che derivano da atti di liberalit a loro favore (economia di proventi e spese). In questa economia il quantum dei
proventi (sistematici o una tantum) su cui lazienda pu contare che determina il livello della produzione da erogare
e quindi la tendenza delle spese da sostenere (subordinazione delle spese rispetto ai proventi).

Lo Stato: azienda sui generis


La sopravvivenza dello Stato non dipende dalla soddisfazione delle persone in esso coinvolte, ma determinata da
alcune regole che i cittadini debbono rispettare e che lo Stato ha il potere e lautorit di fare rispettare. Lo Stato
unazienda composta e divisa in ministeri. Tramite i ministeri lo Stato realizza i servizi di base per la convivenza dei
cittadini. Esistono anche altri enti autonomi che hanno il compito di provvedere alla produzione dei servizi generali o
di altre attivit che lo Stato svolge nella sua qualit di imprenditore in regime di monopolio, ma esso pu anche
comportarsi come un imprenditore privato, attuando delle imprese in concorrenza con i suoi cittadini.

..RIASSUNTO..
Lazienda-impresa individua il suo fine generico nella postulazione di un surplus, da reputarsi adeguato rispetto alle
razionali aspettative dei conferenti il fattore o i fattori con remunerazione residuale ed aleatoria.
Lazienda di consumo, la pseudoimpresa, le aziende autoproduttrici individuano il loro fine generico nella
produzione, nei termini programmati e sufficienti, di beni e/o servizi da destinare al consumo degli stessi soggetti
che le mantengono in vita e che, comunque, garantiscono loro la piena copertura delle spese.
Lazienda di erogazione individua il suo fine generico nellottenimento di un adeguato livello erogativo della propria
produzione da destinarsi in maniera gratuita a predeterminati fruitori, il tutto nei termini di una sana economicit
tra proventi e spese.

Listituto-azienda si modella come un sistema, dotato di una sua particolare dimensione e di opportuni elementi:
Le persone che in esso collaborano con ruoli differenti;
I mezzi tecnici, intesi come beni materiali e immateriali, necessari per pervenire almeno a quella dimensione
minima che garantisca la soddisfazione dei bisogni e la sopravvivenza dellistituto aziendale.

Azienda organismo
Caratteristica comune alle varie tipologie dazienda il fatto che in ciascuna di esse presente un processo di
produzione economica; tale produzione dovr essere collocata allesterno dellistituto aziendale, in modo tale da
darne soddisfazione alle persone variamente collegate con tale entit.

La produzione economica
Al concetto di produzione economica debbono essere riferiti:
La trasformazione fisica di beni materiali in altri beni materiali;
La produzione di tutti i beni immateriali e dei servizi;
La trasformazione nello spazio, tramite la quale i beni materiali vengono trasferiti da un luogo ove risultano
in esubero rispetto al loro possibile utilizzo (o dove non possono essere utilizzati) in luoghi ove esiste la
scarsit del bene od ove pi richiesto il loro utilizzo;
La trasformazione nel tempo, tramite la quale un bene economico viene conservato dal momento della sua
produzione a quello della sua utilizzazione.

Lazienda come sistema teleologico


possibile descrivere listituto aziendale come un sistema finalizzato di scelte rivolto alla produzione ed alla
destinazione di beni economici (sistema teleologico). Esso si serve di unorganizzazione formata da un insieme di
sottosistemi tra loro in continua interazione. Le relazioni tra tali sottosistemi devono essere controllabili, per evitare
entropia e disordine. Nel sistema aziendale deve crearsi un processo di autocontrollo e di autoregolazione. La qualit e
il grado di organizzazione raggiunto, dipendono dai soggetti chiamati ad effettuare le scelte e caratterizzano il sistema
aziendale stesso. Esso aperto, dinamico, ultracomplesso, teleologico e probabilistico. Proprio per questo possibile
studiare il sistema aziendale come un complesso organizzato di beni e persone mosso da una logica unitaria, ma
soggetto allincertezza di variabili interne ed esterne.
Dire che lazienda un sistema significa affermare che:
Gli elementi dell insieme-azienda possono essere individuati per le propriet che ciascuno pu arrecare al
sistema;
Questi elementi sono tra loro coordinati secondo determinati rapporti di causa effetto.
Per individuare lintero sistema occorre anche esaminare le forze che agiscono tra le sue parti, come esse
interagiscono in modo tale da essere in grado di poterle governare.
Entit istituto: lazienda viene costituita in maniera definita e determinata (in questo senso unentit) per il
perseguimento di certi fini (in questo senso astrattamente un istituto). Le imprese sono entit e per ci la loro
volont rappresentata dalla sintesi espressiva dei soggetti che la compongono.
Sistema: lazienda un preordinato complesso di operazioni tra loro interagenti, rivolto a cogliere uno o pi obiettivi
che permettano allistituto di poter perseguire in maniera duratura il fine generico.
Lazienda una sorta di struttura agente che ha come fine lautoconservazione e lo sviluppo, che pu ottenere solo
garantendo alle persone retrostanti listituto il perseguimento del fine generico.
Il fine generico dellistituto e coincide con le motivazioni attese che i soggetti retrostanti listituto intendono
soddisfare.
Gli obiettivi specifici sono del sistema. Tramite il loro perseguimento si garantisce allistituto la realizzazione del fine
generico. Essi devono essere tali da permettere al sistema di autoconservarsi e di svilupparsi.

Le caratteristiche dellazienda impresa


Limpresa quel centro di produzione sistematico che ha come fine lottenimento di un surplus al quale deve
pervenire destinando la propria produzione con atti di scambio sul mercato.
Limpresa, per raggiungere il fine della soddisfazione dei bisogni delle persone ad essa collegate e della propria
sopravvivenza, opera destinando la propria produzione al libero mercato. Da questo scambio, essa si attende un flusso
economico di ritorno (ricavi) significativamente superiore al flusso economico che ha dovuto sostenere (costi) per
acquisire i fattori produttivi necessari ad effettuare e collocare la produzione.
Limpresa uneconomia di costi e di ricavi.
Per produrre essa abbisogna di fattori produttivi. Tali fattori possono essere divisi in due categorie:
Fattori acquisiti con una remunerazione contrattuale: hanno una remunerazione certa e predeterminata.
Sono acquisiti sul mercato e per essi viene sostenuto un preciso costo. Essi sono opportunamente combinati
allinterno dellimpresa con il preordinato fine di ottenere dei prodotti e/o dei servizi da vendere sul mercato
per conseguire dei ricavi. Una volta acquisiti essi sono pienamente disponibili nel sistema impresa, a titolo di
propriet, di prestazioni o servizi attesi, di prestito o di uso con possibilit di riscatto o meno.
Fattori acquisiti con una remunerazione residuale ed aleatoria: vengono conferiti allimpresa senza
prestabilirne la remunerazione, ma sperando di remunerarli in maniera adeguata tramite lottenimento del
surplus. Sono apportati dalle persone che hanno costituito e/o mantengono in vita limpresa. Sono
determinanti per la nascita dellimpresa.
Impresa capitalistica: fattore posto a rischio, capitale proprio del proprietario o dei soci.
Altre imprese: fattore posto a rischio, lavoro o materie prime.
Remunerazione residuale: il surplus lo si ottiene residualmente dal flusso dei ricavi una volta che
siano stati soddisfatti, come da contratto, gli altri fattori produttivi.
Remunerazione aleatoria: dipende dal raggiungimento e dal livello di surplus.
Si possono presentare tre situazioni:
a) Adeguati ricavi: remunerazione aspettata;
b) Ricavi non adeguati: meno remunerazione di quella prevista
perdita parziale della remunerazione
aspettata;
c) Ricavi assenti: perdita della remunerazione per coprire:
i fattori produttivi posti in posizione contrattuale;
i fattori produttivi posti in posizione di subrischio. Questi fattori dovranno coprire la perdita.
La positiva differenza tra ricavi e costi costituisce il surplus o reddito positivo. Soddisfazione dei bisogni e
sopravvivenza dellistituto-azienda debbono essere raggiunti avendo di mira lottenimento di un adeguato livello di
surplus.

Il binomio impresa-rischio
Ogni singola operazione, come anche il sistema delle operazioni attuate in unimpresa, svolta in unatmosfera di
incertezza, cio in presenza della possibilit che tramite le scelte produttive non si possa pervenire al fine sperato.
Il sistema impresa caratterizzato dal rischio che non si possa perseguire il surplus o per insufficienza della domanda
di mercato rispetto alla produzione attuata, o perch la posizione dellimpresa di debolezza rispetto alle altre
imprese. Tale rischio prende il nome di rischio generico dimpresa o rischio ontologico dimpresa; ha la caratteristica di
non essere trasferibile a terze economie e, quindi, di non poter essere assicurato. Esso ricadr sempre sui soggetti che
hanno costituito e/o mantengono in vita listituto-impresa e che hanno conferito i fattori con remunerazione
residuale. Questi soggetti sopportano il rischio di non essere adeguatamente remunerati o addirittura di perdere
totalmente o parzialmente il fattore conferito. Il rischio generico dimpresa inizia a produrre i suoi effetti quando si
deteriora la relazione tra costi e ricavi. Quando questo accade e limpresa trova in se stessa la forza di ripristinare una
situazione normale, si dir che limpresa attraversa una fase di temporanea difficolt dalla quale in grado di uscire
autonomamente. Quando limpresa non trova in se stessa la forza di superare le difficolt, si parler di crisi dimpresa
che ha solo due alternative: il risanamento tramite lintervento di terze economie o il fallimento. In entrambi i casi la
carenza di autosufficienza economica comporta la riduzione o la perdita di tutto il capitale proprio. Unimpresa in
crisi economica quando non ha pi alcuna possibilit di perseguire autonomamente il surplus da cui trarre adeguata
remunerazione per i fattori residuali. Il rischio generico dimpresa deve essere fronteggiato tramite un adeguato
sistema informativo, un esauriente sistema di controlli interni ed una penetrante programmazione pluriennale, che sia
continuamente adattabile ai cambiamenti esterni ed interni e che sia rivedibile in funzione del tempo che passa.
Quando limpresa non riesce, in tempi economicamente positivi, ad adattarsi ai mutamenti (impresa rigida) allora si
approssima per essa il rischio di non poter perseguire il necessario surplus. Il grado di rischio dellimpresa dipende sia
dalle sue carenze nel fronteggiarlo, sia dalla sua rigidit.

Altri rischi che possono gravare sul sistema impresa e che prendono il nome di rischi specifici, hanno la caratteristica di
poter essere ponderabili e fronteggiabili o con il trasferimento, per esempio tramite contratti assicurativi, a terze
economie o con opportuni e congrui specifici accantonamenti di bilancio. Pertanto devono essere fronteggiati da un
adeguato sistema dei controlli interni.
Una possibile perdita, deve essere coperta dal fattore posto in posizione residuale. La perdita comporta di fatto, la
riduzione del capitale proprio. Nel caso in cui la negativit di uno o pi anni di gestione dellimpresa abbia come
conseguenza la traumatica morte dellimpresa stessa, non pi possibile parlare di rischio generico dimpresa, in
quanto questo si trasformato in rischio di non sopravvivenza e non soddisfazione. In questa situazione anche i
soggetti collegati esternamente allimpresa possono correre il rischio di non vedere soddisfatte le loro attese.
Limpresa cerca di fronteggiare i rischi tecnici ed i rischi economici tramite adeguate politiche che originano da un
sistema di controllo e da un sistema informativo.
Coloro che conferiscono un fattore produttivo con remunerazione residuale ed aleatoria si attendono una maggiore
ricompensa rispetto alla remunerazione che, secondo il mercato, di spettanza per coloro che hanno conferito
nellimpresa lo stesso fattore produttivo in posizione contrattuale.
Il rischio definibile come leventualit di un andamento sfavorevole nello svolgimento di unazione futura;
Il rischio riconducibile alla non piena conoscenza di ci che potr accadere in futuro;
Ogni impresa opera in circostanze rischiose dovute allincertezza;
Essendo le azioni economiche derivate da scelte proiettate verso il futuro, lincertezza ineliminabile dallimpresa sino a
derivarne, per questa circostanza, una posizione ontologica, per cui possibile affermare che impresa sinonimo di
rischio;
I rischi aziendali possono essere suddivisi in quelli suscettibili di una qualche ponderazione statistico-quantitativa, e quindi
trasferibili a terze economie, ed in rischi per cui il clima di incertezza massimo e di conseguenza non possibile alcuna
ponderazione statistico-quantitativa, per cui il rischio non trasferibile ad economie terze; in questultimo caso si parla di
rischio generico o rischio ontologico dimpresa.

Il binomio rischio-congrua redditivit


Non tutti i settori economici sono caratterizzati dallo stesso livello di rischio. Pi alto il rischio generico di non poter
perseguire un adeguato livello di surplus, pi alte sono le attese di redditivit degli imprenditori che hanno investito
proprio in quel settore un fattore produttivo con remunerazione residuale ed aleatoria.
Il rischio generico dimpresa dipende anche dal tempo che intercorre tra il momento in cui si sostengono i costi e
quello in cui si conseguiranno i ricavi. Infatti in questo lasso di tempo potranno presentarsi accadimenti, interni ed
esterni, che potranno o meno essere governati ed opportunamente affrontati dallimpresa. Essi potranno essere fonte
di rischio generico per limpresa.

Lattivit dellimpresa si concretizza in un continuo processo di operazioni che mettono in contatto il sistema aziendale con
lambiente ad esso esterno. Ogni operazione il risultato di una scelta che ha effetti giuridici ed economici. Detti effetti
prendono origine e ritornano in capo ad un soggetto aziendale: colui che , direttamente o indirettamente, preposto alla
scelta o colui che risponde giuridicamente della scelta stessa. Da qui la distinzione tra soggetto economico e soggetto
giuridico aziendale.
Nelle imprese individuali i due soggetti aziendali sono entrambi riconducibili alla persona fisica del proprietario. Egli al
contempo responsabile al massimo livello delle scelte aziendali ed il centro dei diritti e dei doveri giuridici che scaturiscono
dalle operazioni economiche che egli stesso attua nella sua impresa.
Nel caso in cui si abbia unattivit esercitata nellinteresse di pi persone fisiche, prevista la creazione di una certa entit
che rappresenta tutte le persone fisiche retrostanti. Dette entit, che prendono il nome di societ, sono strutture giuridiche
che nascono per iniziativa di alcune persone fisiche o di altre entit. Esse sono classificabili per il diverso rapporto che si
viene ad instaurare fra esse e le persone fisiche e/o le altre entit giuridiche che le mantengono in vita. La societ si
distingue per lo spessore della schermatura che lentit stessa frappone tra le persone che la costituiscono e/o la
mantengono in vita ed i terzi. Il nostro Codice Civile allart. 2247 detta questa nozione di societ: Con il contratto di societ
due o pi persone conferiscono beni e servizi per lesercizio in comune di unattivit economica allo scopo di dividerne gli
utili. Abbiamo due casi di entit giuridiche:
le societ di capitali: lelemento prevalente il quantum di capitale. Il livello dello spessore della schermatura
tra le persone che le mantengono in vita ed i terzi trova il suo massimo (maglie strette), in quanto i soci
rispondono solo nella misura del capitale da loro conferito nella societ stessa, cos da generare una profonda e
netta distinzione tra lentit e le persone retrostanti (responsabilit limitata). In queste societ questa separazione
sostanziale perch la legge gli riconosce la personalit giuridica: divengono esse stesse il centro dei diritti e dei
doveri giuridici che sortiscono dallattivit economica.
le societ di persone: lelemento prevalente sono i soci stessi. Lattivit svolta in nome della societ, ma degli
impegni che essa assume rispondono i soci in maniera solidale ed illimitata. La schermatura tra soci e terzi a
maglie pi larghe, fino al punto che la scelta di uno dei soci coinvolge in maniera solidale tutti gli altri e sino al
punto che il terzo, quando fosse necessario perch il capitale proprio della societ risulta insufficiente a
soddisfarlo, pu far valere i suoi diritti sul patrimonio personale di uno o pi soci.

Il soggetto giuridico
Possiamo definire soggetto giuridico quella persona fisica o quellentit giuridica in nome della quale vengono attuate le
operazioni aziendali e sulla quale ricadono diritti e doveri che impegnano lazienda.
Il soggetto giuridico delle societ di capitali la societ stessa.
Il soggetto giuridico delle societ di persone rappresentato da tutti i soci.

Il soggetto economico
Possiamo definire soggetto economico quella persona fisica o quel compatto ed individuabile numero di persone fisiche che
operano le scelte aziendali (manifestano la volont aziendale) al pi alto livello. Il soggetto economico colui che attua in
prima persona lamministrazione delle imprese o colui che nomina gli amministratori, i quali, a loro volta, effettuano le
scelte gestionali.
Il soggetto economico delle societ di capitali rappresentato dal compatto dei soci con azioni ordinarie che hanno
votato gli amministratori di maggioranza nelle assemblee ordinarie. Per individuare con precisione i soci-soggetto
economico, bisogna effettuare un controllo con maggioranze diverse a seconda che si tratti di assemblea in prima o
in successiva convocazione, o nel caso in cui i detentori delle azioni siano soliti o meno partecipare alle assemblee,
ovvero se in quella societ vi sia o meno un sistematico assenteismo da parte di alcuni azionisti. Per individuare il
soggetto economico di una societ occorre analizzare il libro dei soci e occorre conoscere il formarsi della
maggioranza nellassemblea che nomina gli amministratori.
Pu accadere che socio di una societ di capitali sia a sua volta una persona giuridica. Nel caso in cui questa
persona giuridica riuscisse a controllare lassemblea ordinaria della societ, allora il soggetto economico di
questultima dovr essere rintracciato nella stessa persona fisica o nelle stesse persone fisiche che determinano
leffettiva volont della persona giuridica titolata a votare nellassemblea.
Il soggetto economico delle societ di persone rappresentato da tutti i soci.

Personalit giuridica
La personalit giuridica deve avere una denominazione, una sede, un fine proprio ed un proprio patrimonio. Occorre
distinguere la persona giuridica:
del diritto privato: uno strumento utilizzabile dai privati che nasce ed mantenuta in vita nel rispetto dello
standard dettato dal Codice Civile allart. 12. Essa pu nascere per volont di persone fisiche e/o persone
giuridiche private e/o di persone giuridiche pubbliche.

del diritto pubblico: uno strumento che nasce solo ad iniziativa dello Stato. Essa unentit non standardizzabile,
in quanto nasce ed mantenuta in vita in base a regole costituite ad hoc dallo Stato. Ogni persona giuridica
pubblica nasce e vive tramite un particolare intervento legislativo dello Stato.

Gli organi delle societ


Le entit imprese con personalit giuridica operano tramite lintervento di tre organi:
Lassemblea dei soci: lorgano sovrano ed costituita da tutte quelle persone fisiche e/o giuridiche che hanno
costituito e/o mantengono in vita la persona giuridica sotto il cui nome viene esercitata limpresa. Lassemblea ha il
compito di delegare il potere amministrativo agli amministratori. Nellassemblea si former la maggioranza che
nomina gli amministratori che dovranno gestire limpresa per conto di tutti i soci che costituiscono potenzialmente
lassemblea stessa. Quindi lassemblea, fonte del potere aziendale, delega la gestione delloperativit aziendale agli
amministratori.
Gli amministratori: hanno il compito di organizzare e gestire limpresa entro i termini del mandato che hanno
ricevuto dallassemblea. Lamministrazione pu essere affidata ad una o pi persone. Nel caso sia affidata a pi
persone si ha il consiglio di amministrazione il quale pu delegare le proprie attribuzioni ad:
alcuni suoi membri, venendo cos a costituire un comitato esecutivo;
uno o pi dei suoi membri, creando gli amministratori delegati.
Gli amministratori che hanno la rappresentanza della societ sono di fatto autorizzati a compiere, nel suo nome,
tutti gli atti che rientrino nei limiti delloggetto sociale e nei limiti della legge o dellatto costitutivo.
Il collegio dei sindaci: anchesso nominato dallassemblea, svolge una funzione di controllo sulloperato
amministrativo-contabile. Il collegio sindacale obbligatorio per tutte le societ per azioni. Per quanto attiene le
societ quotate, i compiti dei sindaci hanno una prevalenza pi economica in quanto i controlli amministrativocontabili sono in questo caso attribuiti alle Societ di Revisione.

Le societ per azioni


Nel caso dimpresa esercitata sotto forma di societ per azioni, le quote nominali di pari importo in cui diviso il capitale
sono denominate azioni. Il legittimo titolare di azioni si chiama azionista. I titoli azionari non sono tutti uguali, ma si
differenziano in:
Azioni ordinarie: danno ai loro possessori tre diritti:
il rimborso del capitale;
il dividendo;
il voto in qualsiasi tipo di assemblea.
Azioni privilegiate: possono vedersi aumentare il contributo del diritto al dividendo ed attribuire la precedenza
nelleventuale rimborso del capitale in caso di scioglimento della societ; ma queste azioni attribuiscono ai
possessori il diritto di voto solo nelle assemblee straordinarie.
Azioni di risparmio: sono completamente svuotate del diritto di voto in cambio di una maggiorazione del dividendo
rispetto alle azioni ordinarie e, in caso di liquidazione, del diritto di prelazione sul rimborso del valore nominale di
ciascuna azione: il patrimonio netto liquidato potr essere ripartito fra gli altri soci solo dopo che alle azioni di
risparmio sia stato rimborsato il valore nominale. Sono spesso possedute dai dipendenti della societ.
Le azioni, nello stesso momento, possono essere oggetto di tre possibili valutazioni: esse hanno un valore nominale, un
valore contabile e un valore di mercato. Il valore nominale di unazione dato dal rapporto tra capitale sociale e numero
delle azioni esistenti. Il valore economico dellazione dato dal prezzo con cui, in un certo momento, possibile acquistare o
in Borsa o sul mercato unazione della societ. Questo valore esprime un apprezzamento economico sulle prospettive della
societ stessa.
In queste societ il capitale sociale quello versato dagli azionisti a tale titolo e corrisponde alla massa delle azioni. Rispetto
al valore iniziale, il capitale sociale pu successivamente subire delle variazioni:
Incrementative, per eventuali successivi conferimenti in conto capitale da parte di vecchi o nuovi soci o per la
trasformazione di utili contabilmente conseguiti e non distribuiti ai soci in capitale sociale. La decisione di non
distribuire parte dellutile conseguito, spetta allassemblea degli azionisti in sede di distribuzione dellutile;
Decrementative, tutte le volte che, a causa di un esubero di capitale sociale rispetto allattivit svolta dallimpresa,
una parte di questo venga restituito ai soci, oppure nel caso in cui siano subite delle perdite e queste vengano
coperte con la diminuzione del capitale sociale stesso.

Impresa pubblica ed impresa privata


In uneconomia nazionale di tipo misto, lo Stato o gli altri enti pubblici territoriali possono gestire direttamente o
indirettamente attivit imprenditoriali in forma pi o meno monopolistica o in forma concorrenziale con i privati. In questa
economia possibile, durante la ricerca del soggetto economico, imbattersi nella circostanza che il volere di unimpresa non
riconducibile ad una o pi individuate persone fisiche, ma ad una volont che si genera allinterno di una delle strutture
attraverso le quali opera il settore pubblico. Quando questo accade si dir che limpresa, a prescindere dal suo aspetto

giuridico, un impresa pubblica. In unimpresa pubblica la volont riconducibile a quelle persone fisiche che, tramite
delega politica, operano le scelte nellente territoriale pubblico che mantiene in vita limpresa considerata.
Dal punto di vista delleconomia aziendale, la distinzione tra impresa pubblica e privata si impernia sulla distinzione pubblica
(settore pubblico) o privata (una o pi persone fisiche) del soggetto economico.
Dal punto di vista giuridico, limpresa pubblica quando i suoi diritti ed i suoi obblighi fanno capo ad una persona giuridica
pubblica; privata quando i diritti e gli obblighi fanno capo ad una persona giuridica privata o ad una persona fisica.
Sono imprese private tutte quelle imprese che hanno soggetto economico privato e che di conseguenza avranno anche un
soggetto giuridico privato.
Sono imprese pubbliche quelle imprese che hanno soggetto economico riconducibile al settore pubblico e che dal punto di
vista giuridico possono avere o un soggetto giuridico con personalit giuridica privata o un soggetto giuridico con personalit
giuridica pubblica.
Il soggetto economico determina la natura, pubblica o privata, dellimpresa.

Le privatizzazioni
Lintervento pubblico nelleconomia delle imprese generalmente rivolto a certe esigenze culturali che un paese vive.
Mutando il principio culturale di riferimento politico, gli enti pubblici territoriali possono reputare utile dismettere certe
attivit produttive sistematiche cedendoli in maniera definitiva ai privati. Tutte le volte che ci accade possiamo affermare
che, dal punto di vista economico aziendale, avvenuta una privatizzazione di impresa o di un ramo di essa.
Per dismissione definitiva si intende il trasferimento del soggetto economico di unattivit di impresa, o di un suo ramo, dal
settore pubblico ad una o pi persone fisiche.
Se in questa mutazione da persona giuridica pubblica a privata il settore pubblico si riserva una precostituita maggioranza
assemblare, allora la privatizzazione solo formale.
Spesso le imprese pubbliche producono servizi; alcune di queste produzioni possono essere cedute in concessione, da parte
dellente pubblico che dovrebbe attivare limpresa, a privati.
In queste ultime due tipologie contrattuali non si manifesta la volont da parte dellente territoriale pubblico di disfarsi
definitivamente dellattivit di impresa, quindi questi non possono considerarsi esempi di privatizzazione.

..APPROFONDIMENTO..
Nelleconomia del nostro paese sono molte le imprese che hanno operato sotto forma di societ, con aspetto giuridico privato,
ma che sono state controllate dagli enti di gestione pubblica, imprese volute ad hoc tramite la costituzione di una persona
giuridica pubblica.
Inoltre esistono imprese direttamente esercitate da una persona giuridica pubblica, come molte imprese di pubblici servizi
volute dagli istituti pubblici territoriali in cui si articola lamministrazione pubblica: Stato, Regioni, Province e Comuni.
Negli anni 60 70, furono costituiti lENI e lENEL che erano enti pubblici.
Negli anni 90 si attu la loro privatizzazione (trasformazione da persona giuridica pubblica a persona giuridica privata) e
diventarono ENI s.p.a. e ENEL s.p.a. Vennero emesse le loro azioni sul mercato e furono acquistate dai privati.
Sotto il profilo giuridico queste societ hanno una persona giuridica privata, quindi sono imprese private. Ma la privatizzazione
riguarda solo questo aspetto.
Infatti, sotto il profilo economico, queste societ hanno una persona giuridica pubblica perch gli amministratori sono nominati
dal Ministro del Tesoro. Di conseguenza sono imprese pubbliche. In effetti, anche se sono presenti privati, questi non possono
influenzare la nomina degli amministratori.

Le imprese esercitate da societ a grande base azionaria. Le imprese mature


Una delle modalit sempre pi caratterizzante il momento storico che viviamo rintracciabile in quelle imprese, generalmente di
grandi dimensioni e quotate in una delle maggiori borse mondiali, ove il capitale di rischio frazionato in un vasto insieme di piccoli
azionisti. In questo caso ci possono essere due casi per rintracciare allinterno dellimpresa il soggetto economico.
possibile rintracciarlo in uno o pi azionisti, tra loro economicamente coalizzati, che nelle assemblee riescono di fatto
ad esercitare la loro volont ed hanno il potere di nominare la maggioranza degli amministratori. Laltra parte del capitale
di rischio distribuita tra una moltitudine di piccoli azionisti che difficilmente sono presenti nellassemblea e di fatto si
comportano come investitori. I consigli di amministrazione di queste imprese possono essere composti o tutti da
manager professionisti oppure da rappresentanti della famiglia o rappresentanti degli enti territoriali.
La grandissima parte, o la totalit, del capitale di rischio frazionata in una moltitudine di piccoli azionisti; disinteressati
alle vicende interne dellimpresa e alla nomina degli amministratori, questi soci speculatori, che approvano o
disapprovano restando o meno azionisti della societ, sono esclusivamente interessati alla bont dellinvestimento
effettuato e sono pronti a disinvestire e investire altrove, allorch le condizioni del nuovo investimento risultassero pi
favorevoli del primo. In questo caso le assemblee, poco frequentate, divengono il luogo dove si approva loperato del
vertice aziendale, composto totalmente da manager professionisti. Questi detengono il potere aziendale e si
autonominano insieme a quegli investitori istituzionali che gi hanno avuto il loro consenso nel momento in cui
quellazienda stata scelta come loro investimento.

Si parla di aggregati aziendali tutte le volte che una pluralit di aziende, giuridicamente distinte, vede affievolire le
reciproche relazioni di concorrenza e/o di autonomia decisionale a favore di una cooperazione su tutta o parte della
propria attivit produttiva. Con lespressione aggregati aziendali si intendono pi imprese che sono legate tra loro
contemporaneamente o dallunit del soggetto economico (gruppo di imprese) o da particolari accordi di
collaborazione ad uno o pi progetti produttivi (joint-venture e venture capital) o da particolari forme associative
(consorzi, cartelli, franchising, associazioni di categoria ).
Si distinguono gli aggregati aziendali in due categorie: gruppi di imprese e forma diverse di collaborazione
interaziendale. Le motivazioni che possono sollecitare la nascita di un aggregato sono fra le pi disparate.
Tutte le imprese facenti parte dellaggregato hanno in comune (in via normale, temporanea o parziale) il soggetto
economico.

I gruppi di imprese

Esempi pag. 41 44 e sul quaderno


Un aggregato di imprese che ha lo stesso soggetto economico ed una pluralit di soggetti giuridici costituisce un
gruppo. Ciascuna delle imprese del gruppo, pu essere controllata direttamente o indirettamente dallunico soggetto
economico presente.
Si ha il controllo diretto quando il soggetto economico detiene la maggioranza nellassemblea ordinaria della
societ che esamina.
Si ha il controllo indiretto quando il soggetto economico non pu direttamente partecipare allassemblea
ordinaria della societ, ma ne controlla la maggioranza tramite persone giuridiche a loro volta direttamente o
indirettamente da lui controllate.
Essendo caratterizzato dallunicit del soggetto economico, il gruppo potr differenziarsi in gruppo privato o in gruppo
pubblico a seconda del suo soggetto economico.
possibile che in una o pi aziende di un gruppo pubblico partecipino, come soci di minoranza, persone fisiche o
imprese private gestite sotto forma di persone giuridiche; ed anche possibile che in un gruppo privato vi siano nelle
varie imprese soci di minoranza rappresentati da persone giuridiche pubbliche o da imprese pubbliche gestite sotto
forma di persone giuridiche private.
In un gruppo di imprese possibile analizzare le relazioni produttive esistenti fra le varie societ che ne fanno parte.
Gruppi ad integrazione verticale: gruppi composti da societ che si occupano di fasi diverse del medesimo
processo produttivo;
Gruppi ad integrazione orizzontale: gruppi caratterizzati dallessere composti da societ che producono con
marchi differenziati gli stessi prodotti.
Gruppi polisettoriali: le singole societ operano in settori economici, industriali e merceologici diversi. Questi
gruppi sono spesso controllati da una societ madre, detta holding di primo livello, che ha decentrato il
livello di ogni settore ad una societ, detta holding di secondo livello, che controlla tutte le societ operative
del proprio sub-gruppo. Le societ di holding possono essere finanziarie, se detengono le azioni delle societ
sottostanti senza compiere operazioni, o miste, se detengono le partecipazione e partecipano ad una parte
della produzione.
Il gruppo di impresa pu anche avere origine dallo scorporo di rami di impresa in societ giuridicamente autonome
nelle quali sono state conferite attivit e passivit del ramo. La societ scorporante sottoscriver la quasi totalit delle
azioni della nuova societ, lasciandone eventualmente una piccolissima parte ad un socio di comodo.

Forme diverse di collaborazione interaziendale


Allinterno delle modalit tramite le quali si possono instaurare le collaborazioni interaziendali dobbiamo distinguere quelle
che instaurano una collaborazione ad uno o pi progetti produttivi, per cui viene a crearsi una parziale e/o provvisoria
unicit del soggetto economico, dalle collaborazioni aziendali che si concretizzano in accordi associativi, dove il soggetto
economico di ciascuna delle imprese partecipanti rester autonomo rispetto agli accordi.
Collaborazioni interaziendali con provvisoria e/o parziale unicit del soggetto economico
Fanno parte di questa categoria le collaborazioni di:
Joint-venture: due o pi imprese si impegnano ad attivare in maniera congiunta una prestabilita attivit
produttiva, riservandosi ciascuna lautonomia per tutte le altre attivit produttive. Nel joint-venture si ha un
soggetto economico parziale e temporaneo in comune, quando non anche provvisorio. La congiunta attivit
potr essere realizzata attraverso due soluzioni:
ciascuna delle imprese partecipa in maniera complementare al ciclo produttivo: si ricorre a questo
tipo di joint-venture se il rapporto che si instaura temporaneo. I distinti soggetti economici delle
varie imprese saranno, per quanto attiene il rapporto di joint-venture, cointeressati a formare un
unico soggetto economico che possa dare impronta strategica allintera collaborazione. I soggetti
economici delle varie imprese partecipanti garantiscono lunicit di gestione per quanto riguarda le
operazioni di joint-venture ma non impegnano gli stessi soggetti economici per le altre operazioni

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economiche che le singole imprese intendono autonomamente attuare (parziale comunanza del
soggetto economico);
le imprese partecipanti costituiscono una nuova societ: si ricorre a questo tipo di joint-venture se il
rapporto che si instaura duraturo. Il soggetto economico sar composto dal complesso dei soggetti
economici delle singole societ partecipanti. In questo caso c una pluralit di soggetti economici
(una pluralit di imprese autonome) che costituisce e gestisce unimpresa (comunanza del soggetto
economico).
Venture capital: imprese di piccole e medie dimensioni, che sono economicamente equilibrate, vogliono poter
sviluppare la propria dimensione ma non hanno la possibilit di effettuare nuovi investimenti. Sono presenti
nel mercato delle imprese, che svolgono unattivit di venture capital, che hanno come oggetto quello di
fornire capitale di rischio, servizi di consulenza, assistenza tecnica e manageriale ad iniziative economiche. Il
rapporto di venture capital ha una durata limitata nel tempo ed ha la parzialit del soggetto economico per
tutte le aziende coinvolte. Questa collaborazione nasce e si sviluppa con interessi contrapposti: limprenditore
ha un suo progetto economico e i suoi tempi per attuarlo, mentre il venture capitalist vede limpresa come
uno strumento per realizzare in tempi pi brevi possibili un incremento del valore del capitale da lui investito
nellimpresa. Successivamente la partecipazione sar venduta ad altri o quotata in borsa. Questa societ ha un
guadagno pari alla plusvalenza tra la somma investita allinizio dellattivit o quella ricevuta alla fine
dellattivit. Si ha un soggetto economico comune, parziale e temporaneo. La societ che opera il venture
capital pu attivare questa sua collaborazione con pi imprese che hanno, in partenza, ciascuna un distinto
soggetto economico. Questa collaborazione economica pu prevedere unoperativit concertata tra soggetto
economico delle venture capital e soggetto economico dellimprese partecipata. Almeno parzialmente esiste
ununit di soggetto economico (quello che fa capo alla societ di venture capital) e una pluralit di soggetti
economici parziali (quelli che per ciascuna impresa partecipante era il proprio soggetto economico prima che
venisse attuata la collaborazione di venture capital).
Incubator: fornisce mezzi necessari per avviare lattivit. Lavora sul frazionamento del rischio.
Bisen angel: aiutano le piccole imprese che si affacciano sul mercato. Partecipano con capitali di rischio
nellavviamento di queste attivit.
Meri accordi aziendali
Molteplici sono le possibili forme di aggregazione interaziendale che possono attuarsi tramite meri accordi fra due o pi
imprese autonome.
Consorzio: una particolare organizzazione che permette a pi imprese autonome di svolgere in comune,
totalmente o parzialmente, una certa funzione. Nel consorzio laggregazione parziale e lautonomia
economica di ciascuna impresa partecipante resta piena.
Cartello: due o pi imprese mettono in atto una politica aziendale comune. A questo accordo le imprese
possono essere spinte dallesigenza economica. Particolari cartelli sono quelli che si applicano a tutte le
imprese che svolgono una produzione di interesse pubblico.
Franchising: laccordo fra unimpresa (franchisor) ed altre imprese (franchisee) mediante il quale la
franchisor permette alle singole franchisee luso del proprio marchio per produrre e/o vendere certi beni e
servizi del brevetto dei quali essa proprietaria. Le franchisee si impegnano ad adoperare le conoscenze
tecniche e gestionali che la franchisor ha loro fornito, garantiscono luniformit e la qualit del prodotto e/o
delle azioni di vendita.
Lassociazione temporanea fra impresa (ATI): un particolare contratto tra due o pi impese mediante il quale,
con mansioni diverse, ciascuna di dette imprese si impegna a portare a termine un certo progetto produttivo
che stato loro unitariamente commissionato.
Associazioni di categoria: le imprese possono aggregarsi anche per il perseguimento di interessi istituzionali
comuni. A questo fine diverse possono essere le motivazioni che suggeriscono una aggregazione, con la
conseguenza che la stessa impresa pu far parte di pi associazioni di categoria. Si possono avere associazioni
di categoria per settore, secondo la natura del soggetto economico e per dimensione delle imprese.

Trasformazione, fusione, scorporo e scissione


Le necessit economiche dei sistemi aziendali possono suggerire la concentrazione delle potenzialit di diverse
imprese in ununica impresa, la scissione in pi imprese delle potenzialit gi presenti in una struttura aziendale o il
cambiamento della forma giuridica con cui limpresa viene esercitata.
Trasformazione societaria: i soci decidono di cambiare la veste giuridica della loro societ. La societ rimane
sostanzialmente identica: essa continua a vivere sotto il suo soggetto economico, mutando solo il suo
ordinamento. Le motivazioni possono essere molteplici:
Una diversa responsabilit dei soci nei confronti dei terzi;
La possibilit di reperire e/o ampliare le fonti di finanziamento;
Il trattamento fiscale.

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Fusione: due o pi societ si riuniscono in ununica societ. La fusione pu avvenire mediante:


mera fusione: due o pi societ deliberano di unire le loro potenzialit economico-patrimoniali
costituendo una nuova societ. Si ha la persistenza delle precedenti societ nella nuova societ che
viene costituita ad hoc: tutti i diritti e gli obblighi che facevano capo alle singole precedenti societ
sono presenti nella nuova societ.
fusione per incorporazione: due o pi societ uniscono le proprie potenzialit economicopatrimoniali con quelle di una societ gi esistente sotto la cui ragione saranno, in futuro, esercitate
le operazioni gestionali. Si avr la persistenza dei diritti e degli obblighi delle precedenti societ in
capo allunica societ che non perde la propria individualit.
Scorporo: i soci di una societ decidono di dividere le potenzialit economico-patrimoniali della loro societ in
pi societ. La nuova o le nuove societ prendono vita dalla enucleazione e separazione di parte del
patrimonio aziendale originario. Queste nuove societ vivranno autonomamente accanto alla vecchia societ,
che continua a vivere come societ finanziaria che detiene le partecipazioni delle nuove societ. Tramite lo
scorporo spesso si intende pervenire alla costituzione di un gruppo. Questa operazione pu essere effettuata
sia al fine di frammentare il rischio generico dimpresa in pi entit, sia per meglio organizzare la produzione
e la sua collocazione sul mercato.
Si dovrebbe parlare di scorporo solo nel caso in cui venga conferito ad una preesistente societ, o ad una
societ costituita ad hoc, un ramo dazienda, ricevendone la societ scorporante e conferente azioni o quote
della societ che incorpora il ramo dazienda. Di solito lo scorporo interessa in maniera prevalente le grandi
dimensioni aziendali e pu consentire il migliore utilizzo dei rami produttivi pi profittevoli, separandoli da
quelli in crisi.
Si dovrebbe invece parlare di mero conferimento nel caso in cui un intero sistema aziendale venga conferito
in una societ, o per incrementarne il capitale o per concorrere a costituirne il capitale. Il conferente non
riceve denaro come contropartita al conferimento ma azioni o quote della societ conferitaria. Il mero
conferimento riguarda di solito le piccole e medie imprese, alla ricerca dei vantaggi che possono loro fornire
le dimensioni aziendali pi grandi.
In entrambi i casi il soggetto economico che effettua una di queste operazioni intende continuare ad
interessarsi, direttamente o indirettamente, dellattivit economica che trasferisce o restare attivamente
interessato quando il conferimento con gli assicura la maggioranza dei voti.
Con lo scorporo si intende staccare da unimpresa un complesso aziendale funzionante per conferirlo ad
unaltra azienda con lintento di mantenere in vita limpresa conferente che deterr la partecipazione per il
conferimento attuato. Pu essere attuato a favore di ununica societ.
Scissione: i soci di una societ decidono di dividere le potenzialit economico-patrimoniali della loro societ in
pi societ. Lintero originario patrimonio suddiviso dando vita a nuove societ autonome, mentre la
precedente societ si estingue e le partecipazioni nelle nuove societ sono detenute dai vecchi soci della
societ che si scissa. La scissione entrata a far parte della normativa giuridica italiana nel 1991 con una
serie di disposizioni che la regolamentano. Attraverso la scissione avviene la suddivisione fra duo o pi soci di
un patrimonio sociale che dianzi era concentrato in ununica azienda societaria. La scissione pu avvenire:
Tramite un trasferimento dellintero patrimonio da una societ a pi societ (scissione totale) con
trasferimento del patrimonio sociale a pi societ:
preesistenti (scissione mediante incorporazione);
di nuova costituzione (scissione mediante costituzione di nuove societ o mera scissione).
Con il trasferimento di una sola parte del patrimonio sociale (scissione parziale) di una societ ad
una o pi societ preesistenti o di nuova costituzione.
Il Codice Civile individua la societ che si scinde con il termine societ trasferente e le societ che ne
ricevono il patrimonio con il termine societ beneficiarie. Listituto della scissione non pu essere attuato
dalle societ sottoposte a procedure concorsuali e in liquidazione se hanno gi iniziato la distribuzione
dellattivo.
La societ che effettua il trasferimento patrimoniale finisce con lestinguersi in quanto saranno i soci della
societ che effettua la scissione gli assegnatari delle azioni o delle quote delle societ che hanno ricevuto gli
apporti. La scissione sar sempre attuata a favore di due o pi societ e pu:
riprodurre in scala diversa nella nuova societ la vecchia compagine sociale;
creare nuove societ con compagini sociali diverse da quella originaria.

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Unimpresa nasce per perseguire, in maniera tendenziale e prospettica, adeguati livelli di surplus.
Affinch lazienda possa vivere indefinitamente, deve operare nel rispetto delleconomicit. Deve raggiungere
autonomamente lequilibrio economico (autosufficienza economica) operando in termini di efficienza.
Nelle imprese, lequilibrio economico sar raggiunto quando, tendenzialmente, verr conseguito un surplus
che sia in grado di remunerare in maniera congrua i fattori posti in posizione residuale e su cui grava il rischio
generico dimpresa.
Nelle aziende di erogazione si ha lequilibrio economico quando, tendenzialmente, i proventi coprono le
spese e permettono di raggiungere un soddisfacente livello di produzione aggregata.
Nelle aziende autoproduttrici lequilibrio economico garantito dal meccanismo mediante il quale i
destinatari della produzione provvedono alla copertura delle spese tramite sufficienti proventi.

Lequilibrio economico delle imprese (o autosufficienza economica)


Unimpresa economicamente equilibrata se, tramite i flussi dei ricavi, riesce a remunerare tutti i fattori produttivi
che ha vincolato a s con remunerazione contrattuale e tendenzialmente riesce anche a remunerare i fattori su cui
grava il rischio generico dimpresa. Per unimpresa non sufficiente ottenere un qualsiasi livello di surplus, ma occorre
che essa raggiunga un livello di surplus che le permetta almeno di remunerare adeguatamente i fattori posti in
posizione residuale. Lequilibrio economico una condizione prospettica e dinamica, quindi sar tendenzialmente
perseguito. Da qui la necessit da parte del sistema di impresa di avere una gestione programmata (uneconomia
programmata): lo sfasamento temporale tra il sostenimento dei costi ed il conseguimento dei ricavi obbliga lorgano
amministrativo a dotarsi di strumenti che lo possano agevolare nel compito di fronteggiare eventuali accadimenti
devianti rispetto al raggiungimento dellobiettivo prefissato. La programmazione un adeguato strumento tecnico per
apprezzare se unimpresa tendenzialmente in equilibrio economico. In tema di programmazione e di tendenza di
fondo, esiste un problema di attendibilit delle previsioni attuate che dipende dalle tecniche adottate per effettuarle,
nonch dalla sistematicit con cui esse vengono ripetute nel tempo.
Analisi prospettica: per il futuro. Motivazioni economiche che permettono di affermare che limpresa abbia
buone prospettive di andare bene nel futuro.
Analisi tendenziale:
Indica una tendenza da perseguire.
Studio delle diverse operativit da mettere in essere per raggiungere lobiettivo Programmazione.
Questanalisi detta anche scorrevole perch i programmi vanno aggiornati con le nuove informazioni che si
acquisiscono (analisi dinamica ed elastica).
Lanalisi dellautosufficienza economica non dice se il fine prefissato stato raggiunto, ma se lo si sta perseguendo.
A questo scopo, per limpresa necessario un efficace ed efficiente sistema informativo: il primo modo per poter
fronteggiare gli eventi negativi quello di averne conoscenza e di averla in maniera pi completa e celere possibile, in
modo da poter cambiare immediatamente il modo di porsi nei confronti di ogni mutamento del mercato.
Limpresa deve attuare una programmazione continua nel tempo ed elastica rispetto ai cambiamenti interni ed esterni.
Lequilibrio economico di impresa non deve essere immaginato come un punto precisato e sempre stabile nel
tempo: esso non statisticamente determinabile una volta per tutte ed in una data quantit di surplus. Lequilibrio
dellimpresa una condizione (un modo di essere dellimpresa) tendenziale e dinamica ed il suo indicatore del
perseguimento del fine. la condizione che garantisce allimpresa la sopravvivenza ed il motivo di stimolo verso lo
sviluppo e la crescita economico-dimensionale.
Affinch unimpresa possa definirsi in equilibrio economico non necessario che essa in ciascun esercizio
amministrativo ricompensi adeguatamente i fattori posti in posizione residuale, ma sufficiente che, alla luce di un
ragionamento programmato, esaminando le sue prospettive, si intraveda la realistica possibilit futura di continuare o
di iniziare a ricompensare adeguatamente i fattori posti in posizione residuale (visione prospettiva della gestione di
impresa). La gestione programmata e lapprezzamento dellequilibrio economico non definito su un esercizio
amministrativo, ma rispetto ad un arco di tempo, il cui limite dato dalla realisticit delle previsioni che si vanno a
formulare, cio dalla realisticit della tendenza di fondo che si studia oggi, per dare vita e sviluppo allimpresa in
futuro (budget: programma di un esercizio, dettagliato ed attendibile). Se limpresa ha la possibilit in futuro di
garantire ai fattori posti in posizione residuale la congrua remunerazione, si potr affermare che esistono oggi le
condizioni per poterla considerare unimpresa equilibrata. Se non gli pu essere attribuita questa possibilit, a nulla
vale il fatto che essa oggi riesca a remunerare i fattori residuali, giacch essa in futuro non potr pi garantire questa
remunerazione e pertanto essa deve considerarsi gi da oggi in disequilibrio economico. Non si pu affermare che
unimpresa non in equilibrio economico solo perch ha chiuso un esercizio in perdita, quando ragionevole
supporre che il futuro le riservi le condizioni di un surplus tale da poter remunerare i fattori residuali anche per le
perdite precedentemente subite.

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Il surplus deve essere tale da remunerare congruamente i fattori in posizione residuale per il loro utilizzo durante tutto
lintero arco di tempo programmato.
Lequilibrio economico dimpresa deve essere apprezzato:
a. Con riferimento ad un arco di tempo significativo, cio deve interessare un arco di tempo che si prolunghi sino
a quando il valutatore in grado di percepire una tendenza di fondo significativa;
b. Tramite una programmazione che abbia come obiettivo quello di pervenire ad un surplus che possa reputarsi
soddisfacente.
Ladeguatezza del surplus
Occorre distinguere tra:
Utile contabile: nasce dalla contrapposizione tra ricavi e costi di competenza di un certo lasso di tempo,
generalmente lesercizio amministrativo.
Surplus economicamente adeguato: utile contabile che deve appagare le attese dei fattori sottoposti al
rischio generico dimpresa con unadeguata remunerazione. I parametri di riferimento sono:
La quantit di fattore a rischio conferita nellimpresa: pi alta la quantit di fattore a rischio,
maggiore la remunerazione che ci si deve attendere in termini assoluti. La presenza dellinflazione
oltretutto, costringe limpresa a raggiungere un surplus maggiorato della percentuale di inflazione
sul suo capitale proprio;
Il grado di rischio: al crescere del rischio generico dimpresa deve crescere anche la remunerazione
riservata ai fattori residuali;
Le scelte alternative: il rischio generico dimpresa deve essere ponderato anche alla luce delle
possibili alternative a cui legare i fattori che si intende vincolare allimpresa con remunerazione
residuale. Questa scelta si diparte dal confronto con un investimento del capitale medesimo in una
iniziativa economica in assenza di rischio o in investimenti in settori produttivi alternativi.
Surplus, profitto e costo di sopravvivenza
Nelle imprese capitalistiche, cio in quelle che hanno come fattore posto in posizione residuale solo o
prevalentemente il capitale proprio, la congrua remunerazione composta da:
a. La ricompensa al capitale proprio in quanto fattore produttivo, come se fosse posto sul mercato. A questo
fine si prende a riferimento il tasso che viene corrisposto ad un investimento in assenza di rischio al netto
del tasso di inflazione;
b. La ricompensa al capitale proprio per il rischio imprenditoriale. Per la determinazione di questo tasso non
esistono dei metodi specifici, ma ci si basa su comparazioni che possano permettere giudizi quantitativi sul
grado di rischio nei vari settori economici.
c. La rendita della svalutazione monetaria dovuta al tasso di inflazione, per garantire al capitale una costante
capacit reale dacquisto nel tempo
Nel caso in cui limpresa riesca tendenzialmente ad ottenere un surplus maggiore di quello necessario a soddisfare in
pieno le tre esigenze descritte, la parte eccedente definibile come profitto. Il profitto ci che residua dal surplus
reddituale dopo che questo ha congruamente remunerato i fattori posti in posizione residuale.
Per costo di sopravvivenza intendiamo la quantit di ricavi appena sufficiente per garantire leconomica ed equilibrata
sopravvivenza del sistema aziendale, cio i ricavi necessari per remunerare a condizioni di mercato sia tutti i fattori
posti in posizione contrattuale, sia quelli posti in posizione residuale.
Unimpresa per essere economicamente equilibrata deve pervenire almeno a questo minimo risultato, altrimenti, pur
ottenendo un surplus come differenza tra i ricavi ed i costi, questo sar un reddito positivo solo dal punto di vista
contabile, mentre sotto il profilo della sostanza economica ci troveremo di fronte ad una perdita.
La situazione peggiore quello di una perdita contabile: in questo caso si svalutato addirittura il capitale proprio e
bisogner coprire anche i costi dei fattori a remunerazione contrattuale, che non sono stati coperti dai ricavi.
La parte del surplus reddituale che precede il profitto un costo per limpresa, in quanto tale parte dovr essere
pagata dallimpresa ai terzi portatori del capitale proprio, affinch essa possa continuare a sopravvivere avendo la
capacit di legare a s tutti i fattori produttivi di cui abbisogna. Il profitto indice di unimpresa tendenzialmente
avviata: quellimpresa cio che ha una capacit di reddito superiore al minimo indispensabile per remunerare
congruamente i fattori posti in posizione residuale. Il profitto, inoltre, rappresenta la capacit intrinseca dellimpresa
di autofinanziare il proprio sviluppo.
Il diagramma di redditivit
La dottrina economico-aziendale si serve, per effettuare unanalisi sulla redditivit dellimpresa, di un modello
rappresentabile in forma grafica, che il diagramma di redditivit. Obiettivo di questa analisi e del relativo diagramma
quello di rintracciare a quale volume di produzione venduta o a quali volumi di ricavi si ha il punto di pareggio o
punto morto: quel punto dove la curva dei ricavi totali uguaglia quella dei costi totali. Prima di tale punto, essendo i

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costi superiori ai ricavi, si avr larea delle perdite ed alla destra, essendo i ricavi superiori ai costi, si avr linizio
dellarea degli utili.
Costi totali
(CT = CF + CV)
Ricavi totali (RT)

Costi e
ricavi
totali

E
Utili

M = punto morto (RT = CT)

V (costi variabili)

Perdita = CT > RT
Utile = CT < RT

Perdite
F (costi fissi)

Q1

Volume delle vendite

Il diagramma presuppone relazioni lineari, il che costituisce una esemplificazione della realt, ma facilita un primo
approccio allanalisi delle tendenze. Lindividuazione del punto morto M possibile tramite la ricerca del volume di
produzione vendibile necessario per ottenerlo (Q).
costi fissi unitari
Q=
prezzo unitario di vendita costo variabile unitario
(margine di contribuzione unitario)
Lanalisi del punto morto, detta anche analisi del break even point, permette lindividuazione delle possibili
tendenze che avranno o potranno avere i risultati dellimpresa allorch variano alcune ipotesi di partenza. Si potr
ricercare:
a) Quale nuova quantit si dovr vendere per raggiungere un nuovo punto morto se si intende ridurre il prezzo
unitario di vendita;
b) Quale dovr essere il nuovo prezzo che ci permette di raggiungere il nuovo punto morto se si intende variare
la quantit venduta;
c) Quale nuova quantit dovr essere prodotta e venduta perch si raggiunga un nuovo punto morto, nel caso
in cui vi sia stata una variazione nella quantit dei costi fissi.
d) Quale nuovo prezzo di vendita deve essere attuato a seguito di una variazione nel volume dei costi fissi.
Gli utili rappresentati nellarea a destra del punto morto hanno mera natura contabile. Gli utili sufficienti a
remunerare in maniera congrua i fattori posti in posizione residuale si trovano alquanto a destra del punto morto, per
esempio alla quantit di prodotto Q1. Il segmento EQ1 rappresenta il costo di sopravvivenza dellimpresa.
Costo di sopravvivenza RT = CF + CV + remunerazione fattore subrischio
Tutti i ricavi che essa ha ottenuto vendendo la quantit Q 1 di prodotti, sono destinati alla copertura dei costi che essa
deve sostenere per i fattori produttivi, sia di quelli che ha legato a s in via contrattuale (costi fissi e costi variabili), sia
quelli che ha legato a s con remunerazione di tipo residuale che deve coprire con la congrua remunerazione.
Raggiungendo questo livello di surplus, limpresa non ha risorse per effettuare nuovi investimenti. Quindi se essa
decider di effettuarli, avr due alternative:
a) Si indebita:
Aumenta i costi fissi ammortamento degli investimenti e quantit di capitale;
Aumenta i costi variabili tassi di interesse passivi.
b) Aumenta il capitale proprio dovr aumentare la remunerazione del capitale proprio.
Qualsiasi livello a destra del costo di sopravvivenza generer, per la parte a questo eccedente, un mero profitto.
Questa eccedenza andr a costituire un autopotenziamento o autofinanziamento che, per legge, spetta ai proprietari.
Bisogna per valutare se sia pi opportuno che resti allimpresa.
Unimpresa in equilibrio economico quando ha un surplus adeguato per remunerare i fattori produttivi residuali e
finanzia anche gli investimenti futuri che si intendono effettuare: azienda che sopravvive nello sviluppo.

Lequilibrio economico nelle aziende di erogazione e nelle aziende autoproduttrici


Per lazienda di erogazione e per lazienda di consumo lequilibrio economico soltanto una mera condizione affinch
il fine (erogativo o di consumo) possa essere realizzato.
Le aziende di erogazione vengono considerate in equilibrio economico se tendenzialmente i proventi coprono le
spese, permettendo cos di raggiungere un soddisfacente livello di produzione erogata. Anchesse hanno un
andamento non del tutto uniforme nel tempo, in quanto potrebbero presentarsi delle variazioni o dal lato dei proventi
e/o dal lato delle spese. Anche questi sistemi aziendali potrebbero attraversare anni con un disavanzo e anni con un

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avanzo. Occorre esaminare, in caso di disavanzo, se questo riassorbibile attraverso i proventi futuri senza diminuire
la produzione erogativa. Se ci possibile, allora si pu affermare che lazienda di erogazione tendenzialmente in
equilibrio economico e persegue adeguatamente il suo fine erogativo. Gli avanzi di certi esercizi trovano adeguata
motivazione quando sono attuati in previsione di incrementare e/o migliorare la produzione erogativa. Lequilibrio
economico in queste aziende deve essere apprezzato in funzione della politica di spese attuata dal sistema aziendale,
come queste spese (istituzionali e strutturali) vengono programmate, gestendo opportunamente ed economicamente
nel tempo le risorse istituzionali di cui dotata. Unazienda di erogazione pu essere in equilibrio contabile, ma pu
non soddisfare le esigenze per cui mantenuta in vita, in quanto le spese strutturali assorbono gran parte dei
proventi, residuando non sufficienti risorse al momento pi propriamente erogativo.
Per quanto attiene alle aziende autoproduttrici, lesigenza di un equilibrio economico coincidente con lequilibrio
contabile pi immediatamente percepibile. Lequilibrio economico garantito aprioristicamente dal meccanismo di
copertura delle spese che regola e caratterizza la vita stessa delle aziende, in quanto la produzione destinata ai
soggetti che la mantengono in vita e questi sono impegnati comunque a coprire le spese di produzione. Questo
meccanismo non garantisce per che il sistema aziendale stia anche soddisfacendo il suo fine tecnico. I soggetti
retrostanti devono effettuare unanalisi di opportunit sui prezzi e/o sui benefici.

Lequilibrio economico nei gruppi e nelle imprese pubbliche


In un gruppo di imprese, la capacit di ciascuna di esse di gestire le risorse di cui abbisogna per poter realizzare il
proprio fine tecnico e lequilibrio economico, affievolita o assente a favore di unottimale posizione economica del
gruppo rispetto ad ogni singola impresa. Dal punto di vista della sostanza economica il gruppo deve essere studiato,
analizzato e gestito come unitario sistema di parti, dove ciascuna impresa non importa che faccia utili o perdite, ma
importa che svolga il suo ruolo rispetto al fine che il sistema si dato. Non importa che allinterno del gruppo siano
previste imprese che chiudono sistematicamente la loro gestione in perdita, poich allimpresa pu essere importante
mantenerle in vita per i suoi fini generali e per il raggiungimento del suo equilibrio economico.
Nei paesi ad economia mista spesso alcune imprese gestite dallo Stato operano in sistematica perdita. Lo Stato
lazienda capogruppo di tutte le imprese pubbliche; il soggetto economico di tutte queste imprese riconducibile al
settore pubblico. Le imprese pubbliche possono essere costituite dallo Stato perch:
devono produrre beni di importanza strategica la cui produzione non delegabile al settore privato;
necessario che vengano prodotti certi beni o servizi a prezzi politici;
occorre sviluppare ed incentivare leconomia in alcune zone del territorio nazionale;
lo Stato intende svolgere una certa attivit in regime di monopolio.
Le perdite vengono coperte dallo Stato il quale ha interesse a mantenerle in vita sostenendo il relativo onere. Pu
anche accadere che lo Stato mantenga in vita imprese economicamente private in sistematica perdita, erogando
contributi a fondo perduto o finanziamenti a tasso agevolato e concedendo agevolazioni di carattere fiscale o riduzioni
dei costi per alcuni servizi o per lacquisizione di alcuni beni. Queste imprese non pervengono allequilibrio economico
in maniera autonoma, ma in grazia di un intervento ad esse esterno che ne permette la sopravvivenza.

Lefficienza e lefficacia
Lefficienza la condizione che permette alle aziende di pervenire allequilibrio economico senza sprechi di risorse a
causa di erronee scelte gestionali e/o organizzative (perseguire e raggiungere lobiettivo con il minor sforzo possibile,
senza spreco di risorse). Lefficienza riguarda le relazioni tra risorse utilizzate in una certa attivit e i risultati ottenuti.
Uno degli strumenti per misurare lefficienza il rendimento fisico-tecnico o rendimento del fattore produttivo,
cio il rapporto tra la quantit di fattore impiegato ed il prodotto ottenuto. Il rendimento fisico-tecnico di un fattore o
di un processo produttivo tanto maggiore quanto pi alta la quantit di prodotto ottenuta con limpiego di una
data quantit di fattore o di processo, o quanto minore la quantit di fattore o di processo impiegata per ottenere
una data quantit di prodotto. I rendimenti fisico-tecnici sono rapporti che evidenziano valori non monetari e relativi,
in quanto interpretabili solamente per raffronto con altri rendimenti (ottenuti in passato o standard). anche
possibile unanalisi dellefficienza attraverso landamento del costo del prodotto nel tempo. Nellimpostare unanalisi
dellefficienza indispensabile mettere a confronto solo configurazioni di costo tra loro omogenee.
Lefficacia la capacit del sistema aziendale di pervenire agli obiettivi prefissati (perseguire e raggiungere lobiettivo);
misurabile e valutabile dal rapporto tra i risultati attesi ed i risultati ottenuti.

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Il sistema di impresa organicamente inserito nel mercato e con questo ha un continuo processo di scambi: da un
lato, acquisisce fattori produttivi pagando (o impegnandosi a pagare) una certa quantit di moneta (prezzo pagato),
dallaltro colloca il risultato della sua produzione riscuotendo (o accettando di riscuotere ad una certa scadenza
prestabilita) una certa quantit di moneta (prezzo conseguito).
Il costo monetario di un singolo fattore produttivo sar dato da: C = p x. x rappresenta la quantit di fattore
acquistata e p il prezzo unitario per ciascuna unit di fattore acquistata.
Il ricavo monetario si potr descrivere con: R = p y. y rappresenta la quantit di prodotto ceduta e p il prezzo unitario
di ciascuna unit di prodotto ceduta.
Il costo di produzione rappresenta quelle configurazioni di costo che le imprese attuano avendo a riferimento una
individuata produzione e volendo cogliere o evidenziare particolari obiettivi. Limpresa attua una complessa attivit
produttiva che opportunamente organizzata in centri produttivi. Ogni centro produttivo, a sua volta, pu essere
suddiviso in tanti sottocentri. Un centro o un sottocentro pu essere identificato come un luogo a cui poter riferire
uno o pi costi del ciclo produttivo.

Costi speciali (o diretti) e costi comuni


Una distinzione dei costi aziendali quella che evidenzia la relazione funzionale tra i costi dei fattori produttivi o gli
oggetti di costo a cui debbono essere riferiti. possibile individuare i costi in:
costi speciali o diretti: tutti quelli che vengono sostenuti solo per una specifica produzione di un certo
prodotto;
costi comuni: per poter essere imputati a ciascuna delle produzioni che usufruiscono dellutilit del fattore a
cui il costo si riferisce, devono essere ripartiti secondo dei convenzionali parametri di riferimento o basi di
imputazione. I costi comuni possono essere tali:
nello spazio: tutti i costi imputabili contemporaneamente a due o pi produzioni o che vengono
sostenuti nellinteresse generale del sistema aziendale o di un suo sottosistema (costi generali).;
nel tempo: si riferiscono ai costi pluriennali. Questi ultimi, pur se sostenuti in un certo esercizio,
ripercuotono la loro utilit in pi esercizi futuri e, quindi, devono essere temporalmente ripartiti
tramite quote di ammortamento e secondo un prestudiato piano negli anni in cui parteciperanno al
processo produttivo.
Se un bene pluriennale a sua volta un fattore produttivo comune a pi produzioni, la sua quota di
ammortamento sar un costo comune nello spazio.
Si dice che i costi comuni di un certo sistema aziendale vengono ripartiti su base unica se vengono imputati
a ciascuna produzione ricorrendo ad una sola base di imputazione; si dir che sono ripartiti su basi multiple
se essi vengono raggruppati tra loro e poi ripartiti tra le produzioni secondo differenti basi di imputazione.
Per poter configurare un costo di prodotto, occorre imputare tutti i costi diretti e parte dei costi comuni.

Il costo di produzione e la sua natura astratta


Limpresa instaura nello spazio e nel tempo relazioni continue e sistematiche per cui ogni sua singola unit di prodotto
non pu essere enucleata dal tutto ed esaminata in modo oggettivo.
Se limpresa produce un solo prodotto, esistono comunque relazioni temporali tra lacquisizione dei fattori produttivi
che non possibile separare in maniera oggettiva per poterne derivare un risultato incontrovertibile. Non esiste un
unico metodo che permetta di imputare a ciascun ciclo produttivo unoggettiva quantit di costi comuni nel tempo
tutti con la caratteristica della fecondit ripetuta.
Nel caso in cui nella stessa impresa vengano coordinate produzioni differenziate, ogni singola produzione dovr
trovare adeguata soluzione non solo per le imputazioni ai singoli cicli produttivi dei costi comuni nel tempo, ma anche
per il fenomeno dei costi comuni a pi o a tutte le produzioni attuate. Infatti da ununica produzione si possono
ottenere due o pi prodotti. La congiunzione dei costi produttivi non ha la possibilit di essere ripartita fra i vari
prodotti ottenuti in maniera oggettiva, ma solo attraverso dei parametri di riferimento.
I costi che andranno a costituire il costo di prodotto non sono tutti direttamente imputabili al prodotto stesso, ma
alcuni debbono essere ripartiti, e quindi imputati, secondo criteri ragionevoli ma non oggettivi.
La realt aziendale permette una pluralit di possibili configurazioni, tutte utili rispetto a particolari ed individuati
scopi, comunque tutte astratte.

I costi della struttura ed i costi di utilizzo della struttura


Unaltra possibile distinzione dei costi dimpresa quella tra costi della struttura produttiva e costi per lo sfruttamento
della struttura produttiva. Ogni impresa ha una sua dimensione produttiva. La capacit produttiva di unimpresa il
quantum prodotto in un certo periodo di tempo. Questa distinzione trova la sua motivazione nei tempo necessari a
ciascun sistema aziendale per poter essere in grado di attivare il proprio ciclo produttivo:

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la predisposizione e lorganizzazione della capacit produttiva (costi fissi): la capacit produttiva funzione
sia delle possibilit di utilizzo tecnico dei fattori, sia della convenienza e della possibilit di collocare la
produzione nei mercati. lesigenza che ogni impresa ha di un certo apparato tecnico strumentale
adeguatamente dimensionato ai propri programmi produttivi. Tale apparato non pu essere ampliato in un
breve periodo di tempo e i costi relativi di tale apparato saranno sostenuti dallimpresa, sia che essa non
produca, sia che produca al massimo della sua capacit produttiva. Sono sostenuti per dare allimpresa la
dimensione produttiva desiderata. Quindi questi costi, entro la programmata capacit produttiva
dellimpresa, non mutano. Determinano il rischio generico dellimpresa. Sono costi fissi, che non variano al
variare della produzione: y = q. Anche questi costi, per, una volta che i rispettivi fattori produttivi sono
totalmente utilizzati, devono, in caso di ulteriore aumento della produzione, essere a loro volta incrementati.
Ogni incremento di questi fattori produttivi comporta un nuovo potenziale livello della capacit produttiva.
Rappresentano i costi sostenuti dallimpresa per darsi una dimensione produttiva. Essi debbono essere
sostenuti per permettere lavvio della produzione, per cui si dice che sono sostenuti anche a produzione zero.
Sono indipendenti dalla produzione attuata e/o programmata e sono presenti in tutte le imprese. Essi sono
fissi entro ampi intervalli di produzione. Il rischio generico dimpresa cresce se aumentano i costi di struttura.
Una volta che i costi della struttura produttiva sono sostenuti, il loro peso resta invariato al variare della
produzione ed essi comunque attendono di essere recuperati attraverso i ricavi provenienti dalla vendita
dalla produzione stessa. I costi della struttura saranno meglio sfruttati quando la produzione cresce e trovano
sempre meno possibilit di essere coperti al diminuire della produzione (graficamente: andamento a scalini).
y
CfT
y2
y1

Qmax1

Qmax2

x Qpv

lutilizzo della capacit produttiva predisposta: i costi relativi allutilizzo della capacit produttiva sono
sostenuti solo e nella misura in cui la produzione venga attuata. Sono sostenuti solo allinizio della produzione
e variano in funzione degli incrementi della produzione stessa. Ladattamento dei costi variabili pu
considerarsi automatico nel caso in cui la produzione diminuisca. In caso di crescita, il loro adattamento
possibile entro i limiti della capacit produttiva della struttura. Possono variare in misura:
proporzionale: y = h q;
2
pi che proporzionale: y = h q ;
meno che proporzionale: y = h q ;
dove y esprime il costo complessivo del fattore, h il coefficiente di proporzionalit (sempre > 0) e q la quantit
di produzione esaminata.
Costi proporzionali
Costi pi che proporzionali
Costi meno che proporzionali

Cvt

Qpv

Tutti i costi delle imprese sono sostanzialmente variabili con andamenti diversi, in rapporto a variazioni progressive
delle quantit di produzione.

I costi totali e i costi medi


possibile definire il costo totale o complessivo come linsieme di tutti quei costi che, direttamente o indirettamente,
sono imputabili ad una individuata produzione.
Costi totali Ct = costi fissi Cf + costi variabili Cv
Ct

Ct
= costo differenziale o
suppletivo, determinato dalla
variazione dei costi variabili.
= v2 v1

Cv

possibile definire costo medio di un certo livello di produzione,Cfil costo totale per essa sostenuto diviso le quantit
prodotte.
Ct v1
Cfv2
Cv
Cm =
=
+ Qpv

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q
q
q
Con laumentare della produzione:
I costi medi totali decrescono per il miglior sfruttamento delle strutture, fino ad un nuovo cambiamento
strutturale, dove hanno un aumento per poi iniziare a decrescere;
I costi medi fissi decrescono sino ad un incremento strutturale, dove hanno un aumento per poi iniziare a
decrescere;
I costi medi variabili restano costanti per tutti i livelli produttivi.

Principali configurazioni di costo


possibile configurare i costi in funzione del fine per cui la configurazione stessa attuata. Ogni configurazione
scelta ed attuata per le possibilit informative che pu arrecare ai manager o in fase di scelte direzionali o in fase di
controllo.
Configurazione di costo rispetto allorigine di riferimento. Alle parti del sistema aziendale sono imputabili
particolari costi per limpiego di fattori produttivi. Ogni sistema aziendale pu scomporsi in tre sottosistemi,
settore produttivo, amministrativo e commerciale, e ad ognuno possibile attribuire una configurazione di
costo; si avranno quindi costi di produzione, amministrativi e commerciali.
Configurazioni di costo rispetto al tempo. I costi configurati rispetto ad un oggetto potranno, avendo
riferimento al tempo, essere cos individuati:
Costi preventivi: costi configurati prima dellinizio dellattivit settoriale a cui si riferiscono ed hanno
la funzione di analizzare quali e quanti costi si preventiva di dover sostenere;
Costi consuntivi: costi determinati al termine di una certa attivit al fine di poter conoscere quanti e
quali fattori sono stati in essa utilizzati.
Configurazioni di costo rispetto alla natura dei fenomeni aziendali. Ciascun fenomeno aziendale pu essere
esaminato come:
Fatto reale: si parler di costi convenzionalmente effettivi, cio costi che si manifestano nella realt
di unindividuata e vissuta congiuntura aziendale, anche se nella composizione del costo effettivo
partecipano imputazioni dovute ad astrazioni per cui leffettivit del costo risulta essere
convenzionale.
Fatto ipoteticamente possibile:
costi standard, determinati ex ante in relazione a certi programmi di produzione
predisposti per limpresa operante in date dimensioni e strutture e con data organizzazione.
Il costo standard non deve essere inteso come un costo ottimo in maniera assoluta e sar
confrontato ex post con il costo effettivo per analizzare le scelte antecedentemente fatte;
costi alternativi, costruiti sullipotesi di uno o pi cangiamenti rispetto alla realt che
lazienda vive. Sono ex ante e costituiscono dei costi modello per poter effettuare
eventuali scelte aziendali.
Costi differenziali e costi suppletivi. Il costo differenziale il costo aggiuntivo che si deve sostenere per poter
incrementare di una certa quantit la produzione. definibile come costo differenziale la differenza tra un
costo effettivo di produzione ed un costo alternativo, oppure tra due costi di produzione alternativi. Quando i
costi messi a confronto si differenziano solo per la quantit prodotta e venduta, il costo differenziale viene
individuato come costo suppletivo. Costi differenziali e suppletivi possono essere determinati secondo due
procedimenti:
Come differenza tra i costi globali di produzione, nellipotesi alternativa di gestione, e o costi globali
della produzione definita di base;
Come somma algebrica delle variazioni positive e negative di costo che si manifestano nel passaggio
tra lipotesi di base e quella alternativa.
Si avr convenienza sino a quando il ricavo differenziale sar superiore al costo differenziale. Questa
configurazione di costo viene applicata rispetto ad una data capacit produttiva e rispetto alla possibilit di
effettuare lincremento produttivo nel breve periodo. A comporre il costo differenziale saranno solo costi
variabili, perch si assume che i costi fissi della struttura non variano. Se il costo differenziale contenesse
anche una variazione riferibile ai costi fissi della potenza produttiva, esso non si riferirebbe ad una data
potenzialit produttiva esistente bens ad una nuova; quindi la scelta pi conveniente riguarderebbe la
dimensione produttiva e non la convenienza o meno ad incrementare la produzione. Lanalisi differenziale
alla base della politica dei prezzi multipli, accompagnata o meno da un incremento della produzione.
Lincremento di produzione, da destinarsi al mercato ad un prezzo differenziato rispetto a quello con cui
continuer ad essere collocata la precedente quantit di produzione, la risposta aziendale ad unesigenza di
mercato che disposto a recepire quantit aggiuntive di produzione. Nel caso che la differenziazione dei

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prezzi venga attuata sulla quantit di produzione usuale, si ricerca la convenienza o meno al possibile
collocamento del prodotto o del servizio senza compromettere la normale attivit produttiva.
Configurazioni successive del costo di prodotto. Si possono avanzare configurazioni di costo successive per
pervenire alla configurazione finale (costo totale o complessivo o full cost) o ad una configurazione
intermedia (configurazioni parziali di costo del prodotto). Si potr ottenere il:
Costo primo: dato da tutti i costi relativi agli acquisti di materia prima e sussidiaria, nonch dai costi
accessori ad esse direttamente imputabili, dalla manodopera diretta e dai servizi diretti.
Costo industriale: formato dal costo primo al quale andranno aggiunte le quote di costi comuni
relative alla lavorazione ed alla fabbrica.
Costo complessivo: formato dal costo industriale al quale saranno aggiunti spese di amministrazione,
vendita ed oneri finanziari e costi di vendita-distribuzione.
Costo economico-tecnico: ottenuto aggiungendo al costo complessivo gli oneri detraibili dal ricavo di
vendita, gli oneri tributari, gli interessi sul capitale proprio ed altre eventuali remunerazioni.
Gli elementi di costo sono lapprezzamento economico delle utilit che i fattori produttivi hanno ceduto
alloggetto nella fase di produzione presa in considerazione. I fattori produttivi possono cedere le loro utilit
rispetto ad un solo oggetto di costo, oppure a due o pi oggetti.
Il costo primo pu essere confrontato con il prezzo di vendita e la loro differenza d il margine lordo di
contribuzione alla copertura dei costi comuni. Confrontando il prezzo di vendita con il costo complessivo,
avremo la quota di utile o perdita tramite la quale quel prodotto contribuisce al risultato economico del
sistema di impresa.

La tecnica del Direct Costing


La tecnica del Direct Costing una tecnica di programmazione che permette di ricercare quel mix produttivo che
meglio sfrutti i costi di struttura.
Il costo totale di una produzione pu essere scritto: Costo totale Ct = costi diretti Cd + costi comuni Cc, dove i costi
diretti possono essere dati sia da costi variabili che da costi fissi direttamente imputabili alla produzione, mentre i
costi comuni coincidono con i costi fissi della struttura di impresa imputabili alla produzione secondo una o pi basi di
ripartizione. Quindi: Ct = Cdv + Cdf + Cc, dove Cdv sono i costi diretti variabili e Cdf i costi diretti fissi.
Impresa monoprodotto
Nel caso di unimpresa che produca un solo prodotto, tutti i costi saranno direttamente imputabili alla singola
produzione, anche se i costi pluriennali dovranno essere imputati a ciascun esercizio e poi a ciascun ciclo produttivo
dellunico prodotto, tramite quote di ammortamento. In queste imprese la programmazione della produzione sar
ricercata avendo in maggiore considerazione le possibilit esterne di mercato che non quelle interne. Sar perseguita
la politica di maggiore collocazione possibile del prodotto sul mercato per meglio sfruttare la capacit produttiva dei
costi fissi di struttura. Una volta che sono stati sostenuti i costi di struttura, questi devono essere interamente
addossati al costo totale dellunica produzione.
Impresa che produce pi prodotti
In queste imprese, sar necessario ricercare un mix produttivo tra i vari prodotti, per il miglior sfruttamento dei costi
fissi di produzione. In questo caso, i costi di struttura non saranno pi costi diretti, ma diverranno comuni.
Materializzandosi la necessaria potenza produttiva in una data struttura ed essendo questa immodificabile, lunica
possibilit che rimane ai manager sar quella di programmare un mix produttivo che possa permettere ricavi totali
adeguati. I manager potranno solo agire sui livelli produttivi dei vari prodotti, non potendo agire sulla struttura. I
manager, per ricercare la combinazione di prodotti che oggettivamente (cio alla luce di vincoli interni ed esterni)
permetta il miglior sfruttamento della struttura, dovranno confrontare il prezzo di mercato di ciascun prodotto con i
relativi costi variabili. Da ciascuna di queste differenze scaturir il margine di contribuzione alla copertura dei costi fissi
di struttura, relativo a ciascun prodotto. Il margine di contribuzione permette di conoscere in che misura il prezzo di
ciascun prodotto, una volta che siano stati coperti i relativi costi diretti, in grado di partecipare alla copertura dei
costi comuni alla struttura produttiva.
Margine di contribuzione = prezzo costi variabili
Una volta individuati i singoli margini di contribuzione, si deve ricercare quella combinazione produttiva che consenta
un volume di produzione tale da rendere massimo il complessivo margine di contribuzione, vincolato alla realt
interna ed esterna dellimpresa.
mca xa + mcb xb + mcc xc + + mcn xn MAX

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CAPITALE GESTIONE REDDITO


Capitale, gestione e reddito formano ununit logica, un processo logico: per perimetrare un elemento sotto il profilo
economico necessario che esistano anche gli altri due. A nulla vale disporre di un certo capitale se questo non pu
poi essere gestito per ottenere un certo risultato. Come impensabile poter gestire, se non si ha la disponibilit di
mezzi per farlo e a nulla vale porsi degli obiettivi economici se non si hanno i mezzi e le capacit per raggiungerli.
Capitale: insieme di beni a disposizione, di propriet di diritto o di fatto, di un certo soggetto economico.
Sono a disposizione di quel soggetto affinch vengano gestiti per raggiungere opportuni livelli di surplus. Il
capitale linsieme dei beni utilizzati attraverso le operazioni gestionali per trasformare linsieme in un
sistema.
Gestione: insieme di operazioni attuate su e con un capitale per ottenere adeguati livelli di surplus.
Reddito: termine neutro perch pu rappresentare un plus o un minus. il risultato a cui pervenire.
definibile come lincremento o il decremento che subisce un capitale in un certo lasso di tempo a causa delle
operazioni di gestione. Il reddito ha la stessa natura del capitale perch una sua variazione che provoca una
conseguente variazione del capitale. Se positivo, linsieme dei beni che si creano e si aggiungono al
capitale iniziale che servito per produrre tale incremento.

Capitale iniziale (Ci)

Gestione

Capitale finale (Cf)

Il capitale iniziale
Allo scopo di poter acquisire i mezzi necessari lazienda-impresa deve essere dotata di un certo capitale. Questa
dotazione iniziale pu avvenire con due diverse modalit:
a) Con il conferimento del capitale tutto in moneta. In questo caso il capitale iniziale, sia dal punto di vista
qualitativo che da quello quantitativo, dato ed interamente rappresentato dalla quantit di moneta
conferita; per cui si avr luguaglianza:
somma monetaria conferita = capitale iniziale dellimpresa
b) Con il conferimento del capitale in parte in moneta ed in parte in beni utili diversi dalla moneta, ai quali viene
attribuito un valore monetario. In questo caso il capitale iniziale, da un punto di vista qualitativo sar
individuato secondo la diversa natura dei beni conferiti e dal punto di vista quantitativo sar dato dalla
somma tra la quantit di moneta conferita ed il valore monetario attribuito a ciascun bene che non sia la
moneta stessa. Somma monetaria conferita + valore attribuito ai beni conferiti = capitale iniziale dellimpresa.

Analisi del capitale


Qualitativa: insieme di beni eterogenei. Consiste nellanalizzare i beni e classificarli a seconda della loro
natura.
Quantitativa monetaria: trasformazione dei beni da eterogenei ad omogenei (valutazione monetaria).
Questo consente di poterli sommare o sottrarre tra loro. Il valore dipende dal motivo per cui la valutazione
viene fatta. Anche il principio con il quale viene fatta la valutazione deve essere omogeneo rispetto tutti i
beni.

Il capitale dimpresa nella sua nozione logica


Ciascuna impresa dotata di un insieme di beni tramite i quali essa tenta di pervenire al fine assegnatole. Per poter
definire un insieme di beni come capitale, necessario che i beni siano opportunamente organizzati e gestiti per
perseguire lobiettivo di incrementarne il valore nel tempo.
Statisticamente il capitale un insieme di beni economico organizzabile di cui limpresa si servir per poter pervenire
al suo fine tecnico, tramite il quale garantisce la soddisfazione dei bisogni e la propria sopravvivenza.
Dinamicamente, il capitale un sistema di beni che deve essere opportunamente gestito affinch il suo valore
economico complessivo non si depauperi, ma si incrementi e dia frutto adeguato a ricompensare le ragionate attese
del proprietario.
Possiamo definire capitale dimpresa linsieme dei beni organizzati che pu essere gestito al fine di un suo incremento
quali-quantitativo.
Ogni valutazione del capitale unoperazione finalizzata, cio unoperazione che tende a soddisfare certe esigenze
conoscitive. Il valore del capitale come fondo omogeneo differentemente valutabile secondo il fine per cui la
valutazione stessa operata. I singoli beni aziendali possono essere oggetto di diverse quantificazioni valutative:
Valore economico: si valuta il capitale proprio di unazienda come complesso economico, in caso di
cessione dellazienda stessa o come fonte di presumibile redditivit;

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Valore di liquidazione o di stralcio: nellipotesi che lazienda cessando di funzionare venga messa in
liquidazione e si provveda a realizzare i crediti e ad estinguere i debiti. In questo caso non si presuppone
la continuit di vita dellazienda e la valutazione andr fatta sulla base del presunto valore di realizzo;
Valore di funzionamento o di gestione: il capitale dimpresa valutato in maniera strumentale e
congiuntamente alla determinazione del reddito attribuibile ad un certo esercizio amministrativo.
Costituendo il reddito una quantit astratta, esso pu variamente essere configurato: anche il capitale di
funzionamento non ha una grandezza unica. La valutazione di questo capitale va fatta secondo il
principio del going concern, cio presupponendo la continuit della vita dellimpresa.

Il capitale di funzionamento: aspetto qualitativo e quantitativo-monetario


Linsieme di beni a disposizione dellimpresa in un certo momento costituisce il suo capitale. Questo capitale pu
essere suddiviso in due sottoinsiemi: il capitale proprio ed il capitale di credito o di terzi.
Beni aziendali = capitale proprio + capitale di credito
Beni aziendali = (capitale sociale + riserve + utili perdite) + debiti

Sotto laspetto qualitativo:


Situazione patrimoniale
ATTIVITA

PASSIVITA

Capitale lordo: beni di propriet e crediti che


lazienda vanta verso altri.

Capitale di terzi o capitale di debito


Fonti di finanziamento

Investimenti : capitale che ha avuto una


destinazione economica.

NETTO
Capitale proprio:
capitale di conferimento capitale autoprodotto
iniziale o successivo. utili rimasti nellimpresa.
Fonte esterna (soci)
Fonte interna

ATTIVITA = PASSIVITA + NETTO (A = P + N)


NETTO = ATTIVITA PASSIVITA (N = A - P)
CAPITALE LORDO = CAPITALE DI DEBITO + CAPITALE PROPRIO (Cl = Cd + Cp)
INVESTIMENTI = FONTI PROPRIE + FONTI DI TERZI

Attivit: beni di propriet dellazienda + crediti.


Attivit finanziarie: moneta o titoli rappresentativi di moneta
Certe: nel valore nominale e scadenza (es. banca, cassa)
Assimilate (crediti): valore nominale e scadenza predeterminata. Possono essere di tipo:
Commerciali: vendere beni o servizi e concedere credito (riscossione a respiro)
Non commerciali: finanziamenti
Presunte: incerti nellimporto e/o nella scadenza (es. crediti con cambio di valuta, ratei passivi)
Titoli a breve: anche scelta economica, ma tempi brevi da liquido a liquido
A reddito fisso (titoli a basso rischio)
A reddito variabile (es. azioni)
Attivit economiche: direttamente o indirettamente sono protese a determinare il reddito desercizio.
Immobilizzazioni: investimenti economici che danno utilit in pi esercizi (costi pluriennali)
Materiali: recupero negli esercizi in cui daranno la propria utilit (realizzo pluriennale e
indiretto);
Immateriali: a realizzo indiretto;
Meri oneri pluriennali: sono tra le immobilizzazioni per convenzione. Rappresentano costi che
non possono essere trasferiti, ma che devono essere ripartiti in un ragionevole arco di tempo;
Finanziarie: a reddito fisso o a reddito variabile. Investimenti con recupero in pi anni o che non
si ha intenzione di vendere.
Avviamento: rappresenta la somma pagata per comprare unaltra azienda.
Rimanenze attive:
Di magazzino:

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Imprese mercantili: merci;


Imprese industriali: materie prime, sussidiarie, semilavorati, prodotti finiti.
Sono costi sostenuti nellesercizio che non hanno trovato il corrispettivo ricavo (costi sospesi).
Contabili: costi tipicamente desercizio (es. risconto attivo)
Passivit: debiti + rettifiche di attivit.
A breve debiti di funzionamento (scadenza entro un anno)
Commerciali: dilazioni di pagamento ricevute dai fornitori, rimborsabili entro lanno.
Possono anche essere pseudofinanziamenti concessi dai fornitori di beni strumentali pluriennali e sono
veri e propri finanziamenti.
Verso dipendenti: parte di TFR scadente entro lanno.
Fiscali (erariali).
Banche: per scoperti di conto.
Diversi.
Di mero finanziamento (scadenza oltre un anno): limpresa fa fronte ad esigenze finanziarie rivolgendosi al
mercato finanziario. Si impegna a restituire a certe scadenze il finanziamento ricevuto, pagando linteresse.
Possono essere a lungo termine (pi di 3 anni), a medio termine (2 3 anni) o a breve termine (entro 1 anno).
Sorgono dallesigenza di liquidit da parte dellimpresa.
TFR: parte di TFR a scadenza indeterminata.
Rettifiche di valori dellattivo
Crediti: vanno valutati al presunto valore di realizzo.
Fondo svalutazione crediti: il credito va lasciato nellattivit per il suo importo e va corretto dal
fondo svalutazione presente nelle passivit (valore numerario presunto)
Fondo rischi e spese future:
Rischio che il credito non venga riscosso parzialmente o totalmente;
Eventuali spese future come spese legali o di manutenzione.
Fondi ammortamento:
Ammortamento in conto: gli impianti risultano in contabilit al valore ancora da ammortizzare;
Ammortamento fuori conto: ammortamento scritto nel fondo ammortamento.
Capitale netto: capitale sociale + riserve + utile perdita.
Il capitale netto dato dalla differenza tra la massa delle attivit e la massa delle passivit ed formato dal capitale
sociale pi le riserve, pi gli utili contabilmente conseguiti e non ripartiti, meno le eventuali perdite non coperte.
Capitale sociale (capitale nominale): conferito dai soci (fonte esterna di finanziamento). Gli aumenti o le
diminuzioni possono provenire da:
Fatti di gestione:
Incremento utile
Decremento perdita
Fatti esterni:
Incremento nuovi conferimenti (vecchi o nuovi soci)
Decremento rimborso del capitale
Parti ideali del capitale
Utile: figura temporanea: presente solo da quando viene generato a quanto viene:
Distribuito ai soci (- capitale proprio)
Trattenuto (anche in parte) nellimpresa (creazione o incremento di riserve)
Per la parte non distribuita, incrementa il patrimonio netto disponibile dellimpresa.
Perdita: nella misura in cui non altrimenti coperta, decrementa il patrimonio netto disponibile
dellimpresa.
Riserve: hanno la funzione giuridica di garanzia dei terzi per eventuali perdite gestionali (cuscinetti che
ammortizzano le perdite). Sono utili contabilmente conseguiti e non distribuiti, quindi valori
incrementativi del patrimonio netto investito nellimpresa. Il trattenimento degli utili costituisce
lautofinanziamento e rappresenta la capacit dellimpresa di finanziare autonomamente i propri
investimenti.
Legale: art. 2430 del C.C. che prevede che dagli utili netti annuali deve essere dedotta una
somma corrispondente almeno alla ventesima parte di essi per costituire un fondo di riserva,
fino a che questo non abbia raggiunto il quinto del capitale sociale.

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Statutaria: prevista dallo statuto della societ (funzione economica: incrementare il capitale a
disposizione dellazienda).
Volontaria: lassemblea decide di destinare parte dellutile allincremento del patrimonio netto.
Altre: sono riserve di capitale, cio hanno origine dal capitale e non dallutile.
Rivalutazioni monetarie o saldi attivi di rivalutazione monetaria (dei cespiti).
La legislazione civile concede la rivalutazione una tantum a causa dellinflazione. Delle tabelle di
legge permettono effettuare la rivalutazione dei beni senza pagare o pagando parzialmente
l'imposta. La conseguenza sar lincremento del netto, con la costituzione di una riserva
straordinaria da rivalutazione.
Riserva da sovrapprezzo: parte in pi rispetto al capitale nominale che un nuovo socio deve
conferire per entrare nella societ per allineare il suo conferimento complessivo a quello che il
valore economico del capitale dimpresa, cio il capitale di unimpresa avviata.
Avanzo utili: somma che avanza dopo la distribuzione dellutile per effetto di arrotondamenti sui
dividendi.
Interventi esterni a favore dellimpresa: alcune imprese possono ricevere di contributi da parte dello
Stato o di un altro ente territoriale a titolo di agevolazioni. Detti contributi andranno a formare una voce
di capitale proprio a disposizione dellimpresa.

Sotto laspetto quantitativo, occorre dare un valore monetario a quei beni che compongono il capitale e che non
sono immediatamente espressi da valori monetari certi. Lattribuzione del valore monetario ad un bene aziendale,
non cosa facile ed univoca.
Il capitale di funzionamento, detto anche capitale di bilancio, pu essere quantitativamente cos configurato:
Le liquidit devono essere distinte in:
Mere liquidit: date dalle disponibilit monetarie che limpresa trattiene presso di s in cassa o che
ha depositato in banca;
Liquidit immediate: date da quelle forme di investimento che limpresa pu immediatamente
trasformare in moneta, beni facilmente ed immediatamente realizzabili in quanto pienamente
disponibili di diritto e di fatto per limpresa. Queste liquidit vanno valutate al loro presunto valore
di realizzo netto, cio al netto di tutti i costi che devono sostenersi per averle in forma monetaria e
al netto delle possibili diminuzioni di valore che possono subire;
Liquidit differite: date da tutti gli investimenti aziendali in crediti commerciali, esigibili nellarco di
un anno.
Le disponibilit, date da tutti quegli investimenti in beni materiali che sono trasformabili in moneta nellarco
di un periodo amministrativo.
Le immobilizzazioni, date dai beni che costituiscono investimenti durevoli dellimpresa. Sono divise in:
Immobilizzazioni materiali o tecniche: beni strumentali di cui limpresa non pu fare a meno;
Immobilizzazioni immateriali: beni che limpresa ha acquistato (o che si autoprodotta), che sono
indispensabili al fine tecnico, ma che eventualmente possono trovare una loro possibile autonoma
cessione a terzi;
Meri costi da ripartire in pi esercizi: solo in maniera astratta possono considerarsi dei beni aziendali.
Non possibile cederli a terzi in maniera autonoma, ma costituiscono dei costi che limpresa ha
sostenuto e che reputa prudente non imputare tutti fra i costi dellesercizio in cui sono stati
sostenuti, ma preferisce ripartire in pi esercizi.
Immobilizzazioni finanziarie: investimenti effettuati per acquisire in maniera durevole partecipazioni
in altre imprese e crediti esigibili oltre lanno.
Il totale degli investimenti, dato dalla somma dei valori precedenti. Rappresenta il valore complessivo che
limpresa ha investito in beni materiali ed immateriali per poter pervenire al suo fine tecnico e al suo fine
economico e coincide con le attivit e con il capitale lordo. Possiamo distinguere questo valore in:
Capitale circolante: liquidit e disponibilit;
Capitale fisso: immobilizzazioni.
Le esigibilit, date da tutti i debiti che hanno scadenza nel periodo amministrativo. Si distingue tra esigibilit:
Immediate: debiti con scadenza entro il mese;
Differite: debiti scadenti oltre il mese, ma entro lanno.
Le redimibilit, date dai debiti scadenti oltre lanno (debiti a medio-lungo termine).
Il netto, dato dal capitale proprio conferito nellimpresa, come capitale sociale o come parte ideale di questo.
Il totale dei finanziamenti che coincide con il totale degli investimenti, e ci dice come questi ultimi sono stati
coperti con capitale proprio (netto) o con capitale di credito (debiti).

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Si pu effettuare unanalisi sulla composizione patrimoniale dellimpresa tramite i rapporti di composizione, i quali
hanno validit qualora siano ripetuti in momenti successivi. I rapporti di composizione sono:
Status della tesoreria: dato dalla differenza tra liquidit ed esigibilit. Evidenzia le immediate disponibilit
liquide che limpresa possiede;
Margine di struttura: dato dalla differenza tra il netto e le immobilizzazioni. Evidenzia quanto del capitale
proprio stato investito in beni che possono tornare liquidi entri lesercizio;
Capitale permanente: dato dalla somma tra il netto e le redimibilit. Evidenzia quale sia lentit dei
finanziamenti a lungo termine;
Capitale circolante lordo: dato dalla somma delle liquidit e delle disponibilit. Evidenzia gli investimenti
liquidabili nel breve periodo;
Capitale circolante netto: dato dalla sottrazione delle esigibilit dal capitale circolante lordo. Esprime lentit
dei mezzi destinabili nel breve andare a nuovo investimenti.
Principio della prudenza amministrativa
A ciascuno degli elementi dellattivo del capitale di funzionamento deve essere attribuito un valore che non superi mai
il suo presunto valore di realizzo netto.
Crediti: valutati al presunto valore di realizzo diretto
Ad hoc: credito per credito (importi elevati o particolari accadimenti);
Probabilistica: svalutazione in base alle esperienze aziendali.
Prodotti finiti: valutati al presunto valore di realizzo diretto o al costo (bisogna inserire limporto minore).
Fattori a fecondit ripetuta: valutati al presunto valore di realizzo indiretto. Se la capacit produttiva futura
non in grado di coprire il valore ancora da ammortizzare, bisogna svalutare il bene.
Gli elementi passivi del capitale di funzionamento devono essere prudentemente valutati al loro presunto valore di
estinzione (importi dei massimi valori di pagamento).

Il capitale di liquidazione o di stralcio


Lazienda impresa un sistema finalizzato al surplus. Fin quando limpresa resta un sistema finalizzato, ciascuno degli
elementi del suo patrimonio deve essere valutato in funzione del suo specifico apporto al tutto. Nel momento in cui
limpresa termina dessere un sistema teleologico rivolto al surplus, diviene un mero aggregato di beni in quanto il
tutto non ha pi motivo di esistere giacch venuto meno linteresse a mantenerla in vita. In questo caso limpresa
sar apprezzata come un insieme di beni che occorre realizzare al meglio (beni dellattivo di liquidazione) per saldare i
debiti (passivo di liquidazione) e per, eventualmente, restituire ai conferenti i fattori a rischio il valore monetario di ci
che residua (eccedenza della liquidazione). Nella valutazione del patrimonio in termini di liquidazione, i singoli beni
vengono apprezzati in funzione del valore monetario che da essi si presuppone di recuperare tramite il loro realizzo
diretto. Non tutti i beni o complessi di beni presenti nel capitale di funzionamento dellimpresa saranno presenti nel
capitale di liquidazione. In questultimo dovranno essere ricompresi solo quei beni che possibile realizzare
autonomamente sul mercato, cio beni che abbiano la possibilit di essere trasferiti dal patrimonio dellimpresa a
terzi. Questa indispensabile qualit non posseduta dagli oneri pluriennali immateriali e il loro residuo valore ancora
da recuperare diviene non recuperabile e diviene una diminuzione dellattivo patrimoniale. I criteri di valutazione
adottati per il capitale di liquidazione saranno diversi da quelli adottabili per la determinazione del capitale di
funzionamento.
Per quanto riguarda i beni dellattivo questi vanno valutati sempre al loro presunto valore di realizzo diretto ma si pu
analizzare anche la possibilit di venderli come sottocomplessi aziendali. Nellattivo potranno comparire quei beni
immateriali che limpresa aveva acquisito per produzione in economia e non aveva evidenziato in bilancio e che ora
possibile trasferire a terzi.
Per quanto riguarda il passivo, gli accantonamenti per future manutenzioni non hanno pi ragione di esistere e
accoglieranno i costi della procedura di liquidazione.

Il capitale economico per la valutazione del complesso aziendale


La valutazione del sistema aziendale pu essere rivolta a meri fini conoscitivi o pu essere rivolta alla soddisfazione di
obiettivi che potranno sostanziarsi in precise operazioni economiche. Lo scambio (diretto o indiretto) dei sistemi
aziendali pu avvenire con o senza il mutamento del soggetto economico. Solo in caso di compravendita dellintero
pacchetto o di un pacchetto di maggioranza dei titoli rappresentativi, si ha il mutamento del soggetto economico.
La valutazione economica del capitale dimpresa dovrebbe essere pi oggettiva possibile e deve avere caratteristiche:
Razionali: valutazione aderente alla realt;
Obiettive: valutazione che non risente di preconcetti, preoccupazioni o valutazioni soggettive non suffragate
da dati attendibili;

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Generali: valutazione svolta non avendo presente un particolare interesse delle parti contraenti.
Esistono diversi metodi per la valutazione del capitale economico dimpresa:
Metodi reddituali: si basano sulla ricerca di un unico valore che possa ragionevolmente rappresentare il
valore dellimpresa;
Metodi patrimoniali: si basano su procedimenti analitici;
Metodi misti;
Metodi finanziari: ricercano la generalit del valore tramite lapprezzamento dei flussi finanziari attesi.
Il metodo reddituale deriva il valore dellimpresa, e quindi del capitale economico, dai redditi attesi nel futuro.
Secondo questo metodo il capitale economico (W) funzione dei redditi prospettivi (R).
W = f(R)
Nel caso in cui si ipotizzi:
La vita indefinita dellimpresa;
Che i redditi prospettivi attesi possano essere rappresentati in un reddito medio annuo;
Che si sia rintracciato un tasso di capitalizzazione che permette di apprezzare il valore attuale di questa
rendita futura costante e perpetua;
allora il valore economico del capitale dellimpresa sar: W = R/i, dove R rappresenta il reddito annuo medio atteso,
calcolato con riferimento a condizioni normali di gestione, ed i il tasso di capitalizzazione che permette di trasformare
la rendita perpetua in valore attuale (il tasso di rischio del settore). Il valore di I pu avere diverse soluzioni
metodologiche e dovr essere composto da due elementi:
i=t+r
La remunerazione del capitale in assenza di rischio (t);
La stima del tasso di rischio della specifica impresa (r).
I metodi patrimoniali sono analitici e si distingue tra metodo patrimoniale semplice e complesso. Entrambi i metodi
mirano alla quantificazione del capitale netto rettificato, ossia alla determinazione di un valore del capitale che,
partendo dal netto di bilancio, intende rettificarlo opportunamente, alla luce di aggiustamenti dei valori dellattivo e
del passivo patrimoniale in termini di valori correnti.
Il metodo patrimoniale semplice ha come momento di partenza il netto di bilancio redatto, in occasione della
valutazione, in via straordinaria infra-anno. Si effettuano rettifiche analitiche a ciascuna voce dellattivo e del
passivo in funzione della valutazione corrente di ciascuna di esse. Il netto rettificato sar dato da:
W = netto rettificato = attivit rettificate passivit rettificate
Il valore economico dellimpresa viene determinato rettificando solo i valori aziendali che appaiono in
bilancio.
Il metodo patrimoniale complesso evidenzia un netto rettificato, ma prolunga lanalisi aziendale anche alla
valutazione di quei beni immateriali che, pur appartenendo al corredo dellimpresa, non vengono evidenziati
in bilancio, perch non suscettibili di contabilizzazione.
W = netto rettificato + valore beni fuori bilancio
Questo il metodo che risponde meglio ai requisiti di razionalit, obiettivit ed equit.
I metodi misti cercano di rintracciare il valore del capitale economico con lanalisi contemporanea della logica e delle
metodologie patrimoniali e reddituali. Il pi semplice il metodo del valore medio, ove il capitale economico dato
dalla media aritmetica del capitale netto rettificato (K) con la capitalizzazione del reddito medio annuo prospettico per
un tempo indefinito: W = (K + R/i), dove i il tasso di remunerazione normale del capitale ed rintracciabile fra i
tassi di investimenti finanziari in assenza di rischio.
1

n-1

Tra i metodi finanziari, il pi noto quello dei flussi monetari disponibili. W = f1v + f2v + +ifnv , dove:
f1, f2, , fn rappresentano i flussi monetari disponibili prodotti dallazienda nei singoli anni considerati con la
precisazione che lultimo flusso, fn, rimanga costante fino allinfinito;
1
2
n
v , v , , v costituiscono i fattori di attualizzazione in relazione al saggio di congrua remunerazione degli
azionisti.
Il metodo in esame risulta carente sul piano dellobiettivit.

Lavviamento
Il capitale economico dimpresa contiene in s il valore del cosiddetto avviamento aziendale: un plus che fa tuttuno
con il capitale economico dimpresa e che per convenzione viene quantificato come la differenza tra il valore
economico del capitale e il valore economico del netto rettificato:
Avviamento = valore economico del capitale W valore economico del netto rettificato K
Leccedenza del valore del capitale economico del complesso, rispetto al valore delle singole parti patrimoniali che lo
compongono, indica quanto linsieme valga pi delle somme delle parti.
Valutazione economica > netto rettificato
Lo stato patrimoniale straordinario di cessione deve mettere in evidenza il valore attribuito alle attivit e alle passivit
cedute nonch lavviamento, inteso questultimo come linsieme delle condizioni, o di fattori materiali o immateriali,

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in virt dei quali lazienda, considerata come complesso funzionante, pu presentare un valore economico maggiore o
minore della somma dei valori economici di scambio.
Lavviamento un qualcosa che sortisce dallapprezzamento di particolari circostanze che permettono, ad una certa
impresa, di produrre in maniera pi o meno durevole un certo livello di sovrarreddito. Il problema centrale dato dal
fatto se questa particolare condizione aziendale sia quantificabile in maniera autonoma oppure faccia tuttuno con il
valore economico attribuibile al sistema di impresa in caso di reale o ipotizzata cessione. Lavviamento rappresenta
contabilmente, per chi acquista unimpresa gi avviata, un mero onere pluriennale, che va ripartito entro 5 anni o
secondo i piani dellimpresa. Non figura mai in bilancio, ad eccezione di quando limpresa deve essere ceduta.

Ogni sistema aziendale tenta di raggiungere gli obiettivi che ad esso sono stati assegnati mettendo in atto un
coordinato insieme di operazioni simultanee e successive che costituiscono la gestione.
La gestione dimpresa data dal sistematico e dinamico concatenarsi nel tempo di tutte quelle operazioni rivolte al
raggiungimento del fine assegnato allimpresa dal suo soggetto economico.
La gestione linsieme delle operazioni messe in essere per perseguire risultati economici, attuate su e con un capitale.

Gestione originaria
(misuratrice)
Finanziaria - Numeraria
VFA Entrate

VFP Uscite

Gestione derivata

Gestione

(misurata)
Economica

Di capitale

Di reddito
Costi

Ricavi

Aspetto quantitativo della gestione


Sotto laspetto quantitativo le operazioni di gestione vengono esaminate come un unitario sistema di valori monetari
che quantifica tramite il metro monetario tutte le operazioni aziendali economicamente significative accadute in un
certo lasso di tempo. Sotto laspetto quantitativo le operazioni di gestione possono sottoclassificarsi in:
operazioni di gestione patrimoniale: laspetto patrimoniale della gestione riguarda i fenomeni amministrativi
che consentono lindividuazione delle variazioni apportate ai componenti del patrimonio. Questo aspetto
della gestione alla continua ricerca della pi favorevole combinazione produttiva degli elementi del
patrimonio. Vengono commisurate le singole produttivit ai costi degli elementi patrimoniali coinvolti nei cicli
produttivi.
operazioni di gestione finanziaria: laspetto finanziario della gestione composto da operazioni di gestione:
meramente monetaria;
numeraria;
del fabbisogno finanziario.
operazioni di gestione economica: per aspetto economico della gestione si deve intendere lattitudine che
hanno le operazioni aziendali a produrre reddito tramite il fluire dei costi e dei ricavi. Questo aspetto della
gestione misurato da quello finanziario, che viene cos ad assumere il significato di aspetto misuratore.
La gestione economica pu essere sottoclassificata in gestione:
esterna: si intrinseca con economie terze. Queste operazioni sono accolte dalla contabilit generale
che ha il compito di far memoria dei fatti di gestione esterna e di raccoglierli in maniera cronologica
e sistematica, per poterli predisporre anche per linformazione esterna tramite il bilancio.
interna: si attiene ai processi di trasformazione e conservazione dei prodotto e dei beni aziendali.
Queste operazioni sono escluse dalla contabilit generale ma interessano quella analitica che ha il
compito di determinare risultati analitici, anche a periodicit infrannuale, su particolari oggetti
aziendali.

Aspetto qualitativo della gestione


Laspetto qualitativo delle operazioni di gestione aziendale lanalisi da effettuare affinch lobiettivo generale,
assegnato dallintero sistema aziendale, possa essere raggiunto in armonia con gli obiettivi particolari assegnati ai vari
sottosistemi. La funzione generale del sistema aziendale pu essere rintracciata nella sua capacit-possibilit di creare
utilit, che connessa al processo produttivo. Questultimo si viene ad identificare nelle seguenti fasi:

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1. fase di incetta dei fattori produttivi;


2. fase di trasformazione fisica e/o trasformazione nello spazio e nel tempo;
3. fase di collocamento dei prodotti e/o servizi.
Ognuna di queste fasi viene svolta da un particolare sottosistema aziendale al quale assegnato il compito di
espletare tramite i suoi organi, in maniera efficace ed efficiente, una particolare funzione. Le funzioni sono:
Funzione tecnica: immediatamente collegata con loggetto attraverso il quale il sistema-azienda intende
creare utilit. Questa funzione protesa alla determinazione della capacit produttiva pi conveniente.
Funzione commerciale: un sistema di operazioni simultanee e successive concernenti lacquisto dei servizi,
dei capitali tecnici da utilizzare nei cicli produttivi e la vendita dei servizi relativi ai beni allestiti nellazienda.
Attraverso la fase di approvvigionamento limpresa provvede ad assicurarsi la disponibilit dei beni e dei
servizi necessari ad effettuare le operazioni tecniche di produzione.
Attraverso la fase di collocamento di prodotti e/o di servizi limpresa tenta di pervenire al proprio fine, inteso
come reale creazione di utilit e come fonte per una congrua remunerazione dei fattori produttivi.
Questa funzione deve tendere a garantire un continuo ed equilibrato rapporto tra mercati dincetta,
trasformazione e mercati di collocamento.
Funzione finanziaria: ha il compito di ricercare in tempi necessari, nei luoghi pi opportuni e con le pi
convenienti modalit, i mezzi atti a fronteggiare le uscite della gestione corrente e il fabbisogno per gli
investimenti programmati. Il finanziamento dellimpresa pu essere originato dal finanziamento esterno al
sistema aziendale o dal finanziamento interno al sistema aziendale tramite lautofinanziamento. Compito
della funzione finanziaria anche il necessario e continuo discernimento del pi conveniente rapporto tra
capitale proprio e capitale di credito nel sistema dimpresa.
Funzione di sicurezza: rivolta a fronteggiare il sistema dei rischi, sia il rischio generico dimpresa che i rischi
particolari dellimpresa.
Funzione di contabilit: tramite questa funzione vengono rilevati in maniera sistematica e cronologica gli
accadimenti aziendali attribuendo loro, al contempo, un valore quantitativo. La funzione contabile una
funzione primaria ed essenziale nellambito dellimpresa, tramite la quale il sistema aziendale messo nelle
condizioni di prendere coscienza in termini quantitativi della sua attivit passata e futura.
Funzione di direzione: collegata ad una persona o a un gruppo di persone investite di potere decisorio e di
autorit di comando. Detta funzione si esplica tramite le fasi dellorganizzazione, della programmazione, del
controllo e del comando. Il potere decisorio deriva dallinsieme delle informazioni possedute in grazia di un
adeguato sistema informativo, di un efficiente sistema dei controlli e di una organizzazione rispondente alle
reali necessit di impresa. Per una sana gestione aziendale, appare insufficiente e limitata linformazione che
pu scaturire dalla contabilit generale, per cui unamministrazione deve rendere operativi tutti quegli
strumenti che risultano essere utili a perseguire gli obiettivi aziendali e ad evitare, prevedendoli, eventi
dannosi.

La gestione e le rilevazioni contabili


La contabilit generale tenuta con il metodo della partita doppia applicato al sistema del reddito. Lapplicazione di
questo sistema contabile comporta che ogni operazione di gestione esterna debba essere riguardata da due distinti ed
inseparabili aspetti:
Laspetto finanziario o numerario: riguarda la norma di regolamento che loperazione deve avere con le terze
economie. Questo aspetto si risolve nel rintracciare se loperazione di scambio mette in atto un movimento
di denaro o laccensione di un debito o di un credito. I conti numerari hanno funzionamento bifase. Laspetto
numerario caratterizzato da fenomeni che chiamiamo:
Variazioni numerarie attive, quando a causa delloperazione di gestione si ha unentrata di denaro o
un incremento dei crediti o una diminuzione dei debiti. Ogni variazione numeraria attiva sar accolta
nel Dare di un conto numerario.
Variazioni numerarie passive, quando a causa delloperazione di gestione si ha unuscita di denaro
od un incremento dei debiti o una diminuzione dei crediti. Ogni variazione numeraria passiva sar
accolta nellAvere di un conto numerario.
Le variazioni numerarie hanno il compito di misurare, tramite le loro variazioni in moneta di conto, laspetto
economico delle operazioni di gestione esterna.
Laspetto economico: riguarda fenomeni:
Meramente reddituali, che riguardano ricavi conseguiti per la cessione di prodotti e/o servizi
aziendali e costi sostenuti per lacquisizione dei fattori produttivi. I costi saranno accolti nel Dare di
conti economici di reddito e i ricavi saranno accolti nellAvere di tali conti. I conti di reddito sono
monofase: un conto di reddito pu accogliere nella sezione opposta a quella in cui normalmente

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opera solo le rettifiche ai valori inseriti nella sezione normalmente operativa. Dette rettifiche
possono anche essere effettuate accendendo uno specifico conto di rettifica, che sar anchesso un
conto economico di reddito che funzioner nella sezione opposta a quella in cui opera il conto che
deve essere rettificato.
Economici riguardanti le variazioni del capitale proprio o del capitale netto, sono dati da incrementi
di voci relative il capitale proprio oppure da diminuzione per rimborsi di capitale. I conti economici di
capitale sono conti bifase e sono accesi alle voci del capitale proprio; ricevono in Avere i valori
incrementativi ed in Dare i valori decrementativi. Le variazioni di capitale proprio possono
distinguersi in variazioni che:
Comportano entrate o uscite finanziarie: nuovi conferimenti o rimborso di capitale proprio;
Non comportano entrate o uscite finanziarie: utili contabilmente conseguiti e trattenuti
nellimpresa, diminuzione delle perdite non coperte dai soci tramite il capitale proprio.
Dobbiamo distinguere due tipi di quantificazioni aziendali:
Le quantit fisiche, sono espresse tramite ununit di misura diversa dal metro monetario. La loro
misurazione oggettiva assoluta e non sono opinabili in quanto evidenze oggettive. Sono esse stesse che
manifestano la loro misura, per cui possiamo chiamarle quantit misure omogenee nello spazio e nel tempo.
I valori monetari, sono misurate con la moneta di conto, la quale una grandezza economica non omogenea
nello spazio e nel tempo. Il suo valore soggetto a variazioni.
Unaltra classificazione delle quantit formanti le rilevazioni aziendali quella che le distingue in:
Quantit-misure certe, non derivano da apprezzamenti opinabili, in quanto lespressione quantitativa che le
caratterizza oggettiva e sono immediatamente quantificabili ed accertabili.
Quantit-misure stimate, sono tali perch su di esse grava, con intensit diversa, lincertezza della
determinazione a causa della specifica alea che le caratterizza. Queste quantit devono essere ponderate e
quindi sono opinabili ed accertabili. Queste sorgono in tutti quei casi in cui non possibile dare una
quantificazione certa di un fatto o accadimento aziendale che si presenter nel futuro, ma occorre studiarne
le probabilit di accadimento e darne una stima.
Quantit astratte, non esistono come realt oggettive, in quanto non esprimono qualcosa che possibile
accertare in maniera obiettiva n allatto della loro formulazione n in nessun altro momento futuro. Queste
quantit non hanno ununica configurazione, ma ne possono avere tante quanti possono essere i fini per cui
vengono congetturate ed esaminate. Non possono essere definite come tentativo di aderire al vero. Sono
quantit che non trovano giustificazione nelloggettivit di una certa realt presente o futura, ma trovano
unica giustificazione solo nellesigenza economica che le ha congetturate. Esse sono quelle che lesigenza
economicamente finalizzata vuole che siano. Al mutare di questa esigenza, uneventuale precedente loro
configurazione svanisce per dare posto ad una nuova configurazione.
Le prime due quantit, le quantit-misure, sono anche dette quantit economiche, in quanto esprimenti fenomeni
dazienda o di mercato oggettivamente determinabili ed accertabili.

Laspetto economico e finanziario della gestione


Per poter far fronte alle iniziali acquisizioni, limpresa deve essere antecedentemente dotata di un adeguato livello di
disponibilit monetaria (fabbisogno iniziale). Questo iniziale fabbisogno viene fronteggiato con il conferimento di
capitale proprio allimpresa da parte dellimprenditore o dei soci, venendo a costituire il fattore su cui graver il rischio
generico dimpresa e che avr remunerazione residuale ed aleatoria. Se questa dotazione iniziale non fosse sufficiente
per dimensionare limpresa e dotarla dei mezzi tecnici necessari, per perseguire il fine aziendale, limpresa dovr far
fronte al suo fabbisogno monetario ricorrendo allacquisizione contrattuale dei mezzi monetari di cui carente sul
mercato finanziario. Cos operando limpresa si indebiter nei confronti delle istituzioni creditizie o di altri soggetti.
Lacquisizione dei vari fattori produttivi permette lattivazione del ciclo produttivo e lottenimento dei prodotti, i quali
saranno collocati e ceduti nel mercato di collocamento dietro il corrispettivo di un compenso monetario, che
determiner nuove entrate monetarie; tramite le quali sar possibile acquisire nuovi fattori produttivi utili alla
produzione nonch rimborsare i debiti contratti sul mercato finanziario e remunerare congruamente i conferenti il
capitale di rischio. Limpresa, sia inizialmente che in ciascun momento successivo della propria via, ha un continuo
fabbisogno finanziario-monetario, perch deve acquisire fattori della produzione in via anticipata rispetto alle entrate
che saranno movimentate dai ricavi delle vendite.
I crediti e i debiti di funzionamento sono valori nominali che hanno la funzione di sostituire provvisoriamente
unentrata od unuscita monetaria.
Limpresa ha la possibilit di acquisire i fattori produttivi indebitandosi con i fornitori, con la conseguenza di una
diminuzione del fabbisogno finanziario nel momento della transazione. Ipotizzando che parte degli acquisti dei fattori
produttivi possa essere effettuata con pagamenti dilazionati nel tempo, allora non sar necessario che limpresa si

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indebiti con il mercato finanziario (accendendo debiti di finanziamento) in quanto essa si indebiter direttamente con i
fornitori (tramite debiti di funzionamento). Ogni tipo di indebitamento un finanziamento ricevuto e ogni tipo di
credito un finanziamento concesso.
La gestione finanziaria ha lo scopo di misurare i fenomeni della gestione economica che una gestione misurata: i suoi
accadimenti abbisognano di essere unitariamente apprezzati tramite il metro monetario per poter essere quantificati
ed introdotti nelle contabilit aziendali e nel circuito informativo aziendale.

Gestione originaria Aspetto finanziario/numerario


Variazione finanziaria attiva
+ moneta
+ credito
- debito

Variazione finanziaria passiva


- moneta
- credito
+ debito

Gestione derivata Aspetto economico


Variazioni di reddito
Ricavi (+)

Costi (-)

Variazioni di capitale
Utile o nuovi
conferimenti (+)

Perdita o
rimborso (-)

Reddito

Utile o perdita
costi di
competenza (CNR)
N.B.
nN.B.

ricavi di
competenza (CPR)

Competenza temporale dei ricavi = competenza economica


Competenza dei costi da contrapporre a tali ricavi = prima temporale e poi economica.

Il reddito il risultato economico di una sistematica e finalizzata gestione su e con un preordinato capitale. Il reddito di
impresa un valore attraverso il quale si conferisce espressione monetaria al risultato economico della gestione di
impresa. Detto valore pu essere inteso come lincremento, cio un risultato positivo (utile) o il decremento, cio un
risultato negativo (perdita), che ha subito un certo capitale in un certo lasso di tempo a causa delle operazioni di
gestione. Rispetto al tempo, le operazioni di gestione possono essere considerate:
Operazioni di fatto concluse: queste operazioni hanno gi sortito un risultato economico che pu essere
determinato e quantificato. Le modalit con cui i fatti accaduti sono considerati sono storiche e certe, in
quanto tutta la loro portata economica si interamente manifestata nel lasso di tempo preso in
considerazione. Possiamo parlare di operazioni aziendali completamente concluse solo nellipotesi limite che
le operazioni siano quelle svolte nellarco di tempo in cui ha avuto vita limpresa che termina la sua attivit; in
unimpresa ancora operante non possibile individuare, in maniera oggettiva, gli effetti di unoperazione
gestionale sui risultati temporali.
Operazioni in atto: sono operazioni che non hanno ancora prodotto il loro risultato. Sono ancora operative e
rivolte ad un futuro nel quale si concluderanno con la quantificazione di un risultato economico. Non dato
poter individuare un risultato oggettivamente ottenuto, ma dato vedere una tendenza in corso. Tendenza
che deve essere interpretata anche alla luce del presunto futuro e in grazia delle conoscenze e delle
informazioni che abbiamo dei fatti che potranno accadere. La coordinazione ancora in atto delle operazioni di
gestione ci permette solo la presunzione di un risultato futuro, stimato o congetturato in base ai fatti gi
accaduti ed a quelli ragionevolmente prevedibili. Otterremo in questo caso un risultato atteso che non sar
mai oggettivo ma stimato e rivedibile in funzione di ci che concretamente accadr in futuro, oppure
congetturato in funzione di un puro ragionamento economico.
Operazioni convenzionalmente chiuse, ma di fatto ancora in atto: sono operazioni ancora in corso ma
unaccettata convenzione le considera di fatto come concluse ad una certa data, anche se, immediatamente
dopo, esse, ripartendo dal risultato convenzionale, devono essere considerate come operazioni non finite e

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quindi proiettate verso il futuro. Solo convenzionalmente viene in un certo istante calcolato un risultato e
solo convenzionalmente il loro sistematico ed unitario dipanarsi nel tempo viene periodicamente
frammezzato con il calcolo di un risultato reputato come definitivo rispetto al lasso di tempo trascorso tra
una frammentazione e laltra. Il risultato sempre un dato da interpretare alla luce delle convenzioni di
calcolo che sono state rispettate.
..RIASSUNTO..
Le operazioni di fatto concluse sono in grado di determinare un risultato definitivo. questo il caso del reddito
totale della vita di unimpresa;
Le operazioni ancora in atto possono permettere solo la presunzione di un risultato atteso (futuro) alla luce del
ragionamento economico che la ha quantificate. questo il caso del reddito economico atteso;
Le operazioni convenzionalmente chiuse, ma di fatto ancora in atto producono un risultato convenzionale da
interpretare alla luce dei precostituiti principi adottati per la loro quantificazione. questo ordinariamente il
criterio tramite il quale si determina il reddito di periodo o di bilancio.

Il reddito come strumento per la sopravvivenza dellimpresa


Limpresa una volta istituita deve potenzialmente essere in grado di poter vivere indefinitivamente. Obiettivo primario
dellimpresa, che non pu essere considerato un obiettivo generico, quello della sua sopravvivenza. La misurazione
della capacit di sopravvivenza data dal grado e dallintensit di soddisfazione dei fattori produttivi intervenuti nella
combinazione produttiva e dallaccrescimento o dalla diminuzione della domanda soddisfatta. Entrambe hanno come
conseguenza lincremento o il decremento del valore economico del capitale proprio investito. Si pu raggiungere
qualsiasi obiettivo specifico solo se si attua, anzitutto, una sana ed oculata politica di sopravvivenza. Il reddito e la sua
congruit economica costituiscono la misura-possibilit che ogni sistema di impresa, che operi in regime di libero
mercato, ha di sopravvivere. Il reddito e tutti gli altri fini specifici o istituzionali devono essere considerati degli
strumenti economici rispetto al fine della sopravvivenza dellimpresa e non il suo fine.

Reddito, capitale, costi e ricavi


Il reddito un plus o un minus che pu essere riferito al quantum di capitale con il quale e per il quale si sono dipanate
le operazioni di gestione. Esso potrebbe essere quantificato come la differenza tra due livelli quantitativi di capitale,
uno allinizio (Ci) e laltro alla fine (Cf) del lasso di tempo preso in considerazione, quando questi livelli non abbiano
subito variazioni per fenomeni diversi dalla gestione.
Cf > Ci surplus (R+)
Cf Ci = R+ (Utile)
Cf < Ci minus (R-)
Ci Cf = R- (perdita)
La quantificazione del reddito di periodo come valore differenziale fra due quantificazioni del capitale ci d un
risultato di tipo statico non interpretabile perch rivolto solo ai momenti terminali di un fenomeno che dinamico e
fluente nellintero lasso di tempo preso in considerazione. importante sapere come lincremento o il decremento si
prodotto, oltre che conoscere quanto esso valutato. Il reddito un flusso che viene continuamente a formarsi grazie
alle continue e sistematiche operazioni di gestione; esso quello che i costi ed i ricavi reputati di competenza nel lasso
di tempo hanno dinamicamente determinato.
R > C R C = Utile
R < C C R = Perdita
Le relazioni tra costi di competenza e ricavi di competenza sono continue e sistematiche. Sono tra loro continuamente
coordinate dalle relazioni fra flussi di costi sostenuti in previsione di ricavi conseguibili e flussi di ricavi che si
conseguono per reintegrare economicamente i costi necessari allordinato svolgimento aziendale.

Il reddito totale
Prendendo in considerazione lintera vita dellimpresa, lunitaria gestione non suddivisa ma viene a costituire lo
scenario complessivo di riferimento per cui il risultato ricercato pu considerarsi come lunico risultato complessivo o
totale e lunico risultato reale che possa essere quantificato nella vita di unazienda. Il reddito totale dato dalla
differenza tra il valore attribuito al capitale alla fine della vita dellimpresa ed il valore attribuito al capitale allinizio. Il
risultato della gestione dellintera vita aziendale cos quantificato un dato oggettivo; nella realt delle cose un dato
da interpretare, al fine di non trarre da esso ingannevoli ed errate considerazioni (basti pensare allinflazione).

Il reddito di periodo
La continua ed unitaria vita dellimpresa non potrebbe essere frazionata in sottoperiodi perch la reale dinamica
economica dellimpresa avvince i costi ed i ricavi in guisa tale che i loro singoli effetti superano i limiti della ristrettezza
dei singoli esercizi e si intersecano tra loro interagendo dinamicamente tra il passato, il presente ed il futuro. La
quantificazione di un reddito di periodo ad una scadenza convenzionata non ha la stessa logica e neanche la stessa
natura del reddito totale. Il reddito di periodo un ragionevole tentativo di immaginare-quantificare un risultato

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conseguito, quando gli effetti delle condizioni che possono determinarlo sono ancora in atto e non del tutto
contenibili in una presunzione che, per quanto accurata e ragionevole, non potr mai scandagliare tutti i possibili
risvolti degli avvenimenti che devono ancora accadere. Le configurazioni del reddito di periodo e del capitale di
funzionamento, devono considerarsi delle configurazioni astratte, nel senso che almeno parte dei valori che le
compongono non sono oggettivamente determinati, in quanto sono stati quantificati tramite stime e congetture.

Il reddito e il bilancio desercizio


Il reddito desercizio si quantifica tramite la stesura di un bilancio di periodo che prende il nome di bilancio desercizio.
Questo un documento, direttamente collegato con la contabilit generale, tramite il quale lazienda informa
lambiente ad essa esterno sia sul suo patrimonio, sia sul risultato prodotto dalla gestione in un certo lasso di tempo,
denominato esercizio amministrativo.
Il bilancio desercizio la rappresentazione dello status economico, finanziario e patrimoniale di unimpresa. Esso ha la
funzione di rendicontare (rendiconto) ci che successo ed ha una valenza economica, cio il reddito desercizio
calcolato tenendo conto di ci che successo e delle prospettive future. Il bilancio-rendiconto tiene conto di
convenzioni prestabilite, dette principi contabili, che cercano di tenere conto delle prospettive future.
I valori concorrenti a formarlo sono:
Statici, in quanto si riferiscono ad un certo istante della vita dellimpresa;
Sintetici, perch sono convenzionalmente espressi solo tramite saldi contabili ed attraverso la sintesi di
espressioni monetarie.
I valori di bilancio possono essere distinti in:
Valori oggettivi: sono accertabili in quanto esprimono il valore monetario di sintesi con cui devono essere
inseriti nel bilancio: il saldo del loro conto direttamente trasferibile dalla contabilit generale al bilancio.
Valori stimati: abbisognano di una valutazione apposita da parte del compilatore del bilancio stesso. Questi
valori sono sintesi di stime, di congetture, di astrazioni, di opportune e finalizzate valutazioni al fine di
poterne dare uninformazione attendibile.
Il bilancio desercizio non uno strumento attraverso il quale possibile cogliere in forma vera ed oggettiva la realt
economico-patrimoniale dellimpresa. La complessit e la sistematicit della realt aziendale non saranno mai
traducibili con assoluta chiarezza e precisione nella sinteticit e nella staticit dei valori che costituiscono il bilancio
ordinario desercizio. Il bilancio non sar, in nessun caso, vero, oggettivo, ma sar attendibile, in quanto esso altro non
se non un ragionevole tentativo di fornire allesterno una rappresentazione attendibile dello status aziendale.
Lattendibilit relativa e possibile, perch tiene presente il fine per cui le cose vengono fatte e sceglie di volta in volta
quelle pi in consonanza con la realt che si vive e con le prospettive che si dipanano. Loggettivo attendibile attribuito
al bilancio ordinario desercizio trova la sua corrispondenza con la realt delle cose solo in funzione e relativamente al
fine ultimo per cui il bilancio stesso redatto, in quanto diversi possono essere i fini assegnabili al bilancio. Se non si
conosce il ragionamento finalizzato che ha informato la stesura del bilancio, non possibile apprezzarne il grado di
attendibilit. Sotto il profilo economico aziendale, il reddito desercizio costituisce una quantit-astratta che deriva da
congetture diverse secondo il significato che si intende attribuire al valore del reddito e del patrimonio. Il reddito
desercizio un dato da interpretare in quanto non ha una soluzione univoca ma pu averne tante quanti sono gli
scopi che potevano perseguire coloro i quali hanno proceduto alla quantificazione dei singoli valori che compongono
sistematicamente il bilancio desercizio. Il reddito e il capitale di funzionamento avranno configurazioni diverse
rispetto allistante e rispetto al fine specifico a cui la quantificazione protesa. Lazienda provvede alla stesura di un
bilancio annuale che possiamo definire convenzionale.

Il reddito convenzionalmente calcolato


Il reddito desercizio in quanto quantit astratta risente delle congetture, delle stime e delle previsioni che lestensore
del bilancio ha fatto per configurarlo. Linformazione che sortisce di tipo finalizzato: per poterla cogliere il lettore del
bilancio dovrebbe conoscere congetture, stime e previsioni avanzate dallestensore e perch fra le varie possibili, ne
sono state accolte alcune e non altre. Il limite di questa situazione si ritrova nel fatto di dover conciliare in un unico
bilancio pi necessit informative verso variegati interessi a conoscere la vita dellimpresa. Non stabilito quale
reddito debba essere configurato e quindi quale tipo di informativa sia opportuno dare. Ci si comporta come se
esistesse una sola configurazione di reddito al quale rifarsi, mentre la realt economica dellimpresa non pu in
maniera completa e soddisfacente essere espressa nella sinteticit di un documento contabile. Si pensato alla
compilazione di un bilancio neutrale, che dovr fornire informazioni manipolate per soddisfare tutte le persone
variamente interessate ad avere informazioni sullazienda. Questa informazione neutrale fondata sui seguenti
principi generali:
Principi di classificazione delle operazioni aziendali e di rappresentazioni dei valori di bilancio;
Prestabiliti principi di valutazione delle voci dellattivo e del passivo;

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Costanza di impiego nel tempo dei principi di classificazione e valutazione.


Questa configurazione di reddito un reddito convenzionalmente calcolato, in quanto rispettoso di una congiuntura
aziendale e di precostituiti principi di comportamento contabile e valutativo.

Dai valori contabili ai valori di bilancio per la formazione del reddito di periodo
La contabilit generale ha il compito di far memoria dei fatti di gestione esterna. Essa svolge questo compito rilevando
in maniera sistematica e cronologica gli accadimenti che la riguardano e ne conserva ordinata memoria per poter
pervenire a due obiettivi:
Essere un continuo supporto informativo interno: la contabilit generale parte integrante del pi ampio
sistema informativo aziendale. Essa ha il ruolo di fornire dati che, opportunamente collegati con altre
rilevazioni quantitative, possono divenire utili strumenti al fine del controllo interno e del supporto al
processo decisorio.
Essere un periodico presupporto per linformazione esterna di impresa: il bilancio deriva dalla contabilit
generale (documento contabile) ed opportunamente rielaborato (documento a valenza economica).
La contabilit generale in grado di fornire, momento per momento, i dati contabili che vanno a comporre le
situazioni contabili di impresa; essa non per in grado di fornire dati economici, cio opportunamente elaborati
rispetto ad un certo fine, ma fornisce dati grezzi da rielaborare. I fatti sono stati rilevati solo se accaduti e nel
momento in cui accadevano, non in ragione di una loro competenza economica, ma in ragione del loro concreto
manifestarsi. Quello che differenzia una situazione contabile (insieme di valori contabili) da un bilancio ordinario
desercizio (sistema di valori economici) da attribuire alla riconsiderazione ed alla rielaborazione dei valori contabili
in ragione del principio della competenza economica. Per la determinazione del reddito desercizio il sistema delle
scritture contabili viene integrato con valori determinati extracontabilmente.
I valori contabili devono essere trasformati in valori di bilancio. Occorre un ragionamento extracontabile che, partendo
da ci che accaduto, lo rielabori in valori finalizzati ad evidenziare una configurazione di reddito e la collegata
configurazione di capitale di funzionamento. Costi e ricavi sono destinati alla determinazione della configurazione del
reddito di periodo.
La contabilit generale memorizza costi e ricavi accaduti nellesercizio e quindi carente di informazioni che
riguardano tutti quei costi e ricavi che, se pur troveranno la corrispettiva uscita o entrata monetaria in futuro, possono
essere considerati, totalmente o parzialmente, di competenza dellesercizio che si chiude perch hanno gi prodotto
effetti economici a suo carico.
La determinazione di competenza si effettua rinviando al futuro, in modo distinto o indistinto, diretto o indiretto, costi
o ricavi di presumibile manifestazione numeraria futura e inserendo le attribuzioni anticipate di costi o ricavi presunti.
Per passare dai valori contabili ai valori di bilancio, occorre assestare i valori contabili che esprimono componenti
positivi e negativi di reddito, in maniera tale che essi possano esprimere valori di competenza economica in ragione
desercizio. Distinguiamo le operazioni di assestamento in:
Operazioni di integrazione o di imputazione: vengono inseriti:
nel Dare del Conto economico tutti i costi a manifestazione numeraria futura, le perdite e le
svalutazioni presunte e la quantificazione presunta di particolari rischi su operazioni in corso. Valori
stimati che, pur manifestandosi in futuro, devono economicamente reputarsi, per intero o in parte,
di competenza dellesercizio che si chiude;
nellAvere del Conto economico i ricavi presunti futuri.
Operazioni di storno: vengono, distintamente o indistintamente, rettificati i costi ed i ricavi desercizio per
quella parte di costo o di ricavo che, non essendo reputata di competenza dellesercizio che si chiude, viene
rinviata alla competenza del futuro.
Se si tratta di costi, saranno inseriti nellAvere del Conto economico;
Se si tratta di ricavi, saranno inseriti nel Dare del Conto economico.
Operazioni relative alla determinazione delle quote di ammortamento dei fattori produttivi a fecondit
pluriennale: si inseriscono nel Dare del Conto economico le quote di costo dei fattori produttivi pluriennali
che sono state valutate di competenza dellesercizio che si chiude.
possibile allora determinare per somma algebrica tra i componenti negativi del reddito inseriti nel Dare del Conto
economico ed i componenti positivi inseriti nellAvere dello stesso conto il reddito di periodo.
Come si determina il reddito desercizio amministrativo
Schema conto economico pag. 140 142
RICAVI DI COMPETENZA ECONOMICA

COSTI DI COMPETENZA ECONOMICA


Ricavi di competenza temporale
Costi che hanno avuto nel medesimo
dellesercizio.
esercizio il corrispettivo ricavo o che
non lo avranno pi.
Costo non di competenza: avr il corrispettivo ricavo nei prossimi esercizi.

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Passato

Presente

Futuro

Elementi del passato che condizionano il presente.


Elementi del presente che condizioneranno il futuro.
Il presente pu essere considerato il passato impostato per il futuro.

Lutile desercizio e la sua destinazione


Lutile desercizio il surplus che la gestione annuale evidenzia contabilmente come differenza fra i componenti
positivi di reddito ed i componenti negativi di reddito che, secondo il ragionamento economico, possono riferirsi alle
competenze del periodo di tempo preso in considerazione.
Lutile desercizio considerato un componente incrementativo del patrimonio netto aziendale. Dal punto di vista
economico dovrebbe essere incardinato allinterno di una valutazione prospettica della gestione, per esaminare se si
tratta di una mera singolarit o se ancora ragionevolmente perseguibile nel futuro, in una quantit congruamente
soddisfacente.
Se dal punto di vista contabile qualsiasi livello di utile pu considerarsi come un incremento del patrimonio netto, dal
punto di vista economico il reddito sar congruo quando raggiunger quel livello che pu considerarsi soddisfacente
rispetto a queste attese che si basano sui rendimenti di significative alternative di investimento basate su un
ragionamento economico.
Lutile desercizio come surplus della gestione annuale dovrebbe essere destinato a remunerare i portatori del capitale
proprio dellimpresa per linvestimento da loro fatto. Quando questo accade lutile termina di essere un valore
incrementativo del livello del capitale proprio investito e viene suddiviso tra gli aventi diritto. Pu accadere che tutto o
parte dellutile contabilmente conseguito non venga distribuito ai conferenti il capitale proprio. Questa ritenzione
dellutile incrementa il capitale proprio.

La perdita desercizio: il suo significato contabile ed economico


Un esercizio amministrativo chiude in perdita quando i costi ad esso attribuiti non hanno trovato copertura, cio i ricavi
attribuibili allesercizio sono inferiori ai costi attribuiti allo stesso esercizio.
Dal punto di vista contabile, ogni perdita di fatto un componente negativo del capitale netto, cio una diminuzione del
capitale proprio a disposizione dellimpresa.
Dal punto di vista economico aziendale, le perdite desercizio devono essere distinte in due categorie:
La perdita come mera distruzione del capitale si ha tutte le volte che, in una visione prospettica, essa non ha alcuna
possibilit di essere recuperata, per cui gli effetti negativi che lhanno determinata si sono prodotti nelleconomia
dellimpresa una volta per tutte. Generalmente si tratta di perdite non programmate che sortiscono da unerrata
gestione o scelte economiche, o da sfavorevoli fatti interni od esterni non controllabili. Queste perdite possono
essere superate con un ridimensionamento dellimpresa (riduzione del patrimonio netto), oppure con un
investimento esterno che ponga limpresa nelle condizioni che aveva prima di subirle (copertura della perdita da
parte dei soci).
La perdita come possibile investimento in attesa di realizzo si ha tutte le volte che, per motivi di inserimento nel
mercato o per sviluppo delle dimensioni produttive, essa era prevista e programmata, cos come prevedibile e
programmabile nel futuro una sua completa copertura da parte della gestione dellimpresa. In questi casi la perdita
si produce per lo sforzo economico al quale sottoposto il sistema aziendale in particolari momenti della sua vita,
come in fase di costituzione o di ampliamento. La perdita in questi casi ha mera valenza contabile, mentre per la
sostanza economica rappresenta un costo che pu essere recuperato dalla futura gestione nel rispetto
dellequilibrio economico. Queste perdite discendono essenzialmente dalla peculiarit della situazione aziendale i
cui frutti si avranno negli anni successivi; per cui vero che si chiudono i bilanci in perdita, ma anche vero che
questo tipo di perdita la conseguenza di particolari criteri di contabilit che sono stati adottati.
Secondo un altro ragionamento, i costi sostenuti, per esempio in caso di avviamento o in caso di ampliamento, non
devono essere imputati per il loro intero valore negli esercizi in cui sono stati sostenuti, ma possono essere
contabilmente trattati come costi immateriali da ripartire in pi esercizi. Seguendo questo ragionamento gli
esercizi in cui sono stati sostenuti detti costi avrebbero chiuso con un pareggio o con un certo livello di utile e,
contabilmente, la perdita si trasformata in un costo pluriennale da realizzare.

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Linformazione
Lambiente esterno con cui lazienda ha continui rapporti, pervaso da un elevato dinamismo economico e da
interventi istituzionali. Limpresa, per sopravvivere, deve essere in grado di fronteggiare il primo rispettando i secondi.
Il flusso delle informazioni deve scorrere attraverso tutto il sistema aziendale.
Possiamo definire linformazione come qualsiasi comunicazione, notizia, messaggio e dato che genera nellorgano che
la riceve nuova potenziale conoscenza. Si ha informazione solo quando il patrimonio conoscitivo dellorgano ricevente
viene accresciuto in virt dellinformazione stessa. Abbiamo due modi di acquisizione dellinformazione:
Acquisizione diretta, quando questa ricercata tramite propri strumenti di analisi dallorgano che vede
accrescere il patrimonio conoscitivo;
Acquisizione indiretta, quando linformazione viene inviata allorgano interessato da un altro organo.
Linformazione deve considerarsi come una risorsa primaria e necessaria per il mantenimento dellequilibrio
economico e per leventuale sviluppo dellimpresa; indispensabile affinch lorgano decisorio dellimpresa possa
effettuare scelte opportune in un clima di sempre minore incertezza e con maggiori possibilit di fronteggiare rischi ed
errori. Uninformazione deve ritenersi tale solo se sar utile al fine della decisione, se sar economicamente e
tempestivamente accessibile, se sar accuratamente predisposta nella forma (chiara) e nel contenuto (precisa e
completa). Nella carenza di uno di questi suoi attributi linformazione potr risultare, totalmente o parzialmente, non
sfruttabile da parte dellorgano aziendale che ne ha necessit.
Le informazioni possono essere:
interne o esterne, a seconda che la fonte della loro provenienza sia allinterno o allesterno del sistema
aziendale.
di routine o straordinarie, a seconda che la loro ricorrenza sia ripetitiva o occasionale;
storiche, concomitanti e prospettiche, a seconda se riguardano rispettivamente dati consuntivi, attuali o
tendenze future;
per il top management, per il middle management o immediatamente operative, a seconda lorgano a cui
sono rivolte (rispettivamente vertice, direzione intermedia o direzione esecutiva).

Sistema informativo
Con lespressione sistema informativo si possono individuare due aspetti:
laspetto originario, cio il sistema dei dati e delle notizie che sono ottenuti e trasmessi allinterno
dellorganizzazione aziendale;
laspetto organizzativo, cio la rete, le vie, il linguaggio simbolico e le procedure mediante i quali le
informazioni vengono reperite e trasmesse ai vari organi aziendali, nonch le modalit della loro
conservazione, memoria e sfruttamento.
Il sistema informativo aziendale linsieme delle informazioni e dellidoneo apparato organizzativo che ne permette il
reperimento, lelaborazione, la conservazione e la trasmissione nello spazio e nel tempo. Il sistema informativo
aziendale un sistema complesso, costituito da un organico insieme di sottosistemi informativi, ognuno dei quali
rivolto a fornire informazioni ad una particolare direzione o ad un particolare momento decisorio. Ognuno di questi
sottosistemi reperisce, elabora, conserva e trasmette informazioni per se stesso e per tutti gli altri sottosistemi
aziendali che risultino interessati allinformazione. Il sistema informativo aziendale formato da tre fasi:
Reperimento: linsieme delle operazioni messe in atto al fine di ottenere dati che possano generare
informazioni. Il reperimento dei dati, interno od esterno, incamera i dati che possono creare nuova
conoscenza sulla gestione aziendale e/o sullambiente-mercato dove opera limpresa. Allinterno del sistema
aziendale le informazioni possono essere reperite da:
organi interni ad hoc che hanno il compito di reperire in maniera specialistica le notizie che,
successivamente elaborate e memorizzate, costituiscono materia per le decisioni dei vari dirigenti
aziendali.
organi di line, che sono a contatto con i centri da cui solitamente possono sortire dati e notizie. Essi
devono intendersi come centri primari per linformazione stessa.
organi preposti ad altri servizi, addetti alla raccolta ed allelaborazione dei dati aziendali (il servizio di
contabilit ed il servizio statistico). Questi organi operano su dati e notizie.
organi di controllo, che forniscono messaggi ai vari organi affinch possano essere presi gli opportuni
provvedimenti.
Il reperimento dei dati pu essere richiesto dallimpresa ad organi esterni; in questo caso linformazione un
fattore produttivo.
Elaborazione: pu essere definito come il processo di trasformazione di dati grezzi in dati valutati, cio in
informazioni. Le operazioni da effettuare su un dato reperito sono:

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Ordinarlo:
Selezionarlo rispetto al suo verificarsi nel tempo;
Individuare gli organi cui il dato pu interessare.
Ripulirlo:
Enucleare dal dato gli elementi reputati superflui ai fini del processo decisorio;
Confrontarlo con altri dati al fine di poter sintetizzare una valutazione o una tendenza.
Catalogarlo:
Inserirlo allinterno di un idoneo archivio al fine di farne memoria e per consentirne un
facile e celere reperimento;
Collegarlo con altri dati cointeressati al processo decisorio.
Le operazioni di elaborazione dei dati possono avvenire direttamente da parte delluomo oppure tramite
elaboratore elettronico. Queste due possibilit non sono alternative, perch anche il sistema pi
automatizzato non pu fare a meno dellapporto umano.
Trasmissione: per lassunzione delle decisioni di gestione si rendono indispensabili allinterno di ogni azienda
unintensa circolazione e scambio di dati, di notizie e di opinioni tra fonti dinformazione e centri di decisione.
La trasmissione di informazioni e di decisioni si pu svolgere in senso verticale, orizzontale o trasversale.
Affinch la trasmissione dellinformazione sortisca gli effetti desiderati indispensabile che linformazione
possa essere facilmente compresa dallorgano ricevente. Nasce cos lesigenza di un linguaggio simbolico
univoco e comune ai vari poli della trasmissione. I vari organi aziendali ed i canali che li mettono in contatto
costituiscono la rete di trasmissione; questultima, insieme al linguaggio simbolico convenuto ed alle
procedure prestabilite, costituisce il sistema di trasmissione. Questo lo strumento mediante il quale sono
sistematicamente collegati i vari organi aziendali. Attraverso un suo buon funzionamento ed utilizzo si
perviene, contemporaneamente, allassunzione di decisioni ed allo svolgimento delle operazioni aziendali. Le
informazioni vengono cos a costituire lindispensabile supporto per gli atti di decisione, di esecuzione e di
controllo. Esse abbisognano di fluire allinterno del sistema aziendale secondo standard di velocit, di
completezza, di chiarezza e di riservatezza, che ne permettono il miglior sfruttamento. Se, invece, le
informazioni non fluiscono allinterno del sistema aziendale nel rispetto degli standard, il sistema informativo
e tutti gli altri sottosistemi aziendali ad esso collegati, troveranno difficolt di buon funzionamento e
potranno anche costituire ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi.

Il controllo
Affinch allinterno di un qualsiasi sistema aziendale la funzione direzionale di controllo possa essere svolta in modo
efficace, sono necessari un elevato grado di sistematicit, unappropriata competenza del personale e unarticolata e
puntuale documentazione dei fatti aziendali.
La funzione di controllo ha il compito, comune a tutte le altre funzioni direzionali, di orientare il sistema aziendale
verso i fini programmati. La funzione di controllo adempie a questo generale obiettivo evitando allimpresa una fuga
verso lentropia, che si manifesta come propensione al disordine, alla disgregazione della struttura formale, con la
sostituzione degli obiettivi organizzativi con obiettivi sempre pi personali e come continui e repentini cambiamenti
ambientali e congiunturali prodotti dalle interazioni dei mercati e dalle varie forze economiche. Un efficiente sistema
dei controlli deve verificare che compiti, poteri e responsabilit siano svolti nel rispetto delle norme.
La complessit dellimpresa stessa e dellambiente con cui interagisce, richiede la presenza di un sistema articolato,
efficiente ed efficace, di politiche, indirizzi e procedure per soddisfare gli obiettivi generali che limpresa si propone;
questo insieme di politiche, indirizzi e procedure costituisce la struttura del controllo interno di unimpresa.
Il sistema dei controlli interni
Il sistema dei controlli interni dimpresa pu essere definito come linsieme coordinato della struttura organizzativa,
dei metodi e delle procedure messe in atto al fine di:
Salvaguardare lintegrit del patrimonio aziendale;
Garantire laffidabilit delle espressioni quantitative della contabilit generale e di quella analitica;
Verificare e controllare che le decisioni manageriali e le relative operazioni di adempimento siano tra loro
conformi e rispettino i principi di economicit;
Verificare che gli obiettivi aziendali siano perseguiti.
Esistono cinque tipologie di controllo:
Il controllo operativo o controllo di gestione: proteso alla contemporanea funzione di stimolo dellefficienza
e di adesione alle politiche emanate dai management. Si ricercano e si verificano gli standard di efficienza dei
vari sottosistemi aziendali.
Il controllo del sistema informativo: per conseguire un efficiente funzionamento di un sistema informativo,
occorre soddisfare tre esigenze fondamentali:

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Problema tecnico: miglior mezzo di trasmissione-ricezione;


Problema semantico: il pi idoneo linguaggio simbolico;
Problema dellefficienza: influenza esercitata sul comportamento del ricevente.
Per ottenere e conservare un sistema informativo che soddisfi queste esigenze, occorre predisporre un
idoneo apparato di controllo che revisioni i vari canali ed anelli del flusso informativo, per assicurare che le
informazioni fluiscano nei tempi e con le modalit reputati pi opportuni e possano pervenire allorgano in
cui sono rivolti nella forma originaria ed integrale. Nella realt aziendale possono verificarsi vulnerabilit nel
sistema delle comunicazioni:
Imperfetta codificazione e decodificazione;
Distorsioni dovute a fenomeni di natura semantica;
Errori connessi agli organi intermedi;
Filtraggio delle informazioni mediante la creazione di schemi di riferimento (stereotipi). Gli stereotipi
costituiscono una sorta di filtro informativo attraverso il quale il livello gerarchico ricompone
linformazione ricevuta o da trasmettere;
Scarsa attenzione alle informazioni ricevute;
Stato danimo del destinatario;
Desideri di autodifesa, di impressionare favorevolmente i superiori e di esercitare il potere: gli
individui che costituiscono unorganizzazione spesso devono gratificare bisogni individuali e devono
conseguire obiettivi personali in contrasto con i fini della struttura organizzativa;
Deficienze tecniche dei mezzi di trasmissione;
Pressioni del tempo e del lavoro.
Le comunicazioni dovranno fluire attraverso le vie dei vari livelli gerarchici e questi diverranno dei centri
riceventi-trasmettenti. Quando le vie gerarchiche coincidono con le vie di flusso delle informazioni, allora
possono verificarsi delle vulnerabilit. In questo caso in maniera pi o meno consapevole possono essere
commessi degli errori o apportati degli aggiustamenti quando si deve procedere alla selezione, allo
smistamento e allelaborazione dellinformazione.
Il controllo amministrativo-contabile: rivolto a prevenire o ad individuare errori od omissioni che possono
verificarsi nella contabilit aziendale. I controlli contabili possono riguardare:
La contabilit generale: possono essere esercitati per:
Rendere il sistema contabile corrispondente alla funzione di memoria e di informazione;
Verificare la corrispondenza tra i valori contabili ed i beni dellimpresa;
Verificare che tutti i rapporti che limpresa ha intrattenuto con i mercati di incetta e/o di
collocamento siano stati memorizzati tramite le registrazioni contabili.
La contabilit analitica: questa contabilit ha lobiettivo di poter pervenire, anche con periodicit
infra annuale, alla determinazione di costi e risultati analitici per prodotto o centro di produzione.
Lorgano di controllo, in questo caso, dovr verificare la continuit dei collegamenti tra contabilit
generale ed analitica, quando entrambe usufruiscono degli stessi input informativi oppure il rispetto
dei criteri del budget se questultimo risulta collegato con la contabilit analitica.
Il controllo del sistema EDP: la presenza di sistemi computerizzati in azienda comporta la comprensione:
Del funzionamento del sistema EDP dellazienda, con riguardo ai controlli in esso incorporati;
Della potenzialit del sistema EDP per rendere il suo operato il pi efficiente possibile e per utilizzare
il computer nel migliore dei modi.
I computer non sono sicuri, intaccabili ed a prova di errore. Molti sono i casi in cui la debolezza del sistema
computerizzato ha provocato inconvenienti, ma molti sono ancora i dirigenti aziendali che coltivano lillusione
di sicurezza dei propri sistemi e non attuano, con il dovuto rigore, adeguati momenti di controllo.
Le verifiche di integrit patrimoniale: questo tipo di controllo ha il compito di proteggere i beni patrimoniali
da eventi che possono apportare menomazioni alle qualit e/o alle quantit dei beni stessi.
Il sistema dei controlli interni dato dallarmonico intrecciarsi da elementi di protezione, ottimizzazione e
supervisione e potrebbe essere reso vulnerabile da vari fattori; per prevenire ed individuare queste vulnerabilit esiste
la funzione di revisione interna.

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Motivazioni del fabbisogno finanziario


La funzione finanziaria ha il compito di ricercare i mezzi atti a fronteggiare le uscite necessarie per i costi della gestione
ordinaria, nonch per quelli relativi alle esigenze degli investimenti programmati.
La gestione finanziaria dellimpresa consiste in un insieme di uscite monetarie per lacquisizione dei fattori produttivi
anticipate rispetto alle entrate monetarie ottenibili dalla vendita di prodotti e servizi aziendali.
Lo sfasamento temporale tra costi e ricavi comporta lesigenza che limpresa vincoli a s una quantit di mezzi
finanziari necessaria a fronteggiare le uscite anticipate dovute al sostenimento dei costi in attesa delle entrate
conseguenti ai ricavi.
Pur nella variabilit che lo caratterizza, il fabbisogno finanziario sempre presente nella realt di ciascuna impresa,
con la conseguenza di essere uno dei momenti condizionanti le scelte imprenditoriali. Limpresa deve fronteggiarlo
con le pi adeguate modalit di copertura ed alle migliori condizioni. Il fabbisogno nasce da una correlazione tra
incassi e pagamenti. Dato un certo lasso temporale, ciascuna impresa abbisogna di capitale quando gli incassi che si
aspetta sono inferiori ai pagamenti che deve fronteggiare. Il fabbisogno di capitale dato dalleccedenza dei
pagamenti rispetto agli incassi. A lungo andare, se unimpresa vitale, gli incassi fronteggeranno tutti i pagamenti e
lasceranno uneccedenza pari alla congrua remunerazione attesa. Ma, tempo per tempo, questo non detto che si
verifichi, giacch unimpresa che si sviluppa ha sempre pi esigenza di nuovi capitali. Il fabbisogno di capitale serve per
pareggiare la differenza fra i pagamenti che devono farsi e gli incassi che si realizzano.
Ci sono imprese che non hanno fabbisogno di capitale perch la loro gestione produce, o normalmente o in certi
momenti della loro vita, eccedenze finanziarie da investire.
Ogni impresa ha due alternative per vincolare a s i capitali indispensabili al suo programmato fabbisogno finanziario:
lincremento del capitale proprio o il ricorso al capitale di credito.
Fabbisogno durevole: limpresa dovrebbe vincolare a s capitale proprio e/o capitale di credito a lunga
scadenza per fronteggiare investimenti in capitali fissi;
Fabbisogno temporaneo: limpresa dovrebbe ricorrere al credito di breve periodo per fronteggiare i costi
relativi allacquisizione di capitale circolante.
Il fabbisogno finanziario pu essere ascritto da ununitaria esigenza di capitali, programmabile avendo presente i nuovi
investimenti di capitale fisso, le conseguenze della nuova tecnologia e la costante esigenza di garantire allimpresa una
quantit di capitale circolante. Il fabbisogno finanziario quantificabile alla luce di un preordinato programma ed
sempre rivedibile e riprogrammabile, se deviazioni della realt obbligano alla ristrutturazione del programma stesso.
La programmazione di impresa deve essere elastica e scorrevole. Elastica perch deve adattarsi ad eventuali
cangiamenti della realt, scorrevole perch la tendenza di fondo deve essere sempre riesaminata alla luce delle nuove
conoscenze che il passare del tempo arreca.
La continua mutabilit dello scenario dove limpresa recita la sua parte comporta continue scelte e continui
riadattamenti, con la conseguenza che non possibile stabilire quale sia la pi conveniente relazione tra capitale
proprio e capitale di credito. La differenziazione del capitale di impresa in capitale proprio e capitale di terzi trova la
sua origine nella diversificazione del vincolo con cui il capitale stesso collegato allimpresa. Le fonti finanziarie
possono essere contrattuali o proprie.
Luguaglianza:
ATTIVITA = PASSIVITA + NETTO
pu essere riscritta in due modi:
attivit = capitale di credito + capitale proprio
impieghi = fonti interne (autofinanziamento) + fonti esterne (apporti di soci e capitale di indebitamento)

Struttura finanziaria e calcolo del fabbisogno finanziario


Per poter conseguire il suo fine tecnico, il sistema di impresa deve effettuare degli investimenti che originano un
fabbisogno di capitale (fabbisogno finanziario). Occorre che limpresa impieghi delle risorse in vista di poter
conseguire un volume di nuove risorse maggiore di quello investito per perseguire un adeguato livello di surplus. Il
problema finanziario diviene una perenne condizione da soddisfare. La gestione finanziaria diviene un momento di
grande importanza nella complessa gestione dellimpresa. Il miglior utilizzo possibile del capitale diviene una
condizione fondamentale per una sana conduzione dellimpresa.
Limpresa ha lesigenza di strutturare il proprio finanziamento in termini razionali. Ha necessit di conoscere il livello
ed il flusso del fabbisogno finanziario nella sua entit, nella sua composizione e nel suo prospettico divenire. Questa
esigenza pu essere affrontata con due approcci:

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lapproccio analitico: usato per la ricerca del fabbisogno finanziario nel breve andare e lo determina
attraverso la differenza tra le uscite previste e gli incassi prevedibili di un esercizio amministrativo.
lapproccio sintetico: usato per la ricerca del fabbisogno finanziario nel lungo andare e lo determina per
analisi prospettiche di lungo periodo o di impianto aziendale. Con questo criterio limpresa programmer
le sue necessit di capitale ricorrendo allindividuazione ed alla quantificazione degli investimenti che
dovr effettuare nellarco di tempo pluriennale preso in considerazione, al netto delle dilazioni di
pagamento che le potranno essere concesse nellattuare gli investimenti stessi.
Il primo approccio per la determinazione del fabbisogno finanziario con il criterio sintetico, parte dallanalisi del
programma tecnico che limpresa si dato. Gli investimenti vengono distinti in investimenti in capitale fisso ed
investimenti in capitale circolante.
Capitale fisso
1. Parte essenziale del capitale fisso dato dalle immobilizzazioni tecniche, il cui fabbisogno finanziario diverso
a seconda che queste:
vengano costruite in economia: il fabbisogno di capitale sar costante e pi o meno crescente sino al
termine della costruzione stessa.
siano state commissionate allesterno: il fabbisogno di capitale potr presentarsi tutto alla consegna
dellimpianto o potr essere scadenzato.
Una volta che limmobilizzazione tecnica entra in attivit, gli ammortamenti determineranno una diminuzione
del fabbisogno finanziario, cio una diminuzione degli investimenti. Infatti lammortamento deve essere
inteso come il recupero dellinvestimento a cui si riferisce. Mano a mano che vengono effettuati gli
ammortamenti si ha una diminuzione del capitale investito e una diminuzione del fabbisogno finanziario
dellimpresa. Comporteranno un incremento del fabbisogno finanziario eventuali necessarie spese di
manutenzione ordinaria e straordinaria. Il fabbisogno finanziario, per quanto attiene le immobilizzazioni
tecniche, sar quantificabile nella misura in cui gli investimenti saranno maggiori degli disinvestimenti.
2. Parte del capitale fisso pu essere anche rappresentato dalle immobilizzazioni finanziarie.
Capitale circolante
1. Il capitale circolante numerario genera un fabbisogno duraturo e costante commisurato, per quanto attiene
ai crediti, alla tendenza di esposizione media annua, e per quanto attiene il fondo cassa e le altre giacenze
liquide, sar commisurato al valore medio reputato ottimale per limpresa.
2. Il capitale circolante di magazzino in assenza di stagionalit genera un fabbisogno finanziario costante che
dipende dal calcolo medio delle scorte. Se siamo di fronte a problemi di stagionalit, il fabbisogno finanziario
sar crescente sino al realizzo.
Quando si studia il fabbisogno di capitale occorre configurare landamento nel tempo del fabbisogno stesso, fin
quando possibile formulare previsioni attendibili. Occorre collegare il fabbisogno finanziario allandamento
economico della gestione e viceversa. Se i programmi futuri prevedono che alcuni esercizi chiudano in utile, se questo:
Verr tutto erogato ai conferenti il capitale di rischio, non incider sul calcolo del fabbisogno finanziario;
Sar totalmente o parzialmente trattenuto dallimpresa, questo creer un autofinanziamento, che comporta
una diminuzione del fabbisogno finanziario per fronteggiare il futuro sviluppo dellimpresa e per ridurre le
posizioni debitorie.
Se i programmi futuri prevedono che alcuni esercizi chiuderanno in perdita, queste perdite incideranno in maniera
incrementale sul fabbisogno finanziario fin quando non troveranno copertura attraverso gli utili futuri, attraverso un
intervento da parte dei proprietari o tramite la riduzione anche contabile dei valori positivi del netto.

Fabbisogno finanziario, redditivit e rischio


Per poter effettuare una scelta delle fonti di finanziamento a cui attingere, occorre effettuare unadeguata analisi sulle
attese di redditivit, in quanto la fonte esterna una fonte onerosa per limpresa. Detto onere incider sui conti
economici programmati e dovr trovare contropartita in un adeguato ritorno dagli investimenti che si metteranno in
essere. Lanalisi sul rischio deve essere attuata perch normalmente, al crescere del rischio, limpresa dovrebbe
dilatare il capitale proprio. Le perdite nelle imprese sono normalmente dovute ad eventi congiunturali e necessitano
di unadeguata forza patrimoniale e finanziaria. Pi rischiosa lattivit gestionale, pi la massa dei fattori posti in
posizione residuale deve essere proporzionalmente elevata rispetto alla massa dei fattori produttivi posti in posizione
contrattuale.
Tesoreria: allungare i tempi del pagamento dei debiti e
accorciare i tempi della riscossione dei crediti per
fronteggiare il fabbisogno.

Volano della liquidit (es. supermercati): si creano eccedenza


di liquidit (abolendo il credito e allungando il pi possibile i
tempi di pagamento dei debiti) da investire in altre imprese,
da vincolare in banca o da dare in prestito.

39

Attivit o impieghi
a)

Liquidit immediate

Passivit o fonti
a)

Cassa, Banche attive


Titoli immediatamente liquidabili

Passivit a breve termine


(valutate al presunto valore di estinzione)

Banche passive
Debiti verso fornitori
Cambiali passive (scadenti entro lanno)
Debiti diversi
Fondo imposte
Quote di passivit a medio o lungo termine scadenti
entro lanno

b) Liquidit differite
(valutate al presunto valore di realizzo netto)

Crediti verso clienti


Cambiali attive
Crediti diversi

c)

Disponibilit
(valutate al minore tra il costo ed il presunto valore di realizzo
netto)

b) Passivo consolidato
Passivit a medio o lungo termine

Rimanenze di magazzino

(valutate al presunto valore di estinzione)

(a + b + c) = Attivo corrente

Mutui passivi
Obbligazioni
Finanziamenti passivi scadenti oltre lanno
Fondo di indennit di fine rapporto

d) Immobilizzazioni finanziarie
(valutate secondo il principio della prudenza amministrativa)

Partecipazioni
Titoli non immediatamente liquidabili

e)

Immobilizzazioni tecniche
(singolarmente valutate al minor valore tra quello di costo,
eventualmente al netto degli ammortamenti, ed il valore
netto indirettamente realizzabile o il valore netto realizzabile
direttamente sul mercato quando ne previsto a breve il
disinvestimento)

c)

Immobilizzazioni immateriali
(valutate al costo al netto degli ammortamenti)

Brevetti, marchi, avviamento, ecc.

g)

Fondi rischi diversi

d) Capitale proprio
1. Valori conferiti

Beni materiali ammortizzabili


Terreni ed edifici civili

f)

Passivit correnti

Capitale sociale (o nominale)


Riserve da sovrapprezzo

2.

Valori da ritenzioni di utili


Riserve di utili
Utile desercizio
(a + b + d1) = Fonti esterne
(c + d2) = Fonti interne

Oneri pluriennali
(valutati al costo al netto degli ammortamenti)

Spese di impianto, dampliamento, di pubblicit, ecc.

(d + e + f + g) = Attivo immobilizzato

Attivo corrente + attivo immobilizzato = attivit


o impieghi
+ voci dellattivo, - voci del passivo
+ voci del passivo, - voci dellattivo

Fonti interne + fonti esterne = fonti di


finanziamento

+ fabbisogno finanziario
- fabbisogno finanziario

La funzione finanziaria
La gestione aziendale pu essere vista, oltre che sotto laspetto economico-patrimoniale, inteso come capacit nel tempo di
produrre un reddito volto a soddisfare le esigenze degli investitori, anche sotto laspetto finanziario, cio come capacit di
generare flussi monetari adeguati alle risorse impiegate e in grado di supplire ai fabbisogni strutturali e temporanei
dellimpresa. Il compito fondamentale della funzione finanziaria quello di individuare la dinamica dei flussi finanziari in
entrata e in uscita e la loro distribuzione temporale, per scegliere le modalit pi opportune per la copertura dei
conseguenti sbilanci monetari in modo da non compromettere lequilibrio economico di impresa. I mutamenti intervenuti
nel corso degli ultimi anni hanno profondamente modificato i compiti e gli obiettivi assegnati alla funzione finanziaria nel
sistema di impresa: stato reso pi arduo il compito del gestore delle risorse finanziarie allinterno dellimpresa. Se in
passato il compito della gestione finanziaria era esclusivamente quello di reperire fondi destinati alla copertura del
fabbisogno finanziario dellimpresa, oggi si sono aggiunti gli obiettivi dellottimale utilizzo delle eventuali eccedenze
temporanee, del monitoraggio continuo del mercato dei capitali e delle divise e di programmazione degli investimenti
aziendali e di assistenza al top management nelle operazioni di finanza straordinaria. La funzione finanziaria viene sempre
pi ad occupare un ruolo centrale nella programmazione strategica aziendale, imponendo la necessit di utilizzare risorse
umane e tecniche altamente specializzate. La funzione finanziaria, oltre che sotto laspetto strategico, deve essere
inquadrata dal punto di vista operativo-gestionale come necessit di raggiungere, anche nel breve periodo, gli obiettivi di:
Equilibrio economico tra costi e ricavi;
Equilibrio finanziario tra forme di reperimento dei fondi e modalit di impiego degli stessi;

40

Equilibrio monetario tra flussi monetari in entrata e in uscita.


I compiti assegnati alla funzione finanziaria possono essere individuati:
Nellassistenza al management aziendale per i problemi di rilevanza strategica che hanno aspetti di natura
finanziaria;
Nella pianificazione a lungo, medio e breve periodo;
Nella gestione e nellattuazione del piano finanziario;
Nella gestione della liquidit e della tesoreria aziendale.
Nella realt aziendale la partecipazione della funzione finanziaria alla definizione delle politiche generali di gestione si
riscontra principalmente:
nei rapporti con la clientela e con i fornitori;
nella gestione del patrimonio mobiliare e immobiliare dellimpresa;
nella costruzione dei sistemi di pianificazione e di controllo;
nelle operazioni di finanza strategica.
Le principali decisioni affidate alla funzione finanziaria possono essere suddivise in:
decisioni di investimento: rappresentano il momento fondamentale del processo decisionale finanziario in quanto
determinano il fabbisogno finanziario dellimpresa, fissano lammontare e la natura del capitale investito e
concorrono a formare il rischio dimpresa;
decisioni di finanziamento: riguardano la definizione di una struttura finanziaria ottimale, coerente con gli obiettivi
strategici dellimpresa e con le decisioni di investimento prese. Loperatore finanziario dovr ricercare nei
vincoli/opportunit endogeni ed esogeni allimpresa, lottimale combinazione delle fonti, al fine di non creare
squilibrio nella gestione finanziaria sia di breve che di lungo periodo;
decisioni relative alla politica dei dividendi da distribuire ai soci: si riferiscono al complesso delle azioni poste in
essere per la determinazione degli utili da distribuire agli azionisti o ai soci, o di politiche similari.
Le tre politiche fondamentali del processo decisionale finanziario sono strettamente correlate. Sar compito del
management aziendale ricercare lequilibrio ottimale delle tre componenti al fine di meglio raggiungere gli obiettivi generali
perseguiti dal sistema dimpresa. La complessit degli obiettivi assegnati ed i mutamenti intervenuti nella funzione
finanziaria hanno reso sempre pi necessario il dotarsi di strumenti previsionali e di controllo in grado di fornire al
management informazioni accurati e tempestive sulla gestione.
possibile definire il ciclo finanziario come un processo articolato nelle seguenti fasi:
decisione sulle scelte di investimento e sulla gestione corrente e verifica della coerenza con gli obiettivi generali
dimpresa e con il sistema dei vincoli-opportunit derivante dal mercato e dallambiente esterno;
analisi del fabbisogno necessario alla copertura degli investimenti con valutazione della durata, dellammontare e
della struttura finanziaria ottimale;
scelta delle fonti di finanziamento nellambito della struttura delineata;
controllo delle scelte effettuate, analisi degli scostamenti verificatisi rispetto alle scelte di programma ed eventuale
ridefinizione delle politiche finanziarie.
Le scelte di natura finanziaria richiedono la ridefinizione di documenti gi presenti in ambito aziendale al fine di meglio
delineare le dinamiche finanziarie dei fatti di gestione; ci si riferisce alla riclassificazioni del bilancio desercizio volte alla
realizzazione delle analisi dei flussi finanziari di gestione e alla definizione degli indici di bilancio.

La funzione finanziaria ed il fabbisogno finanziario: un approfondimento


Limpresa necessita di capitali sia per far fronte alle proprie necessit di investimento, sia per finanziarie la gestione
corrente; il fabbisogno finanziario pu quindi essere definito come lammontare delle risorse necessarie per il funzionamento
dellattivit di impresa ed pari alla somma del capitale fisso, necessario per finanziare le attivit immobilizzate, e del
capitale circolante, volto ad alimentare la gestione caratteristica di impresa.
Nella formulazione dei piani finanziari, ovvero degli strumenti preposti alla definizione del fabbisogno finanziario, assumono
rilevanza tre elementi:
lammontare delle risorse necessarie;
la distribuzione temporale dei fabbisogni;
il mix necessario tra fabbisogni di capitale fisso e di capitale circolante.
La distribuzione temporale dei fabbisogni assume rilevanza notevole. In caso di progetto che produrr reddito nel mediolungo periodo, limprenditore dovr assicurarsi risorse finanziarie sufficienti alla sopravvivenza dellimpresa per un periodo
pi esteso e dovr essere in grado di sopportare il peso degli oneri finanziari dellinvestimento fin quando il medesimo non
avr iniziato a produrre reddito.
Lammontare e il mix qualitativo del fabbisogno variano in funzione di diversi fattori interni ed esterni allazienda. Occorre
considerare:
se lazienda in fase di costituzione: il fabbisogno riguarder le necessit di capitali per la costituzione della
struttura aziendale e per la copertura dei costi di esercizio e sar prevalente linvestimento in immobilizzazioni
rispetto a quello per la gestione corrente;

41

se lattivit economica gi avviata: il fabbisogno dovr coprire la differenza originata dalla gestione e dalle
strategie poste in essere dal management aziendale.
Il fabbisogno inoltre correlato a una serie di parametri esterni alla vita aziendale che, incidendo sulle decisioni di
investimento, di fatto condizionano anche la natura e lammontare del medesimo. In condizioni di mercato in fase recessiva,
il management aziendale limita o seleziona i progetti di investimento, limitandosi ai soli investimenti necessari alla
continuazione della vita dellimpresa; in presenza di prospettive di crescita, invece, limpresa viene sottoposta a sacrifici
finanziari al fine di conquistare quote di mercato o per rimanere in linea con la concorrenza.
La natura dellattivit svolta dallimpresa e le sue caratteristiche di gestione hanno effetti sulla definizione dei fabbisogni. Pi
aumenta la presenza di impianti e di attrezzature, pi cresce il fabbisogno di capitale fisso immobilizzato. Il fabbisogno di
capitale circolante funzione strettamente dipendente del ciclo produttivo dellimpresa. Le necessit di finanziare il capitale
circolante aumentano o diminuiscono in funzione delle politiche di approvvigionamento, delle politiche commerciali e
dellottimale gestione del magazzino. Si crea un conflitto di interessi allinterno delle diverse funzioni aziendali: il manager
finanziario, cui assegnato il compito di ridurre il livello dellesposizione debitoria, cerca di accelerare il ciclo monetario che
intercorre tra il sostenimento dei costi e il conseguimento dei ricavi mediante la compressione tra il periodo di pagamento e
quello di incasso; il responsabile della funzione commerciale o della funzione approvvigionamenti ritiene opportuno
assecondare le esigenze del cliente o del fornitore.
Il capitale circolante pu essere definito come differenza tra le attivit e le passivit a breve e alla sua formazione
concorrono:
le scorte di materie prime e semilavorati necessari per la produzione e quelle di prodotti finiti destinati alla vendita;
i crediti commerciali verso clienti;
i debiti commerciali verso fornitori;
le attivit finanziarie liquide.
Lanalisi delle variazioni del capitale circolante, unitamente allanalisi dei flussi di cassa, consente di comprendere la
dinamica finanziaria dellimpresa. In relazione alle esigenze dellimpresa possibile distinguere il fabbisogno finanziario nelle
seguenti componenti:
fabbisogno strutturale: durevole nel tempo in quanto legato alla natura dellattivit, alla struttura e alle dimensioni
dellimpresa;
fabbisogno corrente: durevole nel tempo in quanto legato al volume di attivit della gestione corrente;
fabbisogno straordinario: occasionale, ma legato a esigenze di lungo periodo;
fabbisogno occasionale: non durevole nel tempo e legato ad effetti di breve periodo e/o congiunturali.
Nellimpresa occorre definire in maniera dinamica e continuativa il fabbisogno finanziario netto, ripartito nelle due
componenti di capitale fisso e di capitale circolante e nelle sue diverse configurazioni, con lo scopo di individuare le fonti di
finanziamento necessarie alla copertura dei fabbisogni o di ricercare le pi opportune forme di collocamento delle liquidit
generate dalla gestione.

La scelta delle fonti di finanziamento: capitale proprio e capitale di credito


Dopo aver individuato la natura dei proprio fabbisogni e delineato le scelte di politica finanziaria, il responsabile della
funzione finanziaria ha il compito di scegliere le forme di reperimento o di impiego dei capitali. Le fonti di finanziamento
possono essere classificate in relazione alla loro:
natura: limpresa ricorre al:
capitale proprio qualora richieda versamenti in conto capitale dei propri soci o azionisti o utilizzi il flusso
reddituale prodotto dalla gestione (autofinanziamento);
capitale di credito quando le coperture sono effettuate da soggetti esterni allimpresa (mercato finanziario).
durata nel tempo: si soliti distinguere tra finanziamenti a lungo, a medio e a breve termine.
La scelta di dotare limpresa di mezzi finanziari propri o di ricorrere al mercato esterno, si basa sui seguenti fattori:
la natura dei fabbisogni;
le possibilit di accesso dellimpresa al mercato finanziario a condizioni economiche soddisfacenti;
la disponibilit degli azionisti a inserire ulteriori risorse allinterno dellazienda;
la necessit del soggetto economico di evitare che lintroduzione di capitali da parte di soggetti diversi nellimpresa
comprometta la sua possibilit di controllo dellattivit gestionale;
i vincoli imposti dalla legislazione fiscale e civile del paese in cui opera.
Si tratta di esigenze in antitesi tra di loro. Leffetto della leva finanziaria la possibilit che comporta il ricorso al capitale di
credito di migliorare o peggiorare la redditivit del capitale investito allinterno dellimpresa, quantificabile dalla differenza
tra il rendimento del capitale investito e il costo medio del capitale preso in prestito. Sulleffetto-leva agiscono le condizioni
economiche generali, i tassi praticati dal mercato finanziario allimpresa e leffetto fiscale.
La leva finanziaria, qualora positiva, ha un effetto moltiplicativo sulla redditivit del capitale investito dallimpresa. In
presenza di elementi congiunturali favorevoli, una struttura aziendale maggiormente indebitata permette il conseguimento
di migliori redditivit sul capitale investito; ma se si deteriorano le condizioni economiche, diviene elemento di vantaggio
competitivo il rafforzamento della struttura patrimoniale dellimpresa.
Il modello proposto, valido sul piano teorico, ha evidenti limiti dal punto di vista pratico.

42

Una volta definito il livello di indebitamento desiderato ed individuate le necessit da coprire mediante il ricorso al capitale
proprio, occorre individuare le modalit di reperimento del medesimo. Non sempre possibile disporre di flussi reddituali
prodotti dalla gestione in grado di sostenere i fabbisogni di carattere strutturale e durevole che il management aziendale
intende coprire, senza ricorrere al capitale di credito. Emerge quindi la necessit di reperimento di risorse da attuarsi
mediante aumenti del capitale sociale. Il nostro ordinamento giuridico prevede aumenti di capitale sociale:
a titolo gratuito (passaggio da riserve a capitale): non hanno rilevanza dal punto di vista economico in quanto sono
gi parte del patrimonio netto aziendale come utili conseguiti e non distribuiti e assumono solo una rilevanza di
tipo contabile;
con apporto di capitale fresco (emissione di nuove azioni privilegiate e di risparmio): si ha unimmissione di nuovi
mezzi allinterno dellimpresa. Per le societ quotate in Borsa alcune difficolt possono sorgere dalla mancata
capacit di assorbimento da parte del mercato dei titoli da collocare.
Lo sviluppo dei mercati finanziari avvenuto negli ultimi anni ha notevolmente ampliato le possibilit di scelta dello
strumento finanziario pi idoneo alle necessit dellimpresa. Le forme pi utilizzate possono essere cos classificate:
a lungo termine:
emissione di prestiti obbligazionari: nel caso in cui si decida lemissione di un prestito obbligazionario, il
direttore finanziario dovr tenere presente i seguenti vincoli:
garantire agli investitori un rendimento sufficientemente remunerativo e allineato ai parametri
di mercato, valutando al contempo limpatto che gli oneri finanziari provocano sui risultati
economici futuri dellazienda;
fornire agli investitori opportune garanzie circa la solvibilit presente e futura dellimpresa;
stabilire lopportunit di forme incentivanti allinvestimento;
valutare le capacit di assorbimento del mercato interno anche dei mercati internazionali;
individuare i limiti posti dalla legislazione fiscale e civile allemissione del prestito.
Lemissione di prestiti obbligazionari per una forma di reperimento di risorse finanziarie limitata sono
alle societ per azioni;
accensione di mutui: di uso pi comune, sono finanziamenti concessi a fronte di garanzie reali prestate dal
fruitore;
a medio termine:
operazioni di leasing: tramite queste operazioni limpresa, anzich effettuare lacquisto di un bene
strumentale, lo ottiene in affitto da una societ finanziaria (leasing finanziario) o da una societ
industriale o commerciale (leasing operativo), garantendosi un diritto di riscatto, ovvero di acquisto del
bene, al termine del periodo di durata del contratto di leasing. Limpresa non appesantisce la propria
struttura patrimoniale con attivit che probabilmente non entreranno mai nel proprio patrimonio e, dal
punto di vista finanziario, sostituisce un esborso complessivo iniziale, cui fare fronte con un reperimento
di finanziamenti, con versamenti periodici (canoni di leasing);
accensione di linee di credito bancario;
a breve termine:
scoperto di conto corrente;
emissione di carta commerciale;
aperture di credito;
anticipazioni bancarie;
factoring;
credito commerciale.
Le varie forme di indebitamento a breve termine possono essere di tipo bancario o parabancario e quelle derivanti
dalle politiche commerciali poste in essere dallimpresa.
Esistono possibilit di reperimento di finanziamento particolari, legate a specifiche esigenze o situazioni: crediti agevolati
concessi da enti o organismi nazionali e internazionali al fine di promuovere lo sviluppo economico di determinate aree o di
sostenere le esportazioni.

La gestione della liquidit

Schemi Piano finanziario desercizio e Piano di tesoreria pag. 180 183

Limpresa ha necessit di prevedere nella maniera pi dettagliata possibile landamento futuro di breve periodo dei flussi
finanziari aziendali, per programmare al meglio le pi idonee coperture dei fabbisogni e impiegare nella maniera e nella
forma pi opportune le proprie eccedenze di liquidit.
La gestione della liquidit importante come momento rilevante della funzione finanziaria per gli effetti che essa pu avere
nel Conto economico delle imprese. Il ricorso al mercato finanziario in maniera pi o meno consolidata da parte delle
imprese, permette allimprese maggiori possibilit di sviluppo. Si rivela utile la capacit di prevedere landamento dei flussi
di cassa su archi temporali non superiori al trimestre. Queste previsioni devono essere elastiche per consentire correzioni in
tempi economicamente utili. Gli obiettivi del gestore di liquidit possono rintracciarsi in:
massimizzazione del rendimento;
minimizzazione del rischio;

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massima liquidit della scelta, ossia la caratteristica di pronto realizzo.


Significativo strumento del tesoriere per formulare previsioni il Preventivo di cassa. Questo documento riconducibile ad
un prospetto contabile dove sono riportati tutti i movimenti monetari previsti, il saldo dei quali configura il fabbisogno
finanziario di breve periodo o leccedenza di cassa. Lattendibilit delle previsioni formulate varia in relazione alla qualit
della informazioni necessarie. Di pi difficile previsione possono essere i flussi finanziari connessi alla gestione corrente, sia
per quanto attiene lammontare che il tempo esatto di manifestazione. Il tutto per pervenire al preventivo di cassa di
brevissimo periodo o piano di tesoreria che presenta le seguenti peculiarit:
non spinge lanalisi oltre quindici giorni;
le rilevazioni vengono effettuate ed aggiornate quotidianamente;
il piano costruito avendo presente i giorni valuta che gli istituti di credito richiedono per ciascuna delle
operazioni da loro effettuate.
Le analisi preventive di tesoreria saranno efficaci ed efficienti nella misura in cui siano supportate da un valido sistema
informativo sullaccaduto o su ci che sta accadendo. Negli ultimi anni laffinamento della gestione di cassa ha determinato
la tendenza a minimizzare lentit della liquidit delle imprese; i fondi sono impiegati in attivit maggiormente fruttifere.
La combinazioni tra accelerazione degli incassi e rallentamento degli esborsi contribuir al miglioramento della situazione
finanziaria dellimpresa. Gli obiettivi del cash management sono:
la minimizzazione delle disponibilit liquide;
lallocazione ottimale degli incassi e degli esborsi;
il reperimento dei mezzi finanziari per fabbisogni di breve termine.

Il Cash Flow: cenni


Uno degli strumenti che permette il controllo e lindirizzo dei movimenti monetari che generano disponibilit
allinvestimento oppure fabbisogno finanziario per le esigenze di breve periodo, il Cash Flow. Con questa espressione si
indicano strumenti gestionali diversi, che hanno in comune alcuni elementi e si differenziano per altri. Si pone differenza tra:
cash flow operativo: programma e controlla i flussi di cassa prodotti dalle sole operazioni tipiche dellattivit di
impresa;
cash flow non operativo: esamina i flussi di cassa prodotti dalle entrate e dalle uscite monetarie per attivit non
tipiche dellimpresa.
Soffermandoci sul cash flow operativo, diciamo che questo permette di effettuare unimmediata correlazione tra le
disponibilit monetarie generate dalla gestione tipica che possono essere utilizzate per investimenti oppure sottolinea
lesigenza di una copertura finanziaria che si venuta a produrre nella gestione dellattivit tipica. Tramite il cash flow si
ricerca se la gestione tipica sia in grado o meno di produrre disponibilit monetarie da utilizzarsi in nuovi investimenti
oppure se abbisogni di coperture finanziarie. Il cash flow quantificabile ponendo in contrapposizione tutte le entrate e
tutte le uscite che si programmano per le operazioni tipiche di gestione (cash flow preventivo). Questo flusso dovr essere
continuamente controllato con la realt delle entrate e delle uscite che la gestione genera (cash flow consuntivo).
Le entrate monetarie (Em) del periodo sono date da tutti i ricavi di gestione tipica (R) meno la differenza tra crediti
finali (Cf) e crediti iniziali (Ci). Ponendo (Cf Ci) = Cr, otteniamo: Em = R Cr.
Le uscite monetarie (Um) del periodo saranno dati dai costi (C) meno la differenza tra debiti finali (Df) e debiti
iniziali (Di). Ponendo (Df Di) = D, otteniamo: Um = C D.
Quindi il cash flow operativo (CF) sar dato da: CF = Em Um, cio:
CF = [R (Cf Ci)] [C (Df Di)] = (R Cr) (C D) = R C Cr + D
Il Cash Flow operativo sar quantificabile come la differenza tra i ricavi ed i costi tipici corretti dallincremento o dal
decremento dei crediti e dei debiti.

Lautofinanziamento

Esempi pag. 187 188 e pag. 190 194


Lautofinanziamento la capacit dellimpresa di fronteggiare il proprio fabbisogno finanziario, aumentando i propri
investimenti senza ricorrere o ricorrendo meno a fonti esterne di finanziamento.
Lautofinanziamento un concetto di tipo economico e non finanziario ed determinato dalla differenza tra i ricavi
operativi e i costi aventi natura monetaria.
Lautofinanziamento origina dal trattenimento allinterno dellimpresa di utili contabilmente conseguiti. In questo caso
la produzione di ricchezza che va ad incrementare il capitale proprio prodotta dalleconomia dellimpresa ed quindi
un capitale di origine interna, un autofinanziamento prodotto dal sistema aziendale.
Lautofinanziamento una grandezza economica, che non coincide con una disponibilit monetaria da poter investire,
ma pu nascere al limite gi tutto investito. Lautofinanziamento misurabile in termini patrimoniali. Possiamo dire,
confrontando due situazioni patrimoniali della stessa impresa allinizio ed alla fine di un certo lasso di tempo, che
limpresa si autofinanziata se si nota che le variazioni degli investimenti (I) sono superiori alle variazioni delle fonti
esterne (FE), cio dalle variazioni del capitale di terzi (CT) e dalle variazioni del capitale proprio (CP).
Autofinanziamento (A) = I FE ovvero A = I (CT CP)

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Lautofinanziamento coincide con la quantit di utile prodotto e per il tempo e la misura in cui questutile non venga
ripartito. Quindi si pu avere un autofinanziamento:
Temporaneo o provvisorio: utile da distribuire ai soci;
Definitivo: parte di utile che rimane nellazienda.
Lutile prodotto in un certo esercizio amministrativo costituisce il potenziale di autofinanziamento dellimpresa.
Autofinanziamento (A) = Utile di periodo (U)
Tra i componenti negativi del reddito (CNR) che vanno a formare lutile, detratti dai CPR, distinguiamo costi per cui
stato sostenuto un esborso numerario, uscita di cassa o incremento di debiti (Cs), ammortamenti (Am) e
accantonamenti a fondi rischi e spese future (AcRS).
Allora si pu riscrivere lutile desercizio come: U = CPR (Cs + Am + AcRS).
Quindi i componenti positivi di redditi devono essere in grado di coprire economicamente tutti i componenti negativi
di reddito, per cui se da CPR sottraiamo i Cs, si otterr lutile lordo (UL):
UL = CPR Cs.
Lutile lordo diverr netto, sottraendovi gli ammortamenti e gli accantonamenti ai fondi rischi e spese future:
U = UL (Am AcRS).
Lammortamento il recupero tramite i ricavi di una parte di un costo pluriennale in attesa di essere
riutilizzato e come tale lammortamento autofinanziamento.
Gli accantonamenti ai fondi rischi e spese sono una parte dellutile lordo accantonata in attesa di sostenere le
spese o di fronteggiare i rischi. Per il tempo in cui restano inutilizzati rispetto al loro fine costitutivo,
costituiscono autofinanziamento.
Lautofinanziamento pu essere identificato come la somma dellutile netto, pi gli ammortamenti, pi gli
accantonamenti ai fondi rischi e spese future:
A = U + Am + AcRS.
Autofinanziamento =
Utile netto (provvisorio e definitivo)
Accantonamenti fondi rischi e spese (fatti nellesercizio)
Ammortamenti (fatti nellesercizio)
Utilizzi di fondi rischi e spese (fatti nellesercizio ma accantonati in passato)
Storni di ammortamento (fatti nellesercizio su ammortamenti passati)

+
+
-

Il finanziamento dimpresa e gli incentivi pubblici


La realt ci pu mettere di fronte ad uniniziativa che non ha nessuna validit economica eppure viene ugualmente
avviata. Nella realt economica di un dato paese possono esistere zone geografiche o settori produttivi dove
limprenditore privato non ha convenienza ad effettuare investimenti; ma sussistono ragioni di carattere generale che
lo suggeriscono e lo sollecitano. Da qui prende origine e motivazione lintervento pubblico nelle iniziative private sotto
forma di incentivazione allinvestimento. Un ente territoriale pubblico destina parte delle proprie risorse o rinuncia a
parte delle proprie entrate a favore di una data iniziativa economica che produrr condizioni economico-sociali pi
favorevoli per la zona geografica o per il settore. Il contributo entra in maniera sostanziale e determinante nel calcolo
della convenienza economica ed proteso a modificare i termini della convenienza dellimprenditore privato.

La funzione finanziaria nei gruppi

Approfondimento pag. 195 196


Il mutamento dei modelli organizzativi aziendali ha contribuito allo svilupparsi delle attivit delle imprese sotto forma
di gruppo. possibile delineare diverse configurazioni:
Laccentramento delle attivit finanziarie nella societ holding: le societ operative effettuano le operazioni
di impiego/finanziamento esclusivamente con la societ capogruppo che esplica le funzioni del manager
finanziario;
Il decentramento delle attivit presso le societ operative;
Un sistema misto che prevede la contemporanea presenza della funzione finanziaria sia nella holding che
nelle societ operative, con una ripartizione dei compiti e delle attivit.

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