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Ciascuna entit azienda individuabile in quanto centro di produzione su basi sistematiche di beni e/o servizi. Un
istituto definibile come azienda in quanto centro sistematico di una certa produzione da destinare al consumo
per la soddisfazione di certi bisogni umani.
Bisogno: la necessit di un bene o di un servizio per soddisfare la normalit della vita. Bisogno non
solamente la necessit urgente di soddisfarlo. Quando un bisogno non pu essere soddisfatto in maniera
domestica, c necessit di un terzo che se ne occupi. Inizialmente il procacciamento dei beni e la produzione
dei servizi erano svolti da ciascun essere umano o da un gruppo che costituiva una societ chiusa.
Levoluzione dei bisogni ha contribuito allindividuazione di metodi di approvvigionamento costanti e
sistematici, e alla specializzazione di ciascun individuo in un ambito della produzione.
Produzione sistematica:
Produzione economica: trasformazione chimico fisica. Trasformazione nello spazio e nel tempo.
Sistematica: quando gli elementi di un insieme hanno relazioni di causa effetto tra loro, si ottiene
un sistema. Per capire e risolvere il sistema necessario un metodo.
Bene: qualcosa di utile. Lutilit lelemento essenziale per definire un bene.
Bene economico: deve essere, oltre che utile:
Scarso: non facilmente reperibile e presente in natura in quantit non abbondante;
Trasferibile: nello spazio tempo e da un soggetto ad un altro;
Accessibile.
Un soggetto ha diversi modi per soddisfare i propri bisogni:
1. Tramite la produzione in proprio o del proprio nucleo familiare;
2. Tramite beni e servizi che vengono dallo Stato;
3. Tramite il mercato;
4. Con altri individui che hanno lo stesso bisogno.
SISTEMA COLLETTIVISTICO: presenza unica o prevalente dello Stato come fonte di beni e servizi di cui abbisognano i
cittadini.
SISTEMA LIBERALE: presenza di una pluralit di fonti cui rifarsi per la soddisfazione dei bisogni e il prevalere del libero
scambio sul mercato. In questo caso lo Stato avr (solamente o quasi) il compito di arbitrio sopra le parti.
In questa classificazione le aziende vengono diversificate rispetto alle modalit con cui esse collocano la loro
produzione sul mercato.
Aziende imprese;
Aziende di consumo o pseudoimprese o aziende autoproduttrici (condomini, consorzi);
Aziende di erogazione (fondazioni, associazioni).
La sopravvivenza
Tutte le aziende sono accumunate dal fatto che per sopravvivere devono soddisfare i desideri dei portatori di interessi
ad esse variamente collegati o collegabili.
La sopravvivenza deve essere intesa come il necessario sforzo per perseguire al meglio tutti quegli elementi di forza e
quei risultati che facilitano la continuit dellesistenza.
La soddisfazione deve essere intesa come unadeguata risposta ai bisogni ed alle attese che le persone collegate
allazienda si attendono.
Questi due obiettivi sono collegati perch non si pu avere sopravvivenza senza soddisfazione e viceversa.
Ciascuna azienda tende a perseguire finalit presenti nel tempo per cui tende a vivere indefinitamente. Per poter
pervenire a tale obiettivo listituto aziendale effettuer operazioni di produzione su base sistematica:
Organizzando adeguatamente i fattori produttivi;
Mettendo in atto un coordinato insieme di operazioni che costituiscono la gestione. La gestione nel suo
complesso attuata per il raggiungimento degli obiettivi aziendali (gestione sistematica);
Attuando un rigoroso sistema di controllo.
Aziende imprese
Nel caso in cui lazienda produca per lo scambio, essa nasce e viene mantenuta in vita perch essa possa pervenire ad
un adeguato surplus, inteso come positiva differenza tra il flusso di ricavi conseguiti ed il flusso di costi che stato
sostenuto per realizzare la produzione (economia di costi e ricavi). Un adeguato livello di surplus, cio di reddito,
costituisce lobiettivo da perseguire per garantire allazienda impresa la sopravvivenza e la soddisfazione di tutti i
fattori produttivi utilizzati. Queste aziende sono caratterizzate da un rischio generico non trasferibile, rappresentato
dalleventualit che il surplus postulato non possa essere raggiunto o possa essere raggiunto in maniera non adeguata.
Nelle imprese loggetto della produzione strumentale, in quanto esso pu essere modificato nel caso in cui non
garantisca un congruo surplus. Nella realt la conversione degli investimenti tecnici destinati ad una specifica
produzione in unaltra produzione non sempre possibile e ha un suo costo.
Aziende autoproduttrici
Le aziende autoproduttrici destinano la propria produzione riservandola esclusivamente ai soggetti che la
mantengono in vita, senza attuare nessuno scambio sul mercato.
Se tali soggetti sono persone fisiche, essa sar individuata con il nome di azienda di consumo.
Se invece tali soggetti sono delle imprese, essa sar individuata con il nome di pseudoimpresa. Spesso queste aziende
prendono la veste giuridica di societ e i soggetti che la mantengono in vita la ricompensano tramite tariffe che le
permettono un certo utile, in parte da destinare per il fisco e per la parte residua allautopotenziamento.
Tutte le aziende autoproduttrici sono caratterizzate dallassenza del rischio generico dimpresa in quanto, tramite
ladeguatezza delle tariffe, esse hanno sempre la garanzia della copertura delle spese.
Le tariffe, se la loro produzione divisibile fra i soggetti che le mantengono in vita, saranno stabilite in funzione del
costo del prodotto, in caso contrario saranno determinate sulla base di parametri prestabiliti.
Lobiettivo sar quello di assicurare la copertura delle spese da essa sostenute per lottenimento della produzione,
copertura che dovr essere garantita dai soggetti che la mantengono in vita e che usufruiscono della sua produzione
(economia di tariffe e spese). In queste aziende esistono spese che devono essere coperte tramite le tariffe.
Le ragioni per le quali questo tipo di aziende vengono costituite e rette sono:
Produrre beni e/o servizi che non si trovano sul mercato;
La prospettiva di poter produrre beni e/o servizi presenti sul mercato, ma a prezzi inferiori.
In queste aziende loggetto della produzione ontologico, in quanto identifica limpresa stessa.
Aziende di erogazione
Sono aziende di erogazione tutte quelle entit aziendali che destinano la loro produzione alla collettivit o ad una
parte di essa, tramite atti di mera liberalit, o dietro un compenso sproporzionatamente inferiore alla spesa per la
produzione da esse sostenuta. Esse sono caratterizzate dal fatto che acquisiscono le risorse necessarie per la loro
produzione tramite atti di mera liberalit. I soggetti che la compongono ne condividono il fine e partecipano dando i
mezzi necessari per farla nascere e per farla vivere. Per mantenerla in essere intervengono anche gli enti pubblici dai
quali si prelevano i mezzi finanziari (traslazioni). Obiettivo delle aziende di erogazione sar quello di ottimizzare il
servizio che devono elargire, coprendo le spese che dovranno sostenere tramite adeguati e programmati compensi
che derivano da atti di liberalit a loro favore (economia di proventi e spese). In questa economia il quantum dei
proventi (sistematici o una tantum) su cui lazienda pu contare che determina il livello della produzione da erogare
e quindi la tendenza delle spese da sostenere (subordinazione delle spese rispetto ai proventi).
..RIASSUNTO..
Lazienda-impresa individua il suo fine generico nella postulazione di un surplus, da reputarsi adeguato rispetto alle
razionali aspettative dei conferenti il fattore o i fattori con remunerazione residuale ed aleatoria.
Lazienda di consumo, la pseudoimpresa, le aziende autoproduttrici individuano il loro fine generico nella
produzione, nei termini programmati e sufficienti, di beni e/o servizi da destinare al consumo degli stessi soggetti
che le mantengono in vita e che, comunque, garantiscono loro la piena copertura delle spese.
Lazienda di erogazione individua il suo fine generico nellottenimento di un adeguato livello erogativo della propria
produzione da destinarsi in maniera gratuita a predeterminati fruitori, il tutto nei termini di una sana economicit
tra proventi e spese.
Listituto-azienda si modella come un sistema, dotato di una sua particolare dimensione e di opportuni elementi:
Le persone che in esso collaborano con ruoli differenti;
I mezzi tecnici, intesi come beni materiali e immateriali, necessari per pervenire almeno a quella dimensione
minima che garantisca la soddisfazione dei bisogni e la sopravvivenza dellistituto aziendale.
Azienda organismo
Caratteristica comune alle varie tipologie dazienda il fatto che in ciascuna di esse presente un processo di
produzione economica; tale produzione dovr essere collocata allesterno dellistituto aziendale, in modo tale da
darne soddisfazione alle persone variamente collegate con tale entit.
La produzione economica
Al concetto di produzione economica debbono essere riferiti:
La trasformazione fisica di beni materiali in altri beni materiali;
La produzione di tutti i beni immateriali e dei servizi;
La trasformazione nello spazio, tramite la quale i beni materiali vengono trasferiti da un luogo ove risultano
in esubero rispetto al loro possibile utilizzo (o dove non possono essere utilizzati) in luoghi ove esiste la
scarsit del bene od ove pi richiesto il loro utilizzo;
La trasformazione nel tempo, tramite la quale un bene economico viene conservato dal momento della sua
produzione a quello della sua utilizzazione.
Il binomio impresa-rischio
Ogni singola operazione, come anche il sistema delle operazioni attuate in unimpresa, svolta in unatmosfera di
incertezza, cio in presenza della possibilit che tramite le scelte produttive non si possa pervenire al fine sperato.
Il sistema impresa caratterizzato dal rischio che non si possa perseguire il surplus o per insufficienza della domanda
di mercato rispetto alla produzione attuata, o perch la posizione dellimpresa di debolezza rispetto alle altre
imprese. Tale rischio prende il nome di rischio generico dimpresa o rischio ontologico dimpresa; ha la caratteristica di
non essere trasferibile a terze economie e, quindi, di non poter essere assicurato. Esso ricadr sempre sui soggetti che
hanno costituito e/o mantengono in vita listituto-impresa e che hanno conferito i fattori con remunerazione
residuale. Questi soggetti sopportano il rischio di non essere adeguatamente remunerati o addirittura di perdere
totalmente o parzialmente il fattore conferito. Il rischio generico dimpresa inizia a produrre i suoi effetti quando si
deteriora la relazione tra costi e ricavi. Quando questo accade e limpresa trova in se stessa la forza di ripristinare una
situazione normale, si dir che limpresa attraversa una fase di temporanea difficolt dalla quale in grado di uscire
autonomamente. Quando limpresa non trova in se stessa la forza di superare le difficolt, si parler di crisi dimpresa
che ha solo due alternative: il risanamento tramite lintervento di terze economie o il fallimento. In entrambi i casi la
carenza di autosufficienza economica comporta la riduzione o la perdita di tutto il capitale proprio. Unimpresa in
crisi economica quando non ha pi alcuna possibilit di perseguire autonomamente il surplus da cui trarre adeguata
remunerazione per i fattori residuali. Il rischio generico dimpresa deve essere fronteggiato tramite un adeguato
sistema informativo, un esauriente sistema di controlli interni ed una penetrante programmazione pluriennale, che sia
continuamente adattabile ai cambiamenti esterni ed interni e che sia rivedibile in funzione del tempo che passa.
Quando limpresa non riesce, in tempi economicamente positivi, ad adattarsi ai mutamenti (impresa rigida) allora si
approssima per essa il rischio di non poter perseguire il necessario surplus. Il grado di rischio dellimpresa dipende sia
dalle sue carenze nel fronteggiarlo, sia dalla sua rigidit.
Altri rischi che possono gravare sul sistema impresa e che prendono il nome di rischi specifici, hanno la caratteristica di
poter essere ponderabili e fronteggiabili o con il trasferimento, per esempio tramite contratti assicurativi, a terze
economie o con opportuni e congrui specifici accantonamenti di bilancio. Pertanto devono essere fronteggiati da un
adeguato sistema dei controlli interni.
Una possibile perdita, deve essere coperta dal fattore posto in posizione residuale. La perdita comporta di fatto, la
riduzione del capitale proprio. Nel caso in cui la negativit di uno o pi anni di gestione dellimpresa abbia come
conseguenza la traumatica morte dellimpresa stessa, non pi possibile parlare di rischio generico dimpresa, in
quanto questo si trasformato in rischio di non sopravvivenza e non soddisfazione. In questa situazione anche i
soggetti collegati esternamente allimpresa possono correre il rischio di non vedere soddisfatte le loro attese.
Limpresa cerca di fronteggiare i rischi tecnici ed i rischi economici tramite adeguate politiche che originano da un
sistema di controllo e da un sistema informativo.
Coloro che conferiscono un fattore produttivo con remunerazione residuale ed aleatoria si attendono una maggiore
ricompensa rispetto alla remunerazione che, secondo il mercato, di spettanza per coloro che hanno conferito
nellimpresa lo stesso fattore produttivo in posizione contrattuale.
Il rischio definibile come leventualit di un andamento sfavorevole nello svolgimento di unazione futura;
Il rischio riconducibile alla non piena conoscenza di ci che potr accadere in futuro;
Ogni impresa opera in circostanze rischiose dovute allincertezza;
Essendo le azioni economiche derivate da scelte proiettate verso il futuro, lincertezza ineliminabile dallimpresa sino a
derivarne, per questa circostanza, una posizione ontologica, per cui possibile affermare che impresa sinonimo di
rischio;
I rischi aziendali possono essere suddivisi in quelli suscettibili di una qualche ponderazione statistico-quantitativa, e quindi
trasferibili a terze economie, ed in rischi per cui il clima di incertezza massimo e di conseguenza non possibile alcuna
ponderazione statistico-quantitativa, per cui il rischio non trasferibile ad economie terze; in questultimo caso si parla di
rischio generico o rischio ontologico dimpresa.
Lattivit dellimpresa si concretizza in un continuo processo di operazioni che mettono in contatto il sistema aziendale con
lambiente ad esso esterno. Ogni operazione il risultato di una scelta che ha effetti giuridici ed economici. Detti effetti
prendono origine e ritornano in capo ad un soggetto aziendale: colui che , direttamente o indirettamente, preposto alla
scelta o colui che risponde giuridicamente della scelta stessa. Da qui la distinzione tra soggetto economico e soggetto
giuridico aziendale.
Nelle imprese individuali i due soggetti aziendali sono entrambi riconducibili alla persona fisica del proprietario. Egli al
contempo responsabile al massimo livello delle scelte aziendali ed il centro dei diritti e dei doveri giuridici che scaturiscono
dalle operazioni economiche che egli stesso attua nella sua impresa.
Nel caso in cui si abbia unattivit esercitata nellinteresse di pi persone fisiche, prevista la creazione di una certa entit
che rappresenta tutte le persone fisiche retrostanti. Dette entit, che prendono il nome di societ, sono strutture giuridiche
che nascono per iniziativa di alcune persone fisiche o di altre entit. Esse sono classificabili per il diverso rapporto che si
viene ad instaurare fra esse e le persone fisiche e/o le altre entit giuridiche che le mantengono in vita. La societ si
distingue per lo spessore della schermatura che lentit stessa frappone tra le persone che la costituiscono e/o la
mantengono in vita ed i terzi. Il nostro Codice Civile allart. 2247 detta questa nozione di societ: Con il contratto di societ
due o pi persone conferiscono beni e servizi per lesercizio in comune di unattivit economica allo scopo di dividerne gli
utili. Abbiamo due casi di entit giuridiche:
le societ di capitali: lelemento prevalente il quantum di capitale. Il livello dello spessore della schermatura
tra le persone che le mantengono in vita ed i terzi trova il suo massimo (maglie strette), in quanto i soci
rispondono solo nella misura del capitale da loro conferito nella societ stessa, cos da generare una profonda e
netta distinzione tra lentit e le persone retrostanti (responsabilit limitata). In queste societ questa separazione
sostanziale perch la legge gli riconosce la personalit giuridica: divengono esse stesse il centro dei diritti e dei
doveri giuridici che sortiscono dallattivit economica.
le societ di persone: lelemento prevalente sono i soci stessi. Lattivit svolta in nome della societ, ma degli
impegni che essa assume rispondono i soci in maniera solidale ed illimitata. La schermatura tra soci e terzi a
maglie pi larghe, fino al punto che la scelta di uno dei soci coinvolge in maniera solidale tutti gli altri e sino al
punto che il terzo, quando fosse necessario perch il capitale proprio della societ risulta insufficiente a
soddisfarlo, pu far valere i suoi diritti sul patrimonio personale di uno o pi soci.
Il soggetto giuridico
Possiamo definire soggetto giuridico quella persona fisica o quellentit giuridica in nome della quale vengono attuate le
operazioni aziendali e sulla quale ricadono diritti e doveri che impegnano lazienda.
Il soggetto giuridico delle societ di capitali la societ stessa.
Il soggetto giuridico delle societ di persone rappresentato da tutti i soci.
Il soggetto economico
Possiamo definire soggetto economico quella persona fisica o quel compatto ed individuabile numero di persone fisiche che
operano le scelte aziendali (manifestano la volont aziendale) al pi alto livello. Il soggetto economico colui che attua in
prima persona lamministrazione delle imprese o colui che nomina gli amministratori, i quali, a loro volta, effettuano le
scelte gestionali.
Il soggetto economico delle societ di capitali rappresentato dal compatto dei soci con azioni ordinarie che hanno
votato gli amministratori di maggioranza nelle assemblee ordinarie. Per individuare con precisione i soci-soggetto
economico, bisogna effettuare un controllo con maggioranze diverse a seconda che si tratti di assemblea in prima o
in successiva convocazione, o nel caso in cui i detentori delle azioni siano soliti o meno partecipare alle assemblee,
ovvero se in quella societ vi sia o meno un sistematico assenteismo da parte di alcuni azionisti. Per individuare il
soggetto economico di una societ occorre analizzare il libro dei soci e occorre conoscere il formarsi della
maggioranza nellassemblea che nomina gli amministratori.
Pu accadere che socio di una societ di capitali sia a sua volta una persona giuridica. Nel caso in cui questa
persona giuridica riuscisse a controllare lassemblea ordinaria della societ, allora il soggetto economico di
questultima dovr essere rintracciato nella stessa persona fisica o nelle stesse persone fisiche che determinano
leffettiva volont della persona giuridica titolata a votare nellassemblea.
Il soggetto economico delle societ di persone rappresentato da tutti i soci.
Personalit giuridica
La personalit giuridica deve avere una denominazione, una sede, un fine proprio ed un proprio patrimonio. Occorre
distinguere la persona giuridica:
del diritto privato: uno strumento utilizzabile dai privati che nasce ed mantenuta in vita nel rispetto dello
standard dettato dal Codice Civile allart. 12. Essa pu nascere per volont di persone fisiche e/o persone
giuridiche private e/o di persone giuridiche pubbliche.
del diritto pubblico: uno strumento che nasce solo ad iniziativa dello Stato. Essa unentit non standardizzabile,
in quanto nasce ed mantenuta in vita in base a regole costituite ad hoc dallo Stato. Ogni persona giuridica
pubblica nasce e vive tramite un particolare intervento legislativo dello Stato.
giuridico, un impresa pubblica. In unimpresa pubblica la volont riconducibile a quelle persone fisiche che, tramite
delega politica, operano le scelte nellente territoriale pubblico che mantiene in vita limpresa considerata.
Dal punto di vista delleconomia aziendale, la distinzione tra impresa pubblica e privata si impernia sulla distinzione pubblica
(settore pubblico) o privata (una o pi persone fisiche) del soggetto economico.
Dal punto di vista giuridico, limpresa pubblica quando i suoi diritti ed i suoi obblighi fanno capo ad una persona giuridica
pubblica; privata quando i diritti e gli obblighi fanno capo ad una persona giuridica privata o ad una persona fisica.
Sono imprese private tutte quelle imprese che hanno soggetto economico privato e che di conseguenza avranno anche un
soggetto giuridico privato.
Sono imprese pubbliche quelle imprese che hanno soggetto economico riconducibile al settore pubblico e che dal punto di
vista giuridico possono avere o un soggetto giuridico con personalit giuridica privata o un soggetto giuridico con personalit
giuridica pubblica.
Il soggetto economico determina la natura, pubblica o privata, dellimpresa.
Le privatizzazioni
Lintervento pubblico nelleconomia delle imprese generalmente rivolto a certe esigenze culturali che un paese vive.
Mutando il principio culturale di riferimento politico, gli enti pubblici territoriali possono reputare utile dismettere certe
attivit produttive sistematiche cedendoli in maniera definitiva ai privati. Tutte le volte che ci accade possiamo affermare
che, dal punto di vista economico aziendale, avvenuta una privatizzazione di impresa o di un ramo di essa.
Per dismissione definitiva si intende il trasferimento del soggetto economico di unattivit di impresa, o di un suo ramo, dal
settore pubblico ad una o pi persone fisiche.
Se in questa mutazione da persona giuridica pubblica a privata il settore pubblico si riserva una precostituita maggioranza
assemblare, allora la privatizzazione solo formale.
Spesso le imprese pubbliche producono servizi; alcune di queste produzioni possono essere cedute in concessione, da parte
dellente pubblico che dovrebbe attivare limpresa, a privati.
In queste ultime due tipologie contrattuali non si manifesta la volont da parte dellente territoriale pubblico di disfarsi
definitivamente dellattivit di impresa, quindi questi non possono considerarsi esempi di privatizzazione.
..APPROFONDIMENTO..
Nelleconomia del nostro paese sono molte le imprese che hanno operato sotto forma di societ, con aspetto giuridico privato,
ma che sono state controllate dagli enti di gestione pubblica, imprese volute ad hoc tramite la costituzione di una persona
giuridica pubblica.
Inoltre esistono imprese direttamente esercitate da una persona giuridica pubblica, come molte imprese di pubblici servizi
volute dagli istituti pubblici territoriali in cui si articola lamministrazione pubblica: Stato, Regioni, Province e Comuni.
Negli anni 60 70, furono costituiti lENI e lENEL che erano enti pubblici.
Negli anni 90 si attu la loro privatizzazione (trasformazione da persona giuridica pubblica a persona giuridica privata) e
diventarono ENI s.p.a. e ENEL s.p.a. Vennero emesse le loro azioni sul mercato e furono acquistate dai privati.
Sotto il profilo giuridico queste societ hanno una persona giuridica privata, quindi sono imprese private. Ma la privatizzazione
riguarda solo questo aspetto.
Infatti, sotto il profilo economico, queste societ hanno una persona giuridica pubblica perch gli amministratori sono nominati
dal Ministro del Tesoro. Di conseguenza sono imprese pubbliche. In effetti, anche se sono presenti privati, questi non possono
influenzare la nomina degli amministratori.
Si parla di aggregati aziendali tutte le volte che una pluralit di aziende, giuridicamente distinte, vede affievolire le
reciproche relazioni di concorrenza e/o di autonomia decisionale a favore di una cooperazione su tutta o parte della
propria attivit produttiva. Con lespressione aggregati aziendali si intendono pi imprese che sono legate tra loro
contemporaneamente o dallunit del soggetto economico (gruppo di imprese) o da particolari accordi di
collaborazione ad uno o pi progetti produttivi (joint-venture e venture capital) o da particolari forme associative
(consorzi, cartelli, franchising, associazioni di categoria ).
Si distinguono gli aggregati aziendali in due categorie: gruppi di imprese e forma diverse di collaborazione
interaziendale. Le motivazioni che possono sollecitare la nascita di un aggregato sono fra le pi disparate.
Tutte le imprese facenti parte dellaggregato hanno in comune (in via normale, temporanea o parziale) il soggetto
economico.
I gruppi di imprese
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economiche che le singole imprese intendono autonomamente attuare (parziale comunanza del
soggetto economico);
le imprese partecipanti costituiscono una nuova societ: si ricorre a questo tipo di joint-venture se il
rapporto che si instaura duraturo. Il soggetto economico sar composto dal complesso dei soggetti
economici delle singole societ partecipanti. In questo caso c una pluralit di soggetti economici
(una pluralit di imprese autonome) che costituisce e gestisce unimpresa (comunanza del soggetto
economico).
Venture capital: imprese di piccole e medie dimensioni, che sono economicamente equilibrate, vogliono poter
sviluppare la propria dimensione ma non hanno la possibilit di effettuare nuovi investimenti. Sono presenti
nel mercato delle imprese, che svolgono unattivit di venture capital, che hanno come oggetto quello di
fornire capitale di rischio, servizi di consulenza, assistenza tecnica e manageriale ad iniziative economiche. Il
rapporto di venture capital ha una durata limitata nel tempo ed ha la parzialit del soggetto economico per
tutte le aziende coinvolte. Questa collaborazione nasce e si sviluppa con interessi contrapposti: limprenditore
ha un suo progetto economico e i suoi tempi per attuarlo, mentre il venture capitalist vede limpresa come
uno strumento per realizzare in tempi pi brevi possibili un incremento del valore del capitale da lui investito
nellimpresa. Successivamente la partecipazione sar venduta ad altri o quotata in borsa. Questa societ ha un
guadagno pari alla plusvalenza tra la somma investita allinizio dellattivit o quella ricevuta alla fine
dellattivit. Si ha un soggetto economico comune, parziale e temporaneo. La societ che opera il venture
capital pu attivare questa sua collaborazione con pi imprese che hanno, in partenza, ciascuna un distinto
soggetto economico. Questa collaborazione economica pu prevedere unoperativit concertata tra soggetto
economico delle venture capital e soggetto economico dellimprese partecipata. Almeno parzialmente esiste
ununit di soggetto economico (quello che fa capo alla societ di venture capital) e una pluralit di soggetti
economici parziali (quelli che per ciascuna impresa partecipante era il proprio soggetto economico prima che
venisse attuata la collaborazione di venture capital).
Incubator: fornisce mezzi necessari per avviare lattivit. Lavora sul frazionamento del rischio.
Bisen angel: aiutano le piccole imprese che si affacciano sul mercato. Partecipano con capitali di rischio
nellavviamento di queste attivit.
Meri accordi aziendali
Molteplici sono le possibili forme di aggregazione interaziendale che possono attuarsi tramite meri accordi fra due o pi
imprese autonome.
Consorzio: una particolare organizzazione che permette a pi imprese autonome di svolgere in comune,
totalmente o parzialmente, una certa funzione. Nel consorzio laggregazione parziale e lautonomia
economica di ciascuna impresa partecipante resta piena.
Cartello: due o pi imprese mettono in atto una politica aziendale comune. A questo accordo le imprese
possono essere spinte dallesigenza economica. Particolari cartelli sono quelli che si applicano a tutte le
imprese che svolgono una produzione di interesse pubblico.
Franchising: laccordo fra unimpresa (franchisor) ed altre imprese (franchisee) mediante il quale la
franchisor permette alle singole franchisee luso del proprio marchio per produrre e/o vendere certi beni e
servizi del brevetto dei quali essa proprietaria. Le franchisee si impegnano ad adoperare le conoscenze
tecniche e gestionali che la franchisor ha loro fornito, garantiscono luniformit e la qualit del prodotto e/o
delle azioni di vendita.
Lassociazione temporanea fra impresa (ATI): un particolare contratto tra due o pi impese mediante il quale,
con mansioni diverse, ciascuna di dette imprese si impegna a portare a termine un certo progetto produttivo
che stato loro unitariamente commissionato.
Associazioni di categoria: le imprese possono aggregarsi anche per il perseguimento di interessi istituzionali
comuni. A questo fine diverse possono essere le motivazioni che suggeriscono una aggregazione, con la
conseguenza che la stessa impresa pu far parte di pi associazioni di categoria. Si possono avere associazioni
di categoria per settore, secondo la natura del soggetto economico e per dimensione delle imprese.
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Unimpresa nasce per perseguire, in maniera tendenziale e prospettica, adeguati livelli di surplus.
Affinch lazienda possa vivere indefinitamente, deve operare nel rispetto delleconomicit. Deve raggiungere
autonomamente lequilibrio economico (autosufficienza economica) operando in termini di efficienza.
Nelle imprese, lequilibrio economico sar raggiunto quando, tendenzialmente, verr conseguito un surplus
che sia in grado di remunerare in maniera congrua i fattori posti in posizione residuale e su cui grava il rischio
generico dimpresa.
Nelle aziende di erogazione si ha lequilibrio economico quando, tendenzialmente, i proventi coprono le
spese e permettono di raggiungere un soddisfacente livello di produzione aggregata.
Nelle aziende autoproduttrici lequilibrio economico garantito dal meccanismo mediante il quale i
destinatari della produzione provvedono alla copertura delle spese tramite sufficienti proventi.
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Il surplus deve essere tale da remunerare congruamente i fattori in posizione residuale per il loro utilizzo durante tutto
lintero arco di tempo programmato.
Lequilibrio economico dimpresa deve essere apprezzato:
a. Con riferimento ad un arco di tempo significativo, cio deve interessare un arco di tempo che si prolunghi sino
a quando il valutatore in grado di percepire una tendenza di fondo significativa;
b. Tramite una programmazione che abbia come obiettivo quello di pervenire ad un surplus che possa reputarsi
soddisfacente.
Ladeguatezza del surplus
Occorre distinguere tra:
Utile contabile: nasce dalla contrapposizione tra ricavi e costi di competenza di un certo lasso di tempo,
generalmente lesercizio amministrativo.
Surplus economicamente adeguato: utile contabile che deve appagare le attese dei fattori sottoposti al
rischio generico dimpresa con unadeguata remunerazione. I parametri di riferimento sono:
La quantit di fattore a rischio conferita nellimpresa: pi alta la quantit di fattore a rischio,
maggiore la remunerazione che ci si deve attendere in termini assoluti. La presenza dellinflazione
oltretutto, costringe limpresa a raggiungere un surplus maggiorato della percentuale di inflazione
sul suo capitale proprio;
Il grado di rischio: al crescere del rischio generico dimpresa deve crescere anche la remunerazione
riservata ai fattori residuali;
Le scelte alternative: il rischio generico dimpresa deve essere ponderato anche alla luce delle
possibili alternative a cui legare i fattori che si intende vincolare allimpresa con remunerazione
residuale. Questa scelta si diparte dal confronto con un investimento del capitale medesimo in una
iniziativa economica in assenza di rischio o in investimenti in settori produttivi alternativi.
Surplus, profitto e costo di sopravvivenza
Nelle imprese capitalistiche, cio in quelle che hanno come fattore posto in posizione residuale solo o
prevalentemente il capitale proprio, la congrua remunerazione composta da:
a. La ricompensa al capitale proprio in quanto fattore produttivo, come se fosse posto sul mercato. A questo
fine si prende a riferimento il tasso che viene corrisposto ad un investimento in assenza di rischio al netto
del tasso di inflazione;
b. La ricompensa al capitale proprio per il rischio imprenditoriale. Per la determinazione di questo tasso non
esistono dei metodi specifici, ma ci si basa su comparazioni che possano permettere giudizi quantitativi sul
grado di rischio nei vari settori economici.
c. La rendita della svalutazione monetaria dovuta al tasso di inflazione, per garantire al capitale una costante
capacit reale dacquisto nel tempo
Nel caso in cui limpresa riesca tendenzialmente ad ottenere un surplus maggiore di quello necessario a soddisfare in
pieno le tre esigenze descritte, la parte eccedente definibile come profitto. Il profitto ci che residua dal surplus
reddituale dopo che questo ha congruamente remunerato i fattori posti in posizione residuale.
Per costo di sopravvivenza intendiamo la quantit di ricavi appena sufficiente per garantire leconomica ed equilibrata
sopravvivenza del sistema aziendale, cio i ricavi necessari per remunerare a condizioni di mercato sia tutti i fattori
posti in posizione contrattuale, sia quelli posti in posizione residuale.
Unimpresa per essere economicamente equilibrata deve pervenire almeno a questo minimo risultato, altrimenti, pur
ottenendo un surplus come differenza tra i ricavi ed i costi, questo sar un reddito positivo solo dal punto di vista
contabile, mentre sotto il profilo della sostanza economica ci troveremo di fronte ad una perdita.
La situazione peggiore quello di una perdita contabile: in questo caso si svalutato addirittura il capitale proprio e
bisogner coprire anche i costi dei fattori a remunerazione contrattuale, che non sono stati coperti dai ricavi.
La parte del surplus reddituale che precede il profitto un costo per limpresa, in quanto tale parte dovr essere
pagata dallimpresa ai terzi portatori del capitale proprio, affinch essa possa continuare a sopravvivere avendo la
capacit di legare a s tutti i fattori produttivi di cui abbisogna. Il profitto indice di unimpresa tendenzialmente
avviata: quellimpresa cio che ha una capacit di reddito superiore al minimo indispensabile per remunerare
congruamente i fattori posti in posizione residuale. Il profitto, inoltre, rappresenta la capacit intrinseca dellimpresa
di autofinanziare il proprio sviluppo.
Il diagramma di redditivit
La dottrina economico-aziendale si serve, per effettuare unanalisi sulla redditivit dellimpresa, di un modello
rappresentabile in forma grafica, che il diagramma di redditivit. Obiettivo di questa analisi e del relativo diagramma
quello di rintracciare a quale volume di produzione venduta o a quali volumi di ricavi si ha il punto di pareggio o
punto morto: quel punto dove la curva dei ricavi totali uguaglia quella dei costi totali. Prima di tale punto, essendo i
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costi superiori ai ricavi, si avr larea delle perdite ed alla destra, essendo i ricavi superiori ai costi, si avr linizio
dellarea degli utili.
Costi totali
(CT = CF + CV)
Ricavi totali (RT)
Costi e
ricavi
totali
E
Utili
V (costi variabili)
Perdita = CT > RT
Utile = CT < RT
Perdite
F (costi fissi)
Q1
Il diagramma presuppone relazioni lineari, il che costituisce una esemplificazione della realt, ma facilita un primo
approccio allanalisi delle tendenze. Lindividuazione del punto morto M possibile tramite la ricerca del volume di
produzione vendibile necessario per ottenerlo (Q).
costi fissi unitari
Q=
prezzo unitario di vendita costo variabile unitario
(margine di contribuzione unitario)
Lanalisi del punto morto, detta anche analisi del break even point, permette lindividuazione delle possibili
tendenze che avranno o potranno avere i risultati dellimpresa allorch variano alcune ipotesi di partenza. Si potr
ricercare:
a) Quale nuova quantit si dovr vendere per raggiungere un nuovo punto morto se si intende ridurre il prezzo
unitario di vendita;
b) Quale dovr essere il nuovo prezzo che ci permette di raggiungere il nuovo punto morto se si intende variare
la quantit venduta;
c) Quale nuova quantit dovr essere prodotta e venduta perch si raggiunga un nuovo punto morto, nel caso
in cui vi sia stata una variazione nella quantit dei costi fissi.
d) Quale nuovo prezzo di vendita deve essere attuato a seguito di una variazione nel volume dei costi fissi.
Gli utili rappresentati nellarea a destra del punto morto hanno mera natura contabile. Gli utili sufficienti a
remunerare in maniera congrua i fattori posti in posizione residuale si trovano alquanto a destra del punto morto, per
esempio alla quantit di prodotto Q1. Il segmento EQ1 rappresenta il costo di sopravvivenza dellimpresa.
Costo di sopravvivenza RT = CF + CV + remunerazione fattore subrischio
Tutti i ricavi che essa ha ottenuto vendendo la quantit Q 1 di prodotti, sono destinati alla copertura dei costi che essa
deve sostenere per i fattori produttivi, sia di quelli che ha legato a s in via contrattuale (costi fissi e costi variabili), sia
quelli che ha legato a s con remunerazione di tipo residuale che deve coprire con la congrua remunerazione.
Raggiungendo questo livello di surplus, limpresa non ha risorse per effettuare nuovi investimenti. Quindi se essa
decider di effettuarli, avr due alternative:
a) Si indebita:
Aumenta i costi fissi ammortamento degli investimenti e quantit di capitale;
Aumenta i costi variabili tassi di interesse passivi.
b) Aumenta il capitale proprio dovr aumentare la remunerazione del capitale proprio.
Qualsiasi livello a destra del costo di sopravvivenza generer, per la parte a questo eccedente, un mero profitto.
Questa eccedenza andr a costituire un autopotenziamento o autofinanziamento che, per legge, spetta ai proprietari.
Bisogna per valutare se sia pi opportuno che resti allimpresa.
Unimpresa in equilibrio economico quando ha un surplus adeguato per remunerare i fattori produttivi residuali e
finanzia anche gli investimenti futuri che si intendono effettuare: azienda che sopravvive nello sviluppo.
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avanzo. Occorre esaminare, in caso di disavanzo, se questo riassorbibile attraverso i proventi futuri senza diminuire
la produzione erogativa. Se ci possibile, allora si pu affermare che lazienda di erogazione tendenzialmente in
equilibrio economico e persegue adeguatamente il suo fine erogativo. Gli avanzi di certi esercizi trovano adeguata
motivazione quando sono attuati in previsione di incrementare e/o migliorare la produzione erogativa. Lequilibrio
economico in queste aziende deve essere apprezzato in funzione della politica di spese attuata dal sistema aziendale,
come queste spese (istituzionali e strutturali) vengono programmate, gestendo opportunamente ed economicamente
nel tempo le risorse istituzionali di cui dotata. Unazienda di erogazione pu essere in equilibrio contabile, ma pu
non soddisfare le esigenze per cui mantenuta in vita, in quanto le spese strutturali assorbono gran parte dei
proventi, residuando non sufficienti risorse al momento pi propriamente erogativo.
Per quanto attiene alle aziende autoproduttrici, lesigenza di un equilibrio economico coincidente con lequilibrio
contabile pi immediatamente percepibile. Lequilibrio economico garantito aprioristicamente dal meccanismo di
copertura delle spese che regola e caratterizza la vita stessa delle aziende, in quanto la produzione destinata ai
soggetti che la mantengono in vita e questi sono impegnati comunque a coprire le spese di produzione. Questo
meccanismo non garantisce per che il sistema aziendale stia anche soddisfacendo il suo fine tecnico. I soggetti
retrostanti devono effettuare unanalisi di opportunit sui prezzi e/o sui benefici.
Lefficienza e lefficacia
Lefficienza la condizione che permette alle aziende di pervenire allequilibrio economico senza sprechi di risorse a
causa di erronee scelte gestionali e/o organizzative (perseguire e raggiungere lobiettivo con il minor sforzo possibile,
senza spreco di risorse). Lefficienza riguarda le relazioni tra risorse utilizzate in una certa attivit e i risultati ottenuti.
Uno degli strumenti per misurare lefficienza il rendimento fisico-tecnico o rendimento del fattore produttivo,
cio il rapporto tra la quantit di fattore impiegato ed il prodotto ottenuto. Il rendimento fisico-tecnico di un fattore o
di un processo produttivo tanto maggiore quanto pi alta la quantit di prodotto ottenuta con limpiego di una
data quantit di fattore o di processo, o quanto minore la quantit di fattore o di processo impiegata per ottenere
una data quantit di prodotto. I rendimenti fisico-tecnici sono rapporti che evidenziano valori non monetari e relativi,
in quanto interpretabili solamente per raffronto con altri rendimenti (ottenuti in passato o standard). anche
possibile unanalisi dellefficienza attraverso landamento del costo del prodotto nel tempo. Nellimpostare unanalisi
dellefficienza indispensabile mettere a confronto solo configurazioni di costo tra loro omogenee.
Lefficacia la capacit del sistema aziendale di pervenire agli obiettivi prefissati (perseguire e raggiungere lobiettivo);
misurabile e valutabile dal rapporto tra i risultati attesi ed i risultati ottenuti.
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Il sistema di impresa organicamente inserito nel mercato e con questo ha un continuo processo di scambi: da un
lato, acquisisce fattori produttivi pagando (o impegnandosi a pagare) una certa quantit di moneta (prezzo pagato),
dallaltro colloca il risultato della sua produzione riscuotendo (o accettando di riscuotere ad una certa scadenza
prestabilita) una certa quantit di moneta (prezzo conseguito).
Il costo monetario di un singolo fattore produttivo sar dato da: C = p x. x rappresenta la quantit di fattore
acquistata e p il prezzo unitario per ciascuna unit di fattore acquistata.
Il ricavo monetario si potr descrivere con: R = p y. y rappresenta la quantit di prodotto ceduta e p il prezzo unitario
di ciascuna unit di prodotto ceduta.
Il costo di produzione rappresenta quelle configurazioni di costo che le imprese attuano avendo a riferimento una
individuata produzione e volendo cogliere o evidenziare particolari obiettivi. Limpresa attua una complessa attivit
produttiva che opportunamente organizzata in centri produttivi. Ogni centro produttivo, a sua volta, pu essere
suddiviso in tanti sottocentri. Un centro o un sottocentro pu essere identificato come un luogo a cui poter riferire
uno o pi costi del ciclo produttivo.
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la predisposizione e lorganizzazione della capacit produttiva (costi fissi): la capacit produttiva funzione
sia delle possibilit di utilizzo tecnico dei fattori, sia della convenienza e della possibilit di collocare la
produzione nei mercati. lesigenza che ogni impresa ha di un certo apparato tecnico strumentale
adeguatamente dimensionato ai propri programmi produttivi. Tale apparato non pu essere ampliato in un
breve periodo di tempo e i costi relativi di tale apparato saranno sostenuti dallimpresa, sia che essa non
produca, sia che produca al massimo della sua capacit produttiva. Sono sostenuti per dare allimpresa la
dimensione produttiva desiderata. Quindi questi costi, entro la programmata capacit produttiva
dellimpresa, non mutano. Determinano il rischio generico dellimpresa. Sono costi fissi, che non variano al
variare della produzione: y = q. Anche questi costi, per, una volta che i rispettivi fattori produttivi sono
totalmente utilizzati, devono, in caso di ulteriore aumento della produzione, essere a loro volta incrementati.
Ogni incremento di questi fattori produttivi comporta un nuovo potenziale livello della capacit produttiva.
Rappresentano i costi sostenuti dallimpresa per darsi una dimensione produttiva. Essi debbono essere
sostenuti per permettere lavvio della produzione, per cui si dice che sono sostenuti anche a produzione zero.
Sono indipendenti dalla produzione attuata e/o programmata e sono presenti in tutte le imprese. Essi sono
fissi entro ampi intervalli di produzione. Il rischio generico dimpresa cresce se aumentano i costi di struttura.
Una volta che i costi della struttura produttiva sono sostenuti, il loro peso resta invariato al variare della
produzione ed essi comunque attendono di essere recuperati attraverso i ricavi provenienti dalla vendita
dalla produzione stessa. I costi della struttura saranno meglio sfruttati quando la produzione cresce e trovano
sempre meno possibilit di essere coperti al diminuire della produzione (graficamente: andamento a scalini).
y
CfT
y2
y1
Qmax1
Qmax2
x Qpv
lutilizzo della capacit produttiva predisposta: i costi relativi allutilizzo della capacit produttiva sono
sostenuti solo e nella misura in cui la produzione venga attuata. Sono sostenuti solo allinizio della produzione
e variano in funzione degli incrementi della produzione stessa. Ladattamento dei costi variabili pu
considerarsi automatico nel caso in cui la produzione diminuisca. In caso di crescita, il loro adattamento
possibile entro i limiti della capacit produttiva della struttura. Possono variare in misura:
proporzionale: y = h q;
2
pi che proporzionale: y = h q ;
meno che proporzionale: y = h q ;
dove y esprime il costo complessivo del fattore, h il coefficiente di proporzionalit (sempre > 0) e q la quantit
di produzione esaminata.
Costi proporzionali
Costi pi che proporzionali
Costi meno che proporzionali
Cvt
Qpv
Tutti i costi delle imprese sono sostanzialmente variabili con andamenti diversi, in rapporto a variazioni progressive
delle quantit di produzione.
Ct
= costo differenziale o
suppletivo, determinato dalla
variazione dei costi variabili.
= v2 v1
Cv
possibile definire costo medio di un certo livello di produzione,Cfil costo totale per essa sostenuto diviso le quantit
prodotte.
Ct v1
Cfv2
Cv
Cm =
=
+ Qpv
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q
q
q
Con laumentare della produzione:
I costi medi totali decrescono per il miglior sfruttamento delle strutture, fino ad un nuovo cambiamento
strutturale, dove hanno un aumento per poi iniziare a decrescere;
I costi medi fissi decrescono sino ad un incremento strutturale, dove hanno un aumento per poi iniziare a
decrescere;
I costi medi variabili restano costanti per tutti i livelli produttivi.
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prezzi venga attuata sulla quantit di produzione usuale, si ricerca la convenienza o meno al possibile
collocamento del prodotto o del servizio senza compromettere la normale attivit produttiva.
Configurazioni successive del costo di prodotto. Si possono avanzare configurazioni di costo successive per
pervenire alla configurazione finale (costo totale o complessivo o full cost) o ad una configurazione
intermedia (configurazioni parziali di costo del prodotto). Si potr ottenere il:
Costo primo: dato da tutti i costi relativi agli acquisti di materia prima e sussidiaria, nonch dai costi
accessori ad esse direttamente imputabili, dalla manodopera diretta e dai servizi diretti.
Costo industriale: formato dal costo primo al quale andranno aggiunte le quote di costi comuni
relative alla lavorazione ed alla fabbrica.
Costo complessivo: formato dal costo industriale al quale saranno aggiunti spese di amministrazione,
vendita ed oneri finanziari e costi di vendita-distribuzione.
Costo economico-tecnico: ottenuto aggiungendo al costo complessivo gli oneri detraibili dal ricavo di
vendita, gli oneri tributari, gli interessi sul capitale proprio ed altre eventuali remunerazioni.
Gli elementi di costo sono lapprezzamento economico delle utilit che i fattori produttivi hanno ceduto
alloggetto nella fase di produzione presa in considerazione. I fattori produttivi possono cedere le loro utilit
rispetto ad un solo oggetto di costo, oppure a due o pi oggetti.
Il costo primo pu essere confrontato con il prezzo di vendita e la loro differenza d il margine lordo di
contribuzione alla copertura dei costi comuni. Confrontando il prezzo di vendita con il costo complessivo,
avremo la quota di utile o perdita tramite la quale quel prodotto contribuisce al risultato economico del
sistema di impresa.
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Gestione
Il capitale iniziale
Allo scopo di poter acquisire i mezzi necessari lazienda-impresa deve essere dotata di un certo capitale. Questa
dotazione iniziale pu avvenire con due diverse modalit:
a) Con il conferimento del capitale tutto in moneta. In questo caso il capitale iniziale, sia dal punto di vista
qualitativo che da quello quantitativo, dato ed interamente rappresentato dalla quantit di moneta
conferita; per cui si avr luguaglianza:
somma monetaria conferita = capitale iniziale dellimpresa
b) Con il conferimento del capitale in parte in moneta ed in parte in beni utili diversi dalla moneta, ai quali viene
attribuito un valore monetario. In questo caso il capitale iniziale, da un punto di vista qualitativo sar
individuato secondo la diversa natura dei beni conferiti e dal punto di vista quantitativo sar dato dalla
somma tra la quantit di moneta conferita ed il valore monetario attribuito a ciascun bene che non sia la
moneta stessa. Somma monetaria conferita + valore attribuito ai beni conferiti = capitale iniziale dellimpresa.
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Valore di liquidazione o di stralcio: nellipotesi che lazienda cessando di funzionare venga messa in
liquidazione e si provveda a realizzare i crediti e ad estinguere i debiti. In questo caso non si presuppone
la continuit di vita dellazienda e la valutazione andr fatta sulla base del presunto valore di realizzo;
Valore di funzionamento o di gestione: il capitale dimpresa valutato in maniera strumentale e
congiuntamente alla determinazione del reddito attribuibile ad un certo esercizio amministrativo.
Costituendo il reddito una quantit astratta, esso pu variamente essere configurato: anche il capitale di
funzionamento non ha una grandezza unica. La valutazione di questo capitale va fatta secondo il
principio del going concern, cio presupponendo la continuit della vita dellimpresa.
PASSIVITA
NETTO
Capitale proprio:
capitale di conferimento capitale autoprodotto
iniziale o successivo. utili rimasti nellimpresa.
Fonte esterna (soci)
Fonte interna
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Statutaria: prevista dallo statuto della societ (funzione economica: incrementare il capitale a
disposizione dellazienda).
Volontaria: lassemblea decide di destinare parte dellutile allincremento del patrimonio netto.
Altre: sono riserve di capitale, cio hanno origine dal capitale e non dallutile.
Rivalutazioni monetarie o saldi attivi di rivalutazione monetaria (dei cespiti).
La legislazione civile concede la rivalutazione una tantum a causa dellinflazione. Delle tabelle di
legge permettono effettuare la rivalutazione dei beni senza pagare o pagando parzialmente
l'imposta. La conseguenza sar lincremento del netto, con la costituzione di una riserva
straordinaria da rivalutazione.
Riserva da sovrapprezzo: parte in pi rispetto al capitale nominale che un nuovo socio deve
conferire per entrare nella societ per allineare il suo conferimento complessivo a quello che il
valore economico del capitale dimpresa, cio il capitale di unimpresa avviata.
Avanzo utili: somma che avanza dopo la distribuzione dellutile per effetto di arrotondamenti sui
dividendi.
Interventi esterni a favore dellimpresa: alcune imprese possono ricevere di contributi da parte dello
Stato o di un altro ente territoriale a titolo di agevolazioni. Detti contributi andranno a formare una voce
di capitale proprio a disposizione dellimpresa.
Sotto laspetto quantitativo, occorre dare un valore monetario a quei beni che compongono il capitale e che non
sono immediatamente espressi da valori monetari certi. Lattribuzione del valore monetario ad un bene aziendale,
non cosa facile ed univoca.
Il capitale di funzionamento, detto anche capitale di bilancio, pu essere quantitativamente cos configurato:
Le liquidit devono essere distinte in:
Mere liquidit: date dalle disponibilit monetarie che limpresa trattiene presso di s in cassa o che
ha depositato in banca;
Liquidit immediate: date da quelle forme di investimento che limpresa pu immediatamente
trasformare in moneta, beni facilmente ed immediatamente realizzabili in quanto pienamente
disponibili di diritto e di fatto per limpresa. Queste liquidit vanno valutate al loro presunto valore
di realizzo netto, cio al netto di tutti i costi che devono sostenersi per averle in forma monetaria e
al netto delle possibili diminuzioni di valore che possono subire;
Liquidit differite: date da tutti gli investimenti aziendali in crediti commerciali, esigibili nellarco di
un anno.
Le disponibilit, date da tutti quegli investimenti in beni materiali che sono trasformabili in moneta nellarco
di un periodo amministrativo.
Le immobilizzazioni, date dai beni che costituiscono investimenti durevoli dellimpresa. Sono divise in:
Immobilizzazioni materiali o tecniche: beni strumentali di cui limpresa non pu fare a meno;
Immobilizzazioni immateriali: beni che limpresa ha acquistato (o che si autoprodotta), che sono
indispensabili al fine tecnico, ma che eventualmente possono trovare una loro possibile autonoma
cessione a terzi;
Meri costi da ripartire in pi esercizi: solo in maniera astratta possono considerarsi dei beni aziendali.
Non possibile cederli a terzi in maniera autonoma, ma costituiscono dei costi che limpresa ha
sostenuto e che reputa prudente non imputare tutti fra i costi dellesercizio in cui sono stati
sostenuti, ma preferisce ripartire in pi esercizi.
Immobilizzazioni finanziarie: investimenti effettuati per acquisire in maniera durevole partecipazioni
in altre imprese e crediti esigibili oltre lanno.
Il totale degli investimenti, dato dalla somma dei valori precedenti. Rappresenta il valore complessivo che
limpresa ha investito in beni materiali ed immateriali per poter pervenire al suo fine tecnico e al suo fine
economico e coincide con le attivit e con il capitale lordo. Possiamo distinguere questo valore in:
Capitale circolante: liquidit e disponibilit;
Capitale fisso: immobilizzazioni.
Le esigibilit, date da tutti i debiti che hanno scadenza nel periodo amministrativo. Si distingue tra esigibilit:
Immediate: debiti con scadenza entro il mese;
Differite: debiti scadenti oltre il mese, ma entro lanno.
Le redimibilit, date dai debiti scadenti oltre lanno (debiti a medio-lungo termine).
Il netto, dato dal capitale proprio conferito nellimpresa, come capitale sociale o come parte ideale di questo.
Il totale dei finanziamenti che coincide con il totale degli investimenti, e ci dice come questi ultimi sono stati
coperti con capitale proprio (netto) o con capitale di credito (debiti).
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Si pu effettuare unanalisi sulla composizione patrimoniale dellimpresa tramite i rapporti di composizione, i quali
hanno validit qualora siano ripetuti in momenti successivi. I rapporti di composizione sono:
Status della tesoreria: dato dalla differenza tra liquidit ed esigibilit. Evidenzia le immediate disponibilit
liquide che limpresa possiede;
Margine di struttura: dato dalla differenza tra il netto e le immobilizzazioni. Evidenzia quanto del capitale
proprio stato investito in beni che possono tornare liquidi entri lesercizio;
Capitale permanente: dato dalla somma tra il netto e le redimibilit. Evidenzia quale sia lentit dei
finanziamenti a lungo termine;
Capitale circolante lordo: dato dalla somma delle liquidit e delle disponibilit. Evidenzia gli investimenti
liquidabili nel breve periodo;
Capitale circolante netto: dato dalla sottrazione delle esigibilit dal capitale circolante lordo. Esprime lentit
dei mezzi destinabili nel breve andare a nuovo investimenti.
Principio della prudenza amministrativa
A ciascuno degli elementi dellattivo del capitale di funzionamento deve essere attribuito un valore che non superi mai
il suo presunto valore di realizzo netto.
Crediti: valutati al presunto valore di realizzo diretto
Ad hoc: credito per credito (importi elevati o particolari accadimenti);
Probabilistica: svalutazione in base alle esperienze aziendali.
Prodotti finiti: valutati al presunto valore di realizzo diretto o al costo (bisogna inserire limporto minore).
Fattori a fecondit ripetuta: valutati al presunto valore di realizzo indiretto. Se la capacit produttiva futura
non in grado di coprire il valore ancora da ammortizzare, bisogna svalutare il bene.
Gli elementi passivi del capitale di funzionamento devono essere prudentemente valutati al loro presunto valore di
estinzione (importi dei massimi valori di pagamento).
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Generali: valutazione svolta non avendo presente un particolare interesse delle parti contraenti.
Esistono diversi metodi per la valutazione del capitale economico dimpresa:
Metodi reddituali: si basano sulla ricerca di un unico valore che possa ragionevolmente rappresentare il
valore dellimpresa;
Metodi patrimoniali: si basano su procedimenti analitici;
Metodi misti;
Metodi finanziari: ricercano la generalit del valore tramite lapprezzamento dei flussi finanziari attesi.
Il metodo reddituale deriva il valore dellimpresa, e quindi del capitale economico, dai redditi attesi nel futuro.
Secondo questo metodo il capitale economico (W) funzione dei redditi prospettivi (R).
W = f(R)
Nel caso in cui si ipotizzi:
La vita indefinita dellimpresa;
Che i redditi prospettivi attesi possano essere rappresentati in un reddito medio annuo;
Che si sia rintracciato un tasso di capitalizzazione che permette di apprezzare il valore attuale di questa
rendita futura costante e perpetua;
allora il valore economico del capitale dellimpresa sar: W = R/i, dove R rappresenta il reddito annuo medio atteso,
calcolato con riferimento a condizioni normali di gestione, ed i il tasso di capitalizzazione che permette di trasformare
la rendita perpetua in valore attuale (il tasso di rischio del settore). Il valore di I pu avere diverse soluzioni
metodologiche e dovr essere composto da due elementi:
i=t+r
La remunerazione del capitale in assenza di rischio (t);
La stima del tasso di rischio della specifica impresa (r).
I metodi patrimoniali sono analitici e si distingue tra metodo patrimoniale semplice e complesso. Entrambi i metodi
mirano alla quantificazione del capitale netto rettificato, ossia alla determinazione di un valore del capitale che,
partendo dal netto di bilancio, intende rettificarlo opportunamente, alla luce di aggiustamenti dei valori dellattivo e
del passivo patrimoniale in termini di valori correnti.
Il metodo patrimoniale semplice ha come momento di partenza il netto di bilancio redatto, in occasione della
valutazione, in via straordinaria infra-anno. Si effettuano rettifiche analitiche a ciascuna voce dellattivo e del
passivo in funzione della valutazione corrente di ciascuna di esse. Il netto rettificato sar dato da:
W = netto rettificato = attivit rettificate passivit rettificate
Il valore economico dellimpresa viene determinato rettificando solo i valori aziendali che appaiono in
bilancio.
Il metodo patrimoniale complesso evidenzia un netto rettificato, ma prolunga lanalisi aziendale anche alla
valutazione di quei beni immateriali che, pur appartenendo al corredo dellimpresa, non vengono evidenziati
in bilancio, perch non suscettibili di contabilizzazione.
W = netto rettificato + valore beni fuori bilancio
Questo il metodo che risponde meglio ai requisiti di razionalit, obiettivit ed equit.
I metodi misti cercano di rintracciare il valore del capitale economico con lanalisi contemporanea della logica e delle
metodologie patrimoniali e reddituali. Il pi semplice il metodo del valore medio, ove il capitale economico dato
dalla media aritmetica del capitale netto rettificato (K) con la capitalizzazione del reddito medio annuo prospettico per
un tempo indefinito: W = (K + R/i), dove i il tasso di remunerazione normale del capitale ed rintracciabile fra i
tassi di investimenti finanziari in assenza di rischio.
1
n-1
Tra i metodi finanziari, il pi noto quello dei flussi monetari disponibili. W = f1v + f2v + +ifnv , dove:
f1, f2, , fn rappresentano i flussi monetari disponibili prodotti dallazienda nei singoli anni considerati con la
precisazione che lultimo flusso, fn, rimanga costante fino allinfinito;
1
2
n
v , v , , v costituiscono i fattori di attualizzazione in relazione al saggio di congrua remunerazione degli
azionisti.
Il metodo in esame risulta carente sul piano dellobiettivit.
Lavviamento
Il capitale economico dimpresa contiene in s il valore del cosiddetto avviamento aziendale: un plus che fa tuttuno
con il capitale economico dimpresa e che per convenzione viene quantificato come la differenza tra il valore
economico del capitale e il valore economico del netto rettificato:
Avviamento = valore economico del capitale W valore economico del netto rettificato K
Leccedenza del valore del capitale economico del complesso, rispetto al valore delle singole parti patrimoniali che lo
compongono, indica quanto linsieme valga pi delle somme delle parti.
Valutazione economica > netto rettificato
Lo stato patrimoniale straordinario di cessione deve mettere in evidenza il valore attribuito alle attivit e alle passivit
cedute nonch lavviamento, inteso questultimo come linsieme delle condizioni, o di fattori materiali o immateriali,
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in virt dei quali lazienda, considerata come complesso funzionante, pu presentare un valore economico maggiore o
minore della somma dei valori economici di scambio.
Lavviamento un qualcosa che sortisce dallapprezzamento di particolari circostanze che permettono, ad una certa
impresa, di produrre in maniera pi o meno durevole un certo livello di sovrarreddito. Il problema centrale dato dal
fatto se questa particolare condizione aziendale sia quantificabile in maniera autonoma oppure faccia tuttuno con il
valore economico attribuibile al sistema di impresa in caso di reale o ipotizzata cessione. Lavviamento rappresenta
contabilmente, per chi acquista unimpresa gi avviata, un mero onere pluriennale, che va ripartito entro 5 anni o
secondo i piani dellimpresa. Non figura mai in bilancio, ad eccezione di quando limpresa deve essere ceduta.
Ogni sistema aziendale tenta di raggiungere gli obiettivi che ad esso sono stati assegnati mettendo in atto un
coordinato insieme di operazioni simultanee e successive che costituiscono la gestione.
La gestione dimpresa data dal sistematico e dinamico concatenarsi nel tempo di tutte quelle operazioni rivolte al
raggiungimento del fine assegnato allimpresa dal suo soggetto economico.
La gestione linsieme delle operazioni messe in essere per perseguire risultati economici, attuate su e con un capitale.
Gestione originaria
(misuratrice)
Finanziaria - Numeraria
VFA Entrate
VFP Uscite
Gestione derivata
Gestione
(misurata)
Economica
Di capitale
Di reddito
Costi
Ricavi
27
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opera solo le rettifiche ai valori inseriti nella sezione normalmente operativa. Dette rettifiche
possono anche essere effettuate accendendo uno specifico conto di rettifica, che sar anchesso un
conto economico di reddito che funzioner nella sezione opposta a quella in cui opera il conto che
deve essere rettificato.
Economici riguardanti le variazioni del capitale proprio o del capitale netto, sono dati da incrementi
di voci relative il capitale proprio oppure da diminuzione per rimborsi di capitale. I conti economici di
capitale sono conti bifase e sono accesi alle voci del capitale proprio; ricevono in Avere i valori
incrementativi ed in Dare i valori decrementativi. Le variazioni di capitale proprio possono
distinguersi in variazioni che:
Comportano entrate o uscite finanziarie: nuovi conferimenti o rimborso di capitale proprio;
Non comportano entrate o uscite finanziarie: utili contabilmente conseguiti e trattenuti
nellimpresa, diminuzione delle perdite non coperte dai soci tramite il capitale proprio.
Dobbiamo distinguere due tipi di quantificazioni aziendali:
Le quantit fisiche, sono espresse tramite ununit di misura diversa dal metro monetario. La loro
misurazione oggettiva assoluta e non sono opinabili in quanto evidenze oggettive. Sono esse stesse che
manifestano la loro misura, per cui possiamo chiamarle quantit misure omogenee nello spazio e nel tempo.
I valori monetari, sono misurate con la moneta di conto, la quale una grandezza economica non omogenea
nello spazio e nel tempo. Il suo valore soggetto a variazioni.
Unaltra classificazione delle quantit formanti le rilevazioni aziendali quella che le distingue in:
Quantit-misure certe, non derivano da apprezzamenti opinabili, in quanto lespressione quantitativa che le
caratterizza oggettiva e sono immediatamente quantificabili ed accertabili.
Quantit-misure stimate, sono tali perch su di esse grava, con intensit diversa, lincertezza della
determinazione a causa della specifica alea che le caratterizza. Queste quantit devono essere ponderate e
quindi sono opinabili ed accertabili. Queste sorgono in tutti quei casi in cui non possibile dare una
quantificazione certa di un fatto o accadimento aziendale che si presenter nel futuro, ma occorre studiarne
le probabilit di accadimento e darne una stima.
Quantit astratte, non esistono come realt oggettive, in quanto non esprimono qualcosa che possibile
accertare in maniera obiettiva n allatto della loro formulazione n in nessun altro momento futuro. Queste
quantit non hanno ununica configurazione, ma ne possono avere tante quanti possono essere i fini per cui
vengono congetturate ed esaminate. Non possono essere definite come tentativo di aderire al vero. Sono
quantit che non trovano giustificazione nelloggettivit di una certa realt presente o futura, ma trovano
unica giustificazione solo nellesigenza economica che le ha congetturate. Esse sono quelle che lesigenza
economicamente finalizzata vuole che siano. Al mutare di questa esigenza, uneventuale precedente loro
configurazione svanisce per dare posto ad una nuova configurazione.
Le prime due quantit, le quantit-misure, sono anche dette quantit economiche, in quanto esprimenti fenomeni
dazienda o di mercato oggettivamente determinabili ed accertabili.
29
indebiti con il mercato finanziario (accendendo debiti di finanziamento) in quanto essa si indebiter direttamente con i
fornitori (tramite debiti di funzionamento). Ogni tipo di indebitamento un finanziamento ricevuto e ogni tipo di
credito un finanziamento concesso.
La gestione finanziaria ha lo scopo di misurare i fenomeni della gestione economica che una gestione misurata: i suoi
accadimenti abbisognano di essere unitariamente apprezzati tramite il metro monetario per poter essere quantificati
ed introdotti nelle contabilit aziendali e nel circuito informativo aziendale.
Costi (-)
Variazioni di capitale
Utile o nuovi
conferimenti (+)
Perdita o
rimborso (-)
Reddito
Utile o perdita
costi di
competenza (CNR)
N.B.
nN.B.
ricavi di
competenza (CPR)
Il reddito il risultato economico di una sistematica e finalizzata gestione su e con un preordinato capitale. Il reddito di
impresa un valore attraverso il quale si conferisce espressione monetaria al risultato economico della gestione di
impresa. Detto valore pu essere inteso come lincremento, cio un risultato positivo (utile) o il decremento, cio un
risultato negativo (perdita), che ha subito un certo capitale in un certo lasso di tempo a causa delle operazioni di
gestione. Rispetto al tempo, le operazioni di gestione possono essere considerate:
Operazioni di fatto concluse: queste operazioni hanno gi sortito un risultato economico che pu essere
determinato e quantificato. Le modalit con cui i fatti accaduti sono considerati sono storiche e certe, in
quanto tutta la loro portata economica si interamente manifestata nel lasso di tempo preso in
considerazione. Possiamo parlare di operazioni aziendali completamente concluse solo nellipotesi limite che
le operazioni siano quelle svolte nellarco di tempo in cui ha avuto vita limpresa che termina la sua attivit; in
unimpresa ancora operante non possibile individuare, in maniera oggettiva, gli effetti di unoperazione
gestionale sui risultati temporali.
Operazioni in atto: sono operazioni che non hanno ancora prodotto il loro risultato. Sono ancora operative e
rivolte ad un futuro nel quale si concluderanno con la quantificazione di un risultato economico. Non dato
poter individuare un risultato oggettivamente ottenuto, ma dato vedere una tendenza in corso. Tendenza
che deve essere interpretata anche alla luce del presunto futuro e in grazia delle conoscenze e delle
informazioni che abbiamo dei fatti che potranno accadere. La coordinazione ancora in atto delle operazioni di
gestione ci permette solo la presunzione di un risultato futuro, stimato o congetturato in base ai fatti gi
accaduti ed a quelli ragionevolmente prevedibili. Otterremo in questo caso un risultato atteso che non sar
mai oggettivo ma stimato e rivedibile in funzione di ci che concretamente accadr in futuro, oppure
congetturato in funzione di un puro ragionamento economico.
Operazioni convenzionalmente chiuse, ma di fatto ancora in atto: sono operazioni ancora in corso ma
unaccettata convenzione le considera di fatto come concluse ad una certa data, anche se, immediatamente
dopo, esse, ripartendo dal risultato convenzionale, devono essere considerate come operazioni non finite e
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quindi proiettate verso il futuro. Solo convenzionalmente viene in un certo istante calcolato un risultato e
solo convenzionalmente il loro sistematico ed unitario dipanarsi nel tempo viene periodicamente
frammezzato con il calcolo di un risultato reputato come definitivo rispetto al lasso di tempo trascorso tra
una frammentazione e laltra. Il risultato sempre un dato da interpretare alla luce delle convenzioni di
calcolo che sono state rispettate.
..RIASSUNTO..
Le operazioni di fatto concluse sono in grado di determinare un risultato definitivo. questo il caso del reddito
totale della vita di unimpresa;
Le operazioni ancora in atto possono permettere solo la presunzione di un risultato atteso (futuro) alla luce del
ragionamento economico che la ha quantificate. questo il caso del reddito economico atteso;
Le operazioni convenzionalmente chiuse, ma di fatto ancora in atto producono un risultato convenzionale da
interpretare alla luce dei precostituiti principi adottati per la loro quantificazione. questo ordinariamente il
criterio tramite il quale si determina il reddito di periodo o di bilancio.
Il reddito totale
Prendendo in considerazione lintera vita dellimpresa, lunitaria gestione non suddivisa ma viene a costituire lo
scenario complessivo di riferimento per cui il risultato ricercato pu considerarsi come lunico risultato complessivo o
totale e lunico risultato reale che possa essere quantificato nella vita di unazienda. Il reddito totale dato dalla
differenza tra il valore attribuito al capitale alla fine della vita dellimpresa ed il valore attribuito al capitale allinizio. Il
risultato della gestione dellintera vita aziendale cos quantificato un dato oggettivo; nella realt delle cose un dato
da interpretare, al fine di non trarre da esso ingannevoli ed errate considerazioni (basti pensare allinflazione).
Il reddito di periodo
La continua ed unitaria vita dellimpresa non potrebbe essere frazionata in sottoperiodi perch la reale dinamica
economica dellimpresa avvince i costi ed i ricavi in guisa tale che i loro singoli effetti superano i limiti della ristrettezza
dei singoli esercizi e si intersecano tra loro interagendo dinamicamente tra il passato, il presente ed il futuro. La
quantificazione di un reddito di periodo ad una scadenza convenzionata non ha la stessa logica e neanche la stessa
natura del reddito totale. Il reddito di periodo un ragionevole tentativo di immaginare-quantificare un risultato
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conseguito, quando gli effetti delle condizioni che possono determinarlo sono ancora in atto e non del tutto
contenibili in una presunzione che, per quanto accurata e ragionevole, non potr mai scandagliare tutti i possibili
risvolti degli avvenimenti che devono ancora accadere. Le configurazioni del reddito di periodo e del capitale di
funzionamento, devono considerarsi delle configurazioni astratte, nel senso che almeno parte dei valori che le
compongono non sono oggettivamente determinati, in quanto sono stati quantificati tramite stime e congetture.
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Dai valori contabili ai valori di bilancio per la formazione del reddito di periodo
La contabilit generale ha il compito di far memoria dei fatti di gestione esterna. Essa svolge questo compito rilevando
in maniera sistematica e cronologica gli accadimenti che la riguardano e ne conserva ordinata memoria per poter
pervenire a due obiettivi:
Essere un continuo supporto informativo interno: la contabilit generale parte integrante del pi ampio
sistema informativo aziendale. Essa ha il ruolo di fornire dati che, opportunamente collegati con altre
rilevazioni quantitative, possono divenire utili strumenti al fine del controllo interno e del supporto al
processo decisorio.
Essere un periodico presupporto per linformazione esterna di impresa: il bilancio deriva dalla contabilit
generale (documento contabile) ed opportunamente rielaborato (documento a valenza economica).
La contabilit generale in grado di fornire, momento per momento, i dati contabili che vanno a comporre le
situazioni contabili di impresa; essa non per in grado di fornire dati economici, cio opportunamente elaborati
rispetto ad un certo fine, ma fornisce dati grezzi da rielaborare. I fatti sono stati rilevati solo se accaduti e nel
momento in cui accadevano, non in ragione di una loro competenza economica, ma in ragione del loro concreto
manifestarsi. Quello che differenzia una situazione contabile (insieme di valori contabili) da un bilancio ordinario
desercizio (sistema di valori economici) da attribuire alla riconsiderazione ed alla rielaborazione dei valori contabili
in ragione del principio della competenza economica. Per la determinazione del reddito desercizio il sistema delle
scritture contabili viene integrato con valori determinati extracontabilmente.
I valori contabili devono essere trasformati in valori di bilancio. Occorre un ragionamento extracontabile che, partendo
da ci che accaduto, lo rielabori in valori finalizzati ad evidenziare una configurazione di reddito e la collegata
configurazione di capitale di funzionamento. Costi e ricavi sono destinati alla determinazione della configurazione del
reddito di periodo.
La contabilit generale memorizza costi e ricavi accaduti nellesercizio e quindi carente di informazioni che
riguardano tutti quei costi e ricavi che, se pur troveranno la corrispettiva uscita o entrata monetaria in futuro, possono
essere considerati, totalmente o parzialmente, di competenza dellesercizio che si chiude perch hanno gi prodotto
effetti economici a suo carico.
La determinazione di competenza si effettua rinviando al futuro, in modo distinto o indistinto, diretto o indiretto, costi
o ricavi di presumibile manifestazione numeraria futura e inserendo le attribuzioni anticipate di costi o ricavi presunti.
Per passare dai valori contabili ai valori di bilancio, occorre assestare i valori contabili che esprimono componenti
positivi e negativi di reddito, in maniera tale che essi possano esprimere valori di competenza economica in ragione
desercizio. Distinguiamo le operazioni di assestamento in:
Operazioni di integrazione o di imputazione: vengono inseriti:
nel Dare del Conto economico tutti i costi a manifestazione numeraria futura, le perdite e le
svalutazioni presunte e la quantificazione presunta di particolari rischi su operazioni in corso. Valori
stimati che, pur manifestandosi in futuro, devono economicamente reputarsi, per intero o in parte,
di competenza dellesercizio che si chiude;
nellAvere del Conto economico i ricavi presunti futuri.
Operazioni di storno: vengono, distintamente o indistintamente, rettificati i costi ed i ricavi desercizio per
quella parte di costo o di ricavo che, non essendo reputata di competenza dellesercizio che si chiude, viene
rinviata alla competenza del futuro.
Se si tratta di costi, saranno inseriti nellAvere del Conto economico;
Se si tratta di ricavi, saranno inseriti nel Dare del Conto economico.
Operazioni relative alla determinazione delle quote di ammortamento dei fattori produttivi a fecondit
pluriennale: si inseriscono nel Dare del Conto economico le quote di costo dei fattori produttivi pluriennali
che sono state valutate di competenza dellesercizio che si chiude.
possibile allora determinare per somma algebrica tra i componenti negativi del reddito inseriti nel Dare del Conto
economico ed i componenti positivi inseriti nellAvere dello stesso conto il reddito di periodo.
Come si determina il reddito desercizio amministrativo
Schema conto economico pag. 140 142
RICAVI DI COMPETENZA ECONOMICA
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Passato
Presente
Futuro
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Linformazione
Lambiente esterno con cui lazienda ha continui rapporti, pervaso da un elevato dinamismo economico e da
interventi istituzionali. Limpresa, per sopravvivere, deve essere in grado di fronteggiare il primo rispettando i secondi.
Il flusso delle informazioni deve scorrere attraverso tutto il sistema aziendale.
Possiamo definire linformazione come qualsiasi comunicazione, notizia, messaggio e dato che genera nellorgano che
la riceve nuova potenziale conoscenza. Si ha informazione solo quando il patrimonio conoscitivo dellorgano ricevente
viene accresciuto in virt dellinformazione stessa. Abbiamo due modi di acquisizione dellinformazione:
Acquisizione diretta, quando questa ricercata tramite propri strumenti di analisi dallorgano che vede
accrescere il patrimonio conoscitivo;
Acquisizione indiretta, quando linformazione viene inviata allorgano interessato da un altro organo.
Linformazione deve considerarsi come una risorsa primaria e necessaria per il mantenimento dellequilibrio
economico e per leventuale sviluppo dellimpresa; indispensabile affinch lorgano decisorio dellimpresa possa
effettuare scelte opportune in un clima di sempre minore incertezza e con maggiori possibilit di fronteggiare rischi ed
errori. Uninformazione deve ritenersi tale solo se sar utile al fine della decisione, se sar economicamente e
tempestivamente accessibile, se sar accuratamente predisposta nella forma (chiara) e nel contenuto (precisa e
completa). Nella carenza di uno di questi suoi attributi linformazione potr risultare, totalmente o parzialmente, non
sfruttabile da parte dellorgano aziendale che ne ha necessit.
Le informazioni possono essere:
interne o esterne, a seconda che la fonte della loro provenienza sia allinterno o allesterno del sistema
aziendale.
di routine o straordinarie, a seconda che la loro ricorrenza sia ripetitiva o occasionale;
storiche, concomitanti e prospettiche, a seconda se riguardano rispettivamente dati consuntivi, attuali o
tendenze future;
per il top management, per il middle management o immediatamente operative, a seconda lorgano a cui
sono rivolte (rispettivamente vertice, direzione intermedia o direzione esecutiva).
Sistema informativo
Con lespressione sistema informativo si possono individuare due aspetti:
laspetto originario, cio il sistema dei dati e delle notizie che sono ottenuti e trasmessi allinterno
dellorganizzazione aziendale;
laspetto organizzativo, cio la rete, le vie, il linguaggio simbolico e le procedure mediante i quali le
informazioni vengono reperite e trasmesse ai vari organi aziendali, nonch le modalit della loro
conservazione, memoria e sfruttamento.
Il sistema informativo aziendale linsieme delle informazioni e dellidoneo apparato organizzativo che ne permette il
reperimento, lelaborazione, la conservazione e la trasmissione nello spazio e nel tempo. Il sistema informativo
aziendale un sistema complesso, costituito da un organico insieme di sottosistemi informativi, ognuno dei quali
rivolto a fornire informazioni ad una particolare direzione o ad un particolare momento decisorio. Ognuno di questi
sottosistemi reperisce, elabora, conserva e trasmette informazioni per se stesso e per tutti gli altri sottosistemi
aziendali che risultino interessati allinformazione. Il sistema informativo aziendale formato da tre fasi:
Reperimento: linsieme delle operazioni messe in atto al fine di ottenere dati che possano generare
informazioni. Il reperimento dei dati, interno od esterno, incamera i dati che possono creare nuova
conoscenza sulla gestione aziendale e/o sullambiente-mercato dove opera limpresa. Allinterno del sistema
aziendale le informazioni possono essere reperite da:
organi interni ad hoc che hanno il compito di reperire in maniera specialistica le notizie che,
successivamente elaborate e memorizzate, costituiscono materia per le decisioni dei vari dirigenti
aziendali.
organi di line, che sono a contatto con i centri da cui solitamente possono sortire dati e notizie. Essi
devono intendersi come centri primari per linformazione stessa.
organi preposti ad altri servizi, addetti alla raccolta ed allelaborazione dei dati aziendali (il servizio di
contabilit ed il servizio statistico). Questi organi operano su dati e notizie.
organi di controllo, che forniscono messaggi ai vari organi affinch possano essere presi gli opportuni
provvedimenti.
Il reperimento dei dati pu essere richiesto dallimpresa ad organi esterni; in questo caso linformazione un
fattore produttivo.
Elaborazione: pu essere definito come il processo di trasformazione di dati grezzi in dati valutati, cio in
informazioni. Le operazioni da effettuare su un dato reperito sono:
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Ordinarlo:
Selezionarlo rispetto al suo verificarsi nel tempo;
Individuare gli organi cui il dato pu interessare.
Ripulirlo:
Enucleare dal dato gli elementi reputati superflui ai fini del processo decisorio;
Confrontarlo con altri dati al fine di poter sintetizzare una valutazione o una tendenza.
Catalogarlo:
Inserirlo allinterno di un idoneo archivio al fine di farne memoria e per consentirne un
facile e celere reperimento;
Collegarlo con altri dati cointeressati al processo decisorio.
Le operazioni di elaborazione dei dati possono avvenire direttamente da parte delluomo oppure tramite
elaboratore elettronico. Queste due possibilit non sono alternative, perch anche il sistema pi
automatizzato non pu fare a meno dellapporto umano.
Trasmissione: per lassunzione delle decisioni di gestione si rendono indispensabili allinterno di ogni azienda
unintensa circolazione e scambio di dati, di notizie e di opinioni tra fonti dinformazione e centri di decisione.
La trasmissione di informazioni e di decisioni si pu svolgere in senso verticale, orizzontale o trasversale.
Affinch la trasmissione dellinformazione sortisca gli effetti desiderati indispensabile che linformazione
possa essere facilmente compresa dallorgano ricevente. Nasce cos lesigenza di un linguaggio simbolico
univoco e comune ai vari poli della trasmissione. I vari organi aziendali ed i canali che li mettono in contatto
costituiscono la rete di trasmissione; questultima, insieme al linguaggio simbolico convenuto ed alle
procedure prestabilite, costituisce il sistema di trasmissione. Questo lo strumento mediante il quale sono
sistematicamente collegati i vari organi aziendali. Attraverso un suo buon funzionamento ed utilizzo si
perviene, contemporaneamente, allassunzione di decisioni ed allo svolgimento delle operazioni aziendali. Le
informazioni vengono cos a costituire lindispensabile supporto per gli atti di decisione, di esecuzione e di
controllo. Esse abbisognano di fluire allinterno del sistema aziendale secondo standard di velocit, di
completezza, di chiarezza e di riservatezza, che ne permettono il miglior sfruttamento. Se, invece, le
informazioni non fluiscono allinterno del sistema aziendale nel rispetto degli standard, il sistema informativo
e tutti gli altri sottosistemi aziendali ad esso collegati, troveranno difficolt di buon funzionamento e
potranno anche costituire ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi.
Il controllo
Affinch allinterno di un qualsiasi sistema aziendale la funzione direzionale di controllo possa essere svolta in modo
efficace, sono necessari un elevato grado di sistematicit, unappropriata competenza del personale e unarticolata e
puntuale documentazione dei fatti aziendali.
La funzione di controllo ha il compito, comune a tutte le altre funzioni direzionali, di orientare il sistema aziendale
verso i fini programmati. La funzione di controllo adempie a questo generale obiettivo evitando allimpresa una fuga
verso lentropia, che si manifesta come propensione al disordine, alla disgregazione della struttura formale, con la
sostituzione degli obiettivi organizzativi con obiettivi sempre pi personali e come continui e repentini cambiamenti
ambientali e congiunturali prodotti dalle interazioni dei mercati e dalle varie forze economiche. Un efficiente sistema
dei controlli deve verificare che compiti, poteri e responsabilit siano svolti nel rispetto delle norme.
La complessit dellimpresa stessa e dellambiente con cui interagisce, richiede la presenza di un sistema articolato,
efficiente ed efficace, di politiche, indirizzi e procedure per soddisfare gli obiettivi generali che limpresa si propone;
questo insieme di politiche, indirizzi e procedure costituisce la struttura del controllo interno di unimpresa.
Il sistema dei controlli interni
Il sistema dei controlli interni dimpresa pu essere definito come linsieme coordinato della struttura organizzativa,
dei metodi e delle procedure messe in atto al fine di:
Salvaguardare lintegrit del patrimonio aziendale;
Garantire laffidabilit delle espressioni quantitative della contabilit generale e di quella analitica;
Verificare e controllare che le decisioni manageriali e le relative operazioni di adempimento siano tra loro
conformi e rispettino i principi di economicit;
Verificare che gli obiettivi aziendali siano perseguiti.
Esistono cinque tipologie di controllo:
Il controllo operativo o controllo di gestione: proteso alla contemporanea funzione di stimolo dellefficienza
e di adesione alle politiche emanate dai management. Si ricercano e si verificano gli standard di efficienza dei
vari sottosistemi aziendali.
Il controllo del sistema informativo: per conseguire un efficiente funzionamento di un sistema informativo,
occorre soddisfare tre esigenze fondamentali:
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lapproccio analitico: usato per la ricerca del fabbisogno finanziario nel breve andare e lo determina
attraverso la differenza tra le uscite previste e gli incassi prevedibili di un esercizio amministrativo.
lapproccio sintetico: usato per la ricerca del fabbisogno finanziario nel lungo andare e lo determina per
analisi prospettiche di lungo periodo o di impianto aziendale. Con questo criterio limpresa programmer
le sue necessit di capitale ricorrendo allindividuazione ed alla quantificazione degli investimenti che
dovr effettuare nellarco di tempo pluriennale preso in considerazione, al netto delle dilazioni di
pagamento che le potranno essere concesse nellattuare gli investimenti stessi.
Il primo approccio per la determinazione del fabbisogno finanziario con il criterio sintetico, parte dallanalisi del
programma tecnico che limpresa si dato. Gli investimenti vengono distinti in investimenti in capitale fisso ed
investimenti in capitale circolante.
Capitale fisso
1. Parte essenziale del capitale fisso dato dalle immobilizzazioni tecniche, il cui fabbisogno finanziario diverso
a seconda che queste:
vengano costruite in economia: il fabbisogno di capitale sar costante e pi o meno crescente sino al
termine della costruzione stessa.
siano state commissionate allesterno: il fabbisogno di capitale potr presentarsi tutto alla consegna
dellimpianto o potr essere scadenzato.
Una volta che limmobilizzazione tecnica entra in attivit, gli ammortamenti determineranno una diminuzione
del fabbisogno finanziario, cio una diminuzione degli investimenti. Infatti lammortamento deve essere
inteso come il recupero dellinvestimento a cui si riferisce. Mano a mano che vengono effettuati gli
ammortamenti si ha una diminuzione del capitale investito e una diminuzione del fabbisogno finanziario
dellimpresa. Comporteranno un incremento del fabbisogno finanziario eventuali necessarie spese di
manutenzione ordinaria e straordinaria. Il fabbisogno finanziario, per quanto attiene le immobilizzazioni
tecniche, sar quantificabile nella misura in cui gli investimenti saranno maggiori degli disinvestimenti.
2. Parte del capitale fisso pu essere anche rappresentato dalle immobilizzazioni finanziarie.
Capitale circolante
1. Il capitale circolante numerario genera un fabbisogno duraturo e costante commisurato, per quanto attiene
ai crediti, alla tendenza di esposizione media annua, e per quanto attiene il fondo cassa e le altre giacenze
liquide, sar commisurato al valore medio reputato ottimale per limpresa.
2. Il capitale circolante di magazzino in assenza di stagionalit genera un fabbisogno finanziario costante che
dipende dal calcolo medio delle scorte. Se siamo di fronte a problemi di stagionalit, il fabbisogno finanziario
sar crescente sino al realizzo.
Quando si studia il fabbisogno di capitale occorre configurare landamento nel tempo del fabbisogno stesso, fin
quando possibile formulare previsioni attendibili. Occorre collegare il fabbisogno finanziario allandamento
economico della gestione e viceversa. Se i programmi futuri prevedono che alcuni esercizi chiudano in utile, se questo:
Verr tutto erogato ai conferenti il capitale di rischio, non incider sul calcolo del fabbisogno finanziario;
Sar totalmente o parzialmente trattenuto dallimpresa, questo creer un autofinanziamento, che comporta
una diminuzione del fabbisogno finanziario per fronteggiare il futuro sviluppo dellimpresa e per ridurre le
posizioni debitorie.
Se i programmi futuri prevedono che alcuni esercizi chiuderanno in perdita, queste perdite incideranno in maniera
incrementale sul fabbisogno finanziario fin quando non troveranno copertura attraverso gli utili futuri, attraverso un
intervento da parte dei proprietari o tramite la riduzione anche contabile dei valori positivi del netto.
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Attivit o impieghi
a)
Liquidit immediate
Passivit o fonti
a)
Banche passive
Debiti verso fornitori
Cambiali passive (scadenti entro lanno)
Debiti diversi
Fondo imposte
Quote di passivit a medio o lungo termine scadenti
entro lanno
b) Liquidit differite
(valutate al presunto valore di realizzo netto)
c)
Disponibilit
(valutate al minore tra il costo ed il presunto valore di realizzo
netto)
b) Passivo consolidato
Passivit a medio o lungo termine
Rimanenze di magazzino
(a + b + c) = Attivo corrente
Mutui passivi
Obbligazioni
Finanziamenti passivi scadenti oltre lanno
Fondo di indennit di fine rapporto
d) Immobilizzazioni finanziarie
(valutate secondo il principio della prudenza amministrativa)
Partecipazioni
Titoli non immediatamente liquidabili
e)
Immobilizzazioni tecniche
(singolarmente valutate al minor valore tra quello di costo,
eventualmente al netto degli ammortamenti, ed il valore
netto indirettamente realizzabile o il valore netto realizzabile
direttamente sul mercato quando ne previsto a breve il
disinvestimento)
c)
Immobilizzazioni immateriali
(valutate al costo al netto degli ammortamenti)
g)
d) Capitale proprio
1. Valori conferiti
f)
Passivit correnti
2.
Oneri pluriennali
(valutati al costo al netto degli ammortamenti)
(d + e + f + g) = Attivo immobilizzato
+ fabbisogno finanziario
- fabbisogno finanziario
La funzione finanziaria
La gestione aziendale pu essere vista, oltre che sotto laspetto economico-patrimoniale, inteso come capacit nel tempo di
produrre un reddito volto a soddisfare le esigenze degli investitori, anche sotto laspetto finanziario, cio come capacit di
generare flussi monetari adeguati alle risorse impiegate e in grado di supplire ai fabbisogni strutturali e temporanei
dellimpresa. Il compito fondamentale della funzione finanziaria quello di individuare la dinamica dei flussi finanziari in
entrata e in uscita e la loro distribuzione temporale, per scegliere le modalit pi opportune per la copertura dei
conseguenti sbilanci monetari in modo da non compromettere lequilibrio economico di impresa. I mutamenti intervenuti
nel corso degli ultimi anni hanno profondamente modificato i compiti e gli obiettivi assegnati alla funzione finanziaria nel
sistema di impresa: stato reso pi arduo il compito del gestore delle risorse finanziarie allinterno dellimpresa. Se in
passato il compito della gestione finanziaria era esclusivamente quello di reperire fondi destinati alla copertura del
fabbisogno finanziario dellimpresa, oggi si sono aggiunti gli obiettivi dellottimale utilizzo delle eventuali eccedenze
temporanee, del monitoraggio continuo del mercato dei capitali e delle divise e di programmazione degli investimenti
aziendali e di assistenza al top management nelle operazioni di finanza straordinaria. La funzione finanziaria viene sempre
pi ad occupare un ruolo centrale nella programmazione strategica aziendale, imponendo la necessit di utilizzare risorse
umane e tecniche altamente specializzate. La funzione finanziaria, oltre che sotto laspetto strategico, deve essere
inquadrata dal punto di vista operativo-gestionale come necessit di raggiungere, anche nel breve periodo, gli obiettivi di:
Equilibrio economico tra costi e ricavi;
Equilibrio finanziario tra forme di reperimento dei fondi e modalit di impiego degli stessi;
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se lattivit economica gi avviata: il fabbisogno dovr coprire la differenza originata dalla gestione e dalle
strategie poste in essere dal management aziendale.
Il fabbisogno inoltre correlato a una serie di parametri esterni alla vita aziendale che, incidendo sulle decisioni di
investimento, di fatto condizionano anche la natura e lammontare del medesimo. In condizioni di mercato in fase recessiva,
il management aziendale limita o seleziona i progetti di investimento, limitandosi ai soli investimenti necessari alla
continuazione della vita dellimpresa; in presenza di prospettive di crescita, invece, limpresa viene sottoposta a sacrifici
finanziari al fine di conquistare quote di mercato o per rimanere in linea con la concorrenza.
La natura dellattivit svolta dallimpresa e le sue caratteristiche di gestione hanno effetti sulla definizione dei fabbisogni. Pi
aumenta la presenza di impianti e di attrezzature, pi cresce il fabbisogno di capitale fisso immobilizzato. Il fabbisogno di
capitale circolante funzione strettamente dipendente del ciclo produttivo dellimpresa. Le necessit di finanziare il capitale
circolante aumentano o diminuiscono in funzione delle politiche di approvvigionamento, delle politiche commerciali e
dellottimale gestione del magazzino. Si crea un conflitto di interessi allinterno delle diverse funzioni aziendali: il manager
finanziario, cui assegnato il compito di ridurre il livello dellesposizione debitoria, cerca di accelerare il ciclo monetario che
intercorre tra il sostenimento dei costi e il conseguimento dei ricavi mediante la compressione tra il periodo di pagamento e
quello di incasso; il responsabile della funzione commerciale o della funzione approvvigionamenti ritiene opportuno
assecondare le esigenze del cliente o del fornitore.
Il capitale circolante pu essere definito come differenza tra le attivit e le passivit a breve e alla sua formazione
concorrono:
le scorte di materie prime e semilavorati necessari per la produzione e quelle di prodotti finiti destinati alla vendita;
i crediti commerciali verso clienti;
i debiti commerciali verso fornitori;
le attivit finanziarie liquide.
Lanalisi delle variazioni del capitale circolante, unitamente allanalisi dei flussi di cassa, consente di comprendere la
dinamica finanziaria dellimpresa. In relazione alle esigenze dellimpresa possibile distinguere il fabbisogno finanziario nelle
seguenti componenti:
fabbisogno strutturale: durevole nel tempo in quanto legato alla natura dellattivit, alla struttura e alle dimensioni
dellimpresa;
fabbisogno corrente: durevole nel tempo in quanto legato al volume di attivit della gestione corrente;
fabbisogno straordinario: occasionale, ma legato a esigenze di lungo periodo;
fabbisogno occasionale: non durevole nel tempo e legato ad effetti di breve periodo e/o congiunturali.
Nellimpresa occorre definire in maniera dinamica e continuativa il fabbisogno finanziario netto, ripartito nelle due
componenti di capitale fisso e di capitale circolante e nelle sue diverse configurazioni, con lo scopo di individuare le fonti di
finanziamento necessarie alla copertura dei fabbisogni o di ricercare le pi opportune forme di collocamento delle liquidit
generate dalla gestione.
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Una volta definito il livello di indebitamento desiderato ed individuate le necessit da coprire mediante il ricorso al capitale
proprio, occorre individuare le modalit di reperimento del medesimo. Non sempre possibile disporre di flussi reddituali
prodotti dalla gestione in grado di sostenere i fabbisogni di carattere strutturale e durevole che il management aziendale
intende coprire, senza ricorrere al capitale di credito. Emerge quindi la necessit di reperimento di risorse da attuarsi
mediante aumenti del capitale sociale. Il nostro ordinamento giuridico prevede aumenti di capitale sociale:
a titolo gratuito (passaggio da riserve a capitale): non hanno rilevanza dal punto di vista economico in quanto sono
gi parte del patrimonio netto aziendale come utili conseguiti e non distribuiti e assumono solo una rilevanza di
tipo contabile;
con apporto di capitale fresco (emissione di nuove azioni privilegiate e di risparmio): si ha unimmissione di nuovi
mezzi allinterno dellimpresa. Per le societ quotate in Borsa alcune difficolt possono sorgere dalla mancata
capacit di assorbimento da parte del mercato dei titoli da collocare.
Lo sviluppo dei mercati finanziari avvenuto negli ultimi anni ha notevolmente ampliato le possibilit di scelta dello
strumento finanziario pi idoneo alle necessit dellimpresa. Le forme pi utilizzate possono essere cos classificate:
a lungo termine:
emissione di prestiti obbligazionari: nel caso in cui si decida lemissione di un prestito obbligazionario, il
direttore finanziario dovr tenere presente i seguenti vincoli:
garantire agli investitori un rendimento sufficientemente remunerativo e allineato ai parametri
di mercato, valutando al contempo limpatto che gli oneri finanziari provocano sui risultati
economici futuri dellazienda;
fornire agli investitori opportune garanzie circa la solvibilit presente e futura dellimpresa;
stabilire lopportunit di forme incentivanti allinvestimento;
valutare le capacit di assorbimento del mercato interno anche dei mercati internazionali;
individuare i limiti posti dalla legislazione fiscale e civile allemissione del prestito.
Lemissione di prestiti obbligazionari per una forma di reperimento di risorse finanziarie limitata sono
alle societ per azioni;
accensione di mutui: di uso pi comune, sono finanziamenti concessi a fronte di garanzie reali prestate dal
fruitore;
a medio termine:
operazioni di leasing: tramite queste operazioni limpresa, anzich effettuare lacquisto di un bene
strumentale, lo ottiene in affitto da una societ finanziaria (leasing finanziario) o da una societ
industriale o commerciale (leasing operativo), garantendosi un diritto di riscatto, ovvero di acquisto del
bene, al termine del periodo di durata del contratto di leasing. Limpresa non appesantisce la propria
struttura patrimoniale con attivit che probabilmente non entreranno mai nel proprio patrimonio e, dal
punto di vista finanziario, sostituisce un esborso complessivo iniziale, cui fare fronte con un reperimento
di finanziamenti, con versamenti periodici (canoni di leasing);
accensione di linee di credito bancario;
a breve termine:
scoperto di conto corrente;
emissione di carta commerciale;
aperture di credito;
anticipazioni bancarie;
factoring;
credito commerciale.
Le varie forme di indebitamento a breve termine possono essere di tipo bancario o parabancario e quelle derivanti
dalle politiche commerciali poste in essere dallimpresa.
Esistono possibilit di reperimento di finanziamento particolari, legate a specifiche esigenze o situazioni: crediti agevolati
concessi da enti o organismi nazionali e internazionali al fine di promuovere lo sviluppo economico di determinate aree o di
sostenere le esportazioni.
Limpresa ha necessit di prevedere nella maniera pi dettagliata possibile landamento futuro di breve periodo dei flussi
finanziari aziendali, per programmare al meglio le pi idonee coperture dei fabbisogni e impiegare nella maniera e nella
forma pi opportune le proprie eccedenze di liquidit.
La gestione della liquidit importante come momento rilevante della funzione finanziaria per gli effetti che essa pu avere
nel Conto economico delle imprese. Il ricorso al mercato finanziario in maniera pi o meno consolidata da parte delle
imprese, permette allimprese maggiori possibilit di sviluppo. Si rivela utile la capacit di prevedere landamento dei flussi
di cassa su archi temporali non superiori al trimestre. Queste previsioni devono essere elastiche per consentire correzioni in
tempi economicamente utili. Gli obiettivi del gestore di liquidit possono rintracciarsi in:
massimizzazione del rendimento;
minimizzazione del rischio;
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Lautofinanziamento
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Lautofinanziamento coincide con la quantit di utile prodotto e per il tempo e la misura in cui questutile non venga
ripartito. Quindi si pu avere un autofinanziamento:
Temporaneo o provvisorio: utile da distribuire ai soci;
Definitivo: parte di utile che rimane nellazienda.
Lutile prodotto in un certo esercizio amministrativo costituisce il potenziale di autofinanziamento dellimpresa.
Autofinanziamento (A) = Utile di periodo (U)
Tra i componenti negativi del reddito (CNR) che vanno a formare lutile, detratti dai CPR, distinguiamo costi per cui
stato sostenuto un esborso numerario, uscita di cassa o incremento di debiti (Cs), ammortamenti (Am) e
accantonamenti a fondi rischi e spese future (AcRS).
Allora si pu riscrivere lutile desercizio come: U = CPR (Cs + Am + AcRS).
Quindi i componenti positivi di redditi devono essere in grado di coprire economicamente tutti i componenti negativi
di reddito, per cui se da CPR sottraiamo i Cs, si otterr lutile lordo (UL):
UL = CPR Cs.
Lutile lordo diverr netto, sottraendovi gli ammortamenti e gli accantonamenti ai fondi rischi e spese future:
U = UL (Am AcRS).
Lammortamento il recupero tramite i ricavi di una parte di un costo pluriennale in attesa di essere
riutilizzato e come tale lammortamento autofinanziamento.
Gli accantonamenti ai fondi rischi e spese sono una parte dellutile lordo accantonata in attesa di sostenere le
spese o di fronteggiare i rischi. Per il tempo in cui restano inutilizzati rispetto al loro fine costitutivo,
costituiscono autofinanziamento.
Lautofinanziamento pu essere identificato come la somma dellutile netto, pi gli ammortamenti, pi gli
accantonamenti ai fondi rischi e spese future:
A = U + Am + AcRS.
Autofinanziamento =
Utile netto (provvisorio e definitivo)
Accantonamenti fondi rischi e spese (fatti nellesercizio)
Ammortamenti (fatti nellesercizio)
Utilizzi di fondi rischi e spese (fatti nellesercizio ma accantonati in passato)
Storni di ammortamento (fatti nellesercizio su ammortamenti passati)
+
+
-
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