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1539APPARATOPERLENOZZEDICOSIMOIEELEONORADI

TOLEDOINPALAZZOMEDICI
L'ultima grande festa che venne allestita in Palazzo Medici fu in occasione delle nozze di Cosimo I de'
Medici e Eleonora di Toledo nel luglio del 1539.
La stagione estiva invit ad allestire all'aperto gli apparati per il banchetto e la rappresentazione teatrale,
che si tennero nel secondo cortile o giardino della dimora di via Larga.
Fonte primaria per ricostruire l'allestimento la descrizione fattane da Francesco Giambullari in una lettera
a Giovanni Bandini, data alle stampe nello stesso 1539 (Giambullari 1539). A Firenze era la prima volta che
una pubblicazione legittimava il carattere encomiastico di un allestimento effimero fissandone la memoria
storica. Alla descrizione del Giambullari si associa poi la testimonianza di Giorgio Vasari nella Vita di
Aristotele da Sangallo, autore dell'apparato con la collaborazione dello stesso Vasari (Vasari 1568).
La struttura generale dell'apparato teatrale inaugur un genere che poi ebbe larga diffusione durante tutto il
secolo e anche oltre.
Lo spazio del cortile-giardino fu trasformato in una sala chiusa da un telo di stoffa celeste tirato a mo' di
soffitto: da esso pendevano amorini con archi e frecce e un lume acceso. Il palcoscenico era situato sul
lato nord del recinto rettangolare del cortile; le spettatrici trovavano posto su tribune a gradoni lungo le
pareti lunghe, mentre il principe e la sua corte era sistemati sotto un padiglione nella loggia di fondo sul
lato meridionale. Gli spettatori cos circondavano una cavea a forma di U al centro.
Grandi teleri dipinti, sei per ogni lato lungo del cortile, celebravano i fasti dei Medici, ispirandosi
aiTrionf realizzati da Andrea Mantegna alla corte dei Gonzaga. I teleri con le storie medicee e i fregi, le
decorazioni, gli stemmi e le 'imprese' furono dipinti da Francesco Ubertini detto il Bachiacca, Pierfrancesco di
Jacopo di Sandro, Domenico Conti, Agnolo Bronzino, Francesco Salviati, Carlo Portelli, Antonio di Donnino,
Battista Franco.
Le scene rappresentate sul lato orientale furono le seguenti: il ritorno dall'esilio di Cosimo il Vecchio;
l'andata a Napoli di Lorenzo il Magnifico; la venuta di papa Leone X a Firenze; la presa di Abbiategrasso
da parte di Giovanni delle Bande Nere; papa Clemente VII che incorona Carlo V a Bologna; la disputa
fra Alessandro I e alcuni fuoriusciti fiorentini al cospetto dell'imperatore a Napoli. Invece sul lato occidentale
correvano storie di Cosimo I: la sua nascita; la sua elezione a duca; i tre oratori campani cacciati dal senato
romano secondo il racconto di Tito Livio, con riferimento ai tre cardinali giunti per destituire il duca Cosimo
ma da lui stesso cacciati; la presa di Montemurlo; l'investitura di Cosimo duca da parte dell'imperatore; le
nozze di Cosimo ed Eleonora a Napoli.
Durante il banchetto nuziale sfilarono una serie di 48 personaggi allegorici rappresentanti le terre, le
montagne, i fiumi della Toscana e in generale i domini del principe. I costumi, disegnati da Niccol Tribolo,
evidenziavano i caratteri ambientali dei luoghi rappresentati in maniera che risultassero evidenti agli
spettatori i significati delle allegorie. Precedute da Apollo, con i capelli biondi cinti da una corona di alloro e
una veste rossa e oro, sfilarono tre serie di personaggi: la prima rappresentata dalle nove Muse, la seconda
da Firenze in veste di Flora seguita dalle personificazioni dei fiumi Arno e Mugnone, la terza dalle citt
toscane e dai rispettivi territori. Ogni figura si present cantando una canzone, rendendo cos omaggio a
Cosimo I de' Medici e alla sua consorte Eleonora di Toledo. Infine Apollo che aveva aperto la sfilata, la
chiuse suonando "divinamente". Sulla scena vuota apparve quindi in alto sopra un drappo rosso fiorito,
l'Aurora bionda, con le ali colorate dal bianco al rosso, con una veste a strisce oro e argento, con i calzari

fatti di fiori intrecciati, mentre cantava e pettinava i suoi capelli con un pettine d'avorio.
Terminata la sequela di personaggi allegorici, sul palcoscenico si tenne la commedia Il Commodo diAntonio
Landi, con gli intermezzi di Giovan Battista Strozzi musicati da Francesco Corteccia. IlTribolo disegn
anche i costumi per la commedia, mentre Aristotele da Sangallo con la collaborazione di Giorgio
Vasari progett la scena. Questa aveva il carattere di 'scena fissa', cio senza dispositivi per mutazioni.
L'inquadratura era costituita da una serie di edifici visti frontalmente affacciati al centro su una piazza che
proseguiva prospetticamente verso il fondo lungo una strada. La citt rappresentata era Pisaidentificata dalla
Torre pendente, dal Battistero e dal Duomo, che emergevano dietro le case.
Dal soffitto o 'cielo' a botte pendeva e si muoveva il congegno del sole passante. Si trattava di un
meccanismo a cui era agganciata una lanterna di legno dorato a forma di sole, con all'interno una palla di
cristallo piena d'acqua colorata e sul dietro due torce accese che la facevano splendere. Un argano
permetteva alla lanterna di scorrere lentamente lungo un arco da una parte all'altra della scena sul dietro e al
disopra delle case, dando cos l'idea del sole nel suo percorso giornaliero dall'alba a tramonto. La commedia
dunque rispettava l'unit di tempo teorizzata dagli umanisti, svolgendosi in una giornata segnata dal
movimento del congegno.
L'impostazione generale della scena presentava i caratteri peculiari della cosiddetta scena 'all'italiana',
presto codificati da Sebastiano Serlio in un trattato pubblicato a Parigi nel 1545

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