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imporre il rispetto dei suoi comandi. Queste caratteristiche fondamentali dello Stato
moderno sono riassunte nel concetto di sovranit. Lo stato moderno si dice sovrano
in quanto non costituito da un potere superiore, non riconosce nessun potere sopra
di s tale da limitare la sua sovranit: sopra uno stato sovrano non esiste nessun
potere superiore di tipo a sua volta sovrano. Lo stato sovrano si formato tra la fine
del medioevo e il 1600. ha poi subito una serie importante di trasformazioni
successive. Comunque mantiene tuttora i caratteri originari che sono stati indicati:
tutti gli stati attuali sono stati sovrani. "Sovrani" dal punto di vista giuridico:
perch dal punto di vista economico e politico la situazione pu essere
completamente diversa, e pu mancare totalmente l'autonomia e la capacit di
autodeterminazione dello stato stesso. La integrazione europea si sviluppata
attraverso la limitazione progressiva della sovranit statale; si pu vederla come un
processo in cui gli stati hanno trasferito alla comunit una serie di poteri perch
svolgesse, in modo pi soddisfacente, determinati compiti. Ad esempio, ormai da 30
anni la politica agricola fatta dalla Comunit Europea; il commercio estero, le
dogane, sono gestite dalla Comunit Europea. Col trattato di Maastricht si prevede
che anche la sovranit monetaria, il potere di gestire la moneta, passer dagli stati
nazionali alla Comunit. L'idea di nazione nasce dalla fine del 700, a partire dalla
rivoluzione francese, e prosegue nell'ottocento, ad opera di filosofi come Herbert,
Rousseau, Mazzini, Renan, come reazione al razionalismo e cosmopolitismo
illuministici. Si basa sulla convinzione che esistano elementi comuni a un gruppo di
persone, che identificano tale gruppo rendendolo diverso: lingua,religione, storia,
usi, costumi, folclore, tradizione, cultura, territorio. Nel corso dell'ottocento ci si
spinge ad affermare che ogni nazione avrebbe un territorio elettivo naturale, dei
confini naturali: le Alpi per l'Italia, il Reno tra Francia e Germania, i Pirenei tra
Francia e Spagna, ecc. Si arriva alla fine ad affermare la comunit di sangue: ogni
nazione sarebbe una comunit di sangue, con una precisa identit razziale, e quindi
ogni comunit dovrebbe essere etnicamente pura e incontaminata. Da qui le
aberrazioni razziste dell'Europa nella prima met del nostro secolo. Questa idea di
nazione, che ha avuto un grosso successo nel corsodell'ottocento, falsa: non sono in
realt mai esistite nazioni di questo tipo.
una autonoma
La crisi del modello di stato nazionale e l'inizio del processo di integrazione europea
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esistiti in tutte le civilt umane, ma solo con la rivoluzione industriale possiamo dire
che essi sono divenuti il pilastro fondamentale dei rapporti economici. Negli ultimi
150 anni essi crescono vertiginosamente, generando una ulteriore conseguenza: la
interdipendenza. Ogni paese che si avvia verso la rivoluzione industriale aumenta
progressivamente la sua dipendenza dal mercato mondiale da cui deve importare ci
che non ha e verso cui deve esportare ci che possiede in eccedenza. Rivoluzione
industriale significa anche enorme sviluppo dei mezzi di trasporto. Quelli che fino a
150 anni fa erano gli unici mezzi di trasporto disponibili, vale a dire il cavallo, la
navigazione a vela, lo spostamento a piedi, sono stati soppiantati da ferrovie e
motori a scoppio, motori che,applicati ai natanti e agli aeromobili, hanno provocato
l'enorme sviluppo soprattutto della navigazione marittima, con conseguente caduta
verticale dei costi di trasporto. Se in precedenza trasportare uomini e merci era
estremamente costoso, successivamente sar economico e soprattutto molto pi
rapido. Tutto questo facilita e incrementa evidentemente gli scambi. La rivoluzione
industriale si accompagna ad uno sviluppo sino ad allora ignoto dei mezzi di
comunicazione e di informazione: telefono, telegrafo, radio,telematica, mass-media.
Aumenta la cultura ed aumenta lo scambio delle idee. Tutti questi fatti conducono
ad un fenomeno la cui comparsa pu datarsi dalla fine dell'800, ma che si accentua
nel '900 soprattutto con la recente rivoluzione tecnologica: la globalizzazione o
interdipendenza globale. Il mondo diventa sempre pi piccolo, fino a potersi definire
un "villaggio globale", vale a dire un mondo interdipedente, dove i problemi
diventano sempre pi problemi sovranazionali e internazionali. In un societ umana
interdipendente, se uno stato fa delle scelte, queste producono effetti nel resto del
mondo: ad esempio le decisioni sul tasso di sconto della Bundesbank (la banca
centrale tedesca) producono effetti che si risentono in tutto il resto del mondo; come
pure le decisioni della sua omologa americana, la Federal Reserve; o le crisi della
borsa di Tokio o New York. La stessa disoccupazione giovanile europea ha origine
nel basso costo del lavoro (30-40 volte inferiore) che il sud-est asiatico offre alla
industria manifatturiera. Il taglio della foresta amazzonica e in genere
l'inquinamento locale ha ripercussioni mondiali. Se una centrale nucleare esplode ne
risulta inquinata tutta la terra. Anche il sottosviluppo un fatto che non pu pi
essere ignorato dai paesi ricchi, perch provoca grandiosi flussi migratori,con la
conseguenza che gli abitanti di tali paesi debbono convivere con individui
appartenenti a nazioni e culture radicalmente diverse dalla propria. Come
Si possono classificare sia le forme di stato sia le forme di governo. Per "forma di
stato" si intende il tipo di rapporti tra gli elementi costitutivi dello stato (popolo,
territorio e autorit) e in particolare fra autorit e cittadini e fra autorit e
territorio. La classificazione delle forme di governo classifica i vari tipi di autorit
dello stato in base al numero e al tipo degli organi supremi dello stato e ai rapporti
intercorrenti tra di loro, in relazione alla distribuzione fra loro del potere politico, in
particolare tra Capo dello Stato, Governo, Parlamento e Ordine giudiziario. Non c'
accordo tra gli studiosi sull'uso delle definizioni di "stato moderno" e "stato
contemporaneo". Per alcuni anche le monarchie assolute sono "stati moderni"; per
altri lo stato moderno nasce con la Rivoluzione francese. Nel seguito di queste
dispense, converremo di chiamare "stato moderno" quello nato con le rivoluzioni di
fine Settecento, sviluppatosi nell'Ottocento e conclusosi con la prima guerra
legalit d) principio della divisione dei poteri pubblici. Altri scrittori usano, in senso
analogo, il termine "Stato di democrazia classica o occidentale"per designare gli
stati costituzionali che si susseguono a partire da quelli nati con le rivoluzioni
liberali, fino ad arrivare allo "Stato (democratico) sociale" dei giorni nostri. Negli
stati di democrazia classica, il valore politico fondamentale rappresentato
dall'eminente dignit di ogni persona umana e solo per potenziare le molteplici
possibilit insite nella medesima e per agevolarne la fattiva operosit in seno alla
societ, stata istituita e potenziata l'organizzazione statale. Il termine "Stato
autoritario", "Governo autoritario" presenta notevoli oscillazioni di significato
nella letteratura giuridica. Nel suo senso pi ristretto viene utilizzato ad indicare le
dittature di destra del nostro secolo (nazionalsocialista, fascista, salazariana,
franchista ecc.).
In un senso appena pi ampio include anche gli stati socialisti, definiti "stati
autoritari di sinistra" in contrapposto agli "stati autoritari di destra" di cui si
parlato. In un senso pi ampio indica le forme di stato contemporanee prive di una
reale democrazia, includendo le dittature militari dei paesi in via di sviluppo, le
repubbliche islamiche prive di libert democratiche ecc.
In un significato generalissimo indica tutti i regimi non democratici della storia
caratterizzati dall'assenza del parlamento e delle elezioni popolari o, quando questi
istituti rimangono in vita,per la loro riduzione a pure procedure cerimoniali e
dall'indiscusso predominio del vertice dell'esecutivo. In tale significato sono
compresi il dispotismo orientale, l'impero romano, le tirannie greche, le signorie
italiane, le monarchie assolute e quelle costituzionali di tipo prussiano, i sistemi
totalitari, le oligarchie modernizzanti o tradizionali dei paesi in via di sviluppo, il
cesarismo dei napoleonidi ecc. Vi sono due tipi di dittature: quella "commissariale",
sorta per affrontare momenti di crisi e di transizione e destinata poi ad estinguersi, e
quella "costituzionale", stabile e permanente. "Stato dittatoriale" e "stato
totalitario" non coincidono necessariamente: il totalitarismo la forma pi
esasperata di stato dittatoriale, in cui il controllo dello Stato sulla vita dei privati
diviene completo. Dittature come quella giacobina di Robespierre non costituiscono
stati totalitari. Secondo alcuni studiosi lo "stato socialista", basato sulla attuazione
dei principi del marxismo da classificare tra gli stati autoritari, in quanto volto ad
attuare la "dittatura del proletariato"; secondo altri studiosi sono da distinguere
"stato socialista" e "stato autoritario",che unicamente di destra. Quando uno
Stato sociale, con la sua burocrazia, tende a sovrapporre la sua volont a quella dei
privati su importanti questioni economiche si parla di "Stato dirigista". Diversi
studiosi parlano poi di "stati in via di sviluppo" per indicare quelle forme di stato
nate non di rado dalla decolonizzazione nati ad imitazione della democrazia classica
o socialista, ma che ben presto hanno sviluppato deviazioni e particolarit rispetto a
questi modelli, dovute ad elementi tribali, religiosi ecc. Il termine "Stato di diritto",
se usato in contrapposto a "stato sociale", indica lo stato liberale ottocentesco. Per
gli stati socialisti si usa anche il termine di "Stati di democrazia marxista"
Differenze tra lo stato dell'et moderna e le forme politiche che lo hanno preceduto:
Il suddito feudale ha una posizione diversa dal suddito dello stato assoluto
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Nello stato feudale il rapporto tra i sudditi e il sovrano era mediato dai rapporti
personali e dalla presenza di corpi intermedi. Il sovrano non aveva modo di
rivolgersi direttamente al singolo, ma doveva contrattare con la sua corporazione o
con il suo signore, al quale il singolo era unito da un rapporto personale. Inoltre,
certe categorie di sudditi "non esistevano" giuridicamente: gli "inermes" (i
contadini, i servi della gleba, i borghesi non appartenenti a corporazioni) non
avevano diritti significativi, non contribuivano alla difesa del regno e le carte dei
diritti medioevali consideravano solo i ceti nobiliari, le citt e le corporazioni.
Costoro erano piuttosto "possedimenti"del monarca che "sudditi" nel vero senso
del termine. La trasformazione fu lenta e, nel corso del periodo assolutistico,
parziale.
A poco a poco si deline un rapporto diretto, tra sudditi e Sovrano (di comando da
parte sua; di lealt e obbedienza da parte dei sudditi), al posto della catena di
fedelt personali tipica della piramide feudale. Sin dal XIII secolo il Re si rivolge
direttamente con il bando a tutti i sudditi, indipendentemente da vincoli feudali. In
breve conquister, sia pure a prezzo di una spartizione con le assemblee elettive, il
potere di emanare leggi generali che si rivolgono direttamente ai sudditi,
scavalcando
il
rapporto
gerarchico
feudale.
Gradualmente
aument
il
coinvolgimento di tutti i sudditi nella vita dello stato. Nel XIII secolo anche gli
Differenze tra lo stato dell'et moderna e le forme politiche che lo hanno preceduto:
La "Polis" non possedeva il concetto di democrazia moderna (rappresentativa)
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Differenze tra lo stato dell'et moderna e le forme politiche che lo hanno preceduto:
Gli antichi non riuscirono a risolvere il problema della legittimazioneall'esercizio del
potere
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Differenze tra lo stato dell'et moderna e le forme politiche che lo hanno preceduto:
Incapacit delle societ antiche di regolare la lotta politica
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sostanza, il pensiero antico non riesce a costruire una valutazione positiva degli
interessi particolari e della loro dialettica all'interno della collettivit. N Platone n
Aristotele pensano ad un equilibrio dei rapporti tra le classi in termini di regole del
gioco
tra
partiti,
trasformabili
da
fazioni
in
associazioni
volontarie
Differenze tra lo stato dell'et moderna e le forme politiche che lo hanno preceduto:
La visione gerarchica della societ nel pensiero antico e le sue conseguenze politiche
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Un'altra ragione per cui il pensiero greco non riesce a raffigurarsi una attivit
politica fondata sulla contrapposizione di interessi e sulla necessit dell'accordo di
cittadini aventi pari importanza, deriva dalla particolare visione greca dell'universo,
di tipo religioso. Tutto era governato dalla "Dyk", o "giustizia". In base ad essa
ogni persona e ogni cosa ha un suo preciso posto e una sua precisa funzione nel
Cosmo. La teoria legata alla idea del Fato e della Necessit. Una specie di legge
impersonale, superiore perfino agli di, punisce l'"hybris" (= la rottura violenta
Differenze tra lo stato dell'et moderna e le forme politiche che lo hanno preceduto:
Nel medioevo non esisteva l'idea di comunit di stati liberi e indipendenti
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Mentre con la Guerra dei cent'anni il Re inglese rivendicava la Francia come preda
di guerra, nessun paese vincitore della prima guerra mondiale si sarebbe sognato di
annettersi uno degli stati sconfitti. In una economia statica come quella feudale,
l'unico modo del Signore per migliorare il suo status sociale e la sua ricchezza era
annettersi nuove terre.
La guerra di conquista e di aggressione era un modo naturale, agli occhi dei
medioevali, non solo per migliorare la propria posizione all'interno della societ, ma
per dirimere controversie e ottenere riparazione dalle offese. Con la guerra dei 30
anni cessa l'idea feudale, tipica dello stato patrimoniale e dinastico, della guerra di
annessione e di conquista e della guerra come strumento di composizione delle liti.
La guerra assumer sempre di pi una funzione difensiva, di tutela da parte dello
Stato del proprio territorio, e il principe ricercher la crescita del proprio prestigio e
potere promuovendo la crescita economica e culturale entro un territorio definito.
Lo stato moderno, che nasce dal trattato di Westfalia, convive con altre societ
analoghe in seno alla comunit internazionale; tanto che il trattato segna anche il
sorgere del diritto internazionale.
Differenze tra lo stato dell'et moderna e le forme politiche che lo hanno preceduto:
L'autorit dello stato moderno accentrata rispetto alla societ feudale
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Nella societ feudale, a differenza che nello Stato moderno, l'autorit non era
accentrata: feudi, comuni, corporazioni detenevano tutti una parte di potere,
creavano propri ordinamenti giuridici, e amministravano. Nessun potere sovrano
era in grado di imporsi ai numerosi poteri particolari. Col nascere di assemblee
rappresentative variamente chiamate ("Parlamenti", "Diete", "Stati generali",
"Corti" ecc.) fu possibile raccogliere il consenso delle varie classi sociali e i poteri
precedenti furono costretti a ruotare intorno ad un unico centro di potere di cui il
Re era l'elemento principale.
Inizi in tal modo la concentrazione della politica. Alla nascita dello Stato ci fu una
tendenza, mano a mano che si acquisivano delle contee, a porvi a capo dei
funzionari legati al sovrano non da rapporti di scambio ma da rapporti di
gerarchia. Sebbene con lo Stato moderno si sia fatto un grande passo in avanti, nella
fase detta dello "Stato per ceti" il potere, anche se concentrato geograficamente e in
mano ad un numero ridotto di persone (i componenti delle assemblee e il monarca)
era tuttavia ancora diviso tra la Corona e una serie di altre istanze, rappresentative
delle varie classi, corporazioni e citt.
Differenze tra lo stato dell'et moderna e le forme politiche che lo hanno preceduto:
Nella societ feudale erano preminenti i rapporti di forza
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Sebbene
esistesse
un
complicatissimo
sistema
di
regole
giuridiche
che
Differenze tra lo stato dell'et moderna e le forme politiche che lo hanno preceduto:
Sviluppo di una fiscalit di tipo moderno
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Qualora si pensi che una cotta di maglia (all'intorno del XVI secolo) pesava da sola
quindici chili e costava l'equivalente di una piccola fattoria e che la corazza vera e
propria arrivava in certi casi a pesare sessanta chili ed era proporzionalmente pi
costosa, o che un cavaliere necessitava di uno o due scudieri per l'equipaggiamento e
l'appoggio e di cavalcature supplementari per loro, si pu facilmente vedere che solo
una societ strutturata come la monarchia nazionale francese poteva essere in grado
di mettere in campo una forza del genere. Sarebbe un po' come aspettarsi al giorno
d'oggi che singoli cittadini possano formare l'esercito del proprio paese schierandosi
con un carro armato tipo Patton personale o un cacciabombardiere Phantom
personale. La struttura finanziaria degli stati feudali si basava sul patrimonio
personale del Signore e sui tributi, cio
Differenze tra lo stato dell'et moderna e le forme politiche che lo hanno preceduto:
Lo stato moderno ha col territorio un rapporto diverso dallo stato medioevale
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I confini dei regni medioevali erano molto incerti e fluttuanti. Come si gi detto, in
un'economia statica come quella medioevale, i nobili potevano incrementare la
propria ricchezza appropriandosi di feudi altrui. Per questo i regni e le dinastie
medioevali furono mobili da un capo all'altro del continente. Anche molti degli
imperi della storia non avevano in realt una piena natura territoriale. Imperi come
quelli dei Maya avevano un carattere di semi-stabilit, perch il nomadismo rimase
per lungo tempo esigenza insopprimibile delle stesse popolazioni pi organizzate e
progredite, specie per ragioni demografiche e di mutamento climatico o di
esaurimento delle risorse. Solo nei luoghi dove le terre erano pi fertili si crearono
nell'antichit dei veri imperi territoriali. Gli stati moderni definirono i confini come
linee militari, politiche,fiscali. I confini non sono pi facilmente attraversabili.
Cessano i legami confinari ad es. tra Inghilterra e Francia con la Guerra dei cento
anni,conclusasi con la sconfitta delle mire inglesi sul continente. Cessa la mobilit
geografica della nobilt. Si afferma l'idea della territorialit della obbligazione
politica, specie attraverso le nuove forme di leva e di fiscalit. Vedi comunque
quanto detto sugli elementi dello stato in generale
Differenze tra lo stato dell'et moderna e le forme politiche che lo hanno preceduto:
Societ in cui era assente il monopolio della forza fisica da parte di unautorit
impersonale
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Lo Stato dell'et moderna crea uno "spazio comune" molto pi integrato della
societ feudale e degli imperi antichi, e molto pi vasto della "polis" greca, dove
prevalgono la legge e le regole e sviluppa l'embrione di una coscienza nazionale. Si
afferma come idea suprema di giustizia e di ordine nei confronti della quale i singoli
svilupperanno un senso di fedelt e di appartenenza pi forte dei legami con le altre
organizzazioni tradizionali. I grandi imperi asiatici (il cosiddetto "dispotismo
asiatico") non uniscono il territorio con la stessa pienezza dello Stato moderno. In
esso si hanno molte comunit agricole autosufficienti, che tutte insieme dipendono
da un potere centrale che assicura la indispensabile regolamentazione delle acque, le
opere pubbliche di grandi dimensioni e la difesa verso l'esterno, compiti che nessuna
singola comunit pu assolvere. L'Imperatore e il suo apparato centrale hanno solo
quel tanto di potere necessario ad assolvere tali compiti, e non esercitano invece
poteri sovrani in materie che riguardano pi specificamente la vita delle singole
comunit agricole, che in linea di principio sono mondi autosufficienti e
indipendenti l'uno dagli altri e dal centro. Gli imperi dell'Antichit basavano la
propria identit sulla figura e il potere dell'Imperatore: i legami fra le varie parti
del territorio e della popolazione sono dovuti semplicemente al fatto di avere uno
politico, dove i conflitti pubblici tra i soggetti vengono risolti dalla mediazione del
Sovrano e della sua legge. Lo spazio comune uno spazio giuridico, dove i conflitti
privati tra i soggetti vengono risolti con leggi e procedure uniformi. Lo spazio
comune uno spazio economico, anche se si dovr attendere le rivoluzioni borghesi
per una sua piena attuazione. La rivoluzione francese port a completamento la
formazione di uno spazio economico unitario: riunific legislativamente la Francia,
cio
francese; abol tutte le unit di misura locali e le sostitu con unit di misura
universali e razionali (quelle che usiamo ancora oggi); liber la propriet dai vincoli
che ne impedivano la circolazione, distruggendo e redistribuendo le grandi
propriet della Chiesa e feudali a milioni di contadini. La richiesta dei commercianti
al Colbert, (ministro di Luigi XIV, Re Sole) che chiedeva loro cosa potesse fare il
Sovrano per favorire i traffici fu "laissez faire, laissez passer". Lo spazio comune
costituito dallo Stato, anche un fatto mentale,psicologico: in precedenza il
sacrificio supremo era compiuto per la famiglia,il Signore, la Comunit o la fede
religiosa, non per lo Stato. Nel corso del XIII secolo la fedelt si sposta dalla Chiesa,
alla famiglia,alla Comunit locale, al Re, e poi si sposter alla figura astratta dello
Stato. E' dallo Stato che il suddito si aspetta protezione e aiuto; allo Stato che egli
guarda perch siano fissati i suoi diritti e i doveri; allo Stato che egli guarda
perch gli sia resa giustizia; allo Stato che va la sua fedelt e il suo aiuto militare
ed economico; il pi alto dovere di ogni suddito divenne la conservazione e la
prosperit dello Stato. La identit etnica, storica, culturale all'interno dell'Europa
era fino a quel momento labile. Fino alla guerra dei 100 anni la lingua parlate dalle
classi elevate inglesi, usata a Corte e nei tribunali era il francese: gli antichi legami
di parentela tra le dinastie regnanti avevano infatti reso omogenei, dal punto di vista
culturale e linguistico, i ceti dirigenti dei due paesi. Durante la guerra, per, il
francese fu sentito inevitabilmente la lingua dei nemici e alcune ordinanze regie
intervennero prontamente per abolirne l'uso. In un'Europa che assomigliava sempre
pi a una torre di Babele,a un groviglio di idiomi incomprensibili, la lingua era, in
effetti, il carattere che prima e meglio di ogni altro serviva a distinguere una
nazione. Il fenomeno della diffusione della coscienza nazionale si color anche di
elementi religiosi. La crisi del Papato durante il Grande scisma favor la formazione
delle chiese nazionali. L'emergere di tutti questi elementi di coscienza nazionale,
globalmente considerati, rappresenta un fatto nuovo nella storia europea. Perch
maturi questa coscienza "statale" prima che "nazionale" una comunit umana deve
stabilizzarsi nello spazio e nel tempo: solo dalla fine delle invasioni barbariche
questo fu possibile. Con il senso di identit poterono nascere le istituzioni
rappresentative. Solo in una nazione con un forte senso di identit cento uomini
possono rappresentare la nazione e quindi possono sorgere Parlamenti. Non si deve
tuttavia trarre la conclusone che in questo periodo esistessero "nazioni" nel senso
moderno del termine, quale esso si venuto a formare dopo la Rivoluzione francese.
Anzitutto accanto al termine "nazione" indicante grossomodo l'insieme dei grandi
Regni a carattere nazionale, permanevano accezioni pi limitate del termine; in
Francia, per esempio, si continu a parlare di "Nazione borgognona" o "Nazione
piccarda" mentre con "Nazione anglica"s'intendeva spesso, in modo indifferenziato,
non solo gli Inglesi, ma anche i Tedeschi, gli Scandinavi, i Polacchi ecc. La fedelt
allo Stato per lungo tempo avr i caratteri non del nazionalismo,ma
dell'umanitarismo: quello stesso umanitarismo che faceva cantare a Virgilio le glorie
dell'Impero di Augusto, et di pace e di prosperit: lo Stato offriva una pace e una
sicurezza pi grandi, possibilit per una vita confortevole maggiori che non le vaghe
associazioni di comunit: oggi, senza pensarci, tutti noi ci appoggiamo fortemente
allo Stato pi che a qualsiasi altro vincolo. Oggi una persona pu vivere senza
famiglia o altri vincoli, protetta solo dallo Stato. Agli inizi la fedelt allo Stato poteva
apparire determinante e dominante senza essere particolarmente intensa, visto che
anche le fedelt alle altre istituzioni (Impero, papato) erano labili. Il papa non
ottenne alcun appoggio in Francia quando si oppose alla tassazione della Chiesa da
parte del Monarca. La Francia veniva ormai vista dai suoi sudditi come la terra
della civilt e della giustizia ed esaltata come nazione promessa. La Chiesa e
l'Impero avevano perso il loro ruolo di supremi arbitri a favore del Monarca. Al
centro di questo "spazio comune" sta la Corona e la sua legge. L'idea del Re come
"fountain of justice" ("toute justice emane du Roi") e della legge come mezzo per
fissare la posizione di ciascuno furono molto importanti. Il Sovrano,con le sue leggi e
con le sue Corti di giustizia, contrapposte alle Corti baronali, si pone come fonte e
garante dell'ordine. La legge e le sentenze del Sovrano fissano in maniera certa e
sicura i pi vari rapporti, che il Medioevo aveva lasciato incerti e indeterminati: le
posizioni dei sudditi; l'assetto dei rapporti politici e sociali e in particolare la
ripartizione della propriet della terra, fonte principale di ricchezza e potere; la
divisione tra potere spirituale e potere temporale; la divisione del potere politico tra
Re e nobili; la posizione delle Citt libere e molto altro ancora. La Corona diviene
arbitra della vita associata. A mano a mano che vengono fissati rigorosamente gli
ambiti di autorit dei vari gruppi politico-sociali essi rivendicano il loro diritto di
partecipare mediante gli istituti della rappresentanza (assemblee di ceto) al processo
di creazione del nuovo ordinamento giuridico (stato per ceti). Il diritto romano forn
solide basi a questa azione legislatrice, e il concetto di Stato patrimoniale fu
anch'esso essenziale, almeno agli inizi, per questo assetto con al centro il Sovrano:
laddove il Sovrano riusc a rivendicare effettivamente a s, nei confronti dei
feudatari, il proprio dominio eminente sulla terra e le persone, venne naturale
chiedere a lui di dirimere le controversie e di fissare le posizioni e i diritti degli
individui. La Chiesa aveva introdotto, nel Medioevo, l'idea che vi stretta relazione
tra legge e giustizia. Il Monarca nazionale toglie all'Imperatore il privilegio esclusivo
di emanare leggi universali, lui che poteva unicamente vincolare i propri vassalli, e
ne fa uno strumento di costruzione dello Stato. Questo ruolo del Re affonda le sue
radici nella concezione medioevale del Sovrano come "judex" ("giudice") che in
teoria dovrebbe limitarsi a garantire l'applicazione del diritto vigente (romano o
consuetudinario), ma ha anche il dovere di modificarlo secondo i canoni e gli ideali
della giustizia. Nell'uno che nell'altro caso egli non crea ad arbitrio: sia che applichi
norme scritte,sia che scriva norme non scritte, egli attinge al diritto naturale, alla
Giustizia, a principi eterni ed immutabili. Col tempo, la legislazione del monarca
viene vista piuttosto come opera puramente umana, la legge diviene uno strumento
di costruzione di quell'opera umana che la "Polis", lo Stato. Si pu parlare, in
riferimento a tutto ci, sin dagli inizi dell'et moderna,di "stato di diritto", non nel
senso liberale ottocentesco, ma nel senso pi generico che la legge fu uno strumento
fondamentale per la costruzione dello spazio comune statale, per fissare regole e
posizioni. Si pu parlare anche - in un senso diverso e pi generico rispetto a quello
illuministico - di "stato razionale", in cui si afferma il binomio giustizia-ragione. La
societ
medioevale
era
caratterizzata
da
incongruenze,regole
incerte,
Un primo tentativo di costruire uno stato fu attuato con l'impero carolingio, ma ben
presto gli ufficiali del Re divennero capi indipendenti di comunit locali. La
frammentazione del potere politico uno degli aspetti del feudalesimo primitivo. Il
feudalesimo tende ad apparire quando lo sforzo di conservare una unit politica
relativamente ampia risulta superiore alle risorse economiche e spirituali di una
societ. Questo fenomeno si ripet , sia pure in scala ridotta, con il cosiddetto
"secondo feudalesimo" del 1300, ma anche in secoli successivi, di fronte alla
recessione economica, alle carestie, alla guerra e alla peste port ad una rinascita del
potere baronale e alla tendenza di ogni dipartimento a trasformarsi in corporazione
autonoma. Dopo la "rinascita carolingia" del IX secolo, la societ piomb
rapidamente nella disgregazione e nel caos. Nell'anno mille la frammentazione era
cos estesa che sarebbe stato impossibile trovare qualcosa di simile ad uno stato Il
sistema feudale nacque appunto dalla disgregazione dell'organizzazione dell'impero
carolingio. Il feudo un istituto per effetto del quale il concessionario di un
immobile, detto vassallo,prestava giuramento di fedelt e si sottometteva al signore
superiore (al vertice, l'imperatore) concedente, che gli assicurava protezione e
immunit da determinati servizi e prestazioni. Queste deleghe divennero ben presto
ereditarie e trasmesse di padre in figlio, come le terre, le case, i servi. I castelli
presupponevano la presenza di forze militari stabili, che esercitavano un potere
coercitivo (detto "banno") sulle popolazioni contadine e pi in generale su tutti
coloro che non portavano armi e che quindi non contribuivano alla difesa del
territorio. Queste forze svolgevano anche funzioni di polizia ed erano strumento
della giustizia signorile, che veniva amministrata da adunanze di seguaci del signore
(dette "placiti") presiedute dal signore stesso o da un suo rappresentante. Forti di
questa supremazia militare, i signori riscuotevano anche dazi e pedaggi lungo i
ponti, le strade o nei mercati, obbligavano i contadini a utilizzare a pagamento il
mulino,il forno, il frantoio di loro propriet. Essi si spingevano fino ad esigere
abusivamente il versamento di vere e proprie tasse. Spesso si trattava non di una
concessione del sovrano, ma di un vero e proprio impossessamento illegale, cui si
tentava di dare una parvenza di legittimazione con una pura finzione
legale,accampando concessioni regie o simili: in realt, nell'epoca di grande
anarchia che si registr intorno al Mille, i forti si erano impossessati di quanta terra
potevano conservare e su quella si erano costituiti padroni assoluti dei deboli, ai
quali concedevano di vivere a patto che coltivassero il suolo in buona parte per
conto del signore. Nel XII secolo il feudo ottenne la prima sistemazione secondo i
principi romanistici. Fondato su un contratto bilaterale, rientr definitivamente
nella categoria dei diritti reali su cosa altrui.
Il vassallo era titolare di un diritto di usufrutto ereditario e perpetuo sul
beneficio,condizionato all'adempimento di determinati obblighi (fedelt, divieto di
provocare danni all'onore,alla persona e al patrimonio del concedente), mentre il
Signore era titolare di un vero e proprio diritto di propriet sulla terra infeudata.
Nel secolo XIII si parler di "dominio diretto" del Signore e "dominio utile" del
vassallo. Gli obblighi dei vassalli furono col tempo convertiti in tributi (pagati nel
caso di nuove investiture, rinnovazione dei titoli, riscossione di imposte ordinarie o
straordinarie). Cos, mentre il vassallo si occupava di svolgere nella sua
circoscrizione tutte le funzioni pubbliche (o alcune di esse) i concedenti avevano la
garanzia di ricevere entrate patrimoniali.
Dalla lotta per le investiture dell'XI secolo l'autorit dell'impero esce gravemente
minata, di fronte ad un crescente prestigio della Chiesa, che appoggia non di rado le
monarchie nazionali contro l'imperatore. Pur risolvendo il problema delle
investiture il concordato di Worms aveva lasciato del tutto aperta la lotta per il
primato nel mondo cristiano. Lo scontro tra guelfi e ghibellini prosegu fino alle
soglie dell'et moderna. Nel XII secolo lo sviluppo dei comuni del centro e del nord e
dei regni normanni al sud eclissarono il potere imperiale germanico in Italia. Enrico
VI, successore del Barbarossa, riusc per un breve lasso di tempo, a riunire sotto la
sua corona i domini dell'Italia, che comprendevano i comuni (che avevano fatto
formale atto di sottomissione al Barbarossa con la pace di Costanza) e il Regno di
Sicilia, e della Germania, ma questa compagine si sfald rapidamente. Nel XIV
secolo la decadenza dell'impero germanico appare irrimediabile. La Germania,
comel'Italia, si avvia a divenire una realt frammentata in principati. L'ultimo
tentativo di far rivivere l'impero fu quello della monarchia absburgica. Carlo V,
erede di estesissimi domini, pot sembrare per un breve tempo agli uomini della sua
epoca l'imperatore designato dalla provvidenza, ma ben presto il sogno imperiale si
Lo stato assoluto
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Lo sviluppo del cannone in bronzo fece, per la prima volta nella storia, della polvere
da sparo l'arma bellica vincente e rese anacronistici i castelli dei baroni. In tal modo
la guerra e il potere non poterono che essere a dimensione statale, di monarca, e non
pi di signore locale. Le milizie dei comuni, che erano state un fattore decisivo di
supremazia militare nel XIII e XIV secolo, sono ora facilmente sbaragliate dalle
truppe professionali che i regni riescono a mettere in campo. Il sovrano cre una
burocrazia per i tribunali e le gabelle. Non potendo sfruttare i vincoli vassallari per
farsi fornire un adeguato supporto tributario, fu costretto a creare una sua struttura
di esattori fiscali. Resosi conto che le corti di giustizia non solo fornivano denaro, ma
servivano anche a limitare e disgregare il potere dei baroni, potenzi l'apparato di
funzionari ad esse preposti. Le monarchie assolute introdussero gli eserciti
permanenti, una burocrazia permanente, un sistema fiscale esteso a livello
nazionale, la codificazione scritta del diritto e la legislazione uniforme e le prime
basi di un mercato unitario. La formazione delle monarchie assolute fu resa
possibile dalle strutture feudali preesistenti, che crearono una solida base e una
legittimazione per il potere del grande feudatario prima e del sovrano nazionale poi.
Paradossalmente, laddove le condizioni sociali erano pi avanzate, come in Italia,
dove si era avuto un grande sviluppo del capitale mercantile e del modello cittadino,
il tentativo di unificazione nazionale, il cui pi grande episodio si ebbe con la guerra
di conquista peninsulare di Federico II, fall. Laddove invece esso riesce a
completarsi, la nobilt viene gradualmente svuotata del suo potere e assorbita
nell'apparato burocratico facente capo al sovrano, insieme a funzionari di
estrazione borghese. I ceti perdono gradualmente di influenza e svanisce il loro
ruolo politico. La teoria della sovranit come potere supremo che non conosce limiti
n
La prima forma di stato dell'epoca moderna fu quella detta dello "Stato per ceti",
che costituisce la prima fase dello stato assoluto. Taluni studiosi propongono di
identificare "stato assoluto" e "Stato per ceti", ma questo significa negare la
significativa evoluzione tipica delle forme mature di assolutismo. "Ceto" o "Stato"
un termine che nell'Europa medievale e moderna definisce la condizione giuridica di
un gruppo nella societ; riconosciuta e fatta valere nei confronti sia degli altri ceti
sia dell'autorit pubblica, essa attribuisce al ceto uno specifico ruolo politico, a
differenza della "classe", che una nozione esclusivamente sociologica. Il suo
esempio pi noto furono le corporazioni di mestiere o le arti che svolsero un
importante ruolo nella vita politica dei comuni medioevali. Ma per "ceti" o "stati"
si intendono pi in genere tutti i corpi intermedi che si frapponevano tra lo stato e il
cittadino: Nobilt, Clero, Terzo Stato, citt, corporazioni di arti e mestieri. I
rapporti tra le autorit del centro e quelle della periferia si esprimono in assemblee
rappresentative di ceto che assolvono alla funzione di esprimere il consenso dei
contribuenti pi autorevoli al gettito di un donativo da accordare al sovrano, con la
possibilit, in cambio, di rendere pubbliche le osservazioni dei sudditi
sull'andamento del governo. Si tratta di istituzioni molto diffuse, conosciute con
nomi diversi (Commons, Etats, Cortes, Stande ecc.). Lo stato per ceti deriva dalla
trasformazione di strutture medioevali. In esso il potere diviso fra il Principe e i
corpi intermedi. La definizione di "sudditi" era limitata: gli stati del regno
rappresentavano tradizionalmente la nobilt, il clero e gli elettori delle citt e
risultavano organizzati vuoi direttamente in un sistema basato su tre corti di
giustizia, vuoi in una struttura bicamerale (nobili/non nobili) leggermente diversa: il
Parlamento in Inghilterra, gli Stati Generali in Francia, i "Landtage" in Germania,
le "Cortes" in Castiglia e Portogallo, il "Riksdag" in Svezia e cos via. Nel medioevo
il ruolo dei ceti era molto esteso: oltre il loro ruolo primario in quanto strumenti
regolatori del gettito fiscale essi svolgevano un'altra funzione di capitale
importanza:costituivano la rappresentanza collettiva di uno dei principi pi
profondi della gerarchia feudale all'interno della nobilt, il dovere del vassallo di
fornire al suo sovrano non solo l'"auxilium" (aiuto materiale) ma anche il
"consilium": vale a dire il suo diritto di dare il proprio parere solenne negli affari di
particolar peso e importanza riguardanti i due contraenti del patto feudale.
L'aiuto era subordinato al "consiglio" dei ceti medesimi e spesso da un controllo
sulla gestione delle somme riscosse, che si tramutava sostanzialmente in una vera e
propria amministrazione diretta da parte dei ceti della riscossione stessa. Con lo
sviluppo degli stati la prerogativa di cui godevano i baroni venne gradualmente
estesa alle nuove assemblee fino a formare una parte importante della tradizione
politica della nobilt nel suo complesso che, come ovvio, dominava ovunque gli
stati. I ceti ottenevano anche di esercitare i pi alti uffici amministrativi che via via
sorgevano ad accompagnare la crescita della dimensione statale. In Austria ai ceti
era affidato il compito dell'arruolamento militare. Il massimo dello stato per ceti si
ha nella prima met del '500. Fino ad allora, il sovrano medioevale non aveva gran
bisogno di convocazioni degli Stati Generali. Risparmiava sulle spese burocratiche
utilizzando la burocrazia della Chiesa (i nobili erano analfabeti: in Spagna i
contratti venivano da essi firmati con una croce accanto alla quale era la dicitura:
"non sa scrivere, perch nobile"). Successivamente si cre una burocrazia laica
straordinariamente numerosa e gaudente, che perseguiva i propri interessi personali
di casata e di classe, e anche le spese militari lievitarono. I nobili, che oramai
disponevano della cultura necessaria, occuparono l'amministrazione e gli stati
generali venivano convocati abbastanza frequentemente. Le truppe venivano
guidate da nobili. I sovrani regnanti dovevano, in generale, riconoscere i loro nobili
come forze indipendenti,cui accordare la considerazione propria del loro rango: nei
rapporti col sovrano erano ancora visibili le tracce della simmetrica piramide
medioevale. Fu soltanto nella seconda met del Cinquecento che i primi teorici
dell'assolutismo cominciarono a diffondere quelle concezioni del diritto divino che
sollevavano il potere regio totalmente al disopra degli obblighi di fedelt reciproca e
limitata tipici del concetto medievale di sovranit.
Bodin fu il primo e il pi rigoroso di essi. Nel corso del Seicento lo stato per ceti
declin. Gli ultimi stati generali in Francia prima della rivoluzione si tennero nel
1614; le ultime Cortes furono adunate in Castiglia nel 1669; l'ultimo Landtag
bavarese ebbe luogo nel 1669 mentre in Inghilterra si verific una interruzione
dell'attivit parlamentare dal 1629 alla guerra civile. Le enormi spese belliche
resero insufficienti le entrate tributarie tradizionali; la pressione fiscale sulle masse
aument; i Re ricorsero a prestiti o alla vendita di titoli e di benefici; questo caus
l'ingresso della borghesia nell'amministrazione e nell'appalto delle imposte e dei
prestiti, ed emargin la nobilt. Molti nobili maturarono un forte senso dello stato e
rifiutarono di avere a che fare con le tradizionali clientele. La nobilt, dopo
numerose rivolte nobiliari locali nel 1600, nel 1700 fu riammessa alla gestione del
potere come ministri del Re assoluto, fino alle rivoluzioni borghesi. Dal secolo XVI si
assiste ad una specializzazione di funzioni: la politica al principe, le funzioni
economiche ai corpi. Questi in cambio della sicurezza e dellordine interno ed
esterno rinunciano alle proprie prerogative politiche e a condizionare l'opera del
principe, che diviene cos sovrano assoluto e sviluppa un'organizzazione burocratica
per amministrare e governare il territorio direttamente dipendente da lui. In
Inghilterra, i ceti sopravvissero fino alla rivoluzioni della fine del Seicento:
diversamente dagli stati generali francesi il parlamento inglese non mai stato
dimesso, trasformandosi in strumenti di governo e di bilanciamento del potere
sovrano. Si pu dire che in Inghilterra non si svilupp mai uno stato assoluto, e che
le leggi e il potere venivano gestite dal Re e dai suoi baroni prima, e dal Re e dai
rappresentanti della borghesia e della nobilt poi.
Lo stato personale
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Si suole indicare lo stato personale come quello in cui la posizione e il ruolo del
sovrano sintetizzato dal celebre detto di Luigi XIV (Re Sole): "L'etat c'est moi"
("Lo stato sono io"). Lo stato personale corrisponde storicamente alla prima fase
della creazione dello "spazio comune"statale, quando il ruolo del Re, rispetto agli
organi elettivi, determinante nel fissare le regole e le posizioni. Nello stato
personale la persona del Re si considerava cosa pubblica. Ogni avvenimento che la
riguardava, la nascita, la morte, il matrimonio, la procreazione ecc. era un
avvenimento di stato e di identificava pienamente con lo stato. La volont personale
del Re era la volont dello stato. Non esatto per dire che nello stato personale non
c' una concezione della sovranit come un potere-dovere da esercitare per il bene
della collettivit (concezione pubblicistica del potere sovrano). In questa fase, vero,
mancano garanzie dei limiti posti al potere del Re. Ma il potere di dispensa, se non
eliminato. integrato o surrogato dal principio della "ragion di stato" cio da
un'esigenza di pubblico interesse, assunta a giustificazione della sospensione o
deroga disposta dal sovrano del vigore delle norme giuridiche. Mentre alla certezza
del diritto si contribuisce anche con l'introduzione di distinzioni formali fra i vari
atti generali emananti dal Re, secondo la diversa loro efficacia. La stessa frase "Lo
stato sono io" di interpretazione piuttosto complessa. Ne indichiamo qui di seguito
i vari significati. 1) In un primo significato indica la concentrazione dei tre poteri
(legislativo, esecutivo e giudiziario) nelle mani del sovrano e il fatto che di
conseguenza qualsiasi autorit del regno deriva la sua posizione e legittimazione da
quella originaria del sovrano. 2) La frase vuole anche dire, probabilmente, che c'
piena identificazione tra la volont personale del sovrano con la volont del potere
che regge lo stato: ma non nel senso che il sovrano libero di perseguire i suoi fini
egoistici e personali in contrapposto al bene comune, bens nel senso che la volont
illuminata del sovrano in ogni momento conforme al bene comune. Come dice
Jean Bodin, un giurista dell'epoca, il sovrano " l'immagine di Dio in terra" e, a
somiglianza del Papa, la sua volont ispirata da Dio e volta sempre al bene dello
stato. 3) La frase vuole significare che oggetto del dominio un'entit, come lo
stato, distinta dal patrimonio di lui. 4) La frase vuol indicare il fatto che solo la
volont e le leggi di colui che al di sopra delle parti, degli interessi egoistici e
particolari dei sudditi pu essere considerata l'autentica volont dello Stato, cio
dell'organismo creato per promuovere imparzialmente il bene comune. 5) La frase
vuol anche dire che il Re , come abbiano visto la "fountain of justice", il pilastro
dello stato di diritto. 6) La frase potrebbe alludere anche al fatto che le varie parti
del regno, anche se separate da consuetudini, dialetti, vicende diverse, erano per
unificati e accomunati dal fatto di essere tutti patrimonio del Re, ereditati
dinasticamente (allo stesso modo che Carlo V accomunava sotto il suo scettro
domini in ogni parte del mondo). Si tratta di un residuo della concezione
patrimoniale di stampo medievale. Ma si tratta anche del riconoscimento del fatto
che l'insieme di feudi, ceti,citt, corporazioni trovano la loro unit di stato nella
sottomissione al potere sovrano del Re, che dai particolarismi locali eleva l'edificio
dello Stato. 7) La frase potrebbe indicare il fatto che la sovranit e l'autorit statale
promanano dalla figura del re investito per volont divina.
Lo stato di polizia
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La rivoluzione francese introdurr il principio di legalit (per cui ogni potere dello
stato deve fondarsi sulla volont del parlamento), la necessit di parlamenti elettivi
come fondamento di legittimit di tutto lo stato; la divisione dei poteri; l'esercito
permanente di leva;il principio di selezione della burocrazia professionale per
concorso. Abolir tutti i vincoli feudali sulla terra e le persone, rendendo ciascuno
libero di svolgere una qualsiasi attivit. Le novit dello stato liberale sono: a) il
nuovo substrato sociale (la borghesia al posto della nobilt); b) la nuova
legittimazione del potere statale che diviene ora rappresentativo e, in funzione di ci,
di derivazione elettorale; c) il principio di libert riferito non pi a gruppi sociali ma
a singoli liberi dallo stato e liberi dai ceti e dalle corporazioni; d) il ruolo neutrale
dello Stato, arbitro dei conflitti di interessi che attraversano la societ. La disciplina
costituzionale dell'economia si riduceva ai principi assai semplici della massima
garanzia per la propriet e la libert d'impresa, mentre il settore pubblico
dell'economia era programmaticamente limitato a quanto appariva indispensabile
per assicurare le generalissime finalit politiche di difesa e di ordine della
collettivit.
Lo stato sociale
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ingerenze dei pubblici poteri nella sfera dei singoli,bens in una pretesa a positivi
interventi, a prestazioni, da parte dei medesimi poteri pubblici. Le costituzioni
democratico-sociali impegnano i poteri pubblici ad intervenire attivamente a
modificare l'assetto sociale ed economico impiegando a tal fine non solo strumenti
che si traducono in un ampliamento delle possibilit dei singoli (ad esempio
organizzando un sistema di erogazioni economiche in vista di finalit di sicurezza
sociale o la prestazione di servizi pubblici, come nel campo dell'istruzione o della
sanit); ma anche, necessariamente, strumenti che si traducono in sacrifici di altre
posizioni individuali: dalla forma classica del prelievo tributario, che seguendo
l'espansione della spesa pubblica raggiunge dimensioni prima sconosciute, a forme
di limitazione, di divieto, di vincolo, di regolazione di attivit specie economiche. La
diversa ripartizione del carico fiscale (di cui ad esempio espressione il principio di
progressivit dei tributi, per cui il loro prelievo cresce pi che proporzionalmente
allentit della ricchezza dei singoli) e degli oneri e dei vincoli imposti, da un lato,
dai benefici erogati direttamente o indirettamente dallo Stato,dall'altro lato,
realizzano una redistribuzione della ricchezza secondo un modello deliberatamente
diverso da quello che risulterebbe dal gioco spontaneo delle forze economiche dei
singoli e dei gruppi. Si comprende allora in questo quadro, perch le costituzioni
democratico-sociali prevedano limitazioni anche incisive delle classiche libert
economiche. La propriet e la libert di impresa cessano di far parte del catalogo dei
diritti "sacri e inviolabili" per venire limitate e variamente disciplinate a fini sociali.
Nello Stato sociale la limitazione e la disciplina dell'attivit economica privata
divengono estremamente pi articolate e complesse che nello Stato liberale; il settore
pubblico dell'economia assume dimensioni assai pi rilevanti, assorbendo una quota
crescente, intorno alla met, del complessivo reddito prodotto; lo Stato assume
anche funzioni imprenditoriali, e diviene supremo regolatore dell'attivit economica.
Nelle societ che formano il sostrato dello Stato sociale non solo esistono forti
disomogeneit sociali e culturali, ma ammessa e riconosciuta la possibilit che
gruppi e forze sociali diversi per fini ed interessi partecipino alla vita delle
istituzioni politiche e concorrano a determinare gli obiettivi dell'azione dei pubblici
poteri. Ci da un lato porta ad un riconoscimento delle varie forme di
organizzazione sociale (fra cui sindacati e partiti) che esprimono i fini e gli interessi
delle diverse articolazioni della collettivit, superando cos fra l'altro l'ispirazione
individualistica delle costituzioni liberali, che si fondavano su un rapporto diretto e
non mediato fra individui e Stato; dall'altro lato comporta nuovi problemi anche
nell'organizzazione dei poteri pubblici, connessi fra l'altro all'esigenza di realizzare
una effettiva rappresentanza nelle istituzioni, dell'articolazione del corpo sociale
(integrando la forma semplice della rappresentanza nazionale nel Parlamento e
all'altra esigenza di realizzare efficaci garanzie per i vari gruppi e specie per le
minoranze
(con
conseguente
limitazione
del
puro
principio
democratico
maggioritario).
Lo stato socialista
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Nel passaggio dallo Stato assoluto allo Stato di polizia l'apparato di potere, gi
spersonalizzato ai gradi pi bassi, si spersonalizz anche al vertice: il Sovrano inizi
a definirsi "primo servitore dello Stato". Per un lungo periodo, per, la
spersonalizzazione degli uffici non escludeva il potere personale del Re. La sua
volont era infatti abilitata a sovvertire le procedure ordinarie e sovrapporsi alle
decisioni di qualsiasi ufficio. Quando era suo interesse fare un'eccezione
nell'applicazione di una legge, a favore o contro questo o quel suo suddito, il Re
poteva sovvertire l'ordinaria attivit degli uffici. Coesistevano, insomma, aspetti
diversi: lo Stato, spersonalizzato ai livelli inferiori, aveva al vertice il potere
personale del Re. Solo tra il XVIII e il XIX secolo, questa posizione fu superata,
Anche il Re divenne un funzionario statale, il cui primo e esclusivo dovere era di
agire nell'interesse oggettivo dello Stato. Si teorizz la ragion di Stato per esprimere
questo interesse, superiore a quello di qualunque persona fisica, compresa la
persona del Re. La sintesi di questa visione nella celebre frase di Federico II di
Prussia, che si definiva "il primo servitore dello Stato". Lo Stato poteva allora
considerarsi un'organizzazione impersonale, che non coincideva pi con nessuna
persona fisica, nemmeno con quella del Re. Tutti coloro che agivano per lo Stato, dal
pi umile impiegato al Re, erano divenuti funzionari.
Gli stati contemporanei, molto pi che gli stati del secolo scorso, ammettono
limitazioni della propria sovranit allo scopo di costituire organizzazioni
sopranazionali dotate di poteri forti e rigettano la guerra come tipica espressione del
non riconoscimento dell'indipendenza e dei diritti degli altri stati. Secondo l'art. 5
della Costituzione, "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libert
degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;
consente,in condizioni di parit con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranit
necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni;
promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo". Questa
apertura internazionale degli stati contemporanei in parte anche dovuta alla
cosiddetta "crisi degli stati nazionali", che si trovano a fronteggiare problemi
risolvibili solo su scala pi ampia, continentale o mondiale.
Lo Stato, nel corso dell'800 viene a combinarsi con la "nazione" dando vita a quella
forma detta "stato nazionale". L'idea di Stato nazionale deriva dalla fusione dei
concetti di Stato e nazione,che nel linguaggio corrente sono identificati, mentre nel
linguaggio scientifico, ad es. della filosofia della politica, sono da tenere ben distinti.
L'idea di nazione nasce dalla fine del '700, a partire dalla Rivoluzione Francese, e
prosegue nell'Ottocento, ad opera di filosofi come Herbert, Rousseau, Mazzini,
Renan, come reazione al razionalismo e cosmopolitismo illuministici. Si basa sulla
convinzione che esistano elementi comuni a un gruppo di persone, che identificano
tale gruppo rendendolo diverso: lingua, religione, storia,usi, costumi, folclore,
tradizione, cultura, territorio. Nel corso dell'Ottocento ci si spinge ad affermare che
ogni nazione avrebbe un territorio elettivo naturale, dei confini naturali: le Alpi per
l'Italia, il Reno tra Francia e Germania, i Pirenei tra Francia e Spagna, ecc. Si
arriva alla fine ad affermare la comunit di sangue: ogni nazione sarebbe una
comunit di sangue, con una precisa identit razziale, e quindi ogni comunit
dovrebbe esere etnicamente pura e incontaminata. Da qui le aberrazioni razziste
dell'Europa nella prima met del nostro secolo.
rappresentativa
inglese
come
una
"schiavit").
Ma
contemporaneamente essi notavano che la lunga evoluzione storica dai comuni e dai
parlamenti dei baroni agli stati nazionali aveva reso impossibile la democrazia
La "rappresentanza organica" il rapporto che lega l'organo alla persona cui esso
appartiene. La "rappresentanza di volont" o "mandato imperativo" o
"rappresentanza-delega" quella forma di rappresentanza giuridica di diritto
privato che lega una persona capace di agire ad un mandatario che agisce in suo
nome e per suo conto; il rappresentante revocabile e normalmente riceve istruzioni
su come comportarsi riguardo ai singoli affari che incaricato di trattare, istruzioni
da cui non pu discostarsi; il rappresentante pu in ogni momento sostituirsi a lui.
Nella rappresentanza necessaria il rappresentato incapace di agire e quindi il
rappresentante non scelto dal rappresentato. Nella "rappresentanza di interessi"
il rappresentante collegato ad un particolare gruppo sociale (professionale ecc.) ed
incaricato della cura dei suoi interessi, che non sono interessi generali (e cio della
nazione) ma interessi collettivi (cio comuni ed esclusivi dei membri del gruppo).
Normalmente non vincolato da precise istruzioni: fin dal medioevo la dottrina
della "plenitudo potestatis" dava ai baroni e agli ecclesiastici eletti nei parlamenti
piena autonomia nel contrattare col Re le prestazioni monetarie o personali che
questi richiedeva. Le corporazioni delle arti e dei mestieri e i Parlamenti medioevali
o dello stato per ceti realizzavano una rappresentanza di interessi. Nella
rappresentanza politica il rappresentante ha una autonomia simile a quella del
rappresentante di interessi, con la differenza che deve curare interessi generali e non
interessi collettivi del gruppo che lo ha scelto. Sia la rappresentanza politica che la
rappresentanza di interessi, che costituiscono entrambe forme della cosiddetta
"rappresentanza fiduciaria", riguardano non un singolo rappresentato, come
possibile nella rappresentanza giuridica, ma una intera collettivit di rappresentati.
Nello stato feudale e poi assoluto (stato per ceti) i nobili, laici ed ecclesiastici, e in
seguito anche gli inviati delle citt libere, diversamente vincolati secondo i luoghi e i
tempi ai gruppi sociali da cui desumevano il mandato, tutelavano presso il sovrano
gli interessi dei ceti sociali politicamente attivi, realizzando la rappresentanza di
interessi o quella di volont. La rivoluzione francese proib ogni forma di
organizzazione per ceti e pose il principio che i deputati non rappresentavano le
province in cui erano eletti, bens la nazione in generale. Questo principio, detto del
"divieto di mandato imperativo", si trova in tutte le costituzioni successive fino alla
nostra (art. 67: "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le
sue funzioni senza vincolo di mandato"). Il divieto di mandato imperativo non toglie
che esista un collegamento tra le idee politiche dei rappresentanti e dei
Coloro che ne hanno di diversi sono fuori dal popolo, sono considerati dei traditori,
e quindi possono (e devono) essere eliminati Pertanto, non ci pu essere n pluralit
di partiti, n libere elezioni tra candidati di orientamento diverso, n libert di
discussione politica. Il pi noto esempio storico di dittatura democratica il regime
giacobino in Francia, quando (1792-93) l'intero potere era esercitato da un gruppo
di uomini (il comitato di salute pubblica presieduto da Robespierre) che combatteva,
in nome del popolo e fino all'annientamento, coloro che dissentivano dalla
rivoluzione. Non dissimili concezioni si trovano nei paesi dell'Est che si ispirano al
marxismo-leninismo. Il popolo la classe operaia, intesa come unit, e tutto ci che
si differenzia viene represso in nome della democrazia proletaria. Anche nelle
"democrazie islamiche" si trova qualcosa del genere, dove l'unit del popolo
fondata sulla comune appartenenza alla medesima fede religiosa. Negli stati
moderni abbiamo tre varianti della rappresentanza competitiva, a seconda che
questa realizzi la sola rappresentanza della maggioranza (sistemi maggioritari),
ovvero la rappresentanza relativa delle minoranze (sistemi a rappresentanza
relativa delle minoranze) ; ovvero la rappresentanza assoluta delle minoranze
(sistemi proiettivi o proporzionali). Il primo e il terzo sistema sono ispirati a
concezioni diverse della rappresentanza politica: la rappresentanza di tipo "tutorio"
o "psicologica" e la rappresentanza "descrittiva" o "sociologica" o "proiettiva".
Nella rappresentanza di tipo tutorio la funzione degli elettori quella di designare i
migliori,lasciando poi ad essi la individuazione dei fini e dei mezzi dell'azione
politica. Nella rappresentanza sociologica si tende a fare dell'organo elettivo una
proiezione delle varie posizioni presenti nella societ civile. E' indubbio che la nostra
Costituzione volle una rappresentanza essenzialmente proiettiva. Nel linguaggio
politico contemporaneo si parla di "democrazia sostanziale" (governo per il popolo)
in contrapposto a "democrazia formale" (governo del popolo). Come una
democrazia formale pu favorire una minoranza ristretta di detentori del potere
economico e quindi non essere un governo per il popolo pur essendo un governo del
popolo, cos una dittatura politica pu favorire in periodi di trasformazione
rivoluzionaria, quando non sussistono le condizioni per l'esercizio di una
democrazia formale, la classe pi numerosa dei cittadini, e quindi essere un governo
per il popolo, pur non essendo un governo del popolo. La democrazia formale indica
un certo insieme di mezzi, come le regole procedurali descritte indipendentemente
dalla considerazione dei fini; la democrazia sostanziale indica un certo insieme di
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In base al principio di legalit l'apparato dello stato pu esercitare solo quei poteri
che trovano un loro fondamento nella legge del Parlamento, e cio nella espressione
della volont popolare volta a volta maggioritaria. In passato, nelle monarchie
assolute, in forza del principio per cui il potere del re derivava da Dio (e quindi,
comunque, non da altri uomini o corpi collettivi), i singoli poteri esercitati dal
sovrano riposavano sulla libera determinazione dello stesso sovrano (almeno in linea
di massima,poich la realt era pi complessa). Successivamente, con le monarchie
non pi assolute ma costituzionali (e cio limitate dalla costituzione e quindi dal
Parlamento rappresentativo), la legge del parlamento fu concepita come limite del
potere sovrano, cosicch a parte alcune materie riservate alla legge e cio
al
Negli stati contemporanei, al di sopra della legge ordinaria del Parlamento, esistono
norme di rango costituzionale che non possono essere modificate se non con un
procedimento "aggravato". Si parla di "costituzioni rigide" e di "principio di
costituzionalit" per indicare questa ulteriore limitazione del potere del Parlamento.
Speciali organi, come la Corte Costituzionale, sono destinati al controllo di
legittimit delle leggi del Parlamento. Inoltre, non tutte le norme della costituzione
possono essere modificate: esistono delle regole non modificabili neanche dal
Parlamento, come quella sulla forma repubblicana, contenuta nell'art. 139 della
nostra Costituzione ("la forma repubblicana non pu essere oggetto di revisione
costituzionale") o come quelle che definiscono "inviolabili" (cio non modificabili
da nessuno) la libert personale e quella di domicilio.
Rispetto allo stato assoluto, via via che il potere dello stato diveniva pi accentrato e
pi incisivo, si sono affinati e moltiplicati i mezzi per limitarlo a favore della libert
degli individui. Sono tipiche forme di limitazione del potere dello stato ottocentesco:
a) il principio di legalit; b) il riconoscimento di diritti inviolabili dell'uomo; c) il
principio della separazione dei poteri; d) il principio "laico", che sottrae allo stato,
per ridimensionarne il potere, le sfere della vita religiosa, della vita economica e
della vita sociale in genere; e) il principio democratico che fa valere la sovranit
popolare attraverso la rappresentanza politica Nello stato contemporaneo il
processo di limitazione del potere dello Stato prosegue ulteriormente attraverso
varii mezzi: a) Rigidit della costituzione; b) Giustizia costituzionale; c) Democrazia
semidiretta o partecipativa; d) tribunali amministrativi, tributari e simili, che
proteggano il cittadino nei confronti di soprusi dello stato.
La autorit statale moderna una persona giuridica e non una persona fisica
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regio eius religio" che obbligava i sudditi a seguire la religione dei loro Principi;
l'unico miglioramento riguardava la possibilit per il suddito dissidente per motivi
religiosi, di emigrare senza subire la confisca dei beni. Il principio di tolleranza
religiosa affermatosi nel corso dei Seicento e del Settecento costitu certamente un
grande passo avanti, ma era appunto tolleranza e cio assenza di persecuzione
violenta e sistematica, ma non eguaglianza tra i diversi culti: vi era un culto ufficiale
e la tolleranza degli altri culti entro i limiti e le condizioni poste dallo Stato.
Successivamente si affermato nella coscienza dominante di molti paesi il principio
che la religione un fatto essenzialmente privato, separato comunque dalla
economia e dalla politica. In tutte le democrazie occidentali si affermata la regola
per cui tutte le confessioni religiose sono eguali rispetto alla libert di professare
apertamente la propria fede, di fare propaganda e di esercitare il culto in privato e
in pubblico.
Col mercantilismo (XVII-XVIII secolo) vi era ancora commistione tra stato e societ
civile.
Creazioni tipiche del mercantilismo furono le compagnie coloniali, le manifatture
regie, le corporazioni rette dallo stato, i dazi protezionistici. Il mercantilismo era
una teoria dell'intervento dello stato nel meccanismo dell'economia, nell'interesse
comune dalla prosperit di questa e della potenza di quello. L'assolutismo patrocin
le imprese coloniali e le compagnie di commercio, mediante spedizioni nel Mar
bianco, alle Antille, in Louisiana e nella baia di Hudson. Vi erano poi minute leggi
che regolavano il commercio dei cereali, allo scopo di evitare accaparramenti e
carestie, ma che spesso raggiungevano l'effetto contrario. A partire dallo stato
liberale ottocentesco di accentua la separazione fra Stato e societ civile, tra potere
politico da un lato e potere economico e culturale dall'altro. Lo Stato pu
intervenire in campo economico ma solo per correggere le imperfezioni del mercato
o attraverso gli stessi strumenti che usano i privati (impresa pubblica,
partecipazioni statali ecc).
Nello stato ottocentesco esiste una perfetta uguaglianza giuridica fra tutti i cittadini;
nello Stato assoluto nobili, clero, terzo Stato avevano diritti e privilegi differenti;
inoltre in molti stati era tollerata la schiavit.
A partire dalla fine del settecento, sulla scia del giusnaturalismo, vengono
riconosciuti ai cittadini inviolabili diritti fondamentali.
Dovunque, nell'Ancien Rgime, il peso della fiscalit ricadeva sui poveri. Le classi
superiori erano esenti. Non v'era alcuna idea di "cittadino" in termini giuridici,
sottoposto al fisco proprio in quanto membro della nazione. Per lungo tempo i
rappresentanti inviati agli stati generali, alle "cortes" ecc. sono quelli di classi esenti
dai tributi. Non c' correlazione tra il contributo materiale che il suddito d allo
Stato e la sua partecipazione politica. Con l'affermazione del principio democratico
proprio dello Stato ottocentesco si parla di cittadini e non pi di sudditi: il popolo
riconosciuto come detentore della sovranit e partecipa,sia pure indirettamente, al
suo esercizio. Questo comporta per tutti, oltre che l'acquisto di diritti, anche quello
di doveri, come quello di contribuire finanziariamente alle spese dello stato e di
svolgere il servizio di leva: mentre gli eserciti dei secoli precedenti erano ancora
largamente formati da mercenari (per oltre due terzi), gli eserciti nazionali
dell'ottocento sono formati da cittadini.
dal potere economico e dal potere ideologico-culturale. La loro riunione nelle stesse
mani minaccerebbe la stessa vita democratica dello Stato.
Gli stati successivi alla rivoluzione francese posseggono un testo scritto che stabilisce
in modo chiaro e dettagliato il modo di funzionamento dell'autorit, sancisce i diritti
fondamentali del cittadino e stabilisce la separazione dei poteri.
Nello Stato contemporaneo assicurata una efficace tutela giurisdizionale anche nei
confronti degli atti dell'autorit e la piena indipendenza della magistratura.
Stabilisce tra l'altro la Costituzione all'art. 111: "Tutti i provvedimenti
giurisdizionali devono essere motivati. Contro le sentenze e contro i provvedimenti
sulla libert personale, pronunciati dagli organi giurisdizionali ordinari o speciali,
sempre ammesso ricorso in Cassazione per violazione di legge".
individualistico proprio dello Stato ottocentesco, sia dal pluralismo dello stato per
ceti (su cui vedi altrove in queste dispense). Per l'individualismo liberale
ottocentesco, non vi era e non vi poteva essere alcun diaframma tra l'individuo e lo
Stato. Da qui lo sfavore e talvolta la persecuzione nei confronti delle formazioni
sociali intermedie (in Veneto, nell'Ottocento, i prefetti giungevano a proibire le
processioni religiose; a Torino gli oratori salesiani di Don Bosco non furono graditi
alla prefettura; ovunque l'associazionismo operaio veniva represso; ecc.). Nello stato
per ceti, invece, il pluralismo comportava una differenza di "status" tra persona e
persona e un ostacolo al pieno affermarsi della sovranit statale e delle libert
economiche. Accanto al pluralismo istituzionale si parla anche di "pluralismo
ideologico" che sostiene, in contrapposizione a totalitarismo (stato dittatoriale che
dirige ogni aspetto della vita del singolo e nel quale la persona vive per lo stato e non
lo stato creato per il singolo) o a integralismo (propugnazione di un'unica vera
religione che d i precetti per ogni aspetto della vita individuale e collettiva,
escludendo ogni altra religione o ideologia politica), l'affermazione dell'opportunit
o della doverosit che le autorit consentano o favoriscano l'espressione e la
divulgazione di unapluralit di opinioni, di credenza e di concezioni del mondo,
anche se diverse tra loro e da quella professata dalla maggioranza dei cittadini o
dalle autorit stesse. Esiste ovviamente anche il pluralismo religioso.
divorzio e la separazione, sul codice dei diritti dei minori, le norme dello Stato sono
penetrate estesamente anche in questo ambito.