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XIII
COSIMO CASCIONE
TRESVIRI CAPITALES
STORIA DI UNA MAGISTRATURA MINORE
EDITORIALE SCIENTIFICA
NAPOLI 1999
TRESVIRI CAPITALES
[C.C.]
INDICE SOMMARIO
CAPITOLO PRIMO
p.
1
24
35
49
58
63
77
81
85
117
143
157
161
164
CAPITOLO SECONDO
MANSIONI NELLAMBITO
DELLA REPRESSIONE CRIMINALE
1. I tresviri capitales giudici criminali? .................................................
2. Attivit di controllo sociale ..............................................................
3. Fondamento e limiti del potere triumvirale ....................................
4. La funzione di polizia giudiziaria ................................................
5. Custodia carceris .................................................................................
6. Le esecuzioni capitali ........................................................................
CAPITOLO TERZO
MANSIONI NELLAMBITO
DELLA GIURISDIZIONE CIVILE
1. Exigere e iudicare nella cd. lex Papiria .............................................. 171
2. Manus iniectiones e sacramenta ....................................................... 185
3. Competenza sul munus iudicandi .................................................... 196
VI
INDICE SOMMARIO
CAPITOLO QUARTO
PROSOPOGRAFIA
a) Tresviri nocturni ..................................................................................
b) Tresviri capitales..................................................................................
c) Incerti ..................................................................................................
d) Vigintisexviri senza titolo...................................................................
p.
205
208
263
269
CAPITOLO QUINTO
CAPITOLO PRIMO
CAPITOLO PRIMO
piattimento storiografico palese: con eodem tempore si riporta lorigine dei collegi menzionati a quella dei decemviri in
litibus iudicandis 4, che sarebbero nati per presiedere le hastae
dei giudizi di libert 5:
1995) 92. L. WENGER, Die Quellen des rmischen Rechts (Wien 1953) 478. Per unanalisi della seconda parte, dedicata alle magistrature: F. GRELLE, Le categorie
dellamministrazione tardoantica: officia, munera, honores, in A. GIARDINA (cur.),
Societ romana e impero tardoantico I. Istituzioni, ceti, economie (Roma-Bari 1986)
37 ss.; cfr. anche ID., I poteri pubblici e la giurisprudenza fra Augusto e gli Antonini,
in Continuit e trasformazioni fra repubblica e principato. Istituzioni, politica, societ
(Bari 1991) 261 ss. Sul senso dellinclusione nella lista di Pomponio di magistrati
che non avevano il compito di ius dicere (cfr. D. 1.2.2.13), si v. L. LANTELLA, Le
opere della giurisprudenza romana nella storiografia (Appunti per un seminario di
Storia del diritto romano) (Torino 1979) 17 ss., il quale coglie un nesso di continuit
(condizionata o voluta) tra i pi antichi scrittori de magistratibus e lEnchiridion; cfr.
anche C. A. MASCHI, Il diritto romano I. La prospettiva storica della giurisprudenza
classica (diritto privato e processuale) 2 (Milano 1966) 132.
4 Per attestazioni sulla titolatura di questo collegio si v., per tutti, TH.
MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 (Leipzig 1887) 605; H. E. DIRKSEN, Ueber die
Zeugnisse der Epigraphik, bezglich der Decemviri und Quindicemviri litibus iudicandis, in Hinterlassene Schriften zur Kritik und Auslegung der Quellen rmischer
Rechtsgeschichte und Alterthumskunde, hg. von F. D. SANIO II (Leipzig 1871, rist.
1973) 344 ss.; B. KBLER, s.v. Decemviri, in PWRE. IV/2 (Stuttgart 1901) 2262;
F. DE MARTINO, Storia della costituzione romana 2 II (Napoli 1973) 262 nt. 151; per
un elenco delle fonti epigrafiche si v. anche D. VAGLIERI, s. v. Decemviri (stlitibus
iudicandis), in DE. II/2 (Spoleto 1910, rist. Roma 1961) 1474 ss. Cfr. G. FRANCIOSI,
Sui decemviri stlitibus iudicandis, in Labeo 9 (1963) 185 s.; A. P. STEINER JR., The
vigintivirate during the empire: a study of the epigraphical evidence (Diss., The
Ohio State University 1973) 41 ss.
5 Su D. 1.2.2.28-29 si v. G. FRANCIOSI, Sui decemviri stlitibus iudicandis cit.
164 ss., spec. 177 ss., che, oltre a notarne la doppia scorrettezza (in litibus e necessarius ... praeessent; cfr. anche la Glossa accursiana ad h. l.; lIndex interpolationum I
[Weimar 1929] ad h. l., col. 5; PH. E. HUSCHKE, Weitere Beitrge zur Pandektenkritik
[hg. M. WLASSAK], in ZSS. 9 [1888] 336 e ntt. 14, 15, ove pi antica letteratura),
contesta fermamente lattendibilit del manuale pomponiano, riportando lampia
letteratura sullorigine del collegio decemvirale, cfr. ID., Il processo di libert in diritto romano (Napoli 1961) 17, 24 s. (e ntt. 45, 47), 51. Cos anche gli studiosi (v., tra
gli altri, M. NICOLAU, Causa liberalis [Paris 1933] 17 s., G. I. LUZZATTO, Procedura
civile romana II. Le legis actiones [Roma 1948] 260) insospettiti dallattribuzione da
parte di Pomponio ai decemviri della presidenza delle hastae centumvirali, che, secondo Suet. Aug. 36, questi avrebbero ottenuto solo con una riforma augustea (in
sintesi: G. FRANCIOSI, Corso istituzionale di diritto romano 2 [Torino 1997] 64 nt. 2).
D. 1.2.2.28-29 (Pomp. l. sg. ench.). Post aliquot deinde annos non sufficiente eo praetore, quod multa turba etiam peregrinorum in civitatem veniret, creatus est et alius praetor, qui
peregrinus appellatus est ab eo, quod plerumque inter peregrinos ius dicebat. 29. Deinde cum esset necessarius magistratus
qui hastae praeessent, decemviri in litibus iudicandis sunt constituti.
La creazione, dunque, di quella serie di collegi che verranno poi riassunti sotto la dizione collettiva di vigintiviri 6
riportata ad un periodo successivo allistituzione del pretore
Sul problema della data dellistituzione dei decemviri stlitibus iudicandis si v. anche
A. MOMIGLIANO, Lorigine del tribunato della plebe, in Bull. Comm. Arch. Com. 59
(1932) 168 s. [= Quarto contributo alla storia degli studi classici e del mondo antico
(Roma 1969) 305 e nt. 41 = Roma arcaica (Firenze 1989) 285 e nt. 41], con ulteriore
bibliografia; G. DE SANCTIS, Storia dei Romani II. La conquista del primato in Italia
(rist. Firenze 1960, 1988 per la datazione dei volumi originali e delle successive
ristampe dellopera di De Sanctis, si v. L. POLVERINI, Introduzione, in G. DE SANCTIS, La guerra sociale Opera inedita a cura di L. P. [Firenze 1976] xiii ss.) 38 nt. 117,
che sottolinea le non poche inesattezze cronologiche di Pomponio; M. KASER,
Das rmische Zivilprozessrecht (Mnchen 1966) 40 s. [ora: M. KASER, K. HACKL,
Das rmische Zivilprozessrecht 2 (Mnchen 1996) 55 s.]; F. DE MARTINO, Storia della
costituzione 2 II cit. 261 s.
6 Nella prospettiva pomponiana non sono ricordati n i quattuorviri praefecti
Capuam Cumas, n i duoviri viis extra urbem purgandis, collegi aboliti sotto Augusto
prima del 13 a.C. (v. infra 6): Cass. Dio 54.26.5-6, cfr. TH. MOMMSEN, Rmisches
Staatsrecht II 3 (Leipzig 1887, rist. Basel 1952) 593 nt. 1, 609 s., 604, che concorrevano con quelli menzionati a formare lampia categoria di magistratus minores sinteticamente denominata vigintisexviri (Fest. s.v. Praefecturae [262 L.]; Cass. Dio
54.26.6; CIL. VI 1317; XIV 2105, 3945; AE. 1967.55); cfr., in generale, TH. MOMMSEN,
o. u. c. II 592 ss.; ID., Disegno del diritto pubblico romano (tr. it. Milano 1943 2, rist.
1973, delled. Leipzig 1893, 1907 2) 226 s.; H. SIBER, Rmisches Verfassungsrecht
in geschichtlicher Entwicklung (Lahr 1952) 186 ss.; H. SCHAEFER, s.v. Vigintiviri, in
PWRE. VIII A/2 (Stuttgart 1958) 2570 ss.; ER. MEYER, Rmischer Staat und Staatsgedanke 3 (Zrich-Stuttgart 1974) 179 s.; P. DEL PRETE, s.vv. Viginti sex viri, Vigintiviri, in NNDI. XX (Torino 1975) 817; H. VOLKMANN, s.v. Vigintiviri, in Kl.Pauly
(rist. Mnchen 1979 delled. 1975) 1272; F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee di una
storia delle istituzioni repubblicane 3 (Napoli 1991) 106 s., 133 ss.; e v. infra 35 ss.
7 La data dintroduzione del praetor peregrinus fu il 242 o 241 a.C. secondo
linterpretazione di Liv. Per. 19 fornita da TH. MOMMSEN, Die rmische Chronologie
CAPITOLO PRIMO
CAPITOLO PRIMO
La storiografia ha da tempo rifiutato lutilizzo dellEnchiridion per unaffidabile ricostruzione della storia dei nostri magistrati, affidandosi invece ad un almeno apparentemente
pi saldo stralcio dellEpitome liviana:
Liv. Per. 11.8. Triumviri capitales tunc primum creati sunt.
Cos si riporta listituzione dei tresviri ad un periodo precedente allintroduzione della pretura peregrina precisamente
tra il 290 ed il 287 12 , confermando con un argomento testuale
die rmische Gerichtsverfassung I (Gttingen 1886) 299 nt. 4; M. VOIGT, Ueber die
Centumviri, iudices decemviri und Decemviri stlitibus iudicandis, in Scritti giuridici in onore di C. Fadda I (Napoli 1906) 154 nt. 16. Si v. anche G. PUGLIESE, rec. a
W. KUNKEL, Untersuchungen zur Entwicklung des rmischen Strafverfahrens in vorsullanischer Zeit (Mnchen 1962), in BIDR. 66 (1963) 153 ss. [= Scritti giuridici scelti
II (Napoli 1985) 581]; G. DE SANCTIS, Storia dei Romani II cit. 38 nt. 117 (cfr. supra
nt. 5). Sulluso di corrette scansioni temporali presso gli antichi storici romani, con
riferimento alla tecnica storiografica, si v. ora i cenni di F. DIPPOLITO, Forme
giuridiche di Roma arcaica 3 (Napoli 1996) 15 ss., 90 ss.; ed inoltre: C. A. MASCHI, Il
diritto romano I cit. 32 s. Pi in generale sulla intuizione del tempo nella storiografia classica, si v. S. MAZZARINO, Il pensiero storico classico III (rist. Roma-Bari
1990 delled. 1965-66) 412 ss. nt. 555.
12 Lepitomatore menziona listituzione del triumvirato tra il primo consolato
di M. Curio Dentato (11.6) e prima del ricordo di un lustrum censorio (11.9) e della
dittatura di Q. Ortensio (11.11). Per la datazione MOMMSEN propone, con verisimiglianza, circa il 289: Rmisches Strafrecht (Leipzig 1899) 298; cfr. M. R. TORELLI,
Rerum Romanarum fontes ab anno CCXCII ad annum CCLXV a. Ch. n. (Pisa 1978) 65;
K.-J. HLKESKAMP, Die Entstehung der Nobilitt. Studien zur sozialen und politischen Geschichte der Rmischen Republik im 4. Jhdt. v. Chr. (Stuttgart 1987)
153 nt. 91; L. LORETO, Crescita della repubblica cit. 81 nt. 53; G. W. BOTSFORD, The
Roman Assemblies from their Origin to the End of the Republic (New York 1909) 312
(v. anche 307 nt. 1, 332); J. VON UNGERN-STERNBERG, The End of the Conflict of the
Orders, in K. A. RAAFLAUB, Social Struggles in Archaic Rome. New Perspectives on
the Conflict of the Orders (Berkeley-Los Angeles-London 1986) 368 nt. 46; C. LOVISI, Contribution ltude de la peine de mort sous la rpublique romaine (509-149
av. J. C.) (Thse, Paris II 1997) 152 s. Sulla riferibilit al 289 del census ricordato in
Liv. Per. 11.10 si v. H. MATZAT, Rmische Chronologie II. Rmische Zeittafeln von
506 bis 219 v. Chr. (Berlin 1884) 182; il lustrum, compiuto dai censori Sp. Carvilio
Massimo e Q. Fabio Gurgite, e che potrebbe essere stato successivo allistituzione
dei tresviri, si ebbe con verisimiglianza nel 288: P. JAL, in Notes complmentaires
alled. Les Belles Lettres delle Periochae liviane I (Paris 1984) 99 nt. 12, sulla
scorta di P. A. BRUNT, Italian Manpower 225 B. C. - A. D. 14 (Oxford 1971) 537.
13 Per luso di primum in Livio (anche) con riferimento allistituzione di nuove
cariche si v. J. PINSENT, Military tribunes and plebeian consuls: the fasti from 444V to
342V (Wiesbaden 1975) 53 nt. 56. Non necessariamente il costrutto formato dallavverbio primum e dal verbo creo al passivo indica, con riferimento alla magistratura,
una stabilizzazione irreversibile. Si pensi ad esempio, con una lieve differenza semantica, ma come pare (cfr. infra nt. 19) non sostanziale, alla descrizione di Fabio
Pittore del primo consolato plebeo (4 ex ann. lat. [frg. 6 Peters=Gell. 5.4.3]): tum
primum ex plebe alter consul factum est; noto che, dopo il 367 a.C., vi furono anni
in cui i consoli furono ambedue patrizi (fino al 342, v. G. ROTONDI, Leges publicae
populi Romani [Milano 1912, estr. dallEnciclopedia giuridica italiana III/2 sez. 3, s.v.
Comitialis lex, rist. Hildesheim 1990, dora in poi citato dal volume autonomo]
225). Ancora ci si pu riferire a Liv. 23.31.13 (a. 215 a.C.): tunc primum duo plebeii
consules facti essent; si torn, immediatamente, a seguito duna pronuncia degli
auguri, a una coppia mista (M. Claudio Marcello, che aveva sostituito L. Postumio
Albino abdic e fu suffetto il patrizio Q. Fabio Massimo, cfr. T. R. S. BROUGHTON,
The Magistrates of the Roman Republic I coll. M. L. PATTERSON [New York 1951,
rist. Atlanta 1986] 253 ss.), secondo luso stabilito con il compromesso licinio-sestio
(cd. lex de consule plebeio: Liv. 6.35.5, sulla quale per tutti: F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee 3 cit. 100 ss.), fino al 172 [T. R. S. BROUGHTON, o. u. c. I 410], quando
vi furono nuovamente (in seguito, negli anni immediatamente successivi e negli
sconvolgimenti della crisi della repubblica, lesempio si ripet non di rado) due consoli plebei. Passando poi ad un testo dellepitome di Livio (19): duo praetores tunc
primum creati sunt; si pu rimandare a quanto notato supra (nt. 7) a proposito della
ricostruzione di Pais. Con riferimento a delle cariche minori interessante Liv. 9.20.5.
Eodem anno primum praefecti Capuam creari coepti legibus a L. Furio praetore datis
...: il riferimento cronologico (318 a.C.) induce a credere che in quellanno furono
inviati in Campania dei semplici arbitri, non magistratualizzati e non stabili (per
tutti: F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit. 136 s.). La natura compendiosa dellEpitome liviana, poi, non sembra poter consentire una relazione tra il
tunc di 11.8 e Strab. 5.3.1 (= Fab. Pict. frg. 20 Peter= frg. 27 Jacoby), come vorrebbe
L. PEDRONI, Ricerche cit. 75 s.
14 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 594 e nt. 5; I 3 (Leipzig 1887,
rist. Basel 1952) 32; cfr. ID., Rmische Geschichte 8 I (Berlin 1888) 434 s.; ID., Rmisches Strafrecht cit. 180, 298.
15 Gi prima della pubblicazione dello Staatsrecht (I-II 1 [1871-1875]; il riferimento pi puntuale al problema in questione II/1 [1874] 558, ntt. 3-4) avevano stimato affidabile la sola fonte di provenienza liviana, ad esempio, G. GEIB,
Geschichte des rmischen Criminalprocesses bis zum Tode Justinians (Leipzig 1842)
CAPITOLO PRIMO
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CAPITOLO PRIMO
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diversi modi 19, ecco che il problema delle origini dei tresviri
pu essere rimesso in discussione. Consideriamo le fonti:
Lyd. de mag. 1.50. Trivbure, e[qno Galatikovn, tai` o[cqai
tou` Rhvnou paranemovmenoi, o{pou kai; Trivburi hJ povli - Sugavmbrou aujtou; Italoiv, oiJ de; Galavtai Fravggou kaq hJma``
e j p i h m i v z o u s i n -, e j p i ; B r e v n n o u p o t e ; d i a ; t w ` ` n A l pewn sporavdhn ajlwvmenoi ejpi; th;n Italivan ejxhnevcqhsan dia;
tw``n ajnodeuvtwn kai; ajkanqwdw``n ejrhmiw``n, w{ hsin Bergivlio. ei\
ta kai; dia; tw`n uJponovmwn ejpelqovnte th;n Rwvmhn kai; aujto; de; to;
Kapitwvlion ejkravthsan, o{te tw`n ejn tw/` iJerw/` chnw``n taracqevntwn
uJpo; tw``n barbavrwn ajkravtw/ nukti; anevntwn diegerqei; Mavllio
oJ strathgov - geivtwn de; h\n - tou; me;n barbavrou ejxwvqhse,
toi` de; chsi;n eJorth;n kai; iJppodromivan a[gein Rwmaivoi, toi` de;
kusi;n o[leqron kata; to;n ejn levonti h{lion diwvrise. touvtwn ou{tw
tovte genomevvnwn novmo ejtevqh oJ proavgwn touv uvlaka tw``n
nuktw``n. kai; o{son me;n prov to; mh``ko tou`` crovnou, ejcrh``n hJma``
e[mprosqen touvtwn ejpimnhsqh``nai: ajll ejpeidhv mh; tai`` ajrcai``
th`` politeiva kai; touti; sunariqmei``sqai to; rovntisma novmo,
suvsthma de; kai; sw``ma tugcavnei leitourgiva cavrin ejpinohqevn,
eijko; h\n kai; aujto; wJ gou``n pevra ti tw``n ajrcw``n paraqevsqai. ouj
sestio: 26 [cfr. GIODICE-SABBATELLI, op. loc. cit.]; per gli edili curuli: ibidem [con
facere]; per il praetor urbanus: 27; per il praetor peregrinus: 28; per i pretori
dopo listituzione delle prime province: 32; per gli edili dopo lintroduzione degli
edili Ceriali: ibidem; per i Cistiberes: 33. Per un elenco dei verbi che in Pomponio indicano la creazione di una magistratura (o dun ufficio per cos dire burocratico [sullutilizzabilit della nozione burocrazia con riferimento alle esperienze
antiche v. infra 113 nt. 111]) si pu aggiungere luso (oltre che di prodire e facere, gi
menzionati, ambedue utilizzati ununica volta in questo tratto dellEnchiridion) di
iniungere (per il magister equitum: 19), di adicere (2 volte, per i due pretori aggiunti da Claudio e quello da Nerva qui inter fiscum et privatos ius diceret:
32), di introducere (per lantico praefectus Latinarum feriarum causa: 33).
20 Su cui si v., ampiamente, J. CAIMI, Burocrazia e diritto nel de magistratibus
di Giovanni Lido (Milano 1984), con copiosa bibliografia a p. 7 s. nt. 2, cui adde
A. GUARINO, Lesegesi delle fonti del diritto romano 2, cur. L. LABRUNA I (Napoli
1968, rist. 1982) 354; N. G. WILSON, Filologi bizantini (tr. it. Napoli 1990 delled.
London 1983) 112 s., 118; C. MANGO, La civilt bizantina (tr. it. Roma-Bari 1990
delled. London 1980) 43, 48 s.; M. MAAS, John Lydus and the Roman Past (LondonNew York 1992).
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CAPITOLO PRIMO
21 O. LENEL, Palingenesia iuris civilis I (Leipzig 1889, rist. Graz 1960) 1144,
Paul. 1054-1058. Cfr., in generale, F. SCHULZ, Storia della giurisprudenza cit. 444; A.
DELLORO, I libri de officio nella giurisprudenza romana (Milano 1960) 249 ss. Si
noti come Paolo non sia ricordato da M. MAAS, John Lydus cit. 119 ss. tra le Authorities cited by Lydus.
22 Cfr. la cd. lex Papiria, che menziona genericamente leggi e plebisciti che in
qualche modo avrebbero avuto a che fare con i tresviri capitales (v. infra 34 s.,
171 ss.).
23 Questa data per lincendio gallico risulta come noto dalla convenzionale cronologia lunga, basata sui Fasti consolari capitolini, generalmente reputata
meno attendibile rispetto a quelle che si fondano sulle fonti letterarie, cfr. per tutti,
F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee 3 cit. 411 ss., ma di recente rivalutata proprio in
relazione alla storia dei Galli in Italia da G. BANDELLI, La frontiera settentrionale:
londata celtica e il nuovo sistema di alleanze, in Storia di Roma I. Roma in Italia, dir.
A. MOMIGLIANO e A. SCHIAVONE (Torino 1988) 509 s.
13
nello stesso testo di Lido, kollhvgion, ajnti; tou suvsthma, che traduce,
con tutta probabilit, il latino familia publica di Paolo (v. infra D. 1.15.1). Si v.
H. J. MASON, Greek Terms for Roman Institutions. A Lexicon and Analysis (Toronto
1974) 90, 180; cfr. anche E. F. LEOPOLD, s.v. suvsthma, in Lexicon Graeco-Latinum
manuale (Lipsiae 1852, rist. an. Bologna 1988) 796; J. SCAPULA, s.v. i{sthmi, in
Lexicon Graeco-Latinum (Londini 1820) 284b e la trad. inglese di A. C. BANDY,
in Ioannes Lydus, On Power or the Magistracies of the Roman State Introduction,
Critical Text, Translation, Commentary and Indices by A. C. B. (Philadelphia
1983) 81.
25 Cfr. D. 1.15.1 (Paul. l. sg. de off. praef. vig.). Apud vetustiores incendiis arcendis triumviri praeerant, qui ab eo quod excubias agebant nocturni dicti sunt: interveniebant nonnumquam et aediles et tribuni plebis. Erat autem familia publica circa
portam et muros disposita, unde si opus esset evocabatur: fuerant et privatae familiae, quae incendia vel mercede vel gratia extinguerent. Deinde divus Augustus maluit
per se huic rei consuli. Si v. anche oltre al 2 (Ulp. l. sg. de off. praef. vig.), di raccordo il frammento 3 pr. del titolo, in cui Paolo continua la storia delle istituzioni
romane costituite a difesa della citt contro gli incendi: Nam salutem rei publicae
tueri nulli magis credidit convenire nec alium sufficere ei rei, quam Caesarem. Itaque
septem cohortes opportunis locis constituit, ut binas regiones urbis uniquaeque
cohors tueatur, praepositis eis tribunis et super omnes spectabili viro qui praefectus
vigilum appellatur. Sul prosieguo del testo, con giustificati sospetti di rimaneggiamento, si v. A. GUARINO, Le notti del praefectus vigilum, in Labeo 7 (1962) 348 ss.;
ID., Iperbole o ipotiposi?, ibid. 29 (1983) 155 ss. [=Pagine di diritto romano III (Napoli 1994) 562 ss.; II (Napoli 1993) 192 ss.]; cfr. M. BRETONE, Tecniche e ideologie
dei giuristi romani2 cit. 58. Per altre, lievi, alterazioni dei frammenti 1 e 3 del titolo
D. 1.15 si cfr. lIndex interpolationum I cit. ad h. l. (col. 12). Si v. anche J. GEBHARDT,
Prgelstrafe und Zchtigungsrecht im antiken Rom und in der Gegenwart (KlnWeimar-Wien 1994) 32 s., su cui C. CASCIONE, Verberabilissime, in Index 25
(1997) 485 nt. 27. In generale sul servizio antincendio nellantica Roma, si v., da
ultimi, A. M. RAMIERI, I Vigili del Fuoco nella Roma antica (Roma 1990), con cenni a
p. 7 sulle istituzioni di epoca repubblicana; S. CAPPONI, B. MENGOZZI, I vigili dei
Cesari. Lorganizzazione antincendi dellantica Roma (Roma 1993); R. SABLAYROLLES,
Libertinus miles. Les cohortes de vigiles (Rome 1996) spec. 67 ss. Cfr. anche G.
MACCORMACK, Criminal Liability for Fire in Early and Classical Roman Law, in Index
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CAPITOLO PRIMO
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personis Iuvenalis (Gottingae 1869) 31; PIR. 1 R 167; E. GROAG, s.v. Rutilius, 19, in
PWRE. I A (Stuttgart 1914) 1255 ss.; P. GARNSEY, Social Status and Legal Privilege
(1970) 90; E. COURTNEY, A Commentary on the Satires of Juvenal (London 1980)
553 s.; R. SYME, Prefects of the City, Vespasian to Trajan, in Estudios de derecho romano en honor de Alvaro dOrs II (Pamplona 1987) 1066, 1072 s.; ID., Statius on
Rutilius, in Arctos 18 (1984) 149 ss. [=Roman Papers V (Oxford 1988) 514 ss.]; A. D.
MANFREDINI, Crimini e pene da Augusto ad Adriano, in Res publica e princeps. Vicende politiche mutamenti istituzionali e ordinamento giuridico da Cesare ad Adriano.
Atti Copanello 1994 a cura di F. MILAZZO (Napoli 1996) 250.
30 13.144 ss. I versi trascritti sono il 157 e s.
31 Cfr. Sen. de ira 2.9.3; Ps. Quintil. decl. 12.10.
32 Sul timeless of Juvenals allusions to real people (la Satira fu scritta nel
127), cfr. la nt. ad loc. di W. BARR, in Juvenal, The Satires Translated by N. RUDD.
Introduction and Notes by W. B. (Oxford 1992) 222 e v. anche D. Junii Juvenalis
Saturae erklaert von A. WEIDNER (Leipzig 1873) 270 s.; D. Junii Juvenalis Saturarum libri V mit erklaerenden Anmerkungen von L. FRIEDLAENDER (Leipzig 1895) 46
nt. 1, 537; D. Iunii Iuvenalis Saturae XIV edited by J. D. DUFF with a new Introduction by M. COFFEY (Cambridge 1970) xxxv, 402.
33 Cfr. D. MANTOVANI, Sulla competenza penale del praefectus urbi attraverso
il liber singularis di Ulpiano, in Idee vecchie e nuove sul diritto criminale romano, a
cura di A. BURDESE (Padova 1988) 179 ss.
34 Cfr. supra 14.
35 Si pu imparare anche dagli errori. Ronald Syme, assai critico come si
visto nei confronti dellattendibilit degli scolii a Giovenale, non ne disconosceva
unutilit per cos dire involontaria: ... Cionondimeno scriveva a seguito di
quanto riportato supra in nt. 26 , informazioni autentiche e di valore possono
emergere dai luoghi pi improbabili: nel commentare Crispi iucunda senectus (iv,
81) lo scoliasta, non conoscendo Q. Vibio Crispo, oratore alla corte di Domiziano,
si produce in uneccellente annotazione su Passieno Crispo (console per la seconda
volta nel 44), figlio adottivo di Sallustio Crispo, uomo di spirito, oratore e marito
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379. Daltra parte tutte le fonti che esplicitamente menzionano i notturni (Liv.
9.46.3; Val. Max. 8.1 damn. 5,6; D. 1.15.1 [Paul. l. sg. de off. praef. vig.]) si riferiscono
a et pi risalenti rispetto alla datazione proposta per la magistratualizzazione dei
capitales (infra 2). A. ORMANNI, s.v. Necessit (stato di), in ED. XXVII (Milano
1977) 827 nt. 34, cfr. anche T. GIARO, Excusatio necessitatis nel diritto romano
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Ovvero si pu pensare a due istituzioni completamente diverse, che ebbero competenze parzialmente corrispondenti 50.
Inoltre pu forse aggiungersi il triumvirato notturno (e
poi, in buona misura, quello capitale) non era certo, in questepoca risalente ed ancora per tutta la repubblica (ed in un
certo senso anche per il principato) 51, un onore di cui menar
vanto, anzi 52. Si potrebbe dire che, del cursus di Flavio, la carica pi attendibile sia proprio il triumvirato notturno, a
quanto pare affidato, nellet pi antica, a persone di rango
non elevato 53. Dubbi, a voler essere critici, potrebbero nascere
sulledilit, sul tribunato (ma le fonti appaiono salde 54), al limite sullaltro triumvirato, quello coloniae deducendae che
conferiva come pare limperium (sia pure limitato alla deductio) 55.
Lo svolgimento delle testimonianze in nostro possesso si
pu forse leggere cos: dopo lincendio gallico furono istituiti 56
i tresviri notturni, attestati, nella persona di Gneo Flavio,
nellultimo decennio dello stesso IV secolo a.C. 57; poi, allinizio
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con il beneficio del dubbio, W. NIPPEL, Aufruhr und Polizei in der rmischen Republik (Stuttgart 1988) 35, del quale v. una prospettiva pi recente e sintetica in Public
Order in Ancient Rome (Cambridge 1995) 22. Cfr. F. FABBRINI, s.v. Triumvirato, in
NNDI. XIX (Torino 1973) 863.
60 Cfr. F. G. HUBERT, Antichit pubbliche romane (tr. it. Milano 1902) 93, che
sostenne essere stati i tresviri nel 289 stabilmente costituiti in ordinaria commissione.
61 Sia con riguardo alla creazione della magistratura, che allinvestitura del
singolo magistrato.
62 Cfr. sinteticamente F. GRELLE, I poteri pubblici cit. 262.
63 Ancora F. GRELLE, I poteri pubblici 262.
64 Fest. s.v. Sacramentum [468 L.], su cui si v. infra spec. 171 ss.
65 Nella tradizione degli studi romanistici, la categoria di ausiliario del magistrato piuttosto diffusa e serve ad indicare i titolari di funzioni non derivate da
un procedimento comprendente voto popolare (di sola investitura ovvero di elezione e investitura) e creatio magistratuale, ma da un atto per cos dire di nomina
del magistrato che non attribuiva potestas (cfr. Fest. s.v. Cum potestate [43 L.]),
ma creava una mera relazione funzionale nellambito della sua provincia (meglio:
duna parte dessa, ovvero della sfera di competenza dun altro magistrato, penso
alle Lex Cornelia de XX quaestoribus, per tutti: E. GABBA, Lineamenti di un commento
alla Lex Cornelia de XX quaestoribus, in Ath. 71 [1983] 487 ss.), retto dal rapporto
gerarchico. Luso del termine apparitor potrebbe sembrare pi corretto perch usato
a differenza del moderno ausiliario nelle fonti. Ma in realt anche questo
23
nati anno per anno dai magistrati superiori 66, sarebbero divenuti veri e propri magistratus minores, cio com tralatizio
affermare funzionari privi di imperium e con una potestas
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ai soli edili, anchessi menzionati, ovvero potrebbe trattarsi dun pi che giustificabile anacronismo dello storico patavino.
88 Si tratta della cd. lex Acilia repetundarum (FIRA. I 2 90, l. 22) e della lex Latina
tabulae Bantinae (ibid. 83, l. 15).
89 Per lopinione di Albanese, anche su questo punto rinnovata, v. infra il 4.
90 Cfr. P. WILLEMS, Le droit public cit. 142; P. BONFANTE, Storia del diritto
romano I 4 (rist. corr. Milano 1959) 144; G. I. LUZZATTO, Procedura civile romana II
cit. 260 s. Sul punto, pi approfonditamente, infra 35 ss.
91 Si v. infra 58 ss.
92 Cfr. anche la lex Latina tabulae Bantinae, in FIRA. I 2 83, l. 15. Cfr. C. NICOLET, Rome et la conquete du monde mditerrane. 264-27 avant J.-C. I. Les structures
de lItalie romaine (Paris 1983) 397.
93 Sui vigintisexviri si v. la letteratura citata supra in ntt. 4-6. I decemviri, tralasciando qui i problemi sul periodo di istituzione (cfr. la lett. supra, in nt. 5), esistevano sicuramente gi (cfr. lelogium di Cn. Cornelius Scipio Hispanus [CIL. I 2 2/1
15 = CIL. VI 1293 = ILS. 6 = ILLR. I 316], che nel 149 fu a Cartagine con Scipione
Nasica, App. Pun. 80.375), ma probabilmente non erano ancora eletti dal popolo:
F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit. 262.
94 Una sintesi delle antiche opinioni, tutte non troppo attendibili, si trova in
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Truc. 758 ss. DIN. Abiit intro, exclusit. Egon ut haec mihi
patiar fieri? / iam hercle ego tibi, inlecebra, ludos faciam clamore in via, / quae advorsum legem accepisti a plurumis pecuPseud. 416; Trin. 695); al pretore, che il magistrato, titolare della iurisdictio (Epid.
25 ss.), presso il quale ad esempio si compie la in ius vocatio o la manus iniectio
(Curc. 376, 684, 722; Persa 746; Poen. 186, 790, 1360 ss.; su procedimenti esecutivi e
in ius vocationes rimando anche a quanto scritto in Bonorum proscriptio cit. 453
nt. 39, con bibliografia), cui si rivolge la postulatio per ottenere un giudizio (Aul.
317), che d recuperatores (Bacch. 270); agli edili, i quali sono chiaramente responsabili dei giuochi (Amph. 71; Poen. 1012), del controllo delle strade, dei mercati e
nella giurisdizione relativa (Stich. 353; Rud. 373; Capt. 811 ss.; su questi ultimi due
testi in particolare: G. IMPALLOMENI, Leditto degli edili curuli [Padova 1955] 90 ss.;
L. MANNA, Actio redhibitoria e responsabilit per i vizi della cosa nelleditto de mancipiis vendundis [Milano 1994] 13 ss., 21; . JAKAB, Praedicere und cavere beim
Marktkauf. Sachmngel im griechischen und rmischen Recht [Mnchen 1997] 115
s., 123 s., v. anche 153 ss., 272 ss.); ai questori, che gestiscono la preda bellica (Bacch.
1075; Capt. 34, 111, 453; sul problema se si trattasse dei questori urbani ovvero di
quelli addetti ai consoli militiae si v., per tutti, F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit. 246 nt. 94). Si pu pensare, ancora, agli infimi conquisitores, ausiliari
del pretore (Amph. 64 ss., 81 ss.; Merc. 664), oggetto, di recente, dellattenzione di
D. MANTOVANI, Il pretore giudice criminale in et repubblicana, in Ath. 78 (1990) 40
s. In tutti questi casi, forse, leffetto nei confronti del pubblico non sarebbe stato di
immediata comprensione, se Plauto non avesse tradotto i suoi modelli greci in figure istituzionali ben conosciute dai Romani ed i cui poteri fossero immediatamente riferibili alla realt di ogni giorno. Per restare nellambito delle istituzioni
pubbliche, sembrano romani anche i riferimenti al senato (per tutti, con indicazione
delle fonti: E. FRAENKEL, Plautinisches im Plautus [Berlin 1922] 254=Elementi plautini in Plauto [Firenze 1960] 226). Insomma, Plauto sembra fonte alquanto sicura
per la ricostruzione delle funzioni dei magistrati romani (in generale si cfr. F. LEO,
Plautinische Forschungen zur Kritik und Geschichte der Komoedie 2 [Berlin 1912]
125, relativo a Persa 75 s., da mettere in relazione con Trin. 1057, cfr. anche P. P.
SPRANGER, Historische Untersuchungen zu den Sklavenfiguren des Plautus und Terenz 2 [Stuttgart 1984] 108 s.).
96 Sul testo v. anche infra 186.
97 Invero novos emendazione di BERGK, Beitraege zur Lateinischen Grammatik (Halle 1870) 140, generalmente accettata dagli edd. v. ad es. F. SCHOELL, Titi
Macci Plauti Truculentus [Comoediarum Plautinarum Tomi I Fasciculus V] (Lipsiae
1881) 122; F. LEO, Plauti Comoediae II (1896 2, rist. Berlin 1958) 497; W. M. LINDSAY, T. Macci Plauti Comoediae II (Oxonii 1910) ad h. l.; A. ERNOUT, Plaute VII
(Paris 1940) 150; G. AUGELLO, Le commedie di Tito Maccio Plauto III (Torino 1976,
rist. 1987) 761 , mentre i mss. hanno nos. Bergk, che intendeva, confrontando il
verso con Trin. 990, novos (aediles), espungeva omnis, difeso, invece, da Leo, che
espressamente mettendolo in relazione con Asin. 131 e Aul. 416 rifer la vicenda
ai tresviri. La resa appariva comica al grande studioso di Plauto; cfr. anche P. J. ENK,
Plauti Truculentus II [Commentarius] (Lugduni Batavorum 1953) 173.
31
Con molta cautela si pu forse accostare a questa fonte Plaut. Most. 942.
Oltre a Bergk, appena ricordato (nt. 97), cfr. la letteratura citata da F.
LA ROSA, Note cit. 232 nt. 6. Naturalmente, nelle fonti, novus magistratus pu significare magistrato di recente entrato in carica cfr. ad es. Varr. men. 378; Cic.
ad Att. 3.19.1; Cael. in Cic. ad fam. 8.10.3 (su cui v. A. CAVARZERE, comm. ad l., in
Marco Celio Rufo, Lettere (Cic. fam. l. VIII) [Brescia 1983] 371); Liv. 2.22.5; 30.39.5 ,
ma attestato anche nel senso di magistratura prima non esistente nella civitas,
eloquente Liv. 7.1.1: annus ... insignis novis duobus magistratibus, praetura et curuli
aedilitate, riferito, com noto, ad uno dei risultati del cd. compromesso liciniosestio. Del resto Plauto ha altrove (Trin. 990; cfr. G. LODGE, s.v. novus, in Lexicon
Plautinum II/3 [rist. Hildesheim 1962 delled. Lipsiae 1927] 199) utilizzato il nesso
novi aediles, che sarebbe stato certo pi comprensibile, qualora avesse voluto indicare quei magistrati.
100 Cfr. F. LEO, Plautii Comoediae II cit. 477.
101 Anche se non sono i magistrati romani pi volte nominati nelle commedie
del Sarsinate, come ha affermato W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 75. Sui luoghi
plautini interessanti ai fini della storia dei tresviri si v. infra, passim.
102 Cfr. ora C. LOVISI, Contribution cit. 153 nt. 258; contra D. CLOUD, The lex
Papiria de sacramentis, in Athenaeum 80 (1992) 173 s.
103 Il punto della questione storiografica si pu trovare in G. CHIARINI, Introduzione a Plauto (Roma-Bari 1991) 13 ss., 183 (con bibliografia a p. 202); si v. anche
la letteratura raccolta da J. DAVID HUGHES, A bibliography cit. 76 ss. e cfr., in particolare, sulla data del Truculentus, A. DE LORENZI, Cronologia ed evoluzione plautina (Napoli 1952) 166 ss.; P. GRIMAL, in Oeuvres compltes de Plaute (Paris 1971)
998.
104 Cfr. J. G. F. POWELL, in Cicero, Cato maior de senectute edited with introduction and commentary by J. G. F. P. (Cambridge 1988) 203.
105 Grazie alla didascalia (cfr. F. RITSCHL, G. GOETZ, Pseudolus 2 [Lipsiae 1887]
praef. viii; P. SONNENBURG, s.v. Maccius, in PWRE. XIV/1 cit. 111; M. M. WILLCOCK, in Plautus, Pseudolus ed. by M. M. W. [Bristol 1987] 1, 95) riportata nel solo
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il Truculentus dunque, verisimilmente, da porre nei primi decenni del II secolo (e naturalmente prima del 184, data di morte
del comico: Cic. Brutus 15.60 106). Questa datazione corrisponde ad uno spunto prosopografico di Mnzer 107 e consente
106 Nam Plautus P. Claudio L. Porcio viginti annis post illos quos ante dixi consu-
libus mortuus est, Catone censore. H. B. MATTINGLY, The Plautine Didascaliae cit.
87, naturalmente, non sicuro di questa data, che comunque dovrebbe essere
vicina a quella reale.
107 F. MNZER, s.v. Papirius, 18 cit. 1011, seguito, per quanto il genere della
pubblicazione pu suggerire, da V. ARANGIO-RUIZ, s.v. Triumvirato, in EI. XXXIV
(Roma 1937) 390. Un C. Papirius Turdus fu tribuno della plebe nel 177: T. R. S.
BROUGHTON, MRR. I cit. 398. Cfr. H. H. SCULLARD, Roman Politics. 220-150 B.C. 2
(Oxford 1973) 35, 53 (e 186 s. su Papirio Turdo), che mette in relazione i Papiri con
il gruppo guidato da Scipioni ed Emili. Sui rapporti tra questi ultimi e i Papiri (il
precipuo riferimento per ai membri della gens patrizia con questo nome) si v.
anche F. MNZER, Rmische Adelsparteien und Adelsfamilien (Stuttgart 1920, rist.
Darmstadt 1963) 110 ss., 160 ss. Da notare come il Papirio ricordato da Festo sia
lunico plebeo, nelle fonti in nostro possesso, a portare il prenome Lucio, tipico,
invece, delle famiglie patrizie della gens Papiria (per mera connessione cronologica
si pu citare L. Papirio Maso, patrizio, che fu pretore urbano nel 176; cfr., di recente, C. MASI DORIA, Bona libertorum. Regimi giuridici e realt sociali [Napoli
1996] 98; F. LAMBERTI, Studi sui postumi nellesperienza giuridica romana I [Napoli 1996] 60 e nt. 18). Per una giusta critica alla sopravvalutazione del metodo
prosopografico si v. F. CASSOLA, I gruppi politici romani nel III secolo a.C. (Trieste
1962, rist. Roma 1968) 5 ss., in sintesi: 22 s.; ma bisogna pur riconoscere (come lo
stesso Cassola non manca di fare) lestrema utilit della prosopografia. Con riguardo particolare a casi come quello affrontato nel testo, essa pare addirittura
lunico mezzo per proporre ipotesi pi precise di ricostruzione storiografica.
108 Un tentativo di pi precisa datazione, che si avvicina a quello proposto nel
testo, fornito da P. J. ENK, Plauti Truculentus I (Lugduni Batavorum 1953) 30, che
propone, per la prima rappresentazione della commedia, i Giuochi Megalensi (che
si tenevano dal 4 al 10 di aprile, v. D. SABBATUCCI, La religione di Roma antica. Dal
calendario festivo allordine cosmico [Milano 1988] 140 ss.) del 189 a.C. Nel motivare questa data, lo studioso sostiene che il richiamo ai magistrati riferibile agli
edili, che da poco (alle Idi di marzo) erano entrati in carica. Qui per Enk (forse
influenzato da K. H. E. SCHUTTER, Quibus annis comoediae Plautinae primum actae
sint, quaeritur [Leyden 1952] 125) sembra cadere in contraddizione con quanto affermato nel II vol. [Commentarius] della stessa opera, ove reputa lopinione di
Bergk meno retta di quella di Leo (v. supra, ntt. 97, 99). Invero quella nel testo
una mera proposta basata su indizi non saldissimi. Basti pensare al problema filologico sollevato da F. BUECHELER (cfr. led. di SCHOELL cit. xliv e nt. 5, 122) relativo
alla recenziorit del v. 761 (che cozzerebbe con il tenore del 759, ma si v. infra 186)
rispetto al resto del passo. Sul punto v. gi TH. BERGK, Plautinische Studien, in Phi-
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furono progressivamente, tra il 362 ed il 207 eletti dal popolo 117; i questori 118 e i collegi dei tresviri capitales, dei monetales e dei decemviri stlitibus iudicandis, tutti scelti nei comizi
tributi. Gli edili curuli sono nominati immediatamente dopo 119.
Essi, sia per le funzioni, che per essere come Cicerone non
manca di sottolineare il primo grado politicamente rilevante
del cursus 120, vengono elevati, nella discriptio, al di sopra degli
altri magistrati minori. Manca un riferimento agli altri collegi
viginti(sex)virali, alcuni dei quali almeno dovevano essere
stati gi portati, al tempo dellArpinate, al rango magistratuale 121. Lantica magistratura questoria 122 posta accanto ai
capitales, carica tenuta in scarsa considerazione da Cicerone 123;
la ripartizione delle competenze proclamata e delineata, ma
senza quella precisione che gioverebbe allo studioso moderno.
sollemium, ollisque ad honoris amplioris gradum is primus ascensus esto. Cfr.
F. CANCELLI, in M. T. Cicerone, Le leggi 266 nt. 5; G. ARIC ANSELMO, Ius publicum-ius privatum in Ulpiano, Gaio e Cicerone, in AUPA. 37 (1983) 707 s. nt. 219.
120 Per lorganizzazione dei giuochi: F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee 3 cit. 130;
W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 504 ss.; C.W. WEBER, Panem et circenses. La politica dei divertimenti di massa nellantica Roma (tr. it. Milano 1989) 65 s.
121 Cfr. F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit. 257 ss.
122 Sullantiquitas della magistratura, da ultimo, M. DORTA, Trebazio Testa e la
questura. A proposito di D. 1.13.1.1 (Ulp. l. sing. de officio quaestoris), in SDHI. 59
(1993) 281 ss.
123 Si v. ad fam. 7.13.2 e supra nt. 40. Cfr. anche div. in Caec. 16.50, su cui infra
130 nt. 180.
124 Per tutti: G. A. LEHMANN, Politische Reformvorschlge cit. 16 s.
125 Altre fonti nelle quali ricorre la locuzione, oltre quelle discusse nel testo
sono: Sall. Cat. 30.7; Tac. ann. 4.6.2; Liv. 3.55.9, 4.46.9, 25.1.11, 32.26.17, 36.3.3,
39.16.12; Gell. 13.16.1; D. 4.4.18 pr. (Ulp. 11 ad ed.); D. 47.10.32 (Ulp. 42 ad Sab.).
126 Potrebbe essere tecnico luso in Liv. 3.55.9; Tac. ann. 4.6.2, oltre che in
Gell. 13.15.4, 13.16.1; Fest. s.v.<Minora> [148 L.], fonti esaminate innanzi.
127 Cfr. Liv. 4.46.9, 5.49.2; D. 4.4.18 pr. (Ulp. 11 ad ed.).
128 Cfr. TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 20 nt. 1; ID., Disegno cit.
117 s.; W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 39 s.
129 Sulle voci festino-paoline: F. GRELLE, I poteri pubblici e la giurisprudenza
fra Augusto e gli Antonini cit. 255 (cfr. M. HUMBERT, Institutions politiques et
sociales de lantiquit 4 [Paris 1991] 210 s.; M. A. DE DOMINICIS, s.v. Magistrati.
Diritto romano, in NNDI. X [Torino 1964] 35; L. CAPOGROSSI COLOGNESI, s.v. Potestas, ibid. XIII [Torino 1966] 508 nt. 4; M. MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit.
309).
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Anche tributa, cfr. la lex Quinctia de aq. (Frontin. 129.1) e infra 49 ss.
Sulla procedura di nomina del dittatore (e del magister equitum) si v., per
tutti, L. LABRUNA, Adversus plebem dictator, in Index 15 (1987) 289 ss., ora in
Genera cit. 25 ss.
132 Non esaustiva, quindi, lapparentemente lineare elencazione di G. PETROPOULOS, Istoriva kai; eijshghvsei tou Rwmai>kou` Dikaiou 2 (Aqhvnai 1963) 92.
133 Esemplificativamente: P. BONFANTE, Storia del diritto romano 4 I cit. 227:
... minori sono le altre magistrature con potest che vengono elette nei comizii
tributi ed hanno auspicii minori; G. LOMBARDI, Lo sviluppo costituzionale dalle
origini alla fine della republica (Roma 1939) 70: Abbiamo magistrati maggiori o
minori a seconda che competano ad essi auspicia maiora o minora; F. CASSOLA,
L. LABRUNA, Lassetto maturo della costituzione repubblicana, in AAVV. (dir.
M. TALAMANCA), Lineamenti di storia del diritto romano 2 (Milano 1989) 127: Titolari di auspici minori; A. BURDESE, s.v. Magistrato (dir. rom.) cit. 195: Si distinguono ... le magistrature maggiori ... dalle minori ... in base agli auspicia ...; cfr. S.
MAZZARINO, Dalla monarchia allo stato repubblicano. Ricerche di storia romana ar-
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in uso dal tempo in cui pu pensarsi a magistrati minori che potessero intralciare
lattivit comiziale dei consoli.
139 Non decisivo come noto , ma pur utile il tenore della rubrica del capitolo gelliano: Verba ex libro Messalae auguris, quibus docet, qui sint minores
magistratus et consulem praetoremque conlegas esse; et quaedam alia de auspiciis.
140 W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 39.
141 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 20; W. KUNKEL, Staatsordnung
II cit. 39.
142 molto importante sottolineare come gli auspici pubblici (il ius auspicandi) fossero com noto originariamente solo patrizi.
143 Cfr. L. FERRERO, Rerum scriptor. Saggi sulla storiografia romana (Trieste
1962, rist. Roma 1970) 118; M. BRETONE, ora in Tecniche e ideologie cit. 13 s.;
P. CERAMI, Potere ed ordinamento nellesperienza costituzionale romana 3 (Torino
1996) 69.
144 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 18; ora v. W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 38 s.
145 Per la comprensione di tale risultato istituzionale si v. Cic. de leg. agr.
2.10.26-11.27.
146 Cfr. per Gell. 13.16.1.
147 Sui rapporti tra magistrati minori e maggiori nel senso della preminenza
di questi ultimi in alcune attivit bisogna leggere un altro frammento di Messalla,
riportato da Gellio immediatamente dopo quello che si sta esaminando: 13.16.1.
41
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nelleditto consolare, evidente strumento politico che intendeva preservare lo svolgimento dei comizi da interventi sediziosi 147 (o comunque dintralcio) 148. Lelencazione degli auspicia comincia con quelli massimi, che sarebbero appunto
di consoli, pretori e censori. Qui una ulteriorie partizione 149
nel discorso di Messalla: aveva sostenuto esser divisi gli auspici
in due potestates, distingue poi quelli massimi tra consoli-pretori 150 e censori. Mentre n consoli n pretori potevano turbare o interrompere gli auspici dei censori (e viceversa), questi
ultimi potevano farlo tra di loro; consoli e pretori, a loro volta,
erano legittimati ad intervenire, da conlegae, nelle rispettive
attivit di auspicatio. Il principio della collegialit 151 sembra
pienamente affermato. Come noto, per, e cos continua
Messalla, il pretore; dotato di un imperium minore rispetto ai
consoli, non poteva rogare iure i consoli 152. Pi difficile intendere il perch dellimpossibilit per il pretore di rogare un
altro pretore, forse la creatio dun magistrato maggiore doveva
lare tra magistrati con titolo diverso. Cfr. P. DE FRANCISCI, Arcana imperii III/1
(Milano 1948) 121.
151 Cfr., in generale, TH. MOMMSEN, Disegno cit. 151 ss.
152 Sul problema, e su quanto segue, Cic. ad Att. 9.9.3. ... Id adsequitur, si per
praetorem consules creantur. Nos autem in libris habemus non modo consules a praetore sed ne praetores quidem creari ius esse idque factum esse numquam; consules
eo non esse ius quod maius imperium a minore rogari non sit ius, praetores autem
cum ita rogentur ut conlegae consulibus sint, quorum est maius imperium. Anche
Cicerone, come Messalla, si pronuncia in qualit di augur.
153 Con riguardo a tale esclusivismo cfr. ancora Gell. 13.16.1.
154 Si v. per tutti P. DE FRANCISCI, Intorno allorigine etrusca del concetto di
imperium, in SE. 24 (1955-56) 41 e, pi decisamente, F. CANCELLI, Studi cit. 1 ss.
155 Genericamente: v. supra nt. 133. Interessante la prospettazione del problema da parte di KUNKEL, Staatsordnung II cit. 39: Die Wahlauspizien der Zenturienversammlung und damit auch die Auspizien, die der dort Gewhlte erlangt,
sind die hchsten (maxima), die der Tribusversammlung geringer.
156 Il provvedimento consolare pare da mettere in relazione con la pratica
dellobnuntiatio per come regolata dalla legislazione del II sec. a.C. (dati e precisazioni cronologiche, per quanto possibile, in F. DE MARTINO, Storia della costituzione2 II cit. 431 s.; cfr. III 2 cit. 301). Loligarchia, rappresentata nellagire pratico
dai magistrati maggiori, assume lorpello sacrale a difesa dei suoi interessi nel momento comiziale, salvo a limitare la possibilit dintervento alla fascia alta della
magistratura, frutto di una selezione politica e quindi pi controllata.
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44
CAPITOLO PRIMO
1.5.4; de leg. 3.3.9), da mettere in relazione con lincapacit plebea, se non nel ruolo
magistratuale auspicato. Rettamente sul rapporto auspicia-imperium, in sintesi,
M. HUMBERT, Institutions politiques et sociales cit. 212.
159 Si v. infra 47.
160 Cfr. Cic. de leg. agr. 2.12.31. Anche il dato cronologico e cio la limitazione
dellauspicio ai soli magistrati antichissimi non regge ove si considerino i poteri dei
triumviri rei publicae constituendae (sui quali, per tutti, TH. MOMMSEN, Rmisches
Staatsrecht II 3 cit. 707 ss.).
161 Il testo stato, qui come sopra, riportato secondo led. di R. MARACHE,
Aulu-Gelle, Les nuits Attiques III (Paris 1989).
162 Cfr. A. GUARINO, Bina comitia cit. 368 ntt. 30, 31; F. ALTHEIM, Italien und
Rom II (Amsterdam-Leipzig 1941) 446 nt. 152; ID., Rmische Geschichte II
(Frankfurt 1953) 460 nt. 152. Sospetta il rimaneggiamento K. LATTE, Zwei Exkurse
zum rmischen Staatsrecht I. Lex curiata und coniuratio, in NGWG. N. F. 1.3 (1934)
61, che propone: minoribus creatis magistratibus tributiis comitiis magistratus <ratus
est;> maiores centuriatis comitiis fiunt, sed ius<tus magistra>tus curiata datur lege (si
v. nt. 1). Nel senso proposto da Latte (corruzione testuale) v. anche A. HEUSS, Zur
Entwicklung des Imperiums der romischen Oberbeamten, in ZSS. 64 (1944) 76. Cfr.,
pure convinto duna tradizione del testo non corrispondente alle parole di Messalla,
e con una proposta di emendazione che pare inaccettabile, U. VON LBTOW, Das
rmische Volk. Sein Staat und sein Recht (Frankfurt a. M. 1955) 194 s.
163 Contributi allo studio del diritto augurale I (Torino 1960) spec. 443 ss. (e v. i
luoghi cit. a p. 604).
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CAPITOLO PRIMO
come soggetti) creati nei comizi tributi. Lavversativa introdotta dal sed si riferirebbe al iustus 166 magistratus, che sarebbe
unicamente quello che riceve la legge curiata. Ci non significa
tuttavia che i soli magistrati minori ricevevano la legge curiata 167, anzi, visto che sappiamo che questa legge veniva attribuita sicuramente ai titolari dellimperio 168, si ipotizza che i
magistrati che non detenevano tale potere di comando, non
erano sottoposti ad una seconda votazione, ma, dopo lelezione attraverso lassemblea tributa, permanevano, dal punto
di vista del diritto magistratuale in uno stato di non perfezione 169. Si tratterebbe di magistrati e di conseguenza potevano
esercitare i loro poteri, non erano iusti 170, quindi non potevano
prendere auspici, che per, sostanzialmente, non servivano alla
loro attivit quotidiana.
Neanche i promagistrati pare , che erano insigniti
abdicare (v. Liv. 4.7.3 e cfr. A. HGERSTRM, Das magistratische ius in seinem Zusammenhang mit dem rmischen Sakralrechte [Uppsala 1929] 6 e nt. 2).
167 Si v. A. GUARINO, Bina comitia cit. 364.
168 Si v. supra
169 Si pensa anche allalto numero di magistrati che si raggiunse nellavanzata
repubblica e, di conseguenza, alla difficolt di plurime deliberazioni dei comizi
curiati, che daltra parte erano diventati la parvenza di s stessi ed erano convocati
solo per le necessit formali.
170 Per un cenno sul rapposto tra il concetto di iustus e lo stato di purit
sacrale, si v. R. SANTORO, Potere ed azione cit. 199 s.
171 Cfr. Cic. de div. 2.76; de nat. deor. 2.3.9, su cui TH. MOMMSEN, Rmisches
Staatsrecht I 3 cit. 101; ma potrebbe trattarsi solo di caduta in disuso, cos W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 30 e nt. 79. Sulla prassi auspicale adottata dai comandanti della media e tarda repubblica, non completamente corrispondente alle prescrizioni del diritto augurale, si v. S. TIMPANARO, Il De divinatione, in Cicerone,
Della divinazione (Milano 1988) xxxix s.
172 Sarebbe da studiare il fatto che limperium, fuori da quelli che dovevano
essere gli schemi tradizionali della costituzione dello stato patrizio, fosse attribuito (col consenso o la spinta dei patres), dal concilio plebeo, come nel caso di
Publilio Filone alle porte di Napoli (Liv. 8.23.12), assemblea in quel tempo non
aveva neppure completa capacit deliberativa. Cfr. I. BUTI, Appunti in tema di prorogatio imperii II. La casistica delle fonti fino al 218 a.C., in Index 20 (1992) 438 ss.
173 Omnes magistratus auspicium iudiciumque habento ... Cfr. 3.12.27. Deinceps idcirco omnibus magistratibus auspicia et iudicia dacta sunt ... Su questultimo
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rio 179, risultano i magistrati maggiori. Dittatore, consoli, pretori, interr e praefectus urbi 180 costituiscono, nella intelaiatura
dellantiquario, che coniuga poteri antichi ma vivi a quelli desueti 181, i magistrati tradizionalmente dotati dimperium. Tra
questi quelli eletti si affiancano a quelli nominati con procedure particolari 182. Aggiungendo i censori, che certamente
sono magistrati maggiori (lo sappiamo del testo di Messalla
tramandato da Gellio), abbiamo un quadro completo. Accanto
ai magistrati nominati con procedure straordinarie si pu notare una costanza di rapporto con lassemblea per centurie:
non ricorrono infatti magistrati eletti nei comizi tributi.
4. Caratteri della magistratura. Dopo linquadramento
storico della magistratura ed il tentativo di definizione del
nesso tecnico magistratus minor (magistratus minores) si pu
forse tentare una sistemazione dei caratteri propri dei tresviri
capitales in quanto magistrati minori, prima di studiarne le
mansioni specifiche.
Si visto che lelezione, come probabilmente anche per i
questori, i tresviri coloniae deducendae etc. avveniva nei co-
50
CAPITOLO PRIMO
mizi tributi 183, sotto la presidenza del pretore urbano 184, che
prendeva auspicia minora 185 e procedeva alla creatio 186.
Contro una consolidata tradizione di studi 187, Bernardo
Albanese non crede che fossero necessariamente i comitia tributa a dover procedere allelezione dei tresviri: se mai la legge
avesse voluto specificamente attribuire lelezione dei tresviri
ai comizi tributi, non avrebbe certo parlato genericamente di
populum rogare. Una locuzione del genere appare, piuttosto,
adeguata per sancire genericamente lobbligo, per il pretore, di
fare votare da parte delle assemblee popolari (comizi centuriati
o tributi, a scelta del magistrato, o in conformit a criteri di
competenza allora vigenti) la nomina dei tresviri; ed un ordine
legislativo siffatto si attaglierebbe bene ad una creazione ex
novo della magistratura dei tresviri capitales 188.
Questa ricostruzione appare per pi versi difficile da accettare 189. Per prima cosa e come gi sopra notato 190 sembra strano che un plebiscito potesse determinare verisimilmente prima della lex Hortensia lattivit dun magistrato
cum imperio. Populum rogare poi sicuramente locuzione
tecnica con riferimento allattivit dei comizi tributi 191: non
189 Del resto assai pianamente Cicerone, nella pro Cluentio (13.39), parla di
suffragia populi in relazione allelezione di un triumviro capitale, in unepoca in cui
non v dubbio che i tresviri fossero votati dai comizi tributi. Cfr. anche Fest. s.v.
Praefecturae [262 L.].
190 Si v. supra 28.
191 Cfr. L. R. TAYLOR, Roman Voting Assemblies from the Annibalic War to the
Dictatorship of Caesar (Ann Arbor 1966) 60. Su populus, per tutti, R. ORESTANO, Il
problema delle persone giuridiche in diritto romano (Torino 1968) 196 ss.; P. CATALANO, Populus Romanus Quirites 2 (Torino 1974) spec. 97 ss.; L. PEPPE, s.v. Popolo,
in ED. XXXIV (Milano 1985) 315 ss.; ID., La nozione di populus e le sue valenze, in
Staat und Staatlichkeit in der frhen rmischen Republik (Stuttgart 1990) 312 ss.; L.
LABRUNA, Civitas, quae est constitutio populi.... Per una storia delle costituzioni, in
Labeo 45 (1999) 165 ss.
192 Del resto Cicerone, nella sua orazione contro la proposta di Rullo, afferma
che la potestas discende dal populus (cfr. Fest. [Paul.] s.v. Cum potestate [43 L.])
e con questo termine evidente che indichi anche i comizi tributi: de leg. agr. 2.7.17.
... Totiens legibus agrariis curatores constituti sunt IIIviri, Vviri, Xviri; quaero a populari
tribuno plebis ecquando nisi per XXXV tribus creati sint. Etenim cum omnis potestates, imperia, curationes ab universo populo Romano proficisci convenit ...; 2.11.27. ...
51
pare che dalle fonti possa emergere una dizione pi precisa 192,
basti pensare infatti alla praescriptio della lex Quinctia de aquaeductibus, com noto lunica rimastaci per intero 193 e riferita
ad una rogatio ai comitia tributa 194:
Frontin. de aq. 129.1 (FIRA. I 2 nr. 14, p. 152). T. Quinctius
Crispinus consul populum iure rogavit populusque iure scivit
in foro pro rostris aedis divi Iulii pr(idie) <K(alendas)> Iulias 195.
Inoltre non si ha notizia di collegi magistratuali che potessero essere eletti indifferentemente in diverse assemblee. In
Hic autem tribunus plebis quia videbat potestatem neminem iniussu populi aut plebis posse habere ... (qui Cicerone menziona anche la plebe, con riferimento evidente
alle potestates plebe).
193 Cfr. G. RIES, Prolog und Epilog in Gesetzen des Altertums (Mnchen 1983)
128.
194 Differente doveva essere la rogatio (e quindi la praescriptio) dei plebiscita,
come si pu arguire dalla cd. lex Antonia de Thermessibus (FIRA. I 2 135 nr. 11);
J.-L. FERRARY, in Roman Statutes I ed. by M.C. CRAWFORD [London 1996] 333)
[cfr. G. RIES, Prolog und Epilog cit. 128 nt. 15] e dalla pur scherzosa (ma importante
proprio perch sembra riportarne le formalit) lex convivialis quae dicitur Tappula
[ILS. 8761; cfr. Fest. s.vv. Tappulam legem, Tappula (Paul.) 496 s. L.], sulla quale
v. A. VON PREMERSTEIN, Lex Tappula, in Hermes 39 (1904) 327 ss.; G. ROTONDI,
Leges publicae cit. 486.
195 Cfr. C.H. WILLIAMSON, J.A. CROOK, M.H. CRAWFORD, in Roman Statutes II ed. by M.C. CRAWFORD (London 1996) 794 s. Altre attestazioni conferenti, seppur generiche, non mancano. Si pensi allabbreviatura probiana
P.I.R.P.Q.I.S.I.F.P.R.E.A.D.P. populum iure rogavit populusque iure scivit in foro pro rostris
ex ante diem pridie (FIRA. II 2 455, 3.1), che chiaramente si riferisce allassemblea
tributa, vista la menzione duna votazione in foro. Ancora, le definizioni giurisprudenziali della legge che si riferiscono al momento genetico menzionano un populus
indifferenziato: Gai 1.3. Lex est quod populus iubet atque constituit; Capit. [frg. 24
Strz.] ap. Gell. 10.20.2. Lex ... est generale iussum populi aut plebis rogante magistratu. Cfr. anche Fest. s.v. Rogatio [326 L.].
196 Si tratta del problema dellimperium censorio, finora come pare irrisolto dalla moderna storiografia. Cfr. F. CANCELLI, Studi cit. 1 ss.; F. CASSOLA,
L. LABRUNA, Linee 3 cit. 121 ss.
197 Si pensi, ad esempio, alle deviazioni funzionali dei casi di attribuzione straordinaria dellimperium da parte dei concili plebei, con una deliberazione davallo
del senato, a partire dal 326 a.C. su cui H. KLOFT, Prorogation und ausserordentliche
Imperien 326-81 v. Chr. Untersuchungen zur Verfassung der rmischen Republik
52
CAPITOLO PRIMO
particolare non sembra possibile che i tresviri avessero un qualche rapporto con i comizi centuriati, legati a collegi magistratuali assai antichi e comunque detentori se non sempre di
imperium 196 almeno di una potestas elevatissima. Loriginaria
assemblea militare non fu modificata, nelle sue competenze
elettorali, dopo il cd. compromesso licinio-sestio, ed in generale si tese anzi a spogliarla di attribuzioni 197.
Fidando quindi nella tradizione storiografica che vede i
tresviri eletti (sempre) nei comizi tributi (per la sua sostanziale
consonanza con le fonti in nostro possesso), contro unautorevole opinione 198, si pu affermare che lelezione attraverso i
comitia tributa non costituiva una prassi, essendo stata sanzionata per i tresviri dalla cd. lex Papiria. Piuttosto, nel pi ampio
impiego di questa forma assembleare, pu intravedersi una
tendenza, anche se molto sfumata rispetto alle prospettazioni
moderne, alla democratizzazione 199.
(Meisenheim am Glan 1977) spec. 19 ss.; I. BUTI, Appunti in tema di prorogatio
imperii II cit. 438 ss. Pi in generale: F. GRELLE, s.v. Comitia cit. 605.
198 F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 438, che, nel caso di specie,
si riferisce ai tribuni militum.
199 Sulle tendenze democratiche a Roma nella media repubblica, con riferimento anche alla progressiva elettivit delle cariche magistratuali, si v. soprattutto
K. BCHNER, Die rmische Republik im rmischen Staatsdenken (Freiburg i. B.
1947); P. DE FRANCISCI, Sintesi storica del diritto romano 2 cit. 99 (con esplicito riferimento ai tresviri nocturni o capitales), cfr. anche 106; F. P. CASAVOLA, Relazione
introduttiva, cit. 23 ss.; M. MARRONE, Relazione di sintesi, in Roma tra oligarchia e
democrazia cit. 259 ss.; R. SYME, Oligarchy at Rome: A Paradigm for Political Science,
in Diogenes 141 (1988) 56 ss., ora in Roman Papers VI (Oxford 1991) 323 ss.; M.
MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit. 312 (ove la menzione specifica dei tresviri [nocturni] ed una reprensibile opinione sui quinqueviri cis Tiberim, cfr. D. 1.2.2.31,
Pomp. l. sg. ench.); una rassegna delle opinioni storiografiche sul problema si trova
in L. LABRUNA, Qualche riflessione cit. 47 ss.; ora si cfr. anche, M. JEHNE (hg.), Demokratie in Rom? Die Rolle des Volkes in der Politik der rmischen Republik (Stuttgart
1995), ove, in particolare, K.-J. HLKESKAMP, Oratoris maxima scaena: Reden vor
dem Volk in der politischen Kultur der Republik 32; A. SCHIAVONE, La storia spezzata.
Roma antica e Occidente moderno (Roma-Bari 1996) 77 s. Sul problema dellauctoritas patrum e della lex Maenia (G. ROTONDI, Leges publicae cit. 248 s.; J. BLEICKEN, Lex publica. Gesetz und Recht in der rmischen Republik [Berlin-New York
1975] 296 ss.): F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 476; II cit. 149 ss.
(con la dimostrazione a p. 151 e nt. 33 , convincente, che lauctoritas patrum
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54
CAPITOLO PRIMO
scarso profilo politico e di sostanziale subordinazione alle direttive del senato, che sar stato particolarmente guardingo nei
confronti di attivit politicamente pericolose operate da magistrati di basso rango e per ci stesso socialmente meno controllabili 205. Il ius edicendi, proprio di tutti i magistrati romani 206, che non sembra fosse esercitato al di sotto dei questori 207 in vista dellapplicazione giurisdizionale, poteva essere
utilizzato per dare pubblicit, ed in questo senso si pu ipotizzare una qualche autonomia dei tresviri 208.
Per i tresviri, come per gli altri magistrati, era impossibile
essere accusati di repetundae durante la carica. Ci risulta da
unintegrazione, abbastanza attendibile 209, di l. 8 della lex repetundarum epigrafica 210.
Sulla responsabilit 211 non abbiamo altre notizie se non
631; A. GUARINO, Gaio e ledictum provinciale, in Iura 20 (1969) 154 ss. [=Pagine
di diritto romano IV (Napoli 1994) 279 ss.]; R. MARTINI, Ricerche in tema di editto
provinciale (Milano 1969) 137 ss.; W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 527 e nt. 64,
529 nt. 68. Invero essa rimane misteriosa, cfr. T. SPAGNUOLO VIGORITA, La giurisdizione fiscale tra Augusto e Adriano, in Atti Copanello 1996 nt. 54, in c. di stampa,
che ho potuto leggere per gentilezza della.
208 Anche se in materia di ordine pubblico siamo a conoscenza di editti
pretori, v. per un caso famoso Liv. 25.1.10-11, discusso infra nel II capitolo
(122 ss.).
209 Cfr. infra, nt. 231.
210 De heisce dum mag(istratum) aut imperium habebunt ioudicium non fiet.
211 Si v. infra 146 ss., per il problema della in ius vocatio.
212 Si tratta, ancora, dei fatti narrati da Liv. 25.1.10-11, su cui pi ampiamente,
infra 122 ss.
213 Val. Max. 8.1 damn. 5-6. Sul problema dei processi tribunizi: F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 368; M. HUMBERT, Le tribunat de la plbe et le
tribunal du peuple: remarques sur lhistoire de la provocatio ad populum, in MEFRA.
100/1 (1988) 431 ss.; B. SANTALUCIA, I tribuni e le centurie, in Seminarios Complutenses 1 (1989) 205 ss. [=Scritti in memoria di D. Pieraccioni a cura di M. BANDINI e
F. G. PERICOLI (Firenze 1993) 267 ss. =Studi di diritto penale romano (Roma 1994)
49 ss.], che pare aver dimostrato lalta risalenza dei processi tribunizi davanti al
popolo (a seguito della norma decemvirale, sulla quale si tengano per presenti le
generali perplessit di A. GUARINO, Il dubbio contenuto pubblicistico delle XII tavole, in Labeo 34 [1988] 323 ss. = PDR. IV cit. 87 ss.). In generale sulla responsabilit
dei magistrati: TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 698 ss. Sul fatto che in
55
una sorta di rimprovero subito nel 213 212 e due processi tribunizi contro triumviri nocturni, rei di non aver ben compiuto il
loro dovere di sorveglianza antincendio, probabilmente nella
seconda met del III secolo a.C. 213.
Nella cd. lex Latina tabulae Bantinae 214 i tresviri sono menzionati tra i magistrati obbligati al giuramento in legem 215:
l. 14-22. [co(n)s(ul), pr(aetor), aid(ilis), q(uaestor), IIIuir
cap(italis),? IIIuir a(greis) d(andeis) a(dsignandeis)?, qu]ei nunc
est, is in diebus (quinque) proxsumeis quibus v queique eorum
sciet h(ance) l(egem) populum plebemve
[iusisse iourato, ita utei i(nfra) s(criptum) est. item]
dic(tator), co(n)s(ul), pr(aetor), mag(ister) eq(uitum), cen(sor),
aid(ilis), tr(ibunus) pl(ebis), q(uaestor), IIIuir cap(italis), IIIuir
a(greis) d(andeis) a(dsignandeis), ioudex ex h(ace) l(ege) plebive scito
Valerio Massimo siano testimoniati notturni quando esistevano gi i capitali si pu
immaginare o che lincendio sia avvenuto prima dellepoca proposta nel testo (cosa
giustificata pare anche dalla durezza della punizione), sia che la nomenclatura
ufficiale capitales non si sia affermata se non quando i tresviri dismisero le funzioni notturne a favore dei quinqueviri e cio da quando divennero magistrati, nei
primi decenni del II secolo a.C., secondo quanto qui si propone.
214 Sullo stato delle conoscenze relativo a questa legge, in particolare su datazione ed identificazione, si v., da ultimo, J. S. RICHARDSON, in Roman Statutes I
cit. 193 ss.
215 Si v. anche F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 491 e nt. 10.
216 Il testo riportato secondo ledizione di J. S. RICHARDSON, in Roman
Statutes I cit. 200.
217 Su questa prassi, per la quale le testimonianze risalgono alla fine del III
secolo a.C., si rimanda a G. I. LUZZATTO, Sul nuovo frammento di legge romana
rinvenuto a Taranto, in Arch. Stor. Pugliese 4 (1951) 33 ss.; cfr. anche ID., Sul
iusiurandum in legem dei magistrati e senatori romani. Postilla a proposito del frammento tarentino, in Scritti della Facolt giuridica di Bologna in onore di U. Borsi (Padova 1955) 27 ss. [=Scritti minori epigrafici e papirologici (Bologna 1984) rispettivamente: 160 ss.; 289 ss.].
218 Il iusiurandum in legem non pare prospettarsi, quindi, come una semplice
derivazione dal generico iusiurandum in leges, cfr. G. I. LUZZATTO, Sul iusiurandum
in legem cit. 35.
219 Per indicazioni su datazione ed identificazione si v. J. S. RICHARDSON, in
Roman Statutes I cit. 209 ss. (a p. 209 unampia bibliografia). Il giuramento menzionato a l. 20 ss.
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CAPITOLO PRIMO
Alle ll. 19 ss. del Block C (Delphi Copy) p. 243 delled. a cura di M. H.
CRAWFORD, J. M. REYNOLDS, J.-L. FERRARY, PH. MOREAU, Roman Statutes I cit.
Nella raccolta edita da CRAWFORD, p. 231 ss., si trovano riportati i principali tentativi di attribuzione e datazione.
221 I magistrati che non adempiono allobbligo sono destituibili; cfr. M. MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit. 323.
222 Cfr. TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 27 ss.; W. KUNKEL,
Staatsordnung cit. 186 ss.; M. MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit. 310.
223 Sulleiurare magistratum: TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 625;
M. MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit. 314. Sulla durata annuale della magistratura,
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58
CAPITOLO PRIMO
59
confronti dellinterpretazione del testo legislativo e del connesso arbitrio dellinterprete: a questa preoccupazione si tenta di ovviare riducendo al minimo, attraverso
una descrizione completa dei casi, tale arbitrio. Si tratta, insomma, di strutturare la
legge seguendo una formulazione per quanto possibile resistente allattivit di eteroregolamentazione (anche di matrice giurisprudenziale). Per una simile riflessione
di teoria generale, non disgiunta dalla valutazione dellesperienza storica, si v. P.
RESCIGNO, Manuale del diritto privato italiano 11 (2a rist. Napoli 1996) 33 s. Non
sembra dunque da condividere quanto affermato genericamente da M. VARVARO,
Per uninterpretazione della lex de XX quaestoribus, in AUPA. 43 (1995) 580 (cfr.
582), sul modestissimo grado di astrazione cui erano pervenuti i Romani nella
formulazione dei precetti legislativi, dovuto ad una presunta rozzezza della tecnica
normativa romana, facilmente smentibile. Con maggiore sensibilit storica si parlato, ad esempio, di tendenza al pleonasmo, cfr. L. MITTEIS, Rmisches Privatrecht
60
CAPITOLO PRIMO
bis auf die Zeit Diokletians I. Grundbegriffe und Lehre von den Juristischen Personen
(Leipzig 1908) 91 nt. 58, pur se il problema di specie non appare pienamente centrato, si v. A. GUARINO, Actio petitio persecutio, in Labeo 12 (1966) 129. Come
peraltro sul punto appare malinteso Mitteis stesso (cfr. anche o. c. 33 nt. 9) da
F. CASAVOLA, Actio petitio persecutio (Napoli 1965) 9, il quale afferma che detta
tendenza sarebbe tipica dello stile legislativo dellImpero.
235 Operando un parallelo con le altre liste di magistrati presenti in leggi
romane a noi pervenute, si potrebbe forse pensare nella redazione dei testi normativi allintervento dun sapere di diritto pubblico con caratterizzazione antiquaria. Cfr. F. SCHULZ, Storia della giurisprudenza cit. 46, 89 s., 153, 164; S. TONDO,
Profilo di storia costituzionale romana I (Milano 1981) 311 s. Si pensi che nella seconda met del secondo secolo a.C. fior unautonoma giurisprudenza pubblicistica,
sulla quale si v., per tutti, M. BRETONE, Tecniche e ideologie cit. 10 ss. Naturalmente
losservazione di L. LOMBARDI, Saggio sul diritto giurisprudenziale (Milano 1967)
50, secondo il quale i giuristi avrebbero consigliato le assemblee per la redazione
di leggi, da sussumere nellattivit di consulenza prestata al magistrato (cfr. ibid.)
in quanto rogator delle stesse. Si v. anche V. GIUFFR, Lagire sua causa, non civium
cit. 187 ss.; G. NOCERA, Il pensiero pubblicistico romano, in Studi in onore di P. De
Francisci II (Milano 1956) 555 ss.; G. BRANCA, Considerazioni sulla dommatica romanistica in rapporto alla dommatica moderna, in RISG. 87 (1950) 139; A. TRISCIUOGLIO, Sarcta tecta, ultrotributa, opus publicum faciendum locare. Sugli appalti relativi alle opere pubbliche nellet repubblicana e augustea (Napoli 1998) xiv ss. nt. 15.
236 C. VENTURINI, Studi sul crimen repetundarum cit.; ID., Per un riesame
dellesperienza giuridica romana in materia di illecito arricchimento dei titolari di funzioni pubbliche, in Panorami 4 (1992) 354 ss.
237 C. VENTURINI, Per un riesame cit. 358.
238 Cic. Verr. 2.3.156. Cfr. C. VENTURINI, Per un riesame cit. 364. Sulla lex Cornelia v., per tutti, G. ROTONDI, Leges publicae cit. 360; TH. MOMMSEN, Rmisches
Strafrecht cit. 709; O. F. ROBINSON, The Criminal Law of Ancient Rome (Baltimore
1996) 3, 81; (v. anche lett. in nt. succ.).
239 Per un quadro dinsieme: B. SANTALUCIA, Diritto e processo penale nellantica Roma 2 (Milano 1998) spec. 104 ss., 140 ss. (con bibliografia); O. F. ROBINSON,
The Criminal Law cit. 81 s. (e passim).
240 Su questa inscriptio si v. ora J. HERNANDO LERA, Para la Palingenesia de la
obra de Venuleius Saturninus, in Index 25 (1997) 237 ss.
241 Infra 171 ss.
242 Del 59 a.C.; cfr., per tutti, M. H. CRAWFORD, in Roman Statutes II cit.
769 ss. In questepoca erano con tutta probabilit gi praticamente desuete le com-
61
cittadini romani tra i possibili soggetti passivi del reato di repetundae. Questa lettura consente una diversa valutazione,
nellelenco di l. 2, dei magistrati non coinvolti, n coinvolgibili, nel governo provinciale.
La descrizione della condotta criminosa attraverso una serie di participi (ablatum, captum, coactum, conciliatum, aversum) mostra la volont legislativa di richiamare, in forma
quanto pi possibile completa, ogni comportamento doloso
diretto a conseguire un lucro ingiusto ai danni di cittadini romani, italici e membri di comunit soggette a Roma, senza
delimitazione allambito provinciale 237. chiaro come qualsiasi titolare di imperium o potestas, abusando del suo potere,
potesse conseguire illeciti profitti, anche i magistrati con competenza delimitata allambito spaziale dellUrbs. Ci potrebbe
essere dimostrato anche da quella che sembra unestensione
delle ipotesi criminose operata pare dalla lex Cornelia de
repetundis 238.
Ove si guardi anche alle successive specificazioni della legislazione de repetundis 239 ed allinterpretazione giurisprudenziale della stessa, si pu forse meglio individuare la possibile
configurazione in epoca repubblicana avanzata dei tresviri
capitales come rei.
D. 48.11.3 (Macer 1 publicorum). Lege Iulia repetundarum
tenetur, qui, cum aliquam potestatem haberet, pecuniam ob
iudicandum vel non iudicandum decernendumve acceperit;
petenze dei tresviri nellambito del processo per legis actiones, che si apprestava
ad essere (quasi, cfr. Gai 4.31) completamente sostituito da quello per formulas.
243 Saranno pi ampiamente discussi infra nel II capitolo (157 ss.).
244 Si v. infra 93 ss., 159 ss.
245 Cfr. innanzi 75 ss., 85 ss.
246 Per il periodo 149-50 a.C. si cfr. lindagine di M. C. ALEXANDER, Trials in
the Late Roman Republic. 149 B. C. to 50 B. C. (Toronto-Buffalo-London 1990). Per
quello successivo, dallindagine prosopografica sui tresviri dellultima repubblica e
del principato (cfr. il capitolo IV), non risulta alcun reus de repetundis. Per quel che
vale, tenendo presente la documentazione per lo pi di natura epigrafica. Sulla de-
62
CAPITOLO PRIMO
D. 48.11.4 (Ven. Sat. 3 publ. iud. 240). vel quo magis aut minus quid ex officio suo faceret.
Se difficile ipotizzare per le ragioni che si vedranno 241
limpegno dei tresviri come iudices nel processo privato dopo
lemanazione della lex Iulia de repetundis 242, sembra possibile
riferire il dettato normativo alle deviazioni del potere dei tresviri nella fase preparatoria dei giudizi criminali 243. Ad una rilevanza in tema di repetundae potrebbe infatti riferirsi il caso
riportato da Cic. pro Cluent. 13.38-39, che sar esaminato innanzi 244.
Lampia categoria di comportamenti soggetti a repressione,
enucleata dalla giurisprudenza a commento della lex Iulia, pu
suggerire ulteriori riflessioni.
D. 48.11.7 (Macer 1 iud. publ.). Lex Iulia de repetundis
praecipit, ne quis ob iudicem arbitrumve dandum mutandum
iubendumve ut iudicet: neve ob non dandum non mutandum
non iubendum ut iudicet: neve ob hominem in vincula publica
coiciendum vinciendum vincirive iubendum exve vinculis dimittendum: neve quis ob hominem condemnandum absolvendumve: neve ob litem aestimandam iudiciumve capitis pecuniaeve faciendum vel non faciendum aliquid acceperit.
Anche qui esaminato il comportamento del magistrato
nei giudizi privati e nella sua azione coercitiva. A questo proposito, con riguardo ai tresviri capitales, vale quanto appena
detto. Interessanti le prescrizioni relative alla coitio in vincula
publica, alla dimissio dagli stessi, alla vinctio ed al iubere relacadenza delle corti giudicanti si v., per tutti, U. BRASIELLO, Sulla desuetudine dei
iudicia publica, in Studi in onore di E. Betti IV (Milano 1962) 553 ss.; per bibliografia sulla sopravvivenza di singole quaestiones: B. SANTALUCIA, Diritto e processo 2
cit. 97 s. nt. 214.
247 Dalla lex de repetundis epigrafica sappiamo anche che i tresviri, come (almeno potenziali) membri dellordine senatorio, non potevano essere scelti dal pretore peregrino nellalbum dei 450 giudici destinati a comporre la quaestio (ll. 13
anche questa integrata sulla base di l. 16; cfr., oltre alla letteratura citata supra,
A. LINTOTT, Judicial Reform and Land Reform in the Roman Republic. A New Edition,
63
64
CAPITOLO PRIMO
(p. 182); 1118, 1119: P. Clodius (p. 184); 1126, 1127: Ti. Sempronius Gracchus
(p. 184 s.), tutti compresi tra il 44 ed il 41 a.C. Secondo K. PINK, The Triumviri
Monetales (New York 1952) 8, non esisterebbero attestazioni epigrafiche della magistratura per il periodo in cui fu ricoperta contemporaneamente da quattro soggetti. Si v. anche C. Suetoni Tranquilli Divus Iulius edited with an introduction and
commentary by H. E. BUTLER and M. CARY (Oxford 1927) 98.
251 CIL. IX 2845; v. infra nella parte prosopografica, nr. 13.
252 Non necessariamente ai tempi, come sembra intendere A. CHASTAGNOL, Le
snat romain lpoque impriale. Recherches sur la composition de lAssemble et le
statut de ses membres (Paris 1992) 389 s. nt. 13.
253 Sulle date citate si v., per tutti, M. CORBIER, Laerarium Saturni et laerarium
militare. Administration et prosopographie snatoriale (Rome 1974) 26 ss.
254 Il fatto che si conoscano tresviri monetales riferibili agli ultimi anni di
Cesare (A. Licinius Nerva, c. 47 a.C.: E. A. SYDENHAM, The coinage cit. 160, nrr.
954 s.; L. Papius Celsus, c. 46: o. u. c. 161, nr. 964; M. Cordius Rufus: o. u. c. 162,
nr. 976; T. Carisius, c. 45: o. u. c. 164, nr. 988) e che siano attestati quattuorviri
monetali solo a partire dal 44 pare dimostrare che il provvedimento del dittatore
relativo allaumento del numero dei magistrati minori (monetali e capitali) fu preso
nel corso del 45.
255 Non si pu pensare ad un errore del lapicida nellindicazione del numerale,
perch nelliscrizione quattuorvir scritto per esteso e non abbreviato IIIIvir. Nelle
fonti epigrafiche non mancano sbagli di questo tipo con riferimento alla carica vigintivirale, cfr., ad esempio, CIL. IX 1584 (III viro stlitibus iudic.). Per i decemviri v.
H. DIRKSEN, Ueber die Zeugnisse cit. 344 ss.
256 Forse il numero di quattro era in corrispondenza con le regiones dellUrbe
65
20) 253. La carica pu dunque essere riferita allepoca triumvirale, nella quale le riforme di Cesare furono evidentemente
rispettate 254. Sembra inutile prospettare come fa Chastagnol un ulteriore periodo (det augustea) nel quale la magistratura avrebbe subito, ancora una volta, un aumento numerico: pu ben darsi che i quattuorviri siano durati fino agli interventi di Augusto sul vigintivirato, alcuni successivi come
si vedr al 20 255.
Si pu ipotizzare che i nostri magistrati fossero aumentati
di numero da Cesare in unottica di espansione delle strutture
di polizia 256 che il dittatore pu aver predisposto seguendo
ancora gli schemi repubblicani e che Augusto rinnover profondamente, con listituzione (e/o listituzionalizzazione) delle
praefecturae 257.
Al tempo di Augusto probabilmente la decisione fu formalizzata in un senatoconsulto 258 il numero dei capitales fu
riportato a tre 259.
(pu pensarsi ad una sorta di decentramento degli organi di polizia). Sulla problematizzazione del concetto stesso di polizia con riferimento allesperienza romana
v. infra 118 ss. Pi in generale sul metodo relativo allo studio del cd. diritto pubblico romano, si leggano le pagine di G. ROTONDI, Leges publicae cit. 1 ss.
257 Si v. infra in questo paragrafo (75 ss.).
258 Cfr. B. BIONDI, V. ARANGIO-RUIZ, Senatusconsulta, in Acta divi Augusti I
(Romae 1945) 268 s., ora in B.B., Scritti giuridici II. Diritto romano (Milano 1965)
348 s.
259 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 599; L. LANDUCCI, Storia I
cit. 482 s. nt. 2. Con riguardo ai monetali, E. A. SYDENHAM, The coinage cit. xlix,
scrive: by 36 b. C. the original number was restored under the authority of Octavian, ma lo studioso non adduce giustificazioni a questaffermazione, n registra
quattuorviri monetali per il periodo 39-36 a.C.
260 Aug. Rg. 8.2. In generale si v. F. DE MARTINO, Storia della costituzione2
IV/1 cit. 549 ss.
261 Cfr. R. J. A. TALBERT, The Senate of Imperial Rome (Princeton 1984) 10.
262 Sulla corrispondenza in sesterzi dei valori in dracme espressi da Cassio
Dione si v., per tutti, C. NICOLET, Le cens snatorial sous la rpublique et sous
Auguste, in JRS. 66 (1976) 31; A. CHASTAGNOL, Le snat romain cit. 31 s.
263 Diverso il patrimonio minimo rammentato da Svetonio, Aug. 41.3. Senatorum censum ampliavit ac pro octingentorum milium summa duodecies sestertium
taxavit supplevitque non habentibus. Sul rapporto tra questa testimonianza e quella
di Dione, che pare pi affidante, v. R. J. A. TALBERT, The Senate cit. 10 s.; cfr. anche
C. NICOLET, Le cens snatorial cit. 32, 34; A. CHASTAGNOL, Le snat cit. 33.
66
CAPITOLO PRIMO
264
Si tratta duna manifestazione della liberalitas del principe (in generale cfr.
H. KLOFT, Liberalitas principis. Herkunft und Bedeutung. Studien zur Prinzipatsideologie [Kln-Wien 1970] passim), che si rifer soprattutto alle antiche famiglie della
nobilt repubblicana (si v. ad es. lesordio di Suet. Aug. 41.1; Cass. Dio 55.13.6; Aug.
Rg. App. 4). Sul punto, per tutti, C. NICOLET, Le cens snatorial cit. 32; S. DEMOUGIN, Uterque ordo. Les rapports entre lordre snatorial et lordre equestre sous les
Julio-Claudiens, in Epigrafia e ordine senatorio I (Roma 1982) 84 s.
265 La giustificazione dellaumento si trova in 54.26.3, che mi sembra in contraddizione con il successivo 4.
266 Sullatteggiamento, diffuso nel ceto dirigente romano, di distacco dalla cura
della cosa pubblica dopo le guerre civili, si v. T. SPAGNUOLO VIGORITA, Exsecranda
pernicies. Delatori e fisco nellet di Costantino (Napoli 1984) 130 ss.; ID., Le nuove
leggi. Un seminario sullattivit normativa imperiale (Napoli 1992) 15 ss.; ID., Casta
domus. Un seminario sulla legislazione matrimoniale augustea I-II (Napoli 1997) 15
ss.; S. DEMOUGIN, Uterque ordo cit. spec. 84, 89.
267 Cfr. C. NICOLET, Le cens snatorial cit. 20 ss.
268 R. J. A. TALBERT, The Senate cit. 11. Il divieto era ancora in vigore sotto
Caligola, come mostra Cass. Dio 59.9.5, quando si verific una nuova crisi di reclutamento. Il principe, allora, pur non essendovi pi preclusioni, per gli equites, a
percorrere gli onori, ag con una mossa propagandistica, concedendo ad alcuni giovani cavalieri, provenienti da tutto limpero di vestire il latus clavus prima di ottenere una carica, spingendoli cos, quasi creando in loro una speranza, ad intraprendere la carriera senatoria. Cfr. S. DEMOUGIN, Uterque ordo cit. 79 s., 90 ss.
269 Cfr. A. CHASTAGNOL, Le snat cit. 50, 58. R. J. A. TALBERT, The Senate
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CAPITOLO PRIMO
sero gi durante la repubblica ottenere una magistratura minore, vigintisexvirale, e percorrere gli onori, qualora probabilmente possedessero il censo senatorio 267. Si tratta del
notissimo fenomeno degli homines novi. Questo intervento del
senato, necessitato dalla scarsezza di candidati alle cariche minori, deve probabilmente mettersi in relazione col divieto
per i cavalieri, stabilito da Augusto, di vestire il laticlavio 268.
Infatti Cassio Dione esplicitamente scrive che anche dopo lintervento senatorio tuttavia nessuno di questi uomini veniva
iscritto nel senato, per il fatto di non aver assunto una delle
cariche che davano il diritto di accesso. Forse tale divieto costitu una sorta di invito per i membri del secondo ordo a percorrere gli onori, e non un ordine di non aspirare alle magistrature 269. Il gesto politico, che bisogna leggere insieme con le
concessioni a favore dei figli dei senatori 270, ricordate da Svetonio 271, pu riferirsi allampio progetto di riforma e rigenerazione del senato prospettato da Ottaviano, che gi durante la
abbia un significato pi esteso di quello naturalisticamente inteso dal sintagma:
D. 1.9.10 (Ulp. 34 ad ed.).
271 Suet. Aug. 38.2. Liberis senatorum quo celerius rei publicae assuescerent,
protinus a virili toga latum clavum induere et curiae interesse permisit. Sul testo cfr.
E. S. SHUCKBURG, in C. Suetonii Tranquilli Divus Augustus edited with historical
introduction, commentary, appendices and indices by E. S. S. (Cambridge 1896,
rist. New York 1979) 85; J. M. CARTER, in Suetonius, Divus Augustus edited with
introduction and commentary by J. M. C. (Bristol 1982) 181 s.
272 Interessante la prospettiva di A. CHASTAGNOL, Le snat cit. 58 ss.
273 Si v. anche il prosieguo del testo, fino al 8; Aug. Rg. 8.2; Cass. Dio 54.13.114; Suet. Aug. 35.1.
274 Cfr. supra 3 nt. 6. TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 604, propone il 20, anno dellistituzione della cura viarum.
275 Cass. Dio 54.25.1.
276 Lassenza del principe pi prossima agli avvenimenti qui in questione
fu quella che lo condusse in Gallia nel 16 a.C. (ritorno a Roma: 4 luglio del 13;
cfr. D. KIENAST, Rmische Kaisertabelle. Grundzge einer rmischen Kaiserchronologie 2 [Darmstadt 1996] 64).
277 Si v. TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 609 s.
278 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 604. Cfr. S. DEMOUGIN,
Uterque ordo cit. 88. La data ipotizzata da Mommsen, che sembra confermata
dallinsieme dei provvedimenti che tendevano allautomatismo del passaggio dal vigintivirato alla questura a favore dei giovani senatorii (v. innanzi), fu contestata
69
prima lectio, condotta con Agrippa nel 28, oper per unepurazione morale s, ma anche sociale dellalto consesso, come si
pu intravedere dalle parole di Cassio Dione, riferite al 29 272:
Cass. Dio 52.42.1-2 273. Kai; meta; tau`ta timhteuvsa su;n
tw`/` Agrivppa/ a[lla tev tina diwvrqwse kai; th;n boulh;n ejxhvtase.
polloi; me;n ga;r iJpph`` polloi; de; kai; pezoi; para; th;n ajxivan
ejk tw``n ejmfulivwn polevmwn ejbouvleuon, w{ste kai; ej cilivou to;
plhvrwma th`` gerousiva aujxhqh``nai. 2. touvtou ou\n ejkkri``nai
boulhqei; aujto; me;n oujdevna aujtw``n ajphvleiye, protreyavmeno
dev sa ejk tou`` suneidovto tou`` te gevnou kai; tou` bivou dikasta;
eJautoi` genevsqai to; me;n prw`ton penthvkontav pou e[peisen
ejqelonta; ejksth``nai tou`` sunedrivou, e[peita de; kai; a[llou eJkato;n
kai; tessaravkonta mimhvsasqaiv sfa hjnavgkase.
Due sembrano, ancora, i punti da approfondire: la diminuzione di posti magistratuali e lobbligatoriet dellincarico vigintivirale per chi volesse percorrere gli onori.
In relazione al primo, di certo, utile ancora la lettura di
Cassio Dione; leliminazione dei duoviri viis extra urbem purgandis e dei quattuorviri praefecti Capuam Cumas, da parte ancora del senato, avvenne prima del 13 a.C. 274. Cassio Dione ne
parla infatti in riferimento agli eventi di tale anno (consoli Tiberio e Quintilio Varo 275), ma affermando che tale misura era
gi stata adottata, ejn th/` tou Aujguvstou ejkdhmiva/ 276:
Cass. Dio 54.26.6-7. OiJ de; dh; ei[kosin ou|toi a[ndre ejk tw``n
e}x kai; ei[kosivn eijsin, oi{ te trei`` oiJ ta; tou`` qanavtou divka
da C. CICHORIUS, Die Neuordnung der Staatsmter durch Augustus, in Rmische
Studien (Leipzig 1922) 285 ss., spec. 291. Comunque la riforma dov aver luogo
prima del 13.
279 Cfr. P. WILLEMS, Le droit public cit. 463 s.
280 Come nel caso, ricordato, di Paquio Sceva, cfr. CIL. IX 2845, su cui infra nel
IV capitolo, nr. 13.
281 In questo senso G. TIBILETTI, Principe e magistrati repubblicani. Ricerca di
storia Augustea e Tiberiana (Roma 1953) 90 nt. 3.
282 Si pu credere che nel primo principato vi fossero come si detto scarsi
stimoli a ricoprire i pi bassi gradini della carriera magistratuale, anche consi-
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ma precedente a Traiano, la raccomandazione del senato ai comizi assunse le forme, pi pregnanti dal punto di vista giuridico, della destinatio 296. Naturalmente questo dato da mettere in relazione con il decadimento della valenza politica delle
assemblee popolari gi nel primo principato (si potrebbe dire:
dopo Augusto) 297. Ancora al tempo di Cassio Dione, lo storico a questo proposito alquanto preciso, i candidati per le
magistrature minori erano presentati al popolo riunito, come
nellet repubblicana, in assemblea tributa 298 (plh`qo, mentre il
dh`mo 299, il popolo centuriato, era competente ad accogliere la
destinatio dei magistrati maggiori). Comunque, inutile dirlo,
queste elezioni sono ormai tali solo formalmente. Metodo tipico di ingresso al senato nel principato fu si sa anche
ladlectio in uno dei gruppi comprendenti gli ex-magistrati
dun determinato rango. Anche lintervento diretto del senato,
attraverso un senatusconsultum, fu uno strumento adottato
per ricoprire posti vigintivirali, soprattutto in momenti in cui
mancavano come si visto candidati 300.
Tra gli incarichi descritti col collettivo vigintiviri, quello di
probabile snaturazione dei comizi tributi, forse fusi con i concili plebei, F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 IV/1 cit. 614 ss.
299 Sulla distinzione, in Cassio Dione, tra dh`mo e plh`mo: G. VRIND, De Cassii Dionis vocabulis quae ad ius publicum pertinent (Den Haag 1923, rist. Roma
1971) 8.
300 Si v. supra 70.
301 Molto difficile stabilire se questa tendenza fosse propria anche del primo
principato (come tralatiziamente affermano alcuni degli studiosi citati nella nt. seguente), per lincompletezza dei cursus epigrafici relativi a questo periodo, che, non
ancora stereotipi, spesso tralasciano i gradini pi bassi della carriera. Cfr. S. DEMOUGIN, Uterque ordo cit. 82 s., 89.
302 Si v. S. BRASSLOFF, Die Grundstze bei der Commendation der Plebejer, in
JAI. 8 (1905) 60 ss.; E. BIRLEY, Senators in the Emperors Service. in PBA. 39 (1954)
201 ss. (incompreso da R. P. SALLER, Personal Patronage cit. 42 nt. 11; cfr. A. R.
BIRLEY, Locus virtutibus patefactus?. Zum Befrderungssystem in der Hohen Kaiserzeit [Opladen 1992] 13 nt. 32); D. MCALINDON, Entry to the Senate in the Early
Empire, in JRS. 47 (1957) 191 ss.; A. P. STEINER, The vigintivirate cit. 75 ss.; W. ECK,
Befrderungskriterien innerhalb der senatorischen Laufbahn, dargestellt an der Zeit
von 69 bis 138 n. Chr., in ANRW. II/1 (Berlin-New York 1974) 173 s. [tr. it. in ID., Tra
epigrafia prosopografia e archeologia (Roma 1996) 27 ss.]; G. ALFLDY, Konsulat
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CAPITOLO PRIMO
cana e i funzionari del principe. Linnesto organico del principato sulle antiche strutture repubblicane a lungo andare mostrer forza assorbente 304. Le province dei magistrati minori
repubblicani saranno tendenzialmente occupate da nuovi uffici
imperiali.
I tresviri capitales sono ricordati 305 insieme con gli edili
quando Domiziano fece bruciare dei libri proibiti e forse
mantennero la custodia carceris 306, che in et repubblicana
era stata uno delle loro funzioni principali 307. Si pu ipotizzare, inoltre, che, nei primi anni del potere di Augusto, quando
a. citati supra L. SOLIDORO MARUOTTI, Aspetti della giurisdizione civile del praefectus urbi nellet severiana, in Labeo 39 (1993) 174 ss.
304 In questo senso G. GROSSO, Problemi generali del diritto attraverso il diritto
romano 2 (Torino 1967, rist. 1994) 82 s.
305 Tac. Agr. 2, su cui infra 169.
306 Cfr. infra 161 ss.
307 In un frammento di Ulpiano riportato nei Digesta il codex Florentinus
(D. 47.2.52.2 [Ulp. 37 ad ed.], cfr. la riproduzione curata da A. CORBINO e B. SANTALUCIA: Iustiniani Augusti Pandectarum codex Florentinus II [Firenze 1988] 380 v.)
nomina un duumvir che avrebbe avuto a che fare con servi fugitivi e carcer. Non
impossibile immaginare un guasto nella tradizione, e che quindi nel testo originario
fosse menzionato un triumvir: Si fugitivum meum quis quasi suum a duumviro vel ab
aliis qui potestatem habent de carcere vel custodia dimitteret, an is furti teneatur?
Lincarcerazione del servo fuggitivo sembra infatti compresa nelle competenze dei
capitales: si cfr. un testo di Asconio (37 Cl.) discusso infra 129 s. Sul fenomeno della
fuga servi, che diviene nel principato una vera e propria forma di rivolta contro il
dominus e come tale attirer lattenzione del giurista, si v., per tutti, F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 IV/1 cit. 342 con bibliografia in nt. 23. Ma, con riguardo a D. 47.2.52.2 (v. anche Bas. 60.12.52), bisogna dire che molto probabile la
competenza del magistrato municipale, cfr. CIL. VIII 17897 e v. M. MALAVOLTA, s.v.
Magistratus cit. 340.
308 Per tutti v. ora W. NIPPEL, Aufruhr und Polizei cit. 161 ss.; ID., Public Order
cit. 90 ss.
309 Cfr. F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 IV/1 cit. 201, 207, 568 nt. 62.
310 Si cfr. in generale P. M. M. LEUNISSEN, Konsuln und Konsulare in der Zeit
von Commodus bis Severus Alexander (180-235 n. Chr.) (Amsterdam 1989) passim;
M. CHRISTOL, Essai sur lvolution des carrires snatoriales dans la seconde moiti
du III e sicle ap. J.C. (Paris 1986) 17 ss.; 61 ss.; 82 ss.; S. RODA, Magistrature senatorie
minori nel tardo impero romano, in SDHI. 43 (1977) 23 ss.
311 In generale sulle trasformazioni sociali ed economiche del III secolo, sostrato materiale dei mutamenti dellapparato magistratuale e burocratico, si v.
M. MAZZA, Lotte sociali e restaurazione autoritaria nel III secolo d.C. (Roma-Bari
1973) spec. 105 ss., 273 ss., 365 ss.
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le nuove cariche ed i loro apparati repressivi non serano ancora stabilizzate 308, i poteri di polizia facenti capo al princeps
in virt della sua potest tribunizia fossero esercitati nella
prassi proprio dai tresviri, che potrebbero, ad esempio, averli
utilizzati contro Ovidio Nasone 309.
Nel tardo principato, mentre permangono numerose attestazioni, nei cursus 310, della esistenza della carica, lo stesso non
pu dirsi della sua vitalit 311. Lultima testimonianza relativa
ad un tresvir capitalis risale ad un personaggio che ricopr lonore intorno al 240-245 d.C. 312.
7. Denominazione e sede. Tresviri 313 come noto 314 fu
indicazione onomastica comune a pi collegi magistratuali
312
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CAPITOLO PRIMO
ruolare schiavi espropriandoli ai domini; si v. C. CASTELLO, Un caso di espropriazione per pubblica utilit e di concessione della cittadinanza romana durante la 2a
guerra punica, in Serta historica antiqua 2 (1989) spec. 104 s.
316 Si v., per tutti, M. LEUMANN, J. B. HOFMANN, Lateinische Grammatik 5
(Mnchen 1928) 251; E. WLFFLIN, Tresviri, Treveri, in Arch. f. Latein. Lexicographie
u. Grammatik 9 (1896) 16; J. WACKERNAGEL, Zur griechischen Wortlehre, in Glotta 2
(1910) 2 [= Kleine Schriften II (Gttingen s.d.) 834]; H. J. ROBY, An Introduction cit.
ccxxi.
317 Varr. l. L. 9.85; Cic. or. 46.156. Cfr. M. LEUMANN, J. B. HOFMANN, Lateinische Grammatik 5 cit. 279, 370.
318 Si v. J. CARBONNIER, Nocturne, in Ml. Lvy-Bruhl cit. 349, e cfr. con particolare riferimento ai tresviri in Plauto Z. STEWART, The God Nocturnus in Plautus
Amphitruo, in JRS. 50 (1960) 43. V. anche A. VON DOMASZEWSKI, Nocturni, in Rh.M.
46 (1892) 159 s.
319 Su casi particolari, nei quali i tresviri capitales furono messi a capo delle
ronde notturne in momenti decisivi per la tutela dellordine pubblico dellurbs,
v. cap. infra 122 ss.
320 Da respingere, quindi, la prospettazione corrente, riportata, ad esempio da
P. WILLEMS, Le droit public cit. 276, secondo cui i capitales sarebbero stati chargs
de la police de nuit, seppur in casi eccezionali coordinarono operazioni di polizia
notturna, furono verisimilmente coinvolti nello spegnimento di incendi e questa
volta con tutta probabilit, normalmente furono i referenti dei quinqueviri.
321 Per i limiti di questa identificazione, v. supra 24.
322 Cfr. ad esempio TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 594;
A. H. M. JONES, The Criminal Courts cit. 26.
323 Corrispondenti greci furono oi{ te trei` oiJ ta; ton qanavtou divka prostetagmevnoi (Cass. Dio 54.26.6) e paraul ax triandriko (CGL. I 202.17 [Glossae
Latino-Graecae]). Cfr. M. MENTZ, De magistratuum Romanorum graecis appellationibus (Diss. Lipsiae 1894) 38; D. MAGIE, De Romanorum iuris publici sacrique
vocabulis sollemnibus in Graecum sermonem conversis (Lipsiae 1905) 29, 97;
H. J. MASON, Greek Terms cit. 6, 93, 178.
324 Tra gli altri si v. TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 595; E. V.
HERZOG, Geschichte und System der rmischen Staatsverfassung I/2 (Leipzig 1884,
79
80
CAPITOLO PRIMO
Forum Romanum als Brennpunkt der rmischen Geschichte (Gernsbach 1990) 143.
Sugli apparati funzionali dedicati alla giurisdizione nel foro di Augusto si v. ora E.
CARNABUCI, I luoghi dellamministrazione della giustizia nel foro di Augusto (Napoli
1996) 29 ss.
328 Per tutti si v. N. E. POLITIS, Les triumvirs cit. 44 ss.
329 Si v. F. COARELLI, Il foro romano I (Roma 1983) 97 ss., 158; II cit. 24, 29, 35
ss., 50. Cfr. P. GROS, rec. a Coarelli, Il foro romano II cit., in Gnomon 58 (1986) 60.
330 Si v. infra 161 ss.
331 Non si pu per individuare tra il magistrato maggiore ed i tresviri uno
stretto rapporto gerarchico/funzionale, che non pare emergere dalle fonti. Lattestata comune attivit di tresviri ed edili non sembra poter giustificare il recente assunto di A. C. SCAFURO, The Forensic Stage. Settling Disputes in Graeco-Roman New
Comedy (Cambridge 1997) 84 (e cfr. ibid. nt. 47), secondo la quale i tresviri sarebbero stati assistants degli aediles.
332 Cfr. i casi descritti infra 97 ss., 102 ss.
333 Sul significato che si d a questo termine, che pu comprendere sia apparitores che servi publici, v. supra nt. 65.
334 TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 327 s., 345, 360. In generale
sugli schiavi pubblici alle dipendenze dei tresviri si v. L. HALKIN, Les esclaves publics chez les Romains (rist. Roma 1965 delled. Bruxelles 1897) 85 ss., 97 s.; O.
ROBLEDA, Il diritto degli schiavi nellantica Roma (Roma 1976) 64 ss.; W. EDER, Servitus publica. Untersuchungen zur Entstehung, Entwicklung und Funktion der ffentlichen Sklaverei in Rom (Wiesbaden 1981) 83 ss.; cfr. anche F. DE MARTINO, Storia
della costituzione 2 I cit. 409 nt. 16 (ove ulteriore bibliografia).
335 Le dizioni carnufex e carnifex sono entrambe diffuse, ma la prima pare
pi antica: cfr. A. TRAINA, G. BERNARDI PERINI, Propedeutica al latino universitario 5 a cura di C. Marangoni (Bologna 1995) 52, anche se il suono doveva essere
(Quint. inst. or. 1.4.8) intermedio tra la i e la o. Probabilmente durante il principato
furono attivi pi carnefici; cfr. H. HITZIG, s.v. Carnifex, in PWRE. III/2 (Stuttgart
1899) 1560. Si v. anche M. MALAVOLTA, s.v. Magistratus cit. 314.
336 Cfr. ad es. Asin. 311; Bacch. 688; Capt. 597; Most. 55 ss.; Persa 747; Poen.
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CAPITOLO PRIMO
344 Si pensi alla procedura di dictio del dittatore da parte del console (Liv.
8.23.15; 9.38.14; 23.22.11; cfr. Fest. s.v. <Silentio surgere> [474 L.]), sulla quale,
per tutti, L. LABRUNA, Adversus plebem dictator cit. 289 s. [= Genera cit. 25 ss.];
o allauspicatio magistratuale: Gell. 3.2.8-10 (cfr. L. R. TAYLOR, Roman Voting Assemblies cit. 62 s.).
345 Cfr. infra 117 ss.
346 Si v. CIL. VI 1936 (cfr. 1859, 1860); VI 466, su cui F. CASTAGNOLI, Schola
Viatorum Triumvirum et Quattuorvirum, in Epigraphica 8 (1946) 45 ss. In particolare,
sui viatores dei tresviri, si v. C. HABICHT, s.v. Viator, in PWRE. VIII A/2 (Stuttgart
1958) 1929, 1933; U. COLI, s.v. Apparitores, in NNDI. I/1 (Torino 1957) 720 [=
Scritti di diritto romano II (Milano 1973) 949]; F. KOLB, Rom cit. 295 (v. anche 564
ss.); N. PURCELL, The Apparitores: a Study in social Mobility, in PBRS. 38 (1983) 128,
135 nt. 58, 152 ss., 172 (nr. 21). Cfr. anche E. DE RUGGIERO, s.v. Apparitor, in DE.
I cit. 522 ss.; A. H. M. JONES, The Roman civil service (clerical and sub-clerical grades), in JRS. 39 (1949) 38 ss.; M. VARVARO, Per uninterpretazione cit. 579 ss. Per
lorigine sociale di tali ausiliari cfr. G. FABRE, Libertus. Patron et affranchis Rome
(Rome 1981) 352 ss., P. HUTTENEN, The social strata in the imperial city of Rome
(Oulu 1974) 89 ss.; S.-A. FUSCO, Le strutture personali cit. 46, 52. V. anche B.
COHEN, Some neglected ordines: the apparitorial status-groups, in Des ordres
Rome dir. CL. NICOLET (Paris 1984) 49 ss.
347 Sulle scholae, in generale, si v. J.-P. WALTZING, Etude historique sur les corporations professionnelles chez les Romains depuis les origines jusqu la chute de
lEmpire doccident I (rist. an. delled. 1895-1900, Roma 1968) 215 ss. (con riferi-
83
sullAventino, una schola viatorum triumvirum et quattuorvirum 347. Probabilmente risale allinizio del principato uniscrizione 348 relativa ad uno scriba dei vigintisexviri. Forse esistevano apparitores comuni ai diversi collegi di magistrati minori
che potevano servire alluno o allaltro secondo i bisogni.
mento particolare a quella indicata nel testo: 223 nt. 1; III 261; IV 430); A. HUG, s.v.
Schola, in PWRE. IIIA (Stuttgart 1921) 619 s.
348 ILS. 1901. Cfr. N. PURCELL, The Apparitores cit. 128, 157, 171 (nr. 3).
CAPITOLO SECONDO
MANSIONI NELLAMBITO
DELLA REPRESSIONE CRIMINALE
SOMMARIO. 1. I tresviri capitales giudici criminali? 2. Attivit di controllo sociale. 3. Fondamento e limiti del potere triumvirale. 4. La funzione di polizia giudiziaria. 5. Custodia carceris. 6. Le esecuzioni capitali.
Cfr. M. GALDI, s.v. Fenestella, in EI. XIV (rist. Roma 1932) 995; F. PIs.v. Fiocchi, Andrea, in Diz. biogr. it. XLVIII (Roma 1997) 80 s.: La notoriet del F. legata allopuscolo De magistratibus sacerdotiisque Romanorum che
circol sotto il nome dello storico dellet di Tiberio Lucio Fenestella. Loperetta
ebbe una notevole fortuna: dopo leditio princeps (Venetiis, Filippo di Pietro, c.
1475; cfr. Indice gen. degli incunaboli delle Bibl. dItalia, n. 3812), ebbe almeno 6
edizioni nel secolo XV e numerosissime nel XVI ... Gi nel 1477, alla fine della sua
edizione di Terenzio, Giovanni Calfurnio indic lautore nel F., mentre nel Vat. lat.
3442, appartenuto al Poliziano, Fulvio Orsini annot sul foglio di guardia il nome
di Antonio Loschi. Il De magistratibus fu restituito al F. dalledizione di Anversa
(G. Silvio, 1561) curata da Aegidius Wijths.
2 Compilato prima del 1443, cfr. D. MAFFEI, Gli inizi dellUmanesimo giuridico
(Milano 1956) 108. Il punto che qui interessa II 5 (si v. led. Parisiis, Gueffier,
1582). Nello stesso senso F. HOTOMANI De magistratibus populi R. cit. 404 (che cita
Cic. or. 46.156, ma non va oltre nel collegamento). Per una critica a tale, arbitraria,
derivazione si v. il comm. di PH. E. HUSCHKE nella sua edizione delle Incerti auctoris magistratuum et sacerdotiorum p. R. expositiones ineditae cit. 105.
GNATTI,
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CAPITOLO SECONDO
87
Per un sunto (peraltro assolutamente parziale) delle interpretazioni umanistiche e moderne sulla presunta giurisdizione dei tresviri capitales: Magistratus
Romano-Germanus, processu historico-legalis representatus, antehac ... publicae
concertationi expositus; Postea ab Authore FRANCISCO JOSEPHO DE HERZ, in
Herzfeld, Jurium Doctore ... redactus ... mults locs auctus, et in usum Auditorum
magis illustratus Curante Filio FRANCISCO CHRISTOPHORO ... (Salisburgi 1738)
57 s.
7 Si v. ledizione a cura di M. ISLER della Rmische Geschichte di B. G. NIEBUHR III (Berlin 1874) 358 s.
8 Ad esempio da F. WALTER, Geschichte des Rmischen Rechts bis auf Justinian
I cit. 208 nt. 133, il quale sostiene che i tresviri si occupavano delle Verrichtungen
der niederen ffentlichen Polizei, ed attribuiva loro eine eigene Zuchtgewalt ber
die Knechte und geringe Leute (p. 308), cadendo forse in contraddizione (o forse
in una semplice imprecisione) quando scriveva (ibid. nt. 23) che Ihr Gericht war
bei der Mnischen Sule.
9 Come del resto anche WALTER, l.u.c.; descrive, infatti, Rmische Rechtsgeschichte II cit. 329, una Straf- und correctionelle Zuchtgewalt ber Sklaven und
geringere Leute che sembra di carattere esecutivo-amministrativo pi che giurisdizionale. Incerta mi appare la qualificazione giuridica delle polizeiliche Executionen der Triumviri capitales bei Verbrechern geringeren Standes (p. 455).
10 Rmische Rechtsgeschichte II cit. 332.
11 ... wurde mit dem Amte der Triumviri capitales verbunden. Nella stessa
pagina fa menzione (indicando le fonti di riferimento in nt. 7) di una Polizeijurisdiktion degli edili curuli.
88
CAPITOLO SECONDO
zia di classe 12. Ancora Dirksen 13 e Madvig 14, seppur in contesti isolati (e, forse, non troppo approfonditi), fecero loro lipotesi duna vera e propria giurisdizione criminale dei tresviri 15.
Certo, come si visto, non sempre agevole distinguere
con precisione unattivit giurisdizionale da una amministrativo-esecutiva, specie con riferimento ad unesperienza giuridica ed istituzionale come quella romana, alla quale sono
spesso inapplicabili, se non con il rischio di approssimazioni o
addirittura di falsificazioni, concetti ed istituti moderni.
Suggestiva 16, seppur come si visto non completamente originale 17, e molto ben ordita, la tesi di Wolfgang Kunkel sulla Polizeijustiz 18 dei tresviri capitales 19, secondo la
12 Rmische Rechtsgeschichte II cit. 323.
13 Ueber die Zeugnisse cit. 353: Wir kennen
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CAPITOLO SECONDO
vece nella nota 54 di p. 513 (riferita a p. 179, ove loggetto la competenza per
cos dire civilistica; nella 1a cit. e 2a [1961] ed., rispettivamente a p. 168 e 179, non
v menzione della competenza giurisdizionale dei tresviri, che allora Meyer evidentemente mutu da Kunkel).
20 Con riguardo a questi ultimi, cfr. O. F. ROBINSON, The criminal law cit. 17,
ove un inquadramento della repressione in termini di coercitio.
21 Per quanto riguarda i reati comuni, B. SANTALUCIA, s.v. Processo penale
(diritto romano), in ED. XXXVI (Milano 1987) 332 e nt. 96 [=Scritti cit. 174 e
nt. 96], sembra aver anche in questo punto scalfito la ricostruzione di Kunkel, adducendo dei passi plautini dai quali si desumerebbe una competenza dei comitia
(ma, su Kunkel, v. la rec. cit. di PUGLIESE p. 160 [= Scritti giuridici II cit. 580]: le
fonti esaminate si riferiscono ai processi capitali realmente svoltisi, le testimonianze
plautine, quindi, non contano, o contano molto poco). Cfr. anche G. PUGLIESE, Linee generali dellevoluzione del diritto penale pubblico durante il principato, in
ANWR. II/14 (Berlin-New York 1982) 730 nt. 14 [= Scritti giuridici scelti II cit. 661].
22 Lintera ricostruzione del processo dei IIIviri capitales (Untersuchungen
cap. XII) pare molto ipotetica e del resto il Kunkel stesso, pi che fondarla sulle
fonti, la vorrebbe dedurre, in quanto afferma che se anche le fonti fossero difettose,
occorrerebbe presupporre la situazione da lui descritta, cos G. CRIF, Sul consilium del magistrato, in SDHI. 29 (1963) 298 nt. 7, che pure riconosce a Kunkel una
realistica ed efficace considerazione dei contrasti sociali nella disamina della attivit di polizia dei tresviri, Il processo criminale presillano, in Labeo 10 (1964) 108.
Sullaffermazione di KUNKEL (Untersuchungen cit. 76) si v. pi diffusamente innanzi nel testo. A favore delle ipotesi di Kunkel, con riferimento esplicito alle funzioni dei tresviri, si espresse G. BROGGINI, Le legis actiones, in Labeo 11 (1965) 371
[=Coniectanea. Studi di diritto romano (Milano 1966) 552], sostenendo che le tesi
tradizionali, su argomenti del genere, sono altrettanto ipotetiche quanto le nuove e
non possono perci esser ritenute valide fino a prova del contrario, ma solo se
continuano ad adempiere ad una funzione euristica in modo migliore di quanto non
lo facciano le nuove.
23 Si v. le recc. di A. BECK, in Ztschr. f. Schweiz. Recht 106 (1965) 251 ss.;
J. BLEICKEN, in Gnomon 36 (1964) 696 ss.; P. A. BRUNT, in RHD. 32 (1964) 440 ss.;
J. D. CLOUD, in Latomus 23 (1964) 876 ss.; M. J. COSTELLOE, in AJPh. 86 (1965) 193
ss.; G. CRIF, Il processo criminale presillano cit. 90 ss. (cfr. ID., Alcune osservazioni
in tema di provocatio ad populum, in SDHI. 29 [1963] 288 ss.; ID., Sul consilium cit.
296 ss.; G. SACCONI, Si negat, sacramento quaerito, in SDHI. 29 cit. 310 ss.); V. L.
DA NOBREGA, in Romanitas 7 (1965) 485 ss.; M. FUHRMANN, in Gtt. Gel. Anz. 219
(1967) 81 ss.; R. HAASE, in Ztschr. f. vergl. Rechtswiss. 66 (1964) 240 ss.; G. PU-
91
GLIESE, in BIDR. 66 (1963) 153 ss. [= Scritti giuridici scelti II cit. 573
ss.]; A. N. SHER-
WIN-WHITE, in JRS. 54 (1964) 208 ss.; R. VILLERS, in REL. 41 (1963) 533 ss.
24 Cfr., di recente, W. NIPPEL, Aufruhr und Polizei cit. 33 ss., spec. 36-47; O.
F.
ROBINSON, Ancient Rome: City Planning and Administration (London 1992) 175 ss.
Su un punto particolare, di rilevante interesse ai fini di questa indagine, la presunta
funzione giurisdizionale del pretore in materia criminale, v. dello stesso KUNKEL,
Linee di una storia giuridica romana cit. 88 s.; G. DULKHEIT, F. SCHWARZ, W. WALDSTEIN, Rmische Rechtsgeschichte. Ein Studienbuch 8 (Mnchen 1988) 67. Da ultimo il problema stato risollevato ed approfondito da D. MANTOVANI, Il pretore
giudice criminale in et repubblicana, in Athenaeum 78 (1990) 19 ss.; cfr. L. GAROFALO, Il pretore giudice criminale in et repubblicana?, in SDHI. 56 (1990) 366 ss.; D.
MANTOVANI, Il pretore giudice criminale in et repubblicana: una risposta, in Athenaeum 79 (1991) 611 ss.; L. GAROFALO, Il pretore giudice criminale in et repubblicana? In margine ad una risposta, in SDHI. 57 (1991) 402 ss.; A. GUARINO, I romani,
quei criminali, in Labeo 39 (1993) 234 ss.; D. A. CENTOLA, Recenti studi di diritto
criminale romano. Spunti e prospettive di ricerca, in SDHI. 63 (1997) 4 s. Contrario
mi sembra F. DE MARTINO, Storia della costituzione I 2 cit. 432, che invece sottolinea i poteri di coercitio criminale dei consoli (v. 422 e cfr., a p. 425, un cenno,
con riferimento allordine pubblico, duna competenza propria anche dei pretori).
25 Untersuchungen cit. 38 s., 64 ss.
26 Invero (sul ruolo dei tresviri nella fase preparatoria e introduttiva dei giudizi
criminali si v. pi ampiamente infra 157 ss.), come ha notato B. SANTALUCIA, Note
sulla repressione dei reati comuni in et repubblicana, in Idee vecchie e nuove sul
92
CAPITOLO SECONDO
nominis delatio 26, atto introduttivo di un processo penale davanti ai triumviri 27.
diritto criminale romano cit. 14 [= in BIDR. 91 (1988) 217=Scritti cit. 137]: nomen
deferre ha tutta laria di essere una delle espressioni correntemente usate per indicare la segnalazione di un fatto costituente reato allautorit di polizia ... piuttosto
che lespressione tecnica che nel regime delle corti permanenti designa latto con cui
si promuove il processo. Sulla delatio nominis si v. ora V. GIUFFR, Nominis delatio e nominis receptio. in Labeo 40 (1994) 359 ss., da confrontare con B. SANTALUCIA, Cicerone e la nominis delatio, ibid. 43 (1997) 404 ss. (assai utile la nt. 24 a
p. 411 sulla terminologia delle fonti); ID., Ancora in tema di nominis delatio, ibid.
44 (1998) 462 ss. Cfr. anche la rec. a Kunkel di G. PUGLIESE (cit. in nt. 23) 166
[=Scritti giuridici scelti II cit. 589]; dello stesso SANTALUCIA, s.v. Processo penale
(dir. rom.), cit. 333 nt. 104 [= Scritti cit. 176 nt. 104] e D. MANTOVANI, Il problema
dellaccusa popolare. Dalla quaestio unilaterale alla quaestio bilaterale (Padova
1989) 22 e nt. 61.
27 La denuncia si sarebbe fondata su una norma il cui contenuto sarebbe poi
stato compreso nella lex Cornelia de sicariis di Silla (cfr. D. 48.8.1 pr. [Marcian. 14
inst.]. Lege Cornelia de sicariis et veneficis tenetur, qui hominem occiderit ... quive
hominis occidendi furtive faciendi causa cum telo ambulaverit; sul testo, brevemente,
L. DE GIOVANNI, Per uno studio delle Institutiones di Marciano, in SDHI 49 [1983]
137=Giuristi severiani. Elio Marciano [Napoli 1989] 66) che avrebbe punito gi
allinizio del II sec. a.C. chi portasse armi (cfr. W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 69
e nt. 258; ID., Quaestio cit. 48 s.; D. MANTOVANI, Il problema dorigine cit. 22 ss.).
J.-C. GENIN, Le rpression des actes de tentative en droit criminal romain (thse,
Lyon 1968) 95 ss., descrive lambulare cum telo della lex Cornelia come atto di tentativo, in una prospettiva che tenta di coordinare le risultanze delle fonti antiche
con la dogmatica penalistica moderna (cfr. anche B. BIONDI, Il diritto romano cristiano II. La giustizia-Le persone [Milano 1952] 310). Non sembra, comunque si
voglia interpretare il testo, coglierne laspetto comico (semmai liperbolico riferimento ad un coltello come ad unarma) I. L. USSING, in T. Maccii Plauti Comoediae
recensuit et enarravit I. L. U. II (Havniae 1878) 320. La situazione desumibile da
questa fonte pare per pi testimoniare unesplicazione di poteri di polizia (v. innanzi). Comunque, contro linterpretazione che nel luogo cit. si propone di telum
che fonda la detta teoria v. D. 50.16.233.2 (Gai. 1 ad l. XII Tab.) [=I. 4.18.5]. Telum volgo quidem id appellatur, quod ab arcu mittitur: sed non minus omne significatur, quod mittitur manu: ita sequitur, ut et lapis et lignum et ferrum hoc nomine
contineatur: dictumque ab eo, quod in longinquum mittitur, Graeca voce figuratum
ajpo; tou` thlou`. Et hanc significationem invenire possumus et in Graeco nomine:
nam quod nos telum appellamus, illi bevlo appellant ajpo; tou` bavllesqai. Admonet
nos Xenophon, nam ita scribit: kai; ta; bevlh oJmovse ejevreto, lovgcai toxeuvmata
sendovnai, plei`stoi de; kai; livqoi. Et id, quod ab arcu mittitur, apud Graecos quidem
proprio nomine tovxeuma vocatur, apud nos autem communi nomine telum appellatur. Cfr. E. CANTARELLA, I supplizi capitali in Grecia e a Roma (Milano 1991) 335,
423 nt. 51; D. FLACH, Die Gesetze cit. 174. Sullindividuazione del testo di Seno-
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CAPITOLO SECONDO
diem desideraretur neque in eis locis ubi ex consuetudine quaerebatur inveniretur, et Oppianicus in foro Larinatium dictitaret nuper se et suos amicos testamentum eius obsignasse, liberti Asuvi et non nulli amici, quod eo die quo postremum
Asuvius visus erat Avillium cum eo fuisse et a multis visum
esse constabat, in eum invadunt et hominem ante pedes Q.
Manli qui tum erat triumvir constituunt. Atque illic continuo
nullo teste, nullo indice recentis malefici conscientia perterritus omnia, ut a me paulo ante dicta sunt, exponit Asuviumque
a sese consilio Oppianici interfectum fatetur. 39. Extrahitur
domo latitans Oppianicus a Manlio; index Avillius ex altera
parte coram tenetur. Hic quid iam reliqua quaeritis? Manlium
plerique noratis; non ille honorem a pueritia, non studia virtutis, non ullum existimationis bonae fructum umquam cogitarat, sed ex petulanti atque improbo scurra in discordiis civitatis
ad eam columnam ad quam multorum saepe conviciis perductus erat tum suffragiis populi pervenerat. Itaque tum cum Oppianico transigit, pecuniam ab eo accipit, causam et susceptam
et tam manifestam relinquit ... 34.
Il reato, in questo ben noto caso 35, chiaramente un omicidio. Il sospettato viene condotto da liberti e amici della vit34
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CAPITOLO SECONDO
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CAPITOLO SECONDO
Sulla storicit del racconto gelliano, per tutti, con letteratura, G. DE SANStoria dei romani IV/2.1 (Firenze 1953, rist. 1973) 8 s. e nt. 23, riferimento alla
carcerazione a p. 9 nt. 25, in rapporto a Plaut. Mil. 211 s.
49 Cfr. E. FRAENKEL, s.v. Naevius, 2, in PWRE. Suppl. VI (Stuttgart 1935) 625,
ove un cenno alla presunta allegra prigionia del poeta.
50 V. infra 117 ss.
51 Inoltre, secondo la ricostruzione prospettata supra, in questepoca i tresviri
potrebbero essere ancora dei semplici ausiliari, non ancora magistrati: un potere,
formalizzato come giurisdizione criminale sul cittadino (tale era Nevio, v. infra
137 nt. 211), appare irreale.
52 Cfr. J.-U. KRAUSE, Gefngnisse cit. 19.
53 Cos si spiegherebbe anche la possibilit di appellatio ai tribuni. Poco probabile la ricostruzione, alquanto teatrale, di J.-M. DAVID, Le patronat judiciaire cit.
25 s.: Ainsi se trouvait dlimit lespace concret de lexercice de la procdure criCTIS,
99
100
CAPITOLO SECONDO
zione. Anche la reazione di Munazio, e cio lappellatio, sembra corrispondere ad un atto di coercizione magistratuale 57.
Del resto non a caso questo avvenimento , nellopera di Plinio,
strettamente collegato ad un altro caso di incarceramento 58:
Plin. 21.3.8. ... ingensque et hinc severitas. L. Fulvius argentarius bello Punico secundo cum corona rosacea interdiu
<e> pergula sua in forum prospexisse dictus ex auctoritate senatus in carcerem abductus non ante finem belli emissus est 59.
comunque F. GNOLI, Sen. benef. 7.7.1-4, in SDHI. 40 (1974) 401 ss. ove letteratura
sul furto di res sacrae e, in generale sul sacrilegium, ID. Rem privatam de sacro surripere (Contributo allo studio della repressione del sacrilegium in diritto romano),
ibid. 151 ss.; cfr. anche ID., D. 48,13,13. Nota esegetica sulla tutela delle res sanctae,
in Studi in onore di C. Grassetti II (Milano 1980) 905 ss. Sulle origini della tutela
delle cose sacre e pubbliche in relazione alla perdita di religiosit postannibalica,
anche in riferimento al caso in questione, si v. C. BUSACCA, Riflessioni sullinterdetto
ne quid in loco sacro fiat, in Atti Acc. Peloritana dei Pericolanti (1977) 7 ss. Interessante come la statua sia stata al centro dunaltra storia di corone: Giulia, figlia di
Augusto, nelle sue scorribande notturne, incoron exemplum licentiae ripreso dal
padre proprio il Marsia, presso il quale aveva quotidiani, licenziosi (cfr. Sen. phil.
ben. 6.32.1) intrattenimenti: ... Apud nos exemplum licentiae huius non est aliud
quam filia divi Augusti, cuius luxuria noctibus coronatum Marsyam litterae illius dei
gemunt (cos Plin. n. h. 21.6.9 = Epist. frg. 48 Malcovati, in Imperatoris Caesaris
Augusti Operum fragmenta 5 [Torino 1969] 27). Il fatto che non solo privare la
statua di una corona, ma anche apporne una fosse considerato riprovevole, se non
delittuoso (cfr. il passo di Seneca cit.), pu servire ad inquadrare il caso di Publio
Munazio nellambito della repressione delle offese portate alla pubblica morale.
57 Cfr. F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 353 ss. (v. anche 363);
IV/1 cit. 512.
58 Plinio sta sottolineando la severitas romana con riferimento alluso di corone, che contrappone ai licenziosi costumi greci: 21.3.9. ... aliter quam Athenis, ubi
comissabundi iuvenes ante meridiem conventus sapientium quoque doctrinae frequentabant ... Interessante dal punto di vista della storia della cultura quanto nel de
corona scriver lapologeta Tertulliano circa 130 anni dopo (post 207), mettendo in
relazione la severitas cristiana, che non ammette luso di tali simboli, uso proprio,
invece, dei pagani (greci, ma questa volta anche, e soprattutto, romani).
59 Non dato sapere se Fulvio avesse qualche diritto a portare la corona (cfr.
XII tab. 10.7: Plin. n.h. 21.3.7; Cic. de leg. 2.24.60).
60 I due casi potrebbero anche pi latamente riferirsi alla competenza senatoria
di controllo sulle manifestazioni di culto e sulle eventuali devianze di queste. In
101
102
CAPITOLO SECONDO
Kunkel 63, quando contesta il troppo schematico e rigido inquadramento mommseniano nelle categorie sistematiche di
Prventivhaft o di provisorische Notmassregeln 64, ma ci
non consente di qualificarli come applicazione di una giurisdizione criminale.
Pi articolata e interessante dal punto di vista giuridico la
vicenda del centurione Caio Cornelio, tramandataci da
Val. Max. 6.1.10. ... C. Pescennius IIIvir capitalis C. 65 Cornelium fortissimae militiae stipendia emeritum virtutisque nomine quater honore primi pili ab imperatoribus donatum,
quod cum ingenuo adulescentulo stupri commercium habuisset, publicis vinculis oneravit. A quo appellati tribuni, cum de
stupro nihil negaret, sed sponsionem se facere paratum diceret,
103
quod adulescens ille palam atque aperte corpore quaestum factitasset, intercessionem suam interponere noluerunt. Itaque
Cornelius in carcere mori coactus est: non putarunt enim tribuni pl. rem publicam nostram cum fortibus viris pacisci oportere, ut externis periculis domesticas delicias emerent 66.
Anche questo caso sembra essersi svolto senza una pronunzia giurisdizionale. Un tresvir capitalis conduce in vincula
publica (verisimilmente nel carcer 67) un tal Caio Cornelio
che, centurione, sera pi volte distinto in operazioni militari per aver avuto commercio carnale con un adolescente
ingenuo 68. Il centurione si appella ai tribuni 69, ammettendo lo
stuprum 70, ma dicendosi pronto ad una sponsio 71 per accertare
67 Vincula publica termine tecnico per indicare la carcerazione in una prigione
di Stato, v. W. EISENHUT, Die rmische Gefngnisstrafe, in ANWR. I/2 (Berlin-New
York 1972) 272 e cfr. F. LBKER, s.v. Vincula , in Lessico ragionato dellantichit
classica (tr. it. Roma 1898, rist. Bologna 1989) 1298; TH. MAYER-MALY, s.v. Carcer
, in Kl.Pauly I (rist. Mnchen 1979 delled. 1964) 1053 s., con bibliografia. Da ultimi:
A. LOVATO, Il carcere nel diritto penale romano dai Severi a Giustiniano (Bari 1994)
19 ss. spec. 21, 101 s., con le rec. di A. VLKL, in ZSS. 114 (1997) 612, R. KNTEL,
in Iura 45 (1994) 163 ss. e J.-U. KRAUSE, Gefngnisse cit. 18.
68 Sul rapporto tra stuprum e iniuria v. per tutti G. PUGLIESE, Studi sulliniuria
I (Milano 1941) 35 s. Cfr. G. RIZZELLI, Lex Iulia de adulteriis. Studi sulla disciplina di
adulterium, lenocinium, stuprum (Lecce 1997) 171 ss.
69 Si v. G. NOCERA, Le garanzie costituzionali durante la repubblica, in Annali
della Facolt giuridica Univ. Camerino 12/2 [In mem. di G. Enriques] (1938) 44;
L. THOMMEN, Das Volkstribunat der spten Republik (Stuttgart 1989) 235 ss.
70 Sui rapporti omosessuali tra ingenui, anche in relazione alla lex Scantinia, si
v., di recente, E. CANTARELLA, Secondo natura. La bisessualit nel mondo antico 2
(Roma 1992) 138 ss.; cfr. C. MASI DORIA, Civitas operae obsequium. Tre studi sulla
condizione giuridica dei liberti (Napoli 1993) 50 s., con ulteriore bibliografia in nt. 9.
Un riferimento al testo in questione si trova in D. DALLA, Ubi Venus mutatur.
Omosessualit e diritto nel mondo romano (Milano 1987) 73 ss.
71 Potrebbe trattarsi, forse, del misterioso procedimento denominato sponsio
in probrum (cfr. Liv. 40.46.14; Cic. pro Quinct. 13.46; Val. Max. 2.9.3; Plut. Cat. 17.8;
Flam. 19.3 s.; Lex Irn. 84), su cui si v., da ultima, F. LAMBERTI, Tabulae Irnitanae.
Municipalit e ius Romanorum (Napoli 1993) 159 ss. Accettando le pi recenti
ipotesi, che sostengono lequivalenza della cd. sponsio in probrum con la sponsio
conclusa a seguito di provocatio sponsione su di un fatto concernente lonorabilit
di una persona (cos M. DE BERNARDI, Lex Irnitana LXXXIV-LXXXV-LXXXIX: nuovi
spunti per una riflessione sulla sponsio nel processo romano, in Testimonium amici-
104
CAPITOLO SECONDO
il fatto che il giovane fosse un ragazzo di vita che faceva solitamente (si noti luso delliterativo: factitasset) uso non casto del proprio corpo. Almeno tre punti di questo racconto
sembrano essere di ostacolo alla tesi di Kunkel (a voler tacere
che anche qui manca una espressa rappresentazione del momento giurisdizionale). Primo: lappello ai tribuni 72 la tipica
reazione allatto di arbitrio magistratuale 73, ed significativo
che proprio davanti ai tribuni Cornelio accusi il giovane e si
dica pronto alla sponsio: se precedentemente vi fosse stato un
pur sommario processo, questo sarebbe stato il momento in
cui il centurione avrebbe dovuto far sentire le sue ragioni e
proporre la sponsio. Secondo: proprio per Kunkel 74 la confestiae [Milano 1992] 131, cfr. R. DOMINGO, Sponsio in probrum, in SDHI. 55 [1989]
422), la proposta di Cornelio si pu interpretare in due sensi: il centurione pronto
a spondere sul comportamento poco onorevole delladolescente, e ci avrebbe potuto evidentemente scagionarlo, ovvero data la particolare attitudine di questultimo a certi commerci sulla propria, sostanziale, onorabilit. Se veramente si tratt
di un tal tipo di procedimento, siamo in possesso di un seppur lieve strumento di
datazione: secondo Albanese (che ne fece oggetto duna lezione del Corso di dottorato di ricerca, a Palermo il 28 maggio 1993), la sponsio in probrum fu utilizzata a
partire dalla seconda met del II sec. a.C.: v. ora La sponsio processuale sulla qualifica di vir bonus, in SDHI. 60 (1994) 135 ss. Cfr. J. CROOK, Sponsione provocare: its
place in Roman Litigation, in JRS. 66 (1976) 132 ss.
72 Latteggiamento dei tribuni potrebbe richiamare alla mente il brocardo
nemo auditur propriam turpitudinem allegans, ma il principio rimonta (almeno nella
sua formulazione nei detti termini) ai legisti, che trovarono spunto in alcune costituzioni del Codice giustinianeo (v. C. 7.8.5 [Al. Sev.]; 8.55.4 [Dioclet.]), per tutti: F.
STURM, Aperu sur lorigine du brocard nemo auditur propriam turpitudinem allegans, in Mm. de la Soc. pour lHistoire du droit et des institutions des anciens pays
bourguignons, comtois et romands 30 (1970-71) 19 ss.
73 Si v. G. NICCOLINI, Il tibunato della plebe (Milano 1932) 112 e cfr., in generale, F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I cit. 354.
74 Quaestio cit. 75, 93; Die Funktion des Konsiliums in der magistratischen
Strafjustiz und im Kaisergericht, ora in Kleine Schriften cit. 153 nt. 7, 197 s.; Prinzipien cit. 19 ss.; Consilium, Consistorium, ora in Kleine Schriften cit. 417; ber die
Entstehung des Senatsgerichts, ora in Kleine Schriften cit. 273 ss., 299. Cfr., da ultimo, J. A. CROOK, Was there a Doctrine of Manifest Guilt in the Roman criminal
Law?, in Proc. Cambr. Philol. Soc. 213 (1987) 38 ss. Sulla questione, v. infra 154 ss.
75 Secondo la fonte, Cornelio avrebbe ammesso lo stupro davanti ai tribuni,
ma ragionevole pensare che non lo avesse mai negato (forse addirittura fu colto
sul fatto, o la cosa era notoria, e cos si spiega lintervento magistratuale).
105
106
CAPITOLO SECONDO
Ps. Asc. 201 St. ... velut fures et servos nequam, qui apud
triumviros capitales ad columnam Maeniam puniri solent.
Punire kann hier wohl nur die Verhngung, nicht etwa
den Vollzug der Strafe bezeichnen, weil dieser schwerlich gerade an der Gerichtssttte des Magistrats erfolgte. La sicurezza espressa da Kunkel su questo punto pare gi esser stata
scardinata da Santalucia con attente osservazioni sul valore di
punire 78. Inoltre bisogna tener conto della scarsa tecnicit e
dellimprecisione generale di questa fonte 79.
Analizziamo ora quello che forse il caso pi complicato,
e che per essere lunico in cui effettivamente compare la menzione di una pronunzia giurisdizionale (seppur non esplicitamente attribuita ai tresviri) in un processo penale, potrebbe
sostenere la tesi kunkeliana.
Val. Max. 8.4.2. Contra P. Atinii 80 servus Alexander, cum
in suspicionem C. Flavii equitis Romani occisi venisset, sexies
tortus pernegavit ei se culpae adfinem fuisse, sed perinde atque
confessus esset et a iudicibus damnatus et a L. Calpurnio
triumviro in crucem actus est 81.
Questi i dati certi: un servo sospettato dellomicidio di un
tersi dubitare che lo scoliaste di Cicerone si riferisca a misure inflitte in via di coercizione e non a titolo di pena. Le fonti citate esemplificativamente da Santalucia
per giustificare questa sua interpretazione di punire sono Liv. 3.55.14 e Cic. de off.
1.88.
79 Sulla punibilit di fures e servi v. infra.
80 Cfr. lapparato critico delled. Kempf (1854) cit. 615.
81 Anche con riferimento a questo testo di Valerio Massimo si v. lepitome di
Giulio Paride (8.4.2), infra in nt. 83.
82 Dal participio tortus non pare potersi desumere il tipo di tortura, cfr. AE.
FORCELLINI ET AL., s.v. torqueo, in Lexicon totius latinitatis IV (Patavii 1940, rist.
1965) 752. Su definizione ed esecuzione della tortura nel mondo romano si v. ora
R. FASANO, La torture judiciaire en droit romain (Thse, Neuchatel 1997) spec. 92 ss.
83 Il particolare ricordato anche dallepitomatore di Valerio Massimo, Giulio
107
Paride, 8.4.2. P. Atinii servus Alexander, cum in suspicionem C. Flavii equitis Romani
occisi venisset, sexies est tortus.
84 Questa ultima notizia pare non troppo precisa, ma forse adatta al pathos
crescente nellultima parte del testo: i tresviri (cfr. infra 164 ss.) non mettevano
direttamente a morte i soggetti degli strati sociali pi bassi, bens ne controllavano
lesecuzione, materialmente effettuata dal carnufex.
85 W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 74.
86 Invero in tutta la rubrica de quaestionibus dei Facta et dicta di Valerio Massimo (8.4) ricorrono personaggi ricordati con molta precisione, forse perch lo
scrittore si avvalse di una buona fonte, o ancora perch i fatti raccontati questa
precisione la esigevano.
87 Untersuchungen cit. 74.
88 In generale si v. W. KUNKEL, Linee cit. 89; cfr. anche i luoghi indicati infra in
nt. 95 sul consilium dei tresviri. Contra F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 I
cit. 419.
89 Untersuchungen cit. 74.
90 Untersuchungen cit. 74 nt. 285.
91 Naturalmente, invece, si restituivano gli schiavi ad supplicium sumendum,
108
CAPITOLO SECONDO
109
guire materialmente la condanna, si potesse, per motivi particolari, lasciar morire il colpevole in carcere, come testimoniato per altre volte ed ancora da Valerio Massimo 93. Il caso
dello schiavo Alessandro potrebbe mostrare la competenza
non del presunto tribunale triumvirale, ma di una quaestio (de
sicariis?) presieduta da un pretore, e comunque alla fine il potere di giustiziare era rimesso ai tresviri, che potevano scegliere
la meno cruenta forma dei vincula perpetua 94. Se tutto ci
come pare verisimile, privo di qualsiasi valore tutto
quanto Kunkel sostiene per negare che Val. Max. 8.4.2 tratti di
un giudizio tenuto davanti ad una quaestio (il ragionamento di
Kunkel lo ricordiamo cos strutturato: menzionato il
nome del tresvir, questo perch sua la responsabilit dellesecuzione, che pu essere tale solo in quanto il processo si
svolto davanti al suo tribunale). Torniamo per un momento al
tribunale triumvirale. Al consilium dei tresviri spettava, secondo una prassi comune, il verdetto di colpevolezza in ogni
questione capitale 95. Adesso, a parte lincertezza di questa
illazione 96 soprattutto con riguardo ai magistrati titolari di
pena, la prova cio dellavvenuta esecuzione, come nel caso di reati politici o di
quelli a pi alta risonanza sociale.
95 W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 74, cfr. 58 s., 79 ss.; ID. Quaestio cit. 75,
93; Die Funktion des Konsiliums cit. 153 nt. 7, 197 s.; ber die Entstehung cit. 273 ss.,
299; Consilium cit. 417; Linee cit. 89, 94.
96 Si v., per tutti, G. CRIF, Sul consilium cit. 296 ss., spec. 306 ss.; E.
SCHNBAUER, Studien zum rmischen Strafrecht und Strafverfahren, in Anzeigen
der phil.-hist. Kl. der sterr. Ak. der Wiss. (1965) 251 ss., spec. 277 ss.; J. VON UNGERN-STERNBERG, Untersuchungen zum sptrepublicanischen Notstandsrecht.
Senatusconsultum ultimum und hostis-Erklrung (Mnchen 1970) 36 nt. 57; cfr. C.
VENTURINI, Quaestiones non permanenti: problemi di definizione e di tipologia, in
Idee vecchie e nuove cit. 90 e nt. 19; D. MANTOVANI, Il problema dorigine cit. 53
nt. 134, 207, 237.
97 Si v., con riferimento allimperium militiae del console, F. DE MARTINO, Storia della costituzione romana 2 I cit. 419.
98 ... stava in suo potere (scil. del triumviro) se giustiziare il condannato o
lasciargli salva la vita, cos W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 74.
99 Cfr. led. di KEMPF (1854) cit. 615.
100 Iul. Par. 8.4.1. M. Agrii argentarii servus Alexander A. Fanii servum insimula-
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112
CAPITOLO SECONDO
tercessione tribunizia, che poteva essere sollecitata (causa cognita) dai soli cittadini
romani. Nevio fu salvato dal carcere si visto proprio dai tribuni e, per Kunkel
(ma non per chi scrive, v. infra 137 nt. 211), il poeta non era un civis Romanus:
Untersuchungen cit. 72.
107 W. KUNKEL, Prinzipien cit. 118. Cfr. anche A. WACKE, Audiatur et altera
pars. Zum rechtlichen Gehr im rmischen Zivil- und Strafprozess, in Ars boni et aequi. Fs. Waldstein (Stuttgart 1993) 387, 398 s.
108 Dopo aver preposto, durante le guerre civili, Cilnio Mecenate apud Romam
atque Italiam: ann. 6.11.2.
109 Ma unter Augustus beginnt ein neues Kapitel della storia della prefettura
urbana, cos KOESTERMANN, Kommentar II (Heidelberg 1965) 266.
113
114
CAPITOLO SECONDO
115
zioni di polizia repubblicane 113 (non dimentichiamo che accanto al prefetto di citt vennero creati altri organismi polizieschi, basti pensare alla prefettura dei vigili 114). A questo proposito rileviamo ancora una contraddizione nella ricostruzione di
Kunkel: dapprima, per giustificare la mentalit del regime
aristocratico 115 della Roma repubblicana, che consentiva una
giustizia di classe contro le personae viles, dice che solo dei
magistrati inferiori, i quali non potevano aspirare ad onori o
popolarit, si potevano occupare di un carico di lavoro s gravoso, connotato da una brutalit addirittura disgustosa. Poi,
per, tessendo le lodi della giustizia dei praefecti urbi, compara
i compiti di quei magistrati minori con quelli di una prestigiosa carica senatoria. Forse il prefetto della citt sostitu in
qualche modo i tresviri, o forse, meglio, avoc a s le loro competenze al livello della decisione. Se vero, come pare 116, che
la sfera di repressione propria del praefectus urbi fino al II secolo fu sostanzialmente limitata, pu ipotizzarsi che i poteri di
polizia spiccia dei tresviri fossero sottoposti, con listaurazione
della nuova carica, ad una sorta di controllo che costituiva,
per, comunque una reazione autoritaria al di fuori dello
schema giurisdizionale.
Una breve osservazione sul concetto stesso di giurisdizione di polizia. Un potere di giudicare affidato a funzionari
inferiori su reati commessi da soggetti di ceto vile di sicuro
immaginabile dal punto di vista teorico, per comprensibili esiII/2. I principi e il mondo, dir. A. SCHIAVONE (Torino 1991) 73 ss.; E. LO CASCIO, Le
tecniche dellamministrazione, ibid. 125 ss.
115 Untersuchungen cit. 77.
116 Da ultimo: D. MANTOVANI, Sulla competenza penale del praefectus urbi
cit. 171 ss., spec. 185.
117 Si pensi, per esempio, ai giudici di pace dellesperienza giuridica angloamericana. Questi, pur avendo funzioni di indagine e raccolta delle prove, compiti
affidati negli ordinamenti continentali quasi esclusivamente alla polizia giudiziaria,
giudicavano, riuniti in collegi, su reati minori. Sul punto M. R. DAMAS]KA, I volti
della giustizia e del potere. Analisi comparatistica del processo (tr. it. Bologna 1991)
374 ss. e cfr. 113. Per un parallelo fra i tresviri ed i giudici di pace anglosassoni: A.
LINTOTT, Violence cit. 102.
116
CAPITOLO SECONDO
118
D. 1.15.3.1 (Paul. l. sg. off. praef. vig.). Cognoscit praefectus vigilum de incendiariis effractoribus furibus raptoribus receptatoribus, nisi si qua tam atrox tamque
famosa persona sit, ut praefecto urbi remittatur ...
119 Cfr. D. MANTOVANI, Sulla competenza penale del praefectus urbi cit.
171 ss. Si v. anche V. MAROTTA, Multa de iure sanxit. Aspetti della politica del diritto
di Antonino Pio (Milano 1988) 212 s. (ove anche considerazioni sulla tesi di KUNKEL, ribadite in ID., Ineptiae Antoninianae, in Ostraka 3/1 [1994] 211 s., in replica
alla rec. di M. TALAMANCA, in BIDR. 92-93 [1989-1990] 817).
120 D. MANTOVANI, Sulla competenza penale del praefectus urbi cit. 185: Si
tratta di interventi repressivi di illeciti in cui sono coinvolti individui appartenenti
agli strati pi umili della popolazione, non solo come autori, ma anche come testimoni se non come vittime.
121 Val. Max. 8.4.2.
122 Cosa che evidentemente si verific: solo a seguito di indagini si pu selezionare una rosa di indiziati, per mero caso qui ci troviamo di fronte ad uno schiavo.
123 Su cui, da ultimo, R. SABLAYROLLES, Libertinus miles cit. 103 ss., con bibliografia. La pena di morte inflitta per ordine del praefectus vigilum attestata solo nei
confronti di schiavi: D. 12.4.15 (Pomp. 22 ad Sab.).
117
171 ss.
118
CAPITOLO SECONDO
nella cd. tuitio urbis 128. Una parte della pi moderna storiografia ha per problematizzato il concetto stesso di polizia 129 in
Berl. Ak. (1891) 847 [=Kleine Schriften (Berlin 1913) 578]; N. E. POLITIS, Les triumvirs capitaux cit. 52 ss.; W. E. HEITLAND, The Roman Republic I (Cambridge 1923)
133 nt. 1; III (Cambridge 1923) 362; E. COSTA, Storia del diritto romano pubblico 2
cit. 167; H. STRASBURGER, s.v. Triumviri cit. 518; H. SIBER, Rmische Verfassungsrecht cit. 202; F. LA ROSA, Note cit. 233; E. ECHOLS, The Roman City Police:
Origin and Development, in CJ. 53 (1958) 377; W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 71;
ID., Staatsordnung II cit. 533 s.; ER. MEYER, Rmischer Staat cit. 179; G. PUGLIESE,
Il processo civile romano I cit. 211; ID., rec. a W. KUNKEL, o.u.c. cit. 166 [= Scritti
giuridici scelti II cit. 589]; F. F. ABBOT, A History and Description 3 cit. 210, 402;
A. W. LINTOTT, Violence cit. 102; F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 II cit.
259 s.; H. VRETSKA, s.v. Tresviri, in Kl.Pauly V (rist. Mnchen 1979 delled. 1975)
938; CL. NICOLET, Rome et la conqute du monde mditerranen 264-27 avant J.-C.
I. Les structures de lItalie romaine 2 (Paris 1979) tableau iii; H. H. SCULLARD, Storia
del mondo romano I (tr. it. delled. London 1980, Milano 1983, rist. 1992) 160; S.-A.
FUSCO, Le strutture personali cit. 53; G. PURPURA, s.v. Polizia (dir. rom.) cit. 103; E.
VOLTERRA, Istituzioni di diritto romano (Roma 1985) 201; A. BURDESE, Manuale di
diritto pubblico romano 3 (Torino 1987) 72; B. SANTALUCIA, Diritto e processo 2 cit.
93; ID., Note cit. 8 s. [= in BIDR. 91 cit. 211 s. = Scritti cit. 131 s.]; F. CASSOLA, L.
LABRUNA, Linee 3 cit. 134; IDD., Gli edili, i questori, i cd. vigintisexviri cit. 175 s.; V.
GIUFFR, La repressione criminale cit. 44; A. GUARINO, Storia del diritto romano 11
cit. 232; O. ROBINSON, The criminal law cit. 1; J. PLESCIA, The Bill of Rights and Roman Law (Bethesda 1995) 8; J.-U. KRAUSE, Gefngnisse cit. 16. Cfr. E. BADIAN, s.v.
Police, in OD. 2 cit. 851 [=Dizionario cit. 1686 s.]. Di recente ha descritto i tresviri
come espressione di una politica sanitaria S. FARO, La libertas ex divi Claudii
edicto. Schiavit e valori morali nel I secolo d.C. (Catania 1996) 92 nt. 212. Invero
dalle fonti tale ultima competenza non emerge direttamente, anche se certo che a
Roma vi fossero norme (in senso lato) riferite a misure digiene e di prevenzione
dincendio (anche se non necessariamente allo stesso tempo), come pu inferirsi
dal Sc. de Pago Montano (FIRA. I 2 nr. 39, 272 s.) e dalledictum praetoris de Campo
Esquilino (FIRA. I 2 nr. 53, 306 s.).
129 Per la sistemazione dogmatica generale del rapporto coercitio/polizia si v.
C. FERRINI, Diritto penale romano. Esposizione storica e dottrinale (Milano 1902,
rist. Roma 1976) 24, su cui G. BASSANELLI SOMMARIVA, Proposta per un nuovo
metodo di ricerca nel diritto criminale, in BIDR. 89 (1986) 331 e nt. 19. Cfr. anche
P. DE FRANCISCI, Storia del diritto romano I (Roma 1931) 294; ID., Sintesi storica cit.
(Roma 1962) 133; S.-A. FUSCO, Le strutture personali cit. 46.
130 La scienza giuridica, soprattutto tedesca (cfr. M. SBRICCOLI, s.v. Polizia
(dir. interm.), in ED. XXXIV cit. 118), ha infatti, a partire dal 600, incominciato ad
allargare il campo di utilizzazione del termine polizia, che arriva a dimensioni
semantiche prima inimmaginabili con la cd. scienza della polizia (Polizeiwissenschaft) del 700 (cfr. lo stesso concetto di Polizeistaat, stato di polizia). Lo svolgimento e lespansione della nozione continua nell 800, con laffiancamento-sovrap-
119
riferimento alla esperienza della repubblica romana, pervenendo allinutilizzabilit del termine, cos come modernamente
inteso, perch importa una stratificazione di significati inapplicabili alle societ premoderne 130. La scienza romanistica, pur
notata uninsufficienza quantitativa dellapparato romano di
polizia 131, aveva, nella costruzione schematica di un diritto
pubblico romano, sfruttando i risultati della sistemazione
della scienza amministrativa, compreso i tresviri tra quei funzionari incaricati a provvedere a Ruhe und Ordnung in der
Stadt, incarico tipico del Sicherheitsdienst 132.
In uno studio recente, Wilfried Nippel 133 ha cercato di diposizione della polizia di assistenza (Wohlfahrtspolizei) alla polizia di sicurezza
(Sicherheitspolizei) e con la determinazione di un concetto materiale di polizia
(intervento nei casi di pericolo interno per la comunit e/o per i singoli consociati)
ed uno formale (autorit istituzionalmente preposte a tale intervento). Sul punto
G. CONTI, s.v. Polizia, in NNDI. XIII (Torino 1966) 176; G. CORSO, Lordine pubblico (Bologna 1979) 170 ss.; H. MAIER, s.v. Polizei, in Handwrterbuch zur
deutschen Rechtsgeschichte (hrsg. v. A. ERLER und E. KAUFMANN) III (Berlin
1984) 1800 ss.; A. CHIAPPETTI, s.v. Polizia (dir. pubbl.), in ED. XXXIV cit. 120 ss.
Si v. anche M. STOLLEIS (Hrsg.), Policey im Europa der Frhen Neuzeit (Frankfurt a.
M. 1996). In particolare sulla Verwissenschaftlung di Policey e sul Polizeirecht: M. STOLLEIS, Geschichte des ffentlichen Rechts in Deutschland I. Reichspublizistik und Policeywissenschaft 1600-1800 (Mnchen 1988) 366 ss.
131 Quello che nella nota precedente si indicato come concetto formale.
132 Si v. TH. MOMMSEN, Rmische Staatsrecht II 3 cit. 597. Per notazioni sui
funzionari preposti alla sicurezza pubblica nel principato e dominato, si v. con
copia di ulteriore bibliografia la sintesi di G. PURPURA, s.v. Polizia (dir. rom.) cit.
104 ss. e, di recente, W. NIPPEL, Public Order cit. 85 ss.; A. PIKULSKA-ROBASZKIEWICZ, La securit publique Rome sous les empereurs, in Le droit romain et le
monde contemporain. Mlanges la mmoire de Henryk Kupiszewski (Varsovie
1996) 231 ss.
133 Aufruhr und Polizei cit. passim (le idee, poi ampliate nel libro appena citato,
erano gi state sommariamente espresse in Policing Rome, in JRS. 74 [1984] 20 ss.).
Sul saggio di Nippel, ispirato da CHR. MEIER, Res publica amissa. Eine Studie zu
Verfassung und Geschichte der spten rmischen Republik (1980, 1997) xix, 37, 111,
157 ss (cfr. 11 nt. 46; ID., rec. di A. W. LINTOTT, Violence cit., in Hist. Z. 213 [1971]
395 ss.), si v. le recc. di R. COMBES, in Latomus 49 (1990) 697 ss.; D. KIENAST, in
Bonn. Jahrb. 190 (1990) 636 ss.; A. MARCONE, in Ath. (1990) 580 s.; J. ZLINSZKY, in
ZSS. 107 (1990) 476 ss.; J. W. RICH, in JRS. 81 (1991) 193 ss.; L. SCHUMACHER, in
Gnomon 64 (1992) 71 ss. e cfr. la segn. di C. CASCIONE, in Index 19 (1991) 609 s.;
ID., Verberabilissime cit. 474, per una critica generale allimpostazione di Nippel;
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CAPITOLO SECONDO
ma cfr. S.-A. FUSCO, Insolentia parendi cit. 318 nt. 54. Di recente lo studioso tedesco ha confermato le sue persuasioni in Public Order cit., su cui si cfr. la rec. di N.
RAMPAZZO, Ordine pubblico, coercitio e lotta politica nella Roma repubblicana, in
Index 25 (1997) 491 ss. Pare accettare lipotesi di Nippel F. KOLB, Rom cit. 294 s.
134 Cfr. L. LABRUNA, Iuri maxime ... adversaria. La violenza tra repressione
privata e persecuzione pubblica nei conflitti politici della tarda repubblica, ora in ID.,
Genera cit. 7 s., che, per, sembra attribuire a Nippel lidea che i tresviri costituissero una polizia come istituzione.
135 W. NIPPEL, Aufruhr und Polizei cit. 34.
136 W. NIPPEL, Aufruhr und Polizei cit. 35, la citazione tra virgolette tratta da
W. EDER, Servitus publica cit. 83.
137 Cfr. quanto NIPPEL, Aufruhr und Polizei cit. sostiene a p. 35.
138 Ampiamente sulla vicenda, inquadrata, appunto, come momento di rottura
degli equilibri anche politici della civitas, L. LABRUNA, Vim fieri veto. Alle radici di
una ideologia (Napoli 1971) 69 ss.; ID., Tutela del possesso fondiario e ideologia
repressiva della violenza nella Roma repubblicana 2 (Napoli 1986) 29 ss.
139 Gi nel 428 a.C., secondo Livio, il senato aveva commesso agli edili ut animadverterent (Liv. 4.30.7 ss., spec. 11), cfr. E. DE RUGGIERO, Il consolato cit. 723; in
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servatae iussique circumire eas minores magistratus, et triumviri carceris lautumiarum intentiorem custodiam habere iussi,
18. et circa nomen Latinum a praetore litterae missae, ut et
obsides in privato servarentur neque in publicum prodeundi
facultas daretur, et captivi ne minus decem pondo compedibus
vincti in nulla alia quam in carceris publici custodia essent.
Con riferimento alla questione dei Baccanali 143, dalle fonti
emerge leccezionalit della situazione: di qui il mandato ai
tresviri 144 di disporre una speciale sorveglianza notturna:
Liv. 39.14.10. Triumviris capitalibus mandatum est, ut vigilias disponerent per urbem servarentque ne qui nocturni coetus fierent, utique ab incendiis caveretur adiutores triumviris
quinqueviri uls cis Tiberim suae quisque regionis aedificiis
praeessent.
Interessante qui (come nel passo precedente) lo snodarsi
del potere pubblico 145. La forma del comando appare essere
quella del mandato, anche terminologicamente richiamata 146.
145
Sullattivit di controllo a matrice politica: J. LE GALL, Tumultus et vigiliae: la Garde nationale de la Rpublique romaine, in Mlanges Labrousse
(n special de Pallas, Toulouse 1986) 41 ss. e cfr. J. PAILLER, Bacchanalia cit. 263 s.
146 Assai scarso linteresse della storiografia per il mandato nellesperienza
giuspubblicistica della repubblica romana. Cfr., per un primo orientamento, B. BRISSONII De formulis et solennibus populi Romani verbis libri VIII ex rec. F. C. CONRADI
... (Francofurti et Lipsiae 1754) 201 ss.; H. KRELLER, s.v. Mandatum, in PWRE.
XIV/1 (Stuttgart 1928) 1022 ss.; F. DE MARINI AVONZO, Il senato romano nella repressione penale. Appunti (Torino 1977) 62 ss. (per un cenno). V. MAROTTA, Mandata principum (Torino 1991) 87 ss., si naturalmente limitato a qualche breve annotazione, relativa per soprattutto alle disposizioni impartite dal senato ai
promagistrati inviati nelle province. Una pi approfondita trattazione fa presagire il
titolo di L. WINKEL, Mandatum im rmischen ffentlichen Recht?, in D. NRR, SH.
NISHIMURA, Mandatum und Verwandtes. Beitrge zum rmischen und modernen
Recht (Berlin-Heidelberg-New York 1993) 53 ss., che invero tratta brevemente del
solo mandatum iurisdictionis e del mandato nella prassi del diritto internazionale e
del diritto penale pubblico (cfr. G. CRIF, S.-A. FUSCO, Sul primo Simposio romanistico internazionale giapponese: Fukuoka 1991, in Index 20 [1992] 400), non utilizzando fonti come quelle riportate nel testo, che sembrano poter essere utili ad una
pi precisa sistemazione dellargomento. In particolare sembra rilevante il tecnicismo terminologico, che ricorre non solo, come pi evidente, nel mandatum est di
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CAPITOLO SECONDO
Liv. 39.14.10, ma anche cfr. H. HEUMANN, E. SECKEL, s.v. Negotium, in Handlexicon zu den Quellen des rmischen Rechts 11 (Graz 1971) cit. 365, riferimenti: D.
3.4.6.1 (Paul. 9 ad ed.); 42.5.8.4 (Ulp. 61 ad ed.) nel negotium dare di Liv. 25.1.11.
147 Il problema cit. 20 e ntt. 53, 55.
148 Che risale almeno a M. VOIGT, Die XII Tafeln. Geschichte und System des
Civil- und Criminal- Rechtes wie Processes der XII Tafeln nebst deren Fragmenten II.
Das Civil und Criminalrecht der XII Tafeln (Leipzig 1883) 793, cfr. D. MANTOVANI, Il
problema cit. 20 nt. 53.
149 8.26. Si v. ora D. FLACH, Die Gesetze cit. 184, con indicazione delle fonti.
150 Si v. A. VON PREMERSTEIN, Stadtrmische und municipale quinqueviri cit.
236 s.; J. PAILLER, Bacchanalia cit. 263 s.; R. SABLAYROLLES, Libertinus miles cit.
spec. 16 ss.
151 Cfr. supra 24, a proposito di D. 1.2.2.31 (Pomp. l. s. ench.).
152 Questo un tipico caso in cui la fonte pare corrispondere perfettamente
alla tesi di W. NIPPEL, Aufruhr und Polizei cit.
153 Sallustio sta riportando una serie di provvedimenti presi dal senato.
154 Sul rapporto tra il testo di Cicerone e quello di Sallustio si v., per tutti,
L. PARETI, in Cicerone, La prima Catilinaria con introduzione e note di L. P. (rist.
Firenze 1969) 6 ss. (introduzione), 27 ss. (note).
155 Cfr. W. NIPPEL, Aufruhr und Polizei cit. 59 ss.
156 Sul rapporto tra urbs e civitas, che appare nel testo di Sallustio, v., per tutti,
T. SPAGNUOLO VIGORITA, Citt e impero cit. 1 ss.
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Cluent. 13.38-39; Val. Max. 6.1.10; Sen. rhet. contr. 7.1(16).22; Plin. n. h. 21.3.8; Gell.
3.3.15; Ps. Asc. in div. 16.50 [201 St.].
160 Quella che pu definirsi polizia necessaria, cfr. A. MENGER, Lo stato socialista (tr. it. Torino 1905) 290; G. ZANOBINI, s.v. Polizia, in EI. XXVII (Roma
1935) 681; A. SANDULLI, Manuale di diritto amministrativo 15 (Napoli 1989) 9;
S. BOVA, s.v. Polizia, in Dizionario di politica 2, dirr. N. BOBBIO, N. MATTEUCCI,
G. PASQUINO (Milano 1990, rist. 1992) 827. Cfr. M. WEBER, Economia e societ I
cit. 311, sul quale N. LUHMANN, La differenziazione del diritto. Contributi alla sociologia e alla teoria del diritto (tr. it. Bologna 1990) 147 s. Procedendo ad una valutazione comparativistica, si pu notare come nellAtene del V secolo a.C. (altra rilevante realt urbana dellantichit classica, per certi versi assimilabile alla Roma repubblicana), gli astinomi avessero competenze assai simile a quelle dei tresviri. Ad
esempio avevano la sorveglianza sulle strade della citt e dei sobborghi (cfr. Plat.
leges 6.759a; 6.764b-c; 12.936c; Diog. Laert. vitae phil. 6.90; Harpoc. s.v.
ajstunovmo); potest di fustigare e condurre in carcere schiavi colti in comportamenti contrari allordine pubblico (Plat. leges 6.794b-c; cfr. anche 9.881b-c). Sul
punto: G. ROTELLI, Ricerca di un criterio metodologico per lutilizzazione di Plauto
cit. 103 s. Si considerino anche i poteri di polizia degli Undici: cfr. per tutti M. A.
LEVI, Commento storico alla Respublica Athenensium di Aristotele I-II (Milano
1968) 120, 334; A. BISCARDI, Diritto greco antico (Milano 1982) 57, 259 ss.; V. J.
HUNTER, Policing Athens. Social Control in the Attic Lawsuits, 420-320 B. C. (Prince-
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seppur insufficiente a tutela dellordine pubblico ed a servizio delle indagini nel processo criminale (cd. polizia giudiziaria), guarda caso attivit ambedue testimoniateci per i tresviri
durante il periodo repubblicano 161.
Esaminiamo, quindi, le fonti che ci presentano i tresviri
come tutori dellordine pubblico, la manifestazione quotidiana
del potere. Sono storie di carcere e di frusta, tipici mezzi correzionali, come vedremo, dei nostri magistrati.
Plaut. Amph. 153 ss. SO. Qui me alter est audacior homo
aut qui confidentior, / iuventutis mores 162 qui sciam, qui hoc
noctis solus ambulem?/ quid faciam nunc si tresviri me in carcerem compegerint?/ ind cras quasi e promptaria cella depromar ad flagrum,/ nec caussam liceat dicere mihi neque in ero
quicquam auxili/ siet nec quisquam sit quin me omnes esse
dignum deputent./ ita quasi incudem me miserum homines
octo validi caedant:/ ita peregre adveniens/ hospitio puplicitus
accipiar ...
Il passo assai noto 163 e viene di solito interpretato come
testimonianza duna generale funzione di polizia a tutela
dellordine pubblico. Sosia, schiavo di Amphitruo, stato notton 1994) spec. 144 ss. Su temi collegati: D. COHEN, Law, violence and community
in classical Athens (Cambridge 1995).
161 Per tutti: P. WILLEMS, Le droit public cit. 275 s.
162 Forse qui i mores iuventutis sono posti in comica antitesi rispetto a mores
maiorum, che Plauto non di rado parodizza; cfr. ZS. HOFFMANN, The parody of the
idea of mos maiorum in Plautus, in Oikoumene 3 (1982) 217 ss.
163 Si v. TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 597 e nt. 3; W. KUNKEL,
Untersuchungen cit. 75 nt. 290; W. NIPPEL, Aufruhr und Polizei cit. 42 e nt. 20 (a p.
198); B. SANTALUCIA, Note cit. 8 s. [= in BIDR. 91 cit. 212 = Scritti cit. 132]. Sullambientazione, tipicamente romana, si v. E. FRAENKEL, Plautinisches im Plautus cit.
181 ss. [=Elementi cit. 172 ss.].
164 Cfr. P. P. SPRANGER, Historische Untersuchungen cit. 61.
165 Sulla romanit della situazione, da ultima, A. C. SCAFURO, Forensic Stage
cit. 448.
166 LAmphitruo, nella cronologia plautina (cfr. supra cap. I nt. 103), variamente collocato: v. le tabelle di A. DE LORENZI, Cronologia cit. 220 s. Potrebbe
trattarsi qui, secondo quanto pi sopra sostenuto, sia dei capitales-magistrati, sia
(considerata soprattutto lambientazione notturna) di questi ultimi al tempo in cui
erano ausiliari.
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anche quelli che erano in attesa di una condanna capitale (questa per solo una supposizione che non emerge dalle fonti e
pare improponibile per il caso descritto dai versi di Orazio
sappiamo infatti che il servo in questione rimase in vita 185).
Oltre ai servi, presso lo Pseudo Asconio troviamo anche
dei fures. Sorge quindi il problema della punibilit di quello
che nellordinamento repubblicano considerato un delictum,
quindi a stretto rigore un illecito di natura privatistica, da parte
di organi dello stato 186. Kunkel ha sostenuto riallacciandosi
alla sua interpretazione del precedente della lex Cornelia de sicariis 187 che si trattasse di fures qui furti faciendi causa cum
telo ambulaverunt, sottoponendo questi soggetti ad una vera e
propria giurisdizione criminale, quella dei tresviri, come avverr almeno per alcune fattispecie di furto qualificato nel
principato. Rifiutando limpostazione kunkeliana due ipotesi
paiono possibili. La prima, forse semplicistica 188, consiste
in Orazio, Odi e epodi (Milano 1992) 533 s.; A. KIESSLING, in Oden und Epoden cit.
500 ss.; A. CAVARZERE comm. cit. 141 s. Cfr. H. CHOCHOLE, s.v. Vedius, 1, in
PWRE. VIII A/1 (Stuttgart 1955) 562 s.; R. SYME, Who was Vedius Pollio?, in JRS. 51
(1961) 23 ss. [=Roman Papers II (Oxford 1979) 518 ss.]; E. LEFVRE, Horaz. Dichter
im augusteischen Rom (Mnchen 1993) 70 s.; C. CASCIONE, Bonorum proscriptio
cit. 444 ss.
186 In generale sul problema della punibilit di fures (manifesti) e schiavi da
parte dei tresviri capitales v., da ultimo, W. NIPPEL, Aufruhr und Polizei cit. 36 ss.,
spec. 44 ss., seguito come pare da F. KOLB, Rom cit. 296; O. F. ROBINSON, Ancient Rome. City Planning and Administration (London-New York 1992) 177 e cfr. J.
S. REID, On some questions of Roman public law, in JRS. 1 (1911) 96.
187 Cfr. Coll. 1.3.1 (Ulp. 7 de off. proc. sub. tit. de sicariis et veneficis) e si v.
Untersuchungen cit. 64 s., 69 e nt. 258, 73; Quaestio cit. 48. Cfr. supra 91 ss.
188 Perch non mette in relazione la notizia che proviene dallo scoliaste con le
altre che pure mostrano forme di castigatio di ladri, sulle quali innanzi nel testo.
Tale lettura sembra per in qualche modo avallata da una tradizione terminologica
che trova significativa eco nella Vulgata: Ev. sec. Luc. 19.22. Dicit ei: De ore tuo te
iudico serve nequam. Si tratta della Parabola decem mnarum. Corrispondente greco
Levgei ajutw/`, Ek tou` stovmatov sou krinw` se, ponhre; dou`le.
189 Si v. J. BLEICKEN, rec. a W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 705.
190 Su cui cfr. F. MNZER, s.v. Claudius, 123, in PWRE. III/2 (Stuttgart 1899)
2698 e, da ultimo, F. DIPPOLITO, Questioni decemvirali (Napoli 1993) 32 ss.
191 Liv. 3.57.6.
192 Liv. 3.57.4.
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cit. 62. Si segnala che alcuni studiosi fanno invece risalire la possibilit di agere in
quadruplum in caso di furtum manifestum gi al II secolo a.C., v., per tutti, M. TALAMANCA, Istituzioni di diritto romano (Milano 1990) 622. Nel caso in cui il ladro
manifesto o notturno non potesse pagare la talvolta verisimilmente rilevante
pena del quadruplo, anche dopo la riforma in senso pecuniario della repressione del
furtum, e prima che questo fosse perseguito pubblicamente, non essendo possibile
la soddisfazione in danaro, con tutta probabilit si effettuava ancora la cd. esecuzione sulla persona.
200 Laddictio pronuncia magistratuale attestata dalle fonti con riferimento,
oltre che alla manus iniectio, anche alla actio sacramento in rem, cfr. Gai 2.24 e Tit.
Ulp. 19.9-10.
201 Il ladro notturno manifesto o se si fosse difeso cum telo, poteva essere impunemente ucciso, ma il derubato avrebbe subito un danno patrimoniale (o, meglio,
non si sarebbe giovato dellarricchimento derivante dalladdictio).
202 Cfr. anche Gell. 11.18.7. Nam furem, qui manifesto furto prensus esset, tum
demum occidi permiserunt, si aut, cum faceret furtum, nox esset, aut interdiu telo se,
cum prenderetur, defenderet.
203 Nel 189 ho utilizzato la lettura di Huschke (accolta pressoch unanimemente dagli edd.). Cfr. Gai 3.193-194.
204 Secondo G. NICOSIA, Il processo privato romano I. Le origini (Torino 1986)
87 ss. laddictio sarebbe stata introdotta allinterno della struttura della manus inie-
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cit. 72: ... Naevius, ... der freilich nicht rmischer Brger,
sondern Lateiner war .... Lillazione si fonda, forse, su una cursoria notazione di
MOMMSEN, Rmische Geschichte 8 I cit. 903.
211 Nevio fu capuano (in tal senso, con copia di argomentazioni, E. V. MARMORALE, nellIntroduzione a Naevius poeta 2 [Firenze 1950, rist. 1967] 15 ss.) e come
tale godeva della civitas Romana e non pot perderla a seguito dei provvedimenti del
212 (Cic. de leg. agr. 2.32.88; Liv. 26.34), perch non si trovava nella sua citt natale
al momento della defezione durante la seconda guerra punica (cfr. ancora E. V.
MARMORALE, Introduzione cit. 22 ss.). Lo dice in all probability civis sine suffragio E. S. GRUEN, Studies in Greek Culture and Roman Policy (Leiden 1990) 92. Ampiamente, sulla cittadinanza romana dei capuani: J. HEURGON, Recherches sur lhistoire, la religion et la civilisation de Capoue preromaine des origines la deuxime
guerre punique 2 (Paris 1970) 157 ss. (in particolare sullo status dei cittadini di Capua nel III secolo: 243). Cfr. anche A. N. SHERWIN-WHITE, The Roman Citizenship 2
(Oxford 1973) 39 ss., 202 ss.; J. VON UNGERN-STERNBERG, Capua im Zweiten Punischen Krieg (Mnchen 1975) 57 ss., 105 ss., 111., 120; M. FREDERIKSEN, Campania
ed. with addition by N. PURCELL (Rome 1984) 192 s., 202 ss., 216, 224. M. HUMBERT, Municipium et civitas sine suffragio (Rome 1978) 366, 280 s. e nt. 6.
212 A. D. MANFREDINI, La diffamazione verbale nel diritto romano I. Et repubblicana (Milano 1979) 129 ss., pur non mettendolo in collegamento con una sorta di
divieto vigente nellantica Roma di nominare, sia lodandoli che vituperandoli, personaggi in vita: Cic. de rep. 3.37.5. Veteribus displicuisse Romanis vel laudari
quemquam in scaena virum vel vituperari. Sulla vigenza del principio di libert di
parola nella Roma repubblicana, con riferimento a questo caso, si v. T. FRANK, Naevius and Free Speech, in AJPh. 48 (1927); L. ROBINSON, Freedom of Speech in the
Roman Republic (Baltimore 1940) 1 ss.; A. MOMIGLIANO, rec., in JRS. 32 (1942) 120
138
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cum in is, quas supra dixi, fabulis delicta sua et petulantias dictorum, quibus multos ante laeserat, diluisset.
Nel suo lavoro sulla diffamazione verbale nellepoca repubblicana, Manfredini si diffusamente occupato di questo
caso, riconoscendo, appunto, nel comportamento di Nevio, gli
estremi della diffamazione verbale 212, che avrebbe avuto come
conseguenza la carcerazione 213. Secondo tale autore il provvedimento che permise lincarcerazione fu un atto di arbitrio
magistratuale, Nevio cio non si trovava in carcere n in attesa
di processo, n di esecuzione: egli non era in carcere perch
in attesa dellesecuzione della condanna capitale gi avvenuta o
perch gli era stato imposto come misura preventiva stabilita ai
fini di permettere un regolare processo criminale 214. Il ragionamento di Manfredini si basa sul fatto che Nevio ricorse
allintercessio tribunizia, tramite la quale fu liberato. Se fosse
stato in attesa di esecuzione a seguito di un ordine magistratuale, sarebbe ricorso alla provocatio (o, almeno, i tribuni
avrebbero costretto il magistrato a portare il processo davanti
al popolo), se in attesa di processo, i tribuni gli avessero conss.; ID., La libert di parola nel mondo antico, in RSI. (1971) 521 cfr. anche ID., Pace
e libert nel mondo antico. Lezioni a Cambridge 1940 a cura di R. DI DONATO (tr. it.
Scandicci 1996) 86 [lezione dal titolo Libertas] ; F. DE MARTINO, Storia della
costituzione 2 IV/1 cit. 257 e nt. 29; ID., Il modello della citt-stato, in Storia di Roma
IV. Caratteri e morfologie dir. A. SCHIAVONE (Torino 1989) 455 s. e nt. 52 [=Diritto
economia e societ II cit. 495 s.]; R. SYME, Liberty in Classical Antiquity, in Mem. Am.
Phil. Soc. 118 (1977) 8 ss., ora in Roman Papers III (Oxford 1984) 962 ss.
213 Cfr. L. DE SARLO, La prigionia di Nevio, in St. it. filol. class. n.s. 12 (1935)
219 ss.
214 A. D. MANFREDINI, La diffamazione I cit. 135.
215 B. SANTALUCIA, Note cit. 16 s. [= in BIDR. 91 cit. 219 s.=Scritti cit. 139]; e v.
ora ID., La carcerazione di Nevio, in Carcer. Prison et privation de libert dans lantiquit classique. Actes du Colloque de Strasbourg (5-6 dcembre 1997) in c. di stampa,
che ho potuto leggere per gentilezza dellautore.
216 Per la moderna riflessione giuspenalistica si rinvia, per tutti, a F. ANTOLISEI, Manuale di diritto penale. Parte generale 11, cur. L. CONTI (Milano 1989) 595 ss.
e lett. ivi cit. in nt. 5. Interessanti le riflessioni di F. CORDERO, Criminalia. Nascita dei
sistemi penali (Roma-Bari 1985, rist. 1986) 98 (v. anche 99 ss.) sulla custodia preventiva: Sul piano penale non esistono dfaillances legislative innocue. Eccone
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Plaut. Trin. 83 ss. CA. nam nunc ego si te surrupuisse suspicer/ Iovi coronam de capite ex Capitolio/ quod in columine
astat summo: si id non feceris/ atque id tamen mihi lubeat suspicarier:/ qui tu id prohibere me potes ne suspicer?
Men. 941 ss. ME. at ego te sacram coronam surrupuisse
Iovi <scio>, / et ob eam rem in carcerem ted esse compactum
scio, / et postquam es emissus, caesum virgis sub furca scio 222.
Qui ovviamente Plauto scherzoso, sembra addirittura,
considerando il tenore dei due passi, che il furto della corona
di Giove fosse una malefatta proverbiale 223. Ma chiaro che il
reato (e la conseguente repressione) doveva esistere 224. stato
giustamente notato, a proposito di furto di cose sacre, che da
der Kultus Staatssache ist, ist jede Kultverletzung auch Staatsverletzung 225. Per questo motivo organi dello Stato potevano
intervenire e reprimere. Si potrebbe notare come vi fosse una
differenza tra comportamenti sacrileghi riferiti a culti riconosciuti o non 226. Resta il fatto che latto era comunque considerato meritevole di una pubblica punizione. La conseguenza e
cio lincarcerazione senza limiti di tempo, che poteva lo abbiamo visto nel caso di Nevio essere interrotta da un intervento dei tribuni della plebe, sembra gi essere stata chiarita
dal parallelo col caso analogo dellargentario L. Fulvio 227. Pos-
des rmischen Strafrechts, ibid. 377 ss.), che evidentemente citava Mommsen alla
lettera.
226 V. supra in nt. 56.
227 Plin. n.h. 21.3.8, v. supra 100.
228 D. 48.19.8.9 (Ulp. 9 de off. procos.). Solent praesides in carcere continendos
damnare aut ut in vinculis contineantur: sed id eos facere non oportet. Nam huiusmodi poenae interdictae sunt: carcer enim ad continendos homines, non ad puniendos haberi debet. Sul testo e linfluenza di esso sullelaborazione teorica della pena
detentiva, fino al diritto penale contemporaneo, si v. M. A. MESSANA, Riflessioni
storico-comparative in tema di carcerazione preventiva. (A proposito di D. 48.19.8.9
Ulp. 9 De off. Proc.), in AUPA. 41 (1991) 65 ss. TH. MOMMSEN, Rmisches Strafrecht
cit. 963 s., sulla base del testo di Ulpiano, ha negato alla carcerazione romana qualsiasi altro valore se non quello di misura preventiva. A questa ricostruzione, definita dogma, diffusamente accettata dagli studiosi, si di recente ripetutamente
142
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143
che la battuta avesse questo senso: vi ci chiudo cosicch possiate subirvi la pena capitale, ma un altro passo plautino pare
dimostrare che il carcere era anche il luogo ove poteva consumarsi una lunga detenzione, tendente ad una morte di stenti e
non per mano del carnefice:
Plaut. Rud. 715 s. TR. ... neu te carcerem compingi aequom
est aetatemque ibi/ te usque habitare, donec totum carcerem
contriveris.
Laugurio non dei pi gentili 230, ma serve a dimostrare
che anche in et repubblicana, e gi dallepoca di Plauto, il carcere a Roma poteva essere immaginato nella funzione dei moderni ergastoli.
Ancora due sono le fonti che ci prospettano problemi di
incarcerazione. Sulla prima, lexemplum di piet filiale 231, basti quanto detto in critica a Kunkel e sulla competenza ad
eseguire le condanne capitali (carnufex/triumvir), laltra
lanchessa nota vicenda del centurione Caio Cornelio, che
pure gi stata affrontata nella critica alla ricostruzione kunkeliana 232.
3. Fondamento e limiti del potere triumvirale. Il problema
che ora si pone, dopo aver esaminato una serie di fonti ove
emergono atti di incarcerazione e di verberatio operati dai
tresviri o per loro ordine, quello di cercarne il fondamento
giuridico, avendo gi giudicato improbabile la ricostruzione di
Wolfgang Kunkel in termini di giurisdizione criminale e reputando altrettanto improbabile loccasionalit di una tal serie di
interventi (ch invero immaginiamo riportati dalle fonti solo
una parte di quelli che dovettero essere, cfr. le parole di Livio
nare lin vincula ductio a chi contravveniva ai principi dellordine pubblico e del
buon costume? Del resto, nella lex Papiria si richiamavano leggi e plebisciti che
avevano emanato disposizioni sui poteri dei tresviri: eodemque iure sunto, uti ex
legibus plebeique scitis ... esse ... oportet e da queste leggi derivava ad essi lattribuzione di poteri particolari. Lin vincula ductio non era, dunque, altro se non un
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una qualche potest pubblica possono esercitare poteri coercitivi. Importante a questo proposito uno squarcio di riflessione
tecnica sul diritto pubblico repubblicano che si pu leggere
nelle Notti attiche di Aulo Gellio:
13.12.6. In magistratu ... 245 habent alii vocationem, alii
prensionem, alii neutrum: vocationem, ut consules et ceteri,
qui habent imperium; prensionem, ut tribuni plebis et alii, qui
habent viatorem; neque vocationem neque prensionem, ut
quaestores et ceteri, qui neque lictorem habent, neque viatorem. Qui vocationem habent, idem prendere, tenere, abducere
possunt, et haec omnia, sive adsunt, quos vocant, sive acciri
iusserunt ....
La distinzione proposta discende dallattivit svolta dai diversi magistrati. La vocatio funzionale alla iurisdictio ed i magistrati che la possiedono, titolari dellimperium, hanno una
serie di poteri coercitivi di contorno, enumerati dallerudito.
La prensio, invece, un potere che discende da unattivit che,
con espressione verbale di cui si pu cogliere la valenza ideologica 246, Gellio chiama vim fieri vetare. , appunto, quella attivit di controllo sociale, di polizia, nella quale sono coinvolti
oltre che i tribuni della plebe anche i tresviri capitales. I quali
sono certamente da ricomprendere tra i magistrati titolari di
prensio (quindi tra gli alii di Varrone, dopo la menzione dei
tribuni), in quanto hanno viatores 247. Come tali, tra laltro, non
245 Gellio cita in questo punto i libri rerum humanarum di Varrone (frg. XXI 2
Mirsch). Sul rapporto iurisdictio / vocatio: Gell. 13.12.9.
246 Ancora Gell. 13.12.9. Per tutti si v. L. LABRUNA, Vim fieri veto cit. 1 ss.
247 Cfr. supra 82 s.
248 Frg. XXI 3 Mirsch rerum humanarum.
249 V. infra cap. IV nr. 8.
250 In quanto il tribuno, pur avendo prensio, non aveva potere di vocatio. Si
leggano, in proposito i capitoli 12 e 13 del tredicesimo libro delle Notti attiche di
Gellio.
251 Cfr. anche D. 46.7.12 (Pomp. 26 ad Sab.).
252 Si v. O. LENEL, Pal. II cit. 481 nr. 437. Cfr. ID., EP.3 cit. 65 nt. 7.
253 Sul senso di sine fraude si v. A. GOMEZ-IGLESIAS CASAL, Citacin y com-
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membr.). Ex iudicatum solvi stipulatione ob rem non defensam cum uno ex fideiussoribus agere volo: is, quod pro parte eius fit, solvere mihi paratus est: non debet mihi
in eum dari iudicium. Neque enim aequum est aut iudicio destringi aut ad infitiationem compelli eum, qui sine iudice dare paratus est, quo non amplius adversarius eius
per iudicem ab eo consecuturus est (per colui che ha prestato cautio iudicatum solvi
e poi diventato magistrato: A. GOMEZ-IGLESIAS CASAL, Citacin cit. 33).
260 Per tutti: E. ALBERTARIO, Introduzione storica allo studio del diritto romano
giustinianeo I (Milano 1935) 49, 57 s.; ID., Il diritto romano (Milano-Messina 1940)
46; A. GUARNERI CITATI, Indice delle parole frasi e costrutti ritenuti indizio di interpolazione nei testi giuridici romani (Milano 1927) 49, s.v. is (con bibliografia). Pi
in generale: H. APPLETON, Des interpolations dans les Pandectes et des mthodes
propres les dcouvrir (Paris 1895, rist. Roma 1967) 247 ss.
261 Sui quali v. supra 35 ss.
262 Per tutti: O. LENEL, Pal. II cit. 1172 nt. 3. Sul testo di D. 47.10.32, tormentato, si v. led. maior ad l. In generale sugli interventi postclassici che hanno modificato il tenore originale dellad Sabinum di Ulpiano, si v. F. SCHULZ, Storia della
giurisprudenza cit. 381.
263 Rmisches Staatsrecht I 3 cit. 20 nt. 2 (da p. 19).
264 Cfr. T. SPAGNUOLO VIGORITA, Imperium mixtum. Ulpiano, Alessandro e la
giurisdizione procuratoria, in Index 18 (1990) nt. 47 a p. 138 ss. Da ultimo sulla rico-
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qualificazione di questi ultimi come qui sine imperio aut potestate sunt magistratus apparsa erronea 262. Mommsen 263 ha
sostenuto che nel testo di Ulpiano si trattasse, originariamente,
della potestas gladii, di quel potere cio proprio del principe
delegato dapprima per mandato speciale a comandanti militari,
poi, stabilmente, a partire dal III secolo, ai governatori di rango
senatorio ed alle pi alte cariche equestri 264. Invero, visto che i
titolari del ius gladii non erano in nessun caso magistrati del
popolo romano, ma o promagistrati ovvero addirittura cavalieri, sembra strano che il giurista potesse affermare che erano
magistrati minori quelli che non possedevano tale potere. Allora, forse, si deve pensare che linciso sia glossematico per
lintero o anche solo per il riferimento alla presunta potestas
gladii, potendosi ben immaginare una descrizione di minores
magistratus come i titolari di una carica priva di imperium.
Comunque la potestas pare attributo indefettibile della magistratura 265. Ecco che anche questo testo pu ricevere luce dai
frammenti varroniani citati pi sopra, che servono a chiarire
quali fossero i limiti del potere delle diverse magistrature con
riferimento alla loro chiamata in giudizio per responsabilit.
Pare spiegarsi cos, al di fuori dellimperium, anche il prostruzione mommseniana, in senso critico, A. D. MANFREDINI, Ius gladii, in AUFE.
n.s. 5 (1991) 103 ss.
265 Per tutti, da ultimo, W. KUNKEL, Staatsordnung II cit. 22. Cfr. Cic. pro
Sest. 46.98 e si v. anche lintroduzione di Messalla in Gell. 13.15.4, dove si parla di
... auspicia in duas divisas potestates, sul testo: M. DE DOMINICIS, s.v. Magistrati.
Diritto romano cit. 36; G. LOBRANO, Il potere dei tribuni della plebe cit. 181 ss.; ID.,
Plebei magistratus, patricii magistratus, magistratus populi Romani, in SDHI. 411
(1975) 264 s. Pi in generale si cfr. B. KBLER, s.v. Magistratus, in PWRE. XIV/1
(Stuttgart 1928) 402, 420 s.; L. CAPOGROSSI COLOGNESI, s.v. Potestas cit. 507 ss.;
W. KIERDORF, s.v. Magistratus, in Kl.Pauly III [rist. Mnchen 1979 delled.
Stuttgart 1969] 878).
266 Si v. G. FLORIS MARGADANT, El tribunado de la plebe: un gigante sin descendencia, in Index 7 (1977) 174: la coercitio inferior dei tribuni della plebe sarebbe stata accresciuta dalla sacrosanctitas.
267 Cos si pu ben intendere un altro testo di Ulpiano proveniente dalla compilazione, che ha ad oggetto la violenza portata dal magistrato: D. 4.2.3.1 (11 ad
ed.). Sed vim accipimus atrocem et eam, quae adversus bonos mores fiat, non eam
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blema della summa (quindi non mindere, anche se manchevole di imperium) coercendi potestas dei tribuni della
plebe 266. Certo, proprio questo attributo del potere coercitivo
dei tribuni rivela che nellambito della coercitio vi erano delle
graduazioni: la potest coercitiva del console non uguale a
quella del triumvir capitalis, ma ambedue ce lhanno. La coercitio doveva essere rapportata ai compiti ed al rango del singolo
magistrato (o, comunque, soggetto: si pensi al potere di coercizione del pontefice massimo) che ne era titolare: era un
mezzo strumentale allaffermazione dellautorit 267. Sarebbe
del resto piuttosto strano poter immaginare un sistema in cui il
tribuno della plebe o il tresvir capitalis fossero, ad esempio, citabili per unattivit di esplicazione del potere magistratuale,
caratterizzatasi come iniuria. Si pu, inoltre, con riguardo ai
tresviri, far riferimento alle norme che ne regolavano funzionamento e attribuzioni 268: probabilmente le leggi di investitura
nella magistratura ribadivano enumerandoli i singoli poteri coercitivi dei nostri magistrati 269.
quam magistratus recte intulit, scilicet iure licito et iure honoris quem sustinet. Iure
licito sembra ben accordarsi a optimo iure di Plaut. Rud. 477 cit. infra 156.
268 V., ancora, le osservazioni di F. LA ROSA, Note cit. 235, riprodotte supra.
Cfr. anche G. PUGLIESE, Le garanzie dellimputato cit. 610 [=Scritti giuridici II cit.
610]. Con riferimento al contenuto della lex Papiria, ove questa cita altre leggi e
plebisciti che ebbero ad oggetto i poteri dei nostri magistrati, si cfr. anche quanto
scritto da B. SANTALUCIA, Note cit. 11 [=in BIDR. 91 cit. 213 s.=Scritti cit. 133 s.] e v.
anche Fest. s. v. Pro scapulis [266 L.] ... conplures leges erant in cives rogatae,
quibus sanciebatur poena verberum, su cui M. FUHRMANN, s.v. Verbera, in PWRE.
Suppl. IX (Stuttgart 1962) 1590. un discorso che si pu forse estendere a tutti i
magistrati: lattribuzione di potestates particolari poteva avvenire per mezzo delle
leggi di creazione; cfr. A. D. MANFREDINI, La diffamazione I cit. 113 ss.
269 Penso alla struttura della cd. lex de imperio Vespasiani (FIRA. I 2 155 s.;
M.H. CRAWFORD, in Roman Statutes I cit. 549 ss.).
270 Ai fini della storia della magistratura stato esaminato supra 1 ss.
271 VIR. I (Berolini 1900) 444, s.v. animadverto, D; v. anche s.v. animadversio, B, ibidem; A. BERGER, s. h. v., in Encyclopedic Dictionary of Roman Law (Philadelphia 1953) 362; TH. MOMMSEN, Rmisches Strafrecht cit. 911. Su animadverto
come tipo di promessa edittale: W. SELB, Das prtorische Edikt: Vom rechtspolitischen
Programm zur Norm, in Iuris professio. Festgabe Kaser (Wien-Kln-Graz 1986) 262
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Il giurista narra che fu instaurata la provocatio ad populum, togliendo ai supremi magistrati la possibilit di animadvertere e lasciando loro solo la capacit di coercere e di ordinare lincarcerazione 274. Qui animadverto compare in una sfumatura diversa rispetto a D. 1.2.2.30. La messa a morte
arbitraria, sottratta nelluno o nellaltro momento della storia
repubblicana ai magistrati forniti di imperium, non pot essere affidata ai minori tresviri, che invece si affiancarono agli
altri magistrati 275 dotati di tali poteri 276 nel coercere e nel iubere in vincula duci 277, lo si visto, soprattutto con riguardo ad
alcuni illeciti di turbativa della quiete pubblica. E furono incaricati della sorveglianza delle esecuzioni capitali, punto darrivo estremo dellanimadversio, anche di quella vincolata alla
provocatio.
Questi poteri erano dunque stabilmente affidati ai titolari
della funzione di controllo dellordine pubblico 278. Ci si pu
dedurre forse anche da una lista delle limitazioni alla possibilit di appellarsi al principe, che, descritte nelle tarde Pauli
sententiae 279 a commento della lex Iulia de vi publica che,
dice del magistrato supremo cum imperio deve a maggior ragione ripetersi per gli
altri magistrati cum imperio e sine imperio, introdotti con successive leges, sottraendo funzioni inizialmente spettanti alla magistratura suprema, e usurpando quindi
una parte di quelle .... Si cfr. V. GIUFFR, Il diritto pubblico cit. 64.
276 E cio quelli che avevano limperium e quelli che potevano prendere e di
conseguenza condurre in carcere.
277 Cfr. supra Plin. n. h. 21.3.8.
278 Su publica disciplina in rapporto ad utilitas privatorum, v. J. GAUDEMET,
Utilitas publica. in RHD. 29 (1951) 479 [=Etudes de droit romain II. Institutions et
doctrines politiques (Napoli 1979) 177].
279 Approfonditi i pi recenti studi sullopera: D. LIEBS, in ZSS. 106 (1989); Die
Pseudopaulinischen Sentenzen. Versuch einer neuen Palingenesie 112 (1995) 151 ss.;
Die Pseudopaulinischen Sentenzen II. Versuch einer neuen Palingenesie. Ausfhrung,
ibid. 113 (1996) 132 ss.; Rmische Jurisprudenz in Africa. Mit Studien zu den pseudopaulinischen Sentenzen (Berlin 1993); con la rec. critica di T. GIARO, Pseudepigraf
des Pseudopaulus oder zur Karakterisierung afrikanischer Jurisprudenz, in RJ. 13
(1994) 71 ss.
280 Si v., per tutti, F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2 IV/1 cit. 259 s.
281 Cfr. TH. MOMMSEN, Rmisches Strafrecht cit. 477; J. M. KELLY, Princeps
iudex. Eine Untersuchung zur Entwicklung und zu den Grundlagen der kaiserlichen
Gerichtsbarkeit (Weimar 1957) spec. 70 ss.; F. DE MARTINO, Storia della costitu-
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come pare, aveva oltretutto riaffermato il principio della provocatio 280, seppure questa rimase nel principato un fossile inutilizzato ed in un certo senso consunto, negli effetti, dallappellatio 281 , dovevano essere previste anche in epoca anteriore
ad Augusto, come sembra dimostrare il tenore del testo 282:
PS. 5.26.1-2. Lege Iulia de vi publica damnatur, qui aliqua
potestate praeditus civem Romanum antea ad populum, nunc
imperatorem appellantem necaverit necarive iusserit, torserit
verberaverit, condemnaverit inve publica vincula duci iusserit.
Cuius rei poena in humiliores capite in honestiores insulae deportatione coercetur. 2. Hac lege excipiuntur, qui artem ludricam faciunt, iudicati etiam et confessi et qui ideo in carcerem
duci iubentur, quod ius dicenti non obtemperaverint quidve
contra disciplinam publicam fecerint ...
Si pu ora brevemente tornare sul problema dei rei confessi e dei criminali colti in flagrante. Si affermato 283 che nel
processo criminale romano lammettere la propria colpa non
rendesse superflua la pronunzia giurisdizionale. Certo non
configurabile unattivit formalmente paragonabile alla confessio in iure del processo privato 284, ma, dal punto di vista pra-
zione 2 IV/1 cit. 512 e nt. 66; C. CASCIONE, Verberabilissime cit. 475, in critica
allapproccio confuso di J. GEBHARDT, Prgelstrafe cit. 38.
282 Su cui si v. F. LA ROSA, Nota sulla custodia nel diritto criminale romano,
in Synteleia Arangio-Ruiz I (Napoli 1964) 311; F. SERRAO, Il frammento leidense di
Paolo (Milano 1956) 87 s.
283 Si v. supra 104 s.
284 Cfr. G. PUGLIESE, La preuve lpoque classique, in Rec. Soc. J. Bodin 16. La
preuve (Bruxelles 1964) 332 s. [=Scritti giuridici scelti I (Napoli 1985) 396 s.]. Si v.
anche TH. MOMMSEN, Rmisches Strafrecht cit. 437 s., ove (p. 438 nt. 2) un cenno al
Rhetorenthema magistratus de confesso sumat supplicium (Sen. rhet. contr. 8.1;
Ps. Quint. decl. 314).
285 Gi in epoca assai antica lordinamento giuridico romano non prevedeva
come necessario uno stadio che con termini moderni possiamo chiamare giurisdizionale per quel che concerne il processo criminale. Basti pensare ai duoviri perduellionis, che si limitavano ad unattivit esecutiva nei confronti del reo manifesto
ed al fatto che allepoca delle XII Tavole sembra che la non flagranza e la non
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mente legittima. Evidentemente la publica disciplina permetteva carcere e frusta nei confronti dei delinquenti comuni,
schiavi o liberi che fossero 288. Senza provocatio qualora fossero
manifesti. Con la sola possibilit di ricorrere ai tribuni della
plebe, numerosi e attenti a quanto avveniva nel carcer e nei
suoi pressi (come dimostra il caso di Nevio), ma non sempre
pronti a concedere laiuto richiesto (penso al centurione Cornelio). Impossibilitati da una norma a passare la notte fuori
dalla citt per intervenire prontamente anche scese le tenebre
qualora ce ne fosse bisogno 289.
A Roma si svolgeva, insomma, una attivit di polizia, non
giurisdizionale, che poteva avere conseguenze molto gravi, anche per il cittadino. Protagonisti i tresviri capitales, titolari di
poteri che, non limitandosi alla messa a morte dei condannati,
si sostanziavano nella coercitio nei confronti dei perturbatori
della quiete pubblica e dei rei confessi 290, oltre che come si
vedr in unattivit pi generalmente inquisitoria 291.
4. La funzione di polizia giudiziaria. Oltre alla detta sfera
di intervento diretto, i tresviri concorrevano alla repressione
dis, quibus usus praesens fuisse, ut iniuria, quae coram fieret, arceretur; ac propterea
ius abnoctandi ademptum, quoniam, ut vim fieri vetarent, adsiduitate eorum et praesentium oculis opus erat. Cfr. Gell. 3.2.11, ove probabilmente una interpretatio giurisprudenziale (in senso attenuativo) del divieto. Sui pericoli della notte a Roma v.
Iuv. 3.267 ss.
290 Del resto un noto passo di Sallustio, che riporta lorazione di Catone in
senato sulla sorte dei catilinari, de confessis sicut de manufestis rerum capitalium,
more maiorum supplicium sumundum (Cat. 52.36), sembra mostrare centrale, nei
confronti di confessi e manifesti il momento punitivo. Cfr. K. ADOMEIT, Rechtsund Staatsphilosophie I. Antike 2 (Heidelberg 1992) 154.
291 Cfr., per un tale valore di animadvertere con riferimento allattivit magistratuale, ad es., Gell. 15.11.1. Si v. i significati del verbo raccolti s.v. animadverto
II, in ThlL. II (Lipsiae 1900) 75 s.
292 Cfr. in generale F. CASAVOLA, Profilo storico comparativo del Pubblico Ministero, in Dir. e giur. 93/1 (1978) 60.
293 Si v., per tutti, TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 596; Strafrecht
288 s.; L. LANDUCCI, Storia I cit. 483 nt. 2; P. WILLEMS, Le droit public cit. 276;
G. PUGLIESE, rec. a W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 166 [=Scritti giuridici II cit.
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CAPITOLO SECONDO
dei veri e propri crimina svolgendo funzioni che oggi 292, latamente, si possono riassumere col nome di polizia giudiziaria 293. La notizia plautina 294 duna denuncia del nome del
malfattore si pu interpretare come atto introduttivo del procedimento comiziale 295. I tresviri svolgevano ... unattivit di
investigazione e di istruzione sommaria, il cui scopo precipuo
era quello di evitare linstaurazione di processi inutili e di preparare materiale vagliato per i processi da instaurare 296. Questa attivit istruttoria era propedeutica a quella del comizio ed
a quella del carnefice, come testimonia il lugubre andamento
duna frase di Asinio Pollione 297, tramandata da Seneca retore
(7.1[16].22):
... ad expiandum scelus 298 triumviris opus est, comitio, carnifice.
In generale la funzione istruttoria attestata anche da:
Varr. l. L. 5.81. ... quaestores a quaerendo, qui conquirerent
... maleficia, quae triumviri capitales nunc conquirunt.
Come noto, nella pi antica repubblica lattivit dinvestigazione era propria dei questori, che dal quaerere deri586]; A. BURDESE, Le istituzioni romane cit. 694; B. SANTALUCIA, Diritto e processo 2
cit. 94; G. LURASCHI, La questione della cittadinanza nellultimo secolo della Repubblica, in Res publica e Princeps cit. 50; A. GUARINO, Profilo del diritto romano 8 (Napoli 1994) 94.
294 Aul. 416, su cui cfr. quanto scritto supra ( 1) in critica a Kunkel.
295 indubbio come anche qui Plauto sia scherzoso, ma questo testo, insieme
con Asin. 129 ss. (cfr. anche Truc. 761) pare poter testimoniare la segnalazione di un
fatto costituente reato allautorit di polizia (cos B. SANTALUCIA, Note cit. 14 [= in
BIDR. 91 cit. 217 =Scritti cit. 137]).
296 B. SANTALUCIA, Note cit. 15 [= in BIDR. 91 cit. 212 s.=Scritti cit. 138].
297 Cfr. M. SCHANZ, C. HOSIUS, Geschichte II cit. 24 ss.
298 Sul problema della trad. ms. cfr. led. di L. Hkanson (Leipzig 1989) 178.
299 Cfr. D. MANTOVANI, Il problema dorigine cit. 53 nt. 138.
300 Cos B. SANTALUCIA, Note cit. 12 [= in BIDR. 91 cit. 215=Scritti cit. 135].
301 V. supra 93 ss.
302 B. SANTALUCIA, Note cit. 12 s. [= in BIDR. 91 cit. 215 s.= Scritti cit. 136]. Le
testationes che accompagnavano la nominis delatio costituivano secondo A. BI-
159
varono il loro nome. Nunc, ai tempi di Varrone, la stessa funzione era passata ai tresviri 299. Lattivit, complessa ed articolata 300, minuziosamente descritta nelle sue fasi da un passo
di Cicerone che gi abbiamo incontrato 301:
Cic. pro Cluent. 13.38-39. Qui cum unum iam et alterum
diem desideraretur neque in eis locis ubi ex consuetudine quaerebatur inveniretur, et Oppianicus in foro Larinatium dictitaret nuper se et suos amicos testamentum eius obsignasse, liberti
Asuvi et non nulli amici, quod eo die quo postremum Asuvius
visus erat Avillium cum eo fuisse et a multis visum esse constabat, in eum invadunt et hominem ante pedes Q. Manli qui tum
erat triumvir constituunt. Atque illic continuo nullo teste,
nullo indice recentis malefici conscientia perterritus omnia, ut
a me paulo ante dicta sunt, exponit Asuviumque a sese consilio
Oppianici interfectum fatetur. 39. Extrahitur domo latitans
Oppianicus a Manlio; index Avillius ex altera parte coram tenetur. Hic quid iam reliqua quaeritis? Manlium plerique noratis; non ille honorem a pueritia, non studia virtutis, non ullum
existimationis bonae fructum umquam cogitarat, sed ex petulanti atque improbo scurra in discordiis civitatis ad eam columnam ad quam multorum saepe conviciis perductus erat
tum suffragiis populi pervenerat. Itaque tum cum Oppianico
transigit, pecuniam ab eo accipit, causam et susceptam et tam
manifestam relinquit ...
Il triumviro prende notizia del crimine, procede allinterrogatorio dellaccusato, dispone la sua custodia in carcere, fa
ricercare il mandante, lo fa portare al suo cospetto per metterlo
a confronto col reo ha la facolt di archiviare la causa e di
rimettere laccusato in libert 302.
SCARDI, La litis contestatio nel processo penale romano, in Studi senesi 46-47 (195455) 640 ss. la litis contestatio criminale. Cfr. ID., Sur la litis contestatio du procs
criminel, in RIDA. 7 (1960) 310 ss., su cui cfr. G. PUGLIESE, Lactio e la litis contestatio nella storia del processo romano, in Studi in onore di E. T. Liebman (Milano
1973) 423 ss. [=Scritti giuridici scelti I cit. 437 ss.].
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CAPITOLO SECONDO
16 ss.
304 V. B. SANTALUCIA, Note cit. 13 nt. 17 [= in BIDR. 91 cit. 216 nt. 17= Scritti
cit. 136 nt. 17] e cfr. W. KUNKEL, Untersuchungen cit. 78 nt. 298.
305 Diversa, naturalmente, la posizione di W. Kunkel, sulla quale si v. quanto
scritto supra 85 ss.
306 Cos sempre B. SANTALUCIA, Diritto e processo 2 cit. 145 ss. Le fonti sulla
lex Cornelia de sicariis et veneficis si trovano in G. ROTONDI, Leges publicae cit. 357
s.
307 Si v. lo stesso SANTALUCIA, s.v. Omicidio (dir. rom.), in ED. XXIX (Milano
1979) 889 ss. [=Scritti cit. 117 ss.], D. MANTOVANI, Il problema dorigine cit. 23, e, da
ultimo, J.-L. FERRARY, Lex Cornelia de sicariis et veneficis, in Athenaeum 79 (1991)
434; cfr. P. A. BRUNT, The Fall of the Roman Republic and related Essays (Oxford
1988) 219 ss., 245 s.
308 Si potrebbe allora anche rimettere in discussione la data del triumvirato
capitale di Q. Manlio, gi tradizionalmente attribuita alle discordiae civitatis del 77,
successive alla morte di Silla, cfr. TH. MOMMSEN, Rmisches Strafrecht cit. 299 nt. 1;
E. COSTA, Cicerone giureconsulto II (Bologna 1927) 134 nt. 4; T. R. S. BROUGHTON,
MRR. II cit. 92.
309 Ove si interpreti Plaut. Truc. 760 s. (su cui anche infra 186) nel senso di una
minaccia di denuncia apud novos magistratus per veneficium (cos TH. MOMMSEN,
Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 599 nt. 1, cfr. E. NARDI, Procurato aborto nel mondo
greco romano [Milano 1971] 187 ss.), si pu vedere questa fonte come testimonianza duna attivit preliminare dei tresviri rispetto al procedimento comiziale che
161
162
CAPITOLO SECONDO
legnami 312, fosse solo il luogo terminale 313, ove erano detenuti
i condannati in attesa di esecuzione, ovvero i soggetti nei confronti dei quali non si sarebbe proceduto alla messa a morte,
lasciandoli deperire e morire di stenti nel malsano ambiente 314
del carcer 315. Forse ledificio, posto sotto il controllo dei tresviri, era pi ampio, forse esistevano pi fabbriche in qualche
modo collegate, ad esempio probabile che le Lautumiae, pi
volte ricordate nelle fonti come luogo di carcerazione 316, fossero situate nei pressi del Tullianum 317.
In un recente studio 318 si sostenuto che i tresviri capitales
del carcer avessero solo la responsabilit, sostanziantesi in una
presenza in loco saltuaria, unicamente in caso di ispezioni 319
per la supervisione delle esecuzioni capitali che col si fossero
svolte. Al controllo continuo 320 avrebbe provveduto personale
mamertino, in Capitolium 8 (1932) 232 ss.; E. WELIN, s.v. Tullianum, in PWRE. VII
A (Stuttgart 1939) 794 ss.; G. LUGLI, Roma antica. Il centro monumentale (Roma
1946) 107 ss. F. COARELLI, Il foro romano II cit. 64 ss.; ID., Roma cit. 62 s., 79 s., 122;
ID., s.v. Carcer, in Lexicon Topographicum Urbis Romae cur. E.M. STEINBY I
(Roma 1993) 236 s. CHR. NEUMEISTER, Das antike Rom. Ein literarisches Stadtfhrer
(Mnchen 1991) 69 ss.; L. RICHARDSON jr., s.v. Carcer, in A new topographical
dictionary of ancient Rome (London 1992) 71. Sulla chiesa di S. Giuseppe, con cenni
storici che risalgono allantichit, S. BARCHIESI, San Giuseppe dei Falegnami e Carcere Mamertino, in Roma Sacra. Guida alle Chiese della Citt eterna [Soprintendenza
per i beni artistici e storici di Roma] III (Napoli-Roma 1995) 8 ss.
313 Cfr. supra 137 ss. quanto scritto a proposito della carcerazione come strumento correzionale.
314 Si v. Sall. Cat. 55.
315 Come nel caso riportato da Val. Max. 5.4.7.
316 Sall. Cat. 55.1 ss.; Liv. 26.27.3; 32.26.17; 37.3.8.
317 Cos J. LE GALL, Notes sur les prisons de Rome lepoque rpublicaine, in
MEFRA. 56 (1939) 76 ss.
318 Y. RIVIRE, Carcer et vincula: la dtention publique Rome (sous la Rpublique et le Haut-Empire), in MEFRA. 106.2 (1994) 592.
319 Cos anche F. G. HUBERT, Antichit pubbliche cit. 93.
320 Proprio dei tresviri capitales secondo la storiografia corrente (e dominante),
tra gli altri: A. F. RUDORFF, Rmische Rechtsgeschichte II cit. 328 s. (e v. anche 435);
F. WALTER, Geschichte des Rmischen Rechts bis auf Justinian II. Rechtsquellen und
Rechtswissenschaft. Privatrecht. Procedur. Strafrecht (Bonn 1861) 531.
321 Si v. supra 81 ss.
322 Amph. 153 ss., su cui pi ampiamente supra 127 ss.
163
164
CAPITOLO SECONDO
6. Le esecuzioni capitali. Strettamente collegato con la custodia del carcer il problema delle esecuzioni capitali. Tra i
diversi tipi di messa a morte che furono tipici dellesperienza
giuridica (ma insieme culturale e religiosa) romana 328, sappiamo che alcuni si svolgevano in carcere 329, con la normale
procedura dello strangolamento 330. Vi sono fonti che testimoniano lintervento dei tresviri in questi casi 331. Dal tenore testuale di alcune di esse, dove ad esempio Tacito parla di triumvirale supplicium 332, o quando Valerio Massimo fa mettere in
croce il servo Alessandro dal triumviro Lucio Calpurnio 333,
alcuni studiosi hanno dedotto la materiale esecuzione delle
sentenze capitali da parte dei nostri magistrati 334. Questa intermorte a Roma: M. DUCOS, Le juriste romain et la morte, in La mort les morts et laudel dans le monde romain dir. F. HINARD (Caen 1987) 145 ss.
329 Si v. Sall. Cat. 55.1-6. Postquam, ut dixi, senatus in Catonis sententiam discessit, consul optumum factu ratus noctem quae instabat antecapere, ne quid eo spatio
novaretur, triumviros quae ad supplicium postulabat parare iubet. 2. Ipse praesidiis
dispositis Lentulum in carcerem deducit; idem fit ceteris per praetores. 3. Est in carcere locus, quod Tullianum appellatur, ubi paululum ascenderis ad laevam, circiter
duodecim pedes humi depressus; 4. eum muniunt undique parietes atque insuper
camera lapideis fornicibus iuncta; sed incultu tenebris odore foeda atque terribilis
eius facies est. 5. In eum locum postquam demissus est Lentulus, vindices rerum capitalium, quibus praeceptum erat, laqueo gulam fregere. 6. Ita ille patricius ex gente
clarissima Corneliorum, qui consulare imperium Romae habuerat, dignum moribus
factisque suis exitum vitae invenit. De Cethego, Statilio, Gabinio, Caepario eodem
modo supplicium sumptum est. Cfr. W. E. HEITHLAND, The Roman Republic cit. 106
s.; C. VISMARA, Il supplizio come spettacolo (Roma 1990) 35.
330 TH. MOMMSEN, Rmisches Strafrecht cit. 928 ss.; ID., Rmisches Staatsrecht
II 3 cit. 596 e nt. 5; J. LE GALL, Notes cit. 68 e nt. 4; E. CANTARELLA, I supplizi
capitali cit. 143 s. Sostiene che la forma normale di esecuzione fosse limpiccagione
T. FRANK, The Tullianum cit. 497. Sullimpossibilit di questa ultima tesi, si v.
E. CANTARELLA, o. u. c. 177 ss.
331 Val. Max. 5.4.7; 8.4.2; Tac. ann. 5(6).9.
332 Ann. 5(6).9.
333 Val. Max. 8.4.2, su cui v. supra 106 ss.
334 Cos TH. MOMMSEN nello Staatsrecht II 3 cit. 595 e nt. 6 (ma v. lo Strafrecht
cit. 298). Cfr. anche, tra gli altri, A. F. RUDORFF, s.v. Triumviri cit. 2155;
A. W. ZUMPT, Das Criminalrecht I/2 cit. 126; G. PADELLETTI, Storia del diritto romano ([1878] rist. Camerino 1982) 95; E. VON HERZOG, Geschichte und System I/2
cit. 852; E. DE RUGGIERO, Il consolato e i poteri pubblici cit. 830 (ove la specificazione che i tresviri avrebbero materialmente messo a morte solo le donne ed i sog-
165
getti di non umile condizione); L. HOMO, Roman Political Institutions from City to
State (tr. ingl. London 1929, rist. 1962) 312; H. SIBER, Rmisches Recht I cit. 26;
H. SCHAEFER, s.v. Vigintiviri cit. 2573; H. STRASBURGER, s.v. Triumviri cit. 518 s.;
F. LA ROSA, Note cit. 233; P. FREZZA, Corso di storia del diritto romano 3 (Roma
1974) 182; L. AMIRANTE, Una storia giuridica cit. 209; A. LOVATO, Il carcere cit. 40;
F. KOLB, Rom cit. 295.
335 Sul titolo si v. supra 79.
336 Varr. l. L. 5.81.
337 Cfr. C. SIGONII De antiquo iure cit. 566 s.; L. LANDUCCI, Storia I cit. 483
nt. 2; N. E. POLITIS, Les triumvirs cit. 58 ss.; P. WILLEMS, Le droit public cit. 279;
E. COSTA, Cicerone giureconsulto I cit. 396; F. F. ABBOTT, A History and Description 3 cit. 210; A. W. LINTOTT, Violence cit. 102; E. KOESTERMANN, Kommentar II
cit., riferendosi a Tac. ann. 5.9.1, sottolinea come i condannati fossero unter
Aufsicht der tresviri capitales ... vollzogen, giustamente affermando che non era
propria dei tresviri, ma degli ausiliari e da loro meramente sorvegliata, lattivit di
fustigazione menzionata in Horat. epod. 4.11; A. BURDESE, Manuale di diritto pubblico romano 3 cit. 72; J. T. RAMSEY, in Sallusts Bellum Catilinae edited with intro-
166
CAPITOLO SECONDO
167
Dalla seconda parte del testo risulta chiaramente che incaricato dellesecuzione era non il triumvir 339, che si era in questo
caso limitato alla ductio in carcere della condannata 340, ma
bens is qui custodiae praeerat, uno degli ausiliari dei nostri
magistrati che con verisimiglianza era stabilmente incaricato
delle esecuzioni in carcere.
Tac. ann. 5(6).9. Placitum posthac, ut in reliquos Seiani
liberos adverteretur, vanescente quamquam plebis ira ac plerisque per priora supplicia lenitis. Igitur portantur in carcerem
filius imminentium intellegens, puella adeo nescia, ut crebro
interrogaret, quod ob delictum et quo traheretur; neque facturam ultra, et posse se puerili verbere moneri. Tradunt temporis
eius auctores, quia triumvirali supplicio adfici virginem inauditum habebatur, a carnifice laqueum iuxta compressam; exim
oblisis faucibus id aetatis corpora in Gemonias abiecta.
Tacito si sta occupando degli effetti della rovina di Seiano,
in particolare il brano trascritto noto per la terribile sorte
della figlia dellantico prefetto del pretorio 341. Anche qui, se vi
menzione esplicita del supplicium triumvirale 342, lultima
parte del testo sembra dimostrare che la materiale esecuzione
fosse affidata al carnefice. Ci pare testimoniato anche da un
passo di Svetonio. Descrivendo le efferatezze di Tiberio, il bio-
allopinione di TH. MOMMSEN (Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 595 ntt. 6-7), di cui
per non valuta la parzialmente mutata prospettiva dello Strafrecht cit. 298.
340 Anche se bisogna credere che poi fosse daccordo sul fatto che la donna
non fosse immediatamente messa a morte, data la sua funzione di controllo su
quanto avveniva nel Carcer.
341 Il testo stato utilizzato per una vana esercitazione in tema di frode alla
legge da I. PFAFF, Zur Lehre vom sogenannten in fraudem legis agere (Wien 1892)
72. In proposito si vedano le giuste osservazioni di G. ROTONDI, Gli atti in frode alla
legge (Torino 1911, rist. Roma 1971) 94 s.
342 Sullo strangolamento in carcere cfr. C. SOLIMENA, Plinio il giovane e il diritto pubblico di Roma (Napoli 1905, rist. Roma 1970) 267.
343 Si v. anche Cass. Dio 58.11.5.
344 Cfr. gli autori citati supra in nt. 337, cui adde KOESTERMANN, Kommentar
168
CAPITOLO SECONDO
grafo narra dun uso generalizzato della violenza carnale contro immaturae puellae prima della morte per strangolamento:
Tib. 61.14. Immaturae puellae, quia more tradito nefas esset
virgines strangulari, viciatae prius a carnifice, dein strangulatae 343.
Si pu quindi affermare che se i tresviri ebbero lincarico di
controllare le esecuzioni, non vi procedevano personalmente 344.
Un dato, come pare fino ad ora non tenuto nella dovuta
considerazione dagli studiosi pu forse consentire la certezza
sul punto. I tresviri erano almeno a partire dallinizio del II
secolo a.C. 345 magistrati del popolo romano; come tali, lo si
visto, partecipavano (anche se in piccola misura) del particolare trattamento di cui gli eletti godevano 346. Il carnufex era
considerato invece come un essere spregevole, probabilmente
come un residuo di tabu. Gli era ad esempio vietato di abitare
allinterno del pomerium 347.
Theodor Mommsen 348 colleg alla competenza sulle esecuzioni capitali una fonte che riporta un caso in cui i tresviri
ricevettero lordine di bruciare libri proibiti 349.
II cit.: unter Aufsicht der tresviri capitales .. vollzogen, che mette il caso in relazione con quello poeticamente raffigurato da Horat. epod. 4.11.
345 Si v. supra 24 ss.
346 Ad esempio erano esentati dalle normali ronde notturne: v. D. 1.2.2.31
(Pomp. l. sg. ench.)
347 Cic. pro Rab. 5.15. ... quem (scil. carnificem) non modo foro sed etiam caelo
hoc ac spiritu censoriae leges atque urbis domicilio carere voluerunt, cfr. H. F.
HITZIG, s.v. Carnifex cit. 1599.
348 Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 596; cfr. A. W. ZUMPT, Das Criminalrecht I/2
cit. 126; E. DE RUGGIERO, Il consolato e i poteri pubblici in Roma cit. 530; H. STRASBURGER, s.v. Triumviri cit. 519; F. LA ROSA, Note cit. 233 nt. 11 che inquadra
questa attivit nellesercizio dei loro poteri di polizia.
349 In generale per una storia del barbarico uso di rimozione culturale costituito dal bruciare i libri, si v. L. LWENTHAL, I roghi dei libri (tr. it. Genova 1991
delled. Frankfurt a. M. 1984), con un cenno a p. 22 sui roghi della Roma imperiale
(su cui, pi in particolare, si v. T. KLEBERG, Buchhandel und Verlagswesen in der
Antike [Darmstadt 1967] 64 ss.; T. SPAGNUOLO VIGORITA, s.v. Konfiskation, in
RAC., in corso di stampa, che ho letto per cortesia della.).
350 Sui personaggi citati, per notizie generali ed informazioni bibliografiche si
169
Tac. Agr. 2.1. Legimus, cum Aruleno Rustico Paetus Thrasea, Herennio Senecioni, Priscus Helvidius laudati essent,
capitale fuisse, neque in ipsos modo auctores, sed in libros
quoque eorum saevitum, delegato triumviris ministerio ut monumenta clarissimorum ingeniorum in comitio ac foro urerentur 350.
In altri casi consimili tramandata la competenza degli
edili 351, altre volte ricordato unicamente lordine magistratuale 352, di conseguenza forse non pu configurarsi una competenza specifica delluno o dellaltro collegio, ma un intervento meramente esecutivo conseguente ad un ordine superiore.
Con riguardo al collegamento proposto da Mommsen con
le esecuzioni capitali, si consideri che dallet di Augusto il crimen maiestatis si estendeva agli scritti reputati diffamatori di
alti personaggi 353:
Tac. ann. 1.72.2-3. ... facta arguebantur, dicta impune erant.
3. Primus Augustus cognitionem de famosis libellis specie legis
eius tractavit, commotus Cassii Severi libidine, qua viros feminasque inlustres procacibus scriptis diffamaverat; mox Tiberius consultante Pompeio Macro praetore, an iudicia maiestatis
redderentur, exercendas leges esse respondit.
CAPITOLO TERZO
MANSIONI NELLAMBITO
DELLA GIURISDIZIONE CIVILE
SOMMARIO. 1. Exigere e iudicare nella cd. lex Papiria. 2. Manus iniectiones e sacramenta. 3. Competenza sul munus iudicandi.
172
CAPITOLO TERZO
Le due attestazioni grammatico-retoriche si limitano a menzionare un iudicium dei tresviri capitales, senza risultare di
troppa utilit ai fini dellinquadramento giuridico dello
stesso 5:
Varr. l. L. 9.85. ... in viris idem servari oportere, cum dicimus iudicium fuisse triumvirum, decem<virum centum>virum,
non <triumvirorum, decemvirorum>, centumvirorum 6.
Cic. or. 46.156. ... quam centuriam fabrum et procum, ut
censoriae tabulae loquuntur, audeo dicere, non fabrorum aut
procorum; planeque duorum virorum iudicium 7 aut trium
virorum capitalium aut decem virorum stlitibus iudicandis
dico numquam. Atqui dixit Accius:
video sepulcra dua duorum corporum;
idemque:
mulier una duom virorum 8.
5
6
173
174
CAPITOLO TERZO
tres viri <capitales> quicumque <posthac fa>cti erunt, sacramenta ex<igunto> iudicantoque 12, eodemque iure sunto, uti ex
legibus plebeique scitis exigere iudicareque [esse] esseque
oportet. Sacramenti autem nomine id aes dici coeptum est,
quod et propter aerari inopiam, et sacrorum publicorum multitudinem, consumebatur id in rebus divinis 13.
Questo atto normativo lo si visto , innalzandoli dal
rango di ausiliari a quello di magistratus minores 14, non innov in merito alle competenze dei tresviri 15: lattribuzione
delle funzioni che gi erano state proprie dei questori in materia criminale 16 doveva gi essere avvenuta (di l la denominazione di capitales gi dal 289 ca. a.C.). Le diverse teorie proposte dagli storici vertono innanzitutto sullinterpretazione del
nesso tra exigere e iudicare 17 e sul rapporto tra questi due verbi
ed i sacramenta 18. Per comodit di sintesi le diverse opinioni si
possono suddividere in due gruppi: da una parte gli studiosi
che hanno nettamente separato lattivit di exigere sacramenta
175
176
CAPITOLO TERZO
177
petenza civile dei tresviri, contrapposta a quella criminale distingue la riscossione dei sacramenta dalla decisione per incarico del pretore dalcuni processi
collegati a casi criminali (oltre a menzionare la competenza sulle excusationes relative al munus iudicandi, su cui v. infra 196 ss.).
25 Cfr. Rmische Geschichte III cit. 358 s., su cui F. LA ROSA, Note cit. 238
nt. 30.
26 A proposito dei tresviri capitales, in Studi in onore di P. De Francisci III
(Milano 1956) 24 ss., spec. 26 ed ivi nt. 1. Si cfr. la critica di F. LA ROSA, Note cit.
238 s. e ora P. CAPONE, Gli interventi edilizi nella repressione delle usurae, in Labeo
45 (1999) 10 nt. 28.
27 Sui quadruplatores si v. R. VON JHERING, Geist des rmischen Rechts auf den
verschiedenen Stufen seiner Entwicklung III/1 [6/7 ed.] (Leipzig 1924) 114 nt. 141;
E. LEVY, Von den rmischen Anklgervergehen, in ZSS. 53 (1933) 153 e nt. 7, cfr.
170 nt. 98 [=Gesammelte Schriften II (Kln-Graz 1963) 380, 391]; A. O. ALBANESE,
Lazione popolare da Roma a noi (Roma 1955) 57 s.; F. DE MARTINO, I quadruplatores cit. 32 ss.; J. L. CAMIAS, Sobre los quadruplatores, in SDHI. 50 (1984) 461 ss;
G. WESENER, s.v. Quadruplator, in PWRE. XXIV cit. 710 s.; D. CLOUD, The lex
Papiria cit. 182 ss. Per un uso dispregiativo in senso politico del termine, durante la
tarda repubblica, si v. J. HELLEGOUARCH, Le vocabulaire latin cit. 529 da mettere
in relazione con S. DI SALVO, Lex Laetoria (Napoli 1979) 148 , che si basa sulla
lettura di rhet. ad Her. 2.26.41 (cfr. anche led. curata da F. CANCELLI de La retorica
a Gaio Erennio [Milano 1992] 377 s. nt. 78; ID., Complemento de La retorica a Gaio
Erennio 2 [Roma 1992] 105). Sulla poena quadrupli, ampiamente, J. M. KELLY, Roman Litigation (Oxford 1966) 154 ss.
28 La ricostruzione di Cancelli pare seguita da H. LVY-BRUHL, Recherches sur
178
CAPITOLO TERZO
179
dato a Plaut. Persa 62 ss. e la lettura del lemma festino nel senso di testimonianza
(esclusivamente) sullinterrogatio sacramento.
36 V. supra nt. 21 e infra nt. 39. Cfr. J. L. STRACHAN-DAVIDSON, Problems of
the Roman Criminal Law II (Oxford 1912) 52 ss., il quale sostiene che i tresviri avrebbero regolarizzato larresto sommario del reus, probabilmente fino al primo dies
fastus, nel quale le parti sarebbero comparse davanti al pretore.
37 Cfr. C. LOVISI, Contribution cit. 185.
38 Non sembra ascrivibile a questa corrente, come vorrebbe B. ALBANESE,
Riflessioni in tema di legis actiones cit. 182 nt. 22 [=Scritti giuridici I cit. 994],
G. I. LUZZATTO, Procedura civile romana II. Le legis actiones (Bologna 1948) 263 ss.,
che scrive: La funzione dei tresviri ... essenzialmente esecutiva, e non ha a che
fare con il iudicium vero e proprio. La pronuncia utrius sacramentum iustum esset
spettava al solo iudex privatus o ai suoi equivalenti (centumviri e decemviri), nellambito della loro competenza (p. 265), nonostante quanto vagamente sostenuto a p.
263 i. f.
39 Das sacramentum und die lex Papiria, in ZRG. 6 (1867) 339 ss., spec. 369 ss.
Su questo lavoro si v. le impressioni di B. ALBANESE, Riflessioni in tema di legis actiones cit. 178 nt. 14 [=Scritti giuridici I cit. 990], di G. PUGLIESE, Il processo civile
romano I cit. 212 ss., e ora di M. FUENTESECA, El delito civil en Roma y en el derecho
espanol (Valencia 1997) 88 ss. Sul rapporto tra iusiurandum e sacramentum, punto
centrale dellopera dello studioso tedesco, si v. anche L. AMIRANTE, Il giuramento
prestato prima della litis contestatio nelle legis actiones e nelle formulae (Napoli
1954) 174 ss. (con ampia rassegna bibliografica alle ntt. 8 ss.). Su questo punto si cfr.
ora lopinione di S. TONDO, La semantica di sacramentum cit. 249 ss.; ID., Il sacramentum militiae nellambiente culturale romano-italico, in SDHI. 29 (1963) 1 ss.; ID.,
Sul sacramentum militiae, SDHI. 34 (1968) 376 ss.
40 Si v., a proposito di questa tesi, lesclamativo sarcasmo di R. VON JHERING,
180
CAPITOLO TERZO
181
nendo una singolare lettura della Lex Papiria 51. Come noto
nella procedura delle legis actiones esistevano due differenti
sacramenta, uno di 500 assi era da conferire se la lite superava i 1000, laltro (di 50) era previsto per le liti di valore inferiore ai 1000 assi 52. Secondo Jhering il plebiscito 53 di Papirio
che ben si inquadrava in una serie di provvedimenti riconducibile a membri della stessa stirpe 54 sottrasse ai pontefici il
compito di stimare la lite, perch questi ultimi avrebbero costantemente in quei casi in cui il valore presumibile della lis si
aggirava intorno ai 1000 assi fatto versare la somma maggiore
in danno dei pi deboli economicamente 55. Ma larticolato (ed
alquanto fantasioso) tentativo di Jhering non tenne presente
Plinio n. h. 33.46, che svalut lasse a mezza oncia, ad un ventiquattresimo cio del
suo valore originario. Per una datazione molto pi recente di questa legge, connessa
in qualche modo con il bellum Italicum, cfr. G. ROTONDI, Leges publicae cit. 341; F.
DE MARTINO, Storia della costituzione 2 III cit. 60, 78.
52 Fest. S.v. Sacramentum [468 L.]; Gai 4.14. Poena autem sacramenti aut
quingenaria erat aut quinquagenaria. Nam de rebus mille aeris plurisve quingentis
assibus, de minoris vero quinquaginta assibus sacramento contendebatur; nam ita
lege XII tabularum cautum erat. <At> si de libertate hominis controversia erat, etiamsi
pretiosissimus homo esset, tamen ut L assibus sacramento contenderetur, eadem
lege cautum est favore scilicet libertatis, ne onerarentur adsertores ... Nel manoscritto
veronese segue unampia lacuna. Nelle ricostruzioni palingenetiche moderne questo
testo di Gaio posto in apertura della seconda tavola (cfr. FIRA I 2 30: XII tab. 2.1a;
D. FLACH, Die Gesetze cit. 120 s.).
53 Si v. le parole fatte pronunciare da JHERING, Serio e faceto cit. 234, al tribuno Papirio portavoce della plebe. ormai ben chiaro agli studiosi come allepoca dellemanazione del plebiscitum Papirium le lotte tra patrizi e plebei fossero
gi da tempo sopite e che il plebiscito, lungi dallessere provvedimento di parte col
quale si potessero ottenere riforme rivoluzionarie , fosse ormai strumento normale
della legislazione statale, si cfr., per tutti, F. CASSOLA, L. LABRUNA, Linee 3 cit. 201
ss.
54 Cfr. a p. 242 s. il riferimento alla cd. lex Papiria de nexis. Singolarmente Jhering non tenne conto del cattivo Lucio Papirio della tradizione liviana relativa
alla lex (8.28.2), n del fatto che il rogator, insieme con C. Petelio Libone (ove si
accolga la datazione dominante, cfr. G. ROTONDI, Leges publicae cit. 230 s.; da ultimo, piuttosto acriticamente: M. DI PAOLO, Alle origini della lex Poetelia Papiria de
nexis, in Index 24 [1996] 275 ss.) fu un Papirio Cursore, quindi patrizio, anche se
non impossibile lipotesi di transitiones ad plebem relative a tale gens, cfr.
TH. MOMMSEN, Rmische Forschungen I cit. 116, 124.
55 Si v. anche L. WENGER, Zu drei Fragen aus dem rmischen Zivilprozessrechte,
in ZSS. 59 (1939) 349.
182
CAPITOLO TERZO
che al tempo verisimile dellemanazione della lex Papiria il materiale esborso del sacramentum avveniva a controversia definita (essendovi stata lintroduzione dei praedes 56), quindi cade
il presupposto dun intervento a favore dei plebei contro il costume dei pontefici di lucrare sul denaro depositato 57.
La prospettazione pi lineare delle competenze dei tresviri
nellambito della giustizia civile 58 stata formulata da Bernardo
Albanese 59, che, inserendo la notizia della lex Papiria nella sua
pi ampia ricostruzione dellantichissimo processo privato romano, ha considerato di grande importanza il ruolo svolto dai
tresviri come collegio giudicante nellambito della storia dellactio sacramenti. Riassumendo, lo studioso ha visto dallepoca
regia il succedersi di una serie di organi giudicanti (il rex, i supremi magistrati repubblicani, i decemviri stlitibus iudicandis, i
tresviri appunto) caratterizzati dalla loro natura magistratuale:
solo in un periodo pi recente, avvenuta la completa laicizzazione del sacramentum, si sarebbe giunti (dopo lulteriore, e
logicamente intermedia, creazione dei centumviri 60, che furono
56 Cfr. supra. La situazione cui pare riferirsi Jhering quella descritta da Varr.
l. L. 5.180. Ea pecunia quae in iudicio venit in litibus sacramentum a sacro. Qui petebat et qui infitiabatur, de aliis rebus uterque quingenos aeris ad pontem deponebant,
de aliis rebus item certo alio legitimo numero assium; qui iudicio vicerat, suum sacramentum e sacro auferebat, victi ad aerarium redibat.
57 Si v. P.-F. GIRARD, Histoire de lorganisation judiciaire des Romains I cit. 178
s. nt. 4; F. CANCELLI, A proposito dei tresviri capitales cit. 32.
58 Non si pu fare a meno di citare la posizione, assai prudente, di G. PUGLIESE, Il processo civile romano I cit. 211 ss., che conclude le sue riflessioni con un
non liquet, reputando le fonti a nostra disposizione insufficienti a dimostrare la
competenza per legge dei tresviri capitales a giudicare in una legis actio (p. 217).
59 Riflessioni in tema di legis actiones cit. 177 ss. [=Scritti giuridici I cit. 989 s.].
60 In questo modo Albanese si pone tra quegli studiosi assertori duna datazione bassa per listituzione dei centumviri. Ampiamente sul problema, assai dibattuto specie nella letteratura ottocentesca, F. LA ROSA, Decemviri e centumviri, in
Labeo 4 (1958) 24 ss., con una originale impostazione. Lo studio da leggere anche
in riferimento alla competenza di decemviri slitibus iudicandis e centumviri, appunto
(p. 14 ss.). Sullargomento, con approfondita disamina delle diverse opinioni storiografiche, si v. G. FRANCIOSI, Sui decemviri stlitibus iudicandis cit. 163 ss.
183
184
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186
CAPITOLO TERZO
Truc. 758 ss. DIN. Abiit intro, exclusit. Egon ut haec mihi
patiar fieri? / iam hercle ego tibi, inlecebra, ludos faciam clamore 75 in via, / quae advorsum legem accepisti a plurumis pecuniam; / iam hercle apud novos omnis magistratus faxo erit
nomen tuom, / postid ego te manum iniciam quadrupuli, venefica, / suppostrix puerum. Ego edepol iam tua probra aperibo omnia ... 76.
Si visto come con grande probabilit i nuovi magistrati
citati siano i tresviri 77. La connessione, oltre alla menzione
della nuova magistratura, sta nellaccusa di quadruplatio, ambito per il quale i tresviri sono esplicitamente, sempre da Plauto,
ricordati nel Persiano 78. Contro lattestazione di una competenza dei tresviri nella procedura di manus iniectio si deve considerare che Plauto espressamente scandisce nel tempo due
azioni: unaccusa ai magistrati e, post 79 di seguito , la minacciata manus iniectio per il quadruplo 80.
giudizio dei tresviri a seguito della manus iniectio. Secondo G. PUGLIESE, Il processo
civile romano I cit. 212 s. e F. LA ROSA, Note cit. 243 s., il procedimento per manus
iniectionem non prevedeva in alcun modo una fase decisoria, nemmeno nella sua
forma pura. Sul punto si v. anche infra 189 ss.
75 Sul valore di clamor nelle commedie plautine, si v. C. CASCIONE, Bonorum
proscriptio cit. 453 nt. 39.
76 Sulla repressione del veneficio si v. D. MANTOVANI, Il problema cit. 23 e nt.
65, il quale afferma che con riguardo a questa attivit criminosa sarebbero attestate
solo procedure condotte da magistrati cum imperio; cfr. anche la bibliografia ivi
citata.
77 Cfr. supra 30 ss.
78 Si v. infra 188 ss.
79 In questo luogo la particella postid (per luso nel lessico plautino si v.
G. LODGE, s.v. post II B.c, in Lexicon Plautinum II [Leipzig 1933, rist. Hildesheim
1962] 352) pare non poter assumere altro significato se non de tempore, cfr. ThlL.
X.2.2 (Leipzig 1982) 156 ss.
80 Si cfr. la tesi di F. CANCELLI, A proposito dei tresviri capitales cit. 28, che
delinea lattivit dei tresviri quali ricevitori di denunce che potevano essere accompagnate dalla manus iniectio, almeno per quello che sappiamo, nei casi di usura e
truffa. La rilevanza criminalistica di queste fonti plautine era gi stata notata da
TH. MOMMSEN, Rmisches Strafrecht cit. 159 nt. 2. La quadruplatio ricordata nel
Truculentus sembra per da riferire contro quanto sostenuto dallo studioso tedesco nel suo Staatsrecht II3 cit. 599 nt. 1 pi allaccipere a plurimis pecuniam che
187
Asin. 127 ss. ARGYR. Sicine hoc fit? foras aedibus me eici?
/ promerenti optume hocin preti redditur? / bene merenti mala
es, male merenti bona es; / at malo cum tuo, nam iam ex hoc
loco / ibo ego ad tris viros vostraque ibi nomina / faxo erunt,
capiti te perdam ego et filiam, / perlecebrae, permities, adulescentum exitium. / Nam mare haud est mare, vos mare acerrumum; / nam in mari repperi, hic elavi bonis ...
In questo passo non c alcun riferimento alla manus iniectio, mentre la menzione dei tresviri riferita esclusivamente
alla denuncia, che presumiamo di natura criminalistica 81, inquadrabile nella sfera di competenza propria dei nostri magistrati, che tendeva allinstaurazione dun processo criminale 82.
Laccostamento tra i versi appena letti del Truculentus e quelli
della commedia degli asini, proposto dagli studiosi 83, dovuto
alla struttura lessicale della minaccia, estremamente simile nei
due casi 84.
alle fattispecie criminalistiche menzionate ai versi 761 s. Cfr. G. ROTONDI, Leges
publicae cit. 474; F. LA ROSA, Note cit. 239.
81 Partendo dal presupposto della tarda compiuta criminalizzazione del lenocinio, W. FORMIGONI CANDINI, Ne lenones sint in ullo loco reipublicae Romanae, in AUFE. n.s. 4 (1990) 104 s., reputa fortemente discutibile lesistenza, con
riferimento a Plaut. Asin. 130 ss., di una legge che magari abbia attribuito uno
speciale compito punitivo ai tresviri capitales, immaginata dal collegamento con
Fest. (Paul.) s.v. Muneralis [127 L.], ove una citazione di Plauto relativa alla non
meglio precisata lex lenonia: V. PTTNER, Zur Chronologie der Plautinischen
Komdien (Ried 1906) 2 s.; G. AUGELLO, Le commedie di Tito Maccio Plauto I cit.
206 nt. 31. Sulla lex lenonia cfr. F. CASAVOLA, Lex Cincia. Contributo alla storia delle
origini della donazione romana (Napoli 1960) 10, 128; G. RIZZELLI, Lex Iulia de adulteriis cit. 124 nt. 4 (con altra bibliografia).
82 Si v. supra. Si noti come F. LA ROSA, Note cit. 237, tra le fonti plautine che
ricordano i tresviri, nettamente distingue casi di tutela dellordine pubblico, che
sarebbero questo dellAsinaria e quello gi esaminato dellAulularia (415 s.) e di
violazione della legge probabilmente una legge limitatrice dellusura (quelli del
Truculentus e del Persa), nei quali Plauto parla di manus iniectio quadrupli.
83 Cfr. gi A. W. ZUMPT, Das Criminalrecht I/2 cit. 126.
84 Si cfr. soprattutto landamento del v. 761 del Truculentus con i 131-132
dellAsinaria.
85 Soprattutto con riferimento allambientazione, greca o romana. Si v., tra gli
altri, a favore della grecit, F. LEO, Plautinische Forschungen cit. 122 s.; P. HUVELIN,
188
CAPITOLO TERZO
Le furtum cit. 231 ss.; U. E. PAOLI, Nota giuridica su Plauto, in Iura 4 (1953) 174 ss.;
per la romanit: J. PARTSCH, Rmisches und griechisches Recht in Plautus Persa, in
Hermes 45 (1910) 595 ss.; F. DE MARTINO, I quadruplatores cit. 32 ss.; F. CANCELLI, A proposito dei tresviri capitales cit. 21 s.; F. LA ROSA, Note sui tresviri capitales cit. 236 s. Un quadro delle pi recenti posizioni storiografiche, che tendenzialmente propendono per la romanit, in S. DI SALVO, Lex Laetoria cit. 138 nt. 96; C.
LOVISI, Contribution cit. 181 nt. 371. Contra, di recente, J. D. CLOUD, The lex Papiria
cit. 175 s.; A. C. SCAFURO, The Forensic Stage cit. 455 ss. In generale rileva la non
facile interpretazione del testo P. CAPONE, Gli interventi edilizi cit. 202 nt. 28.
86 Si tratta dellesordio della seconda scena del primo atto: versi 53 ss.
87 Sulla contrapposizione non solo ideologica, ma giuridica tra rei publicae
causa e suum quaestum, si v. F. BOTTA, Legittimazione, interesse ed incapacit allaccusa nei publica iudicia (Cagliari 1996) 130 s. nt. 220.
88 Legirupa (legerupa: Pseud. 975) sarebbe mot juridique forg par Plaute,
cos C. TOMULESCU, Observations sur la terminologie juridique de Plaute, in Sodalitas. Scritti in onore di A. Guarino VI (Napoli 1984) 2771. Per altri contesti ove si
rinviene il termine, si v. G. LODGE, s.v. Legirupa, in Lexicon Plautinum I (rist.
Hildesheim 1962 delled. Leipzig 1924) 884.
89 Per la probabile caduta di un verso nella tradizione manoscritta, dopo il 67,
si v. F. DE MARTINO, I quadruplatores cit. 32 s. e ntt. 1-2, che ipotizza la menzione
189
190
CAPITOLO TERZO
191
manus iniectio esperibile da parte dei quadruplatori come pura 97, si pu ipotizzare che si svolgesse davanti al pretore la
prima fase 98, ove poteva verificarsi laddictio, e poi la seconda
verisimilmente un procedimento per sacramentum 99 davanti ai tresviri 100. Cos si potrebbe spiegare anche il tenore
della lex Papiria nella parte in cui prevede per i tresviri un potere di giudicare sui sacramenta: sarebbero questi ultimi quelli
scaturenti dalle opposizioni 101 a (alcune?) manus iniectiones
purae 102. Inoltre, accogliendo questa impostazione, si supererebbe la difficolt di attribuire ai tresviri, gi quando erano dei
semplici ausiliari (e di rango non troppo elevato), la possibi98 Th. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht II 3 cit. 600 nt. 2; P.-F. GIRARD, Lorganisation judiciaire des Romains I cit. 177 nt. 2, che per non tentano una spiegazione
della fase in iudicio presso i tresviri. Contro F. CANCELLI, A proposito dei tresviri
capitales cit. 23 s. e F. LA ROSA, Note cit. 239, che sostengono lunicit del giudizio
davanti ai tresviri, basandosi sul fatto che nei testi plautini mancano riferimenti al
pretore, si pu sostenere che, esistendo una prassi consolidata di rimessione ai
tresviri, era assai poco probabile (come si vedr innanzi, nel testo) laddictio per la
difficolt che la pretesa del quadruplator fosse indiscutibile, quindi i giudici praticamente immancabili del procedimento erano i tresviri, che venivano ricordati dal comico. In questo senso valida lintuizione di CANCELLI, o. u. c. 23 ss. che avvicina
la manus iniectio quadrupli alla in ius vocatio.
99 Sulla natura del sacramentum si v. F. DE MARTINO, Storia della costituzione 2
I cit. 210.
100 Cos si potrebbe interpretare il manum sibi depellere et pro se lege agere di
Gai 4.24. La ricostruzione naturalmente solo ipotetica: si visto come le altre
fonti in nostro possesso non possono completamente rassicurarci sulla competenza
dei tresviri nei processi per quadruplazione, n sulla procedura dei giudizi introdotti
da questo atto. Sul possibile ruolo dei capitales si v., comunque, lipotesi di S. DI
SALVO, Lex Laetoria cit. 142 nt. 110.
101 La congettura che in caso di manum depellere si giungesse ad un giudizio
di cognizione attraverso una legis actio sacramenti sembra buona e plausibile a
S. DI SALVO, Lex Laetoria cit. 296; 304.
102 Non condivisibile appare la ricostruzione di F. LA ROSA, Note cit. 244,
quando tenta di portare come prova a favore della sua interpretazione del lemma
festino, e pi in generale dellattivit dei tresviri, Val. Prob. 4.5. S.N.S.Q. si negat
sacramento quaerito. Per una critica, si v. G. SACCONI, Si negat, sacramento quaerito, in SDHI. 29 (1963) 310 ss., non apprezzabile nelle conclusioni (cfr. S. DI SALVO,
Lex Laetoria cit. 296).
103 Sui tria verba che caratterizzavano il ius dicere si v. Gai 4.29; Varr. l. L. 6.30,
7.53; Ovid. Fast. 1.47 s.; Macrob. Sat. 1.10.14. Sullattivit di addictio, propria del
192
CAPITOLO TERZO
193
tio sacramenti, mentre pu benissimo prospettarsi una situazione di questo tipo: il manus sibi depellere et pro se lege
agere 110 avr significato intentare un vero e proprio processo
per sacramentum bilaterale, in cui tutte e due le parti dovevano scambiarsi le avverse promesse 111. Unica differenza col
normale procedimento sta nel fatto che, se fosse risultato soccombente il convenuto, la sconfitta nella procedura per sacramentum avrebbe portato verisimilmente oltre alla perdita
della summa sacramenti alla immediata validit della manus
iniectio originaria, che manteneva la sua natura multipla
rispetto al valore della lite 112, o, alternativamente, apriva la
strada alla subitanea addictio magistratuale. Cos forse si pu
spiegare la riforma proposta dal parassita plautino: la posizione
processuale delle due parti davanti ai tresviri non era uguale,
prevalendo nettamente quella del manoiniciente. In via meramente ipotetica, ma suffragata dalla tendenza a specializzare i
collegi nella procedura per legis actiones 113, acutamente notata
sponsor dependisset, si in sex mensibus proximis, quam pro eo depensum esset, non
solvisset sponsori pecuniam; item lex Furia de sponsu adversus eum, qui a sponsore
plus quam virilem partem exegisset; et denique complures aliae leges in multis causis
talem actionem dederunt.
111 Ricostruisce la storia del procedimento per manus iniectionem nel senso
che nella forma pura vi fosse un momento decisorio G. NICOSIA, La manus iniectio:
dal regime originario a quello della manus iniectio pura, in Praesidia libertatis. Garantismo e sistemi processuali nellesperienza di Roma repubblicana. Atti Copanello
1997, cur. F. MILAZZO (Napoli 1994) 163 ss. Con riguardo al ruolo svolto dai tresviri
nella procedura per legis actiones importante il rilievo di B. ALBANESE, Riflessioni in
tema di legis actiones cit. 204 (in part.) [=Scritti giuridici I cit. 1016], che anche sulla
base di Varr. l. L. 9.85 li reputa giudici della iustitia dei sacramenta. Questo ruolo
secondo la ricostruzione qui proposta da limitare (come in fondo per i decemviri ed i centumviri) ad alcuni tipi particolari di sacramenta.
112 Vista la particolare tutela dellattore certo in qualche modo temperata
dallescogitazione della manus iniectio pura non si comprende la posizione di
F. CANCELLI, A proposito dei tresviri capitales cit. 25, che reputa il convenuto
addirittura esente dalla normale conseguenza della manus iniectio, e cio il raddoppiamento della pena, in caso di vittoria dellattore. Critica nei confronti di Cancelli
anche F. LA ROSA, Note cit. 238.
113 Si pu ipotizzare che il plebiscito Papirio confermasse i poteri giudicanti
dei tresviri perch, invalsa la tendenza ad affidare a giudici privati la risoluzione dei
processi per sacramentum (cfr. supra nt. 62 sulla datazione della lex Pinaria), alcune
194
CAPITOLO TERZO
da Albanese, si potrebbe rivalutare lantica ricostruzione secondo la quale i nostri magistrati sarebbero stati competenti a
giudicare sulle manus iniectiones quadrupli 114 e perch no
sugli altri casi, anche non seguenti ad una manus iniectio, ma
alla normale procedura sacramento per i quali lordinamento
prevedesse una pena multipla 115. Non si pu far a meno di notare come questi ultimi casi fossero tutti in qualche modo collegati con il controllo dellordine cittadino, ambito nel quale si
esplicavano le funzioni di polizia 116 dei tresviri 117.
A questo punto si pu rileggere la testimonianza dello
pseudo Asconio, nella quale il commentatore di Cicerone parla
di iudicium triumvirum:
P. 200 St. Subsellia ... triumvirorum quaestorum et huiuscemodi minora iudicia exercentium.
Almeno due le considerazioni da fare in proposito. Premesso che i subsellia dei tresviri si trovavano con tutta verisimiglianza nei pressi della colonna Menia, loro sede 118, bisogna
particolari decisioni si volevano conservare ad organi pubblici. Cfr. S. DI SALVO, Lex
Laetoria cit. 298.
114 Si notato come le uniche attestazioni esplicite sulla manus iniectio quadrupli siano quelle plautine. Per la lex (o le leges: D. 11.5.3 [Marcian. 5 reg.]) de alea
si v. C. SCHNHARDT, Alea. ber die Bestrafung des Glcksspiel im lteren rmischen Recht. Eine Strafrechtsgeschichtliche Studie (Stuttgart 1885) spec. 7 ss., 36 ss.;
M. KURYLOWICZ, Leges aleariae und leges sumptuariae in antiken Rom, in Studia E.
Polay (Szeged 1985). Cfr. G. IMPALLOMENI, In tema di gioco, in Sodalitas. Scritti in
onore di A. Guarino V (Napoli 1984) 2331 ss. [= Scritti di diritto romano e tradizione
romanistica (Padova 1996) 499 ss.].
115 Cfr. B. G. NIEBUHR, Rmische Geschichte III cit. 358; S. DI SALVO, Lex Laetoria cit. 304.
116 Si v. supra 117 ss.
117 A questo punto ci si pu chiedere se non sia da interpretare diversamente
da quanto tradizionalmente proposto lexigere della lex Papiria, semmai ipotizzando
che data la particolarit delle azioni e vista la possibilit duna esecuzione immediata si pretendesse la materiale prestazione dei sacramenta, che invece era stata
generalmente sostituita dalla presentazione dei praedes.
118 Cfr. supra 80 s.
119 Basti rimandare a Fest. s.v. Reus [336 L.] ed alle fonti raccolte da H. HEUMANN, E. SECKEL, Handlexikon cit. 518, cui adde Quint. inst. or. 7.3.22. Particolar-
195
196
CAPITOLO TERZO
civile 123, negandole sostanzialmente in toto. Certo che lattivit estrinsecantesi nel giudicare doveva in qualche modo rapportarsi alle pi generali (e prevalenti) funzioni criminalistiche dei tresviri e quindi riferirsi, se non ad illeciti pubblicistici
perseguiti penalmente (quanto possiamo essere sicuri della romanit di tali costruzioni?), a fattispecie probabilmente sempre pi comuni nella vita quotidiana per le quali la risposta
dellordinamento si struttur su forme giuridiche processuali gi in uso (sacramentum, manus iniectio, iudicium, probabilmente: multa 124), che saccompagnarono difficile allo
stato delle fonti stabilire precisamente come con i mezzi di
giustizia spicci propri dellattivit dei tresviri che si detta di
controllo sociale.
3. Competenza sul munus iudicandi. Un isolato testo ciceroniano ricorda il giudizio dun triumviro sulla vacatio 125
dun augure che, merc il sacerdozio, reputava di non dover
sedere come giudice 126.
Brutus 31.117. Et quoniam Stoicorum est facta mentio, Q.
124 Exercere
197
Aelius Tubero 127 fuit illo tempore, L. Pauli nepos, nullo in oratorum numero sed vita severus et congruens cum ea disciplina
quam colebat, paulo etiam durior; qui quidem in triumviratu
iudicaverat contra P. Africani avunculi sui testimonium vacationem augures quo minus iudiciis operam darent non habere ... 128
In alcune edizioni delloperetta retorica di Cicerone triumviratu si trova corretto, contro il tenore dei manoscritti 129, tribunatu 130. Due problemi sorgono con riferimento a questa testimonianza. Il primo sta nella identificazione della magistratura ricoperta da Tuberone se accettare cio il dato della
tradizione manoscritta oppure lemendamento proposto dagli
studiosi , il secondo nel capire per quale compito giudicante
fosse stata proposta lexcusatio, giudice in una causa civile (iudex unus dato dal pretore o recuperatore) ovvero giurato in
una quaestio criminale.
Ambedue i quesiti sono di non facile risoluzione. Con riguardo al primo bisogna rilevare come una competenza di un
triumviro paia possibile: a magistrati minori in funzione di ausiliari di quelli maggiori non improbabile fossero demandati
compiti di questo tipo. Il pretore 131 pot affidare ad un tresvir
il iudicium nel caso di rifiuto dun giudice dato, cos come di
198
CAPITOLO TERZO
199
ticolari, anche prima della legislazione augustea vi fosse ununica lista di giudici. In
questo senso TH. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht III/1 (Leipzig 1887) 226 nt. 3
(con esplicito riferimento a Cic. Brutus 31.117), 530 s.; J. MAZEAUD, La nomination
cit. 39 ss.; F. LA ROSA, o. u. c. 35 s. e nt. 75. Ha sostenuto lutilizzazione dellalbum
iudicum per i soli iudicia publica P. FRACCARO, Sulle leges iudiciariae romane, in
RIL. 52 (1919) 338 ss. [=Opuscula II (Pavia 1957) 257 ss.], seguito da P. BONFANTE,
Storia I cit. 287, 414 e 448. Inaccettabile lopinione di Bonfante soprattutto quando
afferma che la spesso limitata importanza delle liti civili non abbisognava di giudici
desunti dallalbum. Con questo lillustre studioso mostra di non tener conto del
rilevantissimo effetto dellappartenenza di tutti i iudices ad un determinato ordine
(per la possibilit delle parti di scegliere il giudice al di fuori delle liste, si v. quanto
sostenuto da G. Nicosia nel luogo citato pi sotto). Immaginiamo le liste formate
da soli senatori. Il pretore membro dello stesso ordine assegnava, secondo il
iudicium da lui stesso approntato, un giudice per ceto a lui omogeneo; da ci si
deduce il monopolio completo dellattivit giurisdizionale nelle due fasi in cui si
articolava da parte di un solo gruppo sociale. Ecco che la spinta degli equites ad
entrare nellalbum iudicum si pu interpretare anche come un tentativo di rompere
questo monopolio, oltre che come un mezzo di controllo politico dellattivit dei
promagistrati nelle province con riguardo alle quaestiones de repetundis. Per una
critica alla ricostruzione di Bonfante, si v. anche F. LA ROSA, Decemviri e centumviri cit. 36 nt. 75. Opinabile anche Fraccaro, quando rileva che recuperatores, decemviri stlitibus iudicandis e tresviri capitales non erano senatori. Con riferimento ai
recuperatores nulla si pu affermare, se non quanto generalmente espresso a proposito degli iudices dati. Decemviri e tresviri se non erano senatori certo facevano in
questo periodo parte di famiglie senatorie e si apprestavano, attraverso il cursus
honorum a diventarlo. Si pensi che il decemvir a noi conosciuto pi vicino a questepoca fu un C. Cornelius Scipio Hispanus pretore nel 139, decemviro qualche
anno prima: CIL. II 2.15. Pur non volendo considerare Q. Elio Tuberone, fra i tresviri
troviamo Varrone Reatino (si v. per le fonti la parte prosopografica, cap. IV nr. 8).
138 Rmische Rechtsgeschichte I cit. 265 e nt. 10.
139 La attendibilit di questa ricostruzione sarebbe accresciuta dalle numerose
quaestiones extraordinariae che si sarebbero formate al tempo dellavvenimento. Si
pu pensare che Scipione non volesse parteciparvi per non restare immischiato in
200
CAPITOLO TERZO
Tuberone sarebbe stato uno dei tre quaesitores 140, eletti dai comizi 141. Costoro avrebbero avuto Rechtszwang anche nei
confronti dei giurati. Come quaesitor lo stoico giurista avrebbe
deciso sulla scusabilit dellAfricano rispetto allufficio di giudice.
Questa riflessione partita da un dato probabile, ma non
assolutamente certo: che Tuberone abbia sentenziato sul munus iudicandi in virt duna sua carica pubblica (in senso lato),
di magistrato, insomma (minore o plebeo 142 che fosse),
ovvero volendo concedere una qualche verisimiglianza anche
allipotesi prospettata da Karlowa come quaesitor 143. Si pu
anche pensare, per il tenore testuale non pare negarlo che
la dizione in triumviratu (ovvero: in tribunatu) abbia, nel testo
ciceroniano, un mero valore cronologico, serva cio ad inquadrare lavvenimento nellambito della vita di Tuberone. Il iudicare, certo in questo senso atecnico, indicherebbe allora lattivit del personaggio in qualit di giurista, non di titolare dun
potere: consisterebbe in un responsum a seguito della richiesta
di un parere 144 (a questo punto non interessa pi sapere se probeghe politiche. La sua morte non limpida potrebbe esser conseguenza duna inimicizia politica.
140 Ma sembra strano che Cicerone lo possa aver chiamato triumviro in questo
senso.
141 Karlowa porta come unica fonte a sostegno della sua tesi Sall. Iug. 40[.4].
Igitur ceteris metu perculsis M. Scaurus, quem legatum Bestiae fuisse supra docuimus,
inter laetitiam plebis et suorum fugam, trepide etiam tum civitate, quom ex Mamilia
rogatione tres quaesitores rogarentur, effecerat, uti ipse in eo numero crearetur. Sulla
lex Mamilia, per tutti, G. ROTONDI, Leges publicae cit. 324. Per la peculiarit dei
tre quaesitores v. ora C. VENTURINI, Processo penale cit. 148 nt. 193, 177 nt. 66, 221
ss.
142 Cfr. G. LOBRANO, Plebei magistratus, patricii magistratus, magistratus populi Romani cit. 245 ss.
143 La figura si mostra (almeno nel testo del Bellum Iugurtinum di Sallustio)
comunque come un soggetto eletto dal popolo, cfr. TH. MOMMSEN, Rmisches
Staatsrecht I 3 cit. 223 nt. 4, 537, 583 nt. 2, 584, 665 s.
144 Nella lingua dei giuristi iudicare e respondere sembrano, almeno una volta,
contrapposti. Si tratta del notissimo frammento celsino D. 1.3.24 (9 dig.). Incivile est
nisi tota lege perspecta una aliqua particula eius proposita iudicare vel respondere.
Non pare questa la sede per valutare la profondit della differenza mostrata con la
201
particella (lievemente) avversativa vel. Di certo, per, in un altro luogo della Compilazione iudicare indica proprio lopinione dei giuristi: D. 9.2.51.1 (Iul. 86 dig.).
Idque est consequens auctoritati veterum, qui, cum a pluribus idem servus ita vulneratus esset, ut non appareret cuius ictu perisset, omnes lege Aquilia teneri iudicaverunt. Nella lingua di Cicerone iudicium vale spesso opinione, convinzione, cos
come il verbo iudicare significa anche reputare, credere v., per tutti, con copia
di testimonianze: H. MERGUET, Lexikon zu den Philosophisches Schriften Ciceros
(Jena 1892, rist. Hildesheim 1961) 410 ss., s.vv. iudicium, iudicare; ID., Lexikon
zu den Reden des Cicero (Jena 1880, rist. Hildesheim 1962) 800 ss., s.hh.vv.
145 Africano, lo zio che saspettava forse un trattamento diverso?
146 Questo titolo non tramandato. La notizia sullopera discende da un noto
passo autobiografico gelliano (14.2.20), sul quale, per tutti, con cospicui rimandi
bibliografici, V. GIUFFR, Necessitas probandi. Tecniche processuali e orientamenti
teorici (Napoli 1984) 135 ss.; U. VINCENTI, Duo genera sunt testium. Contributo
allo studio della prova testimoniale nel processo romano (Padova 1989) 98 ss. Il
passo di Gellio (14.2.20) riporta praecepta ... super officio iudicis: C. FERRINI, Saggi
di critica e di esegesi sulle Fonti del diritto romano [c) Quinto Elio Tuberone], in RIL.
18 (1885) [=Opere II. Studi sulle fonti del diritto romano a c. di E. ALBERTARIO, con
il titolo Saggi intorno ad alcuni giuristi romani (Milano 1929) 25], accetta quanto
trdito come titolo, seguito ora da A. BOTTIGLIERI, Su alcuni aspetti dellinterpretatio di Q. Elio Tuberone il giovane, in Labeo 42 (1996) 369 e nt. 8. O.
LENEL, Pal. II 380 nt. 1 ad Tub. lo reputa incerto. Nel testo seguita la titolatura
proposta (non senza dubbi) da (tra gli altri) P. KRGER, Geschichte der Quellen und
Litteratur des rmischen Rechts2 (Leipzig 1912) 75; M. WLASSAK, Subsiciva I. Masurius Sabinus Commentar zur stadtrmischen Civilprocessordnung vom Jahre 17 v.
Chr., in Gruehnuts Zeitschrift fr das Privat- und ffentliche Recht der Gegenwart 19
(1892) 3; F. SCHULZ, Storia della giurisprudenza cit. 71, che sembra suonare meglio
(cfr. le testimonianze raccolte da F. P. BREMER, Iurisprudentiae antehadrianae quae
supersunt I [Lipsiae 1896, rist. 1985] 364 s.) e corrisponde alliscrizione del titolo
4.17 delle Istituzioni giustinianee. A. STEINWENTER, Rhetorik und rmische Zivilprozess, in ZSS. 78 (1947) 87 nt. 60, ebbe a scrivere: Ob die praecepta Aelii Tuberonis
super officio iudicis, die Favorinus gelesen haben wird ..., ein selbstndiges Werk
waren oder auch nur ein ungenaues Zitat aus einer anders betitelten Schrift, bleibt
ebenso fraglich ....
147 D. 1.2.2.40, 46 (Pomp. l. sg. ench.).
148 D. 1.2.2.46 (Pomp. l. sg. ench.). ... Tubero doctissimus quidem habitus est
iuris publici et privati et complures utriusque operis libros reliquit ... Gli attribuisce il
202
CAPITOLO TERZO
campo del ius publicum; del vecchio il suo accertato stoicismo 149. Se dellattribuzione di questopera al nipote dellAfricano potessimo essere sicuri, certo si rafforzerebbe lipotesi
che giudicasse in quanto giurista. Si sarebbe trattato di una
richiesta ben posta allesperto sullofficium del giudice privato,
a colui che sullargomento aveva scritto (o avrebbe poi scritto)
addirittura un libro. La durezza della presa di posizione contro lo zio sammanterebbe allora dellaltera auctoritas del giurista nobile repubblicano 150.
Se questa ultima ipotesi fosse fondata, a voler seguire i
manoscritti del Brutus, Quinto Elio sarebbe stato un giurista
affermato gi da molto giovane 151. Unet pi matura per la
libro de officio iudicis (questa la titolatura proposta, cfr. supra nt. 43) F. WIEACKER,
Rmische Rechtsgeschichte I cit. 610 nt. 106, 667 nt. 28.
149 Si v. D. NRR, Lesperienza giuridica di Gellio (Noctes Atticae XIV 2). Filellenismo e tradizionalismo a Roma nei primi due secoli dellimpero [Atti dei convegni
lincei. Convegno internazionale, Roma 27-28 aprile 1995] (Roma 1996) 40 e nt. 24;
e cfr. gi G. BROGGINI, Iudex arbiterve. Prolegomena zum Officium des rmischen
Privatrichters (Kln-Graz 1957) 220 nt. 8 (con ulteriore bibliografia). La memorabile discussione sulluso e il valore dei nomi del pi giovane Tuberone, riportata da
Celso e ora in D. 33.10.7.1-2 (19 dig.), mostrerebbe, secondo M. BRETONE, Tecniche
e ideologie cit. 286, premesse filosofiche diverse dallo stoicismo.
150 Forse questa decisione ha indotto F. ADORNO, La filosofia antica III. Pensiero, culture e concezioni religiose II secolo a.C.-II secolo d.C. (Milano 1961, rist.
1992) 49, ad ipotizzare lavversit di Tuberone nei confronti dellAfricano minore.
Invero Cicerone lo presenta, partecipe al dialogo del de republica, come appartenente al circolo scipionico. Allest, inoltre, il banchetto funebre in onore dello zio
(seppur con una semplicit ed una parsimonia che non ne favorirono la carriera
politica, v. infra cap. IV nr. 7). Cfr. G. GARBARINO, Roma e la filosofia greca dalle
origini alla fine del II secolo a.C. II. Commento e indici (Torino 1973) 435 ss. (le fonti
su Tuberone sono raccolte nel I vol. Introduzione e testi 104 ss. nr. 161 ss.).
151 Nei Digesta di Giustiniano, escerpita dai commentari ad edictum ulpianei,
si trova uninteressante notizia sullattivit respondente di Nerva figlio, che avrebbe
operato gi a diciassette anni (o poco pi): D. 3.1.1.3 (6 ad ed.). ... pueritiam: dum
minorem annis decem et septem, qui eos non in totum complevit, prohibet postulare,
quia moderatam hanc aetatem ratus est ad procedendum in publicum, qua aetate
aut paulo maiore fertur Nerva filius et publice de iure responsitasse. La notizia appare
centrale nella biografia del giurista, tanto da essere ricordata nel pur breve articolo
dedicatogli da B. KUPISCH, s.v. Nerva filius, in M. STOLLEIS (Hrsg.), Juristen. Ein
biographisches Lexicon (Mnchen 1995) 454. Sul testo, proveniente dallinterpretazione delleditto de postulando, per tutti (con rimandi bibliografici): L. LABRUNA,
203
Un editto per Carfania?, in Synteleia V. Arangio-Ruiz I (Napoli 1964) 415 ss. [=Adminicula 3 cit. 167 ss.].
CAPITOLO QUARTO
PROSOPOGRAFIA
a) Tresviri nocturni
01. Cn. FLAVIUS.
triumvir nocturnus, prima del 305 a. C. (Liv. 9.46.3=Lic.
Mac. frg. 18 Peter).
triumvir coloniae deducendae (prima del 305 a. C.)
tribunus plebis (305 a. C.)
aedilis curulis
senator
Niccolini propose il 307 come anno del triumvirato notturno di Gneo Flavio, ma con molti dubbi. La datazione potrebbe corrispondere allanno della prima pretura di Appio
Claudio, che risale forse al 311 1 (la carica triumvirale era, infatti, allora di nomina magistratuale, probabilmente pretoria).
Per il resto della carriera accettiamo, naturalmente, la menzione del triumvirato coloniae deducendae e propendiamo,
seguendo Broughton, per due date diverse per il tribunato e
ledilit curule. Per il cursus successivo al triumvirato notturno,
si v. Liv. 9.46.1-3, 12; Plin. n. h. 33.1.17; Pomp. l. sg. ench., in
D. 1.2.2.7; Cic. pro Mur. 11.25; ad Att. 6.1.8; Diod. 20.36.6; Ma1
206
CAPITOLO QUARTO
crob. Sat. 1.16.30; Cic. de or. 1.186; Gell. 7.9.1 (=Piso frg. 27
Peter); Val. Max. 2.5.2; 9.3.3 (ove: praetor).
T. R. S. BROUGHTON, MRR. I cit.; II cit. 565; III (Atlanta 1986) 92
(ove, per errore: C. Flavius); F. MNZER, s.v. Flavius, 15, in PWRE.
VI/2 (Stuttgart 1909) 2526 ss.; Th. MOMMSEN, Rmisches Staatsrecht
II 3 cit. 594 nt. 4; P. JRS, Rmische Rechtswissenschaft zur Zeit der
Republik I. Bis auf die Catonen (Berlin 1888) 70 ntt. 1-2; E. PAIS,
Gneo Flavio e la divulgazione del ius civile, in Ricerche sulla storia e
sul diritto pubblico di Roma I (Roma 1915) 222 ss.; G. NICCOLINI, I
Fasti dei tribuni della plebe (Milano 1934) 75 s.; L. R. TAYLOR, Voting Districts of the Roman Republic (Rome 1960) 134 s.; S. MAZZARINO, Il pensiero storico II cit. 298 ss.; A. K. MICHELS, The Calendar
of the Roman Republic (Princeton 1967) 108 ss.; F. WIEACKER, Die
rmischen Juristen in der politischen Gesellschaft des zweiten vorchristlichen Jahrhunderts, in Sein und Werden im Recht. Festgabe fr
U. von Lbtow zum 70. Geburtstag (Berlin 1970) 289; J. G. WOLF,
Die literarische berlieferung der Publikation der Fasten und Legisaktionen durch Gnaeus Flavius (Gttingen 1980) 21 ss.; R. A. BAUMAN, Lawyers in Roman Republican Politics. A Study of the Roman
Jurists in their Political Setting 316-82 BC (Mnchen 1983) 28 ss.; F.
DIPPOLITO, Giuristi e sapienti in Roma arcaica (Roma-Bari 1986) 12
ss.; C. MASI DORIA, Civitas operae obsequium cit. 16 ss.; G. FORSYTHE, The Historian L. Calpurnius Piso Frugi cit. 340.
PROSOPOGRAFIA
207
come fino al raggiungimento dellonore magistratuale, i capitales continuassero a svolgere le loro mansioni anche di notte 2.
Il caso potrebbe farsi risalire, per ragioni topografiche, anche
allincendio circa forum del 178 (Iul. Obs. 8, p. 153 Rossbach),
o a quello del 148, cum regia quoque ureretur (Iul. Obs. 19,
p. 156 Rossbach, cfr. Liv. Oxy. frg. 128 s.), ma le fonti in
questo caso avrebbero pi probabilmente ricordato i tresviri
come capitales (e, forse, la loro responsabilit per laccaduto
non sarebbe stata diretta).
T. R. S. BROUGHTON, MRR. cit. I 220; II 582; F. MNZER, s.v. Lollius, 5, in PWRE. XIII/2 (Stuttgart 1927) 1376; L. LANGE, Rmische
Alterthmer II 3 cit. 588; M. VOIGT, Die XII Tafeln II 832 s.; E. KLEBS,
s.v. Aquilius, 12, 13, in PWRE. II/1 (Stuttgart 1895) 326; G. W.
BOTSFORD, The Roman assemblies cit. 318 ss.; G. NICCOLINI, I fasti
cit. 398.
03. P. MULVIUS.
triumvir nocturnus, 241 a. C. (?) (Val. Max. 8.1. damn. 5).
V. supra Cn. Lollius (nr. 2) (adde T. R. S. BROUGHTON, MRR. cit.
II 593; F. MNZER, s.v. Mulvius, 3, in PWRE. XVI/1 [Stuttgart
1933] 516).
04. L. SEXTILIUS.
triumvir nocturnus, 241 a. C. (?) (Val. Max. 8.1. damn. 5).
V. supra Cn. Lollius (nr. 2) (adde T. R. S. BROUGHTON, MRR. cit.
II 620; F. MNZER, s.v. Sextilius, 8, in PWRE. II A/2 [Stuttgart
1923] 2034 s.).
05. P. VILLIUS.
triumvir nocturnus, 211 a. C. (?) (Val. Max. 8.1. damn. 6).
Anche qui il riferimento di Valerio Massimo alla responsabilit per incendio dun notturno. Valgono quindi le consi2
208
CAPITOLO QUARTO
b) Tresviri capitales.
06. C. PESCENNIUS.
IIIvir capitalis, prima del 149 a. C. (?) (Val. Max. 6.1.10).
Mettendo in relazione il factum ricordato da Valerio 3 Massimo con la lex Scantinia e considerando riferito al tribuno
della plebe Scantinio laccenno della Periocha liviana (Liv. Oxy.
frg. 115), pervenutaci in questo punto molto corrotta, si pu
ipotizzare la data indicata.
T. R. S. BROUGHTON, MRR. I cit. 460; II cit. 600; F. MNZER, s.v.
Pescennius, in PWRE. XIX/1 (Stuttgart 1937) 1086; ID., s.v. Cornelius, 16, in PWRE. IV/1 (Stuttgart 1900) 1252; ID., s.v. Decius, 7
in PWRE. Suppl. III (Stuttgart 1918) 327.
PROSOPOGRAFIA
209
di Ti. Gracco 4. Da quanto detto in tema di competenza a giudicare sul munus iudicandi 5, sembra si possa prestar fede alla
tradizione manoscritta del Brutus di Cicerone 6, ed assegnargli
un triumvirato, con tutta probabilit quello capitale. Il tribunato del 132 collegato da G. V. Sumner con la legge Elia di
quellanno 7. Th. Mommsen 8 menziona Tuberone come pretore nel 631 a. U. c. Assai nota la sua sconfitta alle elezioni
pretorie per una vicenda in cui mostr insieme rigore stoico e
una certa avarizia 9. Sul consolato (attestato da Pomp. l. sg.
ench., in D. 1.2.2.40) permangono numerosi dubbi. Ma tutti
coloro che lhanno negato, per i pi diversi motivi (ma sempre,
credo, basandosi anche sulla mancata attestazione della carica
in altre fonti), non hanno valutato che uno dei consoli del 118,
data tradizionalmente attribuita alla suprema magistratura di
Tuberone, e cio M. Porcio Catone, mor durante la carica
(Gell. 13.20.10), quindi Q. Elio pot, in quellanno, essere console suffetto 10. Ci, se fosse vero, porterebbe qualche anno indietro la data del triumvirato capitale, cosa assolutamente possibile, in quanto solo il 129 il termine ante quem, essendo
come noto in quellanno morto P. Scipione, che ebbe parte
nella faccenda ricordata da Cicerone.
T. R. S. BROUGHTON, MRR. I cit. 502; II cit. 526; ID. Candidates
defeated in Roman elections: some ancient also-rans (Philadelphia
1991) 35; E. KLEBS, s.v. Aelius, 155, in PWRE. I/1 cit. 535 ss.; cfr. S.
4
Cic. de am. 11.37.
5
Supra, cap. III 3.
6
Singolare come uno storico della levatura di F. SCHULZ abbia, nella sua edizione del De claris iurisconsultis di Diplovatazio (Berlin-Leipzig 1919) 196 nt. h,
corretto lo in triumviratu dei manoscritti del Brutus in in tribunatu, rilevando come
anche nelled. Venetiis 1485 vi fosse un tale errore.
7
G. V. SUMNER, Lex Aelia, lex Fufia, in AJPh. (1963) 347 s.
8
Rmisches Staatsrecht III cit. 226 nt. 3
9
Cic. pro Mur. 36.75; Val. Max. 7.5.1. Gli studiosi pongono la candidatura nel
129. Qualche dubbio in G. V. SUMNER, The Orators in Ciceros Brutus: Prosopography
and Chronology (Toronto 1973) 71.
10
Questa ipotesi non trova, comunque, riscontro nella pi recente ed accurata
lista dei consoli della media e tarda repubblica: E. BADIAN, The Consuls, 179-49 BC
in Chiron 20 (1990) 371 ss.
210
CAPITOLO QUARTO
PROSOPOGRAFIA
211
253, 314, 466, 473, 484, 625; H. DAHLMANN, s.v. Terentius, 84, in
PWRE. Suppl. VI cit. 1172 ss.; C. CICHORIUS, Rmische Studien
(Leipzig 1922) 200 ss.; G. NICCOLINI, I fasti cit. 432 s.; C. NICOLET,
Lordre equestre lpoque rpublicaine (312-43 av. J.-C.) II. Prosopographie des chevaliers Romains (Paris 1974) 1031 s; G. VICO, Un magistrato monetario della gens Terentia: Marcus Terentius Varro (49 a.
C.), in Atti del congresso internazionale di studi varroniani II (Rieti
1976) 603 ss.; D. NRR, Innovare, in Index 22 (1994) 62.
09. VENULEIUS.
tresvir capitalis, 82 a. C. (Oros. 5.21.8; Flor. 2.9.26).
Vittima delle proscrizioni sillane. Lincertezza sul titolo di
capitalis (non presente nelle fonti, che ricordano solo la dignitas [cfr. CGL. V 397.28, ad Oros. 5.21.8] triumvirale) pu essere
con buone probabilit superata data la mancanza di monete di
questo magistrato, che probabilmente non era dunque monetalis. Hinard ne sostiene, con cautela, lorigine equestre, ma
Nicolet non lo registra. Per Badian apparteneva allordine senatorio (cfr. i pi cauti Wiseman e Shatzman). Secondo Torelli
pu essere ricondotto alla famiglia del IVvir di Copia L. Venuleius Brocchus (Not. Sc. 1970, Suppl. III p. 60 nr. 193; cfr. Not.
Sc. 1972 p. 274), ipotesi seducente, ma dubbia per Camodeca.
Syme non ha escluso che i Venuleii det repubblicana (unelenco in Camodeca) siano da collegare con la ben nota famiglia
senatoria pisana det imperiale 11 (il cui primo esponente conosciuto risale per solo al principato di Nerone).
T. R. S. BROUGHTON, MRR. II cit. 63, 632; Suppl. 68 (II); III cit. 217;
H. GUNDEL, s.v. Venuleius, 1, in PWRE. VIII A/1 (Stuttgart 1955)
820; T. P. WISEMAN, New Men in the Roman Senate, 139 BC-14 AD
(Oxford 1971) 148, 272 (nr. 475); I. SHATZMAN, Senatorial Wealth
and Roman Politics (Bruxelles 1975) 187 (nr. 42); A. LIPPOLD, comm.
11
Cfr. H.-G. PFLAUM, Les sodales Antoniniani de lpoque de Marc Aurle (Paris 1966) 14; B. LIOU, Praetores Etruriae XV populorum (Bruxelles 1969) 23 ss.;
J. SCHEID, Le collge des frres arvales. Etude prosopographique du recrutement
(Roma 1990) spec. 338 ss.
212
CAPITOLO QUARTO
10. Q. MANLIUS.
triumvir (capitalis), prima del 74 a. C. (Cic. pro Cluent.
13.38-39).
tribunus plebis? (Cic. Verr. 1.30; Schol. Gronov. 351 St.)
Le discordiae civitatis indicate da Cicerone come il periodo
in cui il losco Manlio era riuscito a farsi eleggere triumviro
sono state diversamente datate dagli studiosi. Una corrente pi
antica, rappresentata da Mommsen e Costa e, pi di recente
da Broughton, che, seppur dubitativamente ha proposto il
77 , si riferita ai torbidi che seguirono alla morte di Silla.
Santalucia, sulla scia di Pugliese 12, argomentando che solo in
assenza di una quaestio de sicariis il tresvir avrebbe potuto archiviare impunemente il caso, prospetta una datazione pi
alta, prima dell82. Ma si v. quanto detto supra a proposito dei
compiti di polizia giudiziaria dei tresviri. Dubbio il tribunato
plebeo, perch Cicerone che tanto negativamente aveva descritto la personalit del triumviro, parler assai bene, nella
prima Verrina, del tribuno.
T. R. S. BROUGHTON, MRR. II cit. 92, 132, 585; III cit. 135; F. MNZER, s.v. Manlius, 34, in PWRE. XIV/1 (Stuttgart 1928) 1161; TH.
MOMMSEN, Rmisches Strafrecht cit. 299 nt. 1; E. COSTA, Cicerone
12
PROSOPOGRAFIA
213
giureconsulto II cit. 134 nt. 4; G. NICCOLINI, I fasti cit. 250; G. PUGLIESE, Introduzione a Cicerone, Lorazione per Aulo Cluenzio Abito
cit. 16 ss.; E. S. GRUEN, The last generation of the Roman Republic
(Berkeley-Los Angeles-London 1974) 186; D. R. SHACKLETON BAILEY, Two Studies in Roman Nomenclature (s.l. 1976) 50 s.; B. SANTALUCIA, Note cit. 13 nt. 17 [= in BIDR. 91 cit. 216 nt. 17=Scritti cit. 136
nt. 17]; M. C. ALEXANDER, Trials in the Late Roman Republic. 149 BC
to 50 BC (Toronto-Buffalo-London 1990) 70; C. CASCIONE, Bonorum proscriptio cit. 444 ss.
11. L. CALPURNIUS.
triumvir (capitalis), a. inc., I sec. a. C.? (Val. Max. 8.4.2).
Se il Caio Flavio ucciso da uno schiavo, poi punito da Lucio Calpurnio, da identificarsi con C. Flavius Pusio (cfr.
Mnzer, Broughton) il nostro tresvir fu attivo nel I secolo, in
un periodo non meglio specificabile. Gli studiosi citati non sospettano la possibile identit del triumviro in questione con
uno dei due Lucii Calpurni a noi noti che nellultimo secolo
della repubblica percorsero un cursus honorum 13: L. Calpurnius Bestia (tribunus plebis 62, aedilis 57 14) e L. Calpurnius
L.f. L.n. Piso Caesoninus (quaestor 70 ca., aedilis 64 [?], praetor 61 ca., consul 58 15)16.
T. R. S. BROUGHTON, MRR. II cit. 484, 541 (che cita la fonte a nostra
disposizione come Val. Max. 8.3.2, errore non rilevato nel III volume cit. a p. 233); F. MNZER, s.v. Calpurnius, 14, in PWRE. III/1
(Stuttgart 1897) 1365 s.; ID., s.v. Flavius, 12, in PWRE. VI/2
(Stuttgart 1909); ID., s.v. Flavius, 158, ibid. 2610; C. NICOLET, Lordre equestre II cit. 881 (anche qui una svista nella citazione di Valerio Massimo: 8.4.1).
13
Naturalmente non pu trattarsi del L. (Calpurnius) L.f. Piso Frugi (pr. 74 a.
C.), gi monetale: T. R. S. BROUGHTON, MRR. II cit. 434; III cit. 48.
14
T. R. S. BROUGHTON, MRR. II cit. 174, 189; III cit. 46.
15
T. R. S. BROUGHTON, MRR. II cit. 541 (ivi rinvii alle singole cariche); III
cit. 47.
16
Su questi, da ultima, I. HOFMANN-LBL, Die Calpurnii. Politisches Wirken
und familire Kontinuitt (Frankfurt 1996) 99 ss., 157 ss.
214
CAPITOLO QUARTO
PROSOPOGRAFIA
215
s(enatus) c(onsulto) misso ad componendum statum in reliquum provinciae Cypri, fetialis,/ consobrinus idemque vir
Flaviae Consi filiae,/ Scapulae neptis,/ Barbi proneptis simul
cum ea conditus.
La genealogia e il cursus di P. Paquio Sceva e della moglie
Flavia risultano dal loro grande sarcofago bisomo. Lo stemma,
ricostruito da ultimo in Corbier, mostra intrecciate parentele,
in particolare con la famiglia del larinate o istoniese 17 A. Didius Gallus (cos. suff. 39). Paquio, homo novus, discende da
una ricca famiglia frentana di Histonium. Ricopr un insolito
quattuorvirato capitale ex senatusconsulto 18 tra Cesare, che
aument a quattro i nostri magistrati, ed Augusto, che riport
il numero dei capitales a tre e rese obbligatoria la carica vigintivirale prima della questura (Tac. ann. 3.29.1; Cass. Dio
54.26.5). Probabilmente la questura fu ricoperta verso la fine
del triumvirato costituente. Fu praetor aerarii poco dopo il 23
e due volte proconsul tra il 12 ed il 10 a. C. ca.
PIR.2 P 126 (L. PETERSEN); M. HOFMANN, s.v. Paquius, 3, in PWRE.
XVIII/3 (Stuttgart 1949) 1119 ss.; Th. MOMMSEN, Die praefecti frumenti dandi, in Hermes 4 (1870) 365 s. [=Gesammelte Schriften IV.
Historische Schriften I (Berlin 1906) 194 s.]; ID. Rmisches Staatsrecht
I3 cit. 544 e ntt. 3-4; II3 cit. 674; C. CICHORIUS, Rmische Studien cit.
231; G. NICCOLINI, I fasti cit. 445 s.; A. H. M. JONES, Augustus
(London 1970) 81, 87, 99; M. R. TORELLI, Una nuova iscrizione di
Silla da Larino, in Ath. (1973) 350 ss.; T. P. WISEMAN, New Men cit.
180, 254 (nr. 345); M. CORBIER, Laerarium cit. 26 ss.; S. DEMOUGIN,
Uterque ordo cit. 89 nt. 113, 95; M. TORELLI, Ascesa al senato cit.
171, 184, 185.
17
Si
18
216
CAPITOLO QUARTO
PROSOPOGRAFIA
217
21
Suet.
22
218
CAPITOLO QUARTO
PROSOPOGRAFIA
219
PIR.2 A 1099 (E. GROAG); P. VON ROHDEN, s.v. Arrius, 23, in PWRE.
II/1 (Stuttgart 1895) 1256 s. (ove non menzionato il triumvirato);
J. SUOLATHI, The Junior Officers of the Roman Army in the Republican Period. A Study on Social Structure (Helsinki-Wiesbaden 1955)
345 (nr. 21); T. P. WISEMAN, New Men cit. 214 (nr. 38); H. DEVIJVER,
Prosopographia militarium equestrium I (Leuven 1976) 120 (nr. 162);
S. DEMOUGIN, Uterque ordo cit. 87 nt. 102, 101; A. LICORDARI,
Ascesa al senato e rapporti con i territori dorigine. Italia: Regio I (Latium), in Epigrafia e ordine senatorio II cit. 16; O. SALOMIES, Senatori
oriundi del Lazio, in Studi storico-epigrafici sul Lazio antico cur. H.
SOLIN (Roma 1996) 30.
220
CAPITOLO QUARTO
Cfr. H. ENGELMANN, D. KNIBBE, Das Zollgesetz der Provinz Asia, mit ein
PROSOPOGRAFIA
221
19. ANONIMUS.
III vir capitalis, et augusteo-tiberiana.
CIL. VI 1581, Roma:
[sevir equitum] Roman(orum) [------],/ [III] vir cap(italis), C(--)/ [ex] testament(o) a[rbitratu?]/ [N]umm[i]ae M(arci)
f(iliae).
Per la mancanza del cognome della donna dedicante,
liscrizione pu datarsi allet augusteo-tiberiana. Il segno C a
linea 2 potrebbe essere una Q, indicando per il nostro anonimo
la questura dopo il triumvirato capitale.
20. T. DOMITIUS T.f. Volt. DECIDIANUS.
IIIvir capitalis, 41-42 d. C.
CIL. VI 1403=ILS. 966, Roma:
[Do]mitio T(iti) f(ilio) Decidio/ [III]viro capitali,/ [elect]o a Ti.
Claudio Caesare/ [Augus]to Germanico qui primu[s/ quaes]
tor per triennium citra/ [sorte]m praeesset aerario Saturni,/
praetori.
Il suo cursus noto dalliscrizione sepolcrale. Probabilmente originario della Gallia Narbonense (Vienne), come
fanno pensare le parentele e la trib Voltina (cfr. Kubitschek,
Stech, Dessau). Lorigine non senatoria (non ne conosciamo
antenati senatori) appare congruente con lesordio in carriera
come triumviro capitale. Padre di Domizia Decidiana, moglie
di Cn. Giulio Agricola, che Tacito (Agr. 6.1) dice splendidis
natalibus orta. Forse congiunto di T. Decidius Domitianus (A.
Stein, in PIR.2 D 22 23). La nuova questura (del 44/46), cui fu
chiamato da Claudio (primus quaestor per triennium citra sortem praeesset aerario Saturni, recita il titolo), che la istitu,
per lui ricordata, ora, anche dal cd. Monumentum Ephesenum
(l. 6) 24, che contiene la lex portus Asiae 25, dal quale abbiamo
certezza del cognome (dalliscrizione romana si leggeva Deci-
222
CAPITOLO QUARTO
PROSOPOGRAFIA
223
28
Cfr.
29
Cfr.
30
224
CAPITOLO QUARTO
PROSOPOGRAFIA
225
Non credo che il Glitius Gallus di CIL. V 5345, forse da identificare con il Glitius, clarissimus vir, primo marito di Vistilia,
di cui in Plin. n. h. 7.5.39 (cfr. PIR.2 G 180), possa essere imparentato con il triumviro. Il nostro fu padre di P. Glitius Gallus,
cos. suff. prima del 79 (CIL. XI 7492=ILS. 999, v. gli addenda a
p. CLXXIII, cfr. PIR. IV 2 36, nr. 185).
PIR.2 G 184; E. GROAG, s.v. Glitius, 2, in PWRE. Suppl. III (Stuttgart
1918) 789 s; TH. MOMMSEN, ad CIL. XI 3097; J. DE LAET, De Samenstelling cit. 191 (nr. 1413); G. ALFLDY, Fasti Hispanienses. Senatorische Reichsbeamte und Offiziere in den Spanischen Provinzen des
rmischen Reiches von Augustus bis Diokletian (Wiesbaden 1969) 75
s.; H. DEVIJVER, PME. I cit. 409 (nr. 21); S. DEMOUGIN, Uterque
ordo cit. 100; M. TORELLI, Ascesa al senato e rapporti con i territori
dorigine. Italia: Regio VII (Etruria), in Epigrafia e ordine senatorio II
cit. 296.
90.
35
A. VON WOTAVA, s.v. Dillius, 2, in PWRE. V/1 (Stuttgart 1903); PIR. III2 D
36
226
CAPITOLO QUARTO
PROSOPOGRAFIA
227
228
CAPITOLO QUARTO
gio del 98 (cfr. Not. sc. 1934, 215=AE. 1936.95 e Plin. epist. 3.8.1
s.). Sepolto presso la via Latina, cfr. N. Bull. cit. Funisulana Vettulla (moglie del praefectus Aegypti C. Tettius Africanus Cassianus Priscus [CIL. III 35=ILS. 8759 c, cfr. A. Stein, in PIR. III 2
226, nr. 571]) fu probabilmente sua figlia (o sorella) 39. Fu patronus Andautonensium. Sembra possedesse fondi nei pressi
della via Nomentana (CIL. XIV 4016=XV 7460). Un suo (?) liberto ricordato in CIL. VI 16403, 29703.
PIR.2 F 570 (E. GROAG); ID., s.v. Funisulanus, 2, in PWRE. VII/1
(Stuttgart 1910) 301 ss.; B. STECH, Senatores cit. 12 s. (nr. 77; cfr. nr.
411, 726); G. NICCOLINI, I fasti cit. 457, 520 (ove: monetalis); A.
DEGRASSI, I fasti cit. 22; A. DONATI, Ascesa al senato e rapporti con i
territori dorigine. Italia: Regio VIII (Aemilia), in Epigrafia e ordine senatorio II cit. 305; O. SALOMIES, Adoptive and Polyonymous cit. 134.
PROSOPOGRAFIA
229
230
CAPITOLO QUARTO
Vespasian bis Hadrian. Prosopographische Untersuchungen mit Einschluss der Jahres- und Provinzialfasten der Statthalter (Mnchen
1970) 93 ss.; ID., Die Eroberung von Masada und eine neue Inschrift
des L. Flavius Silva Nonius Bassus, in Ztschr. neutestam. Wiss. 60 (1969)
282 ss.; ID., s.v. Flavius, 181, in PWRE. Suppl. XIV (Mnchen 1974)
121 s.; M. CEBEILLAC, Les quaestores cit. 225 ss.; S. DEMOUGIN,
Uterque ordo cit. 102; R. SYME, Clues to testamentary adoption, in
Epigrafia e ordine senatorio I (Roma 1982) 402; L. GASPERINI, G.
PACI, Ascesa al senato ... (Picenum), in Epigrafia e ordine senatorio II
cit. 215, 232, 233, 243; CHR. DELPLACE, La romanisation du Picenum.
Lexemple dUrbs Salvia (Rome 1993) 46, 64, 72 s., 159, 267, 280 s.,
296, 315, 325, 329 s.; E. DABROWA, Legio X Fretensis. A prosopographical study of its officers (I-III c. A. D.) (Stuttgart 1993) 29 (nr. 7);
O. SALOMIES, Adoptive and Polyonymous Nomenclature in the Roman Empire (Helsinki 1992) 75, 80, 85, 133.
PROSOPOGRAFIA
231
HENZE, s.v. Bruttius, 6, in PWRE. III/1 cit. 913 s.; PIR.2 B 165.
V. CIL. VIII 110, corretto da M. TORELLI, Laberia Crispina e un praefectus
232
CAPITOLO QUARTO
di legione46. Prima di Laberia ebbe in moglie una donna dorigine campana, Plin. epist. 7.3.1 47. Il triumvirato capitale da
porsi intorno all88; nell89 infatti si distinse nella prima guerra
pannonica sotto Domiziano (Strobel 48). La questura in Spagna
non indica una particolare benevolenza imperiale. Fu poi edile
e pretore, prima di combattere e distinguersi ancora nella
guerra condotta da Traiano contro i Parti, Suid. s.v. luvgo
=Arrian. Parth. frg. 85 Roos 49. Dopo il comando di legione,
oltre alla cura viaria, ebbe il governo della Cilicia, poco prima
della morte di Traiano, da cui pass, nel 118 o 119, al consolato, probabilmente per lintervento del suo amico Adriano 50,
asceso al trono. Govern poi la Cappadocia e la Mesia inferiore. Ottenne, tra il 129 ed il 132, la curatela aedium sacrarum
operum locorumque publicorum. Fu proconsole dAfrica
(133/135 ca.) e cooptato tra i XVviri sacris faciundis. La legazione in Siria fu probabilmente breve (138?). Allapice della
carriera fu console ordinario, con limperatore Antonino Pio,
nel 139 (1o marzo-1o giugno). Ebbe propriet in Sabina (CIL.
XV 331, cfr. IX 4906 Add.), ad Anzio (CIL. XV 7796, cfr. 4232,
4915, 4920, 4943), a Venusia (CIL. IX 425), v. anche IG. XIV
688= IGR. I 464 e cfr. VI 7588. Per la domus v. E. Groag, in PIR.
I 2 371 i.f.
PIR.2 B 161 e 164 (E. GROAG); W. HENZE, s.v. Bruttius, 5, in PWRE.
III/1 cit. 912 s.; A. STEIN, s.h.v., ibid. Suppl. I (Stuttgart 1903) 259; E.
castrorum in due epigrafi inedite di Trebula Mutuesca, in Epigraphica 24 (1962) 55 ss.,
cfr. PIR.2 L 15.
45
Si v. ora M.-T. RAEPSAET-CHARLIER, Prosopographie I cit. 408 ss. (nr. 478).
46
Si v. M. TORELLI, Laberia Crispina cit. 63; cfr. R. SYME, Legates of Cilicia under Trajan, in Historia 18 (1969) 352 s. [=Roman Papers II cit. 774 s.].
47
Cfr. R. SYME o. u. c. 354 [=Roman Papers II cit. 776].
48
Untersuchungen zu den Dakerkriegen Trajans (Bonn 1984) 125 s.; Die Donaukriege Domitians (Bonn 1989) 125 s.
49
Si v. A. G. ROOS, Studia Arrianea (Leipzig 1912) 58 s.
50
Si v. R. Syme, Praesens the Friend of Hadrian, in Studia in HonoremI. Kajanto
(Arctos Suppl. II, 1985) 273 ss. [=Roman Papers V (Oxford 1988) 563 ss.].
51
Cfr. E. RITTERLING, s.v. legio cit. 1788 ss., 1277 ss., J. MARQUARDT, Rmische Staatsverwaltung II 2 (Leipzig 1884) 450 nt. 8.
PROSOPOGRAFIA
233
28. [L. COSSO]NIUS L.f. Stel. GALLUS VECILIUS CRISPINUS MANSUANIUS MARCELLINUS NUMISIUS
SABINUS.
IIIvir capitalis, ca. 93 d. C.
CIL. III 6813=ILS. 1038, Antiochiae Pisidiae:
[L(ucio) Cosso]nio L(uci) f(ilio) Stel(latina)/ Gallo Vecilio/ Crispino Mansuanio/ Marcellino Numisio/ [S]abino, leg(ato)
Aug(usti) pro pr(aetore)/ provinciar(um) Galatiae Pisid(iae)/
[P]aphlagoniae, sodali Fla/viali, proco(n)s(uli) prov(inciae)
Sard(iniae),/ leg(ato) leg(ionum) I Italicae et/ [I]I Traianae fortis, praef(ecto) frum(enti)/ dandi, curatori viar(um) Clodiae/
Cassiae Anniae Ciminiae Tra/ianae novae, praetori, trib(uno)
pl(ebis),/ quaestori provinciae Ponti et/ [B]ithyniae,/ leg(ato)
Asiae, IIIvir(o) capital(i),/ [trib(uno)] milit(um) leg(ionis) XXI
Rapacis.
Fu tribuno militare della XXI Rapax sotto Domiziano
(Dessau, in PIR 1; Fitz): questa legione esistita fino al 90-92 51.
Il triumvirato si pu ragionevolmente porre, dunque, intorno
al 93 d. C. Linizio di carriera non fu molto brillante, con la
52
234
CAPITOLO QUARTO
29. A. PLATORIUS A.f. Serg. NEPOS APONIUS ITALICUS MANILIANUS C. LICINIUS POLLIO.
IIIvir capitalis, 97 ca. d. C.
CIL. V 877=ILS. 1052, Aquileia:
A(ulo) Platorio A(uli) f(ilio)/ Serg(ia) Nepoti/ Aponio Italico/
Maniliano/ C. Licinio Pollioni,/ co(n)suli, auguri legat(o)
Aug(usti)/ pro praet(ore) provinc(iae) Brit/anniae, leg(ato)
pro pr(aetore) prov/inc(iae) German(iae) inferior(is),/ legato
pro pr(aetore) provinc(iae) Thrac(iae),/ leg(ato) legion(is) I
Adiutricis,/ quaest(ori) provinc(iae) Maced(oniae),/ curat(ori)
viarum Cassiae Clodiae Ciminiae novae/ Traianae, candidato
divi/ Traiani, trib(uno) mil(itum) leg(ionis) XXII/ Primigen(iae)
P(iae) F(idelis), praet(ori), trib(uno)/ pleb(is), IIIvir(o) capitali,/
patrono./ d(ecreto) d(ecurionum).
delled. 1933) 44 nt. 5, 334 nt. 3; E. KRAHE, Lexicon altillyrischen Personennamen
(Heidelberg 1929) 94.
53
Da ultimo A. CABALLOS RUFINO, Los senadores hispanorromanos y la roma-
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235
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CAPITOLO QUARTO
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CAPITOLO QUARTO
cogente. In qualche modo imparentato con un altro L. Burbuleius Optatus (CIL. X 6025, Minturnae). Liscrizione di Minturnae, di cui fu patrono e dove risiedeva (se non ne era originario) 62, riporta il cursus completo. Ricopr il consolato suffetto
con M. Aemilius Papus (AE. 1983.517), sotto Adriano, in un
anno incerto, che potrebbe essere il 135 63. Probabilmente subito dopo (136?) ebbe la cura operum locorum publicorum. Il
governo della Cappadocia risale al 137/138-139/140. Mor
mentre era legatus Augusti a capo dellimportante provincia di
Siria, nei primi anni del principato di Antonino Pio.
PIR.2 B 174 (E. GROAG); W. HENZE, s.v. Burbuleius, 2, in PWRE.
III/1 cit. 1060; W. LIEBENAM, Forschungen zur Verwaltungsgeschichte des rmischen Kaiserreichs I (Leipzig 1888, rist. Aalen 1970)
124 (nr. 11); B. STECH, Senatores cit. 111 (nr. 1611); A. DEGRASSI, I
fasti cit. 39; M. CORBIER, Laerarium cit. 185 ss. (nr. 39); G. ALFLDY,
Konsulat cit. 69, 72, 267 ss., 289, 291,; H.-G. PFLAUM, Les Fastes de
la province de Narbonnaise cit. 97 s. (nr. 1); B. E. THOMASSON, Laterculi praesidum I cit. 3 (nr. 19), 269 (nr. 26) 311 (nr. 50); A. KOLB, Die
kaiserliche Bauverwaltung cit. 188 ss.
63
Cfr.
64
PROSOPOGRAFIA
241
36. ANONIMUS.
triumvir capitalis, verso il 120 d. C.
CIL. XI 6339, Pisaurum:
[---leg(ato) leg(ionis) X Fr]et[ensis] donat(o) donis/ [ab
Imp(eratore) Caes(are) H]adriano hasta pura/ [et coronis
mu]rali, vallar[i ob bell]um/ Iudaicum, p]raetori, [tr(ibuno)
pl(ebis), qu]ae[st(ori)]/ [sevir(o) eq(uitum)] R(omanorum)
turma[e --t]riu[mviro] ca[pitali]/ [patrono co]lon(iae),
d(ecreto) [d(ecurionum) pub]lice.
Patrono della colonia di Pisauro. Fu donatus donis ab im-
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610 s.; G. NICCOLINI, I fasti cit. 480 s.; E. DABROWA, Legio X Fretensis cit. 59 s. (nr. 4); A. DEGRASSI, I fasti cit. 47; G. ALFLDY, Konsulat
cit. 182 (e nt. 181); M. LE GLAY, Senateurs de Numidie et des Mauretanies, cit. 766; B. E. THOMASSON, Laterculi praesidum I cit. 231 (nr.
159), 328 s. (nr. 8); ID., Legatus cit. 126 (nr. 60); P. M. M. LEUNISSEN,
Konsuln und Konsulare cit. 221.
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603; G. ALFLDY, Fasti Hispanienses cit. 128 s., 241 nt. 7, 283;
B. E. THOMASSON, Legatus 58, 123 (nr. 18)
250
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nis militarib(us) a divo Marco,/ IIIvir(o) capitali,/ patri dulcissimo et incomparabili, Caesonius Lucillus filius consularis.
Certamente italico, campano (cfr. H. Dessau, ad CIL. XIV
3902), ovvero di Antium (Dietz, basandosi sulla trib Quirina). Sua moglie fu Manilia Lucilla (CIL. XIV 3901=ILS. 1183),
suo figlio L. Caesonius Lucillus Macer Rufinianus (PIR.2 C
209). Nato intorno al 158, triumviro verso il 178, tribuno militare 178-180 ca.76. Ricev le decorazioni militari nel 178-180
ca. Questore nella Narbonese, tribuno della plebe, fu poi legato proconsulis in Betica, pretore e poi ancora legatus proconsulis (in Asia). La cura della citt di Ascoli si pu datare al 189
ca (Camodeca). Ebbe poi il comando della VII legione Claudia
ed il governo dellAchaia. La cura della res publica Tarracinensium risale al 193 ca. Al 195-196 la legazione in Lusitania, al
197-198 lulteriore cura della citt dei Teanenses. Il consolato,
suffetto, pu porsi tre il 197 ed il 200 (197-198 per Leunissen).
Da consolare ebbe prima la cura alvei Tiberis (200-201), poi il
governo della Germania superiore (202-204), ancora una cura
(205-208). Il proconsolato dAfrica corona una prestigiosa carriera, probabilmente tra il 215 ed il 220 77. Ma il nostro fu ancora curator r(ei) publicae Laniviorum II (220-230) e comes di
Severo Alessandro nella spedizione in Oriente, dal 231-232.
Morto prima del 235.
PIR.2 C 210 (E. GROAG); ID. Die rmischen Reichsbeamten von
Achaia bis auf Diokletian (Wien-Leipzig 1939) 81 s.; ID., s.v. Caesonius, 4, in PWRE. III/1 cit. 1318; G. NICCOLINI, I fasti cit. 488; P.
LAMBRECHTS, La composition cit. (nr. 1036); ID., La composition du
snat romain de Septime Svre Diocltien (193-284) (Budapest
s.d.) 45 (nr. 510); A. DEGRASSI, I fasti cit. 115; G. BARBIERI, Lalbo
senatorio da Settimio Severo a Carino (Roma 1952) 31 (nr. 206);
H. G. PFLAUM, Les Fastes de la province de Narbonnaise cit. 84;
K. DIETZ, Senatus contra principem (Mnchen 1980) 103 ss., 325 ss.;
personaggio fu tribuno militare alla fine della guerra germanica, nel 173. Sarebbe
dunque nato verso il 153.
252
CAPITOLO QUARTO
G. CAMODECA, Ricerche cit. 495, 501, 509. cit. 495, 501, 509; P. M.
M. LEUNISSEN, Konsulat und Konsulare cit. 16, 19, 56 s., 59, 63, 155,
218, 245 ss., 289, 294, 316, 318, 340 s., 357, 360, 373, 388; B. E. THOMASSON, Fasti Africani cit. 87.
PROSOPOGRAFIA
253
in uniscrizione dellarchitrave del tempio di Ercole a Sabratha? (IRT. 29, successiva al 186: imp. VIII cos. V p. p.). Ignota
la provincia in cui fu questore dopo il triumvirato capitale.
PIR.2 M 520 a); E. GROAG, s.v. Messius, 12, in PWRE. XV/1
(Stuttgart 1931) 1286; W. ECK, s.v. Messius, 11a, ibid. Suppl. XIV
cit. 281; G. BARBIERI, Lalbo cit. 353 (nr. 2057), 611 (nr. 799a); M.
CORBIER, Les familles clarissimes cit. 718.
Su cui J. BERGEMANN, Rmische Reiterstatuen: Ehrendenkmler im ffentlichen Bereich (Mainz a. R. 1990) 138.
254
CAPITOLO QUARTO
79
CIL. XIV 2924.
80
Cos. suff. 128? Cfr.
81
AE. 1973.36.
Si noti, inoltre, che la figlia di L. Insteius L.f. Hor. Flaccianus (CIL. VI
1429=31652), senatore forse dellet severiana, aveva il cognome Praenestina (PIR.2
C 1111).
PROSOPOGRAFIA
255
da uniscrizione sepolcrale. Il cursus di et severiana e appariva alquanto promettente al momento della morte del nostro.
Lesordio come capitalis a fine II-inizio III secolo d. C. non
pi sintomo di ceto non troppo elevato e presagio duna carriera non eccellente. Anzi, le due candidature sembrano mostrare un certo favore da parte della corte. Interessante la titolatura triumvirale, forse arcaicizzante.
PIR.2 A 615 (E. GROAG); P. VON ROHDEN, s.v. Annaeus, 15, in
PWRE. I/2 cit. 2237; E. HUEBNER, Exempla scripturae epigraphicae
latinae (Berlin 1885) nr. 487; E. RITTERLING, Fasti des rmischen
Deutschlands unter dem Prinzipat (Wien 1932) 132; Id., s.v. legio
cit. 1701; G. NICCOLINI, I fasti cit. 498 (letteratura superata); G. BARBIERI, Lalbo cit. 138 (nr. 640).
256
CAPITOLO QUARTO
f(lando) f(ormando?)
apparu[erunt].
f(eriundo)./
Viatores
qui
ei/
84
PROSOPOGRAFIA
257
258
CAPITOLO QUARTO
In questo caso la carriera potrebbe cominciare, con il triumvirato capitale, tra il 220 ed il 230 d. C. Potrebbe aver governato
una provincia orientale. Alla sua stessa famiglia appartennero
Naevia Antonia Rufina (CIL. VI 1469=31663, 1470) e T. Aelius
Naevianus (CIL. VI 9147), forse suo figlio.
PIR.2 N 5; P. VON ROHDEN, s.v. Aelius, 94, in PWRE. I/1 cit. 525; R.
LANCIANI, in Bull. Comm. Arch. Com. 9 (1881) 16 nt. 1; C. HUELSEN,
ad CIL. VI 31632; A. DEGRASSI, I fasti cit. 110; G. BARBIERI, Lalbo cit.
245 s. (nr. 1410), 515, 527 (cfr. 323, nr. 1796).
PROSOPOGRAFIA
259
riana (Christol), ovvero con un aumento dei patrizi che si presentavano alle cariche (Pistor, cui accede Leunissen).
R. HANSLIK, s.v. Virius, 11, in PWRE. XVII/2 (Stuttgart 1963) 238;
A. MERLIN, L. Virius Lupus Iulianus, in Rev. Ep. 1 (1913) 30 nt. 3; A.
BARBIERI, Lalbo cit. 233 (nr. 1187); H. H. PISTOR, Prinzeps und Patriziat in der Zeit von Augustus bis Commodus (Freiburg 1965) 81 s.; G.
CAMODECA, I legati di Syria Phoenice e un nuovo senatore del tardo
III secolo, in ANA. 87 (1976) 56 s.; K. DIETZ, Senatus cit. 254 ss.; M.
CHRISTOL, Essai cit. 19 s.; P. M. M. LEUNISSEN, Konsulat und Konsulare cit. 36, 137, 374.
260
CAPITOLO QUARTO
87
Capitale per S. DEMOUGIN, Uterque ordo cit. 101; monetale per L. SCHUDie vier hohen rmischen Priesterkollegien cit. 682. Se il personaggio
MACHER,
PROSOPOGRAFIA
261
262
CAPITOLO QUARTO
che gli incarichi giudiziari: fu electus a divo Probo ad presidendum iudicio magno (276-282 ca.), e iudex sacrarum cognitionum
vice Caesaris sine appellatione cognoscendi inter fiscum et privatos item inter privatos Roma (276-281), e in provincia Africa
(281-282). Accompagn, in qualit di comes Augustorum,
Caro e Numeriano nella campagna persiana del 283. Dopo il
consolato ordinario fu praefectus Urbi. Come sacerdote, fu salius Palatinus, pontifex dei solis (dopo il 274), pontifex maior.
Padre o forse (pi verisimilmente) nonno di Caesonius Bassus
console ordinario del 317 (PLRE. I 154 [nr. 12], ivi fonti). Questura e pretura sono testimoniate anche in CIL. X 1687=ILS.
1206 (Napoli, ma forse originariamente Pozzuoli, cfr. H. Dessau ad CIL. XIV 3902). Per il secondo consolato v. anche AE.
1945.21 (Roma, scavi di San Pietro)
PIR.2 C 212 (E. GROAG); ID., s.v. Caesonius, 9, in PWRE. III/1 cit.
1318; PIR.2 O 186; PLRE. I 156 (Bassus, 18); G. NICCOLINI, I fasti cit.
488; A. DEGRASSI, I fasti 115; G. BARBIERI, Lalbo cit. 262 s. (nr. 1500);
ID. Scritti minori cit. 157 ss., 210 nt. 1, 221 s, 262 s., 390 nt. 104; S.
PANCIERA, Miscellanea storico-epigrafica III, in Epigraphica 29 (1967)
18 ss.=AE. 1968.109(4); J. F. GILLIAM, Caesonius Bassus: Cos. ord. A.
D. 317, in Historia 16 (1967) 252 ss.; M. CHRISTOL, Essai cit. 158 ss.
(nr. 13); ID., Les reformes de Gallien et la carrire snatoriale, in Epigrafia e ordine senatorio I (Roma 1982) 152; W. ECK, s.v. Caesonius,
9, in PWRE. Suppl. XIV cit. 82; A. CHASTAGNOL, A propos du iudicium magnum de lempereur Probus, in BHAC. 1966/67 (Bonn 1968)
67 ss.; G. CAMODECA, Ricerche cit. 503; M. PEACHIN, Iudex vice Caesaris cit. 129 ss.
c) Incerti.
59. L. SERVEILIUS L.f. L.n.
IIIvir, I sec. a. C.
CIL. VI 31616=I 2 2/1.841, Roma:
L(uci) Serveili/ L(uci) f(ili) L(uci) n(epotis)/ q(uaestoris) III[viri
---]
PROSOPOGRAFIA
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CAPITOLO QUARTO
PROSOPOGRAFIA
265
63. L. LICINIUS.
IIIvir (capitalis?), 30 ca. d. C.
CIL. VI 1442, Roma:
v. immediatamente supra, sub nr. 62.
Il cursus comincia con un triumvirato, capitale o monetale , seguito da un tribunato militare della IV o V Macedonica. Probabilmente prima delladlectio inter patricios da parte
di Claudio (48 d. C.) fu questore, tribuno della plebe, pretore
e legato di una legione, il cui nome abbreviato termina con la e
di l. 2. In tal caso, anche tenendo conto della cronologia del
padre (v. supra), il triumvirato sar caduto verso il 30 d. C.
Pone il titolo sepolcrale al L. Licinius C[---] (v. supra, nr. ) e
alle Liciniae probabilmente sue sorelle (cfr. PIR. V 2 65, nr. 259
e 67, nr. 268).
87
266
CAPITOLO QUARTO
appartiene alla nobile gente Licinia (come lo stesso Alfldy sembra credere, attribuendogli il cognomen Crassus), certo il triumvirato monetale appare ipotesi
pi probabile.
88
V. H. GUNDEL, s.v. Vettius, 16, in PWRE. VIII A/2 (Stuttgart 1958) 1854.
89
De dom. 44.116, cfr. H. GUNDEL, s.v. Vettius, 17, in PWRE. VIII A/2 cit.
1857.
90
W. SCHULZE, Zur Geschichte lateiner Eigennamen2 cit. 303.
91
Non registrato da I. KAJANTO, The latin cognomina (Helsinki 1965).
92
I vigintisexviri sono cronologicamente da porre tutti tra il 36 ca. a. C.,
PROSOPOGRAFIA
267
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CAPITOLO QUARTO
67. ANONIMUS.
triumvir, III secolo d. C.
CIL. VI 1573, Roma:
[---]/[--------] quaestori k(andidato)/ triumv[iro monetali?,
seviro eq(uitum) R(omanorum]/ [turmae p]rimae, salio Collino,[--------------]/[---praep]osito iteru[m ------------]/[----al]imentor(um) ru[-------------].
Il personaggio anonimo risale al III secolo. Patrizio (come
dimostra il sacerdozio ricoperto), e quindi pi probabilmente
monetalis.
G. BARBIERI, Lalbo cit. 397 (nr. 2272); G. CAMODECA, La carriera di
L. Publilius Probatus e un inesistente proconsole dAfrica: Q. Volateius,
in ANA. 85 (1974) 261; W. ECK, Die staatliche Organisation cit. 184.
PROSOPOGRAFIA
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69. A. CASTRICIUS.
XXVIvir.
CIL. XIV 2105, Lavinium:
A(ulus) Castricius Myrio/talenti f(ilius), tr(ibunus) mil(itum),
praef(ectus) eq(uitum)/ et classis, mag(ister)/ colleg(iorum)/
Lupercor(um) et Capitolinor(um)/ et Mercurial(ium) et Paga/
nor(um)Aventin(i),XXVIvir/[-------]moni per plures/ [---------]i sortitionibus/ [---------]dis redemptis.
Il gentilizio molto diffuso in Campania, tra famiglie di
mercanti (con interessi nel Mediterraneo orientale). Lorigine
potrebbe essere peregrina. Il patronimico del nostro personaggio potrebbe essere un soprannome che ne indicava la ricchezza (collegata con lottenimento della dignitas magistratuale?).
T. P. WISEMAN, New Men cit. 222 s. (nr. 109); S. DEMOUGIN, Uterque ordo cit. 88 nt. 108, 100 e nt. 1.
quando i collegi dei monetales e dei capitales furono riportati a tre e le riforme
augustee, che abolirono sei posti del collegio (v. supra 70 s.).
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Prospettive. La storia della magistratura triumvirale appare segmentata in periodi ben definiti, sia dal punto di vista
delle funzioni che della rilevanza istituzionale e (di conseguenza) sociale della carica. Particolarmente arduo il tentativo
di una sociologia triumvirale complessiva che abbia un qualche
senso storico. La pochezza dei riferimenti testuali impedisce,
infatti, di trarre conclusioni sicure, consentendo solo ipotesi, e
per giunta esclusivamente in riferimento ad alcuni periodi (del
principato).
Si visto come i triumviri nacquero, probabilmente nel IV
secolo a. C., come collegio antincendio non stabile 1. Le funzioni, descritte dal titolo: nocturni 2, derivano da uno dei maggiori pericoli tipici della citt antica, gli incendi, quelli notturni
in particolare. Accanto a questa attivit dov svilupparsi quella,
embrionale, di controllo dellordine pubblico (anche in questo
caso, in primo luogo durante la notte). Il primo triumviro
attestato intorno al 310 a. C. 3, per let repubblicana dovettero
esisterne (tra nocturni e capitales) almeno circa 900. Ne sono
testimoniati, invece, solo 12.
Gneo Flavio (nr. 1) lunico triumvir nocturnus di cui co1 Cfr. supra 10 ss.
2 Val. Max. 8.1 damn. 5-6; D. 1.15.1 (Paul. l. sg. de off. praef. vig.). Si v. supra 78.
3 Tralasciando tutti i titolari del triumvirato notturno antecedenti a questa
data, che pure dovettero esistere (anche se non per tutti gli anni che vanno dall'incendio gallico per giungere a Gneo Flavio: v. supra 21 ss.).
4 Bibliografia supra 206 (nr. 1).
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custodia carceris e la sorveglianza delle esecuzioni capitali (almeno di alcune di esse: quelle che avvenivano nel Tullianum?) 21.
Le testimonianze epigrafiche sui personaggi, pur pi povere
rispetto a quelle relative agli altri vigintiviri, consentono un
tentativo di storia sociale della magistratura almeno un po pi
saldo rispetto allet repubblicana. A questo proposito si pu
operare la seguente ripartizione cronologica: a) tresviri capitales fra triumvirato costituente ed Augusto; b) et giulio-claudia; c) et flavia; d) et antonina; e) et severiana e post-severiana.
Lepoca relativa al triumvirato costituente ed allinizio del
principato augusteo qualificata da una certa fluidit delle carriere. Tra il 44 ed il 34 a. C. ca. abbiamo lunica testimonianza
epigrafica relativa ad un quattuorvir, Paquius Scaeva (nr. 13).
Il suo cursus del tutto peculiare. Homo novus di Histonium,
esordisce con la questura, per poi ottenere due cariche vigintivirali ex senatusconsulto. Raggiunger la pretura e ricever una
cura viarum ancora per senatoconsulto ed un proconsolato
extra sortem. La carriera di Properzio Postumo (nr. 14) per
qualche verso assimilabile a quella appena esaminata. Pi tarda,
risente ancora delle deficienze nella vocazione politica verificatesi alla fine della repubblica: ne costituiscono attestazione il
protriumvirato capitale e lesercizio della giurisdizione pretoria sostitutiva di quella edilizia. Il proconsolato di rango pretorio sembra anche in questo caso esser stato un limite per
luomo nuovo che aveva ricoperto il triumvirato capitale. Anche la carriera del poeta Ovidio (nr. 15), con due incarichi vigintivirali, appare tipica, nellesordio, di questet; ma in questo caso vi fu una volontaria rinunzia agli onori senatorii. Pi
stabili appaiono i cursus degli ultimi tre personaggi che possiamo attribuire allet augustea. Due corrispondono ad un
profilo non troppo alto delle carriere senatorie: Arrius Maximus (nr. 16) potrebbe esser morto da edile curule; Murrius
23 Invero:
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24 Ma,
forse, Domizio Decidiano (nr. 20), di origine equestre, prima del triumvirato capitale aveva prestato servizio militare come tribuno angusticlavio, carica
non riportata nel cursus epigrafico pervenutoci.
25 Coiedius Candidus (nr. 21) fu anche caso eccezionale per un personaggio
che era stato triumvir capitalis quaestor Augusti. I quaestores addetti al principe,
due all'anno, erano solitamente patrizi o, comunque candidati, che solitamente al
livello vigintivirale erano stati monetales. La carriera di questo personaggio si qualifica per la sua particolarit tenendo presente l'incarico da questorio di curator tabulariorum publicorum.
26 Dillius Aponianus (nr. 23) e Funisulanus Vettonianus (nr. 24).
27 Gargilius Macer (nr. 26).
28 Anonimus (nr. 19), Glitius Gallus (nr. 23) e Flavius Silva (nr. 24).
29 Nrr. 22?, 23, 24, 25, 26.
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30 Nrr.
23, 24, 25, 26. La cura aquarum di Funisulanus Vettonianus (nr. 25)
potrebbe essere un incarico consolare, ovvero il personaggio potrebbe essere stato
un adiutor pretorio addetto al rifornimento idrico della citt.
31 Strana la cura della via Aemilia riportata nel cursus dopo la prefettura, ma
potrebbe trattarsi d'uno spostamento erroneo dovuto al lapicida. Stato della questione in W. ECK, Befrderungskriterien cit. 197 [=Tra epigrafia cit. 42].
32 Tra i quali si pu notare la particolarit del doppio comando di legione.
33 Esercit anch'egli un sacerdozio, essendo sodalis Flavialis.
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e Postumius Africanus (nr. 43), che significativamente tra la questura e l'edilit curule aveva svolto le mansioni di ab actis
senatus.
36 Carica di esordio, per tutti tranne che per Platorius Nepos (nr. 29), che fu
inizialmente tribunus militum. Tra i non consolari esercitarono dapprima il tribunato militare Mocconius Verus (nr. 44) e Aemilius Naso (nr. 45). Del primo ci
nota la carriera fino alla pretura; del secondo solo fino al triumvirato capitale.
37 Cfr. W. ECK, Befrderungskriterien 189 [=Tra epigrafia cit. 39].
38 Nrr. 48-51.
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il noto retore, anche lui homo novus, come forse pure Annius
Fabianus (nr. 37), suffetto nel 141/142, che ebbe tre incarichi
pretorii. Fu console anche Iulius Geminius, sodalis Titius, che
ebbe importanti mansioni (anche militari) dopo la pretura e fu
proconsul Asiae. Forse console anche Iulius Thraso (nr. 38). Il
gruppo dei consolari det antoniana si completa con Iunius
Priscus (nr. 46) e Caesonius Macer (nr. 47). Del primo noto
il cursus fino al consolato, comprendente sei incarichi pretorii,
oltre ai sacerdozi di sodalis Titialis Flavialis; il secondo fece una
notevole carriera, arrivando, ad essere uno dei senatori pi in
vista e in tarda et comes di Alessandro Severo nella sua
campagna dOriente.
Diversa la situazione in et severiana e post-severiana: lo
schema piuttosto costante che mostra un profilo basso alle carriere dei personaggi esordienti come tresviri capitales non pi
applicabile. Accanto a quattro cursus piuttosto scarni, che possono datarsi tra la fine del II ed il III secolo d. C. 38, conosciamo sette personaggi con carriere alquanto articolate. Schematizzando, infatti, possiamo contare: un ab actis senatus
(contro un solo precedente, Postumius Africanus [nr. 43]); una
adlectio interna (contro 2 complessive per i triumviri precedenti, tutte e due di Flavio Silva [nr. 25] la cui natura piuttosto palese); ben sei candidature imperiali (contro una sola precedente: di Platorio Nepote [nr. 29]); non meno di sette consolati (tre ordinari: Virius Lupus [nr. 56], Valerius Poplicola [nr.
57] 39, Caesonius Ovinius [nr. 58); sei sacerdozi. Due i cursus di
alto livello (nrr. 57 e 58), che fanno pensare ad una vera e propria rivoluzione nella regola, valida per il precedente periodo
del principato, che voleva la carica di triumvir capitalis appannaggio di personaggi di minore prestigio, destinati a carriere
per lo pi non di altissimo profilo (salvo poche clamorose ec39 Il personaggio fu anche praefectus Urbi, unico triumvir capitalis ad aver ricoperto la carica pi prestigiosa per il senatori romani.
40 La titolatura dei tresviri nel principato, sembra variabile nella scrittura del
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numerale: IIIvir (nrr. 14, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 28, 29, 30, 32, 33, 34,
35, 37, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 47, 49, 50, 53, 55, 56, 57); triumvir (nrr. 27, 31, 36, 46,
48, 51, 52, 54, 58); dato che pare confermato anche dal nr. 45, in due epigrafi diverse
denominato IIIvir e triumvir. (forse si pu notare una lieve prevalenza di titolature
per esteso tra fine II e inizio III secolo d. C.). Il titolo del nr. 38 in greco. Anche
l'uso della grafia kapitalis nella titolatura cronologicamente distribuita: infatti
usata nei titoli dei nrr. 24, 34, 39, 40, 48, 57, 58 (cfr. P. M. M. LEUNISSEN, Zur
Laufbahn des Senators L. Marius Vegetinus cit. 266, che li registra tutti, tranne il
nr. 24). Pure in questo caso si pu notare una lieve prevalenza percentuale relativa
ad iscrizioni di fine II-III secolo d. C.