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Il 20 aprile del 1543 Giovan Battista Giraldi Cinzio termina il Discorso intorno al comporre delle comedie e delle tragedie1. In quegli stessi giorni conclude
anche la tragedia Altile2, nel cui Prologo esplicita i cardini attorno a cui ruota
la sua riforma tragica: una rivisitazione del genere che si spinge ben oltre i
modi senecani, gi sperimentati nellOrbecche3, e che costituir i prodromi
del teatro italiano ed europeo del Seicento:
1
G. B. Giraldi Cinzio, Discorso over lettera di Giovambattista Giraldi Cinzio intorno al
comporre delle comedie e delle tragedie, a Giulio Ponzo Ponzoni, in Id., Scritti critici, a cura
di C. Guerrieri Crocetti, Milano: Marzorati, 1973. La prima edizione venne stampata nel 1554
insieme agli altri Discorsi giraldiani (Discorso di Giovambattista Giraldi Cinzio intorno al
comporre de romanzi, a G.B. Pigna e Lettera overo Discorso di Giovambattista Giraldi Cinzio
sovra il comporre le satire atte alla scena, a Messere Attilio dallOro, terminati rispettivamente
il 29 aprile 1549 e il 1 agosto 1548): G.B. Giraldi Cinzio, Discorsi di M. Giovanbattista Giraldi
Cinzio intorno al comporre dei romanzi, delle comedie e delle tragedie, e di altre maniere di
poesia, Venezia: Gabriel Giolito de Ferrari, 1554.
2
Il termine di composizione ante quem dellAltile il 29 aprile 1543, giorno in cui la
tragedia sarebbe dovuta andare in scena per celebrare la visita di Paolo III a Ferrara (cfr., a
proposito: C. Guerrieri Crocetti, G.B. Giraldi e il pensiero critico del XVI sec., Milano-GenovaNapoli-Roma: Societ Anonima Editrice Dante Alighieri, 1932, p. 718); la morte dellattore
principale, il Flaminio, avvenuta proprio il 29 aprile, non ne permise per la rappresentazione.
La prima edizione (da cui si cita) sar pubblicata ben quarantanni dopo: G. B. Giraldi Cinzio,
Altile. Tragedia di m. Gio. Battista Giraldi Cinthio, nobile ferrarese, Venezia: Giulio Cesare
Cagnacini, 1583. Non esiste, a tuttoggi, unedizione moderna. Sulla tragedia cfr. Altile. The
birth of a new dramatic genre in Renaissance Ferrara, a cura di P. Osborn, Lewiston: E.
Mellen Press, 1992.
3
G. B. Giraldi Cinzio, Orbecche. Tragedia di m. Giouanbattista Giraldi Cinthio da Ferrara, Venezia: eredi Aldo Manuzio, 1543. Lopera fu composta, in circa due mesi, nel 1541 e
rappresentata nello stesso anno in casa dellautore, alla presenza del Duca Ercole II con ricco
apparato scenico dovuto a Girolamo Cotugno (C. Guerrieri Crocetti, G.B. Giraldi, cit., p. 710).
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possano aver felice fine come avere il ponno, e per lesempio di Sofocle
e di Euripide e per lautorit di Aristotile. Bench chi considera la voce
di Plauto non giudicher che egli abbia voluto domandare la favola di
un sol nome tragicomedia, ma volle egli dire che egli mescolerebbe ad
una materia tragica un fine comico, epper disse: Faciam ut comixta
sit tradicomedia15.
P. Bembo, Prose della volgar lingua, Gli Asolani, Rime, a cura di C. Dionisotti, Milano:
TEA, 1989, 1, XVII, p. 17.
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Il sintagma scrivere amorti era stato utilizzato dal Giraldi proprio qualche anno prima, nel 1556, in una delle lettere che costituiscono il suo corposo
carteggio con Bernardo Tasso intorno al genere romanzo22: sintomatico ,
per, che qui lespressione sia usata in riferimento al poema trissiniano23.
esposizione dei luoghi difficili, Venezia: M. Pasini e M. Pasini, 1535) e dunque, nonostante i
dissidi con Bernardo, ci poteva renderlo la persona pi adatta a perorare la causa dellassetto
romanzesco dellAmadigi. Riguardo, poi, alla comunanza tra il passo della Prefazione che ci
accingiamo a citare e quello delle Prose bembiane, si ricorda che il Dolce era stato autore di una
fortunatissima grammatica (L. Dolce, Osservationi nella volgar lingua di M. Lodouico Dolce
Diuise in quattro libri, Venezia: Gabriel Giolito de Ferrari, 1550, edite otto volte tra il 1550
e il 1562 senza contare le ristampe) che, pur innovativa, si rifaceva largamente alle Prose del
Bembo e alle Regole del Fortunio.
21
L. Dolce, Ai lettori, cit., pp. 1-2.
22
Nelledizione del Secondo volume delle Lettere, del 1560 (Delle lettere di Bernardo Tasso
secondo volume. Nuovamente posto in luce con gli argomenti per ciascuna lettera e con la
tavola dei nomi delle persone a chi le sono indirizzate, Venezia: Gabriel Giolito de Ferrari,
1560) Bernardo Tasso decise di pubblicare, accanto alle proprie, anche le lettere responsive del
ferrarese (per un totale di diciassette epistole), cosicch il carteggio tra i due viene a configurarsi
come dialogo compiuto sulla teoria del romanzo, che tocca la maggior parte dei punti teorici
focali nella definizione del genere. Per tale ragione Susanna Villari, nel pubblicare il carteggio
del Giraldi, ha intelligentemente inserito anche le lettere di Bernardo: G.B. Giraldi Cinzio,
Carteggio, a cura di S. Villari, Messina: Sicania, 1996. Per uno studio relativo al dibattito tra
Bernardo e Giraldi, rinvio a R. Morace, DallAmadigi al Rinaldo. Bernardo e Torquato
Tasso tra epico ed eroico, Torino: DellOrso, 2012, cap. III, Carteggi incorciati, pp. 85-109.
23
Per il rapporto tra la scrittura epica di Omero e Virgilio con il proprio tempo si veda
G.B.Giraldi Cinzio, Discorso intorno al comporre de romanzi, cit., p. 63, dove troviamo anche
lo stesso giudizio negativo sul Trissino; e ancora sul Trissino, Id., Discorso intorno al comporre
delle comedie, cit., pp. 209-210: Bastami, per ora, che possiate vedere che ci che si trova
negli autori greci non lodevole n degno dimitazione, e che non dee giudizioso scrittore
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Nel Giraldi agisce, per, anche il modello del Furioso, che fornisce materia e modi: non poche sono le tragedie avventurose, permeate da uno spirito
romanzesco, che sconfina oltre il giro del sole prescritto da Aristotelele31
ma anche i pi ampi limiti ammessi dal Giraldi, interpretando largamente
il passo aristotelico sulla scorta di Terenzio ed Euripide.32 LArrenopia e
gli Antivalomeni si aggrovigliano poi in una pluralit e in una complessit
dazione stupefacente nel genere, mentre lArrenopia e lEufimia portano gli
avvenimenti oltre i limiti di una sola localit33, e ancora lArrenopia si muove
su un terreno che tutto cavalleresco. Nel Prologo si precisa, infatti, come
le peripezie cavalleresche possano esser materia tanto di tragedie quanto
di poemi:
Gli avvenimenti de le cose umane
son s vari e portan seco spesso
tali accidenti che di meraviglia
empion chi gli ode [...].
E quindi origine han poemi, i quali
trattano quel che i cavalieri e i regi
fanno ne le battaglie e ne le paci
con bene altero e onorato stile.
Da listessi successi le tragedie
prendono i lagrimosi lor soggetti
che, nel pianto medesimo e ne le morti,
danno util con diletto a chi le ascolta,34
31
Aristotele, Poetica, 1449b, 10-15: Lepopea concorda con la tragedia solo in quanto
imitazione con un discorsoin versi di persone nobili, ma ne differisce per avere un unico
metro e forma narrativa, ed ancora per la lunghezza: perch la tragedia cerca il pi possibile
di stare entro un solo giro del sole o di allontanarsene di poco, mentre lepopea indefinita
rispetto al tempo, ed in questo differisce benchin origine si facesse anche nelle tragedie
cos come nei poemi epici.
32
G. B. Giraldi Cinzio, Discorso intorno al comporre delle comedie, cit., pp. 175-176: e
luna e laltra [la commedia e la tragedia] finge lavvenimento della sua azione nello spazio
di un giorno, ovvero di poco pi. Della comedia nabbiam lesempio appresso Terenzio nello
Eautontimorumenos, della tragedia non ve n alcuno espresso e manifesto [...] se forse lEraclide di Euripide ce ne d lesempio: perch, considerato il meneggio dellazione della favola,
si vede chiaramente (se io non minganno) che malagevolissimamente egli pu nascere tutto in
un giorno [...]. Certa cosa che Aristotile, il quale dovea aver veduti gli esempj dei migliori
poeti [...] le diede pi spazio di un giorno; e noi con la sua autorit componemmo lAltile e la
Didone di modo che la lor azione tocc alquanto i due giorni.
33
C. Guerrieri Crocetti, G.B. Giraldi, cit., p. 690.
34
Proprio sulla questione dellutile e del diletto si appunteranno la gran parte delle lettere che
compongono il carteggio sul genere romanzo tra Giraldi e Bernardo Tasso (per il quale cfr., infra,
nota 22), e approfondendo questa questione emergeranno le principali divergenze di due poetiche solo
apparentemente omogenee. Se per Giraldi, infatti, la tragedia necessita della componente dilettevole,
Vi poi un altro aspetto teorico che credo il Giraldi possa aver derivato
dallesempio dei romanzi, ed capitale perch coinvolge il nodo centrale
dellunit della favola, e dunque linterpretazione aristotelica. Nel distinguere
le diverse parti della tragedia, Giraldi riserva un posto particolare allepisodio, che diviene altra cosa rispetto a quanto postulato da Aristotele per la
tragedia, ma non nellepopea36:
[...] questo episodio non altro che le digressioni che si fanno per accrescimento della favola, e per darle con convenevole ornamento la sua
debita grandezza, la quale non avrebbe ella se solo si stesse sullargomento
della tragedia, perch egli in pochissimi versi si espedirebbe37.
Negli episodi Giraldi fa rientrare anche le sentenze e le parti di intonazione moraleggiante, sullesempio senecano, di cui abbondano le sue
tragedie; ma quel che importa come il presupposto teorico attraverso cui
tali digressioni sono giustificate sia strettamente aristotelico:
Occorre dunque che [...] il racconto, poich imitazione di unazione, lo
sia di unazione sola e per di pi tale da costituire un tutto concluso, ed
occorre che le parti dei fatti siano connesse assieme in modo tale che,
se qualcuna se ne sposti o sopprima, ne risulti dislocato e rotto il tutto38.
il poema deve essere invece volto completamente a lutile e lonesto, i cui corollari sono la gravit
della narrazione moralmente impostata e la perfetta aderenza tra res e verba, ovvero loscillazione dello
stile in conformit alla materia trattata e ai soggetti parlanti. Per Bernardo, invece, quasi lopposto:
la poesia deve compenetrare utile e diletto e non appesantirsi nella ricerca totale della gravit dellinsegnamento morale, perch il giovamento deve nascere dal piacere e dalla meraviglia, che dipendono
tanto dalluniforme armonia del tessuto poetico quanto da una favola ricca di variet e vaghezza.
35
G. B. Giraldi Cinzio, Arrenopia, cit., Prologo, vv. 1-19. Il Prologo prosegue motivando la
scelta del lieto fine e lintento morale della tragedia (vv. 20-24): Ma le Reali favole non sono
/ s dannate a le lagrime, a gli affanni, che le afflizioni e le miserie gravi / aver non possan fin
lieto e felice / volgendo il dolore in allegrezza.
36
Dopo una preliminare definizione dellepisodio come quella parte della tragedia che sta
in mezzo a canti corali interi (Aristotele, Poetica, 1452b, 20), il filosofo specifica, ben oltre
(1455b, 1-15): Quanto poi agli argomenti, o che siano gi costruiti o che li stia costruendo lui,
il poeta deve esporli dapprima in generale e solo dopo stenderli introducendo gli episodi [...];
ma occorre che questi episodi siano appropriati, come ad esempio nel caso di Oreste la pazzia
per cui fu preso e la salvezzaattraverso la purificazione. Nei drammi gli episodi debbono essere
brevi, mentre lepopea proprio da essi viene ad essere allungata.
37
G. B. Giraldi Cinzio, Discorso intorno al comporre delle comedie, cit., p. 204.
38
Aristotele, Poetica, 1451a, 30.
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Infine, la scelta di una materia nuova, non desunta dagli eroi antichi ma dalla
novellistica, era stata ampiamente discussa e praticata dal Giraldi, cos come
lambientazione esotica: e basti ricordare che lArrenopia si svolge in Svezia,
come il Torrismondo; lOrbecche in Persia; gli Antivalomeni in Inghilterra; la
Selene in Egitto, con frequenti riferimenti alla Persia e allArmenia; e lEpitia
ad Innsbruck.
Certo in Giraldi gli esiti poetici non furono del tutto felici, ma le intuizioni teoriche con le quale egli seppe scardinare e adattare gli assiomi aristotelici, in virt di una nuova forma tragica, furono lungimiranti e precorritrici
dei tempi. E in esse possiamo rintracciare i germi non solo di certe tendenze
del Torrismondo e del Pastor fido, ma anche della tragicommedia spagnola di
Lope de Vega e Calderon46, arrivando fino a Shakespeare, che dalle novelle
giraldiane trasse largomento di Misura per misura e dellOtello47, oltre che il
connubio tra le materie familiare, amorosa e politica.
Al poeta allincontro, quando ragiona in sua persona, s come colui che crediamo esser pieno di
deit e rapito da divino furore sovra se stesso, molto sovra luso comune e quasi con unaltra
mente e con unaltra lingua gli si concede a pensare e favellare (ivi, p. 42).
46
C. Guerrieri Crocetti (G. B. Giraldi e il pensiero critico, cit.) insiste spesso, durante lintero
studio sullopera di Giraldi, sul ruolo che il ferrarese ebbe nel teatro spagnolo dei secc. XVI-XVII:
si veda per, in particolare, il cap. VIII, pp. 687-708. Cfr., poi, Josep Llus Sirera, Irene Romera
Pintor, Disinganno e moralizzazione in La Infelice Marcela di Virus. Sulle fonti giraldiane
della sua opera teatrale, in Giraldi Cinzio gentiluomo ferrarese, cit., pp. 53-76.
47
Cfr. P. CaponiLa novella del Moro: Cinthio e Shakespeare tra intertestualit e ideologia,
ivi, pp. 131-143.
Appendice
Si presenta ledizione interpretativa del Prologo dellAltile, condotta sullesemplare
della princeps custodito presso la Biblioteca Braidense di Milano:
Altile | TRAGEDIA | di m. gio. battista | giraldi cinthio, | nobile ferrarese.
| con privilegi. | in venetia, | Appresso Giulio Cesare Cagnacini | MDLXXXIII.
La tragedia venne pubblicata per la prima volta dopo la morte dellautore, dalleditore
Cagnacini, che stamp nel 1583 lintera raccolta della tragedie giraldiane. Non esiste
a tuttoggi unedizione moderna dellAltile.
Limitati gli interventi di ammodernamento: si operata la distinzione tra u e v,
si sono eliminate le h etimologiche, stata normalizzata la congiunzione et in e e la
grafia grecizzante ph in f (v. 52, Iphigenie). La punteggiatura, luso dei segni diacritici
e la minuscola ad inizio verso sono stati ammodernati secondo luso attuale. Si
utilizzato il corsivo per i titoli delle tragedie greche citati nel Prologo.
Si , infine, provveduto ad emendare due evidenti errori di stampa: al v. 23
lasciare> lasciaro; al v. 75 seggio> saggio.
PROLOGO
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