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INDICE
Prefazione
di Chiara Leoni
p. 6
La promessa
di Daniel Narciso Alejandro Avalos
p. 9
p.13
Martina
di Guillermo Rioja Rivera
p.17
Due ragazzi
di Luca Naso
p.23
La scelta
di Osiris Jonathan Guerrero Flores
p.25
p.29
p.35
Giovani promesse
di Jacopo Minelli
p.39
p.44
PREFAZIONE
Chiara Leoni
giornata di lavoro, perch la 3A MEC una classe di lavoratori, anzi di gran lavoratori. Proprio per la loro immediatezza, proprio perch scritte di getto, per, credo che queste
storie siano state capaci di raccogliere, come delle fotografie
istantanee, le ansie e i sogni pi profondi degli autori.
Non nego che alcune di quelle storie mi abbiano profondamente turbato: la morte, il fallimento, la sopraffazione,
lingiustizia, la vendetta, sono motivi ricorrenti. Alcune di
quelle storie rivelano, in maniera cruda e disperata, tutto il
disprezzo per la banalit della violenza e della prevaricazione, per limposizione di regole e tradizioni incapaci di adattarsi allunicit di ciascun essere umano, altre lo sublimano,
ambientando le storie in scenari fiabeschi. Alcune storie parlano di una quotidianit difficile, di sogni abbandonati sotto
il peso incalzante di una prosaica necessit.
Di queste storie, non ho cambiato niente, le leggerete cos
come sono arrivate nelle mie mani, semplicemente emendate
dagli errori grammaticali e ortografici pi evidenti. Io, per
questo libro, mi sono riservata il compito della correttrice di
bozze.
Cos, questi ragazzi, seguendo un mio semplice suggerimento, hanno deciso di mettersi allopera. Non avevamo molto
tempo, perch cerano i programmi di Storia e di Letteratura
da portare a termine, quindi abbiamo trasformato un compito in classe nella redazione di un racconto. Queste storie
sono nate di getto, in un paio dore, o poco pi. Tutte sono
uscite dalle mani e dalla testa di ragazzi stanchi dopo una
Buona lettura.
LA PROMESSA
Daniel Narciso Alejandro Avalos
Non ricordo esattamente come successe quello che vi racconter, ricordo che ero andato a visitare alcuni amici che
raramente ho il piacere di vedere, per colpa della distanza
che ci separa. Per questo, quando ci troviamo, possiamo passare unintera giornata parlando di aneddoti che abbiamo
vissuto in altri momenti. Di solito, le nostre conversazioni
possono durare fino alla mattina successiva, e quella volta
non era stata uneccezione.
Dopo aver detto addio ai miei amici, avevo cominciato a
camminare per le strade solitarie verso casa mia, per, dopo
qualche minuto, avevo visto una bella ragazza che camminava dallaltro lato della strada, una cosa che mi sembrava
troppo strana a quellora. Nel momento nel cui lei mi stava
passando a fianco, non ero stato in grado di resistere al desiderio di parlarle, e avevo usato come scusa il fatto che io non
conoscevo bene quel posto. A questo punto devo dire che,
anche se sapevo bene che era una sciocchezza, la bellezza di
questa ragazza mi aveva affascinato cos tanto che avrei fatto
di tutto per conoscerla. Lei mi aveva risposto in una maniera
molto amichevole, cos avevo deciso di chiederle il nome e
lei mi aveva risposto: Nadia. Allora le avevo chiesto cosa
avesse fatto fuori casa a quellora, e lei mi aveva risposto che
si sentiva intrappolata in quel posto. Vedendo la tristezza
nel suo viso, mentre diceva quelle parole, non avevo insistito
pi sul tema, non volendo disturbare la donna pi bella che
avessi mai visto. In maniera molto educata, le avevo chiesto
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ATTORI DILETTANTI
IN CERCA DI UN TEATRO
Angelo Iannella
resistere.
Non possiamo usare lo scantinato?, aveva suggerito Greta.
E cos era stato.
Cercando di non trascurare pi del solito i compiti di scuola, avevano iniziato a incontrarsi tutte le volte che potevano,
coinvolgendo altri compagni di scuola e, tra mille difficolt,
le prove erano partite.
Da allora erano trascorsi quattro mesi di duro lavoro, ma
anche di grande divertimento.
La mamma di Sergio gli preparava la loro merenda preferita,
pane e pomodoro fresco, e i pomeriggi volavano senza che se
ne rendessero conto.
Mentre i personaggi prendevano corpo, il rapporto tra i ragazzi diventava sempre pi stretto, dando vita a unamicizia
sincera e duratura.
Certo, non sempre tutto era rose e fiori, i litigi erano stati
tanti ed anche a muso duro.
Alla fine, per, il compromesso si trovava sempre.
Angelo non aveva mai interrotto la ricerca di una sala adatta
a mettere in scena lo spettacolo.
In un piccolo paese come il loro, non era stato certo semplice.
Un po la mentalit chiusa, tipica del paese di provincia, un
po linvidia, che non manca mai in questi casi, fatto sta che
il gruppo non era visto di buon occhio da tanti.
Non ce la farete mai, si sentivano dire spesso.
Angelo, in questo caso, mostrava il dito medio e spronava i
suoi amici a impegnarsi ancora di pi.
Non possiamo arrenderci e dargliela vinta, ripeteva a Sergio
e Greta, quando li vedeva particolarmente sconsolati.
Fino a quando, un giorno, come spesso accade, la fortuna si
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MARTINA
Guillermo Rioja Rivera
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Petrona disse a Martina che il sindaco sarebbe venuto a pranzo, e lei rispose che avrebbe cucinato lei, la zia accett.
A mezzogiorno arriv il sindaco con gli amici, e Martina
port in tavola il pranzo che era chicharon (cibo boliviano)
con molta carne e patate, e offr anche birra e chicha da bere
per tutti i suoi ospiti che consumarono il delizioso pranzo.
Alla fine del pranzo, il sindaco disse: Martina, tua zia mi ha
detto che hai un bambino che non ha padre e che molto
bello, come te, perch non lo porti qui e ce lo mostri?
E Martina gli rispose: Il mio bambino bello, ma pi che
bello delizioso.
Tutti si guardarono in faccia, non capivano di cosa stesse
parlando, cos il sindaco disse: Non capisco quello che dici,
Martina, spiegami.
Martina, con le lacrime agli occhi e un sorriso diabolico, gli
rispose: Oggi il delizioso pranzo che avete mangiato era il
bambino, il tuo bambino. Il sindaco e suoi amici cominciarono a vomitare e gridare, vedendo che Martina non era la
ragazza bella e buona che credevano, ma una pazza.
Il sindaco chiam la polizia e denunci il crimine di Martina
che venne condannata alla fucilazione.
Il giorno dellesecuzione della sentenza chiesero a Martina
quale fossero le sue ultime parole e lei rispose:
Il mostro che sono io, lo avete creato voi.
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DUE RAGAZZI
Luca Naso
10 gennaio. Dopo svariati mesi senza sentirsi, pur conoscendosi, un ragazzo e una ragazza si rincontrarono a una festa ed
l che nacque tutto. Lui, nato in una famiglia burrascosa,
il padre che picchiava la madre, pessimi amici, compagnie
sbagliate e tre anni di carcere alla spalle per spaccio di droga,
costretto a lavorare gi in giovane et per tirar su i soldi per
sfamare la mamma e la sorellina; lei, brava ragazza, semplice
e solare, tanti ragazzi, ma nessuno mai amato, e molto ambiziosa per il suo futuro.
Che fosse destino o solo fortuna, nessuno lo sapr mai, sta di
fatto che questi due ragazzi, Roberto e Sara, si incontrano,
del resto si sa che gli opposti si attraggono.
Scatt qualcosa che cambi tutto e tutti e due: lamore.
Dopo i primi veri abbracci e baci, nelle loro vite arriv anche
la vera prima volta: quellatto visto da entrambi, fino ad allora, solo come un semplice divertimento.
Il rapporto diventato, in poco tempo, cos importante, port
lei a diventare il punto di riferimento di lui. Grazie a lei, Roberto abbandon la cattiva strada e inizi in sua compagnia
un cammino destinato a trasformarsi, forse, nel rapporto di
una vita.
Decisero di basare tutto sulla sincerit e sulla fiducia reciproca; aspetti banali per una coppia, ma talmente considerati da
loro che, sia da una parte che dallaltra, non esisteva il minimo dubbio in qualsiasi circostanza, anche se, in alcuni casi,
lui si arrabbiava con gli ammiratori di lei, ma alla fine Sara,
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LA SCELTA
Osiris Jonathan Guerrero Flores
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Questa una storia che ha avuto luogo nel 1990 nei dintorni
di Firenze. Una compagnia di cinque ragazzi, Stefano, Giorgia, Claudio, Andrea e Monica, era andata una domenica
in gita in un bosco della provincia. La scuola era finita e il
caldo incombeva, era proprio una bella giornata per stare
allaperto. I ragazzi avevano trovato nel bosco un luogo
adatto per fare un pic-nic, avevano cantato e ballato bevendo
birra, si erano sdraiati al sole e Claudio, il pi matto della
compagnia, aveva fatto scherzi con lacqua a Monica e Andrea, mentre Stefano e Giorgia se ne erano restati un po in
disparte a parlare, anche perch cera del tenero tra loro.
Il solito Claudio aveva interrotto anche Stefano e Giorgia
proponendo: Perch non ci raccontiamo delle storie?
Andrea aveva chiesto: Ok! Tu cosa ne pensi, Monica?, e
Monica: S, per me va bene! e Claudio di rimando: Ne ho
viste di belle e ne avrei tante da raccontare !
Anche Stefano e Giorgia erano daccordo e Giorgia aveva
invitato Stefano a iniziare; Stefano ci aveva pensato un po
su e Vorrei raccontarvi un film che ho visto laltra sera....
Monica aveva replicato: Ma se un horror no, perch ho
paura!, e Andrea: Dai! A me piacciono un sacco i film
dellorrore, raccontaci, raccontaci! . Claudio, per rassicurare
Monica, aveva aggiunto: Ma s, tanto ancora giorno, figurati se ti spaventa una storia horror a questora... dai, Stefano,
raccontacela!.
Stefano aveva cominciato a raccontare di un mago malvagio
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cera buio e nebbia dappertutto e la gente era stata pietrificata, allora aveva capito che erano passati il mago e le sue belve.
Arrivato a casa, aveva constatato che anche i suoi genitori
erano stati pietrificati dal potere del mago. Lui aveva visto
quel film e probabilmente solo lui avrebbe potuto risolvere
la situazione. Aveva chiamato gli amici che stavano bene ma
anche i loro genitori erano di pietra, proprio come i suoi;
allora avevano deciso di ritrovarsi per non rimanere soli. Lo
fecero nel centro di Firenze che ormai era ridotto a rovine
e Stefano aveva detto: Ragazzi io non voglio vedere i miei
genitori cos, ho visto quel film e voglio risolvere la situazione, voi nascondetevi in quella casa (un magazzino edile rimasto casualmente in piedi). Andrea aveva risposto: Io non
ti lascio solo, vengo anchio!, Giorgio, Claudio e Monica
avevano replicato: No, veniamo anche noi!.
Tutto a un tratto, avevano visto la pantera nera correre per
la citt, Stefano allora aveva proposto: Nascondiamoci, poi
seguiamola per trovare il castello del Mago!. I ragazzi si erano fatti coraggio, ma la pantera li aveva visti e inseguendoli
verso il magazzino, era riuscita ad azzannare Andrea che
purtroppo non aveva fatto in tempo a nascondersi. La pantera si era fermata e si era guardata un po intorno. I ragazzi
spaventati e disperati nel vedere Andrea l, dissanguato a
terra, avevano deciso di vendicarsi e di seguire la pantera che
si era rimessa in cammino. Arrivati al castello, i ragazzi erano
entrati e avevano visto il mago seduto che indossava un lungo vestito blu, con il suo bastone magico, la barba e i lunghi
capelli bianchi, a fianco del suo fedele drago con tre teste che
lanciava da mangiare alla pantera. Il mago aveva visto nella
sfera di cristallo la pantera che uccideva Andrea e sapeva
anche che i ragazzi si nascondevano nel castello. Intanto
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Giorgia aveva chiesto: Adesso che facciamo?, Stefano ricordando il film le aveva risposto: Dobbiamo rubare il bastone
magico al mago e distruggerlo in modo tale che tutto torni
come prima con Andrea tra noi. Claudio aveva domandato:
Ma se non ce la facciamo?, Stefano: Moriamo anche noi
e la terra verr distrutta. Intanto il mago aveva ordinato al
drago: Prendete quei ragazzi e mangiateli!. Allora il drago
e la pantera avevano tentato di prenderli, ma i ragazzi si
erano divisi. La pantera aveva inseguito Claudio e Monica,
mentre il drago stava alle costole di Stefano e Giorgia.
La pantera aveva catturato Monica; Claudio, trovato un bastone appuntito, aveva trafitto la gola della belva, ma ormai
era troppo tardi, Monica era morta e il mago era apparso
davanti a Claudio e lo aveva trasformato in una statua. Erano
sopravvissuti Stefano e Giorgia ma il mago, furibondo, con
una magia aveva scaraventato Giorgia contro una parete, uccidendola. Stefano, disperato, si era scagliato contro il mago,
ma il drago gli aveva dato una zampata sbattendolo contro
una finestra e ferendolo. A quel punto, Stefano, ferito dalla
zampata e dai tagli provocati dai vetri rotti della finestra, per
difendersi aveva cominciato a lanciare i pezzi di vetro contro
il mago e il drago. Il mago aveva ordinato al drago: Finiscilo!. Stefano era corso verso il mago e il drago aveva sputato
fuoco da tutte e tre le teste. Stefano era inciampato, oramai
stremato, e le fiamme del drago erano andate dritte verso il
mago, ferendolo e facendogli volare via il bastone magico.
Stefano si era rialzato ed era corso a prendere il bastone e
afferratolo, con un colpo di magia, aveva distrutto il drago.
Il mago aveva cominciato a urlare: No, non avresti dovuto
farlo, ti distrugger io adesso!. Il mago era corso verso Stefano e lui, con le sue ultime forze, aveva spezzato il bastone.
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Il mago era scomparso, frantumandosi in tanti pezzi e Stefano era svenuto. Svegliatosi, aveva tutti i suoi amici intorno
e tutto era tornato alla normalit, il castello era scomparso e
il cielo era diventato azzurro come in quella giornata di sole
che li aveva portati nel bosco.
Aprendo gli occhi, Stefano aveva visto subito Giorgia che
gli aveva detto: Grazie, ci hai salvati!, e lo aveva baciato.
Stefano aveva salvato il mondo e rialzandosi aveva preso per
la mano Giorgia e insieme a Claudio, Monica e Andrea era
tornato finalmente a casa.
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Molti secoli fa, in una terra lontana, isolata dal resto del
mondo, viveva una ragazza, piccola di statura e dal viso chiaro e limpido.
Questa ragazza si chiamava Dubhe.
Era molto giovane, aveva quindici anni e inoltre aveva una
particolarit: era una ladra.
Non aveva famiglia; anzi, una ce laveva, era il suo Maestro.
Lei lo chiamava e lo conosceva cos: il Maestro.
Non lo vedeva per come un padre o un fratello maggiore,
infatti, nonostante la giovane et, nutriva dei sentimenti
profondi per lui, non ricambiati a causa dellet pi avanzata
delluomo.
Il Maestro era alto e barbuto, con un passato oscuro e pieno
di sofferenza; era un assassino.
Aveva trovato Dubhe mentre era in missione, piccola, indifesa e abbandonata.
Le aveva salvato la vita e lei lo aveva supplicato di portarla
con lui, cos laveva accontentata, insegnandole a rubare per
vivere, perch non voleva far diventare anche lei unassassina.
I due non stavano mai in un posto fisso, non avevano una
dimora, erano nomadi.
Il motivo di tutto ci era che il Maestro era perseguitato dalla Setta degli Assassini: una setta malvagia, che viveva in una
citt sotterranea ed era padrona di tutte le terre.
Inseguivano il Maestro perch una volta ne faceva parte, ma
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GIOVANI PROMESSE
Jacopo Minelli
Prendendo esempio da Boccaccio, pioniere della novella moderna e grande studioso e artista della lingua italiana, posso
solamente migliorare nellarte della parola, tanto da pormi
adeguatamente davanti ai lettori di questa breve storia, con
cui spero di non tediarli troppo.
Non si tratta del mio recente passato, bens della mia infanzia, a volte un po triste e turbolenta; come si pu parlare,
infatti, in maniera allegra dei dolori passati ma anche dellinfanzia che non c pi ed inoltre delle vecchie, ma salutari,
abitudini che avevo da adolescente?
La mia storia e il mio racconto si basano esclusivamente sulla
mia seppur breve carriera da calciatore semi-professionista.
Tutto inizi il 19 Dicembre 1999, un venerd, mi sembra,
ma non questa la cosa importante: vivevo ancora a Gubbio,
in provincia di Perugia, ma frequentavo gli allenamenti e le
partite a Perugia, appunto, e vivevo a casa con i miei genitori e mia nonna materna. Era un freddo terribile e glaciale,
tant che in citt non ci si poteva muovere con i mezzi, ma
solamente a piedi.
Stavamo pranzando e, mentre parlavamo dellultima deludente trasferta fatta (Pescara-Gubbio: 6-2), suon allimprovviso qualcuno alla porta, risposi io: era il postino con
un telegramma; essendo minorenne chiamai mio padre per
firmare e ritirai il tutto. Andai in camera e lessi attentamente il messaggio recapitatomi e mentre sgranavo gli occhi
dallincredulit, i miei genitori e limmancabile perpetua
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