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Gli incredibili miracoli di SATHYA SAI BABA

IL FILO CHE LEGA SHIRDI SAI E SATHYA SAI

Che Baba conosca i nostri pensieri, il nostro passato ed il futuro, è stato ripetutamente
testimoniato da un gran numero di devoti. Cito qui l’esempio di una mia esperienza
personale.

Per molti anni avevo nutrito l’intenso desiderio di visitare il paese di Shirdi1. Avevo fatto
diversi tentativi per rendere omaggio a Sai Baba di Shirdi proprio nel tempio a lui dedicato,
ma senza successo. L’occasione che mi portò più vicino alla realizzazione di questo sogno
fu nel 1983, quando programmai di visitare Shirdi dopo essere atterrato a Bombay, durante
un mio viaggio da New York a casa, in India.

Sfortunatamente, tutta la mia famiglia fu colpita da un virus allo stomaco subito dopo il primo
pasto in India, presso un hotel a cinque stelle dell’aeroporto di Santa Cruz di Bombay; ciò
rese quindi impossibile qualsiasi viaggio via terra fino a Shirdi. Ancora una volta provai una
gran delusione.

Un giorno, mentre fissavo intensamente lo splendente idolo d’argento di Shirdi Sai e la sua
grande fotografia, posta nella sala dei Bhajan nel Prashānthi Mandir2, pensavo proprio a
questo fatto e riflettevo sulla relazione tra Baba di Shirdi e Baba di Puttaparthi; su tale
argomento avevo trovato numerosi riferimenti nella letteratura relativa a Sai. Chiusi gli
occhi, tenendo Shirdi Baba nella mia mente; mentre ero perso nei miei pensieri, con grande
stupore, mi accorsi che Sai Baba di Parthi stava dritto davanti a me.

Swami attese finché io riaprii gli occhi; poi in uno slancio di gioia gli abbracciai i Suoi delicati
piedi di loto e mi attaccai ad essi, come un bambino. Swami mi invitò a seguirlo nella stanza
delle udienze e materializzò un anello d’argento piuttosto grande, in cui era incastonata una
fotografia a colori smaltata di Shirdi Sai, dicendo: “Io sono Lui”. Ero così frastornato ed
emozionato che azzardai a pronunciare solo qualche parola, per affermare che il mio antico
desiderio era finalmente soddisfatto!

Durante le frequenti corse in ascensore su e giù per i quaranta piani del quartiere generale
dell’ONU a New York, dove io lavoravo, il grande anello di Shirdi Sai, che luccicava al mio
dito, attirava l’attenzione del personale e dei diplomatici, inducendoli a porre numerose
domande circa quell’insolita effigie raffigurata sull’anello.

Una cosa tira altra, ed in breve, nell’ufficio del Segretario Generale dell’ONU mi trovai a
presentare della letteratura su Sathya Sai!

CIRCOLO DI STUDIO ALL’ONU SU SHRĪ SATHYA SAI

Avvertendo un crescente interesse circa la gloriosa storia di Baba, avevamo fondato, con la
benedizione di Baba, un circolo di studio presso il quartiere generale dell’ONU, ove ci
incontravamo ogni giovedì nelle sale riunioni dei delegati, situate esattamente sotto la Sala
dell’Assemblea Generale dell’ONU, oppure sotto la Camera del Consiglio di Sicurezza. In
breve tempo, all’ONU dopo l’orario d’ufficio, si cominciò a diffondere il canto dei Bhajans di
1
Paese dello Stato del Maharashtra (capitale: Bombay) dove visse Sai Baba, detto poi “di Shirdi”, di cui Sathya
Sai Baba rivelò a suo tempo di essere la Reincarnazione.
2
Il tempio nell’āshram di Puttaparthi

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Sai! La celebrazione annuale del circolo di studio attirò un vasto numero di dipendenti
dell’ONU e di delegati delle nazioni estere.

Rammento che una volta il Presidente della Corte Internazionale di Giustizia arrivò di corsa
con un paio di delegati per ricevere la Vibhūti (sacra cenere) di Sai Baba. Inoltre, egli mi
mostrò orgogliosamente di tenere una fotografia di Baba nel suo portafogli!

L’ANELLO DI SHIRDI SAI SOSTITUITO DALL’ANELLO DI SATHYA SAI

Alcuni anni dopo avermi materializzato e donato l’anello con l’effigie di Shirdi Baba, Swami
mi chiamò ancora per una breve udienza, ed improvvisamente mi domandò se io volessi
ancora il “vecchio uomo” (Shirdi Baba) o fossi pronto per “quello giovane” (Sai Baba)! Io
risposi che, avendo vissuto col “vecchio” fino a quel momento, avrei gradito la compagnia
“dell’uomo più giovane”! Swami graziosamente mi sfilò il grosso anello un po’ consunto di
Shirdi Baba, che sparì nel nulla proprio sotto i miei occhi, ed istantaneamente materializzò
un analogo anello d’argento smaltato, della misura perfetta del mio dito, con un’effigie di Sai
Baba nell’atteggiamento Abhaya Hastham, col palmo della mano alzata in segno di
protezione.

Un tale gesto di creazione, ed il dono fattomi ebbero per me il significato che il mio viaggio
spirituale (mentale), da Shirdi a Parthi, era guidato da Bhagavān Sathya Sai stesso. In
seguito a ciò, mi stabilii con la mia famiglia, ai Piedi di loto di Sai Baba, nell’āshram di
Prashānti Nilayam, la vera dimora della pace.

UNA PIETRA OBLUNGA TRIANGOLARE

Questo mi induce a ricordare un’altra manifestazione, vale a dire una pietra grigia
triangolare che Baba aveva materializzato per me dieci anni prima. Non sapendo cosa
farne, la tenni per due anni come un oggetto insolito, in un cassetto della scrivania nel mio
ufficio all’ONU di New York. In occasione di un mio successivo viaggio a casa, in India,
durante un’udienza privata con Baba, tirai fuori la pietra e domandai a Baba quale fosse il
suo significato. Baba mi rimproverò amorevolmente per averla tenuta in un cassetto, e mi
chiese seriamente se mi interessasse conoscere il significato (Artha) della sua forma,
oppure cogliere i suoi effetti benefici (Phala). Io replicai senza esitazione che ero certamente
interessato agli effetti benefici che essa avrebbe potuto darmi!

Baba allora mi spiegò che la pietra a tre lati mi era stata donata come talismano protettivo,
in considerazione dei miei numerosi viaggi aerei in tutto il mondo, e che quindi avrei dovuto
tenerla sul petto. Un pensiero mi balenò nella mente: come avrei potuto portare sul petto
quella pietra dalla forma così strana? Baba colse il mio dubbio interiore, mi tolse la pietra di
mano, la sollevò e le soffiò sopra, ed ecco che comparve un forellino che attraversava la
punta della pietra! Solo un laser avrebbe potuto praticare un foro di quella misura attraverso
gli spigoli acuti sui due lati opposti della pietra oblunga.
Swami mi disse di inserire un cordino od un filo, e di indossarlo come un collare, in modo
che la pietra rimanesse in basso sul petto.

MATERIALIZZAZIONE DELL’IDOLO DI GANESHA

Qualsiasi oggetto Swami materializzi ha sempre un proposito potente dietro di sé. Le Sue
materializzazioni non sono eseguite per esibizionismo, ma sono una prova tangibile degli

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effetti benefici elargiti a chi le riceve; esse sono la naturale, spontanea manifestazione del
Suo traboccante AMORE.

All’inizio degli anni ‘70, Baba materializzò per me un idolo d’argento di Ganesha,
assicurando che esso mi avrebbe aiutato a superare gli ostacoli nei miei sforzi spirituali e
professionali.
Quello fu il periodo in cui fondammo a New York un tempio dedicato a Ganesha; in pratica
fu il primo tempio nell’emisfero occidentale, costruito in tradizionale stile vedico. Un fregio di
pietra col simbolo Sarva Dharma, che sta ad indicare le religioni più importanti, adorna
l’ingresso del tempio di Ganesha. Sulle prime, questo simbolo incontrò delle resistenze da
parte di alcuni tradizionalisti devoti Indù, ma dopo che Swami apparve nei loro sogni,
l’opposizione svanì tanto che i responsabili del tempio accettarono ben volentieri che nella
sala principale del tempio, davanti al Sancta Sanctorum stesso, si cantassero i Bhajans di
Sai Baba!

Oggi, il Sathya Sai Bhajan Mandali del tempio di Ganesha a New York, che ha ormai oltre
trent’anni, è forse il più vecchio ed il più frequentato gruppo Bhajan, organizzato in
occidente. Sia reso omaggio ai devoti Sai del tempio di Ganesha di New York!

TEMPESTA DI VIBHŪTI NEL CONNECTICUT

Che gli stupefacenti miracoli di Sathya Sai non siano confinati solo all’India, bensì diffusi in
tutto il mondo, è testimonianza di moltissimi devoti stranieri. Basta citare un solo esempio
sconvolgente, di cui sono stato più volte diretto testimone: una tempesta di Vibhūti (cenere
sacra), durata per un periodo ininterrotto di circa due settimane, avvenuta nella casa di un
devoto di Sathya Sai nel Connecticut.

Rimasi senza fiato nel vedere il flusso senza fine di Vibhūti e di Amrit (nettare, ambrosia)
che si creava sulle foto di Sathya Sai in tutte le stanze di quella casa, cenere e nettare che
poi raccolsi e conservai. Inevitabilmente, un miracolo del genere attrae un gran numero di
curiosi che disturbano la pratica spirituale dei devoti, e Swami sconsiglia, quindi, di fare
eccessiva pubblicità a questi miracoli.

RIVELAZIONE DELLA SATHYA SAI GĀYATRĪ

Alcune delle mie indimenticabili esperienze dei miracoli di Baba riguardano mio padre, il
defunto Shrī Ghandikota Subrahmanya Shāstry, persona di grande saggezza e decano del
sapere Vedico. Una collezione delle conferenze e degli articoli su Baba di questo grande
studioso Vedico fu pubblicata in Telugu col titolo “SHRĪ SATHYA SAI AVATĀR
VAIBHAVAM” – la Gloria dell’Avatār Shrī Sathya Sai.

Mio padre aveva ricevuto nel corso della sua lunga vita molti onori, ma nessuno
paragonabile alla gioia, alla beatitudine donatagli da Baba. Questo venerabile studioso
Vedico fu scelto da Baba come uno dei membri fondatori della Prashānthi Vidhvan Mahā
Sabha, la Conferenza dei Sapienti, e fu spesso invitato da Baba a presiedere alle cerimonie
del Dasara Yajña (rito sacrificale), ed a tenere discorsi su temi vedici, all’augusta presenza
di Baba stesso.

Egli fu ispirato a rivelare, alla presenza di Baba, la vigilia del Santo Natale 1977 a Brindāvan,
Bangalore, il mantra “Sathya Sai Gāyatrī” ed elettrizzò tutti i presenti con l’illustrazione del
suo significato e della sua importanza. Dietro insistenza del Sig. Kasturi, ormai defunto,

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narrai questo evento in un articolo pubblicato nel notiziario dell’āshram “Sanāthana Sārathi”
nell’Aprile 1979.
La Sathya Sai Gāyatrī rispetta il modello Vedico e le caratteristiche degli altri Gāyatrī Mantra,
e recita così:

OM, SĀĪSHVARĀYA VIDHMAHE


SATHYA DEVĀYA DHĪMAHI
THANNAH SARVAH PRACHODAYĀT

Riconosciamo Sai come la Suprema Divinità Incarnata.


Meditiamo su Sathya, il Dio di Verità.
Possa l’Onnipotente Divina e Suprema Personalità
guidarci sul sentiero della Liberazione.

Baba denominò mio padre “Maha Rishi”, Veggente e Rivelatore di un mantra vedico, e
riversò su di lui compassione e grazia in abbondanza.

LO STUDIOSO VEDICO SALVATO


DALLA MORTE

Un mattino, il mio reverendo, anziano padre, costretto a letto da gravi complicazioni dopo
una brutta frattura del bacino, cadde in un lungo coma ed i dottori ci avvisarono
dell’imminenza della morte. Quando avevamo ormai abbandonato ogni speranza, nella
nostra città ci pervenne un telegramma, che affermava che tutto si sarebbe risolto presto e
che avrei dovuto portare mio padre a Puttaparthi per la celebrazione del 60° compleanno di
Baba. Mio padre si svegliò dopo qualche tempo, con un sorriso sulle labbra e narrò, davanti
al dottore sbalordito, che per tutto quel periodo, Baba era stato seduto vicino al letto,
conversando con lui, e lo aveva invitato perfino alle celebrazioni del Suo 60° compleanno.
Quando domandai a mio padre se non fosse stato forse un sogno o un’allucinazione, egli
con enfasi mi confermò la Divina Presenza di Baba proprio vicino al suo letto, e si domandò
come mai noi non l’avessimo visto! Asserì inoltre che mentre Baba gli parlava, alcuni
passaggi vedici gli attraversavano la mente, e che Baba era veramente il Veda Purusha (lo
Spirito dei Veda) in persona, che diffondeva fragranza di Vibhūti tutt’intorno.

Dopo questi avvenimenti, non ebbi alcun dubbio che il devoto Vedico, mio padre, fosse stato
salvato da Baba dalle fauci della morte. Mio padre visse poi per un anno e mezzo a
Prashānthi Nilayam, dove ogni giorno ricevette Darshan, Sparshan e Sambhāshan di Baba,
cioè la visione, il tocco e la conversazione con la Divinità.

BABA È L’INCARNAZIONE DI SHIVA SHAKTHI

Alcuni anni prima, Baba aveva amabilmente celebrato la cerimonia del 90° compleanno del
mio venerabile padre, durante la quale materializzò uno stupendo orologio automatico con
bracciale d’oro, tempestato di 42 diamanti. Egli materializzò anche una fotografia della Sua
Forma come “Shiva Shakti”, riaffermando la sua natura Avatārica come SATHYAM (Verità),
SHIVAM (Bontà), SUNDARAM (Divina bellezza).

Durante la permanenza di mio padre nell’ashrām ai Piedi di loto di Bhagavān, prima della
sua dipartita, Baba era solito materializzargli della Vibhūti che Egli stesso gli metteva in
bocca. Una volta Swami creò a mio padre uno Shiva Linga “Nīlakanteshvara”, la Forma di
Shiva, dalla gola blu, e gli disse di bere ogni giorno l’acqua versata su quel Lingam per

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migliorare la sua salute. Un’altra volta Baba dal nulla creò un piccolo medaglione d’argento
con l’immagine di Shiva su un lato, e lo Shiva Panchākshari Mantra (mantra, o sacra formula
di Shiva a cinque sillabe) sul lato opposto, e con grand’abilità infilò questo medaglione nel
cordoncino sacro3 indossato da mio padre. Swami asserì che, essendo Shiva la Divinità
favorita di mio padre, il medaglione d’argento ancora umido di pasta di sandalo era stato
portato da alcuni messaggeri celesti di Sai come Prashād, subito dopo aver eseguito una
cerimonia di Pūja dedicata a Shiva sul monte Kailāsha (la dimora di Shiva)! Gloria a Shiva
Shakti!

IL SEGRETO RIVELATO

Un giorno, prima che il mio reverendo padre morisse, Swami mi parlò nella veranda del
Prashānti Mandir, e disse piuttosto enigmaticamente che mio padre sarebbe andato a casa
l’indomani, primo giorno della festa di Dasara, e che Swami sarebbe poi venuto nel nostro
appartamento. Poiché le sue condizioni sembravano migliorare, pensai che Swami
intendesse che mio padre sarebbe ritornato dall’ospedale il giorno dopo; tuttavia, qualcosa
mi indusse a svegliarmi alle 5 del mattino di quel giorno fatale ed, ancora assonnato,
percorsi la strada dal mio appartamento nell’āshram sino all’ospedale vicino. Gli occhi di mio
padre s’illuminarono quando lo sollevai tra le braccia, ma poi dicendo “SAI RAM”, egli spirò
in serenità e pace. Quella sera stessa, dopo la cremazione, Baba amorevolmente venne nel
nostro appartamento a Prashānti Nilayam per consolarci; parlò del mistero della nascita e
della morte, e dichiarò che la vita di mio padre era pienamente compiuta secondo i termini
Vedici e Vedāntici, e che egli aveva raggiunto la liberazione finale essendo un Brahma
Jñāni, cioè un Saggio radicato nella Divina Coscienza Brāhmica.

Il decimo giorno dalla morte di mio padre, Swami venne ancora a casa nostra a farci visita.
Più tardi, nell’auditorio Pūrnachandra, Swami pronunciò un discorso di commemorazione
dedicato a Subrahmanya Shāsthriji, per l’insuperata saggezza Vedica e per la sua vita
fedelmente condotta secondo i criteri Vedantici; parlò di lui come di un’anima immortale, e
dichiarò che questo Saggio Vedico aveva vissuto nella ferma convinzione della Verità che
Shrī Sathya Sai fosse l’Incarnazione di tutte le Divinità. Quando udii quest’ultima
affermazione dalle labbra di Swami, ricordai le stesse parole in Sanscrito dette e ripetutemi
tre volte in segreto da mio padre un mese prima. Il Mantra segreto fu reso noto da Baba
stesso davanti a tutti i devoti nell’auditorio Pūrnachandra.

VEDETE DIO NEI RITUALI, E NON I RITUALI IN DIO

Dopo che mio padre spirò fra le mie braccia, ricevetti una telefonata di condoglianze da
Baba, il quale mi disse che, se lo desideravamo, per la cremazione era possibile trasportare
la salma sino alla nostra città d’origine. Io risposi che il nostro solo rifugio, come pure quello
di mio padre appena deceduto, erano solo i Piedi di loto di Baba. Egli fece subito
organizzare in tutti i minimi dettagli la processione funebre, aperta da numerosi religiosi che
recitavano inni Vedici, e chiusa da devoti che cantavano Bhajan. Dispose anche che la
cremazione del corpo avvenisse sul letto del vicino fiume Chitravathi, che in quel periodo era
in secca. Quel giorno, accadde un fatto incredibile; durante la cerimonia di sepoltura delle
ossa, il fiume s’ingrossò inaspettatamente, al punto da portarsi via le ossa e le ceneri, quale
miracolo e segno di compimento!

Come promesso, il giorno successivo Baba venne a trovarci nel nostro appartamento per
consolarci personalmente. Egli m’indicò di celebrare per dieci giorni le cerimonie successive
3
Cordoncino bianco legato ad anello, che da una spalla scende lungo il fianco opposto. Indica l’iniziazione
rituale al Gāyatrī Mantra. Normalmente non è possibile infilarvi un medaglione senza slegarlo.

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al funerale, attenendomi strettamente alla tradizione Vedica. Quando espressi la mia
ignoranza ed incapacità a compierle in piena aderenza alle Scritture, e mi chiesi quale
necessità ci fosse di elaborati rituali, Baba affermò che era mio dovere celebrarle in memoria
del mio saggio padre che, per un lungo periodo della sua vita aveva seguito strettamente il
codice Vedico delle azioni, il Karma Kānda. Swami fece arrivare un prete che non era
soltanto esperto nei riti funerari, ma anche ferrato nel loro significato profondo. Swami mi
ingiunse di capire l’importanza di ciascuno dei numerosi atti rituali, prima di eseguirli nella
pratica. I rituali quotidiani di regola iniziavano alle 8 del mattino e terminavano nel tardo
pomeriggio con ripetute abluzioni e sacrifici del fuoco. Swami mi consigliò durante questo
periodo di leggere il Garuda Purāna.

Il decimo giorno Baba venne ancora a trovarci, e ci spiegò perché avesse insistito per la
rigorosa esecuzione di quei rituali esoterici. Essendo stato all’estero tutti quegli anni, io ero
come una pentola rimasta troppo a lungo in soffitta a prendere polvere. La pentola doveva
essere ben ripulita dalla sporcizia raccolta. Baba chiarì che il mio defunto padre, essendo un
Brahmajñāni, un Saggio radicato nella Coscienza del Brahman, non aveva bisogno di tali riti
funebri; ma ero invece io ad avere bisogno di purificazione e di senno mediante una rigorosa
disciplina, o penitenza!

Iniziato da Baba stesso ai rituali Vedici, o almeno così pensavo, con tutto lo zelo del neofita
mi ci buttai come un’anatra in acqua! Baba se ne accorse e tirò prontamente i freni. Egli mi
mise in guardia a proposito del ritualismo sacerdotale, e quando replicai che era stato lui
stesso a sollecitarmi al riguardo, Egli mi rispose che la vera sostanza della spiritualità non va
sacrificata a vantaggio del ritualismo; così mi aprì gli occhi, quando sottolineò che il ricordo
amorevole e la gratitudine verso gli antenati sono più importanti dell’azione rituale
meccanica, e che Ashru Tharpanam (l’offerta di lacrime di gratitudine) è più importante di
Thila Tharpanam (l’offerta dei semi di sesamo con l’acqua).

SWAMI, GURU VEDANTICO PER ECCELLENZA

Swami è soprattutto un Divino Guru nel quale è manifesto il Sé Supremo; Egli impartisce
profonde lezioni spirituali ai devoti in maniera individuale, in gruppi, e collettivamente. I Suoi
insegnamenti costituiscono la quintessenza della Conoscenza non-dualistica della Realtà
Suprema. Riporto qui alcune mie esperienze su tale argomento.

Una volta, quand’ero proprio sul punto di partire in fretta da Puttaparthi per prendere un
aereo la mattina stessa a Bangalore, venni chiamato da Swami nella Sua modesta stanza al
piano superiore del Prashānti Mandir. Senza che nessuno gli avesse detto che io studiavo la
Taittirīya Upanishad nel mio tempo libero, durante i fine settimana a Delhi (dove mi trovavo
allora come rappresentante locale di una agenzia ONU), Baba, nella Sua infinita Grazia, mi
illustrò per quasi un’ora intera l’essenza di questa famosa Upanishad. Quando cominciai a
prendere appunti, Baba disse che non ce n’era bisogno; Egli mi assicurò che ogni qual volta
ce ne fosse stata necessità, avrei automaticamente ricordato i Suoi insegnamenti!

Mentre Baba esponeva la lezione, il Sig. Kasturi venne a chiedergli un articolo che doveva
essere pubblicato sul mensile “Sanāthana Sārathi”, il cui numero doveva essere subito
consegnato al tipografo. Swami, con un gesto della mano, produsse l’articolo e lo diede a
Kasturi, proprio sotto i miei occhi! Quando Swami concluse la Sua lezione sulla Upanishad,
Egli materializzò un grosso laddu caldo (un tipico dolce Indiano) come Prasādham, da
distribuire ai membri della mia famiglia. Inoltre, Swami mi assicurò che avrei sicuramente
preso l’aereo, poiché quel giorno era in ritardo. Raggiunsi l’aeroporto di Bangalore con una
certa ansia, ma con mio piacevole stupore, mi trovai ad essere l’ultimo passeggero che
saliva a bordo di quel volo, che aveva subito un notevole ritardo!

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Ricordo un’altra lezione individuale di Baba, anch’essa nella stanza al primo piano del
Prashānthi Mandir. Baba mi diede spiegazioni per circa un’ora sui cinque più importanti
Brahamasūtra, aforismi analitici sulla Realtà Suprema. Come dice il proverbio, Brahma
Vidhyā Vidhyānām, la Conoscenza del Brāhman, l’Assoluto, è il vertice di ogni sapere. La
spiegazione di Swami era caratterizzata, come sempre, dalla profondità e dalla semplicità,
dall’impiego di parabole, nonché pervasa da un benevolo umorismo.

A parte queste sessioni d’insegnamento individuale, ebbi l’immensa fortuna di ascoltare


nella stanza delle udienze di Baba gli insegnamenti sulla Bhagavad Gītā. Così venni iniziato
da Baba stesso al sentiero vedantico, ossia alle sacre scritture chiamate Prasthāna Thrayī,
la triade autentica, cioè Bhagavad Gītā, Brahma Sūtra ed Upanishad! Omaggio a Bhagavān
Sathya Sai, Maestro della Suprema Conoscenza.

Quando Egli celebrò la Upanayanam, (l’iniziazione con l’investitura del cordino sacro) per
mio figlio maggiore all’inizio degli anni ’60, e per il minore nei primi anni ‘80, Egli non solo
materializzò i cordini già trattati con la curcuma, ma pazientemente spiegò anche il
significato e l’importanza della recitazione del Gāyatrī Mantra, del Sandhyavandana (rituale
delle preghiere quotidiane), e l’importanza del vivere in castità. Omaggio al Maestro del
Mondo Shrī Sathya Sai Baba!

GIOITE DEI MIRACOLI DI SWAMI

Una volta, davanti ad uno dei tanti miracoli di cui fui testimone, mi trovai ad osservare che la
Volontà di Swami è Siddhi Sankalpa, Volontà di Potere. Swami mi corresse prontamente,
rimarcando che si trattava invece di Sankalpa Siddha, Potere della Volontà.

Siddhi Sankalpa indica il potere di un Siddha Purusha, uno yogi con poteri yogici acquisiti, e
quindi esauribili, mentre Sankalpa Siddha indica una condizione nella quale la Volontà
comporta implicitamente la sua realizzazione! Gli inesauribili poteri miracolosi di Swami
sono le più naturali e spontanee manifestazioni del Suo amore e della Sua Grazia verso i
devoti.

Che non sia possibile comprendere pienamente Swami è ben espresso da Baba stesso
quando afferma:
“Per riuscire a capire (ingl.: understand) Me, dovreste stare sotto di Me (stand under) così a
lungo che le vostre gambe cederebbero!” È possibile allora fare esperienza di Lui? A questa
domanda Swami rispose: “No, perché l’esperienza è relativa, limitata. Non potete avere
un’esperienza completa; avere esperienze è come sperimentare, è speri-mentazione.
L’esperienza di ieri è diversa da quella di oggi, e quella di un uomo è molto diversa da quella
di un altro. Sperimentazione è “mentazione”, un atto mentale, ed il Signore non può essere
raggiunto dalla mente, compreso o esperito dalla mente, Aprāpya Manasa Sah, come è
citato nella Taittirīya Upanishad”. – “Se non possiamo comprenderti né avere esperienza
piena di Te, cosa possiamo fare allora, Swami?” Egli replicò: “Gioite, vivete nella gioia e
finite (la vostra mente) nella gioia!”
Proprio come nel detto Upanishadico Ānandho Brahmano Vidhvān, il Saggio vive nella
Beatitudine Divina.

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