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L'OSSERVATORE ROMANO

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A Pasqua l'uomo celebra il proprio destino

di Inos Biffi
Quando Ges risorge da morte avviene la riuscita della sua vita. Allora giunge a
compimento nella storia il disegno divino concepito dall'eternit, che ad altro
non mirava se non all'evento della Risurrezione del Figlio di Dio crocifisso.
Nella Risurrezione - che "il primo e il pi grande fondamento della fede"
(sant'Ambrogio, De Joseph, 13, 80) - istituita l'immagine genuina e conclusiva
dell'uomo.
Se l'esito di Ges fosse stato semplicemente la morte, simile a quella di ogni
uomo, impotente a esserne sottratto, la sua stessa vita si sarebbe rivelata inutile e
insensata, associata al comune destino umano, a cui non concesso di poterla
vincere. In realt, la Risurrezione rappresenta la ragione e il fine dell'esistenza di
Cristo, destinato a essere il Crocifisso glorioso. Nella variet delle sue
vicissitudini e delle sue scelte, essa era tutta orientata e unificata dalla morte sul
Calvario e dalla vittoria sulla morte il terzo giorno. Ges non muore per caso o
per l'ineluttabile disfacimento naturale del suo vigore fisico e spirituale. Egli
muore per generare, proprio nel suo spegnersi temporale - accolto e sperimentato
come donazione di s al Padre - la vita nuova e gloriosa.
La Risurrezione il miracolo pi alto e definitivo che Cristo abbia compiuto o
che sia avvenuto intorno a lui. Ogni suo miracolo un'epifania di lui, una
manifestazione della sua signoria e un'espansione della sua gloria. I "segni" da
lui compiuti non mirano tanto a mostrare che egli sa mutare radicalmente e
dominare le leggi della natura, quanto a rendere evidente la sua prerogativa di
Signore. Tutti i suoi miracoli non fanno che predicare e lasciar trasparire la gloria
che egli racchiude in s e che si trover definitivamente e infinitamente espansa
proprio con la sua Risurrezione. Solo come risorto, o come Crocifisso glorioso
alla destra del Padre, apparir perfettamente l'identit di Ges. Le opere della sua
vita terrena, che suscitano la stupefazione dei discepoli, sono preludio e pegno
della luce del Risorto nella sua vita celeste, quasi raggi che sfuggono dalla nube
della sua umanit e che preannunciano e precorrono la pienezza dello splendore.
Ma la Risurrezione non significa solo la pienezza e la riuscita personale di Ges.
Il Crocifisso risorto l'esemplare di ogni uomo. Risorgendo, Cristo espone e
mostra in s l'unica immagine dell'uomo che Dio abbia deliberato. In questo
senso Ges risorge per noi. "Che necessit c'era - si domanda sant'Ambrogio che Cristo assumesse la carne, salisse sulla croce, gustasse la morte, venisse
sepolto e risorgesse, se non per la tua Risurrezione?" (Explanatio Simboli, 6).
Come Dio non ebbe per il Figlio suo fatto uomo altra "idea", se non quella di

07/02/2013 20:06

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Figlio crocifisso e glorificato; come non concep mai per lui un destino diverso
da quello di Risorto da morte, cos, di fatto, non ebbe in mente un profilo di
uomo, che non fosse quello a immagine del suo medesimo Figlio risuscitato da
morte e assiso alla sua destra. La figura umana originaria, che da sempre brill
alla mente della Trinit e che dall'eternit venne concretamente eletta dal Padre,
dal Figlio e dallo Spirito Santo, quella di una figura di cui il Figlio suo risorto
fosse il modello e il Primogenito.
Tutto stato creato "in lui", "per mezzo di lui e in vista di lui" (Colossesi, 1,
15-16), cio il Signore, Capo della Chiesa, primogenito di quelli che risorgono
dai morti, su tutti e su tutto primeggiante (Colossesi, 1, 18).
L'antropologia nasce in grazia, cio intrinsecamente cristica. Una umanit fuori
dalla grazia, sprovvista e spoglia dell'impronta del Signore, solo un'ipotesi,
estranea alla decisione di Dio.
Ecco perch il peccato radicale dell'uomo consiste propriamente nella
presunzione di possedere e di attuare un'umanit a proprio arbitrio;
nell'ambizione di essere veramente uomo a prescindere da Ges Cristo e in
difformit da lui.
Presentandosi in questa difformit, che poi deformit, l'uomo non potrebbe che
essere irriconosciuto e rigettato.
A Pasqua , quindi, istituito l'uomo definitivo, di cui Adamo era un provvisorio
abbozzo. Solo con la Risurrezione di Ges avviene compiutamente la creazione
umana: dal Risorto emerge l'Adamo nuovo e irrevocabile.
"Signore e mediatore tra Dio e gli uomini - scrive ancora sant'Ambrogio con la
consueta acutezza teologica - l'uomo Cristo Ges ha propagato la grazia della
Risurrezione" (Expositio evangelii secundum Lucam, iii, 16): l'unico vero uomo
scaturisce dal diffondersi della Risurrezione del Signore.
A Pasqua, esaltando il Cristo risuscitato, l'uomo conosce e celebra il proprio
destino, la propria nativit e il proprio successo.
"Chi muore in Cristo - scrive sempre sant'Ambrogio - pervaso dal suo calore,
riceve il soffio della vita e della Risurrezione" (Epistula, 17, 7).
Ma nessun uomo appare, n mai apparve, su questa Terra, se non perch risorga.
A tutti gli uomini, dall'inizio e singolarmente, senza preferenza di persone,
riservata la grazia della Risurrezione, dal momento che tale grazia inclusa
nell'umanit stessa del Figlio di Dio. Da principio egli stabilito come
primogenito di molti fratelli. La questione che sia scelto lui, poich, perci
stesso, in lui siamo di fatto scelti anche noi.
N ci sono, per il Padre celeste, figli di prima qualit e figli di qualit scadente,
proprio perch di tutti, assolutamente, l'unica icona il Figlio suo glorificato, nel
quale ogni uomo, di l dal tempo e dallo spazio, viene concepito, secondo il
"proposito" eterno (cfr. Efesini, 1, 3). A nessuno avviene di esistere per caso,
quasi gettato e disperso nell'universo da una forza e da una fecondit anonima e
senza amore.
Qualunque sia il modo o la ragione storica per cui un uomo si affaccia
all'esistenza; per quanto fortuite o sconcertanti possano sembrare le occasioni o
le cause seconde della sua vita, a prevalere la Causa principale; Dio, che,
nella sua personale provvidenza e nel suo amore, crea unicamente per chiamare
alla gloria: approdo e fine per cui tutti gli uomini son fatti venire al mondo.
Ne sono certi i gi credenti, in virt della loro fede. E lo saranno quelli che
ancora non credono e non conoscono la notizia di questo mistero, che
solo li potrebbe seriamente interessare.
Sul resto, infatti, essi sono gi capaci di dialogare e dibattere mentre questa

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verit, trascendente ogni filosofia e inattendibile a ogni razionale riflessione, pu


essere saputa solo dalla Parola di Dio. Ed per annunciarla che c' la Chiesa.

(L'Osservatore Romano 4 aprile 2010)


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