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Capitolo 1
Se, in una sera destate di cento anni fa, vi foste inoltrati nella campagna del Kent, appena oltre Bromley,
avreste potuto assistere a un singolare spettacolo. Nella
serra di una delle case pi grandi e pi brutte della zona,
un uomo alto di oltre sessantanni se ne stava chino su
vasi di piante. Accanto a lui, altrettanto assorto, sedeva
un uomo pi giovane, che suonava un fagotto. Questi due
uomini cos concentrati erano Charles Darwin e suo figlio Frank; e stavano facendo un esperimento scientifico.
Darwin voleva sapere con esattezza che cosa induce una
pianta carnivora, come la drosera comune, a chiudere le
foglie quando vi si posa un insetto. Stava quindi esaminando metodicamente, luna dopo laltra, tutte le cause
possibili. Tra queste il rumore non era tra le pi probabili, ma poteva anche essere quella giusta; e Darwin
non era uomo da escludere qualcosa per principio. Aveva provato con la sabbia, con lacqua e con frammenti di
uovo sodo, e adesso tentava con il fagotto di Frank. Darwin non riusc mai a scoprire che cosa porta la drosera a
chiudersi. Ma ci and vicino e la generazione successiva
port a termine il suo lavoro. E questo gli andava benissimo. Scienziato famoso, che aveva rivoluzionato lintera
nostra concezione della natura, era ancora disponibile a
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Dobbiamo questo miracolo alla scienza; perch di miracolo si tratta. Ma gli scienziati che lo hanno compiuto
non erano n di, n stregoni. Erano uomini, uomini che
avevano fede nel futuro; e non ricorrevano alla magia.
Si servivano in sostanza soltanto del metodo di Darwin,
perch quel metodo la scienza. Scienza sperimentare;
scienza verificare le cose. verificare con intelligenza e
con sistematicit tutte le alternative possibili; e scartare
quelle che non vanno e accettare quelle che funzionano,
per quanto possano andare contro i nostri pregiudizi. E
ci che funziona aggiunge un altro tassello alla lenta, faticosa ma trionfale comprensione del mondo in cui viviamo.
Non un progredire segreto o misterioso. Se a volte
lo sembra, solo perch il lavoro quotidiano della scienza non ha nulla di spettacolare. Per anni non si hanno
notizie di chi sta facendo una ricerca, e poi allimprovviso ecco i risultati nei titoli dei giornali: la penicillina o il
motore a reazione o la fissione nucleare. Nessuno parla
al profano degli anni di esperimenti e dinsuccessi. Come
pu dunque sapere ci che non stato fatto o intuire
quanta fatica sta dietro a ci che si realizzato? Che altro
pu fare se non meravigliarsi dellabilit degli scienziati
e temere il loro potere?
Credo che questi due atteggiamenti siano egualmente dannosi: la meraviglia quanto la paura. Hanno infatti
questo in comune: vogliono entrambi convincere il profano della sua totale impotenza. La scienza, gli sussurrano, la nuova magia; sfugge al tuo controllo; nel bene
o nel male, la tua salvezza o la tua condanna dipendono
da altri.
Per questo ho contestato la meraviglia prima della
paura; perch alla base della paura c proprio la mera-
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viglia. Oggi per la maggior parte della gente evidentemente la paura che prevale. Hanno paura del futuro e,
se chiedi perch, ti citano ovviamente la bomba atomica.
Ma la bomba atomica solo il capro espiatorio delle nostre paure. Non che temiamo il futuro a causa di una
bomba: temiamo la bomba perch non abbiamo fede nel
futuro. Non crediamo pi, come individui e come nazioni, nella nostra capacit di controllare il nostro futuro. E
questa sfiducia non scaturita allimprovviso dallinvenzione di unarma. La bomba atomica ci ha soltanto duramente presentato, come questione di vita o di morte, ci
che andava da tempo formandosi: la nostra incapacit, il
nostro rifiuto di affrontare, come individui e come nazioni, il problema del ruolo della scienza nel nostro mondo.
qui la radice principale delle nostre paure. In cuor
nostro sappiamo, ovviamente, che il futuro della scienza; su questo punto non ci facciamo illusioni. Ma non
vogliamo che ci si costringa a pensare scientificamente. Vogliamo rimanere aggrappati a teorie e a pregiudizi che, sbagliando, riteniamo rendessero confortevole il
mondo centanni fa. Non ci importa del futuro; vogliamo
solo che il mondo duri finch noi saremo in vita. Non ci
sentiamo allaltezza delle nuove idee e ci hanno raccontato che la scienza misteriosa e difficile. Di conseguenza
lasciamo che ci sfuggano, ogni giorno un pochino di pi,
le nuove eccitanti scoperte, e con esse la nostra fiducia; e
poi, trovandoci di fronte il senso della nostra impotenza,
fingiamo che sia tutta una congiura di fisici nucleari.
Ma in nostro potere cambiare questo stato di cose
nel corso della nostra generazione. Come nazioni, possiamo applicare agli affari di Stato il realismo della scienza: tenere quello che funziona e scartare quello che non
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