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Lorenzo Verderame
La vestizione di Inanna*
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H. Limet, Le pome pique Inanna et Ebih. Une version des lignes 123 182, in Orientalia, 40 (1971), pp. 11-28; P. Attinger, Inanna et Ebih, in Zeitschrift fr Assyriologie
und Vorderasiatische Archologie, 88 (1998), pp. 164-195; F. Karahashi, Fighting the
Mountain: Some Observations on the Sumerian Myths of Inanna and Ninurta, in Journal of
Near Eastern Studies, 63 (2004), pp. 111-118,
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Va notato che Ebikh piuttosto che un protagonista un personaggio inattivo del
racconto, che subisce passivamente le accuse e laggressione della dea, senza agire o
proferire parola.
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Karahashi, Fighting the Mountain, cit.
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Per limportanza strategica di questa piccola catena montuosa e le relative fonti antiche cfr. Bottro, Kramer, Lorsque les dieux faisaient lhomme, cit., p. 232s. Luso di Pettinato, Mitologia sumerica, cit., p. 284, di non tradurre il termine sumerico kur, con cui spesso
viene indicato Ebikh, fuorviante, perch induce il lettore a supporre una relazione tra
il monte Ebikh ed il termine sumerico per inferi (kur), utilizzato dallo studioso diffusamente nella sua opera. In questa composizione non vi alcun elemento a sostegno di una
tale identificazione ed generalmente accettata linterpretazione comune di kur come
paese montagnoso (=) paese straniero.
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Il testo si conclude con una dossologia di due linee, con esaltazione della protagonista, Inanna, e della dea della scrittura, Nisaba.
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pecore, ignaro del pericolo; riuscir a salvarsi una volta facendo appello al dio Utu, che lo trasforma in un serpente e gli permette di fuggire
una prima volta. Alla fine tuttavia il dio viene acciuffato dagli sgherri
inferi, complice probabilmente la Mosca, che ottiene dalla dea Inanna
un destino favoloso in cambio dei servigi resi. Come nel caso di Shukaletuda, la dea mitiga il suo iniziale proposito vendicativo e concede a
Dumuzi di dividere con la sorella Geshtinanna il periodo da trascorrere nellAldil, permettendogli cos di ritornare periodicamente in vita.
Lidea del dio inseguito dai demoni e trascinato negli Inferi, il
suo tentativo di fuga destinato a fallire, il lutto ed il pianto della
compagna o della sorella, sono elementi che appartengono al ciclo
di composizioni sumeriche dedicate al dio Dumuzi.20 In essi la dea
Inanna vi compare in qualit di amante e compagna del dio, ma non
ne la protagonista: il carattere e le peculiarit della dea che emergono nei miti a lei dedicati, sono qui assenti. In questo ciclo, la stessa
figura divina di Dumuzi appare non definita ed invece levento, la
scomparsa del dio, con le sue linee generali fortemente connotate,
ad essere il cardine dellintero ciclo di composizioni.
La descrizione del lutto della sorella Geshtinanna o della compagna Inanna, parte integrante del mito ed i riti funebri ad essa
connessi sono lelemento centrale del culto di Dumuzi. Un culto funebre che nella sua versione semitizzata di Tammuz, si trasmessa
attraverso i secoli, valicando i confini geografici e temporali della civilt mesopotamica. Ed proprio nel contesto di questi rituali funebri che troviamo descrizioni relative al vestiario nei miti di Dumuzi.
Si tratta dellunico altro gruppo omogeneo di descrizioni di vestiario della letteratura sumerica; tuttavia, lanalisi in dettaglio di tale
materiale, appartenente ad un contesto fortemente connotato come
quello funerario,21 ci porterebbe fuori dalla nostra ricerca incentrata
sulla figura della dea Inanna.
7. La vestizione di Inanna
Le descrizioni del vestiario e dei suoi complementi nelle composizioni qui prese in esame si concentrano nella preparazione al viaggio
che la dea si appresta a compiere e a poche altre limitate specifiche
circostanze, laddove il riferimento al vestiario costituisce un elemento centrale della narrazione: i capi indossati dalla dea prima dello
scontro con Ebikh o quelli che le vengono tolti uno ad uno dal por20
P. Mander, Canti sumerici damore e morte. La vicenda della dea Inanna/Ishtar e del dio Dumuzi/Tammuz, Brescia 2005. I testi sono stati raccolti e commentati da T. Jacobsen, Fourth
Millennium Metaphors. The Gods as Providers: Dying Gods of Fertility, in Id., Treasures of Darkness.
A History of Mesopotamian Religion, New Haven-London 1976, pp. 25-73; le conclusioni dellautore, fautore di un approccio marcatamente fenomenologico, risulta in alcuni punti artificiosa, si veda Id., Toward the Image of Tammuz, in History of Religions, 1 (1961), pp. 189-213,
ristampato in Moran, Toward the Image of Tammuz, cit., pp. 73-103; cfr. O.R. Gurney, Tammuz
Reconsidered: Some Recent Developments, in Journal of Semitic Studies, 7.2 (1962), pp. 147-160.
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Alster, The Mythology of Mourning, cit.
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Da quanto sinora esposto, possiamo riassumere che le descrizioni del vestiario nei miti sumerici riguardano principalmente la dea
Inanna e si concentrano in un momento preciso del mito, quando
cio la dea si prepara a compiere un viaggio. Invertendo la precedente enunciazione, si pu affermare che la vestizione di Inanna costituisce la parte essenziale della preparazione al viaggio stesso.
9. Inanna e il passaggio
In ciascuno dei miti qui analizzati, il viaggio cui la dea Inanna
si appresta prevede lattraversamento di un confine ed il passaggio
ad un altra realt:27
- gli Inferi (La discesa di Inanna agli Inferi, il ciclo di Dumuzi);
- la terra (Inanna ed Ebikh, Inanna e Shukaletuda);
- labzu, definito il luogo profondo, insondabile e inaccessibile
per eccellenza (Inanna ed i ME).
Possiamo concludere che il motivo dellattraversamento di confini e realt differenti sia un elemento caratterizzante del ciclo di
miti dedicati alla dea. La fase della vestizione parte integrante
della preparazione al viaggio. Gli elementi indossati da Inanna non
sono unicamente dei capi o dei complementi dabbigliamento,28
ma sono oggetti il cui possesso, che la dea si assicura indossandoli,
permette ad Inanna di compiere tale attraversamento.
E tra gli elementi di cui la dea si veste spiccano sicuramente i
me, materializzati in forma di oggetti appesi alla cintura della dea
(Inanna e Shukaletuda). La relazione tra Inanna ed i me centrale:29
la dea che si reca nellabzu per riceverli da Enki e, dopo varie peripezie, a portarli sulla terra, pi precisamente nella sua citt, Uruk
(Inanna ed i ME). Questa impresa ricordata puntualmente nellincipit, nella titolatura, nella dossologia dei miti e degli inni dedicati
a lei e sovente ad altre divinit della sua cerchia.
Inanna ed Ebikh, ll. 53-59.
Assumendo quella celeste come propria della dea.
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Alcuni non sono neppure appannaggio della dea, essendo impiegati da altre divinit in diverse occasioni, cfr. n. 19.
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Anticipando le conclusioni, dobbiamo considerare la tesi che siano specificamente i
me lo strumento necessario ad Inanna per riuscire ad attraversare il confine tra le diverse
realt umana, divina ed infera (si veda sotto). Questa tesi avrebbe unapparente contraddizione nel mito di Inanna ed i ME, dove la dea si reca nellabzu per ricevere i me, i quali per
sarebbero, secondo la tesi, necessari allattraversamento delle diverse realt. Argomenti di
varia natura potrebbero risolvere lincongruenza (labzu per quanto irraggiaungibile non
sempre considerato una realt indipendente; Inanna vi giunge e vi accolta in quanto
figlia di Enki), ma a prescindere dalla loro capacit di convincimento, si tratterebbe di elementi necessari a soddisfare la logica del nostro discorso narrativo e che probabilmente
non erano ritenuti necessari da coloro che crearono e utilizzarono il mito.
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Alla luce dei casi appena esposti possiamo affermare che la peculiarit della dea Inanna quella di poter attraversare in entrambi
i sensi il confine tra due realt. possibile sostenere che questa
peculiarit sia una prerogativa della dea? Da quanto esposto sopra,
la risposta affermativa, essendo Inanna lunica ad avere questo
potere. Una conclusione questa che ci porta a considerare pi in
generale il carattere stesso della dea.
10. Inanna quale divinit degli opposti e del liminale
Una definizione generale della dea Inanna impossibile. Nel
tracciare il profilo di una divinit complessa si devono affrontare
una serie di problemi di carattere storico, come la disponibilit
delle fonti e la conseguente possibilit di seguirne levoluzione tra
sincretismi ed assimilazioni, e metodologico, quale il tentativo di
ricondurre a modelli e categorie generali le specifiche figure divine. possibile certo procedere in questa ricostruzione, anche in
dettaglio, per alcune divinit principali del pantheon mesopotamico,
destinatarie di un culto diffuso e costante in vari templi, documentato da composizioni letterarie e documenti amministrativi.34 In tal
senso la dea Inanna/Ishtar certamente uno dei casi meglio documentati. Nonostante questo nessuno degli studi dedicati alla dea
riuscito a coglierne lintima essenza:35 partiti dallanalisi di un aspetto particolare, gli autori sono giunti tutti alla stessa conclusione negativa, ovvero lindefinibilit e le contraddizioni che nascondono la
figura di Inanna. Studi pi recenti, partendo da questa conclusione
e cambiando il punto di vista, hanno proposto di identificare proprio nella liminalit e negli opposti lessenza stessa della dea.36
Questi aspetti trovano ampia conferma nella documentazione a
nostra disposizione, come la lunga serie di opposti che caratterizzano la titolatura o le liste di prerogative (me) della dea, o lo stesso
carattere di Inanna, capace di passare da dea bellicosa ad amante.
In particolare lopposizione tra due coppie di opposti per eccellenza, guerra vs amore e uomo vs donna, ha un riflesso nei simboli dei
due sessi, unarma (arco o mazza da lancio) ed il fuso,37 che la dea
dei messaggeri, prevalentemente, ma non solo inferi, quali Namtar, che possono muoversi con una certa libert attraverso la sfera infera, divina e umana, per compiere i
propri compiti.
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Nonostante la possibilit, il lavoro di spoglio di fonti di diversa natura distribuite
variamente per almeno due millenni ha dissuaso i pi: pochi infatti si sono accinti
allimpresa, limitando tuttavia lo studio ad aspetti o periodi particolari; tra questi sicuramente il pi completo quello dedicato a Nabu di F. Pomponio, Nab. Il culto e la
figura di un dio del Pantheon babilonese ed assiro, in Studi Semitici, 51 (1978).
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Si veda la rassegna degli studi in H.L.J. Vanstiphout, Inanna/Ishtar as a Figure of
Controversy, in H.G. Kippenberg (a cura di), Struggles of Gods, Berlin-New York 1984, pp.
225-238; cfr. R. Harris, Inanna-Itar as Paradox and Coincidence of Opposites, in History
of Religions, 30 (1991), pp. 261-278.
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Harris, Inanna-Itar as Paradox and Coincidence of Opposites, cit.
37
Il fuso anche uno dei simboli del culto popolare della dea Inanna; impiega-
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