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2 novembre 2015

A quarantanni dalla morte di Pasolini, tra gli ultimi


dellIdroscalo
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Intorno al luogo dove quarantanni fa stato ucciso Pasolini aleggia ancora la sua aura protettiva:
ma non certo nelle celebrazioni istituzionali, n nel parco che porta il suo nome. Pasolini a Roma
ormai uno strumento per il lavaggio di coscienza dei benpensanti la sua foto nel bar dove
gir Accattone, ora occupato dalla nuova classe creativa che ha scalzato gli abitanti del Pigneto,
la tipica beffa istituzionale che accompagna la gentrificazione. Viene voglia di non nominarlo pi,
di non citarlo pi, di non pensarci se non nel profondo e nel privato. Eppure, basta fare due passi
oltre le zone designate, per ritrovarlo invisibile nelle strade e nelle piazze di Roma: i luoghi non
sono pi gli stessi, ma i corpi s. Trapiantati lontani dalle loro antiche borgate, privati del tessuto
connettivo che dava profondit alle loro risate e alle loro battute, eppure meno omologati di quanto
avrebbe immaginato lui, gli abitanti del sottobosco di Roma, gli ultimi, come si definiscono loro
stessi, sono ancora l.
AllIdroscalo di Ostia, a pochi passi dal luogo del suo omicidio, resiste ancora una borgata
spontanea. Un quartiere auto-costruito in cui vivono cinquecento famiglie, proprio sulla foce del
Tevere; sorto nel dopoguerra e cresciuto con le ondate di immigrazione e di espulsioni dalla citt,
stato tollerato per decenni dal demanio e dal comune, che hanno mantenuto gli abitanti
nellillusione di una regolarizzazione. Ma proprio grazie a questa segregazione, allIdroscalo si vede

ancora Roma, quella che Pasolini ricordava dietro alle strade, alle piazze e ai corpi omologati dal
consumismo (si veda larticolo di Wu Ming 1). Una donna dellIdroscalo mi ha mandato questa
frase (chiss da dove viene, ma per lei chiaro che Pasolini lha scritta per loro): Dietro la massa
della case si allunga la spiaggia, un arco che pare senza fine, da una parte allaltra dellorizzonte
incendiato dal sole che lo scolpisce nellaria con i suoi colori liquefatti. Il grigio della sabbia, i sassi
della scogliera, le cento tinte delle vernici delle case, gli intonaci dei muretti, tutto ammassato nel
sole in una immobilit irreale. Ma in questa immobilit dovuta alla lontananza dal mondo si sente
straripare la felicit.
Nel 2001 questultimo borghetto di Roma ha subito la prima recinzione: per la costruzione del
porto turistico stato costruito un muro che ha chiuso lorizzonte del quartiere, cementificando un
chilometro di spiagge libere, quelle che si vedono in Caro Diario. Lintera foce diventata ancora
pi marginale di quanto gi non lavesse resa la geografia: gli ampi spazi che sorreggevano la sua
felicit sono stati in gran parte privatizzati. Gi ferito, lIdroscalo ha ricevuto il colpo di grazia
nove anni dopo, quando il sindaco Gianni Alemanno ne ordin linvasione da parte di oltre mille
poliziotti: centinaia di celerini, arrivati apposta da fuori Roma, si riversarono armati nel quartiere,
terrorizzando la popolazione e aprendo la strada alle ruspe che demolirono trentacinque case. Gli
abitanti che non erano stati avvisati furono trasportati in residence a decine di chilometri di
distanza, palazzi invenduti in estrema periferia, di propriet di speculatori immobiliari, che il
comune affitta a prezzi esorbitanti, ancora adesso, a cinque anni di distanza.
Tutta la rabbia per la violenza subita per non oscura la lucidit dei pi attivi, che ogni
anno celebrano a modo loro la morte di Pasolini, e che la settimana scorsa hanno fatto girare un
comunicato. Nel nostro territorio vi si legge arrivano gli ultimi degli ultimi, quelli che nessuno
vuole, tranne che per i lavori pi umilianti, sottopagati e senza diritti, che noi, italiani dellIdroscalo
(pare che specificare la nazionalit faccia la differenza in questo Paese), accogliamo senza
problemi, senza chiedere il passaporto, cercando di sopperire allassenza dello Stato, attraverso
anche laiuto della Caritas. Nemmeno gli animali del pi infimo circo sarebbero trattati con cos
grande disprezzo.
un anno che lavoro nel quartiere, intervistando gli abitanti e partecipando alle riunioni. Il testo
firmato da Francesca Bianchi, della Comunit Foce del Tevere, una delle donne che mi hanno
aiutato di pi nella mia ricerca, che con enorme disponibilit e pazienza ha cercato di spiegarmi chi
sono le persone che vivono l, che storie hanno, che idee hanno per questo posto. Nonostante il
cambio di giunta e il commissariamento del Municipio continua il comunicato i progetti per il
nostro quartiere sono gli stessi della giunta Alemanno: continuare a riunirsi a porte chiuse con finti
esperti che non conoscono il territorio, e programmare sgomberi arbitrari e trasferimenti che
distruggono la nostra comunit, perch di questo stiamo parlando, di una comunit. Da anni stiamo
lavorando su unalternativa: abbiamo presentato un progetto di riqualificazione, integrato con
lambiente e con il tessuto urbano, e da anni collaboriamo con tutte le forze sane e impegnate di
questa citt, compresa lUniversit di Roma, per documentare in primo luogo la volont degli
abitanti di rimanere nel quartiere e in secondo luogo la fattibilit tecnica di un progetto alternativo
alla demolizione.
Cos, proprio lanno in cui Ostia salita agli onori delle cronache come il quartiere ufficialmente
mafioso di Roma, mi sono ritrovato a conoscere decine di famiglie della parte pi periferica del

suo territorio. Le loro case sono definite baracche dai giornali, il quartiere un villaggio abusivo.
Ostia fa da capro espiatorio per salvare Roma dalla corruzione delle amministrazioni, e Idroscalo
esorcizza labusivismo generalizzato di tutto il territorio. Nel quartiere queste due polarit sono
palpabili, come il fiume e il mare che lo delimitano: da una parte la vitalit (disperata?) che li radica
su questo lembo di terra, che d loro la forza per negoziare con le istituzioni e per contenere le
tensioni tra i gruppi. Dallaltra istituzioni e giornali che ignorano le richieste degli abitanti, ma che
sono pronti a riversare su di loro fiumi di parole umilianti, ricordando sempre che sono fuori
posto, e che sul loro territorio ci sono ben altri progetti.
Il degrado dellIdroscalo invocato dalla stampa allineata alle posizioni del partito al governo;
le difficolt che gli abitanti affrontano da decenni per ottenere i servizi di urbanizzazione di base
autobus decenti, strade asfaltate, allaccio alla rete idrica, rinforzo dellargine del Tevere diventano
un segno della loro colpa. Lappello allabusivismo ridicolo, quando il vicino quartiere di Nuova
Ostia, gestito dal comune, sorto interamente fuori piano, in una zona inondabile proprio come
lIdroscalo.
Le ragioni dietro agli sgomberi e al progetto di demolizione non sono certo queste, n la presunta
criminalit degli abitanti: per quanto ogni tanto i giornali descrivano il racket degli affitti abusivi
delle baracche, difficilmente questi piccoli abusi oscurano il fatto che a pochi passi, la discendente
del palazzinaro Armellini possiede milleduecento appartamenti, alcuni in affitto al comune, su cui
non paga le tasse da dieci anni. Le ragioni sono ben altre, come spiega il comunicato: Per le
amministrazioni siamo un impiccio per gli affari del Porto Turistico, il cui patron stato arrestato,
ma il cui progetto di espansione sul nostro quartiere tuttora il piano urbanistico vigente per la Foce
del Tevere. Come se in questo momento storico Ostia abbia bisogno di altre costruzioni e
demolizioni, pane per i denti delle mafie e dei corrotti.
Il presidente Pd del municipio di Ostia, si dimesso quando stato provato che stava
intercedendo sottobanco con il sindaco per sbloccare il raddoppio del Porto Turistico, maxi
progetto appoggiato da (quasi) tutti i partiti che richiede la demolizione dellIdroscalo. Le
intercettazioni di Mafia Capitale hanno portato alla luce la trama, e in galera il corrotto, ma non
certo alla sospensione del progetto urbanistico. Cos a ogni nuova nomina di assessore, prefetto,
commissario, gli abitanti sentono il fiato sul collo: ogni dichiarazione, ogni intervento pubblico,
potrebbe essere un indizio per capire quale sar il loro futuro.
lo stesso disprezzo che i politici democristiani manifestavano per gli abitanti delle periferie negli
anni Sessanta, e che gli scrittori dellepoca di Pasolini cercavano di contrastare, spesso
disperatamente. Oggi per, chi cova quello stesso odio, ha sicuramente tutti i suoi libri sugli
scaffali; e magari il 2 novembre andr ad applaudire alla celebrazione della sua morte. Sicuramente,
per loro, meglio morto che vivo. (stefano portelli)

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