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A FANGHI ATTIVI
MANUALE OPERATIVO
E GUIDA ALLA DIAGNOSI
c'E
MANUALE OPERATIVO
E GUIDA ALLA DIAGNOSI
RENATO VISMARA
PAOLA BUTELLI
Editore
C.I.P.A. S.r.l.
Via Andrea Palladio 26
20135 Milano
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Presentazione
Sono passati quasi novant'anni da quando Ardern e Lockett nel 1914 in Inghilterra,
scoprirono e svilupparono il processo a fanghi attivi. E' emblematico e significativo
che tale scoperta sia stata fatta da due gestori di impianto e non certo nei laboratori
di ricerca o nelle universit. Si deve siuramente alloro spirito di osservazione aver
capito che l'aerazione e l'agitazione di un liquame produceva acqua pi limpida a
causa di questi strani fiocchetti che rimanevano in sospensione e che "prima non
c'erano". l/loro primo processo era del tipo batch o semibatch ma ben presto divenne
un processo continuo con l'adozione del ricirco/o dei fanghi. Fino agli anni '50 non
si svilupp alcun vero interesse tecnico n tanto meno scientifico, nei confronti di
questo processo.
Nel frattempo per esso aveva totalmente sostituito i pi vecchi processi a letti
percolatori, troppo estensivi e meno efficienti. Un risparmio di ingombro del 60% e
oltre costitu senz'altro un argomento molto valido a favore del processo a fanghi
attivi. Ad oggi, solo in Italia, si stimano pi di 5000 impianti a fanghi attivi realizzati,
di cui pi di 4000 a servizio di centri abitati e oltre 1000 a servizio di aziende
produttive che trattano liquami a matrice organica biodegradabile. Rispetto allo
schema impiantistico originale si possono oggi annoverare decine di varianti ugualmente interessanti, incluse quelle adottate per la rimozione dell'azoto e del fosforo:
il principio di base resta per sempre pi o meno lo stesso. Si pu osservare che il
mondo scientifico si molto occupato dei fanghi attivi negli ultimi vent'anni, ta/ch
oggi le ricerche pubblicate sulle riviste internazionali sono dell'ordine delle centinaia
ogni anno. La IAWQ (lnternational Association on Water Quality), /a pi autorevole
associazione di settore, dedica diversi Gruppi specialistici di lavoro e pubblica diversi
rapporti sui temi riguardanti specificatamente i fanghi attivi. Sono famosi i modelli
matematici di simulazione di processo, sponsorizzati dai Gruppi /AWQ (Activated
Sludge Model no1 e n2).
Si pu per concludere che, nonostante tante risorse e tante attenzioni, il processo
a fanghi attivi risulta sempre, per il gestore, un processo poco dominabile perch
ancora non ben conosciuto. Vi sono ancora molti problemi di gestione (e quindi di
garantire una buona acqua depurata) dovuti ai meccanismi sconosciuti di produzione
di schiume (foaming), di fanghi leggeri (bulking), di fanghi galleggianti (rising).
Questo volume vuole essere di aiuto specifico al gestore, ed a lui indirizzato,
perch meglio comprenda i fenomeni biologici e perch meglio comprenda le decisioni da prendere.
La scelta degli Autori di fare tesoro delle esperienze di campo, tenendo stretti e
continui contatti con i gestori, costituisce sicuramente un elemento indispensabile
per avvalorare o negare teorie che troppo spesso vengono date come certezze
quando certezze non sono.
INDICE
1. INTRODUZIONE. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Biologia e biochimica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
DENITRIFICAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Biologia e biochimica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
atttvt............................................
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3.3 Rising . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.4 Pin-point.............................................
3.5 Formazione di schiume (Foaming) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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4. PARAMETRI DI REGOLAZIONE. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4.1 Portate di ricircolo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4. 1.1 Schema di impianto per la rimozione del solo carbonio
4.1 .1 .1 Portata di ricircolo dei fanghi provenienti dal
sedimentatore, Or. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Criterio del bilancio di massa...............
Criterio della portata proporzionale . . . . . . . . . .
Criterio della temporizzazione . . . . . . . . . . . . . . .
Criterio dello SVI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Criterio del volume del fango, VA. . . . . . . . . . .
4. 1.2 Schema di impianto per la rimozione di carbonio e azoto
4.1.2.1 Portata di ricircolo dei fanghi provenienti dal
sedimentatore, Or . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4.1 .2.2 Portata di ricircolo di miscela aerata, Oa. . . . .
4. 1.3 Schema di impianto per la rimozione di carbonio, fosforo
e azoto.........................................
4.1.3.1 Portata di ricircolo dei fanghi provenienti dal
sedimentatore, Or.........................
4.1 .3.2 Portata di ricircolo di miscela aerata, Oa. . . . .
4. 1.4 Regolazione automatica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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5.2 Sedimentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5.2. 1 Concentrazione di fango nel ricircolo, SSr . . . . . . . . . . .
5.2.2 Altezza del fango ............ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Motivi che provocano variazioni dell'altezza del fango .
Inconvenienti indotti da una elevata altezza del fango .
Misura dell'altezza del fango nel sedimentatore. . . . . . .
6. PARAMETRI DI CONTROLLO INDIRETTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6.1 Reattori biologici. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6. 1. 1 Substrati in ingresso. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6.1 .1.1 Caratteristiche dei substrati in ingresso (COD,
BOD, TKN, NH4, N03, P) . . . . . . . . . . . . . . . . .
6.1.1 .2 Bilanciamento dei substrati in ingresso. . . . . . .
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6;1.11.7 Biosensori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Definizione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Applicazioni..............................
Biosensori in batch e in continuo . . . . . . . . . . .
Posizionamento. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Caratteristiche principali dei biosensori . . . . . . .
Biosensori respirometrici . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Biosensori per microrganismi eterotrofi aerobi .
Biosensore 11 Chiuso 11 : MANOTHERM. . . . . . . . . .
Biosensore 11 aperto 11 : RODTOX..............
Biosensori per i microrganismi autotrofi . . . . . .
NITROX.................................
Biosensori a titolazione: ANITA e DENICON. .
6.1.11.8 Conclusioni critiche sulle misure di attivit....
Vantaggi e svantaggi nell'utilizzo di sistemi di
controllo avanzati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.2 Sedimentatore. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6.2.1 Portata di influente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6.2.2 Caratteristiche dei substrato in uscita (MLSS, COD, BOD,
N03, N02, TKN, NH4, P) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Campionamento significativo........................
Tempo di corrivazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6.2.3 Caratteristiche dei fanghi (MLSS, MLVSS, N, P, Va) . .
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226
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229
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237
BIBLIOGRAFIA
239
CURRICULA
251
15.
1. INTRODUZIONE
Nonostante gli sviluppi biotecnologici del settore propongano sempre nuove
applicazioni, via via pi sofisticate e particolari, in realt i processi biologici
risultano ancor oggi di difficile controllo e gestione. Infatti, se dal lato puramente
teorico-scientifico molti fenomeni biologici, biochimici e fisiologici che intervengono nei processi di depurazione dei liquami sono ormai sufficientemente noti, dal
lato pratico il gran numero di fattori e parametri, ambientali e non, che
intervengono sui processi stessi, ne rendono difficile la comprensione e soprattutto il controllo.
Non a caso, la prima regola del manuale pratico di ogni buon gestore recita:
~~auando un impianto biologico funziona bene meglio !asciarlo andare cos,
senza cercare di ottimizzarlo 11 . Si tratta di una regola non scritta ma trasmessa
verbalmente fra gli addetti del settore che, seppur discutibile e contestabile da
un punto di vista teorico-scientifico, risulta perfettamente giustificabile sul piano
pratico quotidiano.
Gli impianti di depurazione biologica vengono infatti progettati e realizzati principalmente sulla base di formulazioni e parametri tecnici derivanti dall'esperienza,
e/o, molto pi raramente, sulla base di prove sperimentali con impianti pilota.
In entrambi i casi, tuttavia, non viene valutata pienamente la variabilit dei carichi
inquinanti n, soprattutto, la sua influenza sull'intero processo depurativo. l
parametri chiave per il dimensionamento di una vasca a fanghi attivi (carico del
fango ed et del fango), seppur basati su criteri esclusivamente biologici,
vengono utilizzati come grandezze tecniche esatte; molto spesso infatti si
adottano per questi parametri i valori riportati in letteratura senza verificarne
l'applicabilit caso per caso, o meglio, liquame per liquame.
Non a caso, l'errata progettazione, l'incompletezza e/o inadeguatezza dell'impianto sono le principali cause a cui viene imputato il malfunzionamento di un
impianto di depurazione.
A ci si aggiunga il fatto che gli impianti di depurazione civili, seppur ormai
indispensabili per una corretta gestione delle risorse idriche, vengono tradizionalmente considerati, a livello di opinione pubblica e non solo, un costo sia
economico che sociale in quanto trattando e producendo prodotti non commerciabili non rispondono a precisi criteri economici e di mercato.
Il capitale, economico ed umano, investito per la realizzazione ed il funzionamento di un impianto di depurazione civile risulta pertanto inferiore a quello
impiegato nel caso degli impianti industriali ai quali, proprio per una logica di
mercato, viene attribuito un ruolo primario di rappresentanza, di 11 fiore all'occhiello11. Non a caso, per esempio, le prime esperienze di automazione provengono
dall'ambiente industriale, mentre gli impianti di depurazione civile sono generalmente gestiti in modo manuale, spesso da personale scarsamente qualificato,
con scarse disponibilit economiche e limitata flessibilit.
Risulta quindi chiaro come le variazioni delle caratteristiche di qualit dell'effluente finale di un impianto di depurazione siano il risultato di un gran numero di
fattori esterni ed interni, non solo legati alla complessit del processo biologico
di depurazione ma anche e soprattutto alle modalit di progettazione e di
gestione dell'impianto stesso.
L'aspetto gestionale, infine, assume una rilevanza maggiore in quanto, a fronte
di un impianto esistente e dell'impossibilit di interventi rilevanti sulla tipologia
16.
del liquame da trattare, le prestazioni e l'efficienza dell'impianto dipenderanno
solo ed esclusivamente dalle condizioni di esercizio dell'impianto stesso.
La notevole variabilit dei liquami in ingresso e la loro influenza sul processo
biologico rendono indispensabile, al fine di poter attuare una corretta gestione
del processo, una fase di controllo in grado di fornire indicazioni precise sulle
condizioni di esercizio. Il controllo di un impianto biologico di depurazione pu
17.
Risulta altrettanto evidente che tanto pi il parametro di controllo prescelto sar
in grado di fornire precise informazioni in tempi brevi quanto pi la sua
applicazione avr successo, e che, a parit di informazioni ottenute risulter
privilegiato quello di pi facile determinazione analitica. Di notevole rilevanza
pratica risulta inoltre la possibilit di prevedere, attraverso la misurazione di un
parametro di controllo, l'instaurarsi di condizioni che possono determinare la crisi
del processo e quindi di prevenirne gli effetti mediante interventi gestionali.
l requisiti richiesti ad un parametro di controllo per essere tale fanno immediatamente pensare all'impossibilit di utilizzare una sola analisi per tale scopo,
ma quantomeno di conglobare le informazioni fornite da pi analisi fra loro,
ferma restando la semplicit e la rapidit di esecuzione dell'analisi stessa.
Fondamentalmente, in un impianto a fanghi attivi, l'analisi delle caratteristiche di
qualit del liquame in ingresso e delle acque depurate come tradizionalmente
eseguito contribuisce in limitata misura all'effettivo controllo del processo stesso.
Per quanto riguarda BODs, COD e TOC sono gi state segnalate le principali
obiezioni, ma anche per quanto riguarda, ad esempio, l'azoto, nelle sue diverse
forme, poter stimare semplicemente l'entit di rimozione fra ingresso e uscita
pu non essere sufficiente per capire la comparsa di fenomeni come il 11 rising 11
E' chiaro quindi che oltre ad un certo tipo di controllo, definibile come '1iscale",
in grado di verificare l'efficacia del trattamento necessario poter individuare
altri parametri, pi tipici del processo biologico, capaci di suggerire interventi e/o
soluzioni gestionali sia per prevenire che per curare situazioni critiche.
Prima di proseguire nella trattazione, si ritiene opportuno precisare che, riferendosi ad un impianto a fanghi attivi, il termine 11 processo biologicou deve necessariamente essere riferito alla coppia reattori + sedimentatore in quanto, se da
un lato indiscutibile il fatto che lo svilupparsi e l'affermarsi di un buon tipo di
fango dipenda dalle caratteristiche del liquame in ingresso e dalle condizioni di
esercizio della vasca di reazione, dall'altro altrttanto vero che le caratteristiche
di qualit dell'effluente finale dipendono strettamente dal buon funzionamento del
processo di sedimentazione.
Infatti, oltre che dalle caratteristiche di sedimentabilit dei fanghi, l'efficienza di
separazione solido/liquido di questa unit dipende anche da tutta una serie di
fattori, pi strettamente idraulici, che non possono essere trascurati.
Obiettivo di questo rapporto analizzare i parametri di processo tentando di
definire relazioni causa/effetto ai fini di fornire criteri di regolazione. l parametri
sono stati suddivisi in tre classi, ognuna con un differente significato.
18.
verificare sostanzialmente tre momenti diversi con esigenze di misure molto
diverse.
1111
1. Collaudo dell'impianto.
1111
2. Controllo fiscale.
1111
3. Controllo gestionale.
COLLAUDO DELL'IMPIANTO
19.
Perturbazioni
Inputs
tl
output
Variabili
dominabili
Fig. 1.1
Schema concettuale di rego/azione di un processo a fanghi attivi
azioni fanno parte di una sola strategia: il controllo della concentrazione dei
MLSS in vasca utilizzando come variabile regolabile la portata in ingresso con
l'obiettivo di mantenere una certa et del fango.
Un processo a fanghi attivi viene considerato concettualmente come indicato in
Fig. 1.1. Le variabili che influenzano un processo sono definiti inputs. Alcuni di
questi possono essere regolati e quindi sono definiti variabili regolabili o dominabili (manipulated variab/e); tipiche variabili regolabili possono essere l'intensit
di aerazione, la portata influente, la portata di ricircolo dei fanghi. Altri inputs
invece non possono essere regolati ma sono input di variazioni che si possono
solo subire, e sono definiti perturbazioni (disturbance).
Per esempio la portata in ingresso talvolta pu essere regolata e quindi viene
considerata come una variabile regolabile, altrimenti essa viene considerata
come una perturbazione, ad esempio quando il suo valore aumenta per gli
afflussi meteorici.
Le variabili di interesse in uscita dall'impianto influenzate dagli inputs sono
definite outputs.
In aggiunta ai tre tipi di variabile di processo sopra descritti, in un sistema di
controllo bisogna anche considerare i set point, valori di riferimento per il
controllo dei valori delle variabili controllabili.
REGOLAZIONE AUTOMA T/CA E MANUALE
20.
ma in maniera percettiva e secondo algoritmi che si vanno formando istintivamente (ma non sempre razionalmente) nella testa dell'operatore e che possono
cambiare giorno per giorno a seconda delle diverse convinzioni che l'operatore
si forma a valle degli input che percepisce.
Controllo a retroazione (feedback)
Lo schema di controllo a retroazione (FB) descritto in Fig. 1.2a. Le variabili
misurate sono filtrate dal sistema di controllo e comparate con il set point:
lo scopo di mantenere i valori misurati il pi vicino possibile al valore di
set point, indipendentemente dai fattori di perturbazione intervenuti; usualmente il valore di set point costante ma esso pu anche variare; per esempio
in un sistema di controllo a cascata l'output di un controllo diventa il set
point del controllo successivo.
Controllo anticipato (a feedforward).
Quando la perturbazione pu essere misurata pu essere applicato un
controllo anticipato (FF). Le variabili di processo regolabili sono aggiustate
per compensare in anticipo gli effetti .della perturbazione sulle variabili controllate. E' owio che un controllo anticipato necessita di un metodo per
calcolare il livello di regolazione delle variabili regolabili richiesto per cancellare
gli effetti della perturbazione: quindi necessario un modello logico (algoritmo)
che dica al sistema come e quando anticipare una regolazione. Poich i
risultati della perturbazione sugli output dell'impianto non sono ancora noti, il
controllo deve essere in grado di calcolare le sue conseguenze prima che
accadano. Non possibile annullare completamente l'influenza di una perturbazione con un sistema anticipato, poich i modelli non sono perfetti e non
prevedono tutti gli eventi.
Combinazione di controllo a retroazione e anticipato (a feedback e feedforward)
Il controllo FF permette una rapida compensazione della perturbazione mentre
il controllo FB permette un aggiustamento pi lento, agendo sulla parte di
perturbazione non compensata dal primo sistema.
a)
b)
c)
Fig. 1.2
Strategie di controllo: (a) retroattivo; (b) anticipato; (c) anticipato!retroattivo. P,
perturbazione; VM, variabile manipolata; O, output
21.
OBIETTIVI E STRUMENTI DEL CONTROLLO GESTIONALE
REGOLA~ONE
PARAMETRI DI
CONTROLLO DIRETTO
PARAMETRI DI
CONTROLLO INDIRETTO
Fig. 1.3
Relazioni gerarchiche e razionali tra i diversi tipi di parametri considerati
22.
Essi sono:
portata di ricircolo fanghi;
portate di spurgo fanghi;
1111
portata di ricircolo miscela aerata;
1111
portata di aria od ossigeno trasferito;
1111
numero di giri dei mixer (energia variabile);
1111
portata di chemical.
1111
Il ricorso ad alcuni di questi metodi deve essere owiamente giustificato dall'esigenza effettiva e gravit del problema.
Un elenco, non esaustivo, di parametri di controllo indiretto annovera:
1. Reattori biologici
1111
Caratteristiche dei substrati in ingresso (COO, 800, TKN, NH4, N03, P);
1111
Caratteristiche dei substrati nel reattore (COO, 800, TKN, NH4, N02, N03,
P);
1111
1111
23.
Caratteristiche di sedimentabilit;
Velocit di sedimentazione, Vs
1111
Volume del fango, Va ;
1111
Indice di Mohlman, SVI;
1111
Indice di bioflocculazione, IB;
1111
Indice di galleggiamento, IG;
1111
Struttura microscopica del fango;
1111
Struttura fisica;
1111
Struttura biologica (SBI);
1111
Composizione biologica microscopica;
1111
Attivit biologica;
1111
Contenuto di ATP nei fanghi biologici;
1111
Attivit deidrogenasica;
1111
Contenuto di DNA nei fanghi biologici;
1111
Contenuto proteico nei fanghi biologici;
1111
Conta batterica;
1111
Velocit di respirazione;
1111
Applicazione di OUR e sOUR;
1111
sOUR come indicatore di attivit.
2. Sedimentatore
1111
Portata di influente;
1111
Caratteristiche dei substrati in uscita (MLSS, COD, BOD, NOs, N02,. TKN,
NH4, P);
1111
Caratteristiche dei fanghi (MLSS, MLVSS, N, P, Va ).
1111
1111
8
2
Fig. 1.4
Schema di impianto per la rimozione di sostanze carboniose. Legenda: 1 =
ingresso liquame; 2 = vasca di aerazione; 3 = uscita miscela aerata; 4 = uscita
liquame decantato; 5 = ricircolo dei fanghi; 6 = sedimentatore con strato di
fango ispessito; 8 = liquame + fango di ricircolo
4!4.
10
11
2
9
5
Fig. 1.5
Schema di impianto per la rimozione di sostanze carboniose e dell'azoto.
Legenda: 1 = ingresso liquame; 2 = vasca di aerazione; 3 = uscita miscela
aerata; 4 = uscita liquame decantato; 5 = ricircolo dei fanghi; 6 = sedimentatore
con strato di fango ispessito; 7 = vasca di denitrificazione anossica; 8 = liquame
+ fango di ricircolo; 9 = ricircolo miscela nitrificata aerata 1O = ingresso liquame
+ fango di ricircolo + miscela nitrificata aerata; 11
uscita miscela denitrificata
lO
8
12
11
2
9
Fig. 1.6
Schema di impianto per la rimozione di sostanze carboniose, del fosforo e
dell'azoto. Legenda: 1
ingresso liquame; 2
vasca di aerazione; 3
uscita
uscita liquame decantato; 5
ricircolo dei fanghi; 6
miscela aerata; 4
sedimentatore con strato di fango ispessito; 7 = vasca di denitrificazione anossica; 8
liquame + fango di ricircolo; 9
ricircolo miscela nitrificata aerata; 1O
= ingresso liquame -t__jango di ricircolo + miscela nitrificata aerata; 11 = uscita
miscela denitrificata; 112
vasca anaerobica di r~lascio del fosforo
25.
CxHvOzN~Pr
( 1)
(2)
C5H70 2N
cellula batterica
(3)
26.
l microrganismi responsabili della depurazione non sono colonie selezionate di
uno stesso organismo, ma una massa eterogenea di origine prevalentemente
fecale, che abita e costituisce il fiocco di fango attivo; tra essi predominano i
batteri saprofiti. l batteri sono i diretti responsabili della rimozione della sostanza
organica, della formazione e della stabilizzazione dei fiocchi.
Un tempo si pensava che la formazione del fiocco fosse dovuta alla attivit di
un unico organismo, la Zoog/ea ramigera, ma alla luce delle attuali conoscenze
si sa che il suo ruolo molto minore e che molti batteri possono dare origine,
in opportune condizioni fisiologiche, a colonie di tipo fioccoso.
Le caratteristiche chimiche dei composti presenti nello scarico, sono la causa
che determina la predominanza di alcune specie batteriche piuttosto che altre.
Ad esempio pare certo che una relativamente alta concentrazione di proteine
nello scarico favorisce la predominanza di Alcaligenes, Flavobacterium e Baci/lus
mentre un elevato tenore di carboidrati favorisce la crescita di Pseudomonas:
inoltre un elevato tenore di 02 disciolto e una bassa concentrazione di sostanze
organiche favorisce la crescita di Nitrosomonas e Nitrobacter.
L'eventuale presenza di alghe e funghi da considerarsi senz'altro accidentale,
e non rientra nel ciclo tecnologico-biologico operato nel processo; mentre per
le prime non procurano rilevanti danni se non quelli dovuti ad eccessivi accumuli
nelle parti superficiali delle vasche che richiedono perci una pulizia manuale,
i secondi possono influire negativamente sulla microbiologia del processo perch
danno origine a forme filamentose che ostacolano la formazione del fiocco ed
in genere ne peggiorano le caratteristiche di sedimentabilit.
La presenza e relativa predominanza di funghi da imputarsi generalmente
all'alto tenore di carboidrati presenti nello scarico, alla presenza di composti di
sintesi, a condizioni di basso pH e di deficienze nutrizionali, specialmente di
azoto. Si ritrovano anche forme di vita superiori rappresentate da Protozoi
(Flagellati, Amebe, Ciliati) e da alcuni Metazoi (Nematodi, Rotiferi, ecc.).
Owiamente la struttura della popolazione biologica varia soprattutto con l'et del
fango e uno studio della dinamica di tale popolazione pu permettere di risalire,
per associazione di fenomenologia, al buono stato del fango secondo un tipo
di correlazioni analoghe a quelle proposte da Curds e Hawakes [1975] nella
Fig. 2.1 (Fig. 2.2).
FORMAZIONE DE/ FIOCCHI DI FANGO ATTIVO
27.
sospesi
volatili
1000
MLVSS)
anche
150 ~
Cl
800
40
se forniscono ri
sultati molto ap600
30
100 <(
i=
prossimativi.
:i
La
formazione
20
400
50 u
del fiocco di fanCl
go attivo o bio1o
. . . . 2 oo
w
z
flocculazione
~
o
Cl
o
un fenomeno che
g
N
<(
si
manifesta
cn 40
0:
spontaneamente
ffi 30 ~
15 ~
aerando
per
~
~
w
qualche
giorno
o 20 w
10 ~
0
o
un liquame orgao:
5 u
nico contenente
~ 1 0 ffi 2 00
batteri; non
~
o ~
per un fenomeco
co
40
no
unicamente
biologico ma
30
600
piuttosto il risulta400
20
to della concomitanza di alcuni
10
200
fattori chimici, fio
SICI
e biologici,
o o 05 o 10 o 15 o 20 o 25 o 30
quali la presenza
di colloidi organici
VELOCITA' SPECIFICA DI CRESCITA
DEL FANGO (ore-1)
e inorganici, di
un dato pH, una
Fig. 2.1
data concentrazione salina, delDinamica della popolazione di vari tipi di microrganismi
l'agitazione,
del
caratteristici dei fanghi attivi al variare della velocit di
contenuto enercrescita del fango e della concentrazione di substrato
getico del siste[Curds, Hawakes, 1975]
ma
e
delle
masse di microrganismi attivi e inattivi presenti.
Tramite la biof/occulazione il fiocco in grado di autoaggregare su di s le
sostanze sospese presenti nel liquame e creare l'acqua limpida. Questo fenomeno molto veloce e awiene anche in assenza di ossigeno disciolto (ad
esempio nella denitrificazione) ed favorito da un ambiente a basso livello di
turbolenza.
Le sostanze disciolte sono invece rimosse dal metabolismo batterico in ambiente
aerobico, favorito da una elevata turbolenza che consente elevate velocit di
turnover convettivo sia dei substrati che dell'ossigeno attorno alla superficie
batterica.
Si verifica cos che, aumentando la turbolenza del mezzo, spesso si ha un
incremento della velocit di respirazione batterica e quindi di rimozione dei
substrati solubili, ma per contro si verifica anche una erosione del fiocco e una
diminuzione delle sue dimensioni, con peggioramento delle caratteristiche di
sedimentazione. In pratica il livello di turbolenza nei sistemi a fanghi attivi un
O>
c:
Qi
O>
~
::;
:c :c :c
(.)
(.)
~ 15 'i:o ~E ;:
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o
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Qi o
"O E
o o
.g :l
(\)
(.)
Fig. 2.2
Frequenza relativa della fauna presente in un impianto a
fanghi attivi a diverso carico del fango (kg 8005 kg- 1 SS
giorno-t) [Cit. Vismara, 1988]
1.0
1.0
.9
.9
.8
.8
.7
.7 1-
.6
.6
.5
.4
:.0
-ro
.3 ~o
>
.2
.1
Cl)
Cl)
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ro
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~
.1 o
o :.0
Cl)
u.i
Cl)
Cl)
..0
~~
Fig. 2.3
A: schema della composizione biotica e abiotica della fase
solida di un fango attivo ad alto carico. 8: schema della
composizione biotica ed abiotica della fase solida di un
fango attivo a basso carico [Cit. Vismara, 1988]
buon
compromesso per poter
sfruttare i due fenomeni.
A livello biochimico si rilevato
che le biomasse
batteriche
dei
fanghi attivi hanno una elevata
produzione
di
esopo li meri, soprattutto polisaccaridi, in grado di
adsorbire
molti
colloidi presenti
nel
liquame.
Questi
esopolimeri batterici agiscono come un
polielettrolita; per
questo la loro
azione favorita
da bassi livelli di
turbolenza
Una
volta favorita la
bioflocculazione,
gli
esoenz1m1
idrolitici
estromessi dai batteri
iniziano ad idrolizzare anche le
piccole particelle
di sostanze sospese .
A livello microscopico, un fango
attivo di buona
sedimentazione
costituito da una
calibrata miscela
di organismi zoogleali e filamentosi,
entrambi
essenziali alla integrit della microstruttura
del
fiocco
stesso
[Jenkins et al.,
1986].
29.
100
l filamenti interni,
costituiscono una ~ 90
struttura 11 armata 11 u<(
attorno alla quale ::J
o 80
attecchiscono le CD 70
~
w
zoogleali :E
forme
cosicch il fiocco ~ 60
riesce a resistere >
~ so
alle sollecitazioni <(
delle turbolenze
senza
esterne
rompersi.
Come si vedr in
seguito, se le
condizioni
ambientali spostano
2
3
4
5
6
7
8
o
10 11
12 13 14
9
l'equilibrio batteripH
co
verso
una
10
20
30.
40
o
70
so
60
predominanza
TEMPERATURA
C
delle forme filamentose e queo
ste si diramano
il
fiocco
oltre
CONCENTRAZIONE OLIGOELEMENTI, TOSSICI
_....
stesso fino ad inFig. 2.4
teragire con altri
fiocchi circostanti
Influenza dei diversi fattori ambientali sulla attivit metabosi ha il fenomeno
lica: il grafico indica il campo optimum di attivit per
del bulking, una
ciascun parametro e la diminuzione dell'attivit al di fuori
lenta sedimentadi tale campo [Cit., .Vismara, 1988]
zione e una scarsa compattazione
del fango.
Inversamente, la scarsit di forme filamentose all'interno del fiocco, indebolisce
la sua struttura cosicch facile che la turbolenza del mezzo spezzi i fiocchi
producendo un effluente torbido e ricco di particelle sospese (pin-point).
Negli impianti di depurazione biologica, evidente che ogni fattore che pu
influenzare la crescita microbica si ripercuote sugli effetti di questa crescita e
cio la depurazione.
E' perci importante conoscere quali sono le condizioni ambientali adatte ai
microrganismi saprofitici e anche quali possono essere i fattori che li influenzano
negativamente.
Tali fattori possono essere riassunti in: temperatura, pH, luce, ossigeno disciolto,
carico organico, micronutrienti, sostanze tossiche.
La concomitante variabilit di questi fattori costituisce l'ambiente fisico-chimico
ove deve awenire il fenomeno biologico della crescita microbica.
Questa ne viene influenzata sia nelle caratteristiche fisico-biologiche, soprattutto
la buona sedimentabilit e le capacit bioflocculatorie, nonch nella composizione
qualitativa della popolazione batterica: quindi evidente che sar l'ambiente
stesso che selezioner le specie batteriche.
Nei sistemi biologici di depurazione, ove in genere i substrati sono eterogenei
o~~~~~~--~~--~~~--~~--~_L_J
30.
2.1
La Fig. 2.5 illustra la sequenza dei fenomeni che portano alla rimozione della
sostanza organica per mezzo dei fanghi attivi che si pu schematizzare nei
seguenti quattro stadi (Fig. 2.6).
1) Stadio fisico-chimico-biologico durante il quale, per contatto del fango attivo
col substrato si verificano i fenomeni di bioadsorbimento e bioflocculazione.
2) Stadio di demolizione catalitica extracellulare condotta ad opera di enzimi
idrolitici, estromessi dai batteri nell'ambiente circostante, ai quali demandato
il compito di spezzare le sostanze polimeriche e le molecole grosse in
generale in molecole pi piccole, tali da poter essere facilmente bioadsorbite
e metabolizzate all'interno delle cellule batteriche.
3a)Stadio di ossidazione aerobica, tramite respirazione, del materiale organico
solubile biodegradabile con produzione di H20 e C02 ecc., come sostanze
di rifiuto.
3b)Stadio di sintesi di nuove cellule batteriche e rigogliosa crescita protoplasmatica, che si riscontra contemporaneamente allo stadio di ossidazione cui
intimamente legato per esigenze energetiche.
31.
4) Stadio di ossidazione del materiale organico inerte e cellulare, che si verifica
allorch diminuisce la disponibilit del substrato nella soluzione acquosa, per
fornire energia tramite ossidazione di costituenti di riserva presenti nella cellula
stessa che in pratica si autcrossida: tale fenomeno detto respirazione
endogena.
Tale schema in teoria pu sembrare un ciclo che porta alla completa eliminazione della sostanza organica dall'acqua al 100% in realt sia per ragioni
tecniche che biologiche, ben raramente oltrepassa un rendimento del 95%. La
prima di tali ragioni di origine tecnologica ed dovuta al fatto che rendimenti
molto alti comportano relativi non sempre giustificati aumenti, spesso notevoli,
dei costi operativi ed impiantistici. La seconda ragione di origine biologica ed
dovuta al fatto che vi sono alcune sostanze lentamente biodegradabili le quali
vengono solo in parte interessate dal processo batterico; oltre a ci nell'effluente
finale sempre possibile trovare piccole quantit di sostanze di rifiuto del
metabolismo batterico oltre che batteri stessi e particelle finemente sospese che
sfuggono all'azione dei sedimentatori finali.
Il BOD dell'effluente finale si stima perci essere dovuto ad una frazione solubile
all'equilibrio, pi una frazione dovuta ai solidi biologici in uscita con l'effluente
secondo la formula seguente:
BOD eff.te = a + b SS effl.
(4)
Dove:
-1
a
3-8 mg 1
= 0.4-0.7
(5)
(6)
Dove:
11X
= concentrazione batterica
11S
= concentrazione di substrato
11SS = concentrazione di solidi sospesi
La diminuzione di massa fangosa dovuta alla respirazione endogena praticamente un fenomeno di autcrossidazione di una frazione facilmente biodegrada-
Ossidazione
del materiale
inerte di riserva
Autoossidazione
e lisi
Nuove cellule
batteriche attive
Idrolisi enzimatica
e bloabsorblmento
Bioadsorbimenio
e bioflocculazione sul fiocco
l co2j
Bloossidazlone
e crescita cellulare
Fig. 2.5 Rappresentazione schematica della sequenza dei fenomeni che portano alla rimozione e alla degradazione aerobica della
sostanza organica per mezzo dei fanghi attivi
OSSIGENO
Prodotti
di rifiuto
Sintesi
(Anabolismo)
SOSTANZA
ORGANICA
IN ACQUA
Respirazione
endogena
Adsorbimento
Degradazione
enzimatica
Absorbimento
Respirazione
(Catabolismo)
Fig. 2.6 Rappresentazione degli stadi di rimozione della sostanza organica per mezzo dei fanghi attivi
Acqua
Anidride
carbonica
33.
bile sia cellulare che inerte e in ogni caso non dell'intera massa del fango attivo.
In condizioni di equilibrio dinamico la velocit di diminuzione di biomassa assume
un ruolo importante qualora si operi a basso carico organico per cui la velocit
di respirazione endogena maggiore della velocit di respirazione vera e
propria. L'importanza della diminuzione di biomassa dovuta a respirazione endogena legata all'et del fango e alla quantit di substrato rimosso per unit
di biomassa, infatti ad alti rapporti substrato/microrganismi, la diminuzione di
biomassa sar di gran lunga trascurabile rispetto alla crescita batterica e lo
stesso dicasi per i consumi di ossigeno. Quando invece il rapporto substrato/microrganismi ba.sso, e perci con conseguente bassa produzione di biomassa,
il fenomeno della respirazione endogena fondamentale per attuare un sistema
di trattamento con pochi solidi biologici di supero.
Il consumo di ossigeno gassoso dovuto ai fenomeni di respirazione che sono
per di due tipi: una respirazione in genere molto attiva, relativa e proporzionale
alla crescita microbica e una respirazione in genere meno appariscente detta
respirazione endogena, indipendente dalla crescita microbica, che serve per il
mantenimento del metabolismo basale.
La relativa importanza di una respirazione rispetto all'altra dovuta alle condizioni fisiologiche della crescita colturale, in particolare all'et del fango, al
rapporto tra concentrazione di substrato disponibile e concentrazione di microrganismi presenti. Quando tale rapporto sufficientemente alto e tale da garantire
una rigogliosa crescita batterica, la relativa respirazione di gran lunga preponderante rispetto alla respirazione endogena che si pu in questo caso trascurare.
Se invece il rapporto anzidetto basso il catabolismo endogeno, pur non
aumentando in valore assoluto, sar per di sempre maggior peso nel processo
globale, fino a divenire l'unico tipo di respirazione esistente allorch i microrganismi si trovino in assenza di substrato, nel qual caso si riscontrer anche una
diminuzione nella biomassa dovuta alla auto-ossidazione delle cellule stesse.
2. 1. 1 Criteri di dimensionamento
Dal punto di vista strettamente scientifico il processo a fanghi attivi si identifica
come un fermentatore aerobico, a flusso continuo, completamente miscelato (o
meno), popolato da colture batteriche eterogenee.
Il dimensionamento di un tale sistema stato definito da molti modelli teorici
[Monod, Lawrence & Mc Carty, Ekama, Marais, Vismara, ecc.].
Tutte le teorie cinetiche sono in grado di dimensionare il reattore sulla base
della rimozione microbiologica dei substrati biodegradabili, ma fino ad ora
nessuna teoria ha potuto interpretare e dominare il fenomeno della bioflocculazione e della tendenza all'ispessimento del fango.
In concreto, nessuna teoria riesce a prevedere se l'effluente finale sar limpido
o torbido, e se il fango attivo sedimenter bene ed ispessir sul fondo del
sedimentatore.
A causa di queste limitazioni, dalle evidenti implicazioni operative, in questo
rapporto si adotter solamente il criterio di dimensionamento basato sul parametro "carico del fango" (altrimenti detto rapporto Food/Microorganism, F/M),
essendo il criterio pi semplice e diffuso.
Ci detto, le dimensioni di una vasca aerobica a fanghi attivi, atta alla rimozione
del solo substrato carbonioso, sono funzione di:
34.
Oi
Ct
Il carico del fango, Ct, il vero parametro dimensionale che incorpora i concetti
di biodegradabilit del liquame e di efficienza di depurazione desiderata. Esso
definito come la quantit di massa organica biodegradabile che si pu
alimentare giornalmente riferita all'unit di massa di fango attivo presente in
vasca, senza peggiorare l'efficienza di depurazione:
(8)
E' evidente che occorre disporre di grafici sperimentali che correlino i valori di
Cf con l'efficienza di depurazione desiderata. E' altrettanto evidente che questi
grafici saranno differenti a seconda delle caratteristiche di biodegradabilit del
liquame e delle caratteristiche chimico-fisiche al contorno (pH, temperatura,
ecc.}.
Alcuni di questi grafici, inoltre, presentano zone di discontinuit che evidenziano
i valori di Cf ove si riscontrano modifiche nella capacit di bioflocculazione del
fango attivo, cio nella capacit di ottenere un effluente limpido. Alcune di queste
curve, valide per liquami domestici, sono indicate in Fig. 2.7, dove sono riportati
i valori di Cf in funzione del rendimento di depurazione del 8005, (%), definibile
come:
(9)
35.
Nonostante spesoQ 100
so i progettisti
~
credano che le
l()
caratteristiche di
o
..._
biodegradabilit
oa:)
dei liquami doLLJ
90
z
mestici siano geo
neralizzabili
a
N
~
quasi tutti gli ine
sediamenti civili,
a:
in realt le diffe80
renze
possono
essere rilevanti,
soprattutto in funzione della "forza" del liquame
influente.
La
Fig. 2.8, ricavata
0.2
2
0.3 0.4 0.5
0.1
da statistiche efCARICO DEL FANGO . Cf.
fettuate nel Nord
( Kg BODs 1 kg SS giorno)
Europa su 200
impianti,
indica
Fig. 2.7
differenze significative di correlaCwve di rendimento di rimozione del BODs in funzione del
carico del fango Ct, secondo vari autori Europei[Cit. Vismazione
tra
Ct
applicabile e il
ra, 1988]
valore di BODs
medio giornaliero
in uscita dall'impianto.
Tutti i grafici anzidetti sono basati su valori medi di BODs in uscita: molto
importante ricordare la bassa affidabilit degli impianti biologici in generale
nell'ottenere prefissati desiderati valori istantanei in uscita.
Questo dato di fatto presenta implicazioni importanti in Italia, ave la normativa
nazionale fissa gli standards allo scarico su valori MAC (massima concentrazione
ammissibile) spesso istantanei, o al limite mediati sulle due ore di campionamento.
Ci significa che nella scelta del parametro Ct i grafici descritti, di provenienza
svizzera o tedesca, devono essere letti ed interpretati tenendo conto di un fattore
di sicurezza, che si traduce in pratica nella scelta di un valore di Ct pi basso
e cautelativo.
DEFINIZIONE DI MLSS
La scelta della concentrazione di solidi sospesi presenti nella vasca di aerazione
non arbitraria, ma vincolata dalle caratteristiche di sedimentabilit del fango
attivo.
Se cos non fosse il progettista potrebbe scegliere di operare ad altissime
concentrazioni di fango, cos da ottenere volumi di vasca molto piccoli. In
proposito, la massima concentrazione di fango nella vasca di aerazione fissata
dalla massima concentrazione di solidi nel fango di ricircolo e dalla portata di
ricircolo stessa. Da un bilancio di solidi in ingresso ed in uscita dalla vasca di
36.
..........
O')
E
LO
o
oco
40
ro
( .)
cn
:::>
30
20
80 100
200
300
Fig. 2.8
Correlazione tra carico del fango Ct e concentrazione di BODs effluente per
diverse concentrazioni di BODs in ingresso ai fanghi attivi.- 9195 analisi su 200
impianti [Viersen R. D., cit. Vismara 1988]
(1 O)
dove:
Oi, Or
= portata del liquame e del fango di ricircolo
MLSS, SSr = concentrazione di solidi sospesi nel fango della vasca di aerazione
e nel ricircolo.
Quindi:
= Or SSr
( 11 )
Qi+Or
La concentrazione di solidi nel fango di ricircolo, SSr, dipende dall'ispessimento
che ha subito nella vasc~ di sedimentazione ed, in genere, compresa fra
MLSS
37.
AERAZIONE
sso Oi
f
1
~~~
MLSS
SEDIMENTAZIONE
a,Oi
s
T
tL-/___o_;_
_.
!
SSr Or
l
L----------------------------J
Fig. 2.9
6-12 kg m"3 ; poich, inoltre, la portata di ricircolo, per ragioni idrauliche vincolate
alla sedimentazione, non mai superiore al 100-150% della portata di alimentazione, ne deriva che prudenzialmente la concentrazione di solidi sospesi
ottenibili in vasca di aerazione, MLSS, compresa tra 3-6 kg m3 .
2.2
38.
stesso fango (single sludge system) opera, in momenti diversi, la rimozione dei
due substrati.
Nel primo reattore anossico, in condizione di miscelazione, giunge il flusso di
ricircolo della miscela aerata, ricco di nitrati, proveniente dal reattore aerobico.
Qui awiene la denitrificazione con eliminazione di nitrati dalla fase acquosa in
quanto trasformati in azoto gassoso che si libera in atmosfera: questo reattore
agisce attivamente sia rimuovendo l'azoto che la sostanza carboniosa (BOD,
COD) in quanto anch'essa reagente del processo di denitrificazione.
Nel secondo reattore, miscelato ed aerato, awiene sia la restante rimozione di
sostanza carboniosa (BOD, COD) sia la trasformazione delle sostanze azotate
in nitrato: una parte rilevante della miscela aerata uscente da tale reattore ritorna
nella vasca anossica di denitrificazione, per ottenere la rimozione dei nitrati. Il
reattore aerobico opera perci attivamente per la rimozione di tutti i substrati
(COD, BOD, N; P). La restante quota di miscela aerata viene awiata al
sedimentatore, che separa la fase acquosa dal fango di ricircolo, il quale viene
awiato alla vasca anossica di denitrificazione.
In conclusione uno stesso fango, nel passare in reattori diversi, opera le seguenti
trasformazioni microbiologiche sequenziali:
1111
un generale adsorbimento di sostanze sospese sui fiocchi (bioflocculazione);
1111
riduzione dei nitrati e dei nitriti ad azoto gassoso per denitrificazione;
1111
utilizzo di substrati carboniosi solubili biodegradabili in denitrificazione anossica;
1111
ossidazione dell'azoto ammoniacale in aerobiosi;
1111
utilizzo di substrati carboniosi solubili biodegradabili in aerobiosi.
Si schematizza che tali trasformazioni siano operate da tre gruppi di batteri:
1111
batteri degradatori di sostanza carboniosa;
1111
batteri denitrificanti;
1111
batteri nitrificanti e nitrosanti;
In realt questo schematismo solo una comodit concettuale poich molti
batteri degradatori di sostanza carboniosa sono contemporaneamente denitrificanti e forse addirittura accumulanti fosforo. Di sicuro si pu dire che solo i
batteri nitrificanti/nitrosanti sono un gruppo veramente specializzato.
Inoltre, spesso alcune "certezze" rigidamente teoriche e scientifiche vengono
smentite dalla realt. Pu capitare di rilevare una abbondante scomparsa di
nitrato in condizioni aerobiche, spiegabile solo tramite una denitrificazione che
evidentemente avviene anche in vasca aerobica (mentre una teoria rigida lo
nega). Al contrario, si pu rilevare una parziale nitrificazione anche in denitrificazione, pur in quasi completa assenza di ossigeno disciolto.
In realt non esiste una differenziazione cos rigida delle trasformazioni nelle
diverse vasche, soprattutto se si considera che si opera sempre con lo stesso
fango.
Per una migliore comprensione dei diversi meccanismi di trasformazione elencati,
essi verranno ora analizzati separatamente.
NITRIFICAZIONE
Nei liquami urbani, industriali e zootecnici di natura organica, l'azoto prevalentemente presente sotto forma organica (proteine) e come urea (urine); in
39.
ambiente idrico entrambe le forme subiscono un rapido processo di fermentazione e trasformazione ad azoto ammoniacale, secondo lo schema:
batteri
N organico
-7
(12)
NH3 + NH/
enzima
H2N-CO-NH2
-7
(13)
2NH/ + C032-
ureasi
La nitrificazione dell'azoto ammoniacale avviene ad opera di batteri autotrofi, che
traggono cio l'energia necessaria per lo svolgimento delle loro funzioni vitali
dall'ossidazione dell'ammoniaca, un composto inorganico, piuttosto che dalla
sostanza organica. Essi inoltre non utilizzano come fonte di carbonio la sostanza
organica ma l'anidride carbonica.
La trasformazione dell'ammoniaca in nitrati awiene con una sequenza schematica di due stadi distinti, di cui il primo, la nitrosazione, cio il passaggio da
ammoniaca a nitriti, awiene ad opera di un genere, i Nitrosomonas, mentre il
secondo, la nitrificazione, cio il passaggio da nitriti a nitrati, awiene ad opera
di un altro genere, i Nitrobacter. Naturalmente la schematizzazione in due stadi
un assunto di puro comodo stechiometrico, poich in realt il processo awiene
in un gran numero di passaggi enzimatici, molti dei quali sconosciuti.
L'ossidazione dell'ammoniaca procede quindi attraverso la nitrosazione ad opera
di Nitrosomonas:
NH/ + 1.5 0 2
-7
2H+ + H20 + N02- (+ 58-84 kcal)
( 14)
seguita dalla nitrificazione ad opera di Nitrobacter.
N02-+ 0.5 0 2
-7
N03- (+ 15-21 kcal)
(15)
(16)
Parte dell'azoto anche richiesto per la sintesi batterica sia dei Nitrosomonas
che dei Nitrobacter, per cui in totale si pu scrivere la seguente espressione
stechiometrica che tiene conto sia dell'ossidazione dell'ammoniaca che della
sintesi batterica:
NH/ + 1.83 02 + 1.98 HC030.021 C5 H70 2N + 1.041 H20 +
+ 0.98 N03- + 1.88 H2C03
(17)
Dalle (14),(15),(16), si pu osservare che l'ossidazione di una mole di ammoniaca da parte di Nitrosomonas libera pi energia che non per i Nitrobacter,
per cui la crescita batterica dei primi deve essere maggiore dei secondi; infatti
il coefficiente di crescita batterica, Y, pari a 0.04-0.15 gVSS g-1NH4-N ossidato
e 0.02-0.07 gVSS g-1N02-N ossidato, rispettivamente per Nitrosomonas e
Nitrobacter [EPA, 1975]. Viceversa, la velocit di ossidazione dell'ammoniaca,
dovuta a Nitrosomonas, in assenza di fattori limitanti (velocit massima), molto
minore rispetto alla corrispondente velocit di ossidazione dei nitriti a nitrati per
azione di Nitrobacter.
40.
Per entrambi gli stadi, inoltre, la costante di semisaturazione (Michaelis-Menten)
per cui, teoricamente, dovrebbe evitarsi il possibile
molto piccola (1 mg
accumulo di nitriti: in realt tale accumulo si percepisce ogni volta che il sistema
lontano dalla stabilit.
Queste reazioni awengono inoltre con produzione di H+ e consumo di anidride
carbonica, cio con una distruzione teorica di 7.14 g di alcalinit (CaCOs) per
g di azoto ammoniacale ossidato, con possibili cali del pH.
Il consumo totale teorico di ossigeno per la nitrificazione completa dell'azoto
ammoniacale di 4.57 g02 g-1NH4-N ossidato. Tuttavia, la concentrazione di
ossigeno disciolto da tenersi nei reattori non un fattore cos limitante come
si pensava in passato; si visto infatti che la massima velocit di rimozione si
ottiene con concentrazioni di ossigeno intorno a 7 mg r1 [EPA, 1975], e che
non conviene scendere al di sotto di 1-2 mg 1"1 , bench molti impianti operino
anche a valori di 0.5 mg 1"1, sebbene in maniera non ottimale.
Anche il pH ha una notevole influenza sulla velocit di nitrificazione, che gi
per sua natura tende verso il campo acido. l valori ottimali per il processo si
aggirano intorno a pH 8.4-9, mentre non si dovrebbe operare per campi di pH
inferiori o superiori all'intervallo 7-9.2, gi da alcuni autori [EPA, 1975] indicati
come limiti in cui si ha il 50% della velocit di rimozione rispetto al campo
ottimale.
Per definire la velocit di crescita batterica nitrificante, J..t, in funzione del pH, si
pu adottare la seguente espressione:
r\
(18)
Se, a causa della limitata alcalinit iniziale dell'acqua, il pH fosse eccessivamente basso possono essere richieste anche addizioni di calce o soda, il che
si verifica soprattutto in quei sistemi che operano una ossigenazione con
ossigeno puro [EPA, 1975], nei quali il pH scenderebbe anche al di sotto di
pH 6.
Infine, la velocit di nitrificazione risente fortemente della temperatura. L'effettiva
influenza di questo parametro pu essere calcolata in base all'abituale relazione,
valida per ogni processo biologico:
Vr
= V2o
<p
(T-20)
(19)
vr
Vmax
Sn
kn
OD
Ko
41.
valori tipici dei parametri cinetici utilizzabili con il modello di Monod sono
riassunti in Tab. 2.1.
1 sistemi di nitrificazione si distinguono grossolanamente in: sistemi a nitrificazione simultanea con rimozione del 800 (fanghi attivi, letti percolatori, biodischi,
a basso carico) e sistemi a nitrificazione separata, realizzati cio come fase
singola di nitrificazione e posti perci come secondo stadio a valle della
rimozione del 800. Questa distinzione pu essere fissata quantitativamente dal
rapporto 800/N in alimentazione ed importante poich definisce la frazione
di batteri nitrificanti presenti rispetto ai batteri eterotrofi che rimuovono il. 800.
Nei sistemi a colture sospese la frazione di batteri nitrificanti (Fbatt) rispetto ai
totali o la frazione di batteri nitrificanti rispetto ai solidi sospesi totali (FSS) si
calcola tenendo conto della produzione e dei coefficienti di produzione dei batteri
eterotrofi (y = 0.5 gSS g1soo rimosso), della bioflocculazione y+f=1, [Vismara,
1988]) e dei batteri nitrificanti (y = 0.08 gSS g"1NH4-N ossidato), nonch delle
rispettive velocit di morte o di scomparsa cellulare (Kd) rispettivamente pari a
0.05 giorni sia per gli eterotrofi che per i nitrificanti [Vismara, 1988].
Nei fanghi attivi a basso carico, che sono sistemi a nitrificazione simultanea con
rapporto 800/N = 4.2, la frazione di batteri nitrificanti rispetto al totale di batteri
e di solidi sospesi vale rispettivamente 3.8% (Fbatt) e 1.9% (FSS). Nei sistemi
a fanghi attivi a due stadi, che sono sistemi a nitrificazione separata con
rapporto 800/N pari a 1, la frazione di batteri nitrificanti rispetto al totale di
batteri e di solidi sospesi vale rispettivamente 20% (Fbatt) e 11 % (FSS).
L'importanza di questo fatto risiede nell'interpretazione della variabilit riscontrata
1
Tab. 2.1
Valori tipici dei parametri biocinetici del processo di nitrificazione, secondo il
modello di Monod [Christensen M. H. et al., 1977]
0.5
0.8
2.4
2.4
0.08
0.03
Ks (mg N
1
1" )
Ks
0.5
1.12
1.10
1.07
1.07
7.8-9.2
8.5-9.2
-271
.-78
optimum di pH
1
Tipi di batteri
Nitrosomonas
Nitrobacter
europea,
agilis,
N. monocel/a N. winogradskyi,
Nitrosococcus
Nitrocystis
...
~.
15
20
25
30
TEMPERATURA, 'C
Fig. 2.10
Velocit di nitrificazione, in funzione della temperatura, rilevate presso impianti
a biomassa sospesa, per diversi valori di pH e di rapporto 800/N [EPA, 1975]
in pratica nelle misure della velocit di nitrificazione (Vn) che varia da 0.06 a
1
0.6 gNH4-N ossidati g" VSS al giorno, al variare del rapporto BOD/N e del pH
al quale si operato (Fig. 2.1 O); inoltre ci spiega anche come mai i sistemi
a nitrificazione separata sono pi influenzati dalla temperatura dei sistemi a
nitrificazione combinata (Fig. 2.11 ).
l batteri appartenenti ai generi Nitrosomonas e Nitrobacter sono, come detto,
caratterizzati da una velocit di crescita giornaliera notevolmente inferiore a
quella dei batteri eterotrofi che operano l'ossidazione del BOD. Pertanto, se la
velocit di crescita del fango presente nel reattore supera quella dei nitrificanti,
cio quando l'et del fango non sufficientemente elevata, si ha il dilavamento
completo di questi ultimi con il fango di supero, che viene allontanato con
velocit maggiore della loro velocit di crescita. In queste condizioni il processo
di nitrificazione non pu awenire. Il rapporto fra l'et del fango (Se) mantenuta
in impianto e la velocit di crescita dei nitrificanti (~-t), pu essere espresso dalla
seguente relazione [W.P.C.F., 1983]:
1 Sn + kn
Sc=-=--1-t 1-tmax Sn
(21)
del fango (Rsm), infatti, e in assenza di fattori limitanti, l'ossidazione della ammoniaca a nitrati
procede con velocit molto vicina
alla massima teorica.
Il consumo di ossigeno, nella vasca di nitrificazione, calcolabile
con la seguente formula:
g
o
s.
1.2
>
VI
VI
1.0
~
~
z
:;; 0.8
Cl
~0 2
z~BOD + re
(~TKN - fn Xe
MLSS + 4.6
- fn' Xn)
>
u:
(22)
dove:
~02
~BOD
~TKN
MLSS
z
re
fn, fn'
Xe
Xn
a:
t:
0.4
consumo di ossigeno
~
Li
= BOD rimosso nella
~
vasca di aerazione
>
0.2
= azoto totale ossidato
a nitrati
solidi sospesi totali
presenti nel sistema
10
15
20
25
30
coefficiente di respiraTEMPERATURA C
zione attiva
= coefficiente di respiraFig. 2.11
zione endogena
Velocit di nitrificazione in funzione della
= frazione di azoto contemperatura e della frazione di batteri nitenuta nel fango etetrificanti presenti [EPA, 1975]
rotrofo e nella biomassa nitrificante
= massa di fango contenente batteri eterotrofi
= massa di fango contenente batteri nitrificanti
=
=
30 Rsm=0,25d
Rsm=31 d
l
Fig. 2.12
l
l
Andamento della
concentrazione di
vari tipi di substrati nell'effluente
(Su) in funzione
dell'et del fango
(Rs), in un reattore completamente
miscelato con ricircolo dei fanghi
[8eccari, Ramadori,
Vismara,
1990 modif.]
\l
~20
\l.
eoJ
01
N-N H3\
'---"
:j
tf}
'\
10
---
Rs(d)
abbattimento
come valore
in quanto la
del 800 in
fn Xe = fn'Xn = O
(23)
(24)
In questa formula si accetta che il 100% del 800 totale venga rimosso dal
sistema (nitrificazione + denitrificazione) e si stima che il 800 rimosso per
1
denitrificazione abbia beneficiato di un equivalente pari a 1.7 g02 g- N03-N
denitrificato. Quest'ultima formula porta a valori superiori del 15% circa rispetto
alla formula (22): di seguito si far riferimento alla formula (24).
DENITRIFICAZIONE
Il processo di denitrificazione mira alla rimozione della sostanza azotata, presente in fase acquosa sotto forma di nitrati, e in parte di nitriti, ad opera di
batteri eterotrofi facoltativi denitrificanti che sono in grado di trasformarla quasi
interamente in azoto molecolare gassoso, che si libera quindi in atmosfera.
BIOLOGIA E BIOCHIMICA
45.
Bacillus, Spirillum, normalmente abbondanti nelle fasi biologiche ossidative convenzionali (fanghi attivi, ecc.). Questi microrganismi, posti in condizioni di anossia
(carenza di ossigeno disciolto e presenza di nitrati) possono utilizzare i nitrati
invece dell'ossigeno come accettori finali di elettroni per attuare il completamento
della catena enzimatica-catabolica che fornisce energia ai batteri, e produrre N2
come catabolita gassoso di rifiuto. Per la sintesi cellulare invece sempre
necessaria una fonte organica di carbonio.
Si parla di anossia e non di anaerobiosi perch le vie biochimiche del trasporto
di elettroni nei batteri denitrificanti sembrano essere le stesse degli aerobi, con
l'eccezione di un solo enzima.
Ci spiega come, molto spesso, tali batteri possano utilizzare indifferentemente
ossigeno o nitrati come accettare trnale di elettroni a seconda dell'ambiente in
cui si trovano, con una preferenza per l'ossigeno dovuta ad una maggior resa
energetica (la denitrificazione dissimilatoria di 1 mole di' glucosio produce 570
kcal, mentre la respirazione aerobica ne produce 686 [Rawn J.D., 1989]).
Circa la concentrazione massima limite di ossigeno per garantire la denitrificazione bene distinguere le condizioni microambientali delle immediate vicinanze
delle membrane batteriche, tipiche dell'interno dei fiocchi o dei biofilms, dalle
condizioni macroambientali dell'ambiente liquido circostante.
Mentre le prime richiedono probabilmente l'assenza dell'ossigeno disciolto e un
ambiente dell'ordine dei -200 mV [Christensen M.H. et al., 1977], le seconde
possono presentare a volte concentrazioni di ossigeno maggiori di 0.5 mg r1 e
nonostante ci attivare una efficace denitrificazione, come del resto awiene in
molte vasche di sedimentazione a valle di sistemi a basso carico.
Lo schema stechiometrico delle trasformazioni energetiche (denitrificazione dissimilatoria) e sintetiche pu essere cos riassunto:
CxHyOz + N03-
(25)
(26)
Bisogna sottolineare che la maggior parte dell'azoto, oltre il 90% del totale,
viene rimosso dalla denitrificazione dissimilatoria, mentre il contributo dato dalla
sintesi abbastanza ridotto (circa il 4-10%).
L'azoto dei nitrati in grado di accettare 5 elettroni da una fonte organica che
li perde secondo lo schema:
CxHyOz + H20
N03- + 5H+ + 5e-
---1
---1 C02 + 5 H+ + 5 e
0.5N 2 + 2H 20+ OH- + 86 kcal
(27)
(28)
Tutti i batteri denitrificanti possono utilizzare i nitriti, al posto dei nitrati, come
accettori finali di elettroni, avendo sempre azoto gassoso come prodotto finale.
Per quanto riguarda le vie enzimatiche di trasformazione dei nitrati ad azoto
molecolare, schematicamente riportate qui sotto, vale la pena sottolineare come,
in certe condizioni possa essere effettuato un passaggio a N20, successivamente ridotto ad N2.
+5
N03
---1
+3
N02
+2
NO
---1
---1
+1
NOH
~-.v~
+2
+1
N202 N20
-1
NH20H
o
N2
---1
-3
NH3
(29)
46.
Nello schema indicata anche la via enzimatica relativa all'utilizzo dei nitrati
come fonte di azoto cellulare (denitrificazione assimilativa o assimilazione riduttiva). Tale processo awiene in due stadi: la riduzione dei nitrati a nitriti,
catalizzata da una nitrato riduttasi (come nel caso precedente), e quindi la
riduzione del nitrito ad ammoniaca, probabilmente attraverso la formazione di
idrossilamina (NH20H). Si tratta di un processo abbastanza complesso, che
richiede l'intervento di numerosi enzimi. Ci spiega perch molti microrganismi
che crescono rapidamente in presenza di ammoniaca non usano in alternativa
i nitrati, come fonte di azoto.
La fonte di carbonio, donatrice di elettroni, pu essere il liquame domestico, sia
grezzo che depurato, oppure uno scarico industriale povero di azoto (zuccherifici,
latterie) od un composto organico puro come il saccarosio ed il metanolo.
Queste fonti di carbonio sono caratterizzate da diversa affinit, per cui maggiori
velocit di denitrificazione si ottengono in ordine, con il saccarosio, con il
metanolo, con il liquame grezzo, con il liquame depurato, come indicato in
Fig. 2.13.
Nel campo dei liquami domestici le differenze fra i due liquami sono nell'ordine
delle 1O volte, per cui molto importante utilizzare al massimo il liquame grezzo,
preferibilmente senza sedimentazione primaria, nella vasca di denitrificazione.
In termini di COD, sia utilizzando metanolo che altre fonti organiche, il rapporto
ottimale COD rimosso/nitrato ridotto intorno a 7-8.
Il processo di denitrificazione pu essere condotto in condizioni chimico-fisiche
1
ottimali (pH compreso fra 8 e 8.5, ossigeno disciolto inferiore a 0.5 mg r ,
concentrazione di tossici non rilevante, ecc.) cos da poter realizzare una
reazione limitata solo dalla concentrazione di nitrati presenti. In tali condizioni la
velocit di denitrificazione pu essere descritta con la cinetica di Monod,
considerando l'esigenza di tener conto dell'eventualit di entrambi i substrati
limitanti, sia i nitrati che il 800:
Vr
dove:
VT
Vmax'
Sn
kn
Se
ke
= vmax
Sn
Se
(T-20)
kn + Sn ke + Se <p
(30)
=
=
=
=
r\
47.
riporta valori variabili di velocit
(0.12-0.38 gN03N g-1SSV al giorno), di ks (circa
0.1 mg
con
un coefficiente di
crescita pari a
0.53 (y) ed una
costante di decadimento cellulare
(Kd) variabile fra
~
0.02 e 0.08 giorG
nr1 a 20C.
UJ
Per colture molto
>
eterogenee,
in
cui lo stesso fan0.1
go opera, sia
pure in momenti
diversi, l'ossida10
20
30
zione della soTEMPERATURA (C)
stanza organica,
Fig. 2.13
la nitrificazione e
la denitrificazione,
Velocit di denitrificazione in funzione della temperatura per
si stima che quadiverse fonti di substrato carbonioso: metano/o, liquame
si il 90% dei batgrezzo, liquame depurato
teri possa essere
denitrificante, e si considerano accettabili valori di velocit pari a 0.072 a 20C,
mentre un fango che funziona solamente per la denitrificazione ha una velocit
di 0.25 gN03-N g-1SSV al giorno a 20C, se utilizza metanolo come fonte di
carbonio (Fig. 2.13).
Un fango eterogeneo, infine, che utilizza liquame domestico endogeno come
fonte di carbonio ha invece una velocit pari a 0.0072.
r\
vr
= V2o
<p
(T-20)
(31)
dove <p si pu stimare 1.06 per fanghi attivi denitrificanti con et del fango pari
a 3-6 giorni, e <p = 1.1 circa per colonie denitrificanti su supporto solido. L'effetto
della temperatura sulla velocit di denitrificazione in presenza di metanolo,
liquame domestico grezzo e depurato illustrato in Fig. 2.13, dall'analisi della
quale si pu dedurre come passando da 20C a 1ooc la velocit diminuisca di
3-4 volte.
Durante il processo di riduzione dei nitrati ad azoto gassoso avviene una
produzione di alcalinit di circa 3 gCaC03IN03-N ridotto. In pratica non vi
alcuna tendenza all'innalzamento del pH in quanto controbilanciata dal consumo
di alcalinit che si verifica in vasca di nitrificazione.
l valori tipici dei parametri cinetici relativi a tre diversi substrati carboniosi sono
riportati in Tab. 2.2.
48.
2.2. 1 Criteri di dimensionamento
111
49.
Fig. 2.14
Schema di impianto a due stadi per la rimozione del COD e dell'azoto: DEN
= reattore denitrificatore; N/T = reattore nitrificante; SED = sedimentatore
Tab. 2.2
Valori tipici dei parametri cinetici di denitrificazione per tre diversi substrati
carboniosi
g~ezto
Carbonio
endogeno
0.25
0.07
0.007
0.53
0.8*
0.1
0.1
0.1
1.12
1.06-1.12
1.15
uqu~rrae
1
)
0.02-0.08
Nota: * In pratica si adottano produzioni di fango dello stesso ordine di grandezza dei
fanghi attivi classici
SNoOi
TKN entrante
con l'alimentazione
SN1ROi
NOs-N entrante
col ricircolo
SN1 (R + 1)0i
NOs-N
uscente
dalla nitrificazione
K1SNoOi
N tot rimosso
per sintesi e
bioflocculazione
dove:
SNo
SN1
Oi
K2SNoOi
NOs-N rimosso
per denitrificazione
simultanea
SN111oROi
NOs-N rimosso
per
predenitrificazione
50.
si avr:
1- K
(1 -1ltot) R
1
R
(34)
Poich sia 110 che R sono due incognite, esse verranno ricavate ridefinendo in
altro modo lltot e 110, infatti pi precisamente:
SN 0 - SN1 - SN4- SN5
lltot = ------,...,....,.----SN0
(35)
Questo valore viene introdotto nella (34): imponendo come noti tutti i valori di
azoto in uscita ed il valore di nitrati in uscita dalla predenitrificazione SN2 si
ottiene:
l'lo =
(36)
Le equazioni (35) e (36) costituiscono un sistema col quale imponendo approssimativamente i valori di SN2 e SN1 possiamo determinare le seguenti incognite
110 e R, in particolare:
(37)
51.
(38)
NOs-N
entrante
NOs-N
rimosso per denitrificazione
NOs-N
uscente dalla denitrificazione
(39)
(40)
tN
(42)
ilSS
= MLSS Qi
una volta noto .!lSS che rappresenta la produzione di fango del sistema.
Poich la frazione di batteri nitrificanti copre non pi dell'1-3% della massa secca
del fango, non si commette un grosso errore calcolando la produzione di fango
totale riferita alla sola rimozione della sostanza organica.
Dal punto di vista pratico si pu perci calcolare la produzione di fango come
quella che si otterrebbe da un impianto a fanghi attivi avente un unico reattore
di volume pari alla somma dei due DENITRO + NITRO.
1
Nel campo di valori 0.3 < Ct < 0.7 e 0.25 kgBOD kg- SS per giorno si pu
utilizzare la formula:
(43)
ilSS
ko
--=(y+f)r--.!lBOD
llB Ct
ove (y + f)r funzione della temperatura secondo la:
(y + f)r
= (y
20
(44)
52.
(45)
So
Ct = _M_L_S_S......:(t=--N-+-to-)
si ottiene:
(46)
(47)
SIMBOLOGIA
Oi
3
1
= portata di liquame influente (m giorno- )
So
SNo
r1)
SN1
SN2
SNs
SN4
SNs
K1
K2
MLSS
1
= solidi sospesi nella miscela del fango (mg r )
nitrificazione
r1)
llN
no
llB
lltot
VDmaxT
MLVSS
r1)
Ko
to
Vo
53.
<p D
i}N
flNmaxT
(giornr )
r1)
KN
<pN
tN
VN
~ss
~BODs
Ct
1
= carico del fango (giornr )
(y + f)T
Kd
1
= costante decadimento del fango ('Qiornr )
<j}(y +f)
fN
fv
FS o
FSN
In Tab. 2.3 stato simulato l'effetto della temperatura di progetto sul dimensionamento di un impianto di predenitrificazione-nitrificazione.
Tab. 2.3
Effetto delle temperature sul dimensionamento delle vasche di predenitrificazione
e nitrificazione e sul ricircolo totale [Vismara R., 1998]
fmtJ(),,; qi : rit~l;ziq~e1c
r~~n~~rifi~:z,i 9 n~L
(<>re)
10
13
15
20
1
2
5.62
4.34
3.65
2.37
14.6
11.7
10
6.85
2.27
2.27
2.27
2.27
54.
2.3
Tra i diversi schemi di impianto che possono realizzare questi obiettivi, viene
qui considerato unicamente lo schema anaerobico, anossico, aerobico indicato
in Fig. 1.6.
A tale schema obbediscono, con qualche piccola variante, i cosiddetti processi
commercialmente noti come Phoredox modificato, A2/0, 8ardenpho modificato.
Si tratta di tre reattori biologici in serie seguiti da un unico sedimentatore: ci
significa che uno stesso fango (single sludge system) opera, in momenti diversi,
la rimozione dei tre substrati.
Nel primo reattore miscelato, in condizioni anaerobiche, il fango di ricircolo
proveniente dal sedimentatore rilascia il fosforo che ha assorbito in eccesso nel
reattore aerobico: il reattore anaerobico quindi dedicato al processo di rimozione del fosforo.
Nel secondo reattore anossico, in condizioni di miscelazione, giunge il flusso di
ricircolo della miscela aerata, ricco di nitrati, proveniente dal reattore aerobico.
Qui awiene la denitrificazione con eliminazione di nitrati dalla fase acquosa in
quanto trasformati in azoto gassoso che si libera in atmosfera: questo reattore
agisce attivamente sia rimuovendo l'azoto che la sostanza carboniosa (800,
COD) in quanto anch'essa reagente del processo di denitrificazione.
Nel terzo reattore, miscelato ed aerato, avviene sia la restante rimozione di
sostanza carboniosa (800, COD) che l'assorbimento del fosforo nei fanghi, sia
la trasformazione delle sostanze azotate in nitrato: una parte rilevante della
miscela aerata uscente da tale reattore ritorna nella vasca anossica intermedia
di denitrificazione, per ottenere la rimozione dei nitrati. Il reattore aerobico opera
perci attivamente per la rimozione di tutti i substrati (COD, 800, N, P). La
restante quota di miscela aerata viene awiata al sedimentatore, che separa la
fase acquosa dal fango di ricircolo, il quale viene awiato alla prima vasca
anaerobica ove awerr il rilascio del fosforo.
In conclusione uno stesso fango, nel passare in reattori diversi, opera le seguenti
trasformazioni microbiologiche sequenziali:
un generale adsorbimento di sostanze sospese sui fiocchi (bioflocculazione);
rilascio di fosforo dai fanghi in anaerobiosi;
utilizzo di substrati carboniosi solubili in anaerobiosi;
riduzione dei nitrati e dei nitriti ad azoto gassoso per denitrificazione;
utilizzo di substrati carboniosi solubili biodegradabili in denitrificazione;
111 ossidazione dell'azoto ammoniacale in aerobiosi;
assorbimento di fosforo nei fanghi in aerobiosi.
utilizzo di substrati carboniosi solubili biodegradabili in aerobiosi.
Si schematizza che tali trasformazioni siano operate da quattro gruppi di batteri:
batteri degradatori di sostanza carboniosa;
batteri denitrificanti;
batteri nitrificanti e nitrosanti;
batteri accumulanti il fosforo.
In realt questo schematismo solo una comodit concettuale poich molti
batteri degradatori di sostanza carboniosa sono anche contemporaneamente
denitrificanti e forse addirittura accumulanti fosforo. Di sicuro si pu dire che
solo i batteri nitrificanti/nitrosanti sono un gruppo veramente specializzato.
11111
11111
11111
11111
11111
11111
11111
11111
11111
11111
11111
55.
Inoltre, spesso alcune 11 Certezzen rigidamente teoriche e scientifiche vengono
smentite dalla realt. Pu capitare di rilevare una abbondante scomparsa di
nitrato in condizioni aerobiche, spiegabile solo tramite una denitrificazione che
evidentemente awiene anche in vasca aerobica (mentre una teoria rigida lo
nega). Al contrario, si pu rilevare una parziale nitrificazione anche in denitrificazione, pur in quasi completa assenza di ossigeno disciolto.
In realt non esiste una differenziazione cos rigida delle trasformazioni nelle
diverse vasche, soprattutto se si considera che si opera sempre con lo stesso
fango. Per una migliore comprensione dei diversi meccanismi di trasformazione
elencati, essi verranno ora analizzati separatamente.
RIMOZIONE BIOLOGICA DEL FOSFORO
;;JO,
Poli-P (n
-7
1)
+ ATP
(48)
L'energia necessaria per questa reazione biochimica viene fornita proprio dalla
rottura (depolimerizzazione), catalizzata da enzimi, dei legami chimici dei politosfati. L'ATP cos formato attiva l'acetato assorbito trasformandolo in acetii-fosfato
secondo la reazione:
ATP + CH 3 COOH
-7
ADP + CH 3COO-P
(49)
-7
CH 3CO-CoA + Pi
(50)
Gli ioni fosfati liberati vengono quindi rilasciati nel mezzo liquido. L'acetii-CoA,
molecola chiave del metabolismo cellulare, pu essere quindi utilizzata per la
sintesi del poli-B-idrossibutirrato (PHB). Tale serie di reazioni rappresenta una
via metabolica secondaria: non consente infatti la produzione diretta di ATP o
di altre forme di energia, ma evita il blocco di alcune vie metaboliche principali
per effetto della carenza di NAD+. Il PHB si comporta come accettare di elettroni
e consente la riossidazione di NADH a NAD+. Esso inoltre una sostanza di
riserva allo stato ridotto (e quindi altamente energetica) che non influenza la
pressione osmotica in quanto insolubile. l gruppi carbossilici sono neutralizzati
per esterificazione e pertanto non si ha alcuna influenza neppure sul pH
cellulare. Il fenomeno del rilascio di fosforo in ambiente anaerobico risulta quindi
strettamente legato alla quantit di acetato disponibile in soluzione.
57.
Il PHB non tuttavia l'unica forma di accumulo possibile; negli ultimi anni, grazie
al gran numero di ricerche effettuate in questo campo, sono stati individuati
molti altri composti similari utilizzabili come forme di accumulo, fra le quali risulta
molto frequente il poli-idrossivalerianato (PHV) [Sediak R.I., 1989], costituito a
partire da acetato e propionato assunti dalle cellule batteriche in condizioni
anaerobiche.
L'accumulo di substrato carbonioso in queste condizioni pu essere talmente
elevato da costituire fino al 50% in peso secco della cellula batterica [Martin
G., 1987]. La netta prevalenza di PHB e PHV, come forme di accumulo, inoltre,
sembra indicare la spiccata preferenza dei batteri accumulanti fosforo verso
l'acetato ed il propionato.
ZONA AEROBICA
--7
ADP + Poli-P (n + l)
(51)
58.
o
Ha e-C-OH
acido acetico
AMBIENTE ESTERNO
poly-(P)
TATP
~ADP
acetii-fosfato
P,
HaC-C-OH-0-(P)
Fig. 2.15
Schema del metabolismo dei batteri accumulanti fosforo in condizioni anaerobiche: assorbimento ed accumulo di acetato, idrolisi dei polifosfati e rilascio di
fosforo {modificata da Martin G., 1987]
Riassumendo, quindi:
in fase anaerobica il BOD solubile facilmente biodegradabile viene trasformato,
per fermentazione, in acetato ed in altri acidi organici a basso peso molecolare, ad opera degli eterotrofi facoltativi normalmente presenti in questa
fase. Questi composti vengono assorbiti ed accumulati dai batteri accumulanti
fosforo, sfruttando, a tale scopo, l'energia prodotta dall'idrolisi dei polifosfati
immagazzinati precedentemente, con conseguente rilascio di fosfato inorganico nell'ambiente esterno. In questo modo il substrato assorbito viene trasformato in acetoacetato e accumulato sotto forma di PHB;
111 in fase aerobica, i batteri accumulanti fosforo metabolizzano il substrato
immagazzinato (PHB). Contemporaneamente si verificano i processi di crescita cellulare e la riassunzione di fosforo dall'ambiente esterno in quantit
superiori alle normali esigenze metaboliche, per la ricostituzione delle riserve
di polifosfati.
111
59.
AMBIENTE ESTERNO
CITOPLASMA
(P)
poly-(P)
Fig. 2.16
Schema del metabolismo dei batteri accumulanti fosforo in condizioni aerobiche:
degradazione del PHB e sintesi dei polifosfati [modificata da Martin G., 1987]
La defosfatazione biologica si realizza pertanto nel consentire, mediante l'alternanza di zone anaerobiche ed aerobiche, l'arricchimento dei batteri accumulanti
fosforo e, quindi, l'effettiva eliminazione di fosforo dal sistema mediante la sua
segregazione all'interno delle cellule. Da quanto osservato sul processo di
rimozione biologica del fosforo, appare abbastanza evidente come i parametri
chiave per il successo di tale meccanismo siano:
111 la presenza di una adeguata concentrazione di BOD solubile facilmente
biodegradabile, e
111 condizioni anaerobiche per la sua trasformazione in acidi organici a basso
peso molecolare.
Solo in condizioni anaerobiche, infatti, i batteri accumulanti fosforo risultano
decisamente favoriti rispetto agli altri. In presenza di accettori inorganici di
elettroni, ad esempio nitrati, si avrebbe lo sviluppo di processi di denitrificazione,
operati in parte anche da alcuni dei batteri accumulanti fosforo, che determinerebbero l'instaurarsi di una competizione per l'utilizzo del substrato, sicuramente
t;;U.
nociva per il successo della defosfatazione biologica. Per quanto riguarda gli
aspetti cinetici, gli studi effettuati fino ad oggi hanno permesso di evidenziare
che, in presenza di acetato, la reazione di rilascio di fosforo di ordine zero
rispetto alla concentrazione di acetato, mentre la velocit dipende strettamente
dalla concentrazione di biomassa presente [W.P.C.F., 1983; Sedlak R. 1., 1989].
Nel caso dei liquami domestici, la velocit di rilascio di fosforo strettamente
correlata alla velocit di conversione della frazione organica rapidamente biodegradabile ad acidi volatili effettuata dai microrganismi eterotrofi facoltativi. Tuttavia, poich la velocit di sequestro degli acidi volatili (in particolare di acetato
[Martin G., 1987]} molto pi elevata della velocit di produzione di questi ultimi
da parte degli eterotrofi, l'intero processo completamente regolato dalla cinetica
di quest'ultimo fenomeno [Martin G., 1987; Beccari M. et al., 1990].
CONSIDERAZIONI GESTIONALI
61.
Praticamente
la
defosfatazione biologica si realizza
mediante l'allontanamento dal sistema
di
fango
biologico di supero
arricchito in fosforo.
In un impianto a
fanghi attivi con__j ANAEROBICA 1 ANOSSICA
AEROBICA
venzionale,
che
IL_____J.._ _ _ ___..~._ _ _ _ _ _ _~\
L-
62.
Nella Fig. 2.19 sono invece riportati due grafici, nei quali viene evidenziata la
capacit di rimozione di fosforo dal sistema in funzione della concentrazione di
fosforo in ingresso e del contenuto di fosforo (%) presente nel fango. Appare
infatti evidente come all'aumentare della percentuale di fosforo presente nel
fango, si ottengano concentrazioni di fosforo residuo solubile nell'effluente finale
estremamente basse. Tuttavia, nella stima dell'effettiva rimozione ottenibile, non
deve essere trascurato il notevole effetto legato alla perdita di solidi sospesi
con l'effluente' finale. In questo caso, infatti, il maggiore arricchimento in fosforo
del fango biologico determiner, a parit di solidi sospesi in uscita, l'aumento
della quantit di fosforo totale rilevabile nell'effluente dall'impianto di depurazione.
Questo aspetto sottolinea ancora una volta l'importanza del buon funzionamento
del sedimentatore finale per ottenere, indipendentemente dal tipo di processo
biologico sfruttato a monte, la buona qualit dell'effluente finale, a meno di non
disporre di un trattamento terziario di rimozione dei solidi sospesi.
SEDIMENTAZIONE
In un impianto a fanghi attivi la vasca di sedimentazione si pone come obiettivo
la separazione della fase liquida, che sfiora depurata, dai fanghi, che si
raccolgono sul fondo del sedimentatore; in particolare espleta 3 fondamentali
funzioni:
63.
%P nel fango
l%
~
Cl)
Q)
.~
CII
Q..
.2
Fig. 2.19
A = concentrazione di fosforo solubile in uscita in
funzione delle concentrazioni di fosforo
totale
in
ingresso
e del
contenuto di tostoro nei fanghi, B =
concentrazione di
fosforo sospeso in
uscita in funzione
della concentrazione di solidi
.5
'ii)
Q)
a.
Cl)
ocn
:2
0
(/)
64.
fiocchi legger i
zona di acqua chjara
o"ceneri"
zona di t rans iz i o ne
;:n
zona di compressione
Fig. 2.20
Andamento delle
zone di sedimentazione ed ispessimento
di
una
sospensione
di
fango di concentrazione mag.piore
di 500 mg
lasciata ad addensare in un cilindro di
vetro
[Masotti,
1987]
Nella parte superiore si ha una zona di acqua chiara che, specialmente negli
impianti ad aerazione prolungata, pu presentare fiocchi leggeri (11 ceneri 11 ), sedimentabili solo in tempi lunghi; a questa zona fa seguito una zona di particelle
individuali disperse non sedimentabili, parte delle quali di carattere 11 fioccoso 11 , in
concentrazione tanto pi elevata quanto pi l'impianto opera a carico alto (zona
di 11 Sedimentazione discreta~~ e fioccosa). Attraverso una netta linea di 11 interfacies11 si passa alla zona del fango, con una prima zona di sedimentazione 11 in
massau in cui le particelle, agglomerate fra di loro, interferiscono vicendevolmente
e sedimentano mantenendo la stessa posizione relativa l'una rispetto all'altra,
con velocit praticamente costante dipendente dalla concentrazione, e tanto
minore quanto pi elevata la concentrazione di solidi sospesi, poich sono
pi forti i fenomeni d'interferenza e di rallenta- mento. Nella zona pi bassa, la
concentrazione aumenta: dopo una zona di transizione, in cui la velocit di
sedimentazione diminuisce, si ha la zona di 11 Compressioneu, o 11 Compattazioneu,
o 11 ispessimento 11 , in cui pi elevata la densit e la viscosit della sospensione,
e le particelle, strette a contatto l'una dell'altra e fisicamente sostenute da quelle
pi in basso, tendono ad addensarsi il pi possibile, e ad espellere verso la zona
65.
pi alta l'acqua che le ingloba, attraverso passaggi di tipo tubolare [Masotti,
1987]. Stime precise delle caratteristiche di sedimentabilit del fango vengono
ottenute in fase gestionale, tramite la misura di diversi parametri caratteristici tra i
quali:
VA (volume del fango)
SVI (sludge volume index)
vs (velocit di sedimentazione).
Questi parametri sono descritti in dettaglio al Cap. 6.1.5.
66.
ringhiera
SEZIONE
,r--------
motoriduttore
......
raschiatore cono
PIANTA
immissione
Fig. 2.21
67 .
.P l A N T A
m o ore e r1"d utt oro
~--~.
l
---{
o:
l l
l
: l
l
avvola1tore ca tana
motrice
'
'
-----~~-1
roschiet' o
/---\ l :
\
diruniHvo di
1-
...!l.lll!!!...
r.ti..t.llnR.
SEZIONE
ra~coiJ
schiume e g[IS!
.l..t._hiumatoro rotativo)
i:
f-
1-
olfl11tnte
-~
LONCITUDINALE
SEZIONE TRASVERSALE
motore e
~h
di
Z:IODPmtnto
Fig. 2.22
Tipo di piccola vasca di sedimentazione a pianta rettangolare (a flusso longitudinale), con raccolta meccanica del fango a mezzo di raschiatore a catena [Doc.
Keene, Cit. Masotti, 1987]
68.
Fig. 2.23
Schema del flusso liquido e del
fango nella vasca
di Fig. 2.21
Fig. 2.24
Raschiatori
di
fondo a palette
segmentate
[WPCF, 1985]
Questo parametro, che pu essere per conven- zione depurato o meno della
portata di ricircolo, esprime la portata di liquame che pu attraversare un'unit
di superficie ed in qualche modo legato alla velocit di risalita del flusso
liquido: in realt la velocit ascensionale che conta solamente quella che si
registra in prossimit degli stramazzi. Il carico di solidi superficiale esprime il
carico solido che pu attraversare un'unit di superficie ed dipendente dalla
concentrazione di fango attivo nella miscela aerata.
Il carico di solidi superficiale Cs dato da:
(Qi +Or) MLSS
Cs=---A--dove:
Qi
Qr
MLSS
=
=
=
=
(53)
69.
PIANTA
stramazzo e
--canare_d_iraccolta del
l'effluente
SEZIONE
Fig. 2.25
Tipo di vasca di sedimentazione a pianta circolare, meccanizzata; azionamento
del raschiatore con trazione periferica [doc. Ames-Crosta, cit. Masotti, 1987}
Fig. 2.26
Aspiratori di fondo
del
fango
[WPCF, 1985]
Raggio 19,2 m
l nfluente alimentato con diffusore
a flusso radiale
r------------------------------____.J
Fuoriuscita alimentazione
Effluente 15 mg/1
~-.l
OM
!2
1M
2M
:0
c
o
e
Cl..
3M
3.5M
Fig. 2.27
l)
l l.
Fig. 2.28
Relazione sperimentale fra la
concentrazione di
solidi sospesi registrata
nell'effluente
di
un
impianto a fanghi
attivi, e il carico
superficiale di solidi
sospesi[da
Pflanz, cit. Masotti, 1987]
( Kg SS tm 2tora)
111
~----.--r----.------,---,-----,-----,---::;;..----;
eu
.,
6 +---t---t---t-----l----::~:.__-+--+------1
~ 4+----+--+---~e::__---jf-.-,..,L:.-----l---+--+------4
n;
2+---+~~~~~-~~-~--4--+--~
:l
111
.:
~
0+----+--+--~--~-~--4--+---~
10
20
30
40
50
60
70
80
Il carico di solidi legato alla limpidezza del liquame in uscita (in termini di
SS) come si pu vedere da grafici empirici del tipo indicato in Fig. 2.28.
Naturalmente i valori di SS nell'effluente dipendono direttamente dalle caratteristiche di bioflocculabilit del fango (Cap. 6.1.6) per cui si ottengono diverse
curve per diversi valori di tali indici.
Il flusso di sfioro agli stramazzi esprime la portata che si pu caricare per unit
di lunghezza dello stramazzo ed in qualche modo legato alla velocit ascensionale in prossimit dello stramazzo. Una velocit eccessiva potrebbe trascinare
in superficie i fiocchi pi leggeri e peggiorare le caratteristiche dell'effluente.
Il flusso di sfioro agli stramazzi F dato da:
(54)
dove:
Oi
(55)
dove:
altezza liquida totale
H
h1
strato limpido o di chiarificazione
h2
= strato di accumulo del fango in tempo di pioggia
h3
= strato di sedimentazione
h4
= strato di ispessimento
Per il primo strato I'ATV consiglia un valore superiore ai 50 cm, mentre per lo
strato di sedimentazione, h3, viene suggerita un'altezza variabile, compresa fra
gli 0.8-1 m. Per il corretto dimensionamento dello strato di ispessimento, h4,
viene invece utilizzata la formula:
=
=
h _ MLSS SVI
41000
(56)
dalla quale si deduce facilmente come l'altezza di questo strato dipenda esclusivamente dalle caratteristiche di sedimentabilit dei fanghi e come il valore
72.
Fig. 2.29
Model/izzazione del sedimentatore finale proposta ed adottata dalla A TV [1983].
L'altezza totale utile risulta pertanto dalla somma delle 4 altezze indicate e viene
generalmente stimata pari a circa 3-3.5 metri
_ (X-Xp) V SVI
h2 -
dove:
x
xp
A
V
(57}
500 A
Riassumendo, il dimensionamento del sedimentatore richiede l'applicazione congiunta di questi 4 criteri adottando valori dei parametri desunti da lunghe
esperienze di casi reali [ATV 1987, Manual J.W.P.C. 1977, Masotti 1987].
Fissata quindi un'altezza H non meno di 3.5 m, si calcola la superficie, A,
tramite le:
(58}
oppure
(59)
73.
Tab. 2.4
Riassunto dei criteri dimensionali del sedimentatore per fanghi attivi
2.4
m3m"2 ora1
kg SS m"2
ora" 1
1.5- 2
3- 6
124 - 375
3.5- 5
ore
4- 6
14.
Ossidazione
Ossidazione
Fig. 2.30
Impianto a fanghi attivi per la rimozione del carbonio realizzato su due linee in
parallelo: in particolare sono evidenziati i flussi che consentono di operare su
due impianti completamente separati, soprattutto per quanto attiene ai fanghi.
A
schema di un impianto su due linee a fanghi separati
B = schema idraulico classico di un impianto su due linee
75.
QL liquame
ss = 2 g r 1
SS=2
SS=10gr 1
ss medio = 2 g r 1
QL liquame
...l
...l
...l
...l
Cl
Cl
Cl
Cl
'-n
'-n
'-n
'-n
C'l
C'l
~,
Qric= 0.25 QL
SS=lOgr
....
'-n
Il
(/.'l
(/.'l
C'l
~,
C'l
~,.
C'l!
'-n
("'')
C'i
Il
Il
(/.'l
(/.'l
(/.'l
(/.'l
'-n
'Il
(/.'l
(/.'l
....
ss = 2 g r 1
ss medio= 3.2 g r 1
Fig. 2.31
Impianto step-feed per la rimozione del carbonio a confronto con uno schema
classico di pari volume e di pari portata totali: si nota che lo schema step-feed
consente un aumento della biomassa totale presente di circa il 30%
migliorare l'efficienza dei sedimentatori secondari in quanto diminuisce il carico
di solidi al sedimentatore (kg SS m-2 ora), legato notoriamente alla concentrazione di SS nell'effluente;
1111
il suddetto vantaggio rilevante in caso di acque di pioggia o portate di
punta, quando il carico di solidi pu raddoppiare nel giro di qualche ora.
1111
se esistono pi punti di alimentazione del ricircolo possibile ngiocaren con
un elevato carico del fango iniziale per realizzare i cosiddetti 11 Selettori di
floc-formingn e combattere cos i fenomeni di bulking e foaming.
In Fig. 2.31 sono indicati i vantaggi ottenuti riducendo il carico sul sedimentatore
In Fig. 2.32 rappresentato uno schema step-feed di denitrificazione-nitrificazione dotato di pi punti di alimentazione sia del liquame che del ricircolo dei
fanghi.
1111
76.
---!..----t~
ANA AE
AE
ANA AE
AE
ANA AE
AE
l----D\
A~iANA
,
AE 1 AE
f----
Fig. 2.32
Schemi di impianto a fanghi attivi step-feed nutrient remava/ costituito da due
stadi in serie anossici ed aerati: A) schema operante in tempo secco; B)
Schema operante in tempo di pioggia
77.
3.1
78.
1111
1111
1111
1111
1111
crescita dispersa: i batteri non aderiscono pi gli uni agli altri e la bioflocculazione impedita;
bulking viscoso o zoog/eale: i batteri producono elevate quantit di materiale
extracellulare e danno origine a fiocchi di aspetto gelatinoso che trattengono
notevoli quantit d'acqua;
fiocchi pin point: i fiocchi sono di dimensioni molto ridotte (intorno alle decine
di micron) e producono un effluente torbido, i batteri filamentosi sono praticamente assenti;
rising sludge: risalita e galleggiamento del fango dovuto alla denitrificazione
che awiene sul fondo dei sedimentatori secondari;
schiume biologiche: di colore marrone scuro si presentano sia sulla superficie
dei sedimentatori che dei bacini di areazione.
3.2
Bulking
Il fenomeno del bulking consiste nell'improwiso deterioramento delle caratteristiche di sedimentabilit dei fanghi attivi al punto che essi non si separano
adeguatamente nelle vasche di sedimentazione secondarie, ma anzi cominciano
ad uscire copiosamente con l'effluente trattato. l danni sono immediati comportando un marcato peggioramento delle caratteristiche dell'effluente sia per il
notevole contributo in termini di COD e BOD dovuti ai solidi sospesi, sia per
la concomitante perdita di efficacia del reattore aerobio a causa della diminuzione della concentrazione di fango attivo in vasca.
Questo fenomeno pu manifestarsi cronicamente oppure comparire improwisamente per alcuni giorni. Finch si mantiene entro livelli contenuti, la qualit
dell'effluente finale, in termini di solidi sospesi, torbidit e BODs, risulta migliore
in quanto il letto di fango espanso agisce come una specie di filtro, mentre nel
momento in cui il rigonfiamento tale da determinare la perdita di fango dal
sistema, le caratteristiche di qualit dell'effluente peggiorano notevolmente fino
a compromettere l'efficacia globale di tutto il processo di depurazione.
Oltre a questo tipo di effetto, gi oltremodo negativo ed indesiderabile, occorre
considerare che il fenomeno del bulking, comportando una riduzione del livello
di compattazione, determina anche la riduzione della concentrazione di fango di
ricircolo. A lungo andare, quindi, si possono verificare difficolt nel mantenimento
della concentrazione ottimale di fango in vasca di aerazione, mentre, a causa
della perdita di fango con l'effluente finale, si verifica una diminuzione dell'et
del fango e quindi, come effetto immediato, la riduzione della capacit di
nitrificazione del processo.
Un altro aspetto negativo, legato a questo fenomeno, riguarda invece il fango
di supero prodotto che, oltre ad aumentare in volume proprio per effetto del
rigonfiamento, presenta una minore filtrabilit ed una maggiore resistenza alla
compattazione.
Complessivamente, quindi, il fenomeno del bulking comporta la riduzione della
efficienza del processo di depurazione dei liquami e del trattamento dei fanghi
di supero prodotti.
79.
Tab. 3.1
Disfunzioni degli impianti di depurazione a fanghi attivi (AGAC)
Fiocchi
presenti,
ma
molto
prevalentemente
piccoli, compatti, deboli (pin
point)
senza
struttura
portante (+150%m)
(carenza di macrostruttura)
Presenza
di
sostanze
difficilmente biodegradabili
(ad. es. tensioattivi)
Crescita
eccessiva
di
alcuni batteri filamentosi o
attinomiceti (foaming)
Bulking viscoso:
o bulking non filamentoso:
deficienza di nutrienti a
volte accompagnata da alto
F/M
Bulking filamentoso:
le cause differiscono in
relazione ai microrganismi
dominanti
80.
Mentre un tempo si riteneva che un solo microrganismo filamentoso, Sphaeroti/us natans fosse l'unico responsabile del fenomeno, sul finire degli anni 70 e
i primi degli 80, stato realizzato, da D. Eikelboom il manuale per la caratterizzazione microscopica del fango attivo.
Il manuale consente la classificazione di un gran numero di microrganismi
filamentosi riscontrati in impianti di trattamento biologici e ne riporta 29 gruppi
di cui una parte ascrivibili ad alcuni generi e specie gi noti e riportati nel
Bergey's Manual of Systematic Bacteriology. Tali microrganismi sono: Sphaerotilus natans, Haliscomenobacter hydrossis, Beggiatoa, Thiothrix, Flexibacter,
Streptococcus, Cyanophyc.
La maggior parte dei batteri filamentosi riportati nel manuale riguardante i
microrganismi filamentosi dei fanghi attivi, e che sono contraddistinti con delle
sigle (tipo 021 N, tipo 1701, tipo 0041 ecc.), stata classificata su base
esclusivamente morfologica mediante tecniche microscopiche, senza disporre di
alcuna informazioni sulle loro caratteristiche nutrizionali e biochimiche, non
essendo 1a mggior parte di essi stata isolata in coltura pura e studiati
adeguatamente.
l parametri di controllo del bulkin~ filamentoso sono:
111 l'indice di Mohlman SVI (mi g-);
1
111 l'indice di volume dei fanghi diluito DSVI (mi g- );
111 la lunghezza totale dei filamenti TEFL (!lm mr\
.
t
. det. f'l1amentt. 1nd'tce det. ,J,amentt
~,
. n intersezioni
111 t1 con eggto
!li
Dal punto di vista operativo si ritiene gonfio un fango il cui SVI sia superiore
a 200 mi g-1 ; tuttavia ogni impianto di depurazione caratterizzato da un proprio
valore di SVI ed un valore limite compatibile con un buon funzionamento del
processo: lo SVI limite pu arrivare anche a 300 mi g-1 e dipende dalle
specifiche capacit di quell'impianto .di trattenere fango all'interno dei sedimentatori finali.
Volendo confrontare le caratteristiche di sedimentabilit di fanghi attivi provenienti
da impianti diversi, un parametro analitico ritenuto da numerosi Autori pi
significativo del classico SVI lo SVI diluito o DSVI: esso consente di svincolarsi
dalla variabilit dovuta al diverso contenuto di solidi sospesi delle differenti
miscele aerate considerate e di riportare tutti i fanghi, entro 30 minuti di
sedimentazione, alla fase di compressione finale.
E' stato sperimentalmente dimostrato che il DSVI strettamente correlato con
la lunghezza totale dei filamenti {TEFL).
Nel manuale dell' AGAC descritta la tecnica di conteggio semplificata che
conduce alla determinazione dell'Indice dei filamenti. Lo SVI inizia a crescere
rapidamente, oltre i 100 mi g-1, quando la lunghezza totale dei filamenti supera
7
i 10 jlm mr1; solo da questo punto in poi si pu parlare di influenza negativa
dei filamenti sulla struttura del fiocco e, quindi, sulla sedimentabilit del fango
attivo. Infatti, nella formazione del fiocco di fango sono normalmente presenti
sia batteri definiti '1iocc~formatori" come Zoog/ea, Pseudomonas, Citromonas,
capaci di produrre una matrice gelatinosa esopolisaccaridica, che batteri filamentosi come Sphaerotilus. Questi ultimi sono anzi fondamentali per conferire al
fiocco una "ossatura", per dare al particolato organico, inorganico e batteri una
struttura portante. In assenza d struttura il fiocco piccolo, debole, !ondeggiante,
pu sfaldarsi facilmente e decantare con difficolt. In presenza d un corretto
81.
rapporto '1iocco-formatori"/filamentosi, il fiocco avr dimensioni medi~randi
(0200-1000
J.tm), resister alla turbolenza dell'aerazione, sar abbastanza
pesante per separarsi dal surnatante ed ispessirsi nella fase di sedimentazione,
sar in grado di trattenere, come un filtro, le piccole particelle sospese nell'ac. qua. Quando, invece, i batteri filamentosi si accrescono eccessivamente, si
protendono al di fuori del fiocco creando ponti tra fiocchi oppure dando origine
a fiocchi a maglia larga, leggeri, con ampi spazi vuoti al centro e forma
irregolare, che sedimentano con difficolt (AGAC).
Il fenomeno delle schiume o foaming pu manifestarsi in diverse fasi del
trattamento depurativo (vasche aerate, superficie dei sedimentatori, superficie
della stabilizzazione aerobica o anaerobica del fanghi), pu essere leggero e
facilmente contenibile oppure esplosivo; pu essere cronico od occasionale, ma,
soprattutto, pu avere effetti molto diversi.
Nel manuale AGAC ci si sofferma in particolare sulle schiume associate all'eccessiva crescita di microrganismi quali Nocardia spp., Microthrix parvicel/a e Tipo
1863. La presenza di questi microrganismi all'interno del fango attivo non
comporta necessariamente la comparsa di schiume; quando questo fenomeno
si verifica si forma una schiuma densa, spessa, marrone, difficile da rompere
meccanicamente (ad es. con spruzzi d'acqua) o da abbattere chimicamente, che
pu putrefare nel periodi estivo o gelare in quello invernale, che pu trasferirsi
dalle unit miscelate ai sedimentatori e trascinare solidi sospesi nell'effluente.
Il microrganismo pi frequentemente responsabile di questi episodi Nocardia;
poco si sa invece sulle schiume da M. parvicel/a e Tipo 1863 (AGAC).
STRATEGIE DI CONTROLLO DEL "BULKING"
Le strategie di controllo del fenomeno del bulking sono di vario tipo, ma possono
ricondursi a tre tipi fondamentali:
111 aggiunta di sostanze chimiche con azione tossica o aggregante la biomassa;
modificazioni delle condizioni operative (et dei fanghi, tenore di ossigeno
disciolto in vasca di areazione, correzione delle caratteristiche del liquame
influente, ecc.);
111 modificazioni dello schema dell'impianto con l'introduzione di zone in grado
di influenzare la composizione microbica della biomassa (selettori).
Le cause che portano all'instaurarsi del fenomeno del bulking sono molteplici in
quanto i fattori che determinano la creazione di un ambiente pi favorevole per
la crescita e lo sviluppo dei filamentosi sono numerosi e molto spesso concomitanti. Tutto questo si riflette nella difficolt di scegliere quali interventi effettuare
per contenere gli effetti di tale fenomeno, per curarlo e prevenirlo. Un aiuto in
questo senso pu venire direttamente dall'analisi microscopica e batteriologica,
in quanto lo sviluppo di un certo tipo di organismo filamentoso pu essere
legato ad uno o due fattori specifici, per cui la conoscenza della specie
responsabile del fenomeno pu dare buone indicazioni sulle cause che lo hanno
indotto. La grande attenzione rivolta allo studio di questo fenomeno negli ultimi
venti anni ha permesso di limitare il numero delle cause che, nella maggior
parte dei casi determinano l'instaurarsi del bulking, ai seguenti fattori:
1111
carico organico e ossigeno disciQito;
1111
contenuto di solfuri;
1111
pH;
1111
squilibrio dei nutrienti;
1111
natura del substrato.
82.
Tab. 3.2
Caratteristiche fisiologiche dei microrganismi presenti negli impianti a fanghi attivi
A
B
= "floc-forming";
= filamentosi con
= filamentosi con
media
alta
basso
bassa
alta
media
alta
bassa
alto
alta
bassa
media
media
alta
basso
bassa
bassa
alta
1111
1111
1111
83.
ai filamentosi, almeno fin tanto
che la disponibilit di ossigeno
non ne limita la
sedimentaz.
sedimentaz.
"floc-forming"/elevato
f~~~c:~a c~en~~i~~j ~ ~
di elevate COncentrazioni di Ss
ma con un basso
DO
DO
c:U)
111 u;
gs
V"__. -
DO
i - \ ~\ -fi~m:.t:i~c:s:a~e=e-
"floc-forming"/basso
DO
1----_
~ o 1-f--fL-------'-u------ i
- m
5*'
:g ~
~I
Ss
livello di ossige'O
nazione, i filamentosi a crescita veloce e con
elevata
affinit
verso DO potranno dominare numericamente
i
Fig. 3.1
non filamentosi,
Effetto della concentrazione di substrato solubile (SS) e
la cui velocit di
ossigeno disciolto (DO) sulla velocit di crescita dei microrcrescita risulta diganismi, e sulla sedimentabilit del fango secondo la teoria
minuita per la
di Chiesa e lrvine [Chiesa S. C. et al, 1985}
mancanza di sufficienti concentrazioni di ossigeno, determinando cos un deterioramento delle caratteristiche di
sedimentabilit del fango stesso.
Riassumendo quindi, per bassi valori di carico del fango l'instaurarsi del bulking
sar molto probabile e completamente indipendente dalla concentrazione di
ossigeno.
Per carichi del fango medi e alti, la presenza o l'assenza del bulking sar
funzione della concentrazione di ossigeno mantenuta in vasca di aerazione.
Pur consentendo un notevole passo avanti per la comprensione e soprattutto
la prevenzione del bulking da basso carico del fango e da basso DO, la teoria
proposta da Chiesa e lrvine non altro che l'integrazione di due precedenti
teorie, che, seppur incomplete, fornivano gi buone indicazioni. Infatti gi nel
1973, Chudoba e collaboratori [1973, 1974, 1982, 1985] avevano proposto un
modello per la prevenzione del bulking basato proprio sulle diverse velocit di
crescita dei 11 floc-formingn e dei filamentosi in funzione del carico del fango, pur
senza considerare l'importante influenza esercitata dalla concentrazione di ossigeno. Le conferme sperimentali ottenute avevano inoltre permesso agli autori di
proporre l'uso di un se lettore che. favorisse la crescita dei primi rispetto ai
secondi. Il selettore [Chudoba J. et al., 1973] costituito semplicemente da un
piccolo reattore aerato, alimentato da liquame grezzo e dal fango di ricircolo,
posto a monte della vasca di ossidazione e caratterizzato perci da un elevato
valore di carico del fango. Ci determina lo sviluppo e la dominanza dei
''floc-forming" e quindi la formazione di un fango con buone caratteristiche di
sedimentabilit. In vasca di ossidazione arriva cos un buon fango ed un valore
di Ss relativamente basso, dovuto al fatto che i ''floc-forming" con elevata
costante di semisaturazione nei confronti di Ss (Ks nelle equazioni cinetiche di
Monod) non riescono a ridurre Ss fino a concentrazioni molto basse nel breve
84.
tempo di ritenzione del liquame nel selettore. Qui la concentrazione di substrato
risulta quindi pi accessibile per i filamentosi, caratterizzati da una bassa Ks,
ma questi, nel tempo, non riescono comunque a vincere la competizione con
l'ingente biomassa dei 11 floc-formingll che, seppur con velocit pi lenta, continua
a riprodursi.
L'uso del selettore si rivelato un'utile soluzione impiantistica per la prevenzione
del bulking, non solo in esperimenti di laboratorio [Chudoba J. et al., 1985;
Daigger et al., 1985], ma anche su impianti civili a scala reale [Lee S.E. et al.,
1982].
La comprensione dell'effetto legato alla concentrazione di ossigeno si deve
invece a Palm e collaboratori [1980]: essi rilevarono su impianti pilota che in
concentrazioni di ossigeno molto basse (inferiori agli 0.2 ppm) i filamentosi,
relativamente sottili (1-41-Am) riuscivano a rifornirsi di ossigeno pi facilmente
rispetto ai 11 floc-forming 11 , caratterizzati da forme bastoncellari con diametri compresi tra 100 e 400 j..lm, come ulteriormente comprovato da Tanaka [1985].
Negli anni successivi, inoltre, sperimentazioni condotte da Chambres [1982] e
da Jenkins [Cit. Ekama G. H., 1986] hanno mostrato la validit di un selettore
anaerobico, facente funzioni di un bacino di denitrificazione, per prevenire
fenomeni di bulking negli impianti a nitrificazione completa e quindi in presenza
di alte concentrazioni di nitrati da cui i 11 floc-forming 11 ricavano l'ossigeno necessario per la vita. Ci viene supportato anche dal fatto che i fenomeni di bulking
non si manifesterebbero negli impianti di denitrificazione [Vismara R., 1982] e
che, come dimostrato da Wanner et al. [1987], l'anaerobiosi inibisce la crescita
dei filamentosi, in quanto alcuni di essi, in queste condizioni non sono in grado
di utilizzare il substrato disponibile.
L'unica situazione ancora inspiegabile secondo la teoria di Chiesa e lrvine
rappresentata dagli impianti di rimozione biologica del fosforo e dell'azoto, dove
a monte della va~ca di ossidazione si ritrovano, in sequenza, un reattore
anaerobico ed uno anossico [Ekama G. A. et al., 1986; Masotti L., 1987]. Nel
bacino anaerobico, ad elevato carico del fango, buona parte degli acidi organici
a basso peso molecolare presenti nel liquame o prodottisi per degradazione
verrebbero sequestrati dagli organismi accumulanti fosforo (per es. Acinetobacter,
un 11 floc-forming 11 ), e solo una piccola parte di substrato solubile biodegradabile
(Ss) passa nel successivo bacino anossico o aerobico, disponibile per i filamentosi. Eppure, molto spesso, contrariamente a quanto prevedibile sulla base della
teoria precedentemente esposta, in questo tipo di impianti si registrano fenomeni
di bulking da basso carico. Una prima spiegazione per questo caso, poteva
venire dalla teoria idrolitica formulata dalla IAWPRC [Dold P. L. et al., 1985]
secondo la quale il considerare solo ed esclusivamente la concentrazione di
substrato solubile biodegradabile (Ss) porta ad errori di stima dei valori delle
costanti cinetiche in quanto, in realt, anche il COD biodegradabile particolato
(Sp) viene idrolizzato e solubilizzato ad opera dei batteri, anche se con velocit
pi lenta variabile tra 1/7 ed 1/12 della velocit di utilizzo di substrato solubile
di cui si nutrono gli eterotrofi. In un sistema per la rimozione di fosforo e azoto,
la velocit di idrolisi praticamente nulla nel reattore anaerobico, mentre nel
reattore anossico circa il 40% di quella che si realizza nella vasca di
ossidazione vera e propria. Secondo la teoria IAWPRC, quindi la maggior parte
di Sp passa nel reattore aerobico dove viene idrolizzata all'80-90%, determinando cos lo sviluppo dei filamentosi e del bulking. La stessa situazione dovrebbe
per verificarsi in un reattore completamente miscelato dotato di selettore,
85.
situazione che non mai stata sperimentalmente verificata. Questa incongruenza
ha stimolato l'interesse scientifico ed ha recentemente portato ad una revisione
della teoria di Chiesa ed lrvine. Sembrerebbe infatti [Ekama G. A. et al., 1986]
che la presenza di un elevato carico del fango permetta la selezione dei
11
floc-formingn essenzialmente perch ne stimola l'aumento della velocit massima
di crescita, flmax.
E' stato infatti verificato che i 11 floc-formingn isolati da un reattore completamente
miscelato dotato di selettore o 11 intermittently fed fili and drawn (IFDD anch'esso
caratterizzato da un elevato carico del fango iniziale), ed anche da un reattore
che associ ad un'elevata concentrazione di Ss, un elevato tenore di nitrati,
presentano velocit massime di crescita molto superiori rispetto agli analoghi
provenienti da un normale reattore completamente miscelato, a basso carico del
fango.
Inoltre, sempre dagli stessi autori stato osservato che mettendo i fanghi
prodotti nel reattore completamente miscelato in uno dotato di selettore o IFDD
si osserva la rapida stimolazione della velocit massima di crescita dei 11 floc-forming11, mentre 11 floc-formingn ad elevata flmax trasferiti in un reattore completamente miscelato perdono questa loro caratteristica solo molto lentamente nel
tempo.
Da quanto osservato sembrerebbe perci che l'efficacia del selettore nella
prevenzione del bulking sia dovuta al fatto che, grazie alle elevate concentrazioni
di Ss che vi si riscontrano, viene stimolato l'aumento della velocit massima di
crescita dei 11floc-formingn. Sarebbe proprio questa caratteristica a permettere loro
di vincere la competizione con i filamentosi che si realizza nella successiva
vasca di ossidazione, a basso carico del fango ed in condizioni ottimali di
ossigeno.
Viceversa, nei sistemi a rimozione biologica di fosforo e azoto, si osserva
frequentemente bulking in quanto a livello dei reattore anaerobico la maggior
parte del COD solubile viene rimosso dai batteri che accumulano fosforo [Wilder
P.A. et al., 1987], dei quali si verifica l'arricchimento e non si realizzerebbe
perci la stimolazione di elevate velocit di crescita per i 11 floc-forming 11 . Per il
controllo simultaneo delle caratteristiche di sedimentabilit e della rimozione del
fosforo, Wilder e Dettmer [1987] suggeriscono di inviare 2/3 della portata
entrante (liquame e fango di ricircolo) ad un selettore anaerobico, determinando
cos l'arricchimento selettivo dei batteri accumulanti fosforo, mentre il rimanente
dovrebbe essere inviato ad un selettore aerato, per permettere l'arricchimento
selettivo dei 11floc-formingn.
Per quanto riguarda l'effetto pi specifico esercitato dall'ossigeno, stato dimostrato [Facchini S., 1984; Wanner J. et al., 1987] che la presenza in quantit
adeguate (2 ppm) o l'assenza totale consentono la soppressione di alcuni
organismi filamentosi, grazie alle differenze metaboliche esistenti tra questi ed i
11 floc-forming 11 .
86.
Tab. 3.3
Linee guida per la possibile soluzione del problema bulking
CRONICO
- Ricerca cause
- Analisi microscopica
ACUTO
- Clorazione ricircolo
- Polielettrolitalflocculanti
...
Bulkingda
basso DO
Bulking
da bassa
F/M
Bulking da
solfuri
Liquame
settico
Bulking da
deficit di
nutrienti
Bulking
da basso
pH
>aerazione
<MLSS
>aerazione
Dosaggio di
nutrienti
Correzione
delpH
<F/M,
<spurgo
plug~tlow
dosaggio
ossidanti in
ingresso
se lettore
87.
ossidazione, siano molto superiori rispetto a quelle necessarie per prevenire
l'instaurarsi del fenomeno [Lau A. O. et al., 1984; Neethling J. B. et al., 1985].
Ci trova spiegazione nel fatto che S. natans e soprattutto Tipo 1701, responsabili del bulking da basso DO, determinano lo sviluppo di fiocchi con dimensioni
maggiori, causando cos l'ulteriore riduzione del livello di ossigeno presente
all'interno del fiocco stesso.
In altri casi si rivelato utile anche tenere l'impianto in anaerobiosi per 24 ore
[Pasveer A., 1963], in quanto molti dei microrganismi filamentosi un metabolismo
strettamente aerobico, mentre, come .dimostrato da Facchini [1984], i 11 floc-formingu non risentono eccessivamente di una situazione anaerobica fino ad un
massimo di 150 ore. E' stato inoltre dimostrato [Gasser J.A., 1987] che
mantenere in vasca, per alcune ore del giorno, condizioni anossiche risulta un
mezzo efficace per il controllo delle schiume prodotte da Nocardia. Molto utile
si rivelato in alcuni casi il dosaggio in vasca di proteine solubili [Buodo C,
1984] che, contribuendo al bilanciamento dei nutrienti tendono ad eliminare una
delle possibili cause che favoriscono la crescita dei filamentosi. Ancora, stata
riportata [Carbobio, 1984; Daelli M., 1984; Sounders F., 1987] l'efficacia del
dosaggio in vasca di ceppi batterici selezionati e liofilizzati.
Lo sviluppo delle biotecnologie ha permesso infatti la selezione e la produzione
in serie di ceppi batterici in grado di produrre una gamma complessa di enzimi
che sembrano ostacolare la crescita dei filamentosi. Vengono consigliati dosaggi
variabili da 0.25 a 5 kg/1 000 kgSS, per circa 20 giorni [Carbobio, 1984; Daelli
M., 1984].
Va precisato che la letteratura internazionale non ricca di documentazione
circa l'efficacia dei ceppi attualmente disponibili.
Il sistema pi immediato per ottenere l'addensamento del fango consiste, a
prescindere dalle modificazioni microbiologiche del fiocco, nel ricorso a trattamenti di flocculazione che consentono, tramite additivi chimici di facilitare la
sedimentazione ed evitare la fuoriuscita dei fanghi dagli sfioratori. Sono particolarmente efficaci al riguardo i polielettroliti cationici, a dosi di 1-2 ppm all'uscita
della vasca di aerazione: il polielettrolita, diversamente dal flocculante, non
provoca variazioni di pH, n effetti tossici del metallo, n incrementi della
produzione di fango; per questo motivo preferito soprattutto nei sistemi a
nitrificazione, che sono molto sensibili al pH acido e ai tossici.
Un effetto controproducente dell'eccessivo dosaggio di polielettroliti cationici (oltre
i 10 ppm), pu essere dato dal notevole abbassamento del coefficiente di
scambio dell'ossigeno aria/liquame, dovuto alla variazione di viscosit di quest'ultimo. Gli effetti dei flocculanti si rilevano gi dopo due giorni dall'inizio del
trattamento e possono permanere anche molti giorni dopo la cessazione del
dosaggio. In alcuni casi si ottengono buoni risultati con cloruro ferrico (dosi fino
a 50 mg r1) almeno fino a quando tale additivo non comporta eccessivi
abbassamenti di pH.
Come si vede, non esiste una ricetta sicura per risolvere il problema, ma
piuttosto una serie di possibili tentativi che in alcuni casi hanno sortito un buon
esito. Se l'effetto di bulking veramente temporaneo e accidentale, il fango
manterr le sue buone caratteristiche anche diversi mesi dopo che stata
sospesa ogni aggiunta di additivi. Diversamente, se si tratta di bulking cronico,
le sue caratteristiche torneranno a peggiorare nell'arco di un mese. A questo
punto bisogna scegliere se operare sempre con dosaggi di additivi o ricercare
le cause del fenomeno e rimuoverle.
88.
ELEVATE CONCENTRAZIONI DI SOLFURI
Vi sono stati molti casi di bulking provocati sicuramente dai solfuri liberati
dall'acqua del fango dei digestori anaerobici o da fanghi di fosse settiche, cos
come da scarichi di cartiera al solfito. Ci risulta essenzialmente dovuto al fatto
che, a differenza dei "floc-forming" alcuni batteri filamentosi sono in grado di
ricavare energia dall'ossidazione dei solfuri e di acidi organici a basso peso
molecolare (acetico e propionico) tipicamente presenti nei tipi di acque suddette
[Richard M. et al., 1985]. A livello gestionale, pu quindi risultare utile effettuare
un ricircolo graduale dell'acqua del fango prodotta durante la fase di trattamento
fanghi.
CASI DI BULKING CRONICO
89.
sia direttamente dagli insediamenti industriali, sia spesso, abusivamente da
autocisterne del servizio spurghi. A questo proposito, indispensabile che,
nell'ambito di ogni impianto civile, tali servizi privati siano regolamentati e
controllato. Sia gli spurghi delle fosse settiche che dei residui industriali,
possono, tramite saggi di tossicit, essere accettati all'impianto, ma devono
esservi addotti in continuo ed a piccole quantit, onde evitare ogni rischio di
shock. La gestione di questi servizi deve perci essere assunta dai gestori
dell'impianto di depurazione stesso. La stessa prassi di dosaggio continuo
deve essere applicata al trattamento del surnatante di digestione anaerobica.
DEFICIT DI NUTRIENTI
Tab. 3.4
Andamento dello SVI in funzione del tipo di substrato, con o senza se/ettore
(Ct = 0.60 kg BOD kgSS- 1 cf 1, MLSS = 1.5 g f 1) [Chudoba J. et al., 1985]
Glucosio
Acido citrico
Fenolo
Galattosio
700(a)
700(a)
296 196
130 25
57
55
28
15
62 13
70 22
90.
NATURA DEL SUBSTRATO
E' ormai certa l'influenza di questo parametro sulle caratteristiche di sedimentabilit dei fanghi. Chuboda et al. [1985], durante gli esperimenti condotti per
verificare la validit del selettore per la prevenzione del bulking, hanno saggiato
l'effetto di 4 diversi tipi di substrato. Dai risultati ottenuti riportati in Tab. 3.4 si
evidenze come, mentre in un reattore completamente miscelato il valore dello
SVI varia da 130 a 700 mi g-1 in funzione del tipo di substrato, nel reattore
dotato d selettore si mantiene sempre inferiore ai 100 mi g"1, indipendentemente
da questo parametro. Anche Chiesa e lrvine [1985] durante le prove sperimentali
effettuate si erano resi conto che quando il, liquame era costituito da composti
ad alto peso molecolare non era necessario l'uso del selettore per controllare
l'instaurarsi del fenomeno del bulking, in quanto il sistema evolveva spontaneamente verso la dominanza dei "floc-forming". E' stato altres dimostrato [Richard
M. et al., 1985] come alcuni organismi filamentosi risultino favoriti in presenza
di sostanze carboniose, anche complesse, e quindi tendano a dare origine a
fenomeni di bulking soprattutto in presenza di alcuni tipi di liquami, come ad
esempio, quelli provenienti da birrerie, distillerie, industrie alimentari, produzioni
di pasta e carta.
E' bene infine sottolineare come, soprattutto nei casi di bulking cronico, l'analisi
microscopica e l'identificazione degli organismi responsabili del fenomeno possa
fornire reali ed utili indicazioni. Una volta individuate le cause, si potr quindi
operare in modo da evitare l'instaurarsi di tale fenomeno. Data la notevole
influenza della natura del liquame sull'eventualit di tale manifestazione sarebbe
opportuno, in fase di progettazione, o, laddove sia possibile, di ristrutturazione,
pensare a soluzioni impiantistiche che permettano di favorire la selezione dei
"floc-forming" rispetto ai filamentosi. Come gi detto, ci pu essere ottenuto
creando un bacino selettore con elevato carico del fango rispetto alle condizioni
della successiva vasca di ossidazione.
L'analisi microscopica e batteriologica ha evidenziato che (Tab. 3.5) lo sviluppo
di un certo tipo di- organismo filamentoso legato ad uno o due fattori specifici,
per cui la conoscenza della specie responsabile del fenomeno pu dare buone
indicazioni sulle cause che lo hanno indotto.
Tab. 3.5
Microrganismi filamentosi associati a diverse condizioni operative
Tipo 1701,
hydrossis
Basso carico
Carenza di nutrienti
Basso pH
Funghi
Sphaerotilus natans,
Ha/iscomenotbacter
91.
Mentre quindi alcuni tipi di bulking sono facilmente individuabili e risolvi bili (da
basso ossigeno disciolto, carenza di nutrienti basso pH), decisamente pi
complesso si presenta il quadro quando il bulking causato dai cosiddetti
microrganismi da basso carico.
In genere si ritiene che motivi cinetici siano alla base dell'affermarsi del
microrganismo filamentoso rispetto al fiocco formatore. In altri termini questa
ipotesi prevede che i due microrganismi, 11floc-formingn e filamentoso, competano
per lo stesso substrato carbonioso.
l SELETTORI
Tab. 3.6
Sintesi del risultati ottenuti con diversi tipi di se/ettore su 4 gruppi di batteri
filamentosi [Modificato da Wanner, 1991]
(S. natans)
(Tipo 1701)
efficace
efficace
efficace
(Tipo 021 N)
(Thriothrix)
efficace
efficace
efficace
(M. parvicella)
(Tipo 0092)
(N. limico/a)
non efficace
non efficace
(o stimolante
a bassa
temp.)
non efficace
(o stimolante)
(Nocardia)
effetto non
chiaro
effetto non
chiaro o
efficace
effetto non
chiaro o
efficace
92.
Fig. 3.2
Se/ettore, S, posto a monte di una vasca e fanghi attivi.
VA: i = influente; e = effluente; FR = fango di ricircolo
Infatti,
specialmente se si devono
risolvere
problemi di bulking da basso
F/M, un selettore
troppo
piccolo
potrebbe non rimuovere la maggior parte del
substrato ed un
selettore troppo
grande potrebbe
ricreare condizio-
3.3
Rising
Con questo termine si intende il fenomeno per cui i fanghi galleggiano nel
sedimentatore finale e, a seconda dell'entit del fenomeno, possono anche
formare grossi strati (fino a 20 e pi cm).
Il rising si manifesta in quegli impianti ove il basso carico del fango e l'elevata
concentrazione di azoto (> 50 mg 1) favoriscono una attiva nitrificazione,
oppure, nel caso in cui il liquame in arrivo sia gi di per s ricco di nitrati o
nitriti. La causa della risalita da imputarsi alla denitrificazione batterica che si
instaura nel fango sul fondo del sedimentatore, col risultato che grossi blocchi,
ricchi di bollicine di azoto, risalgono alla superficie ed "esplodono" allargandosi
in chiazze scure. Tale fenomeno facilitato in quei casi ove l'impianto funziona
sovradimensionato, per cui il tempo di ritenzione del fango nel sedimentatore
supera le 5 ore. Nel tentativo di eliminare il galleggiamento di fango sul
sedimentatore si consiglia di provare ad attuare due interventi, in alternativa o
in parallelo.
93.
Contemporaneamente necessario mantenere uno strato di fango ispessito
in sedimentazione abbastanza basso (< 30 cm) agendo sullo spurgo di fango.
La soluzione migliore consiste nel sostituire le lame raschianti con gli aspiratori di fondo.
3.4
Pin-point
Si definisce in tal modo un fenomeno di sfaldamento del fiocco, che normalmente si manifesta a bassi valori del carico del fango, Ct, e d origine ad un
effluente ricco di piccoli solidi sospesi e quindi di BOD ma in genere non torbido.
Un fenomeno leggermente diverso, la deflocculazione, si manifesta quando, oltre
all'aumento di solidi sospesi nel surnatante, questi anche torbido.
94.
Un elevato tenore di solidi sospesi in uscita, SSu, provoca un innalzamento del
BOD con una correlazione del tipo:
BOD =a+ b SSu
Dove:
a
= 3-8 mg
= 0.4-0.7
( 1)
r1
Alcuni autori misurano il grado di flocculazione dei fanghi dalla quantit di solidi
sospesi persi nel surnatante di sedimentazione.
Un buon fango non dovrebbe perdere pi del 2% dei solidi in aerazione, MLSS,
il che significa normalmente una concentrazione di solidi sospesi nell'effluente
SSu :::; 20-30 mg r1. Generalmente il fenomeno di pin-point si manifesta a bassi
carichi di fango (Ct < 0.2).
La rottura dei fiocchi provocata anche da effetti tossici di metalli o disinfettanti
anche se, curiosamente, alcuni di essi (Hg, Cd, Zn) hanno rivelato una qualche
capacit di recuperare fanghi affetti da bulking. Per controllare il pin-point pu
essere efficace un dosaggio di 1-2 ppm di polielettrolita cationico.
L'indice di bioflocculazione IB (Cap. 6.1.6) stato proposto per quantificare il
fenomeno.
3.5
Un altro dei problemi associati agli impianti a fanghi attivi e successive modificazioni rappresentato dalla formazione di schiume sia a livello dei reattori
biologici che dei sedimentatori.
Tale problema, molto diffuso, presenta sfaccettature molto diverse in funzione
del tipo di schiuma formatasi, tanto da poter essere schematicamente suddiviso
come segue [Jenkins D. et al., 1986]:
- schiuma leggera, bianco grigia
tipica degli impianti in fase di awiamento od eccessivamente caricati (et del
fango estremamente bassa). Sembra essere legata alla presenza di sostanza
organica, con caratteristiche tensioattive, che non ha ancora subito processi
di degradazione. Mentre nel primo caso il fenomeno si annulla non appena
il processo si stabilizza, nel secondo occorre intervenire a livello gestionale,
riducendo il carico del fango applicato.
1111
1111
95.
diverse fasi del trattamento fanghi (ispessimento, digestione, disidratazione).
In questo caso l'osservazione al microscopio consente di evidenziare le
particelle amorfe responsabili del fenomeno.
1111
1111
96.
tende a rendere idrofobo l'intero fiocco rendendone cos possibile la flottazione.
Sembra inoltre capace di produrre sostanze a carattere tensioattivo durante la
metabolizzazione degli idrocarburi [Tandoi V., 1989]. La schiuma prodotta ha
una composizione notevolmente diversa da quella della miscela aerata sottostante. Essa costituita da fiocchi di fango ricchi di Nocardia e da bolle d'aria;
il contenuto di aria significativo come evidenziabile dalla densit della schiuma
tipicamente pari a o. 7 kg r1.
Tale schiuma contiene da 10 a 100 volte pi Nocardia della miscela aerata
sottostante ed un elevatissimo tenore di solidi sospesi (4-6%). Anche la concentrazione di lipidi notevolmente diversa: nella schiuma si ritrovano in quantit
decisamente elevate, fino al 40% in peso secco contro il 5-10% p.s. tipico di
un fango attivo normale.
Il fenomeno del foaming da Nocardia stato registrato in tutti i tipi di impianti,
civili, industriali e misti, sia con reattore completamente miscelato che con flusso
a pistone. Non associabile a particolari condizioni di esercizio in quanto gravi
episodi di foaming si sono verificati per valori di carico ed et del fango
estremamente variabile: da 0.1 a 0.7 kg kg" 1 d-1 e da 1.8 a > 30 d rispettivamente. La possibilit di un'eccessiva proliferazione di questo batterio sembra
tuttavia legata a due caratteristiche del liquame in ingresso: alta temperatura
(18C) ed elevato tenore di oli e grassi. La formazione di schiuma e stata
osservata anche in condizioni anaerobiche, nonostante Nocardia sia strettamente
aerobia ed incapace, di assimilare substrato carbonioso in queste condizioni
[Tandoi V., 1989].
La gravit del fenomeno pu essere molto diversa in funzione delle condizioni
ambientali; un aumento della temperatura del liquame o della quantit di aria
immessa in vasca provoca l'aumento dello strato di schiuma, mentre per valori
di pH leggermente pi bassi del normale, come possono verificarsi ad esempio
nella fase di nitrificazione, la schiuma appare meno intensa.
Per quanto riguarda il controllo, si riportano alcuni dei possibili tentativi che, in
alcuni casi, hanno avuto successo:
97.
mentre gli spruzzi d'acqua, magari clorata, sembrano avere qualche effetto,
principalmente dovuto a rottura meccanica della schiuma. Proprio per questo
motivo occorre generare uno spruzzo decisamente pi forte di quello comunemente utilizzato per il controllo del rising;
spegnimento del sistema di aerazione per alcune ore.
Ha una certa efficacia nel controllo della schiuma semplicemente perch ne
riduce lo spessore. Tale metodo, per, deve essere seguito con grande
attenzione, meglio se nelle ore di portata minima, cercando di evitare di
compromettere l'efficacia del trattamento e di favorire l'insorgenza di fenomeni
di bulking;
99.
4. PARAMETRI DI REGOLAZIONE
Sono parametri la cui variazione pu essere immediatamente trasferita in
operazioni di regolazione di flussi o di macchine all'interno del processo (ad
esempio le portate di ricircolo o le portate di aria).
La regolazione di questi parametri viene comandata da inputs provenienti da
messaggi (aumenta/diminuisci) forniti dai parametri di autocontrollo.
4.1
Portate di ricircolo
8
2
Fig. 4.1
Schema di impianto per la rimozione di sostanze carboniose. Legenda: 1 =
ingresso /iquame; 2 = vasca di aerazione; 3 = uscita miscela aerata; 4 = uscita
liquame decantato; 5 = ricircolo dei fanghi; 6 = sedimentatore con strato di
fango ispessito; 8 = liquame + fango di ricircolo
4.1.1.1
( 1)
100.
"'C
Cl
~..c:
E .:
g;;
o...- o...-
~o
a.
o~-L--L-~--L-~~~~~~~~~~~o
12
giorno
10
12
IO
notte
12
giorno
Tempo
Fig. 4.2
Variabilit della concentrazione di solidi nel reattore, MLSS,
al variare della portata oraria [WPCF, 1977]
3000
4000
5000
MLSS Cmg/1)
Fig. 4.3
La concentrazione di solidi in aerazione non pu superare
un certo tenore massimo MLSS dettato dal massimo rapporto di ricircolo ottenibile R e dal tenore di solidi sospesi
nel fango di ricircolo SSr [cit. Vismara R., 1988]
continua di MLSS, SSr, Oi; cosa difficile, ma realizzabile.
101.
CRITERIO DELLA PORTATA PROPORZIONALE
102.
11
10
7
2
9
5
Fig. 4.4
Schema di impianto per la rimozione di sostanze carboniose e dell'azoto.
Legenda: 1 = ingresso liquame; 2 = vasca di aerazione; 3 = uscita miscela
aerata; 4 = uscita liquame decantato; 5 = ricircolo dei tanghi; 6 = sedimentatore
con strato di tango ispessito; 7 = vasca di denitrificazione anossica; 8 = liquame
+ tango di ricircolo; 9 = ricircolo miscela nitriticata aerata 1O = ingresso liquame
+ fango di ricircolo + miscela nitrificata aerata; 11
uscita miscela denitrificata
4.1.2.1
4.1.2.2
La portata di miscela aerata da ricircolare in testa alla vasca di predenitrificazione (n. 9) deve soddisfare:
l'esigenza di convogliare la maggior parte dei nitrati prodotti dalla vasca n.
2 nella vasca di predenitrificazione n. 7;
l'esigenza di convogliare la quantit pi bassa possibile di ossigeno nella
vasca di predenitrificazione n. 7;
l'esigenza di non sprecare energia inutilmente.
103.
La portata Oa di miscela
aerata da ricircolare in
testa alla vasca di predenitrificazione influenzata da:
l'efficienza di predenitrificazione richiesta,
77tot
.8
.6
..!.:._1S_ _, =R
17]tot
no;
77o
.4
.2
Fig. 4.5
Il rendimento totale di rimozione dell'azoto, r}tot dipende dal prodotto tra rapporto di ricircolo e rendimento di predenitrificazione Rtlo, secondo la formula
(34) Cap. 2.2.1
(5)
dove:
K = K1 + K2.
l valori di K1 e K2 sono ricavabili solo dalla pratica e poco codificabili. In Fig.
4.5 riportato un grafico basato su valori credibili di K = 4.
11
10
12
7
9
5
Fig. 4.6
Schema di impianto per la rimozione di sostanze carboniose, del fosforo e
dell'azoto. Legenda: 1 = ingresso liquame; 2 = vasca di aerazione; 3 = uscita
miscela aerata; 4 = uscita liquame decantato; 5 = ricircolo dei fanghi; 6 =
sedimentatore con strato .di fango ispessito; 7 = vasca di denitrificazione anossica; 8 = /iquame + fango di ricircolo; 9 = ricircolo miscela nitrificata aerata 1O
= ingresso liquame + fango di ricircolo + miscela nitrificata aerata; 11 = uscita
miscela denitrificata; 12 = vasca anaerobica di rilascio del fosforo
104.
4.1.3.1
4.1.3.2
Per quanto attiene la portata della miscela aerata valgono gli stessi criteri gi
enunciati al Cap. 4.1.2.
4.2
A livello teorico la quantit di ossigeno che deve essere trasferita alla miscela
aerata per il corretto funzionamento del processo biologico di depurazione
corrisponde, come evidenziato al Cap. 6.1.11.6, alla quantit teorica richiesta dai
microrganismi.
105.
Naturalmente, per il dimensionamento dei dispositivo di aerazione, occorrer
tener conto anche di alcuni fattori operativi di sicurezza, in particolare delle punte
di carico, della concentrazione di ossigeno da mantenere in vasca, della
variazione di temperatura del liquame ma soprattutto dell'efficienza del sistema
di ossigenazione scelto.
Le prestazioni caratteristiche delle apparecchiatura sono generalmente riferite a
condizioni standard di temperatura, pressione, acqua pulita e concentrazioni
iniziali nulle di ossigeno disciolto, per cui opportuni coefficienti devono essere
introdtti per ricavare l'effettiva potenzialit delle macchine riferita alle reali
condizioni operative.
Esistono sostanzialmente 2 sistemi di aerazione:
superficiale meccanica;
111 ad aria insufflata.
In entrambi i casi, la velocit di ossigenazione degli aeratori, espressa come
variazione della concentrazione di ossigeno disciolto (OD) nel tempo, regolata
dalla legge di Fick:
111
(6)
dove:
dC/dt
r\
c= o
111
111
111
T= 20C
P= 760 mm Hg
(7)
dove:
OCst
KLa
2
Cs
r1;
OC = K OCst
dove K, rendimento di ossigenazione, dato da:
m"3)
(8)
106.
=a
1.024(T-2o)
~8 (Cst- C)
(9)
20
C st
dove:
107.
Fig. 4.7
Schema della circolazione idraulica realizzata da
una elica (impropriamente
detta
turbina)ad aerazione superficiale.
Legenda: 1= elica
superficiale; 2 =
motore elettrico;
3
riduttore; 4
entrata aria; 5 =
cono di direzione
[doc. Pane/li, cit.
Masotti, 1987]
In questo caso (Fig. 4.8) la casa costruttrce fornisce l'andamento della capacit
3
di ossigenazione nominale riferita ai consumi di aria (g m" ) in funzione della
profondit, relativa al tipo di bolle (piccole, medie o grosse) ottenibili dal sistema.
A volte viene invece indicato, sempre in funzione della profondit, l'andamento
della percentuale di assorbimento dell'ossigeno. Da questo valore, ricordando
che in condizioni standard 1 m3 di aria contiene 280 g di ossigeno, si pu
ricavare il valore di OCst riferito ai consumi d'aria.
Come per il sistema precedente, una volta scelti a e T ed il corretto valore
di saturazione, si ricava il rendimento, K, del dispositivo e quindi i grammi di
3
ossigeno per m di aria forniti in condizioni operative:
OC = K OC 8 t
(11)
108.
Fig. 4.8
109.
m1mmo carico inquinante a punte m1n1me corrispondenti al massimo carico
inquinante. Ci significa spreco energetico nel primo caso ed inadeguatezza
verso le richieste biologiche di ossigeno nel secondo. La soluzione ottimale
sarebbe owiamente la regolazione in continuo della portata di ossigeno trasferita. Dal punto di vista pratico ci significa utilizzare la concentrazione di OD
registrato in continuo nelle vasche aerate come parametro di autoregolazione,
in grado cio di inviare segnali del tipo uaumenta/diminuisciu ai dispositivi di
aerazione e modificare cos la quantit di ossigeno trasferita (parametro di
regolazione). La frequenza di regolazione dipender pertanto solo dai valori
soglia attribuiti al parametro di autocontrollo: ampio intervallo = regolazione poco
frequente; piccolo intervallo = regolazione molto frequente.
La regolazione molto frequente o continua pu essere effettuata semplicemente
agendo sulla valvola di mandata, nel caso delle soffianti centrifughe. In tutti gli
altri casi risulta indispensabile l'adozione di motori a velocit variabile, molto
complessi e costosi.
La regolazione discontinua pu essere ottenuta con tutti i dispositivi, temporizzandone il funzionamento sulla base del carico in ingresso. Questa pratica deve
tuttavia essere eseguita con particolare cura, soprattutto nei periodi a basso
carico. Spegnendo l'aeratore viene infatti a mancare anche la sua funzione di
rimescolamento; il fango tende a sedimentare sul fondo e, ispessendosi, fatica
a tornare in sospensione una volta ripresa l'aerazione. A questo livello, inoltre,
possono instaurarsi condizioni favorevoli allo sviluppo di processi di denitrificazione che se da un lato pu essere positivo, dall'altro pu creare problemi di
sedimentabilit (rising).
4.3
VsSSs
Dove:
= Et del fango
-&c
J..lmax
Ks
Vs
r1)
110.
01, Qw
SSs,SSE,
SSw
=
=
Nella formula suscritta l'et del fango , dal punto di vista cinetico, l'inverso
della velocit di crescita del fango (vedi Cap. 2.1) e, se il sistema all'equilibrio
(crescita = spurgo), l'et del fango anche il rapporto tra il fango presente nel
reattore biologico e il fango in uscita dal sistema (reattore + sedimentatore) cio
i solidi che scappano con l'effluente dal sedimentatore + i solidi di spurgo.
Questo rapporto viene a volte anche definito come: 11 tempo medio di residenza
del fango nel reattore n.
Naturalmente non vi alcuna corrispondenza tra questo valore e il tempo medio
di residenza idraulico nel reattore, bench esista un parallelismo concettuale.
Di fatto quindi non ha molto senso parlare di 11fango vecchio 11 o 11 fango giovane~~
ma piuttosto di 11 fango a crescita lenta 11 piuttosto che 11 fango a crescita veloce 11
Dal punto di vista della regolazione tecnica sar possibile variare l'et del fango:
1. sia riducendo o aumentando i fanghi nel reattore (SSs) attraverso la regolazione del ricircolo;
2. sia aumentando o riducendo la portata di spurgo dei fanghi, al denominatore
della formula: in realt la quota maggiore dello spurgo dipende dal prodotto
Qw SSs e non dal prodotto (QI - Qw) SSE che dovrebbe in genere aggirarsi
su non pi del 10% del totale.
Come si pu immaginare, la variazione di et del fango comporta la regolazione
di entrambi le variabili SSs e Qw.
La scelta del valore dell'et del fango decisa in base a:
111 Obiettivi di nitrificazione: se occorre ossidare l'azoto ammoniacale ci si
ottiene solo per elevati valori di et del fango (in genere > 1O giorni a 12
oc), vedi Cap. 2.2. Per il calcolo dell'et del fango si terr conto del solo
volume di nitrificazione (ossidazione), in quanto un eventuale reattore di
denitrificazione non contribuisce alla crescita dei nitrificanti [Henze et al.,
1997].
Obbiettivi di stabilizzazione biologica del fango: si ottiene in simultanea nel
reattore biologico solo se l'et del fango i}c > 16 giorni a 12 oc e i}c > 4
giorni a 23 oc. Se il sistema dotato di nitrificazione e denitrificazione, il
calcolo dell'et del fango include il volume di entrambi i reattori, contribuendo
entrambi al processo di stabilizzazione [Henze et al., 1997].
111 Obbiettivi di lotta alle schiume biologiche indesiderate (foaming): in questo
caso occorre operare per c piuttosto bassi {fu < 6 giorni a 12 oc e i}c < 4
giorni a 23 o c). Naturalmente questo implica rinunciare alla nitrificazione e
alla stabilizzazione del fango.
111 Vincoli tecnici di ossigenazione: una limitata capacit di ossigenazione delle
vasche non consente di superare certi valori limite di SSs oltre i quali
1
l'ossigeno disciolto residuo in vasca scende sotto lo 1 - 0.5 mg r con rischi
di maleodorazioni e deficit di ossidazione dell'ammoniaca.
Vincoli tecnici di smaltimento nella linea fanghi: se la linea di disidratazione
del fango non consente lo spurgo nella quantit desiderata il gestore
costretto a tenersi il fango nel sistema reattore/sedimentatore con gravi rischi
di maleodorazioni, rising e perdite di fango dal sedimentatore.
111
111.
QUANTIT DI FANGO DA SPURGARE
Come detto, se le quantit da SPurgare non soffrono vincoli tecnici, esse sono
calcolabili in base all'et del fango desiderata (e collegata agli obbiettivi del
processo) per cui si potr calcolare dalla (12) ponendo in approssimazione che
(13)
per cui
(14)
ove SS 1s il nuovo valore desidrato di concentrazione nel reattore. Lo spurgo
viene in genere effettuato derivandolo dalla linea di ricircolo del fango che va
dal fondo del sedimentatore al reattore: in questo caso il valore di SSw
corrisponde a quello del fango di ricircolo ed un valore che non si pu in
genere regolare a piacere ma costituisce una costante del sistema dipendendo
dalle caratteristiche di ispessimento del fango SVI (Cap. 5.2.1 ).
In casi rari lo spurgo si pu derivare direttamente dal reattore: in questo caso
la concentrazione di SSw sar pi bassa e uguale a quella del reattore, per
cui, a parit di spurgo massico desiderato occorrer aumentare il valore di Qw.
In pratica, se si vuole diminuire l'et del fango si procede aumentando lo spurgo
e controllando giornalmente la nuova concentrazione di SSs, fino a raggiungere
i valori desiderati.
All'inverso, se si vuole aumentare l'et del fango si ridurr di molto lo spurgo
(all'inizio) fino ad arrivare gradualmente ai valori desiderati, controllando che
l'ossigeno disciolto non scenda mai sotto 1 mg 02 1"1 e che il sedimentatore
non si riempia di fango.
Si sottolinea che il sistema pu ritenersi vicino al nuovo equilibrio di et del
fango solo dopo un periodo di tempo almeno doppio del valore dell'et del
fango stessa.
113.
5.1
Reattori biologici
5. 1. 1 Portata di liquame, Oi
E' un parametro chiave per interpretare i fenomeni di depurazione e per attuare
tutte le regolazioni a valle che consentono di mantenere gli obiettivi del processo. La portata di liquame che entra nel reattore direttamente correlata
all'efficienza di depurazione del processo biologico.
l meccanismi secondari che sono correlati e provocano le modifiche di efficienza
suddette sono ascrivibili ai seguenti motivi:
1) Aumento del carico inquinante generalmente coincidente con l'aumento di
portata. E' noto che la portata non costante nelle 24 ore (a meno di sistemi
di equalizzazione) ma presenta valori minimi notturni e massimi diurni: lo
scarto tra valore medio di 24 ore ed i valori minimi e massimi aumenta
qualora si tratti di piccoli impianti e brevi tratti di fognatura. In Fig. 5.1
riportato un tipico andamento delle portate orarie, mentre in Fig. 5.2
riportata la stima dei rapporti OminiOmedia e Omax/Omedia per impianti di
differente potenzialit. Se sovrapponiamo il grafico delle portate orarie con un
grafico che rappresenti le concentrazioni orarie (800, P, TKN) otteniamo un
nuovo grafico dei carichi orari che esprime le oscillazioni di carico inquinante
che subisce il reattore nelle 24 ore (Fig. 5.3). E' evidente che tali oscillazioni
possono provocare uno shock al reattore, qualora il tempo di ritenzione
idraulico sia eccessivamente limitato (qualche ora), mentre i reattori con tempi
di ritenzione di 1O e pi ore (perci gli impianti a basso carico e gli impianti
per la rimozione di N e P) diluiscono tali effetti in una grande massa idrica.
2) Diminuzione della concentrazione di fango MLSS nel reattore coincidente con
l'aumento di portata. Poich quasi tutti gli impianti prevedono un ricircolo del
fango proveniente .dal sedimentatore regolato su valori di Oi fissi e mediati
sulle 24 ore, ne deriva che un aumento di portata di liquame provoca una
diluizione nel reattore in quanto la massa di fango che esce maggiore di
quella che viene ricircolata. In Fig. 5.4 descritto un esempio di tale
fenomeno. Per mantenere la stessa concentrazione di fango (MLSS) nel
114.
reattore occorre evidentemente regolare le portate di ricircolo proporzionalmente alla portata influente.
3) Variazione della concentrazione di ossigeno disciolto. Anche le apparecchiatura che forniscono ossigeno al reattore sono generalmente regolate su valori
medi di 24 ore. L'aumento/diminuzione di portata provoca un aumento/diminuzione del carico organico, che unitamente alla variazione di concentrazione
di fango in vasca, determina variazioni della concentrazione di ossigeno
disciolto. Anche in questo caso le variazioni sono tanto pi marcate quanto
pi breve il tempo di ritenzione idraulico. In momenti di punta molto marcati
si pu avere anaerobiosi del reattore con emissioni di gas maleodoranti. In
Fig. 5.5 riportato un comportamento tipico della concentrazione di ossigeno
in vasca nelle 24 ore, in un reattore senza regolazione automatica. Evidentemente possibile owiare al problema con un sistema di regolazione
automatico come descritto al Cap. 4.2.1.
4) Aumento/diminuzione dei valori delle concentrazioni di substrato nel reattore
e in uscita dal reattore. In corrispondenza delle variazioni di portata si
registrano variazioni anche nei parametri chimici di controllo dell'efficienza
della depurazione. Anche la variabilit di tali valori tanto pi marcata quanto
pi basso il tempo di ritenzione idraulico. Per quanto riguarda le sole forme
azotate subentra inoltre un ulteriore fattore critico alle basse temperature
invernali. E' bene per precisare che ai fini del controllo fiscale sono i
parametri di uscita del sedimentatore che fanno fede e che il sedimentatore
agisce anche come parziale equalizzatore di tali oscillazioni.
.- +--
' ~,_
"
115.
10
~
a:
w
:::i
-z
.sa:.
o_(!)
EO
)(~
Fig. 5.2
Variazione
del
rapporto di punte
di massima e minima di portata
fognaria con la
portata media in
funzione delle dimensioni di abitanti setviti
co-
oEO
w
~:i!
a:~
~-~
01-
l-a:
a: o
O o..
~~
a: w
0.1
...
10
20
40
500
100
ABITANTI x 1000
'
'
l!!
o
Fig. 5.3
Variazione
del
carico
organico
orario di BODs
ottenuto
come
prodotto dei valori
di Fig. 5. 1 per
citt di 100.000
abitanti
occ
200
C>
.:.:.
100
.........
r---....
./
v~
10
,... ""'
r\..... ....._
r\
12 14
16 18 20 2 2 24
TEMPO (ore)
sente nella miscela aerata e quella realmente disponibile a livello del fiocco di
fango. Anche in questo caso, ovviamente, l'obiettivo fondamentale sarebbe quello
di riuscire a seguire, nell'arco della giornata, le variazioni della richiesta biologica
di ossigeno legate, ancora una volta, al liquame in ingresso.
In qualunque modo si proceda, sia per quanto riguarda il sistema di controllo
scelto che il luogo di campionamento, il controllo frequente del valore di OD in
vasca consente all'operatore di rilevare differenze sostanziali nella richiesta
biologica di ossigeno. Valori pi elevati rispetto alla norma consentono immediatamente di pensare all'arrivo di un tossico o ad una forte diminuzione del
carico, mentre, viceversa, valori pi bassi potrebbero indicare un aumento del
carico in ingresso o qualche problema al sistema di aerazione. E' owio che
questo tipo di utilizzo richiede la 11 Conoscenza storica~~ e il controllo quotidiano
dell'andamento dell'ossigeno disciolto in vasca proprio in termini di concentrazione e non, ad esempio, di m3 di aria insufflata.
Negli schemi di processo a fanghi attivi, la concentrazione di ossigeno disciolto
116.
~-g,
E
ro"
10
10
-.::::
Cl
.c:
E .:
8~
o o
T""
N
o
0...
T""
yj)
cno
...JQ
~c:o
o
6
12
10
12
notte
giorno
10
12
giorno
Fig. 5.4
Variazione della
concentrazione di
solidi nel reattore
MLSS al variare
della portata oraria [WPCF, 1977]
Tempo
5.0
4.5
4.0
3.5
~
Cl
3.0
o
2.5
2.0
Fig. 5.5
1.5
Andamento della
concentrazione di
ossigeno disciolto
in vasca, nel/'arco delle 24 ore
1.0
16
12
20
24
ore
117.
(mg/1)
O (mg/1)
Fig. 5.6
Profili
conceffuafi
dell'ossigeno
e
gradiente che si
stabilisce
tra
il
mezzo liquido e /'interno del fiocco:
1= fiocco interamente penetrato e
aerobico; 2= fiocco
parzialmente penetrato e parzialmente aerobico
118.
119.
Nella vasca anossica di predenitrificazione n. 11 richiesto:
un apporto pi vicino possibile allo O di ossigeno disciolto in quanto deprimerebbe la denitrificazione e consumerebbe il substrato carbonioso biodegradabile indispensabile per una veloce denitrificazione. E' bene disporre di una
sonda di controllo installata nella posizione 13 od al limite 10. Alla posizione
13 non si dovrebbe superare il valore 1.O mg 02 1. All'interno della vasca
n. 11 bene disporre di un'altra sonda di monitoraggio: il valore di ossigeno
1
in questa vasca non doVrebbe superare 0.2 mg 02 .
120.
di rimozione ottenibile
dipende
dalla quantit di
fango presente.
Seppur fissato in
fase di progetto,
il contenuto di
MLSS in aerazione un parametro soggetto a
variazioni, sia a
breve che a lungo termine, legate non solo alle
caratteristiche di
sedimentabilit
dei fanghi e alle
modalit di spurgo, ma anche,
per un effetto
idraulico di diluizione, alle variazioni del flusso di
liquame in ingresso. Ad esempio, un impianto
consortile di depurazione
con
potenzialit superiore ai 500.000
abitanti, presenta
fluttuazioni della
concentrazione di
MLSS
strettamente correlate,
a parit di ricircolo del fango, alle
variazioni del liquarna in ingresso
(Fig.
5.7).
Come si pu osservare, in realt
le condizioni di
esercizio dell'impianto nelle diverse ore della giornata sono ben c;Jiverse
dalle
condizioni medie
di progetto e,
6000
'ti5
~
5000
t:
o
o.
4000
3000
91011121314151617181920212223241
2 3 4 56 7 8
tempo (ore)
4.2
4.0
3.8
3.6
::2:
3.2
3.0
2.8
2.6
9101112131415161718192021222324 1 2 3 4 56 7 8
tempo (ore)
Fig. 5. 7
121.
122.
per controllare il carico sopportabile della sedimentazione in termini di carico
di solidi superficiali (Cap. 2.3.2);
per valutare la concentrazione di fango nelle diverse linee di ricircolo provenienti sia dal sedimentatore che da altri reattori e quindi calcolare le portate
di ricircolo (Cap. 4.1);
per valutare tutti i bilanci di massa delle linee di trattamento dei fanghi.
Naturalmente la percentuale di solidi cambia notevolmente nel caso di dosaggio
di precipitanti in simultanea nella vasca a fanghi attivi, una pratica comune per
la precipitazione del fosforo. Come conseguenza pratica si ottengono fanghi tanto
pi "pesanti" quanto pi elevata l'et del fango: questo pu portare a
concentrazioni elevate (fino a 8 g SS r1) che possono richiedere densit di
miscelazione superiore alla norma (20 W m\ ma soprattutto possono implicare
problemi meccanici ai raschiatori dei sedimentatori, che vengono talvolta divelti
in quanto non reggono lo sforzo dovuto a fanghi cos densi.
123.
quanto non forniscono alcuna indicazione sull'effettivo grado di attivit della
biomassa stessa.
La percentuale di solidi volatili varia molto nel caso gi citato del dosaggio
simultaneo di precipitanti nelle vasche biologiche. La percentuale di volatili
diventa sempre pi bassa: nel caso specifico pu arrivare al 20% del totale.
E- E
dove:
E
RT
lQ&
+ nF In [Red]
( 1)
r\
EH = E Ag/AgCI + 220 mV
r\
(2)
La coppia redox pu includere due ioni a diversa valenza di uno stesso metallo
o non metallo, od anche specie elettricamente non cariche allo stato gassoso,
liquido o solido e quindi sia sostanze organiche che inorganiche. Nel caso di
un fan~o attivo, le specie messe in gioco sono numerose (NH4+/N02"/N03;
Fe3+/Fe +; Mn2+/Mn4+; 02/0H" e forme ossidate e ridotte generate dall'attivit
124.
biologica); le reazioni di ossidoriduzione che awengono all'elettrodo coinvolgono
le forme ossidate e ridotte di diverse specie chimiche che risultano, nella
maggior parte dei casi, poco concentrate. E' per questo motivo che si rilevano
delle correnti di scambio molto fievoli (dell'ordine dei ~A cm-2) e poco stabili.
l tempi necessari alla stabilizzazione della risposta dell'elettrodo di misura (alle
volte anche dell'ordine della decina di minuti) sono funzione sia del tipo di
elettrodo usato, in quanto esiste una sensibilit diversa da elettrodo ad elettrodo,
sia dell'elettrodo di riferimento, che deve conservare un potenziale costante, sia
delle concentrazioni (od attivit) delle coppie redox presenti nel mezzo.
Prove sperimentali [Heduit A. et al., 1987] hanno infatti mostrato come differenti
elettrodi di platino, di medesime caratteristiche geometriche e collegati ad un
elettrodo di riferimento comune, se immersi in uno stesso fango attivo, presentino degli scarti rilevanti dell'ordine dei 100 mV tra le tensioni misurate. In
relazione a queste diverse risposte stato osservato come la condizione di
mantenimento della superficie dell'elettrodo di misura influenzi il comportamento
di quest'ultimo. Infatti sottoponendo allo stesso tipo di pretrattamento (per il quale
si rimanda al lavoro di Heduit A. et al. [1987]) gli elettrodi considerati precedentemente, si osservano scarti di risposta non superiori ai 20 mV.
Le considerazioni sopra riportate sottolineano come una buona manutenzione
dell'elettrodo sia la condizione prima perch la tensione misurata da questo non
sia affetta da errori rilevanti.
E' importante sottolineare che lo stato di equilibrio proprio dell'equazione di
Nernst raramente osservato in un sistema biologico. In questo caso, il
potenziale redox misurato pu essere dovuto sia ad una coppia redox la cui
11
Corrente di scambio 11 nettamente superiore a quella delle altre coppie, sia ad
un equilibrio fra le molte coppie redox presenti.
In Tab. 5.1 sono riportati gli intervalli del potenziale redox riferiti alle condizioni
di esercizio dei processi di depurazione relativi alla rimozione dei composti di
carbonio, azoto e fosforo [Charpentier J. et al., 1987]. n potenziale redox in
qualit di parametro di controllo permette, nonostante i limiti sopra citati, di
ottenere delle informazioni circa l'andamento di un processo biologico, non
rilevabili con altri parametri.
Le applicazioni principali possono essere cos riassunte:
1111
riconoscimento della qualit di un fango grazie al suo potenziale di attivit;
1111
rilevamento diretto del potenziale redox nel bacino di aerazione, in funzione
del tempo, al fine di ottimizzare i tempi di aerazione e quindi limitare i costi
di esercizio;
1111
rilevamento del potenziale redox direttamente nelle zone anaerobiche ed
anossiche di un impianto biologico per la rimozione dei nutrienti (N e P), al
fine di mantenere le condizioni favorevoli nelle quali si verificano questi
processi.
Nel primo caso possibile seguire l'evoluzione deii'ORP di un campione di
fango prelevato da un bacino di aerazione e portato successivamente a saturazione di ossigeno.
Questo tipo di studio qualitativo analogo alla misura dell'attivit del fango
rilevata come variazione della concentrazione di ossigeno nel tempo, del campione in esame; esiste per una fondamentale differenza tra queste due diverse
misure di attivit, dal momento che, quando si raggiungono concentrazioni di
ossigeno nulle, non si hanno pi informazioni, a differenza delle misure redox
che possono essere ulteriormente rilevate. A scopo esemplificativo si riporta la
125.
Tab. 5.1
Valori assunti dai/'ORP a condizioni di esercizio diverse [Charpentier T. et al., 1987]
Potenziale
redox
(Ag/AgCI)
Cohdizioni di
trattamento
Presenza di OD
+100 mV
Zona aerobica
Respirazione
aerobica
Presenza di Nos
O mV
Assenza di OD
Ossidazione
C02 + H20
Nitrificazione
NH4+ ~ NOs
Assunzione
Ossidazione
C02 + H20
Nitrificazione
NOs ~ N2 t
Zona anossica
-300 mV
Zona anaerobica
Fermentazione
acidi volatili
Riduzione spinta
Fermentazioni
~ metano
~ NH4+
Rilascio
Assenza di OD
e di Nos
-500 mV
Fermentazioni
curva teorica potenziale redox-tempo [M. H. Bejaovi, 1977], che potrebbe permettere di risalire ai differenti tipi di fango dal punto di vista dell'attivit, anche
a valori nulli di ossigeno disciolto (vedi Fig. 5.8):
1111
fango in corrispondenza di basso carico o eventualmente in presenza di una
elevata concentrazione di ossigeno disciolto: la curva comincia con un potenziale elevato (+450 mV) e conserva valori elevati per almeno due ore
(AB);
1111
fango in condizioni di carico costante ed aerazione normale: la curva parte
da un potenziale elevato (superiore ai +300 mV) e decresce rapidamente
fino a stabilirsi su valori di + 150 mV (BBC);
1111
fango in condizioni di alto carico ed in condizioni di aerazione limitanti: la
curva parte da un potenziale di +150 mV e decresce immediatamente fino
a tendere a valori di -200 mV dopo circa 3 ore (CD).
E' importante sottolineare come la variazione della concentrazione di ossigeno,
1
dal valore di saturazione fino alla concentrazione di 2 mg r , non corrisponda
ad una notevole variazione deii'ORP; infatti quest'ultima varia solo di 30 mV
(Fig. 5.9). Questa considerazione evidenzia che nel caso in cui si operi a valori
elevati di ossigeno disciolto nella vasca di aerazione, sia analogo utilizzare la
misura deii'ORP piuttosto che quella dell'ossigeno; mentre negli imRianti operanti
il controllo
a basse concentrazioni di ossigeno disciolto in vasca (da 0-1 mg
del processo risulta pi accurato grazie al rilevamento continuo del potenziale
redox, che risulta essere pi significativo rispetto all'ossigeno.
Nei casi di seguito considerati messo in evidenza come mediante il controllo
in situ del potenziale redox, corredato dall'analisi dei parametri chimici principali
che caratterizzano l'effluente finale, sia possibile regolare un'appropriata fornitura
di aria con conseguente ed apprezzabile risparmio energetico.
Questo tipo di applicazione stato realizzato su diversi impianti a scala reale
r\
126.
EH
(mV) A
Fig. 5.8
Ipotesi di andamento dei/'ORP
nei casi citati nel
testo; il potenziale misurato, che
riflette l'attivit del
fango, decresce
fino ad assumere
valori
negativi
che rappresentano un sistema ridotto [Bejaovi M.,
1977]
in cui stata ottenuta la rimozione dell'azoto facendo funzionare le turbine in
modo alternato. Un dettagliato studio stato fatto sull'impianto di Yffiniac
(Tab. 5.2), nel corso del biennio 1983/84, in cui sono state considerate le
concentrazioni di azoto ammoniacale e nitrico nell'effluente finale, e il potenziale
redox (misurato con un elettrodo di riferimento Ag/AgCI), l'ossigeno disciolto ed
il consumo di energia elettrica a livello della vasca di aerazione. In Tab. 5.3
sono riportati i risultati di questa s.perimentazione; la concentrazione media di
N-NH4 in ingresso era di 50 mg r .
Da questi dati possibile evidenziare che per raggiungere nell'effluente finale
1
una bassa concentrazione di azoto ammoniacale (= 3 mg N-NH4+ ) e di azoto
bisogna mantenere nella vasca di aerazione un
nitrico (= O mg N-N03potenziale compreso tra -60 e + 160 mV a cui corrisponde una concentrazione
di ossigeno disciolto compresa tra 0-1 mg
dal momento che le turbine
venivano alternativamente accese e spente. Le sei turbine presenti funzionavano
in maniera alterna per un totale di 6 ore al giorno ognuna.
Una volta rilevata la misura deii'ORP a cui corrispondono caratteristiche ottimali
dell'effluente finale, possibile regolare il ciclo di aerazione e quindi la quantit
di ossigeno da fornire in vasca, con conseguenti risparmi energetici.
Un'altra utile applicazione del potenziale redox pu essere rilevata nel processo
di rimozione dell'azoto e del fosforo. In questo tipo di processo (Cap. 2.3) sono
previste delle zone anaerobiche ed anossiche rispettivamente per il rilascio dei
fosforo e per la denitrificazione; la totale assenza di ossigeno disciolto, rende
la misura deii'ORP l'unico ed effettivo mezzo per il monitoraggio e il controllo
della rimozione dei nutrienti in queste vasche. Un'applicazione pratica in questo
senso stata riportata da A. Koch e W. K. Oldliam [1985] su un impianto
pilota (Fig. 5.12); in questo lavoro sono state considerate separatamente le
diverse zone ed in queste sono state studiate le correlazioni esistenti tra il
3
potenziale (espresso con un elettrodo Ag/AgCI) e i parametri N03- e P04 presenti in vasca. Facendo riferimento alla Fig. 5.1 O, I'ORP delle diverse zone
risultato caratterizzato come riportato in Fig. 5.14.
r\
r\
127.
EH(mV)
400
375.
Fig. 5.9
Evoluzione de/1'ossigeno disciolto
in funzione del
potenziale redox.
Tale potenziale
stato
misurato
con un elettrodo
di riferimento ad
idrogeno {Bejaovi
M., 1977]
350
325-+---10
7,5
2,5
5.1.5 pH
Come not il pH esprime la concentrazione idrogenionica di una soluzione,
cio il suo carattere di acidit/basicit. Questo parametro influenza notevolmente
la funzionalit dei processi biologici agendo su diversi meccanismi.
Dal punto di vista biochimico il pH influenza la velocit delle reazioni enzimatiche
sia cataboliche che anaboliche poich ogni enzima ha un suo optimum di attivit
ad un determinato pH, al di fuori del quale la velocit di reazione diminuisce.
Ci significa in ultima analisi un rallentamento della crescita batterica o dell'utilizzo dei substrati che si ripercuote perci sull'efficienza di depurazione degli
inquinanti in soluzione.
128.
Basso carico
Capacit Nominale
35000
2078
0.35
1300
60
0.22
4.5
7
1100
600
400
85
7
r1)
pH
1
Caratteristiche medie
dell'influente
COD (mg 02 r )
1
BODs (mg 02 r )
ss
(mg r )
TKN (mg N
r]_
BODs: TKN
1
)
Ptotale (mg P r
BODs: P totale
Tab. 5.3 Dati relativi al biennio 83-84 rilevati sull'impianto di Yffiniac [Charpentfer
J. et al., 1987]. Misure effettuate con elettrodo Ag!AgCI
Periodo A
Obiettivo:
ORP
Periodi:>B
Obiettivo:
Obiettivo:
Conc. N-N03- nell'etti.
Controllo deii'ORP
+140 mV
--7
+240 mV
=20 m
129.
Dal punto di vista dell'ecologia microbica il pH influenza la composizione delle
popolazioni microbiche che popolano il fiocco d fango attivo, e soprattutto in
grado di selezionare gruppi batterici con differenti caratteristiche di sedimentabilit
e bioflocculazione del fango attivo.
Anche per il pH, come del resto per altri fattori quali temperatura, concentrazione
di sali e tossici, bisogna sottolineare che gli effetti pi dannosi vengono provocati
da relativamente piccole ma repentine variazioni, mentre variazioni pi ampie
ma costanti o diluite nel tempo possono essere neutralizzate da un robusto
effetto tampone e dal fenomeno di acclimatazione.
Il processo a fanghi attivi opera senza grosse variazioni di efficacia nel campo
di pH 6.8 - 8, sempre che non si rivelino grosse oscillazioni entro questo
campo. In genere il valore pi comune si aggira su pH 7.5 - 7.8. l valori qui
indicati si intendono misurati all'interno della vasca di aerazione. Va sottolineato
inoltre che il fango attivo in grado di tamponare brevi immissioni di flussi a
pH estremi (da 1 a 11), senza mostrare grandi variazioni di pH nelle vasche
di aerazione.
Spesso capita che il sistema non mostri di essere stato danneggiato a livello
biochimico (buon livello respirometrico o di altri parametri di attivit), ma mostra
invece patologia nelle caratteristiche di sedimentabilit e bioflocculazione del
fango che si manifestano con un effluente torbido e/o ricco di solidi sospesi.
Per questi motivi occorre predisporre sistemi di abbattimento per questi veri e
propri shock da pH che sono tanto pi pericolosi quanto pi esiguo il tempo
di ritenzione idraulica della vasca a fanghi attivi.
. Naturalmente le soluzioni del problema consistono, in alternativa, nell'adozione
di una vasca di correzione del pH tramite addizione di reagenti, e/o di una
vasca di equalizzazione delle punte. In entrambi i casi occorre un sensore di
pH anche all'interno di tali vasche. l valori di riferimento da mantenere dipendono
molto dalla durata delle punte acido/base. A titolo di riferimento, impulsi di pH<3
o pH> 1O della durata di 1O - 15' possono essere regolati fissando valori
compresi tra pH 6.5 e 8.5.
Come si dir in seguito, alcuni processi fermentativi sono in grado di variare il
pH della soluzione e vanno perci controllati e, se il caso, regolati.
SCHEMI A FANGHI ATTIVI PER LA RIMOZIONE DEL SOLO CARBONIO
(3)
130.
Una delle formule pi utilizzate per
tenere conto dell'effetto inibitorio
del pH sulla nitrificazione la seguente:
1-t1
= W [1-Q.833
(7.2-pH)]
QIN
=3Umin
Condizionam.
del fango
v= 550"L
(4)
Anaerobica
v= 550 L
Dosaggio
acetato
Anossica
Or
Aerobica
v= 1650 L
'
Oout
Fig. 5.10
Schema dell'impianto pilota considerato
nella sperimentazione di Koch e 0/dham
[1985 modificato]
2.0
..
1.0 ~
..
(l')
z
~
-250
-200
-t'50
-100
ORP(mV)
-so
Fig. 5.11
Andamento della
concentrazione dei
nitrati rispetto aii'ORP nella zona di
condizionamento
[0/dham, 1985]
131.
SCHEMI A FANGHI
ATTIVI PER LA SOLA
DENITRIFICAZIONE
<
Zona anaerobica
Durante il proP04 -0.~533[0RP]- 1.163
cesso di riduzior ~0.789
x
ne dei nitrati ad
azoto
gassoso
~~1(1(
8 'a,
awiene una prox)(~ x x
6
duzione di alcali'xx
'<t
)( l(
nit in quanto
4 ~
l(~)(
l'acido carbonico
l
2 a..
convertito a bicarbonato. l valo~----~-----'~----~----~----~--~-Jo
ri
si
aggirano -3oo
-2so
-2oo
-tso
-1oo
-50
o
intorno a 3 . g
ORP (mV)
Fig. 5.12
CaC03 prodotta
Relazione esistente tra I'ORP e il rilascio del P nella zona
per g N03-N ridotto.
Questa
anaerobica [Oidham, 1985]
produzione corrisponde a circa la
met dell'alcalinix
t consumata per
/'
/
unit di NH4-N in
/
fase di nitrifica)(/
zione. In un imbiologiCO
-- n17NO 0.008t[ORP]+I.08
pianto
ove awenga la
rz 0.9to;
sola denitrificazione (ad esempio
:::::::::
C>
un impianto industriale), e si sia
('l)
o
in presenza di
z
elevate concenl
z
trazioni di N03-N
potr essere ne-ISO
-100
-so
o
+SO
+100
cessaria una cor-zoo
razione del pH,
che
altrimenti
Fig. 5.13
tender al campo
alcalino.
L'optiRelazione esistente tra I'ORP e i nitrati nella zona anossica
mum di pH per il
[Oidham, 1985]
processo di denitrificazione
.s
.s
Questo schema (Fig. 1.6, Cap. 1) generalmente non presenta, nell'ambito dei
liquami domestici, necessit di correzione del pH. Dei tre reattori presenti, il
primo (anaerobico) non provoca di per s variazioni di pH, mentre il secondo
132.
zona di
condizionamento
+200
zona
anaerobica
zona anossica
zona aerobica
-r-
+100 - ; -
+50_,_
o.
Q)
E
oo
.5
ro
(i)
o.
o--
E
o o
t? 'ti>
c o
oc :a
ro
E
Q)
c
,Q
N
~.Q
ro
o o
-<Il
-50--
,Q
:e
~~
i: c:
~
Q)
'2 l:l
Q) Q)
O c
c
o
'O
.l:; ::l
-100
-i-
-125
-i-
-150
-1-
-175
-1-
ro
::l
r:c
Q)
c
o
~
.Q
-200 - -
~
Q)
~
(i)
o.
E
o
-250 - -
-275 -
-300 -
()
o
Cii
.E
:a
,Q
0:
Fig. 5.14
Schematizzazione dei risultati sperimentali ottenuti da Koch e Oldham [1985]
(anossico-denitrificante) tenderebbe a spostare il pH in campo debolmente
basico, ma controbilanciato dai ricircoli provenienti dal terzo reattore (aerobico-nitrificante) il quale ha tendenza a spostare il pH in campo leggermente
acido. La risultanza di questi ricircoli fa s che in tutti i reattori il pH si mantenga
normalmente in campo leggermente alcalino (pH = 7.5).
SCHEMA DI IMPIANTO A FANGHI ATTIVI OSSIGENA TI CON OSSIGENO PURO
133.
5.1.6 Temperatura
La temperatura del liquame influenza il processo a livello biochimico, microbiologico, chimico e chimico-fisico.
Si ricorda che, a fronte di elevate escursioni notte/giorno della temperatura
atmosferica, normalmente le escursioni dei liquami di fognatura sono pi contenute. Anche per temperature esterne di -1 oac protrattesi per diversi giorni,
raramente i liquami civili scendono sotto i 7-8C, fatta eccezione per i periodi
di scioglimento delle nevi, che sono piuttosto critici per gli impianti a fanghi
attivi, specialmente per quelli che attuano la rimozione dell'azoto.
Mentre generalmente nei nostri climi la temperatura di un liquame domestico
abbastanza costante (10C d'inverno e 20C d'estate) ed in ogni caso senza
variazioni repentine nelle 24 ore, in alcune acque di tipo industriale od a forte
componente industriale questo fenomeno invece piuttosto variabile per cui
bisogna tenerne debito conto e prevedere sistemi di omogeneizzazione, oltre ad
una progettazione pi attenta nei confronti del sistema biologico.
Per le localit montane, specie quelle adibite a sport invernali, pu essere a
volte necessaria la copertura degli impianti sia per evitare gli inconvenienti dovuti
al ghiaccio sia per proteggere l'attivit biologica.
Dal punto di vista biochimico la temperatura influenza la velocit delle reazioni
enzimatiche sia cataboliche che anaboliche poich ogni enzima ha un suo
optimum di attivit entro un determinato range di temperatura, al di fuori del
quale la velocit di reazione diminuisce. Ci significa, in ultima analisi, che
temperature troppo basse o troppo elevate possono rallentare la crescita batterica e l'utilizzo dei substrati e che tutto ci si ripercuote sull'efficienza di
depurazione degli inquinanti in soluzione.
Anche per la temperatura, come del resto per altri fattori quali il pH, concentrazione di sali e tossici, bisogna sottolineare che gli effetti pi dannosi vengono
provocati da relativamente piccole ma repentine variazioni, mentre variazioni pi
ampie ma costanti o diluite nel tempo (giorni) possono essere neutralizzate dal
fenomeno di acclimatazione.
Per quanto riguarda la grande maggioranza dei batteri dei fanghi attivi, il range
ottimo di temperatura si aggira attorno ai 25C mentre il campo di massima
variabilit oscilla dai 4 ai 40C. Per temperature inferiori ai 1oac si ha un
notevole rallentamento della velocit del processo, mentre dai 1O ai 30C la
velocit catabolica e anabolica aumenta di circa il doppio per ogni incremento
di 10C.
Per valutare la velocit delle reazioni cataboliche e anaboliche alle diverse
temperature, viene normalmente utilizzata una formulazione empirica che implica
l'uso di coefficienti di correzione applicati ad una temperatura di riferimento, in
genere 20C:
134.
dove:
VT e ~T
(T-20)
(5)
(T-20)
6)
vT
= v2o
q>
~T
= ~20
q>
dove:
dC/dt
= velocit di ossigenazione come variazione di concentrazione di ossigeno disciolto nel tempo (mg r1 ora\
c
= concentrazione di ossigeno disciolto nel mezzo liquido (mg
= coefficiente di trasferimento turbolento di 02 in acqua alla temperatura T;
= concentrazione di saturazione di 02 in acqua alla temperatura T
CsT
(mg
Si ricorda in proposito che la massima concentrazione di 02 disciolto nell'acqua
diminuisce all'aumentare della temperatura (Tab. 5.6}.Si verifica cos che ad alte
temperature, in sistemi aerobi, se da un lato corrispondono alte velocit di
utilizzazione biologica deii'02, dall'altro si ha una bassa velocit di ossigenazione
dell'acqua, col risultato che la penetrazione deii'02 nella biomassa fioccosa resta
un fenomeno superficiale. Se invece la temperatura si mantiene sotto i 20C la
diffusione dell'ossigeno pi uniforme e raggiunge anche l'interno del fiocco.
r\
r\
135.
Tab. 5.4
Fattori di correzione per la temperatura adottati per i diversi processi [Vismara,
1988]
Processi
<p
1.0 - 1.03
1.08- 1.15
Denitrificazione
1.025 - 1.15
Tab. 5.5
Et del fango mm1me di progetto per la nitrificazione e la denitrificazione, a
diverse temperature [WPCF, 1983]
NITRIFICAZIONE
DENITRIFICAZIONE
Temperatura (C)
Et del fango
min. (giorni)
Temperatura C'C)
Et del fango
min. (giorni)
10
6.6
7-8
4-5
20
3.3
14-16
1-2
30
1.6
24-26
1-2
Tab. 5.6
Saturazione dell'ossigeno disciolto in acque aerate alla pressione atmosferica
Cloruri nell'acqua (mg
Temperatura
r1)
ec>
5000
10000
15000
20000
12.8
12.11
11.4
10.7
10.0
10
11.3
10.7
10.1
9.6
9.0
15
10.2
9.7
9.1
8.6
8.1
20
9.2
8.7
8.3
7.9
7.4
25
8.4
8.0
7.6
7.2
6.7
30
7.6
7.3
6.9
6.5
6.1
1'1)0.
IO
!CPC200C
IOOC
KN"'
sJ1C
I9C
O=
=0~6!5
d-l
1
)JN =l2 dJ..IN
C>
~0.30 d- 1
:::::::
1 mg/1
O =27C
Se
IO
Il
KN+ N
PNN
o
o
lS
12
13
14
15
16
17
18
Se (d)
Fig. 5.15
Et del fango critica
1983]
i}c
2.
l(/)
_o
oo
.,!.
In
-o
9-('J
Fig. 5.16
il
1.
10
20
30
40
50
Temperatura, OC
137.
15
Ti=8 giorni
20W/ma
Ti0,5 giorni
36W/ma
10
~
<l
10
15
20
25
30
Fig. 5.17
Diminuzione di temperatura del bacino di aerazione, Il T (C), in funzione della
differenza di temperatura liquamel aria (TL - TA) (C), del tempo di ritenzione
idraulico ti (giorni) e della densit di potenza installata per aeratori meccanici
superficiali [Vismara, 1984]
138.
5.2
Sedimentazione
dove:
(9)
R
0.35
0.23
Temperatura, F
35
2.00
40
45
50
55
60
65
1.75
oC\1
Fig. 5.18
1.50
>
"j:::
>
1.25
1.00
0.75
10
Temperatura,
15
20
139.
Fig. 5.19
Modellizzazione
del funzionamento
di un sedimentafare circolare a
flusso
radiale:
schema dei flussi
E.,
[Billmeier
1988]
Fig. 5.20
Andamento
del
fattore di cortocircuito, .Q in funzione del rapporto di
ricircolo, R [Billmeier E., 1988]
0.2<-R <:.1.8
o.1
1.8
Tale formula ha significato per rapporti di ricircolo compresi fra 0.2 e 1.8, e
l'andamento che ne deriva visualizzato in Fig. 5.20. La formula sembra avere
un riscontro solo su sedimentatori circolari.
Per tutti questi motivi vi pu essere una certa differenza tra i valori di SSr
misurati e stimati nei seguenti modi:
1111
misura ponderale diretta sul flusso di ricircolo
1111
stima attraverso lo SVI calcolato sul fango del reattore
1111
stima misurata sul volume del solo fango ottenuto con la misura del Va
effettuata sul fango di ricircolo.
La disponibilit di sensori on line che possono inviare un segnale, unitamente
all'elaborazione del segnale di portata influente, consentono la regolazione
automatica delle portate di ricircolo.
140.
1) Il peggiore inconveniente consiste nella fuoriuscita del fango dagli sfiori del
sedimentatore: ci provoca una colorazione bruno/"cioccolato al latte" dell'effluente finale, che pertanto si presenta esteticamente sgradevole e chimicamente fuori standards di legge per quanto riguarda sicuramente i parametri
BOD, COD e spesso anche solidi sospesi.
La soluzione del problema consiste in:
1111
aumentare la portata di ricircolo;
aumentare la portata e la frequenza dello spurgo di fango di supero;
1111
se possibile, ridurre la portata influente al sedimentatore;
141.
143.
6. 1
Reattori biologici
6. 1. 1 Substrati in ingresso
6.1.1.1
La composizione chimica dei liquami all'ingresso del reattore uno dei fattori
principali, assieme alla portata, che condizionano l'efficienza dell'intero impianto,
incluso il sedimentatore.
Occorre sottolineare che, in taluni impianti, il liquame che entra nei reattori ha
subito prima il passaggio in un sedimentatore, ed quindi privo di solidi pesanti
e sedimentabili: peraltro in altri impianti, specie i pi piccoli o gli impianti con
predenitrificazione, non prevista alcuna preventiva sedimentazione per cui i
reattori vengono alimentati con liquame grezzo.
Negli impianti industriali, a monte dei reattori biologici, si ritrovano spesso vasche
di equalizzazione delle concentrazioni e bilanciamento delle portate, oppure unit
di trattamento chimico o chimico fisico: questi trattamenti contribuiscono ad
eliminare la frazione sospesa ed a livellare le concentrazioni in ingresso ai
reattori biologici.
Presupponendo una composizione chimica prevalentemente organica dei substrati in ingresso, i parametri di controllo sono in genere ascrivibili a:
- CODtot, CODsol(1), TOC
- BODs
- TKN, NH4+
- N03, N02
- p
- pH
Solidi sospesi
- Solidi sedimentabili
Le concentrazioni medie rilevabili in un liquame domestico, variano a seconda
della dotazione idrica.
(l)
CODsoJ =frazione di COD solubile secondo IAWQ 1990, ottenibi/e previa flocculazione
con FeCI3 {30 mg r 1) e polielettrolita cationico (0.5 mg r 1) e successiva filtrazione
su carta
144.
l liquami cos detti 11 forti 11 corrispondono a dotazioni idriche inferiori a 150 l
abitante"1 giorno1 {Tab. 6.1).
Le concentrazioni medie giornaliere cos indicate, sono per variabili nelle 24
ore, nel senso di un aumento in periodo diurno e diminuzione in periodo
notturno, in modo non identico ma simile all'andamento delle portate (Fig. 6.1 ).
Ne deriva che il carico organico orario di BODs (e parallelamente di tutti gli
Tab. 6.1
Composizione tipica del liquame. domestico [Metcalf & Eddy, modif. Vismara,
1988]
Solidi totali
Solidi disciolti totali
Solidi disciolti inertii
Solidi disciolti volatili
Solidi sospesi totali
Solidi sospesi inerti
Solidi sospesi volatili
Solidi sedimentabili (mg
BODs
TOC
COD
Azoto totale (N)
Azoto organico
Azoto ammoniacale
Nitriti
Nitrati
Fosforo totale (P)
Fosforo organico
Fosforo inorganico
Colruri
Alcalinit (CaC03)
1
Grassi
'
~
~
~
a:
r1)
o
o
600
........
l
r--- 200
700
500
300
200
200
50
150
10
200
200
500
40
15
25
350
250
145
105
100
30
70
100
100
250
20
8
12
10
3
7
2
4
100
200
150
50
100
100
30
50
50
3
1
1.200
850
525
325
350
75
275
20
300
300
1.000
85
35
50
o
o
pg_rla.l~
600
..
Cl
...
-/ ~ ~ ~
-"'""
400
'
l<>'
<Q
.......
E
~ i'..
'"r--
8
co
200
o
2
10 12
14 16
18 20 22 24
TEMPO (ore)
Fig. 6.1
Variazioni della portata oraria e della concentrazione oraria di BODs in una
fognatura di citt di 100.000 abitanti
145.
Tab. 6.2
Concentrazioni limite per evitare fenomeni di tossicit nei fanghi attivi secondo
varie fonti, (mg 1) [cit. Vismara, 1988]
Altri :gl,le
lndiati
AL
NH4+
As
8
Cd
Ca
Cr VI
Cr 111
Cu
CN
Fe
Pb
Mn
Mg
Hg
Ni
Ag
804
Zn
Fenolo
15-26
480
0.1
0.05-100
10-100
2500
1-10
50
1
0.1-5
1000
0.1
10
15
10
1-10
0.1-5.0
1-2.5
5
2.5-10
0.03
0.08-10
2-55
200
2000p
25
0.1
1
1-100
2-5
1-10
50
0.2
0.1
0.5
3-10
1-5
0.3-2
10-750b
0.1
10
2-10
0.1-10
400
5-20
200-1000
Streptomicina
s2
cr
Metilene
bistiocianato
< 10h.i.
50-300 9
< 1ah.l.
2.S'k.d._5
2.5h.i.
20.000k.f.
<10h.l.
6000:5oooP
1000q
71
5-30
20000k.l ..
8000-20000n
8000-50000
4e
[1] W.P.C.F, 1979; [2] Jackson S., 1970; {3] U.S. EPA, 1975; [4] ATV, 1979; a Mc
Dermatt G.N. et al., 1976;. bReid G. W et al., 1968; 0 Adams C. E., 1974; dGhosh M.M.
et al., 1973; 9 Brown P. et al., 1970; tAnthonis.en A. C. et al., 1976 (letto percolatore);
9 Bayley D. A. et al., 197; hVismara R., 1982; 18arth E. F. et al., 1965; k Zugger P. D.
et al., 1972; 1 Kincannon D. F et al, 1965; mGilli G. et al., 1980; n Ludzack F. S. et al.,
1965; 0 Tokuz R. Y et al., 1965; PKostenbader P. D. et al., 1969; qPearce A. S. et al.,
1975
146.
Esistono poi una serie di parametri di controllo analitico non propriamente relativi
ai substrati ma a quelle sostanze indesiderate o addirittura inibenti il processo
biologico o la sedimentabilit dei fanghi. Il pH e la temperatura sono due di tali
parametri la cui variabilit pu nuocere. al processo (Cap. 5.1.5 e Cap. 5.1.6).
Altre sostanze di origine industriale possono esercitare tali effetti; in Tab. 6.2 e
Tab. 6;3 sono riportate alcune di tali sostanze inibenti e il range di concentrazione per cui esercitano tali effetti, ma molte di esse sono ancora sconosciute.
Occorre sottolineare che gli effetti inibitori sono tanto pi sensibili quanto pi le
immissioni sono saltuarie e occasionali, mentre l'impianto biologico sopporta
abbastanza bene concentrazioni costanti e continue di molte sostanze inibenti.
6.1.1.2
La biomassa batterica cresce in una miscela nutritiva (il liquame) che contiene
generalmente un'abbondanza preminente di sostanze organiche carboniose e
una quota minoritaria di macronutrienti, soprattutto azoto e fosforo, oltre a piccole
quantit (in genere sempre sovrabbondanti) di Ca, Mg, K, Mn, Fe e Co.
Il liquame domestico presenta rapporti di queste sostanze in genere gi bilanciati
per un'ottimale crescita batterica. In crescita endogena (alta et del fango) vale
in genere BOD:N:P
200:5:1, mentre in crescita attiva vi pi richiesta di
nutrienti per cui BOD:N:P
100:5:1.
In realt questi rapporti sono molto variabili i dipendono dal tipo di processo
biologico adottato (soprattutto se vi rimozione spinta di azoto e fosforo).
Nel caso di alcuni effluenti industriali siamo in presenza di forti carenze di alcuni
di essi. Effluenti di zuccherifici e petroliferi sono spesso carenti di azoto e
fosforo. Effluenti di allevamenti sono spesso sovrabbondanti di azoto e fosforo.
Effluenti industriali nitrici (N03") da denitrificare sono spesso carenti di carbonio.
Effluenti industriali di NH4+ da nitrificare possono essere carenti di fosforo.
Le carenze degli effluenti industriali si risolvono spesso immettendo nella miscela
le acque dei servizi igienici o della mensa aziendale.
Le carenze di carbonio in denitrificazione richiedono dosaggi di sostanze economicamente sostenibili come l'acetone, il metanolo o miscele industriali di
recupero (stando attenti alle impurezze derivate). Le carenze di azoto e fosforo
di risolvono con sali e soluzioni di uso agronomico (fosfato mono e di ammonico,
monosodico o trisodico, NH3 anidro, acido fosforico, urea).
Poich i dosaggi non sono facilmente teorizzabili, la cosa migliore procedere
per tentativi facendo in modo di avere nell'effluente finale concentrazioni di BODs
5 mg 1"1 , (NH4-N + N03-N) > 1 mg 1"1, Ptot > 0.5 mg 1"1 .
6. 1.2 Caratteristiche dei substrati nel reattore (COD, 800, TKN, NH4, N02,
N03, P)
IMPIANTI PER LA RIMOZIONE DELLE SOLE SOSTANZE CARBONIOSE
L'impianto di questo tipo descritto nello schema di Fig. 1.4, Cap. 1. Si tratta
normalmente di un solo reattore, che pu essere del tipo completamente
miscelato oppure a pistone, seguito da un sedimentatore.
Da queste premesse ne deriva che in alcuni reattori (i completamente miscelati)
la concentrazione di substrati, (COD, BOD, TKN, NH4, N03, N02, P, 02)
costante in tutto il reattore e perci uguale ai valori in uscita: esister ovviamente
un piccolo effetto di cortocircuito in prossimit degli ingressi. L'incremento di
147.
Tab. 6.3
Concentrazioni limite per evitare fenomeni di tossicit nei sistemi di nitrificazione
secondo varie fonti, (mg 1) [cit. Vismara, 1988}
f.:.:,;'\''''ii:''.''':::.,.:
NH4
Cd
Cr 111
Cr VI
Cu
CN
Pb
Mg
Ni
Zn
Fenolo
Cresolo
2 4 DN fenolo
Tiourea
Tioacetamide
Tiocianato di K
Etanolo
Acetone
Cloroformio
Streptomidina
;,,...
,;
":::'
,....,,::::::;;:
5
0.25
0.005-0.5
0.34
0.5
50
0.25
500
0.08-0.5
4-10
4-16
150
1-2
3.5
1-2
460
0.076
0.18
> 300
35
2400
2000
18
> 400
0.22-2.8b
Anilina
(A) funzione di pH
1] W. P. C. F, 1979; [2] Jackson S., 1970; aMc Dermott G. N. et al., 1976; bVerstraete
W et al., 1977; cJoel A. R. et al., 1977; 6 Bayiey D. A. et al., 1970; 1Adams C. E., 1974.
solidi dovuto alla crescita del fango nel reattore non generalmente apprezzabile
come differenza di concentrazione di SSA fra entrata e uscita.
In questo reattore sono presenti uno o al pi due principali tipi di batteri:
1111
batteri eterotrofi facoltativi;
1111
eventualmente batteri autotrofi nitrificanti.
Il primo tipo di batteri sempre presente ed il responsabile della rimozione
del BOD e COD solubile, nonch delle caratteristiche d sedimentabilit e
bioflocculazione del fango e perci anche del BOD e COD particolato che si
autoaggrega sui fiocchi. l batteri autotrofi sono presenti solo in quegli impianti
ove si opera ad elevata et del fango (ridotto carico del fango), tale da
consentire la crescita di detti batteri (vedi Cap. 2.2): la nitrificazione pu
verificarsi anche a medio carico (Ct ~ 0.2 kg BODs kg- 1SS giorno-1) soprattutto
nei periodi estivi.
148.
In reattori tipo pistone o plug flow, ove si registra una certa disomogeneit con
la lunghezza, pu esservi un certo gradiente decrescente dei parametri suddetti
tra ingresso e uscita.
E' importante sottolineare che le concentrazioni di cui si tratta si riferiscono alla
frazione solubile dei substrati, l'unica frazione che si riesce a caratterizzare dai
punto di vista operativo tramite misure analitiche. In taluni casi pu essere utile
effettuare le analisi sulla frazione limpida (non filtrata) dopo sedimentazione
statica del fango in cilindro. Queste misure vanno effettuate su campioni trattati
istantaneamente, altrimenti la presenza del fango ne modifica i valori.
In assenza di fenomeni di nitrificazione non si riscontrano valori di parametri
solubili di COD, BOD, TKN, NH4+, P molto diversi tra il reattore e l'uscita del
sedimentatore (a meno del tempo di sfasamento del campionamento).
Negli impianti ove si realizza la nitrificazione, anche parziale, si rilevano nel
reattore forme di azoto ossidato (N03 e N02): in tale caso pu verificarsi una
diminuzione di N03, e talvolta un aumento di N02, a causa di fenomeni legati
alla denitrificazione che si pu attivare nello strato di fango al fondo del
sedimentatore. Poich, come detto, in genere i valori dei parametri chimici non
sono molto diversi nel reattore e a valle del sedimentatore, e poich dal punto
di vista del controllo fiscale sono questi ultimi quelli validi, ne deriva che la
misura delle caratteristiche dei substrati nel reattore riveste un carattere di
eccezionalit, e potr essere effettuata solo con l'obiettivo di interpretare e
controllare fenomeni anomali e patologici.
IMPIANTI PER LA RIMOZIONE DELLE SOSTANZE CARBONIOSE, DELL'AZOTO E DEL FOSFORO
La rimozione dell'azoto e del fosforo dai liquami si realizza oggi con diversi
schemi di impianto, nei quali si cerca di far awenire, in sequenza, i processi
biologici per la rimozione di COD, azoto e fosforo. Da quanto fino ad ora
osservato, ci richiede la presenza nel fango biologico di:
1111
batteri eterotrofi facoltativi e denitrificanti;
1111
batteri autotrofi, nitrificanti;
1111
batteri accumulanti fosforo.
Vi quindi la necessit di diverse condizioni ambientali, legate alle diverse
caratteristiche biochimiche e biologiche dei suddetti gruppi.
Mediamente, a causa della loro maggiore sensibilit, gli impianti a rimozione
biologica dei nutrienti richiedono un controllo analitico pi puntuale rispetto ai
fanghi attivi convenzionali. Per quanto riguarda un impianto del tipo descritto in
Fig. 1.6, Cap. 1, la situazione ottimale sarebbe quella di prevedere un controllo
quotidiano, con campioni medi su 24 ore, cos organizzato:
1111
liquame in ingresso:
CODtot CODsol; BODs; TKN; NH4+; Ptotale; o-P04;
1111
zona anaerobica, sul filtrato:
N03-; o-P04;
1111
zona anossica primaria, sul filtrato:
N03-; o-P04;
1111
zona aerobica principale, sul filtrato:
N03-; NH4+; o-P04; CODsol;
1111
zona anossica secondaria, sul filtrato:
N03-; o-P04; CODsol;
1111
zona aerobica finale, sul filtrato:
N03-; NH4+; o-P04;
149.
111
111
111
Per quanto riguarda l'analisi sul filtrato bene precisare che i campioni devono
essere filtrati immediatamente dopo il prelievo, sia che si tratti di un campione
istantaneo, che medio su 24 ore. La filtrazione risulta molto importante in quanto
il contatto prolungato coi fango porta a modificazioni del contenuto solubile del
campione (consumo di N03-, rilascio d fosfati) e quindi a risultati analitici non
realistici. Non vanno tuttavia trascurate le determinazioni analitiche tipiche degli
impianti convenzionali (BOD, pH, ecc.).
A titolo esemplificativo si riportano, in conclusione, alcuni dei possibili inconvenienti che si possono verificare nell'esercizio di un impianto per la rimozione
combinata di COD, azoto e fosforo del tipo 11 PhoredOX 11 , la cui fase biologica
caratterizzata da 5 zone distinte in sequenza: anaerobica, anossica primaria,
aerobica principale, anossica secondaria, aerobica finale. In Fig. 6.2 sono riportati
alcuni esempi tipici di profili di concentrazione (mg r1) di ammoniaca, nitrati ed
ortofosfati rilevabili in impianti di questo tipo [Pitman, 1984], e- ehe possono
essere interpretati come segue:
111 Caso A: situazione ideale con buona rimozione di azoto e fosforo. In zona
anaerobica si ha un sostanziale rilascio di fosfati, associato ad una loro rapida
assunzione in zona aerobica; ci consente le basse concentrazioni di fosfati
rilevate in uscita. Anche i processi di nitrificazione e denitrificazione si
svolgono in modo corretto, e l'effetto addizionale denitrificante del sedimentatore porta a basse concentrazioni di nitrati anche nel fango di ricircolo. Il
carico di nitrati in zona anaerobica risulta cos ridotto al minimo, e ci
contribuisce alle buone prestazioni dell'impianto.
111 Caso B: non si ha rimozione di fosfati. Le concentrazioni in ingresso ed in
uscita sono le stesse, e non si registra alcun fenomeno di rilascio anaerobico
del fosforo. La nitrificazione virtualmente completa, mentre la denitrificazione
solo parziale, probabilmente a causa di una carenza di COD in ingresso.
La concentrazione di nitrati in uscita elevata, cos come il carico di nitrati
ricircolati in zona anaerobica, come chiaramente indicato anche dalla mancanza di rilascio di fosfati.
111 Caso C: la denitrificazione adeguata, il ricircolo di nitrati in zona anaerobica
limitato, come dimostrato dal buon rilascio di fosfati che qui si registra.
Tuttavia la concentrazione di fosfati in uscita relativamente alta a causa di
una scarsa assunzione in zona aerobica, dovuta probabilmente a carenze di
ossigenazione, come del resto indicato dalla ridotta efficienza di nitrificazione
rilevabile in questa zona.
111 Caso D: il rilascio di fosfati in zona anaerobica notevole ed seguito da
un ulteriore rilascio in zona anossica primaria (ci viene confermato dal
computo del bilancio di massa, considerando rapporti di ricircolo pari a 4 per
la miscela aerata ed ad 1 per il fango). Si verifica cos un'assunzione
incompleta in zona aerobica e quindi l'aumento della concentrazione di fosfati
in uscita. La notevole efficienza di nitrificazione non consente di attribuire
all'ossigenazione la colpa di ci. Le cause vanno quindi ricercate altrove.
150.
(6)
(7)
0.4
0,6
2
0,2
0,5
2
0,2
0,5
2
,9.2
0,5
2
0,5
6
0,6
15
6
0,5
15
6
0.4
16
6
0.4
"16
0,5
15
N01 /N
6
30
o
20
14
o
6
4
0,3
o-PO~/P
NH~/N
6
30
6
15
1,0
6
4
o-PO~/P
NH~ IN
o-PO~/P
NH~/N
o-PO~/P
NH~ /N
N0 1/N
(3)
6
30
20
25
o
8
13
2
2,5
8
3
2,8
8
3
2,0
7
3
2,0
7
3
6
30
30
15
o
15
5
0,1
3,5
0,2
0,6
2,2
0,2
0,6
1,8
0,2
0,6
1,8
o,2
0,6
N0 1/N
D
(5)
(2)
NO/N
(4)
(1)
(8)
0,2
IN
4
OUT
Ricircolo fango
Fig. 6.2
151.
111
111
nel caso occorra verificare l'attivit di particolari ceppi batterici quali gli
accumulanti fosforo: in questo caso si analizzer il contenuto di fosforo nella
frazione SST e SSV del fango in tutti i reattori interessati, compreso il
sedimentato re;
nel caso occorra identificare particolari ceppi batterici responsabili delle schiume o bulking: in tal caso occorrer una vera e propria indagine microbiologica.
CAMPIONAMENTO SIGNIFICATIVO
152.
153.
70
60
50
sedimentazione di massa
40
~
<'Il
c:;
o
<'Il
't:
Q)
.5
<'Il
!:l
30
transizione
Q)
20
IO
Fig. 6.3
IO
20
30
40
Tempo (minuti)
6.1.5.1
Velocit di sedimentazione,
50
60
Vs
154.
tore al variare del carico di solidi superficiale, legato, ad esempio, alle variazioni
di concentrazione di fango in vasca necessarie per mantenere costante il valore
di carico del fango. Un altro aspetto di interesse pratico quello di utilizzare
la teoria del flusso solido per ottimizzare le prestazioni dei sedimentatori finali.
Alcuni esempi delle numerose applicazioni sono riportati in Olmo M. [1978],
d'Antonio G. et al. [1987], Keinath T. M. [1985], Donald M. et al. [1983], Visconti
A., [1983], Visconti A. [1985]. La determinazione della velocit di sedimentazione
dei fanghi richiede una determinata procedura [Mininni G., 1984] che, pur
essendo abbastanza semplice, non trova ancora un'ampia diffusione negli impianti di depurazione, cosicch molto spesso tutta la teoria del flusso solido
viene elaborata considerando valori di velocit di sedimentazione non sperimentali ma assunti come costanti dalla letteratura.
Fondamentalmente la velocit di sedimentazione di un certo fango dipende
essenzialmente dalla sua concentrazione. Per ogni tipo di fango possibile
risalire, dalle curve di sedimentazione sperimentalmente rilevate a diverse concentrazioni di fango (minimo 3), alla relazione di dipendenza vs!MLSS. Tale
relazione, tuttavia, estremamente specifica, in quanto molto influenzata da
caratteristiche tipiche del processo, quali il carico del fango applicato ed il tenore
di ossigenazione e miscelazione, anche se, a livello generale, si pu affermare
che quanto pi elevata la concentrazione di fango tanto pi lenta sar la
velocit di sedimentazione relativa.
Masotti [1987] riporta che per un impianto ben funzionante la velocit di
sedimentazione deve essere abbastanza elevata: dopo 5' si deve essere formata
una chiara linea di separazione fra il fango ed il liquame chiarificato; dopo 1O'
l'interfaccia deve essersi abbassata ad un valore pari almeno al 50% dell'abbassamento raggiunto dopo 30'; l'abbassamento a 30' deve essere invece pari
al 95% dell'abbassamento a tempo infinito. Nella Fig. 6.4 sono riportate le curve
di sedimentazione di 3 generici tipi di fanghi attivi caratterizzati da una diversa
sedimentabilit.
100
80
o
C'l
c
Li
\\
\\
60
CII
Fig. 6.4
Cwva di sedimentazione di tre
tipi di fanghi attivi
di diversa qualit,
prelevati dalla vasca di aerazione
[Masotti L., 1987}
""'
\\
!Q
CII
'"C
"" ~
40
\
\
'-
E
:l
o
>
20
""'
"'-....
---.....
.....____
fango d cattiva
_qualita
----
---
\
~Q.._!lli fU-P-
~ r-----...
fango di, buona
qualita'1
10
20
30
40
50
60
155.
Attualmente esistono in commercio sistemi automatici [Visconti A., 1983, 1985],
in grado di misurare la velocit di sedimentazione dei fanghi in cilindro ed in
grado di memorizzare i risultati di dette prove in modo da fornire al gestore,
oltre ai valori attuali, anche i dati storici dai quali possono essere ricavate buone
informazioni.
6.1.5.2
6.1.5.3
Il parametro che consente di stimare, seppur a livello macroscopico, le caratteristiche di sedimentabilit dei fanghi rappresentato dallo Sludge Volume Jndex
(SVJ) o Indice di Volume del fango, espresso in mi g-1, che indica il volume
occupato da un grammo di fango dopo 30' di sedimentazione in cono Imhoff
o cilindro.
156.
800
SVI
glucosio
liquame domestico
600 -
400
_,., glucosio
200
'-- -------.
scarico di macello
concentrato di carne
IO
20
15
Se
(d)
Fig. 6.5
Andamento dello SVI in funzione dell'et del fango per diversi tipi di substrato
[Lovett D. A. et al., 1983]
In generale si considerano accettabili valori di SVI inferiori a 150 mi g-1 ed
eccezionalmente buoni valori intorno a 70 mi g-1.
L'elevata diffusione e la semplicit di analisi lo rendono un parametro estremamente interessante ai fini del controllo del processo. Tuttavia, recentemente sono
emerse nuove problematiche e discussioni intorno alla validit ed affidabilit di
questo parametro che, come evidenziato nei capitoli successivi, hanno portato
alla definizione di nuove metodiche e ad una mancanza di chiarezza, per cui
attualmente risulta ancora estremamente difficile confrontare i valori di SVI
determinati su impianti ed in laboratori diversi.
E' ormai certo che lo SVI dipende da molti fattori quali carico del fango, tipo
di substrato, livello di aerazione, presenza di batteri filamentosi, ecc., anche se
non sono stati ancora chiariti i relativi meccanismi di influenza. Indipendentemente dalla presenza di patologie particolari, le caratteristiche di sedimentabilit
dei fanghi dipendono generalmente, ma non univocamente, dall'et del fango.
A bassa et del fango nella vasca di ossidazione si osserva crescita dispersa:
l'attivit e la velocit di crescita batterica sono massime, e ci comporta la
presenza di un gran numero di cellule giovani, poco mineralizzate e pi leggere,
157.
che tendono cos a restare in sospensione. Diminuendo il carico dei fango
aumenta l'et del fango; le cellule divengono un po' pi pesanti per effetto della
mineralizzazione ed il fiocco si addensa, permettendo una buona sedimentazione. Un carico eccessivamente basso pu provocare invece l'aumento della
respirazione endogena, e portare alla disgregazione del fiocco, per cui le
particelle pi piccole faticano a sedimentare.
Nella Fig. 6.5 sono riportate le correlazioni fra SVI ed et del fango rilevate su
diversi impianti a fanghi attivi e, soprattutto, con diversi tipi di substrato.
L'andamento generale denota proprio l'aumento dello SVI al diminuire dell'et
del fango. E' da sottolineare anche il notevole effetto esercitato sullo SVI dal
tipo di liquame da trattare e come impianti diversi, alimentati con lo stesso tipo
di substrato presentino andamenti similari. E' chiaro quindi che, anche se l'effetto
pu essere sovrastimato a causa delle diverse concentrazioni di fango utilizzate
nei diversi studi o di particolari condizioni specifiche, il tipo di liquame trattato
condiziona notevolmente le caratteristiche di sedimentabilit dei fanghi.
Proprio per questi motivi, pi che un parametro di stretto significato scientifico,
lo SVI un parametro di controllo operazionale che consente al gestore di
valutare, seppur macroscopicamente, le caratteristiche di sedimentabilit dei
fanghi e di calibrare, in funzione di queste, la portata di ricircolo ottimale.
Secondo alcuni autori [Dick et al., 1960], lo SVI pu essere utilizzato come
parametro di controllo nella gestione di un impianto, ma non per confrontare le
caratteristiche di sedimentabilit di fanghi provenienti da impianti diversi. Infatti
lo SVI non direttamente correlato alla velocit di sedimentazione reale nella
vasca di decantazione [Sezgin M., 1982; Lee et al., 1983; Chudoba et al., 1985],
ma dipende, in modo ancora sconosciuto, dalla concentrazione e dalla tipologia
dei solidi sospesi presenti nel campione in esame e dall'eventuale presenza di
una leggera miscelazione. In pratica nel cono si vengono a creare condizioni
di sedimentazione difformi da quelle di un sedimentatore, che non permettono
di fare previsioni. Per cercare di eliminare tutti i problemi relativi alla riproducibilit di questa analisi stato proposto l'uso di un cilindro graduato, mentre per
ridurre la variabilit dello SVI in funzione dei contenuto di solidi nella miscela
aerata e quindi per cercare di uniformare i risultati ottenuti su diversi impianti,
sono state proposte numerose modifiche rispetto alla metodica standard. Lee et
al. [1983] hanno effettuato uno studio volto alla valutazione dell'affidabilit dei
diversi metodi di determinazione dello SVI per la conoscenza delle caratteristiche
di sedimentabilit dei fanghi. Le principali metodiche alternative proposte sono:
1111
SV/ diluito: la determinazione viene effettuata su un campione di fango
opportunamente diluito in modo da ottenere un valore massimo di volume
1
;
del fango dopo 30' inferiore a 200 cc
1111
SV/ specifico: la determinazione viene effettuata su campioni contenenti una
determinata concentrazione di MLSS (1.5/2.5/3.5 g r1 );
1111
SV/ specifico miscelato: la determinazione viene condotta sotto leggera agitazione, con concentrazione di MLSS pari a 2.5g r1
Nel loro studio Lee e colleghi hanno utilizzato, come termine di paragone, il
contenuto di batteri filamentosi presenti nel fiocco di fango, espresso in termini
di lunghezza totale dei filamenti (km g-\ parametro per il quale stata ormai
ampiamente dimostrata l'elevata correlazione con le caratteristiche di sedimentabilit dei fanghi [Sezgin et al., 1978; Sezgin et al., 1980].
Nelle Figg. 6.6 e 6.7 sono riportati gli andamenti dello SVI, determinato secondo
le diverse metodiche rispetto alla lunghezza totale dei filamenti presenti.
lO~.
700
SVI
(ccg- 1)
600
500
'100
300
200
IOO
o
0.1
1.0
IO
100
1000
Fig. 6.6
Andamento dello
SVI, determinato
secondo la metodica standard, in
funzione
della
lunghezza totale
dei
filamenti
(TEFL) [Lee S.E.
et al., 1983]
TEFL (km/g)
700
SVI
(ccg- 1)
600
500
ss ( g l- 1)
400
300
200
IOO
o
0.1
1.0
IO
IOO
TEFL (km/g)
1000
Fig. 6.7
Andamento dello
SVI, determinato
secondo diverse
metodiche,
in
funzione
della
lunghezza totale
dei
filamenti
(TEFL)[Lee S. E.
et al., 1983]
159.
Mediante analisi statistica gli autori hanno evidenziato che la metodica che
meglio si correla alle caratteristiche di sedimentabilit dei fanghi attivi, espressa
in termini di lunghezza totale dei filamenti contenuti nel fango stesso, quella
dello 11 SVI diluito 11 Ci scientificamente supportato dai fatto che la determinazione dello SVI, basata sul grado di compattazione raggiunto dal fango dopo
un periodo di tempo di 30', pu non considerare l'effettivo andamento del
processo di sedimentazione prima descritto; infatti, nell'ambito di 30' un fango
che sedimenta bene od un fango poco concentrato raggiunger la fase di
compressione, mentre un fango che sedimenta male od un fango molto concentrato necessiter di un tempo pi lungo per arrivare a tale livello, e verr
quindi caratterizzato da un valore di SVI quando ancora si trova in una fase
diversa da quella finale. La riduzione del contenuto di solidi determina la
riduzione del tempo necessario perch la sedimentazione del fango raggiunga
la fase di compressione. Gi nel 1964 Stobbe [citato in Chambers B., 1982] si
era reso conto di questa contraddizione, ed aveva rilevato che su un volume
di un litro, la diluizione necessaria per garantire una completa sedimentazione
nel tempo fissato era quella che consentiva di ottenere volumi del fango inferiori
od al massimo uguali a 200 cc 1.
L'indice di volume del fango, definito in questo caso 11 SVI diluito11 verr poi
calcolato secondo la seguente formula:
SVI diluito
dove:
Va
MLSS
Va
n
MLSS 2
(2)
160.
(3)
161.
SSL
MLSS
dove:
MLSS
SSL
r\
Tab. 6.4
Scala di valori proposta per l'indice di biof/occulazione 18
OTTIMA
MEDIA
PESSIMA
2.5-5
7-15
>15
Sia chiaro che il valore di solidi sospesi misurati sul surnatante del cono dopo
120', SSL, cos come il valore di solidi sospesi misurati nell'effluente dal
sedimentatore, non rappresenta la frazione pi limpida ottenibile in assoluto da
quel fango.
Tale frazione, che esprime in qualche modo una "chiarificazione ideale", si pu
stimare ponendo a sedimentare in cono per 120' il campione di liquame
depurato surnatante in uscita dal sedimentatore.
162.
6. 1. 7 Indice di galleggiamento, IG
Esprime la tendenza del fango attivo a risalire alla superficie del sedimentatore
(flottazione) ed a formare, a seconda dell'entit del fenomeno, piccole chiazze
di fango, dello spessore di qualche centimetro, o veri e propri materassi, dello
spessore di 10 cm e oltre, caratterizzati da densit molto elevata (15% di secco)
e consistenza plastica. Il fenomeno, noto come rising (Cap. 3.3), pu essere
provocato dalla generazione di bolle d'azoto nel fango originatesi dalla denitrificazione dei nitrati, oppure da iperossigenazione con ossigeno puro o mediante
sistemi a carattere di flottazione.
Per quantificare l'entit del fenomeno, a prescindere dalla causa e dal suo
meccanismo, viene proposto un indice di semplice esecuzione basato sull'osservazione del comportamento di un campione di miscela aerata sottoposto al
test dell'indice di volume di fango in cono o cilindro (VA).
La miscela, sottoposta a decantazione statica (non miscelata) in cilindro da 1
litro per due ore pu manifestare, dopo un certo tempo, la risalita di fango in
superficie. L'intervallo di tempo tra l'inizio della prova e la risalita di una quantit
ben visibile di fango (almeno 3 mm di spessore) indice della tendenza al
galleggiamento del fango. L'indice di galleggiamento IG dato dal seguente
rapporto:
(5)
120
dove:
t9
Tab. 6.5
Scala di valori proposta per l'indice di galleggiamento, IG
< 15'
< 20'
< 60'
< 120'
> 120'
< 0.125
< 0.25
< 0.50
0.5 - 1
> 1
elevatissima
elevata
media
bassa
nulla
163.
di preparati a secco e colorati, mentre la seconda ben si adatta all'analisi di
campioni a fresco. Nel caso di un campione di fango attivo, l'osservazione a
fresco pu fornire valide informazioni per quanto riguarda la struttura fisica e
biologica del fiocco. In questo caso il campione deve essere analizzato entro
poche ore (5-7) dal momento del prelievo, ponendone, dopo accurata miscelazione, una goccia sul vetrino portaoggetti e coprendola con un vetrino coprioggetto, avendo cura di evitare la presenza di bolle d'aria.
A volte, tuttavia, pu essere necessario far ricorso ad apposite colorazioni che
facilitino il riconoscimento e la comprensione di taluni caratteri.
Sebbene una netta suddivisione fra struttura fisica e biologica ben poco si presti
per una corretta ed utile analisi del fiocco di fango, tuttavia la loro trattazione
separata trova una giustificazione pratica legata fondamentalmente alla complessit ed ai tempi analitici che le contraddistinguono.
6.1.8.1
Struttura fisica
164.
1111
1111
FIOCCO IDEALE
B.
FIOCCO PIN-POINT
assenza di filamentosi
fiocco piccol.o e debole
surnatante torbido
basso SVI
C.
FIOCCO IN BULKING
Fig. 6.8
Effetto degli organismi filamentosi sulla struttura del fiocco di fango [Jenkins et
al., 1986]
165.
111
Risulta abbastanza evidente come questa caratteristica che, proprio per sua
natura, non si presta per un uso di regolazione, consenta, se osservata con
una certa frequenza e regolarit (almeno una volta alla settimana) una comprensione dell'andamento del processo biologico di depurazione. Di particolare
interesse risulta inoltre il suo utilizzo in fase di diagnosi, in quanto l'analisi
microscopica della struttura fisica del fiocco di fango, di semplice e rapida
esecuzione, consente di seguirne l'evoluzione prima, durante e dopo fenomeni
di crisi. La maggior parte dei problemi di sedimentabilit dei fanghi possono
infatti essere interpretati in termini di struttura fisica microscopica:
a) Il fallimento della microstruttura pu essere legato a 2 patologia diverse:
111 1) crescita dispersa: non si verificano i processi di bioflocculazione;
111 2) bulking da Zooglea: vengono prodotte eccessive quantit di polimeri
extracellulari. l microrganismi si trovano immersi in una massa di materiale
extracellulare ad elevata ritenzione di acqua. Il fango assume un aspetto
microscopico viscoso.
L'analisi della struttura fisica microscopica del fiocco consente di distinguere
i due casi mediante la colorazione con inchiostro di china (il normale
inchiostro delle penne stilografiche) [Jenkins et al., 1986].
b) Il fallimento della macrostruttura pu essere legato a 2 patologia diverse:
111 1) pin-point: non sono presenti i batteri filamentosi o, comunque, la loro
presenza risulta insufficiente per la corretta formazione del fiocco;
111 2) bulking da filamentosi: eccessiva proliferazione dei batteri filamentosi.
Anche in questo caso, mediante analisi microscopica possibile distingue;.
re, semplicemente per osservazione, fra i due casi riportati.
6.1.8.2
Struttura biologica
L'analisi microscopica della struttura biologica del fiocco di fango risulta molto
spesso legata a quella della struttura fisica. Oltre all'analisi della microfauna
colonizzante il fiocco della quale si tratter in dettaglio successivamente, questo
parametro si ormai focalizzato sullo studio ed il controllo dei batteri filamentosi
presenti nel fiocco di fango e responsabili del fenomeno del bulking. Infatti, molto
spesso, l'identificazione del tipo di microrganismo responsabile di tale fenomeno
pu fornire valide indicazioni sul tipo di misure da intraprendere per contenerne
gli effetti negativi e per prevenirne la successiva ricomparsa.
Le metodologie di identificazione delle specie filamentose, molto utili in fase di
diagnosi, richiedono una buona preparazione microbiologica ed una certa esperienza al microscopio; per la descrizione dettagliata delle modalit di lavoro si
rimanda all'ottimo manuale redatto dal prof. Jenkins e collaboratori [1986].
166.
In questa sede ci si limiter a sottolineare l'importanza di una quantificazione,
sia pure approssimata, del tenore di filamentosi presenti nel fiocco che possa
fornire, in modo abbastanza semplice, una scala di riferimento per valutare e
controllare l'evoluzione e lo sviluppo del fiocco di fango.
Uno dei metodi pi semplici quello proposto da Richard M. [1989] basato su
una sala di abbondanza valutabile attraverso l'osservazione in contrasto di fase
(100X) di una goccia di fango attivo ben miscelato. Il metodo prevede l'analisi
dell'intero vetrino preparato e pecca di soggettivit; pertanto auspicabile, come
consigliato dallo stesso autore, che l'analisi venga ripetuta da pi persone,
effettuandone poi la media.
Di seguito si riportano le classi di abbondanza previste con le relative descrizioni
pratiche:
Classe
Descrizione
2
3
4
167.
essenzialmente di microrganismi saprofiti, che si ritrovano aggregati nei fiocchi
di fango o dispersi nel mezzo liquido. La loro presenza massiccia, e quindi il
loro successo rispetto agli altri protisti, legato innanzitutto alle loro piccole
dimensioni (pochi J..Lm) e al loro elevato rapporto superficie/volume, che aumenta
le loro capacit di scambio, sia di nutrienti che di cataboliti, con il mezzo
esterno. Le comunit batteriche presenti negli impianti sono molto complesse, e
oltre ai generi dominanti (generalmente batteri eterotrofi, gram-negativi, a forma
bastoncellare e dotati di flagello polare) si ritrovano molti altri generi. La
composizione della comunit batterica. risulta infatti notevolmente influenzata dalle
condizioni di esercizio dell'impianto, da fattori climatici e, soprattutto, dalla natura
del liquame trattato. Infatti, i batteri sono in grado di adattarsi abbastanza
rapidamente a nuove condizioni ambientali (owiamente entro i limiti di tolleranza)
e, grazie al loro breve tempo di duplicazione, i cambiamenti della composizione
della comunit rifletteranno le variazioni delle condizioni ambientali. Nella vasca
di ossidazione di un impianto a fanghi attivi si ritrovano per anche altri tipi di
organismi, fra cui principalmente protozoi (flagellati, amebe e ciliati), rotiferi,
nematodi e, occasionalmente, gastrotrichi, che si sviluppano e si inseriscono ai
livelli superiori della catena trofica precedentemente illustrata (Fig. 6.9). Particolare importanza viene attribuita alla presenza di protozoi. Questi organismi si
ritrovano comunemente in tutti i processi aerobi, con densit anche notevole
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Fig. 6.9
Rete trofica in
impianti di depurazione {Madoni
P., 1981]
/
/
/
~
------
168.
(>106/litro [Madoni P., 1986]) e costituiscono approssimativamente il 5% in peso
secco dei solidi sospesi in vasca [Curds et al., 1975]. Gli studi condotti in questo
settore ormai da molti anni (i primi risalgono addirittura agli anni '50), hanno
permesso di evidenziare la presenza di pi di 200 specie di protozoi, anche se
il 70% circa costituito da rappresentanti della classe dei ciliati.
La loro presenza nei liquami dovuta in minima parte ai fatto che possono
essere presenti negli escrementi umani ed animali, e principalmente, alle acque
di pioggia e di drenaggio [Curds et al., 1975]. L'effettiva colonizzazione del
liquame awerr poi ad opera delle specie che meglio si adattano a questo tipo
di ambiente.
Dal punto di vista trofico, i protozoi comprendono forme autotrofe fotosintetiche
ed eterotrofe; fra queste ultime si possono distinguere organismi saprofiti e
predatori (fagotrofi e carnivori). Le forme autotrofe appartengono quasi esclusivamente alla classe dei flagellati e sono poco frequenti negli impianti a fango
attivo, a causa del notevole effetto limitante operato dal fattore luce. Si pu
verificare la presenza di alcuni autotrofi fotosintetici, ad es. Euglena gracilis,
soprattutto nei casi in cui il canale di arrivo del liquame all'impianto sia a cielo
aperto. Anche le forme saprofite, organismi che si nutrono di sostanza organica
morta, appartengono soprattutto alla classe dei flagellati, ma se ne trovano
parecchi anche fra i ciliati.
Owiamente questi organismi si troveranno in competizione alimentare con i
batteri. La stragrande maggioranza dei predatori appartiene invece alla classe
dei ciliati. Questi organismi si nutrono principalmente a spese dei batteri dispersi
presenti nel liquame (fagotrofi). Ancora fra i ciliati si ritrovano le forme predatrici
di altri ciliati, e pi in generale di altri protozoi, nonch di rotiferi (carnivori).
Anche rotiferi e nematodi si comportano essenzialmente come predatori.
Dal punto di vista della depurazione dei liquami, la presenza di questi organismi
porta a notevoli miglioramenti delle caratteristiche di qualit degli effluenti, Questo
vero soprattutto per i protozoi ciliati, mentre per rotiferi e nematodi, molto
meno frequenti dei primi, non si hanno ancora chiare indicazioni.
Negli impianti a fanghi attivi, ruolo prioritario viene attribuito alla presenza di
protozoi ciliati. Curds et al. [1975] hanno evidenziato, attraverso uno studio
condotto su 6 impianti a fanghi attivi, come la presenza dei ciliati sia associata
ad una migliore qualit dell'effluente in termini di BOD, COD, SS, concentrazione
batterica e torbidit. Inoltre, secondo questi autori i protozoi ciliati collaborano
anche al processo di formazione del fiocco di fango attraverso la secrezione di
sostanze mucillaginose con potere flocculante. Gli studi condotti in questo settore
hanno permesso di suddividere i protozoi ciliati in 3 gruppi funzionali distinti
sulla base delle loro relazioni con il fiocco di fango e della loro maggiore
importanza ai fini del risultato del processo depurativo. Si distinguono infatti
ciliati: 1) liberamente natanti, che non hanno cio alcun tipo di legame con il
fiocco di fango, 2) mobili di fondo, forme libere che vivono sul fiocco e dotate
di particolari strutture (i cirri) grazie alle quali si muovono e 3) sessi/i, cio
organismi che vivono a stretto contatto con il fiocco di fango, al quale rimangono
attaccati mediante un peduncolo. E' owio che le forme sessili e mobili di fondo
risulteranno awantaggiate rispetto a quelle liberamente natanti. Infatti, mentre
per i primi il tempo di permanenza nell'impianto dipender dal tempo di
ritenzione cellulare, per gli ultimi, completamente svincolati dal fiocco di fango,
avr significato solo il tempo di ritenzione idraulica.
La grande attenzione rivolta allo studio in senso ecologico dell'ecosistema
169.
specie rara
specie infrequente
specie frequente
specie abbondante
specie molto abbondante
170.
La casistica delle applicazioni del metodo non consente per di affermare che
gli indici ottenuti abbiano un valore strettamente quantitativo, e tanto meno
sostitutivo di parametri chimico-fisici di controllo dell'efficienza e del processo.
Lo stesso dicasi in termini di capacit specifica di diagnostica: lo SBI non indica
disfunzioni di processo e quindi, tantomeno, azioni di rimedio.
E' poi da escludere che lo SBI possa costituire uno strumento di controllo fiscale
dell'efficienza del processo, sostitutivo dei parametri di legge, cos come talvolta
capitato di vedere applicato dai tecnici delle ASL
Ci precisato, l'analisi microscopica resta un'importante misura routinaria di
controllo di processo per il gestore di impianto che deve per costruire una
"storia biologica" del suo impianto da cui imparare per prevedere eventuali
tendenze a variazioni anomale.
DESCRIZIONE DEL METODO SBI
Il metodo basato sia sulla differente sensibilit mostrata da alcuni gruppi della
microfauna ai principali parametri fisici, chimici e gestionali, sia sull'abbondanza
e diversit di specie della microfauna: questo consente di definire la qualit
biologica del fango mediante valori numerici convenzionali (indice biotico). Lo
SBI tiene in considerazione anche i seguenti punti:
1111
La ricchezza in specie tende a cambiare normalmente con il carico del fango.
Il pi alto numero di specie stato osservato a carichi del fango compresi
tra 0.2 e 0.3 KgBOD kg- 1 MLSS d-1 .
1111
La densit della microfauna diminuisce con il decrescere del carico del fango.
Nella vasca di areazione di impianti che attuano la nitrificazione, attesa
una microfauna meno abbondante rispetto ai fanghi attivi convenzionali
L'indice da assegnare al fango attivo in esame si ottiene mediante l'uso di una
tabella a due entrate (Tab. 6.6). Nelle righe, vengono presi in considerazione i
gruppi dominanti che, a partire dalla parte alta della tabella, sono associati ad
una qualit biologica del fango via via decrescente. Nella parte alta delle colonne
viene considerata, invece, la diversit della microfauna in cui il numero delle
unit sistematiche raggruppato in quattro differenti classi.
La tabella a due entrate inoltre considera l'abbondanza della microfauna (escluso
i flagellati) e dei flagellati. Per la determinazione dei valori di SBI necessario
selezionare l'ingresso orizzontale in tabella scegliendo prima la riga corrispondente al gruppo dominante e poi tenendo in considerazione la densit totale
della microfauna (minore o maggiore di 106 individui/l). In caso di due o pi
gruppi dominanti, la scelta cadr sul gruppo che occupa la posizione pi bassa.
L'ingresso verticale in tabella determinato dal numero totale di unit sistematiche da cui composta la microfauna e dalla densit.
Infine i valori di SBI sono raggruppati in quattro classi di qualit evidenziate da
numeri romani (Tab. 6.7). Queste classi permettono di rappresentare la qualit
biologica del fango attivo mediante quattro classi di giudizio piuttosto ampie.
6. 1. 11
Attivit biologica
171.
Tab. 6.6
Tabella a due entrate per il calcolo dell'indice biotico SBI del fango [Madoni, 1981]
e densit. chedetermina-
no l'i11gressci Ol'izinta~
.. ..
le il1 tabella
Gruppo
Densit
> 1o .. .
840
5-7
< 5 . .
dominante
.. (incl./l) F<10 10<F<100 F<1 O 10<F<1 00 F<10 10<F<100 F<10 10<F<100
8
9
5
Ciliati mobili* +
;::: 106
6
7
10
7
8
sessili e/o amebe t------+---+----11---t---+--+------t---+-----i
6
4
7
8
9
6
6
7
5
con teca
< 10
Ciliati sessili*
> 80'7'o
Opercularia spp.
;::: 106
< 106
;::: 106
;::: 106
< 10
;::: 106
< 10
Vortice/la
microstoma
Ciliati natanti
< 10
Piccoli natanti
(>100)**
;::: 106
< 10
o
o
o
2
2
1
Tab. 6.7
Conversione dei valori di SBI in classi di qualit del fango con relativo giudizio
Valore
SBI
Fango ben colonizzato e stabile, ottima attivit biologica; alta
efficienza depurativa
8-10
6-7
Il
4-5
Ili
0-3
IV
Cattiva depurazione
depurativa
biologica
dell'impianto;
bassa
efficienza
172.
Esistono in merito un gran numero di analisi effettuabili, quali:
velocit di respirazione (mg 02 g"1 SSV ora-1)
111 velocit di consumo di substrati (N03, NH4, C02, ecc.)
1
111 contenuto di ATP cellulare (mg ATP g
SSV)
1
111 contenuto di DNA cellulare (mg DNA g SSV)
1
111 attivit deidrogenasica (~g TIC mg- SSV)
1
111 contenuto prote!co (mgN-proteico g- SSV)
1
Il conta batterica (numero cellule mr )
In tutti i casi sopracitati, fatta eccezione per la conta batterica, va considerato
che la misura di attivit effettuata non solo relativa alla biomassa batterica;
il fango infatti una matrice eterogenea che comprende sostanze inerti e viventi,
le quali includono diverse specie di batteri, virus, alghe, rotiferi, nematodi ecc.,
come gi descritto al Cap. 6.1.9.
.
Occorrerebbe quindi separare le diverse specie per attribuire le singole attivit;
ci non materialmente possibile e quindi l'attivit misurata solo una stima
approssimativa aspecifica dell'intera biomassa.
Sulla base della definizione di "attivit" ogni misura di questo parametro potrebbe
essere in grado di fornire informazioni sui seguenti quesiti:
111 valutazione della biodegradabilit di una sostanza (per es. stimata come
variazione della respirazione del fango, in termini di ossigeno consumato);
111 eventuale presenza di sostanze tossiche nell'influente, sia che si tratti di
sostanze organiche che inorganiche, (per esempio in termini di consumo di
ossigeno cos come di attivit deidrogenasica, in particolar modo se si tratta
di metalli pesanti);
111 stima della velocit di crescita batterica e/o di utilizzo del substrato.
Purtroppo non si ha alcuna evidenza dell'utilit delle misure di attivit conosciute
come stima di informazioni circa le propriet di bioflocculazione o di sedimentabilit o di schiumeggiamento del fango.
Per definizione evidente che esistono correlazioni tra i diversi parametri di
attivit per cui dovrebbe teoricamente essere possibile stimare le une dalle altre.
111
173.
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Marzo
Fig. 6.10
Andamento della concentrazione di fango (MLSS) e di ATP (MLATP) nell'impianto a fanghi attivi di Baltimora [EPA, 1972]
174.
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1.6
0.8
0.6
o DATI DI LABORATORIO
e DATI DA IMPIANTO PILOTA
0.4
0.2
Fig. 6.11
Andamento del rapporto A TPIML VSS con la velocit di crescita del fango
[Weddle e Jenkins, 1971]
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25
30
Fig. 6.12
Andamento del rapporto A TPIMLSS in funzione del parametro et del fango
[Roe P. et al., 1982]
f}c
175.
dei fanghi attivi: dalle loro prove risulterebbe che a basse et del fango e quindi
ad alti valori del rapporto ATP/MLSS corrisponderebbero alti valori di SVI. Roe
et al. hanno cercato di spiegare questa relazione: a basse et dei fango, a cui
corrisponde un elevato grado di crescita, si avrebbe una produzione minima di
biopolimeri ed una diminuzione della normale bioflocculazione.
La misura deii'ATP, che come stato dimostrato in stretta relazione con la
fase di crescita dei batteri [Kao et al., 1973], potrebbe essere posta in relazione
anche con la concentrazione di substrato nel reattore.
Nell'ipotesi di attribuire alla misura di ATP un'indicazione circa la biodegradabilit
dei substrato, occorrerebbe confrontare il contenuto di ATP nel fango mediante
prove comparate in batch su diversi substrati.
11111
11111
176.
Tab. 6.8
Concentrazioni di metalli pesanti a cui viene inibito il 50% di attivit batterica
(/Cso), misurata sia come attivit deidrogenasica, che come consumo di 02
[Anderson K. Et al., 1988}
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14
0.853
0.1
14
0.984
0.005
0.950
0.005
5.1
0.45
0.025
6.1
0.880
0.05
2.5
0.983
0.005
Hg
4.6
0.963
0.01
0.0996
0.005
Ni
38
0.862
0.06
190
0.912
0.025
Pb
23
0.882
18
0.967
0.05
Zn
25
0.978
20
0.947
0.005
0.005
Il risultato finale dell'analisi dipende anche dalla natura dei solventi usati, dopo
il periodo di incubazione, per estrarre il TF e bloccare la reazione coi TTC;
questi sono infatti fotosensibili e quindi la lettura allo spettrofotometro dell'estratto
deve essere fatta il pi rapidamente possibile e in presenza di luce tenue; quindi
la quantit di TF formato funzione sia del tempo di incubazione (da 15' a 1
ora) sia dell'et del fango, come appare dalla Fig. 6.13 [Ford L. et al., 1966].
Grazie a studi effettuati da diversi autori [Morozzi e Cenci, 1978; Klapwijk et
al., 1973; Jones e Prasad, 1969] stato possibile, anche se non in modo del
tutto soddisfacente, correlare in modo positivo la misura della deidrogenasi
(DHA) agli altri parametri che esprimono l'attivit di un fango (velocit di
respirazione, solidi sospesi volatili, DNA, contenuto proteico).
Nelle Figg. 6.14, 6.15, 6.16 sono evidenziate tali correlazioni ottenute dall'elaborazione di dati provenienti in parte da un impianto pilota, in parte da diversi
impianti a scala reale [Morozzi e Cenci, 1978].
Un'ulteriore applicazione dell'analisi della deidrogenasi pu essere messa in
rapporto al rilevamento dell'inibizione dell'attivit batterica dovuta alla presenza
nel liquame di sostanze tossiche.
In merito sono stati condotti diversi studi che hanno messo a confronto l'attivit
deidrogenasica e il consumo di ossigeno in presenza di tossici [Ryossow-Nielsen, 1975; Anderson, 1987].
In particolare Anderson e colleghi hanno stimato in campioni di fango le
concentrazioni dei metalli pesanti a cui viene inibita il 50% dell'attivit batterica
(ICso) misurando sia l'attivit deidrogenasica sia il consumo dell'ossigeno. In Tab.
6.8 sono riportate le relazioni di correlazione utilizzate per diverse concentrazioni
di metalli e i valori di ICso derivati.
Un confronto tra i dati riportati in Tab. 6.8 e quelli in Tab. 6.9, evidenzia come
non per tutti i metalli pesanti sia equivalente valutarne la tossicit utilizzando
l'uno o l'altro metodo. In particolare nella Tab. 6.9, si rileva che i valori di ICso
ottenuti con differenti metodi sono alquanto diversi.
177.
Tab. 6.9
Valori di ICso riportati in letteratura [Anderson K. Et al., 1988]
.... .....
.
.:....
.
.
..
. ..
. eu
Hg
Ni
Pb
Zn
2.5-5.1
6.0
190
18
20
. TIC
... TIC
88
1.5
24
Ryssov-Nielsen [1985]
39
1.9
2.6
??
23
2.1
1.5
24
<200
<200
5.1
Meth. Blue
<<200
J0rgensen [1984]
Elettrodo
14
6.0-6.1
4.6
38
23
25
Respirometro
25
Respirometro
0.59
Respirometro
19
40
1.2
42
34
1.3
17
0.96
350
TIC
TIC
.... TIC
.. TIC
DHA
TIC
Rezazurin
.
OUR Elettrodo
. Elettrodo
Respirometro
Elettrodo
Elettrodo
Elettrodo
.
.. .
14
. Metodo
..
....
Cd
.....
..
....
ICso .
. INT
Prova
..
..
Elettrodo
5.1
21
29
4.5
4.3
31
Bibliografia
...
Liu [1983]
1.4
Ryssov-Nielsen [1985]
16
6.1
5.2
<<200
<<200
Jmgensen [1984]
King [1984]
Lamb et al. [1964]
1.2
178.
0.5
0.1
~
0.05
:=i
:E
Cl
E
LI..
'l:E
::1.
0.01
Et del fango:
Et del fango:
Et del fango:
<J Et. del fango:
0 Et del fango:
Q
0.005
Fig. 6.13
Relazione tra attivit deidrogenasica, tempo di
incubazione ed
et del fango
[Ford D. et al.,
1966.}
<1 giorno
2 giorni
3 giorni
4 giorni
5 giorni
20~-----+------~----~-------r------r;
- 15~-----r------+------;-----~~~------r;
l. l /
01
~
N
10
Fig. 6.14
Regressione tra
consumo di ossigeno (Warburg)
e produzione di
trifenilformazano
[Morozzi e Cenci, 1978]
;~~
SI-----r--.;..._-+--- y =
0,628
x 2,521
r = o,633
10
15
DHA
---t--t
(P<O,OS)
20
(
TF
25
_, -)
;ughml
179.
r=0.7
......
'.e
i.,:.
c,
40
'
::"'\
30
.y~
<
J:
o
20
..
..
10
/
v "14
500
1000
1500
2000
2500
Fig. 6.15
Regressione tra
DHA e MLVSS
[Morozzi e CGnci,
1978]
r=0.7
r=0.7
l
.....
../
........; ,.
A.e
.1~1l
V't'.l
f'Y
l
DNA
r--+--+--4-~~~~
8
l
lmgl l
Fig. 6.16
Regressione tra DHA e DNA [Marozzi e Cenci, 1978]
Pr
!mg('l
Fig. 6.17
Regressione tra DHA e
contenuto proteico (Pr) [Marozzi e Cenci, 1978}
Bench non risulti da questo studio alcun contributo alla comprensione dell'origine delle schiume, tuttavia le misure indicano una buona correlazione tra le
diverse misure di attivit.
180.
120
100
U.F.
6 Kanapaho
O Main ST
>-
"O
(f)
(f)
80
....>
l
.r:::JI
60
r:::JI
Fig. 6.18
40
<l:
20
0.4
0.8
1.2
1.6
ATP ( mg g- 1
2.0
VSS)
60
40 -
Correlazione tra
INT-deidrogenasi
e concentrazione
di
ATP
nelle
schiume degli attinomiceti [Awong
et al., 1984]
.<
, -~
-~
20
"'
(/)
(/)
>
o
200
Elettrodo
cn
C\1
cn
150
_,
<
::r:
o
Fig. 6.19
U.F.
t:. Kanapaha
o Main St.
100
50
_L__
200
400
600
181.
A
o
<{
.E
Q)
~
~
0.8
<{
a..
a:
'#.
'l~
O>
u
c.
Fig. 6.20
0.6
Andamento di alcuni
parametri
associati alla crescita batterica in
funzione della velocit specifica di
crescita in un reattore
continuo
completamente
miscelato
utilizzando
glicerolo
come substrato e
Aerobacter aerogenes come microrganismo
[Cooney, 1981]
0.4
40
0.2
0.4
0.2
0.6
0.8
r=0.7
r=0.7
DI
<
i5
Fig. 6.21
Relazione
esistente tra DNA, i
solidi sospesi volatili (ML VSS) e
contenuto proteico (Pr) [Morozzi
e Cenci, 1978]
1.0
.
. '/
.
v:;.
A
A
1------
r--
"
500
1000
1500
2000
2500
200
400
600 800
Pr
1000
<mg.(\
182.
183.
(6}
=
=
=
=
=
(7)
Ro
di rimozione;
Ct
(8}
b'
-=a+Sr
11Ct
dove: 11
= rendimento
= carico
del fango.
184.
che permette di evidenziare (Fig. 6.23) il legame inversamente proporzionale
esistente fra consumo di ossigeno per unit di BOD rimosso (Ro/Sr) e il carico
del fango applicato al sistema. Ci significa che all'aumentare del carico del
fango diminuisce il consumo di ossigeno per unit di BOD rimosso in quanto
un'elevata quantit di substrato viene adsorbito sul fiocco ma non metabolizzata
a livello della vasca di ossidazione, e viene quindi allontanata dal sistema come
fango di supero e come tale verr trattata.
DETERMINAZIONE DEL CONSUMO DI OSSIGENO
r\
1.0.---------------------.,
0.8-
0.7
0.6
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
. b'
0.1
Fig. 6.22
1.0
8 r/X
185.
di valori tempo/concentrazione di ossigeno si ottiene un andamento quasi
rettilineo, la cui pendenza rappresenta la velocit di consumo di ossigeno, OUR.
Il valore di OUR cos ottenuto viene generalmente espresso in mg 02 1"1 h- 1 .
Mediamente l'esecuzione di tale prova richiede pochi minuti (indicativamente 5')
variabili in funzione del livello di attivit respiratoria del fango in esame.
Lo stesso tipo di analisi pu essere effettuato anche con appositi strumenti tipo
Warburg, detti 11 respirometri 11 , schematicamente illustrati in Fig. 6.25. Si tratta di
un sistema chiuso in cui presente un compressore che garantisce la ricircolazione dell'aria all'interno dei sistema stesso, costituito da una colonna di
aerazione e da una torre di lavaggio. Il campione di miscela liquame-fango
viene posto nella colonna di aerazione: qui, per effetto del metabolismo batterico,
viene consumato ossigeno e prodotta C02. Quest'ultima viene bloccata nella
torre di lavaggio mediante una soluzione caustica di KOH per cui, complessivamente, nel sistema si verifica una diminuzione di pressione strettamente
correlata alla quantit di ossigeno consumato dalla biomassa. Mediante un
trasduttore, la variazione di pressione viene misurata e registrata in termini di
concentrazione di ossigeno. Anche in questo caso, riportando in grafico l'andamento ottenuto, si ottiene una retta la cui pendenza rappresenta OUR.
Entrambi i metodi descritti consentono quindi il computo della velocit di consumo di ossigeno da parte della biomassa.
20
Ro/Sr
l
l
l
l
18 l
l
l
l
16 l
l
l
l
l
14
l
l
\\
l
l
12. ll
l
l
10
~"0"
oo
2
2
.8
10
12
14
16
Cr
Fig. 6.23
186.
o(; si me t ro
Fig. 6.24
Schematizzazione
della
apparecchiatura necessaria
per
la
determinazione di
OUR
mediante
sonda ossigeno
da
[modificata
Eckenfe/der
W.
;q
("
~ campione
~ agitatoce magnetico
W., 1980
187.
sensorc di pressione
trasdu ttore
Fig. 6.25
Determinazione
di OUR mediante
apparecchio tipo
Warburg: sistema
chiuso con ricircolazione dell'aria
e
assorbimento
di C02 su KOH
[modificata
da
Huang J. Y. C.
et al., 1984]
Fig. 6.26
Schema indicativo e generico di
un respirometro
da
[modificato
Ros et al., 1988].
Legenda:
1
pompa di aerazione, 2 = pietra
porosa; 3
reattore; 4
magnete; 5
agitatore
magnetico; 6 =
sonda ossigeno;
7 = ossimetro; 8
= registratore
colonna di
,.
aerazione
'
(>
~
p.
, """
' '
torre di
' n
lavaggio
' ,
comprer.sore
=
=
188.
Come noto, mediamente, il fango presenta un contenuto di biomassa attiva che
si aggira attorno al 40-10% del peso secco totale (MLSS) rispettivamente per
sistemi ad alto e basso carico. La percentuale di attivit dipende strettamente
dalla velocit di crescita netta e quindi dal valore di et del fango ('&c). l
numerosi studi effettuati [Weddie C. L. et al., 1971; Walker l. et .al., 1977; Young
J. C., 1981; Huang J. Y. C. et al., 1985] hanno dimostrato come il massimo
di attivit (1 00%) si verifichi per valori di c estremamente bassi (inferiori a 0.1
nei diversi autori), per poi decrescere velocemente all'aumentare dell'et del
fango ed infine assestarsi intorno ad un valore minimo costante (25-39% nei
diversi autori).
In Fig. 6.27 riportato l'effetto di t}c sulla percentuale di attivit (vitalit) come
rilevato da Huang J. Y. C. et al. [1985] attraverso misure di OUR, unitamente
ai dati sperimentali ricavati da Nelson P. O. et al. [1980] e Weddie C. L. et al.
[1977] rispettivamente mediante misure di ATP e conte batteriche. Risulta
immediatamente evidente lo scarto fra l'andamento rilevato attraverso la determinazione deii'OUR e del contenuto di ATP rispetto a quello relativo alle conte
batteriche, che potrebbe proprio essere dovuto al fatto che la perdita della
capacit di riprodursi non associata alla perdita di attivit biochimica. Sembrerebbe quindi che all'aumentare dell'et del fango la frazione di biomassa
"inattiva" aumenti progressivamente rispetto a quella comunemente definita attiva
(misurata attraverso conte batteriche) fino al raggiungimento del minimo costante.
In quest'ottica, per la determinazione dell'attivit microbica risulta quindi pi
plausibile e corretto l'uso di un parametro come OUR, cos come per la
valutazione del consumo specifico di ossigeno viene ormai accettato l'uso della
concentrazione di MLVSS, buona stima della biomassa presente, sia attiva che
inattiva, privilegiando quindi la semplicit analitica.
100-
80
...,.
{j
40 -
1111
{j
11111
Iii
,,
Il
'----...-------
-------
Fig. 6.27
Effetto del parametro et del fango (t}c, d) sulla
percentuale di vitalit della biomassa.
Dati
sperimentali relativi agli studi di:
Nelson P. O. et
al. [1980]: contenuto di A TP;
Il Weddle C. L. e
Jenkins
D.
[1
971]: conta batterica;
Huang Y. J.C.
et al. [1985]: determinazione
di
10
15
20
25
30
OUR
189.
KLA T
L'idea di questo tipo di applicazione nasce intorno agli anni '60, con la
realizzazione del "respirografo" [Biock J., 1974; 1976; Farkas P., 1981], che
sembra fornire, con un'unica prova ben allestita, un gran numero di informazioni
utili per il controllo del processo. Con questo tipo di strumento, oltre alla velocit
di consumo di ossigeno, OUR, possibile determinare il cosiddetto "Consumo
di Ossigeno", OC, che rappresenta la quantit totale di ossigeno consumata per
la bio-ossidazione completa di un substrato. Detto parametro, rilevabile in
letteratura anche sotto la dizione "short term BOD", STBOD [Farkas P., 1981],
viene generalmente espresso in mg r1 o in unit equivalenti.
Come si pu visualizzare in Fig. 6.28, dove riportato un tipico esempio di
respirogramma, la prova viene suddivisa in 4 fasi. Nella prima fase (A) il
campione di fango, precedentemente lavato in modo da allontanare il substrato
presente, viene aerato continuamente fino al raggiungimento della fase endogena, fase cio in cui si ha equilibrio fra la quantit d'aria fornita al sistema ed
il consumo di ossigeno della biomassa. Praticamente ci si verifica quando la
concentrazione di ossigeno disciolto si assesta su un valore costante senza pi
variare molto. Da questa situazione possibile determinare la velocit di
respirazione endogena (fase Il, B) semplicemente interrompendo l'aerazione e
seguendo nel tempo il calo della concentrazione di ossigeno disciolto. Quando
il tenore di ossigeno tocca gli 0.5 mg r1 si riaccende il compressore e si
procede pertanto alla riossigenazione del campione, sempre seguendone le
DETERMINAZIONE DEL BOD E DELLA
Fig. 6.28
Visualizzazione di
un tipico respirogramma ottenibile
mediante
una
prova
completa
con respirografo.
Ce = concentrazione di equilibrio. (Spiegazioni
nel testo)
tempo (minuti)
190.
variazioni di concentrazione (fase 111, C). La parte lineare della curva di riossigenazione consente il computo del coefficiente di trasferimento di ossigeno,
KLar, attraverso la relazione [Ros M. et al., 1988]:
(9)
BODr = 0.96 OC
+ 0,94
(1 O)
Fig. 6.29
OUR
L---------~----------~----------i-100
wo
wo
tempo. (minuti)
191.
l\.': ;,
,..,.,.. ;+
'"<:
<.
...;'..............,
...
(1)
112
110
(2)
134
118
(1)
271
244
oc
BODr = 0.4S
(2)
297
262
"'
:c
290
260
( 11)
che consente la stima del valore di BODr sulla base del valore di OC. Nel loro
studio, gli autori hanno quindi sperimentato entrambi i metodi descritti per la
determinazione di OC ed hanno rilevato una buona correlazione per entrambi.
l pochi dati riportati dagli autori (Tab. 6.10), sembrano tuttavia indicare risultati
pi precisi utilizzando, per il computo di BODr, il valore di OC ricavato dai
respirogrammi.
Si ritiene opportuno, tuttavia, sottolineare come le notevoli problematiche relative
all'analisi dei BOD, soprattutto per quanto riguarda l'aspetto riproducibilit, rendono difficile la definizione rigorosa di relazioni generalmente valide, cos come
dimostrato dalla notevole diversit delle correlazioni riportate. Ci nonostante,
pur con tutti i limiti del caso e soprattutto dal punto di vista gestionale, l'uso
delle tecniche respirometriche pu, previa taratura su ogni singolo impianto,
fornire in tempi decisamente pi brevi una buona stima del contenuto di
sostanza organica biodegradabile di un campione.
TEST D/INIBIZIONE E TOSSICIT
Proprio per le loro caratteristiche facile immaginare come sia stato possibile
pensare ad una simile applicazione per i parametri OUR e sOUR. Analogamente
a quanto awenuto per il BOD, anche l'attivit respiratoria pu essere indice,
rispetto ad un valore di controllo, della presenza di sostanze inibenti e/o tossiche.
L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD) ha
elaborato a partire dal 1981 una metodica ufficiale per la valutazione della
tossicit basata sulla misura dell'QUA [OECD, 1981; 1984]. Il notevole interesse
dipende ancora una volta dalla semplicit della determinazione e, soprattutto,
dal breve tempo di analisi richiesto. Infatti, attualmente, i test di tossicit
acquatica pi usati prevedono prove di ittiotossicit di almeno 24-96 ore; dal
punto di vista degli scarichi e degli effluenti dagli impianti, un tale periodo di
attesa risulta improponibile per la realizzazione di un effettivo controllo e di
interventi volti all'annullamento o quantomeno il contenimento dello sversamento
di composti inibenti e/o tossici.
Fondamentalmente, i test respirometrici di inibizione e/o tossicit si basano sul
192.
confronto fra la velocit di respirazione dei fanghi in presenza di un substrato
di controllo (facilmente biodegradabile) e quello riscontrato in presenza del
composto da testare. L'OECD consiglia di prowedere alla determinazione della
OUR anche in presenza di un tossico noto, di riferimento, in modo da avere,
per ogni prova, i corretti estremi della scala di tossicit. l risultati di queste
prove, di .cui si riporta un esempio in Fig. 6.30, vengono espressi come EC10,
ECso, ECgo, e rappresentano la concentrazione di sostanza alla quale si verifica
il 10%, il 50%, il 90% rispettivamente di inibizione dell'attivit respiratoria rispetto
al controllo. Il valore di EC10 risulta particolarmente interessante in quanto indica,
in buona sostanza, la concentrazione alla quale comincia a manifestarsi l'effetto
inibente.
Esistono anche analizzatori della tossicit capaci di effettuare determinazioni in
circa 2-1 O minuti. A seconda delle applicazioni si ha: in un caso lo strumento
utilizza biomassa idonea immobilizzata in un bioreattore continuamente agitato,
oppure un sistema che utilizza una biomassa specialmente selezionata e molto
sensibile, oppure utilizzando la stessa biomassa presente nel sistema di depurazione, opportunamente adattata e mediante la quale si controlla l'indice di
respirazione del fango. In tutti i casi la strumentazione completamente automatica ed effettua autocalibrazioni giornaliere. Essa in grado di inviare comandi
a vari sistemi di controllo e memorizzando i dati consente di conoscere
l'andamento della concentrazione di eventuali sostanze tossiche nel tempo
[Chioetto, 1998].
l metodi continui od on-line si basano sul mantenimento di un parametro (pH,
DO, potenziale redox, ecc.) ad un valore fissato mediante l'aggiunta variabile di
influente a piccole dosi: maggiore sar la concentrazione del parametro da
misurare, minore sar la portata aggiunta e viceversa. Si misura la variazione
di portata in ingresso al reattore, ossia la velocit della pompa dell'influente (
quindi necessario utilizzare una pompa affidabile e precisa).
Comunque bisogna sottolineare che la misura di un sistema, indistintamente in
batch o in continuo, sempre in differita, poich il reattore, bench piccolo, ha
un suo tempo di residenza e di risposta all'impulso influente.
% di . OUR
rispetto al
controllo
100
CN
00
60
OUR (%)
2.5
5.2
14.0
72.3
5 1.0
2 1. 7
27.0
9.6
40
Fig. 6.30
20
o
o
10
20
30
-40
50
CN (mg 1-l)
193.
PREVISIONE DELLA QUALIT DELL'INFLUENTE E DELL'EFFLUENTE
194.
processi di nitrificazione. Pi in particolare sOUR aumenta al progressivo diminuire di tale rapporto. Ci significa che il consumo di ossigeno per la rimozione
del COD varia enormemente in funzione della quantit di azoto disponibile per
la nitrificazione e quindi, a parit di TKN in ingresso, in funzione dell'et del
fango. La dipendenza di sOUR dall'et del fango e dalla temperatura stata
evidenziata anche da Giona A. R. et al. [1979].
Chandra S. et al. [1987] hanno saggiato il comportamento di OUR a diversi
valori di 'fie (3, 6, 1O e 15 giorni) e in presenza di shock da carico organico
(1 00% in pi). Nel loro studio, condotto in laboratorio con impianti pilota
alimentati in continuo, gli autori non hanno mai rilevato alcun tipo di correlazione
fra OUR e qualit dell'effluente finale, espressa in termini di COD, ed escludono
pertanto l'utilizzo della velocit di respirazione, sia specifica che non, per il
controllo dell'andamento del processo.
A prescindere dalle diatribe fino ad ora esposte, abbastanza evidente che in
realt, come sottolineato gi da Schulze K. L. et al. [1969], l'entit della
respirazione batterica in un impianto a fanghi attivi dipenda dalla concentrazione
di substrato effettivamente disponibile nel campione, diversa pertanto sia da
quella presente nell'influente che nell'effluente finale ..
k~ +S
195.
160
1
140
,........
-:..::
120
tZl
tZl
>
101)
100
tl.O
80
:::::>
60
40
20
20
60
100
140
300
340
3 80
420
460
1
)
.
Concentrazione di substrato S (mg COD r
6 31
Andamento del consumo specifico di ossigeno (sOUR, mg 02 g- 1 VSS h" 1) in
funzione della concentrazione di substrato presente (S, mg COD r 1) [Huang J.
Y. C. et al., 1984]
Fig.
dove:
0
U
= velocit specifica di consumo di ossigeno (sOUR)
0
Um
valore massimo di sOU R
0
1
ks
costante di semi-saturazione (mg r )
s
= concentrazione di substrato (mg COD r1)
Non si tratta tuttavia di una semplice interpolazione di dati ma di una precisa
relazione con un interessante significato teorico e pratico.
L'indipendenza di sOUR dalla concentrazione di substrato quando quest'ultima
supera un certo valore sembra proprio riferirsi al grado di attivit del fango.
Questa situazione pu infatti verificarsi quando la disponibilit di substrato satura
le capacit dei fanghi. Il valore di sOUR massimo rappresenta quindi il massimo
livello di attivit caratteristico dei fango in esame. Analogamente, anche il
parametro ks non soltanto una costante cinetica ma fornisce un indice di
appetibilit del substrato, una misura cio della sua biodegradabilit nei confronti
di quel tipo di fango. Entrambi i parametri possono essere stimati a partire
dall'equazione (12} con il metodo dei doppi reciproci esattamente come per i
parametri cinetici di Monod e di Michaelis-Menten.
Proprio perch caratterizzante l'attivit del fango, il parametro U0 m dipender
fondamentalmente dall'et del fango. Quest'ultima, come precedentemente osservato, influenza la frazione di biomassa attiva presente nel fango e quindi la
=
=
196.
percentuale di attivit del fango stesso. Per bassi valori di et del fango, la
maggior parte della biomassa presente attiva, mentre all'aumentare di questo
parametro la frazione di biomassa attiva si riduce fino ad un valore minimo
costante. E' quindi evidente come, in proporzione, anche U0 m sia strettamente
dipendente dall'et del fango come evidenziato in Fig. 6.32. La frazione attiva
presente in un grammo di fango giovane sar maggiore di quella riscontrabile
in un fango vecchio e, pertanto, ci si rifletter in proporzione sul parametro
U0 m in quanto non riferito alla biomassa attiva ma alla concentrazione di MLVSS.
Complessivamente quindi, per uno stesso tipo di substrato un fango giovane
presenter un valore di sOUR massimo pi elevato di un fango vecchio, mentre
campioni di fango provenienti da impianti diversi presenteranno valori differenti
di U0 m e k0 s in funzione delle caratteristiche del liquame a cui sono adattati e
delle condizioni di esercizio dell'impianto stesso.
Gli stessi autori, in uno studio successivo [Huang J. Y. C. et al., 1985] hanno
determinato una buona correlazione (r > 0.9) fra la velocit di rimozione
specifica del substrato e il grado di attivit del fango espresso come sOUR
massimo, evidenziata in Fig. 6.33, dimostrando cos ulteriormente la validit
dell'utilizzo di tale parametro per la definizione del livello di attivit biologica.
Nell'ambito di una sperimentazione volta alla verifica, su impianti a scala reale,
dell'esistenza della suddetta relazione ed ad indagarne, se del caso, le possibili
implicazioni ai fini del controllo del processo [Butelli P., 1989], stata proposta,
la normalizzazione del valore di COD rispetto all'effettiva concentrazione di
MLVSS presente nel campione. In questo modo, infatti, si tiene conto non solo
delle variazioni di COD in ingresso ma anche della loro frequente associazione
a variazioni di portata e quindi di concentrazione della biomassa. Non si tratta
tuttavia solo di migliorare le possibilit di confronto; la normalizzazione proposta
ha infatti un supporto scientifico che non pu essere trascurato.
La velocit specifica di consumo di ossigeno data infatti teoricamente dalla
somma di 2 fattori: la respirazione endogena e quindi il consumo di ossigeno
necessario per il mantenimento della cellula, e la respirazione ossidativa, cio
il consumo di ossigeno per la produzione dell'energia di cui la cellula necessita.
Nelle normali condizioni di esercizio di un impianto a fanghi attivi convenzionale,
il consumo di ossigeno che si osserva in vasca si riferisce principalmente alla
respirazione ossidativa.
Risulta quindi pi corretto mettere in relazione il consumo specifico di ossigeno
per l'ossidazione del substrato con l'effettiva quantit di substrato disponibile
normalizzata rispetto alla quantit di biomassa presente. Questo parametro,
definito con la sigla 11 Ssd' (substrato specifico disponibile), risulta pertanto espresso come mg COD g-1 VSS e consente, analogamente a quanto fatto per la
sola concentrazione di COD, il computo di U0 m e ks 0 , con la sola differenza
che k0 5 , costante di semi-saturazione, risulta espressa in mg COD g-1 VSS.
l principali risultati ottenuti dalla sperimentazione possono essere cos riassunti:
1111
esiste, per ogni impianto, una precisa relazione fra la velocit specifica di
consumo di ossigeno (sOUR) e la concentrazione specifica di substrato,
espressa in termini di COD, presente nel campione stesso. La definizione di
tale relazione risulta di facile esecuzione anche dal punto di vista analitico.
L'analisi di OUR si rilevata estremamente affidabile e riproducibile, e lo
stretto legame esistente fra i due parametri consente di poter raggiungere
l'obiettivo anche con un limitato numero di dati a disposizione. Per la
determinazione del contenuto di sostanza organica presente nel campione si
197.
IGO-
uo m
140-
120 -
Fig. 6.32
Andamento della
velocit specifica
massima di consumo di ossigeno
(massimo sOURf
UOm, mP, 02 g
VSS h- ) in funzione dell'et del
fango,
tJ.c (d)
[Huang J. Y. C. et
al., 1985]:
e
prova con
glucosio
1111 prova con terreno di coltura
-----11-
0.14
q
0.12
Fig. 6.33
Visualizzazione
della correlazione
fra la velocit di
rimozione specifica di substrato (q,
h" 1) e l'attivit del
fango
espressa
con
massimo
sOUR (Um, mg
1
02 a vss h- 1;,
rilevata in laboratorio su 2 reattori
pilota [Huang J.
Y. C. et al.,
1985]: e reattore
l; 1111 reattore 2
0.10
0.08
0.06-
0.04
0.02 -
'IO
--~x~r-...__ _l,____j___:_)
50
60
lO
80
90
uo m
198.
rivelata valida l'analisi del COD totale effettuata sul surnatante del campione
dopo sedimentazione stati ca di 30'.
1111
per tutti gli impianti esaminati, la relazione trovata segue con buona approssimazione l'andamento teorico espresso dalla relazione:
o
8 0UR=Um
(13)
-k~+S
0
1111
199.
sOUR
bulking da filamentosi ?
Fig. 6.34
Visualizzazione
delle 2 aree separate dalla curva di
correlazione
sOUR!ssd [Bute/li
P., 1989]
area di
inibizione
ssd
Tab. 6.11
Strategie di controllo per classe di variabili dominabili. RA: retroazione; CA:
controllo anticipato
variabile*
KLa
Oras
Owas
Oww
5
5
5
Faww
4
1
1
28
Tcycle
Ostore
Totale
10
6
6
4
2
o
34
CAfRA
10
3
2
Totale
o
o
o
o
21
18
13
13
8
3
1
15
77
200.
Perturbazioni
Processo
Ss,in
Fig. 6.35
Relazioni tra la concentrazione di substrato Ss, la
concentrazione di ossigeno
disciolto in vasca So e la
velocit di respirazione ro
Fig. 6.36
Controllo a retroazione della concentrazione di OD
con un potenziale
controllo anticipato in base alla
concentrazione di
substrato o alla
velocit di respirazione
Fig. 6.37
Controllo
della
velocit di respirazione regolando
la portata di ricircolo dei fanghi
(Oras), con un
possibile controllo
anticipato in base
a misurazioni sull'influente
pH,T,XH
Perturbazioni
Processo
ro, ...
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
...
c:)
.i
!_ ____ ,....
Perturbazioni
Qww, XH ...
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
F;n
Misuratore di
ossigeno
disciolto
......
...
S0 misurato
S0 set point
Processo
...
!_ ____ ,....
c:)
.....
lQras
Strumento di
controllo di
ro,max
...
ro,max misurato
201.
Le relazioni causa-effetto quindi dipendono dalla definizione del sistema di
controllo scelto.
STRATEGIA DI CONTROLLO DELL'OD
In Fig. 6.36 mostrato il controllo a retroazione ottenuto misurando la concentrazione di OD (output variabile); questo valore viene confrontato con il valore
di set point e di conseguenza, l'intensit di aerazione viene manipolata per
mantenere la concentrazione di ossigeno fissa al valore di set point indipendentemente dalla perturbazione intervenuta.
La velocit di respirazione ro considerata una perturbazione come le altre.
Per esempio, si assuma che il fango attivo venga dilavato (washed out) oppure
che un malfunzionamento del ricircolo dei fanghi causi una diminuzione della
concentrazione di biomassa: come risultato ro diminuisce. Il controllo a retroazione dell'OD indicher che necessaria meno aria per mantenere il valore di
OD di set point e diminuisce l'intensit di aerazione. In questo caso il sistema
non ha riconosciuto il fattore di perturbazione che ha causato una diminuzione
della richiesta di OD; una diminuzione della concentrazione di substrato potrebbe
portare alla stessa azione di controllo.
Se invece viene misurata la velocit di respirazione nella vasca di aerazione,
questo segnale di perturbazione pu essere inviato al sistema di controllo
(controllo anticipato) per migliorare l'efficienza del controllo.
STRATEGIA DI CONTROLLO DELLA VELOCIT DI RESPIRAZIONE.
202.
Tab. 6.12
Nomenclatura della velocit di respirazione adottata dalla /A WQ
ww
eff
rl
ssub
at
ras
ww
seui
at
atk
ras
ww
seui
eff
rl
ssub
inst
resp
in tv
neg
intrn
exc
S,JX,o
Tipo di substrato
Aspetti temporali
inst
resp
in tv
Addizionali
neg
intrn
exc
S/(/X,o
Ad esempio r0 (at, -, resp, inhibitor] indica la velocit di respirazione misurata in un campione di fango proveniente da una
vasca a fanghi attivi, senza alcuna indicazione sul tipo di substrato (-),mediante respirogramma, in presenza di inibitore.
Tab. 6.13
Variabili regolate
KLA
Oras
Owas
Oww
faww
Tcycle
Ostore
203.
bilanciare il carico in ingresso a diversi bacini di aerazione posizionati in serie.
Mantenere ro ad un valore fissato al di sopra del valore tipico della velocit di
respirazione endogena, assicura che parte della sostanza organica debba essere
ancora degradata nel punto di campionamento. In alcune strategie la respirometria viene fatta su campioni in uscita dalla vasca di aerazione, in altre
strategie proposte ro viene misurato lungo tutta la vasca di aerazione: l'obiettivo
del controllo di mantenere fisso il valore medio di tutte le misure e di ridurre
le variazioni di ro al minimo. Tutti questi obiettivi sono ottenuti manipolando la
distribuzione dell'influente lungo la vasca di aerazione.
Esempio 2: controllo anticipato (CA)
In una strategia a controllo anticipato la misura della velocit di respirazione in
vasca di aerazione viene utilizzata per ricavare il carico che alimenta l'impianto.
Utilizzando tale informazione, la distribuzione dell'influente viene manipolata in
modo tale la capacit di aerazione del sistema sia ottimizzata. Ad un basso
carico per esempio tutto l'influente viene inviato nell'ultima delle vasche poste
in serie, mentre tutto il fango viene immagazzinato nella prima vasca, per essere
utilizzato nei momenti di alto carico in ingresso quando tutto il substrato
carbonioso viene introdotto nel primo bacino.
Esempio 3: controllo anticipato e retroazione (CA e RA)
Questa strategia di controllo stata formulata per bilanciare il carico all'interno
di un sistema a due stadi utilizzando misure di respirometria tra i due stadi.
Fondamentalmente si ha un controllo a retroazione sul primo stadio e un
controllo anticipato sul secondo. L'obiettivo pu essere, per esempio, di ottimizzare la rimozione dell'ammoniaca nel secondo stadio controllando il carico in
ingresso.
TEMPO DI UN CICLO (T cyc/e)
Il tempo di un ciclo una variabile importante nei processi per la rimozione
dei nutrienti che utilizzano l'alternanza di fasi (aerobiche, anossiche, anaerobiche), come i sistemi SBR (sequencing batch reactors).
Esempio 1: retroazione
L'attivit dei due stadi della nitrificazione (ossidazione dell'ammoniaca a nitriti nel
primo step e ossidazione dei nitriti a nitrati nel secondo) pu essere ottenuta
ad intervalli regolari attraverso uno specifico esperimento di respirometria (ro [at,
-, resp, inhibitor]).
Questa informazione viene utilizzata per interrompere l'aerazione non appena la
velocit del primo stadio della reazione (ossidazione ammoniaca) si abbassa
significativamente.
Questa diminuzione indica l'esaurimento dell'ammoniaca in vasca. Tale strategia
di controllo allora pu essere sfruttata per ridurre i costi dell'aerazione.
Esempio 2: controllo anticipato
La respirometria recentemente stata proposta anche per il controllo del
processo di rimozione biologica del fosforo. L'informazione respirometrica viene
utilizzata per ottimizzare la durata del fase anaerobica. Il principio che la
velocit di respirazione in una miscela aerata prelevata alla fine della fase
204.
anaerobica (ro [at, -, resp]) avr un'alta velocit di respirazione quando sar
ancora presente substrato biodegradabile, mentre la fase anaerobica pu essere
interrotta quando la fonte di carbonio non pi presente come indicato dal
diminuire della velocit di respirazione.
Una simile strategia di controllo stata proposta anche per decidere quando
interrompere la fase di denitrificazione, per esempio per un campione di mixed
liquor prelevato da un reattore anossico, dopo essere stato aerato, la velocit
di respirazione indicativa della presenza di substrato realmente biodegradabile.
Quindi la velocit di respirazione misurata nel campione aerato fornir una buona
indicazione di quando terminare la fase di denitrificazione e pu essere utilizzata
come input per una strategia di controllo con la manipolazione del Tcycle.
(Qras)
Il ricircolo dei fanghi viene modificato sulla base delle misure della portata
influente (controllo del rapporto di ricircolo) oppure sulla base della misura della
concentrazione della biomassa. L'obiettivo comunque di mantenere un valore
desiderato di carico del fango.
PORTATA DI RICIRCOLO DE/ FANGHI
Esempio 1: retroazione
Il controllo a retroazione stato sviluppato per mantenere una certa velocit di
respirazione indicativa della concentrazione di biomassa in vasca di aerazione.
Ci sono strategie che controllano e mantengono ad un valore prefissato ro
oppure strategie in cui la concentrazione di biomassa viene ricavata dalla misura
di ro e confrontata con il valore desiderato in vasca.
Esempio 2: retroazione
Un'altra strategia di controllo a retroazione utilizza il rapporto tra la velocit di
respirazione del fango in uscita dalla vasca di aerazione (ro [atn, - ,inst]) e la
massima velocit di respirazione dello stesso campione di fango in presenza di
una quantit eccessiva di acqua reflua (ro [atn, ww, inst, exc]). Regolando la
portata di ricircolo dei fanghi, l'obiettivo di mantenere questo apporto ad un
valore predefinito. Si assume che esso sia indicativo del grado di rimozione del
substrato all'uscita della vasca di aerazione, per esempio un rapporto pi basso
migliore.
Esempio 3: controllo anticipato
La velocit di respirazione della miscela di mixed liquor di ricircolo (ro [ras,
-,inst]) viene misurata per fornire un'indicazione della concentrazione di biomassa
nella linea di ritorno del fango; questa informazione viene combinata con la
misura della velocit di respirazione nella prima parte del sistema biologico
(ro[at1, - ,inst]) per calcolare la necessaria portata di ricircolo per mantenere il
carico del fango desiderato.
(Qwas)
Il controllo della portata dei fanghi di supero viene normalmente condotto
manualmente attraverso misure giornaliere della concentrazione della biomassa.
Il principale obiettivo di mantenere una certa et del fango o una prefissata
attivit della biomassa nel sistema.
PORTATA DE/ FANGHI DI SUPERO
205.
Esempio 1: retroazione
Una semplice strategia di controllo a retroazione utilizza la misura della velocit
di respirazione del mixed liquor prelevato dalla vasca di aerazione la mattina
presto. A tale ora del giorno, si assume che il fango sia in fase endogena cos
che la misura della velocit di respirazione rappresentativa della concentrazione della biomassa attiva. Di conseguenza sulla base di queste misure si pu
mantenere la concentrazione della biomassa attiva ad un livello desiderato,
regolando Owas.
6.1.11 .7 Biosensori
DEFINIZIONE
Negli ultimi anni si sono molto sviluppati dei nuovi strumenti, chiamati biosensori,
che attraverso la misura di parametri chimico-fisici permettono di rilevare l'attivit
biologica delle biomasse e attraverso questa regolare i reattori di processo.
l biosensori si possono definire in generale come applicazioni analitiche di
catalizzatori derivati biologicamente [Neujahr, 1994]. Tali biocatalizzatori possono
essere enzimi specifici, tessuti, parti di cellule, cellule intere o insiemi di cellule
(biomassa).
Il biocatalizzatore di solito legato a un sistema chimico-fisico che rileva la sua
attivit durante la trasformazione chimica delle sostanze da analizzare: i substrati.
La trasformazione chimica tradotta dal biosensore in una risposta fisica come
un segnale elettrico.
APPLICAZIONI
Operativamente i biosensori misurando parametri chimico-fisici quali la concentrazione dell'ossigeno disciolto nella miscela aerata (biosensori respirometrici) e
le unit di pH (biosensori a titolazione) consentono di ottenere parametri operativi
di maggior interesse e pi difficili da determinare ma indispensabili per il controllo
del funzionamento di un qualunque impianto di depurazione, quali il stBOD
(richiesta di ossigeno per ossidare la sostanza organica facilmente biodegradabile); la concentrazione di N-NH4 o di N03-N in vasca; la percentuale di
inibizione della biomassa.
111 Misura del BOD e controllo della tossicit: utilizzata unitamente alla rilevazione
della portata, per calcolare il carico organico ed il suo andamento nel tempo.
Permette di rilevare in anticipo l'immissione di tossici.
206.
Misura della velocit di respirazione della biomassa (OUR: Oxygen Uptake
Rate, oppure NOUR: Nitrogen Oxygen Uptake Rate).
Controllo del processo di denitrificazione: in un impianto di predenitrificazione
e nitrificazione il misuratore dei nitrati registra la velocit di denitrificazione e
controlla l'aggiunta di substrato rapidamente biodegradabile nel caso in cui
l'influente ne sia carente.
Controllo del processo di nitrificazione: il misuratore dell'ammoniaca verifica
la velocit di nitrificazione e controlla che le aggiunte di liquami a forte carico
organico ed inorganico (come percolato, acque concentrate di industrie alimentari) o a forte carico ammoniacale non vadano ad inibire la capacit di
rimozione dei nitrificanti.
BIOSENSORI IN BATCH E IN CONTINUO
l biosensori possono essere installati in diversi punti dell'impianto, come evidenziato in Fig. 6.38, a seconda della variabile che si vuoi misurare. Di norma il
monitoraggio si effettua sul parametro pi difficile da mantenere entro i limiti
richiesti dalla legislazione vigente.
Posizionamento on-line
In questo caso il sensore a diretto contatto con il processo ed collocato
all'interno del flusso principale dello stesso.
Il sensore deve essere collocato in un punto che rappresenti adeguatamente la
realt da misurare ed inoltre esso deve "sentire" il processo e perci non deve
venire a mancare la continuit con lo stesso.
Il monitoraggio on-line permette di valutare le fluttuazioni di alcuni parametri su
207.
Scarico
Concentrar
Tossicita'!BOD
Nitrati
~
~
BOD
Ammoniacaffossicita'
l 111-
Denitro Ossidazione e Ni
Fig. 6.38
Esempi di applicazione e ubicazione di biosensori negli impianti a fanghi attivi
[Rozzi et al, 1997b]
base giornaliera o seguire in tempo reale l'andamento del processo.
Nei sistemi integrati i sensori on-line inviano continuamente i dati relativi alle
variabili controllate all'unit di controllo automatica che verifica il rispetto dei
set-point fissati ed eventualmente trasmette un segnale di comando per regolare
le variabili regolabili (portata dei fanghi di supero, portata dei liquami influenti,
ecc.).
Disfunzioni, anche molto gravi, sono imputabili a:
- errata collocazione del sensore rispetto al processo da controllare;
- sporcamento del sensore che viene "isolato" dal processo per formazione di
incrostazioni, occlusioni parziali o altro ancora.
Le principali caratteristiche di un analizzatore on-line devono essere:
Funzionamento ininterrotto a lungo nel tempo, in quanto si suppone che
l'analisi debba essere effettuata 365 giorni l'anno, con il minimo di interruzioni
possibili per la manutenzione ordinaria.
Affidabilit del dato analitico, quindi devono essere previste l'eliminazione o
la riduzione delle interferenze all'analisi.
Precisione della misura, raggiungibile con sistemi di autocalibrazione e controllo delle varie funzioni, con possibilit di autocorrezione.
Minima manutenzione, raggiungibile utilizzando i componenti migliori dal punto
di vista qualitativo e pi idonei alla funzione richiesta. Dei sistemi di autopulizia sono necessari per evitare dei fenomeni di intasamento e garantire un
buon risultato analitico.
Accessoriato con i sistemi pi idonei alla particolare analisi in corso (prelievo
del campione, suo trattamento: filtrazione, diluizione, degasazione etc) per
poter garantire un buon funzionamento ed un dato analitico corretto.
Posizionamento off-line
In questo caso dal flusso principale viene prelevata una ridotta frazione che
viene condotta al sensore. Nella condizione off-line il punto di campionamento
111
208.
Tab. 6.14
Descrizione delle possibili caratteristiche del biocatalizzatore
Localizzazione
Tipo
Contatto con il fluido
Sostituzione biomassa
Interna
Sospeso
Diretto
Saltuaria
Esterna
Adeso
Indiretto
Ogni misura
11111
11111
209.
~
Unita' di
Misura
.A
f't': S.A.A.
l'l
'
l
l
:
Sistema di
Reattore
l
l
Controllo
Impianto
.;
l
s.c.c.
'
v"
!
l
l
l
:
:
------------------------
'
:
:
-- -------
l
l
,...,
' ~i
:
:
......:..
Attuatori
. .
l
. ..
. .. . Vas~a di
o
Cl
Il
. .
o
Sedimentatore II ~
ossi"ciazione
l
l
:_--
f-----
-.--.'T
Fig. 6.39
Schema generale di un biosensore per il controllo d un impianto a fanghi attivi
(S.A.A. = sistema di acquisizione dati ed analisi; S.C.C. = sistema comando e
controllo) [Rozzi et al, 1997b]
BIOSENSORI RESPIROMETRICI
Nei biosensori per il controllo dei microrganismi eterotrofi aerobi viene misurato
l'ossigeno disciolto nella miscela aerata presente nel reattore. Questa misura
210.
Tab. 6.15
Alcuni biosensori commerciali applicati agli impianti a fanghi attivi (Kong, 1994;
Maffei, 1996)
i/'~
l:
i' i.!'
'"'"
'
,"
~ "'"""'' "'"
:
. :':
''""'"
,,.
,'' .:';'
';i
\'
,.,
',::
:/'':L'i .
.:"
':
Respirometro
di Arthur
(discontinuo)
Challenge
Aer-200
(discontinuo)
Microtox
;;jj ., .
l~,
P~~ffitH;
ctiiav~
ilello
strumento
02, pressione
02, pressione
Kit da
Rivelatore della tossicit, utilizza un ceppo
laboratorio di batteri marini luminescenti.
Respirometro elettrolitico 02IC02
luce e 02
02IC02,
sensore
02IC02
Micro OxyMax
Kit da
laboratorio
MANOTHERM
on-line
02, elettrodo
DO
BIOMONITOR
on-line
02, elettrodo
DO
MONITOX
on-line
RODTOX
on-line
02, elettrodo
DO
STIPTOX
on-line
on-line
Misura
respirometria
02, elettrodo
DO
DENICON
on-line
NITROX
on-line
o n-li ne
Misura
della
tossicit
della
biomassa autotrofa nitrificante; si basa
sulla respirometria con l'aggiunta di ATU
02, elettrodo
DO
TOXALARM
o n-line
Misura on-line
respirometrica
02, elettrodo
DO
on-line
ANITA
della
la
per
tossicit
tossicit
per
la
con
via
luce e 02,
elettrodo DO
fotocellula
.titolatore
NaOH
211.
212.
Liquame influente
Fanghi
Acqua potabile
-- ~-- ~-------------------------------- -:
(l)
~-----------------------~
l
Aerazione
Manotherm
PC
o o
Fig. 6.40
Schema del biosensore MANOTHERM RA 1000; (1) = reattore a fanghi attivi
di 10-20 l aerato; (2) = recipiente di reazione chiuso; (A) e (B) = flussi del
liquame tra i reattori [cit. Rozzi, 1997]
213.
dc Q
-=-(C- Y)-R
dt v
(14)
dove:
c
R
Q
t
=
=
=
=
=
=
3
)
214.
PC
c::::::l
7
2
Fig. 6.41
Schema del biosensore RODTOX. 1: pompa liquame da analizzare; 2: elettrodo
ad ossigeno disciolto; 3: elettrodo pH; 4: miscelatore; 5: aeratore; 6: valvola di
scarico dei fanghi; 7: pompa di calibrazione
% inibizione
= (Pcalibrazione,t1
- Pcalibrazione,t2)
Pcalibrazione,t1
(15)
In seguito allo sviluppo di biosensori respirometrici, sono stati prodotti degli altri
biosensori adatti al controllo dei processi di nitrificazione e denitrificazione. La
trctsformazione dell'ammoniaca in nitrati awiene in due stadi distinti, la nitrosazione (trasformazione dell'ammoniaca in nitriti) e la nitrificazione (trasformazione
dei nitriti in nitrati):
215.
10.00~-------------------------------------------------,
.... . . . . . r:
C
CallbratloD
~~:
'
~:~~~::;
:
..
c
B.OO
7.00
6.00
PS.
fio(
CaiJbutioo
*.\<i~~:~:::::
l
......
~Pi(
\:l
\~
Cl
. . . . . . .-r:: . . . . .
ToxJcaot
~ ~
. '-
Ps_':.
'e
Cl
...
o
Q
5.00~~--~----~~----------~--~--~~~~--~--~~
1.00
0.50
0.00
1.50
Time (b)
Fig. 6.42
Due respirogrammi consecutivi ottenuti con il RODTOX. Si distingue un ciclo
(respirogramma) cosiddetto di calibrazione (dosaggio d'acetato) ed un ciclo di
misura (dosaggio di un altro tipo di substrato). l parametri PA, PH, PS, citati
nel testo, sono indicati [Trovato, 1998]
NH4+ + 3/2 02 ~
N02- + 1/2 02
N03-
(Nitrobacter)
(Nitrosomonas)
(16)
(17)
Tali reazioni sono svolte da un gruppo di batteri autotrofi molto sensibili alla
presenza di tossici [Bium e Speece, 1991], agli shock di carico e agli sbalzi di
pH [Barnes e Bliss, 1983]. Tali microrganismi richiedono una certa quantit di
ossigeno per ossidare l'ammonio (da 4.18 a 4.57 mg 02 mg"1 NH4-N ossidato)
e un pH che va mantenuto in campo debolmente alcalino (7.5-8.0).
Un controllo continuo del Total Ammonium Nitrogen (TAN) potrebbe aiutare
l'operatore a prevenire gli eventuali danni provocati dalla presenza di sostanze
tossiche.
Le sostanze che inibiscono la nitrificazione sono state classificate a seconda
della modalit con cui causano l'inibizione in:
inibitori dell'ossidazione dell'ammoniaca, che agiscono sulla specie Nitrosomonas;
inibitori dell'ossidazione del nitrito, che agiscono sulla specie Nitrobacter;
inibitori aspecifici, i quali interferiscono con l'attivit e la crescita batterica
attraverso diverse modalit, quali la stimolazione della crescita di microrganismi competitori, l'interferenza con i meccanismi di assimilazione dell'anidride
carbonica, con la respirazione, ecc.
La nitrificazione una reazione di ossidazione che produce protoni:
216.
In base alla produzione di protoni possibile misurare la quantit di ammonio
presente nell'effluente.
Sia le so nde OU R che quelle per il pH sono state utilizzate per i biosensori
che controllano la nitrificazione. Un esempio di biosensore per il controllo dei
microrganismi autotrofi NITROX.
NITROX
Il biosensore NITROX (NITRification tOXicity tester) un sistema di individuazione della tossicit on-line per i microrganismi nitrificanti per via respirometrica.
Esso combina un'alta sensibilit con tempi di risposta brevi. Lo strumento
consiste di differenti parti: un rifornimento di fanghi, un reattore dove il liquame
viene miscelato e condizionato, fanghi attivi, un substrato di calibrazione contenente NH4Cl, un contenitore agitato dove viene misurato l'ossigeno disciolto, un
PC che controlla il sistema, registra i dati e li interpola (Fig. 6.43).
Il funzionamento si basa sull'aggiunta di alliltiourea (ATU), inibitore specifico della
nitrificazione che non ha effetti sui batteri eterotrofi [Stensel et al, 1976; Sato
et al, 1990; Kroiss et al, 1992; Surmaz-Gorska et al, 1995]. La durata del test
di circa 7-10 minuti. La misura effettuata in batch, in un reattore da 250
mi, ed distruttiva, cio i fanghi non possono essere riutilizzati per altre prove
[Massone et al., 1996].
Il principio di funzionamento per testare la tossicit basato sulla misura della
nitrificazione nei fanghi attivi. La tossicit di un campione, espressa come
percentuale di inibizione, determinata dal confronto dell'attivit di nitrificazione
ottenuta da un campione avente tossicit sconosciuta e uno di riferimento. Il
valore di tossicit di riferimento calcolato ogni 2 o 3 ore.
La scelta di utilizzare i batteri nitrificanti come indicatori di tossicit stata fatta
perch essi, soprattutto quelli appartenenti al genere Nitrosomonas, sono pi
suscettibili alle sostanze tossiche rispetto ai batteri eterotrofi presenti nei fanghi
attivi.
Il primo step consiste nell'aerare a saturazione per pochi minuti i fanghi (circa
50 mi) e nell'aggiunta di NH4+ (circa 50 mg
successivamente i fanghi
vengono miscelati con il campione di liquame da analizzare, arrivando ad un
volume finale di 500 mi.
Si misura quindi il consumo di ossigeno complessivo (OURtot) dovuto alla
presenza di batteri eterotrofi ed autotrofi. Dopo circa tre minuti si aggiunge
alliltiourea e si misura il consumo di ossigeno dovuto ai soli batteri eterotrofi
(OURete). Il consumo di ossigeno dovuto alla nitrificazione (OURn) si calcola
sottraendo OURtot a OURete.
La misura della tossicit si basa sul minore (presenza di tossico) o maggiore
(assenza di tossico) scostamento delle pendenze di consumo dell'ossigeno prima
e dopo l'aggiunta di alliltiourea.
La tossicit (espressa come percentuale di inibizione) determinata dal confronto dell'attivit di nitrificazione di un campione con tossicit sconosciuta
(OURn, campione) e uno di riferimento non tossico (OURn, riferimento):
r\
% inibizione
to = (OUR n,ntenmen
OUR n,camptone
)
OURn,riferimento
(18)
217.
7.,6
7,4
~
5
Q
1); ..
Aggiunta di AnJ
7 ..
6,8
OURete
6,6
6,4 - ----
l .. ---
100
+---.-1----1
200
300
400
Tempo (sec)
Fig. 6.43
Sistema NITROX per la misura rapida della tossicit per i nitrificanti
Mettendo in un grafico la percentuale di inibizione contro le diverse concentrazioni della sostanza tossica presente nel campione, si pu stimare il valore della
ICso (percentuale di tossico necessario per causare il 50% di inibizione) [Kong,
1994].
BIOSENSORI A TITOLAZIONE: ANITA E DENICON
( 19)
218.
Base
Aci d
Fig. 6.44
Schema di un
biosensore a titofazione: 1- aeratore; 2- pH-metro;
3 e 4- e/ettrovalvo/e per il dosaggio di acido e
base; 5- scheda
relais per il controllo delle elettrovalvo/e;
6amp/ificatore
di
segnale del pH
metro
PC
o,e T
v2
~o,?
~
O,G
~ 0,5
~ 0,4
-. -
V 2 -V ~~ (eone. iniziale)
l
m ~velocit di nitrifieazione
0,3
0,2
0,1
v
1
20
30
40
50
Tempo (min)
Fig. 6.45
Output tipico di una prova di tito/azione per la caratterizzazione del processo di
nitrificazione: dalla curva di aggiunta di tito/ante nel tempo si possono ricavare
la velocit di nitrificazione (proporzionale a mo) e la concentrazione di ammonio
presente in soluzione all'inizio della prova (proporzionale a V2-V1)
219.
220.
Tab. 6.16
Tipo di informazioni fomite da diverse misure di attivit biologica
negativo
+ =positivo; -
TIPO:. OI.INFORMAZIONI
Misura ATP
+
ipoteticamente
in batch
Attivit
deidrogenasica
.......
Misura DNA
<
> . .
...
>
Attivit deidrogenasica
Contenuto
proteico
Attivit deidrogenasica,
DNA
Contenuto
proteico
Conta totale
batterica
Velocit
di
respirazione
>
(-)
(-)
(-)
Attivit deidrogenasica,
ATP
221.
Un ulteriore vantaggio che si pu ricavare dall'utilizzo dei biosensori legato
alla rapida identificazione del rischio dovuto alla presenza di composti tossici.
Nel caso di un sistema basato sulla sola misura e controllo dell'ossigeno
disciolto in vasca, non possibile individuare immediatamente la presenza del
tossico dato che l'incremento della concentrazione di ossigeno in vasca pu
essere imputata anche ad altre cause, come, ad esempio, una diminuzione del
carico organico in ingresso. In questo caso l'aerazione verrebbe ridotta con la
convinzione di poter risparmiare energia, in questo modo per si otterrebbe
l'effetto di aumentare la concentrazione di ammoniaca in uscita.
Nel caso in cui il flusso entrante fosse controllato da un biosensore, la presenza
del tossico verrebbe rapidamente rilevata come riduzione dell'attivit biologica,
ed una serie di misure potrebbero essere tempestivamente essere messe in
atto per tamponare l'effetto negativo.
Purtroppo non vi ancora alcun biosensore in grado di segnalare ne tantomeno
anticipare l'insorgere di effetti di bulking, foaming o rising.
E' invece ancora molto difficile correlare i costi pi elevati dovuti all'adozione di
un sistema di controllo pi accurato (con i biosensori) ed i risparmi gestionali,
a causa degli scarsi dati sperimentali a disposizione.
L'automazione inoltre necessita di personale pi qualificato, in possesso di
basilari conoscenze di elettronica ed informatica e capace di controllare il
funzionamento e la manutenzione dei sensori in campo.
Andr infine tenuto conto dei problemi di riproducibilit dovuti a sporcamente
della sonda e conseguente derive delle misure.
6.2
Sedimentatore
222.
1) aumenta lo strato di fango sul fondo del sedimentato re, in quanto gli ingressi
(in termini di peso secco) superano le uscite col ricircolo;
2) aumenta la turbolenza nel sedimentatore;
3) aumenta la velocit di trascinamento dell'acqua alle canalette di sfioro favorendo il trascinamento dei fiocchi pi piccoli e leggeri;
4) aumenta la concentrazione di solidi sospesi in uscita e di tutte le forme
chimiche che sono aggregate a tali solidi: si rammenta che 1O mg di SS
contengono circa 3-5 mg BOD, 0.1-0.5 mg Ptot e 0.2-0.3 mg TKN.
l parametri di controllo dell'efficienza del processo maggiormente legati alla
portata sono il carico di solidi superficiale e la velocit ascensionale.
Il carico di solidi superficiale esprimibile come:
(20)
dove:
Cs
Oi
Or
MLSS
A
Di fatto esso rappresenta la massa di solidi sospesi che transita per unit di
area del sedimentatore.
A parte le molte speculazioni teoriche pi o meno valide costruite su questo
parametro, di sicuro ci pare di potere affermare che, a parit di portata,
all'aumentare della concentrazione di SS in aerazione si verifica un aumento
dei solidi sospesi in uscita dal sedimentatore. Questa correlazione ben
spiegata dal grafico sperimentale di Pflanz (Fig. 6.46).
Ci sembra ragionevolmente indicare che per un certo tipo di fango (cio di
definite caratteristiche di bioflocculabilit) esiste una frazione costante di solidi
leggeri che sfugge alla sedimentazione di massa ed suscettibile di essere
trascinata fuori dagli sfioratori.
Si potrebbe allora ipotizzare che esistano diverse rette del tipo indicato da
Pflanz, passanti pi o meno per l'origine, la cui pendenza rappresenta la diversa
propriet di bioflocculazione del fango.
D'altra parte il carico di solidi superficiale non in grado da solo di spiegare
perch, a parit di detto parametro, un notevole aumento di portata di liquame
provoca un aumento dei solidi sospesi in uscita. E' proprio questo il fenomeno
provocato dalle punte di portata.
Il carico idraulico superficiale, Ci, in questo caso pi adatto a descrivere il
fenomeno e pu essere calcolato in termini di:
(21)
223.
( KgSS/m2;ora)
111
Gl
6+----+----+----+----+---~~--+---~----4
Gl
4+----+----+---~~--~~~----+---~--~
iii
;g 3
~
2+---~~~~~~----~--~----~--~--~
:l
~
~
l!l
o +----+----,_--~____,____,____,____,___ __,
o
30
80
20
40
70
50
10
60
solidi sospesi nell'effluente (mg,llt.)
Fig. 6.46
Relazione sperimentale fra la concentrazione di solidi sospesi registrata nell'effluente di un impianto a fanghi attivi, e il carico superficiale di solidi sospesi
[cit. Masotti L., 1987]
6.2.2 Caratteristiche dei substrati in uscita (MLSS, COD, BOD, NOs, N02,
TKN, NH4, P)
l valori dei parametri chimico/fisici che si rilevano all'uscita dai sedimentatori
sono ascrivibili a due componenti distinte:
la componente associata alle sostanze solute;
111 la componente associata alle sostanze sospese.
La componente associata alle sostanze salute si presenta non molto diversa
dai valori che si registrano in uscita dal .reattore biologico, a meno di un certo
effetto di equalizzazione che pu smorzare le punte.
In sostanza per i parametri BOD solubile e COD solubile non vi sono variazioni
sostanziali.
La situazione pu presentarsi differente per le componenti solute di azoto e
fosforo e per l'ossigeno disciolto.
In un impianto ove si realizzi la sola rimozione del carbonio, quindi a medio
carico senza nitrificazione, non si rilevano forme azotate ossidate (N03, N02)
n in uscita dal reattore n dal sedimentatore: in tale caso si registrano in
uscita dal sedimentatore valori di NH4 e TKN e Ptot del tutto simili a quelli in
uscita dal reattore.
In impianti a basso carico ove si realizzi la nitrificazione (e/o anche la denitrificazione) si rilevano sia in uscita dal reattore che dal sedimentatore forme
azotate ossidate (N03, N02): in tale caso si pu verificare una diminuzione di
N03 e talvolta un aumento di N02 a valle del sedimentatore, fenomeni legati
alla denitrificazione che si pu attivare nello strato di fango al fondo del
sedimentatore e che si manifesta con evidenza di bolle di gas e fango in risalita.
In quegli impianti ove si realizza la rimozione biologica del fosforo (Fig. 1.6
Cap. 1), si pu avere un aumento del fosforo in soluzione come conseguenza
dei permanere del fango in zona anaerobica sui fondo del sedimentatore.
224.
La concentrazione di ossigeno disciolto allo sfioro pu non essere molto diversa
da quella in uscita dal reattore, ma la concentrazione di ossigeno misurata al
fondo o nello strato di fango spesso vicina allo zero, in quanto il fango
ancora in attivit bench endogena.
La componente associata alle sostanze sospese caratterizzata dalla stessa
composizione dei fango di supero e del fango attivo presente nel reattore.
Dal punto di vista chimico presenta la stessa frazione di solidi sospesi totali
(MLSS), di solidi sospesi volatili (MLVSS) e di azoto: il contenuto d fosforo pu
variare in quegli impianti ove si realizza la rimozione biologica del fosforo
mediante arricchimento (luxury uptake) in fosforo del fango stesso.
Owiamente una perdita di MLSS dal sedimentatore significa, sul campione preso
nella totalit (soluti + sospesi), come previsto dalla legge, un aumento di valori
di 800, COD, TKN, P.
Se ipotizziamo un fango tipico, ove si abbiano le seguenti equivalenze: 1 mg
MLVSS = 0.5 mg 8005 = 1 mg COD = 0.01 mg P = 0.05 mg TKN si potr
tracciare il grafico di Fig. 6.47.
Se invece ipotizziamo un fango specifico di un impianto ove si preveda la
rimozione biologica del fosforo, in virt di pi alte concentrazioni di fosforo nel
fango (2-6%) si avr il grafico di Fig. 6.48.
Una misura di significato complementare ai solidi sospesi quella del solidi
sedimentabili Ssed in cono o cilindro dopo 2 ore di quiete (espressi in cc
Ssed rappresentano la frazione pesante dei solidi che sfuggita al sedimentatore
e quindi un indice di malfunzionamento di quest'ultimo. Il valore di Ssed
dovrebbe essere praticamente zero. La presenza di solidi sedimentabili pu
essere dovuta alle schiume e ai fanghi che galleggiano sul sedimentatore e
periodicamente ne fuoriescono oppure conseguenza del fenomeno del bulking.
Una misura di Ssed, per essere significativa, dovrebbe essere sempre mediata
su un campione di almeno 2 ore.
In conclusione la misura della concentrazione di solidi sospesi in uscita la
misura pi importante che consente di valutare l'efficacia della separazione
solido/liquido nel sedimentatore ed il parametro a cui associata la maggior
parte dell'informazione sulla qualit dell'acqua in uscita. La possibilit di ottenere
una misura on-line con una sonda in continuo e la stretta correlazione che si
pu trarre tra questo parametro e altri parametri quali il COD e 8005, fa di
questo parametro un parametro chiave sia in fase di controllo che di regolazione.
r\
CAMPIONAMENTO SIGNIFICATIVO
225.
:::::
:::J
rJ)
rJ)
C>
_..
50
~ 40
:::J
Cl)
Cl)
50
40
:::J
30
g l
(/)
:::J
.!: 30
.5
'(i)
'(i)
Q)
a. 20
o
(/)
Q)
a.
20
(/)
(/)
TKN
:::::::
C>
(/)
10
: 10
o
'./)
o
Cl)
10
20
30
40
50
Fig. 6.47
Incremento dei parametri 800, COD, TKN, P associati ai solidi sospesi in uscita
SSu
%P nel fango
',
50
'(3
VJ
::::J
'(i)
40
Q)
c.
VJ
o
30
VJ
20
Cl)
lO
Fig. 6.48
Incremento di fosforo totale in uscita associato ai solidi sospesi in uscita SSu
in un impianto per la rimozione biologica del fosforo, per diversi valori percentuali
di P nel fango
226.
24 ore costituisce gi una campagna del tutto esauriente, ma che merita un
tale sforzo solo in termini di collaudo o di particolari situazioni.
Un controllo routinario minimale implica, all'opposto, almeno un analisi su un
campione medio di 2-3 ore nel periodo di punte massime conosciute mediante
una serie precedente di analisi pi frequenti.
Tale campione sar abbastanza rappresentativo della peggiore situazione che
presenterebbe un campione fiscale mediato su 2 ore.
Per un obiettivo di campionamento fiscale e per come oggi la legislazione
italiana, si operer su un campione medio sulle 24 ore ponderato sulle portate
orarie.
TEMPO DI CORRIVAZIONE
227.
A questo fine sono indispensabili le misure di:
portata del fango di spurgo per definire il carico idraulico alla linea fanghi;
111 concentrazione MLSS, MLVSS per definire il carico organico e di solidi
alla linea fanghi;
111 il rapporto MLVSS/MLSS servir come indice di stabilizzazione del fango
ai fini della digestione anaerobica/aerobica: noto che un fango tanto
pi stabilizzato quanto pi si abbassa tale valore; in generale si giudica
un fango non stabilizzato quando presenta MLVSS/MLSS >0.7 mentre si
giudica stabilizzato quando MLVSSIMLSS <0.55, con ampia casistica di
variabilit su queste cifre;
111 l'analisi del contenuto in azoto, fosforo, ferro, alluminio e altri metalli di cui
alla DIRETTIVA CEE 86/278 quali Cd, Cu, Ni, Pb, Zn, Hg, Cr che sono
pregiudizievoli ai fini dell'uso agricolo dei fanghi.
111
229.
Negli ultimi anni sono apparsi diversi tentativi di applicare strumenti informatici
e decisionali alla diagnostica del processo a fanghi attivi.
Alcuni di questi sono semplicemente dei software informatici basati sulla raccolta
di regole di gestione ottenute da un gran numero di manuali di gestione e
organizzati pi o meno con la classica logica if/then (se ti succede questo la
causa questa e perci fai questa regolazione); di questo tipo il DFA dello
scrivente e collaboratori [Vismara et al., 1995] che verr descritto di seguito.
Altri prodotti sono invece veri e propri sistemi esperti basati su fuzzy /ogic,
secondo schemi gi applicati in altre realt produttive e industriali [Barnett, 1991;
Barnett e Patry, 1991; Barnett et al., 1992; Beck et al., 1990; Chapman et al.,
1989; Dubois et al., 1998; Gall e Patry, 1988; Gall e Party, 1989; Galluzzo et
al., 1993; Koskinen, 1989; Lai et al., 1991; Lapointe et al., 1988; Laukkanen et
al., 1991; Maeda et al., 1990; Mappa et al., 1993; Tong et al., 1980; Vitasovic
et al., 1987].
Si tratta di prodotti potenzialmente molto interessanti, che richiedono per un
periodo di messa a punto specifico in loco e un periodo di taratura anche non
breve (diversi mesi). Si tratta per sempre di prodotti che aiutano la scelta
dell'operatore ma che certo non sono traducibili tout court come sistema
automatico di controlli e gestione.
7.1
230.
Una prima fase di valutazione di screening che si pu concludere in un tempo
di un ora da parte di un operatore non specializzato (Tab. 7.1) consente di
evidenziare gi una serie di ipotesi di diagnosi (Tab. 7.2). Se possibile
effettuare valutazioni o misure pi impegnative (consigliate dal software, Tab.
7.3) si avr una conferma pi affidabile della diagnosi (o delle possibili diagnosi).
Alla fine vengono consigliate una serie di azioni di intervento possibili (a partire
dalle pi semplici ed economiche) per rimediare al malfunzionamento diagnostico
(Tab. 7.4).
7.2
231.
Tab. 7.1
Lista delle valutazioni di screening e delle ipotesi di diagnosi a cui conducono:
per il vocabolario delle diagnosi si veda Tab. 7.2
,..............
,.
ir. ..
Fiocchi grossi trascinati in uscita dal sedimentatore ma acqua 02, 03, 05, 06, 012, 019,
limpida
032
Acqua torbida senza fiocchi grossi in uscita sedimentatore
01, 07, 09
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
D2, D9
D15, D19, D35
D15, D19
D3, D27, D32, D34
D25, D26, D40
D3, D32, D35
232.
Tab. 7.2
Le ipotesi di diagnosi derivanti dalle valutazioni di screening o dalle valutazioni
di conferma (conferma di diagnosi)
Cod.
':iii.
. . . ..;
, ... '}P~Le::u
....
i
;.
Cod.
t..
'j
. ~:::/rlii~i2L0:::<>
.... ................... .... . ' ..............
Deflocculazione
21
Bulking
22
Rising
23
Foaming
24
Sovraccarico idraulico
25
Sovraccarico
sediment.tore
26
27
Ricircolo
fango
temporaneamente
28
29
Miscelazione inefficiente
30
portata
31
portata
10
di
solidi
al
spento
11
Troppo
ossigeno
denitrificazione
in
12
Sovraccarico organico
32
13
33
14
34
15
35
16
Aerazione
spenta
36
17
1-
temporaneamente
37
18
Scarichi termici
38
19
39
20
40
233.
Tab. 7.3
Lista delle valutazioni di verifica e chiave di lettura delle conferme di diagnosi
. . . .
I :, . . . . . . . . . . . . \
< ;...) .
Chiave di
1
2
3
4
5
6
7
8
9
..,
04
01
03, 032
04
18 da V1 Qualit fango
12
Per SVI
>200 >250 >300 70%
90%
100%
Per 18
<5 <15 >15 Ottima
buona .pessima
Per IG
>0.5
>0.25
<1
100%
10%
50%
Se Omax > Omax, rif
Se Or <Or, rif O Or = O,
Se Or >Or rif
Se Oa <Oa, rif O Oa = O
- Se Oa >Oa rif
(Jenkins, 1993]
13
14
15
16
Struttura microscopica
17
21
22
23
24
25
020,
014,
024 036
01
03, 032
11
20
08, 013
05, 06
19
conferme di
diagnosi
10
18
r~ttUf't:l. :fiell~
MLSS (g
ss
r1)
ricircolo (g
r1)
SS uscita sedimentatore
021,
02
01
03, 032
05
08, 035
022, 035
02,
013
012
02
02,
013
02,
26
>60
07,
234.
Tab. 7.3
seguito
.:;..
,.
"
':':)/.:':;:::',:':;0:.:<:;::::
i'.
:j::'<,: ;.,,
'i';J, ,.':,/''';'.
27
28
29
30
.;
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' . ,::::, '
'.:;
1'-5'
(mg02
>
,,; . iL .
''.''
::';.
.,' ;
.:i'
BOD1o!TKN in ingresso
ss ricircolo (g 1"1)
r1
:.:
" ':''''
;,. , .: : i'::
:
'::;;: ' ::
':.:
. , <.t}?
.,
::.
: ;':')
>: y:
:,::<.:
.'. >{:i
.
Chiave di
lettura aene
:,:::: C:onterme"CII
diagnosi
;'!''
Se: <2.5
017
Se: <6
Se <40% SS
04, 027
miscela
fanghi Se: infer. 30% miscela rif.
della
1:1 per esame tossicit
09
31
Respirometria
ricircolo/liquame
relativa
32
[Madoni, 1994]
33
Alcalinit in uscita
039
34
Tracciato pH ingresso
09, 01, 02
35
025, 038
36
Tracciato temperatura
vasche di aerazione
37
010,
029
011,
015,
38
010,
029
011,
015,
39
015,
029
010,
011,
40
41
42
43
44
45
46
05
47
05
in
ingresso
Tgiorno
Se: >7 mg r 1
Se: >30 mg r 1
MLSS
028
033
030, 031
032
013, 07, 019
02, 09
235.
Tab. 7.4
Lista delle azioni gestionali di intervento da parte dell'operatore
cod~
l';::
,i ::..... i / : ')..... +
.. ..>'
L .
.i
'
Aumentare l'aerazione
Diminuire l'aerazione
Aumentare agitazione
Diminuire agitazione
10
11
12
Aeratore in discontinuo
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
Dosare antischiuma
29
30
31
32
33
.
............
236.
Tab. 7.4
seguito
cod.
..
;>lE
<
,?y
"........... ,.,.. . . ,
<
!..
, : , , . ,
>
.:
34
35
36
37
Pulire i diffusori
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
56
<
57
Installare un paravento
58
59
237.
239.
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